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SERIE B - EUROPA CENTRALE ORIENTALE E RUSSIA

INTRODUZIONE

1. La questione dell’Alto Adige/Stirol, 1964-1969

1.1. La chiusura della controversia. Nella seduta del 3 dicembre 1969 Rumor, Presidente del Consiglio dei Ministri, presentalla Camera dei Deputati «una proposta globale di misure a favore delle popolazioni alto-atesine, tali da consentire una definitiva soluzione del problema». Il problema, spiegò Rumor, era costituito dalle «riserve» avanzate dalla minoranza di lingua tedesca sull’applicazione dell’accordo De Gasperi- Gruber del 5 settembre 1946(1) ; dal piano interno era stato trasferito a quello dei rapporti italo-austriaci, fino a giungere alla risoluzione n. 1497 (XV) del 1960 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che aveva dato luogo a «contatti» a livello dei Ministri degli Affari Esteri e per via diplomatica. Il Governo, dichiarò Rumor alla Camera, «nella sua autonoma determinazione, ha deciso di promuovere dei provvedimenti concreti che valgano ad assicurare la pacifica convivenza e lo sviluppo dei diversi gruppi linguistici residenti in Alto Adige». Inoltre, allo scopo di evitare che le relazioni fra Italia e Austria potessero essere turbate da controversie, era stato negoziato un accordo per rendere applicabili le norme della convenzione di Strasburgo del 29 aprile 1957 per il regolamento pacifico delle controversie a quelle concernenti l’applicazione e l’interpretazione degli accordi bilaterali fra i due Paesi, anche nei casi in cui tali controversie riguardassero questioni anteriori all’entrata in vigore della convenzione stessa fra i due Stati. Il Governo italiano affermava di aver applicato l’Accordo di Parigi del 1946, e riteneva che, con le nuove misure presentate alla Camera, la controversia fra Italia e Austria sulla sua applicazione fosse «destinata a perdere la sua ragion d’essere ed il suo concreto contenuto».

Dunque, la soluzione della controversia italo-austriaca sull’applicazione degli accordi di Parigi – a parte l’accordo sulla convenzione di Strasburgo – non consisteva in un accordo internazionale:

«Le misure proposte», spiegava Rumor, «sono espressione della inalienabile sovranità italiana ed hanno ed avranno carattere interno ed autonomo. Nessun nuovo accordo, dopo quello De Gasperi- Gruber, è stato stipulato tra l’Italia e l’Austria, salvo quello testè parafato – di cui ho dato notizia in questa sede – sul ricorso alla corte dell’Aja. L’Italia e l’Austria, ciascuna per proprio conto e nel proprio ordine, danno quindi inizio – dopo l’avvenuto incontro dei ministri degli esteri d’Italia e d’Austria – ad una serie di operazioni unilaterali ed autonome che condurranno alla fine, dopo l’attuazione delle misure previste, alla dichiarazione di chiusura della controversia da parte del Governo di Vienna»(2).

L’incontro fra i Ministri degli Esteri italiano e austriaco a cui si riferiva il Presidente del Consiglio era quello fra Moro e Waldheim, avvenuto a Copenaghen, il 30


1 United Nations, Treaty Series, vol. XLIX, n. 747, Annexe IV, pp. 69-70 (testo francese) e 184-185 (testo inglese).


2 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura V, Discussioni, seduta del 3 dicembre 1969, pp. 13265-13271.

novembre precedente. La soluzione della controversia italo-austriaca sull’Alto Adige, sottoposta da Rumor all’approvazione parlamentare – primo passo della chiusura vera e propria della controversia stessa, che sarebbe intervenuta quasi ventitré anni dopo, l’11 giugno 1992 – concludeva un iter di incontri che, complessivamente, aveva occupato un periodo di tredici anni, dall’ottobre 1956 al novembre 1969(3); e la sola fase conclusiva, oggetto – come diremo – di questo volume, aveva avuto una durata di cinque anni. In quell’occasione, come spiegava Rumor, non venne firmato nessun nuovo accordo: l’unico atto giuridico che facesse parte della soluzione della controversia era quello sull’applicazione della convenzione di Strasburgo, parafato a Vienna il 2 dicembre 1969 e sottoscritto da Moro e Kirchschläger il 17 luglio 1971(4); per il resto, si era solo concordato che, di fronte all’esecuzione di un programma autonomo di atti puramente interni da parte dell’Italia, il Governo austriaco avrebbe rilasciato una dichiarazione (la «quietanza liberatoria»), con la quale la controversia avrebbe cessato di costituire materia del contendere fra i due Paesi. L’Accordo di Parigi del 1946 manteneva dunque intatto il suo valore giuridico, come rimanevano intatte le due divergenti interpretazioni sul suo contenuto e sull’esecuzione o meno di esso da parte del Governo italiano.

1.2. Le linee direttive del Governo italiano. L’impostazione delle linee direttive del Governo italiano per la soluzione della controversia sull’Alto Adige, all’inizio della fase a cui è dedicato questo volume, venne enunciata nelle dichiarazioni programmatiche del secondo Governo Moro alla Camera dei Deputati, il 6 agosto 1964. Il programma dei quattro partiti di Governo mirava a «utilizzare le conclusioni della Commissione dei 19 [...] per assicurare la tranquillità e la fiducia nell’Alto Adige»; partendo da questo assunto, il «sondaggio in corso a Ginevra», dove si stavano svolgendo le riunioni della Commissione mista italo-austriaca, tendeva «semplicemente ad accertare se, ove certe misure siano autonomamente decise dal Governo di Roma, si possa nello stesso tempo realizzare la cessazione della controversia con l’Austria». «Nell’iniziare questi contatti», affermava Moro, «non intendevamo e non intendiamo allontanarci dallo spirito dell’azione intrapresa all’interno, ma assicurarne l’efficacia ad estinguere la controversia internazionale»; controversia che non era stata eliminata con l’istituzione della Commissione «dei diciannove», dato che la risoluzione approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 28 novembre 1961 aveva invitato i due Governi a proseguire i negoziati avviati – a seguito della precedente risoluzione del 1960 – per una soluzione diretta e, sussidiariamente, per la ricerca di un mezzo pacifico idoneo ad assicurare la soluzione della controversia. «Desidero comunque assicurare il Parlamento», concludeva Moro, «[...] che non abbiamo receduto – e non intendiamo recedere – dal nostro punto di vista, pivolte espresso, circa l’applicazione da parte italiana dell’accordo De Gasperi- Gruber; e voglio ribadire che, dal punto di


3 Assumiamo come apertura formale della controversia sul piano internazionale il memorandum della Repubblica Federale Austriaca al Ministero degli Affari Esteri, 8 ottobre 1956, in Ministero degli Affari Esteri, Alto Adige. Documenti presentati al Parlamento Italiano dal Ministro degli Affari Esteri On. A. Segni il 16 Settembre 1960, Roma, Tipografia riservata del Ministero degli Affari Esteri, 1960, D. 3, in cui venivano contestati gli inadempimenti dell’accordo De Gasperi- Gruber da parte italiana; e assumiamo come conclusione l’incontro Moro- Waldheim di Copenaghen del 30 novembre 1969, anche se, come si è detto, il rilascio della dichiarazione di chiusura della controversia sarebbe avvenuto l’11 giugno 1992.


4 Accordo concernente la modifica dell’art. 27 lett. a) della convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie nei rapporti tra Italia ed Austria, fatto a Roma il 17 luglio 1971 (Moro- Kirchschläger), L. 644 dell’8 ottobre 1973 in GU n. 284 del 3 novembre 1973, ratificato il 10 giugno 1992.

vista italiano, la cessazione della controversia non dovrà comportare l’assunzione di obblighi internazionali maggiori di quelli risultanti dallo stesso accordo di Parigi»(5).

Nel discorso alla Camera dei Deputati del 13 ottobre 1965 Moro conferm ripetendole in gran parte alla lettera, le dichiarazioni dell’agosto 1964(6). La drammatica ondata di terrorismo in Alto Adige del periodo 1965-1967 polarizzil dibattito sul problema dell’autonomia della Provincia di Bolzano come problema politico nazionale. Nelle successive dichiarazioni programmatiche Moro mise quindi in evidenza soprattutto la dimensione interna della questione della minoranza linguistica altoatesina, come problema di natura nazionale e sociale, che doveva essere affrontato, a prescindere dalla controversia con l’Austria, nel quadro dei principi costituzionali. Nella seduta del 3 marzo 1966 Moro affermche in relazione all’Alto Adige il Governo intendeva favorire «la giusta e pacifica convivenza della popolazione di lingua italiana e tedesca e dei ladini» e, «al fine di assicurare la tranquillità e la fiducia nella regione, intende[va] avvalersi delle conclusioni della “Commissione dei 19”, applicandole in modo da venire incontro alle giuste aspettative di tutti i gruppi linguistici residenti in Alto Adige e da contribuire al superamento della controversia con l’Austria, per la quale le Nazioni Unite hanno raccomandato una intesa tra le due parti»(7). Nella discussione sull’attentato di Malga Sasso alla Camera dei Deputati, il 12 settembre 1966(8), Moro dichiarche il dibattito riguardava «un grande problema nazionale, uno di quei problemi che devono essere affrontati con la considerazione attenta di una realtà complessa e difficile, con lungimiranza, con grande senso di responsabilità. Uno di quei problemi per i quali non possono valere ragioni di partito e di schieramento parlamentare, ma quelle, pialte, degli interessi storici del paese, della giustizia nella comunità nazionale, della pacifica e costruttiva convivenza dei popoli. L’emozione è naturale per l’importanza dei temi e per le conseguenze che le decisioni del Parlamento avranno per la storia del nostro paese».

Quindi, nello stesso discorso, Moro espose nuovamente le linee direttive del Governo sulla base delle precedenti dichiarazioni. L’Italia, dichiarMoro, aveva dato esecuzione agli accordi De Gasperi- Gruber con una serie di provvedimenti, interni ed internazionali: l’accordo sulla revisione delle opzioni di cittadinanza, i provvedimenti a favore dei rioptanti, l’accordo culturale italo-austriaco, le convenzioni per il libero transito, gli accordi per le facilitazioni del traffico di frontiera e per le agevolazioni degli scambi locali e, soprattutto, lo statuto della Regione Trentino- Alto Adige. Avendo eseguito l’accordo, il Governo italiano, di fronte alle iniziative assunte dall’Austria, culminanti nel ricorso alle Nazioni Unite, aveva posto una costante cura nell’evitare di assumere impegni che superassero i limiti rappresentati dagli impegni derivanti dall’accordo De Gasperi- Gruber. Esso aveva ritenuto utile «effettuare sondaggi» con l’Austria per accertare «i riflessi» che le eventuali iniziative italiane avrebbero potuto avere per il superamento della controversia sull’applicazione e l’interpretazione dell’accordo De Gasperi- Gruber del 5 settembre 1946, e per appurare se,


5 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 6 agosto 1964, pp. 8966-8967.


6 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 13 ottobre 1965, p. 18009.


7 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 3 marzo 1966, pp.20550-20551.


8 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 12 settembre 1966, pp. 25479-25490. Si veda anche il discorso di Moro al Senato del 22 settembre 1966, Atti Parlamentari, Senato, legislatura IV, Discussioni, seduta del 22 settembre 1966, pp. 25877-25892.

in conseguenza delle misure interne che intendeva decidere autonomamente, il Governo di Vienna fosse disposto a dichiarare l’avvenuto superamento della controversia, secondo l’impostazione decisa dall’Italia sin dall’incontro Segni- Kreisky a Milano, del gennaio 1961. Nel condurre i contatti con l’Austria i negoziatori italiani dovevano attenersi ad alcune direttive essenziali: 1) la permanenza della Regione Trentino- Alto Adige, con funzione di quadro, che doveva dare disciplina unitaria alle varie istituzioni regionali (comuni, enti locali, servizio antincendi, istituti locali di credito, istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, istituzioni sanitarie ed ospedaliere) e svolgere la propria funzione «soprattutto nell’interesse dell’armonico sviluppo delle popolazioni di Trento e Bolzano»; 2) la riserva allo Stato dei poteri essenziali per la sicurezza nazionale e la convivenza dei cittadini, con esclusione di qualsiasi ipotesi di trasferimento di poteri in materia di ordine pubblico, di residenza, di collocamento al lavoro; 3) la previsione di una serie di garanzie dirette a tutelare, nell’ambito provinciale, i gruppi linguistici di minoranza e ad assicurare «la piena parità di diritti fra tutti i cittadini ed il piequo e corretto esercizio dei poteri autonomi».

Nella conclusione del discorso, infine, Moro torna sottolineare la rilevanza nazionale del problema altoatesino: «il problema dell’Alto Adige», afferm «che in questi anni ci siamo applicati a risolvere, è per la sua intrinseca complessità, per i suoi riflessi di politica internazionale, per la sua vicinanza ai grandi temi della integrità e sovranità dello Stato italiano, per le conseguenze che ne possono derivare anche in un lontano domani, per l’incidenza che ha sulla stabilità politica e democratica del paese, un problema estremamente difficile e grave. È un problema di coscienza per tutti noi. Ed io sono certo che, anche se possono essere diverse nel corso di questo dibattito le nostre valutazioni e conclusioni, esse rispecchieranno limpidamente e schiettamente la coscienza di ciascuno di noi. [...] Ed il problema non puche essere affrontato con fermezza e liberalità insieme, nella salvaguardia dei diritti dell’Italia e nel rispetto dei principi di cooperazione, entro e fuori la comunità nazionale. E poiché la posta è così grande, poiché si tratta di un autentico problema nazionale, il Governo indirizza un appello a tutti i partiti al di là delle loro ragioni di differenziazione e di polemica. L’indirizza ai partiti ed insieme alla coscienza e sensibilità di tutti i parlamentari».

Nel dibattito alla Camera sull’attentato di Cima Vallona, il 27 luglio 1967(9), Moro ripercorse gli stessi argomenti, ricollegandosi all’orientamento già approvato dal Parlamento nel settembre precedente e descrivendo analiticamente le misure che – nello stadio in cui era giunta l’elaborazione delle misure per la riforma dell’autonomia delle Province di Bolzano e di Trento – avevano ormai un contenuto quasi definitivo (mancava la limitata modifica che sarebbe stata introdotta a seguito della cosiddetta «rilettura» di Magnago del febbraio-marzo 1969). Moro passquindi a indicare, secondo le direttive già note, le finalità del «sondaggio» effettuato con l’Austria. Il «sondaggio», ribadì Moro, «non realizza[va] un negoziato tra i due paesi», bensì si configurava come una «indagine sulla valutazione austriaca, in relazione all’azione contestativa svolta all’ONU, di una sovrana deliberazione dello Stato italiano».

Le direttive esposte con tanta ampiezza da Moro, che seguivano le orme tracciate in discorsi precedenti, fra i quali va soprattutto ricordato quello di Antonio Segni del 3 febbraio 1961, furono la base a cui si riferirono anche i Governi successivi, che porta


9 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 27 luglio 1967, pp.37294-37309.

rono alla conclusione la controversia altoatesina, in particolare i discorsi di Giovanni Leone del 5 luglio 1968 al Senato(10) e alla Camera dei Deputati(11) e il discorso di Mariano Rumor alla Camera dei Deputati del 16 dicembre 1968(12). Infine, nel discorso di presentazione del Governo Rumor II, l’8 agosto 1969, il Presidente del Consiglio, oltre a ribadire che avrebbe continuato l’azione sulla linea già approvata dal Parlamento, annunciche era prossimo il momento in cui avrebbe potuto prospettare una «soluzione globale» dei problemi relativi alle popolazioni altoatesine, consentendo di superare la controversia con l’Austria sull’esecuzione dell’Accordo di Parigi(13).

Le decisioni del Governo sulle specifiche direttive per l’elaborazione delle proposte di soluzione della controversia nei contatti con l’Austria, in attuazione del programma approvato dal Parlamento, riguardavano problemi sia di carattere interno, che coinvolgevano la competenza di vari dicasteri, sia di carattere internazionale, di competenza del Ministero degli Affari Esteri. Per questo motivo, nel corso dello «sviluppo della controversia», si svolsero regolarmente riunioni di un «comitato di ministri per l’Alto Adige», in genere prima di ogni incontro bilaterale con il Governo austriaco e della presentazione delle misure di riforma alla rappresentanza politica locale. Tali riunioni, ovviamente, vanno tenute distinte dalle formali riunioni del Consiglio dei Ministri(14). Le riunioni i cui verbali sono stati conservati presso il Ministero degli Affari Esteri, e pubblicati nel volume, sono le seguenti:

11 dicembre 1964 D. 3
22 novembre 1965 D. 106
12 maggio 1966 D. 130
13 giugno 1966 D. 139
13 luglio 1966 D. 150
7 novembre 1966 D. 183
9 dicembre 1966 D. 190
26 maggio 1967 D. 221
7 luglio 1967 D. 245
18 luglio 1967 D. 250
9 novembre 1967 D. 283
5 dicembre 1967 D. 311
11 aprile 1968 D. 382
29 gennaio 1969 D. 467
25 giugno 1969 D. 505 nota 3(*)
(*) verbalizzazione parziale

10 Atti Parlamentari, Senato, legislatura V, Discussioni, seduta del 5 luglio 1968, pp. 43-44.


11 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura V, Discussioni, seduta del 5 luglio 1968, p. 80.


12 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura V, Discussioni, seduta del 16 dicembre 1968, p. 3136.


13 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura V, Discussioni, seduta dell’8 agosto 1969, p. 9771.


14 I verbali sono in genere intitolati «Alto Adige: Riunione presso il Presidente del Consiglio». Alcuni deiverbali sono editi, sotto la definizione di «Protokoll der Ministerratssitzung in Rom», in R. Steininger (a curadi), Akten zur Stirol- Politik 1959-1969, vol. IV, 1962-1964: Verhandlungen, Attentate und Prozesse, Innsbruck- Wien- Bozen, Studienverlag, 2009; Akten zur Stirol- Politik 1959-1969, vol. V, 1965/66: Mehr «Paket», veniger Verankerung?, Innsbruck- Wien- Bozen, Studienverlag, 2011; Akten zur Stirol- Politik 1959-1969, vol. VI, 1968/69: Die Einigung, Innsbruck- Wien- Bozen, Studienverlag, 2012; Akten zur Stirol- Politik 1959-1969, vol. VII, 1967: Terror und Operationskalender, Innsbruck- Wien- Bozen, Studienverlag, 2013 (d’ora in avanti Akten, seguito dal numero del volume); alcuni dei verbali ivi editi e indicaticome «Protokoll der Ministerratssitzung in Rom» sono in realtà verbali del Consiglio dei Ministri.

1.3. Il problema interno e la controversia internazionale. Sin dalla sua apertura nel 1956, la questione altoatesina fu contraddistinta dalla presenza di due livelli, quello internazionale e quello interno. La controversia – giuridica e politica – sull’esecuzione dell’accordo del 1946, il discorso di Raab nella seduta del 4 luglio 1954 del Nationalrat, in cui dichiarche «Noch immer sind – und ich muß hier leider einer in letzter Zeit von italienischer Seite offiziell abgegebenen Erklärung widersprechen – nicht alle Bestimmungen des Pariser Vertrages erflt»(15), le note verbali presentate dal Governo federale austriaco, a partire dal memorandum dell’8 ottobre 1956(16), il «ricorso» presentato all’ONU da Kreisky il 23 giugno 1960(17) e le due risoluzioni, n. 1497 (XV) del 1960 e n. 1661 (XVI) del 1961, erano parte del livello internazionale; mentre le richieste avanzate a livello locale dalla Stiroler Volkspartei (SVP), le dichiarazioni sul diritto al plebiscito pronunciate alla Camera dei Deputati da Ebner il 2 ottobre 1953 e da Guggenberg il 6 ottobre successivo(18), il memoriale dei deputati altoatesini del 15 febbraio 1954, il discorso di Magnago del 14 novembre 1957, incentrato sulla formula «Los von Trient», la proposta di legge costituzionale Tinzl, Guggenberg ed Ebner del 4 febbraio 1958 per la costituzione della Provincia di Bolzano in regione autonoma con statuto speciale, sotto la sua «denominazione storica», come si leggeva nell’art. 1, «Stirol- Tirolo del Sud», e abbandonando la denominazione «Alto Adige»(19), la nascita del «Befreiungs- Ausschuß Stirol» (BAS) e la «notte dei fuochi» dell’11 giugno 1961 facevano parte di quello interno. Nella «soluzione globale» proposta dal Governo italiano nel dicembre 1964 – dalla quale prende avvio, come diremo appresso, la lunga fase conclusiva della vertenza – le due dimensioni della questione altoatesina, quella internazionale e quella interna, erano individuabili rispettivamente nella «parte formale», relativa alle modalità di realizzazione graduale della soluzione, alle garanzie, richieste dall’Austria, e alla dichiarazione di chiusura della controversia (la «quietanza liberatoria»), che essa avrebbe dovuto rilasciare, di natura internazionale; e nei «provvedimenti a favore delle popolazioni altoatesine», di natura interna.

La decisione, il 1° settembre 1961, di istituire la «Commissione di studio dei problemi dell’Alto Adige» (solitamente denominata «dei diciannove») era incentrata essenzialmente sulla dimensione interna, dato che della Commissione facevano parte rappresentanti altoatesini del gruppo linguistico tedesco e rappresentanti trentini, ma non rappresentanti austriaci(20). A partire dalla conclusione dei lavori della Commissione «dei diciannove» il Governo italiano condusse la ricerca di una soluzione della controversia su due piani paralleli: da un lato sul piano internazionale, con gli incontri

15.

Stenographisches Protokoll 2. Sitzung des Nationalrates der Republik Österreich, VIII. Gesetzgebungsperiode, Mittwoch, 4. Juli 1956, p. 23.


16 Sopra, nota 3.


17 L. di Kreisky al Segretario Generale del 23 giugno 1960 con annesso memorandum: United Nations, General Assembly, Fifteenth Session, A/4395, 6 July 1960.


18 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura II, Discussioni, seduta del 2 ottobre 1953, pp. 1246-1249 e ivi, seduta del 6 ottobre, p. 1525.


19 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura II, Documenti, Disegni di Legge e Relazioni,

n. 3512: Proposta di legge costituzionale d’iniziativa dei Deputati Tinzl, Guggenberg e Ebner, annunziata il 4 febbraio 1958: Modifica degli articoli 116 e 131 della Costituzione e Statuto speciale per il Stirol- Tirolo del Sud.


20 Come afferma Scelba, la Commissione «riportava sul piano interno la controversia alto atesina»:

M. Scelba, Per l’Italia e per l’Europa, Roma, Edizioni Cinque Lune, 1990, p. 129; secondo Scelba, fu la successiva decisione di riportare la controversia sul piano internazionale a prolungarne la durata.

a livello di Ministri degli Esteri, con l’istituzione della Commissione bilaterale di studio italo-austriaca, con le riunioni segrete fra i rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri e con la presentazione al Governo austriaco delle proposte «globali» per la chiusura della controversia; dall’altro lato sul piano interno, con una serie di incontri fra il Presidente della SVP, Silvius Magnago, e il Governo italiano, dal primo incontro fra Moro e Magnago, il 1° aprile 1965, ai contatti diretti della Presidenza del Consiglio con la SVP, agli incontri Moro- Magnago del 20 ottobre 1966 e del 21 gennaio 1967, alle riunioni di Magnago al Viminale nel febbraio-marzo 1969 e all’incontro Magna-go- Rumor del 28 marzo per la «rilettura del pacchetto» di misure: i due piani erano di competenza di due istituzioni diverse, il Ministero degli Affari Esteri per la dimensione internazionale e la Presidenza del Consiglio per quella interna. Il parallelismo fra i due piani è evidenziato dalla circostanza che, quando il Governo austriaco chiese di conoscere il contenuto dei «chiarimenti» forniti da Moro a Magnago il 15 febbraio 1967, da parte italiana venne opposto un cortese ma fermo diniego, diniego che fu mantenuto fino alla conclusione della controversia: i rapporti della Presidenza del Consiglio con i rappresentanti della SVP erano affare interno e non dovevano formare oggetto di conversazioni con uno Stato terzo. L’elenco definitivo delle misure interne fu, in effetti, il frutto delle consultazioni con la SVP, alla quale sola vennero comunicate nella loro versione integrale; e – come vedremo piavanti – vennero infine concordate modalità particolari per dare una comunicazione «di fatto» ma non formale al Governo austriaco delle modifiche introdotte a seguito dei colloqui con Magnago, mediante la «lettura lenta» o la dettatura di tali modifiche, per evitare che una consegna formale del «pacchetto» potesse dare adito a considerarla oggetto di un nuovo accordo.

Il Governo federale austriaco consultregolarmente la SVP per sottoporre alla sua approvazione le condizioni per la chiusura della controversia. La consultazione fra i due livelli era istituzionalizzata negli incontri «tripartiti», che si svolgevano solitamente a Innsbruck, fra la SVP, il Governo del Land Tirolo, e il Governo federale, incontri che ebbero luogo costantemente durante la controversia, in genere prima e dopo gli incontri bilaterali italo-austriaci, e del cui svolgimento il Ministero degli Esteri era sostanzialmente informato. Quando gli incontri bilaterali iniziarono a entrare in una fase concreta, con gli incontri di Londra del novembre-dicembre 1967, di fronte alla difficoltà di condurre in modo conclusivo le discussioni nelle riunioni tripartite di Innsbruck, troppo affollate, venne deciso di istituire un «sottocomitato tripartito»

o «comitato dei sei», formato da Mitterdoffer e Brugger per la SVP, Kathrein e un altro funzionario per il Land Tirol e due funzionari per il Ministero degli Affari Esteri austriaco, che si riunì inizialmente nella residenza privata di Lujo Tončić- Sorinj a Salisburgo (DD. 318 e 325). Fanfani considerla partecipazione di esponenti altoatesini della SVP alle riunioni del «sottocomitato tripartito» a Salisburgo come un atto di ingerenza da parte dell’Austria e sottopose a Moro l’opportunità di protestare presso il Governo di Vienna (D. 329)21.

La ricerca da parte del Governo austriaco del consenso della SVP, secondo la «lettura» italiana, si tradusse in un condizionamento della chiusura della vertenza da parte


21 Moro non ritenne giustificato un passo in proposito, in quanto consultazioni simili si erano svolte in tutto il corso della controversia (D. 353). Fanfani, comunque, fece presentare una protesta riguardo alla «convocazione» di Mitterdorfer e Brugger a Innsbruck (D. 354).

delle correnti del partito a livello locale. Istituzionalizzando lo strumento delle periodiche riunioni triangolari di Innsbruck, il Governo austriaco avrebbe subordinato ad esse le proprie decisioni, al punto di non poter concludere un accordo con l’Italia se non fosse stato considerato opportuno a Innsbruck e a Bolzano (in tal senso si espresse l’Ambasciatore a Vienna, Martino: DD. 18 e 27)22. In seguito alla formazione del Governo

monocolore popolare, nel marzo 1965, e alla successione di Tončić a Kreisky, il rapporto

fra Governo federale e SVP si venne a modificare, in quanto il dialogo si sarebbe svolto all’interno del partito popolare e, teoricamente, il Cancelliere Klaus avrebbe potuto esercitare una maggiore influenza sul partito altoatesino; ma, in effetti, il condizionamento delle decisioni di Vienna da parte della SVP e del Land Tirol continua essere decisivo fino alla conclusione della controversia. D’altra parte, la conseguenza dell’impostazione su due livelli fu che i rapporti fra la rappresentanza politica locale della popolazione di lingua tedesca e il Governo centrale italiano vennero filtrati attraverso l’intermediazione di quello di Vienna.

Di fronte alle difficoltà che si presentarono nel definire il «pacchetto» della soluzione, da parte italiana venne presa in considerazione pidi una volta l’ipotesi di adottare in via autonoma i provvedimenti a favore della popolazione altoatesina, attuando una chiusura della vertenza limitata al piano interno e, in tal modo, svuotando di contenuto il contenzioso di fronte alle Nazioni Unite. Moro tuttavia ribadì la sua convinzione sull’opportunità di proseguire il metodo del «parallelismo» fra l’elaborazione delle nuove norme interne per l’autonomia e il sondaggio con l’Austria per la chiusura della controversia internazionale. «Poiché non pensiamo di sottrarci all’invito che ci è stato rivolto», disse Moro nel dibattito alla Camera sull’attentato di Malga Sasso, «poiché vogliamo promuovere una normalizzazione dei rapporti tra Italia ed Austria, poiché abbiamo buone carte da giocare e partecipiamo alla trattativa con prospettive di successo, poiché dobbiamo e vogliamo vincolare l’Austria ad una collaborazione efficace contro il terrorismo, lo sganciamento del negoziato dal processo di autonoma attività normativa dell’Italia non gioverebbe certo al nostro paese»(23). L’ipotesi di interrompere definitivamente i contatti bilaterali e di annunciare al Parlamento il programma di provvedimenti a favore delle popolazioni altoatesine come iniziativa autonoma del Governo italiano venne considerata di nuovo nel comitato di ministri del 7 luglio 1967, all’indomani dell’apertura della crisi determinata dalla strage di Cima Vallona(24) e nel successivo comitato di ministri del 18 luglio, ma prevalse, ancora una volta, l’orientamento a favore della continuazione dei contatti con l’Austria (DD. 245 e 250). Fu tuttavia solo dopo l’assunzione da parte del Governo austriaco di una serie di concreti provvedimenti contro il terrorismo e la sostanziale interruzione degli attentati, con l’inizio del 1968, che vennero effettivamente ripresi i contatti per una soluzione sia interna che internazionale della vertenza.


22 In termini analoghi si espresse anche l’Incaricato d’Affari a Vienna, Calenda: «lo strumento ideato da Kreisky – le riunioni plenarie di Innsbruck – per coprire la sua politica alto-atesina ha finito con il delegare all’apparato popolare di Innsbruck la direzione della politica alto-atesina dell’Austria» (D. 77).


23 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 15 settembre 1966, p. 25703.


24 Il comitato di ministri del 7 luglio si tenne lo stesso giorno in cui apparvero su «Il Corriere della Sera» le dichiarazioni di Klaus e di Tončić di condanna del terrorismo e le promesse di assumere provvedimenti concreti: vedi Il Cancelliere Klaus promette «provvedimenti concreti» contro i terroristi, in «Il Corriere della Sera», 7 luglio 1967, p. 1; Merci e bombe e L’Austria cambia rotta?, in «Corriere d’informazione», 7 luglio 1967, p. 1.

1.4. Le risoluzioni dell’Assemblea delle Nazioni Unite. Il momento centrale della dimensione internazionale della controversia fu rappresentato dalla richiesta austriaca, formulata da Kreisky il 23 giugno 1960, di iscrivere all’ordine del giorno della XV sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite «the Problem of the Austrian Minority in Italy», affinché l’Assemblea considerasse «the Austro- Italian dispute that has arisen from Italy’s refusal to grant autonomy to the province of Bozen and, in the spirit of the Charter, to bring about a just settlement based on democratic principles, by which the Austrian minority in Italy is conceded a true autonomy so as to enjoy the self-administration and self-government it has asked for and, indeed, it needs for the protection of its existence as a minority»(25), e dalla risoluzione adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a seguito della discussione del rapporto del Comitato politico speciale(26). La risoluzione n. 1497 (XV), adottata dall’Assemblea il 31 ottobre 1960(27), invitava le due parti «to resume negotiations with a view to finding a solution for all differences relating to the implementation of the Paris agreement of 5 September 1946»; e, in caso di mancato accordo, raccomandava che le due parti avrebbero dovuto considerare di ricercare una soluzione «by any of the means provided in the Charter of the United Nations, including recourse to the International Court of Justice or any other peaceful means of their own choice». La successiva risoluzione, n. 1661 (XVI), adottata dall’Assemblea Generale il 28 novembre 1961, si limitava a prendere atto «with satisfaction» che si stavano svolgendo negoziati fra le due parti(28).

La risoluzione imponeva, dunque, di riprendere e proseguire i negoziati per risolvere pacificamente la divergenza sull’esecuzione degli accordi di Parigi, ma in caso di mancato raggiungimento di un accordo la conseguenza sarebbe stata il deferimento della disputa alla Corte Internazionale dell’Aja. Di fronte alla difficoltà di individuare una soluzione accettabile per il rifiuto opposto dagli altoatesini alle proposte italiane, il Governo si preoccupdi assicurarsi la «copertura internazionale», vale a dire la possibilità di dimostrare che esso aveva continuato a negoziare in buona fede; ma, in caso di fallimento del tentativo, era pronto a concordare il mezzo pacifico di risoluzione della controversia, conformemente alla risoluzione delle Nazioni Unite, come pivolte dichiaralla controparte austriaca. Il 18 marzo 1967, avendo l’Ambasciatore austriaco a Roma, Lenthal, ricordato a Fanfani le note risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Ministro degli Esteri rispose che, se l’Austria avesse respinto la nuova offerta italiana di soluzione della controversia (riferendosi alla seconda «pro


25 Vedi sopra, nota 17.


26 Vedi «The status of the German-speaking element in the Province of Bolzano (Bozen); implementation of the Paris agreement of 5 September 1946», Report of the Special Political Committee (A/4553), in UnitedNations, General Assembly, Fifteenth Session, Agenda item 68, 28 October 1960; per la discussione sul rapporto: ivi, Official Records, 909th Plenary Meeting, 31 October 1960.


27 Resolutions adopted on the Reports of the Special Political Committee, 1497 (XV), The status of the German-speaking element in the Province of Bolzano (Bozen); implementation of the Paris agreement of 5 September 1946 (909th plenary meeting, 31 October 1960), in United Nations, Resolutions adopted by the General Assembly during its Fifteenth Session, vol. I, 20 September-20 December 1960. General Assembly Official Records: Fifteenth Session, Supplement No. 16 (A/4684), p. 5.


28 Resolutions adopted on the Reports of the Special Political Committee, 1661 (XVI), The status of the German-speaking element in the Province of Bolzano (Bozen) (1067th plenary meeting, 28 November 1961), in United Nations, Resolutions adopted by the General Assembly during its Sixteenth Session, vol. I, 19 September 1961-23 February 1962. General Assembly Official Records: Sixteenth Session, Supplement No. 17 (A/5100), p. 10.

posta globale» del 18-20 luglio 1966), «l’Italia avrebbe essa stessa ricorso alle Nazioni Unite, proponendo che tutti i Paesi nei cui territori vivano minoranze linguistiche

– e quindi anche l’Austria – prendano, a favore delle minoranze stesse, misure analoghe a quelle che essa si era dichiarata disposta ad offrire agli altoatesini: e impegnandosi a prendere tali misure ove tutti gli altri Stati vi si dichiarassero anch’essi disposti» (D. 207).

Il Governo austriaco continuad aggiornare l’Assemblea delle Nazioni Unite a ogni sessione, con notevole regolarità, come aveva fatto nel 1962 e nel 1963, sullo stato di avanzamento dei contatti con il Governo italiano riguardo alle risoluzioni concernenti «the status of the Austrian minority in South Tyrol», come l’Austria continua riferirsi alla controversia, nonostante il titolo dell’ordine del giorno e delle risoluzioni dell’ONU fosse stato modificato in «The status of the German-speaking element in the Province of Bolzano (Bozen)»: nelle sessioni del 1965, del 1966, del 1967 e del 1968, esso rinnov– ripetendola quasi testualmente – la dichiarazione sulla propria disponibilità a cercare con pazienza e atteggiamento collaborativo la soluzione della controversia. Il 12 ottobre 1965, durante la ventesima sessione, Kreisky affermche i negoziati previsti dalle risoluzioni erano stati avviati e all’inizio dell’anno si erano nutrite speranze sulla comprensione da parte della controparte dell’importanza di una valutazione delle «giuste aspirazioni» di una minoranza; ma «questioni di vitale importanza per la continuazione dell’esistenza della minoranza» rimanevano ancora da risolvere e il Governo austriaco era seriamente preoccupato che «il continuo rinvio» di tali questioni avrebbe potuto impedirne la soluzione(29). Il 5 ottobre 1966, nel corso del dibattito della ventunesima sessione, Tončić dichiarò che i negoziati nell’anno in corso erano proseguiti per «stabilire un’autonomia effettiva e internazionalmente garantita per la minoranza», ma che alcune «questioni sostanziali» richiedevano ancora un chiarimento; egli sarebbe stato particolarmente felice di poter informare l’Assemblea che un accordo soddisfacente era stato raggiunto e che, in nessun caso, il problema avrebbe potuto essere risolto mediante la violenza, che l’Austria condannava risolutamente; ma date le assicurazioni di buona volontà date dalla controparte, egli rimaneva fiducioso di poter superare le difficoltà rimanenti(30). Nella ventiduesima sessione dell’Assemblea Generale, nella seduta del 4 ottobre 1967, Tončić sostenne che, nei sei anni trascorsi dalla seconda risoluzione, il Governo austriaco aveva dimostrato la «massima pazienza e disponibilità al compromesso», ma, nonostante le ripetute assicurazioni di buona volontà ricevute dalla controparte, nel corso dell’ultimo anno la disputa non era stata risolta. Sfortunatamente, dichiarò Tončić, i negoziati erano in quel momento negativamente condizionati da recenti misure non connesse alla disputa in questione – chiara allusione al problema del terrorismo. Il Governo austriaco, tuttavia, concluse Tončić, era convinto che un accordo potesse essere raggiunto attraverso negoziati bilaterali, avendo dato prova


29 United Nations, General Assembly, Official Records, Twentieth Session, Plenary Meetings,1358th Meeting, 12 October 1965, at 3 p.m., pp. 2-3.


30 Ivi, Twenty-first Session, Plenary Meetings, 1430th Meeting, 5 October 1966, at 10.30 a.m.,

p. 12. Piccioni replicil 13 ottobre, affermando che le «conversazioni esplorative» erano proseguite e che le prospettive erano apparse promettenti, quando i Ministri degli Esteri dei due Paesi si erano incontrati a Parigi nel dicembre 1964, ma il Governo di Vienna nella sua comunicazione del 30 marzo 1965 non era apparso apprezzare tale possibilità: ivi, Plenary Meetings, 1441st Meeting, 13 October 1966, at 3 p.m., p. 9.

di tale convinzione nel corso di circa venticinque incontri bilaterali, di cui nove a

livello di Ministri degli Esteri. Atal riguardo, aggiunse Tončić, il Governo austriaco

reiterava la condanna, formulata l’anno precedente, di ogni atto di terrorismo, frase che diede luogo alla polemica con Piccioni sul terrorismo, di cui si dirà piavanti(31). L’11 ottobre 1968, alla ventitreesima sessione, Waldheim dichiarche il Governo italiano, «riconoscendo la necessità di migliorare la situazione della minoranza», aveva incaricato nel 1961 una commissione speciale di studiare i problemi della Provincia di Bolzano e di redigere un rapporto, sulla base dei risultati del quale si erano aperti negoziati bilaterali; tali negoziati avevano portato a un accordo sostanziale sull’autonomia e si stava lavorando su una procedura che potesse consentire di definire la controversia pendente. Il Governo austriaco, comunque, era determinato a procedere «con calma e determinazione» sulla strada intrapresa(32). Il 25 settembre 1969, come vedremo, avendo il Governo italiano, proprio quel giorno, effettuato la comunicazione a Magnago delle ultime modifiche introdotte al «pacchetto» delle misure concesse alle popolazioni altoatesine, Waldheim pronuncifinalmente un discorso nel quale preannunciava l’ormai imminente conclusione della vertenza(33).

Gli interventi sopra descritti servivano a mettere a verbale, a futura memoria, argomenti da utilizzare in un eventuale nuovo dibattito, ove fosse stato opportuno riaprire la contestazione sulla base dell’accusa all’Italia di non aver adempiuto alle due risoluzioni. Da parte italiana la possibile ripresa della discussione in sede di Assemblea Generale era considerata un’ipotesi che era preferibile evitare: come spiegToscano nella riunione del comitato di ministri del dicembre 1964, ogni risoluzione presentava un costo rilevante per il Governo italiano, in termini di concessioni da fare alle altre delegazioni, poiché si trattava di una decisione politica e pertanto oggetto di contropartite, ma esso non avrebbe accettato una soluzione ritenuta eccessiva per il timore di un nuovo dibattito in sede di Assemblea Generale.

1.5. Il terrorismo. Il terrorismo altoatesino era un problema interno, ma comportava, sul piano internazionale, la questione dell’individuazione dei responsabili degli attentati che si fossero trovati in territorio austriaco e della loro condanna da parte dei tribunali austriaci o della loro estradizione in Italia. A partire dal 1963-64, si aprì la seconda ondata di attentati, denotata da caratteri profondamente diversi dalla prima, circoscritta localmente nelle sue origini e limitata nei suoi obiettivi. Il ferimento di quattro alpini a Perca e a Zona di Plan, nell’agosto 1964, fu seguito, alla vigilia dell’incontro Saragat- Kreisky del 7-8 settembre 1964, dall’attentato di Selva dei Molini del 3 settembre, in cui venne ucciso il carabiniere Tiralongo, quindi dal ferimento di sei carabinieri, dei quali cinque in modo grave, presso Anterselva il 9 settembre, dall’attentato del 10 settembre in Val di Turres e da quello del 15 novembre all’Espresso del Brennero a Bressanone. Mentre nella prima fase, fino al 1963-64, gli attentati erano attribuibili ad altoatesini ed erano limitati a tralicci o manufatti ma non miravano deliberatamente a colpire persone, nella nuova fase gli attentatori venivano dal territorio austriaco e appartenevano a gruppi di estrazione essenzialmente neonazista o della


31 United Nations, General Assembly, Official Records, Twenty-second Session, Plenary Meetings, 1578th Meeting, 4 October 1967, at 10.30 a.m., pp. 7-8.


32 Ivi, Twenty-third Session, Plenary Meetings, 1692nd Meeting, 11 October 1968, at 3 p.m., p. 2.


33 Ivi, Twenty-fourth Session, 1765th Meeting, pp. 13-15.

destra radicale e gli attentati erano deliberatamente rivolti a ferire o a uccidere rappresentanti delle forze dell’ordine italiane: dunque non erano piun fenomeno puramente

o prevalentemente locale e godevano di simpatie e appoggi di ambienti politici diversi da quelli della comunità di lingua tedesca nella Provincia di Bolzano.

A questo periodo risale l’uccisione di Luis Amplatz nella notte fra il 6 e il 7 settembre 1964, e la pubblicazione, il 10 gennaio 1965, del suo testamento olografo, consegnato al notaio il 14 agosto precedente, nonché il processo, celebrato a Monaco dal 25 gennaio 1965, contro Wittinger, Hessler e Zinki, nel corso del quale vennero fatte rivelazioni sui rapporti dei terroristi con le autorità austriache. Il testamento di Amplatz conteneva una rievocazione delle prime attività terroristiche del gruppo Stieler, a partire dal 1956, e faceva riferimento a «diverse conversazioni preliminari con importanti personaggi politici in Austria» nel 1959-1961. Amplatz nel testamento riferiva in particolare di un incontro, avvenuto a metà settembre 1959, con Franz Gschnitzer, allora Segretario di Stato agli Esteri con Kreisky, e di un successivo colloquio fra Kerschbaumer, Pircher e Tietscher con lo stesso Kreisky, al quale Amplatz pernon aveva partecipato. Il testamento, in sostanza, coinvolgeva il Ministro Kreisky, affermando che questi avesse incoraggiato l’attuazione di attentati. Inoltre Amplatz riferiva di due incontri fra Tietscher e un funzionario della polizia austriaca, il quale avrebbe assicurato che, se dei sudtirolesi fuggiaschi si fossero rifugiati in Austria, avrebbero ricevuto una tessera d’asilo(34).

Le rivelazioni sul coinvolgimento di Kreisky con il terrorismo – prescindendo in questa sede dagli aspetti morali e giudiziari e dall’attendibilità delle affermazioni contenute nel testamento – vennero attribuite a una manovra degli ambienti estremisti come «mezzo di pressione su Kreisky per tenerlo legato ai loro indirizzi» e, insomma, per far fallire l’accordo (DD. 22, 27, 29, 34 e 41); soprattutto, le rivelazioni e le polemiche all’interno del partito socialista furono lette come le risultanti di una manovra intesa a togliere a Kreisky l’iniziativa di una possibile soluzione della questione altoatesina, sia per consegnarla al partito popolare, così da circoscriverla a una questione da dirimere fra i due partiti democristiani (in tal senso Gaja, D. 32), sia come parte di un processo che tendeva a portare la SVP al centro della soluzione del problema altoatesino(35). Sotto questo punto di vista l’episodio del testamento di Amplatz poteva anche essere considerato, tutto sommato, un elemento indirettamente e potenzialmente positivo per le trattative, dato che indeboliva Kreisky e lo avrebbe indotto a cercare una soluzione della questione altoatesina, per far «dimenticare le interferenze austriache nel terrorismo»; ma, d’altra parte, come osservava Gaja, non conveniva neppure che egli divenisse «un avversario [...] tanto debole da non essere un “interlocuteur valable”», anche in considerazione della delicatezza della questione Amplatz (D. 34)36. Da tale


34 Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, legislatura X, Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, istituita con legge 17 maggio 1988 n. 172, Relazioni sull’inchiesta condotta su episodi di terrorismo in Alto Adige presentate dai senatori Boato e Bertoldi, pp. 78-81. Il testamento di Amplatz è pubblicato in K.

H. Ritschel, Diplomatie um Stirol: Politische Hintergrde eines europäischen Versagens, Stuttgart,Seewald, 1966, pp. 458-461.35 Si veda anche D. 24 circa la posizione del Cancelliere Klaus, favorevole al rinvio delle discussioni, legata a motivazioni di politica interna austriaca.


36 Con il che Gaja probabilmente si riferiva agli avvenimenti connessi all’uccisione di Luis Amplatz e alla fuga di Christian Kerbler.

stato di cose da parte italiana si dedusse l’opportunità di riprendere il contatto diretto con i rappresentanti altoatesini della Provincia di Bolzano e di riportare la questione sul piano interno (D. 39).

Nel periodo considerato nel volume, i momenti di pigrave tensione fra l’Italia e l’Austria furono raggiunti in seguito a tre ondate di attentati: alla fine dell’estate del 1965, dopo l’attentato del 26 agosto contro la caserma dei carabinieri di Sesto Pusteria, in cui vennero uccisi Palmerio Arie Luigi De Gennaro; nel maggio-settembre 1966, con l’attentato di Passo Vizze del 23 maggio 1966, in cui aveva perso la vita la guardia di finanza Bruno Bolognesi, e soprattutto con l’attentato di San Martino in Val di Casies del 24 luglio 1966, nel quale rimasero uccisi i finanzieri Salvatore Cabitta e Giuseppe D’Ignoti e fu ferito Cosimo Guzzo, e con l’attentato di Malga Sasso del 9 settembre 1966, nel quale perirono il vice brigadiere Eriberto Volgger, il finanziere Martino Cossu e il tenente Franco Petrucci; e infine nel giugno-luglio 1967, in seguito alla sentenza del processo di Linz e all’attentato di Cima Vallona, il 25 giugno 1967, del quale furono vittime l’alpino Armando Piva, il capitano dei carabinieri Francesco Gentile, il sottotenente Mario Di Lecce e il sergente Olivo Dordi mentre il sergente maggiore Marcello Fagnani rimase gravemente ferito, quando la crisi italo-austriaca sul terrorismo raggiunse il suo apice. Alla strage di Cima Vallona fece ancora seguito, il 30 settembre, un nuovo attentato alla stazione di Trento, nel quale morirono il brigadiere di polizia Filippo Foti e la guardia scelta Edoardo Martini.

A seguito dell’attentato di Malga Sasso, il 12 settembre 1966, il Ministro dell’Interno Taviani affermalla Camera dei Deputati che erano da escludere ricostruzioni basate sull’ipotesi di un incidente o di una disgrazia, come si era in un primo momento sostenuto in Austria. Nell’anno 1966, disse Taviani, l’attività terroristica era iniziata con l’agguato di Passo Vizze e l’attentato a San Martino di Casies, nei quali si erano avute vittime; altri attentati si erano verificati senza vittime, il 17 luglio a Mestre, in occasione della sagra neonazista di Turnerbund a Innsbruck, il 2 agosto a Passo Resia, il 3 agosto a Bolzano, l’8 agosto nei pressi di Dobbiaco, il 12 e il 14 agosto sulla linea ferroviaria del Brennero, il 18 agosto presso Alassio, il 1° settembre presso un rifugio: nel complesso dall’inizio dell’anno si erano verificati sei attentati riusciti di cui tre con vittime e altri undici attentati sventati o comunque falliti. I terroristi, affermava Taviani, appartenevano a tre gruppi distinti: l’organizzazione neonazista facente capo a Norbert Burger e altri due gruppi, pio meno chiaramente di ispirazione neonazista. Dunque, nelle dichiarazioni del Ministro dell’Interno il crescendo di terrorismo non veniva ricondotto alle rivendicazioni locali della minoranza linguistica altoatesina, bensì a un fenomeno politico di natura diversa e non identificabile direttamente con la questione dell’autonomia. «Nel 1960» concluse Taviani, «v’erano i numerosi e frequenti attentati contro le cose, protetti o favoriti da parti consistenti del gruppo linguistico tedesco. I terroristi erano molti, tutti o quasi tutti di origine locale, e dirigevano prevalentemente le loro azioni contro tralicci e manufatti. Oggi i terroristi sono meno numerosi, alcuni di origine altoatesina, altri cittadini austriaci

o tedeschi; non hanno l’appoggio della popolazione locale, se non di qualche raro elemento. Sono fanatici criminali che non hanno alcun ritegno né alcun rispetto di qualsiasi valore umano: ultima tragica prova è l’attentato del 9 settembre, che ha accomunato nella morte, con un sardo, un altoatesino del gruppo linguistico tedesco»(37). Nelle repliche, il 15 settembre, Taviani tornsul nuovo corso che si era aperto dal 1963: l’arresto, alla fine di quell’anno, dell’altoatesino Richard Kofler e del neonazista tedesco Jaochim Dunkel e, nell’aprile 1964, dell’austriaco Andergassen, leader del BAS, il rinvio a giudizio di 78 persone, di cui quattordici di cittadinanza austriaca e nove tedesca, giudizio conclusosi con la sentenza di condanna della Corte d’Assise di Milano del 20 aprile 1966 di trentasei imputati, dei quali sedici non italiani. Il fatto che, secondo il Ministro dell’Interno, alla base di questa nuova ondata vi fossero gruppi neonazisti che aspiravano a un nuovo Anschluss, non implicava perche tali gruppi fossero sostenuti dal Governo federale della Germania occidentale, come era dimostrato, fra l’altro, dal rapporto recentemente pubblicato dal Ministero dell’Interno di quel Governo su «Le tendenze radicali di destra e antisemite nell’anno 1965»(38). Nel suo intervento il Presidente del Consiglio, Moro, affermche «la popolazione altoatesina di lingua tedesca, non solo, nella sua stragrande maggioranza, è estranea agli atti di terrorismo, ma ne condanna fermamente le sanguinose manifestazioni». Gli attentati avevano, bensì, posto l’interrogativo se convenisse continuare a negoziare con l’Austria e il Governo aveva sospeso pivolte le conversazioni con essa; tuttavia, concludeva Moro, era prevalsa l’opinione che «non convenga dare ai terroristi un potere di decisione sulla continuazione del negoziato raccomandato dalle Nazioni Unite»(39).

L’analisi della matrice politico-sociale della nuova ondata di terrorismo non era priva di conseguenze sui rapporti con l’Austria. Il 6 ottobre 1966 il Ministero degli Esteri italiano consegna Vienna la nota verbale n. 2852 sul terrorismo(40), in cui affermava che l’attività terroristica veniva svolta in Alto Adige da elementi le cui azioni erano «per lo piorganizzate in Austria, dove hanno le loro piimportanti basi operative, dove si rifugiano, e dove indisturbati provvedono alla apologia del proprio operare». Venivano quindi richiamati i numerosi attentati (dettagliatamente elencati in un allegato), osservando che il Governo austriaco non appariva


37 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 12 settembre 1966, pp. 25477-25479.


38 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 15 settembre 1966, pp. 25697-25698.


39 Vedi nota 8.


40 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 22. La nota verbale n. 2852, con sei allegati, fu consegnata contemporaneamente anche al Ministro degli Affari Esteri austriaco a NewYork. Il Governo austriaco rispose con nota verbale dell’11 ottobre 1966 e due promemoria in data 12e 28 ottobre; il Governo italiano inviall’Ambasciata d’Austria a Roma due nuove note verbali del 23 novembre 1966 per protestare per il conferimento di un grado accademico al terrorista Pfaundler edel 3 dicembre 1966 per fornire ulteriori informazioni sull’argomento della nota del 6 ottobre; il Ministero austriaco degli Affari Esteri consegnil 5 dicembre 1966 una nota verbale datata 1° dicembre,in cui rispondeva alla nota verbale italiana del 6 ottobre preannunciando la disposizione delle autoritàdi polizia a collaborare con quella italiana e una nota verbale del 19 dicembre sul caso Pfaundler;l’Ambasciata d’Austria a Roma consegnuna nota verbale in data 22 dicembre 1966 per risponderealla nota verbale italiana del 3 dicembre; il Ministero degli Affari Esteri consegnall’Ambasciatad’Austria a Roma il 21 gennaio 1967 una nota verbale in risposta dalla nota verbale austriaca del 5dicembre. Il 6 ottobre 1966 il Ministero degli Affari Esteri presentuna nota verbale sul terrorismoanche al Governo della Repubblica Federale di Germania, alla quale il Ministero degli Affari Esteridella RFT rispose con nota verbale del 19 gennaio 1967.

aver assunto un atteggiamento conforme alla risoluzione n. 1497 delle Nazioni Unite per quanto riguardava la repressione del terrorismo, i cui autori trovavano «agevole rifugio in territorio austriaco». Il Governo austriaco infatti, alle numerose richieste di intervento da parte di quello italiano, aveva regolarmente replicato di non essere in possesso degli elementi sufficienti per identificare i responsabili e non aveva mai dato seguito alle richieste di estradizione dei cittadini italiani Oberlechner, Oberleiter, Forer e Steger. Inoltre, nei casi in cui i responsabili di attentati erano stati sottoposti a giudizio in Austria, i processi si erano conclusi con sentenze assolutorie e le arringhe della difesa avevano offerto «l’occasione per nuovi attacchi contro l’Italia, trasformandosi in mezzi di propaganda a favore del terrorismo». Il Governo italiano, quindi, ribadiva la propria richiesta che quello austriaco spiegasse ogni mezzo per controllare qualunque azione connessa con atti di terrorismo in Alto Adige e chiedeva formalmente quali misure concrete esso intendesse assumere. Nel suo intervento all’Assemblea delle Nazioni Unite del


13 ottobre 1966, in replica alle dichiarazioni di Tončić del 5 ottobre sullo status

della questione delle popolazioni di lingua tedesca dell’Alto Adige, Attilio Piccioni fece un esplicito riferimento alla nota consegnata all’Austria sul problema del terrorismo e si dichiarfiducioso «that the Austrian Government will respond to this appeal by agreeing to assist in removing the serious obstacle which terrorism places in the path of friendly relations between Italy and Austria and to conform to the United Nations resolutions»(41).

Dieci mesi dopo, come si è detto, nel giugno-luglio 1967, si aprì una nuova e pigrave crisi, a seguito della sentenza del 31 maggio nel processo di Linz, in Alta Austria, sul gruppo Burger, e della strage di Cima Vallona, in provincia di Belluno, del 25 giugno 1967, alla quale avrebbe poi fatto seguito, il 30 settembre, l’attentato alla stazione di Trento. L’assoluzione di Burger nella sentenza di Linz, con la motivazione dello «stato di necessità» e dei fini politici, i commenti a cui diede luogo in Austria, nonché la partecipazione, il 20 giugno, dell’ex Ministro degli Esteri Kreisky, del Presidente del Bergisel- Bund dell’Alta Austria, Helly e del membro del Bundesrat del partito popolare, Hoffmann- Wellenhof, insieme agli imputati Burger, Dzugan e Holzinger a una trasmissione televisiva su «Il processo di Linz e le sue conseguenze per l’Austria» provocarono una prima reazione molto negativa(42); ma fu il successivo attentato a Cima Vallona, messo in relazione con l’assoluzione di Linz, a determinare le conseguenze pigravi. Questa volta il Governo italiano ritenne che l’Austria si fosse dimostrata troppo benevola, o troppo mite, nei confronti dei responsabili di atti di terrorismo e della stessa «ideologia del terrorismo» e che la posizione politica di Norbert Burger, fondatore di un nuovo partito austriaco di ispirazione nazista, il Nationaldemokratische Partei, fondato formalmente a Innsbruck nel 1966 ma nato effettivamente nel febbraio 1967 nella stessa ex «Frerstadt» di Linz, dimostrasse la presenza di una matrice


41 United Nations, General Assembly, Official Records, Twenty-first Session, Plenary Meetings, 1441st Meeting, 13 October 1966, at 3 p.m., p. 15.


42 Vedi anche l’intervista a Burger su «Der Spiegel», 30/1967, 17 luglio 1967, dal titolo Attentate sind notwendiger denn je, in cui alla domanda se pensasse che dovessero essere fatte esplodere tante bombe che tutta l’Europa si preoccupasse del problema, Burger rispose: «Genau das meine ich. Genau so viele Bomben msen krachen». A seguito dell’intervista Burger venne arrestato in Austria il 22 luglio.

neonazista dietro il terrorismo altoatesino(43). Anche l’affermazione del Cancelliere Klaus, in un discorso del 1° luglio, che la mancata concessione dell’autonomia da parte dell’Italia era la causa del terrorismo, aveva il significato implicito di una giustificazione degli attentati, la cui responsabilità, in fin dei conti, veniva fatta risalire all’asserita inadempienza del Governo italiano (D. 238). L’assoluzione di Burger, con la motivazione dello «stato di necessità» e del fine politico, aveva rappresentato un implicito via libera, se non un tacito incoraggiamento, per il nuovo attentato(44).

Gli aspetti rilevanti del problema da un punto di vista delle relazioni internazionali, a parte gli aspetti morali, erano dunque due: la matrice ideologica neonazista del terrorismo in Alto Adige e l’atteggiamento degli ambienti giudiziari e delle autorità tirolesi e federali, che lo consideravano una reazione estrema alla presunta inadempienza dello stesso Governo di Roma. Quest’ultimo veniva additato da rappresentanti governativi austriaci quale vero responsabile del terrorismo, per il fatto stesso di non aver ancora accettato le riforme richieste dalla SVP, e gli autori degli attentati, quando identificati, venivano assolti per aver agito per motivi politici, dunque, implicitamente, giustificati.

In base a questa analisi, il Governo, facendo proprio l’orientamento del Ministro degli Esteri Fanfani, deliberdi esercitare una pressione pienergica su quello austriaco per ottenere un radicale mutamento di rotta, ponendo il veto alle trattative per l’associazione dell’Austria alla CECA e alla CEE (DD. 227, 228, 230, 232, 234 e 236). Il veto, comunicato ai rappresentanti italiani presso le comunità sin dal 28 giugno, dunque solo tre giorni dopo la strage di Cima Vallona, ed eseguito il 29 al Consiglio dei Ministri della CECA e il 30 alla Commissione della CEE, introduceva un nuovo elemento nella dimensione internazionale della controversia, un elemento che riguardava solo l’Austria, non l’Alto Adige, e – quanto meno formalmente – era slegato dalla vertenza sulla minoranza linguistica, dato che il Governo italiano dichiardi non voler interrompere la ricerca della soluzione.

La ragione del veto venne, invece, motivata con l’inadeguatezza dell’Austria a far parte della comunità europea, in quanto lo Stato consentiva la preparazione di attentati sul proprio territorio, senza mettere in atto le azioni di contrasto necessarie per prevenirli e reprimerli. Nelle istruzioni del 1° luglio 1967 Fanfani, dopo aver passato in rassegna le responsabilità austriache, consistenti nell’assenza di atti concreti di lotta al terrorismo, dichiarche per queste ragioni il Governo italiano aveva agito a Lussemburgo e avrebbe fatto altrettanto a Bruxelles, in modo da non consentire che la trattativa con l’Austria in merito alla domanda di associazione alle Comunità Europee si concludesse fino a quando il Governo italiano non fosse stato in grado di constatare che «il territorio [della] Repubblica Federale austriaca non è utilizzato per [l’]organiz


43 Sulla «Rivista di Studi Politici Internazionali», di cui era condirettore Mario Toscano, all’inizio del 1968 venne pubblicato un lungo saggio di Alfredo Breccia sui processi ai criminali nazisti e ai terroristi di ispirazione nazista, in particolare sui processi di Graz, del 1961, del 1962 e del 1965-1966 e sul processo di Linz, celebrato dal 9 al 31 maggio 1967, nel quale saggio si sottolineava il collegamento fra le assoluzioni degli ex nazisti e i processi per terrorismo: A. Breccia, L’amministrazione della giustizia in Austria, in «Rivista di Studi Politici Internazionali», 35/1, gennaio-marzo 1968, pp. 94-115.


44 Norbert Burger venne condannato in contumacia all’ergastolo, fra gli altri reati anche per la strage di Cima Vallona, con la sentenza del 14 maggio 1970 della Corte d’Assise di Firenze.

zazione [di] atti terroristici contro Stati confinanti o per rifugio ed esaltazione [dei] terroristi stessi» (D. 236). Fanfani disse di avere l’impressione che l’Austria intendesse contemporaneamente «esportare beni e bombe» (il 23 agosto 1967, D. 254)45.

La mossa italiana fu poco gradita dal Governo austriaco, che in quel momento puntava, per ragioni di politica economica, su un accordo con la CEE e reagì con energia per cercare di superare il veto. Il 1° luglio il Cancelliere Klaus pronunciun discorso alla radio nel quale definì la decisione uno «sleale mezzo di pressione» e rivolse un appello al Governo italiano «di non abbinare i recenti avvenimenti con questioni vitali di una gran parte della popolazione austriaca»(46). Nello stesso discorso, Klaus inoltre ripeté la tesi che «il terreno al terrorismo [era] stato preparato per il fatto che l’Italia ha mancato per venti anni consecutivi di concedere la promessa autonomia ai sudtirolesi»(47). L’11 agosto il Cancelliere tornsulla questione, affermando che il veto italiano aveva prodotto «una internazionalizzazione del problema altoatesino», e minacciando un nuovo ricorso austriaco «a istituzioni internazionali»(48). Il 4 luglio il Vice Cancelliere austriaco, Bock, presentai rappresentanti del Belgio, dell’Olanda, della Francia e della Germania, un promemoria con cui il Governo di Vienna protestava per l’opposizione all’apertura delle trattative con la CECA, affermando che si sarebbe potuta addebitare una colpa all’Austria solo se si fosse potuta dimostrare l’esistenza «di appoggi dolosi» o di una «colposa mancanza di impedimento di delitti», che, per non erano stati né affermati, né, tanto meno, dimostrati (D. 242). Le reazioni austriache, che fra l’altro reiteravano l’accusa all’Italia di essere la vera responsabile degli attentati, irrigidirono la posizione di Fanfani, il quale fece consegnare alle Ambasciate dei Governi interessati dal promemoria di Bock una risposta in cui si affermava che la decisione italiana era motivata dalla perdurante carenza di concrete misure contro l’organizzazione in territorio austriaco del terrorismo in Alto Adige: gli estremisti avevano continuato indisturbati la loro attività di organizzazione e di apologia del terrorismo, i tribunali austriaci, come nel caso di Linz, anziché condannare i terroristi, avevano condannato i giornali che avevano osato attaccarli, e il Governo di Vienna aveva perfino insignito di onorificenza alcuni esponenti dei terroristi. L’Italia, aggiungeva Fanfani, non attribuiva all’Austria l’esclusiva responsabilità per il terrorismo, ma riteneva che il Governo viennese non avesse contribuito a scoraggiare i terroristi per «tolleranza verso tutte quelle prese di posizione e attività che rafforzano, in Austria, [le] criminali idee dei terroristi» (D. 244).

La questione della posizione che il Governo avrebbe assunto nei confronti del problema altoatesino nel previsto dibattito parlamentare successivo a Cima Vallona venne discussa nel comitato di ministri del 7 luglio (D. 245). Moro affermche dall’e


45 Espressione che era stata già utilizzata pubblicamente nella risposta del Ministero degli Affari Esteri all’intervista rilasciata a «Die Welt» da Tončić; alla dichiarazione di quest’ultimo che «La decisione italiana di stabilire un rapporto tra gli avvenimenti nel Sudtirolo e la richiesta austriaca di adesione al MEC sarebbe un grave errore», la nota del Ministero italiano aveva replicato: «C’è piuttosto un errore da partedi Vienna nel pretendere di esportare contemporaneamente beni e bombe verso uno dei Paesi della comunità»: vedi Merci e bombe, in «Corriere di informazione», 7-8 luglio 1967, p.1.


46 L’Italia non accetta l’appello dell’Austria di togliere il veto, in «La Stampa», 2 luglio 1967, p. 16.


47 Il governo austriaco si difende addossando all’Italia le responsabilità, in «Il Corriere della Sera», 2 luglio 1967, p.1.


48 Klaus parla alla TV sui rapporti italo-austriaci, in «Il Corriere della Sera», 12 agosto 1967, p. 1. Vedi anche D. 253.

sito del processo di Linz e, forse ancor pi dalle manifestazioni che avevano fatto seguito alla conclusione del processo, emergeva chiaramente la responsabilità del Governo austriaco e, in questa situazione, mancavano «i presupposti» per proseguire il negoziato con l’Austria. Non era tuttavia opportuno interrompere definitivamente i contatti, ma solo sospenderli per un certo tempo, in attesa che il Governo austriaco fornisse «concrete prove di voler separare le proprie responsabilità da quelle dei terroristi» assumendo i provvedimenti efficaci necessari. Dunque, l’effetto degli attentati era stato quello di far esercitare il veto sull’adesione dell’Austria alla CEE e alla CECA e di interrompere temporaneamente i contatti fra i due Governi sulla questione altoatesina, ma non di compromettere la soluzione del problema dell’autonomia né di modificare la posizione del Governo quale già indicata nel «pacchetto» discusso, fino a quel momento, con il Governo austriaco e con la SVP. Se questa fosse rimasta la posizione italiana – anziché decidere di riprendere i contatti con l’Austria – la conseguenza della crisi sul terrorismo successiva a Cima Vallona sarebbe stata quella di far venir meno tutta la «parte formale» della soluzione, con il «calendario operativo» e la questione dell’«ancoraggio internazionale», ma non l’insieme dei provvedimenti già definiti, che il Governo aveva intenzione di presentare comunque alle Camere.

La questione della posizione da assumere nei confronti dell’Austria venne esaminata in un ulteriore comitato di ministri del 18 luglio (D. 250). Moro affermche, sebbene si fosse deciso di sospendere i sondaggi, era comunque opportuno raggiungere un accordo con l’Austria, «che consentirebbe di ottenere la cosiddetta quietanza liberatoria, sempre che cinon venga a costarci troppo». Il «pacchetto» era stato ormai accettato dall’esecutivo della SVP e rimanevano da definire, da un lato, la questione dell’«ancoraggio internazionale» e, dall’altro, le misure su due punti, quello della scuola e quello sulla proporzionale etnica nel pubblico impiego, sui quali vi erano resistenze da parte dei socialisti altoatesini; ma, concludeva Moro, il «pacchetto», privato di queste misure, avrebbe perso ogni valore, eventualità che «potrebbe addirittura spingere gli altoatesini ad una guerriglia». Dunque, l’orientamento di Moro – e poi del Governo – era a favore di una ripresa dei contatti con Vienna e nettamente contrario a qualunque decisione che lasciasse insoddisfatti gli altoatesini di lingua tedesca: in tale eventualità, Moro prevedeva la possibilità che si riaprisse una vera e propria rivolta popolare locale, ben diversa dalle attività terroristiche della nuova ondata, che venivano ritenute di portata grave, per le conseguenze, ma circoscritte a frange radicali isolate. Lo scenario della «guerriglia», evocato come il pericolo pigrave e da evitare in ogni modo, si ricollegava invece alla recente rivolta d’Algeria, conclusasi con gli accordi di Evian del 1962 e la campagna di attentati dell’OAS, una prospettiva ancora lontana dalla situazione italiana, ma che era ben presente agli occhi del Governo italiano(49). La soluzione della controversia era dunque ritenuta necessaria per scongiurare la possibile prospettiva di una rivolta popolare, quale era iniziata ad affacciarsi nel primo periodo del terrorismo altoatesino, non per porre termine agli attentati della seconda ondata, attribuiti alle matrici della destra radicale austriaca e tedesca, che non avevano come obiettivo l’autonomia, ma la volevano piuttosto ostacolare.


49 Vedi, in proposito i riferimenti al terrorismo dell’OAS in Francia nel discorso di Taviani in Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 15 settembre 1966, p. 25697.

L’orientamento assunto dal Governo italiano fu riflesso nella nota verbale n. 120/1047 del 18 luglio 1967 (D. 251), in risposta a una precedente nota austriaca del 10 luglio(50). Il Governo affermava che, nonostante le reazioni provocate in Italia, la sentenza della Corte di Assise di Linz non aveva influito sul proseguimento dei contatti fra i due Paesi. Esso tuttavia metteva in dubbio che la «pacificazione» in Alto Adige, mediante una soluzione che conferisse agli altoatesini il pieno esercizio del potere legislativo ed esecutivo autonomo, avrebbe potuto segnare la fine dell’attività terroristica, la quale sarebbe stata invece destinata a continuare se avesse potuto «profittare ancora di un atteggiamento di tolleranza del Governo austriaco». La nota inoltre lamentava l’insufficienza delle misure prese dall’Austria e arrivava ad affermare che «il Governo italiano considera[va] il Governo di Vienna responsabile di un comportamento internazionalmente illecito». La nota italiana, in sostanza, era estremamente dura, come dura era stata la nota austriaca, e portava la crisi fra i due Governi a un livello acuto. La profondità della crisi è dimostrata dal fatto che, di fronte al tentativo austriaco di portare la questione altoatesina al Consiglio d’Europa, Fanfani diede istruzioni di far presente agli altri Governi membri che l’Italia, non solo si opponeva nella maniera piferma a tale discussione, ma avrebbe potuto anche essere indotta «a considerare meglio i suoi rapporti con il Consiglio d’Europa» (D. 256); inoltre, se la questione altoatesina fosse stata messa in discussione, l’Italia avrebbe denunciato al Consiglio le responsabilità dell’Austria nei riguardi del terrorismo in Alto Adige (D. 257).

La posizione italiana venne resa pubblica, come deciso nei due comitati di ministri citati, durante la discussione alla Camera sull’Alto Adige, il 27 luglio 1967. Ovviamente, le espressioni utilizzate nelle dichiarazioni pubbliche furono meno dure rispetto alle comunicazioni diplomatiche. Moro enuncila posizione assunta dal Governo sul terrorismo, ripercorrendo le varie note verbali scambiate con il Governo di Vienna dal settembre 1966, dalla nota del 6 ottobre di quell’anno fino alla nota italiana del 16 giugno 1967. Il 31 maggio, dichiarMoro, il tribunale di Linz, «dopo un dibattito nel corso del quale sono stati tollerati insulti e calunnie contro l’Italia, si è esaltata l’azione terroristica quale strumento di pressione sul nostro paese e si sono fatte gravissime dichiarazioni sui retroscena di tutta l’attività criminosa in Alto Adige», aveva emesso la «scandalosa sentenza» che aveva negativamente impressionato non solo l’opinione pubblica italiana, ma quella mondiale: una sentenza che aveva implicitamente rappresentato «una vera e propria autorizzazione a Burger ed agli altri terroristi (si noti: tutti confessi) a perseverare nei loro crimini». Moro, inoltre, aveva ricordato anche la trasmissione televisiva del 20 giugno, con la partecipazione degli imputati del processo di Linz e rappresentanti ufficiali di tutti i partiti politici austriaci, nella quale, evocando «un presunto stato di necessità» che giustificherebbe il ricorso alla violenza si era svolto un «vero e proprio incitamento all’attività terroristica». Per queste ragioni, spiegMoro, il Governo aveva deciso di subordinare il proprio consenso all’associazione dell’Austria alle Comunità Europee all’accertamento della capacità del Governo austriaco di controllare il terrorismo con forme adeguate di prevenzione e di repressione, decisione a cui si era dato seguito il 29 giugno al Consiglio dei Ministri della CECA(51).


50 Akten, vol. VI, D. 129.


51 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 27 luglio 1967, pp. 37294-37309.

L’accusa all’Austria per la mancata assunzione di efficaci azioni nei confronti del terrorismo neonazista venne portata anche dinanzi alle Nazioni Unite, nella seduta dell’Assemblea Generale del 4 ottobre 1967. Poiché Tončić aveva reiterato, nel suo intervento nella seduta antimeridiana, la condanna austriaca di ogni forma di violenza, nella seduta pomeridiana Attilio Piccioni intervenne a sua volta con un riferimento esplicito al crescente problema del terrorismo in Alto Adige e alle responsabilità dell’Austria, «where these nazi-type and criminal activities originate, and where those committing such crimes find refuge». Tončić quindi prese nuovamente la parola, sollevando eccezione con energia sugli «apodictic statements» di Piccioni, circa il fatto che i terroristi provenissero dall’Austria e trovassero ivi rifugio, che in quei termini in cui erano stati espressi erano destituiti di ogni fondamento, respingendo categoricamente le generiche accuse che il Governo austriaco tollerasse il terrorismo con la propria negligenza e reiterando l’offerta, già fatta pivolte all’Assemblea delle Nazioni Unite, di far esaminare a una commissione imparziale di inchiesta le misure assunte dal Governo austriaco. «Terrorism», concluse il Ministro austriaco, «wherever it occurs, grows out of unsolved problems. It is precisely because we firmly reject violence that we strive with all energy for a speedy solution, through negotiations, to the problem of South Tyrol» – affermazione che ribadiva l’accusa, già mossa ripetutamente da Klaus, che fosse il Governo italiano a causare il terrorismo con il proprio rifiuto di accettare le richieste austriache. Piccioni a sua volta replicche «In point of fact, it is the terrorists of Austrian nationality who confess

– as was recently the case of their leader, Mr. Burger – to having organized and to intending to continue to organize in Austria terrorist activities to be carried out in Alto Adige. On the other hand, the fact that the Government of Vienna refuses to extradite a number of terrorists, contending that they are the authors of political and not criminal actions, confirms what I have said, namely, that the terrorists find shelter on Austrian territory»(52).

Il crescendo di attentati nella seconda fase del terrorismo in Alto Adige, dal 1964 al 1967, dunque, aveva portato a una crisi profonda fra l’Italia e l’Austria. In una prima fase, le rivelazioni del testamento di Amplatz e le polemiche che ne erano derivate sul presunto ruolo di Kreisky – negato dal diretto interessato – non avevano indotto il Governo italiano a iniziative clamorose. Il crescendo di attentati nei confronti delle forze dell’ordine italiane, che nel periodo fra l’estate 1965 e l’estate 1967 aveva raggiunto proporzioni drammatiche, e il comportamento delle forze politiche austriache in occasione del processo di Linz, avevano tuttavia portato a una diagnosi completamente diversa. La circostanza che autorità politiche austriache affermassero che gli attentati erano stati causati dalla resistenza del Governo italiano ad accettare le richieste altoatesine e che i tribunali austriaci assolvessero gli imputati per le motivazioni «politiche» del terrorismo inducevano a collocare la vera origine del terrorismo al di fuori della questione altoatesina. Dalla diagnosi derivava


52 United Nations, General Assembly, Official Records, Twenty-second Session, Plenary Meetings, 1579th Meeting, 4 October, 1967, at 3 p.m., pp. 13, 23 e 24. Piccioni dichiarche «I myself have already had occasion to draw the attention of the General Assembly to this problem in the past, since the Government of my country is convinced of the need for greater and more effective vigilance by Austria on its territory, where these nazi-type and criminal activities originate, and where those committing such crimes find refuge».

la cura della malattia. Il Governo italiano intendeva realizzare la pacificazione della popolazione di lingua tedesca della Provincia di Bolzano, ma non riteneva che con tale risultato si sarebbe automaticamente posto termine al terrorismo, che aveva una diversa matrice, sia sociale che ideologica. Il problema del nuovo terrorismo altoatesino risiedeva negli ambienti ideologici della destra radicale che lo appoggiavano in Austria e in Germania e che lo riconoscevano come metodo utile e giustificabile per un obiettivo politico superiore, principi che si trovavano riflessi anche nella sentenza

del Tribunale di Linz e, implicitamente, nei discorsi di Klaus e di Tončić. La matrice

del terrorismo, pertanto, doveva essere fronteggiata sul piano dei rapporti con l’Austria e non su quello dell’autonomia dell’Alto Adige, facendo pesare conseguenze politiche, anzitutto sull’ammissione alle istituzioni europee, che nulla avevano a che vedere con i cittadini della Provincia di Bolzano.

Apartire dagli incontri Toscano- Tončić a New York, dell’ottobre 1967, e dai successivi incontri dei rappresentanti a Londra, il 17-19 novembre e il 6-7 dicembre 1967, il Governo italiano introdusse nelle discussioni bilaterali la richiesta che il Governo austriaco adottasse una serie di misure legislative atte a modificare la normativa penale e di procedura penale per reprimere in modo efficace il terrorismo, in particolare per quanto riguardava i paragrafi 234 e 235 del codice penale austriaco allora vigente. Tale richiesta, secondo Fanfani e Moro, doveva rivestire un carattere simmetrico rispetto agli impegni italiani di adottare misure a favore della minoranza linguistica altoatesina e quindi doveva essere considerata come una condizione per l’attuazione del «pacchetto». Il problema venne esaminato nel corso dell’incontro dei rappresentanti di Londra, il 19 novembre, anche con l’intervento del Prof. Giuliano Vassalli e dell’avvocato dello Stato austriaco Dr. Viktor Liebscher, e verté in particolare appunto sui paragrafi 234-235 del codice penale e sulla legislazione austriaca in materia di estradizione, in relazione a delitti commessi per finalità politiche (D. 293). In effetti, pur accettando di discutere l’argomento, da parte austriaca ci si limita fornire argomenti per affermare che la normativa esistente era adeguata.

La risposta austriaca irrigidì la posizione italiana, tanto che, nelle istruzioni di Fanfani del 27 novembre, si specificava che si dovevano prevedere due quietanze: una austriaca, in relazione alla controversia altoatesina, e una italiana, in relazione alle misure che avrebbero dovuto essere adottate dal Governo austriaco contro il terrorismo (D. 301). In occasione del successivo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, il 7 dicembre, Toscano sollevnuovamente la questione del terrorismo e illustril «promemoria Vassalli» (D. 307), nel quale erano esaminati gli aspetti della legislazione austriaca per i quali si ritenevano necessarie delle modifiche, senza peraltro indicare norme specifiche da introdurre, e si chiedevano alcuni chiarimenti sulla legislazione vigente. Nel corso dello stesso incontro, Toscano avanzla proposta di una dichiarazione da parte del Cancelliere al Parlamento austriaco sulla «concessione austriaca di impiegare nuovi mezzi per distruggere il terrorismo» (DD. 314 e 316), soluzione che, sia pur nella forma in parte diversa di una dichiarazione di condanna del terrorismo, corrisponde a quella in effetti attuata da parte austriaca. Nel successivo incontro fra Tončić, Gaja e Toscano, a Parigi, l’11 dicembre, il Ministro degli Esteri dichiarche le sole cose possibili erano «nel campo della collaborazione fra le polizie e non della legislazione» (D. 317).

In effetti, pur rifiutando l’adozione, su sollecitazione del Governo italiano, di specifiche norme penali in materia di lotta al terrorismo, il Governo austriaco dimostrdi considerare necessario un intervento efficace, tale da risolvere un problema che rischiava di danneggiare la posizione internazionale del Paese. Il 10 gennaio 1968 Tončić dichiarò a Ducci che la legge Schuschnigg, del 1936, sulla difesa dello Stato – circa la validità della quale erano stati sollevati interrogativi negli incontri – era in vigore, essendo incorporata nel codice penale, e che peraltro era in corso di preparazione una novella dello stesso codice penale, che avrebbe portato «certamente ad una modernizzazione e precisazione del sistema penale contro i terroristi». Inoltre venne discussa la concessione dell’estradizione per i «quattro della Valle Aurina» e per altre persone, che si trovavano in Austria, ritenute responsabili di atti di terrorismo (D. 394 e nota 14). Il capo dell’Ufficio Stirol presso il Ministero degli Esteri austriaco, Tschofen, riferì che vi erano dei contatti in corso con la Commissione incaricata della riforma del codice penale austriaco allo scopo di inserire nel codice provvedimenti adeguati contro il terrorismo (D. 394). Il 17 luglio 1968, inoltre, lo stesso Tschofen comunica Ducci che il 25 giugno precedente si era svolta una riunione fra il Ministero degli Esteri e il Ministero di Giustizia a proposito della collaborazione nella lotta al terrorismo, riunione che si era concretata in «precise istruzioni alle Procure di Stato» (D. 407). In sostanza, se il Governo austriaco aveva respinto formalmente gli addebiti di quello italiano sulle carenze della normativa penale per la lotta al terrorismo e non aveva accettato di farsi dettare le modifiche delle proprie leggi, tuttavia esso fece sapere di avere in programma – oltre agli interventi del Ministero dell’Interno – anche un riesame della normativa penale, in vista del varo della riforma penale che era, indipendentemente, in corso. Nel 1974 venne approvato, con legge federale del 23 gennaio, il nuovo codice penale austriaco (Strafgesetzbuch) e nel 1975 quello di procedura penale.

Dopo l’esercizio del veto in sede comunitaria, infatti, il Governo italiano registruna collaborazione molto piefficace da parte austriaca: vennero promosse azioni giudiziarie nei confronti di indiziati di terrorismo, alcuni processi si conclusero con delle condanne e, soprattutto, gli estremisti furono sottoposti a uno stretto controllo in territorio austriaco. Alla fine di dicembre 1968 si concluse un nuovo processo alla Corte di Assise di Vienna, questa volta con condanne, a otto anni a Peter Kienesberger e a un anno con la liberazione immediata di Egon Kufner e di Erhard Hartung, processati come responsabili dell’attentato di Cima Vallona, ai quali vennero concesse «straordinarie circostanze attenuanti»(53); la sentenza venne considerata in Italia come la conferma di un atteggiamento ancora benevolo verso il terrorismo, ma la condanna del principale responsabile era la prova di un cambiamento. A queste iniziative si attribuì il fatto che, come osservGaja, dopo l’attentato del 30 settembre 1967 alla stazione di Trento, fino alla chiusura della controversia, il terrorismo registr«soltanto qualche sporadica e praticamente inoffensiva manifestazione». Fu anche per questo motivo, oltre che per la difficoltà intrinseca della richiesta italiana di un impegno del Governo a modificare le norme del codice penale austriaco, che a questa venne in seguito sostituita – come si è accennato – quella di una «solenne» dichiarazione contro il terrorismo che il Cancelliere austriaco avrebbe dovuto pronunciare al Consiglio Nazionale


53 Scandalosa indulgenza a Vienna per gli assassini di Cima Vallona, in «Il Corriere della Sera», 24-25 dicembre 1968.

austriaco, come parte degli atti di chiusura della controversia. Il Governo di Vienna accettdi effettuare la dichiarazione, rifiutando tuttavia di inserirla nel «calendario operativo» degli atti di chiusura della controversia (fece quindi parte del cosiddetto «pre calendario») e tentdi offrire una dichiarazione radiofonica al posto di una dichiarazione al Consiglio Nazionale, ma, in definitiva, accettla soluzione proposta dal Governo italiano, che – come vedremo – assunse la forma di una risposta del Governo a un’interrogazione scritta nel Nationalrat, sottoposta ad approvazione da parte della maggioranza parlamentare. Il 26 novembre 1968 il Ministro degli Affari Esteri, Medici, fece delle dichiarazioni distensive al Parlamento Europeo e nel settembre 1969 si inizia considerare una graduale revoca del veto. Dopo la presentazione italiana della versione finale delle misure del «pacchetto», il 25 settembre 1969, quando ormai la questione era giunta a una conclusione positiva, Klaus chiese che il Governo italiano, vista l’assenza di attentati che si protraeva, ormai, da due anni, revocasse il veto ai negoziati per l’adesione austriaca alla CEE. La revoca, pur giustificata dal fatto che le ragioni a suo tempo addotte dall’Italia erano ormai venute meno, venne tuttavia rinviata a dopo la chiusura della controversia (D. 534).

In occasione dell’incontro Moro- Waldheim a Copenaghen, il 30 novembre 1969

(D. 581), il Ministro degli Esteri austriaco diede lettura della dichiarazione, approvata dal Consiglio dei Ministri, che il Cancelliere avrebbe effettuato innanzi al Nationalrat il giorno successivo, con soddisfazione di Moro. Quest’ultimo, da parte sua, dichiarche, tenendo conto della «pausa» constatata negli atti di terrorismo e della dichiarazione del Cancelliere, il Governo italiano intendeva revocare il veto alla richiesta austriaca di ammissione alla CEE mediante una dichiarazione in tal senso al Consiglio dei Ministri della CEE nelle successive sessioni dell’8-9 o del 15 dicembre, ciche fece, con telegramma di istruzioni del 7 dicembre alla rappresentanza presso la CEE e presso la CECA (D. 581, nota 5). Tuttavia, l’ammissione dell’Austria incontrava e continu anche dopo la revoca del veto italiano, a incontrare pur sempre l’opposizione dell’Unione Sovietica e si poté realizzare solo, a seguito della domanda presentata il 17 luglio 1989 e della firma del trattato di Corfil 24 giugno 1994, dal 1° gennaio 1995.

2. Criteri di edizione

2.1. Criteri generali. Nel presente volume sono pubblicati i documenti sulla questione dell’Alto Adige conservati nell’Archivio Storico- Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (ASDMAECI), dal 10 dicembre 1964 al 30 novembre 1969. Come sarà meglio precisato piavanti, sono inoltre stati inseriti alcuni documenti, conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato, provenienti dal fondo Aldo Moro, e i documenti reperiti in copia presso l’Archivio della Presidenza della Repubblica, che hanno consentito di colmare quasi completamente le lacune – per la verità non numerose – della documentazione presente nell’ASDMAECI.

Il criterio di selezione della documentazione adottato è quello consueto: vengono pubblicati tutti i documenti rilevanti per ricostruire l’iter decisionale e le direttive del Governo italiano nei negoziati e contatti con quello austriaco. Si sono quindi sempre privilegiati i documenti dai quali risulta la formazione delle decisioni italiane, le istruzioni del Ministro e le decisioni del Presidente del Consiglio e del comitato di ministri, gli scambi epistolari e gli incontri con le controparti austriache, inclusi, ovviamente, quelli al livello del Presidente del Consiglio italiano e del Cancelliere austriaco. Sono invece stati esclusi i documenti riguardanti l’attività di altre istituzioni e di carattere interno. Pertanto non si è inclusa la documentazione della Presidenza del Consiglio riguardante l’attività dell’Ufficio Regioni, mentre si sono inclusi i colloqui del Presidente del Consiglio con personalità estere, le lettere da questi ricevute e inviate e i verbali del comitato di ministri per la questione altoatesina. Si sono inoltre inclusi i documenti che riferiscono sul dibattito interno al Consiglio Nazionale o Federale austriaco o ad altri organismi non italiani solo quando risulta che tali informazioni sono state oggetto di valutazione da parte delle autorità italiane, non invece quelli riguardanti le decisioni austriache indipendentemente da tale valutazione.

In generale non si sono inclusi i documenti relativi alla questione del terrorismo e agli attentati in Alto Adige, sia per motivi di spazio che per motivi di connessione con la questione altoatesina sul piano internazionale. La documentazione sull’argomento è molto ampia e consta, soprattutto, dei passi ufficiali e delle note verbali scambiate fra il Governo italiano e quello austriaco su singoli episodi o sulla stampa,note verbali che pertanto, in linea generale, non sono state pubblicate. È stata fatta eccezione per la nota verbale del Governo italiano del 18 luglio 1967, che ha avuto riflessi sulle trattative con l’Austria (D. 251). Gli attentati e le loro implicazioni di polizia e di giustizia, invece, sono stati considerati come problemi, pur importanti, ma di politica interna. Si è pertanto limitata la pubblicazione ai documenti che concernevano i riflessi internazionali degli atti di terrorismo e, in particolare, quelli sulla trattazione della questione altoatesina nei rapporti bilaterali e innanzi alle Nazioni Unite(54). La documentazione, in sostanza, è circoscritta al materiale documentario utile alla ricostruzione della posizione del Governo italiano, senza alcun tentativo di documentare la posizione di quello austriaco, se non in quanto tale posizione risulti comunicata al Governo italiano e da esso recepita attraverso gli organi diplomatici ufficiali.

Alcuni dei documenti qui pubblicati sono stati riassunti, a volte quasi testualmente, da Toscano nel volume Storia diplomatica della questione dell’Alto Adige(55) (che arriva fino al luglio 1965) e nel supplemento, edito in «Rivista di Studi Politici Internazionali» (che porta la narrazione fino al gennaio 1967); inoltre, un certo numero di documenti, tratti dall’Archivio Centrale dello Stato, Archivio Aldo Moro, sono già editi nei volumi IV, V, VI e VII degli Akten, a cura di Rolf Steininger(56). In questi ultimi sono altresì editi, dagli archivi austriaci, alcuni do


54 A tale categoria si sono considerati appartenere anche i documenti, riferiti in nota, sull’incontro di Zurigo del 26 agosto 1966, al quale parteciparono anche rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri italiano. Si veda il verbale dell’incontro riportato in nota 5 al D. 162.


55 M. Toscano, Storia diplomatica della questione dell’Alto Adige, Bari, Laterza, 1968(2) cui va aggiunto il saggio Idem, Storia diplomatica della questione dell’Alto Adige (28-29 luglio 1965-21 gennaio 1967), in «Rivista di Studi Politici Internazionali», 35/4, ottobre-dicembre 1968, pp. 563-654; la traduzione inglese: Idem, Alto Adige- South Tyrol: Italy’s Frontier with the German World, a cura di G. A. Carbone, Baltimore and London, The Johns Hopkins University Press, 1975, aggiorna il testo fino al 1969, includendo, nel capitolo IX, il saggio edito sulla «Rivista di Studi Politici Internazionali», che giunge fino all’incontro Moro- Magnago dell’ottobre 1966, nonché, nel capitolo X, a cura di Carbone, una sintesi che prosegue fino all’incontro Moro- Waldheim a Copenaghen del 30 novembre 1969 e alla presentazione delle misure e dell’accordo sulla Corte dell’Aja al Parlamento italiano e al Nationalrat. Il volume di Toscano era una risposta al volume di Ritschel, Diplomatie um Stirol, cit.


56 Vedi nota 14.

cumenti – ci si riferisce in particolare a scambi epistolari fra autorità italiane e austriache – risultati non reperibili negli archivi italiani e ai quali si è fatto di volta in volta riferimento.

2.2. Periodizzazione. Il volume comprende la documentazione relativa all’ultima fase della preparazione della soluzione della questione dell’Alto Adige adottata con l’attuazione del «pacchetto». Il dies a quo è stato posto alla preparazione dell’incontro Saragat- Kreisky di Parigi del 16 dicembre 1964. Tale scelta comporta l’adozione di una periodizzazione in parte diversa da quella proposta da Pastorelli(57), che si articola su quattro fasi:

-prima fase: dall’attuazione dell’accordo De Gasperi- Gruber al 1956;

- -

-quarta fase: dalla decisione italiana del 2 luglio 1965 di far riprendere i lavori della commissione mista all’incontro Moro- Waldheim a Copenaghen del 30 novembre 1969.

L’inizio della quarta e finale fase dei negoziati viene dunque anticipato alla conclusione dei lavori della Commissione di esperti, la cui istituzione era stata concordata da Saragat e Kreisky nell’incontro del 25 maggio 1964 a Ginevra, e delle due sessioni di incontri segreti fra i rappresentanti dei due Ministri degli Affari Esteri del novembre-dicembre 1964. La ragione di questa scelta è coerente con la documentazione italiana, nella quale l’inizio della fase conclusiva viene appunto posta nella proposta avanzata da Saragat (quella che viene definita la «prima proposta globale») nell’incontro allo Château de la Muette a Parigi, preceduto dalla lettera a Kreisky del 10 dicembre. L’incontro di Parigi registruno stallo, dato che il Governo austriaco non accett come invece era previsto dai negoziatori italiani, la proposta; quindi l’avvio dell’ultima fase rimase in effetti sospeso, dall’elezione di Saragat a Presidente della Repubblica, fino alla nomina di Amintore Fanfani a Ministro degli Affari Esteri, il 5 marzo 1965, e alla risposta austriaca del 10 marzo. Sebbene la ripresa dei contatti avvenne nel luglio 1965, dopo aver dichiarato che il Governo italiano revocava la proposta iniziale di Saragat, e benché la nuova proposta «globale» italiana venne in effetti formulata, nel luglio 1966, sulla base di una modifica della proposta di Saragat, tuttavia l’impostazione della soluzione proposta dal Governo italiano nell’incontro di Parigi rimase, sostanzialmente, la stessa, ciche giustifica il considerare come inizio della fase conclusiva la prima proposta italiana.

Il dies ad quem è la data dell’incontro fra Moro e Waldheim a Copenaghen, il 30 novembre 1969, quando venne dichiarato l’avvio del calendario operativo e fu effettuata la comunicazione «di fatto» del «pacchetto», la cui attuazione da parte del Governo e del Parlamento italiano darà luogo al rilascio della «quietanza liberatoria», dopo un periodo di ventitré anni, con lo scambio di note dell’11 giugno 1992.

L’arco temporale preso in considerazione corrisponde ai Governi Moro II (23 luglio 1964-24 febbraio 1966), Moro III (24 febbraio 1966-25 giugno 1968),


57 P. Pastorelli, I rapporti italo-austriaci dall’accordo De Gasperi- Gruber alle intese pirecenti (1946-1969), in «Storia e Politica», 13/1-2, 1974, pp. 283-307.

Leone II (25 giugno 1968-13 dicembre 1968), Rumor I (13 dicembre 1968-6 agosto 1969) e Rumor II (6 agosto 1969-7 febbraio 1970). Nella carica di Ministro degli Affari Esteri si sono succeduti Giuseppe Saragat (fino al 28 dicembre 1964, quando venne eletto Presidente della Repubblica), Aldo Moro ad interim, Amintore Fanfani (dal 5 marzo al 30 dicembre 1965), quindi di nuovo Moro ad interim, nuovamente Fanfani (nel Governo Moro III), Giuseppe Medici (nel Governo Leone II), Pietro Nenni (nel Governo Rumor I) e Moro (nel Governo Rumor II). Nonostante l’alternanza di cinque governi e quattro diversi Ministri degli Esteri, da parte italiana il negoziato è stato contraddistinto da una continuità di fondo, come si vedrà, dovuta alla presenza in posizioni decisive di Saragat, Moro e Fanfani, che impressero la linea fondamentale, nonché alla conduzione delle trattative, da un punto di vista tecnico, da parte del Direttore Generale degli Affari Politici, Roberto Gaja, poi Segretario Generale dal novembre 1969, insieme all’Ambasciatore professor Mario Toscano, capo del Servizio Storico e Documentazione, fino alla sua scomparsa il 17 settembre 1968. Come il lettore potrà vedere, la conclusione della controversia fu dovuta, in larga misura, alla tenacia e competenza tecnica dei due negoziatori italiani, insieme a quella delle controparti austriache, Kirchschläger e Kathrein.

In via generale, si deve tenere presente che il Governo italiano non ha mai ammesso la possibilità di stipulare un nuovo accordo che dovesse modificare o sostituire l’accordo De Gasperi- Gruber del 5 settembre 1946; pertanto nei documenti venne evitato ogni riferimento a negoziati o trattative, e – soprattutto in occasioni ufficiali, come nei discorsi all’ONU o al Parlamento – si è sempre parlato di «contatti» e di «sondaggi» con il Governo di Vienna, al termine dei quali lo Stato italiano avrebbe adottato una serie di provvedimenti unilaterali, senza per questo aver assunto alcun nuovo obbligo sul piano internazionale, ma con l’entrata in vigore dei quali la controversia insorta con l’Austria sarebbe stata considerata chiusa. Una parte notevole delle discussioni e degli ostacoli per individuare una soluzione fu dovuta proprio alla necessità di evitare che dagli incontri e dagli atti che si dovevano compiere si potesse desumere la conclusione di un accordo internazionale.

2.2.1. L’ultima sessione della Commissione degli esperti e le riunioni segrete preparatorie dell’incontro Saragat- Kreisky. Il periodo conclusivo della questione, oggetto del volume, prende le mosse – come si è detto – al termine della lunga fase preparatoria, mediante la quale si erano poste le basi per la soluzione della controversia sul problema della minoranza linguistica altoatesina.

I termini della risoluzione della controversia, per il Governo italiano, erano rimasti quelli enunciati da Antonio Segni nell’incontro di Milano con Kreisky, il 27-28 gennaio 1961: il Governo italiano avrebbe adottato una serie di provvedimenti a favore delle popolazioni di lingua tedesca dell’Alto Adige contro il rilascio da parte austriaca della dichiarazione di chiusura della controversia. Lo studio dei provvedimenti legislativi e amministrativi che avrebbero potuto portare a tale risoluzione venne affidata alla «Commissione di studio dei problemi dell’Alto Adige» (detta «Commissione dei diciannove» o «Commissione Rossi»), istituita il 1° settembre 1961, sotto la presidenza di Paolo Rossi. La Commissione «dei diciannove» termini propri lavori con la firma della relazione finale il 10 aprile 1964(58). Nell’incontro Saragat- Kreisky del 25 maggio seguente a Ginevra venne deciso di nominare una Commissione mista di esperti italo-austriaca, alla quale affidare il compito di preparare un prossimo convegno fra i Ministri degli Esteri, sulla base dei risultati della Commissione «dei diciannove», allo scopo di addivenire a una dichiarazione di chiusura (o «di scarico», anche detta in seguito «quietanza liberatoria») della controversia da parte del Governo austriaco. Da parte italiana vennero quindi stabiliti i due ordini di problemi che la Commissione paritetica di esperti avrebbe dovuto esaminare parallelamente: (i) le «modalità di chiusura della controversia» e (ii) le «misure interne del Governo italiano», destinati a essere i due temi sui quali si sarebbero incentrati gli incontri successivi (e ai quali ci si riferì rispettivamente come «primo punto» e «secondo punto» degli incontri)59. Nel corso delle prime tre sessioni della Commissione mista (22-27 giugno, 8-15 luglio e 31 agosto-15 settembre) vennero accettate dalla delegazione italiana settanta misure risultanti dalle proposte della Commissione «dei diciannove», mentre quaranta ulteriori misure erano ancora in discussione. Al termine delle prime tre sessioni di lavori, nell’incontro di Ginevra fra Saragat e Kreisky del 7-8 settembre 1964, venne concordato di far proseguire le riunioni della Commissione italo-austriaca di esperti per la stesura definitiva dei documenti per la chiusura della controversia. In sostanza, la «forma di chiusura della controversia» sarebbe risultata dal susseguirsi di una serie di atti giuridicamente indipendenti ma prestabiliti, secondo un ordine di successione che sarebbe stato definito «calendario operativo»(60). Inoltre, il 15 settembre Kreisky invia Saragat il progetto austriaco di un trattato di arbitrato e di conciliazione, allo scopo, egli spiegava, che «ein Weg gefunden wird, durch welchen die Ergebnisse unserer Verhandlungen [...] judiziabel gemacht wird»(61). Si svolsero quindi la quarta (28 settembre-3 ottobre) e la quinta sessione (21-25 ottobre) della Commissione a Ginevra, con le quali si puconsiderare terminata la fase preparatoria e di studio delle questioni per individuare una soluzione concordata del problema.

La quinta sessione si concluse, per quanto riguardava il primo ordine di problemi, con la redazione dei cinque documenti previsti per la chiusura della controversia, recanti una serie di punti sui quali le due delegazioni presentavano progetti divergenti, e che includevano un accordo arbitrale, come richiesto da Kreisky nella lettera del 15 settembre; e, per quanto riguardava il secondo ordine di problemi, con la redazione di un elenco delle «misure a favore della popolazione altoatesina» su cui era stato raggiunto un accordo e di un secondo elenco di diciotto questioni sulle quali l’accordo non si era raggiunto(62). La principale divergenza riguardava la tesi austriaca, secondo la


58 Relazione della Commissione di studio dei problemi dell’Alto Adige, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1967; «Relazioni Internazionali», 1964, pp. 611-623; «Rivista di Studi Politici Internazionali», 31/2, aprile-giugno 1964, pp. 275-321.


59 L’articolazione delle discussioni nei due ordini di problemi paralleli venne enunciata in un «appunto in preparazione della riunione presso il Presidente del Consiglio (19 giugno 1964)», datato 16 giugno 1964, DGAP, Ufficio II, Alto Adige, 1964, b. 3, e su di essa furono quindi basate le riunioni della Commissione di Esperti, a partire dalla prima sessione; sulla base dell’articolazione stessa, inoltre, fu condotto il colloquio fra Saragat e Kreisky di Ginevra del 25 maggio 1964: vedi il verbale dell’incontro dei Ministri degli Affari Esteri a Ginevra, 25 maggio 1964, ibidem.


60 Vedi «Verbale dell’incontro dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria, Ginevra, 7 e 8 settembre 1964», DGAP, Ufficio II, Alto Adige, 1964, b. 6.


61 Lettera di Kreisky a Saragat, 15 settembre 1964 e allegato «Progetto di trattato di arbitrato e di conciliazione», DGAP, Ufficio II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 27.


62 Vedi Progetto dei documenti relativi alla chiusura della controversia italo-austriaca sull’applicazione dell’accordo De Gasperi- Gruber (prima stesura: Ginevra 21-25 ottobre 1964), D. 2, Allegato I.

quale le misure predisposte dal Governo italiano avrebbero dovuto essere oggetto di un «obbligo internazionale», e la conseguente richiesta che tale obbligo venisse garantito con la costituzione di un organo italo-austriaco per il controllo dell’esecuzione degli impegni italiani: in sostanza quello che sarebbe divenuto il problema dell’«ancoraggio internazionale»(63). Il Governo austriaco, dunque, aveva rinunciato a chiedere la stipulazione di un nuovo accordo internazionale per dirimere la controversia sull’Alto Adige, ma in effetti, affermando l’esigenza di una garanzia che rendesse «giudicabili» i risultati dei negoziati, la stessa richiesta veniva reiterata sotto una forma diversa.

Pochi giorni dopo l’incontro Saragat- Kreisky del 7-8 settembre, questi propose di fissare un nuovo incontro con il Ministro degli Affari Esteri italiano, dopo la fine dei lavori della Commissione degli esperti, per il 26-27 o 27-28 ottobre, proposta perritenuta prematura da parte italiana(64). Il 22 ottobre, mentre era in corso l’ultima sessione di tali lavori, il Ministero degli Affari Esteri italiano indicla necessità che un eventuale nuovo incontro fosse «opportunamente preparato e basato su elementi costruttivi e concreti»(65). A tal fine vennero concordati degli incontri riservati fra rappresentanti dei Ministri degli Esteri, incontri che furono, dunque, una richiesta italiana. Il loro scopo era, da un lato, di preparare l’incontro fra Saragat e Kreisky in modo – così si auspicava – che i Ministri sapessero quale sarebbe stato il punto di accordo e che, quindi, lo stesso sarebbe stato risolutivo e conclusivo; dall’altro lato, di mantenere un’assoluta riservatezza non solo sul contenuto degli incontri, visto che lo svolgimento delle riunioni della Commissione di esperti era regolarmente divenuto di pubblico dominio, ma anche sul fatto stesso che gli incontri avvenissero, per evitare che si verificassero attentati in concomitanza di essi, come purtroppo era accaduto. Gli incontri quindi furono così segreti che non ve ne è traccia alcuna. Sappiamo che vi parteciparono, da parte italiana, Roberto Gaja e Mario Toscano, mentre da parte austriaca ne fecero parte Rudolf Kirchschläger(66) e, probabilmente, Rudolf Kathrein(67). Quelli del novembre-dicembre 1964 furono i primi di una lunga serie di incontri segreti fra i rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri, nel corso dei quali vennero esaminate su un piano tecnico le modalità di chiusura della controversia sino alla conclusiva definizione, nell’agosto 1969(68). Da parte italiana, i rappresentanti del Ministro degli Affari Esteri negli incontri bilaterali riservati furono Gaja e Toscano fino alla morte di quest’ultimo, il 17 settembre 1968; al successivo incontro del 12 ottobre 1968 parteciparono Gaja e Alessandro Quaroni, dal 29 luglio 1967 Primo Segretario della Rappresentanza italiana presso le Nazioni Unite; a partire dall’incontro bilaterale del


63 «Relazione della V sessione della Commissione italo-austriaca di esperti», DGAP, Ufficio II, Alto Adige, 1964, b. 6. La delegazione italiana era presieduta da Gaja e comprendeva il Prof. Riccardo Monaco, il Prof. Giuseppe Sperduti, il Ministro plenipotenziario Franco Bellia, il Prefetto Giovenco, il Vice Prefetto Domenico Fabiani, il Prof. Francesco Capotorti, il Consigliere di Legazione conte Aldo Marotta e l’Addetto di Legazione Egone Ratzenberger.


64 Appunto di Gaja del 14 settembre 1964, DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6.


65 Appunto del 22 ottobre 1964, ibidem.


66 Vice Segretario Generale al Ministero degli Affari Esteri austriaco; successivamente Ministro degli Affari Esteri e Presidente federale.


67 Landesamtsdirektor del Governo del Tirolo. La partecipazione agli incontri di Gaja e Toscano, da una parte, e di Kirchschläger, dall’altro, risulta dal carteggio fra Gaja e Kirchschläger; circa la partecipazione di Kathrein, che prese parte ai successivi incontri, vedi infra nota 70.


68 Steininger si riferisce evidentemente a tali incontri segreti quando accenna a una «kleine Runde» a Londra e a Parigi del 6 novembre e del 4-5 dicembre 1964: vedi R. Steininger, Stirol zwischen Diplomatie und Terror 1947-1969, Bozen, Verschlagsanstalt Athesia, 1999, p. 235.

28-29 novembre 1968 si decise di sostituire Toscano con il capo di Gabinetto del Ministro degli Affari Esteri, Gianfranco Pompei; in effetti pernegli incontri dei rappresentanti a Parigi, il 14 dicembre 1968, e a Ginevra, il 30-31 gennaio 1969, da parte italiana Gaja fu assistito dai Professori Monaco, Sperduti e Capotorti; a questi fecero seguito altri due incontri bilaterali a livello funzionari dei Ministeri degli Affari Esteri, a Parigi il 25 luglio 1969 e a Roma il 1° agosto, a cui partecipGaja affiancato da Benedetto Fenzi (capo dell’Ufficio II della Direzione Generale degli Affari Politici) nel primo caso e da Fenzi e da Sperduti nel secondo. Nel corso dello «sviluppo della controversia», fra il novembre 1964 e il novembre 1969, si svolsero complessivamente diciotto incontri bilaterali a livello di funzionari dei rispettivi Ministeri degli Affari Esteri, dei quali sedici definiti «incontri dei rappresentanti dei Ministri» e due incontri conclusivi, il primo fra i Direttori Generali degli Affari Politici dei rispettivi Ministeri, Gaja e Halusa, e il secondo fra Gaja e Kirchschläger:

Incontri dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri italiano e austriaco

Incontro luogo data partecipanti D.
I Londra 1964 6-7 novembre Gaja, Toscano, Kirchschläger, Kathrein
II Londra 1964 4-5 dicembre Gaja, Toscano, Kirchschläger, Kathrein
III Londra 1965 28-29 luglio Gaja, Toscano, Kirchschläger, Kathrein 64
IV Londra 1965 25 novembre Gaja, Toscano, Kirchschläger, Kathrein 109
V Londra 1966 25-26 maggio Gaja, Toscano, Kirchschläger, Kathrein 134
VI Montreux 1966 16-18 giugno Gaja, Toscano, Kirchschläger, Kathrein 140
VII Londra 1966 18-20 luglio Gaja, Toscano, Kirchschläger, Kathrein 153
VIII Londra 1967 19-20 giugno Gaja, Toscano, Kirchschläger, Kathrein 225
IX Londra 1967 17-19 novembre Gaja, Toscano, Kirchschläger, Kathrein 293
X Londra 1967 6-7 dicembre Gaja, Toscano, Kirchschläger, Kathrein 314
XI Parigi 1968 24-25 luglio Gaja, Toscano, Halusa, Kathrein, Tschofen 409
XII Parigi 1968 9-10 settembre Gaja, Toscano, Halusa, Kathrein, Tschofen 428
XIII New York 1968 12 ottobre Gaja, Quaroni, Halusa, Kathrein, Tschofen 435
XIV Parigi 1968 28-29 novembre Gaja, Halusa, Tschofen* 444
XV Parigi 1968 14 dicembre Gaja, Halusa, Kathrein, Tschofen** 450
XVI Ginevra 1969 30-31 gennaio Gaja, Halusa, Kirchschläger, Tschofen** 468
XVII Parigi 1969 25 luglio Gaja, Fenzi, Halusa, Tschofen 526
XVIII Roma 1969 1° agosto Gaja, Sperduti, Fenzi, Kirchschläger, Walser 529
*All’incontro partecipanche il Prof. Capotorti.**All’incontro parteciparono anche i Professori Monaco, Sperduti e Capotorti.

Il primo incontro segreto ebbe luogo a Londra il 6-7 novembre. Il 17 novembre Kirchschläger scrisse a Gaja, a proposito dell’incontro, che Kreisky aveva «l’impressione che la proposta fatta per il I punto [costituisse] una via che si poteva percorrere». Invece per quanto riguardava il punto II, Kirchschläger affermava che Kreisky era «rimasto piuttosto deluso. Egli conosce, naturalmente, il Suo argomento, secondo il quale i diversi “meno” e “pi finiscono per bilanciarsi con le proposte della Commissione dei 19. Forse siamo di fronte ad una diversa valutazione, anche, dei “meno” e dei “pi. In ogni modo Egli La prega di dire al Ministro Saragat che gli sarebbe imprevedibilmente difficile rimanere al di sotto della Commissione dei 19, nei punti essenziali». Inoltre Kirchschläger aggiungeva che «Il Ministro Kreisky tiene moltissimo a che questo problema venga risolto tra lui e il Ministro Saragat, senza ricorrere ai buoni uffici dei terzi (Struye)»(69). Con l’accenno ai «buoni uffici» di Struye Kirchschläger si riferiva all’iniziativa del Presidente della Sottocommissione per l’Alto Adige del Consiglio d’Europa (su cui vedi D. 8). Alla lettera Gaja rispose che un ulteriore incontro a Londra era l’unico modo che avrebbe potuto aiutare a condurre fuori dalle difficoltà registrate nell’ultima sessione di Ginevra degli Esperti e che un nuovo incontro avrebbe potuto aver luogo il 27 e 28 novembre o il 4 e 5 dicembre. Gaja precisava inoltre, in merito al precedente colloquio, che non riteneva sarebbe stato possibile andare oltre quanto già indicato sul «secondo punto» e che neppure il Ministro Saragat in persona, nel suo colloquio personale con Kreisky, avrebbe potuto concedere pidi quanto essi (Gaja e Toscano) avessero già proposto, trattandosi di una decisione vincolante del Consiglio dei Ministri italiano. Non era «una questione di “pi e di “meno”, ma di responsabilità politica di andare oltre, rischiando di frustrare il lavoro fatto fino ad allora». Infine, Gaja affermava che era opportuno tenere il prossimo incontro al pipresto possibile, in quanto in tale occasione avrebbero potuto anche fissare il prossimo incontro fra Kreisky e Saragat, che si sarebbe potuto svolgere a Parigi in occasione della riunione del Consiglio d’Europa, e quindi chiedeva a Kirchschläger di scegliere con un telegramma una delle due date da lui indicate, ciche avrebbe significato che si sarebbero incontrati nel giorno prescelto alle 16:00 «nel solito posto»(70). Kirchschläger rispose con un telegramma del 27 novembre indicando le date del 4-5 dicembre(71) e con una lettera nella stessa data in cui spiegava di non aver potuto indicare le altre due date, in quanto la lettera di Gaja gli era pervenuta solo il 26 novembre(72). Il secondo incontro, dunque, si svolse il 4-5 dicembre, nello stesso luogo del primo, a Londra.

Il contenuto dei colloqui segreti, dei quali non venne tenuto un verbale, è riferito in dettaglio da Toscano(73), il quale descrive come segue le «basi di un’ipotesi globale di lavoro sulle quali si sarebbe potuto pervenire ad una conclusione della controversia internazionale»:


69 L. di Kirchschläger a Gaja del 17 novembre 1964, DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6.


70 L. di Gaja a Kirchschläger del 21 novembre 1964, ibidem. Vedi l’appunto di Kathrein del 30 novembre 1964, Akten, vol. IV, D. 243, in cui Kathrein riferisce della lettera di Gaja a Kirchschläger su «einen weiteren Gedankenaustausch in der Vierergruppe in London».


71 T. di Kirchschläger a Gaja del 27 novembre 1964, DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6.


72 L. di Kirchschläger a Gaja del 27 novembre 1964, ibidem; Kirchschläger precisava inoltre che l’Ambasciatore d’Austria a Roma non era informato degli incontri riservati.


73 M. Toscano, Storia diplomatica, cit., pp. 697-702. Si conserva in archivio un appunto manoscritto sintetico di una delle riunioni, redatto da Gaja, per la preparazione di un verbale che tuttavia non risulta sia stato predisposto.

«a) Per quanto riguardava la forma di chiusura della controversia, fu prospettata una formula la quale avrebbe consentito alla progettata Corte arbitrale, per un periodo limitato di tempo, di assicurare l’esecuzione delle misure preannunciate in via autonoma dal Governo italiano al Parlamento senza che, tuttavia, i due governi rinunciassero ai propri punti di vista giuridici. L’estensione della competenza della Corte arbitrale sarebbe a tale fine avvenuta per effetto di uno scambio di note tra i due governi che prevedeva che la Corte arbitrale potesse accertare, di fatto ed entro un tempo limitato (4 anni), se le misure annunciate dal Governo italiano fossero state o no poste in essere [...];

b) per quanto si riferiva alle misure che il Governo italiano avrebbe adottato in via autonoma a favore delle popolazioni altoatesine, esse avrebbero corrisposto a quelle concordate dagli esperti nelle cinque sessioni della Commissione (92 questioni sulle 110 contenute nella relazione dei 19) in vista del superamento della controversia internazionale. Per quanto concerneva le 18 questioni su cui gli esperti non avevano potuto raggiungere un’intesa, la loro soluzione sarebbe stata conforme alle proposte avanzate dagli esperti italiani, con la sola eccezione del punto relativo ai segretari comunali per cui si sarebbero accolte le proposte della Commissione dei 19, proposte, le quali non suscitavano preoccupazioni particolari fra gli esperti del Ministero dell’Interno. In definitiva, secondo tale soluzione, su 110 questioni esaminate, 88 sarebbero state decise in conformità alle proposte della Commissione dei 19; 8, fra quelle non ritenute pericolose per l’integrità e la sicurezza dello Stato, in maniera piampia; 10 in maniera meno ampia e 4 in modo diverso. [...]

In sostanza, si poteva dire che, attraverso i contatti riservati, si era giunti a prospettare una ipotesi di soluzione, la quale, pur mantenendosi sulla linea delle proposte della Commissione dei 19, teneva maggiormente conto delle esigenze italiane.

Nei contatti riservati di Londra venne altresì concordato il numero ed il susseguirsi dei vari atti, mentre rimasero ancora aperti pochi punti di minore rilievo, i quali avrebbero potuto essere decisi in occasione di un nuovo incontro tra i due ministri degli Esteri».

Toscano, infine, precisa che «ai rappresentanti del Ministro degli Esteri austriaco venne allora esplicitamente indicato da parte dei loro colleghi italiani il nesso esistente tra i due sondaggi parallelamente esperiti e, di conseguenza, il carattere assolutamente globale dell’intesa sull’ipotesi di lavoro sostanzialmente raggiunta». Dall’appunto di Gaja del 30 marzo 1965 (D. 44) si evince che, negli incontri segreti di Londra, erano stati «eliminati» (dunque, si desume, concordemente esclusi dall’elenco di provvedimenti) tredici dei diciotto punti che erano rimasti controversi dopo la quinta fase delle riunioni di Ginevra della Commissione paritetica di esperti (elencati nell’Allegato I del

D. 44). Dunque, secondo Gaja, delle diciotto questioni rimaste aperte dopo gli incontri degli esperti a Ginevra, solo le seguenti cinque erano ancora da definire a seguito degli incontri segreti (elencate nell’Allegato II dello stesso documento): 1) Residenza; 2) Collocamento al lavoro; 3) Istruzione professionale; 4) Industria e sviluppo industriale; 5) Credito.

In effetti, come si sarebbe potuto constatare successivamente, non si trattava di punti secondari, specie per il quarto e il quinto punto. Al termine dei contatti segreti, da parte del Ministero degli Affari Esteri italiano tuttavia si ritenne che, pur non essendo stati definiti i termini precisi di una soluzione concordata sui due punti discussi (dato che mancavano ancora da definire cinque questioni, come si è appena detto), il margine di disaccordo fosse molto ristretto e che, pertanto, con la disponibilità a compiere qualche ulteriore concessione sulle misure, si sarebbe potuta individuare una soluzione di compromesso in un incontro bilaterale, che si sarebbe svolto a Parigi il 16 dicembre 1964.

Sebbene da parte italiana, e in particolare da parte di Saragat e dei negoziatori del Ministero degli Affari Esteri italiano, si fosse ritenuto che la presentazione della «proposta globale» – nell’incontro di Parigi – dovesse dar luogo alla conclusione della controversia, in realtà dovevano passare quasi cinque anni prima dell’incontro conclusivo di Copenaghen. Il lungo protrarsi delle discussioni, che vede alternarsi momenti di avvicinamento a momenti di crisi e di tensione, si articola in una serie di sottofasi, che possono distinguersi in base alle interruzioni e alle riprese degli incontri con la presentazione di proposte che, pur in un quadro generale rimasto invariato, presentano tuttavia delle differenze, apparentemente solo formali, che sottendono dei significati politici.

Descriviamo qui di seguito l’articolazione di tali sottofasi, con una cesura, fra il I e il II tomo, alla fine della crisi aperta dall’emissione della sentenza del Processo di Linz e dall’eccidio di Cima Vallona, a seguito della quale l’Italia pose il veto all’accessione dell’Austria alla CEE, e prima della riapertura dei contatti sulla base delle proposte italiane, in coincidenza con l’assunzione dell’Ambasciata a Vienna da parte di Roberto Ducci.

2.2.2. La «prima proposta globale» italiana nell’incontro Saragat- Kreisky allo Château de la Muette (dal 10 dicembre 1964 al 25 maggio 1966). La «prima proposta globale» venne presentata da Saragat a Kreisky, il 16 dicembre 1964, nell’incontro di Parigi, presso la sede dell’OCSE allo Château de la Muette (D. 4). Kreisky dichiarsostanzialmente soddisfacente, salvo due richieste di modifica, la proposta sulla parte formale, che comprendeva la garanzia basata sulla commissione arbitrale chiesta dall’Austria, mentre per le misure a favore della popolazione di lingua tedesca della Provincia di Bolzano riaprì la discussione sui diciotto punti rimasti aperti nelle sedute della Commissione degli esperti, circoscrivendoli, alla fine dell’incontro, alle cinque questioni rimaste irrisolte al termine delle riunioni segrete di Londra.

Il 28 dicembre Saragat venne eletto Presidente della Repubblica, Moro assunse l’interim del Ministero degli Affari Esteri e si aprì una fase di attesa fino alla nomina di Fanfani, il 5 marzo 1965. La risposta ufficiale austriaca alla proposta formulata da Saragat il 16 dicembre fu comunicata dall’Ambasciatore d’Austria a Roma, Lenthal, solo il 30 marzo 1965, due giorni dopo una riunione tripartita a Innsbruck fra Kreisky e i rappresentanti della SVP e del Land Tirolo(74). Per quanto riguardava la parte formale della soluzione, si chiedeva la garanzia che le misure sarebbero state completate entro due anni, in modo tale che vi fosse il tempo per adire «l’istanza arbitrale» entro cinque anni; per la parte sostanziale delle misure, venivano sollevate tredici questioni, che rappresentavano le richieste formulate dagli altoatesini e che il Governo austriaco dichiarava di appoggiare (D. 44). Su una questione le richieste formulate rappresentavano una soluzione di compromesso (sulla utilizzazione delle acque pubbliche, per la quale si chiedeva la competenza legislativa secondaria, come proposto dalla delegazione italiana); in nove casi venivano avanzate integralmente le richieste formulate in sede di Commissione di esperti (per lo scioglimento degli organi comunali; per la competenza primaria in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera; per la competenza legislativa secondaria in materia di industria e di camere di commercio; per la competenza secondaria in materia di credito; per la competenza in materia di diritto di residenza; per la creazione di nuclei di polizia; per l’opposizione al diritto di veto sul


74 Akten, vol. V, D. 41.

bilancio provinciale; per la competenza in materia di uffici del Ministero del Lavoro); si introducevano richieste di modifica di quanto concordato in sede di Commissione di esperti su tre materie (competenza legislativa primaria in materia di edilizia scolastica, di istruzione professionale e di redazione di atti giudiziari); mentre non veniva invece sollevata alcuna richiesta per sei materie fra le diciotto rimaste indecise (opere idrauliche, ordinamento comunale, pubblica sicurezza per lo spettacolo, segretari comunali, giurie popolari, intendente scolastico) (vedi DD. 45 e 47)75. Riguardo alla garanzia, contenuta nella parte formale, dunque, vi era un sostanziale accordo, mentre sulle misure a favore della popolazione altoatesina, le cinque questioni sollevate da Kreisky il 16 dicembre erano lievitate a tredici a seguito dei contatti fra Vienna, Innsbruck e Bolzano.

La risposta del Governo austriaco, che in sostanza respingeva la proposta italiana e avanzava le nuove richieste formulate dalla SVP, riportava la controversia alla «dimensione interna». Il 23 marzo il deputato della SVP, Mitterdorfer, chiese a Moro di concedere un colloquio al Presidente del partito e Presidente della Provincia di Bolzano, Silvius Magnago(76) (D. 42, nota 3). L’incontro si svolse il 1° aprile e in quell’occasione Magnago presentdirettamente le richieste della SVP, che alcuni giorni dopo furono elencate in un appunto consegnato dall’onorevole Mitterdorfer al consigliere diplomatico della Presidenza del Consiglio, Pompei (D. 49). Le questioni sollevate da Magnago erano in parte le stesse già elencate da Lenthal (collocamento, industria, credito, camere di commercio, utilizzazione delle acque pubbliche); ma in aggiunta a queste veniva chiesta l’attribuzione alla Provincia della programmazione economica, l’attuazione del principio della parificazione della lingua in analogia alla Valle d’Aosta e l’attribuzione alla Provincia dell’ordinamento delle anagrafi; inoltre, la SVP chiedeva cinque misure: la nomina degli intendenti scolastici; la legislazione primaria nelle materie di edilizia scolastica e istruzione e addestramento professionale; l’attribuzione alle Province, in aggiunta alla vigilanza e tutela sugli enti locali, della facoltà di scioglimento e sostituzione temporanea dei loro organi; la composizione di nuclei di polizia nel rispetto del rapporto etnico e del bilinguismo, a disposizione dei Presidenti delle Giunte provinciali; la legislazione primaria in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera. Dunque, venivano reintrodotte due richieste, sulla nomina degli intendenti scolastici e sulla competenza legislativa primaria o secondaria in materia di igiene e sanità, non incluse in quelle avanzate da Lenthal (si veda l’analisi di Gaja, in D. 52).

Data la risposta negativa del Governo austriaco alla proposta di Saragat, venne concordato di riprendere le riunioni riservate fra rappresentanti dei Ministri. Il terzo incontro segreto, dopo i primi due del novembre-dicembre 1964, ebbe luogo a Londra il 28-29 luglio 1965 fra gli stessi quattro rappresentanti dei Ministri – Gaja, Toscano, Kirchschläger e Kathrein – e fu finalizzato, in sostanza, a comunicare la decisione


75 Le tredici richieste corrispondevano a dodici delle diciotto rimaste irrisolte: rispetto all’elenco di diciotto questioni, la voce (h) «attribuzione della facoltà di sciogliere e di sostituire temporaneamente gli organi degli enti locali» corrispondeva alle questioni (3) e (4); le voci (a) e (c) corrispondevano alla questione (8) «industria e camere di commercio»; le voci (f) e (k) corrispondevano alla questione (18); la voce

(j) «competenza legislativa primaria in materia di edilizia scolastica» non figurava fra le diciotto, in quanto era stata concordata una soluzione in sede di Commissione di esperti, ma veniva ora richiesta una modifica.


76 Silvius Magnago dal 1957 al 1991 fu Presidente della Stiroler Volkspartei e dal 1960 al 1989 Presidente della Giunta provinciale di Bolzano.

italiana di ritirare la proposta di Saragat e di ripartire dal punto a cui si era giunti al termine della quinta sessione della Commissione degli esperti (D. 64). La successiva riunione, tuttavia, venne rimandata fino al 25 novembre a seguito di una serie di avvenimenti: l’ondata di terrorismo che si aprì con l’attentato alla stazione dei carabinieri di Sesto di Pusteria, il 26 agosto, lo stesso giorno dell’incontro fra Moro e il Cancelliere Klaus in Italia, a Cavalese (DD. 69 e 71), e proseguì con gli attentati al passo Resia, il 13 settembre, e a Lappago presso Selva dei Molini in Val Aurina, il 15; il discorso di Moro alla Camera dei Deputati del 13 ottobre, sul terrorismo(77); e, infine, la crisi politica in Austria, aperta il 23 ottobre con le dimissioni del Governo.

Il quarto incontro fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri ebbe luogo a Londra il 25 novembre 1965 (DD. 109, 110 e 119). Per la parte sostanziale vennero confermate le formule di intesa sulle questioni già concordate dagli esperti; per le rimanenti diciotto rimaste aperte (di cui tredici chieste da Lenthal il 30 marzo) ve ne erano otto che erano state definite «vitali» da parte austriaca e altoatesina: utilizzazione delle acque pubbliche; industria; credito; residenza; assistenza sanitaria ed ospedaliera; pubblica sicurezza; segretari comunali; e collocamento al lavoro. Gaja affermche da parte italiana vi era la disponibilità a riesaminare tali otto questioni. A queste, Kirschschläger aggiunse la questione dell’approvazione del bilancio provinciale e la nomina dell’intendente scolastico, questioni destinate a essere a lungo dibattute. Per quanto riguardava la parte formale del contenzioso, Toscano espose la possibilità di ipotizzare da un lato delle garanzie interne, sotto forma di un organo di contatto fra Governo italiano e rappresentanti della Provincia; e, dall’altro lato, una garanzia internazionale, per la quale il Governo italiano aveva una preferenza per la Corte Internazionale di Giustizia (D. 109). Il 21 gennaio intervenne la crisi di Governo italiana, con la caduta del Governo Moro II, sostituito dal Moro III, sempre con Fanfani agli Esteri, in carica dal 24 febbraio al 25 giugno 1966.

2.2.3. La «seconda proposta globale» italiana e l’incontro di Londra del 18-20 luglio 1966 (dal 25 maggio al 6 ottobre 1966). Dalla costituzione del nuovo Governo austriaco ebbe inizio una fase decisiva di colloqui, che nel volgere di tre mesi – con gli incontri bilaterali di Londra del 25-26 maggio, di Montreux del 16 giugno e di Londra del 18-20 luglio 1966 – portarono alla formulazione da parte italiana della «seconda proposta globale»(78). Le proposte italiane, approvate dal comitato di ministri del 12 maggio 1966 (D. 130), furono esposte dai rappresentanti italiani nel quinto incontro bilaterale riservato, svoltosi a Londra il 25-26 maggio 1966 (DD. 134 e 136). Il principale argomento discusso fu la questione delle garanzie interne e internazionali. La soluzione individuata da parte italiana, sulla base di un appunto del Prof. Capotorti, prevedeva un progetto di accordo per la modifica dell’art. 27 (a) della Convenzione europea sulla risoluzione pacifica delle controversie per renderla applicabile anche alle controversie concernenti accordi stipulati in data anteriore alla convenzione stessa (come appunto l’accordo De Gasperi- Gruber) e un’eventuale clausola per la procedura di contatto fra le parti, a monte della quale si prevedeva la nomina da parte delle


77 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 13 ottobre 1965, p. 18008-18010.


78 Poiché la proposta venne sottoposta a modifiche successive nei tre incontri, la formulazione definitiva è quella dell’incontro di Londra del 18-20 luglio 1966, al quale viene in genere riferita nella documentazione italiana.

due parti di due «agenti», ai quali sottoporre eventuali controversie affinché potessero individuare una soluzione concordata (D. 139, nota 3). La questione della garanzia internazionale fu oggetto ancora del sesto incontro fra i rappresentanti dei Ministri, che ebbe luogo a Montreux dal 16 al 18 giugno 1966 (DD. 140 e 143).

Il 13 luglio si riunì il comitato di ministri (DD. 150 e 151), in cui venne deciso di proporre il riesame, in senso favorevole alle richieste altoatesine, di tutte le dieci questioni rimaste aperte, come concessione per far accettare la posizione italiana in materia di garanzia. Il 18-20 luglio 1966 si svolse, a Londra, il settimo incontro bilaterale riservato (DD. 153 e 154), nel quale venne presentata la «seconda proposta globale» italiana, sia sulla questione della garanzia internazionale, che sulla parte sostanziale, con le nuove concessioni per le dieci questioni ancora aperte. Nell’incontro di Londra, dunque, il Governo italiano aveva presentato – a seguito degli aggiustamenti intervenuti nei precedenti due incontri, a Londra e a Montreux – una proposta «globale», formata da una parte formale – la garanzia costituita essenzialmente dalla competenza della Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja – e da un insieme di misure a favore delle popolazioni altoatesine, costituito dalle novantadue già accordate e da dieci nuove concessioni; proposta che – secondo quanto esposto da Gaja e Toscano a Kirchschläger e Kathrein – doveva essere oggetto di una decisione complessiva da parte del Governo austriaco, un «package deal», come venne definito.

La discussione sulla proposta italiana, tuttavia, rimase interrotta dalla nuova ondata di attentati in Alto Adige, iniziata – come si è accennato – in coincidenza con la ripresa dei contatti italo-austriaci, con l’attentato di Passo Vizze del 23 maggio 1966, proseguita nei mesi di giugno e luglio e culminata il 9 settembre nell’attentato di Malga Sasso, che diede luogo a una prima crisi nei rapporti italo-austriaci sul problema del terrorismo. Dal 12 al 15 settembre si svolse il dibattito alla Camera dei Deputati sul problema del terrorismo in Alto Adige e il 6 ottobre il Governo italiano presenta quello austriaco la nota sul terrorismo, nella quale si indicava in modo esplicito l’esistenza di una matrice austriaca e – soprattutto – si affermava che i terroristi trovavano «accoglienza» in territorio austriaco.

2.2.4. I «chiarimenti» Moro alla SVP e l’accettazione condizionata austriaca della proposta italiana (dal 6 ottobre 1966 al 25 giugno 1967). Il Governo austriaco non diede subito la propria risposta sulla «seconda proposta globale» italiana. Come già era avvenuto in seguito alla presentazione della proposta di Saragat, infatti, la risposta venne rinviata per un nuovo ritorno alla «dimensione interna». Il 7 settembre 1966 Magnago chiese a Moro un nuovo colloquio per avere dei «chiarimenti», ritenuti «strettamente necessari» dall’esecutivo della SVP. Il colloquio di Moro con Magnago

– dunque il secondo, dopo quello del 1° aprile 1965 – ebbe luogo il 20 ottobre 1966 (D. 178). Le richieste formulate verbalmente da Magnago nell’incontro risultano da un appunto trasmesso a Moro da Alcide Berloffa il 27 ottobre, in cui erano elencate quindici questioni (D. 180). Successivamente, nell’ultima decade di novembre, Magnago invia Moro un appunto scritto, nel quale erano elencate quattordici questioni, una versione lievemente modificata dell’elenco presentato verbalmente e riportato nell’appunto di Berloffa (D. 186, Allegato I), insieme a un secondo appunto, sempre di Magnago, in cui erano elencate altre cinque questioni (D. 186, Allegato II). Complessivamente le nuove richieste avanzate erano ventitré.

Le richieste di «chiarimenti» di Magnago furono discusse in due riunioni del comitato di ministri, il 7 novembre e, successivamente alla trasmissione dell’elenco scritto, il 9 dicembre 1966. Il primo comitato di ministri fu consacrato alla questione della garanzia internazionale, con la partecipazione dei giuristi, il Prof. Giuseppe Sperduti, il Prof. Riccardo Monaco, il Prof. Francesco Capotorti, il Prof. Leopoldo Elia e il Prof. Roberto Ago (DD. 183 e 184). Nel secondo comitato di ministri, del 9 dicembre, venne decisa la risposta da dare, caso per caso, alle varie richieste: a parte la richiesta di ancoraggio internazionale e le altre richieste concernenti la parte formale, tredici risposte affermative o parzialmente affermative, cinque negative e cinque in cui ci si riservavano approfondimenti (D. 190). Moro ebbe un terzo colloquio con Magnago il 21 gennaio 1967 (D. 193) e il 15 febbraio fece consegnare un dettagliato appunto con i «chiarimenti» e gli «approfondimenti» relativi alle richieste, le quali in parte venivano accolte (la competenza legislativa secondaria anziché terziaria in materia di esercizi pubblici; l’utilizzazione di programmi televisivi austriaci e tedeschi; le richieste sulla scuola; la richiesta sui provvedimenti assunti per motivi di ordine pubblico), in parte erano respinte (la richiesta relativa ai ladini, in quanto né l’Austria né gli altoatesini di lingua tedesca avevano titolo a discutere le richieste dei ladini; il trasferimento di attribuzioni in materia di tenuta delle anagrafi; l’attribuzione alla Provincia della competenza primaria in materia di istruzione professionale) e in parte erano oggetto di dettagliate spiegazioni sul contenuto delle disposizioni già previste (le richieste in materia di uso della lingua tedesca; l’approvazione del bilancio provinciale; la competenza primaria anziché secondaria in materia di edilizia scolastica; l’istituzione di ruoli speciali per gli enti parastatali) (D. 194, Allegato).

Il 15 e 16 aprile si svolse una riunione tripartita a Innsbruck, nel corso della quale venne deciso di comunicare l’accettazione austriaca della proposta italiana (D. 211), comunicazione che venne effettuata da Lenthal a Gaja il 20 aprile, insieme – tuttavia – alla richiesta di una riunione segreta fra gli esperti per concordare un adeguamento dei progetti di dichiarazioni dei due Governi, elaborati nel 1964, al fine di rendere «piefficace» la garanzia della Corte dell’Aja: la garanzia proposta dal Governo italiano, se ne doveva desumere, non era ritenuta abbastanza efficace (DD. 212 e 213). Dunque, dopo i «chiarimenti» a Magnago sulle misure, veniva riaperta la discussione sulla garanzia internazionale. Il 5 maggio, inoltre, Lenthal presenta Fanfani un appunto contenente una sequenza in nove punti delle «modalità di chiusura della controversia», aggiungendo oralmente altre due richieste: quella di escludere dalle due dichiarazioni dei Governi italiano e austriaco l’esposizione dei reciproci punti di vista giuridici e quella di aumentare da due a quattro il numero degli «agenti» che dovevano essere nominati prima di adire la Corte dell’Aja nel caso di una nuova controversia. Nella stessa occasione Gaja consegnall’Ambasciatore austriaco un «questionario» finalizzato a ottenere una serie di chiarimenti sul significato effettivo dell’accettazione austriaca delle proposte italiane del 18-20 luglio 1966 (D. 216). I chiarimenti austriaci sull’accettazione delle proposte italiane furono esplicitati in un appunto consegnato il 17 maggio da Lenthal a Gaja (D. 217, Allegati I e II). La risposta austriaca alle proposte italiane, dunque, era articolata in quattro formulazioni: la risposta verbale di Lenthal del 20 aprile, il promemoria consegnato da Lenthal il 5 maggio, la comunicazione verbale dello stesso giorno e i chiarimenti del 17 maggio. In sostanza, la nuova proposta «globale» italiana del 18-20 luglio 1966 aveva dato luogo a una richiesta di revisione delle misure (i «chiarimenti» sottoposti da Magnago e, in parte, concessi da Moro) e a un’accettazione da parte del Governo austriaco, condizionata peralla revisione delle garanzie.

L’ottavo incontro dei rappresentanti dei Ministri – Gaja e Toscano da parte italiana, Kirchschläger e Kathrein da parte austriaca – ebbe luogo a Londra il 19-20 giugno 1967 (DD. 225 e 226). Si trattdi un incontro essenzialmente interlocutorio; venne programmato un nuovo incontro che si sarebbe dovuto svolgere nel luglio successivo, ma, subito dopo l’incontro di Londra, si era aperta una nuova e pigrave crisi sul terrorismo che interruppe i contatti italo-austriaci fino all’ottobre successivo.

2.2.5. La crisi di Cima Vallona e gli incontri di New York (dal 25 giugno 1967 al 19 maggio 1968). La sentenza pronunciata dal Tribunale di Linz il 31 maggio 1967 e la strage di Cima Vallona del 25 giugno, come si è detto, aprirono una vera e propria crisi fra l’Italia e l’Austria. Il Governo italiano decise di esercitare il veto all’ammissione dell’Austria alla CECA e alla CEE, decisione che suscitl’immediata reazione del Governo di Vienna.

Dopo la crisi seguita all’attentato, dal settembre 1967 prese avvio una fase graduale di progressi. L’8 settembre ebbe luogo una nuova riunione tripartita a Salisburgo, al termine della quale venne rilasciata una dichiarazione secondo la quale la posizione del Governo austriaco, dei tirolesi e della SVP per quanto riguardava la questione dell’«ancoraggio internazionale» si era modificata: non si parlava pidi un «ancoraggio efficace», bensì dell’«efficacia dell’ancoraggio», una sottile distinzione che sottintendeva un mutamento di approccio (D. 258). La ripresa dei contatti, dopo la crisi di Cima Vallona, venne avviata con i due incontri Toscano- Tončić a New York, il 1° ottobre (D. 267) e il 5 ottobre 1967 (D. 270)79. Il Ministro degli Esteri austriaco formulla proposta che doveva sbloccare la questione dell’«ancoraggio» (successivamente definita come «formula Tončić»): la rinuncia alla garanzia giuridica per ripiegare su una garanzia politica, consistente nel rilascio della quietanza austriaca al momento del «trapasso» dei poteri dalla Regione alla Provincia di Bolzano e il contemporaneo impegno sul deferimento alla Corte dell’Aja delle eventuali controversie. Toscano contropropose, per accettare tale impostazione, tre richieste: che, nel periodo necessario per l’attuazione delle misure, l’Austria non avrebbe preso alcuna iniziativa internazionale (il cosiddetto «standstill agreement»); che, subito dopo l’approvazione dei disegni di legge relativi alle misure, l’Austria avrebbe dichiarato chiusa la vertenza; e che tutte le future controversie sull’accordo De Gasperi- Gruber sarebbero state deferite alla Corte dell’Aja, essendo escluso un ricorso in sede politica o ad altro organismo. Nell’incontro del 5 ottobre Tončić precisò la formula da lui proposta e si dichiard’accordo sia sullo «standstill agreement», che sul rilascio della quietanza, che sul deferimento esclusivo alla Corte dell’Aja delle controversie future. Inoltre, Tončić dichiarò che il Governo stava predisponendo le nuove misure contro il terrorismo, affermazione che, evidentemente, diede a Toscano l’occasione per proporre, allo scopo di risolvere la questione del veto, l’adozione di «una nuova legislazione appositamente studiata per reprimere senza pietà il terrorismo», in cambio dell’eliminazione del veto per l’accessione al MEC.


79 In effetti gli incontri fra Toscano e Tončić a New York risultano essere stati quattro, ma due sono quelli su cui Toscano redasse un appunto e quindi sui cui contenuti si discusse.

Dal 17 al 19 novembre 1967 si svolse a Londra il nono incontro bilaterale fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri (D. 293), al quale parteciparono anche i due esperti giuridici, il Prof. Giuliano Vassalli e l’avvocato generale Viktor Liebscher. Si presentarono quattro nuovi problemi. Il primo problema fu la richiesta austriaca di concordare la stesura definitiva del «pacchetto» delle misure. I rappresentanti italiani opposero un rifiuto, in quanto i provvedimenti a favore delle popolazioni altoatesine che il Governo aveva deciso di adottare, in aggiunta a quelli già discussi, non potevano essere comunicati in modo ufficiale in quanto tale comunicazione avrebbe potuto essere considerata come un accordo. Il Governo italiano sarebbe stato disposto solo ad «informare de facto» il Governo austriaco sul contenuto del «pacchetto». Il secondo problema fu che i rappresentanti austriaci non confermarono le due proposte formulate da Tončić a New York, relativealla sospensione di qualunqueiniziativa per un periodo di quattro anni dopo la presentazione del «pacchetto» (la «tregua» o «standstill agreement») e alla rinuncia a esperire altri ricorsi ad istanze internazionali, che non fossero la Corte dell’Aja, successivamente alla stipulazione dell’accordo sulla giurisdizione di quest’ultima: in tal modo si aprì il problema di stabilire il momento dell’entrata in vigore dell’accordo sulla Corte dell’Aja rispetto alla quietanza austriaca. Il terzo problema che si presentfu quello di stabilire quale atto sarebbe stato assunto quale momento conclusivo dell’attuazione del «pacchetto» di misure, in vista del conseguente rilascio della quietanza austriaca. Infine, da parte austriaca non si confermla disponibilità a discutere sulle misure legislative per la repressione del terrorismo (vedi anche D. 295).

Il 29 novembre venne convocata una riunione tecnica, con il prefetto Luigi Giovenco e i professori Monaco e Sperduti per esaminare il problema del momento del rilascio della quietanza austriaca, in relazione all’esecuzione delle misure previste dal «pacchetto». Dalla riunione scaturì la proposta, definita successivamente «formula Giovenco», che si articolava in due alternative: secondo la prima («formula a»), il momento del trasferimento alla Provincia delle competenze previste dal «pacchetto» sarebbe stato definito come il momento in cui sarebbe stata consentita l’emanazione di tutte le leggi e norme di attuazione previste nel «pacchetto»; in tal caso, la legge costituzionale e gli altri provvedimenti legislativi sarebbero stati emanati entro il termine di quattro anni dalla dichiarazione del Presidente del Consiglio al Parlamento; nella seconda alternativa («formula b»), il trasferimento alla Provincia delle competenze previste sarebbe stato definito come il momento in cui sarebbero state emanate la legge costituzionale e le altre norme di legge, recanti l’indicazione di un termine per le norme di attuazione; in tal caso, la legge costituzionale e le altre norme di legge per il passaggio dei poteri alla Provincia sarebbero state emanate entro due anni dalla dichiarazione del Presidente del Consiglio e nella legge costituzionale sarebbe stato contenuto un articolo ai sensi del quale le norme di attuazione sarebbero state emanate entro diciotto mesi dall’entrata in vigore della legge stessa; qualora la commissione paritetica non avesse provveduto a elaborare i testi, i provvedimenti sarebbero stati elaborati dal Governo nei sei mesi successivi, e, in difetto dei provvedimenti del Governo, la Provincia sarebbe stata legittimata ad assumere le funzioni amministrative con legge provinciale. In tal modo, si sarebbe creato un automatismo nel passaggio dei poteri alla Provincia (D. 307).

Quindi, il 6-7 dicembre 1967 ebbe luogo a Londra il decimo incontro bilaterale dei rappresentanti (D. 314). Toscano propose la «formula Giovenco» nelle due formulazioni (la «formula a» e la «formula b»). Venne inoltre discusso il «calendario operativo», vale a dire la sequenza di atti che avrebbe portato alla conclusione della controversia. Nel corso delle discussioni, a proposito del problema del terrorismo, Toscano avanzla proposta di una dichiarazione del Cancelliere sull’intenzione del Governo di attuare delle misure per combatterlo, mentre Kirchschläger comunicche l’Austria aveva intenzione di ratificare la convenzione europea per l’estradizione. Venne infine discussa anche la proposta austriaca di un accordo di amicizia e collaborazione, in merito al quale Toscano osservche vi si sarebbe potuta inserire una frase circa l’inviolabilità delle frontiere. L’11 dicembre ebbe luogo, a Parigi, un incontro fra Tončić e Haymerle, da parte austriaca, e i due rappresentanti italiani, Gaja e Toscano, in cui Tončić ribadì che non era possibile modificare le norme penali, il che avrebbe comunque richiesto un periodo di tre anni, mentre la strada da percorrere era quella della collaborazione fra le forze di polizia (D. 317).

Il 10 gennaio 1968 venne consegnato a Ducci un promemoria austriaco contenente le risposte austriache alle proposte formulate dai rappresentanti italiani nell’incontro di Londra, in gran parte positive (D. 334). Rimaneva tuttavia aperta la questione della richiesta austriaca della consegna del «pacchetto» con le integrazioni intervenute nei colloqui con Magnago – destinata in seguito a dar luogo a discussioni prolungate – e il problema delle modalità di attuazione del passaggio dei poteri alla Provincia, dato che l’Austria non aveva accettato la formula automatica, la cosiddetta «formula Giovenco».

Subito dopo la consegna del promemoria del 10 gennaio intervennero la crisi politica austriaca e la decisione di Klaus di operare un rimpasto governativo che investiva il Vice Cancelliere, il Ministero dell’Interno, quello delle Finanze e quello degli Esteri. Tončić rassegnò le dimissioni il 19 gennaio 1968 e fu sostituito da Kurt Waldheim, un diplomatico che conosceva la questione.

2.2.6. La definizione degli atti formali e del «calendario operativo» (dal 19 maggio 1968 al 31 gennaio 1969). La fine della quarta legislatura in Italia e la formazione di un nuovo Governo comportarono una nuova pausa nello sviluppo della controversia. Il 19-20 maggio 1968 si svolsero le elezioni politiche, a seguito delle quali il 24 giugno venne formato il Governo Leone II, con Giuseppe Medici al Ministero degli Affari Esteri.

Dopo la presentazione del nuovo Governo italiano, a partire dall’incontro dei rappresentanti a Parigi, il 24-25 luglio 1968, sino a quello di Ginevra, il 30-31 gennaio 1969, vennero compiuti progressi consistenti nella definizione degli aspetti formali della chiusura della controversia. Il fatto nuovo che si presentfu l’affermazione, da parte di Waldheim, della propria intenzione di rinunciare alla richiesta dell’«ancoraggio giuridico»(80), facendo propria la soluzione già enunciata da Tončić, vale a dire


80 Il 20 gennaio Ducci riferì che, secondo Haymerle, Waldheim avrebbe abolito le due espressioni «konkludente Handlung» e «Verankerung»: vedi L. Ducci a Gaja del 20 gennaio 1968, D. 344; vedi T. Ducci del 27 giugno 1968, D. 398; T. Ducci del 1° luglio 1968, D. 399; appunto della DGAP dell’11 luglio 1968, D. 403.

trasformando la formula di «Verankerung» o di «konkludente Handlungen» in quella pivaga di «Absicherung». Il Ministro degli Esteri austriaco, nella riunione tripartita di Innsbruck del 15 luglio, in cui incontr«esponenti del Nord e del Sud Tirolo», spiegche era necessario rispettare i punti di vista giuridici delle due parti e che quindi non si poteva chiedere all’Italia un «ancoraggio giuridico che internazionalizzerebbe il pacchetto» (D. 407)81.

Il 24-25 luglio 1968 si svolse a Parigi l’undicesimo incontro fra i rappresentanti, nella nuova formazione: Gaja e Toscano, da parte italiana; Halusa, Kathrein e Tschofen, da parte austriaca (D. 409). I rappresentanti italiani formularono tre proposte: per quanto riguardava il momento del rilascio della quietanza (la determinazione del momento del passaggio dei poteri alla Provincia), l’accettazione della «formula Giovenco» (ovvero automatica), fissando una data per il rilascio della quietanza; sul problema dello scambio delle ratifiche relative all’accordo sulla Corte dell’Aja, la formula proposta da Tončić l’11 dicembre 1967; sulla richiesta di comunicazione del «pacchetto», la comunicazione «de facto». Gli austriaci risposero di considerare le proposte italiane «costruttive» e si riservarono una risposta. Venne inoltre discusso nuovamente il «calendario operativo», di cui si era parlato nell’incontro di Londra del 6-7 dicembre 1967, vale a dire la sequenza cronologica di atti con cui si sarebbe perfezionata la conclusione della controversia. Il 30 agosto Lenthal consegna Gaja la proposta austriaca di calendario operativo, che si apriva, come primo atto, con la consegna del «resto del pacchetto» (vale a dire le modifiche intervenute a seguito dei chiarimenti consegnati da Moro a Magnago) (D. 423, Allegato). A partire da questo momento, quindi, prese avvio il processo di definizione della successione di atti formali per la conclusione della controversia.

Il 9-10 settembre 1968 si svolse quindi, a Parigi, il dodicesimo incontro fra i rappresentanti dei Ministri, al quale intervennero Gaja e Toscano da parte italiana e Halusa, Kathrein e Tschofen da parte austriaca (D. 428). Halusa dichiarche «i tirolesi» (intendendo, si suppone, sia i rappresentanti del Land Tirol che quelli della SVP) avevano dato il consenso alla giurisdizione della Corte dell’Aja, «senza che questa sia necessariamente competente a conoscere anche delle misure del “pacchetto”, ma solo dell’interpretazione ed esecuzione dell’accordo di Parigi». L’unico punto di divergenza era costituito dalla determinazione del momento di attuazione del «pacchetto» (dunque la «clausola automatica»), mentre sul resto il Governo austriaco accoglieva le proposte italiane. Venne inoltre precisato che il termine proposto per il rilascio della quietanza era di novanta giorni e quello per lo scambio delle ratifiche dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja di ottantanove giorni, dunque con un giorno di sfasamento. Sulla determinazione del momento del passaggio dei poteri alla Provincia gli austriaci si dissero disposti ad accettare la formula automatica, a condizione che tale passaggio si intendesse avvenuto dopo l’emanazione di tutti i regolamenti e le misure attuative

(D. 429). Infine, nella riunione di Parigi venne discusso il calendario operativo.

Quindi, il 12 ottobre, si svolse a New York il tredicesimo incontro dei rappresentanti dei Ministri, al quale presero parte Gaja e Quaroni, da parte italiana, e Halusa,


81 Nella riunione tripartita di Innsbruck del 15 luglio 1968 Waldheim propose la modifica della formula «wirksame Verankerung» in «vernuenftige Garantie»: vedi colloquio di Ducci con Tschofen del 17 luglio 1968, D. 407.

Kathrein e Tschofen, da parte austriaca. Per quanto riguardava la determinazione del momento di attuazione del «pacchetto», questi ultimi modificavano in parte la propria posizione, affermando che non sarebbe stata necessaria l’emanazione di tutte le leggi e di tutti i regolamenti, ma sarebbero state prese in considerazione solo alcune misure amministrative, specificatamente indicate. Anche il termine per il rilascio della quietanza veniva modificato da novanta a sessanta giorni. Inoltre, riguardo alla dichiarazione del Cancelliere di solenne condanna del terrorismo, gli austriaci chiesero che la stessa non figurasse nel calendario operativo (D. 436 e Allegato).

Nel quattordicesimo, quindicesimo e sedicesimo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri, che si svolsero rispettivamente a Parigi, il 28-29 novembre e il 14 dicembre, e a Ginevra il 30-31 gennaio 1969, vennero definite le questioni aperte sugli atti formali e sul calendario operativo. Nella riunione del 28-29 novembre da parte austriaca venne accolto il principio che, ai fini del rilascio della quietanza, il «pacchetto» si sarebbe considerato eseguito con l’entrata in vigore della legge costituzionale, delle leggi ordinarie e delle norme di attuazione, ma alla condizione che due delle misure amministrative (la modifica dell’art. 18 del regolamento di esecuzione del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza e il riconoscimento della personalità giuridica all’Associazione Reduci e Vittime di Guerra Altoatesini) fossero attuate mediante provvedimenti legislativi. In merito alla dichiarazione del Cancelliere austriaco di condanna del terrorismo, si convenne che essa avrebbe preceduto il calendario operativo e non avrebbe fatto parte di esso. Inoltre venne raggiunto un accordo su vari punti del calendario operativo (D. 444 e D. 445, Allegato: testo del calendario operativo). Nella riunione del 14 dicembre vennero esaminati i testi degli atti di chiusura della controversia e fu ancora discusso il problema del termine a quo dell’attuazione del «pacchetto» e quello del momento della firma dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja. Sulla questione del momento di attuazione del «pacchetto» venne concordata la formula: «il pacchetto si considererà eseguito quando entreranno in vigore la legge costituzionale, le leggi ordinarie e le norme di attuazione», essendo inteso che il termine a quo per il rilascio della quietanza sarebbe stato la pubblicazione sulla G.U. dell’ultima norma di attuazione (D. 452).

A seguito dell’incontro, il 4 gennaio 1969 Gaja consegna Lenthal i testi dei documenti di chiusura della controversia (D. 453, Allegato e D. 455). Prima dell’ultima riunione il Governo austriaco comunicdi essere irremovibile su tre questioni: la necessità che la firma dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja dovesse seguire la prima votazione della legge costituzionale italiana; il termine entro cui avrebbe dovuto essere ratificato l’accordo sulla Corte dell’Aja e rilasciata la quietanza doveva essere individuato in rispettivamente 49 e 50 giorni dal dies a quo; e, per considerare attuato il «pacchetto», occorreva che fossero attuate, oltre alle leggi costituzionali e ordinarie, anche due misure: la modifica dell’accordo fra lo Stato e la RAI sui programmi in lingua tedesca e la modifica del decreto legislativo sulla Commissione di vigilanza (D. 463). Il giorno precedente l’incontro dei rappresentanti del 14 dicembre, il Governo Leone era stato sostituito da un nuovo Governo, presieduto da Mariano Rumor con Pietro Nenni al Ministero degli Affari Esteri. Poche settimane dopo l’insediamento del nuovo esecutivo, il 29 gennaio, si svolse una riunione del comitato di ministri per l’Alto Adige, presieduta da Rumor e con la partecipazione di Nenni (D. 467).

Il 30-31 gennaio 1969, quindi, si svolse a Ginevra il sedicesimo incontro fra i rappresentanti: Gaja, Monaco, Sperduti e Capotorti da parte italiana e Halusa, Kirchschläger, Kathrein e Tschofen da parte austriaca (D. 468). Venne concordato che, come proposto dagli austriaci, il termine per lo scambio delle ratifiche relative all’accordo fosse posto a quarantanove giorni e il rilascio della quietanza austriaca a cinquanta giorni dall’emanazione dell’ultima norma di attuazione della legge costituzionale; da parte italiana si diede anche il consenso a considerare la consegna dei «chiarimenti» sul «pacchetto» come «una precondizione del calendario operativo», chiedendo che la dichiarazione austriaca sul terrorismo avesse il medesimo trattamento; riguardo al rapporto temporale fra la firma dell’accordo sulla Corte dell’Aja e la prima votazione della legge costituzionale italiana Capotorti propose la formula «La votazione finale della legge di ratifica nel Parlamento austriaco non potrà avvenire oltre la data del voto finale di approvazione della legge costituzionale italiana», che venne accettata. Venne quindi stesa una versione definitiva del calendario operativo (D. 468, Allegato).

Rimanevano ancora sei questioni minori(82) da definire in una successiva riunione di esperti, prevista per il 19 febbraio o, se non fosse stato possibile, il 1° marzo, che, tuttavia, avrebbe dovuto svolgersi dopo la fine della «rilettura del pacchetto», allora in corso «sul piano interno», vale a dire fra la Presidenza del Consiglio e la SVP (DD. 469 e 470).

2.2.7. La «rilettura del pacchetto» (dal 31 gennaio al 28 marzo 1969). In tutto il corso degli incontri bilaterali italo-austriaci dalla fine del 1967 alla fine del 1968 l’argomento delle discussioni fu costituito dalla parte formale – la «garanzia internazionale», la determinazione del momento del passaggio dei poteri alla Provincia per la determinazione del momento del rilascio della quietanza, il momento dell’entrata in vigore dell’accordo sulla competenza della Corte dell’Aja e la natura di tale competenza e la sequenza del «calendario operativo» – mentre il contenuto del «pacchetto» di provvedimenti a favore delle popolazioni altoatesine venne considerato, da parte italiana, ormai definito sulla base della «seconda proposta globale» presentata il 18-20 luglio 1966 e delle ulteriori misure risultanti dai «chiarimenti» di Moro consegnati a Magnago il 15 febbraio 1967 (il cosiddetto «resto del pacchetto»). Tale assunto risultnon del tutto corretto.

Il Governo austriaco – come si è visto – aveva pivolte richiesto la consegna da parte di quello italiano del testo delle misure a favore delle popolazioni altoatesine e il confronto bilaterale sul loro contenuto. Il 30 agosto 1968, nel testo del calendario operativo proposto dall’Austria, figurava, come atto preliminare al calendario stesso, un «colloquio tra gli altoatesini e il Prefetto Giovenco allo scopo di confrontare il testo del pacchetto redatto da parte altoatesina con quello italiano» (D. 423, Allegato). Nell’incontro di Parigi del 28-29 novembre 1968 Halusa comunica Gaja che, pur non intendendo l’Austria riaprire la questione del contenuto del «pacchetto», Magnago


82 Esse erano: 1) il rapporto temporale tra la firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja e la prima votazione della legge costituzionale italiana; 2) la definizione del concetto di attuazione del pacchetto con riguardo alle misure in materia televisiva; 3) la composizione e i terms of reference del comitato italiano incaricato di preparare i provvedimenti per l’Alto Adige; 4) l’incidenza di un eventuale ritardo nell’emanazione del decreto per il passaggio degli uffici e del personale regionale alla Provincia di Bolzano, sul computo dei termini per lo scambio delle ratifiche dell’accordo relativo alla Corte dell’Aja e per il rilascio della quietanza austriaca; 5) la contemporaneità o meno fra il riconoscimento della personalità giuridica della Stiroler Alpenverein e quello dell’Associazione Reduci e Vittime di Guerra Altoatesini;

6) il problema della eventuale autenticazione dei documenti di chiusura della controversia (D. 468).

avrebbe chiarito a Roma, con le autorità competenti, «qualche divergenza formale»

(D. 444). Nel dicembre 1968 Magnago e Berloffa effettuarono un confronto fra i testi del «pacchetto» di misure – il testo del Ministero dell’Interno italiano e quello della SVP – e dal confronto risultarono delle divergenze: cidel resto – come si è detto – era stato già previsto dal Governo austriaco, dunque Magnago ben sapeva di voler riaprire alcune questioni, senza necessità reale di effettuare un confronto di testi. Nel gennaio 1969 Wallner chiese nuovamente la comunicazione dei «chiarimenti Moro» sia al Governo austriaco che a Magnago. Successivamente, in un momento che non è stato possibile individuare con precisione dalla documentazione, ma che si colloca nel mese di gennaio, il Governo austriaco fece sapere che Magnago avrebbe preso «contatto direttamente sul piano interno con la Presidenza del Consiglio per ottenere ulteriori “chiarimenti”» (D. 466).

I contatti fra Magnago e la Presidenza del Consiglio si svolsero nel febbraio-marzo 1969. Oggetto degli incontri fu il confronto fra il testo del «pacchetto» di misure predisposto dalla Presidenza del Consiglio – vale a dire l’edizione del gennaio 1968 delle misure(83) – e il testo approvato dal comitato esecutivo della SVP del 23 marzo 1967, confronto definito «rilettura del pacchetto»(84). Magnago formulcomplessivamente cinquantatré richieste che, secondo la Presidenza del Consiglio, erano modifiche o aggiunte al «pacchetto» precedentemente approvato(85). Il 28 marzo Magnago ebbe un incontro con Rumor, del quale non risultano verbali o appunti(86), in cui chiese che venissero accolte le cinquantatré rettifiche secondo il testo della SVP del «pacchetto», così come modificato a seguito dei «chiarimenti Moro». Secondo il punto di vista austriaco, non si trattava di nuove richieste, bensì di divergenze interpretative su quanto Moro aveva accordato nel corso dei tre colloqui con Magnago. La Presidenza del Consiglio, invece, considerava tutte le cinquantatré divergenze come delle nuove richieste e – secondo quanto Nenni dichiara Waldheim il 13 maggio a Strasburgo – lo stesso Magnago aveva ammesso di fronte al partito che alcune delle divergenze erano in realtà nuove richieste(87). Le principali questioni sollevate, che costituivano, secondo il Governo italiano, nuove richieste, erano: il passaggio alla Provincia del personale addetto alla scuola ladina; l’obbligo della residenza quadriennale nella Provincia per l’esercizio del diritto elettorale; la conservazione dell’anzianità di iscrizione nelle liste di collocamento; l’accoglimento del principio dell’uso disgiunto dell’italiano e del tedesco; la tutela delle minoranze di lingua tedesca e ladina quale interesse nazionale. A queste si doveva aggiungere la richiesta di adottare il criterio interpretativo generale delle misure, secondo il quale nella definizione delle norme di legge si sarebbe dovuto tenere conto di quanto enunciato nella relazione finale della Commissione «dei diciannove» (D. 488).


83 Vedi piavanti, par. 2.5.


84 Dalla documentazione non risultano particolari su come venne effettuata tale rilettura, ma sembra che la stessa fu effettuata da Magnago con Berloffa e il Prefetto Giovenco.


85 Vedi appunto DGAP del 9 maggio 1969, D. 488. Vedi in tal senso anche appunto di Gaja del 12 marzo 1969, D. 483 sul «tentativo di inserire una quantità di nuove interpretazioni e di nuove istanze nel pacchetto, quale era stato definito dall’On. Moro nel marzo 1967 e, dallo stesso On.le Moro, dichiarato intangibile e irrevocabile».


86 Vedi appunto Nenni del 15 aprile 1969, D. 485.


87 Vedi colloquio fra Nenni e Waldheim a Strasburgo del 13 maggio 1969, D. 490. E, in tal senso, vedi L. Nenni a Rumor del 13 maggio 1969, D. 491.

La «rilettura del pacchetto» riconduceva la questione altoatesina sul piano interno e in questa ottica era gradita al Governo italiano, dato che la comunicazione delle misure ai rappresentanti di un partito italiano non poteva configurarsi come un atto giuridico internazionale. Tuttavia, la «rilettura» aveva dato alla SVP la possibilità di ridiscutere il contenuto delle misure, che invece in Italia si considerava ormai definitivo. In effetti, dopo la consegna dei «chiarimenti Moro», il 15 febbraio 1967

(D. 194, Allegato), il 23 marzo l’esecutivo della SVP aveva approvato a maggioranza una risoluzione che, al secondo paragrafo, raccomandava al congresso provinciale del partito «l’accettazione di queste misure previste dal Governo (“pacchetto”) [...], anche se il “pacchetto” non contiene tutte quelle competenze necessarie per una effettiva autonomia» (D. 208 Allegato II). L’8 aprile Magnago aveva comunicato a Moro la risoluzione dell’esecutivo, dichiarando di sentire il bisogno – così scriveva – «di non tralasciare questa occasione senza averle rivolto i miei pivivi e sentiti ringraziamenti per tutti gli sforzi da lei compiuti, soprattutto personalmente, a che si possa trovare una soluzione accettabile per le due parti» e lo aveva pregato, «nonostante qualche delusione», di continuare nella sua opera «assidua, paziente e convinta» per dirimere le difficoltà che ancora esistevano. Le delusioni a cui si riferiva Magnago erano relative alla circostanza che l’esecutivo richiedeva ancora una soluzione per l’«ancoraggio internazionale» e che, pertanto, esso non aveva recepito il carattere unitario della proposta italiana (D. 209). Il 20 aprile, a seguito della riunione tripartita di Innsbruck del 15-16 aprile, l’Ambasciatore austriaco, Lenthal, aveva comunicato a Gaja che il Governo era disposto ad «accettare il pacchetto nella forma in cui è stato esaminato dall’Esecutivo del PPS il 23 marzo 1967» (D. 212), espressione forse non del tutto chiara, ma che non poteva implicare nuove richieste, sino a quel momento sicuramente ignote al Governo italiano.

Senonché, in realtà, l’esecutivo della SVP aveva deciso di approvare il «pacchetto» sulla base di una serie di «note interpretative» e di modifiche, apportate al testo comunicato da Moro il 15 febbraio. Dunque, la decisione dell’esecutivo, apparentemente favorevole al «pacchetto» sulla base dei «chiarimenti Moro», in realtà non aveva approvato le proposte italiane, bensì una versione da esso stesso modificata. Il 27 aprile – dopo la comunicazione austriaca di accettazione delle proposte – Magnago aveva trasmesso alla Presidenza del Consiglio «una sintesi delle differenze di carattere sostanziale o formale fra il testo governativo delle misure e quello approvato dall’esecutivo» della SVP. L’Ufficio Regioni aveva predisposto una nuova edizione del testo governativo del «pacchetto», nella quale, tuttavia, non erano incluse le modifiche richieste da Magnago né le «note interpretative», che, del resto, il Governo non aveva mai deciso, né comunicato, di accettare(88). Da parte italiana, dunque, si considercome accettato e definitivo il «pacchetto» delle misure proposte il 18-20 luglio 1966 con le modifiche contenute nei «chiarimenti Moro» comunicati, per iscritto, il 15 febbraio 1967, sul quale si doveva essere pronunciata la SVP, senza tenere conto delle modifiche apportate unilateralmente dalla SVP e trasmesse al Governo il 27 aprile 1967. L’esistenza di una divergenza fra i due pacchetti – benché presumibilmente nota sia a Magnago che al Governo austriaco – non venne chiarita per quasi un anno, fino alla


88 Così si afferma in un appunto dell’Ufficio Regioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 19 giugno 1969, D. 504, Allegato I.

«rilettura del pacchetto» e al colloquio Magnago- Rumor del 28 marzo 1969, alimentando nel Governo italiano l’illusione che si fosse ormai stabilito in modo definitivo l’elenco delle misure accettate.

2.2.8. L’ultima fase di preparazione della soluzione della controversia (dal 28 marzo al 6 agosto 1969). L’analisi della Presidenza del Consiglio sulle richieste di Magnago si svolse nell’aprile-maggio successivo e, mentre per quarantuno punti (su cinquantatré) si erano individuate delle soluzioni di carattere formale soddisfacenti, rimanevano dodici richieste aperte, considerate irrinunciabili dalla SVP(89). Il 15 aprile l’Ambasciatore Lenthal fece presente a Nenni che Magnago si trovava in una situazione «drammatica», in quanto, se le richieste di «chiarimento» non fossero state accordate, egli si sarebbe trovato in minoranza davanti al proprio partito e pertanto avrebbe dovuto considerare il «pacchetto» come insufficiente (D. 485). Dunque, le cinquantatré richieste di «chiarimenti» dovevano essere tutte accolte per poter concludere la controversia. Il 13 maggio 1969 Nenni incontrWaldheim a Strasburgo. Il Ministro degli Affari Esteri austriaco sollecitil Governo italiano ad accettare le richieste di «chiarimento» avanzate da Magnago. Il problema, secondo Waldheim, era che nel 1967 – vale a dire dopo i «chiarimenti Moro» – l’esecutivo della SVP aveva raccomandato l’accettazione del «pacchetto» «a certe condizioni»; se non vi era l’accordo su «tutti i criteri di interpretazione esposti da Magnago», questi sarebbe dovuto tornare davanti all’esecutivo del partito per riferire che alcune condizioni non si erano verificate. Quindi le alternative erano che la Presidenza del Consiglio accettasse i dodici punti richiesti da Magnago oppure questi avrebbe dovuto nuovamente sottoporre la decisione all’esecutivo (D. 490).

Il 19 giugno la Presidenza del Consiglio formuluna proposta complessiva sulle cinquantatré richieste di Magnago, consistente nella redazione di sedici modifiche di carattere formale al testo delle relative misure del «pacchetto» e nella formulazione di diciotto note interpretative su ventidue punti del «pacchetto», mentre si sarebbero dovute sottoporre alla decisione politica quindici questioni(90) (D. 504, Allegato I). La comunicazione della risposta a Magnago venne tuttavia pivolte rinviata, come si vedrà, fino al 25 settembre, allo scopo di effettuarla dopo che fossero stati definiti con il Governo austriaco tutti gli aspetti formali della chiusura della controversia, evitando così che Magnago potesse avanzare nuove richieste per la successiva approvazione del «calendario operativo»: le risposte ai chiarimenti sulle misure dovevano essere consegnate insieme al calendario con gli atti formali, in modo da ricevere un’approvazione simultanea dalla SVP (in tal senso, D. 514). Venne inoltre stabilita la posizione italiana su alcune questioni che rimanevano da concordare nella successiva riunione degli esperti e si decise che le misure elaborate a seguito della «rilettura del pacchetto» sarebbero state poste in un fascicolo a parte con il titolo Chiarimenti o note interpretative.

Dal 2 luglio al 24 luglio si svolse un fitto calendario di colloqui fra Gaja e Lenthal sui dettagli piminuti degli atti formali e della loro successione, fino


89 L. Nenni a Rumor, Strasburgo 13 maggio 1969, D. 491 e T. Ducci del 16 maggio 1969, D. 493.


90 Venivano accolte le richieste relative alle misure 10, 25, 29/1, 32, 33, 35, 41, 42, 44, 51/1, 55, 64, 66, 67, 78, 84, 87, 88, 90/1, 91, 92, 95, 104/2, 105, 117, 120, 121 e all’art. 85, co. I, Statuto, mentre venivano accettate formule intermedie sulle misure 24, 29/2, 51/2, 79, 90/2, 94.

all’incontro Gaja- Halusa del 25 luglio. Uno degli argomenti principali dei colloqui Gaja- Lenthal fu la questione della consegna del «resto del pacchetto», già pivolte richiesta dal Governo austriaco. Il 12 marzo Lenthal aveva detto nuovamente a Gaja che da parte austriaca ci si attendeva dagli esperti italiani, nel prossimo incontro, la consegna del «resto del pacchetto», vale a dire «i chiarimenti, le indicazioni e tutti quegli altri elementi eventualmente utili per valutare il contenuto del pacchetto e la sua applicazione» (D. 483). Dunque, la «rilettura del pacchetto» da parte di Magnago non aveva fatto superare la richiesta di «consegna» di esso, già peraltro pivolte discussa. Il Governo italiano si era dichiarato disposto a effettuare la consegna solo in «via di fatto»: in altre parole la consegna non doveva poter configurare la conclusione di un sinallagma contrattuale. Doveva inoltre essere chiarito che per «consegna del pacchetto» si intendeva quella del «resto del pacchetto», quindi solo le ulteriori misure, a modifica della proposta del 18-20 luglio 1966, inserite dopo i «chiarimenti Moro» comunicati a Magnago nel 1967 e con esclusione delle indicazioni riguardanti le richieste respinte (DD. 508, 511, 512, 514). Il 14 luglio Lenthal chiese tuttavia anche la comunicazione dei chiarimenti e delle ulteriori «interpretazioni» del «pacchetto» fornite agli esponenti altoatesini; tali ulteriori chiarimenti, secondo la richiesta austriaca, avrebbero dovuto essere oggetto di una comunicazione verbale sotto dettatura, e in tal caso il Governo austriaco era pronto a rilasciare la dichiarazione che «una simile procedura non costituisce in alcun modo un tentativo di trarre conseguenze giuridiche dal fatto che vi è stata una informazione scritta» (come in seguito si disse, la comunicazione non veniva considerata una «konkludente Handlung»)91. Il Governo italiano, invece, era disposto a comunicare tali chiarimenti solo mediante «lettura lenta» di essi, e non sotto dettatura (D. 516). In un successivo incontro, Lenthal precische da parte austriaca non vi erano difficoltà a ricevere una dichiarazione italiana che escludesse il significato di «konkludente Handlung» alla lettura, ribaltando il significato giuridico della precedente offerta (D. 517). Vennero quindi ipotizzate da parte italiana tre diverse soluzioni: a) consegna del «resto del pacchetto» e informazione verbale mediante «lettura lenta» delle ulteriori precisazioni; b) consegna del «resto del pacchetto» e informazione verbale «fissabile per iscritto» sotto dettatura delle ulteriori precisazioni, con dichiarazione scritta da parte italiana, della quale l’Austria avrebbe accusato ricevuta, sulla esclusione di un accordo («konkludente Handlung»); c) consegna per iscritto del «pacchetto» completo e dei chiarimenti, con la dichiarazione scritta italiana di cui l’Austria avrebbe accusato ricevuta (D. 521). La soluzione prescelta dal Governo italiano fu la seconda (DD. 524 e 525).

Per quanto riguarda le altre questioni riguardanti gli atti formali sorsero pochi problemi. Il 26 marzo Lentahl aveva proposto una serie di modifiche ai testi di alcuni documenti di chiusura (D. 484), sulle quali Gaja aveva risposto il 24 maggio (DD. 498 e 499). In questa stessa occasione, Gaja aveva comunicato la posizione italiana su due argomenti sollevati dagli austriaci: la richiesta, formulata nell’incontro dei rappresentanti del 30-31 gennaio 1969, di «autenticare» i documenti di chiusura (D. 468), quale ultima delle questioni rimaste aperte, che Gaja dichiaressere inaccettabile, in quanto avrebbe portato all’internazionalizzazione del «pacchetto»; e la proposta avanzata da


91 A quanto risulta, analoga offerta era stata comunicata da Tschofen a Ducci il 12 luglio: vedi D. 519.

Halusa il 16 maggio (D. 493), di effettuare la dichiarazione sul terrorismo inserendola nell’intervento radiofonico settimanale del Cancelliere, anziché con un discorso al Consiglio Nazionale, anch’essa rifiutata da Gaja, in quanto la dichiarazione doveva avere un carattere solenne. Nell’incontro Gaja- Halusa a Parigi, del 25 luglio, furono definiti i testi degli atti formali, fu concordato il testo definitivo del «calendario operativo» e del «pre-calendario», vale a dire degli atti che dovevano precedere il calendario vero e proprio: a) l’espressione della volontà politica dei due Governi, da realizzarsi eventualmente attraverso un incontro politico; b) la consegna del cosiddetto «resto del pacchetto»; c) la dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo; e vennero esaminate le tre ipotesi per la comunicazione del «resto del pacchetto» (o «Restpaket») e dei chiarimenti (DD. 526 e 527).

La questione della comunicazione del «resto del pacchetto» fu, infine, definita nel successivo incontro fra Gaja e Kirchschläger, che si svolse a Roma il 1° agosto (D. 529), sulla base della seconda soluzione prospettata dal Governo italiano, soluzione confermata dal Governo austriaco l’8 agosto (ivi, nota 7). Venne inoltre concordato che le due dichiarazioni sul contenuto della comunicazione avrebbero avuto la forma di promemoria segreti con la sola data, essendo inteso che il Governo italiano si riservava di renderle pubbliche solo in caso di uso, a seguito di un’iniziativa austriaca davanti a un foro internazionale. Dunque, né la comunicazione del «pacchetto» e dei chiarimenti, né lo scambio di dichiarazioni sulla natura della comunicazione stessa sarebbero stati degli atti formali con contenuto giuridico.

In definitiva, il Governo italiano non avrebbe comunicato il «pacchetto» di 137 misure, nella forma in cui esso è noto, al Governo austriaco: quest’ultimo aveva ricevuto la proposta italiana del 16 dicembre 1964 e la sua modifica del 18-20 luglio 1966; come atto del pre-calendario, avrebbe ricevuto la consegna delle ulteriori misure contenute nei «chiarimenti Moro» (il c.d. «resto del pacchetto»), comunicati a Magnago nel febbraio 1967, nonché la «lettura lenta» e dettatura degli ulteriori chiarimenti forniti a Magnago, accompagnata dallo scambio di note segrete (o, meglio, dei promemoria datati) sul carattere non giuridico di tale comunicazione. La SVP, invece, aveva ricevuto dal Governo austriaco la comunicazione delle proposte italiane del 16 dicembre 1964 e del 18-20 luglio 1966, mentre aveva ricevuto direttamente dal Governo italiano i «chiarimenti Moro» del 15 febbraio 1967 e avrebbe ricevuto, prima dell’incontro politico, insieme al «calendario operativo», le ulteriori misure frutto della «rilettura del pacchetto». Sarebbe poi stata la SVP a consegnare al Governo austriaco il testo complessivo e definitivo del «pacchetto» di 137 misure. Con questa scomposizione delle diverse comunicazioni, a livello bilaterale e a livello interno, il Governo italiano aveva avuto cura di evitare che le misure a favore delle popolazioni altoatesine – frutto, come ribadito pivolte, di un’autonoma e unilaterale deliberazione – divenissero, per fatti concludenti, oggetto di un impegno giuridico internazionale e che quindi la soluzione della controversia passasse attraverso una novazione giuridica dell’accordo De Gasperi- Gruber.

Nei due incontri Gaja- Halusa, del 25 luglio, e Gaja Kirchschläger, del 1° agosto venne quindi raggiunta la conclusione dell’elaborazione della «seconda ipotesi globale italiana», elaborazione avviata nell’aprile 1966 e presentata al Governo austriaco il 18-20 luglio successivo(92). Già dal 5 luglio, tuttavia, si era aperta la crisi di Governo, a seguito della scissione del PSI e delle dimissioni dei ministri socialisti, con le conseguenti dimissioni di Rumor.

2.2.9. L’approvazione del «pacchetto» e l’incontro di Copenaghen (dal 6 agosto al 30 novembre 1969). Il 6 agosto venne costituito il secondo Governo Rumor, nel quale Aldo Moro ricopriva l’incarico di Ministro degli Affari Esteri, tornando quindi ad occuparsi della controversia sull’Alto Adige proprio nella sua fase conclusiva.

L’11 agosto si svolse una riunione presso la Presidenza del Consiglio, nel corso della quale venne stabilito che le risposte sulle cinquantatré questioni, le note di accompagnamento e il calendario operativo sarebbero stati consegnati a Magnago al pitardi entro il 20 agosto (D. 530)93, data poi spostata al 1° settembre (D. 531). La consegna venne tuttavia ulteriormente rinviata, tanto che Lenthal il 16 settembre si disse «vivamente preoccupato» del ritardo, che metteva Magnago in difficoltà di fronte al suo partito (D. 535). Il rinvio fu ancora protratto fino a quando, il 24 settembre, Waldheim fece comunicare il testo dell’intervento sull’Alto Adige che intendeva pronunciare l’indomani all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel quale era contenuta una «messa in mora» del Governo italiano per il ritardo nel comunicare la propria posizione sulle misure per il Sudtirolo, che aveva annunziato qualche tempo addietro. L’intervento sarebbe proseguito con un appello al Governo italiano «to take urgently the necessary steps, since the efforts to reach a satisfactory solution of the problem, which we have now pursued for many years, might otherwise be jeopardized», concludendo, in termini ultimativi: «I need not add that in that case we would have to reserve appropriate further steps» (D. 536). Waldheim fece sapere che se, nel frattempo, le risposte fossero state comunicate a Magnago, il discorso avrebbe potuto essere formulato diversamente. A questo punto, il 25 settembre, venne effettuata la prevista comunicazione a Magnago sia delle modifiche apportate al «pacchetto» a seguito della «rilettura» (insieme all’edizione del 1° gennaio 1968 del «pacchetto», che constava di 130 misure), sia del calendario operativo (D. 538)94, e conseguentemente Waldheim pronunciun discorso modificato e pipositivo sulla controversia con l’Italia, affermando, dopo la consueta esposizione dei precedenti, incentrata sull’accordo De Gasperi- Gruber e sulle due risoluzioni dell’Assemblea Generale, che l’Italia aveva formalmente comunicato la propria posizione sulle questioni ancora non risolte, posizione che sarebbe stata esamina


92 Vedi appunto Gaja del 2 agosto 1969: «Con l’incontro italo-austriaco di Parigi del 25 luglio u.s., che ha portato ad un accordo di massima circa il “calendario operativo”, si è chiusa, sul piano tecnico, una fase della controversia alto-atesina: quella dell’elaborazione definitiva della cosiddetta seconda ipotesi globale d’intesa. Come è, noto, tale ipotesi – il cui studio ebbe inizio nell’aprile 1965, subito dopo il respingimento, da parte di Vienna, delle «intese Saragat Kreisky» – venne presentata agli austriaci a Londra il 18 luglio 1966», DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 13.


93 Alla riunione erano presenti Gaja, Catalano, Giovenco, Gizzi, Berloffa, Bozzini e Pietromarchi.


94 Vedi La risposta del governo ai quesiti della Volkspartei, in «Il Corriere della Sera», 26 settembre 1969. Vedasi un promemoria senza data: «Materiale da consegnare al dott. Magnago: a) n. 20 modifiche al testo del “pacchetto” (edizione gennaio 1968); b) n. 25 note; c) Comitato preparatorio; commissione permanente; d) Calendario operativo», DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 13. Sulla reazione di Magnago circa le modifiche apportate, vedi Akten, vol.VII, D. 215.

ta per le decisioni da prendere sotto il profilo politico(95). Moro, da parte sua, l’8 ottobre pronunciun breve intervento nel quale dichiardi ritenere che la soluzione del problema dell’Alto Adige fosse «a portata di mano»(96).

Il giorno precedente l’intervento del Ministro degli Affari Esteri italiano, il 7 ottobre, ebbe luogo un colloquio fra Moro e Waldheim a New York, nel quale venne concordato lo svolgimento del successivo incontro politico, finalizzato a mettere in opera il calendario operativo, incontro che si sarebbe potuto tenere subito dopo il vertice europeo dell’Aja, previsto per l’1-2 dicembre (DD. 547 e 548). Prima, tuttavia, si sarebbe dovuta avere l’approvazione del «pacchetto» e del calendario operativo da parte della SVP, decisione tutt’altro che scontata e destinata ad aprire una serie di problemi di importanza non secondaria. In Austria, nel Tirolo e in Alto Adige, infatti, si aprì un acceso dibattito sulla conclusione della controversia, nel quale si contrapposero i sostenitori della tesi che, benché imperfetta, la soluzione dovesse essere approvata, a coloro che invece sostenevano che la soluzione proposta dal Governo italiano fosse peggiore di quella approvata il 23 marzo 1967 (vedi DD. 546 e 555). Il 20 ottobre l’esecutivo della SVP approvla chiusura della controversia, con una maggioranza di quarantuno voti favorevoli, ventitré contrari e due astenuti. Il congresso provinciale del partito, convocato il 23 novembre a Merano, approvanch’esso, seguendo le raccomandazioni dell’esecutivo, il «pacchetto» e il calendario operativo, ma con una maggioranza di appena il 53% dei votanti. Dunque, il risultato era sì favorevole, ma lungi dal dare alla chiusura della controversia quel consenso che sarebbe stato auspicabile. A tale risultato si aggiunse il problema dei testi delle due risoluzioni votate a maggioranza, quella dell’esecutivo e quella del congresso. La risoluzione dell’esecutivo affermava di considerare le misure come «atti di attuazione dell’Accordo di Parigi» e ribadiva, richiamando le mozioni approvate il 23 marzo e il 21 ottobre 1967, le quali richiedevano l’individuazione di un «efficace ancoraggio internazionale», che il calendario operativo avrebbe dovuto «garantire l’attuazione delle misure del pacchetto». Inoltre, l’esecutivo sosteneva che il suo consenso era valido solo per il «pacchetto», ma non anche per il calendario operativo, e che l’Austria avrebbe fatto la dichiarazione liberatoria solo quando, anche secondo il parere dei rappresentanti sudtirolesi, il «pacchetto» fosse stato attuato con tutte le misure: dunque, subordinava la «quietanza liberatoria», che era un impegno del Governo austriaco, al consenso della SVP (D. 556, Allegato). La risoluzione approvata dal congresso seguiva quasi pedissequamente quella del comitato esecutivo (D. 574, Allegato I). La fazione picontraria alla conclusione della vertenza, guidata da Egmont Jenny, che si era staccata dalla SVP già nel 1965 formando la Soziale Fortschrittspartei Stirols, si espresse contro l’approvazione del «pacchetto».

Insomma, l’ipotesi di chiudere il contenzioso accettando la proposta del Governo italiano veniva contestata da una minoranza molto consistente; e anche la maggioranza che l’aveva approvata lo aveva fatto con molte riserve, dichiarando di ritenerla una soluzione insufficiente e destinata a essere completata in seguito. A cisi aggiunse la questione di quale fosse il testo del «pacchetto» di misure approvato: la risoluzione approvata dall’esecutivo della SVP, infatti, affermava che l’approvazione riguardava


95 United Nations, General Assembly, Official Records, Twenty- Fourth Session, 1765th Meeting,Thursday, 25 September 1969, at 10:30, pp. 14-15.


96 Ivi, Wednesday, 8 October 1969, at 10:30, p. 1.

il «pacchetto», «il cui testo (insieme alle formule di interpretazione in esso contenute) [era] stato oggetto della Risoluzione» stessa; e, in effetti, risultava che, dopo la consegna effettuata il 25 settembre delle modifiche, la SVP avesse predisposto una propria versione integrata con spiegazioni e interpretazioni, non presenti nel testo predisposto dalla Presidenza del Consiglio italiana. La versione integrata e tradotta in tedesco del «pacchetto» di misure venne pubblicata sul «Volksbote» del Sudtirolo il 30 ottobre, sotto il titolo Massnahmen zugunsten der Bevkerung Stirols, indicato come testo approvato dalla SVP il 20 ottobre. Lo stesso 30 ottobre, inoltre, una casa editrice locale, la «ICA», pubblicun fascicolo contenente sia le Misure a favore delle popolazioni altoatesine (testo del Governo) sia le Massnahmen zugunsten der Bevkerung Stirols (Paket) (Freie Auslegung des Parteiausschusses der SVP). Si poneva, dunque, il problema di accertare se la SVP avesse approvato le misure proposte dall’Italia

o una versione diversa, come era già accaduto nel 1967, e se il conseguente impegno del Governo austriaco di rilasciare la quietanza liberatoria fosse condizionato all’attuazione di tale diversa versione, approvata dalla SVP. Anche nelle riunioni «tripartite» di Innsbruck, del 27-28 ottobre, era stato preso in esame il testo rielaborato dalla SVP

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Il 30 novembre 1969, subito prima – anziché, come previsto, subito dopo – del vertice europeo dell’Aja, alla fine della lunga elaborazione del «pacchetto» e del calendario operativo e a seguito dell’approvazione da parte della SVP, Moro e Waldheim ebbero a Copenaghen l’incontro conclusivo, l’ottavo incontro politico bilaterale sulla controversia altoatesina. Del colloquio fra i due Ministri degli Affari Esteri non venne redatto un verbale ufficiale ma solo un comunicato congiunto; da parte italiana non fu neppure predisposto un verbale interno(99) e ne conosciamo lo svolgimento dall’appunto preparatorio (D. 580) e dal telegramma inviato da Moro a Saragat e a Rumor, subito dopo la riunione (D. 581). Nella parte antimeridiana della riunione, che si tenne nella sede dell’Ambasciata italiana di Copenaghen, venne ribadito ancora una volta che il contenuto del «pacchetto» era quello risultante dal testo consegnato a Magnago dal


97 Vedi anche Akten, vol. VII, D. 224, pp. 377-380.


98 Mentre, in effetti, nel maggio-giugno 1992 si sarebbe verificato proprio quanto temuto: fu necessario ottenere l’approvazione della SVP, accettando le richieste avanzate da Ritz, affinché il Governo austriaco consegnasse la nota di quietanza, con un testo modificato per assicurare l’«ancoraggio internazionale».


99 Esistono delle note manoscritte, sintetiche e di difficile decifrazione, una parte delle quali fu trascritta in forma di appunto, limitatamente alle prime pagine. Si veda il verbale austriaco in Akten, vol. VII, D. 229.

Governo italiano, a dimostrazione di quanto la questione fosse ritenuta delicata. Venne inoltre confermato che il calendario operativo era solo una successione cronologica di atti compiuti separatamente dalle due parti senza costituire un accordo e che il rilascio della quietanza austriaca non sarebbe stato condizionato all’approvazione degli altoatesini. Furono, quindi, affrontati i due argomenti politici, collegati fra loro, della dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo e dei rapporti con la CEE: sul primo punto, l’interrogazione al Governo era stata presentata il 28 novembre e la risposta scritta, del 1° dicembre, fu successivamente approvata dal Nationalrat (ivi, nota 4); circa il secondo punto, il 7 dicembre Moro invile istruzioni alla rappresentanza italiana presso la CEE e la CECA di revocare, in occasione della sessione del Consiglio CEE dell’8-9 dicembre, la pregiudiziale sollevata nel giugno 1967 (ivi, nota 5). Fu inoltre concordata la data della parafatura dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja, che ebbe luogo a Vienna il 2 dicembre. Nella riunione pomeridiana, che si tenne nella sede dell’Ambasciata austriaca, furono discusse le richieste austriache di concedere provvedimenti di clemenza ai condannati per terrorismo e altre questioni analoghe e, infine, dopo aver convenuto l’avvio del calendario operativo, atto formale che segnava l’effettivo inizio della successione di atti che avrebbe portato fino alla chiusura della controversia, Moro dichiarche l’incontro faceva ben sperare in un positivo sviluppo dei rapporti italo-austriaci «fino a giungere [alla] conclusione [dell’] accordo [di] amicizia» previsto all’ultimo punto del calendario operativo. Al termine dell’incontro ebbe luogo lo svolgimento delle operazioni, secondo la procedura concordata, della consegna del «resto del pacchetto», vale a dire delle modifiche delle misure previste al 18 luglio 1966 e delle nuove disposizioni legislative amministrative, e della consegna del testo manoscritto delle precisazioni fornite a Magnago su alcune misure, consegna che doveva tuttavia valere quale «informazione verbale mediante lettura lenta».

Dopo cinque anni di preparazione la chiusura della vertenza con l’Austria venne, dunque, definita nell’incontro di Copenaghen in base a un complesso iter di atti, comprendenti l’approvazione di leggi costituzionali, leggi ordinarie e regolamenti, che avrebbe occupato complessivamente ventitré anni e si sarebbe perfezionato l’11 giugno 1992, con il rilascio della quietanza liberatoria austriaca – sia pur secondo un testo modificato per recepire le ulteriori richieste della SVP – e la relativa nota italiana(100): tutto cisenza che in quell’occasione, il 30 novembre 1969, fosse stata apposta la firma ad alcun documento ma in virtdi un colloquio.

2.3. Gli atti formali. Data l’impostazione decisa dal Governo italiano per la soluzione della controversia altoatesina, che escludeva la stipulazione di un nuovo accordo avente a oggetto le misure di carattere interno a favore della minoranza linguistica altoatesina, era necessario concordare con quali atti formali – tali da non integrare gli estremi di un negozio giuridico – si sarebbe stabilito che la controversia stessa si era conclusa. Si doveva, pertanto, trattare di atti unilaterali, compiuti indipendentemente ma in modo coordinato dalle due parti, tali da dar luogo alla finalità prevista, che doveva precludere un nuovo ricorso austriaco all’Assemblea delle Nazioni Unite o ad altra istituzione internazionale.


100 Vedi R. Monaco, Chiusura della vertenza sull’Alto Adige, in «Rivista di Studi Politici Internazionali», 59/4 (236), ottobre-dicembre 1992, pp. 531-542, Appendici.

La prima versione degli atti formali di chiusura della controversia fu predisposta dalla Commissione di studio italo-austriaca nella quinta sessione di Ginevra: Progetto dei documenti relativi alla chiusura della controversia italo-austriaca sull’applicazione dell’accordo De Gasperi- Gruber (prima stesura: Ginevra 21-25 ottobre 1964). La redazione fu alla base della prima proposta globale italiana, formulata da Saragat nell’incontro di Château de la Muette, il 16 dicembre 1964 (D. 2, Allegato I), che prevedeva i seguenti atti:

1) dichiarazione del Governo italiano di fronte al Parlamento italiano;

2) dichiarazione del Governo austriaco di fronte al Parlamento austriaco;

3) comunicazione del Governo italiano al Segretario Generale delle Nazioni Unite;

4) comunicazione del Governo austriaco al Segretario Generale delle Nazioni Unite;

5) accordo per l’istituzione di un Tribunale arbitrale italo-austriaco;

6) scambio di Note per l’attribuzione temporanea al Tribunale arbitrale della competenza a conoscere della esecuzione delle misure annunciate dal Governo italiano.

Con la dichiarazione al punto 1 il Governo italiano avrebbe presentato ufficialmente al Parlamento le misure interne a favore delle popolazioni altoatesine. La dichiarazione del Governo austriaco al Parlamento, di cui al punto 2, e la comunicazione al Segretario Generale delle Nazioni Unite, di cui al punto 4, contenevano la dichiarazione di chiusura della controversia, successivamente denominata «quietanza liberatoria», che, dunque, era previsto sarebbe stata rilasciata, ora per allora, sin dalla presentazione delle misure al Parlamento italiano, e il cui testo era il seguente: «Il Governo Federale austriaco non dubita che l’Italia eseguirà le misure elencate dal Governo italiano nella sua dichiarazione del […] entro un periodo ragionevole ed in uno spirito di comprensione per i desideri del gruppo etnico altoatesino. Sul presupposto di tale adempimento esso dichiara che la controversia esistente fra l’Austria e l’Italia in merito all’esecuzione dell’Accordo di Parigi viene considerata chiusa». Il punto 5 era la soluzione prevista a Ginevra, su richiesta austriaca, per la garanzia dell’esecuzione da parte dell’Italia, mentre il punto 6 era l’ulteriore garanzia che il Governo italiano aveva deciso di offrire a quello austriaco.

Dopo la risposta negativa del Governo austriaco, comunicata il 30 marzo 1965, il Governo italiano ritirla proposta di includere negli atti formali l’accordo per l’istituzione di un tribunale arbitrale e propose, invece, di spostare la dichiarazione di chiusura della controversia o «quietanza liberatoria» al momento in cui tutte le misure fossero state tradotte in norme legislative, dunque a dopo la loro esecuzione completa. Nell’ottobre 1965 gli atti formali per la chiusura della controversia furono, quindi, modificati, in particolare riguardo alla dichiarazione di chiusura della controversia inclusa nella dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale, che doveva avere il seguente nuovo testo: «A tale riguardo il Governo Federale austriaco dichiara che quando tali misure saranno state adottate la controversia esistente tra Italia e l’Austria in merito all’esecuzione dell’Accordo di Parigi sarà da considerarsi chiusa» (D. 90, Allegato). La dichiarazione di chiusura, dunque, non sarebbe stata immediatamente efficace.

Il 5 maggio 1966, nella preparazione degli incontri dei rappresentanti di Londra del 25-26 maggio, venne predisposta una nuova serie di atti formali (D. 129, Allegato I):

1) dichiarazione del Governo italiano ed austriaco ai rispettivi Parlamenti;

2) istituzione di un organo di contatto interno tra il Governo italiano e rappresentanti della Provincia di Bolzano;

3) istituzionalizzazione della partecipazione del Presidente della Giunta provinciale alle riunioni del Consiglio dei Ministri;

4) accordo per l’istituzione di un organo arbitrale;

5) comunicazione del Governo italiano alle Nazioni Unite;

6) comunicazione del Governo austriaco alle Nazioni Unite.

Le due novità erano costituite dall’istituzione di un organo di contatto tra il Governo italiano e i rappresentanti della Provincia di Bolzano (D. 129, Allegato II), l’istituzionalizzazione della partecipazione del Presidente della Giunta provinciale alle riunioni del Consiglio dei Ministri (D. 129, Allegato III) e l’istituzione di un organo arbitrale (D. 129, Allegato IV), le cui caratteristiche erano tuttavia molto diverse da quelle della commissione arbitrale contenuta nella proposta del 16 dicembre; il testo della «quietanza liberatoria» contenuta nella dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale era identica alla bozza dell’ottobre 1965 (D. 129, Allegato I, Annesso II). I testi delle due dichiarazioni governative dinanzi ai rispettivi Parlamenti furono esaminati nell’incontro dei rappresentanti di Montreux del giugno 1966 e nella riunione di Londra del 18-20 luglio 1966. Nel maggio 1967 la delegazione austriaca propose delle modifiche ai documenti di chiusura e nell’ottobre 1967, nell’incontro con Toscano, Tončić propose di effettuare una revisione dei progetti (vedi D. 395). Nell’incontro di Londra del 17-19 novembre 1967 (D. 293) Kirchschläger avanzuna riserva in merito alla redazione di un nuovo testo della quietanza austriaca, testo che venne consegnato da Lenthal il 22 novembre (D. 297, Allegato II). Nella riunione di Londra del 6-7 dicembre Gaja espose la controproposta italiana, decisa nel comitato di ministri del 5 dicembre (DD. 307, 311 e 314).

La redazione degli atti formali rimase sostanzialmente invariata fino all’incontro dei rappresentanti di Parigi del 14 dicembre 1968, nel quale vennero esaminati i documenti di chiusura della controversia presentati dalle due parti e il calendario operativo e i rappresentanti austriaci chiesero l’invio da parte italiana dei testi proposti dall’Italia tenendo conto dei suggerimenti austriaci. Vennero pertanto predisposti e il 4 gennaio 1969 furono consegnati al Governo austriaco i testi aggiornati dei seguenti atti formali (D. 453, Allegato):

1) Dichiarazione del Governo italiano al Parlamento

2) Dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale

3) Ia dichiarazione orale del Governo italiano alle Nazioni Unite

4) Ia dichiarazione orale del Governo austriaco alle Nazioni Unite

5) Dichiarazione del Governo federale austriaco riguardante la Sottocommissione per l’Alto Adige della Commissione Politica dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa

6) Accordo concernente la modifica dell’art. 27 lett. A) della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie nei rapporti tra Italia ed Austria

7) Testo della quietanza austriaca

8) Nota di risposta italiana

9) Notifica al Segretario Generale delle Nazioni Unite

10) Notifica al Cancelliere della Corte Internazionale di Giustizia riguardante la modifica dell’art. 27 lett. A) della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie nei rapporti tra Italia/Austria ed Austria/Italia

11) Notifica al Segretario Generale del Consiglio d’Europa del Trattato riguardante la modifica dell’art. 27 lett. A) della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie nei rapporti tra Italia/Austria ed Austria/Italia.

I nuovi testi introdotti riguardavano, in primo luogo, la richiesta italiana di soppressione della Sottocommissione per l’Alto Adige, costituita dall’Assemblea consultiva del Consiglio d’Europa, e, in secondo luogo, l’accordo italo-austriaco che doveva assoggettare alla giurisdizione della Corte dell’Aja le controversie fra i due Paesi con la seguente statuizione: Art. 1 «Le norme del Capo I della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie, conclusa a Strasburgo il 29 aprile 1957, si applicano, tra l’Italia e l’Austria, alle controversie concernenti l’interpretazione e l’applicazione degli accordi bilaterali in vigore tra i due Stati, anche quando le controversie riguardino fatti o situazioni anteriori all’entrata in vigore fra i due Stati della Convenzione sopra citata». Infine, la quietanza liberatoria per la chiusura della controversia non era picontenuta all’interno della dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale, ma diveniva un documento autonomo la cui formula conclusiva era del seguente tenore: «Visto che il Governo italiano ha ora realizzato queste misure annunciate nella dichiarazione governativa del […], il Governo Federale austriaco dichiara di considerare chiusa la controversia esistente fra Austria ed Italia, che ha formato oggetto delle anzidette Risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e riguardante lo status dell’elemento di lingua tedesca nella Provincia di Bolzano (Bozen) – esecuzione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946». A questa faceva seguito la nota di risposta, che era una semplice presa d’atto.

I testi proposti dal Governo italiano furono esaminati e confrontati con quelli in lingua tedesca nell’incontro dei rappresentanti di Ginevra del 30-31 gennaio 1969 (D. 468). Venne concordato in via definitiva il testo dell’accordo sulla modifica dell’art. 27 della convenzione sulla giurisdizione della Corte dell’Aja, mantenendo inalterato il testo proposto dal Governo italiano, e fu concordato di eliminare la dichiarazione sulla Sottocommissione per l’Alto Adige, essendo stabilito semplicemente che la stessa non si sarebbe piriunita. Inoltre furono concordate modifiche di carattere formale agli altri documenti (vedi D. 453, note 5 e seguenti). I testi, modificati secondo le intese, vennero quindi consegnati all’Ambasciata d’Austria a Roma il 19 febbraio 1969 (vedi

D. 476, nota 6). Il 26 marzo l’Ambasciatore Lenthal propose alcune ulteriori modifiche al testo del quinto capoverso della dichiarazione (o quietanza) liberatoria, che tuttavia il Governo italiano non accett(DD. 484 e 498). La discussione sulla modifica della dichiarazione liberatoria proseguì fino all’inizio di luglio; il 4 luglio Gaja, nel dichiarare inaccettabile la proposta austriaca, propose una nuova formulazione del quinto capoverso della dichiarazione di chiusura, così concepita: «Tenuto conto che il Governo italiano nella sua dichiarazione governativa del [...] ha annunciato ed ha specificatamente indicato misure destinate ad assicurare in modo durevole la convivenza pacifica e lo sviluppo dei gruppi linguistici dell’Alto Adige, con particolare riguardo agli interessi della popolazione altoatesina di lingua tedesca» (D. 510). Il 14 luglio Lenthal comunicl’accettazione austriaca della formula proposta, purché con una ulteriore modifica, lo spostamento dell’inciso «con particolare riguardo agli interessi della popolazione altoatesina di lingua tedesca», dopo la parola «indicato» e prima della parola «misure» (D. 515). Tale modifica venne accettata il 16 luglio e il testo quindi risultdefinito come segue: «Tenuto conto che il Governo italiano, nella sua dichiarazione governativa del […], ha annunciato ed ha specificatamente indicato, con particolare riguardo agli interessi della popolazione altoatesina di lingua tedesca, misure destinate ad assicurare in modo durevole la convivenza pacifica e lo sviluppo dei gruppi linguistici dell’Alto Adige» (D. 516). Nell’incontro Gaja- Halusa a Parigi del 25 luglio 1969 fu constatato l’accordo sui testi definitivi (D. 527).

2.4. Il calendario operativo. Con i due colloqui Tončić- Toscano a New York del 1° e del 5 ottobre 1967 la sostituzione dell’«ancoraggio internazionale» con una garanzia politica, consistente in una successione di atti tale da assicurare l’attuazione di tutte le misure previste nel «pacchetto», introdusse nel progetto di soluzione della controversia l’articolazione del «calendario operativo», vale a dire l’ordine di successione dei singoli atti formali e, in alcuni casi, l’intervallo temporale che doveva intercorrere prima del compimento di un particolare atto formale.

La successione di atti formali venne discussa nell’incontro dei rappresentanti di Londra del 17-19 novembre 1967 (D. 293). All’esposizione del calendario operativo da parte di Gaja, Kirchschläger rispose con una serie di obiezioni riguardanti la parafatura della convenzione sulla competenza della Corte dell’Aja, che non doveva precedere la dichiarazione del Governo italiano al Parlamento – argomento destinato a essere a lungo oggetto di discussione – oltre a una generale riserva sulle altre fasi. Nell’incontro dei rappresentanti di Londra del 6-7 dicembre 1967 Gaja sottopose alla delegazione austriaca una proposta di calendario operativo in undici punti, al quale Kirchschläger formulnuove riserve: chiese l’inserimento della nomina della commissione paritetica per la preparazione delle riforme, espresse una riserva sul significato della «tregua politica», che non doveva costituire un punto del calendario, propose di inserire l’invio delle comunicazioni al Consiglio d’Europa al Segretario Generale, e, infine, propose di inserire come punto 12° il trattato di amicizia e collaborazione (D. 307, Allegato I e D. 314). Il 30 agosto 1968 l’Ambasciatore Lenthal consegna Gaja una nuova proposta di calendario operativo in quattordici punti: il primo punto diventava la consegna del «resto del pacchetto», mentre la parafatura dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja veniva spostato al quarto punto, dopo la dichiarazione governativa austriaca e il voto del Parlamento; scompariva il quarto punto, relativo alla soppressione della Sottocommissione per l’Alto Adige del Consiglio d’Europa; si inseriva al quinto punto l’istituzione del comitato preparatorio per rendere concordanti i testi delle leggi del «pacchetto»; la firma dell’accordo sulla Corte dell’Aja doveva intervenire all’ottavo punto, dopo la prima lettura della legge costituzionale per modificare lo Statuto speciale (punto 7°); l’approvazione di tale accordo da parte dei due Parlamenti doveva essere contemporanea alla seconda lettura della legge costituzionale; la dichiarazione di chiusura (punto 11°) doveva seguire all’attuazione di tutte le altre misure e avvenire entro 90 giorni da tale attuazione e contemporaneamente allo scambio degli strumenti di ratifica per l’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja; a questo dovevano far seguito la comunicazione di chiusura all’ONU (punto 12°) e la notificazione al Consiglio d’Europa dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja (punto 13°); e infine (14° e ultimo punto) dovevano avere inizio le trattative per l’accordo di amicizia (D. 423, Allegato).

Le proposte austriache furono discusse nell’incontro dei rappresentanti di Parigi del 9-10 settembre 1968 (D. 428), nella riunione di New York del 12 ottobre 1968 (DD. 435 e 436) e nella riunione fra Gaja e Halusa di Parigi del 28-29 novembre 1968 (D. 444). In quest’ultimo incontro la delegazione italiana formuluna nuova proposta di calendario operativo in sedici punti (D. 445, Allegato). Nel calendario proposto dalla delegazione italiana veniva eliminata al primo punto la consegna del «pacchetto», mentre veniva ripristinata la parafatura dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja; veniva inoltre reinserita al sesto punto la dichiarazione austriaca relativa alla Commissione Struye del Consiglio d’Europa; la dichiarazione austriaca di chiusura della controversia (quietanza liberatoria) veniva spostata dall’undicesimo punto al tredicesimo, dopo l’approvazione delle leggi ordinarie e l’emanazione delle norme di attuazione; quindi seguivano le notifiche della chiusura della controversia all’ONU (14° punto) e la notifica dell’accordo sulla Corte dell’Aja al Consiglio d’Europa (15° punto) e l’eventuale conclusione di un trattato di amicizia diveniva il sedicesimo e ultimo punto. Le controproposte austriache alla proposta italiana riguardavano l’inversione di precedenza fra la prima votazione della legge costituzionale e la firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja, e fra l’approvazione italiana della legge costituzionale e il voto parlamentare della legge di ratifica dell’accordo(101). Dal dicembre 1968 il calendario operativo fu oggetto di prolungate discussioni, che riguardarono soprattutto la successione degli atti che avrebbero dovuto portare, dalla parafatura allo scambio delle ratifiche, all’entrata in vigore dell’accordo sulla giurisdizione della Corte Internazionale dell’Aja. In definitiva, come si puconstatare da un raffronto fra la versione proposta dalla delegazione italiana a Parigi il 28-29 novembre 1968 e la versione finale, le variazioni introdotte su richiesta austriaca furono limitate e di non grande rilievo: l’inserimento, al punto 1 bis (poi divenuto punto 2°) della modifica dell’art. 18 del regolamento di esecuzione del testo unico delle leggi di

P.S. e riconoscimento della personalità giuridica dell’Associazione Reduci e Vittime di Guerra Altoatesini; l’eliminazione al sesto punto della dichiarazione austriaca sulla Commissione Struye; l’inserimento come punto 12 bis (poi punto 13°) del Decreto per il passaggio dalla Regione alla Provincia degli uffici e del personale inerente alle nuove competenze provinciali; l’inserimento (punto 14°) della nota diplomatica italiana in cui si prende atto della quietanza austriaca.

2.5. Le misure a favore della popolazione altoatesina. Benché gran parte delle discussioni con il Governo austriaco e dei problemi sollevati dalla SVP riguardassero le questioni relative alla parte formale della soluzione della controversia, il vero oggetto di questa era la parte sostanziale, vale a dire le misure a favore delle popolazioni di lingua tedesca della Provincia di Bolzano, misure che avrebbero dovuto completare o dare effettiva realizzazione, secondo la SVP e il Governo austriaco, all’autonomia prevista dall’accordo De Gasperi- Gruber mediante una riforma dello statuto della Regione autonoma Trentino- Alto Adige. La discussione sulla parte sostanziale fu piuttosto complessa e si svolse – come si è già accennato – sia sul piano internazionale, con il


101 Si vedano inoltre le ulteriori modifiche di cui alla nota 6 del documento, come punti 1 bis e 12 bis.

Governo austriaco, sia, e soprattutto, con la SVP, e in particolare con Silvius Magnago, vero interlocutore del Governo italiano per l’individuazione di una soluzione che potesse essere approvata dalla maggioranza del partito e dalla popolazione locale di lingua tedesca.

L’elaborazione di quello che viene solitamente definito il «pacchetto»(102) delle misure interne è passata attraverso varie fasi, che è necessario tracciare brevemente per poter seguire il complesso percorso documentario.

Il punto di partenza è costituito dall’elenco di misure elaborato dalla Commissione paritetica italo-austriaca (o Commissione mista), al termine della sua quinta sessione (Ginevra 21-25 ottobre 1964). Tale elenco, redatto dagli esperti italiani, era la risultante delle discussioni svolte nelle precedenti quattro sessioni della Commissione, nel corso delle quali si erano esaminate le proposte contenute nella relazione finale della Commissione «dei diciannove», formulando un primo elenco di proposte sulle quali vi era accordo fra le due delegazioni e un secondo elenco di diciotto proposte sulle quali invece le posizioni erano rimaste divergenti. La delegazione italiana aveva quindi redatto, come si è detto, un Progetto dei documenti relativi alla chiusura della controversia italo-austriaca sull’applicazione dell’accordo De Gasperi- Gruber, datato 21-25 ottobre 1964, contenente – quale allegato al progetto di dichiarazione del Governo italiano al Parlamento – un elenco che traduceva le proposte formulate nella relazione finale della Commissione «dei diciannove» in un programma di provvedimenti legislativi. Il documento sulle Misure a favore della popolazione altoatesina, presentato dalla delegazione italiana nella seduta del 21 ottobre 1964, conteneva un elenco di misure (non numerate progressivamente), comprese tredici «misure che formeranno oggetto di esame da parte del Governo», sulle quali non si era ancora individuata una soluzione definitiva. Nell’elaborato erano inserite, inoltre, le formulazioni proposte dalla delegazione austriaca in relazione ad alcune delle misure elencate. A parte venivano poi elencate le diciotto questioni sulle quali non si era trovato un accordo. In base al documento presentato dalla delegazione italiana le due delegazioni della Commissione paritetica approvarono il testo delle questioni concordate, redatto anche in tedesco, rimanendo diciotto questioni ancora da discutere. Sul testo del 25 ottobre lavorarono – come si è detto – i rappresentanti dei Ministri nelle due successive riunioni segrete di Londra, senza tuttavia giungere a una conclusione(103). L’elenco del 21-25 ottobre 1964 fu la base sulla quale furono elaborate le successive proposte italiane del «pacchetto» e anche il «pacchetto» sottoposto infine al Parlamento italiano, che consta, come noto, di 137 misure complessive. Nel corso dello sviluppo della controversia vennero compilate cinque edizioni delle misure, che è opportuno descrivere brevemente in modo da dare conto delle modalità con cui si pervenne, per modifiche successive, alla redazione finale (nel prosieguo per il


102 Ricordiamo che, per il Governo italiano, si doveva intendere come «pacchetto» l’insieme della parte formale e della parte sostanziale, dunque sia quello che in seguito si è definito il «calendario operativo» che l’elenco delle misure, insieme che doveva essere oggetto di un’accettazione unitaria. Gli austriaci e la SVP, invece, iniziarono a riferirsi come «pacchetto» solo alle misure interne, accezione che poi è divenuta generale.


103 Vedi Misure a favore della popolazione altoatesina e Massnahmen zugunsten der stiroler Bevkerung, DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 27 e DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6.

contenuto delle misure si fa rinvio ai testi editi nel volume e alla tavola sinottica delle cinque edizioni, dalla proposta del dicembre 1964 fino all’edizione definitiva delle 137 misure, in Appendice II).

a) La «prima proposta globale italiana» del 16 dicembre 1964. La proposta presentata da Saragat, allo Château de la Muette, il 16 dicembre 1964, era in effetti identica al testo presentato a Ginevra il 21-25 ottobre, comprendente le tredici «misure che formeranno oggetto di esame da parte del Governo» (vedi Appendice II)104. A parte venivano elencate le diciotto questioni ancora non definite. Le misure elencate si articolavano in sette sezioni: I. Misure da adottare con modifiche della legge costituzionale 26 febbraio 1948 n. 5, che approva lo Statuto speciale per il Trentino- Alto Adige;

II. Misure da adottarsi con la introduzione di nuove norme nella legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 5; III. Misure da adottarsi con norme di attuazione dello Statuto speciale; IV. Misure da adottarsi con legge ordinaria; V. Misure da adottarsi con provvedimenti amministrativi; VI. Misure che formeranno oggetto di esame da parte del Governo; VII. Procedura relativa all’esame congiunto dei problemi concernenti la provincia di Bolzano, relativa alla procedura di consultazioni periodiche sui problemi della Provincia presso il Ministro dell’Interno. Le diciotto questioni ancora insolute erano: 1) utilizzazione delle acque pubbliche; 2) opere idrauliche; 3) ordinamento dei comuni; 4) scioglimento degli organi degli enti locali; 5) assistenza sanitaria ed ospedaliera; 6) assistenza e beneficenza e istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza;

7) pubblica sicurezza per gli esercizi pubblici e spettacoli pubblici; 8) industria e camere di commercio; 9) igiene e sanità; 10) credito; 11) residenza; 12) polizia e ordine pubblico; 13) segretari comunali; 14) approvazione del bilancio provinciale; 15) giurie popolari; 16) verbalizzazione dei procedimenti giudiziari; 17) intendente scolastico;

18) collocamento ed avviamento al lavoro. In aggiunta alle misure contenute nell’elenco discusso in sede di Commissione paritetica, Saragat espresse la disponibilità a introdurre alcune ulteriori misure, come era stato deciso dal comitato di ministri; tuttavia Kreisky si era riservato la decisione austriaca, sollevando le proprie riserve su alcune richieste non accolte dal Governo italiano.

b) La «seconda proposta globale italiana» del 18-20 luglio 1966 e la redazione delle misure del 15 settembre 1966. Il 30 marzo 1965 il Governo austriaco rispose sollevando tredici questioni sulle quali chiedeva ulteriori concessioni a favore delle popolazioni altoatesine per dare il proprio assenso alla proposta italiana – a parte, naturalmente, le condizioni relative alle garanzie. Le tredici questioni erano: a) la competenza legislativa secondaria in materia di industria; b) il trasferimento delle competenze in materia di credito spettanti alla Regione; c) la competenza legislativa secondaria in materia di Camere di commercio; d) la competenza legislativa secondaria in materia di utilizzazione delle acque pubbliche, il piano concordato tra Stato e Provincia per l’utilizzazione delle acque pubbliche, e la limitazione delle prerogative dell’ENEL; e) il trasferimento dei poteri amministrativi del Ministro dell’Interno al Presidente della Giunta provinciale in materia di residenza; f) il passaggio degli uffici periferici del Ministero del Lavoro alla competenza della Provincia in materia di collocamento al


104 Vedi D. 2, Allegato I, Misure a favore della popolazione altoatesina, e Allegato II, Questioni rimaste aperte sulla base delle posizioni raggiunte al termine della III sessione degli esperti (8 settembre 1964).

lavoro; g) la non attuazione del diritto di veto in sede di dibattito sul bilancio provinciale e l’istituzione, in caso di veto, di una commissione mista; h) l’attribuzione della facoltà di sciogliere e di sostituire temporaneamente gli organi degli enti locali; i) la competenza legislativa primaria in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera; j) la competenza legislativa primaria in materia di edilizia scolastica (senza intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per i programmi edilizi); k) la competenza legislativa primaria in materia di istruzione professionale e di addestramento ed avviamento al lavoro successivi alla scuola d’obbligo; l) la creazione, con rispetto della proporzionalità etnica e della bilinguità, di nuclei di polizia a disposizione del Presidente della Giunta provinciale; m) il diritto di redigere nell’una o nell’altra lingua gli atti amministrativi e giudiziari, a esclusione delle sentenze e dei provvedimenti giudiziari nonché degli atti destinati all’intera popolazione. Il 1° aprile 1965, come si è detto, Magnago presenta Moro una versione parzialmente modificata delle richieste avanzate da Lenthal. Le richieste aggiuntive dell’Austria e della SVP furono, quindi, tenute presenti nell’elaborazione della nuova proposta italiana, nella quale le maggiori offerte sul terreno delle misure a favore delle popolazioni altoatesine dovevano essere compensate da minori garanzie internazionali.

La seconda proposta italiana venne avanzata nel corso delle sedute dei rappresentanti dei Ministri, il 25-26 maggio a Londra, il 16 giugno a Montreux e nella riunione del 18-20 luglio 1966 a Londra, nella quale vennero proposte una serie di soluzioni che accoglievano, in gran parte, le richieste austriache formulate il 31 marzo 1965.

A seguito della riunione del 18-20 luglio, venne quindi elaborato dall’Ufficio Regioni e Problemi di Frontiera del Ministero dell’Interno un nuovo Testo coordinato delle misure a favore della popolazione altoatesina del 15 settembre 1966, con 120 misure(105). Il nuovo testo – nel quale le misure erano numerate progressivamente in modo analogo alla numerazione che doveva poi figurare nella versione definitiva – conteneva diciannove misure aggiuntive, rispetto al testo originale presentato a Parigi il 16 dicembre 1964. In particolare, in relazione alla sezione I (misure da adottare con modifiche dello Statuto speciale per il Trentino- Alto Adige), vennero introdotte le seguenti nuove misure (si indica fra parentesi la numerazione progressiva delle misure secondo il testo del 15 settembre 1966):

i) per attribuire alle Province competenza legislativa primaria nelle seguenti materie: (15) per le opere idrauliche; (16) per assistenza e beneficenza;

ii) per attribuire alle Province competenza legislativa secondaria nelle seguenti materie: (21) per spettacoli pubblici per quanto attiene alla sicurezza; (22) per l’incremento della produzione industriale; (23) per l’utilizzazione delle acque pubbliche;

(24) per la costituzione e il funzionamento delle commissioni comunali di controllo sul collocamento; (25) per l’igiene e la sanità;

iii) per trasferire alle Province la competenza sulle seguenti materie: (26) a) la competenza per la nomina dei presidenti e vice presidenti della Cassa di Risparmio e

b) la competenza per l’apertura di sportelli bancari e per l’istituzione di un Ente Centrale Provinciale di Credito per le Casse di risparmio; (27) in materia di concessione di grandi derivazioni a scopo idroelettrico; (28) per la devoluzione alle Province delle prestazioni e forniture di energia elettrica;


105 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 19.

iv) per attribuire alle Province competenza legislativa primaria nelle seguenti materie: (33) per la nomina di un intendente scolastico; (45) per stabilire il requisito della residenza quadriennale per la partecipazione alle elezioni; (47) per la vigilanza sulle amministrazioni comunali;

v) in relazione alla sezione II (misure da adottarsi con l’introduzione di nuove disposizioni nel vigente statuto speciale): (65) per l’attribuzione alle Province della competenza legislativa secondaria in materia di esercizi pubblici; (66) per l’attribuzione alle Province della competenza legislativa di tipo integrativo in materia di collocamento e avviamento al lavoro; (78) per stabilire il principio della votazione del bilancio provinciale per gruppo linguistico;

vi) in relazione alla sezione IV, misure da adottarsi con provvedimenti legislativi: (100) per l’attribuzione alla Provincia della competenza per la predisposizione del piano provinciale di sviluppo economico; (101) per il passaggio dei segretari comunali alle dipendenze dei comuni; (102) per l’obbligo di invio al Presidente della Giunta provinciale delle relazioni ispettive da parte del Vice Commissario del Governo.

Vennero inoltre introdotte modifiche alle seguenti quattro misure: (37) sui provvedimenti dell’intendente scolastico; (41) sul diniego di iscrizione alle scuole secondo la lingua; (87) con riferimento agli organici provinciali e alla proporzionalità linguistica, creazione di un ruolo speciale per la Provincia di Bolzano con riserva di due terzi ad elementi di lingua tedesca; (88) sulla deroga al principio della costituzione di ruoli locali limitatamente alle carriere direttive dell’amministrazione civile dell’Interno.

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106 Vedi D. 194, Allegato. Secondo una annotazione manoscritta su una copia dei «chiarimenti» risulterebbe che siano stati consegnati a Magnago il 12 febbraio.


107 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 17.

di provvedimenti che incidano su autorizzazioni in materia di polizia del Presidente della Giunta provinciale previo parere del Presidente stesso; la misura (93 bis), corrispondente alla misura (103) della versione finale, relativa alla redazione dei verbali nei procedimenti giudiziari; e la misura (120), corrispondente alla misura (105) della versione finale, concernente la riserva di posti per il personale di lingua tedesca negli uffici degli Enti Previdenziali di Bolzano. Vennero inoltre modificate: la misura (30), corrispondente alla misura (33) della versione finale, relativa all’edilizia scolastica; la misura (41), corrispondente alla misura (45) della versione finale, relativa all’iscrizione alle scuole dei vari gruppi linguistici; la misura (65), corrispondente alla misura

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108 Il numero complessivo delle misure passava da 120 a 121, dato che tre delle cinque nuove misure erano numerate (43 bis), (89) lett. 23 bis), e (93 bis) e la nuova misura (121) sostituiva la preesistente misura (120) sulla possibilità della Provincia di utilizzare gli organi di polizia comunale.

seguenti aggiunte a sei misure: alla misura (10), corrispondente alla misura (11) della versione finale, quella relativa a un’intesa fra la RAI- TV e la TV dell’area linguistica tedesca per l’utilizzazione dei programmi; alla misura (33), corrispondente alla misura (36) della versione finale, quella relativa alla nomina di un intendente per le scuole ladine; alla misura (36), corrispondente alla misura (40) della versione finale, quella relativa al passaggio del personale amministrativo delle scuole alle dipendenze della Provincia; alla misura (62), corrispondente alla misura (69) della versione finale, quella relativa all’ordinamento delle scuole delle Valli Ladine; alla misura (78), corrispondente alla misura (85) della versione finale, quella relativa ai limiti di intervento governativo sulla legge provinciale di approvazione del bilancio; alla misura (88), corrispondente alla misura (95) della versione finale, quella relativa al limite del 10% dei trasferimenti per gli impiegati del ruolo speciale per la Provincia di Bolzano riservato a elementi di lingua tedesca. Infine vennero effettuate alcune modifiche formali e rinumerazioni di misure nell’ambito del «pacchetto». Complessivamente erano state dunque introdotte sei nuove misure e aggiunte ad altre sei misure preesistenti(109).

e) La «rilettura del pacchetto» e la redazione finale del novembre 1969. Nel gennaio 1969 inizi– su richiesta austriaca – una verifica del contenuto del «pacchetto» di misure predisposto dal Governo rispetto a quello approvato dalla SVP nel marzo 1967, operazione denominata «rilettura del pacchetto». A tale scopo Magnago nel febbraio-marzo 1969 partecipad alcune riunioni a Roma, presso il Ministero dell’Interno, nel corso delle quali venne esaminato il testo approvato dalla SVP. Il 18 febbraio si svolse una riunione presso il palazzo del Viminale alla quale parteciparono Magnago, il prefetto Prof. Giovenco e l’On. Berloffa con la finalità di risolvere a livello tecnico la maggior parte possibile delle questioni con semplici precisazioni di carattere formale, lasciando alla decisione del Governo solo le questioni picomplesse(110). Complessivamente Magnago sollevcinquantatré divergenze di testo, fra quello approvato dalla SVP e quello predisposto dal Governo italiano, delle quali quarantuno erano divergenze puramente formali e dodici questioni sostanziali. All’inizio di maggio la Presidenza del Consiglio suddivise le cinquantatré questioni in un elenco A di quindici modifiche di carattere formale, un elenco B di ventisei note alle misure del «pacchetto», già definite in sede tecnica, e un elenco C di dodici questioni da sottoporre alla decisione in sede politica(111). A seguito di un’ulteriore elaborazione, vennero sottoposte al comitato di ministri per l’Alto Adige: quindici(112) Modifiche di carattere formale da apportare al testo delle misure del «pacchetto» (edizione gennaio 1968) (si vedano nella tavola di raffronto, Appendice II); diciotto Note alle misure del pacchetto, che confluirono nelle Precisazioni su alcune misure annesse al «pacchetto»; e dodici Questioni rimesse alla sede politica. Queste ultime riguardavano: 1) grado, primario o secondario, della potestà legislativa della Regione in materia di «ordinamento degli enti sanitari ed


109 Dunque, rispetto alla versione del 15 febbraio 1967, erano state aggiunte sei misure e tre misure erano state rinumerate da (43 bis) a (44); da (89 bis) a (90); da (93 bis) a (96), portando il numero complessivo da 121 a 130.


110 Verbale di riunione presso il Palazzo del Viminale, 18 febbraio 1969, in «Confronto del testo del “pacchetto” con gli altoatesini (febbraio 1969)», in DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia,

b. 19; Appunto del 5 marzo 1969, ibidem. 111 Vedi Appunto del 9 maggio 1969, ibidem. 112 L’appunto contiene quindici modifiche, mentre il verbale del comitato di ministri del 25 giugno

si riferisce a sedici modifiche formali.

ospedalieri» (misura 17/4); 2) poteri rientranti nella vigilanza del Sovrintendente sulle scuole di lingua tedesca e ladina (misura 32); 3) passaggio alla Provincia del personale addetto alla scuola di lingua ladina (misura 36); 4) «devoluzione» invece di «delega» (misura 37); 5) residenza quadriennale in Provincia (e non in Regione) per l’esercizio del diritto elettorale (misura 46); 6) conservazione dell’anzianità di iscrizione nelle liste di collocamento ai sensi della legge 10 gennaio 1961 n. 5 (misura 75); 7) casi in cui non è ammesso il voto determinante del Presidente della Sezione del Tribunale G.A. di Bolzano; rotazione di un magistrato di lingua italiana e di uno di lingua tedesca alla presidenza della Sezione del T.G.A.; assenso della Provincia per il membro di lingua tedesca del Collegio (misura 83); 8) stabilità di sede degli oriundi facenti parte delle forze dell’ordine (misura 88); 9) insediamenti industriali di enti pubblici (trasferimento alla misura 22) e «intesa» per utilizzazione di fondi di cui alle misure 22 e 30 (misura 104); 10) accoglimento del principio dell’uso disgiunto dell’italiano e del tedesco (misura 112); 11) liquidazione nella Regione dell’Ente Nazionale per le Tre Venezie (misura 128); 12) tutela delle minoranze linguistiche tedesca e ladina quale interesse nazionale (nuova misura).

Le questioni emerse dalle richieste di Magnago furono esaminate nella seduta del comitato di ministri del 25 giugno 1969 (D. 505, nota 3), che decise di accogliere le proposte degli uffici relative alle sedici modifiche formali e alle diciotto «note» nonché nove su dodici modifiche di rilievo politico: respinse le modifiche alle misure

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113 Modifiche da apportare alle misure a favore delle popolazioni altoatesine, a seguito delle variazioni intervenute dopo l’incontro di Londra (luglio 1966), allegato a L. Gizzi a Fenzi del 21 novembre 1969, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 17.

colata nelle due misure (36) b) e (37) c); la misura (121) divenne la misura (105); la misura (128) divenne la misura (120), passando quindi fra le misure da adottare con appositi provvedimenti legislativi (sezione IV) e fu parzialmente riformulata come segue: «Cessazione e liquidazione dell’Ente nazionale per le Tre Venezie nell’ambito della Regione Trentino- Alto Adige, con destinazione dei beni immobili ivi esistenti sentite le Province interessate». Dunque, per effetto della «rilettura del pacchetto», le misure aggiunte furono quattro, ma la numerazione passda 130 a 137 misure (vedi Appendice II)114.

L’ultima versione delle Misure a favore delle popolazioni altoatesine, predisposta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, fu pubblicata il 22 ottobre in «Il Giorno» (in una rubrica intitolata «Il diario di Bolzano») e, in traduzione tedesca, su «Dolomiten», sotto il titolo Die 137 Bestimmungen des Pakets e con il corredo di alcune note di chiarimento (Erläuterungsnote) sulle misure. La SVP fece inoltre pubblicare, su «Volksbote» del 30 ottobre, una rielaborazione in tedesco del «pacchetto» di misure, sotto il titolo Massnahmen zugunsten der Bevkerung Stirols.

2.6. L’accordo di amicizia italo-austriaco. Nell’incontro di New York con Tosca

no, nell’ottobre(1967), Tončić accennò per la prima volta alla stipulazione di un accordo

politico fra l’Italia e l’Austria. La proposta venne formulata con maggiore precisione dall’Ambasciatore Lenthal il 22 novembre 1967, il quale prospettla disponibilità dell’Austria a stipulare una convenzione di amicizia e di collaborazione, analoga a quella fra la Francia e la Repubblica Federale di Germania del 22 gennaio 1963

(D. 297)115. La proposta poteva essere collegata a quella avanzata da Kirchschläger nell’incontro fra i rappresentanti dei Ministri a Londra, il 25-26 maggio 1966 (DD. 134 e 136), di considerare ancora in vigore il trattato di amicizia, di conciliazione e di regolamento giudiziario fra Italia e Austria del 6 febbraio 1930, stipulato fra Mussolini e Schober, soluzione che avrebbe consentito all’Austria di accettare la proposta italiana di indicare la Corte Internazionale di Giustizia come organo giurisdizionale nelle eventuali controversie future, e reiterata come alternativa il 22 novembre 1967. L’ipotesi in un primo momento venne accolta con un certo favore da Fanfani (vedi istruzioni del 27 novembre 1967, D. 301). Tuttavia le maggiori perplessità riguardavano la proposta austriaca di prevedere, con la convenzione di amicizia, l’istituzione di una commissione mista «per l’esame di tutte le questioni importanti che concernono i due Stati» (D. 303), essendo prevedibile che il Governo austriaco avrebbe tentato di introdurre in un simile accordo anche una clausola sulla collaborazione fra i due Paesi in materia di tutela delle minoranze, e quindi avrebbe in sostanza puntato a istituire una commissione bilaterale permanente sulla minoranza di lingua tedesca in italia, che era precisamente ciche da parte italiana si era sempre rifiutato (Fanfani a Moro, lettera del 2 dicembre 1967, D. 307).


114 Furono inserite cinque nuove misure, modificata una; inoltre furono rinumerate la misura (26) b), che divenne (28), la misura (33) c) che divenne (37) c), e la misura (121) che divenne (105): quindi si passcomplessivamente da 130 a 137 misure.


115 L’accenno fatto da Tončić a New York risulta dall’appunto di Gaja del 1° settembre 1969, in cui ripercorre le fasi della proposta (D. 534). La proposta venne quindi formulata da Lenthal il 22 novembre 1967 (D. 297) e nuovamente il 28 novembre con alcuni particolari sul suo possibile contenuto, fra cui la collaborazione in campo culturale ed economico e la previsione di una commissione mista che si sarebbe dovuta riunire periodicamente (D. 303). Tončić tornò nuovamente sulla proposta in un incontro con l’Ambasciatore Ducci il 29 novembre 1967 (D. 304).

L’ipotesi fu oggetto del comitato di ministri del 5 dicembre 1967 (D. 311) e del successivo incontro fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri di Londra del 6-7 dicembre (DD. 314 e 316), nel corso del quale Gaja spiegche da parte italiana non era accettabile che, attraverso l’accordo politico, l’Austria cercasse «di istituire una Commissione Mista di Conciliazione da noi sempre respinta fin dal 1948», tentativo che avrebbe contraddetto la dichiarazione fatta da Tončić a New York sulla rinuncia austriaca a ricorrere a «istanze politiche». Toscano precische l’Italia non era contraria a un’ipotesi simile, che ricollegalla proposta avanzata, alla conferenza della Pace di Parigi, da Bevin di una «alternativa meridionale» all’Anschluss «settentrionale» con la Germania e avanzanche l’ipotesi di inserire «una frase di conferma dell’inviolabilità del confine». Nell’incontro venne convenuto che, eventualmente, l’accordo politico avrebbe potuto costituire la fase conclusiva dell’iter di chiusura della controversia.

Le analogie fra una convenzione di amicizia e di conciliazione italo-austriaca e lo storico accordo franco-tedesco del 1963 non erano molto evidenti. Il presupposto del secondo era, infatti, la riconciliazione fra i due popoli dopo una lotta secolare e l’affermazione della solidarietà fra i due Paesi in vista della comune sicurezza e dello sviluppo economico, elementi che non erano presenti nel caso dell’Italia e dell’Austria; l’introduzione di un organo misto permanente – implicita nella definizione di convenzione di amicizia e di conciliazione – istituzionalizzava l’esistenza di una controversia e di una procedura per dirimerla, piuttosto che riconoscerne il superamento. Superamento che, invece, si sarebbe avuto solo se, avendo disciplinato in modo definitivo il problema della minoranza di lingua tedesca in Italia, l’Austria avesse dichiarato di considerare definitivo il confine del Brennero, facendo cadere da una parte «tutte le riserve mentali austriache, tirolesi ed altoatesine», e, dall’altra parte, le «diffidenze» italiane(116). Questo, per l’appunto, è il problema che da parte italiana si pensdi inserire in un possibile accordo politico. La questione venne discussa da Toscano con Moro e Saragat al Quirinale, come una possibile contropartita per l’«ancoraggio» insistentemente richiesto dal Governo austriaco. Fu sulla base di tale discussione che Toscano avanzla proposta a Kirchschläger nell’incontro di Londra del maggio 1967. E a seguito della proposta di Toscano Klaus fece una «meditata» dichiarazione al «Corriere della Sera» del 6 luglio 1967: «Ho dichiarato pubblicamente, e ripeto adesso in modo formale che la frontiera italo-austriaca viene da noi rispettata. Se per il passato qualcuno senza responsabilità di Governo, ha parlato di “alternative”, quale un plebiscito per l’Alto Adige, io ritengo che le concessioni ora previste dal Governo italiano, cioè il famoso “pacchetto”, con il pieno godimento dell’autonomia, faranno sempre picedere l’ipotesi di tali alternative. Il “pacchetto” rappresenta un poderoso passo avanti. Lo consideriamo soddisfacente. Lei mi chiede se sarà soddisfacente per l’eternità. Rispondo che dobbiamo vedere come funzionerà in pratica. Pudarsi che siano necessarie modifiche. Non si tratterà perdi grandi modifiche. Nelle linee essenziali, il “pacchetto” va bene»(117).Toscano affrontò nuovamente il tema nell’incontro con Tončić a New York il 1° e il 5 ottobre 1967, ma il Ministro degli Esteri austriaco rispose di averne discusso con Klaus e di essere arrivato alla conclusione che l’unica dichiarazione possibile fosse quella resa dal Cancelliere al «Corriere della Sera» (D. 368).


116 Toscano, Storia diplomatica, cit., p. 701.


117 Il Cancelliere Klaus promette «provvedimenti concreti» contro i terroristi, intervista a Klaus di Piero Ottone, in «Il Corriere della Sera», 7 luglio 1967, in prima pagina.

L’ipotesi di un accordo di amicizia in relazione al riconoscimento del confine del Brennero venne esaminata alla vigilia dell’incontro di Copenaghen, nel settembre 1969. Il confine era regolato dal Trattato di Saint- Germain-en- Laye del 1919; l’accordo De Gasperi–Gruber non faceva parte integrante del trattato di pace; e l’Italia non era parte del Trattato di Stato austriaco del 1955, che fissava le frontiere dell’Austria al 1° gennaio 1938.

In definitiva, nel novembre 1969 si decise di proporre, durante l’incontro politico, di dare inizio alle trattative per l’eventuale stipulazione di un accordo dopo l’approvazione della dichiarazione del Cancelliere federale da parte del Consiglio Nazionale austriaco, punto 4 del calendario operativo (D. 580).

3. Uffici del Ministero degli Affari Esteri

La vertenza con il Governo austriaco sull’esecuzione dell’Accordo di Parigi era di competenza della Direzione Generale degli Affari Politici. Con l’ordine di servizio

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In tutto il periodo qui considerato direttore generale della DGAP fu Roberto Gaja, che divenne Segretario Generale ad interim dal 1° novembre 1969. È dunque Gaja ad aver avuto la responsabilità dei rapporti con l’Austria in tutto il corso della vertenza, dalla fine della fase preparatoria, nel dicembre 1964, fino alla conclusione con l’incontro di Copenaghen. Vice direttore generale della DGAP fu Carlo Gasparini, fino all’8 agosto 1967, e quindi Carlo Perrone Capano. A capo della Segreteria 10A fu dapprima Franco Bellia, fino al 14 settembre 1965, quindi Benedetto Fenzi, il quale continua essere il principale funzionario incaricato della questione, sotto la direzione di Gaja, anche come capo dell’Ufficio II, dopo la soppressione della Segreteria 10A.

Ovviamente la questione venne trattata anche dalla Segreteria Generale e dal Gabinetto del Ministro. Per la successione dei responsabili della Segreteria Generale e del Gabinetto del Ministro si rinvia all’Appendice I.

Data l’importanza degli aspetti storici della questione, la vertenza fu seguita anche dal capo del Servizio Storico e Documentazione del Ministero, il Prof. Mario Toscano, con grado di Ambasciatore. Toscano – come si è già indicato, affiancGaja in tutti gli incontri bilaterali, fino alla sua morte, ebbe una serie di incontri con il Ministro degli Esteri austriaco, sia con Kreisky che con Tončić, e partecipò alle sedute dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in cui si discuteva fra l’altro della questione altoatesina.

4. Fondi utilizzati

Le ricerche sono state effettuate essenzialmente presso l’Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.


118 Vedi l’Indice delle carte relative alla questione dell’Alto Adige, a cura di P. Pastorelli, in ASDMAECI.

Il fondo principale sulla questione dell’Alto Adige è il fondo della Direzione Generale Affari Politici, Ufficio II, Alto Adige. Si tratta di un fondo a sé stante, nel quale la Segreteria 10A e l’Ufficio II della DGAP hanno conservato la documentazione sulla questione altoatesina. In particolare, del fondo Alto Adige sono state consultate la sezione cronologica (1945-1969), per gli anni qui considerati, la sezione «Sviluppo della controversia», (1966-1969), e la sezione «Contatti italo-austriaci per il superamento della controversia relativa all’interpretazione ed attuazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946» (1964-1969). Il fondo rispondeva essenzialmente alla funzione di tenere a disposizione degli uffici che curavano la trattazione della questione tutta la documentazione rilevante. Nel 1981 il Prof. Pietro Pastorelli, allora capo del Servizio Storico e Documentazione, su incarico della Segreteria Generale, provvide a riordinare il fondo e a redigerne un indice.

Il fondo Alto Adige è stato integrato con il versamento effettuato nel 2017 dalla Direzione Generale Unione Europea, che è l’ufficio subentrato all’Ufficio II, Alto Adige per la trattazione delle relazioni con l’Austria e della questione dell’Alto Adige. Alcune lacune sono state colmate grazie ai fondi DGAP, Ufficio II, Austria, e Segreteria, Serie AA. Si sono inoltre consultate le raccolte dei telegrammi dell’Ufficio Cifra (Telegrammi ordinari, Austria, in partenza e in arrivo, 1964-1969) e le carte dell’Archivio di Gabinetto, disponibili fino al 1965. Grazie al versamento effettuato dall’Ambasciata italiana a Vienna nell’anno corrente, è stato possibile integrare la documentazione con i rapporti e le lettere scambiati dall’Ambasciatore Ducci con l’Amministrazione centrale.

La documentazione conservata presso l’ASDMAECI è stata, infine, integrata con ulteriori ricerche sul fondo Aldo Moro, presso l’Archivio Centrale dello Stato, e presso l’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica (Ufficio per gli affari diplomatici 1955-1992), ove sono conservati in copia documenti del Ministero degli Affari Esteri trasmessi per conoscenza alla Segreteria della Presidenza della Repubblica.

5. Riconoscimenti

La pubblicazione di questo volume è dovuta alla decisione del Ministero degli Affari Esteri di mettere a disposizione degli storici e dei cittadini la documentazione sulla politica internazionale dell’Italia secondo criteri scientifici e oggettivi, senza alcuna finalità politica. Esso è stato realizzato dall’Unità di Analisi, Programmazione, Statistica e Documentazione Storica, diretta dal Ministro Armando Barucco, coadiuvato dalla Consigliera Lara Lanzarini nel coordinamento del settore storico-diplomatico.

Si ringrazia, anzitutto, l’ASDMAECI, presso il quale è stata svolta la parte preponderante delle ricerche, in persona della Dott.ssa Paola Busonero, capo della Sezione Documentazione Storico Diplomatica, e delle Dott.sse Stefania Ruggeri, Federica Onelli e Cinzia Aicardi. Si ringraziano inoltre: l’Archivio Centrale dello Stato, in persona del Sovrintendente Dott. Eugenio Lo Sardo, cui è succeduta la Dott.ssa Elisabetta Reale; l’Archivio della Presidenza della Repubblica, in persona della Dott. ssa Marina Giannetto; l’Ambasciata d’Italia a Vienna, in persona dell’Ambasciatore Sergio Barbanti, del responsabile dell’archivio, Consigliere Andrea Pompermaier, e del Dott. Alessandro Porcarelli che ha organizzato il versamento delle carte in tempo utile a consentire l’integrazione della ricerca. Infine si ringrazia il MEF, Direzione dei Servizi del Tesoro, in persona del Direttore Generale Dott. Giuseppe Parise, nonché reggente dell’Ufficio VIII, e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, in persona del Dott. Luca Fornara, della Dott.ssa Raffaella Cornacchini, del Sig. Daniele D’Amato e della Sig.ra Ersilia Santi Amantini per l’allestimento e la stampa del volume, con la consueta perfezione tecnica.

Le ricerche sulla documentazione del Ministero sono state iniziate dalla Dott.ssa Antonella Grossi, già capo della Sezione PDD, e dalla Dott.ssa Francesca Grispo nel 2016; quindi sono state completate dalla Dott.ssa Grispo e dalla Dott.ssa Rita Luisa De Palma, capo della Sezione PDD, le quali, oltre ad effettuare la ricerca e la selezione, sono responsabili per la preparazione complessiva del volume: collazione dei testi, redazione delle intestazioni e delle note critiche, ricerche storiche e bibliografiche necessarie; a tale lavoro di preparazione ha collaborato anche la Sig.ra Andreina Marcocci. La Dott.ssa Grispo ha inoltre effettuato le ricerche presso l’Archivio Centrale dello Stato e l’Archivio della Presidenza della Repubblica. La prima collazione e formattazione dei testi è stata curata dal Dott. Andrea Liberatori. Le Dott.sse Grispo e De Palma hanno altresì redatto i regesti dei documenti e dato un contributo essenziale alla redazione dell’introduzione. Senza la loro straordinaria dedizione e competenza non sarebbe stato possibile portare a compimento l’allestimento di un volume che ha presentato una particolare complessità.

Il gruppo di lavoro che ha collaborato alla preparazione di questa raccolta di documenti desidera dedicarne la pubblicazione al ricordo di Pietro Pastorelli, per molti anni Presidente della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici e Capo del Servizio Storico del Ministero degli Affari Esteri, che ha consacrato una parte non indifferente della sua attività di studioso alla cura dei Documenti Diplomatici Italiani e alla questione dell’Alto Adige, prima sotto la direzione del Prof. Amb. Mario Toscano, poi curando il riordinamento della sezione Alto Adige dell’Archivio del Ministero. Infine, nell’affidare alla stampa questa opera, non possiamo non ricordare le vittime della stagione del terrorismo in Alto Adige e le persone che, da entrambe le parti, con un lavoro assiduo e invisibile, hanno contribuito alla conclusione della controversia.

I curatori hanno l’esclusiva responsabilità dell’impostazione del volume, della scelta dei documenti pubblicati e dei criteri dell’edizione, nonché della redazione dell’apparato critico e dell’Avvertenza. Le ricerche e la scelta del materiale sono state effettuate con criteri esclusivamente scientifici da parte dei curatori e con assoluta indipendenza.

Prof. Francesco Lefebvre D’Ovidio


DOCUMENTI
1

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, SARAGAT, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, KREISKY(1)

L. segreta 1/3296. Roma, 10 dicembre 1964.

Gentile amico,

le sono vivamente grato della sua lettera del 27 novembre(2).

Come ella stessa ha detto, il cammino compiuto nel periodo trascorso dal nostro primo incontro a Parigi è stato certamente notevole ed è tale da metterci dinnanzi a decisioni concrete.

Per questa ragione, dopo la pausa che si era riscontrata dopo la quinta Sessione della Commissione di Esperti per l’Alto Adige, le avevo suggerito l’effettuazione di alcuni contatti(3) per uscire dal punto morto cui eravamo venuti a trovarci, costituendo così la base per una nostra decisione in uno dei nostri prossimi incontri.

Ho visto con vivo piacere che anch’ella era animata dallo stesso proposito e penso che questi contatti siano stati estremamente utili. Noi siamo di fatto ormai alla vigilia di un incontro che penso possa avere carattere conclusivo.

Vorrei dirle che ho riletto pivolte con estrema attenzione le considerazioni che ella ha voluto svolgere nella lettera cui io rispondo e che mi è sembrato opportuno farle giungere questi miei pensieri anche prima delle nostre conversazioni nella capitale francese. Lei stesso, nella sua lettera, mi dà l’impressione di aver apprezzato in tutto il suo valore la portata della concessione che da parte italiana si sarebbe disposti a fare per quanto concerne il cosiddetto punto 1 delle nostre conversazioni(4). Si tratta di un passo estremamente importante, che sono certo esporrà il Governo italiano a critiche e che probabilmente potrà dare luogo a inesatte interpretazioni circa la forma della chiusura dell’intera controversia. Ho deciso tuttavia di compierlo perché l’Italia ha la ferma intenzione di applicare le misure che saranno annunciate a favore delle popolazioni altoatesine e quindi non ha nulla da temere da eventuali constatazioni di organi internazionali. Mi sembra tuttavia che, soprattutto col nostro nuovo passo con cui si tende a venire incontro a preoccupazioni esposte da parte austriaca circa la opportunità che lo scambio di note in progetto non abbia carattere segreto, l’Austria abbia raggiunto tutti gli obiettivi che poteva legittimamente proporsi.

Nello stesso tempo, tuttavia, devo farle presente che non è in alcun modo possibile per il Governo italiano di riaprire un negoziato circa il cosiddetto punto 2. Mi rendo conto che alcune delle misure richieste da parte austriaca possano sembrare, se prese isolatamente, di pio meno grande importanza: ma dobbiamo evitare ancora piin politica che in filosofia il sofisma di Zenone ed i fatti hanno sempre dimostrato che con i chicchi è sempre possibile giungere a costituire un mucchio.

Quanto gli esperti hanno concordato e quanto, in seguito alle nostre conversazioni di settembre, la Delegazione italiana ha offerto in merito alle questioni rimaste aperte nel corso della IV sessione dei lavori degli esperti costituiscono, da un lato, un complesso di misure che nel suo insieme supera le proposte della Commissione dei 19. D’altro canto, tali misure costituiscono il risultato di una serie di intese fra le Amministrazioni italiane interessate che non sarebbe a me possibile di modificare.

Credo quindi che siamo ormai dinanzi ad un complesso di elementi che possono costituire la base di un nostro giudizio definitivo. Vi potranno essere modificazioni di forma o variazioni di redazione, ma mi sembra che uno degli scopi del nostro prossimo incontro dovrà essere quello di riconoscere se, o meno, le basi cui si è giunti sono tali da consentirci, come io spero, di giungere a quelle definitive e globali intese che da parte mia ho sempre auspicato e per le quali ho dato la mia opera sin da quando ho assunto le mie attuali funzioni.

Le dirche mi reco a Parigi con viva speranza e con vivo ottimismo e che conto vivamente che le nostre conversazioni possano segnare una svolta positiva nella storia delle relazioni fra i nostri due Paesi.

Le invio, ad ogni buon fine, due copie dei documenti che, in base ai pirecenti scambi di vedute, potrebbero servire alla chiusura della controversia(5) e che potrebbero essere oggetto dei nostri prossimi colloqui a Parigi(6).

Mi creda,

[Giuseppe Saragat]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6, pos. AA 2/13.


2 Il testo della lettera di Kreisky era il seguente: «Verehrter Freund! Ich habe mir er die Ergebnisse der Kontaktnahme unserer perslichen Vertreter sehr viel Gedanken gemacht und – Sie werden diesverstehen – ich habe die Hauptsorgen auch mit denen besprochen, die neben mir unmittelbar die Last derVerantwortung tragen msen. Ich halte es f vernftig, wenn, bevor wir uns treffen, unsere Vertreter noch einmal auf streng vertraulicher Basis Kontakt nehmen. Ich fle mich aber verpflichtet, Ihnen, lieber Freund,noch vorher rein perslich und im Rahmen der zwischen uns bestehenden freundschaftlichen Bindungenmeine Gedanken und meine Sorgen zu sagen. Ihr Vorschlag zum Tagesordnungspunkt I ist ein Fortschritt;ich anerkenne dies. Er ist aber das wissen Sie auch selbst, doch ein sehr gutes Stk von dem entfernt, was ich mir vorgestellt habe. Ich glaube aber trotzdem, ich knte die Annahme dieses Vorschlages (in jenerleicht modifizierten Form, wie sie von unserer Seite bei der vertraulichen Begegnung zum Ausdruck gebrachtwurde) vertreten und auch die Interessierten und Betroffenen er zeugen, wenn von Ihrer Seite in den noch offenen Punkten des Tagesordnungspunktes II ein ernster Schritt zur Mitte getan wird. Ich weiss, verehrterFreund, um die Schwierigkeiten, die sich Ihnen entgegenstellen. Aber glauben Sie mir, ich richte diesen perslichen Appell nicht an Sie, um etwa auf Ihre Kosten irgendwelche Vorteile in den Verhandlungen zu erzielen. Ich habe nicht den Ehrgeiz, einen Verhandlungssieg zu erringen. Das wäre unfair und wde auchder Sache nicht dienen. Was wir brauchen, ist eine ausgewogene Lung. Dazu geht aber, dass wir in denPunkten, die den Stirolern besonders am Herzen liegen und wesentlich erscheinen, nicht unter den Empfehlungen der 19er- Kommission bleiben. Ich bitte Sie, lieber Herr Saragat, daher wirklich sehr freundschaftlich, eine Mlichkeit zu schaffen, dass unsere Vertreter auch in der Frage des Umfanges der MassnahmenLungsmlichkeiten diskutieren knen. Ich glaube, Sie sind mit mir einer Meinung, dass wir uns in nichtallzu ferner Zeit wieder offiziell zu Verhandlungen treffen sollen. Es darf auf keinen Fall der – durch die Tatsachen auch nicht gerechtfertigte – Eindruck entstehen, dass unsere Verhandlungen auf einem toten Punktangelangt wären. Vielleicht knen unsere Vertreter auch er den Zeitpunkt unserer nächsten Begegnungsprechen. Mir schwebt hief entweder die Europarat-sitzung in Paris oder eine Zusammenkunft im Jänner inNew York vor. Allenfalls knten wir auch uns sowohl in Paris (dort mehr inoffiziell) als auch später in New York treffen. Dies wird von den Ergebnissen abhangen, die unsere Vertreter zu erreichen in der Lage sind.Wir haben, seit wir etwa vor einem Jahr zum ersten Mal perslich miteinander die Stirolfrage besprachen,schon so viele Schwierigkeiten erwunden und sind schon ein so gutes Stk weitergekommen, dass ich erzeugt bin, dass es uns auch noch gelingen wird, die letzten Steine aus dem Weg zu räumen. Ich weiss Siemit mir einer Meinung, dass wir eine von uns beiden vertretbare Lung finden msen und werden. Mit sehrfreundschaftlichen Grsen, Ihr aufrichtiger Bruno Kreisky» (ibidem).


3 Si riferisce agli incontri segreti dei rappresentanti dei ministri degli esteri svoltisi a Londra nei giorni 6-7 novembre e 4-5 dicembre 1964.


4 Si riferisce al primo dei due punti esposti da Saragat nell’incontro di Ginevra del 7-8 settembre 1964 con Kreisky. Il primo punto riguardava le «modalità di chiusura della controversia», il secondo le «misure che l’Italia si ripromette di prendere a favore della popolazione alto-atesina» (Appunto della Segreteria 10A della DGAP, in DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1265).


5 Si riferisce probabilmente a parte della documentazione allegata al D. 2.


Vedi D. 4.

2

[LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, UFFICIO II]1

Relazione segreta. [Roma, … dicembre 1964]2.

ELEMENTI PER LA CHIUSURA DELLA CONTROVERSIA ITALO- AUSTRIACA SULL’APPLICAZIONE DELL’ACCORDO DE GASPERI- GRUBER

I. Nel loro incontro di Ginevra, del settembre scorso, i Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria decisero di dare incarico alla Commissione degli esperti, da loro istituita nel corso delle loro precedenti conversazioni del 25 maggio 1964, di procedere, nelle sue prossime sessioni, alla stesura definitiva dei documenti relativi alla chiusura della controversia altoatesina.

Tale stesura doveva avvenire, in base alle indicazioni date dai due Ministri degli Affari Esteri in tale occasione, ispirandosi ai seguenti criteri:

- -

II. La Commissione di esperti ha tenuto effettivamente dopo l’8 settembre, due sessioni (dal 28 settembre al 3 ottobre, nonché dal 21 al 25 ottobre) ed ha proceduto ad una prima redazione dei testi previsti. Tale redazione, di cui si acclude un esemplare (allegato I) presenta tuttavia ancora numerose clausole alternative.

In particolare, non è stato possibile raggiungere alcun accordo sulle misure relative ai problemi indicati nello specchio pure allegato (allegato II). Ciè da attribuire, da un lato, al fatto che gli austriaci hanno cercato di ottenere che, anche prescindendo dalla stipulazione di un accordo formale, si giungesse tuttavia ad una internazionalizzazione delle misure promesse dal Governo italiano; dall’altro alla circostanza che Vienna ha insistito in particolare perché da parte italiana si accettasse, oltre che l’istituzione della Commissione arbitrale, di cui è cenno pisopra, anche la creazione di una commissione internazionale di conciliazione, col compito di esercitare una specie di diritto di sorveglianza sulla situazione in Alto Adige.

Per quanto riguarda le misure da prendersi in favore delle popolazioni altoatesine, è parsa evidente l’intenzione austriaca, nel corso delle due sessioni sopra citate, di non procedere per il momento alla loro eliminazione, ma di tenerle aperte per servirsene come mezzo di pressione per ottenere l’accoglimento delle richieste di Vienna circa il problema della chiusura formale della controversia.

Si è rilevata altresì una tendenza della Delegazione austriaca a rinviare la chiusura dei lavori, sia per ragioni di politica interna, sia per ragioni di carattere internazionale (attesa dell’esito del dibattito su Cipro all’ONU).

In questa situazione è sembrato inutile di continuare il lavoro a livello esperti, anche perché esso non poteva servire se non a cristallizzare in maniera pericolosa le reciproche posizioni sui vari punti rimasti tuttora aperti.

III. In riservati contatti, che hanno recentemente avuto luogo al fine di cercare di trovare modo di uscire dal punto morto cui il negoziato era pervenuto dopo la V sessione dei lavori degli esperti, si è pervenuti alla convinzione che un accordo possa essere raggiunto in un tempo relativamente breve, anche in relazione alle modifiche avvenute nella situazione interna austriaca. Per quanto sia tuttora chiaro che da parte austriaca si intende tenere conto degli sviluppi del problema di Cipro alle Nazioni Unite, è parso tuttavia che a Vienna si sia convinti che anche tali sviluppi non possano essere tali da modificare sostanzialmente le basi attuali del negoziato. Si è tratta, quindi, l’impressione che da parte austriaca ormai si auspichi la conclusione delle conversazioni in un tempo abbastanza ravvicinato, e cioè entro il mese di gennaio o, al pitardi, di febbraio.

Le basi finali dell’eventuale accordo dovrebbero essere le seguenti:

- -

IV. Per indicare piesattamente i termini di tale eventuale soluzione, si acclude un nuovo progetto di accordo relativo alla istituzione di un Tribunale arbitrale italo-austriaco (allegato III). Come si rileverà, tale nuovo progetto è sostanzialmente conforme alle precedenti proposte italiane ed esclude definitivamente le richieste austriache di istituzione di una commissione consultiva. Rispetto alle precedenti proposte italiane, esso presenta una modifica dell’art. 3. Questa consiste nell’inserimento in tale articolo di un nuovo comma, il quale prevede che, a parte la sua competenza giurisdizionale ordinaria, il Tribunale arbitrale possa conoscere in base ad intesa tra le due Parti, anche di altre questioni di comune interesse.

Riferendosi a tale comma, è stato altresì predisposto un progetto di scambio di note in base al quale, per il periodo di quattro anni dall’entrata in vigore del trattato, il Tribunale arbitrale potrà esaminare se le misure indicate dal Governo italiano siano

o meno state eseguite, pur facendosi riserva dei rispettivi punti di vista giuridici delle

due Parti.

Si allega copia dello scambio di Note in parola (allegato IV).

In relazione a tali nuove disposizioni che verrebbero inserite nei testi relativi alla chiusura della controversia altoatesina, dovrebbero conseguentemente essere modificati i testi delle dichiarazioni austriache al Parlamento e alle Nazioni Unite in modo da togliere ad essi tutti gli elementi che vi erano stati introdotti al fine di cercare di internazionalizzare le misure da noi indicate. In particolare, da parte austriaca si dovrà rinunciare a dare comunicazione, al Segretario Generale ed ai vari membri delle Nazioni Unite, delle misure che il Governo italiano avrà annunciato di voler prendere a favore della popolazione altoatesina.

Si noterà che una procedura del genere è possibile soltanto nel caso dell’istituzione di un Tribunale arbitrale italo-austriaco. Essa, infatti, non potrebbe trovare applicazione, per ragioni procedurali, ove si pensasse invece di ricorrere, anziché ad un Tribunale arbitrale, alla Corte dell’Aja.

È, questo, un elemento che dovrà essere attentamente considerato nella determinazione del nostro atteggiamento, tenendo presente che finora non si era, da parte nostra, mai rinunciato a ventilare la possibilità che la competenza a decidere sulle controversie relative ad Accordi bilaterali italo-austriaci, e in particolare all’Accordo De Gasperi- Gruber, venisse deferita alla Corte di Giustizia Internazionale.

V. Per quanto riguarda le misure che dovranno essere prese dal Governo italiano, è stato indicato che esse corrisponderanno a quelle concordate nel corso dei contatti che hanno avuto luogo in seno alla Commissione di esperti. Per quanto concerne le questioni su cui gli esperti non hanno potuto raggiungere alcuna intesa, esse dovranno corrispondere invece (salvo il problema dei Segretari comunali) alle nostre ultime offerte, approvate a suo tempo dal Consiglio dei Ministri.

Le misure così indicate seguono sostanzialmente la linea proposta dai Diciannove, con alcune variazioni che sono sembrate utili per renderle piadatte alla situazione locale e ai nostri interessi.

In qualche punto le misure richieste vanno lievemente oltre la cosiddetta linea dei Diciannove. In altri punti di importanza sostanziale ed in conformità alle istruzioni impartite a suo tempo alla Delegazione italiana di esperti, esse sono nettamente al di sotto e cial fine di tenere maggior conto dei nostri interessi nazionali.

Da un punto di vista puramente statistico si pudire di 110 questioni esaminate, 88 sono state decise in conformità alla Relazione dei Diciannove; 4 sono state risolte in maniera diversa; 8 in maniera piampia della Relazione dei Diciannove e 10 in maniera meno ampia che la Relazione dei Diciannove.

Sostanzialmente, si pudire che ad un nostro maggiore irrigidimento sul piano della amministrazione pubblica ha corrisposto una nostra maggiore larghezza sul piano economico sociale.

VI. Nella nuova formulazione, l’eventuale serie di documenti relativi alla chiusura della controversia altoatesina sarebbe quindi la seguente:

1) dichiarazione del Governo italiano di fronte al Parlamento italiano;

2) dichiarazione del Governo austriaco di fronte al Parlamento austriaco;

3) comunicazione del Governo italiano al Segretario Generale delle Nazioni Unite;

4) comunicazione del Governo austriaco al Segretario Generale delle Nazioni Unite;

5) accordo per l’istituzione di un Tribunale arbitrale italo-austriaco;

6) scambio di Note per l’attribuzione temporanea al Tribunale arbitrale della

competenza a conoscere della esecuzione delle misure annunciate dal Governo italiano. In pratica, il susseguirsi dei vari atti dovrebbe essere il seguente:

1) in occasione della riunione decisiva dei Ministri degli Esteri, parafatura dell’Accordo e dello scambio di Note di cui ai numeri 5 e 6 precedenti.

2) Dichiarazione del Governo italiano al Parlamento.

3) Dichiarazione del Governo austriaco al Parlamento.

4) Firma dell’Accordo e dello scambio di Note di cui al precedente numero 1.

5) Comunicazione da parte del Governo italiano al Segretario Generale delle Nazioni Unite.

6) Comunicazione da parte del Governo austriaco al Segretario Generale delle Nazioni Unite.

7) Contemporaneamente all’operazione di cui ai punti 5 e 6 dovrebbe aver luogo la ratifica, da parte dei Governi italiano ed austriaco, dell’accordo per l’istituzione di un Tribunale arbitrale con annesso scambio di Note di cui al precedente numero 1.

VII. Se si accedesse all’idea di concludere la controversia secondo la procedura sopraindicata, si dovrebbe prevedere che possa aver luogo un incontro dei Ministri degli Esteri (ad esempio quello che avrà luogo a Parigi il 16 corrente(3)), dal quale dovrebbero risultare confermate le sopraindicate basi di un’intesa. Successivamente, i testi definitivi dei vari atti alla chiusura della controversia potrebbero essere messi definitivamente a punto, senza toccare, peraltro, in alcun modo i termini sostanziali dell’accordo, nel corso di una riunione di esperti, che potrebbe essere indetta per alcune settimane dopo. Un ulteriore incontro dei Ministri degli Esteri servirebbe per dare inizio, attraverso la parafatura degli atti bilaterali previsti, al calendario operativo cui è stato fatto cenno sopra.

VIII. Dovrà essere rilevato che vi sono tuttora alcuni punti, negli atti di cui è stato fatto cenno, che dovranno essere decisi nel prossimo incontro dei Ministri degli Esteri. Essi sono:

a) Composizione di un Tribunale arbitrale. Com’è noto, da parte austriaca si era proposto che esso fosse composto da 5 membri. Da parte nostra si è sempre espressa una decisa preferenza per un tribunale composto di tre membri.

b) Organo interno di contatto fra la minoranza degli altoatesini e il Governo italiano. Da parte nostra si era proposto che tale organo dovesse fare capo

al Ministero dell’Interno. Da parte austriaca si è chiesto invece che possa far capo alla Presidenza del Consiglio. Vi sono inoltre minori divergenze di vedute circa le persone che potranno essere designate quali rappresentanti delle popolazioni dell’Alto Adige.

c) Da ultimo da parte austriaca si è insistito perché la durata dell’accordo arbitrale, prevista, nel nostro testo, in 5 anni, venga portata a 10 anni.

IX. Dai contatti avuti si è tratta l’impressione che se un accordo è raggiungibile sostanzialmente sulle basi indicate pisopra, si cercherà tuttavia, da parte austriaca, di ottenere da parte nostra qualche ulteriore, anche se limitata, concessione, particolarmente su qualcuno dei 18 punti che sono rimasti aperti dopo la V Sessione della Commissione di esperti.

Si è insistito vivamente infatti, da parte austriaca, sulla circostanza che da parte nostra, sulle questioni di maggiore importanza, ci si è sostanzialmente discostati dalle proposte della Commissione dei Diciannove.

Si è perfino suggerito che un’intesa potrebbe essere accettata pifacilmente dalla Stiroler Volkspartei se le nostre misure corrispondessero esattamente, e senza modificazioni né in piné in meno, alle raccomandazioni della Commissione dei Diciannove.

I punti sui quali comunque si è maggiormente insistito e sui quali potrebbe eventualmente essere utile esaminare se non si possa fare qualche ulteriore minore concessione, in vista di un definitivo accordo, sono i seguenti:

- - -

Allegato I

PROGETTO DEI DOCUMENTI RELATIVI ALLA CHIUSURA DELLA CONTROVERSIA ITALO- AUSTRIACA SULL’APPLICAZIONE DELL’ACCORDO DE GASPERI- GRUBER (Prima stesura: Ginevra 21-25 ottobre 1964)

Indice

dichiarazione del governo italiano al parlamento

Rilievi austriaci

Elenco delle misure a favore delle popolazioni altoatesine

dichiarazione del governo austriaco al consiglio nazionale

Rilievi italiani

progetto di accordo arbitrale

comunicazione del governo italiano alle nazioni unite

Rilievi austriaci

comunicazione del governo austriaco alle nazioni unite

Rilievi italiani

DICHIARAZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PARLAMENTO

Com’è noto agli onorevoli membri del Parlamento, la Commissione di studio per i problemi dell’Alto Adige – istituita con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1° settembre 1961 – ha ultimato il 10 aprile 1964 i suoi lavori presentando un’ampia relazione, che è stata portata a conoscenza degli onorevoli Ministri e degli onorevoli parlamentari. Il Governo ha preso atto dei risultati, ai quali la Commissione è giunta dopo un lungo approfondito lavoro ed un’accurata analisi di tutte le questioni relative all’assetto della Provincia di Bolzano ed alla convivenza dei cittadini dei vari gruppi linguistici che vi risiedono. Il Governo, ritenendo di interpretare anche i sentimenti degli onorevoli membri del Parlamento, esprime al Presidente e a tutti i membri della Commissione di studio per i problemi dell’Alto Adige il suo vivo apprezzamento ed il ringraziamento per la costruttiva opera svolta.

Secondo quanto fu annunciato nelle dichiarazioni programmatiche del 13 dicembre 1963, il Governo intende, nella sua autonoma determinazione, venire incontro nella piampia misura possibile alle aspirazioni delle popolazioni altoatesine, così da migliorare ulteriormente le loro condizioni economiche, sociali e culturali, e da assicurarne il pacifico, armonico sviluppo. Il Governo quindi ha deciso, sulla scorta delle indicazioni fornite dalla Commissione di studio per l’Alto Adige, di promuovere dei provvedimenti concreti che valgano ad assicurare la pacifica convivenza e lo sviluppo delle popolazioni dei diversi gruppi etnici residenti in Alto Adige.

Animato da questi propositi, il Governo dichiara che presenterà alle Camere, entro sei mesi, i disegni di legge costituzionale e ordinaria, occorrenti per realizzare misure intese, in particolare, ad ampliare nel quadro della Regione Trentino- Alto Adige l’ambito dei poteri legislativi ed amministrativi spettanti alle Provincie autonome di Trento e Bolzano.

Il Governo richiederà l’esame degli anzidetti disegni di legge con procedura d’urgenza, e confida che le Camere, consapevoli dell’eccezionale importanza del problema, nonché di questa storica occasione, vorranno espletare la discussione e pervenire al voto con la rapidità richiesta dalle particolari circostanze.

Nell’ambito dalla propria competenza il Governo si impegna, inoltre, ad emanare – entro 18 mesi – i provvedimenti necessari per realizzare un ulteriore gruppo di misure, a favore delle popolazioni di lingua tedesca dell’Alto Adige.

L’elencazione analitica del complesso di misure che si intende realizzare è contenuta nel documento che viene contemporaneamente distribuito agli onorevoli membri del Senato e della Camera dei Deputati. Tale documento deve considerarsi parte integrante di questa dichiarazione.

Il Governo ha altresì deciso di procedere periodicamente ad un esame congiunto dei problemi relativi alla Provincia di Bolzano con una Delegazione eletta dal Consiglio provinciale di Bolzano e composta di membri appartenenti ai gruppi linguistici, così come risulta dal documento summenzionato.

Dal complesso dalle misure enunciate, il Governo confida che la situazione dell’Alto Adige trarrà ampio giovamento.

Il Governo italiano conferma la sua opinione d’aver già applicato l’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. Le misure che il Governo ha l’onore di promuovere sono il frutto di autonoma determinazione e confermano la concezione profondamente democratica che noi abbiamo dei rapporti tra lo Stato e tutti i gruppi della sua popolazione.

Rilievi della Delegazione austriaca in merito alla dichiarazione del Governo italiano al Parlamento

- -

Misure a favore della popolazione altoatesina

I.

Misure da adottare con modifiche della legge costituzionale 26 febbraio 1948 n. 5, che approva lo Statuto speciale per il Trentino- Alto Adige:

1) Modifica degli artt. 4, 5 e 11 per trasferire alle Provincie di Trento e di Bolzano competenza legislativa primaria nelle seguenti materie:

- - - -

e) comunicazioni e trasporti di interesse provinciale, compresa la competenza per la regolamentazione tecnica e l’esercizio degli impianti di funivia; obbligo del parere della Provincia nel caso di concessioni di competenza di altre autorità, riguardanti servizi che attraversino il territorio provinciale;

f) assunzione diretta di servizi pubblici;

g) turismo ed industria alberghiera (compresi le guide ed i portatori alpini e le scuole di sci);

- - - - - - - - - - - -

4) Modifica degli artt. 11 e 12 per attribuire alle Provincie competenza legislativa primaria nelle seguenti materie:

- -

c) organizzazione e funzionamento dei corsi di avviamento professionale.

*** FORMULAZIONE PROPOSTA DALLA DELEGAZIONE AUSTRIACA

per I/3 c - Istituti professionali appartenenti all’istruzione secondaria.

per I/4 b - Edilizia scolastica.

Dalle somme previste per l’edilizia scolastica nel bilancio statale viene attribuito all’Amministrazione Provinciale di Bolzano un importo il cui ammontare dovrà essere concordato di volta in volta tra la Provincia ed il Ministero competente.

per I/4 c - Istruzione e addestramento professionale successivi all’adempimento della scuola d’obbligo.

***

5) Modifica ed integrazione dell’art. 15 per stabilire come segue l’organizzazione degli uffici e servizi scolastici:

- - - -

e) ferma restando la dipendenza organica dallo Stato di tutto il personale insegnante, devoluzione alla Provincia di Bolzano di provvedimenti in materia di trasferimenti, congedi, aspettative, sanzioni disciplinari fino alla sospensione per un mese dal grado e dallo stipendio limitatamente al personale insegnante delle scuole in lingua tedesca e ladina (materne, elementari, media e secondaria di II grado che passano alla Provincia);

f) modifica del quarto comma dell’art. 15 dello Statuto come segue: I gruppi linguistici italiano, tedesco e ladino sono rappresentati nei Consigli provinciali scolastico e di disciplina dei maestri di Bolzano.

I rappresentanti degli insegnanti in seno al Consiglio scolastico provinciale sono designati su base elettiva dal personale delle scuole e proporzionalmente al numero degli insegnanti dei rispettivi gruppi linguistici.

Il Consiglio scolastico, oltre ai normali compiti istituzionali, deve essere consultato obbligatoriamente sulle seguenti materie:

-istituzione e soppressione di scuole;

-programmi ed orari;

-materie di insegnamento e loro raggruppamento;

-formazione della terna per la nomina dell’Intendente scolastico;

- - - - - - - - -

10) Modifica degli artt. 57 e 58 per prevedere la successione della Provincia, in corrispondenza delle nuove materie ad essa attribuite, dei beni e diritti demaniali e patrimoniali di natura immobiliare dello Stato e della Regione, escluso il demanio militare ed i beni relativi a servizi di carattere nazionale, nonché i beni demaniali e patrimoniali corrispondenti a materie di competenza regionale, da stabilirsi entro un anno con norme di attuazione.

11) Modifica degli artt. 59, 60, 61, 68 e 70 per abrogare il sistema di finanziamento indiretto della Provincia ad opera della Regione e devolvere alla Provincia entrate erariali in misura adeguata alle nuove competenze provinciali.

12) Modifica dell’art. 65 per attribuire alle Provincie la facoltà di sovrimporre ai tributi stabiliti dalla Regione e nei limiti consentiti dalla legge regionale.

13) Modifica dell’art. 69 per attribuire alle Provincie la competenza legislativa secondaria per le autorizzazioni in materia di finanza locale.

14) Modifica dell’art. 70 per prevedere l’integrazione dei bilanci dei Comuni per le speseconnesse alle esigenze del bilinguismo.

15) Modifica del 2° comma dell’art. 73 dello Statuto, nel senso che, in mancanza di approvazione dei bilanci regionali da parte della maggioranza dei consiglieri di ciascuna Provincia, l’approvazione stessa sia demandata ad un apposito costituendo organo regionale.

16) Modifica della dizione del Titolo VII dello Statuto: «Rappresentanza del Governo nella Regione» in «Rapporti tra Stato, Regione e Provincia».

17) Integrazione dell’art. 76 per prevedere la nomina di due Commissari del Governo, l’uno con sede a Trento per i compiti relativi alla Regione ed alla Provincia di Trento e l’altro con sede a Bolzano per i compiti relativi a tale ultima Provincia.

18) Modifica dell’art. 83 per conferire alle Provincie la legittimazione ad impugnare le leggi dello Stato ed a sollevare conflitti di attribuzione nei riguardi di provvedimenti amministrativi dello Stato, davanti la Corte Costituzionale.

19) Modifica dell’art. 84 per enunciare il principio della parificazione nella Regione della lingua tedesca a quella italiana che è la lingua ufficiale dello Stato. L’italiano continuerà a far testo negli atti aventi carattere legislativo e negli altri casi previsti dallo Statuto.

20) Modifica dell’art. 85 per:

- -

21) Modifica dell’art. 87 per prevedere l’insegnamento del ladino nelle scuole elementari e l’uso di tale lingua quale strumento di insegnamento nelle locali scuole di ogni ordine e grado, nelle qualil’insegnamento deve essere impartito «su base paritetica di ore ad esito finale» in italiano e tedesco.

22) Integrazione dell’art. 93 per stabilire:

- -

23) Modifica dell’art. 96 per variare la denominazione della Regione in lingua tedesca «Trentino- Tiroler Etschland», in quella di «Trentino- Stirol».

II. Misure da adottarsi con la introduzione di nuove norme nella legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 5 per prevedere:

1) il requisito della residenza non interrotta quadriennale per la partecipazione alle elezioni dei consigli regionale, provinciali e comunali;

2) la istituzione della carica di Vice Presidente della Giunta regionale e nomina di due Vice Presidenti (uno del gruppo linguistico di minoranza), lasciando al Presidente della Giunta la scelta del Vice Presidente chiamato a sostituire il Presidente in caso di impedimento; adozione di analoga soluzione per la Provincia di Bolzano;

3) la attribuzione del controllo sugli atti della Regione e delle Provincie ad una Commissione composta: per la Regione dal Commissario del Governo nella Regione, dagli Intendenti di finanza di Trento e di Bolzano e da tre esperti designati rispettivamente uno dal Consiglio regionale, uno dal Consiglio provinciale di Trento e uno dal Consiglio provinciale di Bolzano; per le Provincie di Trento e di Bolzano, rispettivamente dal Commissario del Governo nella Provincia, dall’Intendente di finanza della Provincia e da due esperti designati dal Consiglio provinciale;

4) la devoluzione alle Provincie dei canoni ricavati da concessioni di acque pubbliche esistenti e scorrenti nel territorio delle Province;

5) il passaggio di personale ed uffici della Regione alle Provincie con decreto del Presidente della Giunta regionale, sentita la Giunta provinciale interessata;

6) l’utilizzazione da parte della Provincia delle norme penali dello Stato a presidio delle leggi provinciali;

7) il riconoscimento del diritto delle Provincie al proprio gonfalone e stemma;

8) la eventuale attribuzione alla potestà legislativa delle Provincie di ulteriori servizi in materie anche estranee alla competenza provinciale, purché conferite con specifiche disposizioni di legge statale;

9) l’attribuzione alla Provincia della competenza per la predisposizione del piano provinciale di sviluppo economico, nel rispetto dei principi e degli obiettivi essenziali del programma economico nazionale e d’intesa con le Amministrazioni statali e gli organi della Regione;

*** FORMULA AUSTRIACA PER LA PROGRAMMAZIONE

Nella predeterminazione dei programmi e controlli ai sensi dell’art. 41 della Costituzione, in quanto essi riguardino lo sviluppo economico e sociale della Provincia di Bolzano, lo Stato procederà d’intesa con la Provincia. Le funzioni che le relative leggi statali assegneranno alle Regioni a statuto speciale spetteranno, nella Regione Trentino- Alto Adige, alle Provincie.

Attribuzione alla Provincia della competenza per la elaborazione del piano provinciale di sviluppo economico, nel rispetto dei principi e degli obiettivi essenziali del Piano Economico Nazionale e d’intesa con le Amministrazioni statali e gli organi della Regione.

***

10) la delega obbligatoria dalla Regione alle Provincie delle funzioni amministrative nelle materie dei servizi antincendi;

11) il principio della precedenza nel collocamento al lavoro a favore dei residenti nella Provincia di Bolzano, esclusa ogni distinzione che si basi sull’appartenenza ad un gruppo linguistico o sull’anzianità di residenza;

12) a) l’attribuzione della facoltà alla maggioranza dei consiglieri di un gruppo etnico nel Consiglio regionale o in quello provinciale di Bolzano, di chiedere che si voti per gruppi linguistici, qualora si ritenga una proposta di legge lesiva della parità dei diritti fra i cittadini dei diversi gruppi e delle caratteristiche etniche e culturali dei medesimi;

b) l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale, da parte dei consiglieri dei singoli gruppi linguistici, di leggi regionali o provinciali in caso di non accoglimento della richiesta di votazione separata, oppure qualora la proposta di legge sia stata approvata nonostante il voto contrario dei due terzi dei componenti il gruppo linguistico soccombente;

13) l’impugnativa degli atti amministrativi degli organi locali della pubblica amministrazione ritenuti lesivi del principio di parità in connessione con l’appartenenza ad un gruppo etnico, dinanzi all’organo di giustizia amministrativa, da parte dei consiglieri regionali e provinciali, e, in caso di provvedimenti comunali, anche dei consiglieri comunali, qualora la lesione sia stata riconosciuta dalla maggioranza del gruppo consiliare che si ritiene leso;

14) il diritto del gruppo di minoranza di essere rappresentato in seno alla Giunta Municipale, quando nel Consiglio comunale figurino almeno due consiglieri di tale gruppo;

15) il principio secondo cui la utilizzazione dei fondi della Provincia di Bolzano per scopiassistenziali, sociali e culturali deve aver luogo, non solo in proporzione diretta alla consistenza di ciascun gruppo, bensì anche in riferimento all’entità del bisogno del gruppo medesimo;

16) l’integrazione della composizione del Consiglio di Stato includendovi un consigliere del gruppo linguistico tedesco nei giudizi di secondo grado sui ricorsi decisi in prima istanza dal tribunale amministrativo del Trentino- Alto Adige;

17) la composizione della Sezione del Tribunale di giustizia amministrativa di Bolzano, sulla base della pariteticità fra membri di nomina statale e provinciale e della pariteticità fra gruppi etnicie con la scelta del Presidente nell’ambito del Collegio fra i magistrati della carriera;

18) il diritto di rappresentanza del gruppo etnico ladino nel Consiglio regionale, nel Consiglio provinciale di Bolzano, nonché negli organi degli enti pubblici locali;

19) l’assunzione proporzionale di elementi di lingua ladina nei pubblici uffici, secondo i criteri – in quanto applicabili – valevoli per il personale di lingua tedesca;

20) il riconoscimento del diritto del gruppo ladino alla valorizzazione delle iniziative e delle attività culturali, di stampa e ricreative del gruppo medesimo;

21) a) la riserva di un numero di posti degli impieghi statali ad elementi di lingua tedesca, numero da determinare in base al rapporto tra popolazione altoatesina di detta lingua e popolazione nazionale, con valutazione riferita al totale dei dipendenti statali;

b) la garanzia di stabilità in sede in Provincia di Bolzano per i vincitori dei posti come sopra riservati, limitando i poteri di trasferimento d’ufficio fuori della Provincia a casi giustificati da particolari esigenze di servizio e per una percentuale non superiore al dieci per cento del totale dei posti occupati dai dipendenti di lingua tedesca;

22) estensione al personale della magistratura giudicante ed inquirente dei criteri concernenti la riserva di un numero di posti e la garanzia di stabilità in sede nella Provincia di Bolzano, previsti a favore degli elementi di lingua tedesca da immettere nei pubblici uffici.

III.

Misure da adottarsi con norme di attuazione dello Statuto speciale:

A) Modifica del D.P.R. 3 gennaio 1960, n. 103, per:

1) stabilire che – nei casi di flagranza di reato – l’interrogatorio, ad opera di ufficiali ed agenti di polizia, dei cittadini di lingua tedesca si svolga nella lingua materna del prevenuto, salva la sua richiesta di essere interrogato in italiano;

2) prevedere la possibilità di formulare anche nella sola lingua tedesca le scritture autenticate da notaio, salvo l’obbligo dell’impiego delle due lingue per quelle parti del contesto eventualmente soggette a trascrizione o ad altra forma di pubblicità;

B) Adozione di nuove norme di attuazione per stabilire:

3) fermo il criterio del bilinguismo per l’immissione di nuovi elementi nei pubblici uffici, provvedimenti intesi a favorire il pieno possesso delle due lingue da parte del personale in servizio nella Provincia di Bolzano;

4) l’insegnamento della lingua tedesca nel Conservatorio musicale di Bolzano; l’integrazione nelle materie ivi insegnate con altre consone alle tradizioni delle popolazioni di lingua tedesca; il riconoscimento come corsi regolari di scuole medie dei primi tre corsi del Conservatorio;

5) la facoltà delle Provincie di avvalersi dei locali uffici periferici del Ministero del Lavoro per l’esercizio dei poteri amministrativi connessi alle potestà legislative in materia di lavoro, fino alla istituzione di propri uffici.

IV.

Misure da adottarsi con legge ordinaria:

1) adozione di provvedimenti per accelerare l’esame dei films in lingua tedesca da rappresentare in Provincia di Bolzano, assicurando la partecipazione al servizio di censura di elementi del relativo gruppo linguistico in apposita sezione da istituire a Bolzano (modifica della legge 21 aprile 1962, numero 161);

2) concessione di agevolazioni fiscali per l’importazione di detti films (adozione di apposita norma di legge);

3) ripartizione del materiale custodito negli «Archivi di Stato di Bolzano» tra Stato e Provincia, demandando a quest’ultima la custodia e manutenzione di atti di particolare interesse per la storia locale, senza peraltro alcun pregiudizio per l’interesse connesso alla tutela archivistica (adozione di apposita norma di legge);

4) riconoscimento del diritto di informazione sui dati statistici riguardanti i settori della competenza legislativa ed amministrativa regionale e provinciale e facoltà di svolgere nei settori medesimi, con modalità da concordarsi con l’ISTAT, indagini, censimenti, rilievi statistici propri (modifica del R.D.L. 27 maggio 1929, n. 1285);

5) costituzione, su richiesta della Provincia di Bolzano, delle Commissioni comunali di collocamento di cui alla legge 29 aprile 1949, n. 264, includendo nelle Commissioni stesse un rappresentante della Provincia (modifica della legge citata);

6) delega dallo Stato ai Presidenti delle Giunta provinciali a riconoscere enti svolgenti la propria attività nell’ambito provinciale (modifica dell’art. 12 cod. civile);

7) modifica delle circoscrizioni elettorali per le elezioni del Senato, allo scopo di favorire la partecipazione al Parlamento dei rappresentanti dei gruppi linguistici italiano e tedesco della Provincia di Bolzano, in proporzione alla consistenza dei gruppi stessi (modifica della legge 27 febbraio 1958, n. 64).

V.

Misure da adottarsi con provvedimenti amministrativi:

1) autorizzazione all’uso disgiunto dell’italiano o del tedesco nelle insegne, mostre, tabelle o comunicazioni al pubblico anche di esercizi soggetti ad autorizzazione di P.S. (modifica all’art. 18 del vigente regolamento del T.U. delle leggi di P.S.);

2) a) definizione delle domande degli ex optanti, residenti in Alto Adige ed in posizione di apolidia, per il riacquisto ex novo della cittadinanza italiana;

b) revisione di alcune domande di concessione «ex novo», a suo tempo non accolte;

3) riconoscimento della personalità giuridica alla «Associazione Reduci e Vittime di Guerra di lingua tedesca».

VI. Misure che formeranno oggetto di esame da parte del Governo:

1) studio di congegni atti ad impedire che l’incidenza dei voti militari nelle elezioni politiche in Alto Adige sia percentualmente maggiore e superi la media nazionale;

2) opportunità di un provvedimento di generale sanatoria della posizione dei rioptanti;

3) eventuali iniziative per definire particolari situazioni (patrimoniali o familiari) determinatesi in connessione con opzioni e riopzioni;

4) eventuali iniziative per il recupero e la rifusione agli interessati, mediante accordo con il Governo federale tedesco, di fondi e crediti costituiti in connessione alla liquidazione di beni e trasferimento nel Reich di ex optanti;

5) possibilità del riconoscimento di alcuni titoli di studio e diplomi (di dentista ed altri di natura tecnica) conseguiti in Germania o Austria da ex optanti; riserva di riprendere contatto con il Governo austriaco per il possibile reciproco riconoscimento di ulteriori titoli di studio e diplomi universitari, in conformità all’Accordo di Parigi;

6) studio delle modalità che consentano l’applicazione – con criteri di particolare moderazione – della legge sulle limitazioni cui sono soggetti i trasferimenti di proprietà immobiliari in Provincia di Bolzano, in attesa della sua eventuale revisione;

7) possibilità di adottare una procedura abbreviata e gratuita per il ripristino dei nomi nella forma tedesca;

8) possibili iniziative per la sollecita applicazione della legge 2 aprile 1958, estensiva agli ex appartenenti alle Forze armate germaniche dei benefici riservati alle similari categorie nazionali;

9) opportunità di non proporre norme legislative dirette alla revoca della cittadinanza italiana ai cittadini delle Provincie annesse all’Italia dopo la prima guerra mondiale;

10) riparazione, mediante restituzione o indennizzo, per i rifugi alpini già di proprietà delle Sezioni altoatesine dell’Associazione «Alpenverein»;

11) opportunità di accogliere il principio secondo cui nel concetto di «vilipendio alla Nazione» vanno incluse le offese alle tradizioni, lingua, cultura delle minoranze linguistiche;

12) proposte relative alla sospensione di attività e liquidazione dell’Ente Nazionale per le Tre Venezie, con riparto dei beni situati nella Regione tra gli Enti locali;

13) premesso che con D.P.R. 31.12.1963, n. 2105, la Pretura di Egna è stata aggregata al Tribunale di Bolzano e che i Comuni di Senale e di S. Felice sono stati aggregati alla Pretura di Merano, possibilità di adottare ulteriori provvedimenti in tema di circoscrizioni di uffici giudiziari per l’aggregazione dei Comuni di Proves e Lauregno e della frazione di Sinablana alla Pretura di Merano, nonché per la sottoposizione ai competenti organi amministrativi della Provincia di Bolzano dei Comuni dei Mandamenti assegnati alla circoscrizione del Tribunale di Bolzano.

VII.

Procedura relativa all’esame congiunto dei problemi concernenti la provincia di bolzano

(Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri)

Il Ministro dell’Interno procederà periodicamente all’esame congiunto dei problemi concernenti la Provincia di Bolzano con una Delegazione eletta dal Consiglio Provinciale nel proprio seno.

Tale Delegazione è composta di sette membri appartenenti ai vari gruppi linguistici, di cui quattro di lingua tedesca, due di lingua-italiana ed uno di lingua ladina.

Qualora il Consiglio provinciale non comprenda membri di lingua ladina, tale membro è eletto dal Consiglio stesso fra i sindaci dei Comuni ladini.

***

FORMULAZIONE PROPOSTA DALLA DELEGAZIONE AUSTRIACA

La Presidenza del Consiglio congiuntamente con una Commissione eletta nel seno del Consiglio provinciale esaminerà regolarmente le questioni concernenti la Provincia di Bolzano.

Le consultazioni previste avranno luogo su invito della Presidenza del Consiglio o su richiesta della maggioranza dei suddetti rappresentanti.

La Delegazione si compone di 4 rappresentanti del gruppo etnico tedesco, 2 rappresentanti del gruppo etnico italiano ed 1 rappresentante del gruppo etnico ladino.

Qualora non ci fosse alcun membro del gruppo ladino nel Consiglio provinciale, esso verrà eletto dal Consiglio stesso fra i sindaci dei Comuni ladini.

DICHIARAZIONE DEL GOVERNO AUSTRIACO AL CONSIGLIO NAZIONALE

Il Governo Federale austriaco ha esaurientemente riferito a suo tempo a questa Alta Camera in merito al ricorso alle Nazioni Unite negli anni 1960-1961 per il problema altoatesino. Nel preambolo della Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 31 ottobre 1960 è stato dichiarato espressamente che lo scopo del Trattato di Parigi consisteva nel garantire agli abitanti di lingua tedesca della Provincia di Bolzano una completa parità giuridica con gli abitanti di lingua italiana nel quadro di particolari misure per la protezione delle caratteristiche etniche e dello sviluppo culturale ed economico della popolazione di lingua tedesca. La parte operativa di questa Risoluzione raccomandava all’Austria e all’Italia di riprendere le trattative in merito alla controversia esistente sull’interpretazione e l’esecuzione del Trattato di Parigi e, qualora dette trattative non avessero condotto entroun ragionevole periodo di tempo a dei risultati soddisfacenti, di ricorrere ad altro mezzo pacifico per la chiusura della controversia.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ripeté nel 1961 il suo invito all’Austria e all’Italia di proseguire le trattative. Le difficoltà che si frapponevano a queste trattative furono illustrate dal Ministro Federale per gli Affari Esteri nella dichiarazione fatta nel corsodel dibattito generale delle Nazioni Unite il 26 settembre 1963 (cfr. allegato 1 al rapporto del Ministro Federale degli Affari Esteri sulla XVIII Assemblea Generale delle NazioniUnite).

I Ministri degli Esteri austriaco ed italiano si incontrarono a Ginevra per delle trattative il 23 ottobre 1963. Queste trattative furono proseguite il 25 maggio 1964 e venne costituita una Commissione di esperti che tenne le sue sedute dal 22 al 27 giugno, dall’8 al 15 luglio e dal 31 agosto al 5 settembre.

In una nuova riunione dei Ministri degli Esteri il 7 e 1’8 settembre 1964 furono impartite alla Commissione degli esperti ulteriori direttive, che resero possibile in due nuove sessioni dal 28 settembre al 3 ottobre e dal 21 ottobre al 25 ottobre di far proseguire la preparazione delle trattative a livello dei Ministri degli Esteri, al punto che tali trattative furono portate alla loro conclusione in un nuovo incontro dei Ministri degli Esteri avvenuto il …

In seguito alla conclusione delle consultazioni fra gli esperti e dopo l’ultima conferenza dei Ministri degli Esteri il Governo italiano ha dichiarato il … dinanzi alla Camera italiana che esso presenterà entro sei mesi i disegni di legge costituzionale e ordinaria che allargano notevolmente le competenze autonome della Provincia di Bolzano.

In tale occasione il Governo italiano ha inoltre dichiarato che richiederà con procedura urgente l’esame dei suddetti disegni di legge ed ha formulato il voto che le Camere, consapevoli dell’importanza straordinaria del problema e della occasione storica, procedano all’esame di tali leggi con la rapidità richiesta dalle particolari circostanze.

Il Governo italiano ha deciso inoltre nell’ambito della propria competenza di prendere entro 18 mesi una serie di misure amministrative.

Un elenco delle leggi costituzionali ed ordinarie, dei decreti, delle disposizioni e delle altre misure amministrative previste è contenuto in un documento, che è stato distribuitoai membri del Parlamento italiano e forma parte integrante della dichiarazione governativa italiana. Una traduzione di tale elenco è annessa in allegato alla dichiarazione del GovernoFederale.

Il Governo italiano ha infine deliberato di istituire una Commissione di contatto fra la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed una Delegazione eletta dal Consiglio Provinciale di Bolzano che verrà composta da quattro rappresentanti della popolazione di lingua tedesca, da un rappresentante della popolazione di lingua ladina, e da due rappresentantidella popolazione di lingua italiana della Provincia di Bolzano. Questa Commissione di contatto dovrà procedere regolarmente ad un esame comune dei problemi che interessano la Provincia di Bolzano e singoli gruppi etnici. [Le] consultazioni avranno luogosu invito della Presidenza del Consiglio o su richiesta della maggioranza dei suddetti rappresentanti.

La Camera dei Deputati italiana ha approvato il ... la suddetta dichiarazione formale del Governo italiano con una maggioranza di … Anche i rappresentanti parlamentari degli altoatesini l’hanno approvata.

Il Governo austriaco constata che le misure italiane rientrano nel quadro dell’Accordo di Parigi e costituiscono pertanto atti di adempimento di tale Accordo.

Il Governo Federale desidera far presente che, nel corso della già citata XV Assemblea Generale delle Nazioni Unite, esso per parte sua ha sostenuto il punto di vista, che il Trattato di Parigi possa venire adempiuto solo mediante la concessione di una autonomia regionale sostanziale. Le misure italiane ora previste rappresentano il risultato raggiunto nel corso delle trattative, mentre ciascuna delle Parti si è riservata di lasciare impregiudicato il proprio punto di vista giuridico.

Il Governo Federale austriaco non dubita che l’Italia eseguirà le misure elencate dal Governo italiano nella sua dichiarazione del …… entro un periodo ragionevole ed in uno spirito di comprensione per i desideri del gruppo etnico altoatesino. Sul presupposto di tale adempimento esso dichiara che la controversia esistente fra l’Austria e l’Italia in merito all’esecuzione dell’Accordo di Parigi viene considerata chiusa.

È intenzione del Governo austriaco, con riferimento alle Risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 1497 (XV) e 1661 (XVI) di inviare a tal proposito un adeguato rapporto alle Nazioni Unite.

Nel corso delle trattative a livello dei Ministri degli Esteri in data …… è stato inoltre parafato un Trattato di arbitrato fra l’Austria e l’Italia per cui tutte le questioni controverse insorgenti fra l’Austria e l’Italia e per le quali le Alte Parti contraenti siano fra di loro in contrasto circa i diritti che:

1) attengono indirettamente o direttamente alla interpretazione o esecuzione di un trattato oppure sono in un rapporto intimo ed effettivo con un trattato

oppure

2) attengono ai risultati delle trattative condotte per incarico dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Risoluzione 1497/XV e Risoluzione 1661/XVI), verranno sottoposte ad una Commissione arbitrale permanente.

Mediante questo trattato arbitrale deve essere inoltre costituito un organo consultivo bilaterale tra Austria e Italia, che renda possibile regolare le controversie per mezzo di consultazioni comuni, anche senza far ricorso alla Commissione arbitrale.

Il Governo Federale austriaco è d’avviso che in tal modo sia stato compiuto lo sforzo piampio possibile per rendere attuabile una convivenza pacifica ed uno sviluppo amichevole sia dei diversi gruppi etnici dell’Alto Adige sia nei rapporti fra Austria e Italia.

Rilievi degli esperti italiani circa il progetto di dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale

- - - -

o riconoscendo che dette misure rappresentano l’esecuzione dell’Accordo di Parigi, o almeno nel senso di sopprimere la prima parte del brano sopra riportato («rientrano nel quadro dell’Accordo di Parigi»);

5. Il riferimento all’istituzione da parte del Governo italiano di una Commissione interna di contatto dovrebbe essere armonizzato con quanto sarà contenuto nella dichiarazione del Governo italiano.

PROGETTO DI ACCORDO ARBITRALE

Il Presidente della Repubblica italiana e il Presidente Federale della Repubblica austriaca

- -

-convinti che l’istituzione di un organismo arbitrale, per la pacifica soluzione delle eventuali controversie future, rappresenti un contributo molto importante in vista di tale sviluppo e consolidamento dell’amicizia italo-austriaca,

hanno deciso di concludere un trattato di arbitrato e hanno nominato a questo fine come loro plenipotenziari:

- -

i quali, dopo aver scambiato le loro lettere credenziali e averle trovate in buona e debita forma, hanno concordato le seguenti disposizioni:

Articolo I

Proposta italiana: Proposta austriaca:

È istituito un Tribunale arbitrale italo-austriaco, composto di tre membri, che avrà la sua sede all’Aja.

Le Parti nomineranno ciascuna uno dei membri, scegliendolo fra i rispettivi cittadini.

Il terzo membro, che sarà il Presidente del Tribunale, sarà scelto d’accordo fra le Parti e dovrà avere la cittadinanza di un terzo Stato.

È istituita una Commissione arbitrale italo-austriaca, composta di cinque membri, che avrà la sua sede all’Aja.

Il Governo italiano e quello austriaco nomineranno ciascuno un membro loro cittadino e un altro membro cittadino di un terzo Stato, che non abbia la sua residenza in Austria o in Italia.

Il Presidente della Commissione arbitrale verrà nominato d’accordo dalle Parti contraenti. Egli non dovrà essere cittadino austriaco né italiano, né avere la stessa cittadinanza degli altri due membri della Commissione di arbitrato.

I componenti del Tribunale arbitrale, incluso il Presidente, sono nominati per tre anni. È consentita la loro riconferma. Essi rimangono in carica fino alla nomina del successore e in ogni caso finché sia espletata la trattazione di un giudizio arbitrale pendente allo scadere del loro periodo di nomina.

I posti che divenissero vacanti per decesso, dimissioni o altro impedimento di uno dei membri del Tribunale saranno coperti al pipresto, secondo la medesima procedura applicabile per la nomina.

Articolo II

La nomina dei membri del Tribunale arbitrale avverrà entro sei mesi dall’entrata in vigore del presente trattato.

Ognuna delle Parti contraenti ha facoltà, nel termine di quattordici giorni dall’introduzione di una domanda innanzi al Tribunale arbitrale, di sostituire il membro da essa nominato (e suo cittadino) con un’altra persona.

Tale sostituzione dovrà essere notificata all’altra Parte contraente, che avrà facoltà di procedere a sua volta alla sostituzione del membro, da essa nominato, (e suo cittadino) nel termine di quattordici giorni dall’anzidetta modifica.

Qualora la nomina dei membri del Tribunale non dovesse aver luogo nel termine previsto o nel caso che la sostituzione di un membro non avvenisse entro tre mesi dalla data in cui il posto si è reso vacante, il compito di procedervi spetterà al Presidente della Corte Internazionale di Giustizia, su richiesta di una delle Parti contraenti.

Articolo III

Proposta italiana: Proposta austriaca:

Il Tribunale arbitrale è competente a giudicare, secondo diritto, le controversie che sorgano tra le Parti circa l’interpretazione e l’applicazione dei trattati bilaterali in vigore tra i due Paesi, e che non siano state risolte per via diplomatica.

Tutte le questioni controverse esistenti tra l’Austria e l’Italia, per le quali le Parti contraenti sono tra loro in contrasto, circa diritti che

1) attengono direttamente o indirettamente all’interpretazione o esecuzione di un trattato bilaterale, oppure sono in connessione intima e sostanziale con un tale trattato; ovvero

2) attengono ai risultati delle trattative condotte per incarico dell’Assemblea Generale delle N.U. (Risoluzione 1497/XV e Risoluzione 1661/XVI),

verranno sottoposte alla Commissione arbitrale.

Articolo IV

Le Parti contraenti saranno rappresentate presso il Tribunale arbitrale da propri agenti permanenti, che potranno essere assistiti da consiglieri e da esperti.

Articolo V

Il Tribunale arbitrale potrà essere adito in qualunque momento – salva la procedura prevista dall’articolo successivo – mediante domanda dell’una o dell’altra delle Parti, introdotta dal rispettivo agente.

Articolo VI

Proposta italiana: Proposta austriaca:
Una domanda non potrà essere introdottadavanti al Tribunale arbitrale se, almeno tre mesi prima, l’agente della Parte che intende proporla non avrà comunicato all’agente dell’altra Parte gli elementi di fatto e di diritto, che il proprio Governo intende far valere. (Da parte austriaca si propongono, come alternativa a questo articolo, gli articoli appresso indicati sotto i numeri XII/XVII).
Dopo tale comunicazione, i due agenti prenderanno contatto e riferiranno ai rispettivi Governi, in vista della possibilitàdi una soluzione concordata della controversia.

Articolo VII

Il Tribunale arbitrale stabilirà le proprie regole di procedura. Le sedute ed i lavori del Tribunale arbitrale non saranno pubblici, salvo che il Tribunale stesso non decida diversamente. Il Tribunale svolgerà i suoi lavori nella propria sede, salvo che decida di riunirsi altrove.

Articolo VIII

Le Parti contraenti s’impegnano a cooperare con il Tribunale arbitrale ed a fornirgli, nella misura piampia possibile, il concorso necessario, secondo quanto sarà disposto dal Tribunale stesso.

Articolo IX

Le decisioni del Tribunale arbitrale vengono prese a maggioranza. Ogni membro ha diritto a un voto. È esclusa l’astensione. Il Tribunale è in grado di prendere delle decisioni solo se tutti i suoi membri sono presenti.

Articolo X

Le decisioni del Tribunale arbitrale sono inappellabili. Ciascuna delle Parti si impegna ad eseguirle senza indugio e secondo i principi della buona fede.

Articolo XI

Per la durata dei lavori del Tribunale arbitrale, ciascuno dei membri percepisce una indennità il cui ammontare sarà fissato d’accordo tra le Parti. Tutte le spese del Tribunale arbitrale saranno divise a metà tra le Parti medesime.

Articolo XII

Proposta italiana: Proposta austriaca:

(Da parte italiana viene proposta, invece Allo scopo di incoraggiare i rapporti di ami-delle formulazioni austriache per gli art. cizia e di buon vicinato viene costituita XII fino a XVII, la procedura a norma una Commissione mista italo-austriaca. dell’art. VI). Tale Commissione mista esamina tutte le

questioni che attengono ai reciproci rapporti e in merito alle quali le Parti contraenti sono di avviso contrario.

Articolo XIII

Proposta austriaca:

La Commissione mista italo-austriaca si compone di 8 membri, i quali vengono designati per metà da ognuna delle Parti contraenti, a tempo indeterminato e nell’ambito dei propri cittadini. Un sostituto deve venire designato per ogni membro. La prima designazione deve aver luogo in modoche la Commissione mista possa riunirsiper la prima volta entro sei mesi dall’entrata in vigore del trattato.

Articolo XIV

Proposta austriaca:

Ciascuna delle Parti contraenti stabilisce che uno dei membri da Lei nominati sia il Presidente.

Ciascuna delle Parti contraenti notificherà

all’altra per il tramite diplomatico i membri, i sostituti dei membri e il Presidente da essa nominati. Ciascuna delle Parti contraenti è libera di farsi assistere da esperti.

Articolo XV

Proposta austriaca:

La convocazione e la direzione di una sessione della Commissione mista spettanoalternativamente all’uno e all’altro dei due Presidenti. La prima sessione verrà convocata dal Presidente della Delegazione austriaca entro sei mesi dall’entrata in vigore del trattato.

Articolo XVI

Proposta austriaca:

La Commissione mista terrà annualmente due sessioni ordinarie. Ognuno dei Presidenti purichiedere inoltre la convocazione di una sessione straordinaria. In tal caso la sessione straordinaria deve avere inizio entro un mese. L’ordine del giorno verrà stabilito dal Presidente che convoca la sessione di concerto con l’altro Presidente. Esso potrà venire integrato di comune accordo nel corso delle sedute.

Articolo XVII

Proposta austriaca:

La Commissione mista puindirizzare delle raccomandazioni, deliberate all’unanimità dei membri presenti, ad ognuno dei Governi delle Parti contraenti.

Articolo …

Proposta italiana:

Il presente trattato è concluso per la durata di cinque anni. Esso si considererà automaticamente rinnovato per unostesso periodo di tempo in mancanzadi denuncia dell’una o dell’altra Parte sei mesi prima della scadenza di detto termine.

Articolo …

Il presente trattato sarà sottoposto a ratifica. I documenti di ratifica saranno scambiati quanto prima possibile a … Il trattato entrerà in vigore un mese dopo lo scambio delle ratifiche.

In fede di ci i due Plenipotenziari hanno firmato il presente trattato e vi hanno apposto i loro sigilli. Fatto a …, in data …, in doppio esemplare, uno in lingua italiana e l’altro in lingua tedesca, che faranno ugualmente fede.

COMUNICAZIONE DEL GOVERNO ITALIANO ALLE NAZIONI UNITE

Il Governo italiano ha l’onore di comunicare al Segretario Generale delle Nazioni Unite, quanto segue:

a) Con Risoluzione del 31 ottobre 1960 (intitolata «Status dell’elemento di lingua tedesca nella Provincia di Bolzano») l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite richiedeva la riapertura dei negoziati tra Italia ed Austria per trovare una soluzione a tutte le controversie relative all’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946.

La predetta Risoluzione inoltre raccomandava:

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Rilievi della Delegazione austriaca in merito alla comunicazione italiana alle Nazioni Unite

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COMUNICAZIONE DEL GOVERNO AUSTRIACO ALLE NAZIONI UNITE

Il Governo Federale austriaco ha l’onore di comunicare al Segretario Generale delle Nazioni Unite quanto segue:

1) L’Assemblea Generale si è occupata il 31 ottobre 1960, nel corso della sua XV sessione, della controversia esistente fra l’Austria e l’Italia in merito all’esecuzione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946, regolante lo status della popolazione di lingua tedesca della Provincia di Bolzano, ed ha raccomandato alle Parti con la Risoluzione 1497 (XV) di riprendere le trattative al fine di pervenire ad una soluzione di tutte le divergenze concernenti l’esecuzione del suddetto Accordo.

L’Assemblea Generale nel corso della sua XVI sessione, con Risoluzione 1661 (XVI) del 18 novembre 1961, ha preso nota con soddisfazione delle trattative che erano in corso fra le due Parti ed ha invitato entrambe le Parti a compiere ulteriori sforzi per pervenire ad una soluzione nel senso della Risoluzione 1497 (XV).

2) Nello spirito delle due Risoluzioni summenzionate, si sono avuti fra il Governo austriaco e italiano, negli anni 1961-1964 dei colloqui e delle trattative al fine di pervenire ad una cessazione della controversia esistente fra i due Paesi.

3) Il Governo italiano ha dichiarato al Parlamento, in una dichiarazione fatta il … che esso presenterà entro sei mesi i seguenti disegni di legge costituzionale e ordinaria menzionati nell’allegato a questo rapporto e che attengono allo status della popolazione di lingua tedesca della Provincia di Bolzano: …

Il Governo italiano si è impegnato inoltre nella dichiarazione summenzionata a promuovere nel quadro della sua competenza, e nel tempo pibreve possibile, e al pitardi comunque entro 18 mesi, le misure amministrative menzionate anch’esse in allegato e di curare l’insediamento di un organo interno di contatto fra il Governo italiano ed i Rappresentanti dei gruppi etnici della Provincia di Bolzano.

4) La Camera dei Deputati italiana ha approvato con … (maggioranza) la summenzionata dichiarazione formale del Governo italiano. Anche i rappresentanti degli abitanti di lingua tedesca della Provincia di Bolzano l’hanno approvata.

5) Il Governo austriaco sostiene il punto di vista che le summenzionate misure italiane rientrano nel quadro degli obblighi che l’Italia ha assunto con l’Accordo di Parigi.

Il Governo austriaco a seguito della summenzionata dichiarazione italiana dinanzi al Parlamento italiano ha fatto al Consiglio Nazionale austriaco una dichiarazione del seguente contenuto:

«Il Governo federale austriaco non dubita che l’Italia eseguirà le misure elencate dal Governo italiano nella sua Dichiarazione del … entro un periodo ragionevole e in uno spirito di comprensione per i desideri del gruppo etnico altoatesino. Nella presunzione di tale adempimento esso dichiara che la controversia fra l’Austria e l’Italia in merito all’esecuzione dell’Accordo di Parigi, e di cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è stata a suo tempo investita, viene considerata chiusa».

6) Il Parlamento austriaco ha approvato questa dichiarazione del Governo federale con una maggioranza di …

7) Il … è stato stipulato un trattato di arbitrato fra l’Austria e l’Italia che rappresenta un importante contributo per la soluzione pacifica di eventuali future controversie e per uno sviluppo armonico dei rapporti fra i due Paesi.

8) Il Governo Federale austriaco prega di far circolare il presente rapporto con l’allegato a tutti gli Stati membri e di includere il suo contenuto nel rapporto annuale del Segretario Generale delle Nazioni Unite.

Rilievi della Delegazione italiana in merito alla comunicazione del Governo austriaco alle Nazioni Unite

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Allegato II

QUESTIONI RIMASTE APERTE SULLA BASE DELLE POSIZIONI RAGGIUNTE AL TERMINE DELLA III SESSIONE DEGLI ESPERTI (8 settembre 1964)

Materia Offerte della Delegazioneitaliana Richieste della Delegazione austriaca
1) utilizzazione delle acque pubbliche Competenza legislativa secondaria e attribuzione alle Provincie delle prestazioni e della fornitura di energia elettrica previste dall’art. 10 Statuto. a) Preparazione di un piano di coordinamento tra lo Stato e la Provincia perl’utilizzazione delle acque pubbliche; b) competenza legislativaprimaria sull’utilizzazione delle acque pubbliche che non sono destinate alla produzione di energia elettrica; c) attribuzione alla Provincia ed ai Comuni, nel quadro del sistema dell’ENEL, del diritto di ottenere delle concessioni per la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica; d) previsione che il Ministro dell’Industria prenda le sue decisioni in merito all’attività dell’ENEL nella Provincia di concerto con la Provincia stessa (approvazione delle condizioni di concessioni, prezzi dell’energia elettrica); e) trasferimento alle Provincie della facoltà, prevista dall’art. 63 St. di stabilire un’imposta sull’energia elettrica.
2) opere idrauliche Competenza legislativa secondaria in materia di opere idrauliche della IV e V categoria e quelle di III categoria di cui alla lett. c) dell’art. 6 del T.U. 25 luglio 1905, n. 523. Parere della Provincia perle opere di I, II e III cat.(oltre la lett. c) dell’art. 6 T.U. 1905) di competenza statale. Competenza legislativa primaria per le opere idrauliche della III, IV e V categoria e predisposizione di un piano annuale peril coordinamento delle opere di I e II categoria di competenza dello Stato.
3) ordinamentodei comuni Nessuna offerta. Competenza legislativa primaria per le materie:«Compiti ordinamento e funzionamento, costituzione, soppressione delle circoscrizioni dei Comuni, enti ed istituti pubblici privati e loro consorzi; vigilanza e tutela sui medesimi, compresa la facoltà dello scioglimento e dellasostituzione temporanea dei loro organi».
4) scioglimento degli or- Competenza sostitutiva del- Vedi sopra.
gani degli enti locali la Provincia per omissioni di atti e per assicurare il temporaneo funzionamento degli organi degli enti locali.
5) assistenza sanitaria ed ospedaliera Prescrizione del requisito della bilinguità del personale in servizio in Provincia di Bolzano. Competenza legislativa primaria.
6) assistenza e beneficenza e istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza Competenza legislativa secondaria. Competenza legislativa primaria.
7) pubblica sicurezza per gli esercizi pubblici e spettacoli pubblici Nessuna offerta. Competenza legislativa secondaria.
8) industria e camere di commercio - Nessuna offerta in materia di industria. - Nomina del Presidente delle Camere di Commercio da parte delle Provincie, fino a quando non sia dalla legge regionale riservata la nomina stessa in via elettiva alle diverse categorie interessate. - Competenza legislativasecondaria nella materia dell’industria. - Competenza legislativa primaria in materia di: «Ordinamento delle Camere di Commercio».
9) igiene e sanità Nessuna offerta alla Provincia. Competenza legislativa primaria o, in subordine, secondaria alle Provincie.
10) credito Nomina delle cariche sociali delle Casse di Risparmiodi Trento e Bolzano da parte delle rispettive Provincie, sentiti il Ministero del Tesoro e la Regione. Competenza legislativa secondaria in materia di credito.
11) residenza Diritto di informazione della Provincia sui servizi anagrafici. Competenza legislativa secondaria in materia di «ordinamento del diritto di residenza».
12) polizia e ordine pubblico Nessuna offerta. Competenza legislativa secondaria in materia di polizia per i compiti che attengono alla competenzadella Provincia e trasferimento al Presidente della Giunta della responsabilità per il mantenimento dell’ordine pubblico.
13) segretari comunali Nessuna modifica all’attuale stato giuridico dei segretari comunali. Passaggio dei segretari comunali alle dipendenzeorganiche dei Comuni, previa emanazione di una legge provinciale che disciplini lo stato giuridico della categoria.
14) approvazione del bi- Approvazione del bilancio Opposizione a qualsiasi for
lancio provinciale della Provincia di Bolzano in caso di opposizione di uno dei gruppi linguistici, da parte di un organo collegiale costituito come segue: Commissario delGoverno, Intendente di finanza, Presidente della Giunta provinciale, Assessore provinciale alle finanze, Presidente della Commissione di controllo di Bolzano. mula in quanto intesa ad istituire dei diritti di veto e quindi dei privilegi a favore di un gruppo linguistico.
15) giurie popolari Nessuna offerta. Composizione delle giurie popolari quando giudicano elementi di lingua tedesca, per due terzi con giurati di lingua tedescaed un terzo con giurati di lingua italiana e viceversa, mantenendosi tale composizione anche in caso di remissione del processo ad altra sede per legittima suspicione o motivi di ordine pubblico.
16) verbalizzazione dei procedimenti giudiziari Verbalizzazione bilingue. Verbalizzazione nella sola lingua tedesca delle dichiarazioni rese nei procedimenti in tale lingua.
17) intendente scolastico Nomina da parte del Ministero della Pubblica Istruzione dell’Intendente per la scuola in lingua tedesca e di quello per la scuola in lingualadina su terna proposta, rispettivamente, dalla Giunta provinciale di Bolzano e dalla Assemblea dei Sindaci dei Comuni ladini. Nomina da parte della Provincia di Bolzano degliIntendenti per la scuola in lingua tedesca e ladina, in modo che l’amministrazione autonoma di entrambe le scuole venga assicurata alla Provincia.
18) collocamento ed avviamento al lavoro Competenza legislativa di tipo integrativo in materia di collocamento ed avviamento al lavoro, con facoltà di organizzare alloscopo propri uffici. Competenza legislativa secondaria in materia di collocamento ed avviamento al lavoro e trasferimento alla Provincia degli uffici periferici del Ministero del Lavoro.

Allegato III

PROGETTO DI ACCORDO ARBITRALE

Il Presidente della Repubblica italiana e il Presidente Federale della Repubblica austriaca

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hanno deciso di concludere un trattato di arbitrato e hanno nominato a questo fine come loro plenipotenziari:

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forma, hanno concordato le seguenti disposizioni:

Articolo I

Proposta italiana: Proposta austriaca:

È istituito un Tribunale arbitrale italo-austriaco, composto di tre membri, che avrà la sua sede all’Aja.

Le Parti nomineranno ciascuna uno dei membri, scegliendolo fra i rispettivi cittadini.

Il terzo membro, che sarà il Presidente del Tribunale, sarà scelto d’accordo fra le Parti e dovrà avere la cittadinanza di un terzo Stato.

È istituita una Commissione arbitrale italo-austriaca composta di cinque membri, che avrà la sua sede all’Aja.

Il Governo italiano e quello austriaco nomineranno ciascuno un membro loro cittadino e un altro membro cittadino di un terzo Stato, che non abbia la sua residenza in Austria o in Italia.

Il Presidente della Commissione arbitrale verrà nominato d’accordo dalle Parti contraenti. Egli non dovrà essere cittadino austriaco né italiano, né avere la stessa cittadinanza degli altri due membri della Commissione di arbitrato.

I componenti del Tribunale arbitrale, incluso il Presidente, sono nominati per tre anni. È consentita la loro riconferma. Essi rimangono in carica fino alla nomina del successore e in ogni caso finché sia espletata la trattazione di un giudizio arbitrale pendente allo scadere del loro periodo di nomina.

I posti che divenissero vacanti per decesso, dimissioni o altro impedimento di uno dei membri del Tribunale saranno coperti al pipresto, secondo la medesima procedura applicabile per la nomina.

Articolo II

La nomina dei membri del Tribunale arbitrale avverrà entro sei mesi dall’entrata in vigore del presente trattato.

Ognuna delle Parti contraenti ha facoltà, nel termine di quattordici giorni dall’introduzione di una domanda innanzi al Tribunale arbitrale, di sostituire il membro da essa nominato (e suo cittadino) con un’altra persona.

Tale sostituzione dovrà essere notificata all’altra Parte contraente, che avrà facoltà di procedere a sua volta alla sostituzione del membro, da essa nominato, (e suo cittadino) nel termine di quattordici giorni dall’anzidetta modifica.

Qualora la nomina dei membri del Tribunale non dovesse aver luogo nel termine previsto o nel caso che la sostituzione di un membro non avvenisse entro tre mesi dalla data in cui il posto si è reso vacante, il compito di procedervi spetterà al Presidente della Corte Internazionale di Giustizia, su richiesta di una delle Parti contraenti.

Articolo III

Il Tribunale arbitrale è competente a giudicare, secondo diritto, le controversie che sorgano tra le Parti circa l’interpretazione e l’applicazione dei trattati bilaterali in vigore tra i due Paesi e che non siano state risolte per via diplomatica.

Il Tribunale potrà inoltre esaminare le questioni che le Parti gli sottopongono in base ad intesa fra di loro.

Articolo IV

Le Parti contraenti saranno rappresentate presso il Tribunale arbitrale da propri agenti permanenti, che potranno essere assistiti da consiglieri e da esperti.

Articolo V

Il Tribunale arbitrale potrà essere adito in qualunque momento – salva la procedura prevista dall’articolo successivo – mediante domanda dell’una o dell’altra delle Parti, introdotta dal rispettivo agente.

Articolo VI

Una domanda non potrà essere introdotta davanti al Tribunale arbitrale se, almeno tre mesi prima, l’agente della Parte che intende proporla non avrà comunicato all’agente dell’altra Parte gli elementi di fatto e di diritto, che il proprio Governo intende far valere.

Dopo tale comunicazione, i due agenti prenderanno contatto e riferiranno ai rispettivi Governi, in vista della possibilità di una soluzione concordata della controversia.

Articolo VII

Il Tribunale arbitrale stabilirà le proprie regole di procedura.

Le sedute ed i lavori del Tribunale arbitrale non saranno pubblici, salvo che il Tribunale stesso non decida diversamente.

Il Tribunale svolgerà i suoi lavori nella propria sede, salvo che decida di riunirsi altrove.

Articolo VIII

Le Parti contraenti s’impegnano a cooperare con il Tribunale arbitrale ed a fornirgli, nella misura piampia possibile, il concorso necessario, secondo quanto sarà disposto dal Tribunale stesso.

Articolo IX

Le decisioni del Tribunale arbitrale vengono prese a maggioranza. Ogni membro ha diritto a un voto. È esclusa l’astensione. Il Tribunale è in grado di prendere delle decisioni solo se tutti i suoi membri sono presenti.

Articolo X

Le decisioni del Tribunale arbitrale sono inappellabili. Ciascuna delle Parti si impegna ad eseguirle senza indugio e secondo i principi della buona fede.

Articolo XI

Per la durata dei lavori del Tribunale arbitrale, ciascuno dei membri percepisce una indennità il cui ammontare sarà fissato d’accordo tra le Parti. Tutte le spese del Tribunale arbitrale saranno divise a metà tra le Parti medesime.

Articolo XII

Il presente trattato è concluso per la durata di cinque anni. Esso si considererà automaticamente rinnovato per uno stesso periodo di tempo in mancanza di denuncia dell’una o dell’altra Parte sei mesi prima della scadenza di detto termine.

Articolo XIII

Il presente trattato sarà sottoposto a ratifica. I documenti di ratifica saranno scambiati quanto prima possibile a …

Il trattato entrerà in vigore un mese dopo lo scambio delle ratifiche.

In fede di ci i due Plenipotenziari hanno firmato il presente trattato e vi hanno apposto i loro sigilli.

Fatto a …, in data …, in doppio esemplare, uno in lingua italiana e l’altro in lingua tedesca, che faranno ugualmente fede.

Allegato IV

PROGETTO DI NOTA VERBALE AUSTRIACA

Il Governo austriaco ha preso atto della dichiarazione del Governo italiano al Parlamento italiano in data … ed apprezza l’importanza delle misure annunciate in tale Dichiarazione.

Il Governo austriaco è pronto a dichiarare chiusa la controversia esistente tra i due Paesi circa l’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946, nonostante il divergente punto di vista dei due Governi riguardo l’esecuzione di tale Accordo e la natura delle predette misure.

Il Governo austriaco confida, tuttavia, che il Governo italiano voglia tener conto della esigenza del Governo austriaco di essere pienamente assicurato in ordine all’esecuzione delle misure predette. Il Governo austriaco ritiene che tale garanzia potrebbe essere praticamente predisposta lasciando impregiudicati i rispettivi punti di vista giuridici. A tale fine propone che con riferimento al comma 2° dell’art. III dell’Accordo di arbitrato parafato in data …, il Tribunale previsto dall’anzidetto Accordo possa decidere se le misure annunciate dal Governo italiano nella Dichiarazione al Parlamento italiano in data …, siano state eseguite. Le decisioni del Tribunale avrebbero carattere obbligatorio. Tale possibilità del Tribunale arbitrale di decidere obbligatoriamente potrebbe essere ammessa per un periodo di quattro anni a decorrere dall’entrata in vigore dell’Accordo di arbitrato.

PROGETTO DI NOTA VERBALE ITALIANA

Il Governo italiano ha preso conoscenza della nota inviatagli dal Governo austriaco in data … del seguente tenore:

«Il Governo austriaco ha preso atto della dichiarazione del Governo italiano al Parlamento italiano in data … ed apprezza l’importanza delle misure annunciate in tale Dichiarazione.

Il Governo austriaco è pronto a dichiarare chiusa la controversia esistente tra i due Paesi circa l’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946, nonostante il divergente punto di vista dei due Governi riguardo l’esecuzione di tale Accordo e la natura delle predette misure.

Il Governo austriaco confida, tuttavia, che il Governo italiano voglia tener conto della esigenza del Governo austriaco di essere pienamente assicurato in ordine all’esecuzione delle predette misure. Il Governo austriaco ritiene che tale garanzia potrebbe essere praticamente predisposta lasciando impregiudicati i rispettivi punti di vista giuridici. A tal fine propone che con riferimento al comma 2° dell’art. III dell’Accordo di arbitrato parafato in data …, il Tribunale previsto dall’anzidetto Accordo possa decidere se le misure annunciate dal Governo italiano nella Dichiarazione al Parlamento italiano in data … siano state eseguite. Le decisioni del Tribunale avrebbero carattere obbligatorio. La possibilità del Tribunale arbitrale di decidere obbligatoriamente potrebbe essere ammessa per un periodo di quattro anni a decorrere dall’entrata in vigore dell’Accordo di arbitrato».

Il Governo italiano prende atto che la proposta contenuta nella nota surriferita è stata formulata dal Governo austriaco senza pregiudizio dei rispettivi punti di vista giuridici dei due Governi riguardo l’esecuzione dell’Accordo di Parigi e la natura delle misure annunciate dal Governo italiano.

In tali condizioni ed al fine di agevolare la chiusura della controversia tra i due Paesi, il Governo italiano dichiara di accettare la proposta anzidetta per l’indicato periodo di quattro anni a partire dalla entrata in vigore dell’Accordo di arbitrato.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6, pos. AA 2/13.


2 Il documento è privo di data, la stesura nel mese di dicembre si evince dal testo. Sulla copertina del fascicolo è annotato che fu preparato in vista del Comitato dei Ministri dell’11 dicembre e portato all’incontro dei Ministri degli Esteri a Parigi del 16 dicembre.


3 Vedi D. 4.

3 COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 11 dicembre 1964, ore 18)1

Appunto segreto.

Alto Adige: riunione presso il Presidente del Consiglio tenuta l’11 dicembre 1964 ore 18.

Partecipanti: On. Presidente del Consiglio, il Vice Presidente del Consiglio On. Nenni, i Ministri Saragat, Reale, Andreotti, Medici, Guj; l’Amb. Prof. Toscano, il Ministro Plen. Gaja, il Pref. Giovenco (al posto del Min. Taviani), il Min. Pompei, il V. Pref. Fabiani e il Cons. di Legazione Conte Marotta.

MINISTRO SARAGAT: Il 16 dicembre mi incontrercon Kreisky a Parigi per tentare di concludere il negoziato sull’interpretazione dell’Accordo di Parigi.

La situazione si presenta in modo positivo, ma prima di fare alcuni necessari commenti vorrei pregare di ascoltare la relazione dalla quale risulta una buona prospettiva di giungere ad ottime conclusioni.

(Il Min. Saragat legge la relazione(2) per la parte riguardante i criteri che hanno ispirato la stesura dei documenti relativi alla chiusura della vertenza).

Desidero subito sottolinearvi che ci siamo rifiutati di stipulare un nuovo accordo perché non vogliamo spostarci dall’Accordo di Parigi del 1946 e perché intendiamo che la controversia rimanga nell’ambito dell’interpretazione di quell’Accordo. Secondo quanto abbiamo sempre detto agli austriaci, la soluzione della controversia deve comportare il rispetto delle posizioni giuridiche delle due Parti sull’esecuzione dell’Accordo di Parigi. Da parte nostra riteniamo che la controversia deve continuare a riferirsi soltanto all’Accordo di Parigi e tutto il nostro lavoro è stato diretto ad escludere una conclusione che comportasse un nuovo impegno bilaterale tra Italia e Austria.

(Il Min. Saragat riprende la lettura della relazione per la parte riguardante i lavori della Commissione di esperti e la divergenza sostanziale risultata dopo la V sessione circa la natura delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine).

Deve essere chiaro che io ho impartito istruzioni ai nostri esperti sulla base delle direttive fornite dal Presidente del Consiglio e dai colleghi di Gabinetto.

Perciquando gli esperti si sono trovati di fronte alla difficoltà di superare quella divergenza sostanziale, ho ritenuto che era inutile continuare a livello esperti ed ho pensato che fosse opportuno aprire trattative confidenziali e segrete, tanto segrete che ne abbiamo perfino tenuto all’oscuro il nostro Ambasciatore a Vienna. Naturalmente ho chiesto al Presidente del Consiglio l’autorizzazione a queste trattative segrete.

(Il Min. Saragat riprende la lettura della relazione per quanto riguarda i contatti segreti ed i risultati di quei contatti).

Prima di proseguire l’esposizione e di ascoltare i vostri commenti sulle prospettive che derivano dai risultati dei contatti segreti devo richiamare la vostra attenzione sul fatto che abbiamo fatto precedere questi contatti da un chiarissimo discorso a Kreisky(3). Gli abbiamo detto che noi non ci saremmo prestati al giochetto di promettere una concessione dopo l’altra nella speranza che un giorno gli austriaci si decidessero a darci l’assenso alla chiusura della vertenza. In linea di massima, da parte nostra si era arrivati ad un massimo di concessioni, pio meno nella linea dei suggerimenti della Commissione dei 19. Se gli austriaci volevano realmente l’accordo avrebbero dovuto dimostrarlo. Se cinon fosse risultato, il Governo italiano avrebbe proseguito per proprio conto senza picurarsi di richiedere la chiusura della controversia.

(Il Min. Saragat legge la parte della relazione riguardante le basi finali dell’eventuale accordo e il progetto concernente l’istituzione del Tribunale arbitrale trascritto nel documento allegato alla relazione).

… Per quanto riguarda l’art. I, concernente la composizione del Tribunale, la proposta italiana contempla tre membri mentre gli austriaci insistono per cinque membri. Come voi vedete è una questione che non tocca molto la sostanza, anche se io continuo a pensare che forse sarebbe piconveniente avere un Tribunale di tre membri. L’art. II non ha molta importanza mentre l’art. III, quello sulla competenza del Tribunale è fondamentale.

(Il Min. Saragat legge la relazione per la parte concernente la modifica all’art. III del Trattato di arbitrato ed il conseguente inserimento di un nuovo comma prevedente che il Tribunale arbitrale, a parte la sua competenza giurisdizionale ordinaria, possa conoscere in base ad intesa tra le due Parti, anche di altre questioni di comune interesse. E il Min. Saragat legge altresì la parte concernente lo scambio di Note in base al quale, per il periodo di quattro anni dall’entrata in vigore del Trattato, il Tribunale arbitrale potrà esaminare se le misure indicate dal Governo italiano siano o meno state eseguite, pur facendosi riserva dei rispettivi punti di vista giuridici delle due Parti).

Come voi vedete, il punto fondamentale è che il Tribunale giudicherà secondo diritto …

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Mi sembra che in sostanza le Note sarebbero applicative del comma II dell’art. III.

AMBASCIATORE TOSCANO: Esattamente: mentre il Tribunale per la prima parte giudicherebbe secondo diritto, con il comma secondo potrebbe giudicare se le misure sono state o non sono state eseguite.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Sembra che le Note rappresentino un’intesa preventiva per l’applicazione del II comma.

AMBASCIATORE TOSCANO: Anche le Note, che darebbero al Tribunale, soltanto per quattro anni, la possibilità di giudicare sull’esecuzione delle misure, verrebbero sottoposte al Parlamento.

MINISTRO SARAGAT: (Dopo aver letto la relazione per quanto concerne tutto il complesso di atti relativi alla chiusura della vertenza).

In sostanza si tratta di un’operazione complessa ma attraverso la quale le nostre decisioni possono apparire come interne.

È chiaro che con le Note abbiamo dovuto fare una concessione alla tesi austriaca. Ma lo scambio di Note darebbe al Tribunale la competenza a conoscere dell’esecuzione delle misure soltanto per quattro anni. Questa è una cosa importantissima: possiamo farla solo attraverso l’istituzione del Tribunale arbitrale. Non potremmo farla con la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja. Quella Corte, infatti, non accetta limiti di tempo. È per questo che al Ministero degli Esteri siamo decisamente contrari alla Corte dell’Aja. Poi, tenete presente che il carattere della Corte si è molto modificato. Vi sono giudici di Paesi comunisti con una spiccata simpatia verso l’autodecisione, anche se si tratta dell’autodecisione che fa comodo a loro.

Questo, per quanto riguarda la parte formale per giungere alla chiusura della controversia. Quanto vi ho esposto mi sembra veramente buono. Io vedrKreisky a Parigi il 164 e domani sera dirameremo un comunicato in proposito. Prima di sentire le vostre osservazioni su quanto vi ho esposto circa le modalità di chiusura della vertenza desidero leggervi la relazione per la parte che concerne le misure concrete del Governo italiano.

(Il Min. Saragat legge la relazione).

In altri termini, gli austriaci accettano il nostro punto di vista su 17 questioni, e su una sola questione, quella dei Segretari comunali, che non mi pare poi così apocalittica, noi accettiamo il punto di vista austriaco. Ricordiamoci che abbiamo sempre detto che sarebbe stato necessario rimanere nella linea della Commissione dei 19. Quella Commissione non è stata una bella trovata, ma non l’abbiamo creata noi e comunque i suoi risultati adesso ci sono e non possiamo dimenticarli.

(Il Min. Saragat legge l’appunto concernente i punti in cui si andrebbe al di là dei suggerimenti della Relazione dei 19 e quelli che invece verrebbero risolti in maniera meno ampia di quanto previsto dalla Relazione stessa).

Vedendo Kreisky dovrei fare qualche concessione in materia di Segretari comunali.

PREFETTO GIOVENCO: La Commissione dei 19 aveva proposto la regionalizzazione dei Segretari comunali. Gli esperti austriaci hanno invece chiesto che la competenza legislativa venga attribuita alla Provincia. Tutto sommato, il Ministero dell’Interno ritiene che sarebbe piconveniente assegnare la competenza legislativa alla Provincia, così si creerebbero meno precedenti nei confronti delle altre Regioni.

MINISTRO REALE: C’è il rovescio della medaglia …

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Sul piano tecnico, voglio subito anticiparvi che per quanto riguarda i criteri di definizione delle «piccole industrie» mi è stato rilevato che il criterio delle 50 unità lavorative non sembra il pigiusto. Forse si potrebbe scegliere qualche criterio pistrettamente economico.

MINISTRO REALE: Circa i Segretari comunali, il collega dell’Interno obbedisce alla preoccupazione di non creare cattivo precedente ma mi pare invece che il prezzo da pagare, attribuendo la competenza legislativa alla Provincia, sia quello che la Provincia stessa finirebbe per fare ciche vuole nei Comuni a maggioranza tedesca.

PREF. GIOVENCO: Potremmo fare il tentativo di escludere i comuni con maggioranza nazionale (Bolzano, Merano e forse Bressanone).

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: V’è poi il fatto dei concorsi che sarebbero regolati da norme provinciali.

AMBASCIATORE TOSCANO: Ma v’è sempre la possibilità di ricorsi alla Corte Costituzionale.

PREF. GIOVENCO: Debbo richiamare la vostra attenzione sul fatto che se anche la competenza fosse attribuita alla Regione la Regione finirebbe sempre per delegare la Provincia.

MINISTRO SARAGAT: Mi pare allora che praticamente non vi sono difficoltà ad aderire alla richiesta austriaca.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Per quanto riguarda la scuola mi si osservava che il gruppo ladino non dovrebbe essere staccato dall’autorità statale.

MINISTRO SARAGAT: Forse è meglio che, per avere una visione piorganica, finisca la lettura della relazione per quanto concerne le misure del Governo italiano. (Legge relazione e termina affermando che «si pudire che di 110 questioni esaminate, 88 sono state decise in conformità alla Relazione dei 19, 4 sono state risolte in maniera diversa, 8 in maniera piampia della Relazione dei 19 e 10 in maniera meno ampia che la Relazione dei 19»).

AMBASCIATORE TOSCANO: Non sono tanto i numeri che contano, ma la qualità e la sostanza delle questioni.

MINISTRO SARAGAT: (Legge l’eventuale serie dei documenti relativi alla chiusura della controversia altoatesina).

Come avete visto si tratta di atti separati, sempre perché vogliamo evitare impegni bilaterali. Vi sono tre punti che dovremmo decidere a Parigi, la composizione del Tribunale arbitrale, l’organo interno di contatto tra la minoranza degli altoatesini ed il Governo italiano e la durata dell’accordo arbitrale. Poi, si è ricavata l’impressione che vi sia qualche punto sul quale si potrebbe esaminare se non si possa fare qualche minore concessione e cioè la polizia degli spettacoli, nuclei di polizia a disposizione dell’Amministrazione provinciale nonché la nomina da parte della Giunta provinciale degli Intendenti scolastici per le scuole di lingua tedesca e ladina.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Ringrazio il Min. Saragat per la sua chiara esposizione che ha riassunto l’ottimo lavoro compiuto. Adesso passiamo alle singole questioni.

MINISTRO REALE: Vorrei sapere con precisione che cos’è quest’organo di contatto o di collegamento.

AMBASCIATORE TOSCANO: Da molti anni gli austriaci chiedono una Commissione mista, sul piano internazionale. Abbiamo sempre rifiutato e sempre sono tornati alla carica. Ma abbiamo continuato a respingere. Quello che non abbiamo potuto ignorare è il legittimo desiderio degli altoatesini, che sono cittadini italiani, di mantenere contatti con l’Amministrazione da cui dipendono, in modo da avere la sensazione che il Governo italiano segua i loro problemi. È chiaro che l’organo sarebbe puramente interno e fornirebbe la possibilità di un contatto generale.

MINISTRO SARAGAT: Kreisky a maggio a Ginevra mi disse: «tutte le volte che in Alto Adige un postino litiga con una guardia doganale scrivono a me. Non sarebbe meglio che queste grane venissero a Roma, così come noi facciamo con la minoranza slovena?».

MINISTRO ANDREOTTI: Mi pare un’ottima idea.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: In sostanza, si tratterebbe di un vero e proprio «luogo di lamentele».

MINISTRO REALE: Composto da chi?

MINISTRO SARAGAT: Adesso vi leggo la composizione (legge).

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Attualmente la Regione Trentino- Alto Adige dipende dalla Presidenza del Consiglio. Mi pare che per chiare ragioni di analogia questo nuovo organo dovrebbe far capo alla Presidenza del Consiglio.

MINISTRO SARAGAT: In realtà o al Ministero dell’Interno o alla Presidenza del Consiglio ha poca importanza, l’importante è che le grane gravitino su Roma.

VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NENNI: Certo che non ha nessuna importanza o Interni o Presidenza. Ma se gli austriaci tengono tanto alla Presidenza del Consiglio, tu fingi di fare una concessione.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Comunque io terrei proprio che la competenza vada alla Presidenza del Consiglio.

MINISTRO SARAGAT: Va bene, questa è una questione chiusa.

MINISTRO REALE: Adesso ho qualcosa da chiedere circa il Tribunale arbitrale. Quando se ne parlavevamo la preoccupazione di non internazionalizzare le misure che il Governo avrebbe deciso. Mi pare che quello che voi avete fatto è in sostanza un buon risultato, anche se rappresenta una soluzione che a metà va incontro alle richieste degli austria

ci. Avete fatto un lungo giro ed avete raggiunto il carattere «temporaneo» della competenza del Tribunale. Avete trovato una forma attenuata di competenza accessoria e temporanea. PREFETTO GIOVENCO: Cosa si intende quando si dice che il Tribunale «garantirà» l’esecuzione delle misure? MINISTRO GAJA: Tutto sarà pichiaro leggendo attentamente il testo dello

scambio di Note (legge).

PREFETTO GIOVENCO: Ma praticamente come avverrà?

MINISTRO GAJA: Se il Governo austriaco dice che una certa misura non è stata eseguita dovrà seguire la procedura stabilita.

MINISTRO SARAGAT: Dobbiamo pur fornire al Governo austriaco qualche garanzia.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Certamente, ma le maggiori difficoltà le incontreremo alla Camera.

MINISTRO SARAGAT: Sono piche convinto che sarà molto utile se il Governo di centro-sinistra riuscirà a chiudere la controversia. Sarà un grande esempio di politica democratica. D’altra parte, basta osservare il comportamento della stampa straniera, particolarmente quella inglese e quella americana commentano con grande favore i nostri sforzi per chiudere pacificamente la controversia.

VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NENNI: Forse sarà bene evitare la dizione «Tribunale».

MINISTRO REALE: Ma l’opposizione si varrà del fatto sostanziale che riportiamo la controversia su un nuovo Accordo …

AMBASCIATORE TOSCANO: Se il Presidente permette, vorrei aggiungere qualcosa. Noi abbiamo sostenuto di fronte alle Nazioni Unite di aver già applicato l’Accordo De Gasperi- Gruber. Dopo la presentazione del Rapporto conclusivo della Commissione dei 19, il Governo ha detto che esaminerà favorevolmente la possibilità di fare qualche ulteriore concessione sul piano interno. Ma il nocciolo della questione è che si vuole avere dagli austriaci la quietanza immediata. Per ottenere questa quietanza, abbiamo dovuto escogitare una formula di procedura per il Tribunale arbitrale. Ed abbiamo escogitato questa formula che per quattro anni fornisce una garanzia di esecuzione.

Cerchiamo di guardare le cose con realismo: fino al 1962 la nostra posizione era piforte, sul piano internazionale, perché l’autonomia che avremmo dovuto dare alla Provincia di Bolzano era indicata dai termini vaghi dell’Accordo di Parigi. Ma la Commissione dei 19 ha finito per ridare contenuto preciso a quella autonomia. Nonostante cisiamo riusciti a correggere alcune eccessive larghezze della Commissione dei 19; da parte austriaca si è molto insistito per ottenere tutto quanto indicato dalla Commissione dei 19. Le basi dell’Accordo che noi vi sottoponiamo prevedono di chiudere concedendo da parte nostra sostanzialmente meno di quanto indicato dai 19. Anche se abbiamo la netta sensazione che occorrerà fare quelle concessioni cui il Ministro Saragat ha accennato alla fine della sua esposizione.

Non vi è dubbio che concludere l’Accordo sulle basi indicate dal Ministro Saragat sarebbe per noi una grande occasione.

Vorrei aggiungere una cosa: sarebbe piche opportuno che il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell’Interno convochino Magnago, perché è nostro interesse che egli non vada a Vienna. Egli si deve rendere conto che i limiti raggiunti sono i massimi limiti. Sarebbe opportuno che nelle nuove more dell’incontro di Parigi il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell’Interno spieghino a Magnago che l’occasione è unica anche per gli altoatesini.

C’è un altro argomento sul quale mi permetto richiamare la vostra attenzione ed è quello delle implicazioni collegate alla vertenza italo-austriaca in sede di Nazioni Unite. Ogni voto, alle Nazioni Unite, dobbiamo pagarlo miliardi e miliardi. Siamo veramente ricattati.

VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NENNI: Miliardi?

MINISTRO MEDICI: Beh, non bustarelle, ma contratti ecc. ecc.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Mi pare che in linea di principio siamo d’accordo, anche se il Parlamento rimane la grande incognita. Noi dobbiamo presentare una legge articolata che deve essere approvata fino alle virgole e, per talune materie, dobbiamo proporre modifiche di legge a carattere costituzionale. Possiamo già immaginare che genere di gazzarra faranno a destra.

MINISTRO SARAGAT: Sarà una cosa molto delicata. Ma bisogna fare attenzione: chi paga le spese sono io, ed il mio Partito. Io chiederdelle garanzie alla maggioranza.

MINISTRO REALE: Se si accentua e si pone in rilievo che si rimane al di sotto della Relazione dei 19 non si dovrebbero correre grandi rischi.

AMBASCIATORE TOSCANO: Dal punto di vista interno, si dovrebbe immaginare il seguente sviluppo: nell’incontro di Parigi si dovrebbe accertare in modo sicuro che è possibile raggiungere un’intesa di fatto. Tale intesa dovrebbe rimanere segreta. Tornato a Roma il Ministro degli Esteri, il Presidente del Consiglio e lo stesso Ministro degli Esteri dovrebbero avere contatti con i capi dei gruppi parlamentari, per ottenerne assicurazioni d’appoggio. Avute quelle assicurazioni, si potrebbe dare il via alla nuova riunione degli esperti ed, in seguito, all’incontro conclusivo dei due Ministri degli Esteri.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Cerchiamo di vedere le cose in dettaglio, dato che nelle linee generali mi sembra che siamo d’accordo. Ci sarebbero le tre questioni rimaste aperte. La prima è quella del numero dei membri del Tribunale, 3 o 5. Mi pare che noi preferiamo 3.

MINISTRO SARAGAT: Non credo che sarà un punto di rottura.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Poi, per quanto riguarda l’organo interno abbiamo stabilito che sia competente la Presidenza del Consiglio e mi pare che gli austriaci desiderino lo stesso. Adesso c’è la durata dell’accordo arbitrale, 5 o 10 anni.

MINISTRO SARAGAT: Noi pensiamo che 5 sia meglio di 10, comunque anche questo non potrà essere una questione di rottura.

MINISTRO MEDICI: Circa quel punto che concerne la modifica della legge sull’ENEL per le piccole industrie con meno di 50 unità occorrerebbe un criterio pieconomico. Forse converrebbe anche agli altoatesini stessi. Comunque ecco un piccolo appunto. Naturalmente neanche questa è una questione di rottura.

MINISTRO GUJ: Ho visto che rimane sospeso il problema della nomina dell’Intendente scolastico e con una certa sorpresa ho visto che è stato fatto un tutt’uno del personale della scuola di lingua tedesca e ladina. La nomina da parte della Provincia dell’Intendente della scuola di lingua tedesca finirebbe per rompere l’unità della scuola …

AMBASCIATORE TOSCANO: In realtà mi pare che scegliere fra tre persone indicate dalla Provincia o permettere la nomina da parte della Provincia sia in sostanza la stessa cosa.

MINISTRO GUJ: Sì, certamente. Ma sarebbe molto meglio che l’Intendente fosse nominato dal Consiglio provinciale e non dalla Giunta. Le Giunte non procedono mai a nomine di questo genere. Credo che la soluzione dovrebbe essere che l’Intendente di lingua tedesca venga nominato dal Consiglio provinciale e che il personale della scuola ladina torni nella competenza del Sovraintendente.

AMBASCIATORE TOSCANO: Ci batteremo fino in fondo per ottenere tutto questo. Per quanto riguarda il criterio di definizione della piccola industria è stato evidentemente un errore ricorrere al criterio delle 50 unità. Lo faremo presente. Adesso dovremmo esaminare le possibili ulteriori concessioni per quanto riguarda la polizia degli spettacoli ed i nuclei di polizia.

MINISTRO ANDREOTTI: Io non avrei nulla in contrario a lasciare alla Provincia la competenza sulla polizia degli spettacoli. È gente molto piseria di noi.

MINISTRO SARAGAT: Meno spogliarelli …

MINISTRO REALE: Sono d’accordo.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Va bene. Adesso vediamo il punto riguardante i nuclei di polizia che mi pare molto pidelicato.

VICE PREFETTO FABIANI: Certamente è delicato ma non mi pare che a Bolzano vi diano grande importanza … In sede di Commissione dei 19 si era pensato di dare qualche cosa in quei settori di fronte al rifiuto a dare tutto quello che in fatto di polizia chiedevano i Commissari di lingua tedesca.

PREFETTO GIOVENCO: Ma è importante perché pucreare un precedente per le altre Regioni.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Mi pare che sia un grosso problema di ordine generale.

MINISTRO SARAGAT: Io non vedo tante preoccupazioni. In fin dei conti, quanti sarebbero questi poliziotti? Pochissimi. Poi come faccio a presentarmi a Parigi senza un minimo di concessioni …

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Ma quasi tutte le richieste sono state accolte, anche quella sulla polizia dello spettacolo.

MINISTRO ANDREOTTI: Certo, anche per ragioni di riflessi mi pare proprio il caso di evitarlo.

MINISTRO SARAGAT: Pensateci bene: è chiaro che io non posso incontrare Kreisky senza dargli qualcosa. Ormai siamo vicino all’accordo e poi mi pare che questi nuclei di polizia non abbiano nessuna importanza pratica. Loro li vogliono per poter dare un contentino …

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Ma abbiamo già dato le altre cose.

MINISTRO SARAGAT: Ma allora a Parigi non ci vado …

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Ma potreste esaminare se non vi sia qualche altra cosa da dare.

AMBASCIATORE TOSCANO: Ma allora rischiamo di riaprire tutto …

MINISTRO SARAGAT: Allora a Parigi non vado. Dico a Kreisky che devono prima vedersi gli esperti. Io non posso andare a discutere di questi dettagli tecnici.

MINISTRO ANDREOTTI: Scusa, Saragat, ma nella relazione avete usato una formula estremamente possibilista e prudente «esaminare se sarà il caso di fare qualche altra concessione in uno dei tre punti seguenti» due ve le abbiamo già date.

MINISTRO GAJA: Quello concernente l’Intendente comporta una rettifica nei confronti della scuola ladina.

MINISTRO SARAGAT: E poi dove la andiamo a prendere qualche altra cosa da dargli …

MINISTRO GAJA: Forse «igiene e sanità», ma c’è una richiesta austriaca troppo ampia.

PREFETTO GIOVENCO: Già …

MINISTRO SARAGAT: Scusa, Presidente, deve esser chiaro che io sono il rappresentante di un piccolo partito. Al punto in cui sono le cose ti dico che io devo assumere una posizione cauta e prudente. Non posso esporre il mio partito senza il vostro consenso totale.

MINISTRO REALE: Perciti stiamo dando atto della nostra piena approvazione su quanto avete fatto. Si tratta solo di un punto che è rimasto in discussione.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Anche noi dobbiamo essere cauti. Questo è un punto delicato; certo non faremo cadere il negoziato per quel punto. Va a Parigi, se gli austriaci proprio insistono ci telefoni o ci telegrafi e noi chiediamo al Consiglio dei Ministri.

AMBASCIATORE TOSCANO: Non è il caso di riaprire il negoziato sul piano tecnico. Noi dobbiamo dire a Parigi: quello che vi offriamo rappresenta la nostra ultima e definitiva posizione.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Ma è rimasto solo un elemento aperto, sul quale non escludo si possa avere l’approvazione del Consiglio dei Ministri.

AMBASCIATORE TOSCANO: La cosa piimportante è che il Presidente e il Ministro degli Interni stabiliscano il contatto con Magnago.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Certamente si farà.

AMBASCIATORE TOSCANO: In conclusione, possiamo marciare per quanto riguarda la polizia dello spettacolo; l’Intendente scolastico deve essere nominato dal Consiglio provinciale e non dalla Giunta e si deve mettere nuovamente la scuola ladina nella competenza del Sovrintendente.

MINISTRO GAJA: Poi occorre modificare il criterio delle 50 unità.

MINISTRO MEDICI: Sì, ma non è una cosa molto importante.

PREFETTO GIOVENCO: Per i nuclei di polizia forse si potrebbe trovare una migliore formulazione … ma mi viene il dubbio che la richiesta nasconda l’intenzione di riaprire la discussione sulla polizia vera e propria.

AMBASCIATORE TOSCANO: Devo smentirla categoricamente. Siamo stati noi a negoziare ed abbiamo capito bene quello che ci hanno chiesto.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Allora, Saragat, va a Parigi; hai abbastanza margine; ti abbiamo dato varie cose. Per quel solo punto potremmo ricorrere alla decisione del Consiglio dei Ministri.

AMBASCIATORE TOSCANO: Faremo del nostro meglio. Non è detto che ci riusciremo ma sulle linee di quanto avete approvato speriamo di raggiungere un’intesa.Adesso una raccomandazione: siamo riusciti a mantenere il segreto, finora. È necessario continuare.

MINISTRO SARAGAT: Tutto quanto deve rimanere segreto.

MINISTRO GAJA: Sarà meglio ritirare i documenti.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1275.


2 Vedi D. 2.


3 Vedi D. 1.


4 Vedi D. 4.

4 COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, SARAGAT, CON IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, KREISKY (Parigi, 16 dicembre 1964)1

Appunto(2).

I. Gli scopi del mio incontro con il Ministro Federale degli Affari Esteri austriaco, Dottor Kreisky, che ha avuto luogo a Parigi il 16 corrente, erano principalmente tre:

1) accertare in maniera conclusiva se la controversia per l’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber possa essere risolta in base alla serie di atti previsti nei recenti contatti;

2) decidere circa le residue questioni in merito alle quali ci si trovava tuttora di fronte a proposte alternative;

3) decidere intorno agli ulteriori passi, che avrebbero dovuto portare alla conclusione formale della controversia.

In altre parole, l’incontro avrebbe dovuto rivestire un carattere decisivo, fissando in maniera definitiva le basi su cui la questione dell’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber sarebbe stata risolta, anche se la progettata procedura avrebbe potuto avere inizio in data successiva.

L’incontro, che è durato oltre tre ore, ha dato luogo ad approfonditi e vivaci scambi di vedute. Per le ragioni che mi riservo di esporre in seguito esso non ha tuttavia potuto portare ad una decisione di principio anche se non è da escludere che da parte austriaca si finiscano di accogliere sostanzialmente le nostre proposte.

II.

La discussione circa le basi per la conclusione della controversia, ha toccato, come nei precedenti incontri, i due temi della forma della chiusura della controversia stessa e delle misure concrete che il Governo italiano intende prendere in via autonoma in favore delle popolazioni dell’Alto Adige.

Circa il primo punto, Kreisky ha riconosciuto che si è ormai giunti ad una intesa sostanziale. Circa i documenti preparati dagli esperti(3), egli ha chiesto una piccola correzione formale – che è stata accolta – alla dichiarazione del Governo italiano dinanzi al Parlamento, ed ha suggerito a sua volta di introdurre un nuovo paragrafo alla analoga dichiarazione del Governo austriaco.

Questo secondo emendamento, di notevole importanza, tendeva a riaffermare la tesi austriaca secondo la quale l’autonomia della Provincia di Bolzano dovrebbe essere continuamente riveduta in relazione agli sviluppi dell’autonomia delle altre regioni italiane e del nostro sistema sociale e costituzionale. L’inserimento di una simile frase avrebbe reso praticamente nullo il valore della cosiddetta «quietanza» austriaca. Mi sono quindi fermamente opposto alla proposta di Kreisky suggerendo invece una semplice ed innocua frase di stile da inserire, quale proemio, alle disposizioni interne relative alla creazione di un organo di contatto fra le popolazioni altoatesine e il Governo italiano.

È stata, infine, ugualmente da me respinta la richiesta austriaca di diramare al Segretario Generale ed a tutti i membri delle Nazioni Unite un elenco delle misure che il Governo italiano annuncerà al Parlamento di voler autonomamente prendere a favore delle popolazioni dell’Alto Adige. Ho fatto rilevare che tale diramazione era superflua e pericolosa, mentre non vedevo quale interesse il Governo austriaco potesse avervi dopo l’accoglimento, da parte nostra, di un sistema di garanzia circa l’effettuazione concreta delle misure annunciate dal Governo italiano.

La richiesta è stata finalmente ritirata da Kreisky.

III.

Per quanto concerne le misure che il Governo italiano prenderà in via autonoma a favore delle popolazioni altoatesine, da parte austriaca si è cercato di riaprire la discussione sui 18 punti su cui non era stato raggiunto un accordo, dopo la 5ª sessione della Commissione di Esperti.

Kreisky ha cercato di mettere in luce che in molti di essi si era rimasti al di sotto delle proposte della Commissione dei 19, ed ha tentato di riaprire problemi che erano stati già oggetto di lungo esame da parte degli esperti. Mi sono opposto a tale procedura facendo presente che eravamo di fronte alla necessità di prendere una decisione politica e che non potevamo ormai riprendere in esame questioni che gli esperti avevano a suo tempo già sufficientemente sviscerate.

Ho fatto presente che da parte italiana si era disposti eventualmente a fare qualche ulteriore piccola concessione in questo campo, ma cisolo nel quadro di una soluzione globale della controversia ed ove da parte austriaca si rinunciasse definitivamente a risollevare le altre questioni su cui non era stata raggiunta una definitiva intesa da parte delle due delegazioni di esperti.

Ho accennato a questo proposito alla possibilità, da parte nostra, di consentire alla nomina da parte del Consiglio provinciale dell’intendente scolastico per le scuole di lingua tedesca, ma ho fatto rilevare che tale concessione non si doveva applicare alla nomina dell’intendente delle scuole di lingua ladina. Contemporaneamente, il personale amministrativo scolastico per le scuole di lingua ladina ed italiana doveva rimanere alle dipendenze dell’Amministrazione statale. Ho altresì accennato alla possibilità che da parte nostra si possa concedere una competenza legislativa secondaria alla Provincia di Bolzano in materia di polizia degli spettacoli.

Da parte austriaca, dopo un tentativo di rimettere in discussione la maggior parte dei punti su cui gli esperti non avevano raggiunto un’intesa, il Ministro Kreisky ha detto di potere accettare un accordo sulle basi da noi prospettate, ove fossimo disposti a fare qualche ulteriore concessione sui seguenti 5 punti:

- - - - -

Gli è stato fatto presente nella maniera pidecisa che da parte italiana un ulteriore negoziato sulla materia non era possibile e che quindi di fronte alle insistenze austriache non rimaneva che riferire l’intero stato della questione al Consiglio dei Ministri.

Da parte austriaca si è fatto presente che non si era preparati ad una decisione definitiva e che comunque si sarebbe riferito sui risultati raggiunti nelle trattative alle istanze politiche competenti. Kreisky ha comunque riconosciuto che il lavoro compiuto finora ha permesso di raggiungere in sei mesi una zona di accordo molto pivasta di quanto non sia stato dato di immaginare negli anni precedenti ed ha espresso la speranza ch’esso non vada perduto.

IV.

La discussione circa i punti tuttora aperti nel progetto di documento per la chiusura della controversia (composizione della Corte arbitrale; durata dell’accordo arbitrale e dell’annesso scambio di note; composizione degli organi interni di contatto) ha risentito del fatto che non si è giunti ad alcuna decisione sulla base definitiva per una soluzione della controversia. Da parte nostra è stata avanzata la possibilità di venire incontro alle richieste austriache in merito ai punti sopra elencati sempreché, tuttavia, si giungesse ad una accettazione globale, da parte del Governo di Vienna, di tutti gli altri punti in discussione.

V.

Quanto all’ulteriore sviluppo della questione, da parte austriaca ci è stato richiesto insistentemente di accennare fin d’ora ad un prossimo incontro dei Ministri degli Affari Esteri. Ho fatto presente con estrema fermezza che non ritenevo di poter accogliere tale suggerimento perché non potevo prevedere che il Consiglio dei Ministri italiano potesse autorizzare il Ministro degli Esteri ad un nuovo incontro, se da parte austriaca si fosse continuato ad insistere sulle richieste da noi già esplicitamente respinte.

In tali condizioni – ho aggiunto – l’attuale negoziato potrebbe considerarsi esaurito e potrebbe essere ripreso soltanto allo scopo di giungere alla determinazione di un mezzo pacifico per la soluzione della controversia.

Questa mia ferma presa di posizione non ha mancato di creare una visibile impressione sul mio interlocutore; il quale ha accennato, da una parte alle difficoltà interne, che gli impedivano di accettare fin d’ora le nostre proposte, ed allo stesso tempo ha voluto insistere sulla sua speranza che si possa giungere ad una soluzione negoziata del problema, sulle basi finora raggiunte nel corso dei recenti contatti.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 3, pos. AA 2/3.


Redatto il 18 dicembre. L’incontro si svolse allo Château de la Muette.


3 Vedi D. 2, Allegato I.

5.

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 36230-36231/688-689. Vienna, 17 dicembre 1964, ore 13,26 (perv. ore 14,30).

Oggetto: Stampa austriaca. Dichiarazioni Kreisky.

688. Stampa austriaca odierna riporta con rilievo in prima pagina notizie – generalmente di agenzia – sull’incontro Kreisky- Saragat di Parigi. Nei servizi, generalmente brevi, si registra atmosfera «ottimistica» che ha caratterizzato incontro e «ravvicinamento» rispettive posizioni che sarebbe stato raggiunto.

Titoli e sottotitoli principali quotidiani riassumono bene tali valutazioni. Ufficiosa «Wiener Zeitung»: «Soluzione del problema del Suedtirolo possibile.

Ministri Esteri hanno avuto un colloquio in atmosfera ottimistica», indipendente «Die Presse»: «L’avvicinamento sul Suedtirolo a Parigi. Ottimismo dopo conversazioni di Kreisky con Saragat», socialista «Arbeiter Zeitung»: «Incontro Kreisky- Saragat. Progresso. Colloquio sul Suedtirol in atmosfera promettente», popolare «Volksblatt»: «Kreisky parla di progressi. Incontro Parigi avrebbe portato un riavvicinamento».

Indipendente «Neues Österreich» riporta seguente dichiarazione fatta daMinistro Kreisky a suo corrispondente a Parigi: «È stato constatato un avvicinamento in questioni fondamentali, non siamo ancora d’accordo su tutto. Non vorrei minimizzare le questioni sulle quali abbiamo ancora da discutere. Oggi perè stato registrato un sostanziale progresso per l’eliminazione delle divergenze. Si tratta di fissare secondo la legge e la Costituzione i diritti di autoamministrazione dei sudtirolesi, e su tale punto gli italiani hanno fatto importanti concessioni». Filo socialista «Express» pubblica testo di una conversazione telefonica con Ministro Kreisky. Lo trasmetto a parte.

689. Seguito mio 688. Trascrivo testo dichiarazioni telefoniche rilasciate da Ministro Esteri Kreisky a quotidiano filo socialista: «Express: “Per favore l’Ambasciata d’Austria a Parigi, preavviso per il Signor

Ministro Federale Dr. Kreisky”.

Kreisky: “Sì, prego?”.

Express: “Signor Ministro Federale, il Ministro degli Esteri Saragat ha dichiarato dopo le tre ore di colloquio di oggi con lei: “Abbiamo discusso sui lavori degli esperti e constatato che sono stati raggiunti importanti progressi”, pulei Signor Ministro Federale, farci conoscere qualcosa in merito al genere di questi progressi?”.

Kreisky: “In primo luogo devo dire una volta che le trattative con l’Italia in merito alla questione del Suedtirol sono state continuate effettivamente senza interruzione negli ultimi mesi e settimane sul piano degli esperti nonché in un quadro maggiore e minore. Abbiamo dovuto fare qui a Parigi un bilancio e vagliare i risultati delle trattative finora svolte. A Parigi si è visto che sono state ottenute alcune concessioni molto considerevoli. Questo vale tanto per il “complesso di temi dell’autoamministrazione”, quanto – e questo mi sembra particolarmente importante – per la conclusione di un accordo sulla risoluzione di controversie. Questo è importante per il fatto che si deve in fine dei conti sapere che cosa succederà nel caso che una cosa concordata, non viene a nostro parere mantenuta. Qui ci dev’essere una possibilità di sottoporre la controversia ad un ente imparziale. A proposito di questa materia siamo andati molto avanti”.

Express: “Si continuerà a trattare sulle questioni ancora insolute in una regolare conferenza dei Ministri degli Esteri, che non si trovi sotto pressione di tempo – avendo il Signor Saragat dovuto tornare a casa quale candidato alla Presidenza in Italia?”.

Kreisky: “Per prima cosa riferiremo ai nostri Governi in merito all’attuale fase delle trattative. Ed io vorrei dire ancora una volta che abbiamo fatto dei grandi progressi. Poi riprenderemo contatto – sul piano dei Ministri degli Esteri – e delibereremo sull’ulteriore procedura”.

Express: “E la posizione dei sudtirolesi?”.

Kreisky: “Qui posso costatare sempre soltanto quello che ho fatto in ogni evenienza: non concluderemo senza che i nostri accordi abbiano trovato l’assenso della maggioranza dei rappresentanti eletti del popolo sudtirolese”.

Express: “Molte grazie, Signor Ministro”».


1 Telegrammi ordinari 1964, Austria arrivo, vol. II.

6

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, KIRCHSCHLÄGER(1)

L. Roma, 19 dicembre 1964.

Back from Paris, I should like, also on behalf of our friend Professor Toscano, to tell you frankly our impressions on the results of our last meeting(2).

I must stress, first of all, that we were rather disappointed, when we left Paris, as regards the development of the talks between our two Ministers.

I think it should have been clear that this meeting, in spite of its almost informal character, was of decisive importance. We stressed it many times and I think Minister Saragat had clearly stated in his letter to Minister Kreisky(3) that we were now at a point when a final decision should have been taken on the question whether the controversy concerning the interpretation of the application of the De Gasperi- Gruber Agreement could be solved through the procedure foreseen by the experts. In a negative hypothesis, a new and different stage of the negotiations should obviously be taken into account, that is the possibility of an agreement on the so-called «peaceful means».

A consideration could also be added on the time of our last interview in Paris. If we bear in mind the possible developments of the internal political situation in Italy, it appears clear that it would have been of the utmost importance that a final decision could have been taken, although informally, before our presidential elections. That would have meant a result which could not have been put again under discussion.

At this particular moment it is extremely difficult for us to foresee even the near future, but it is obvious that if Minister Saragat were to leave his present post, there would at least be some delay on the possibility of accepting the basis of the agreement which we proposed. There could also be some inclination to a general reappraisal of the question.

If there is something, which I would very deeply regret, it would be the possibility that Minister Kreisky could have had the impression that we were in a position to give him more on the so-called «point 2.» and that therefore it would have been advisable to adopt towards us the so-called «salami-strategy». Such a fact would have meant a complete misunderstanding of the situation, a misunderstanding, I must add, which had led us to the very brink of a failure.

In my opinion, if Minister Saragat would report to the Italian Council of Ministers on the actual talks we had in Paris, the result would be, as Minister Saragat himself hinted during the last stages of our meeting, that no Italian Foreign Minister would be empowered to meet Dr. Kreisky on the same bases as the present ones, but only in order to start new negotiations on «peaceful means».

Happily, owing to our present presidential elections, I don’t think that Minister Saragat will be able to report to Signor Moro and his colleagues before a week or so. If, in the meantime, it would be possible to receive from Minister Kreisky a word stating that the five requests presented in Paris by him on point 2. are withdrawn and Vienna agrees on a solution of the problem on the bases offered by Minister Saragat in Paris, I believe that all our work of these past months could be saved from a definite failure.

I have taken upon myself the liberty of explaining all this to Ambassador Loewenthal, asking him whether he could do something himself.

But, possibly with disregard to any traditional diplomatic practice, I think I am entitled to address myself directly to you just because we have reached a stage where any misunderstanding would be extremely dangerous. I may understand much of what Dr. Kreisky has said during our interview in Paris (which, as you noticed, was not very much helped by a bad translation). Some of his requests, if considered one by one, could seem of reasonable character and I fully understand that, in some Austrian quarters, one may think that Italy is not going to abandon the proposed agreement just for the sake of not making a small additional concession after so many others. Unhappily it is not so. I think we have reached a point at which any further request would disrupt our whole construction.

I must say very frankly that there are many people here who think that, if we were to agree on a «peaceful means», the possible result will not lead us to as many concessions as the procedure which we have discussed and that without any personal responsibility. I must also add that personally I am rather inclined to share this view and that, if I am still very strongly in favour of a bilateral solution as the one we studied during these past months, that is only for the fact – still, a very important fact – that solely through a bilateral agreement we may obtain that kind of political «shock» which I think would be both necessary and useful to put the relations between our Countries on a different and more fruitful basis. And that is really the aim towards which I am striving and which I think is deserving all our efforts(4).

Believe me,

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6, pos. AA 2/13.


2 Vedi D. 4.


3 Vedi D. 1.


4 Per la risposta vedi D. 10.

7

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE POLITICA PER L’ALTO ADIGE DEL CONSIGLIO D’EUROPA, STRUYE(1)

L. 10A/2296. Roma, 22 dicembre 1964.

Monsieur le Président,

j’ai bien reçu votre lettre du 25 novembre(2) et j’ai constaté l’intérêt du Conseil de l’Europe à l’égard de la solution du différend qui oppose deux de ses Membres. En même temps j’ai pu remarquer avec satisfaction que le Sous- Comité que vous présidez a souligné dans son communiqué final l’atmosphère favorable dans la-quelle se sont déroulés mes entretiens avec le Ministre Kreisky, ainsi que l’esprit de collaboration qui a prévalu au cours des travaux de la Commission d’experts italo-autrichienne.

Comme vous le savez, je viens de rencontrer encore une fois à Paris le Ministre Kreisky, et je crois pouvoir affirmer que nos contacts directs sont actuellement dans une phase peut-être décisive.

Dans une telle situation, et me référant à votre suggestion, je crois qu’il vaudrait mieux ajourner de quelque temps la date de votre éventuelle visite à Rome, afin de permettre que je sois à même de vous donner des informations exactes et complètes sur la phase actuelle du problème, phase à laquelle nous attachons un prix tout particulier, et que nous souhaitons positive.

Il va de soi que le Gouvernement italien et moi-même serons heureux de pouvoir vous saluer à Rome au moment opportun.

Veuillez agréer, Monsieur le Président, l’expression de ma considération la plus distinguée.

[Giuseppe Saragat]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 16, pos. AA 16/7.


2 Il testo della lettera era il seguente: «Monsieur le Ministre, La sous-commission de la Commission politique qui est chargée de suivre l’évolution de la question du Haut- Adige/Tyrol du Sud et que j’ai l’honneur de présider s’est réunie à Strasbourg le 6 novembre 1964. Elle a tenu à réaffirmer une fois de plus tout l’intérêt que porte le Conseil de l’Europe à la solution de ce différend entre deux de ses Membres. Dans cet esprit, la sous-commission s’est notamment demandée s’il serait possible d’utiliser, en ce qui concerne les procédures de recours a incorporer dans l’accord futur, les méthodes de la Convention européenne pour le règlement pacifique des différends qui a été élaborée par les organes du Conseil de l’Europe. La sous-commission a exprimé le vœu à l’unanimité que je me rende à Rome et à Vienne afin de m’entretenir avec les ministres intéressés, s’ils sont disposés à me recevoir, de cette question et aussi des perspectives d’aboutissement des négociations et travaux en cours. Si vous estimez que les circonstances se prêtent actuellement à une visite de ma part et que celle-ci pourrait avoir une utilité pratique, je vous demanderais de bien vouloir m’indiquer les dates qui pourraient être envisagées pour notre entretien. Veuillez agréer, Monsieur le Ministre, l’assurance de ma haute considération. P. Struye» (ibidem).

8

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CATTANI, ALL’AMBASCIATORE A BRUXELLES, CASARDI(1)

L. 10A/2297. Roma, 22 dicembre 1964.

Ho letto con interesse quanto hai riferito(2) sulla tua conversazione col Presidente del Senato belga, Struye, circa il comunicato diramato il 6 novembre dalla Sottocommissione per l’Alto Adige del Consiglio d’Europa(3), da lui presieduta, nonché circa la sua intenzione di venire a Roma.

La lettera del Senatore Struye – da te preannunciata – è pervenuta all’On. Ministro(4). Te ne invio copia. Del resto credo che il suo testo corrisponda esattamente a quello che avevi visto a suo tempo.

L’On. Ministro risponderà al Senatore Struye nei prossimi giorni(5). Ma tu potresti fin da ora trovare l’occasione di vederlo e di fargli presente – come se si trattasse di tue considerazioni personali – quanto segue:

- - -

Detto questo, puoi aggiungere che i nostri contatti con gli austriaci sono in corso, con risultati che non sono affatto negativi. Se, al momento opportuno, ci trovassimo di fronte, come speriamo, a qualche risultato sostanziale, non mancheremmo di comunicarlo al Presidente Struye. E questo potrebbe aver luogo in occasione di una sua visita a Roma, che in quel momento non potrebbe dare adito ad equivoci e che saluteremmo con piacere.

Credimi, sempre tuo aff.mo

[Attilio Cattani]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 16, pos. AA 16/7.


2 Con Telespr. riservato urgente 4583/2522 del 30 novembre, non pubblicato.


3 Il testo del comunicato era il seguente: «Il Sottocomitato della Commissione politica incaricata di seguire lo sviluppo della questione dell’Alto Adige si è riunito a Strasburgo il 6 novembre 1964 sotto la presidenza del Sen. Struye, Presidente del Senato belga. Il Sottocomitato è stato unanime nell’esprimere la propria soddisfazione per la favorevole atmosfera in cui si sono svolti i recenti incontri dei Ministri degli Esteri d’Austria e d’Italia. Il Sottocomitato ha espresso la speranza che i lavori degli esperti continueranno senza interruzione in spirito di cooperazione che ha prevalso nella loro discussione. Il Sottocomitato ha deplorato gli atti di terrorismo verificatisi in Alto Adige- Sudtirolo ma ha notato che tali atti sono stati condannati da tutte le autorità responsabili. Il Sottocomitato ha espresso la speranza che, allorché verrà esaminata la questione sulla procedura d’appello da inscrivere in un futuro accordo, i Governi interessati considereranno la possibilità di far uso di metodi previsti dalla Convenzione d’Europa per la soluzione pacifica della controversia. Il Sottocomitato ha chiesto al suo Presidente di visitare Roma e Vienna, ove le circostanze fossero favorevoli, per discutere questo argomento con i Ministri italiani ed austriaci» (Telespr. riservato urgente della DGAP, Segreteria 10A, n. 10A/2015/c. del 12 novembre indirizzato all’Ambasciata a Bruxelles e per conoscenza all’Ambasciata a Vienna e all’Ufficio CEUR della DGAP, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 16, pos. AA 16/7).


4 Vedi D. 7, nota 2.


5 Vedi D. 7.

9

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, SARAGAT(1)

R. riservato 4810. Vienna, 23 dicembre 1964.

Signor Ministro,

da un po’ di tempo si è resa pimanifesta la tesi di alcuni ambienti austriaci di promuovere un futuro intervento austriaco nelle cose dell’Alto Adige attraverso il settore dell’economia e della finanza.

Come ebbi occasione di riferire a V.E. durante l’ultimo incontro di Ginevra, il Ministro Kreisky mi aveva accennato ad un prestito che la «Banca del Lavoro e dell’Economia» si accingeva a fare alla Provincia di Bolzano. È stata ora diffusa la notizia di un’apertura di credito, per l’ammontare di un miliardo di lire, da parte di tale Banca alla Provincia di Bolzano. Come commento si è aggiunto che con l’aiuto economico si rende maggior servigio al Suedtirol che con le bombe.

Dagli ambienti popolari di Graz è stata recentemente lanciata la proposta di promuovere, dato che non sarebbe possibile istituire una «tassa per il Suedtirol», gemellaggi su vasta scala tra Comuni sudtirolesi ed austriaci, in vista di fornire anche aiuti economici diretti alle Municipalità altoatesine.

Infine il giornalista Gatterer, in un significativo articolo sulla «Presse», ha accennato all’opportunità di investimenti austriaci in Alto Adige. Il Gatterer è in continuo contatto con la Ballhaus e lo stesso Ministro degli Esteri lo ha fatto spesso suo portavoce al fine di utilizzare un organo indipendente come la «Presse», per valorizzare notizie o far trapelare indiscrezioni che egli ritiene opportuno far circolare nell’opinione pubblica.

Il Gatterer sembra lasciar intendere che non vi sono ostacoli maggiori per un accordo con l’Italia facendo soltanto una riserva che riguarda, appunto, lo sviluppo economico altoatesino. Egli vorrebbe far credere che la politica del Governo italiano ha danneggiato economicamente l’Alto Adige trascurando intenzionalmente che uno dei principali motivi di tale regresso economico negli ultimi anni è stato la «politica del tritolo».

Ma l’argomento serve per invocare maggiori poteri per la Provincia di Bolzano nel campo dell’industria e del credito. È nota la tesi austriaca: se la Provincia di Bolzano ha pipoteri nel campo dell’industria, puad esempio promuovere industrie in determinate zone della Provincia favorendo sopratutto popolazioni valligiane che specialmente per l’esistenza del «maso chiuso» (che poi sono gli stessi altoatesini a volere) non potrebbero trovare lavoro nei campi. Si sottace perche una volta che la Provincia ha i poteri sull’industria, e cioè un potere di iniziativa, essa potrà tranquillamente valersene piampiamente come per esempio per paralizzare direttamente o indirettamente grandi o piccole industrie oggi gestite da elementi di origine italiana e sopratutto impedire la creazione di nuove industrie che privati o società italiani volessero creare in Alto Adige.

Che in fondo si voglia raggiungere lo scopo di sviluppare un’industria non italiana lo si vede dalla oramai dichiarata intenzione di voler sovvenzionare le iniziative economiche attraverso capitali austriaci e magari tedeschi. Mi pare quindi che potrebbe essere agevole rispondere agli austriaci che per sviluppare un’industria locale non è necessario che i poteri per il suo sviluppo siano nelle mani della Provincia. Nel quadro dell’economia generale il Governo italiano potrebbe anche direttamente

o attraverso suggerimenti ed aiuti alla Regione decidere una determinata politica per lo sviluppo dell’economia altoatesina, dato che l’Alto Adige fa parte dello Stato italiano e la sua economia è strettamente legata all’economia di tutto il paese.

Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi del mio devoto ossequio.

[Enrico Martino]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6, pos. AA 2/13.

10

IL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, KIRCHSCHLÄGER, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. Vienna, 23 dicembre 1964.

Verehrter Freund,

Ich danke Ihnen f Ihr persliches Schreiben vom 19. Dezember. Ich habe Ihnen schon seinerzeit bei einer unserer Begegnungen in London gesagt, daß ich der Meinung bin, daß wir auf Grund unserer perslichen Beziehungen er das Stadium hinaus sind, in dem man sich bargening positions schafft oder gegeneinander die verschiedenen Varianten einer Verhandlungstaktik exerziert. Ich nahm daher auch Ihre Worte von London und Paris als Ihre echte und tiefe Überzeugung zur Kenntnis und ich bin daher auch von Ihrem Brief sehr beeindruckt.

Sie werden verstehen, daß ich Ihr Schreiben auch Herrn Bundesminister vorgelegt habe. Auch er hat viel Verständnis f eine gewisse Ungeduld und auch f eine gewisse Enttäuschung, die in Ihren Zeilen zum Ausdruck kommt. Sie haben vielleicht an der, wie ich flte, menschlich sehr ansprechenden Haltung Bundesministers Kreisky am Ende der Pariser Gespräche und seinen Versuchen, die guten perslichen Beziehungen nicht getrt zu lassen, gemerkt, wie sehr auch Bundesminister Kreisky an einem befriedigenden und vernftigen Abschluß der Streitfrage gelegen ist.

Herr Minister Saragat und Bundesminister Kreisky knen, glaube ich, beide nicht eine Politik am Zeichentisch betreiben, Beide stehen im politischen Leben und haben auf verschiedene Kräfte innerhalb und außerhalb ihrer Regierungen Bedacht zu nehmen. Herr Bundesminister Kreisky anerkennt voll und ganz die große Last der Verantwortung, die Minister Saragat auf sich zu nehmen bereit ist. Ich glaube aber, Sie msen auch anerkennen, daß es f den terreichischen Außenminister nicht leicht ist, zu einem Verhandlungsergebnis ja zu sagen, das doch in einzelnen Punkten unter der 19er- Kommission bleibt, also unter dem, wozu sich in einem Gremium auch einzelne profilierte italienische Perslichkeiten entschieden und bekannt haben. Dies ist umso schwieriger, da bei einem Besuch Bundesministers Kreisky in Rom sowohl der damalige Ministerpräsident Fanfani als auch der damalige Außenminister Piccioni ihm gegener erklärten, daß der Arbeit der 19er- Kommission vor allem deswegen eine so große Bedeutung zukomme, weil die Parteien, denen jene Perslichkeiten angehen, die die 19er- Kommission bilden, im Parlament die Mehrheit besitzen.

Ich habe in unseren Gesprächen versucht, Ihnen zu zeigen, verehrter Freund, daß das Ja Bundesministers Kreisky allein, so groß vielleicht sein Einfluß auch sein mag, Ihnen doch noch nicht das bringt, was Sie und wir als Ergebnis dieser Verhandlungen wschen. Sie und wir brauchen dazu auch das Ja der Vertreter jener, die von der Lsung der Frage unmittelbar betroffen sind. Um dieses Ja zu gewinnen, braucht es einer gewissen Zeit und einer ruhigen sachlichen Argumentation. Wie sehr Bundesminister Kreisky die Angelegenheit ernst nimmt und sich mit ihr befaßt, men Sie daraus ersehen, daß er gegenwärtig sogar in Aussicht nimmt, seine Reise zu den Vereinten Nationen abzusagen, um sich ganz jenem Prozeß der sachlichen Diskussion mit den Interessierten widmen zu knen. Ich glaube, Sie kennen die Dynamik Bundesministers Kreisky hinreichend, um diese Entscheidung entsprechend werten zu knen.

Wenn wir auch in den vielen Wochen, die wir in diesem Jahr gemeinsam diese Frage behandelt haben, manchmal beide etwas me geworden sind, so habe ich doch das Gefl, daß sie uns auch perslich stärker ans Herz gewachsen ist, als wir vielleicht ursprglich geglaubt haben. Es wäre schade, wenn das, was wir so msam aufgebaut haben, jetzt in Frage gestellt wde. Ich wäre daher froh, wenn es Ihnen gelänge, vorerst die Sache etwas auf sich beruhen zu lassen. Ich glaube, daß wir etwa um den 10. Jänner herum in der Lage sein werden, etwas klarer zu sehen. Einen ähnlichen Wunsch dfte Ihnen ja in der Zwischenzeit auch schon auftrags des Herrn Bundesministers Botschafter Loewenthal ermittelt haben.

Ich mhte die Jahreswende benzen, um Ihnen, verehrter Freund, und Professor Toscano f die persliche und angenehme Art zu danken, durch die Sie die gute Atmosphäre in unseren Gesprächen und Verhandlungen ermlicht haben. Ich wsche Ihnen, daß das kommende Jahr f Sie ein wirklich gutes werde.

In aufrichtiger Verbundenheit und mit herzlichen Grsen

Ihr

Rudolf Kirchschl�ger

TRADUZIONE

La ringrazio per la sua personale del 19 dicembre(2).

Già le dissi a suo tempo, durante l’incontro di Londra, che io ritengo che in base ai nostri contatti personali noi abbiamo già superato lo stadio nel quale si crea una posizione o si elaborano reciproche variazioni della tattica negoziale. Perci presi nota delle sue parole di Londra e di Parigi(3) – come sua vera e profonda convinzione

– e percisono rimasto molto colpito dalla sua lettera. Certamente si renderà conto che io ho sottoposto la sua lettera al signor Mini

stro Federale. Anche lui ha molta comprensione per l’impazienza e per quella certa delusione che traspare dalla sua lettera. Lei avrà certo constatato – dall’atteggiamento umano e molto interessato del Ministro Kreisky alla fine delle conversazio

ni parigine(4) e dai suoi tentativi di non turbare i buoni rapporti personali – quanto stia a cuore al Ministro Kreisky una soddisfacente e ragionevole conclusione della controversia.

Credo che sia il Ministro Saragat sia il Ministro Kreisky non possono esercitare una astratta politica da «tavolo di disegno». Ambedue sono nella vita politica ed ambedue devono tener conto di diversi fattori, all’interno ed all’esterno dei loro Governi. Il Ministro Kreisky si rende pienamente ed interamente conto del grande peso delle responsabilità che il Ministro Saragat è disposto ad assumersi. Io credo perche anche lei deve riconoscere che per il Ministro degli Esteri austriaco non è facile dire di sì ad un risultato di negoziati che, anche nei singoli punti, rimane «entro» la Commissione dei 19, cioè «entro» ciche è stato deciso e concordato in un gruppo cui facevano parte anche singole personalità italiane di chiara fama. Ciè tanto pidifficile inquantochè durante una visita del Ministro Kreisky a Roma gli fu dichiarato, sia dall’allora Presidente Fanfani, sia dall’allora Ministro degli Esteri Piccioni, che ai lavori della Commissione dei 19 si annetteva una così grande importanza proprio perché i partiti, ai quali appartengono le personalità che formano la Commissione dei 19, controllano la maggioranza in Parlamento.

Ho tentato, nelle nostre conversazioni, di dimostrarle, egregio amico, che il solo sì del Ministro Kreisky, pur grande che sia la sua influenza, non potrà apportare ciche lei e noi desideriamo quale risultato delle trattative. Sia lei sia noi necessitiamo anche del sì dei rappresentanti di quelle persone che sono direttamente interessate alla soluzione della questione. Per raggiungere ci ci occorre un certo tempo e la possibilità di svolgere una tranquilla ed obiettiva argomentazione.

Quanto il Ministro Kreisky abbia preso sul serio la questione e quanto si adoperi per essa, lei vorrà desumerlo dal fatto che, attualmente, egli prende perfino in considerazione di disdire il suo viaggio negli Stati Uniti, per dedicarsi interamente alle obiettive discussioni con gli interessati. Credo che lei conosca a sufficienza la dinamica del Ministro Kreisky per valutare nel suo giusto peso questa sua decisione.

Anche se nelle molte settimane che quest’anno abbiamo trascorso insieme trattando questa questione ci siamo ambedue qualche volta stancati, ho perl’impressione che abbiamo preso pia cuore la questione di quanto non avremmo

forse creduto all’inizio. Sarebbe un peccato se ciche abbiamo costruito così faticosamente venisse adesso messo in dubbio. Sarei percilieto se le riuscisse, per il momento, di lasciar «tacere» la questione. Io credo che verso il 10 di gennaio circa noi saremo in grado di vederci pichiaro. Un analogo desiderio le dovrebbe essere già stato trasmesso, per incarico del Ministro Federale, dall’Ambasciatore Loewenthal(5).

Vorrei approfittare del volgere dell’anno per ringraziare lei, egregio amico, ed il Prof. Toscano per il modo personale e piacevole con il quale hanno reso possibile la buona atmosfera durante i nostri colloqui e le nostre trattative. Le auguro che il prossimo anno sia per lei veramente buono.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6, pos. AA 2/13.


2 Vedi D. 6.


3 Vedi D. 1, nota 3.


4 Vedi D. 4.


5 Vedi D. 11.

11

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, SARAGAT(1)

Appunto(2). Roma, 24 dicembre 1964.

Come è noto, nei giorni scorsi mi ero rivolto all’Ambasciatore Loewenthal per fargli presente l’opportunità che da parte austriaca ci fosse fatta pervenire, al pipresto, l’accettazione ufficiale delle proposte da noi avanzate a Parigi(3).

Loewenthal mi aveva risposto martedì scorso [il 22] facendomi presente che difficilmente il Governo austriaco avrebbe potuto farci avere una risposta prima del 10 gennaio. Gli avevo, a mia volta, sottolineato che tale data sarebbe stata troppo lontana e che, rimandare la risposta a quel periodo, poteva dare l’impressione di una reazione sostanzialmente negativa. Sarebbe stato opportuno che una decisione austriaca ci fosse comunicata nella settimana tra Natale e Capo d’anno.

Su istruzioni di Vienna, Loewenthal mi ha telefonato oggi, sottolineando che Kreisky non poteva da solo assumersi la responsabilità di una risposta e che, quindi, le sue consultazioni avrebbero richiesto un certo tempo. Tale ritardo, che era dovuto alla necessità di consultazioni che sono già in corso, va interpretato tuttavia

– mi ha sottolineato Loewenthal – in senso positivo e cioè quale espressione del desiderio austriaco di venire incontro alle nostre richieste e quale prova di buona volontà.

Una risposta definitiva – ha aggiunto Loewenthal – potrà giungerci ai primi di gennaio(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6, pos. AA 2/13.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 4.


4 Vedi D. 16.

12

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. riservato 4805/24642. Vienna, 24 dicembre 1964.

Oggetto: Commenti austriaci all’incontro Kreisky- Saragat del 16 dicembre 1964. Riferimento: Telegrammi di questa Ambasciata n. 688, 689, 690, 691, 693 e 6973.

I commenti all’incontro di Parigi tra i Ministri degli Esteri italiano e austriaco(4) non sono stati numerosi, come si è segnalato telegraficamente. La valutazione dell’incontro è apparsa comunque chiaramente dalla intitolazione della stampa: ottimista e prudente il socialista «Arbeiter Zeitung», ottimisti i quotidiani indipendenti, piriservato quello popolare.

La cautela del quotidiano socialista è certamente dovuta al fatto che il Ministro Kreisky ha preferito che non fosse l’organo del suo partito ad elogiare i successi della sua politica altoatesina. Sintomatico al riguardo che egli abbia rilasciato dichiarazioni, sia pur brevi, soltanto al «Neues Österreich» ed all’«Express» (indipendenti).

Kreisky ha affermato che sono state ottenute, da parte austriaca «concessioni molto considerevoli» sia per quanto riguarda l’autonomia, sia per quanto riguarda l’organo che dovesse dirimere eventuali future controversie. Egli ha tenuto a sottolineare la particolare importanza dell’avvicinamento dei punti di vista sulla questione dell’organo arbitrale.

Il popolare «Volksblatt» si è mantenuto, come si è detto, piriservato, insistendo sulle questioni «sostanziali» (competenze per l’industria, il credito, il collocamento al lavoro) tuttora aperte e minimizzando l’avvicinamento sulla questione dell’arbitrato, come se fosse soltanto un «problema di procedura». L’atteggiamento del «Volksblatt», oltre che al desiderio di non riconoscere troppi meriti al Ministro degli Esteri del partito rivale, sembra da ricollegare piagli orientamenti del partito popolare tirolese che a quelli prevalenti negli ambienti viennesi del partito. Era stato infatti proprio il quotidiano popolare di Innsbruck «Tiroler Tageszeitung» il 17 dicembre a sottolineare, pur riconoscendo che gli italiani avevano fatto alcune «concessioni», che le «assolutamente necessarie» rivendicazioni degli altoatesini in materia di diritto di residenza, collocamento al lavoro, scuole professionali, sanità, industria e credito, erano rimaste integralmente insoddisfatte.

Sull’incontro di Parigi non ha preso posizione, se si eccettua un breve servizio di scarso rilievo (mio telegramma 691), il maggior specialista austriaco del problema, Gatterer. A lui, particolarmente vicino al Ministro Kreisky, sembra essere stato affidato un compito di ben maggior rilievo: quello di dimostrare che la situazione in Alto Adige è tale che altre rivendicazioni non sono indispensabili per garantire la sicurezza del gruppo etnico. Con una sola eccezione: i poteri nel settore dell’industria. Questo sembra il senso dell’interessante articolo, trasmesso, per la parte essenziale con il telegramma 697.

Se quest’analisi di Gatterer – peraltro suffragata da dati impressionanti quale quello che la percentuale, tra i giovani di meno di venti anni, è di 77,9% di tedeschi e ladini e di 22,1% di italiani – verrà ripresa, come probabile, dovremmo sentir parlare sempre meno di stupidaggini, come «la marcia verso la morte», che tanta parte hanno avuto nelle drammatiche vicende di questi ultimi anni in Alto Adige.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6, pos. AA 2/13.


2 Sottoscrizione autografa. Diretto per conoscenza ai Consolati Generali a Klagenfurt e Innsbruck.


3 Per i primi due telegrammi citati vedi D. 5. Con i telegrammi 36320/690 e 36321/691 del 18 dicembre, 36471/693 del 20 dicembre e 36693/697 del 23 dicembre Martino aveva riferito sui commenti della stampa austriaca all’incontro Saragat- Kreisky del 16 dicembre (Telegrammi ordinari 1964, Austria arrivo, vol. II).


4 Vedi D. 4.

13

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, SARAGAT(1)

R. riservato 4811. Vienna, 24 dicembre 1964.

Signor Ministro,

il Cancelliere Klaus, nel corso della conversazione che avevo avuto con lui, e sulla quale le avevo anche verbalmente riferito, aveva manifestato il desiderio di rivedermi prima di Natale.

Mi onoro intrattenerla sul nuovo colloquio che ho avuto con lui martedì scorso.

Il Cancelliere mi è sembrato soddisfatto dei risultati dell’incontro di Parigi tra

V.E. ed il Ministro Kreisky(2).

Ha tenuto, fin dalle prime battute, a farmi rilevare come a seguito del suo intervento il Sottosegretario Bobleter avesse pubblicamente precisato, smentendo le precedenti dichiarazioni, il suo punto di vista circa le aspirazioni austriache relative all’Alto Adige. Il Cancelliere mi ha ribadito a questo proposito, come già aveva pubblicamente detto, la necessità che in Austria si esca dall’ambiguità e che ambienti e persone qualificate sostengano unicamente la tesi del Governo austriaco che è quella di raggiungere un accordo con il massimo di autonomia possibile sulla base dei risultati della Commissione dei 19.

Il mio precedente intervento è stato pertanto utile al fine di far chiarire nettamente da parte del Cancelliere la posizione del Governo austriaco non soltanto in sede di Governo, ma altresì di fronte all’opinione pubblica, spesso fuorviata dalla stampa e da dichiarazioni di uomini politici.

Ho preso atto della soddisfazione del Cancelliere circa le ultime conversazioni di Parigi, aggiungendo che il Governo austriaco non pusperare che il Governo italiano possa andare al di là delle concessioni massime di cui si è parlato nei recenti incontri bilaterali.

Certamente il Parlamento italiano non potrebbe approvare concessioni maggiori e quindi ho detto al Cancelliere che il Governo austriaco dovrebbe oramai trarre le sue conclusioni e decidere sull’opportunità di addivenire ad un accordo.

Il Cancelliere durante la conversazione mi ha accennato all’ampiezza dei poteri già concessi ad alcune regioni italiane. Ho fatto presente al Cancelliere che l’ampiezza dell’autonomia concessa ad alcune regioni appare, a posteriori, essere stata eccessiva

e che comunque la situazione dell’Alto Adige presentava aspetti del tutto particolari.

Gli ho in proposito osservato:

che l’autonomia siciliana è stata talmente ampia che, constatati i risultati, c’è ragione di essere perplessi, e lo sono, ad esempio, anche molti siciliani, sull’opportunità di avere concesso tanto ampi poteri;

che comunque l’autonomia concessa ad una qualunque regione italiana non crea pericoli per l’unità del paese, mentre oramai purtroppo da troppe parti sia a Bolzano che fuori Bolzano si sono manifestate aspirazioni centrifughe o annessionistiche. (Non ho potuto fare a meno di ricordargli che lo stesso Ministro degli Esteri all’inizio del dibattito in sede Nazioni Unite aveva ricordato che la soluzione pinaturale sarebbe stata quella del ritorno dell’Alto Adige all’Austria e che se essa non insisteva per il momento lo faceva per ragioni di opportunità politica);

che mentre i poteri autonomi concessi ad una qualunque altra regione italiana erano destinati ad operare indistintamente e senza discriminazioni nei confronti di tutta la popolazione della regione, in Alto Adige si vuole l’autonomia a protezione e a beneficio della popolazione tedesca col rischio che la popolazione di origine italiana della Provincia di Bolzano venga a trovarsi in condizioni di vita sempre pidifficili.

Il Cancelliere non ha insistito e mi sembra essersi reso conto delle mie argomentazioni.

Infine il Cancelliere Klaus ha fatto un accenno alle attuali conversazioni tra l’Austria e la CEE, auspicando che con il nuovo anno si trasformino in concrete trattative.

Ho detto al Cancelliere Klaus che da parte italiana si desidera, come gli era noto, il raggiungimento di un accordo, ma che occorrerà essere realisti e far sì che questo non possa impingere contro il Trattato di Stato. Qualora i Sei paesi concordassero con l’Austria una determinata soluzione e questa dovesse essere contrastata dal Governo di Mosca come violatrice degli impegni internazionali dell’Austria, potrebbe aprirsi un conflitto tra il Governo russo e i paesi del Mercato Comune, i quali non potrebbero a meno di difendere una decisione presa ben conoscendo lo «status» austriaco.

Il Cancelliere Klaus mi ha risposto di rendersi conto di ci osservando tuttavia che non c’è da farsi illusioni in quanto un accordo tra l’Austria e la CEE, qualunque ne sia la natura, sarà comunque contrastato dal Governo russo che non ha perso occasione per mettere in guardia il Governo austriaco sui suoi eventuali legami con il Mercato Comune ritenuto un’emanazione della NATO che, come è noto, costituisce la bestia nera dei russi.

Il Cancelliere Klaus, che è stato con me, come sempre, molto cordiale, ha concluso la sua conversazione sottolineando il suo ottimismo perché nel prossimo anno si possa giungere con l’Italia ad un’intesa su tutte le questioni pendenti tra i due paesi.

Dalla conversazione col Cancelliere Klaus come da altri elementi ho tratto l’impressione che il Governo austriaco si orienti effettivamente verso un componimento della controversia per l’Alto Adige: riterrei anzi di poter azzardare che esso pensa di concludere sulle basi cui sono giunte le conversazioni degli esperti e gli incontri di V.E. col Ministro degli Esteri austriaco, senza peraltro nascondermi che Kreisky insisterà ancora per ottenere ulteriori concessioni. Le dichiarazioni precedentemente fatte dal Cancelliere e ripetutemi a voce sul desiderio di raggiungere un accordo per un’autonomia piampia possibile per la Provincia di Bolzano «sulla base dei risultati della Commissione dei 19» mi pare siano molto significative.

Debbo aggiungere che il Vice Cancelliere Pittermann, parlando confidenzialmente con uno dei piautorevoli Capi Missione qui accreditati, ha parlato della soluzione del problema dell’Alto Adige come di cosa assai probabile e prossima, precisando che non si tratterà di un accordo sottoscritto dalle due parti, ma di due separate dichiarazioni che verranno fatte di fronte ai rispettivi Parlamenti.

Infine la stessa soddisfazione manifestata da Kreisky sui risultati dell’ultimo convegno di Parigi, contrariamente alle illazioni di alcuni nostri ambienti che l’hanno voluta attribuire ad un preteso cedimento italiano, mi sembra già intesa a valorizzare il contenuto di un eventuale prossimo accordo.

Resta tuttavia da vedere come reagiranno i circoli tirolesi ad una tale eventualità. Dopo Parigi la «Tiroler Tageszeitung» ha ripresentato la lista delle richieste «irrinunciabili» comprendente: diritto alla residenza, collocamento al lavoro, istruzione professionale, sanità, industria e credito. Per contro il giornalista Gatterer, che conosce bene il problema e che è notoriamente vicino a Kreisky, si è dilungato ad illustrare, con accenti del tutto nuovi, quanto si presentino oggi rassicuranti le prospettive politiche dei sudtirolesi limitando le riserve al solo settore economico.

D’altra parte è chiaro che se il Governo di Vienna dovesse seguire le pretese dei tirolesi diventerebbe molto difficile se non impossibile una intesa perché le loro richieste non avranno mai fine: come d’altra parte non si arresterebbero i tentativi della Ballhaus di chiedere sempre nuovi incontri nella speranza di strappare qualche nuova concessione, che a sua volta non sarebbe sufficiente a soddisfare definitivamente i tirolesi.

È quindi pensabile che oramai non possa che convenire una posizione di fermezza e di attesa lasciando che il Governo austriaco decida se ritiene accettabili le basi offerte per la soluzione della controversia.

Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi del mio devoto ossequio.

[Enrico Martino]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6, pos. AA 2/13.


2 Vedi D. 4.

14

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, KIRCHSCHLÄGER(1)

L. Roma, 28 dicembre 1964.

Thank you so much for your letter of the 23rd December(2), which on my part I have duly shown to the persons more concerned.

I do hope that the efforts which are being made on both sides will lead to a solution of the problem which has taken up so much of our time during last year.

On our part, constitutional developments which have led Minister Saragat to the Quirinale are likely to make impossible any discussion of the problem by the future Cabinet before January 7th. Professor Toscano and myself will try to delay as long as we can the examination of the results of the last meeting in Paris(3) and I hope that we may succeed. I must stress, however, that I think we are still in a very delicate position and that it would be advisable to reach a conclusion as soon as possible in order to avoid that unforeseen elements may destroy all the work which has been done up till now.

From this viewpoint – but I say it only historically – a decision in Paris would have enabled us to put the question before our last Council of Ministers on Christmas Eve, which would have meant that we would now dispose of a solid basis for further work. However, I fully understand your own considerations, and I do hope that Minister Kreisky will succeed in his intents.

Let us wish that the New Year will bring us what we so much endeavoured to achieve during 1964.

Once again my sincerest wishes for 1965.

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6, pos. AA 2/13.


2 Vedi D. 10.


3 Vedi D. 4.

15

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. segreta 48562. Vienna, 31 dicembre 1964.

Caro Gaja,

grazie per la tua lettera con cui mi hai mandato il progetto di relazione dell’On. Ministro circa i suoi colloqui con Kreisky del 16 dicembre(3).

Nel frattempo avrai letto i miei due rapporti al Ministro(4) ed in particolare quello relativo alla conversazione con il Cancelliere Klaus.

Ho visto che nei colloqui di Parigi si è ancora parlato di «composizione» della Corte arbitrale e della «durata» dell’accordo arbitrale. Mi pare che oramai l’idea di una Corte arbitrale vada rafforzandosi rispetto a quella della Corte dell’Aja verso la quale, come tu sai, io avrei sempre avuto preferenza sia perché essa verrebbe adita da parte austriaca soltanto per motivi veramente seri sia perché essa assorbirebbe pifacilmente la lite in caso di una eventuale litispendenza con altri organi internazionali e sopratutto con le Nazioni Unite di cui la Corte dell’Aja è essenzialmente l’organo giuridico.

Bisognerebbe per lo meno vedere se è possibile stabilire che la Corte dell’Aja diventasse l’organo competente qualora dovessero nascere insormontabili difficoltà per la composizione dell’organo arbitrale o sui termini delle questioni che dovrebbero essere decise da tale organo.

Per quanto riguarda la durata dell’accordo sull’organo giurisdizionale, questa dovrebbe essere abbastanza lunga per evitare di farci trovare di fronte ad una carenza giurisdizionale che potrebbe far ritornare questioni nascenti dall’Accordo Gruber- De Gasperi alla competenza di organi internazionali a noi non graditi come è avvenuto in passato.

Mi è sembrata molto opportuna la dichiarazione del Ministro che l’attuale negoziato deve considerarsi esaurito e che potrebbe essere ripreso solo allo scopo di giungere alla determinazione di un mezzo pacifico per la soluzione della controversia.

Mi pare infatti che continuare a trattare non porti ad altro risultato che quello di cedere sempre qualche cosa che gli austriaci acquisiscono senza mai impegnarsi su qualcosa di veramente concreto. Mi pare che qui la situazione sia abbastanza matura perché il Governo austriaco possa, se lo vuole, decidere se accettare o no le nostre proposte.

Gradisci, caro Gaja, con rinnovati auguri, i picordiali saluti

E. Martino


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 6, pos. AA 2/13.


2 Il documento reca l’annotazione di Gaja: «V. dal Segr. Gen.».


3 Vedi D. 4.


4 Vedi DD. 9 e 13.

16

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). Roma, 11 gennaio 1965.

L’Ambasciatore Loewenthal ha chiesto di vedermi stamane per darmi notizia dell’esito dei contatti che il Ministro Kreisky ha avuto nei giorni scorsi in merito ad una soluzione della questione altoatesina secondo le proposte discusse da ultimo a Parigi(3).

Secondo quanto lo stesso Loewenthal mi ha detto, tali contatti hanno rivelato tuttora l’esistenza di numerose difficoltà. Kreisky ha pregato quindi Loewenthal di farci sapere che esiste da parte austriaca il pivivo «animus contrahendi», ma che a Vienna non si pufare a meno di tener conto delle ripercussioni di un eventuale accordo sulla situazione interna altoatesina nel senso di un rafforzamento – o di un indebolimento – della corrente moderata della Volkspartei.

Partendo da queste constatazioni, Kreisky si è riservato di farci pervenire nei prossimi giorni qualche suggerimento, che sarebbe contenuto in una lettera, che mi verrebbe personalmente indirizzata da Kirchschlaeger(4).

Da quanto Loewenthal mi ha aggiunto, mi è sembrato di comprendere che da parte austriaca si cercherebbe, prima di prendere una decisione, di attendere che venga designato il nuovo Ministro degli Affari Esteri. Ho avuto altresì l’impressione che a Vienna si spera che, in certe ipotesi (ad es. designazione dell’On. Paolo Rossi), si possa giungere ad ottenere, da parte italiana, l’applicazione integrale della cosiddetta «linea della Commissione dei 19».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dal Segretario Generale».


3 Vedi DD. 4 e 11.


4 Non rinvenuta.

17

IL CONSOLE GENERALE A INNSBRUCK, MANCA DI VILLAHERMOSA,

AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

Telespr. segreto 252/412. Innsbruck, 14 gennaio 1965.

Oggetto: Riunione ad Innsbruck tra esponenti della SVP, personalità tirolesi ed il Ministro Kreisky.

Riferimento: [Per il Ministero degli Affari Esteri] Telegramma n. 1 del 9 gennaio 1965(3); [Per l’Ambasciata a Vienna] Telegramma n. 88 del 9 gennaio 1965(4).

A seguito del telegramma su riferito, confermo che venerdì scorso, 8 corrente, ha avuto luogo nel Landhaus di Innsbruck una riunione alla quale hanno partecipato oltre a numerosi dirigenti della SVP (Benedikter, Brugger, Dalsass, Fioresky, Magnago, Mitterdorfer, Pupp, Saxl, Vaja, Volgger e qualche altro non individuato), il Ministro Kreisky, il Sottosegretario Bobleter, funzionari del Ballhaus non identificati, il Landeshauptmann Wallner, Gschnitzer, la dott.ssa Stadlmayer, il Landesrat socialista Zechtl, il Dr. Mader del partito liberalnazionale ed il Segretario Generale del Governo Regionale del Tirolo, Dr. Rudolf Kathrein.

Scopo principale della riunione sarebbe stato quello di concordare la linea di condotta che la delegazione austriaca, guidata da Kreisky, dovrà tenere a New York in occasione della prossima Assemblea Generale dell’ONU, nonché nei contatti che la delegazione stessa avrà, sempre a New York, con la delegazione italiana in merito alla questione altoatesina.

Sui risultati della discussione, protrattasi per varie ore, si osserva tuttora il massimo riserbo. Tuttavia, dalle indiscrezioni trapelate, risulterebbe che un’intesa sarebbe stata raggiunta sull’indirizzo generale sia della relazione che l’Austria, richiamandosi alle note risoluzioni dell’ONU, intenderebbe fare all’Assemblea dell’ONU (e che dovrebbe comunque essere preventivamente approvato da uno dei prossimi Consigli dei Ministri) sia della condotta delle su menzionate trattative con la delegazione italiana.

In particolare l’Austria all’ONU dovrebbe fare il punto dell’attuale situazione dei negoziati con l’Italia, inserendo nella relazione tutta la materia che ha formato oggetto di esame e d’intesa a Ginevra tra gli esperti d’Italia e d’Austria, nonché tutti i punti controversi che ancora non sono stati risolti. A New York, l’Austria si proporrebbe pertanto di prospettare l’attuale situazione e la fase raggiunta dalle trattative con l’Italia in modo tale da convincere l’Assemblea sulla necessità di ottenere da parte italiana ulteriori concessioni nonché l’adesione alla creazione dello strumento giuridico atto a garantirne l’attuazione.

Da quanto premesso, sembra pertanto potersi dedurre che austriaci e sudtirolesi rimangano fermi sulle loro note posizioni, che, tutto sommato, essi ritengono ancora molto lontane da quelle italiane.

Alla chiusura della partita, in Tirolo, nessuno pensa seriamente ed il senso di pessimismo, forse artatamente diffuso specie dagli esponenti della SVP a conclusione della riunione, non pare debba ascriversi esclusivamente, come si afferma in qualche ambiente locale, alla situazione politica interna italiana ed alle presenti incertezze che la caratterizzano. Della situazione italiana si sarebbe parlato naturalmente, e a lungo, nel corso della riunione, cercando fra l’altro di esplorare tutte le possibilità che potrebbero scaturirne, ma tuttavia il pessimismo espresso alla fine della seduta rientra nella tattica consueta dei sudtirolesi, i quali, anche nei confronti dei loro amici austriaci, si atteggiano sempre a vittime dell’intransigenza italiana per meglio giustificare le loro sempre nuove pretese.

Oltre alla riunione collettiva suddetta gli esponenti della SVP hanno avuto tutta una serie di contatti individuali con le varie personalità tirolesi e specie con il Landes- hauptmann Wallner, con Kathrein, con la Stadlmayer, con Zechtl, ecc.

Gli argomenti trattati sarebbero stati:

-il nuovo processo ai terroristi,

- -

-i divieti d’ingresso in Italia a personalità austriache,

- - -

Come noto, sia la stampa che le autorità responsabili hanno ritenuto, in un primo tempo, di non dare pubblicità alla notizia dell’incontro in parola.

Solo martedì, 12 corrente, l’APA ha diffuso il noto comunicato del Bergisel- Bund sulla presa di posizione del suo direttivo, riunitosi ad Innsbruck il 9 corrente(5). Dopo la pubblicazione il 13 corrente di tale comunicato da parte del giornale altoatesino «Dolomiten», anche la stampa austriaca e, in Tirolo, l’organo della VP, «T. Nachrichten» hanno dato conoscenza (14 corr.) del comunicato stesso con tendenza tuttavia a svalutarne il significato.

Non ritengo che alla ritardata diramazione del documento del Bergisel- Bund sia da attribuire un particolare significato. Anche da quanto mi è stato possibile apprendere sul posto, sembra piuttosto che la ragione del ritardo sia stata determinata dall’intenzione delle autorità austriache, di far precedere la diffusione del testo del documento dalle comunicazioni che si è ritenuto, prima, di fare in proposito al Governo italiano.

Questa ipotesi sembra avvalorata anche dal fatto che la tassativa affermazione contenuta nel comunicato del Bergisel- Bund (secondo la quale «i rappresentanti del Stirol avrebbero respinto i risultati delle trattative di Ginevra») non sembra rispondere al vero, almeno secondo quanto ha affermato il «Dolomiten» ed è stato riprodotto successivamente dalle «Tiroler Nachrichten».

Non va dimenticato, infine, anche il particolare che il Ministro Kreisky si trovava impegnato, in quei giorni, nella nota riunione dell’Internazionale Socialista a Salisburgo, e che pertanto egli ha probabilmente rimandato all’inizio della settimana in corso ogni decisione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 2, s.p.


2 Sottoscrizione autografa.


3 T. segreto 474/1, con il quale Manca di Villahermosa aveva dato notizia della riunione in corso ad Innsbruck tra esponenti della SVP e autorità locali, riservandosi di riferire pidiffusamente al riguardo (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 1, s.p.).


4 Non rinvenuto.


5 Il testo del comunicato era il seguente: «La presidenza federale del Bergisel- Bund si è occupata nuovamente il 9 gennaio ad Innsbruck, come ha reso noto oggi in comunicazione, della situazione del Suedtirol, situazione che è stata caratterizzata dalle seguenti parole nel messaggio di Capodanno del Capo del Governo Regionale del Tirolo: “Il Suedtirol rappresenta ancora una grande preoccupazione non essendo stato ancora raggiunto l’obiettivo delle trattative dei Ministri degli Esteri, e precisamente un’autonomia che garantisca la conservazione del carattere nazionale ed una evoluzione culturale ed economica conforme ai tempi nel Suedtirol”. Dover rifiutare i risultati sinora conseguiti nelle trattative di Governo costituisce indubbiamente una grave decisione per i rappresentanti del Suedtirol, si puleggere nella presa di posizione del Bergisel- Bund. Quest’atteggiamento di consapevole responsabilità ci autorizza a sperare che i sudtirolesi respingeranno anche ogni futura offerta italiana che nega loro il diritto alla direzione ed al finanziamento dell’industrializzazione del Suedtirol e che offre quindi all’Italia la possibilità per un rapido conseguimento della maggioranza italiana nel Suedtirol. La lotta dei sudtirolesi per il diritto e la libertà che si va facendo pidura, impegna la associazione di protezione austriaca per il Suedtirol ad un appoggio ancor piintenso che deve consistere sopratutto in una illustrazione ancora migliore del problema alle masse ed in una concentrazione di coloro che aiutano il Suedtirol» (T. 688/12 del 12 gennaio da Vienna, in Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. I).

18

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM, MORO(1)

R. segreto 272. Vienna, 15 gennaio 1965.

Signor Ministro,

la riunione avvenuta a Innsbruck(2), presieduta da Kreisky, alla quale hanno preso parte tirolesi e altoatesini induce a fare alcune considerazioni sull’attuale fase dell’annosa controversia.

Dopo l’incontro dei due Ministri degli Esteri a Parigi(3) l’orientamento prevalente a Vienna era intonato ad un percettibile ottimismo. Il Cancelliere parlava di intesa sulla base delle raccomandazioni della Commissione dei 19, il Vice Cancelliere confidava in un accordo imminente, il Ministro degli Esteri, oltre a vantare i successi conseguiti dalla sua politica, metteva la sordina sulle questioni aperte e lasciava scrivere dal giornalista a lui pivicino che agli altoatesini, data la mutata situazione politica italiana e il favorevole sviluppo del rapporto etnico, bastava che avessero coscienza della propria forza per non correre pirischi nel quadro dello Stato italiano.

Restava a vedere, come avevo avuto l’onore di osservare(4), quali sarebbero state le reazioni dei tirolesi e degli altoatesini.

Un segnale d’allarme venne il 31 dicembre. Nell’organo popolare tirolese, il Capo del Governo regionale Wallnoefer tracciando un bilancio di fine anno per il Suedtirol rappresentava le rivendicazioni in materia di collocamento al lavoro, industria, credito ecc., motivandole con l’argomento agghiacciante che non era ammissibile che tali poteri venissero riservati agli italiani spinti in Alto Adige dalla politica fascista.

Dalle notizie trapelate sulla riunione di Innsbruck e da supposizioni che sembrano sufficientemente fondate, sembra chiaro che nella riunione vi siano stati interventi di moderazione e altri di intransigenza. A quelli piintransigenti ha fatto eco il comunicato del Berg Isel Bund(5) incitante gli altoatesini a non accettare la soluzione del problema nei termini che si sarebbero raggiunti nelle conversazioni tra i due paesi né in termini che non soddisfino praticamente i loro desiderata al 100%.

A questa tendenza deve essersi contrapposta quella del Ministro degli Esteri favorevole in linea di massima ad una soluzione sulle basi raggiunte. Dal contrasto fra tali tendenze si è giunti alla conclusione di cercare di trattare ulteriormente per ottenere altre e nuove concessioni. Programma, del resto, [non] del tutto alieno allo stesso Kreisky portato per carattere e temperamento alla trattativa dalla quale spera sempre, con la sua abilità, di strappare qualche nuova concessione.

Che alla Ballhaus si cerchino nuovi incontri tra i Ministri degli Esteri ci è stato chiaramente detto e si è comunque lasciato comprendere che in ogni caso il prossimo incontro potrebbe svolgersi a New York durante il corso dei lavori dell’Assemblea delle Nazioni Unite.

In sostanza pare abbastanza chiaro il gioco delle parti: gli altoatesini incitati da Innsbruck, che si dimostrano intransigenti nelle loro pretese, la Ballhaus che si fa forte tatticamente di tali pretese per dire all’Italia che bisogna concedere di pi Nello stesso tempo ammonisce pergli altoatesini di stare attenti e di non lasciarsi sfuggire quanto il Governo italiano è disposto a concedere.

Fra gli argomenti a favore di una soluzione viene sostenuto quello che anche concludendo nei termini a cui sono giunte le conversazioni tra i due paesi la battaglia per il futuro non è perduta perché a Roma si sarebbe rinunciato alla clausola di soluzione definitiva, perché è stato previsto un comitato di contatto tra gli altoatesini ed il Governo italiano per l’esame delle questioni che i primi potranno sollevare in seguito e perché anzi a tale scopo verrebbe creato anche un organo arbitrale.

A questo punto è lecito domandarci fino a quale limite potrà durare l’intransigenza di Innsbruck e di Bolzano.

L’impressione è che il Governo di Vienna ha istituzionalizzato strumenti, quali sono le oramai periodiche riunioni triangolari di Innsbruck, tali da avere subordinato le sue decisioni a quelle di Innsbruck e di Bolzano, al punto da non poter concludere un accordo che qui si ritenesse opportuno.

Ma tuttavia è anche da pensare che sia a Innsbruck che a Bolzano ci si rende conto della grossa responsabilità di rinunciare a concessioni molto importanti rischiando, con una definitiva rinuncia, di fare un pericoloso salto nel buio.

Penso quindi che la soluzione di tentare nuovi approcci col Governo italiano rappresenti da parte tirolese un ultimo tentativo per rendersi per lo meno conto che non è effettivamente possibile ottenere di pie da parte di Vienna un guadagnare un po’ di tempo, non tanto nella speranza di poter ottenere di pi quanto per poter convincere ulteriormente tirolesi e altoatesini sull’opportunità di un accordo.

In questa situazione, se mi è permesso di esprimere il mio conclusivo punto di vista, vorrei dire che è molto probabile che una nostra resistenza ad ulteriori richieste austriache sia nella sostanza che nella procedura potrà spingere gli altoatesini verso una soluzione. D’altra parte se anche non si dovesse arrivare ad una soluzione sulle basi raggiunte, è vano sperare che ci si arrivi con qualche concessione di pi(posto che essa sia ancora possibile) che anzi non farebbe altro che legittimare la speranza di ulteriori cedimenti.

Voglia accogliere, Signor Ministro, i sensi del mio devoto ossequio.

[Enrico Martino]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 11.


2 Vedi D. 17.


3 Vedi D. 4.


4 Vedi D. 13.


5 Vedi D. 17, nota 4.

19 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 18 gennaio 1965.

L’Ambasciatore d’Austria mi ha comunicato stamani che il Ministro Kreisky lo ha incaricato di proporre un incontro a data ravvicinata con il Ministro degli Esteri italiano sul problema dell’Alto Adige. Tale incontro potrebbe avere luogo anche nel periodo in cui il Presidente del Consiglio deterrà l’interim del Ministero degli Esteri.

Per preparare le conversazioni di cui sopra il Ministro Kreisky propone altresì un incontro di rappresentanti dei due Ministri, del tipo di quelli che hanno avuto luogo nel mese di novembre e dicembre a Londra(2):

- -

Non potevo tuttavia fare a meno di rilevare che non vedevo quale fosse l’utilità di un incontro fra i Ministri che non fosse convenientemente preparato e che non potesse avere carattere decisivo. Non vedevo nemmeno, inoltre, almeno a prima vista, l’utilità di un incontro a livello funzionari, se da parte austriaca non si prendeva posizione, preliminarmente e in maniera costruttiva, circa le proposte presentate dal Presidente Saragat nella riunione del 16 dicembre; proposte che, a nostro avviso, costituivano la via pirealistica per una soluzione rapida e soddisfacente della controversia.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2.


2 Vedi D. 1, nota 3.


3 Vedi D. 4.


4 Vedi D. 17.

20

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’AMBASCIATORE D’AUSTRIA A ROMA, LÖWENTHAL(1)

Comunicazione verbale(2). Roma, 19 gennaio 1965, ore 18,30.

Il Presidente del Consiglio e Ministro ad interim degli Affari Esteri ringrazia il Ministro Federale degli Affari Esteri per la comunicazione fatta a suo nome dall’Ambasciatore della Repubblica Federale austriaca il 18 gennaio 1965(3).

Per quanto concerne la proposta per un nuovo incontro dei Ministri degli Esteri, il Presidente del Consiglio, a parte la circostanza che nelle prossime settimane impegni di carattere interno gli impediranno di allontanarsi da Roma, ritiene che un nuovo incontro dei Ministri degli Esteri in tanto potrebbe avere utilità in quanto potesse avere carattere conclusivo. Per dare tale carattere all’incontro dei Ministri degli Esteri, occorrerebbe che i due Ministri si trovassero di fronte a materiale definitivamente elaborato.

Per quanto riguarda, a sua volta, un incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, analogo ai due incontri già svoltisi a Londra(4), l’idea è considerata, da parte italiana, con interesse e con simpatia. Nello stesso tempo si rileva tuttavia che tale incontro non potrebbe avere carattere pratico e costruttivo ove, da parte austriaca, non si rendesse nota la propria posizione in relazione alle conclusioni emerse dall’incontro di Parigi(5). La conoscenza di tale posizione sembra al Governo italiano indispensabile, sia al fine di decidere sull’utilità di ricorrere a tali conversazioni per l’ulteriore sviluppo delle trattative, sia al fine di dare un contenuto positivo ai contatti che potrebbero aver luogo fra i rappresentanti dei Ministri, e che, in tale ipotesi, da parte italiana, si è pronti, in linea di principio, a riprendere anche a data ravvicinata.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2.


2 Annotazione di Gaja: «Datane lettura a Lenthal il 19 gennaio, ore 18,30. R.G.».


3 Vedi D. 19.


4 Vedi D. 1, nota 3.


5 Vedi D. 4.

21 L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 1787/57. Vienna, 24 gennaio 1965 (perv. ore 23,30).

Oggetto: Conferenza stampa televisiva Ministro Kreisky.

Conferenza stampa televisiva Ministro Kreisky tenutasi questa sera sul tema «Sudtirol: trattative o atti di violenza» è stata in buona parte riservata a aspetti terrorismo resi attuali da diffusione testamento Amplatz.

Rispondendo a varie domande giornalisti presenti Ministro ha ribadito aver sempre scoraggiato attività terroristica, ha confermato aver avuto contatti con sudtirolesi, tra gli altri Kerschbaumer e Klotz, quando non si dedicavano ancora a terrorismo attivo, ha attribuito testamento a circoli e persone che intendono ostacolare conclusione positiva controversia.

Circa consegna testamento a autorità italiane, Kreisky ha precisato che via normale sarebbe stata quella giudiziaria ma che per evitare che trasmissione durasse «settimane» era stato deciso usare quella diplomatica.

Circa trattative con Roma, Kreisky non si è soffermato su particolari. Egli ha così riassunto stato trattative e punto di vista austriaco:

«1) Noi vogliamo la pialta misura possibile d’auto-amministrazione. Qui non siamo ancora d’accordo con partner italiano; 2) noi vogliamo decidere, concordare misure che devono impedire di litigare ininterrottamente l’uno con l’altro, per far sì che divergenze vedute, che sempre sorgono, vengano deferite a una terza, obbiettiva istanza. Qui abbiamo potuto raggiungere ampi accordi o intese.

Se dico che siamo andati molto avanti non nascondo che nella pura questione dell’auto-amministrazione abbiamo ancora notevoli divergenze di vedute».

Telegrafato Roma- Strasburgo.


1 Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. I.

22 L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 1827-1855-1878-1909/61-62-63-64. Vienna, 25 gennaio 1965 (perv. ore 10,45 del 26)2.

Oggetto: Intervista Kreisky su Alto Adige.

61. Mio 573.

A intervista televisiva hanno preso parte seguenti giornalisti:

- Claus Gatterer («Die Presse») indipendente

- Kuno Knoebl («Neues Österreich») indipendente

- Josef Riedler («Arbeiter Zeitung») socialista e

- Bruno Tedeschi, corrispondente di vari giornali italiani,

-moderatore, giornalista della televisione Zilk. Trasmetto testo registrato e tradotto intervista: «DR. ZILK: Signor Tedeschi, vuole forse prendere posizione per primo?

TEDESCHI: Volentieri. Violenza o trattative. Io non sono certo autorizzato a dire una parola a questo riguardo o a dare una risposta a questa domanda. Suppongo che questa sia rivolta agli austriaci. Tuttavia, a mio parere e, per quanto ne so, anche secondo il mio Governo, le azioni di violenza non portano a niente. Esse rendono difficili le trattative e la ricerca di una soluzione ragionevole. La violenza è solo un aspetto di questo problema. L’altro aspetto è molto importante, sono gli aspetti irredentistici in Tirolo che rendono difficile tutta la questione dell’autonomia e complicano il problema del Suedtirol. In Italia si ha l’impressione, in considerazione delle strette relazioni tra Innsbruck e Bolzano, che i diritti di autonomia accordati a Bolzano siano concessi in realtà ai dirigenti regionali di Innsbruck. Vorrei volentieri sentire l’opinione del Ministro degli Esteri su questa ultima questione.

KREISKY: In primo luogo, io credo, sarà bene che anche in Italia e nella stampa italiana si abbia ben presente la circostanza che bisogna staccare la questione del Suedtirol da tutti questi sospetti irredentistici: si dovrà cioè prendere nota del fatto che la frontiera tra l’Austria e l’Italia, che corre attraverso il Brennero, è anche una frontiera che attraversa le famiglie. Se ricordo bene, l’attuale Landeshauptmann del Tirolo viene da una famiglia sudtirolese, e la sua famiglia è domiciliata nel Suedtirol. Se ben ricordo, il Sottosegretario Schnitzer è di origine sudtirolese. L’aspetto disgraziato di questo problema è che questa frontiera non divide solo due paesi ma è una frontiera che passa attraverso le famiglie. Ritengo che da parte italiana si dovrebbero prendere in maggiore considerazione questi aspetti umani della questione.

RIEDLER: Sì, Signor Ministro, è naturalmente qualche volta reso molto difficile agli italiani di scrivere o di credere quello che noi desidereremmo che loro scrivessero

o credessero. Un esempio recente è il testamento di Amplatz nel quale è scritto – ne ho una fotocopia in mano – che lei avrebbe parlato con alcune persone note come terroristi sudtirolesi e che lei avrebbe dichiarato a questa gente che il terrorismo sarebbe la sola possibilità, come è scritto letteralmente qui, di “farsi aria”. Dopo che il testamento è stato noto, lei ha subito smentito il contenuto. Lei ha dichiarato di non aver mai detto ci Ci pututtavia dire qualche cosa di pi queste conversazioni con dei sudtirolesi hanno avuto luogo realmente o lei puspiegare la dichiarazione da lei fatta a suo tempo?

KREISKY: A questo proposito vorrei dire che io non ho mai parlato con dei terroristi sudtirolesi. Che al tempo in cui ho parlato con dei sudtirolesi io non sapevo affatto che si trattava di persone pronte in determinate condizioni a darsi ad una simile attività. Ma io non mi sono mai rifiutato di parlare con dei sudtirolesi che mi erano stati indicati come persone per bene e a modo, perché volevo io stesso farmi un quadro della situazione e non credere soltanto ai principali uomini politici sudtirolesi e nordtirolesi, ma parlare anche a delle cosiddette persone semplici. E allora naturalmente, quando mi dicevano di parlare con un contadino per bene o con un gruppo di sudtirolesi, con contadini o artigiani o disoccupati, che avrebbe voluto volentieri parlare con me, io ho sempre parlato con loro perché sono dell’opinione che è mio dovere come uomo politico austriaco di essere sempre pronto a parlare di determinati problemi con le persone che a questi problemi sono direttamente interessate. Come potrei altrimenti sapere che cosa sta loro a cuore?

GATTERER: Io credo che non si possa affatto discutere del problema “trattative

o terrorismo” se non si premette che a Milano ha avuto luogo un processo nel quale era in discussione il tema del terrorismo. A Milano si è riconosciuto che benché il terrorismo fosse completamente sbagliato come metodo, aveva peri suoi motivi. I motivi di cui si è parlato nel processo di Milano sono in primo luogo motivi politici che – cosa assai strana – sono pio meno analoghi ai motivi ripresi come proposte nel rapporto della Commissione italiana dei 19. In secondo luogo questo terrorismo ha anche i suoi motivi sociologici. La minoranza sudtirolese è stata costretta in un ghetto durante il fascismo. Con le opzioni le sono stati amputati la testa e i piedi: l’emigrazione ha portato via ai sudtirolesi gli intellettuali, le ha portato via la classe lavoratrice e quella impiegatizia e per questa ragione i sudtirolesi sono diventati una minoranza senza né testa né piedi. E questo crea naturalmente una certa quantità di fermenti psicologici che rendono necessaria una qualche forma di esplosione qualora non siano canalizzati in un modo giusto. Vorrei quasi dire che la principale mancanza ed è una mancanza – molto essenziale – da parte italiana è stata quella di non aver creato nel 1947-48, quando si diede ai sudtirolesi lo statuto di autonomia, una istituzione che avesse potuto essere un contatto permanente tra Bolzano e Roma. Si sarebbe dovuto dar vita ad un comitato permanente di contatto tra Bolzano e Roma in modo da far sorgere il sentimento che lo Stato era in contatto con la minoranza. Al mio amico Bruno Tedeschi vorrei anche dire un’altra cosa, e cioè che io non credo che l’Italia abbia avuto l’impressione, concedendo l’autonomia al Friuli o a Trieste, di concederla a Belgrado o a Lubiana, o di concedere a Tunisi l’autonomia siciliana».

Segue numero successivo.

62. Urgentissimo. Mio 61. Trasmetto seguito intervista: «TEDESCHI: Vorrei tornare a quello che il Signor Ministro ha detto. Lei ha detto di non aver parlato con i terroristi, meglio, di non aver saputo, quando lei parlcon questa gente, che si trattava di terroristi. Posso rivolgerle, Signor Ministro, una domanda diretta: ha lei parlato con i Signori Kerschbaumer, Tietscher e Pircher? Ed il Consigliere regionale Zechtl ha veramente cercato i contatti con personalità socialiste a Vienna per chiarire l’atteggiamento del partito socialista in merito al problema del Suedtirol? KREISKY: A tale proposito vorrei dire quanto segue. Il Presidente della Corte d’Assise di Milano, alla cui obbiettività è stato da ogni parte reso omaggio, ha riconosciuto che Kerschbaumer era una brava persona di saldi principi e cidopo che si sapeva che egli era uno degli organizzatori di questa attività. Giornali e riviste italiani hanno dichiarato dopo la morte di Kerschbaumer che egli era un uomo per bene, che soltanto si era abbandonato a delle false speranze ed era finito sulla strada sbagliata. Come potevo io, ora, rifiutare un colloquio, un incontro con un uomo che mi era stato descritto come una persona per bene e di saldi principii, prima che fosse iniziato tutto ciche gli è stato posto a carico nel processo di Milano? Io ho parlato con il Signor Kerschbaumer ed ho sempre costantemente ripetuto ai sudtirolesi, quando si trattava di gente abbastanza giovane, [che] ottenere delle soluzioni di fronte ad uno Stato di 50 milioni di abitanti con i metodi del terrore, con i metodi della violenza, sarebbe stata solo una crudele illusione, che essi stessi sarebbero risultati soccombenti e che avrebbero fatto soffrire molto danno a quanto era per loro motivo di intervento e di lotta. Ho dunque parlato con il Signor Kerschbaumer. Per quanto riguarda gli altri due nomi, le dico molto apertamente che io non mi sono mai interessato ai nomi e non voglio escludere che essi fossero tra quelli (con i quali ho parlato). Credo persino di poter dire che questi nomi destano in me in qualche maniera un oscuro ricordo, ma, supponendo

che io abbia parlato con loro, ripeto che ciè stato prima che essi si dedicassero ad una qualsiasi attività del genere di quelle di cui ho parlato prima.

TEDESCHI: Signor Ministro, noi abbiamo preso nota – devo dire con grande gioia, e tutti i giornali italiani hanno riportato la notizia – del fatto che lei non ha mai incontrato Amplatz e non ha mai incoraggiato i sudtirolesi a compiere azioni terroristiche. Le devo dire che il mio giornale ha riportato integralmente il testamento di Amplatz e ha pubblicato altresì la sua presa di posizione al riguardo. E cicon grande soddisfazione che il Signor Ministro degli Esteri si distanziasse da gente del genere. Per questa ragione io le ho posto la domanda diretta se lei avesse visto altre persone, ed ora, se mi è lecito fare altre domande, vorrei chiederle se lei ha mai parlato con Klotz.

KREISKY: Questa domanda mi è molto gradita perché in questo modo ho l’occasione di prendere posizione in tutta franchezza anche a questo riguardo. Ma prima vorrei dire ancora una cosa. Io considero il mio compito come uomo politico, in regime di democrazia, non soltanto nel senso che io parlo volentieri con tutti coloro che vengono in considerazione per un determinato problema, ma ho anche un compito educativo. Ho il compito di chiarire alla gente le possibilità che a mio parere ci sono e quelle che non ci sono. Per quanto riguarda Klotz, posso darle una risposta breve e precisa. Quando Klotz era ancora il capo delle associazioni sudtirolesi degli Schuetzen e viveva ancora nel Suedtirol, si presentun giorno da me, introdotto da un uomo molto noto a Vienna, e mi fece la proposta di diventare maggiore onorario degli Schuetzen dovetti sorridere di questa proposta e replicai subito chiedendo ai miei interlocutori se non avessero la sensazione che io mi sarei reso molto ridicolo davanti a tutti e li pregai di non farmi questa proposta, che non era seria e mi avrebbero reso poco serio. Ed è senz’altro possibile che in questa occasione mi sia stata posta la domanda “come si immagina la soluzione del problema”, e che io abbia anche in questa occasione detto come sempre la stessa cosa. Ancora una cosa, Signor Tedeschi, che mi sta molto a cuore. Lei sa, c’ero anch’io nel febbraio 1934, e ho sperimentato come si sia impotenti contro l’esecutivo di uno Stato, perfino contro l’esecutivo di uno Stato che a quell’epoca non era affatto bene organizzato, e ho sperimentato come siano finite le cose: prigione, conosco le uccisioni, alcuni amici miei furono uccisi, io stesso ho passato qualche tempo in prigione durante la dittatura. Dalla mia esperienza ho tratto quello che dissi a questa gente, su che cosa essi si dovessero aspettare ove avessero fatto ricorso a questi metodi. Potei dir loro tutto cicon una certa forza di persuasione, così speravo allora, e ci sono alcuni che oggi mi sono molto grati per averli portati sulla giusta via.

KNOEBL: Signor Ministro, negli ultimi tempi sono corse sempre delle nuove voci su come questo testamento di Luis Amplatz è arrivato al pubblico. Per esempio un giornale radicale di destra tedesco è arrivato perfino a dire che lei aveva comperato il testamento. Ora, io credo che sarebbe bene se si chiarisse al pubblico il cammino percorso da questo testamento. Posso chiederle, Signor Ministro, quando lei fu informato per la prima volta del contenuto oppure della esistenza di questo testamento? E secondo le sue informazioni quale è stato il cammino compiuto dal testamento prima di diventare pubblico?

KREISKY: Alcune settimane fa, non posso nemmeno dire con esattezza quante, forse due mesi o due mesi e mezzo fa un uomo politico e giornalista tedesco del quale sono amico mi ha chiamato e mi ha detto di avere un collega che aveva da farmi alcune comunicazioni che mi avrebbero interessato. La mia prima reazione fu che se si trattava di comunicazioni che fossero, diciamo, di natura criminale, facesse queste comunicazioni al Ministero della Giustizia, ciche è anche accaduto. Pitardi fui chiamato di nuovo da questo giornalista, che mi comunicdi sapere che Amplatz aveva fatto un testamento nel quale si sosteneva che io avevo incoraggiato il terrorismo, l’attività terroristica. Io non ho mai visto il testamento, non ho mai neanche chiesto di vederlo, e prudentemente non ho avuto questo colloquio da solo ma in presenza di un mio collaboratore molto versato in cose giuridiche, ho attirato l’attenzione sul fatto che un testamento doveva essere affisso e non poteva rimanere un segreto, perché per quanto credevo di sapere, doveva essere pubblicato a cura del Tribunale di Bolzano, e dissi che la cosa migliore sarebbe stata quella di mettere il testamento a disposizione degli aventi diritto. Questa fu la prima fase. Poi per un lungo tempo non ne ho pisaputo niente, e poi fui informato dal Ministro dell’Interno che le autorità bavaresi avevano inoltrato a Vienna, tramite le autorità di polizia dell’Austria Superiore, un testamento di Amplatz che era stato consegnato loro, e che il testamento era arrivato al Ministero dell’Interno a Vienna. Ciavveniva durante le vacanze di Natale, io ero in montagna e dissi al Ministero degli Interni: “Credo che ne parliamo quando sono di ritorno a Vienna, non sarà una cosa così importante”. Quando tornai a Vienna, il Ministero dell’Interno mi comunicil contenuto del testamento, non ho mai visto il testamento ed ho dato allora disposizioni perché uno dei miei collaboratori ritirasse questo testamento dal Ministero dell’Interno e lo inoltrasse immediatamente alle autorità italiane. Si puporre ora la domanda, perché questo non abbia avuto luogo attraverso i tribunali, dato che l’accordo per l’assistenza giudiziaria prevede disposizioni per cose del genere. Il testamento avrebbe dovuto in ogni caso essere consegnato alle autorità italiane. Volevo evitare che la cosa, passando attraverso questa via formale, durasse delle settimane e volevo oppormi fin dall’inizio alla diffusione di voci, che naturalmente sarebbero sorte. Questo è il motivo per cui io ho scelto questa via rapida e, devo dire, sbrigativa. Mi scuso di essere stato così lungo.

KNOEBL: Come hanno reagito le autorità italiane, quale fu la loro reazione a Roma?

KREISKY: Le autorità italiane, quelle diplomatiche, hanno, come è l’uso, accettato questo scritto, e a dire il vero non abbiamo discusso oltre a questo proposito.

KNOEBL: Signor Ministro, è peraltro chiaro, anche dalla lettura del testamento, che questo non avrebbe mai potuto essere stato scritto da Amplatz. Ritiene anche lei che questo testamento fu concepito, se si vuole, come un tentativo politico di ricatto?

KREISKY: Non ho mai conosciuto il Signor Amplatz, mi dispiace soltanto straordinariamente che egli abbia dovuto subire questo destino e sia divenuto una vittima di questo aizzamento e di questo sviamento. Si dice che io non avrei dovuto far smentite a questo riguardo, dato che egli stesso non ha affermato nulla, cinondimeno credo sia giusto dichiarare che non ho mai incontrato quest’uomo. Non ho poi nessuna idea se egli fosse intellettualmente in grado di scrivere questo testamento. Io posso dire che egli ha riprodotto il falso, scritto il falso, dato che io non ho mai fatto queste dichiarazioni. Se ci si chiede chi possa avere interesse a discreditare un Ministro degli Esteri che è arrivato con le sue trattative in una fase finale, si pugiungere soltanto alla conclusione che deve trattarsi di coloro i quali non desiderano che queste trattative terminino positivamente. Se questo sia poi un metodo atto a raggiungere il suo scopo, è un’altra questione. Non lo credo, perché la gente che mi conosce non suppone che io abbia incoraggiato il terrorismo. Questo è ingenuo, ma tant’è; questo è quello che essi hanno pensato».

Segue con numero successivo.

63. Mio 62. Urgentissimo. Trasmetto seguito intervista televisiva: «RIEDLER: Signor Ministro, tutto l’affare Amplatz non sarebbe neppure cominciato, e Amplatz potrebbe vivere ancora oggi, se non fosse stato possibile ad Amplatz di passare la frontiera. Gli italiani ci muovono sempre il rimprovero che, benché si tratti solo di un pugno di persone – saranno forse una o due dozzine – che si possono chiamare terroristi, capiti sempre di nuovo che uno, due, tre di loro passino la frontiera, che spariscano spesso per tre giorni dal loro luogo di residenza, senza che li si peschi subito. Vorrei chiederle, Signor Ministro, se lei abbia l’impressione che le misure di sicurezza in Austria siano sufficienti, o se invece lei non abbia l’impressione che le misure di sicurezza non lo siano, che si debba temere un turbamento delle relazioni austro-italiane? KREISKY: In primo luogo vorrei dire che la frontiera italo-austriaca è una frontiera molto difficile, e che persone cui il terreno sia familiare possono passare facilmente questa frontiera. In secondo luogo vorrei dire che le autorità austriache di sicurezza non hanno un compito facile a questo riguardo. Io posso solo ripetere di nuovo la stessa cosa: non è riuscito nemmeno alle autorità italiane, benché esse debbano controllare uno spazio relativamente piccolo, di prendere dei sospetti prima che essi abbiano fatto qualcosa. Che cosa si vuole allora pretendere da noi, ci si chiede troppo! Del resto questa è una domanda alla quale pumeglio di tutti rispondere il Signor Ministro dell’Interno, io stesso posso parlare di cisolo come profano. RIEDLER: Io direi, quando per esempio qualcuno scompare da Vienna per tre giorni e Vienna gli è stata indicata come il luogo dove egli deve soggiornare, che le autorità austriache dovrebbero nonostante tutto essere un pochino piprudenti. Credo che questo si possa pretendere. KREISKY: Sì, prego, lei è giornalista, lei pucriticare tutto, puanche mettere per iscritto la sua critica, ma io posso solo dire ciche ho detto prima. Io non voglio e non posso criticare le misure prese e dico di nuovo che credo che le autorità viennesi abbiano fatto tutto quello che era umanamente possibile e ciha fatto sì che le cose si siano molto calmate e non si pucontestare che la situazione sia a questo riguardo molto migliore di prima. KNOEBL: Ma, Signor Ministro, dopo che si è visto a quali misure siano pronti a fare ricorso coloro i quali non desiderano la pace del Suedtirol – vedi il testamento di Luis Amplatz – si potrebbe tuttavia supporre che ora le autorità austriache intensifichino le loro misure di sicurezza, e ciin modo molto rilevante. Se ciaccadesse, lei vedrebbe la cosa con favore? KREISKY: Ho già detto una volta che io sarei molto lieto se fossimo in grado di

paralizzare competentemente questa attività, perché essa non solo ci appare dannosa per quanto riguarda la soluzione del problema del Suedtirol, ma ci appare anche dannosa per quanto concerne il credito del nostro paese. Ed è una delle cose pistraordinarie, una manifestazione che continuamente mi sorprende e mi incute stupore, che ci sia qui un pugno di persone, alcune delle quali fanno anche qualcosa, ed altre che le istigano a farlo e rimangono in sicurezza, e un paio di agenti di diversi servizi segreti che sono in grado di avvelenare talmente le relazioni tra due paesi ed in questo modo senza dubbio di ostacolare una pirapida fine o soluzione del problema.

TEDESCHI: Signor Ministro, ci sono associazioni austriache che da anni hanno condotto una violenta campagna anti-italiana e che la conducono ancora sotto il presupposto che nel Suedtirol il gruppo etnico tedesco si trovi sulla “marcia della morte”. Oggi che il rafforzamento del gruppo tedesco non pupiessere messo in dubbio (solo il 22 per cento dei giovani sotto i vent’anni appartiene al gruppo etnico italiano

– cifre del Signor Gatterer), un simile genere di propaganda puessere secondo lei di una qualche utilità? Non sarebbe opportuno prendere misure nei confronti di queste associazioni che già furono coinvolte nell’attività terroristica ed ora notoriamente sono controllate da elementi della destra piestrema? O forse è ancora una domanda di competenza del Ministero dell’Interno?

KREISKY: No, a questa domanda rispondo volentieri. In altre parole lei intende dire che noi dovremmo proibire tutte queste associazioni, e vietare la loro attività. Veda, questo non si pufare in Austria; abbiamo una legge sulle associazioni che è molto, molto democratica e che non desidera porre limiti all’attività delle associazioni. Così ha voluto il legislatore e allora bisogna essere prudenti. Ma, caro redattore, me lo dice lei che viene da un paese nel quale non si puvietare le attività dei neo-fascisti! Lei stesso sa dunque come sia difficile venire a capo delle associazioni estremiste.

KNOEBL: Sì, è molto triste e soprattutto triste per il Suedtirol che si abbia l’impressione che elementi ed associazioni di estrema destra in Austria procedano di pari passo con associazioni di estrema destra in Italia. Ci sono per esempio contatti molto stretti tra organizzazioni radicali di destra in Austria ed organizzazioni simili in Italia che sono persino pia destra del MSI. Io credo che sarebbe un provvedimento da salutare con molto, molto favore se ci si mettesse un punto fermo una volta per tutte. Per esempio è un giornale che si chiama “Nation Europe” – eccolo – che fa capo ad una organizzazione radicale di destra: qui scrive sul Suedtirol un austriaco conosciuto come estremista di destra e che è gravemente compromesso nel Suedtirol, nello stesso giornale c’è un annuncio dell’OAS in cui si fa la pubblicità dell’OAS per ottenere mezzi finanziari e nuovi iscritti. Per quanto la cosa non rientri naturalmente molto nelle sue competenze – ma essa puturbare molto i rapporti fra l’Austria e l’Italia – che possibilità vede lei, Signor Ministro, se questi contatti tra questi due gruppi continuano?

GATTERER: Per ricollegarmi subito alla “Nation Europe” vorrei dire che per esempio in Italia il “Secolo d’Italia” ha fatto molto apertamente e molto continuativamente della propaganda per l’OAS senza che nessuno abbia preso delle misure a questo riguardo. Ma di una cosa sono grato al Signor Knoebl ed è per avere fatto finalmente un chiarimento che mi è molto necessario. A questo proposito sono state sempre amalgamate insieme due cose che non si possono mettere automaticamente insieme per quanto io le condanni entrambe. C’è un cosiddetto terrorismo sudtirolese autoctono che da ultimo era rappresentato in Austria dai nomi di Klotz e di Amplatz. E c’è quello che in un articolo io ho una volta chiamato terrorismo d’importazione che è estremista di destra. Non ho bisogno di fare dei nomi. Ma è un fatto che questo terrorismo ha operato in Italia, nel Suedtirol e a Berlino, ed anche in Francia – a Parigi per esempio – e nel Belgio … Al terrorismo autoctono bisogna a mio parere almeno concedere che aveva dei motivi, se questi motivi fossero o no esagerati non si discute qui … Ché per l’altro terrorismo invece il Suedtirol è solo un pretesto. Esso vuole fare della propaganda con il Suedtirol per dei fini completamente diversi. Qualche volta questi fini vengono abbastanza apertamente dichiarati come pangermanistici ecc. e questo terrorismo ha avuto a suo tempo anche il suo corrispondente in Italia, anzitutto nelle azioni terroristiche di circoli estremisti di destra: e nei casi di furti di esplosivi questa gente si è lasciata dietro un biglietto con scritto “i combattenti per la libertà del Suedtirol”, ma per fortuna con tanti errori di ortografia da farli identificare subito.

TEDESCHI: Ma i giornali italiani hanno subito scritto che si trattava di italiani – subito KREISKY … ed erano italiani …

TEDESCHI: Ma io ho spesso letto nei giornali austriaci delle traduzioni delle quali ho subito supposto che non potevano essere state fatte da Gatterer, perché se le avesse fatte lui sarebbero state scritte molto meglio …

KREISKY: Signori miei, siamo verosimilmente molto pid’accordo di quanto non sembri. Ci è chiaro il fatto che ci sono dei sudtirolesi che hanno fatto ricorso ai mezzi della violenza perché credevano che per arrivare ad ottenere qualcosa si dovesse sentire qualcosa, si dovesse vedere qualcosa, ci dovessero essere delle esplosioni, dovesse succedere qualcosa. E c’è un altro gruppo che mi sembra molto pipericoloso – e qui avete tutti e due ragione – che vuole semplicemente portare a termine i suoi piani. Ci deve essere di nuovo del disordine in Europa, i popoli devono per così dire scontrarsi di nuovo tra loro e si deve creare di nuovo una situazione nella quale le forze sorpassate da vent’anni abbiano di nuovo delle probabilità di ridiventare attive. E allora una volta vanno a trovare l’Algeria, un’altra volta la Saar, la terza volta il Suedtirol, e bene … vogliono fare la guerra contro la pace o contro le condizioni pacifiche esistenti in Europa, e questo ad ogni prezzo. E per questo motivo dobbiamo conservare il senso delle proporzioni e distinguere tra le intenzioni di un paio di contadinotti svegli ma altrimenti per bene e le intenzioni di questi aizzatori e guerrafondai che si nascondono dappertutto nel mondo. Qui bisogna fare una distinzione, e sarà una buona cosa se anche in Italia si vedesse questa differenza.

GATTERER: Vorrei aggiungere che in primo luogo è importante a mio modo di vedere mettere finalmente da parte i motivi ai quali l’esplosivo trae il suo rifornimento. E a questo proposito la questione delle trattative è particolarmente importante. Accetto le cifre che ho pubblicato e vorrei dire che proprio queste cifre, tra le quali erano anche alcune cifre molto interessanti relative agli aspetti economici del problema, provano che nelle trattative bilaterali è particolarmente importante giungere ad un regolamento degli aspetti economici della questione. Signor Ministro, posso chiederle a che punto siamo a questo proposito?

RIEDLER: Vorrei porre una domanda pivasta. Signor Ministro, è cambiato qualche cosa nella politica italiana, l’ex Ministro degli Esteri Saragat, con il quale lei era in così buoni termini, è diventato ora Presidente della Repubblica. Crede che questo sia un bene per le nostre trattative oppure questo significa un ritardo nelle nostre trattative con l’Italia?».

Segue con prossimo numero.

64. Mio 63. Trasmetto ultima parte intervista televisiva: «KREISKY: In primo luogo vorrei rispondere il pibrevemente possibile – devo rispondere brevemente, questo è l’incarico che ho avuto, e non è sempre cosa facile – alle domande che mi sono state poste. Lei stesso ha detto che il pigrosso sbaglio dell’accordo di Parigi era quello di non contenere un meccanismo che per così dire costringa a riunirsi allo stesso tavolo il Governo italiano e i rappresentanti del popolo sudtirolese, che per così dire istituzionalizzi questi contatti. Proprio questo è stato già raggiunto nelle trattative, e cioè che i rappresentanti sudtirolesi hanno il diritto di condurre regolarmente tali conversazioni con i rappresentanti del Governo italiano. Non sono in grado di dare dei particolari a questo riguardo, ma è stata trovata su questo punto una soluzione del tutto soddisfacente e ciè per noi molto pisimpatico del precedente stato di cose, perché in questo modo non dobbiamo trattare sempre noi con l’Italia su tali questioni, ma possiamo lasciare la loro soluzione ai sudtirolesi ed agli italiani. Secondo: lei ha chiesto quali siano gli aspetti economici del negoziato. GATTERER: In breve, le questioni del collocamento al lavoro degli uffici del lavoro ecc. KREISKY: Su questo punto ci sono finora solo delle soluzioni parziali e il fatto che io dica questo dice di per sé che su questo punto non siamo ancora del tutto contenti. Ci sono ancora in un paio di questioni molto serie e importanti, divergenze di vedute con il nostro partner italiano. Ma io spero che in qualche modo si possa nonostante tutto arrivare ad un avvicinamento. E per quel che riguarda la terza domanda, io daruna risposta molto franca. Sono persuaso che alcuni si meraviglieranno di questa risposta. In primo luogo vorrei dire che le trattative con il Signor Presidente Saragat, che allora era Ministro degli Esteri, sono state condotte in un’atmosfera di ottima collaborazione. Il Signor Saragat ha mostrato molta comprensione per i problemi della minoranza e noi siamo andati molto avanti. Ora il Signor Saragat è diventato Presidente della Repubblica italiana e io aspetto, non per la prima volta, un nuovo Ministro degli Esteri (si ride) un nuovo partner di trattative, ma io credo che l’autorità del nuovo Presidente – come Presidente e come personalità – sia abbastanza grande perché si possano prendere come base tutti i punti finora discussi e concordati – che essi valgano quindi

– e si discutano con il nuovo partner di trattative i completamenti dei quali abbiamo bisogno. Io spero di poter avere presto un partner di trattative, e di poter, come ho già detto, portare bene a termine anche questa fase finale dei negoziati. Non si sa finora chi sarà il successore di Saragat: solo una cosa vorrei dire a tale riguardo, e questo è il punto a proposito del quale ho detto che sarei stato franco. Sapete, è un grande peccato che io abbia perduto il Signor Saragat come partner. La cosa ha peranche un vantaggio, perché altrimenti ci sarebbe stata forse della gente che avrebbe detto “sì, sì, questi due socialdemocratici, l’italiano e l’austriaco, si combinano tutto ammodo tra loro”, e la cosa ha in sé forse anche qualche cosa di buono, e cioè che il mio prossimo partner italiano non sarà in ogni caso esposto a questo sospetto ed io a questo sospetto non saresposto in Austria per parte mia.

KNOEBL: Signor Ministro, il Landeshauptmann Magnago mi ha detto a Bolzano che la cosa piimportante sarebbe di adesso trattare in fretta, di perdere poco tempo, perché la cosa che non dovrebbe succedere sarebbe quella di perdere dell’altro tempo. Come stanno secondo lei le possibilità di una rapida definitiva conclusione delle trattative con il Governo di Roma?

KREISKY: Sì, anch’io sono del parere che si debba trattare rapidamente, che non si deve perdere tempo, ma sono d’altra parte anche del parere che non si debba, per ragioni di pura fretta, arrivare a conclusioni che irritino gli uni e delle quali gli altri si pentano. Io credo che proprio in questo problema si debba essere molto prudenti e trattare in modo tale che il risultato di queste trattative abbia una stabilità e non debba essere di nuovo esposto in un anno o due alle piaspre critiche. Queste sono trattative molto difficili, molto molto complicate e non ci si pusbrigare dicendo che sono questioni che riguardano solo 250.000 persone e che la cosa non puessere così importante, è del tutto irrilevante il numero delle persone interessate. È invece essenziale che si pensi alla gente per la quale si vuole istituire un nuovo sistema ed è essenziale che si debbano creare in definitiva buoni rapporti tra l’Italia e l’Austria. Siamo Stati vicini, abbiamo un commercio molto sviluppato, e bisogna prendere in considerazione anche questo.

TEDESCHI: Ritiene ella, Signor Ministro, che ai fini di uno sviluppo ordinato e pacifico del Sud Tirolo, sia piimportante che i sudtirolesi ottengano tutti i poteri e le competenze nei campi dell’economia, dell’industria ecc. o che invece sia piimportante l’avvio di una proficua collaborazione tra le autorità provinciali e quelle centrali oltre che tra i due principali gruppi etnici? Non crede che in un clima di reciproca fiducia il problema di una competenza in pio in meno diventerebbe superfluo?

KREISKY: Sono per l’una e per l’altra cosa, nei limiti del possibile. Io credo che questa collaborazione fiduciosa sia altrettanto possibile se si concede ai sudtirolesi una alta misura di auto- amministrazione. Da questa trarrebbero vantaggio non soltanto i sudtirolesi ma anche gli italiani. Che i sudtirolesi sono gente in gamba che faranno molte belle cose nel loro paese, che lo renderanno ricco e di questo si gioverà anche l’Italia.

GATTERER: Vorrei aggiungere solo una cosa. Una alta misura di auto-amministrazione e un’alta misura di auto-coscienza e di ottimismo, perché sono questi che mancano pidi tutto.

KREISKY: A chi?

GATTERER: Ai sudtirolesi.

TEDESCHI: Signor Ministro, lei ha ricevuto a Innsbruck l’8 gennaio(4) se non erro, un gruppo di esponenti della SVP, Magnago, Mitterdorfer, Vaja, Sachs, Brunner e Volgger. C’erano anche il Sottosegretario Bobleter e il Landeshauptmann Wallnoefer … Per quanto ne so, avete avuto un lungo colloquio, ed alcuni giornali austriaci hanno scritto che i rappresentanti sudtirolesi non si sono dichiarati soddisfatti con ciche lei ha dichiarato, circa l’ultimo incontro con il Ministro degli Esteri Saragat a Parigi. È esatto? O è solo una speculazione giornalistica?

KREISKY: Abbiamo l’intenzione, e lo abbiamo sempre annunciato, di dare alla questione del Sud- Tirolo una soluzione tale che anche i sudtirolesi ne siano contenti. Non ce ne viene niente in tasca se ci si mette d’accordo tra Vienna e Roma e poi i sudtirolesi dicono che non se ne fanno niente. Per questo devo tornare a parlare con loro i quali sono particolarmente interessati a questo problema. Naturalmente ci interessa sapere come essi giudichino le nostre trattative e non posso negare, poiché nel frattempo questo è stato reso noto anche a Roma dopo i colloqui condotti da parte sudtirolese con eminenti uomini politici romani, e anzitutto con membri del Governo, che i sudtirolesi hanno ancora una serie di richieste molto importanti e ancora dei desideri molto seri. E io non ho affatto negato, e non l’ho negato nemmeno al Signor Saragat a Parigi, che c’è ancora una serie di questioni aperte e che noi ci dobbiamo sforzare di venire a questo proposito ad un qualche compromesso. Dico compromesso, in piena coscienza, perché nelle trattative si raggiunge il pidelle volte soltanto un compromesso. È naturalmente il nostro compito di raggiungere un buon compromesso, ma chi si siede al tavolo delle trattative deve essere pronto non soltanto a trattare, ma anche ad accettare un compromesso, la cosa piimportante è, ripeto, che sia un compromesso che uno possa accettare, che sembri opportuno, che contenga tanto da permettere di raggiungere il fine principale che ci si era prefissi con il negoziato.

TEDESCHI: Signor Ministro, dato che lei ha or ora parlato di compromesso, posso chiederle che cosa lei intenda per compromesso. Per noi vi è compromesso quando le due parti si vengono incontro. Noi abbiamo l’impressione, e parlo come giornalista, che da parte austriaca o per dir meglio da parte di Bolzano, si faccia la cosiddetta politica del carciofo, vale a dire che si prende ogni foglia finché non rimane piniente. Il Signor Magnago e gli altri hanno presentato delle richieste: poniamo che queste siano cento: se si addiviene ad un compromesso, una parte dovrà avere per esempio 70 e l’altra 30, oppure il contrario, ma nessuna dovrà avere il cento per cento. Non è anche lei del parere che Magnago chiede ogni giorno qualche cosa di pidi quello che l’Italia gli dà?

KREISKY: No, non sono di questo parere. Io credo che i sudtirolesi hanno chiesto fin dal principio una piena autonomia per la Provincia di Bolzano e che si cerca ora di venire incontro il pipossibile a questo fine politico, cercando di ottenere la massima misura possibile di auto-amministrazione. Per quanto riguarda i carciofi, io non ne sono un grande specialista ma so che all’inizio si ricevono le foglie pidure e soltanto alla fine si raggiunge la parte carnosa. Per questo non è poi cosa così cattiva il comparare le trattative con i carciofi, che all’inizio si mettono da parte le cose secche e aride e alla fine si arriva alla vera sostanza.

TEDESCHI: E cosa considera ella come vera sostanza?

KREISKY: Io considero che a questo appartengono delle concessioni nel campo economico, nel campo del credito e in quello delle casse di risparmio e delle concessioni molto sostanziali. A questo proposito bisognerebbe comprendere che i sudtirolesi non fanno qui una politica di contrapposizione ma che qui sono in ballo delle cose molto essenziali.

GATTERER: Lei è del parere, Signor Ministro, che per esempio delle concessioni proprio nel campo del credito economico potrebbero essere fatte tanto pifacilmente in quanto poco tempo fa, quando si è creata la Regione Friuli- Venezia Giulia, queste competenze sono state trasferite senz’altro a quella Regione. Crede lei anche, Signor Ministro, che per esempio una concessione non pesi tanto quanto un’altra, ma che per esempio il consenso dei sudtirolesi alla conservazione del quadro attuale della Regione Trentino- Sud Tirolo pesi diciamo venti mentre un’altra concessione degli italiani pupesare per esempio soltanto quattro o cinque o anche tre.

KREISKY: Certamente le concessioni non vanno considerate come dei pesi messi sulle due parti della bilancia: esse vanno opportunamente valutate. Ci sono dei sudtirolesi che ritengono piimportante una determinata concessione ed io posso immaginare che per esempio gli agricoltori ritengono piimportante di tutte le altre le concessioni in materia agricola piuttosto che non quelle, per esempio, relative alla cosiddetta polizia dello spettacolo od altre ancora o addirittura di quelle della scuola, questo è un punto molto importante. Un’altra cosa che io vorrei dire – ed essa non va sottovalutata – è quella che bisogna vedere le cose a lunga scadenza. Non bisogna vedere il problema della soluzione della questione del Sudtirolo nei presupposti per costruire una amministrazione monstre, bisogna guardare il problema in modo tale da rendere il Sud Tirolo economicamente così forte che la gente possa anche vivere nel Sud Tirolo, lavorarvi ed avere anche, diciamo così, le premesse economiche per questa auto-amministrazione.

GATTERER: Ciche mi meraviglia sempre in tutta questa faccenda è il fatto che Roma, che è pure una città famosa per il suo tatto, non abbia capito da sola il motivo psicologico insito nel problema: il fatto che si conceda una determinata autonomia in un modo, e se ne conceda un’altra in un altro modo, e poi una terza ancora un poco diversa, questo crea sempre delle nuove ingiustizie. I siciliani non sono contenti della loro autonomia, quelli della Val d’Aosta sono forse ancora i picontenti sino ad oggi, ma purtroppo non si pudire che questo sia per merito del Governo centrale, Trieste ha uno statuto diverso da quello di Bolzano e Trento. A mio modo di vedere Roma dovrebbe mutare corso e seguire gli stessi criteri per tutte le Regioni, almeno per quanto riguarda i diritti generali.

ZILK: Signor Tedeschi, siamo giunti alla fine: puforse dirci in breve, riassumendo, la sua opinione?

TEDESCHI: Considero cosa molto positiva che si sia permesso ad un giornalista italiano di parlare davanti ad un pubblico austriaco, e anzitutto di parlare con il Ministro degli Esteri. Noi non ne abbiamo altrimenti l’abitudine, parliamo tra giornalisti e naturalmente quand’è presente, come ora, il Ministro degli Esteri, il dibattito ne perde in violenza. Ma ciche io volevo dire, e ritorno alla mia prima frase, tutto il problema dell’autonomia del Sud Tirolo è complicato dagli aspetti irredentistici che il problema del Sud Tirolo ha assunto in Tirolo. Io ho perla mia opinione personale e ritengo che si possa arrivare a qualche cosa soltanto attraverso delle trattative ininterrotte, e certamente non con la violenza.

KREISKY: Vorrei ancora dire qualche cosa, Signor Zilk, perché si possa veder chiaro di che cosa si tratta. La parola trattative non dice di per sé ancora tutto: bisogna dire che cosa debbano raggiungere queste trattative. Che cosa vogliamo raggiungere per i sud tirolesi? Noi vogliamo, lo ripeto, la pialta misura possibile di auto-amministrazione. Noi vogliamo decidere, concordare misure che devono impedire di litigare ininterrottamente l’uno con l’altro, per far sì che le divergenze di vedute, che sempre sorgono, vengano deferite ad una terza, obiettiva istanza. Qui abbiamo potuto raggiungere ampi accordi od intese; se dico che siamo andati molto avanti non nascondo che nella pura questione dell’auto-amministrazione abbiamo ancora notevoli divergenze di vedute.

GATTERER: Vorrei dire ancora soltanto una cosa al Signor Tedeschi: le aspirazioni irredentistiche, di cui il Signor Tedeschi sempre parla, sono secondo me tanto meno pericolose dato che si tratta in primo luogo, diciamolo onestamente, di nostalgie. Nessuno crede onestamente che oggigiorno si spostino le frontiere, si possano modificare le frontiere, e queste nostalgie le abbiamo anche in Italia. Abbiamo potuto ultimamente leggerne nei giornali a proposito della Zona B dell’ex territorio libero di Trieste».


1 Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. I.


2 La prima parte del presente documento (T. 1827/61) pervenne alle ore 15,45, la seconda (T. 1855/62) alle ore 19,25, la terza (T. 1878/63) alle ore 22,30 mentre la quarta (T. 1909/64), partita il 26 gennaio, pervenne alle ore 10,45 dello stesso giorno.


3 Vedi D. 21.


4 Vedi D. 17.

23

IL SOTTOSEGRETRIO AGLI AFFARI ESTERI, STORCHI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 1892/62. Strasburgo, 26 gennaio 1965, ore 1 (perv. ore 6,30).

Oggetto: Alto Adige.

In incontro che ho avuto oggi [il 25] con Klaus, Cancelliere austriaco ha voluto accennare egli stesso a questione alto atesina, affermando anzitutto di sperare che 1965 consenta di ottenere soddisfacente soluzione. Egli ha aggiunto di considerarsi, fra politici austriaci, nel gruppo dei moderati i quali ritengono che, ottenuta adeguata autonomia per Alto Adige, problema debba ritenersi concluso. Ha poi sottolineato di augurarsi di poter stabilire con Presidente del Consiglio e Ministro Affari Esteri, Onorevole Moro, stessi franchi e cordiali rapporti che Kreisky aveva stabilito con Presidente Saragat. Egli auspicava, pur non avendo diretta responsabilità di politica estera, che potesse presto esservi occasione di suo incontro con Presidente Moro.

A questo proposito egli ha accennato a riunione esponenti democristiani dell’Europa Occidentale, che dovrebbe aver luogo nei dintorni Vienna 27 e 28 febbraio p.v.3.

Circa conversazioni in corso in Alto Adige, Klaus ha dato impressione di non essere completamente al corrente del loro attuale stato, ma di ritenere conclusione debba essere rinviata di qualche tempo, il che fa pensare a motivazione di politica interna austriaca.

In merito suo intervento a Consiglio Europa, Cancelliere austriaco mi ha ripetuto che egli accennerà domani solo brevissimamente ad Alto Adige, limitandosi a ringraziare genericamente organizzazione Strasburgo per suo interessamento nonché a fruttuosi contatti diretti in corso fra Roma e Vienna.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 1, s.p.


2 Trasmesso tramite la Rappresentanza presso il Consiglio d’Europa.


3 Per il seguito vedi D. 26.

24

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI AFFARI ESTERI, STORCHI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 1990/92. Strasburgo, 26 gennaio 1965, ore 18,50 (perv. ore 6,10 del 27).

Oggetto: Dichiarazioni [Klaus] su Alto Adige.

Cancelliere Federale austriaco Klaus in conferenza stampa, in risposta domanda corrispondente Weltwoche diretta conoscere suo pensiero in merito possibilità conclusione questione Alto Adige, ha dichiarato che i negoziati fra rispettivi Ministri Esteri hanno registrato notevoli progressi e che sotto molti aspetti conclusione trattative non dovrebbe farsi attendere. Ha quindi rilevato che cordialità rapporti personali esistenti fra massimi esponenti politici due paesi è elemento favorevole. Ha aggiunto che Austria è pronta a presentare proposte concrete ed egli sperava che 1965, «se continueranno spirare venti favorevoli», potrà vedere conclusione negoziati. Al centro problema – egli ha aggiunto – è questione massimo possibile di autonomia per le popolazioni interessate.

Stesso Cancelliere, al termine conferenza stampa, ha voluto attirare mia personale attenzione su dichiarazioni da lui fatte, sottolineando che esse erano animate da medesimi sentimenti, cui si era ispirata nostra conversazione di ieri(3).


1 Telegrammi ordinari 1965, Francia- Italrap Strasburgo arrivo e partenza, vol. I.


2 Trasmesso tramite la Rappresentanza presso il Consiglio d’Europa.


3 Vedi D. 23.

25

L’AMBASCIATORE TOSCANO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM, MORO(1)

Appunto segreto(2). Roma, 26 gennaio 1965.

Ho ricevuto questo pomeriggio l’Ambasciatore d’Austria. Egli è venuto a dare una prima risposta interlocutoria al quesito da noi posto circa il contenuto delle progettate conversazioni confidenziali sull’Alto Adige(3).

L’Ambasciatore Loewenthal ha esordito confermando nel modo pifermo il desiderio del Governo austriaco di raggiungere una intesa con noi, circa il problema dell’Alto Adige. Dopo di avere aggiunto che il Governo di Vienna desiderava manifestare il proprio vivo compiacimento per l’accettazione di principio da parte italiana di effettuare ancora un incontro a Londra, egli ha affermato che l’Austria non è, per il momento, in condizione di precisare il contenuto della posizione che si prepara ad assumere. Attualmente a Vienna si stanno studiando con attenzione le risultanze dell’incontro di Parigi(4) e della Conferenza di Innsbruck(5). Non appena tale esame comparativo sarà terminato il Governo austriaco si troverà in condizione di farci conoscere – come da noi auspicato – in via breve, il contenuto della linea di condotta che si prepara ad assumere nel corso del progettato incontro.

Ho approfittato dell’occasione per sottolineare all’Ambasciatore Loewenthal la necessità di tenere presente il fatto che, da parte italiana, era già stato raggiunto il limite massimo delle concessioni possibili. Nello stesso tempo ho messo in guardia il mio interlocutore circa il pericolo che il prolungarsi della fase di attesa possa portare ad impreviste complicazioni qualora, passata la stagione invernale, dovessero riprendere gli atti di terrorismo in Alto Adige.

Ho altresì detto all’Ambasciatore Loewenthal che l’insistenza austriaca circa la competenza in tema di industrie da concedere alla Provincia di Bolzano suscita in noi notevoli perplessità. Nel corso dei lavori della Commissione dei Diciannove gli altoatesini non avevano fatto di questo argomento un problema fondamentale. Le successive conversazioni tra esperti non ci avevano neanche esse dato l’impressione che il problema della competenza in tema di industrie fosse considerato a Vienna come fondamentale. Improvvisamente a Parigi il Ministro Kreisky aveva concentrato la sua attenzione unicamente su tale problema. Forse che a Vienna si era mutato posizione? Tenuto conto del fatto che l’importazione di capitali stranieri non è vietata in Italia e che l’apertura di nuove industrie non suscita difficoltà sorgeva il sospetto che la competenza richiesta per la Provincia di Bolzano potesse mirare, non già alla creazione di nuove industrie, ma bensì alla emanazione di norme restrittive. L’Italia non avrebbe certo mai potuto ammettere una limitazione allo sviluppo industriale già realizzato in Alto Adige da parte di operatori economici italiani.

L’Ambasciatore Loewenthal mi ha promesso di utilizzare le mie osservazioni per chiarire meglio gli obbiettivi perseguiti da Vienna e per evitare pericolosi errori.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi DD. 19 e 20.


4 Vedi D. 4.


5 Vedi D. 17.

26 LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI(1)

Appunto. Roma, 28 gennaio 1965.

Nel corso del suo colloquio con il Sottosegretario on. Storchi che ha formato oggetto del telegramma da Strasburgo in data 26 corr. (qui unito in copia)2, il Cancelliere austriaco ha espresso insistentemente e molto vivamente il desiderio di poter mantenere con il Presidente del Consiglio on. Moro «gli stessi rapporti cordiali e fiduciosi che si erano istituiti a suo tempo tra l’on. Saragat e il Ministro Kreisky».

Sembra opportuno che tale cenno del Cancelliere austriaco non venga lasciato cadere. Dato che un incontro fra le due personalità sopraricordate in occasione di una riunione di dirigenti democristiani a Vienna il 27 e 28 febbraio, secondo quanto è stato proposto da Klaus, potrebbe presentare qualche difficoltà, si prospetta l’opportunità che l’on. Presidente invii una lettera al Cancelliere Klaus per il tramite del nostro Ambasciatore a Vienna dimostrando il suo vivo apprezzamento per l’invito rivoltogli e indicando, sia pure in maniera non impegnativa, che sarà lieto di poterlo incontrare personalmente, alla prima favorevole occasione(3).

Si potrebbe poi far seguire a tale primo passo un contatto di carattere riservato fra un rappresentante personale dell’on. Presidente del Consiglio e qualche esponente, particolarmente vicino al Cancelliere Klaus, della ÖVP.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Vedi D. 23.


3 Vedi D. 33.

27 LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI(1)

Appunto. Roma, 28 gennaio 1965.

1. Nelle trattative italo-austriache per l’Alto Adige sembra essere intervenuta, in queste ultime settimane, per quanto concerne Vienna, una fase di cauta attesa. Come è noto, dopo l’incontro di Parigi del 16 dicembre(2) il Governo austriaco avrebbe dovuto farci conoscere in forma definitiva la sua posizione in merito alle proposte per la chiusura della controversia che erano state presentate in tale convegno. Il Governo di Vienna ha invece dilazionato con vari pretesti una sua risposta sul merito della questione, pur dando l’impressione di non voler interrompere i contatti già da tempo in corso.

Se tale è stato l’atteggiamento ufficiale del Ballhaus nei nostri confronti, in varie dichiarazioni collaterali si è accennato, invece, da parte austriaca, alla necessità di ulteriori concessioni in favore delle popolazioni altoatesine, concessioni che dovrebbero riguardare particolarmente i cinque punti ricordati dal Ministro Kreisky a Parigi, punti in merito ai quali il Presidente Saragat si era espresso in maniera decisamente negativa (residenza, collocamento al lavoro, istruzione professionale, industria e sviluppo industriale, credito).

Nello stesso tempo si ha l’impressione di essere in presenza di una serie di sondaggi di Vienna tendenti ad accertare se non vi sia ancora un certo margine di negoziato, e cioè una certa possibilità di ulteriori cedimenti da parte del Governo di Roma.

Vi sono stati infine alcuni elementi, dai quali è ragionevole dedurre che Vienna abbia per qualche tempo pensato di riportare la questione sul piano internazionale (all’ONU e al Consiglio d’Europa), allo scopo di esercitare in tal modo una indiretta pressione sopra l’Italia. Tali tentativi sono stati tuttavia abbandonati, sia di fronte alla nostra ferma reazione, sia in considerazione della non facile posizione in cui il Governo austriaco si è venuto a trovare

– sul piano internazionale – in seguito alle recenti rivelazioni sulle origini del terrorismo altoatesino, connesse sia colla pubblicazione del testamento di Amplatz, sia col processo di Monaco, rivelazioni che non sembrano aver tuttora esaurito la loro portata.

2. Piimportante di queste constatazioni di fatto, è il cercare di delineare quali possano essere i motivi dell’attuale atteggiamento austriaco.

A parte considerazioni tecniche di carattere negoziale, che possono valere, ma solo entro certi limiti, l’attuale stato di cose sembra trovare la sua spiegazione principale nella difficoltà in cui il Governo austriaco si trova nel dover prendere una decisione su una materia di notevole importanza e che puavere influenza sopra il delicato equilibrio dei due partiti della coalizione governativa.

Appare delinearsi, a questo riguardo, una manovra della Volkspartei, tendente a togliere di mano a Kreisky le redini del negoziato. Essa sembra svolgersi secondo due linee parallele. Da un lato, si cerca di riportare la questione altoatesina ad un dialogo che deve vedere, in prima linea, i partiti democristiani dei due Paesi, in modo che la eventuale soluzione della controversia risulti come un successo della Volkspartei, anziché del partito socialista austriaco (e tale tentativo traspare dalle dichiarazioni fatte dall’On. Klaus all’On. Storchi a Strasburgo(3)).

D’altro canto, si vuole svalutare l’opera dello stesso Kresiky sostenendo che la soluzione piadeguata della questione altoatesina puessere trovata, non già attraverso un accordo diretto tra Roma e Vienna, ma attraverso una decisione della Corte dell’Aja. (A questo secondo motivo si riferisce con ogni probabilità l’informazione diffusa dall’Associated Presse del 27 corrente a Vienna circa l’intenzione di certi ambienti austriaci di deferire il problema dell’Alto Adige alla Corte dell’Aja, notizia che è stata successivamente smentita da parte dello stesso Ministro Kreisky).

3. Un altro elemento, cui ci si riferisce da parte austriaca, per spiegare le difficoltà in cui si trova attualmente il Governo di Vienna per prendere una decisione definitiva circa la chiusura della controversia è dato dalla presunta opposizione della Suedtiroler Volkspartei ai termini di un eventuale accordo, così come essi erano stati delineati a Parigi.

Anche questo elemento puessere riportato, come quello cui si è accennato nel paragrafo precedente, sia alle difficoltà interne in cui il Governo austriaco si trova per prendere una decisione sulla questione, sia al tentativo di svalutare l’opera di Kreisky e di metterlo in difficoltà.

Non è poi da escludere che, attraverso questo lavorio che assume talvolta un carattere febbrile e che si svolge indipendentemente dal negoziato vero e proprio (che, come si è accennato, ha mantenuto negli ultimi tempi un carattere piuttosto statico) vi sia il tentativo di ottenere, spostando il negoziato su piani diversi, qualche ulteriore concessione concreta rispetto a quelle che il Governo italiano si è sinora dichiarato disposto a fare.

È infine da rilevare che se perplessità della Suedtiroler Volkspartei esistono, esse sono dovute molto spesso ad una inesatta conoscenza dei termini, in base ai quali la controversia verrebbe chiusa ove fossero accolte le proposte discusse da ultimo a Parigi. A questo proposito ci è stato accennato, da parte altoatesina, al timore che l’adesione ad una soluzione che non accoglie completamente le richieste presentate a suo tempo da Bolzano, possa definitivamente precludere ogni possibilità, anche in un lontano futuro, di un riesame dei problemi, cui tali richieste si riferiscono.

4. Dinanzi a questo atteggiamento austriaco ed altoatesino sarebbe molto probabilmente erroneo mantenersi in un atteggiamento di assoluta passività. Tale atteggiamento potrebbe anzi essere origine di illusioni particolarmente dannose, specialmente in quegli ambienti che ritengono convenga differire la conclusione del negoziato perché il tempo continua ad agire a favore dell’Austria.

A questo riguardo possono essere esaminate una serie di azioni, che potrebbe essere utile di intraprendere nel pibreve tempo:

- - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/1, s.fasc. 2.


2 Vedi D. 4.


3 Vedi D. 23.


4 Vedi D. 17.


5 Vedi D. 33.

28

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM, MORO(1)

R. riservato 472. Vienna, 29 gennaio 1965.

Signor Ministro,

ho trasmesso ieri telegraficamente(2) la smentita di Kreisky alla notizia AP che l’Austria, in caso di mancato accordo con l’Italia sulle competenze da attribuire alla Provincia di Bolzano, avrebbe fatto ricorso alla Corte dell’Aja.

Da contatti avuti con il giornalista dell’AP che aveva redatto la notizia, un cittadino austriaco notoriamente bene introdotto nei circoli popolari, abbiamo saputo che egli ha avuto l’informazione da «buona fonte» popolare – pare si tratti dello stesso Sottosegretario Bobleter – e di averla diffusa perché, a suo giudizio, corrisponde ad un orientamento ben definito, almeno per quanto riguarda i popolari. L’ONU, secondo il nostro interlocutore, andava bene quando l’Austria aveva impostato il problema in termini di autodeterminazione; oggi, in una fase in cui la controversia è limitata all’attribuzione o meno alla provincia di Bolzano di alcuni poteri amministrativi, anche la Corte dell’Aja andrebbe bene.

Vi è da rilevare in proposito che in un commento dell’organo del partito popolare, «Volksblatt» all’incontro di Parigi (vedi mio telegramma n. 690 del 18 dicembre 1964)3 si leggeva:

«Da parte austriaca – non nominata – è stata espressa dopo l’incontro di Parigi la speranza di arrivare in un tempo prevedibile ad un accordo sul piano bilaterale, senza che fosse necessario di interessare altre istanze. Ambienti diplomatici vedono peraltro in questa formulazione un accenno che, nel caso di un mancato accordo, l’Austria si sforzerà probabilmente di chiamare in causa altre istanze, conformemente all’art. 33 della Carta dell’ONU».

La parte sottintesa di questa tesi è che il foro internazionale dovrebbe limitarsi a «mediare» nelle questioni sulle quali non è stata raggiunta l’intesa fra le parti.

Non si tratta di una tesi del tutto nuova in quanto, come a suo tempo informai, l’allora Sottosegretario Steiner me ne aveva esposta una analoga che si poteva così riassumere: mettiamoci d’accordo nei limiti del possibile e sottomettiamo le questioni residue ad un organo internazionale.

Se una tale impostazione dovesse per ipotesi prevalere in Austria, le proposte finali preannunciate dal Cancelliere Klaus a Strasburgo nella conferenza stampa(4), servirebbero a precisare nelle intenzioni di Vienna non soltanto l’atteggiamento austriaco, ma potrebbero costituire la piattaforma del giudizio che dovrebbe esprimere un organo internazionale, dandosi qui come scontate e non pidiscutibili le nostre concessioni fatte nell’ambito dei lavori della Commissione dei 19 e nei successivi colloqui intervenuti tra i Ministri degli Esteri dei due Paesi.

Verrebbe cioè nuovamente a profilarsi la pericolosa intenzione austriaca di respingere la nostra tesi che le attuali conversazioni dovevano considerarsi «momenti» di un negoziato il cui valore era legato al raggiungimento di una soluzione globale. La circostanza che in questa occasione si tornerebbe a parlare della Corte dell’Aja anziché di un organo arbitrale, è probabilmente dovuta al fatto che, mentre il Governo austriaco non potrebbe adire un organo arbitrale, non ancora esistente, senza il nostro consenso e senza concordare l’oggetto della controversia, difficilmente potremmo rifiutare una proposta austriaca di ricorrere alla Corte dell’Aja, dato che noi abbiamo sempre sostenuto essere quello il foro competente.

Si tratta per il momento di pura ipotesi, ma che non bisogna trascurare di considerare, qualora non si raggiungesse un accordo e il Governo austriaco fosse pressato dai tirolesi e dagli altoatesini. Potrebbe essere questa una via per accontentarli, e nello stesso tempo esonerare il Governo di Vienna dalla responsabilità di una finale soluzione non gradita agli interessati.

Voglia gradire, Signor Ministro, l’espressione del mio devoto ossequio.

[Enrico Martino]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 11.


2 T. 2155/70 del 28 gennaio, non pubblicato.


3 T. 36320/690, non pubblicato.


4 Vedi D. 24.

29

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. personale. Vienna, 29 gennaio 1965.

Caro Roberto,

non so che impressione ti ha fatto il tentativo di autodifesa di Kreisky dopo le rivelazioni del testamento di Amplatz(2) ed ancor piquel che sta emergendo al processo di Monaco. Nulla di nuovo per noi che da quasi quattro anni sappiamo fino a che punto autorità ed organizzazioni «culturali» austriache si siano direttamente o indirettamente compromesse col terrorismo. Ma gli ultimi fatti e quelli che immancabilmente seguiranno stanno a provare che il terrorismo è al centro del problema come fatto politico e non solo – per quel valore che anche puavere – sotto il profilo morale e della comunità internazionale.

È al centro del problema perché dimostra che la situazione di tensione in Alto Adige è suscitata dal di fuori molto piche dal di dentro e che le richieste «moderate» in favore della minoranza vengono avanzate allo stesso fine che si propone il terrorismo: la riannessione del territorio.

Le responsabilità del Governo austriaco – una volta provato che la tensione in Alto Adige nasce non all’interno della regione ma da quanto si organizza in Austria

– rendono del tutto improbabile che l’Austria riproponga la questione davanti alle Nazioni Unite. Già dal 1961 gli austriaci hanno praticamente rinunciato a questi ricorsi che agitano solo perché sono convinti che noi li temiamo ed in pratica adeguandosi a delle mezze intese con noi sull’atteggiamento da tenere a New York. In verità essi li temono molto pidi noi.

Come avrai visto quanto abbiamo telegrafato sul discorso che avrebbe pronunciato Klaus al Consiglio d’Europa(3) è stato confermato alla lettera. L’iniziativa di una sessione della Sottocommissione dell’Alto Adige era nata dal rappresentante austriaco a Strasburgo, ex deputato del Freiheitliche Partei, lì nominato da Kreisky due anni fa per cercare di crearci dei fastidi nonché per dare un pegno alla destra nazionalista.

Rievoco questi fatti, che in parte devono essere nuovi per te, perché servono a chiarire la situazione.

Nella fase attuale dunque l’Austria non ha alcun interesse a riproporre la questione in sedi internazionali quali New York o Strasburgo e non dovremmo mostrare di preoccuparcene.

Ma il terrorismo è il nocciolo del problema anche per una seconda ragione.

Il tentativo di Kreisky di svalutare le rivelazioni di Amplatz, oggi confermate al processo di Monaco e domani chissà in quali altre occasioni, è riuscito a metà.

Il testamento doveva servire agli estremisti come mezzo di pressione su Kreisky per tenerlo legato ai loro indirizzi. Per esercitare questa sua funzione non doveva essere pubblicato. La sua pubblicazione è in effetti avvenuta per un colpo di mano di giornalisti. Davanti alla situazione creatasi Kreisky non aveva altra alternativa che fare ciche ha fatto. Con cigli è riuscito di districarsi dal ricatto degli estremisti a districarsene nel senso che egli, per alleggerire le sue responsabilità, pusempre chiamare in causa – ed è capace di farlo – i popolari (gli Oberhammer, i Gschnitzer, i Wallnoefer ... etc. etc.), ma il suo credito, come socialista, ne è uscito assai scosso. Avresti dovuto vederlo alla televisione e confrontare il suo atteggiamento con quello baldanzoso che gli è usuale. È perciche ho detto che il suo tentativo è riuscito a metà.

Data questa situazione per la prima volta egli ha un vero interesse a chiudere la controversia in modo da liquidare insieme anche la partita «terrorismo» che si sta rivelando un vero e proprio boomerang. In civi è eguale interesse da parte dei popolari forse anche perché Klaus non sembra si sia mai compromesso con i tirolesi.

Se la controversia non si risolve è difficile chiudere la partita terrorismo che probabilmente verrebbe sfruttata prima di tutto contro Kreisky e sopratutto all’interno del suo partito il quale è oggi notoriamente diviso. Se invece si arriva ad una soluzione del problema sarà interesse sia di socialisti che di popolari di cercare di «annegare» nel successo anche le passate corresponsabilità nel terrorismo. Anzi forse sarà anche possibile di rivalutarlo secondo lo schema già avanzato da Kreisky di distinguere un terrorismo «buono» da uno «cattivo».

Questi elementi che ti sottopongo dovrebbero rafforzare la nostra posizione nel senso di non accedere ad altre richieste austriache. Qui è considerata di un valore eccezionale, per chiudere la bocca ai radicali tirolesi e per preservare l’avvenire, che la soluzione da noi prospettata non implica che essa venga considerata definitiva.

Affettuosamente

Carlo

P.S. Leggi il telespresso che parte in pari data sulle possibilità di adire l’Aja(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG.


2 Vedi D. 22.


3 Si riferisce al T. urgentissimo 1408/51 del 20 gennaio, con il quale Martino aveva anticipato il contenuto del discorso che Klaus avrebbe pronunciato al Consiglio d’Europa sul tema «Civis europeus sum». In particolare, a proposito dei rapporti con l’Italia, si affermava: «In suo discorso Cancelliere farà presente desiderio austriaco di sviluppare i piamichevoli rapporti con l’Italia accennando a controversia altoatesina per ringraziare Consiglio d’Europa per un’attività volta a ricercare una soluzione di essa» (Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. I).


4 Vedi D. 28. Annotazione autografa a margine: «Ho scritto queste poche righe «à bâtons rompus» perché tu sappia come la penso: sono percidel tutto personali». Per la risposta vedi D. 34.

30

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. 570. Vienna, 5 febbraio 1965.

Caro Gaja,

alla prima infelice dichiarazione di Bobleter secondo cui egli partiva dalla premessa «che il Sudtirolo tornerà di nuovo all’Austria», ero, come tu sai, intervenuto direttamente presso il Cancelliere Klaus. Fu un intervento oltremodo utile perché spinse il Cancelliere a prendere pubblicamente posizione sul problema dicendo che era opportuno eliminare ogni equivoco e che il Governo austriaco desiderava soltanto raggiungere la piampia autonomia possibile per il Sudtirolo sulla base dei risultati della Commissione dei 19. Qualche giorno dopo il mio intervento lo stesso Bobleter fece ammenda enunciando una analoga tesi (telegramma n. 680 del 14 dicembre 1964)2.

Il Cancelliere Klaus mi fece in seguito rimarcare queste riparatrici dichiarazioni di Bobleter(3).

Senonché quest’ultimo non sembra aver appreso sufficientemente la lezione. Non lasciai tuttavia passare sotto silenzio le sue ultime infelicissime dichiarazioni e, come ho riferito con mio telespresso del 21 gennaio (n. 303/95)4, Calenda ha attirato l’attenzione del Consigliere Karasek, Capo di Gabinetto di Klaus, sulla recidiva mettendo in evidenza l’inopportunità di attizzare in questo momento il fuoco in Tirolo, specialmente parlando a persone non inclini all’estremismo quali sono gli industriali, e per di pidopo l’iniziativa di dubbio gusto di essersi recato in Italia per portare a Innsbruck i maggiorenti altoatesini.

Non si capisce bene l’atteggiamento di Bobleter: forse vanità, perché spinto e circuito da qualche gruppo tirolese, forse ambizioni di futura carriera politica.

Ho ritenuto che i passi presso Klaus fossero piefficaci che non alla Ballhaus perché mi risulta che Bobleter era una creatura di Klaus e quindi questi ha molto pipossibilità di influire su di lui, nonché per evitare di fornire un argomento a Kreisky contro un concorrente politico senza ricavarne per noi un reale vantaggio.

Sarei quindi perplesso sull’opportunità di ritornare specificamente ancora una volta sull’argomento alla Ballhaus tanto piche è molto probabile che Loewenthal abbia riferito le tue lamentele. Ma alla prima occasione non mancherdi farlo in modo da riscontrare anche se Loewenthal le ha qui fatte presente.

Del resto è probabile che Bobleter ricada nello stesso peccato; riterrei perciopportuno che in tal caso si mettesse nero su bianco onde lasciare un documento che puesserci utile in futuro.

Fra le previsioni bisogna tener presente quella che le attuali trattative potessero non andare in porto e che gli austriaci ce ne considerino responsabili. Bisognerebbe allora documentare premesse e clima creati da parte austriaca nel corso delle trattative onde rendere eventualmente evidente la legittimità delle nostre preoccupazioni e le difficoltà delle trattative.

Ho parlato di clima: ed in tale termine intendo includere le responsabilità non solo passate del Governo austriaco in materia di terrorismo, che mi pare affiorino di giorno in giorno di pi quanto anche presenti per la permanente carenza di ogni iniziativa per

reprimerlo. Mi rendo conto che da parte nostra non si desideri guastare l’atmosfera in questa fase di trattative: ma d’altra parte mi domando se ci conviene lasciar passare sotto silenzio cose molto gravi che potrebbe essere intempestivo rimandare a tempi futuri rischiando di dare l’impressione di cercare a posteriori argomenti pio meno cavillosi per giustificare il fallimento del negoziato.

A Monaco si sta svolgendo un processo contro giovani imputati di associazioni criminose a danno di «potenze straniere». A Vienna si continua a dire, e noi sembra lo avalliamo col nostro silenzio, che mancano le leggi per perseguire i ben noti autori e mandanti di atti terroristici in Italia, mentre basta leggere l’atto di accusa dell’unico processo in materia svoltosi a Graz (le cui condanne peraltro non ebbero seguito) per dedurne che le leggi ci sono, ma che non si vuol porre «man ad elle».

Gradisci, caro Gaja, i miei picordiali saluti

E. Martino


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 102, fasc. 624.


2 T. 35918/680, non pubblicato.


3 Martino ne aveva riferito con il D. 13.


4 Non pubblicato.

31

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM, MORO, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO(1)

T. segreto 2419/32. Roma, 6 febbraio 1965, ore 21,15.

Come a V.S. è noto, da parte italiana si è sempre sostenuto – fin da presentazione richiesta austriaca di associazione alla CEE – che ad Austria deve essere assicurato un trattamento preferenziale. In questa linea abbiamo proposto accordo preferenziale basato su art. 25 del GATT, formula che permetterebbe ad Austria di mantenere sua attuale posizione di neutrale e di membro dell’EFTA, nonché di continuare a svolgere utile missione di collegamento con Paesi Europa danubiana.

Partendo da tali presupposti, in ultima riunione Consiglio CEE – tenutasi il 4 febbraio – siamo stati i soli, con Germania Federale, a sostenere possibilità autorizzare immediatamente Commissione ad aprire negoziati con Governo austriaco senza attendere precisazione del mandato, e ciallo scopo di accelerare svolgimento negoziato tra Austria e CEE.

V.S. vorrà richiamare attenzione codesto Governo su quanto precede, nell’occasione che riterrà piopportuna, al fine che da parte austriaca venga giustamente apprezzato nostro atteggiamento in ultima riunione Consiglio CEE, atteggiamento che è stato reso pifacile anche da recenti sviluppi positivi nei rapporti tra i due Paesi.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 13, pos. AA 16/3.

32

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO(1)

L. 10A/299. Roma, 6 febbraio 1965.

Caro Martino,

ho letto con vivo interesse quanto hai riferito col tuo rapporto al Ministro del 29 gennaio u.s.2.

Da parte nostra, abbiamo ritenuto che la nota diffusa dall’Associated Press fosse stata ispirata, oltre che per i motivi da te indicati, forse anche dall’intenzione della Volkspartei di togliere ai socialisti le redini del negoziato, riportando la questione altoatesina ad un dialogo in cui i due partiti democristiani, l’italiano e l’austriaco, tornerebbero ad essere i maggiori interpreti. In tal senso, abbiamo anche considerato alcune dichiarazioni fatte a Strasburgo dal Cancelliere Klaus all’onorevole Storchi(3).

Rimane, ovviamente, la questione di fondo: quella del nostro atteggiamento e della nostra linea di azione nei confronti della possibilità e della convenienza di un ricorso alla Corte dell’Aja, nell’eventualità che non si raggiunga, attraverso i contatti in corso, una soluzione negoziata della controversia. A tale questione stiamo dando la nostra maggiore attenzione.

Il problema è, infatti, come tu sai, molto picomplesso di quanto possa apparire a prima vista. La circostanza che per il passato abbiamo dimostrato in varie occasioni la nostra preferenza per la Corte dell’Aja ed il fatto che la stessa, indicata dalla Risoluzione delle Nazioni Unite, appaia come la sede naturale per un giudizio, limiterebbe, in un certo senso, le nostre possibilità di scelta di fronte all’iniziativa austriaca di investire la Corte della questione. Ma in quel caso – o nell’eventualità che fossimo noi a prendere l’iniziativa – riteniamo che sarebbe sempre necessario un previo negoziato ad hoc tra le due parti, almeno per accordarsi sull’oggetto specifico del giudizio della Corte. Citanto piperché la possibilità di un ricorso unilaterale, esistente in quanto sia l’Italia che l’Austria hanno aderito alla Convenzione di Strasburgo dal 1957, potrebbe forse comportare il pericolo di una rinuncia, da parte nostra, alla tesi che abbiamo sempre sostenuto circa il carattere giuridico della controversia (il ricorso unilaterale sembrerebbe infatti possibile solo spostando l’oggetto della controversia dell’Accordo di Parigi ai negoziati e contatti svolti dopo il 1960, epoca in cui è entrata in vigore la Convenzione di Strasburgo).

Se, quindi, è necessario il previo negoziato ad hoc, dovremmo in quella sede evitare che possa verificarsi il pericolo da te giustamente segnalato: che, cioè, da parte austriaca si ottenga di investire la Corte di un giudizio limitato o prevalentemente diretto a ciche non è stato possibile concordare nei contatti diretti italo-austriaci.

Comunque, in questo momento e, credo, particolarmente per le varie tendenze che agiscono in seno al Governo di Vienna, è difficile immaginare con esattezza il prossimo sviluppo della questione. In attesa che Vienna ci faccia conoscere la sua posizione

ufficiale sulle conclusioni dell’incontro di Parigi, non possiamo, da parte nostra, che partire dal presupposto che le conclusioni sottoposte ai due Ministri degli Esteri a Parigi rappresentano il massimo possibile delle concessioni del Governo italiano.

Credimi, molto cordialmente tuo

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b.


3, pos. AA 2/PG.


Vedi D. 28.


3 Vedi D. 23.

33

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM, MORO, AL CANCELLIERE FEDERALE D’AUSTRIA, KLAUS(1)

L. Roma, 7 febbraio 1965.

Signor Cancelliere Federale,

ella ha avuto la cortesia, durante il suo recente soggiorno a Strasburgo, di accennare, nel suo colloquio col Sottosegretario per gli Affari Esteri, On. Storchi(2), al suo desiderio di prendere nel prossimo futuro diretto contatto con me.

Le sono molto grato per questo suo accenno e desidero subito dirle che ho molto apprezzato la sua proposta, cui sarveramente lieto di dar seguito nella convinzione che un nostro colloquio potrà contribuire positivamente anche alla risoluzione dei problemi ancora aperti tra i nostri due Paesi.

Purtroppo non so quando gli impegni in corso, assai gravosi mi consentiranno di mettere in atto questo mio proposito, che incontra il suo desiderio.

Forse cisarebbe possibile in occasione della riunione di esponenti dei partiti demo-cristiani dell’Europa occidentale, cui ella con altra sua lettera mi ha invitato(3); ma ancor oggi non sono in grado di prendere una definitiva decisione sulla mia eventuale presenza per quella data.

Penso tuttavia che, se non potessi cogliere questa prossima occasione, potremmo tenerci in contatto per esaminare quale altra data e località potrebbe ad entrambi convenire, per un incontro anche di carattere non ufficiale.

Nel rinnovarle i miei ringraziamenti, la prego, Signor Cancelliere Federale, di accogliere i sensi della mia pialta considerazione.

[Aldo Moro]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Vedi D. 23.


3 Del 27 gennaio, non pubblicata.

34

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA(1)

L. segreta 10A/310. Roma, 8 febbraio 1965.

Caro Carlo,

ti ringrazio per la lettera del 29 gennaio u.s.2 e per le interessanti considerazioni di cui ho preso atto.

Concordo con quanto esponi circa gli scopi e le aggrovigliate conseguenze della pubblicazione del testamento Amplatz; in definitiva si tratta di una bomba scoppiata in anticipo nelle mani dell’estrema destra. Kreisky ne è uscito toccato ma forse con il vantaggio di non trovarsi pisotto la pressione di un ricatto dei neonazisti. Un periodo di attesa potrà dargli la possibilità di riprendere fiato, almeno per questo aspetto del problema.

A noi, per ora, non conviene, mi sembra, insistere sulla faccenda per tre ragioni:

1) che Kreisky è interessato, come tu stesso prospetti, a giungere ora a una soluzione della questione altoatesina che faccia dimenticare le interferenze austriache nel terrorismo; 2) che, di conseguenza, mentre ci conviene aver di fronte un avversario pidebole, non ci è utile averlo tanto debole da non essere un «interlocuteur valable»; 3) perché tutto l’episodio Amplatz, col suo sapore di segretezza e di scandalo, è difficilmente maneggiabile, e pudare risultati poco desiderabili.

Posso infine rassicurarti circa la nostra ferma intenzione di non accedere a ulteriori richieste austriache. Tale posizione è stata chiaramente ribadita nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964 dall’allora Ministro Saragat a Kreisky(3), ed abbiamo intenzione di riconfermarla con fermezza, ad ogni occasione opportuna.

Spero che avrai ricevuto i miei saluti da Strasburgo, che avevo affidato a Karasek. Con un affettuoso abbraccio tuo

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG.


2 Vedi D. 29.


3 Vedi D. 4.

35

IL CANCELLIERE FEDERALE D’AUSTRIA, KLAUS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM, MORO(1)

L. Vienna, 11 febbraio 1965.

Euer Exzellenz!

Sehr geehrter Herr Ministerpräsident!

Es ist mir ein aufrichtiges Bedfnis, Ihnen f die freundlichen Worte, die in Ihrem Brief vom 7. Oktober zum Ausdruck gekommen sind, zu danken und den begonnenen Gedankenaustausch, der sich auf Grund unseres gemeinsamen Bekenntnisses zum Gedankengut der christlich-demokratischen Parteien in Europa so fruchtbringend gestaltet, fortzusetzen.

Mir sind vor meiner Reise nach Straßburg, wo ich Gelegenheit hatte, am 26. Jänner vor der Konsultativversammlung des Europarates das Wort zu ergreifen und ein europäisches Bekenntnis meines Landes zu Europa abzulegen, die Besorgnisse Ihrer Regierung bekannt geworden, daß nämlich eine detailierte Behandlung der Differenzen zwischen unseren beiden Staaten er die Auslegung des Pariser Abkommens vor diesem Forum eine gstige Evolution der im Gang befindlichen Gespräche behindern knte. Ich war sehr froh darer, Gelegenheit gehabt zu haben, mit Herrn Staatssekretär Storchi und den Herren seiner Begleitung einen Meinungs - und Gedankenaustausch zu pflegen und klarzustellen, daß in meiner Rede nichts enthalten sein wde, was diese Befchtungen bestätigen knte. Ich habe auch am nächstfolgenden Tag, wie Sie, sehr geehrter Herr Ministerpräsident, erfahren haben dften, in einer Pressekonferenz mich sehr positiv er den Verlauf der Kontakte zwischen unseren beiden Regierungen geäußert und auf das gute Verhältnis hingewiesen, das unsere perslichen Beziehungen auszeichnet. Ich hoffe sehr, daß das gute Klima in dieser Frage in nächster Zukunft auch gstige Ergebnisse in der Sache selbst zeitigen wird.

Ich mhte die heutige Gelegenheit auch ergreifen, um Ihnen, sehr geehrter Herr Ministerpräsident, daf Dank zu sagen, daß die italienische Delegation bei der letzten Ministerratstagung in Brsel durch ihren so schätzenswerten positiven Beitrag einen substantiellen Fortschritt in der Frage der Erteilung eines Mandatesan die EWG- Kommission f Verhandlungen mit Österreich zwecks Abschluß eines Arrangements er die Regelung unserer wirtschaftlichen Beziehungen mit demGemeinsamen Markt ermlicht hat. Wie mir der Generalsekretär der Österreichischen Volkspartei, Dr. Withalm, nach seiner Rkkehr aus Rom berichtete, hatte er anläßlich der Audienz, die Sie, Herr Ministerpräsident, ihm gewährten, Gelegenheitgenommen, Ihnen den Standpunkt Österreichs in dieser Frage zu unterbreiten. Ich gehe gewiß nicht fehl, in der Ansicht, daß die Haltung der italienischen Delegation bei den letzten Beratungen in Brsel eine glkliche Folge des in dieser Frage gepflogenen Meinungsaustausches darstellt. Ich mhte dies umso her einschätzen, als diese f Österreich so gstige Wendung in Brsel zu einem Zeitpunkt erfolgt ist, da Sie, Herr Ministerpräsident, ad interim die Agenden der italienischen Außenpolitik fren.

Abschließend mhte ich auf mein Schreiben vom 27. Jänner 1965 zurkkommen, mit welchem ich die Ehre hatte, Sie, Herr Ministerpräsident, zum Spitzentreffen der christlich-demokratischen Politiker, das am 27. und 28. Februar auf Schloß Laudon stattfinden wird, einzuladen. Es wäre uns eine besondere Auszeichnung und Ehre, Sie bei dieser Gelegenheit in Wien begren zu knen, sofern die schwierige Bde Ihres Amtes Ihnen eine vorergehende Abwesenheit aus Rom erlauben sollte.

Ich bitte Eure Exzellenz, die Versicherung meiner besonderen Wertschätzung und Hochachtung entgegenzunehmen.

Ihr ergebener

J. Klaus

TRADUZIONE

Eccellenza Onorevolissimo Presidente del Consiglio,

provo il sincero bisogno di ringraziarla per le amichevoli parole che ha voluto esprimermi nella sua lettera del 7 ottobre(2) e di continuare lo scambio di idee incominciato che si delinea così fruttuoso sulla base del nostro comune credo per il patrimonio di idee dei partiti democristiani in Europa.

Prima del mio viaggio a Strasburgo, dove ho avuto occasione il 26 gennaio di prendere la parola davanti all’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa, di fare una professione di fede europea del mio Paese verso l’Europa, mi erano state rese note le preoccupazioni del suo Governo che una trattazione particolareggiata delle divergenze tra i nostri due Stati circa l’interpretazione del Trattato di Parigi davanti a quel Foro avrebbero potuto ostacolare una favorevole evoluzione delle conversazioni in corso. Sono stato percimolto lieto, di aver avuto l’occasione di avere uno scambio di idee con il Signor Sottosegretario Storchi e i Signori del suo seguito e di chiarire che nel mio discorso non vi sarebbe stato nulla che potesse confermare tali timori(3). Anche il giorno seguente come ella Onorevolissimo Signor Presidente del Consiglio, deve aver appreso, in una conferenza stampa mi sono espresso molto positivamente sullo svolgimento dei contatti tra entrambi i nostri Governi e ho sottolineato la favorevole circostanza che caratterizza i nostri rapporti personali(4). Io spero molto che il buon clima in questa questione nel prossimo futuro produrrà anche favorevoli risultati in materia.

Vorrei anche cogliere l’occasione odierna per ringraziarla, Onorevolissimo Signor Presidente del Consiglio, poiché la Delegazione italiana all’ultima riunione del Consiglio dei Ministri a Bruxelles con il suo contributo tanto valido ha reso possibile un progresso sostanziale nella questione di impartire un mandato alla Commissione CEE per le trattative con l’Austria ai fini di concludere un accordo sul regolamento dei nostri rapporti economici col Mercato Comune.

Come il Segretario Generale del Partito popolare austriaco dott. Withalm, dopo il suo ritorno da Roma, mi ha riferito, egli in occasione dell’udienza che ella Signor Presidente gli ha accordato, ha colto l’occasione di esporre il punto di vista dell’Austria in tale questione. Certamente non vado errato nel considerare che l’atteggiamento della Delegazione italiana nelle ultime sedute al Consiglio a Bruxelles rappresenta un felice seguito dello scambio di idee su tale questione. Io vorrei apprezzare citanto piin quanto questa evoluzione a Bruxelles così favorevole per l’Austria è seguita in un momento in cui ella, Signor Presidente, guida ad interim le attività della politica estera italiana.

Concludendo vorrei richiamarmi alla mia lettera del 27 gennaio 1965(5) con cui io ho avuto l’onore, Signor Presidente del Consiglio, di invitarla all’incontro al vertice dei politici democristiani che avverrà il 27-28 febbraio nel Castello Laudon; sarebbe per noi una particolare distinzione ed onore di poterla salutare in tale occasione a Vienna, nella misura in cui il pesante carico del suo ufficio le potesse consentire un’assenza temporanea da Roma(6).

Prego Vostra Eccellenza di accogliere l’assicurazione della mia particolare stima e alta considerazione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Recte: 7 febbraio, vedi D. 33.


Vedi D. 23.


4 Vedi D. 24.


5 Non pubblicata.


6 Per la risposta vedi D. 36.

36

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM, MORO, AL CANCELLIERE FEDERALE D’AUSTRIA, KLAUS(1)

L. Roma, 24 febbraio 1965.

Signor Cancelliere Federale,

dopo averle inviato la mia lettera in cui mi riferivo al suo colloquio col Sottosegretario per gli Affari Esteri a Strasburgo(2) ho ricevuto la sua cortese lettera in data 11 febbraio(3).

Mentre le confermo quanto le scrivevo nella mia precedente lettera, tengo ad esprimerle la mia viva gratitudine per quanto mi fa conoscere circa le ragioni del suo atteggiamento, sia davanti all’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa, sia nella conferenza stampa. Non v’è dubbio che, tutto ciche contribuisce a un miglior clima, favorisce anche una soluzione dei problemi pendenti.

Vorrei anche dirle quanto io sia sensibile all’apprezzamento che ella mi comunica per lettera, e di cui ha dato anche notizia tanto all’Ambasciatore Martino, quanto alla stampa.

Formulo anch’io voti sinceri che il negoziato per un accordo sul regolamento dei rapporti economici dell’Austria con il Mercato Comune riesca, come è nostro comune desiderio, a superare le difficoltà oggettive che esistono e non vanno sottovalutate.

Purtroppo con l’avvicinarsi della fine del mese sono costretto a constatare che gli impegni relativi alla politica interna non mi consentono di lasciare Roma e di recarmi a Vienna per il convegno di Castello Laudon, come era mio intendimento. Le confermo tuttavia il mio desiderio di trovare un’occasione per un incontro non formale con lei, Signor Cancelliere, e mi riservo di riprendere contatto al pipresto, non appena mi sarà possibile di prevedere pisicuramente l’impiego del mio tempo.

La prego di gradire, Signor Cancelliere, l’assicurazione della mia alta considerazione(4). Dev. suo

Aldo Moro


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Vedi D. 33.


3 Vedi D. 35.


4 Per la risposta vedi D. 62.

37 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 24 febbraio 1965.

Questo Ambasciatore d’Austria, venuto oggi a vedermi, mi ha rinnovato, a nome del suo Governo, la proposta di far luogo, nel pibreve tempo possibile, ad un incontro dei rappresentanti personali dei Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi per un ulteriore esame della questione altoatesina.

Ho subito fatto rilevare a Loewenthal che, come avevo già avuto occasione di dirgli precedentemente, noi eravamo, in linea di massima, favorevoli ad una presa di contatto riservata del genere di quella accennatami. Ritenevamo tuttavia che tale presa di contatto dovesse essere opportunamente preparata e pensavamo che, a tale scopo, fosse necessario indicarci quali argomenti da parte austriaca si riteneva potessero essere trattati nel corso di eventuali conversazioni di tale tipo.

Loewenthal mi ha risposto che aveva già fatto presente a Vienna il nostro punto di vista; ma che era impressione del Ballhaus che un incontro, sia pure a carattere personale e non impegnativo, in cui la parte italiana potesse essere confidenzialmente informata – anche soltanto «ad referendum» – dei pirecenti sviluppi verificatisi in Austria sulla questione, avrebbe potuto essere estremamente utile. Da parte di Vienna si auspicava quindi che un simile incontro potesse aver luogo al pipresto.

Ho ripetuto a Loewenthal il nostro punto di vista, assicurandolo, allo stesso tempo, che avrei portato a conoscenza dell’Onorevole Presidente del Consiglio il passo da lui compiuto.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG.

38

IL CONSIGLIERE DIPLOMATICO

DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, POMPEI,

ALLA SEGRETERIA GENERALE(1)

Appunto(2). Roma, 25 febbraio 1965.

Il Presidente del Consiglio ha visto l’appunto in data 24 febbraio(3) concernente il colloquio Gaja- Loewenthal e approva la posizione assunta da noi.

Nell’attesa della nomina di un Ministro degli Affari Esteri dobbiamo continuare a dirci disposti a un nuovo incontro riservato e non formale dei rappresentanti dei Ministri ma chiedendo l’indicazione preventiva degli argomenti.

Nel frattempo si conoscerà l’esito dei sondaggi compiuti all’interno, il che sarà utile per determinare l’ulteriore nostra condotta.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 37.

39

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, […] febbraio 1965.

Oggetto: Fase attuale dei contatti italo-austriaci sull’Alto Adige.

I. L’attuale fase dei contatti italo-austriaci appare caratterizzata dal tentativo svolto dal Governo di Vienna di rinviare una decisione sulle conclusioni raggiunte nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964(2). Infatti, la risposta del Governo austriaco circa la propria posizione nei confronti del progetto di conclusione della controversia – che avrebbe dovuto pervenirci a partire dalla seconda decade di gennaio – non ci è stata ancora comunicata e si ha l’impressione che, le intenzioni di Vienna, tendano ad imprimere una pio meno lieve battuta d’arresto allo sviluppo del negoziato.

II. A vari livelli ed in diverse occasioni, in questi ultimi tempi da parte austriaca è stata ripetuta la propria ferma intenzione di raggiungere la conclusione della controversia (dichiarazioni di Kreisky alla televisione austriaca(3) e dichiarazioni di Klaus a Strasburgo(4)) pur se reiteratamente è stato dichiarato che la possibilità di concludere dipende sostanzialmente dall’accordo degli altoatesini, tuttora insoddisfatti perché il progetto di conclusione elaborato non assicurerebbe alla Provincia di Bolzano un «sufficiente grado di autonomia», particolarmente nei settori dell’economia e del collocamento al lavoro. Appare quindi verosimile che una delle principali ragioni del ritardo del Governo austriaco a comunicare la propria posizione sia la diretta conseguenza dell’incontro svoltosi ad Innsbruck l’8 gennaio, tra rappresentanti dell’OVP e della SVP ed il Ministro Kreisky(5).

III. In queste ultime settimane, la situazione si è ulteriormente complicata – oltre che per le difficoltà incontrate dal Governo di Vienna a prendere una decisione senza il placet dei tirolesi e degli altoatesini – anche per le implicazioni del testamento di Amplatz e del processo di Monaco circa le responsabilità di Kreisky verso il terrorismo. Da parte nostra sembra opportuno non perdere di vista gli sviluppi delle reazioni alle predette implicazioni, sviluppi che potrebbero mettere in seria difficoltà il partito socialista austriaco, Kreisky ed il Gabinetto di Vienna.

D’altra parte, si deve tenere anche presente l’ipotesi che alla OVP che, in sostanza è stata sempre il raggruppamento politico nel passato pidirettamente interessato alla questione altoatesina, non convenga lasciare a Kreisky il merito della soluzione della controversia italo-austriaca e che i cattolici austriaci tentino di reinserirsi sostanzialmente nelle trattative. In questo senso si potrebbe interpretare quanto dichiarato dal Cancelliere Klaus a Strasburgo, anche nel corso della sua conversazione con il Sottosegretario On. Storchi(6); in sostanza, nelle intenzioni della OVP, si confiderebbe che attraverso incontri a diversi livelli, il partito cattolico austriaco possa riprendere una propria effettiva funzione nel negoziato, tentando di ottenere dal Governo italiano ulteriori concessioni a favore degli altoatesini e, quindi, del partito cattolico dell’Alto Adige. Sotto tale profilo potrebbe essere interpretato quanto detto dal Cancelliere Klaus al Sottosegretario Storchi circa un incontro del Presidente del Consiglio con esponenti della OVP in occasione della riunione che si terrà a Vienna il 28 gennaio(7) p.v. tra rappresentanti dei vari partiti democristiani europei.

La stessa notizia, diffusa dall’Associated Press il 27 gennaio da Vienna, circa l’intenzione del Governo austriaco e del Ministro Kreisky di ricorrere alla Corte dell’Aja in caso di fallimento dei contatti italo-austriaci in corso – nettamente smentita il 28 gennaio dallo stesso Ministro Kreisky sull’agenzia ufficiosa austriaca(8) – potrebbe essere interpretata come un ballon d’essai lanciato allo scopo sia di indebolire la posizione di Kreisky nei nostri confronti sia di far intendere quale, nel pensiero della OVP, dovrebbe essere l’impostazione della linea austriaca nell’attuale fase dei contatti con il Governo italiano.

Di fronte al predetto tentativo austriaco di rinviare le decisioni sulla conclusione della vertenza, sia per l’impossibilità del Governo di Vienna a decidere senza il placet delle altre istanze politiche interessate sia per la complessità dell’attuale situazione interna austriaca, sembrerebbe opportuno, da parte nostra, articolare nel modo seguente l’azione italiana:

1) Riconfermare al Governo austriaco che da parte italiana non si puprocedere a nessuna ulteriore concessione e che quanto riprodotto nello schema di conclusione della vertenza, sottoposto alle decisioni dei due Ministri degli Esteri il 16 dicembre 1964, a Parigi, rappresenta l’ultima posizione di negoziato italiana. Togliendo agli austriaci, in tal modo, l’impressione che la cosiddetta «politica del carciofo» possa avere il se pur minimo successo.

2) Riprendere nello stesso tempo contatti diretti con la SVP e con i rappresentanti altoatesini della Provincia di Bolzano, riportando, almeno in parte, il problema sul piano interno. In tal modo si potrebbe mettere particolarmente in luce che l’istituzione dell’organo di contatto tra il Governo italiano e rappresentanti della Provincia di Bolzano – prevista nello schema di conclusione della vertenza – offre sicure garanzie per i futuri sviluppi della situazione locale. Si verrebbe così incontro, da parte nostra, alle perplessità degli altoatesini per quanto riguarda il loro timore che chiudere oggi la controversia possa significare escludere definitivamente, per il futuro, le richieste della SVP non accolte in sede di Commissione dei 19 e, tanto meno, riportate nello schema di conclusione della vertenza.


DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 27, n. 436.


2 Vedi D. 4.


3 Vedi DD. 21 e 22.


4 Vedi D. 24.


5 Vedi D. 17.


6 Vedi D. 23.


7 Recte: febbraio.


8 Vedi D. 28.

40

L’ONOREVOLE BERLOFFA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM, MORO(1)

L. Roma, 3 marzo 1965.

Caro Presidente,

sulla base anche degli ultimi elementi che il Dott. Magnago ha fornito – sono riprodotti nell’appunto che ti rimetto a parte(2) – e dato lo stato attuale della trattazione in sede di conversazioni con l’Austria, sottopongo alla tua attenzione alcune considerazioni sul possibile modo ulteriore di procedere:

1) Poiché nulla è stato ancora definitivamente concordato nemmeno attraverso gli incontri dei due Ministri degli Esteri, è doveroso procedere ad un preliminare, approfondito esame di tutte le voci per le quali si è registrato un accordo di massima nelle conversazioni fra gli esperti. Ciin quanto alcune delle voci in questione (che peraltro non sono state per nulla dibattute dagli esperti in quanto a suo tempo approvate all’unanimità o a larga maggioranza da parte della Commissione dei 19) risultano avere un contenuto incerto e sono comunque formulate in termini imprecisi.

Se non si rimediasse in tempo a questi inconvenienti, rimarrebbe aperta la prospettiva di future, sicure dispute anche davanti alla prevista Commissione arbitrale con tutte le conseguenze pericolose che una simile prospettiva comporta.

2) Parimenti si dovrebbe sottoporre ad approfondito riesame alcuni punti che sono stati dibattuti dagli esperti e che hanno formato oggetto di una formulazione concordata in quella sede. Si tratta di questioni sulle quali i rappresentanti delle popolazioni di lingua italiana e ladina dell’Alto Adige in seno alla Commissione dei 19 avevano formulato proprie proposte che mantengono e che non trovano rispondenza nelle soluzioni concordate dagli esperti.

3) Anche le posizioni espresse dalle varie parti (Delegazione italiana, Delegazione austriaca, SVP) sui 18 punti che formano tuttora oggetto di trattativa, richiedono un impegnativo esame globale – politico e tecnico – prima di prendere in considerazione le possibilità e i modi di una ripresa dei contatti per l’auspicato e definitivo accordo.

4) Soltanto dopo che sarà fatta questa generale e consapevole messa a punto del merito della questione, si potrà decidere in quale maniera proseguire nei tentativi di trovare con gli interlocutori – vuoi SVP, vuoi Governo austriaco, vuoi popolazione locale – una soluzione concordata della controversia.

Ritengo che la sede piopportuna per gli esami proposti (politici e tecnici) sia la Presidenza del Consiglio presso la quale si potrebbero convocare in via di fatto e senza alcuna pubblicità, le persone ritenute piidonee allo scopo.

Mai come in questo momento sono stato vivamente preoccupato della situazione che presenta evidenti segni di deterioramento. Si dovrebbe procedere al pipresto anche per evitare che altri probabili sabotaggi terroristici trovino modo di inserirsi in una situazione non ripresa in modo positivo da parte di ogni sede responsabile. Così confido soltanto sulla tua personale ed illuminata iniziativa perché le cose possano ancora essere responsabilmente condotte verso gli obiettivi d’interesse locale e generale che ci fanno muovere. Credo sia del tutto superfluo dirti che puoi disporre di me come meglio riterrai opportuno: ora ho infatti, pidi prima, tutto il necessario tempo da dedicare al particolare problema.

Cordiali saluti tuo aff.mo

Berloffa


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 102, fasc. 626.


2 Non pubblicato.

41

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 15 marzo 1965.

Il 25 ottobre 1964, al termine dei lavori della V sessione della Commissione italo-austriaca di esperti – istituita il 25 maggio 1964 dai Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria – era stato redatto un primo abbozzo dei cinque documenti per la chiusura della vertenza (Dichiarazione del Governo italiano al Parlamento; Dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale; Testo dell’Accordo arbitrale; Comunicazione del Governo italiano alle Nazioni Unite; Comunicazione del Governo austriaco alle Nazioni Unite).

Era stato inoltre redatto un elenco delle misure interne del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine, elenco che, secondo quanto previsto a livello esperti, avrebbe dovuto essere annesso alla Dichiarazione del Governo italiano al Parlamento di cui avrebbe formato parte integrante. In esso, non figuravano le 18 questioni sulle quali gli esperti non avevano raggiunto un’intesa, questioni che erano comprese in un elenco a parte.

II. Al termine della stessa V sessione della Commissione di esperti risultavano, tuttavia, due «zone di divergenza». Per quanto concerne la chiusura della vertenza, la discordanza derivava dalla ripetuta richiesta austriaca di ottenere un «ancoramento» internazionale delle misure promosse dal Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine: e cioè di ottenere una qualche garanzia di esecuzione delle misure stesse. Per quanto concerne il contenuto dei provvedimenti che il Governo italiano dovrebbe a suo tempo prendere, rimanevano aperte, come pisopra indicato, 18 questioni, riguardanti sopratutto il settore amministrativo (ordinamento comunale, polizia e ordine pubblico, composizione delle giurie popolari, diritto di residenza) ed il settore economico (industria, credito, regime delle acque).

Di fonte all’impossibilità di superare sul piano tecnico le divergenze sostanziali di cui sopra, sembropportuno sospendere i contatti a livello degli esperti ed esperire alcuni sondaggi di carattere riservato. In tali sondaggi, si pervenne a predisporre una base di discussione e di decisione che i due Ministri degli Esteri avrebbero potuto utilizzare nel loro successivo incontro. Tale base era costituita, per quanto riguarda la forma della chiusura della vertenza, da una formula che andava in parte incontro alle richieste austriache; mentre, per quanto riguarda le misure del Governo italiano, essa era costituita da una formula che veniva in massima parte incontro ai nostri punti di vista.

III. In seguito ai risultati di cui sopra, il 14 dicembre 1964 l’On. Ministro degli Affari Esteri riferì al Presidente del Consiglio e ad un gruppo ristretto di Ministri(2), ottenendone l’autorizzazione a trattare col Ministro degli Esteri austriaco, nell’incontro del 16 dicembre 1964(3), una soluzione della controversia sulla base raggiunta nei sondaggi riservati.

IV. L’incontro dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria del 16 dicembre 1964 aveva quindi tre scopi essenziali:

1) accertare in maniera definitiva se la controversia potesse essere risolta in base alla serie di atti previsti nei precedenti contatti;

2) decidere circa le poche residue questioni in merito alle quali ancora sussistevano proposte alternative;

3) decidere intorno all’ulteriore «iter» che avrebbe dovuto portare alla conclusione anche formale della controversia.

V. Nell’incontro dei Ministri degli Esteri del 16 dicembre 1964, fu possibile constatare l’esistenza di una intesa sostanziale circa la forma della chiusura della controversia.

Per quanto concerne, invece le misure che il Governo italiano avrebbe preso a favore delle popolazioni altoatesine, da parte austriaca si tentdi riaprire la discussione su tutte le 18 questioni rimaste aperte dopo la V sessione di esperti. Solo di fronte alla ferma opposizione italiana si ripiegsulla tesi che per accettare un accordo sulle basi prospettate occorreva che l’Italia fosse disposta a fare qualche ulteriore concessione sui seguenti punti:

- - - - -

Dato che da parte italiana fu esclusa nel modo pifermo la possibilità di un ulteriore negoziato su tali materie il Ministro degli Esteri austriaco fece presente che da parte del Governo di Vienna non si era preparati ad una decisione definitiva e che, di conseguenza, si sarebbe dovuto riferire alle istanze politiche competenti in merito ai risultati raggiunti nelle trattative. Secondo il Ministro degli Esteri austriaco, il lavoro compiuto aveva permesso di raggiungere in sei mesi una zona di accordo molto pivasta di quanto non era stato possibile immaginare negli anni precedenti; e questa era una circostanza dalla quale non poteva che risultare rafforzato l’animus contrahendi austriaco. Comunque egli si sarebbe adoperato presso le istanze politiche competenti al fine di superare, per quanto possibile, le resistenze tuttora esistenti nei confronti di una soluzione della controversia del tipo di quella progettata.

Il Ministro Kreisky avrebbe fatto pervenire notizie del risultato dell’opera da lui svolta nel senso di cui sopra, entro il 10 gennaio 1965.

In data 11 gennaio, attraverso i normali canali diplomatici, pervennero le prime notizie sull’esito dei contatti che il Ministro Kreisky aveva avuto nei giorni precedenti(4).

Attraverso tali contatti si sarebbe rivelata la persistente opposizione dei rappresentanti della SVP a dare proprio consenso al progetto di conclusione della controversia, che, secondo il loro pensiero, non assicurava ancora un sufficiente grado di autonomia alla Provincia di Bolzano.

A Vienna, d’altra parte, si riteneva di dover tener conto delle ripercussioni che un eventuale accordo avrebbe avuto sulla situazione interna altoatesina, nel senso di un rafforzamento – o di un indebolimento – della corrente moderata della Volkspartei.

VI. In data 18 gennaio il Governo austriaco ha proposto un nuovo incontro dei Ministri degli Esteri, da tenersi a data ravvicinata(5). Secondo la proposta austriaca, l’incontro avrebbe potuto aver luogo anche nel periodo in cui il Presidente del Consiglio detiene l’interim del Ministero degli Esteri.

Preliminarmente a tale incontro, da parte austriaca si proporrebbe un nuovo contatto dei rappresentanti dei Ministri, del tipo di quelli che hanno avuto luogo nei mesi scorsi a Londra(6), al duplice scopo di:

- -

Il 19 gennaio è stato risposto che, a parte la circostanza che impegni di carattere interno impedivano al Presidente del Consiglio e Ministro ad Interim degli Affari Esteri di allontanarsi da Roma, il Governo italiano riteneva che un nuovo incontro dei Ministri degli Esteri intanto avrebbe avuto utilità concreta in quanto poteva essere conclusivo e mettesse i due Ministri di fronte a materiale definitivamente elaborato(7).

Circa la proposta austriaca di un incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, analogo ai due incontri già svoltisi a Londra, è stato risposto che l’idea veniva considerata, da parte italiana, con interesse e simpatia. Nello stesso tempo si rilevava, che tale incontro non avrebbe avuto carattere pratico e costruttivo ove, da parte austriaca, non si fosse resa nota la propria posizione in relazione alle conclusioni emerse dall’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964.

VII. In data 22 gennaio, il Ministro Kreisky, nel corso di un’intervista alla televisione austriaca, pur sottolineando i favorevoli sviluppi delle trattative italo-austriache nel 1964 ed auspicando una ravvicinata conclusione della controversia, ha affermato, tra l’altro, che da parte italiana si dovrebbe tener maggior conto dell’esigenza altoatesina di un «piampio grado di autonomia», che ovvii agli inconvenienti derivanti dalla circostanza che la frontiera del Brennero divide in due il gruppo etnico tirolese(8).

D’altra parte a Strasburgo, in occasione della riunione dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa, tenutasi dal 25 al 29 gennaio, il Cancelliere Federale austriaco Josef Klaus ha confermato i buoni risultati raggiunti nelle trattative italo-austriache ed ha indicato che nel 1965 si dovrebbe pervenire alla conclusione della controversia(9).

VIII. Dall’atteggiamento assunto dal Governo austriaco dopo l’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964 sembra risultare che Vienna si sia proposta una fase di cauta attesa, dilazionando con vari pretesti la propria risposta sulle conclusioni di quell’incontro e nello stesso tempo dando l’impressione di non voler interrompere i contatti in corso. A tale atteggiamento ufficiale ha corrisposto l’accenno, in varie dichiarazioni collaterali, alla necessità di ottenere ulteriori concessioni in favore delle popolazioni altoatesine particolarmente sopra i cinque punti ricordati dal Ministro Kreisky a Parigi (residenza, collocamento al lavoro, istruzione professionale, industrie e sviluppo industriale, credito), sui quali il Ministro Saragat si era espresso in maniera nettamente negativa.

L’atteggiamento di cui sopra sembra trovare la sua spiegazione principale nelle difficoltà in cui il Governo di Vienna si trova nel dover prendere una decisione su una materia di notevole importanza e che puavere influenza sopra il delicato equilibrio dei due partiti della coalizione governativa.

Appare delinearsi, a questo riguardo, una manovra della Volkspartei, tendente a togliere di mano a Kreisky ed al partito socialista austriaco le redini del negoziato. Essa sembra svolgersi secondo due linee parallele. Da un lato, si cerca di riportare la questione altoatesina ad un dialogo che deve vedere, in prima linea, i partiti democristiani dei due Paesi, in modo che la eventuale soluzione della controversia risulti come un successo della Volkspartei, anziché del partito socialista austriaco (così come è sembrato trasparire dalle dichiarazioni fatte dal Cancelliere Klaus all’On. Storchi a Strasburgo il 26 gennaio).

D’altro canto, si vuole svalutare l’opera dello stesso Kreisky sostenendo che la soluzione piadeguata della questione altoatesina puessere trovata, non già attraverso un accordo diretto tra Roma e Vienna, ma attraverso una decisione della Corte dell’Aja. (A questo secondo motivo si riferisce con ogni probabilità l’informazione diffusa dalla Associated Press il 27 gennaio a Vienna circa l’intenzione di certi ambienti austriaci di definire il problema dell’Alto Adige alla Corte dell’Aja, notizia che è stata successivamente smentita da parte dello stesso Ministro Kreisky)10.

IX. Da parte italiana si è tuttora in attesa che il Governo austriaco sciolga le riserve fatte nell’incontro dei due Ministri degli Esteri, tenutosi a Parigi il 16 dicembre 1964. La positiva risposta del Governo di Vienna sulle conclusioni del predetto incontro consentirebbe, infatti, di passare alla fase conclusiva dei contatti in corso, mentre un sostanziale irrigidimento austriaco sulle richieste cui ha già accennato il Ministro Kreisky a Parigi potrebbe determinare la scelta, da parte italiana, di una nuova impostazione dell’indirizzo finora seguito.

Nell’attesa della risposta di Vienna, non si è tralasciata l’occasione di mantenere aperto il dialogo con gli austriaci, e gli scambi di vedute che il Cancelliere Klaus ha avuto poche settimane or sono con il Sottosegretario On. Storchi, in occasione della sessione dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa, sono stati tali da confermare l’impressione che anche a Vienna si sia realmente e concretamente intenzionati a chiudere la controversia.

X. Ai fini della valutazione dell’atteggiamento del Governo austriaco dopo l’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964 – atteggiamento, che è stato caratterizzato, da un lato, da una mancata presa di posizione ufficiale sulle conclusioni di Parigi e, dall’altro, dall’insistente richiesta, espressa in varie dichiarazioni collaterali cui si è sopra accennato, di ulteriori concessioni – sembra indicativo il discorso pronunciato a Graz dal Ministro Kreisky l’11 marzo(11). In tale discorso, Kreisky, pur fornendo un quadro non negativo dei risultati raggiunti nelle trattative italo-austriache, ha praticamente avvalorato la tesi che la chiusura della controversia, secondo la formula elaborata dagli esperti e sottoposta a Parigi ai due Ministri degli Esteri, comporterebbe la stipulazione di un vero e proprio nuovo accordo sostanziale tra l’Italia e l’Austria; falsando, con ci il senso dell’intesa raggiunta sulle modalità di chiusura della controversia stessa. Da parte italiana, infatti, com’è noto, si è sempre fermamente insistito nel principio che l’unico strumento internazionale cui debba riferirsi la vertenza altoatesina è l’Accordo di Parigi del 1946 e si è ottenuto che, nel complesso di atti previsti per la chiusura della vertenza, figuri soltanto un accordo procedurale per la istituzione di un organo arbitrale che giudichi temporaneamente, secondo diritto, delle controversie che possono sorgere tra l’Italia e l’Austria circa l’interpretazione e l’applicazione dei trattati in vigore tra i due Paesi e che non siano state risolte per via diplomatica. L’istituzione dell’organo arbitrale verrebbe incontro all’esigenza austriaca di ottenere un qualche «ancoramento» internazionale delle misure promesse dal Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine, ma eviterebbe la novazione dell’Accordo di Parigi.

Non si punon rimanere perplessi dinanzi alla tendenziosa interpretazione data da parte austriaca delle intese raggiunte.

XI. Nella recente fase dei contatti italo-austriaci si sono verificati – come si è accennato pisopra – alcuni scambi di vedute tra parlamentari del gruppo etnico italiano nella Provincia di Bolzano ed esponenti della corrente moderata di Magnago della SVP. Sembra che tali scambi di vedute non si siano limitati ad un sondaggio sulle reazioni della SVP alle conclusioni raggiunte a Parigi – all’occorrenza approfondendo qualche punto tra quelli già sollevati dal Ministro Kreisky – ma abbiano anche portato al riesame di tutte le 18 questioni rimaste aperte al termine della V sessione della Commissione di esperti, ma praticamente superata nei successivi contatti di Londra. Tale riesame sarebbe controproducente perché potrebbe rimettere in discussione le conclusioni raggiunte a Parigi, elaborate in vista del raggiungimento di un compromesso equilibrato che accogliendo, almeno in parte, le esigenze di Vienna sulle modalità di chiusura della controversia, prevedeva, d’altra parte, l’accoglimento delle nostre tesi sulle misure interne del Governo italiano.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 28, n. 444.


2 Si riferisce al Comitato di ministri dell’11 dicembre 1964, per il quale vedi D. 3.


3 Vedi D. 4.


4 Vedi D. 16.


5 Vedi D. 19.


6 Vedi D. 1, nota 3.


7 Vedi D. 20.


8 Vedi D. 22.


9 Vedi D. 23.


10 Vedi D. 28.


11 Martino ne aveva riferito con T. 6343/126 dell’11 marzo e T. precedenza assoluta 6421/128 del 12 marzo (Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. I), non pubblicati.

42

IL CONSIGLIERE DIPLOMATICO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, MALFATTI, ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Appunto segreto 5282. Roma, 18 marzo 1965.

Il Signor Presidente della Repubblica ha ricevuto ieri sera i 5 parlamentari altoatesini, e cioè i Senatori Sand e Saxl ed i Deputati Vaja, Mitterdorfer e Dietl.

I parlamentari altoatesini hanno avanzato, nel corso del loro colloquio con il Presidente della Repubblica, le seguenti richieste:

-ripresa delle trattative per la soluzione del problema;

- -

1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 102, fasc. 625.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Con L. in data 23 marzo Mitterdorfer chiese a Moro, a nome della SVP, di concedere un colloquio a Magnago, che sarebbe stato accompagnato dagli stessi parlamentari altoatesini ricevuti da Saragat (ACS, Archivio Aldo Moro, b. 102, fasc. 625). Del colloquio, che si svolse il 1° aprile, non è stata rinvenuta documentazione ma vedi D. 49.

43

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto urgente 7296/149. Vienna, 20 marzo 1965, ore 17 (perv. ore 18).

Oggetto: Alto Adige.

Ho avuto stamane conversazione con Kirchschläger al quale ho con l’occasione rimesso lettera Malfatti di cui telespresso 10/A/622 del 17 marzo(2).

Nel corso del colloquio, che ha avuto carattere confidenziale, Kirchschläger mi ha detto che molto probabilmente prossima settimana sarà proposto da parte Austria incontro fra rappresentanti rispettivi Ministri Esteri. Governo austriaco non sarebbe peraltro incline presentare promemoria risposta ad ultime proposte italiane, temendo che documento possa non essere favorevolmente accolto né da Governo italiano né da altoatesini.

Egli mi ha spiegato relativo ritardo con cui Vienna riprende contatto con noi con necessità da loro sentita di essere prima informati dei contatti che rappresentanti altoatesini hanno avuto e stanno avendo a Roma. Governo austriaco vorrebbe che altoatesini si rendessero direttamente conto dei limiti delle concessioni cui pugiungere Governo italiano. Vienna annette valore a questo diretto sondaggio degli altoatesini, sia per il caso in cui essi riuscissero a strappare maggiori concessioni, che nell’ipotesi contraria. Mi è sembrato di capire che in questo ultimo caso Vienna avrebbe modo di sostenere con maggiore convinzione presso gli altoatesini che i risultati raggiunti dal Governo austriaco erano i migliori possibili.

Ho accolto occasione carattere confidenziale conversazione per esprimere a Kirchschläger perplessità e disorientamento provocati da dichiarazioni Sottosegretario Esteri Bobleter che ha definito insufficienti nostre concessioni in un momento così delicato della controversia, proprio mentre attendiamo una risposta dal Governo austriaco a nostre precise proposte(3). Kirchschläger ha voluto rassicurarmi dicendo che prese di posizione ufficiali sulla questione possono essere fatte soltanto da Ministro Esteri.

Ho preso atto della sua precisazione pur facendogli presente che Bobleter è membro del Governo e che come tale partecipa a tutte le questioni relative alla controversia.

Ho infine lamentato che il Sottosegretario abbia partecipato a quella riunione di Graz dove è stata annunciata una pubblica raccolta di denaro a favore degli altoatesini condannati a Milano e che ancora recentemente egli abbia ripetuto raffronto fra stato popolazioni Paesi satelliti e condizioni sudtirolesi.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG.


2 Non rinvenuto.


3 Si riferisce presumibilmente a quanto dichiarato da Bobleter, da ultimo, a Graz l’11 marzo 1965, in occasione di una manifestazione dell’associazione Smark (Martino ne aveva riferito con i telegrammi nn. 6345/127 dell’11 marzo, 6421/128 precedenza assoluta e 6466/131 segreto del 12 marzo, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 1, s.p., non pubblicati).

44

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 30 marzo 1965.

Oggi pomeriggio questo Ambasciatore d’Austria è venuto a trovarmi per farmi presente quanto comunicatogli dal suo Governo in relazione alle trattative italo-austriache sulla controversia alto-atesina:

1) Kreisky tiene a far sapere che egli si è attivamente adoperato presso gli alto-atesini;

2) il risultato dei contatti è riprodotto nell’accluso appunto(2) che contiene le richieste alto-atesine, che sono appoggiate oggi dal Governo austriaco;

3) tali richieste verranno presentate domani all’On. Presidente del Consiglio dai parlamentari alto-atesini(3);

4) si tratta, in sostanza, della richiesta di riaprire tredici dei diciotto punti che erano rimasti «aperti» dopo l’ultima riunione degli esperti tenutasi a Ginevra il 25 ottobre 1964 e che erano stati eliminati nei colloqui riservati di Londra del novembre 1964. Kreisky stesso, nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964(4), aveva presentato solo cinque di queste richieste. Nell’Appunto lasciatomi dall’Ambasciatore Loewenthal sono indicati i tredici punti in questione, riprodotti nell’elenco, anche allegato, dei diciotto punti originari(5), al quale è unita la lista dei cinque punti sollevati dal Ministro degli Esteri austriaco a Parigi(6);

5) Loewenthal ha vivamente insistito, a nome personale di Kreisky, perché venga, in ogni modo, accettato da parte nostra di far luogo ad un incontro tra i rappresentanti dei Ministri. Da parte del Governo di Vienna si è disposti a far sì che tale incontro avvenga nel pibreve tempo e nella località da noi prescelta.

Allegato I

ELENCO DEI TREDICI PUNTI SOLLEVATI DAGLI ALTOATESINI ED APPOGGIATI DAL GOVERNO AUSTRIACO

I. ad Punto I dell’Ordine del giorno:

Garanzia che le misure previste saranno attuate entro due anni, al fine di permettere l’espletamento delle istanze interne nel caso di inadempimento effettivo o asserito, nonché per consentire di adire l’istanza arbitrale entro il periodo previsto di 5 anni.

II. ad Punto II dell’Ordine del giorno:

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Allegato II

CINQUE PUNTI SOLLEVATI DAL MINISTRO KREISKY A PARIGI IL 16 DICEMBRE 1964

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1 Gabinetto 1964-1965, b. 14, fasc. 131, PG.


2 Vedi Allegato I.


3 Vedi D. 42, nota 2.


4 Vedi D. 4.


5 Vedi D. 2, Allegato II.


6 Vedi Allegato II.

45

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1) Appunto. Roma, 31 marzo 1965.

A seguito dell’Appunto in data di ieri(2), trasmetto in allegato:

1) Prospetto comparativo delle: a - 18 questioni rimaste aperte al termine dei lavori della Commissione di esperti (25 ottobre 1964); b - 5 questioni sollevate dal Ministro Kreisky nell’incontro di Parigi (16 di

cembre 1964); c - 13 richieste degli altoatesini appoggiate dal Governo austriaco (30 marzo 1965).

2) Prospetto comparativo delle 13 richieste altoatesine e delle relative proposte italiane al termine dei lavori della Commissione di esperti.

Allegato I

MATERIE QUESTIONI RIMASTE APERTE IN SEDE COMMISSIONE ESPERTI RICHIESTE DEL MINISTRO KREISKY A PARIGI (16 dicembre 1964) RICHIESTE DEGLI ALTO ATESINI APPOGGIATE DAL GOVERNO AUSTRIACO (marzo 1965)
1) utiliz z a z io ne acque pubbliche Posizione italiana C o m p e tenza legislativa secondaria e attribuzione alle Provincie delle prestazioni e della fornitura di energiaelettrica previstedall’art. 10 dello Statuto. Posizione austriaca a) Preparazione di un piano di coordinamento tra lo Stato e la Provincia perl’utilizzazione delle acque pubbliche; b) competenza legislativa primaria sull’utilizzazione delle acque pubbliche che non sono destinate alla produzione di energia elettrica; c) attribuzione alla Provincia ed ai Comuni, nel quadro del sistemadell’ENEL, del diritto di ottenere delle concessioni per la produzione, il trasporto e la distribuzionedell’energia elettrica; d) previsione che il Ministro dell’Industria prenda le sue decisioni in merito all’attività dell’ENEL nella Provincia di concerto con la Provincia stessa (approvazione delle condizioni di concessioni, prezzi dell’energia elettrica); e) trasferimento alle Provincie della fa coltà, prevista dall’art. 63 St. di stabilire una imposta sull’energia elettrica. 1) Competenza legislativa secondaria e piano concordato tra Stato e Provincia per l’utilizzazione delle acquepubbliche,nonché una certa limitazione delle prerogativedell’ENEL.
2) opereidrauliche Competenza legislativa secondaria di opereidrauliche della IV e V cat. e quelledi III cat. di cui alla lett. c) dell’art. 6del T.U. 25 luglio 1905,n. 523. Parere della Provi nci a per le operedi I, II e III cat. (oltrela lett. c)dell’art. 6 T.U. 1905)di competenza statale. Competenza legislativa primaria per le opere idrauliche della III, IV e V cat. e predisposizione di un piano annuale di coordinamento delle opere di I e II cat. di competenzadello Stato.
3) ordinamento dei comuni Nessuna offerta. Competenza legislativa primaria per le materie: «Compiti ordinamento e funzionamento, costituzione, soppressione delle circoscrizionidei Comuni, enti ed istituti pubblici privati e loro consorzi; vigilanzae tutela sui medesimi, compresa lafacoltà dello scioglimento e dellasostituzione temporanea dei loro organi».
4) scioglimento degli organi degli enti locali Competenza sostitutiva della Provi nci a per omissioni di atti e per assicurare il temporaneofunziona -mento degliorgani deglienti locali. Vedi sopra. 2) Attribuzione della facoltà di sciogliere e di sostituire temporaneamente organi degli enti locali.
5) assistza sanita enria ed ospedaliera Prescrizione del requisito della bilinguità del personale inservizio in Provincia di Bolzano. Competenza legislativa primaria. 3) Competenza legislativa primaria pertutta la materia.
6) assistenza e beneficenza e istituzioni pubbliche Competenza legislativa secondaria Competenza legislativa primaria.
7) pubblica sicurezza pergli esercizi pubblici e spettacoli pubblici Nessuna offerta. Competenza legislativa secondaria.
8) industria e camere di commercio Nessuna offerta in materia di industria. Nomina del Presidente delle Camere di Commercio da parte delle Provi nci e fino a quando non sia dalla leggeregi onaler i se r v a t a la nomina stessa in via elettiva alle diverse categori ei nt e re ssate. Competenza legislativa secondaria nella materia dell’industria. Competenza legislativa primaria in materia di: «Ordinamento delle Camere di Commercio». 1) Conforme alla posizione della Delegazionedi esperti austriaca. 4) 5) Competenza legislativa secondaria in materia di industria e competenza legislativa secondaria in materia di Camere di Commercio.
9) igiene e sanità Nessuna offerta alla Provincia. Competenza legislativa primaria o, in subordine, secondaria alle Provincie.
10) credito Nomina delle cariche sociali delle Casse di Risparmiodi Trento e Bolzano da parte delle rispettiveProvincie, sentiti il Mini ste ro del Tesoro e la Regione. Competenza legislativa secondaria in materia di credito. 2) Conforme alla posizione della Delegazionedi esperti austriaca. 6) Trasferimento alla Provincia delle competenze in materie di credito attualmente spettanti alla Regione.
11) residenza Diritto di informa zione della Provi nci a sui servizi anagrafici. Competenza legislativa secondaria di «ordinamento del diritto di residenza». 3) Conforme alla posizione della Delegazionedi esperti austriaca. 7) Trasferimento dei poteri amministrativi in materia di residenza del Ministro dell’Interno al Presidente della Giunta.
12) polizia e ordine pubblico Nessuna offerta. Competenza legislativa secondaria in materia di polizia per i compiti che attengono alla competenzadella Provincia e trasferimento al Presidente della Giunta della responsabilità per il mantenimentodell’ordine pubblico. 8) Creazione, con rispetto della proporzio-nalità etnica e della bilinguità, di nuclei di polizia a disposizione del Presidente della Giunta provincialeai fini della attuazione delle disposizioni legislative provinciali.
13) segretari comunali Nessuna modifica all’attuale stato giuridico dei se g r e t a r icomunali. Passaggio dei segretari comunali alle dipendenze organiche dei Comuni, previa esaminazione di una legge provinciale che disciplini lo stato giuridico della categoria.
14) approva zio ne del bilancio provinciale Approvazione del bilancio della Provi nci a di Bolzano in caso di opposizione di uno dei gruppi linguistici,da parte di un organo collegiale costituito come segue: Commissario del G overno, Intendente di finanza, Presidente della Giunta provinciale,Assessore provincialealle finanze, Presidente della Commissione di controllo di Bolzano. Opposizione a qualsiasi formula in quanto intesa ad istituire dei dirittidi veto e quindi dei privilegi a favore di un gruppo linguistico. 9) Non attuazione della proposta di istituire un diritto di veto in sede di dibattito sul bilancio provinciale, e della proposta di investire della decisione, in caso di tale veto, una commissione mista.
15) giurie popolari Nessuna offerta. Composizione delle giurie popolari quando giudicano elementi di lingua tedesca, per due terzi con giurati di lingua tedesca ed un terzo con giurati di lingua italiana e viceversa, mantenendosi tale composizione anche in caso di remissione del processo ad altra sedeper legittima suspicione o motividi ordine pubblico.
16) verbalizzazione dei procedimenti giudiziari Verbalizzazione bilingue. Verbalizzazione della sola lingua tedesca delle dichiarazioni rese nei procedimenti in tale lingua.
17) intendente scolastico Nomina da parte del Ministero della Pubblica Istruzione dell’Intendente perla scuola in lingua tedesca e di quello perla scuola in lingua ladina su terna proposta,rispettivamente, dalla Giunta provincialedi Bolzano e dalla Assemblea dei Sindaci dei Comuni ladini. Nomina da parte della Provincia di Bolzano degli Intendenti per lascuola in lingua tedesca e ladina, in modo che l’amministrazione autonoma di entrambe le scuole venga assicurata alla Provincia.
18) collocamento ed avviamento al lavoro Competenza legislativa del tipo integrativo in materia di collocamento ed avviamento al lavoro, con facoltà di organizzare allo scopo propri uffici. Competenza legislativa secondaria in materia di collocamento ed avviamento al lavoro e trasferimento alla Provincia degli uffici periferici del Ministero del Lavoro. 4) Conforme alla posizione della Delegazionedi espertiaustriaca. 10) Passaggio degliuffici periferici del Ministero del Lavoro alla competenzadella Provincia.

QUESTIONI NON COMPRESE TRA LE DICIOTTO RIMASTE APERTE E SUCCESSIVAMENTE RISOLLEVATE ESPERTI

POSIZIONI EMERSE IN SEDE DI COMMISSIONE DI RICHIESTE DEL MINISTRO KREISKY A PARIGI(16 dicembre 1964) RICHIESTE DEGLI ALTO ATES IN I AP POGGIATE DAL GOVERNO AUSTRIACO (marzo 1965)
edilizia scolastica è stata concordata l’attribuzione alla Provincia della competenza legislativa primaria, salvo l’intesa col Ministero della Pubblica Istruzione per i programmi edilizi. 11) Competenza legislativa primaria alla Provincia senza l’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per iprogrammi edilizi.
istruzione P osi zi one Posizione austriaca 5) Confor 12) Confor
professionale italiana Competenza legislativa primariaalla Pro- Competenza legislativa primaria alla Provincia in materia d’istruzione professionale e di addestramento eavviamento al lavoro successivi alla scuola d’obbligo. me alla posizione della Delegazionedi espertiaustriaca. me alla posizione della Delegazionedi espertiaustriaca.
redazione degli atti ammini -strativi e giudiziari 13) Diritto di redigere nell’una o nell’altra lingua gliatti amministrativi e giudiziari,ad esclusione delle sentenze e dei provvedimenti giudiziari nonché degliatti destinati alla intera popolazione(principiogià accolto nel decreto legislativon. 825 del 22 dicembre 1945).

Allegato II

ELENCO DELLE RICHIESTE ALTOATESINE APPOGGIATE DAL GOVERNO AUSTRIACO (3 marzo 1965) E RELATIVA POSIZIONE DELLA DELEGAZIONE ITALIANA AL TERMINE DEI LAVORI DELLA COMMISSIONE DI ESPERTI (25 ottobre 1964)

1) industria

- Richiesta altoatesina - Competenza legislativa secondaria.

- Offerta italiana - Nessuna competenza.

2) credito

- Richiesta altoatesina - Trasferimento alla Provincia delle competenze in materia di credito attualmente spettanti alla Regione.

- Offerta italiana - Nomina delle cariche sociali delle Casse di Risparmio di Trento e Bolzano da parte delle rispettive Provincie, sentiti il Ministero del Tesoro e la Regione.

3) camere di commercio

- Richiesta altoatesina - Competenza legislativa secondaria.

- Offerta italiana - Nomina del Presidente delle Camere di Commercio da parte delle Provincie, fino a quando non sia dalla legge regionale riservata la nomina stessa in via elettiva alle diverse categorie interessate.

4) utilizzazione delle acque pubbliche

- Richiesta altoatesina - Competenza legislativa secondaria e piano concordato tra Stato e Provincia per l’utilizzazione delle acque pubbliche.

- Offerta italiana - Competenza legislativa secondaria e attribuzione alle Provincie delle prestazioni e della fornitura di energia elettrica previste dall’art. 10 dello Statuto.

5) residenza

- Richiesta altoatesina - Trasferimento dei poteri amministrativi del Ministro dell’Interno in materia di residenza al Presidente della Giunta provinciale.

- Offerta italiana - Diritto di informazione della Provincia sui servizi anagrafici.

6) collocamento al lavoro

- Richiesta altoatesina - Passaggio degli uffici periferici del Ministero del Lavoro alla competenza della Provincia.

- Offerta italiana - Competenza legislativa di tipo integrativo in materia di collocamento ed avviamento al lavoro, con facoltà di organizzare allo scopo propri uffici.

7) approvazione del bilancio provinciale

- Richiesta altoatesina - Non attuazione dell’idea di istituire un diritto di veto in sede di dibattito sul bilancio provinciale, compresa l’idea di investire della decisione, in caso di tale veto, una commissione mista.

- Offerta italiana - Approvazione del bilancio della Provincia di Bolzano, in caso di opposizione di uno dei gruppi linguistici da parte di un organo collegiale costituito come segue: Commissario del Governo, Intendente di finanza, Presidente della Giunta provinciale, Assessore provinciale alle finanze, Presidente della Commissione di controllo di Bolzano.

8) scioglimento e sostituzione degli organi degli enti locali

- Richiesta altoatesina - Attribuzione della facoltà di sciogliere e di sostituire temporaneamente gli organi degli Enti locali.

- Offerta italiana - Competenza sostitutiva della Provincia per omissione di atti e per assicurare il temporaneo funzionamento degli organi degli Enti locali.

9) assistenza sanitaria e ospedaliera

- Richiesta altoatesina - Competenza legislativa primaria.

- Offerta italiana - Prescrizione del requisito della bilinguità del personale in servizio nella Provincia di Bolzano.

10) edilizia scolastica

- Richiesta altoatesina - Competenza legislativa primaria nella materia, senza l’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per quanto riguarda i programmi edilizi.

- Offerta italiana - Competenza legislativa primaria della materia, salvo l’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per i programmi edilizi.

11) istruzione professionale

- Richiesta altoatesina - Competenza legislativa primaria in materia di istruzione professionale e di addestramento ed avviamento al lavoro successivi alla scuola d’obbligo.

- Offerta italiana - Competenza legislativa secondaria in materia di istruzione professionale. Competenza legislativa primaria in materia di organizzazione e funzionamento dei corsi di avviamento professionale.

12) polizia

- Richiesta altoatesina - Creazione, con rispetto della proporzionalità etnica e della bilinguità, di nuclei di polizia a disposizione del Presidente della Giunta provinciale ai fini della attuazione delle disposizioni legislative provinciali.

- Offerta italiana - Nessuna.

13) redazione degli atti amministrativi e giudiziari

- Richiesta altoatesina - Diritto di redigere nell’una e nell’altra lingua gli atti amministrativi e giudiziari, ad esclusione delle sentenze dei provvedimenti giudiziari nonché degli atti destinati all’intera popolazione (principio già accolto nel decreto legislativo n. 825 del 22 dicembre 1945).

- Offerta italiana - Nessuna.


1 Gabinetto 1964-1965, b. 14, fasc. 131, PG.


Vedi D. 44.

46

IL CONSOLE GENERALE A INNSBRUCK, MANCA DI VILLAHERMOSA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

Telespr. riservato 2069/3482. Innsbruck, 1° aprile 1965.

Oggetto: Consegna del Premio d’Europa alla città di Innsbruck. Discorsi di Wallner e Kreisky sul problema altoatesino.

Il 28 marzo, nella storica Riesensaal della Hofburg di Innsbruck, alla presenza del Cancelliere Klaus, del Ministro degli Esteri Kreisky, del Sottosegretario Bobleter e delle massime autorità della regione e della città, il Presidente del Comitato comunale dell’Assemblea consultativa del Consiglio d’Europa, ha solennemente consegnato al Sindaco Lugger il premio che il Consiglio d’Europa stesso aveva deciso, nell’autunno scorso, di conferire alla capitale del Tirolo quale «città europea» per l’anno 1964.

È stato questo l’atto piimportante e significativo di una serie di manifestazioni che il Sindaco di Innsbruck, in collaborazione con la Landesregierung, ha organizzato, dal 27 al 31 marzo, con particolare impegno per l’auspicato risalto all’eccezionale avvenimento.

Nel corso della cerimonia, cui assisteva, oltre numeroso pubblico, un’ottantina circa di delegati del Consiglio europeo, si sono susseguiti vari oratori fra i quali hanno preso la parola anche il Landeshauptmann Wallner e il Cancelliere Klaus. Ad eccezione di Wallnfer, del cui discorso mi occuperpiavanti, tutti – austriaci compresi

– si sono limitati a pronunciare parole di valore puramente retorico, tese sopratutto a mettere in luce le benemerenze della città di Innsbruck, sita nel cuore dell’Europa continentale e ad esaltare lo «spirito europeo» che ne anima gli abitanti.

Per la cronaca, segnalerche il giorno precedente, 27 marzo, aveva avuto luogo una seduta del Direttivo del Consiglio dei Comuni d’Europa (alla quale aveva pure partecipato il delegato italiano Peyron) seguita da un ricevimento offerto dal Landeshauptmann in onore degli ospiti. Nei giorni successivi (e cioè dal 29 marzo al 1° aprile) si sono susseguite varie altre manifestazioni di minor rilievo, fra cui quattro conferenze che hanno chiuso finalmente queste «giornate europee» (come qui ci si è compiaciuto di chiamarle) che la città di Innsbruck ha organizzato e vissuto con contenuto fervore.

Ed ora mi sia consentito di attirare l’attenzione di codesto Ministero sulle parole che il Ministro Kreisky nel corso di un banchetto offerto dalla Landesregierung la sera del 28 marzo, ha pronunciato di fronte ai delegati europei e con le quali egli ha voluto esprimere l’opinione del Governo federale su una questione completamente estranea alla solenne circostanza ma che riveste pel nostro paese un interesse politico di primo piano. Trattasi, come si avrà compreso, della questione altoatesina, alla quale il Ministro degli Esteri ha dedicato una notevole parte della sua allocuzione ed alla cui trattazione, il giorno successivo, la stampa locale ha dato il massimo rilievo confermando così il carattere premeditatamente calcolato delle dichiarazioni stesse.

Prima di riferire le parole del Ministro Kreisky ritengo, per amor di chiarezza, e sciogliendo così la riserva fatta pisopra, di citare il passo – sempre relativo all’Alto Adige – pronunciato la mattina dal Landeshauptmann nel suo discorso alla Hofburg, ed a cui il Ministro Kreisky si è poi richiamato.

Nell’auspicare una sempre maggiore comprensione ed una fattiva collaborazione fra i vari popoli europei, Wallner a un certo momento ha detto testualmente: «Appunto il Tirolo, il quale soffre particolarmente per una frontiera tracciata attraverso la Regione, è molto interessato all’abolizione delle barriere che l’unità europea si propone di attuare». («Gerade Tirol, das eine Grenze durch das Land besonders schmerzlich empfindet, ist am beabsichtigten Abbau der Schranken sehr interessiert»).

Trattasi, è vero, di una semplice frase buttata là per inciso, ma l’inopportunità di tale cenno non è certo sfuggita al numeroso auditorio.

Orbene, riprendendo il concetto esposto la mattina dal Landeshauptmann ed ampliandone la portata e il significato, il Ministro Kreisky la sera stessa, nel corso del suo brindisi, ha fatto fra l’altro le seguenti dichiarazioni:

«Noi riteniamo che sia compito del Governo austriaco e della politica austriaca conseguire, d’intesa con l’Italia, una soluzione ragionevole e pacifica che assicuri la vita nazionale e sociale ai 250.000 sudtirolesi che vivono oltre il Brennero. Noi ci siamo proposti di procurare ai sudtirolesi, in via di trattative, il massimo possibile di autoamministrazione che consenta loro, appunto nel quadro di questa autoamministrazione di conservare e sviluppare il loro carattere etnico (Volkstum). Ma vogliamo lasciare all’integrazione europea – e a ciha già accennato il Landeshauptmann nella cerimonia solenne svoltasi alla Hofburg – vogliamo lasciare all’unificazione degli Stati e dei popoli d’Europa, alla vera integrazione del nostro continente di realizzare quel compito che fu posto alcuni decenni fa in un modo che, a nostro giudizio, non ebbe riguardo della sorte e della storia degli uomini di questa parte d’Europa. Ripeto la preghiera di non volerci fraintendere, se oggi qui facciamo queste dichiarazioni chiarificatrici: noi vogliamo con trattative pacifiche ottenere per i sudtirolesi il massimo di autoamministrazione e assolvere quel grande compito che, sopratutto in questa città, noi sentiamo come una grande esigenza: quella, cioè, che gli uomini riacquistino la sensazione di essere uniti. Per questo noi dobbiamo e possiamo fidare nella collaborazione europea».

Ritengo che la trasmissione integrale delle dichiarazioni di Kreisky (di cui allego, per opportuna documentazione, il testo originale in tedesco), sia sufficiente ed idoneo pidi qualsiasi commento, a dare a codesto Ministero ogni utile elemento di giudizio per valutarle nel suo giusto peso. Comunque, a prescindere dalla mancanza di tatto e dallo scarso senso di opportunità dimostrati dal Ministro degli Esteri austriaco (e qui rilevati nei pidisparati ambienti), mi permetto di fare, a proposito, le seguenti considerazioni:

1) L’unità europea, questo mirabile edificio che i vari popoli del vecchio continente stanno faticosamente costruendo, consci degli interessi comuni e delle alte finalità ch’essa si propone di perseguire, non rappresenta per gli austriaci in generale, e pei tirolesi in particolare, che un mezzo per raggiungere uno scopo di ben pimodeste proporzioni: la riunificazione del Tirolo.

Gli abitanti di questa Regione non vedono al di là delle loro quattro valli e l’imponente processo storico che potrà forse determinare una svolta decisiva nella secolare storia d’Europa, se non esclusivamente, è, per loro, sopratutto destinato ad appagare alcune circoscritte aspirazioni locali.

2) Le «dichiarazioni chiarificatrici» del Ministro Kreisky hanno il torto (o il merito) di mettere finalmente, ed apertamente, in luce quelle che sono le vere finalità che l’Austria si propone di conseguire attraverso l’autoamministrazione della Provincia di Bolzano: quelle di dare ai tirolesi del Nord e del Sud «la sensazione di essere nuovamente uniti». In una parola: la pratica riannessione dell’Alto Adige all’Austria, anche se, politicamente, esso continuerà a far parte (fin tanto che non ci sarà l’unificazione europea!) della Repubblica italiana. Quanti malintesi, quanti dissensi sorgeranno il giorno in cui, a trattative concluse, i tirolesi si accorgeranno, nel recarsi in Alto Adige, di trovarsi in un territorio tuttora sotto la sovranità di un altro paese!

3) Tutta la messa in scena della consegna del premio d’Europa alla città di Innsbruck, ha avuto come scopo precipuo quello di poter «chiarire» di fronte ad un consesso internazionale il punto di vista austriaco sulla questione altoatesina. Ne è prova il fatto che il premio d’Europa era già stato consegnato, mesi fa, a Strasburgo, al Sindaco Lugger e a una deputazione tirolese recatasi appositamente, per l’occasione, in quella città. E solo dietro le insistenze di questi ultimi, il Comitato comunale dell’Assemblea consultativa del Consiglio d’Europa ha acconsentito che la manifestazione avesse nuovamente luogo ad Innsbruck.

Che cosa si propongono gli austriaci di ottenere, con questi spavaldi e ripetuti gesti, non è ancora facile di poter stabilire (si rammentino a tale proposito, le recenti intollerabili prese di posizione del Bergisel- Bund, che indica pubblicamente e impunemente come scopo finale la riannessione del Sudtirolo all’Austria, il permesso dato a Klotz di sfilare per le vie di Vienna in testa agli Schzen e, per ultimo, l’articolo di fondo a firma Wallner, pubblicato dal «Sudtiroler Nachrichten» di Bolzano – vedi telespresso n. 2019/338 in data odierna(3)). Puessere che in vista di un possibile prossimo accordo con l’Italia, Vienna, Innsbruck e Bolzano cerchino di premere psicologicamente sul Governo di Roma al fine di elevare il prezzo della loro adesione all’accordo stesso. (E fin qui il giuoco sarebbe lecito, qualora esistesse la sincera volontà di raggiungere una ragionevole e duratura soluzione). Ma non è da escludere (e di cibisognerebbe tener conto nella stretta finale delle trattative) che tutti questi atteggiamenti inconsulti rispondano a un radicato sentimento di avversione per soluzioni definitive della vertenza, ed al preciso proposito di perpetuare uno stato di tensione che lasci aperta la porta a ulteriori e sempre piimportanti rivendicazioni.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 2, s.p.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Non rinvenuto.

47 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 2 aprile 1965.

Oggetto: Richieste altoatesine appoggiate dal Governo austriaco.

Riferimento: Mio appunto del 30 marzo u.s. sul colloquio con l’Ambasciatore d’Austria(2).

I. Dall’esame delle richieste citate in oggetto risulta che gli altoatesini non insisterebbero ulteriormente sui seguenti sei punti compresi nei 18 rimasti aperti:

- - - - - -

Dato l’interesse costantemente dimostrato nei confronti dei punti c (Pubblica sicurezza per lo Spettacolo) d (Segretari comunali) f (Intendente scolastico), sembrerebbe doversi ritenere che da parte altoatesina si intenda riferirsi, su tali punti, alle intese in proposito emerse nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964(3).

II. Le richieste altoatesine circa gli altri 13 punti (due di essi risultano dalla separazione delle voci «Industria» e «Camere di Commercio») riflettono, in sostanza, quanto a suo tempo fatto presente dai Commissari di lingua tedesca nella Commissione dei 19, con piccole varianti nel modo di presentazione. Esse tendono, principalmente, ad assicurare alla Provincia un ampio potere legislativo – seppur di diverso grado – nelle materie economiche (Industria, Credito, Camere di Commercio, Utilizzazione delle acque pubbliche), nell’Assistenza sanitaria ed ospedaliera, nell’Edilizia scolastica e nell’Istruzione professionale. Le richieste altoatesine appaiono dirette anche ad assicurare alla Provincia maggiori poteri amministrativi per quanto concerne il diritto di Residenza, il Collocamento al lavoro, lo Scioglimento e la Sostituzione degli organi degli Enti locali. Viene altresì ripetuta l’istanza di creare nuclei di polizia a disposizione del Presidente della Giunta provinciale.

III. Le richieste altoatesine sono molto piampie di quelle avanzate da Kreisky a Parigi il 16 dicembre 1964 (Industria e Camere di Commercio, Credito, Residenza, Collocamento ed avviamento al lavoro, Istruzione professionale). Esse potrebbero essere il risultato di una tattica concordata tra Vienna e la SVP, consistente nella presentazione, per un’eventuale successiva fase delle trattative, della nuova posizione negoziale austriaca in limiti così ampi per consentire poi a Vienna di ripiegare, nella fase conclusiva, almeno su quanto indicato da Kreisky a Parigi. Il fatto che da parte austriaca – in questi ultimi tempi – si siano con tanta evidenza sottolineate le difficoltà incontrate da Kreisky per indurre gli altoatesini ad assumere posizioni meno intransigenti, potrebbe essere interpretato come un tentativo di Vienna di costituirsi una giustificazione per la presentazione di una nuova posizione negoziale così lontana dalle aspettative italiane. L’insistenza austriaca per un nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri potrebbe quindi essere dovuta all’intenzione di voler meglio delineare, in quella sede, il possibile sviluppo della propria posizione negoziale, nell’arco che, secondo Vienna, potrebbe andare dalle richieste massime presentate dagli altoatesini a quelle minime indicate da Kreisky a Parigi.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2.


2 Vedi D. 44.


3 Vedi D. 4.

48 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 8 aprile 1965.

Ieri ho ricevuto questo Ambasciatore d’Austria al quale – in base alle istruzioni ricevute – ho fatto presente quanto segue:

I. le proposte del Governo austriaco – da lui comunicatemi il 30 marzo u.s.3 – cambiano sostanzialmente il processo logico del negoziato italo-austriaco, così come esso si è svolto negli ultimi mesi;

II. inoltre le nuove proposte austriache, data la loro ampiezza, richiedono un nuovo ed approfondito esame da parte dei Dicasteri interessati;

III. i prossimi impegni dell’On. Ministro, le prossime vacanze pasquali ed il viaggio negli Stati Uniti del Signor Presidente del Consiglio e dell’On. Fanfani rendono molto improbabile che tale complesso esame possa aver luogo ed essere concluso prima della fine del corrente mese di aprile o della prima decade di maggio;

IV. da parte italiana si prevede, quindi, di poter rispondere al Governo austriaco approssimativamente intorno a tali date, o direttamente per via diplomatica, o per mezzo di un nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 28, n. 456.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 44.


4 Il documento reca l’annotazione: «Visto dal Sig. Ministro che approva».

49

IL CONSIGLIERE DIPLOMATICO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, POMPEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L.2. Roma, 13 aprile 1965.

Signor Presidente,

l’on. Mitterdorfer che, come ella sa, è venuto oggi a vedermi, mi ha detto che, durante l’udienza che ella aveva accordato a Magnago e ai parlamentari alto-atesini di lingua tedesca(3), era stato previsto che successivamente le avrebbero rimesso o fatto pervenire un memorandum.

L’on. Mitterdorfer non sapeva se chiedere un’udienza particolare a tal fine, ma riteneva date le sue occupazioni, di poter rimettere il memorandum per mio tramite. L’ho preso con ogni riserva ed ho fatto presente all’on. Mitterdorfer che i suoi prossimi impegni internazionali, oltre che quelli interni, fanno sì che difficilmente ella possa dedicarsi a fondo a questo problema prima dei primi di maggio e forse piin là.

Dovrei dare un cenno di acquiescenza alla consegna del memorandum telefonando domani mercoledì all’on. Mitterdorfer.

Con devoto ossequio

Suo

Gian Franco Pompei

Allegato

IL PRESIDENTE DELLA SVP MAGNAGO

Promemoria(4). […], 12 aprile 1965.

MEMORANDUM SULLE QUESTIONI ANCORA APERTE NELLA CONTROVERSIA SUL TIROLO DEL SUD (ALTO ADIGE)

Secondo la risoluzione del 31.10.1960 delle Nazioni Unite l’accordo tra Austria e Italia stipulato a Parigi il 5.9.1946 ha stabilito un sistema destinato a garantire agli abitanti di lingua tedesca della Provincia di Bolzano «completa uguaglianza di diritti con gli abitanti di lingua italiana nella struttura di misure speciali per la salvaguardia del carattere etnico e dello sviluppo culturale ed economico dell’elemento di lingua tedesca».

Nel memorandum del 12.10.1960 alle Nazioni Unite la delegazione italiana dice a pag. 30 che «il Governo italiano avrà adempiuto le sue obbligazioni, se mediante l’adozione delle misure previste all’art. 1 e la concessione dello Statuto di autonomia avrà assicurato le condizioni necessarie per la salvaguardia del carattere etnico e dello sviluppo culturale ed economico dell’elemento di lingua tedesca». L’autonomia di cui all’articolo due è un’autonomia territoriale data primariamente per la salvaguardia del carattere etnico e dello sviluppo culturale ed economico-sociale dei sudtirolesi.

Ne deriva che qualsiasi immigrazione nella Provincia di Bolzano favorita e sussidiata anche se non allo scopo esclusivo di modificare la composizione etnica della Provincia a partire dal 1946 va considerata come violazione della uguaglianza, alla quale i Sudtirolesi hanno diritto in base all’articolo uno dell’accordo.

Abitanti

di lingua tedesca di lingua ladina di lingua italiana

1918: 224.000 10.000 7.000

1961: 232.717 12.594 128.271

L’abnorme sviluppo della composizione etnica della popolazione della Provincia dalla fine della prima guerra mondiale al 1961 è dovuto principalmente alla politica fascista diassimilazione mediante l’eliminazione dei cittadini di lingua tedesca dai pubblici impieghi, la creazione di zone industriali a Bolzano e a Merano, la chiamata di cittadini di lingua italiana dalle altre Provincie e loro immissione in tutti gli uffici e servizi comunque dipendenti, vigilati o concessionari dello Stato. Gli uffici del lavoro hanno trascurato fino ad oggi troppo spesso il principio della preferenza della mano d’opera locale, in particolar modo adanno dell’elemento di lingua tedesca. Secondo i dati del censimento 1961, l’elemento di lingua tedesca compone ancora il 63% circa della popolazione. Ciononostante nel pubblicoimpiego (senza trasporti e comunicazioni) su 14.610 persone figurano 3.462 di lingua tedesca, di cui 1.900 sono dipendenti di enti locali e 1.500 insegnanti. Nelle poste e ferroviel’elemento di lingua tedesca è all’incirca del 10%. Nel censimento 1951 su 334.000 (totale popolazione di lingua italiana, tedesca e ladina) 91.449 figuravano nati in altre Provincied’Italia, da riferirsi nella quasi totalità al gruppo linguistico italiano ammontante allora a circa 114.000. Secondo i calcoli di Tagliacarne, rapportati ai dati del censimento 1961, il 63% appartenente al gruppo tedesco partecipa al reddito della Provincia nella misura del 56%, dato che quasi il 45% della popolazione attiva di lingua tedesca (28% dell’interapopolazione attiva) vive ancora dall’agricoltura e foreste, partecipando al 24% del reddito della Provincia. Ne risulta un reddito medio pro capite di 391.000 per il gruppo italianoe di 300.000 per il gruppo tedesco, indice del basso standard di vita della popolazione rurale di montagna. Anche nel decennio 1952-1961 il gruppo linguistico tedesco ha perso per emigrazione circa il 5% rispetto al suo effettivo incremento naturale, mentre il gruppolinguistico italiano è aumentato all’incirca della medesima percentuale al di là del suo incremento naturale.

L’Accordo di Parigi vuol salvaguardare non soltanto il carattere etnico e lo sviluppo culturale, ma anche lo sviluppo economico del gruppo linguistico tedesco. Qualsiasi accentramento nello Stato o in enti parastatali di attività pubbliche amministrative ed economiche comporta per una minoranza linguistica così esigua come la nostra (0,5% della nazione su 2,4 centesimi del territorio nazionale) un ulteriore processo di assimilazione (anche se non voluto) contro il quale è stato stabilito come sistema permanente di protezione il principio dell’autonomia territoriale anche nel campo economico.

La Costituzione italiana elenca sotto i rapporti economici dapprima la tutela del lavoro,la formazione professionale, l’assistenza e la sicurezza sociale e quindi la programmazione, il trasferimento all’ente pubblico di imprese private, la riforma agraria, la cooperazione, ilcredito ed il risparmio. Ne risulta la estrema necessità dell’inserimento nell’autonomia provinciale, come da noi richiesto, anche delle materie collocamento, industria, credito, camere di commercio, l’utilizzazione delle acque pubbliche secondo un piano concordato tra Provincia e Stato e il diritto della Provincia e dei Comuni di esercitare attività idroelettriche, la programmazione.

Riconoscere costituzionalmente la precedenza dei residenti nell’avviamento al lavoro e negare contemporaneamente alla Provincia la funzione attiva del collocamento significa non risolvere la questione e perpetuare una delle maggiori fonti di contrasto.

Vi è manifesta contraddizione nel riconoscere alla Provincia la competenza legislativa per l’agricoltura, il turismo, il commercio, i trasporti, le miniere, i lavori pubblici, la espropriazione per pubblica utilità, oltre all’artigianato, all’urbanistica ed all’edilizia popolare già posseduti e negare l’industria, componente essenziale dello sviluppo economico moderno, posseduta dalla Sicilia e dal Friuli- Venezia Giulia (l. cost. 31.1.1963, n. 1) a titolo primario, dalla Sardegna e Valle d’Aosta a titolo secondario. Per quanto concerne il credito e la camera di commercio non chiediamo pidi quanto attualmente già possiede la Regione Trentino- Alto Adige.

Utilizzazione acque pubbliche

La Regione Trentino- Alto Adige aveva competenza legislativa in materia di utilizzazione delle acque pubbliche eccettuate le grandi derivazioni a scopo idroelettrico; aveva anche il diritto di prelazione per grandi derivazioni idroelettriche il cui esercizio poteva essere delegato agli enti locali.

In sede di discussione della legge ENEL il Ministro Colombo in data 21 settembre 1962 ha dichiarato nella Camera dei Deputati che tutta la regolamentazione contenuta nello Statuto del Trentino- Alto Adige «resta assolutamente in piedi e non subisce alcun pregiudizio dalla legge che si approverà». La Corte Costituzionale tuttavia ha dato atto nella sentenza n. 13 del 7.3.1964 essersi operata una revisione dello Statuto con la legge ordinaria sull’ENEL.

Il Governo italiano ha aderito al trasferimento alle Provincie di Trento e Bolzano di quanto spettava alla Regione ed anche al voto unanime della Commissione dei 19 che, cioè: «la istituzione dell’ENEL non deve comportare alcun pregiudizio ai diritti ed alle prerogative costituzionalmente sancite in materia idroelettrica e di utilizzazione delle acque pubbliche a favore degli enti autonomi». Tutto cicomporta una revisione della legge ENEL.

Per la Provincia di Bolzano che produce circa 1/10 della energia idroelettrica italiana (reddito 1963: 32 miliardi a lire 6 il kWh rispetto a 25 miliardi del turismo) questa rappresenta la maggiore ricchezza naturale; il territorio della Provincia presenta peranche un grado di sfruttamento idroelettrico doppio della media nord- Italia, del 35% superiore alla media svizzera e 5 volte superiore alla media austriaca. Nella politica di utilizzazione delle acque fin qui seguita non è stato tenuto il debito conto né del fabbisogno idrico dell’agricoltura (soltanto 40 su 170 mila ettari redditivamente irrorabili sono oggi sufficientemente provvisti di acqua), né del fabbisogno di energia per il progresso della vita rurale (consumo agricolo 0,35% del consumo totale rispetto alla media italiana dell’1,26% e media nord- Italia del 1,5%).

A prescindere dal consumo industriale il consumo pro-capite della popolazione alto-atesina raggiunge appena i 300 kWh all’anno, quello della popolazione rurale si aggira tuttavia soltanto sulle 100 kWh. L’approvvigionamento della maggior parte dei paesi e dei masi sparsi di montagna, e quindi della maggior parte del territorio della Provincia veniva fin qui effettuato da circa 200 imprese (municipalizzate ed altre minori e minime) con la propria produzione ed in parte minima con l’acquisto di energia dalle maggiori centrali. I tre quinti della popolazione della Provincia sono approvvigionati da aziende municipalizzate. Queste imprese esercitano una funzione insostituibile dall’ENEL, per la gestione pieconomica e la distribuzione capillare a prezzi inferiori alla tariffa nazionale delle risorse idroelettriche ancora disponibili.

La attuazione del voto unanime dei 19 comporta il riconoscimento del diritto delle Provincie di ottenere per sé e per i Comuni la concessione di attività elettriche compresa la produzione a condizioni da concordare tra Ministro Industria e Provincia tali da assicurare le finalità delle autonomie locali come sono definite ad esempio nell’art. 1 del disegno di legge n. 424 presentato al Senato il 22.2.1964 e quindi la creazione di condizioni di favore per l’intero fabbisogno locale (industria compresa). Perché non si ripeta quanto è avvenuto per le competenze regionali nella materia (in base all’art. 8, norme di attuazione D.P.R. 30.6.1951, n. 574, la competenza regionale è assorbita da quella statale in caso di domande concorrenti; con sentenza n. 20 del 31.3.1961 la Corte Costituzionale ha annullato la legge regionale per l’assunzione della relativa competenza, ritenendo necessario ulteriori norme di attuazione per «la coordinazione dei vari interessi affidati alla cura della Regione e dello Stato, dato che i corsi d’acqua che scorrono nella Regione generalmente attraversano altri territori dello Stato o si versano in corsi d’acqua che a loro volta attraversano altri territori») occorre prevedere in analogia a quanto stabilito all’art. 8 dello Statuto aostano, che la utilizzazione delle acque pubbliche nella Provincia avvenga secondo un piano concordato tra Stato e Provincia, anche a sensi dell’art. 3 della legge n. 11 del 25.1.1962.

Programmazione

La Corte Costituzionale ha ritenuto nella sentenza n. 12 del 16.2.1963 che soltanto lo Stato sia competente ad emanare leggi a sensi del terzo comma dell’art. 41 della Costituzione, cioè allo Stato sarebbe riservata la competenza di determinare con legge programmi e controlli, perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. Da tale sentenza è stato poi dedotto da certa dottrina che nelle materie interessanti la programmazione, le competenze autonome primarie verrebbero degradate in competenze secondarie diventando le leggi statali una specie di leggi cornice nei confronti della potestà autonoma esclusiva (vedi per tutti Luigi Giovenco, Appunti giuridici sulla programmazione economica, Jandi Sapi Editori, Roma 1963, pag. 33 e seguenti).

È pacifico che i programmi ed i controlli di cui all’art. 41 della Costituzione, cioè la cosiddetta programmazione economica, possa incidere profondamente sulla struttura e sullo sviluppo economico-sociale della Provincia.

Per impedire la sottensione delle competenze provinciali attuali e future come verificatesi con la nazionalizzazione delle attività elettriche confermata dalla sentenza n. 13 del 7.3.1964 della Corte Costituzionale, ove con legge ordinaria sono state caducate norme costituzionali concernenti competenze legislative (piccole derivazioni a scopo idroelettrico) e prerogative (preferenza della Regione nelle concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico) occorre precisare la competenza della Provincia ad emanare leggi a sensi dell’art. 41 Costituzione nei limiti della sua competenza primaria di cui all’attuale preambolo dell’art. 4 dello Statuto. Per salvaguardare cioè una effettiva autonomia nella programmazione dello sviluppo economico non basta riconoscere alla Provincia di Bolzano la facoltà di predisporre il piano di sviluppo economico, ma occorre precisare che la Provincia pulegiferare anche a sensi dell’art. 41 della Costituzione, approvando con legge i relativi programmi e controlli nel rispetto dei principi delle riforme economico-sociali e degli interessi nazionali come potranno risultare dalle leggi statali di programmazione economica.

Il principio della parificazione della lingua tedesca a quella italiana, già accettato dal Governo, è destinato a rimanere lettera morta alla pari dell’attuale disciplina di cui alle norme di attuazione DPR 8.8.1959, n. 688 e DPR 3.1.1960, n. 103, concernenti rispettivamente l’uso del tedesco nella pubblica amministrazione e negli uffici giudiziari, fino a quando non viene rimesso in vigore il principio enunciato nel decreto legislativo luogotenenziale 22.12.1945,

n. 825, cui si richiama l’Accordo di Parigi al 2° comma dell’art. 1 («in conformità ai provvedimenti legislativi già emanati…»): gli atti amministrativi e giudiziari possono essere redatti soltanto in lingua tedesca, cioè nell’una o nell’altra lingua, eccettuate le sentenze ed i provvedimenti dell’autorità giudiziaria e delle giurisdizioni amministrative ed (aggiungiamo noi) eccettuati altresì tutti gli atti destinati alla generalità degli abitanti. Questo principio era legalmente in vigore fino all’emanazione delle norme di attuazione sopra citate e rappresenta l’unico mezzo, insieme alla proporzione etnica negli impieghi pubblici, per rendere effettiva la possibilità dell’uso del tedesco da parte di chi si rivolge all’autorità amministrativa o giudiziaria e come tale non vuol rendere pigravoso a sé ed all’autorità adita l’esercizio della sua funzione.

Il decreto legislativo luogotenenziale citato è stato emanato quasi contemporaneamente al decreto legislativo luogotenenziale del 7.9.1945, n. 545, concernente l’ordinamento legislativo della Valle d’Aosta, il cui articolo 17 corrisponde ai primi due commi dell’art. 1 del decreto legislativo luogotenenziale n. 825, concernente la Provincia di Bolzano. Tale art. 17 è stato successivamente recepito nella legge cost. 26.2.1948, n. 4 (Statuto speciale per la Valle d’Aosta), il cui art. 38 recita nei primi due commi:

«Nella Valle d’Aosta la lingua francese è parificata a quella italiana;

gli atti pubblici possono essere redatti nell’una o nell’altra lingua, eccettuati i provvedimenti dell’autorità giudiziaria, i quali sono redatti in lingua italiana».

Per quanto concerne l’ordinamento delle anagrafi della popolazione residente chiediamo che vengano attribuite alla Provincia le funzioni oggi esercitate dal ministro dell’interno e dal prefetto, cioè il controllo autonomo sulla tenuta dei registri delle popolazioni, controllo che la stessa Corte Costituzionale nella sentenza n. 52 dell’11.7.1961 ha ammesso che sia devoluto ad organi regionali o provinciali: «Ma, mentre cinon è avvenuto nel Trentino- Alto Adige (art. 76, n. 3, delloStatuto speciale), allo scopo occorre sempre un conferimento di poteri da parte dello Stato….».

Non è chi non veda che la precedenza nell’avviamento al lavoro dei residenti ed il requisito della residenza quadriennale per le elezioni comunali e regionali dipendono per essere efficaci essenzialmente da una applicazione dell’attuale ordinamento delle anagrafi, consona con le finalità dell’Accordo di Parigi, alla cui migliore applicazione tende la revisione costituzionale di cui si tratta. Contro qualsiasi abuso vi è il ricorso breve al Tribunale amministrativo locale per violazione di principio di parità dei gruppi linguistici.

Non possiamo altresì rinunciare a quanto ha proposto la Commissione dei 19 nei seguenti punti:

a) nomina da parte della Provincia di tutti e tre gli intendenti scolastici, uno per ciascun gruppo di scuole (tedesche, italiane e ladine) cui compete l’amministrazione delle scuole del rispettivo gruppo linguistico, e passaggio alla Provincia di tutto il personale amministrativo del Provveditorato agli studi e di tutte le scuole di ogni ordine e grado della Provincia.

I Consigli comunali delle Valli ladine hanno recentemente ribadita la volontà che l’amministrazione delle scuole per il gruppo linguistico ladino venga trasferita alla Provincia. Per quanto concerne le scuole di lingua italiana per il loro trasferimento alla Provincia milita non soltanto il principio territoriale dell’autonomia, ma anche la funzione stessa della scuola di creare le premesse di una migliore convivenza. Siamo tuttavia del parere che spetta al gruppo linguistico italiano dire una parola decisiva in merito.

Per quanto concerne la composizione del Consiglio scolastico provinciale, non è democratico farla dipendere dal numero degli insegnanti dei rispettivi gruppi linguistici; occorre invece riferire la composizione al numero degli alunni dei diversi gruppi linguistici in conformità alla funzione stessa del Consiglio scolastico.

- - -

Il controllo sostitutivo della Giunta provinciale in caso di ritardo, di omissione o di mancato funzionamento, come offerto a Ginevra, è già stato riconosciuto alle Giunte provinciali come potestà rientrante nella vigilanza e tutela con sentenza della Corte Costituzionale n. 38 del 19.6.1958 ed è specificato all’art. 52 della legge regionale 21.10.1963, n. 29, sull’ordinamento dei Comuni nella Regione.

- -

La Regione Trentino- Alto Adige ha già la competenza primaria nella materia. Secondo il rapporto Saraceno per la programmazione economica (pubblicazione del Ministero Bilancio marzo 1964, pagg. 220, 227 e 230) è prevista la creazione di un unico ente nazionale per la gestione dell’attrezzatura sanitaria e l’accentramento di tutte le competenze sanitarie dello Stato presso il Ministero della Sanità, cioè «l’assistenza sanitaria nel suo assetto definitivo dovrà essere erogata attraverso una gestione unica nazionale finanziata dallo Stato». Di fronte alla prospettiva di una legge di riforma economica-sociale in tale senso e data l’esperienza fatta con la legge ENEL, soltanto la competenza primaria pusalvare l’autonomia normativa e quindi un proprio potere amministrativo.

Si fa presente che in data 22.11.1961 l’allora Ministro degli Esteri d’Italia, Antonio Segni, dichiardavanti al Comitato politico speciale delle Nazioni Unite che «per quanto concerne i risultati dei suoi lavori (della Commissione dei 19) è chiaro che il Governo italiano intende utilizzarli nella misura pipiena».

Non possiamo infine rinunciare alla richiesta dell’inserimento nell’autonomia provinciale di una disposizione analoga a quella contenuta all’art. 44, primo comma dello Statuto aostano, che ricalca l’art. 8 del decreto legislativo luogotenenziale 7.9.1945, n. 545, ed è in atto quindi sin dal 1.1.1946, mentre analoga disposizione si trova nello Statuto siciliano.

Quanto sopra esposto premette già come acquisito quanto venne concordato a Ginevra e a Parigi nelle trattative bilaterali italo-austriache.

Certamente è stato fatto un bel progresso e vogliamo dare atto di questo. Dobbiamo peranche dire, per i motivi sopra esposti, che questo progresso non rappresenta ancora una soluzione del nostro problema, a cui noi tendiamo con sincerità e buona volontà. Dobbiamo quindi, anche nell’interesse di una duratura pacificazione, chiedere che si addivenga presto ad una migliore soluzione da noi liberamente accettata e che quindi vengano ripresi a tal fine i colloqui e le trattative.

Tra le nostre richieste figura anche quella del deferimento al Presidente della Giunta provinciale della responsabilità del mantenimento dell’ordine pubblico sulla base della formulazione da noi proposta nella Commissione dei 19 e come è già previsto nello Statuto siciliano e come è già attuato nella Regione della Valle d’Aosta. Pensiamo che il migliore clima che si creerà dopo la concessione di una nuova autonomia alla Provincia di Bolzano faciliterà l’attuazione di questa nostra richiesta. Chiediamo quindi che la relativa norma venga inserita nello Statuto, salvo attuazione in un secondo tempo.

Concludendo, ribadiamo il concetto che l’autonomia territoriale provinciale, se ha lo scopo di tutelare la minoranza di lingua tedesca e ladina, appunto perché territoriale, deve andare a beneficio di tutte le popolazioni e che quindi nell’ambito di questa autonomia sia la popolazione di lingua italiana come quella tedesca e ladina debbono godere pari diritti per il loro sviluppo, al fine di raggiungere il loro sviluppo culturale, economico e sociale. Per garantire questa effettiva parità la Commissione dei 19, con il nostro consenso e anzi in parte su iniziativa nostra, ha proposto efficaci garanzie.

Inaccettabile sotto tutti gli aspetti è una proposta fatta da parte della delegazione italiana a Ginevra, in base alla quale un Comitato composto di 5 membri dovrebbe approvare il bilancio provinciale, qualora la maggioranza di un gruppo linguistico non lo avesse approvato in sede di Consiglio provinciale. Qualsiasi formula in questo senso, che mette la maggioranza in balia della minoranza, è profondamente antidemocratica e comprometterebbe irrimediabilmente una soluzione a cui noi tutti tendiamo.


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 102, fasc. 628.


2 Autografa.


3 Vedi D. 42, nota 2.


4 Sottoscrizione autografa.

50 LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA 10A(1)

Appunto. Roma, 29 aprile 1965.

Oggetto: Alto Adige. Consiglio d’Europa.

I. Il Governo austriaco ha svolto due azioni presso il Consiglio d’Europa, la prima sul piano giuridico e la seconda su quello politico.

II. L’azione giuridica, iniziata dal Governo di Vienna nel luglio 1960 con la presentazione del ricorso per violazione da parte dell’Italia della Convenzione dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali – in relazione ad asserite irregolarità nel processo svoltosi per i fatti di Fundres – si è conclusa negativamente il 23 ottobre 1963 con il riconoscimento da parte del Comitato dei Ministri della raccomandazione della Commissione europea dei diritti dell’uomo, con la quale si affermava l’inesistenza di qualunque violazione italiana della Convenzione dei diritti dell’uomo, limitandosi a «prendere conoscenza» dell’esortazione alla clemenza nei confronti dei condannati, data la loro giovane età, espressa dalla suddetta Commissione.

III. L’azione politica austriaca è stata sostanzialmente svolta dal Governo di Vienna presso la Sottocommissione per l’Alto Adige dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa. Tale Sottocommissione fu istituita il 5 settembre 1961, su iniziativa del Presidente del Senato belga, Struye, presidente della Commissione Politica dell’Assemblea Consultiva al fine di poter seguire gli sviluppi della questione altoatesina e della controversia italo-austriaca sull’applicazione e l’interpretazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. L’iniziativa di Struye fu sostanzialmente dovuta al fatto che da parte italiana ci si era opposti a discutere in Assemblea i vari aspetti del problema. Dalla data della sua istituzione, la Sottocommissione – formata attualmente dai parlamentari Ebner, Bettiol e Montini, Czernetz e Toncic, austriaci, Gresham Cooke, inglese e Elmgrem, svedese – si è riunita quasi ogni volta che è stata convocata l’Assemblea Consultiva (tre volte all’anno) per fare il punto sulla situazione della controversia italo-austriaca.

Il solo fatto che esista una Sottocommissione per l’Alto Adige rappresenta, indubbiamente, una circostanza positiva per il Governo austriaco, in quanto che comprova l’esistenza di una divergenza internazionale e sottointende che alcune delle richieste austriache hanno una base di fondamento. Inoltre, la Sottocommissione per l’Alto Adige, per la sua composizione, per la sua stessa natura e per la personalità complessa del suo presidente, Struye, ha sovente dimostrato di non condividere completamente le nostre tesi.

IV. Al termine della riunione tenuta il 6-7 novembre 1964, la Sottocommissione per l’Alto Adige emanun comunicato nel quale – nonostante le riserve espresse in proposito dall’On. Bettiol – veniva fatto chiaro cenno alla prossima conclusione di un «nuovo accordo» tra Italia ed Austria per l’eliminazione della controversia derivante dall’applicazione dell’Accordo di Parigi. In vista della conclusione del predetto nuovo accordo, la Sottocommissione auspicava l’inserimento, nel testo dell’accordo di una clausola concernente il ricorso ai mezzi previsti dalla Convenzione europea per il regolamento delle controversie internazionali. Il comunicato concludeva affermando che la Sottocommissione aveva incaricato il suo presidente, Struye, di recarsi a Roma ed a Vienna per sostenere l’opportunità dell’inserimento della clausola di cui sopra nel testo del nuovo accordo.

V. Per il passato, il senatore Struye aveva già manifestato la sua intenzione di intervenire personalmente nello sviluppo della controversia italo-austriaca e della questione altoatesina, con una richiesta di visitare il Presidente della Commissione dei 19, On. Paolo Rossi. Tale richiesta non ebbe seguito pratico, in un primo tempo per la difficoltà di trovare una data di comune convenienza e, poi, per la circostanza che, essendo terminato nell’aprile del 1964 il lavoro della Commissione dei 19, si era nel frattempo iniziata una nuova fase delle conversazioni italo-austriache che, partendo anche dalle risultanze del Rapporto conclusivo presentato dalla predetta Commissione, si riteneva potesse essere costruttiva, se non conclusiva.

VI. Prendendo lo spunto da quanto formulato nel comunicato della Sottocommissione circa la sua visita a Roma, in data 25 novembre 1964, il senatore Struye scrisse all’On. Ministro degli Esteri chiedendogli di fargli conoscere la data piconveniente per il suo viaggio a Roma.

Dato che il 16 dicembre 1964 era previsto lo svolgimento di un incontro a Parigi tra i due Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria, l’On. Ministro degli Esteri considerutile rispondere al senatore Struye dopo il predetto incontro. In data 22 dicembre 1964 l’On. Ministro degli Esteri scrisse al senatore Struye(2) che sembrava piconveniente rinviare la sua visita a Roma a dopo che da parte del Governo austriaco fosse stata resa nota la propria posizione nei confronti delle conclusioni esaminate a Parigi.

VII. Nello stesso tempo, per il tramite del nostro Ambasciatore a Bruxelles(3), fu richiamata l’attenzione del senatore Struye – nella sua qualità di Presidente della Sottocommissione per l’Alto Adige dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa – sul fatto che, secondo il punto di vista del Governo italiano l’Accordo di Parigi era stato previamente eseguito e quindi non si vedeva la necessità di dar luogo alla conclusione di un nuovo accordo. Tale punto di vista era stato portato a conoscenza del Governo austriaco, nel corso delle recenti conversazioni ed esso era stato sostanzialmente accettato anche da Vienna, che aveva rinunciato all’idea di un nuovo accordo. Non si poteva quindi comprendere il suggerimento, avanzato dalla Sottocommissione, di inserire nel testo del nuovo accordo una clausola concernente il ricorso ai mezzi previsti dalla Convenzione europea per il regolamento delle controversie internazionali, dato che nessun nuovo accordo sarebbe stato concluso tra il Governo austriaco e quello italiano.

VIII. Dopo la risposta del 30 marzo 1965(4) – sostanzialmente negativa – non si è mancato di far rappresentare al senatore Struye, sempre per il tramite del nostro Ambasciatore a Bruxelles, che la nuova posizione assunta dal Governo austriaco imponeva una battuta di arresto allo sviluppo delle conversazioni italo-austriache. Le nuove proposte di Vienna, infatti, richiedevano un approfondito esame da parte del Governo italiano. Tale esame, per gli impegni presi dal Presidente del Consiglio, dal Ministro degli Esteri e dagli altri interessati, non avrebbe potuto aver luogo – ed essere compiuto – prima di qualche tempo(5).

IX. È nostro interesse evitare una maggiore ingerenza del Consiglio d’Europa negli sviluppi della controversia italo-austriaca sulla questione altoatesina. Fin tanto che da parte italiana si mantiene la «copertura» internazionale nei confronti di quanto raccomandato dalle Risoluzioni delle Nazioni Unite, dovrebbe essere possibile opporsi ad una maggior ingerenza di altri organismi internazionali

– come il Consiglio d’Europa – che potrebbe tentare di proporre procedure non in armonia col nostro interesse. Qualora, quindi, da parte dell’Assemblea Consultiva

o del Presidente della Sottocommissione per l’Alto Adige si dimostrasse disposizione verso qualche ulteriore iniziativa nei confronti della questione altoatesina potrebbe essere conveniente sostenere che da parte italiana si ritiene che, in questo momento, la competenza prevalente appartenga alle Nazioni Unite; pertanto riteniamo che si debba evitare l’interferenza d’altri organismi internazionali finché il Governo italiano e quello austriaco stanno eseguendo quanto raccomandato dalle Risoluzioni delle Nazioni Unite.

Quanto alla eventuale visita del senatore Struye a Roma, cui è possibile che egli accenni anche nel caso di occasionali contatti, potrebbe essere conveniente rispondere che essa potrebbe avere piconcreta utilità quando da parte italiana fosse stato approfondito lo studio della recente risposta austriaca, che costituisce un notevole passo indietro nello sviluppo del negoziato.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1964, b. 16, pos. AA 16/3.


2 Vedi D. 7.


3 Vedi D. 8.


4 Vedi D. 44.


5 Vedi anche D. 48.

51

IL VICECONSOLE REGGENTE A INNSBRUCK, DE VERGOTTINI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

Telespr. 2925/5232. Innsbruck, 13 maggio 1965.

Oggetto: Dichiarazioni del Ministro Kreisky sull’Alto Adige.

Riferimento: Telespr. n. 2084/351 del 2 aprile 1965(3).

Nel suo viaggio di propaganda elettorale effettuato in Tirolo l’8 e il 9 maggio

c.m. il Ministro degli Esteri Kreisky ha tenuto un comizio anche a Rum presso Innsbruck, nel corso del quale ha fatto tra l’altro le seguenti dichiarazioni sul problema altoatesino:

«Dopo le trattative svoltesi in dicembre a Parigi, pid’uno ha avuto l’impressione che i colloqui con l’Italia sono giunti a un punto morto. È certamente esatto ritenere che il cambiamento sopravvenuto al Ministero degli Esteri di Roma potrebbe giustificare certi ritardi. Ma questi non si sono verificati, perché attualmente i rappresentanti dei sudtirolesi, come è già stato comunicato, hanno consegnato al Presidente del Consiglio Moro un memorandum nel quale chiedono la soluzione dei problemi lasciati ancora aperti nelle trattative tra l’Italia e l’Austria. Cistante si pusupporre che nel frattempo

– cioè nell’intervallo tra le ultime trattative con l’allora Ministro degli Esteri Saragat e le trattative che dovranno presto essere riprese col nuovo Ministro degli Esteri italiano Fanfani – i rappresentanti dei sudtirolesi ottengano una presa di posizione positiva da parte italiana.

Comunque desidero dichiarare formalmente che sono del tutto inesatte le voci secondo cui il Governo austriaco avrebbe costretto direttamente o indirettamente i rappresentanti dei sudtirolesi ad accettare i risultati delle trattative conseguiti sinora. Anche da parte austriaca si è ripetutamente dichiarato che, pur in una valutazione positiva dei risultati sinora raggiunti, alcuni problemi molto importanti sono rimasti insoluti»(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 2, s.p.


2 Diretto per conoscenza al Consolato Generale a Klagenfurt.


3 Non rinvenuto.


4 La possibile ripresa dei contatti italo-austriaci era stata oggetto di un colloquio svoltosi tra Fanfani e Bobleter a Strasburgo il 3 maggio, sul quale in pari data era stato redatto il seguente appunto segreto trasmesso da Gaja a Martino: «In un incontro casuale all’inizio dalla seduta del Consiglio dei Ministri il Sottosegretario austriaco ha salutato il Ministro italiano, chiedendo quando si possono riprendere le conversazioni. Il Ministro Fanfani ha fatto presente che da parte italiana si è stati sorpresi delle recentissime richieste. Le si stanno studiando. Ma si deve far presente che dal dicembre la situazione è divenuta pidifficile: per la non accettazione allora avvenuta delle generose proposte italiane, per la presentazione delle recenti nuove richieste austriache e per il mutarsi dello stato dell’opinione pubblica italiana, per il ripetersi di tentativi di attentati, l’ultimo dei quali – assai grave – fortunatamente è stato sventato dai nostri ferrovieri sul treno del Brennero. Il Sottosegretario austriaco ha detto che questi attentati sono istigati da elementi dell’est Europa che troverebbero un terreno favorevole tra i patrioti austriaci. Il Ministro italiano ha replicato che il materiale dell’ultimo attentato sventato era tutto di marca austriaca o tedesca, il che proverebbe cosa diversa da quella asserita dal Sottosegretario. Quindi concludeva che era necessario che da parte austriaca si insistesse nel condannare e prevenire simili metodi. Il Sottosegretario austriaco ha detto che egli personalmente è accusato in Austria di aver sempre fatto una simile condanna. Ed ha quindi richiamato l’attenzione sulfatto che esiste l’opportunità di non lasciare solo ai socialisti austriaci il merito di risolvere la questione altoatesina. Il Ministro italiano ha concluso di saper bene da tempo che l’equilibrio tra i due partiti al Governo in Austria complica la faccenda. Ma il Governo austriaco deve operare con moderazione e criterio per favorire la soluzione che si cerca e che resta difficile» (L. 10A/953 dell’8 maggio, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG).

52 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 22 maggio 1965.

I. La presa di posizione ufficiale del Governo di Vienna sul progetto di conclusione della controversia esaminato dai due Ministri degli Esteri nel loro incontro di Parigi del 16 dicembre 1964(3) – portata a nostra conoscenza dall’Ambasciatore Loewenthal il 30 marzo u.s.4 – apre una nuova fase del negoziato italo-austriaco effettuato in base alle Risoluzioni delle Nazioni Unite n. 1497 del 31 ottobre 1960 e n. 1661 del 30 novembre 1961.

La risposta austriaca tende infatti a riportare la situazione, per quanto riguarda le eventuali misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine, al punto in cui era al termine della V sessione della Commissione di Esperti (25 ottobre 1964) e contiene richieste che vanno notevolmente oltre le stesse riserve fatte da Kreisky a Parigi. Nello stesso tempo essa cerca di considerare come definitivamente acquisite le concessioni italiane in materia di «garanzia» circa l’effettiva applicazione delle misure eventualmente promesse, concessioni che erano state prospettate, nei colloqui di Londra(5), come contropartita di una rinuncia, da parte di Vienna e degli altoatesini, ad insistere nelle tesi fino ad allora esposte proprio sui 18 punti rimasti aperti al termine della stessa V sessione della Commissione di Esperti.

Non è certo facile individuare con sicurezza tutti i motivi che possono aver suggerito al Governo di Vienna il suo attuale atteggiamento. Essi sono probabilmente i seguenti:

- - - -

Questi fattori – o almeno alcuni di essi – non sembrano destinati a mutare nel prossimo futuro. Di conseguenza, appare oggi meno facile che nei mesi passati immaginare che il Governo di Vienna possa essere indotto ad accettare, «sic et simpliciter», il progetto di soluzione della questione che era stato discusso nell’incontro di Parigi.

Tuttavia la risposta del Governo austriaco conferma l’interesse di Vienna a proseguire, almeno formalmente, il negoziato, forse per poter continuare a svolgere, sul piano bilaterale, opera di pressione nei confronti del Governo italiano al fine di un ampliamento delle eventuali misure da prendere a favore delle popolazioni altoatesine.

Nonostante l’interesse dimostrato dal partito socialista austriaco e dal Ministro degli Esteri, Kreisky, a concludere la controversia, sembra comunque essere prevalsa l’opinione di quei circoli austriaci che ritengono piconveniente evitare di dare al Governo italiano la richiesta «quietanza» sulla conclusione della controversia. Gli stessi circoli invece conterebbero di valersi di tale prospettiva, che verrebbe fatta balenare nell’ulteriore corso delle trattative, per indurre la parte italiana a nuove concessioni concrete. Secondo tale opinione, da parte italiana – dopo un anno dalla presentazione del Rapporto conclusivo della Commissione dei 19 – non sarebbe possibile non prendere qualche iniziativa sul piano interno. Attraverso la continuazione del negoziato, il Governo austriaco cercherebbe di ottenere che le iniziative interne del Governo italiano finiscano per coincidere, sostanzialmente, con le aspettative di Bolzano e di Vienna. Nello stesso tempo, l’eventuale sviluppo dei contatti sul piano regionale o italiano tra esponenti politici dei due diversi gruppi etnici, potrebbe contribuire – a giudizio dei predetti circoli austriaci – a sollecitare le iniziative legislative ed amministrative a favore delle popolazioni altoatesine.

L’invito a proseguire nei contatti diretti italo-austriaci e nelle trattative, contenuto nella comunicazione austriaca di risposta, lascia presumere che da parte di Vienna si tenti comunque di far cadere sull’Italia l’eventuale onere della responsabilità internazionale per una rottura del negoziato in corso; e nello stesso tempo si cerchi di attribuire ad una iniziativa del Governo di Roma l’eventuale passaggio al secondo punto della Risoluzione delle Nazioni Unite n. 1497 del 31 ottobre 1960, concernente la scelta concordata del «mezzo pacifico», qualora fosse impossibile risolvere la controversia sul piano bilaterale.

II. A questo punto, ci si puchiedere quale debba essere la prossima mossa italiana.

Occorre premettere che, sul piano internazionale, vi è un evidente nostro interesse a continuare a mantenere una «copertura» nei confronti di quanto raccomandato dalle Risoluzioni delle Nazioni Unite circa il negoziato con il Governo austriaco. Il mantenimento di tale «copertura» ci consentirebbe, altresì, di evitare che nella controversia con il Governo di Vienna s’inserisca, dietro iniziativa austriaca, in maniera pidiretta, pipericolosa e piefficace di quanto forse non possa avvenire alle Nazioni Unite, l’azione di altri organismi internazionali quali, ad esempio, l’apposita Sottocommissione per l’Alto Adige dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa, il cui atteggiamento è risultato non sempre in armonia con le nostre tesi.

Di fronte al contenuto della recente presa di posizione austriaca, occorre poi decidere:

- -

III. La continuazione formale delle trattative sembra offrire – come si è detto – una maggiore garanzia nei confronti della opportunità di continuare ad assicurarci una «copertura» internazionale.

Accogliendo, in linea di principio, questa tesi, si puaggiungere che, per quanto concerne la sostanza ed i tempi della nuova fase negoziale, si possono prendere in esame diverse linee di azione, sia allo scopo di assicurarci per il maggior tempo possibile la «copertura» internazionale, sia al fine di lasciare agli austriaci la responsabilità di rompere le conversazioni o di proporre che esse si rivolgano alla scelta di un «mezzo pacifico».

A questo proposito, sorge innanzi tutto il problema dell’impostazione concreta che è opportuno dare a questa nuova fase del negoziato attraverso la nostra risposta all’ultima presa di posizione ufficiale austriaca.

Converrà tener presente, al riguardo, che – come si è già detto – la nuova posizione del Governo di Vienna riporta di fatto il negoziato alla situazione in cui si trovava dopo la V sessione della Commissione di Esperti (21-25 ottobre 1964). Da parte austriaca, in sostanza, si cerca di acquisire, senza contropartita, le concessioni relative al cosiddetto punto I del sondaggio svolto dalla Commissione italo-austriaca di esperti (concernente le modalità di chiusura della controversia), concessioni che furono prospettate nelle successive conversazioni di Londra e che avevano come presupposto la rinunzia austriaca alle richieste concernenti le misure che il Governo italiano avrebbe dovuto prendere a favore delle popolazioni altoatesine (cosiddetto punto II). Queste ulteriori richieste si riferivano, come è noto, a 18 punti che sono stati sostanzialmente ripresi nella recente presa di posizione austriaca. Sarebbe logico, in tale situazione, rispondere che, poiché da parte austriaca si vogliono cancellare i risultati dei contatti di Londra, una ripresa del negoziato non puormai partire che dalle posizioni raggiunte al termine della V sessione della Commissione di Esperti, sia per quanto riguarda il punto I (in tal caso verrebbe rimesso in discussione l’«ancoramento» internazionale delle decisioni prese), sia per quanto riguarda il punto II (riaprendo la discussione sulle 18 questioni rimaste aperte alla fine della V sessione della Commissione di Esperti).

Si potrebbe anche immaginare che da parte italiana si chieda di riprendere il negoziato dalle posizioni raggiunte al termine della III sessione della Commissione di Esperti (31 agosto-5 settembre 1964), posizioni, le quali, per quanto riguarda il punto I avevano registrato soltanto una intesa di massima sulla forma degli atti attraverso cui sarebbe potuta avvenire la chiusura della controversia e, per quanto riguarda il punto II, lasciavano aperte 40 questioni concernenti le eventuali misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine.

Da parte nostra si potrebbe infatti sostenere che le nuove proposte austriache del 30 marzo 1965 – cancellando i risultati dei colloqui di Londra del novembre 1964 – riportano la situazione non al 16 dicembre 1964 (incontro dei due Ministri degli Esteri a Parigi), ma al precedente incontro dei due Ministri che ebbe luogo a Ginevra il 7-8 settembre 1964, subito dopo la III sessione della Commissione di Esperti.

La differenza di tali impostazioni è evidentemente notevole, sia sul piano internazionale che su quello interno.

Sul piano interno, infatti, qualora si proponesse di riprendere il negoziato a partire dai risultati della III sessione della Commissione di Esperti, cisignificherebbe che non si ha, da parte nostra, l’intenzione, finché la trattativa non sia conclusa, di prendere alcuna iniziativa per quanto riguarda le 40 questioni rimaste aperte al termine della fase sopraindicata. Qualora invece il nuovo esame fosse riportato alla V sessione degli esperti, (dopo la quale rimanevano ancora in discussione le 18 questioni già ricordate), si darebbe l’impressione che eventuali iniziative interne del Governo italiano potrebbero trovare il loro limite soltanto nelle predette 18 questioni.

Sul piano internazionale, è evidente che l’una o l’altra impostazione darebbero agli austriaci un’impressione tendenzialmente negativa, ma in misura notevolmente differente. Per quanto riguarda l’opinione pubblica internazionale, il riferimento all’una o all’altra sessione degli esperti non darebbe risultati sostanzialmente difformi e non consentirebbe, poi, con ogni probabilità, di valutare esattamente il significato della posizione da noi assunta.

Se da parte nostra si ritenesse preferibile assumere una posizione meno rigida e si proponesse di riprendere il negoziato a partire dall’esame dei risultati della V sessione di esperti (e, cioè, sulle 18 questioni rimaste allora aperte e sull’«ancoramento» internazionale delle decisioni prese) si puritenere che la nuova fase negoziale avrebbe in pratica – in base all’esperienza già fatta – scarsissime possibilità di portare a conseguenze positive. Essa potrebbe servire soltanto a farci guadagnare del tempo, sia in vista delle prossime sessioni dell’Assemblea delle Nazioni Unite previste per il settembre-ottobre 1965 – sessioni dove la posizione austriaca potrebbe risultare notevolmente rafforzata qualora venisse approvata, in relazione alla questione di Cipro, una risoluzione favorevole al diritto di autodeterminazione – sia in attesa delle eventuali norme di carattere interno che il Governo intendesse nel frattempo di prendere.

Date le scarse prospettive di risultati concreti del negoziato, non è da escludere che gli austriaci – in considerazione del tempo che ci separa dalla prossima Assemblea delle Nazioni Unite, sede in cui il Governo di Vienna ha dimostrato almeno un apparente interesse a riproporre la questione – finiscano essi stessi con il rompere le trattative sul fondo della controversia e con il proporre il negoziato per la scelta del «mezzo pacifico». Tale negoziato non potrebbe essere certamente breve – e ci anche in questo caso, porterebbe a guadagnare tempo. Ma, anche in relazione ad eventuali ripercussioni interne, parrebbe nostro interesse presentarci alle Nazioni Unite, nel settembre 1965, ancora in fase di trattative sulla sostanza della questione.

Se si accettano queste premesse, al fine di mantenere per il maggior tempo possibile una «copertura» internazionale in merito agli sviluppi del problema, si potrebbe immaginare il seguente calendario:

- - -

Si rileva, in proposito, che le due sessioni di esperti sarebbero molto probabilmente infruttuose: e che proprio la loro mancanza di risultati dovrebbe portare, verso la fine dell’anno, ad un riesame, dalle due parti, della tattica da seguire nell’ulteriore corso della questione.

Nell’eventuale calendario di incontri italo-austriaci per l’ulteriore esame della questione altoatesina è prevedibile che debba inserirsi ad un certo momento un incontro dei Ministri degli Esteri. Tale incontro sembrerebbe particolarmente necessario ove si volesse imprimere un nuovo indirizzo ai negoziati o nel caso che si intendesse persuadere definitivamente gli austriaci dell’impossibilità di nostre ulteriori concessioni.

Si ricorderà, in proposito, che finora gli incontri dei Ministri si sono svolti esclusivamente su richiesta austriaca. Il che è ovvio se si tiene presente che, fino ad alcuni mesi or sono, il giungere ad un incontro dei Ministri serviva a Vienna sia per dimostrare il suo attivismo, sia soprattutto per provare che la diplomazia austriaca era riuscita a costringere il Governo italiano, sotto la pressione dell’opinione pubblica internazionale, ad accedere a conversazioni sopra il problema altoatesino. Oggi la situazione è cambiata; e cispiega il fatto che, dall’incontro di Parigi in poi, di fronte alla necessità di una presa di posizione definitiva, il Governo austriaco si sia astenuto dal proporre incontri dei Ministri degli Esteri, per lo meno come mossa immediata. In questa fase, potremmo quindi esaminare a nostra volta se non ci convenga, in certe determinate ipotesi, prendere noi stessi l’iniziativa, scegliendo un momento in cui il Governo austriaco potrebbe trovarsi in difficoltà o per accettare il nostro invito o per accettare l’impostazione che noi daremmo all’incontro, il che, tatticamente, potrebbe esserci utile sul piano internazionale.

IV. Rimane da esaminare l’opportunità di prendere – sul piano interno – opportune misure in relazione ai suggerimenti contenuti nel Rapporto conclusivo della Commissione dei 19.

Tale esame, d’altronde, si impone in ogni caso, anche in relazione all’eventuale ripresa nel negoziato internazionale. L’assenza di una qualsiasi reazione del Governo italiano al Rapporto conclusivo della Commissione dei 19 – presentatogli il 10 aprile 1964 – cioè pidi un anno fa, potrebbe infatti, «in the long run», indebolire la nostra posizione sul piano internazionale. È appena necessario, poi, di rilevare che essa potrebbe portare a ripercussioni non meno gravi sulla situazione locale, e cioè sull’atteggiamento delle popolazioni di lingua tedesca nei confronti del Governo sopratutto ove a tale assenza di reazioni si accompagnasse un’interruzione dei contatti italo-austriaci, che finora hanno giustificato il differimento di una presa di posizione di Roma sul problema.

Non si deve dimenticare, d’altronde, che nelle dichiarazioni programmatiche del Governo fu fatto esplicito accenno, sia il 12 dicembre 1963 sia il 6 agosto 1964, all’«utilizzazione tempestiva delle conclusioni della Relazione della Commissione dei 19

– utilizzazione basata sul programma dei quattro partiti di Governo – per assicurare la tranquillità e la fiducia nell’Alto Adige».

Premessa, quindi, l’opportunità di un pronto esame delle iniziative interne da prendere in relazione alle risultanze della Commissione dei 19, occorre valutare l’estensione di tali iniziative e determinare i tempi in cui converrebbe che esse fossero attuate. La questione non è di competenza di questo Ministero; tenendo presenti i riflessi internazionali della controversia, si potrebbe comunque esaminare se sia piopportuno pensare ad un unico provvedimento globale o prendere iniziative scaglionate nel tempo; se convenga, inoltre, procedere per settori (scuola, materie amministrative, ecc.) o contemporaneamente per singole voci dei diversi settori a suo tempo discussi.

In questa seconda ipotesi potrebbe esser tenuta presente l’eventualità di deleghe temporanee alla Provincia di poteri amministrativi della Regione. A tale riguardo occorre, tuttavia, considerare che la Regione – attraverso l’emanazione di proprie leggi

– ha già delegato alla Provincia una notevole parte dei poteri amministrativi concernenti materie che sono di sua competenza. Ulteriori deleghe regionali di poteri amministrativi che, tra l’altro, verrebbero soltanto in parte incontro alle richieste altoatesine, potrebbero essere immaginate quasi soltanto nelle materie riguardanti l’Industria ed il Commercio, le Camere di Commercio ed il Credito, e cioè proprio in quei settori dell’economia nei quali è difficile pensare che la Regione possa essere disposta ad un maggiore svuotamento del contenuto dei poteri, anche solo amministrativi, che essa detiene.

Mentre l’esame circa l’opportunità, i modi ed i tempi delle eventuali iniziative interne investe – come si è detto pisopra – la competenza e l’interesse di altri Dicasteri, sembra opportuno sottolineare l’utilità di esaminare l’opportunità che eventuali iniziative siano accompagnate da contatti su piano interno, principalmente tra il Governo e rappresentanti della provincia di Bolzano.

Un aspetto essenziale della questione altoatesina, che sembra infine opportuno tener presente nella valutazione della nostra linea d’azione sul piano internazionale e su quello interno, è costituito dal terrorismo.

Per il passato, è stato talvolta possibile constatare una recrudescenza dell’attività terroristica in occasione delle piimportanti scadenze diplomatiche italo-austriache; ma non vi è dubbio che, in generale, la recente fase dei negoziati è stata un elemento che ha contribuito alla diminuzione della tensione legata all’attività terroristica locale. È verosimile, ora, che l’interruzione delle trattative nonché la carenza di reazioni del Governo italiano di fronte alle risultanze del Rapporto conclusivo della Commissione dei 19, possano venire sfruttate, dai circoli estremisti d’oltre frontiera, per provocare una nuova ondata di terrorismo su larga scala.


1 Gabinetto 1964-1965, b. 14, fasc. 131, PG.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 4.


4 Vedi D. 44.


5 Vedi D. 1, nota 3.

53

IL MINISTRO DELL’INTERNO, TAVIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. Roma, 30 maggio 1965.

Caro Presidente,

la ripresa degli attentati terroristici in Alto Adige, con le connesse implicazioni di ordine psicologico, e l’eventualità di una recrudescenza d’imprese dinamitarde (prevedibili sulla base d’informazioni riservate e della dichiarata volontà dei residui gruppi terroristici di continuare la loro sediziosa attività) mi inducono a richiamare la tua particolare attenzione sulla necessità di far luogo a un esame approfondito della questione altoatesina.

Credo, anzitutto, opportuno puntualizzare gli sviluppi della questione stessa nel corso del 1964 fino al momento attuale.

Gli avvenimenti che durante il 1964 hanno segnato l’evoluzione della vertenza italo-austriaca, sulla base dell’Accordo di Parigi, sono: sul piano interno, la conclusione dei lavori della Commissione di studio e, sul piano internazionale, tre incontri tra i Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria nonché l’istituzione di una Commissione mista di esperti.

La Commissione di studio, istituita nel settembre 1961, dopo 31 mesi di attività ha portato a termine i suoi lavori presentandoti il 1° aprile 1964 il suo rapporto conclusivo.

Personalmente, ho espresso a suo tempo in Consiglio dei Ministri – allora ero Ministro del Tesoro –, e non posso non ribadire oggi, notevoli perplessità sulla opportunità e convenienza di tale iniziativa: preordinata al fine di offrire un costruttivo e diretto dialogo con i rappresentanti di lingua tedesca della Provincia di Bolzano, essa è valsa a sanzionare, in un documento ufficiale, tutte, o quasi tutte, le aspirazioni e le istanze di tale minoranza, senza, correlativamente, formulare adeguati strumenti atti a garantire che la tutela etnica si svolga equamente anche a favore dei cittadini di lingua italiana, fatti segno da tempo a una lotta sorda e sistematica da parte dei dirigenti della SVP.

Sul piano internazionale, il 25 maggio 1964 si è avuta a Ginevra una presa di contatto a livello dei Ministri degli Esteri. Nel corso dell’incontro, il nostro Ministro degli Esteri, sulla base degli impegni programmatici del Governo, ribadì al collega austriaco la disposizione italiana a prendere, in vista di un componimento conclusivo della controversia, alcune misure a favore della popolazione altoatesina, e venne istituita la Commissione mista di esperti, con il compito di accertare in modo appropriato se e a quali condizioni, in occasione dell’adozione da parte del Governo italiano di misure in favore della popolazione altoatesina, si potesse nello stesso tempo conseguire la cessazione della controversia tra l’Italia e l’Austria circa l’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946.

In cinque sessioni di lavoro, dal giugno all’ottobre dello scorso anno, i sondaggi effettuati dagli esperti hanno constatato gravi divergenze circa la formula di chiusura della controversia, che l’Austria voleva ancorare alla «internazionalizzazione» degli eventuali provvedimenti interni presi dal Governo italiano, mentre da parte nostra si è insistito nel rappresentare che la cessazione della controversia non doveva comportare l’assunzione di obblighi internazionali maggiori, o comunque diversi, da quelli derivanti all’Italia in base all’Accordo di Parigi. Anche persulla parte sostanziale, e cioè sull’entità delle misure interne ritenute necessarie dal Governo austriaco per rilasciare la cosiddetta «quietanza liberatoria», i sondaggi hanno mostrato notevoli divergenze.

Minuziosi approfondimenti svolti sulle conclusioni della Commissione dei 19 non consentirono alle due delegazioni di trovare, alla fine della 5a sessione, un’intesa su 18 questioni, concernenti settori di notevole rilievo politico e sociale.

L’incontro dei Ministri degli Esteri avutosi nel corso dei lavori della Commissione di esperti, e cioè il 7-8 settembre 1964, ebbe sostanzialmente carattere interlocutorio per consentire ai Ministri di prendere atto delle risultanze dei sondaggi fatti dagli esperti e impartire alcune direttive per il proseguimento dei loro lavori.

Di fronte all’impossibilità di superare sul piano tecnico le divergenze sostanziali sopra accennate, nel novembre 1964 sembropportuno sospendere i contatti a livello degli esperti, ed esperire alcuni sondaggi di carattere riservato. Si giunge così a predisporre gli elementi di decisione che i due Ministri degli Esteri avrebbero potuto utilizzare per un loro successivo incontro. Per quanto riguarda la forma di chiusura della vertenza, fu presa in considerazione una formula che andasse incontro alle essenziali richieste austriache, e cioè la costituzione di un Tribunale arbitrale per le decisioni, secondo diritto, di tutte le controversie concernenti gli accordi bilaterali in vigore fra i due Paesi, prevedendosi anche che, a parte la sua competenza giurisdizionale ordinaria, il Tribunale arbitrale potesse conoscere, in base all’intesa tra le due Parti, altre questioni di comune interesse. In relazione a tale previsione, si conveniva su uno scambio di note in base al quale, per il periodo di quattro anni dall’entrata in vigore dell’Accordo, il Tribunale arbitrale avrebbe potuto esaminare se le misure indicate dal Governo italiano fossero state o meno eseguite. Per quanto, poi, riguarda tali misure, mentre da parte italiana si rimase fermi sulle ultime offerte, si insisté vivamente da parte austriaca sui seguenti punti: segretari comunali, polizia degli spettacoli, nuclei di polizia a disposizione dell’Amministrazione provinciale di Bolzano, nomina da parte di quest’ultima degli intendenti scolastici delle scuole di lingua tedesca e di lingua ladina.

In seguito ai risultati di cui sopra, si convoc l’11 dicembre 1964, il Comitato ristretto dei Ministri. Mi fu impossibile partecipare a quella riunione perché – come sai – ero impegnato alla Camera nella risposta alle interpellanze sui fatti provocati dal passaggio in Italia del presidente della Repubblica del Congo. Al riguardo, per ebbi modo di manifestarti le mie vive preoccupazioni, specie per la formula del Tribunale arbitrale. Esse derivavano e derivano dalla considerazione che la formula proposta consentirebbe interferenze austriache negli affari interni del nostro Paese: come tale, oltre tutto, non vedo come potrebbe venire accolta dal Parlamento.

Di questa opinione si fece interprete nella riunione dell’11 dicembre il Prefetto Giovenco, che mi rappresentava e che nella stessa sede espresse anche i motivi che escludevano di accedere alla richiesta di nuclei di polizia da porre a disposizione dell’Amministrazione provinciale di Bolzano.

Assai piautorevolmente tu stesso, nella citata riunione, manifestasti analoghe riserve e perplessità.

Nell’incontro, che ebbe luogo a Parigi il 16 dicembre 1964(2), pur constatandosi da parte austriaca l’esistenza di un’intesa sostanziale circa la forma di chiusura della controversia, si volle riaprire la discussione su tutte le 18 questioni rimaste aperte dopo la 5a sessione di esperti; solo di fronte alla ferma opposizione italiana, il Ministro Kreisky ripiegsulla tesi che per accettare un accordo sulle basi prospettate occorreva che l’Italia fosse disposta a fare qualche ulteriore concessione in materia di residenza, collocamento al lavoro, istruzione professionale, industria e sviluppo industriale, credito.

Nonostante che il Governo austriaco avesse ben chiara la invalicabilità delle offerte italiane, solo il 30 marzo 1965(3) ha fatto conoscere la sua posizione in merito alle conclusioni di detto incontro: posizione che consiste nel ripetere le richieste altoatesine su 13 dei 15 punti rimasti non concordati dopo Parigi.

Esse tendono, in particolare, ad assicurare alla Provincia ampi poteri legislativi – sia pure di grado diverso – nelle materie economiche, nell’assistenza sanitaria e ospedaliera, nell’edilizia scolastica e nell’istruzione professionale; sono inoltre dirette ad assicurare alla Provincia maggiori poteri amministrativi per quanto concerne il diritto di residenza, il collocamento al lavoro, lo scioglimento degli organi degli Enti locali; si ripete nuovamente l’istanza di creare nuclei di polizia a disposizione della Giunta provinciale di Bolzano.

A mio avviso, la nuova posizione negoziale che gli austriaci tenterebbero di presentare segna, in modo inequivoco, il superamento dell’incontro di Parigi, dal quale superamento dovremmo trarre le conseguenze.

Per questo, tenuto presente il complessivo quadro offertoci dagli ultimi sviluppi della questione, credo necessaria una riunione dei Ministri a breve scadenza, che consenta di approfondire i termini del problema e di assumere le opportune iniziative per

l’ulteriore seguito dell’azione del Governo.

Con ossequi e cordiali saluti.

Cord.

Taviani


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 102, fasc. 629.


2 Vedi D. 4.


3 Vedi D. 44.

54

IL CONSOLE GENERALE A INNSBRUCK, MANCA DI VILLAHERMOSA, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. riservata 3642. Innsbruck, 16 giugno 1965.

Caro Ministro,

rientrando in sede dopo la mia recente visita a Roma, mi sono incontrato a Bolzano con alcune personalità politiche del luogo con le quali ho parlato a lungo del noto problema.

Ritengo opportuno metterti al corrente della situazione che si è determinata in Provincia, nell’eventualità di una ripresa delle trattative. Dopo l’ultimo incontro Saragat- Kreisky a Parigi e la sosta successivamente determinatasi in seguito all’elezione presidenziale e al conseguente rimaneggiamento del nostro Governo, si è gradualmente creata a Bolzano un’atmosfera di preoccupata attesa. Infatti, dopo aver avuto la sensazione che si era ormai vicini alla soluzione, si insinuava il timore di una nuova possibile dilazione a tempo indeterminato.

In questa atmosfera, fatta ad un tempo di speranze e di preoccupazioni, ha ripreso forza da qualche settimana il desiderio di far giungere a Roma una parola di incitamento affinché la questione venga sollecitamente riaffrontata.

Riferendomi solo agli ambienti politici di lingua italiana, da me avvicinati, posso constatare che «grosso modo» i due principali indirizzi sono attualmente i seguenti:

1) la tesi dell’on. Berloffa favorevole ad un’intesa con gli altoatesini di lingua tedesca atta a creare il presupposto di una sincera e duratura distensione degli animi; 2) la tesi del sen. Rosati che vede principalmente nella tutela degli interessi del gruppo etnico italiano una condizione «sine qua non» per raggiungere un accordo.

Ti è noto come l’on. Berloffa, legato all’on. Moro da cordiale amicizia, cerchi di influire su quest’ultimo per far valere il suo punto di vista. Questo è senza dubbio improntato ad una lungimiranza politica che non va sottovalutata, anche se sotto certi aspetti non manca di suscitare qualche critica da parte di determinati gruppi di cittadini italiani. Se alle nostre buone disposizioni corrisponde la buona volontà del gruppo etnico tedesco, tale tesi potrebbe rappresentare nell’attuale momento storico la piidonea via di uscita.

Il sen. Rosati – alla cui dialettica, che tiene principalmente conto della tutela dei valori nazionali, non si pud’altra parte rimanere insensibili – non trova forse a Roma interlocutori del peso di quelli di cui dispone il suo avversario politico, come egli stesso usa definire scherzosamente l’on. Berloffa. La tesi del sen. Rosati viene pervivacemente sostenuta dal Vice- Commissario del Governo, Prefetto Bianco, che come forse saprai, gode della fiducia e della simpatia dell’on. Taviani.

Così stando le cose, temo che le divergenze di indirizzo radicate negli ambienti politici italiani di Bolzano, per non parlare delle correnti trentine, possano determinare a Roma uno stato di incertezza che induca in ultima analisi a procrastinare ulteriormente la soluzione dell’annoso problema. Non ti nego che a mio parere sarebbe questa la meno auspicabile eventualità anche e sopratutto per le reazioni che determinerebbe ad Innsbruck. Il solo sospetto che l’Italia voglia seguire una tattica che qui si giudica temporeggiatrice, contribuirebbe ad inasprire ulteriormente i rapporti che già in queste ultime settimane si sono sensibilmente appesantiti.

È mia impressione che il desiderio di una sollecita soluzione, facendo astrazione dagli ambienti politici sia del Tirolo che dell’Alto Adige, si vada d’altronde sempre pidiffondendo anche in vasti strati della popolazione altoatesina di ambedue i gruppi etnici. Devo aggiungere, per amor di verità, che in campo italiano tale desiderio è ugualmente avvertito sia da quella che possiamo chiamare la tendenza conciliatrice, sia dall’indirizzo piintransigente. «Fare qualcosa» – si dice ovunque – anche se non con piena soddisfazione di tutti, è sempre meglio che non far niente e lasciar l’impressione di voler evadere il problema, favorendo indirettamente una propaganda che trova sempre facili argomenti per accusarci di oscure tattiche machiavelliche.

Mi è grata l’occasione per inviarti, caro Ministro, i miei picordiali saluti

tuo aff.

E. Manca di Villahermosa


DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG.

55 L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 17954/257. Vienna, 23 giugno 1965 (perv. ore 20).

Oggetto: Conferenza stampa Ministro Kreisky su Alto Adige.

In conferenza stampa tenuta oggi dinanzi a corrispondenti esteri qui accreditati, Ministro Esteri Kreisky, sollecitato da un giornalista ad esprimere propria opinione su dichiarazioni fatte recentemente a Bregenz da Magnago («mai i sudtirolesi sono stati così vicini come ora ad una buona soluzione dei loro problemi») (vedasi telespresso Consolato Generale Innsbruck numero 4110/3637/640)2, nonché su risultati trattative bilaterali italo-austriache sinora condotte, ha detto quanto segue:

«In incontro dello scorso dicembre a Parigi con l’allora Ministro Esteri Saragat(3) abbiamo realizzato un risultato molto ampio consistente in un insieme di diritti che i sudtirolesi devono ricevere, come soggetti singoli, come organi provinciali e come enti comunali. Da parte italiana sono mancate le concessioni in sei o sette settori. Il Ministro Saragat ha chiaramente detto di non poter andare oltre, di non poter concedere pidi quanto si era mostrato disposto a concedere.

Noi abbiamo riferito ciai sudtirolesi. Non abbiamo esercitato alcuna pressione su di essi. Li abbiamo informati che gli italiani avevano dichiarato, e in maniera anche drastica, di non poter dare di pi

L’Onorevole Saragat nel frattempo è stato eletto Presidente della Repubblica ed il Ministero degli Esteri è stato assunto da Fanfani. È il quarto Ministro degli Esteri, dopo Segni, Piccioni e Saragat, con il quale devo condurre le trattative. Occorre tener presente che ogni nuovo Ministro degli Esteri ha bisogno di un certo tempo per prendere esattamente conoscenza di tutta la complessa materia. Inoltre l’Onorevole Fanfani è stato impegnato da altri problemi.

Ora aspettiamo un nuovo termine per la ripresa delle trattative e speriamo di giungervi presto. La prossima trattativa non sarà facile.

I sudtirolesi nel frattempo sono andati a Roma a trattare direttamente. Si è avuto l’impressione – ciche deve essere ancora dimostrato – di una certa comprensione da parte dei loro interlocutori. Su cinon ho ancora informazioni precise. Naturalmente sono lieto di ogni successo e di ogni miglioramento che i sudtirolesi potranno ottenere.

Ha ragione Magnago di dire che mai i sudtirolesi sono stati così vicini come ora ad una buona soluzione dei loro problemi, ma se questa sia l’effettiva situazione attuale, non lo so.

Ai sudtirolesi sarà concesso un’alta misura di autonomia ma è sopratutto importante che sia stato posto in chiaro la questione di sapere cosa deve succedere se un’altra volta sorgeranno divergenze di interpretazione sull’Accordo di Parigi».


1 Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. I.


2 Del 18 giugno, non pubblicato.


3 Vedi D. 4.

56 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 28 giugno 1965.

Questo Ambasciatore d’Austria mi ha comunicato stamane di aver ricevuto istruzioni dal suo Governo di rinnovare la proposta – già avanzata da Vienna il 30 marzo

u.s. – per una prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri.

L’Ambasciatore Loewenthal mi ha aggiunto che il Governo di Vienna sperava che, nel corso della riunione dei rappresentanti dei Ministri – da tenersi a data ravvicinata – si potesse giungere ad un accordo di massima in merito ad un nuovo incontro dei due Ministri degli Esteri, che si auspicava potesse aver luogo nel prossimo mese di settembre.

Loewenthal ha infine chiarito che la proposta di un nuovo incontro dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria era fatta da Vienna nell’intento di venire incontro alle preoccupazioni dell’opinione pubblica austriaca circa gli sviluppi della controversia italo-austriaca sull’applicazione dell’Accordo di Parigi.

Mi sono limitato a rispondere al mio interlocutore che prendevo atto delle sue proposte; le avrei inoltrate alle istanze competenti e non avrei mancato, a suo tempo, di fargli conoscere la nostra risposta in merito.


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 103, fasc. 630.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione di Pompei: «Il Presidente mi dice che il Min. Fanfani è d’accordo per un incontro dei “rappresentanti” a fine luglio».

57

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. segreto 2475. Vienna, 30 giugno 1965.

Signor Ministro,

durante un colloquio alla Ballhaus con il Ministro Kirchschlaeger questi mi ha riferito che la missione di Magnago e compagni a Roma, decisa dopo il noto incontro di gennaio ad Innsbruck sul quale avevo particolarmente riferito a V.E. con il mio rapporto del 15 gennaio u.s.2, sarebbe ritornata a Bolzano piuttosto ottimista. Infatti dagli incontri avuti a Roma con esponenti politici italiani, tra cui i segretari dei vari partiti, gli altoatesini avrebbero tratto l’impressione della possibilità di migliorare i risultati raggiunti da Kreisky a Parigi, in quanto le loro richieste sarebbero state ascoltate con molta comprensione e non sarebbero mancate promesse di una loro riconsiderazione.

Ragion per cui ritornati a Bolzano gli altoatesini hanno nuovamente rimbalzato la questione a Vienna invitando la Ballhaus a raccogliere i frutti di quanto sarebbe stato da loro proficuamente seminato a Roma, attraverso nuove conversazioni bilaterali.

Kirchschlaeger ha con me condiviso il dubbio che gli altoatesini si siano fatti piuttosto delle illusioni in quanto è presumibile che nessuno dei loro interlocutori avesse la facoltà né la volontà di assumersi la responsabilità di fare delle promesse.

Non posso nascondere che alla Ballhaus, accusata dai tirolesi di non aver saputo trarre il massimo di concessioni da parte del Governo italiano ed anzi di essersi mostrata propensa ad una soluzione della questione sulla base delle conversazioni di Parigi, si sarebbe preferito che da Roma gli altoatesini fossero tornati con la netta impressione della inutilità della loro insistenza diretta o indiretta per ottenere di pi

D’altra parte, pur rendendosi conto delle difficoltà che si presenteranno in nuove conversazioni, Kirchschlaeger mi ha detto che bisognerà riprenderle perché oramai la stasi dura da troppo tempo. Non mi ha escluso che in ogni caso le conversazioni dovrebbero pur continuare, se non altro per ricercare un mezzo pacifico.

Ho fatto osservare al mio interlocutore la mancanza di realismo da parte dei tirolesi e degli altoatesini i quali avrebbero dovuto rendersi conto dei limiti invalicabili da parte del Governo e del Parlamento italiano e nello stesso tempo del pericolo di ricominciare da capo una discussione su tutte le pretese altoatesine davanti ad un organo internazionale. È infatti evidente che né essi né il Governo di Vienna possono illudersi che si andrebbe eventualmente a discutere davanti a tale organo solamente sulle questioni rimaste insolute. Per noi tutte le questioni sono ancora pendenti: le concessioni progettate sia in sede di Commissione dei 19 sia in sede di trattative bilaterali per giungere ad un compromesso, dopo che l’Accordo Gruber- De Gasperi è stato eseguito, hanno un valore potenziale che purealizzarsi soltanto alla condizione che si raggiunga una soluzione globale e definitiva della controversia sollevata dal Governo austriaco in sede internazionale.

Bisognava poi valutare, oltre al rischio di non ottenere quanto il Governo italiano poteva essere disposto a concedere, il fatto certo di iniziare una nuova procedura destinata per forza di cose a protrarsi almeno per qualche altro anno.

Le impressioni raccolte nel mio colloquio con Kirchschlaeger sono state subito dopo pienamente confermate nella conferenza-stampa che il Ministro degli Esteri ha dedicato ai corrispondenti della stampa estera.

Il Ministro, come aveva affermato al suo ritorno da Parigi, ha apertamente ammesso di aver realizzato in dicembre un risultato molto ampio e ha confermato di aver considerato di preminente valore l’intesa circa un organo che dovrebbe dirimere eventuali controversie sull’interpretazione dell’accordo Gruber- De Gasperi.

Ha anche affermato che l’allora Ministro Saragat aveva chiaramente detto di non poter concedere di pi sottolineando anche di aver informato gli altoatesini che gli italiani avevano dichiarato, e in maniera anche «drastica», di non poter dare di pi Egli quindi ha dato atto che ulteriori trattative non si presenteranno facili, dimostrandosi scettico sui risultati che gli altoatesini avrebbero riportato nei loro colloqui romani.

Ha condiviso con Magnago l’opinione che gli altoatesini mai sono stati così vicini, come ora, ad una buona soluzione del problema ma – ha aggiunto il Ministro – «se sia questa l’effettiva situazione attuale, non lo so». Questa conclusione un po’ sibillina sembra voler puntualizzare una diversa base dell’ottimismo dei due uomini: per Kreisky farebbero testo le conversazioni di Parigi, per Magnago, forse, le illusioni sorte dopo gli approcci romani.

Partendo da queste premesse e dopo aver esaminato diligentemente tutti i documenti ed appunti inviatimi dal Ministero, mi consenta V.E. di sintetizzare il mio subordinato avviso sull’ulteriore corso della controversia.

Nel marzo scorso l’Ambasciatore d’Austria a Roma ha consegnato alla Farnesina un documento con nuove richieste che vanno al di là delle conversazioni di Parigi(3), sollecitando contemporaneamente l’incontro fra due rappresentanti dei Ministri degli Esteri.

Il Governo austriaco, dopo aver temporeggiato in attesa dei sondaggi di Magnago, non poteva evitare questo passo nel momento in cui le stesse richieste venivano presentate in sede interna dagli altoatesini al Capo del Governo.

Sembra ora rendersi indispensabile una decisione sul nostro atteggiamento.

A tal fine bisogna tener conto di due dati fondamentali:

1) il Governo di Vienna si trova nell’impossibilità di concludere un accordo con quello italiano se viene meno il consenso degli altoatesini;

2) d’altra parte il Governo di Vienna si era convinto, dopo l’incontro di Parigi, che il Governo italiano non era pidisposto a fare ulteriori concessioni. Ed è perciche non nutre nessun ottimismo nella ripresa dei negoziati ai quali tuttavia viene spinto dagli altoatesini convinti che si possa ottenere qualcosa di pi

Una nostra decisione sembra essere subordinata a due considerazioni:

- -

Per quanto riguarda la prima riserva, non credo che essa possa costituire motivo di preoccupazione. Ritengo che alla Ballhaus si sarebbe disposti ad accogliere una proposta di incontro fra due rappresentanti dei Ministri degli Esteri durante il corso del mese di luglio o forse anche per i primi di settembre e la proposta di un eventuale incontro dei due Ministri degli Esteri verso la fine di settembre.

Per quanto riguarda la seconda preoccupazione, ritengo che qualora non si raggiunga un accordo definitivo sulla controversia, in qualsiasi tempo e modo il fallimento dovesse avvenire, non c’è dubbio che verrebbe fatta risalire da parte austriaca al Governo italiano la responsabilità per non aver voluto accogliere tutte le domande degli altoatesini. In questo caso sarebbe semmai sempre un organo internazionale che dovrebbe giudicare a posteriori su chi in definitiva questa responsabilità doveva ricadere. Vi è da tenere presente in proposito che il passo austriaco del 30 marzo ha talmente sconvolto le basi delle intese di Parigi, che non a sproposito possiamo dire che è stato il Governo austriaco ad allontanare le possibilità di un accordo.

Ma, comunque, oggi il problema che si presenta è un problema di fondo.

Se si è convinti che il Governo ed il Parlamento italiano non potranno fare altre concessioni, ritengo che non convenga pialimentare illusioni né verso il Governo austriaco né tanto meno verso gli altoatesini.

Perplessità ed incertezze in proposito non potrebbero che essere pregiudizievoli. Con l’andare del tempo gli altoatesini si stanno formando la convinzione di avere a poco a poco acquisito i risultati positivi della Commissione dei 19 e delle conversazioni dei due Ministri degli Esteri. È quindi pericoloso lasciar cristallizzare una situazione che possa confortare l’opinione degli altoatesini. Bisogna pertanto far sapere nei modi migliori agli altoatesini che il Governo italiano ha raggiunto il limite delle concessioni e che se essi non intendono accettarle, le nuove conversazioni bilaterali fra i due Governi non potranno avere altro scopo che quello di ricercare un mezzo pacifico, come previsto dalla risoluzione dell’ONU. L’organo internazionale che verrà scelto dovrà esaminare se l’accordo Gruber- De Gasperi è stato adempiuto: noi ne abbiamo sempre sostenuto l’adempimento e quindi tutte le richieste da essi avanzate dovranno essere esaminate ex novo – ciche evidentemente richiederà un lungo periodo di tempo.

Bisogna in sostanza disilludere gli altoatesini sia sul fatto che si possano strappare al Governo italiano ulteriori concessioni sia sulla possibilità che l’organo internazionale si limiti ad esaminare le questioni che essi ritengono insolute. Se si tiene conto che gli altoatesini, sin dai primi risultati positivi delle conversazioni in sede della Commissione dei 19, hanno avuto sempre il timore di perdere quello che via via andavano acquisendo, ci si renderà conto di quanto difficile sarebbe per essi di respingere tutto il passato per ricominciare la discussione ex-novo davanti ad un organo internazionale.

D’altra parte bisogna anche che gli altoatesini si convincano che essi non possono continuare a giocare su due tableaux: conversazioni in sede interna e conversazioni bilaterali fra i due Governi. O essi scelgono definitivamente una strada, oppure, se si ritorna alle conversazioni bilaterali, queste non potranno ormai che limitare il loro oggetto alla ricerca del mezzo pacifico.

Così facendo sarebbe agevolato il compito dello stesso Governo di Vienna che avrebbe buon gioco per esercitare sugli altoatesini ma sopratutto sul Governo di Innsbruck, che è quello che mena il gioco, la sua influenza per arrivare ad una conclusione.

A me pare che sia giunto il tempo di una nostra iniziativa in tale senso tenuto anche conto che qualunque possa esserne l’esito, da parte nostra non puesservi alcuna tema di errore se siamo convinti che non è possibile concedere di piagli altoatesini e se si è, come dobbiamo essere, convinti che una ripresa dei negoziati con qualche altra eventuale piccola concessione non servirebbe a concludere un accordo.

La nostra iniziativa è tanto piurgente in quanto, pur essendo l’orientamento di questo Governo, come ho cercato di illustrare all’inizio di questo mio rapporto, favorevole in linea di massima alla chiusura della controversia sulla base delle nostre proposte di Parigi, Vienna non ha potuto fare a meno di allinearsi formalmente sulle posizioni degli altoatesini. Le riserve, i timori e perfino i cenni d’intesa che si colgono nelle conversazioni con i responsabili della politica altoatesina dell’Austria, non alterano la presa di posizione ufficiale austriaca comunicata il 30 marzo u.s., con la quale Vienna ha fatto proprie le ulteriori richieste degli altoatesini. Quella presa di posizione è una vera e propria mina posta sotto la nostra posizione negoziale: pipassa il tempo senza una nostra formale risposta, pisembra che noi accettiamo almeno l’impostazione che gli austriaci ora danno alla controversia, e cioè che si tratti ormai di discutere soltanto sui punti «insoluti».

Poiché mi sembra invece di dover escludere che si possa pensare ad una ripresa di negoziati sulla sostanza della controversia, bisognerebbe dire agli austriaci e per conseguenza agli altoatesini che purtroppo non resta null’altro da fare che di trattare su un mezzo pacifico. E a tal fine sarà opportuno, ripeto, che in antecedenza sia fatto chiaramente presente agli altoatesini che ogni loro ulteriore richiesta non puavere successo.

Voglia accogliere, Signor Ministro, i sensi del mio devoto ossequio.

[Enrico Martino]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG.


2 Vedi D. 18.


3 Vedi D. 44.

58

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. segreta 2477. Vienna, 1° luglio 1965.

Caro Gaia,

ti ringrazio per avermi mandato gli appunti e gli studi redatti sulla questione dell’Alto Adige.

Ho ritenuto opportuno di fare un rapporto al Ministro di cui, in via riservata, ti mando copia, per chiarire il mio pensiero sull’ulteriore sviluppo della controversia(2).

Gli appunti che mi hai mandato riflettono giustamente tutte le preoccupazioni in materia e tutte le possibili procedure da seguirsi. Come vedrai da quanto scritto al Ministro, mi pare che bisogna decidersi ad imboccare una via e non rischiare di fare il gioco dei nostri avversari, i quali giocando ormai da anni su due tableaux – interno e bilaterale – continuano a strappare qualche cosa da una parte e qualcosa dall’altra senza mai essere, proprio perché il meccanismo concede sempre una specie di «appello», soddisfatti. D’altra parte non bisogna illudersi che, al punto in cui siamo, facendo qualche altra piccola concessione si arrivi ad una soluzione. Se restasse ancora qualche margine per una concessione, questa dovrebbe semmai essere fatta proprio al momento della reale conclusione di un accordo.

Negli appunti ho letto, tra l’altro, che il Governo italiano aveva promesso di trarre delle conclusioni, da rendere note agli altoatesini sui risultati della Commissione dei 19. Sennonché poi abbiamo trattato direttamente con il Governo austriaco e gli altoatesini sanno perfettamente qual’è il nostro atteggiamento sulla conclusione dei 19.

Sarebbe, mi pare, quindi un’ingenuità che il Governo prendesse ora un determinato atteggiamento sulla conclusione dei 19, quando si sa già in anticipo che esso verrebbe respinto.

Io non sono nemmeno dell’opinione che in mancanza di un accordo si dovrebbe pur sempre fare qualche concessione agli altoatesini quale inizio di adempimento delle proposte della Commissione dei 19. Sarebbe come riconoscere che noi siamo stati inadempienti rispetto all’accordo Gruber- De Gasperi, mentre abbiamo sempre sostenuto il contrario; gli altoatesini ben volentieri accetterebbero quanto noi daremmo loro senza rinunciare per niente a quello che essi pretendono.

Quello che a me pare veramente da escludersi è la speranza di riaprire seriamente il negoziato, salvo che questo non serva a mettere a punto i risultati raggiunti a Parigi. Né mi preoccuperei troppo ormai dei riflessi in sede internazionale. Gli stessi austriaci si rendono conto che difficilmente organi internazionali ci possono fare delle imposizioni, mentre sarebbero molto pipreoccupati se decidiamo di scegliere d’accordo il mezzo pacifico il quale allontanerà ancora per molto tempo una conclusione.

Se invece di adagiarci all’idea, che ho riscontrato abbastanza diffusa, che non potremo sottrarci alla concessione di quanto proposto dalla Commissione dei 19 e di quanto ventilato attraverso le trattative bilaterali, avremo il coraggio di opporci in sede contenziosa a qualsiasi tentativo di iniziare la disputa sulla base della re

lazione della Commissione o, tanto meno, sui documenti scambiati bilateralmente in sede di trattative, e se non lasciamo spiragli alla speranza altoatesina di ridurre la disputa ai punti rimasti insoluti, riportandoci al problema dell’applicazione o meno dell’Accordo Gruber- De Gasperi, la partita per gli altoatesini diventerà molto difficile.

Infine non ti nascondo che mi parrebbe molto utile che tutto quanto il problema sulle forme, i modi ed i tempi dell’ulteriore corso della controversia potesse formare oggetto di una discussione verbale, attraverso la quale si potrebbero meglio apprezzare i vari argomenti e modificare eventualmente i propri.

Gradisci, caro Gaja, i miei picordiali saluti

E. Martino


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG.


2 Vedi D. 57.

59 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1) Appunto(2). Roma, 2 luglio 1965.

Ho visto stamane questo Ambasciatore d’Austria, al quale, in relazione alla comunicazione da lui fattami il 28 giugno u.s.3 e secondo le istruzioni ricevute, ho reso noto quanto segue:

1) da parte italiana non si ha nulla in contrario – in linea di massima – ad un nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, da tenersi verso la fine del corrente mese di luglio. Tale incontro potrebbe aver luogo od a Londra od a Ginevra od in altra città da concordarsi;

2) il nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri dovrà avere – così come i precedenti incontri svoltisi a Londra – carattere assolutamente segreto;

3) il nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri dovrebbe servire a concordare le basi di partenza per una ripresa del negoziato nonché il metodo e la procedura da seguirsi nell’esame della materia tuttora in discussione;

4) per quanto riguarda, invece, un nuovo incontro dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria, da parte italiana si ritiene che esso potrebbe avere utilità ed essere costruttivo solo quando i due Ministri degli Esteri saranno in grado di prendere delle decisioni di carattere sostanziale, il che non sembra possibile se non dopo che sia stata svolta la opportuna, relativa preparazione. Appare quindi difficile che a fine luglio si possa indicare una data per lo svolgimento di un nuovo incontro dei Ministri degli Esteri.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca l’annotazione: «V. dall’On. Ministro».


3 Vedi D. 56.

60 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 8 luglio 1965.

Questo Ambasciatore d’Austria, in relazione alla nostra comunicazione fattagli il 2 luglio u.s.3 circa un nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, mi ha stamane comunicato di aver ricevuto istruzioni dal suo Governo di portare a nostra conoscenza quanto segue:

I. il Governo austriaco è d’accordo circa la data ed il contenuto del nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri, che potrebbe svolgersi fra il 23 luglio e la fine dello stesso mese;

II. da parte austriaca parteciperebbero all’incontro il Ministro Plenipotenziario Rudolf Kirchschlaeger ed il Direttore Generale del Governo Regionale del Tirolo, Kathrein. Si preferirebbe che la riunione avesse luogo a Londra ma non si avrebbe alcuna difficoltà a tenerla a Ginevra;

III. da parte del Governo austriaco si è d’accordo sull’esigenza, prospettata dal Governo italiano, che il nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri abbia carattere assolutamente segreto.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


3 Vedi D. 59.

61 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto 10A/14772. Roma, 21 luglio 1965.

Aderendo ad un precedente suggerimento austriaco, il 2 luglio u.s.3 abbiamo comunicato all’Ambasciatore d’Austria – il quale in data 8 luglio(4) ha a sua volta confermato l’accordo in proposito di Vienna – che eravamo disposti ad effettuare a Londra verso la fine del corrente mese di luglio un nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri. Scopo dell’incontro, che avrà carattere segreto, sarebbe quello di uno scambio di vedute in merito alla possibilità di proseguire il negoziato diretto con l’Austria raccomandato dall’ONU ed entrato, dopo la conclusione dei lavori della Commissione Rossi e dopo l’incontro Saragat- Kreisky del maggio 1964, in una fase concreta.

Ove, a Londra, si constatasse una concordanza di vedute circa l’utilità di una ripresa dei contatti, si dovrebbe convenire:

- - -

Occorre, a tale fine, che i rappresentanti italiani dispongano di appropriate istruzioni. Le annotazioni che seguono mirano a dare un contributo al riguardo.

I. Basi sulle quali potranno essere riprese le conversazioni. Si deve tenere innanzitutto presente che la presa di posizione ufficiale del Governo di Vienna circa il progetto di conclusione della controversia esaminato dai due Ministri degli Esteri nel loro incontro di Parigi del 16 dicembre 1964(5) – quale è stata portata a nostra conoscenza dall’Ambasciatore d’Austria il 30 marzo 1965(6) – ha totalmente modificato i criteri cui si erano ispirati i rappresentanti dei due Governi nel corso dei contatti riservati svoltisi a Londra nel tardo autunno del 1964. La risposta austriaca, insistendo per il totale accoglimento delle 18 questioni rimaste aperte nell’ultimo incontro di Ginevra, ha praticamente riportato il negoziato, per quanto riguarda le eventuali misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine, al punto in cui era al termine della V sessione della Commissione di esperti (25 ottobre 1964). Nel prendere questa posizione, Vienna tenta, evidentemente, di incamerare le concessioni italiane in materia di «garanzia internazionale» circa l’effettiva applicazione delle misure eventualmente annunciate dal Governo italiano. Ora, cisignifica mutare le basi della impostazione accolta a Londra secondo cui le concessioni in questione erano state prospettate solo come contropartita alla rinuncia, da parte austriaca, alle richieste fino allora avanzate in merito alle predette 18 questioni rimaste aperte.

Di fronte a questo atteggiamento austriaco, si puimmaginare, almeno in linea teorica, che un’eventuale ripresa del negoziato possa alternativamente essere impostata in quattro modi diversi:

1) si potrebbe sostenere che, data la situazione determinata dalla presa di posizione di Vienna, tutta la precedente fase negoziale, che ha avuto inizio colla creazione di una Commissione di esperti nel giugno 1964, puconsiderarsi annullata. Le nuove conversazioni italo-austriache dovrebbero quindi tornare alla constatazione dell’avvenuta applicazione o meno dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946 e cioè, in pratica, dovrebbero ripartire dalle posizioni dell’incontro di Zurigo del 27 giugno 1961;

2) si potrebbe proporre ai rappresentanti austriaci la ripresa del negoziato partendo dai risultati raggiunti al termine della III sessione della Commissione di esperti (5 settembre 1964) e dopo il secondo incontro di Ginevra fra i Ministri Saragat e Kreisky (7-8 settembre 1964). Detti risultati, per quanto riguarda le modalità di chiusura della controversia, avevano fatto registrare soltanto un’intesa di massima sulla forma degli atti attraverso cui avrebbe potuto avvenire la chiusura della controversia stessa e, per quanto concerne le misure interne contemplate dal Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine, lasciavano aperte 40 questioni;

3) si potrebbe riprendere il filo delle conversazioni al punto in cui erano rimaste dopo la V sessione degli esperti (25 ottobre 1964), considerando così completamente annullati i risultati dei precedenti contatti riservati che avevano avuto luogo a Londra;

4) si potrebbe, infine, accettando quella che è la piovvia impostazione austriaca, limitarci a rispondere alle richieste contenute nel promemoria consegnatoci il 30 marzo, senza rimettere in discussione altri punti del precedente negoziato.

È evidente che quest’ultima impostazione è per noi del tutto inaccettabile, sia perché incoraggerebbe gli austriaci a continuare nella loro «salami-strategy», di cui confermerebbe l’utilità; sia perché porterebbe ad una soluzione del problema completamente squilibrata; sia, da ultimo, perché non ci consentirebbe alcun margine di manovra per lo sviluppo ulteriore del negoziato.

Anche le ipotesi elencate ai numeri 1) e 2) sembrano presentare aspetti prevalentemente negativi, sopratutto se, nell’attuale fase, ci proponiamo, almeno per un certo tempo, di proseguire il negoziato sia pure ai semplici fini di una «copertura» internazionale e ciper ritardare e far chiedere, da parte austriaca, il passaggio dalle trattative dirette sul merito, alla ricerca del cosiddetto «mezzo pacifico». È difficile immaginare infatti che una nostra proposta nei sensi indicati non venga considerata da parte austriaca, seppure in diversa misura, come negativa.

Se, quindi, il nostro attuale obiettivo è il mantenimento, almeno fino all’autunno prossimo (Assemblea dell’ONU), di una certa «copertura internazionale», sembrerebbe piopportuno proporre agli austriaci una base di partenza tale da dar loro la sensazione che il negoziato riprende in condizioni che consentono di immaginare, sia pure attraverso difficoltà, qualche sviluppo positivo. A tal fine, sembra preferibile proporre che la nuova fase negoziale abbia come punto di partenza i risultati raggiunti al termine della V sessione della Commissione di esperti (18 questioni aperte, per quanto riguarda le eventuali misure interne italiane, e formulazioni alternative dei punti sostanziali dei documenti relativi alla chiusura della controversia). Naturalmente si dovrebbe subito aggiungere che tale base è ricordata solo a titolo indicativo; il che non esclude affatto che le conclusioni cui giunsero gli esperti non debbano essere opportunamente ritoccate nel corso delle conversazioni.

II. Impostazione della nuova fase delle conversazioni. Come si ricorderà, i negoziati, svoltisi l’anno scorso a livello esperti, si erano arrestati ad un punto in cui era sembrato inutile e controproducente proseguirli a livello tecnico.

Si tent, quindi, nelle conversazioni riservate di Londra, di superare il punto morto ricercando un’intesa la quale, da un lato, andasse incontro alla esigenza austriaca di una qualche forma di garanzia per il rilascio della quietanza immediata destinata a porre fine alla controversia internazionale e, dall’altro, prevedesse la rinuncia da parte del Governo di Vienna alla richiesta di altre misure concrete, che a Roma si ritenevano eccessive e pericolose.

Dal momento che il Governo austriaco non ritiene di poterci dare la contropartita che era stata prevista, il tentativo di superare il punto morto va ricercato su basi diverse. In proposito si pucominciare con il sottolineare che, per giungere ad una soluzione equilibrata, ogni nostra eventuale concessione in tema di richieste austriache circa le 18 questioni rimaste aperte al termine dei lavori degli esperti non punon accompagnarsi ad una diminuzione delle garanzie che ci eravamo dichiarati disposti ad accordare.

In un secondo tempo, sopratutto se, come è probabile, le nostre concessioni concrete potranno essere solo di carattere limitato e se, ad esse, dovesse aggiungersi la revisione di alcuni dei punti già concordati, si puprevedere che l’eventuale negoziato dovrà scindersi in due parti:

a) sul piano formale, si potrà esaminare se, entro certi limiti, ad una attenuazione degli aspetti internazionali del procedimento di chiusura della controversia, non possa corrispondere una attenuazione della «quietanza liberatoria» che deve essere rilasciata dal Governo austriaco. In altre parole, il Governo italiano, invece di richiedere al Governo di Vienna una immediata «quietanza liberatoria», potrebbe ritenere sufficiente una dichiarazione con la quale l’Austria – dopo l’avvenuta approvazione da parte del Parlamento italiano del programma delle misure contemplate dal Governo di Roma a favore delle popolazioni altoatesine – affermi la sua piena soddisfazione, rinviando la vera e propria «quietanza liberatoria» al momento

in cui le misure stesse saranno state applicate. Alla rinuncia italiana a richiedere l’immediata «quietanza liberatoria» dovrebbe corrispondere la rinuncia di Vienna a richiedere la «garanzia internazionale» circa le misure interne italiane.

b) Sul piano delle misure concrete a favore delle popolazioni altoatesine, a nostre eventuali ulteriori concessioni potrebbe corrispondere la revisione, a nostro favore, di altri punti che potrebbe sembrare utile ritoccare, specialmente fra quelli che, essendo stati approvati all’unanimità dalla Commissione dei 19, non sono stati presi in esame dagli esperti.

Queste indicazioni di larga massima, se approvate, potrebbero essere sufficienti per l’impostazione delle prossime conversazioni di Londra. Ma, in vista di un eventuale ulteriore negoziato, sarebbe utile conoscere fin d’ora:

- -

III. Procedura da seguire nell’esame delle materie in discussione. Con ogni probabilità da parte austriaca si proporrà che, ove si decida di continuare il negoziato, esso prosegua, anche nella sua nuova fase, con le stesse modalità con cui si è svolto lo scorso anno; cioè attraverso ulteriori sessioni della Commissione di esperti, cui dovrebbe far seguito un nuovo incontro dei Ministri degli Esteri. Vienna ha infatti sempre dimostrato un chiaro interesse, sia a dare la massima pubblicità possibile ai contatti con Roma (ciche pumeglio fare se la Commissione di esperti riprende i suoi lavori), sia a dare soddisfazione ai rappresentanti del Governo del Tirolo, attraverso la diretta partecipazione di alcuni dei suoi membri alla Commissione di esperti.

Il nostro interesse è invece opposto, sia per impedire l’eventuale ripresa dell’attività terroristica in Alto Adige, che finora ha coinciso con lo svolgimento degli incontri internazionali, sia per evitare la circolazione prematura di notizie parziali ad opera di ambienti interessati ad allarmare particolari settori dell’opinione pubblica italiana.

D’altra parte è difficile immaginare che Vienna rinunci totalmente alla Commissione di esperti o a qualche organismo consimile, mentre si pupensare invece che gli austriaci, pur di proseguire il negoziato, possano accettare, per quanto riguarda la procedura, qualche istanza che, limitando i compiti degli esperti, possa meglio garantire la segretezza della parte essenziale delle conversazioni.

A tal fine, si potrebbe proporre agli austriaci che il negoziato riguardante gli aspetti giuridici della controversia venga riservato ai rappresentanti dei Ministri, che in un loro eventuale nuovo incontro – che dovrà anch’esso avere carattere segreto – potrebbero essere accompagnati da un terzo elemento. La Commissione di esperti, ridotta di numero, potrebbe invece continuare, in una o due sessioni, dedicate alla parte sostanziale della trattativa, l’esame delle materie su cui non si è finora raggiunto alcun accordo.

In via alternativa, si potrebbe proporre che i lavori delle due Delegazioni della Commissione di esperti si svolgano separatamente e parallelamente, presso i rispettivi Ministeri degli Esteri, e che eventuali proposte e controproposte vengano di volta in volta scambiate per via diplomatica. In tal caso si potrebbe immaginare che i risultati di tali scambi di vedute vengano compendiati al loro termine nel corso di una riunione ristretta di due rappresentanti per parte delle rispettive Commissioni di esperti.

Al termine della presente esposizione converrà formulare alcune considerazioni finali.

A) I contatti previsti mirano alla ripresa delle conversazioni con l’Austria, sopratutto per migliorare la nostra posizione internazionale. Le indicazioni che si hanno circa le intenzioni austriache inducono a prevedere che anche da parte di Vienna si accetterà la ripresa del negoziato per ragioni, in questo caso, sopratutto di politica interna. Ma non è pensabile che eventuali conversazioni sulle linee sopra indicate possano portare a risultati positivi, a meno di imprevedibili concessioni in relazione alle pirecenti richieste presentate tanto da parte altoatesina quanto da parte austriaca. Non si deve dimenticare che il rilascio di una quietanza da parte austriaca è connesso in qualche modo con il problema delle garanzie e che i rappresentanti austriaci finora hanno dimostrato di non volersi accontentare di garanzie di carattere puramente interno.

B) Quando ci si dovesse inoltrare nelle previste conversazioni, sarebbe conveniente valutare l’opportunità, sia ai fini di rafforzare la nostra posizione, sia in vista dell’eventuale necessità di porre termine al negoziato diretto sul merito per decidere il passaggio alla ricerca del cosiddetto mezzo pacifico, che, ad un certo momento, il Governo faccia una dichiarazione per precisare la propria posizione nei confronti della relazione della Commissione dei 19, presentatagli fin dal 10 aprile 1964.

Non vi è dubbio, infatti, che una mancata precisazione della posizione del Governo in merito alle risultanze dei 19 pualimentare aspettative sul piano interno e su quello internazionale; aspettative che possono determinare un appesantimento della nostra posizione negoziale e che ci possono particolarmente indebolire nel caso che si dovesse ricorrere al mezzo pacifico.

C) Ci si deve chiedere, infine, se, nel corso di eventuali conversazioni, non sia nel nostro interesse assicurarci che eventuali controversie future circa l’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber, siano «spoliticizzate» ed esaminate in base a criteri esclusivamente giuridici. Cipone il problema se non convenga a noi di richiedere fin d’ora che si riconosca che tali controversie debbono essere giudicate «secondo diritto», attribuendo la competenza del giudizio ad un organo giurisdizionale, quale la Corte dell’Aja, secondo le proposte da noi già avanzate a suo tempo e secondo la tesi costantemente da noi sostenuta nei dibattiti all’ONU.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione di Gaja sul primo foglio: «V. dall’On. Ministro. 24 luglio. R.G.».


3 Vedi D. 59.


4 Vedi D. 60.


5 Vedi D. 4.


6 Vedi D. 44.


7 Non rinvenuto.

2

Redatta su carta intestata dell’Österreichische Volkspartei.


Vedi D. 36. 4 Per la risposta vedi D. 66.

63 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). Roma, 24 luglio 1965.

In relazione all’Appunto n. 1477 in data 21 luglio(3), relativo ad una eventuale ripresa delle conversazioni sull’Alto Adige, l’Onorevole Ministro ha disposto quanto segue:

1) Si potrà riprendere contatto con gli austriaci nelle giornate del 28 e 29 luglio a Londra. Tale ripresa di contatto, che dovrà avere carattere assolutamente segreto (le locali Ambasciate non dovranno, per il momento, esserne informate), dovrà essere effettuata, da parte italiana, dall’Ambasciatore Toscano e dal Ministro Gaja. Come è noto, da parte austriaca sono stati designati a suo tempo, a tale stesso fine, il Ministro Kirchschläger e il Landesamtsdirektor Kathrein.

2) Da parte italiana, conformemente alle proposte contenute nell’Appunto citato, si dovrà far presente che eventuali prossime conversazioni dovranno prendere per base le conclusioni cui erano pervenuti gli esperti nella loro 5a sessione a Ginevra.

3) Quanto all’impostazione che dovrà essere data al proseguimento delle conversazioni, l’On. Ministro è dell’opinione che ci si possa servire, a titolo indicativo, a Londra, delle direttive contenute nell’Appunto citato. Esse dovranno essere approfondite nell’ulteriore corso delle conversazioni.

4) Da parte italiana si potrà proporre un’ulteriore riunione segreta di rappresentanti dei Ministri, che potrà aver luogo a Londra o a Ginevra all’inizio del prossimo settembre. Ove tale riunione venisse a coincidere con il viaggio in America Latina dell’On. Presidente della Repubblica, sarebbe in tal modo pifacile rinviare ulteriori contatti fino al prossimo mese di ottobre. Questo secondo incontro a carattere segreto dovrebbe servire ad impostare, in maniera piapprofondita, le possibilità di un ulteriore sviluppo delle conversazioni per quanto riguarda le parti formali della controversia. A tale proposito potrà, fra l’altro, essere approfondita l’idea di una possibile attenuazione della quietanza liberatoria che deve essere rilasciata [dal] Governo austriaco contro un’attenuazione degli aspetti internazionali del progetto di chiusura della controversia. Le misure concrete a favore delle popolazioni altoatesine dovranno invece essere esaminate in una ulteriore riunione di esperti, che potrebbe aver luogo, ad esempio, nel corso del mese di ottobre.

5) Per quanto riguarda piin particolare l’eventuale svolgimento di tali lavori degli esperti, sarebbe preferibile che le due delegazioni lavorassero separatamente e parallelamente presso i rispettivi Ministeri degli Esteri, scambiando di volta in volta le loro conclusioni per normale via diplomatica. Soltanto al termine di tali scambi di vedute potrebbe essere previsto un incontro conclusivo di una ristretta rappresentanza delle due delegazioni. Se, da parte austriaca, si riscontrasse una forte resistenza all’accoglimento di tale proposta, potranno essere naturalmente esaminate altre eventualità, che si discostino meno dalla procedura seguita in passato.

6) L’On. Ministro ha rilevato che l’Appunto sopra ricordato pone una serie ulteriore di problemi, che certamente dovranno essere affrontati prima dello sviluppo vero e proprio della nuova fase dei negoziati. Egli ritiene che, tuttavia, una decisione su tali punti non sia essenziale ai fini del prossimo contatto preliminare di Londra.

7) Ove si insistesse, da parte austriaca, per un prossimo incontro dei due Ministri degli Esteri, i rappresentanti italiani potranno far presente che non vi è, da parte italiana, alcuna obiezione a che l’incontro avvenga, purché esso abbia luogo quando il materiale elaborato sul piano tecnico sia tale da consentire una decisione a livello politico. In linea di massima non è prevedibile, allo stato attuale delle cose, che tale incontro possa aver luogo quindi prima della fine dell’autunno o del prossimo inverno.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 61.

64 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). Roma, 30 luglio 1965.

I. Per la prima volta, dopo l’incontro di Parigi Saragat- Kreisky del 16 dicembre 1964(3), sono stati ripresi i contatti con i rappresentanti austriaci in merito ai pirecenti sviluppi della questione altoatesina.

Tali contatti, che hanno avuto carattere segreto, si sono svolti a Londra nelle giornate del 28-29 corr. Vi hanno preso parte il Ministro Kirchschlaeger, Capo Gabinetto del Ministro Kreisky, e il Dr. Kathrein, Landesamtsdirektor del Governo regionale tirolese da parte austriaca; l’Ambasciatore Toscano e il Ministro Gaja, da parte italiana.

Secondo le istruzioni impartite dall’on. Ministro(4), detti contatti hanno avuto carattere meramente esplorativo. Nel corso di essi si è cercato, in primo luogo, di esaminare la situazione che si è venuta a creare in seguito alle varie prese di posizione austriache, tirolesi ed altoatesine successive al 16 dicembre u.s. Quindi si è passati a studiare su quali basi potrebbero essere riprese eventuali trattative, da ultimo, si è tentato di individuare quale sarebbe la procedura migliore per un’eventuale nuova fase del negoziato.

Le conversazioni di Londra hanno occupato varie ore delle due giornate. Esse si sono svolte in un’atmosfera di franchezza, pur non essendo mancati momenti non privi di tensione. Senza stare a riprodurre in forma di vero e proprio verbale lo svolgimento delle conversazioni, le quali non sono avvenute in base ad un preciso ordine del giorno preventivamente concordato, si tenterà di dare qui appresso un quadro adeguato del loro contenuto e delle impressioni, che da esse possono essere rilevate.

II. a) Da parte italiana si è esordito esponendo in forma fortemente critica la valutazione della situazione quale ci è apparsa dopo la presa di posizione di Vienna, sia durante l’incontro di Parigi, sia in successive dichiarazioni di uomini politici austriaci, sia nelle comunicazioni ufficiali, fino alla nota del 30 marzo u.s.5. È stato sottolineato come, a fianco di queste azioni ufficiali, abbia avuto luogo nello stesso tempo un’azione ufficiosa, intesa ad accertare se non potessero essere ottenute altre conclusioni sia sul piano internazionale che sul piano interno. Questa seconda azione è stata svolta in particolare da parte dei rappresentanti altoatesini. Probabilmente anche in relazione a questa azione, effettuata spesso presso istanze italiane irresponsabili e pertanto non idonee a dare impressioni esatte, si è giunti alla risposta austriaca del 30 marzo, che, dal punto di vista italiano, puessere valutata soltanto in modo del tutto negativo. Pidi qualsiasi altra persona, i rappresentanti austriaci potevano rendersi conto del carattere assolutamente non costruttivo di tale presa di posizione; in quanto essi non ignoravano che i precedenti contatti segreti di Londra avevano avuto come base la ricerca di una soluzione di compromesso fondata, da un lato, sopra una concessione di qualche «garanzia» a favore dell’Austria, dall’altro, sull’abbandono, da parte austriaca, delle richieste relative ai 18 punti rimasti aperti dopo la V sessione degli esperti.

b) In seguito alla presa di posizione austriaca del 30 marzo u.s., tutta la base logica delle trattative segrete di Londra dopo la V sessione degli esperti veniva a mancare. Occorreva, quindi, riprendere gli sforzi per un accordo di compromesso partendo dall’esame degli stessi problemi, che erano stati lasciati aperti al termine dei lavori degli esperti. D’altronde quanto era accaduto in questi anni aveva provato che il compromesso cercato a Parigi non era stato ritenuto soddisfacente almeno in certi ambienti austriaci ed altoatesini. I contatti che gli esponenti altoatesini avevano avuto a Roma ci avevano dato l’impressione che questi ultimi tenessero molto di piad una estensione delle concessioni a favore della Provincia di Bolzano, piuttosto che ad una garanzia internazionale di esse. Inoltre, era apparso chiaro che molte delle richieste della SVP erano state avanzate a puro titolo negoziale, essendo gli interessati perfettamente convinti che dette richieste erano del tutto inaccettabili da parte del Governo italiano.

Tutto cipremesso, sembrava, da parte italiana, che fosse possibile e utile fare un nuovo tentativo per raggiungere un accordo ma che cinon potesse avvenire se non su di una formula che, se da un lato prevedeva qualche maggiore concessione a favore della Provincia di Bolzano, dall’altro, per ragioni di equilibrio, contemplasse qualche tipo di garanzia minore o diversa da quanto era stato discusso a Parigi.

Questa impostazione è stata precisata in un momento ulteriore, sottolineando che potrebbe essere «esplorata» altresì una attenuazione delle garanzie italiane in relazione ad una eventuale attenuazione della quietanza austriaca nonché qualche ulteriore concessione sui 18 punti rimasti aperti di fronte a qualche revisione di altri punti già concessi. A questo proposito, si è accennato al fatto che una franca discussione di alcuni fra tali punti avrebbe probabilmente potuto consentire di venire incontro in concreto ad alcune richieste altoatesine, senza ricorrere alle formule legislative finora prese in esame.

Tali, secondo l’esposizione italiana, avrebbero potuto essere, a titolo indicativo, le basi per una ripresa dei contatti al fine di giungere ad un nuovo accordo.

- - -

III. a) Da parte austriaca si è dimostrato di non essere insensibili alla fondatezza delle critiche da noi rivolte all’atteggiamento tenuto dal Governo di Vienna nel periodo successivo al 16 dicembre 1964. Comunque, si è cercato di giustificarlo accennando al fatto che l’Austria non poteva fare a meno di tenere conto dei desideri dei rappresentanti della popolazione altoatesina. La posizione finale da essa assunta non poteva quindidistaccarsi da quella della Volkspartei. È stato facile ribattere che questa giustificazione sembrava meno valida proprio sulle labbra dei rappresentanti austriaci, sia perché essi avevano avuto durante tutte le trattative di Ginevra la possibilità di tenersi in stretto contatto con i rappresentanti altoatesini, sia perché una simile riserva non era stata mai avanzata nel corso dei contatti segreti di Londra e nello stesso incontro di Parigi.

- - - -

È sembrato evidente altresì che, da parte austriaca, si pensasse di insistere per la discussione dei 13 punti ricordati nella lista del 30 marzo per ottenere, in via di compromesso, di giungere alla discussione dei cinque punti proposti da Kreisky durante l’incontro di Parigi del 16 dicembre. È parso, anche, che a Vienna si ritenesse, inoltre, di poter ricorrere, come mezzo di pressione nei nostri confronti, alla minaccia di accettare, puramente o semplicemente, o con piccole variazioni, le proposte discusse a Parigi.

Da parte italiana si è subito detto molto chiaramente che non si sarebbe considerata un’ipotesi del genere né realistica, né seria. Se, dopo l’azione svolta in tutti questi casi per dimostrare l’insufficienza delle concessioni fatte da parte italiana, il Governo austriaco avesse ritenuto oggi di accettare puramente e semplicemente le proposte di Parigi, ciavrebbe provato che le richieste fatte sia da Vienna che da Bolzano non avevano un fondamento sostanziale, ma erano state fatte a semplici fini negoziali; e ciavrebbe potuto renderci ancora piperplessi circa l’opportunità di accogliere globalmente anche le altre precedenti richieste. Una clausola di revisione non era poi accettabile perché, oltre ad essere in contrasto con i principi cui si era espressamente ispirata la Delegazione italiana durante il corso di tutte le trattative a Ginevra ed a Londra, essa avrebbe riaperto, anziché chiuso, la controversia. Non era poi immaginabile una discussione sopra le richieste di Kreisky a Parigi senza accettare al tempo stesso, implicitamente, anche una discussione sopra le altre successive richieste austriache. Tutto ciportava a dover ritenere completamente superata la fase negoziale iniziata con i primi contatti segreti di Londra.

c) Di fronte alla ferma opposizione italiana, i rappresentanti austriaci hanno confermato che il Governo di Vienna era d’accordo, sia sull’opportunità di continuare negoziati diretti per trovare una soluzione alla controversia in corso, sia sulla necessità che tale soluzione fosse una soluzione di compromesso.

Quanto alla proposta italiana di un ulteriore incontro per esaminare le basi da cui partire per una nuova fase negoziale, i rappresentanti austriaci, che non avevano previsto una simile posizione italiana, non erano in grado di prendere immediatamente posizione in proposito. La questione, d’altra parte, sembrava sorpassare la competenza dello stesso Ministro Kreisky, il quale, molto probabilmente, avrebbe dovuto riferire al Cancelliere ed al Consiglio dei Ministri (nonché al Governo regionale del Tirolo ed agli altoatesini), circa la nuova impostazione da dare ai negoziati. Da parte austriaca si sarebbe quindi cercato di riferire al Ministro Kreisky nel corso della giornata del 30 (o eventualmente fra il 2 ed il 4 agosto) sopra il contenuto dei colloqui e si sarebbe poi fatto sapere a Roma per via diplomatica se si sarebbe potuto far luogo, o meno, ad un nuovo incontro, di carattere segreto, che avrebbe potuto essere effettuato nuovamente a Londra al principio o alla fine del prossimo mese di settembre.

IV. Nonostante che a Vienna si dovesse già avere indicazioni sufficienti sulla nostra posizione, è sembrato effettivamente che i rappresentanti austriaci non si attendessero una nostra così precisa e ferma presa di posizione a favore di una impostazione totalmente nuova del negoziato. Per quanto essi abbiano cercato di darci l’impressione di una certa delusione, sembra si possa ritenere che da parte austriaca si finirà con l’accogliere la proposta di un nuovo incontro di carattere segreto, ciche implicitamente confermerebbe l’accettazione della posizione italiana secondo la quale eventuali nuovi negoziati dovranno avere come loro punto di partenza i risultati della V Commissione di Esperti, cancellando così le varie proposte di package-deal che erano state prese in esame nei contatti successivi di Londra.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1262.


2 Redatto sulla base del resoconto manoscritto annotato dallo stesso Gaja nel corso della riunione


3 Vedi D. 4.


4 Vedi D. 63.


5 Vedi D. 44.

65 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). Roma, 30 luglio 1965.

In relazione alle conversazioni segrete che hanno avuto luogo a Londra con i rappresentanti austriaci il 28 e 29 corr.3, questo Ambasciatore d’Austria mi ha comunicato oggi di aver avuto l’incarico di informarmi di quanto segue:

1) Il Ministro Kreisky tiene molto a che un ulteriore incontro segreto possa aver luogo, allo stesso livello e con le stesse modalità, nel corso del prossimo mese di settembre;

2) Circa l’impostazione delle prossime conversazioni, lo stesso Ministro Kreisky dovrà riferire al Cancelliere e al Consiglio dei Ministri, e non potrà quindi darci indicazioni piprecise circa il punto di vista austriaco se non fra qualche tempo.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/1, s.fasc. 22.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 64.

66

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO, AL CANCELLIERE FEDERALE D’AUSTRIA, KLAUS(1)

L. Roma, 3 agosto 1965.

Onorevolissimo Signor Cancelliere Federale,

ho ben ricevuto la sua cortese lettera in data 21 luglio u.s.2 della quale vivamente la ringrazio.

Come ella giustamente fa rilevare, l’attività di governo così intensa in questi ultimi tempi nei nostri due paesi ci ha tolto la possibilità di un incontro privato, sul piano della nostra comunanza di ideali, benché entrambi fossimo convinti dell’utilità di un tale contatto.

Le sono percigrato dell’iniziativa e per parte mia, se ella avesse l’intenzione di recarsi, sia pure per brevi giorni nella sua villa di Albisola, sarei lieto di cogliere l’occasione per incontrarla in un punto adeguato del suo percorso in territorio italiano.

Nell’attesa di una sua gradita risposta voglia accogliere, Signor Cancelliere Federale, i sensi della mia pialta considerazione.

[Aldo Moro]


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 103, fasc. 632.


2 Vedi D. 62.

67

IL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, KIRCHSCHLÄGER, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. Vienna, 6 agosto 1965.

Sehr verehrter Freund!

Sie werden sicher verstehen, dass Bundesminister Kreisky die sehr schwerwiegenden Fragen, die wir bei unserer letzten Begegnung ertert haben, auch mit jenen besprechen wollte, die mit ihm die Verantwortung f diese Verhandlungen tragen.

Sie haben auf Grund meines Kabels an die Botschaft sicher schon geht, dass wir ab 13. September wieder gesprächsbereit sind. Die Verschiebung des Datums bis

13. ergibt sich daraus, dass wir versuchen wollen, in den noch offenen Punkten weniger nach juristischen, als nach praktischen Lungen zu suchen. Ich glaube, dass wir damit eine Ihrer Anregungen aufgreifen. Ich muss Ihnen allerdings in diesem Zusammenhang auch sagen, dass die Bedeutung der Verankerung sehr hoch eingeschätzt wird und ich daher nicht glaube, bei unserer nächsten Begegnung von diesem Begehren abgehen zu knen.

Ich wollte Ihnen dies in aller Eile vor dem Antritt des ersten Teiles meines Urlaubes noch mitteilen und bleibe mit allen guten Wschen f Sie, verehrter Freund, und Professor Toscano.

In steter Verbundenheit Ihr

Rudolf Kirchschläger

TRADUZIONE

Gentilissimo amico,

ella comprenderà certamente che il Ministro Federale Kreisky abbia desiderato che le importantissime questioni da noi esaminate nel nostro ultimo incontro(2) venissero da lui discusse anche con coloro che hanno, insieme con lui, la responsabilità di queste trattative.

Dal mio telegramma all’Ambasciata, ella è certamente già informata che noi siamo pronti a riprendere le conversazioni a partire dal 13 settembre. Il rinvio della data al 13 è dovuto al fatto che noi abbiamo l’intenzione di tentare di trovare, per le questioni tuttora aperte, soluzioni non tanto di carattere giuridico quanto di carattere pratico. Ritengo che in questo modo noi ci rifacciamo ad una delle sue indicazioni. Devo comunque dirle, a questo proposito, che qui si attribuisce all’«ancoraggio» un’importanza assai rilevante, e che io non credo, pertanto, di potere, nel nostro prossimo incontro, prescindere da tale richiesta.

Questo desideravo ancora comunicarle in gran fretta, prima di iniziare la prima parte delle mie vacanze. Resto, con i migliori auguri per lei, gentilissimo amico, e per il Professor Toscano(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Vedi D. 64.


3 Per la risposta vedi D. 68.

68

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, KIRCHSCHLÄGER(1)

L. Roma, 14 agosto 1965.

Gentilissimo amico,

rispondo alla sua lettera del 6 corr.2 nella quale ella mi annuncia che da parte austriaca si sarebbe pronti a riprendere le conversazioni a partire dal 13 settembre. Mentre mi rendo conto dei motivi che le suggeriscono di proporre tale data, devo farle presente che, come le avevo già accennato a Londra e come ho ripetuto a questo incaricato d’affari d’Austria, tanto il Prof. Toscano che io stesso abbiamo, nella seconda metà di settembre, vari impegni che ci impedirebbero di partecipare alle conversazioni, se non negli ultimi giorni di quel mese. Inoltre, nella seconda metà di settembre avrà luogo, come le sarà noto, il viaggio in Sud America del Presidente della Repubblica, che sarà accompagnato dall’on. Ministro degli Affari Esteri. Se si tiene conto di queste circostanze, il fatto che da parte austriaca non si possano riprendere le conversazioni che dopo il 13 settembre, significa, in pratica, che noi ci potremmo rivedere o alla fine di settembre o nei primissimi giorni di ottobre.

Sono lieto, nell’interesse del successo delle nostre prossime conversazioni, di sentire che, come lei mi scrive, da parte austriaca si ha l’intenzione di tentare di trovare, per le questioni tuttora aperte, soluzioni di carattere pratico piche giuridico. Mi sembra questo un passo che non potrà non facilitare l’auspicata chiusura della controversia.

Quanto all’«ancoraggio» al quale lei accenna, la nostra posizione le è ben nota ed è quella che ho avuto occasione di esporle a Londra. Capisco l’interesse cui ella mi accenna, ma credo che il sistema cui abbiamo accennato potrebbe senz’altro offrire all’Austria garanzie giuridiche adeguate e corrispondenti agli impegni che il Governo di Vienna vorrà prendere.

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Vedi D. 67.

69 COLLOQUIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO, CON IL CANCELLIERE FEDERALE D’AUSTRIA, KLAUS(1) ([Cavalese]2, 26 agosto 1965)

Appunto(3).

Ho ricevuto, su sua richiesta, in visita privata e riservata il Cancelliere austriaco Klaus la mattina del 26 luglio(4) scorso. Per dolorosa coincidenza la sera del 26 avveniva l’eccidio di Sesto. Probabilmente l’immediata successione degli avvenimenti ha contribuito a dare al messaggio del Cancelliere quel tono sincero e commosso, che ha contribuito ad attenuare, nei limiti del possibile, la tensione tra i due paesi a seguito della dolorosa vicenda.

Il Cancelliere ha intenzionalmente allargato il discorso a vari temi di politica internazionale, lasciando entrare solo alla fine del colloquio il problema dell’Alto Adige.

Quasi per significare il grande interesse che ha l’Austria a buoni rapporti con l’Italia su di un piano generale nel quale il tema Alto Adige è un punto particolare, anche se di notevole importanza.

Sulla situazione internazionale ha manifestato forte preoccupazione, sopratutto in relazione al Viet- Nam, notando che, al di là degli episodi di tensione che di volta in volta agitano la scena internazionale, la pace del mondo non risulta assestata su basi solide, ma rimane fragile e precaria. Si è accennato alla Cina ed al problema del suo riconoscimento ed inserimento nell’ONU. A questo proposito, su sua domanda, ho precisato l’atteggiamento italiano, incentrato sulla scelta del momento piopportuno e sulla preoccupazione di non lasciare isolati gli USA. Ho anche ricordato che gli USA non ignorano il valore di stabilizzazione mondiale che puassumere l’instaurazione di rapporti con la Cina in condizione di equilibrio e di chiarezza politica, ma che non possono accettare l’abbandono di Formosa, finora richiesto dalla Cina comunista.

Il Cancelliere ha anche sottolineato, nel quadro di una pacifica evoluzione della situazione mondiale, la volontà dell’Austria di tenere vivi i rapporti con i paesi dell’Est europeo, nei quali riscontra un sincero desiderio di contatto con l’Occidente. Mi ha detto che si attende a Vienna la visita del Maresciallo Tito e, mi pare, dei Romeni. Ho osservato che una visita italiana in Jugoslavia è in preparazione e che questi contatti sono anche incoraggiati dagli USA. Abbiamo insieme rilevato che la riforma economica in Jugoslavia avvicina sempre di piquesto Paese all’Occidente. Sul piano della economia libera e competitiva, ha osservato Klaus, questo sbocco verso l’Occidente diventa inevitabile. Egli mostrava di credere, su queste basi, ad un pilargo sviluppo di solidarietà europea, da promuovere sopratutto attraverso fitti e crescenti rapporti bilaterali. Mi ha detto che in autunno conta di andare a Washington, ma non ho capito se pensi di andare all’ONU.

Klaus ha anche mostrato grande interesse per i problemi del MEC e mi ha domandato impressioni e previsioni sulla crisi in atto. Gli ho detto del nostro desiderio e sforzo per riprendere i contatti con la Francia, che ha lasciato sorgere la crisi comunitaria senza neppure prendere il tempo necessario per un piapprofondito esame. Gli ho detto che il pensiero dei francesi è per ora indecifrabile e che si puimmaginare che un vero contatto possa aversi dopo le duplici elezioni francese e tedesca. Si pualmeno temere che si vogliano ridimensionare e ritoccare i trattati. Non vi è pernessun elemento di certezza. Klaus mi ha detto che si trovava in Francia al momento della crisi e che ne è stato molto colpito. Ha mostrato di avere perfiducia in De Gaulle come uomo di alto senso politico e di responsabilità. Ha ribadito il grande interesse austriaco a stabilire particolari rapporti con il MEC. Io gli ho confermato la nostra amichevole buona disposizione, pur rilevando che questo momento di crisi rende difficile ogni sviluppo dell’organizzazione. Ne ho tratto spunto per auspicare un felice superamento della crisi.

Klaus ha detto poi delle difficoltà che incontra nell’avvicinamento al MEC, all’interno per alcuni settori dogmatici del partito socialista, ai quali perKreisky è rimasto insensibile, all’esterno per la resistenza dell’URSS. L’Unione Sovietica tenta di distogliere l’Austria da questo accordo, facendo presenti i rischi dell’Anschluss e di un sostanziale inserimento nella NATO. Ma l’Austria resiste, ritenendo sì incompatibile con la sua neutralità istituzionale una piena appartenenza al MEC, ma assumendo possibile e desiderabile un accordo speciale, che vada al di là del trattato di commercio che l’URSS consente e suggerisce, ma l’Austria ritiene insufficiente.

Senza apparente collegamento con queste considerazioni il Cancelliere ha poi rinnovato il suo apprezzamento per il MEC e l’auspicio che esso superi la sua crisi, ma osservando che l’organizzazione economica dei Sei dovrebbe essere tenuta nettamente distinta dalla costruzione politica dell’Europa, un processo, quest’ultimo, da promuovere, ma in altra sede e con altri mezzi. Ho risposto che il solo fatto che la Gran Bretagna sia fuori del MEC esclude che l’unione politica si possa fondare esclusivamente sulle basi della comunità economica, ma che vi sono impliciti in essa fattori politici indicati nei trattati (accenni di sovranazionalità) e nei loro naturali sviluppi.

Il processo di unificazione politica è complesso e difficile, sicché non puessere trascurato nessun elemento (dentro e fuori le organizzazioni esistenti) atto a portarlo avanti.

Il Cancelliere ha mostrato molto scetticismo circa la possibilità di un accordo globale MEC- EFTA ed insistito sull’importanza dei rapporti bilaterali e dei contatti limitati, là dove essi sono pinaturali, facili e fecondi. Tra essi, evidentemente, la sistemazione MEC- Austria.

Parlando poi dei rapporti con i vicini, ha introdotto il tema del trattamento delle minoranze, facendo presenti le esperienze molto soddisfacenti fatte dall’Austria in confronto delle minoranze slovene. Ha detto di essersi impegnato personalmente e con successo. Non tutto ancora è a posto, ma il processo è avviato e l’Austria pucontare sulla lealtà di queste popolazioni che in un primo tempo erano state sobillate.

Così il discorso è caduto sul problema dell’Alto Adige, per il quale il Cancelliere ha confermato il suo auspicio ed il suo impegno per la soluzione del problema politico posto in questi anni. Ha mostrato di volerne delimitare la portata, non solo in rapporto al complesso dei rapporti italo-austriaci, ma anche per quanto riguarda le aspirazioni delle popolazioni, che si riducono alla richiesta di una sostanziale autonomia atta a garantire la conservazione del gruppo etnico nella sua consistenza culturale e nella sua vitalità economica. Ha accuratamente evitato di entrare in qualsiasi dettaglio che è, ha detto, di competenza dei Ministri degli Esteri, mostrando di volere dissipare ogni impressione di dissenso tra lui e Kreisky, del quale ha detto molto bene. Chiedeva una conferma della nostra volontà di trattare e concludere e di venire incontro alle attese degli altoatesini, così come le aveva chiarite e delimitate.

Ho detto che è nostra ferma intenzione di portare avanti la trattativa già avviata, per la quale sono stati ripresi i contatti dei rappresentanti personali(5) che continueranno a fine settembre. Nelle linee già indicate l’Italia vuole effettivamente garantire l’autonomia e l’integrità del gruppo linguistico di lingua tedesca. Ad un certo momento furono fatte delle offerte globali che il Governo austriaco non fu in condizioni di accettare. Numerosi ed importanti problemi furono riaperti con un memorandum della Volkspartei, trasmesso anche dall’Ambasciatore austriaco6. L’Italia non intende formalizzarsi di fronte al sostanziale rifiuto delle proposte Saragat(7) e vuole rinnovare i contatti dei rappresentanti personali circa il modo di soluzione della vertenza. In questa situazione nuova caratterizzata da rinnovate richieste su punti che già apparivano definiti, l’Italia non punon richiamare l’attenzione sulle difficoltà che s’incontrano per alcune modalità della garanzia richiesta da parte austriaca. Mentre si vogliono sviluppare ed istituzionalizzare da parte italiana i rapporti con la rappresentanza del gruppo tedesco sul piano interno, ostacoli giuridici e politici s’incontrano nell’immaginare un controllo «di fatto» di un collegio arbitrale sull’azione che il Parlamento andrà svolgendo, per attuare i punti di sostanziale accordo tra le due parti e diretti a dare soddisfazione alla popolazione di linguatedesca. È difficilmente accettabile un controllo esterno all’attività, in via di svolgimento, del Parlamento che dovrà talvolta deliberare a maggioranza qualificata per le riforme costituzionali. Del resto, non essendo previsto un nuovo trattato, ma una convergenza di due volontà unilaterali (quella italiana comprensiva delle disposizioni in favore del gruppo tedesco; quella austriaca in senso liberatorio), un controllo dell’arbitro dovrebbe far riferimento alla volontà politica unilaterale manifestata dal Governo, per obbligare il Parlamento ad attuarla tal quale nella legge. Questo puavvenire in via di fatto nel rapporto Parlamento- Governo, ma non puessere oggetto di vincolo esterno. Si rischierebbe d’irritare il Parlamento e renderlo restio ad accettare le riforme proposte. Si deve poi tener conto della posizione difficile del Governo italiano che non avrà alcuna copertura a destra e dovrà accettare, per raggiungere la necessaria maggioranza, anche voti comunisti.

Klaus ha mostrato di rendersi conto dell’importanza di questi rilievi ed ha egli stesso sottolineato che si tratta dunque di difficoltà politiche e giuridiche. Ha poi chiesto se allora si deve procedere ad una nuova costruzione. Ho risposto che basta ritoccare la costruzione che era stata immaginata e che da parte austriaca si è messa in discussione in alcuni punti. Non si tratta di far tutto daccapo, ma di continuare il lavoro. Ed ho espresso l’augurio che i prossimi contatti siano fruttuosi.

Klaus ha ripreso l’auspicio e mi ha ridomandato, come si trattasse della cosa essenziale, se vogliamo assicurare l’autonomia e l’integrità del gruppo linguistico tedesco. Ho risposto di sì ed ho detto che la garanzia è nella buona volontà del Governo, dal Presidente del Consiglio al Ministro degli Esteri, e nell’atteggiamento di larga comprensione costantemente assunto dal Presidente della Repubblica, con il quale lavoriamo in piena armonia.

Klaus ha infine insistito sull’importanza che hanno i movimenti di ispirazione cristiana in Europa e sulla possibilità e responsabilità che essi hanno di contribuire e salvaguardare valori essenziali della tradizione e civiltà europee. In questo quadro, dicendomi di conoscere ed apprezzare già l’On. Fanfani, ha espresso il desiderio di poterlo incontrare in modo non formale in occasione di incontri dei movimenti cattolici in Europa e possibilmente in quello prossimo di Taormina.


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 103, fasc. 633.


2 La località dell’incontro risulta dall’esposizione dell’on. Gianclaudio Bressa alla Camera dei Deputati in occasione della commemorazione di Berloffa (vedi Atti parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura XVI, Discussioni, seduta dell’8 marzo 2011, p. 9), nonché dalle memorie dello stesso Berloffa (A. Berloffa, Gli anni del Pacchetto. Ricordi raccolti da Giuseppe Ferrandi, Bolzano, Edition Raetia, 2004, p. 69, con indicazione errata della data all’agosto 1966).


3 Annotazione sul primo foglio: «Copia dell’originale, corretta a mano dal Presidente». Nel fascicolo è presente l’appunto originale autografo redatto da Moro.


4 Recte: agosto.


5 Vedi D. 64.


6 Si riferisce all’Allegato I del D. 44. Il testo tedesco del memorandum è riprodotto in Akten, vol. V, D. 42.


7 Vedi D. 44.

70

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. urgentissimo 24749/364. Vienna, 1° settembre 1965 (perv. ore 15,20).

Oggetto: Stampa austriaca circa incontro On. Presidente Consiglio- Klaus.

Mio telegramma n. 3612.

Indipendente filo-popolare di Graz «Kleine Zeitung» pubblica oggi con rilievo in prima pagina seguente servizio non firmato, datato Bolzano:

«Le notizie non ufficiali su di un incontro del Cancelliere Federale dr. Klaus con il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Moro, che avrebbe avuto luogo giovedì scorso(3) non sono state confermate ieri ufficialmente a Vienna, ma neppure smentite. Sia alla Cancelleria Federale che negli ambienti del Partito Popolare si è dichiarato ieri in merito alle voci relative ad un tale incontro che nulla è noto a Vienna al riguardo. Come la “Kleine Zeitung” ha potuto accertare nel frattempo, questo incontro ha peravuto effettivamente luogo giovedì. Klaus e Moro non si sono peraltro incontrati, come si è detto in un primo luogo, in un rifugio di montagna nella zona di frontiera austro-italiana, ma nelle vicinanze della località di Predazzo in Val di Fiemme (Trentino), dove il Presidente del Consiglio Moro ha trascorso le sue ferie fino a ieri. Secondo notizie finora non confermate il colloquio fra il Cancelliere austriaco ed il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano ha avuto luogo ad Ora nella Valle dell’Adige (a sud di Bolzano). Tema del colloquio strettamente confidenziale è stata la questione del Suedtirol.

Le supposizioni vanno nel senso che il Cancelliere Federale Klaus potrà riferire in merito a nuovi sviluppi nella questione del Suedtirol al “conclave” del Consiglio dei Ministri che è previsto sulla nave danubiana “Theodor Korner” per il 13 settembre. Questo nuovo sviluppo si è delineato già ieri, allorché il Presidente del Consiglio Moro si recancora una volta brevemente a Bolzano sulla via del ritorno a Roma ed ebbe un incontro anche con diversi uomini politici dirigenti del “Suedtiroler Volkspartei”. Moro ha dichiarato in tale occasione fra l’altro: “Noi siamo commossi per l’uccisione dei due carabinieri, ma la tragedia contiene anche un ammonimento”. Nell’ulteriore decorso del colloquio con i rappresentanti sudtirolesi, Moro ha detto che il Governo italiano deve tenere conto di questo ammonimento, consolidando la difesa degli interessi nazionali: “Questo potrebbe essere anche raggiunto, concedendo una maggiore autonomia al Suedtirol. Ma per poter agire nel senso di una coesistenza pacifica, dobbiamo essere animati da uno spirito concorde … Questa meta deve essere raggiunta su di una via pacifica”.

Il Cancelliere Federale Klaus, il quale aveva lasciato già da oltre una settimana il suo luogo di ferie di Warmbad- Villach, si è recato direttamente da Salisburgo all’incontro con il Presidente del Consiglio Moro».


1 Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. II.


2 T. 24611/361 del 31 agosto, relativo alla notizia riportata dal «Sued- Ostagespost» circa un incontro Moro- Klaus il 26 agosto (ibidem).


3 Si riferisce all’incontro del 26 agosto, per il quale vedi D. 69.

71

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 24861/367. Vienna, 2 settembre 1965, ore 15 (perv. ore 15,15).

Oggetto: Stampa austriaca.

Indipendente «Die Presse» sotto titolo «Colloquio tra Moro e Klaus sul Suedtirol» pubblica oggi in prima pagina con rilievo seguente corrispondenza Bauer da Roma:

«Il Cancelliere Federale Klaus e il Presidente del Consiglio dei Ministri Moro si sono incontrati giovedì della settimana scorsa in Italia per un colloquio privato nel quale sarà stata probabilmente discussa la questione del Suedtirol. Questo si affermava mercoledì in ambienti romani di solito ben informati, i quali interpretano l’incontro quale manifestazione dello sforzo da parte dei due Capi di Governo di condurre le trattative sul Sudetirol, condotte da anni con lentezza, ad una conclusione accettabile per l’Italia e l’Austria mediante un’iniziativa personale.

Quest’incontro, sul quale i due interlocutori osservano appositamente un rigoroso silenzio, fornisce, secondo il parere di osservatori romani, anche la spiegazione per alcuni passi dei telegrammi scambiati da Klaus e Moro subito dopo la diramazione della notizia dell’omicidio di Sesto(2).

Il Cancelliere Federale austriaco aveva scritto nel suo telegramma che “negli ultimi giorni” c’erano stati sintomi favorevoli per una proficua continuazione “delle trattative e dei colloqui”. Il Presidente del Consiglio dei Ministri Moro aveva dichiarato fra l’altro nella sua risposta che “i sentimenti comuni sono l’incoraggiamento a perseverare sulla via già iniziata”, al fine di garantire una pacifica coesistenza della popolazione del Suedtirol.

L’incontro avrebbe avuto luogo, come si sente dire, in una piccola località della costa ligure.

Non si attribuisce alcuna importanza alle voci secondo le quali vi potrebbe essere un rapporto fra l’attentato di Sesto e il colloquio fra i due Capi di Governo.

L’ultimo incontro fra un Cancelliere Federale austriaco ed un suo collega italiano ha avuto luogo nel 1961, allorché Gorbach colse l’occasione di un viaggio a Roma per un colloquio con l’odierno Ministro degli Esteri Fanfani».


1 Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. II.


2 Il testo del telegramma di Klaus del 27 agosto, nella traduzione degli uffici della Presidenza del Consiglio, era il seguente: «È con la piprofonda costernazione che ho dovuto oggi prendere conoscenza dell’ignobile attentato ai carabinieri italiani e della morte dei suoi due connazionali. Ne sono tanto picolpito in quanto negli ultimi giorni e mesi vi sono stati segni favorevoli per il raggiungimento di una calma in Sud Tirolo da noi tutti ardentemente auspicata e per il proseguimento verso una conclusione delle trattative e delle conversazioni. La prego, Signor Presidente, di voler accogliere l’espressione del mio piprofondo rammarico per questo nuovoatto di irresponsabile ed infruttuoso terrore». Il 29 agosto Moro aveva risposto quanto segue: «Ho ricevuto Signor Cancelliere Federale il suo telegramma e le sono grato per le espressioni in esso contenute di partecipazione ai nostri sentimenti di dolore per la morte di due carabinieri italiani e di solidarietà nella condanna del terrorismo come ignobile, inutile ed irresponsabile. Questi comuni sentimenti incoraggiano a procedere sulla via intrapresaper garantire una pacifica convivenza alle popolazioni dell’Alto Adige. Voglia accogliere Signor Cancelliere Federale l’espressione del mio cordiale saluto». Si riporta il testo originale del telegramma di Klaus: «Mit tiefster Erschuetterung habe ich von dem verabscheuungswuerdigen Anschlag auf italienische Karabinieri und von demTod ihrer beiden Landsleute. Heute Kenntnis nehmen muessen ich bin umso mehr betroffen als es in den letzten Tagen und Monaten guenstige Anzeichen fuer eine von uns allen sehnlichst gewuenscht Beruhigung in Suedtirol und fuer die zielfuehrende Fortsetzung der Verhandlungen und Gespraeche. Gegeben hat ich bitte sie Herr Praesident den Ausdruck meines tiefsten Bedauerns ueber diesen neuerlichen Akt eines unverantwortlichen und unfruchtbaren Terrors entgegennehmen zu wollen» (ACS, Archivio Aldo Moro, b. 103, fasc. 632. I telegrammi vennero pubblicati sulla stampa, vedi ad esempio il «Corriere della Sera», 28 e 30 agosto).

72

IL CONSOLE GENERALE A INNSBRUCK, MANCA DI VILLAHERMOSA, AL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MARCHIORI(1)

L. 49632. Innsbruck, 2 settembre 1965.

Caro Marchiori,

durante l’ultimo colloquio avuto con te, nel maggio scorso, a Roma, mi avevi gentilmente proposto di farmi ricevere dal Ministro Fanfani per ribadirgli le considerazioni a te già esposte sulla questione altoatesina, con particolare riguardo all’atmosfera politica di Innsbruck.

Come ricorderai, ho ritenuto di soprassedere per ovvie considerazioni di carattere gerarchico ed anche perché nell’imminenza del periodo estivo era preferibile attendere un momento pipropizio.

Ora, alla vigilia della piena ripresa dell’attività politica e, sopratutto, dopo gli ultimi luttuosi avvenimenti, ritengo di dover anch’io, per quanto è di mia competenza, farti giungere una parola sull’argomento, lasciando naturalmente a te ogni giudizio sull’opportunità di darvi corso nel modo che riterrai piadatto.

Come ho potuto allora farti presente, e come ho del resto esposto in ripetuti rapporti, sono sempre del parere che il problema altoatesino si debba affrontare e possibilmente risolvere senza ulteriori indugi e, in questo preciso momento, senza che le dolorose vicende di pochi giorni fa inducano ad attese comunque nocive.

La questione altoatesina, anche se non rappresenta per il mondo politico italiano il problema principe della politica interna e internazionale, è pur sempre una dolorosa piaga che abbiamo tutto l’interesse di sanare al pipresto possibile: un’ulteriore dilazione potrebbe in un domani non lontano metterci di fronte a sorprese estremamente gravi. Se ribadisco ancora questo mio pensiero è per la comprovata constatazione che la massima parte della popolazione altoatesina di lingua tedesca è ormai stanca del prolungarsi nel tempo di una situazione senza via d’uscita e che essa, una volta conseguiti i vantaggi di una ragionevole autonomia amministrativa, sarebbe effettivamente disposta a collaborare per l’instaurazione di una pacifica convivenza nell’ambito dello Stato italiano.

Le informazioni che ho potuto raccogliere in provincia di Bolzano, dove spesso mi reco per ragioni di servizio, confermano inoltre uno stato di disorientamento fra le stesse sfere dirigenti del gruppo etnico tedesco: è questo pertanto un sintomo che non si putrascurare e che ci dovrebbe maggiormente indurre a ritenere l’attuale momento il piidoneo per stringere i tempi e concludere un accordo soddisfacente per gli interessi delle due parti.

Cipremesso e passando a considerare i rapporti con l’Austria, anche alla luce dei fatti di Sesto, sento il dovere di attirare l’attenzione delle sfere responsabili italiane sulle deprecabili conseguenze che ha avuto fino ad oggi il nostro atteggiamento interpretato forse come troppo arrendevole e che, in ultima analisi, ha fatto aumentare sempre pile pretese da parte austriaca ed ha favorito indirettamente l’irresponsabile attività criminale di determinati circoli oltranzisti.

Come riferisco con telespresso a parte(3), l’uccisione dei due carabinieri ha prodotto profonda e sincera emozione nell’opinione pubblica nordtirolese, la quale, nel complesso, manifesta sempre pievidenti sintomi di insofferenza nei confronti del terrorismo e della conseguente esasperazione della vertenza, cui tendono instancabilmente i noti circoli estremisti con la collaborazione di certa stampa.

Inoltre gli ambienti locali pimoderati e a noi meno sfavorevoli, che già in passato avevano giudicato troppo arrendevoli alcuni atteggiamenti dell’Italia, si meravigliano oggi che la nostra reazione non sia stata pienergica. Questa posizione italiana, si argomenta, non punon fare il giuoco del terrorismo e dei loro ispiratori i quali si sentono vieppispinti nelle imprese criminali.

Risulta inoltre evidente che queste ultime sono state rese sempre possibili grazie alla colpevole tolleranza delle competenti autorità austriache, che permettono a noti terroristi, condannati in Italia e sub judice in Austria, di organizzarsi liberamente in prossimità del confine italiano da dove si muovono per compiere i loro misfatti e dove riparano dopo averli portati a termine.

Di fronte a questi fatti e in base alle precitate considerazioni, mi sembra giunto il momento di adottare finalmente una linea d’azione ben diversa da quella fino ad oggi seguita. Mentre infatti abbiamo tergiversato troppo in campo interno per concedere quei privilegi sui quali, tutto sommato, c’eravamo in un certo senso impegnati, con l’Austria abbiamo mostrato, anche ad avviso degli ambienti locali pisereni ed obbiettivi, un atteggiamento d’incomprensibile arrendevolezza, pur avendo a nostro favore irrefutabili prove di connivenza fra terroristi e alcune sfere dirigenti.

Pertanto, mentre mi sembra consigliabile perseverare nella ricerca di una distensione in campo interno, anche per non prestare il fianco, sia in Austria che a Bolzano, alle solite e facili accuse di machiavellismo o di colpevole negligenza, si deve tuttavia, a mio giudizio, considerare l’opportunità di una presa di posizione netta e ferma nei riguardi del Governo austriaco. Non spetta a me suggerirne le modalità tanto piche, secondo la nostra stampa, sembra che esse siano già state prese in considerazione. Mi sia consentito tuttavia di affermare che qualora il Governo austriaco persistesse nel noto atteggiamento passivo, non si dovrebbe escludere anche l’eventualità di una rottura delle trattative in corso.

Questo nostro duplice atteggiamento, giustamente comprensivo verso gli uni, ma non disgiunto dalla necessaria fermezza verso gli altri, ci consentirebbe da un lato di dimostrare all’opinione pubblica internazionale la nostra buona volontà di venire incontro alle aspirazioni della minoranza di lingua tedesca e porrebbe il Governo austriaco di fronte alle sue responsabilità mettendolo nell’alternativa o di scegliere la via di una leale collaborazione con l’Italia o di persistere, accettandone le inevitabili conseguenze, in atteggiamenti segnati da un esasperato e condannabile nazionalismo che ormai ha fatto il suo tempo(4).

Credimi, caro Marchiori, con viva cordialità

tuo aff.

Enrico Manca di Villahermosa


1 Gabinetto 1964-1965, b. 14, fasc. 131, PG.


2 Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


3 Non rinvenuto.


4 In data 6 settembre 1965 Marchiori rispose: «Caro Manca, ho dato visione al Ministro della tua lettera e la sua reazione è stata: “ora stiamo cercando di fare così”. Tanti cari saluti» (Gabinetto 1964-1965, b. 14, fasc. 131, PG).

73 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 9 settembre 1965.

Ho ricevuto oggi – insieme con l’Ambasciatore Toscano – l’incaricato d’affari d’Austria al quale, in relazione alla sua precedente richiesta(3) circa la data per un nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, ho comunicato quanto segue:

1) come gli avevo già accennato nella nostra ultima conversazione in proposito, gli impegni dell’Ambasciatore Toscano in relazione al suo incarico di membro della Delegazione italiana alla prossima Assemblea delle Nazioni Unite fanno sì che sia impossibile immaginare un nuovo incontro nel periodo, cui era stato accennato, tra il 28 settembre e il 2 ottobre p.v.;

2) occorrerà quindi attendere il ritorno dell’Ambasciatore Toscano da New York, data l’evidente utilità che al nuovo incontro partecipino gli stessi rappresentanti italiani che hanno preso parte ai precedenti incontri segreti. Nel fissare la nuova data occorrerà inoltre tener presente anche i miei possibili impegni ministeriali;

3) d’altra parte, un breve rinvio del nuovo incontro sarà certamente utile ai fini di quella piaccurata sua preparazione, che è in corso, da parte nostra, appunto per dare alle prossime conversazioni un contenuto concreto e fattivo;

4) dato quanto sopra, il nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri potrebbe svolgersi, sempre a Londra, nella seconda metà di ottobre, in una data che potrebbe essere fissata al principio dello stesso mese di ottobre.

Ho pregato di comunicare quanto sopra a Kirchschläger, aggiungendo che speravo che egli avrebbe concordato con quanto precede.

Nello stesso tempo, ho fatto presente che ci auguriamo che nel frattempo possa intervenire, da parte austriaca, qualche concreta manifestazione di collaborazione nella repressione dell’organizzazione del terrorismo altoatesino, cosa che potrebbe notevolmente facilitare l’atmosfera del prossimo incontro.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca l’annotazione: «V. dall’On. Ministro».


3 La possibile data di un nuovo incontro dei rappresentanti era stata l’oggetto di un colloquio tra Gaja e Lwenthal svoltosi il 4 settembre (appunto di Gaja dello stesso 4 settembre, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2).

74

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 27444/402. Vienna, 21 settembre 1965, ore 21,09 (perv. ore 23).

Oggetto: Elezione On. Ministro a Presidenza XX Assemblea Generale NU.

Mio 3942.

Questo pomeriggio il Direttore Generale Aggiunto degli Affari Politici convocatomi al Ballhaus mi ha comunicato che in seduta odierna del Consiglio dei Ministri era stato deciso di dare istruzioni al rappresentante austriaco presso l’ONU di votare in favore della candidatura di V.E. a Presidente dell’Assemblea Generale. Comunicazione che verrà costà ripetuta da codesta Ambasciata austriaca(3) è accompagnata da una dichiarazione stampa nella quale decisione stessa viene motivata facendo riferimento a pendente controversia altoatesina per esprimere speranza che trattative italo-austriache che avvengono in conformità passate risoluzioni ONU non abbiano a subire ritardi e che successo nella prossima sessione ONU possa anche essere utile alle aspirazioni del Governo Federale per una pacifica soluzione delle divergenze di opinioni tra Austria e Italia.

Questo Direttore Generale nell’espormi contenuto tali comunicazioni si è rallegrato anche a nome Governo Federale per auspicata nomina V.E. a nuove altissime funzioni.

Trasmetto a parte testo dichiarazione stampa.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 1, s.p.


2 T. segreto 26838/394 del 17 settembre, non rinvenuto.


3 Vedi D. 76.

75

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CATALANO,

AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, A NEW YORK(1)

T. segreto urgentissimo 16735/3392. Roma, 22 settembre 1965, ore 14,30.

Ambasciatore d’Austria mi comunica che rientrando da visita a Teheran dove egli accompagna Cancelliere, Kreisky gradirebbe poter intrattenersi 5 ottobre all’aeroporto con Toscano oppure Gaja oppure Malfatti per «alcuni opportuni chiarimenti». Quest’incontro, ha assicurato Loewenthal, rimarrebbe segreto. Ho subito replicato che sulla possibilità della segretezza avevo molti dubbi.

Loewenthal mi ha comunque pregato di fargli conoscere, al pipresto possibile, il nostro pensiero circa la richiesta del suo Ministro degli Esteri per poter mettere a punto organizzazione viaggio di rientro a Vienna del Ministro Kreisky.

Mi pare che a richiesta Kreisky si possa aderire dando ad incontro limiti cortesia protocollare abitualmente usati a Ministri esteri in transito Roma e designando per tale cortesia Direttore Generale Affari Politici.

Questa soluzione, dato carattere cortesia, non incontrerebbe obiezione Onorevole Presidente.

Grato cortesi urgenti istruzioni(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 1, s.p.


2 Trasmesso tramite la Rappresentanza presso l’ONU.


3 Con T. segreto 27629/612 dello stesso 22 settembre da New York Fanfani rispose approvando la soluzione proposta (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 1, s.p.). Per il seguito vedi D. 78.

76 LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA 10A(1)

Appunto. Roma, 22 settembre 1965.

Oggetto: Dichiarazione approvata dal Consiglio dei Ministri austriaco il 21 settembre 1965.

Dall’esame del testo della dichiarazione in oggetto(2) si purilevare che:

- - - -

Appare poi elemento da valutarsi opportunamente la circostanza che la dichiarazione del Consiglio dei Ministri austriaco sia stata portata a conoscenza del Governo italiano, con procedura di risalto, poche ore dopo l’approvazione da parte dello stesso Consiglio dei Ministri. Anche tale procedura si direbbe dovuta, principalmente, a ragioni di politica interna.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG.


2 Il testo della dichiarazione, trasmesso dall’Ambasciata d’Austria a Roma con Nota verbale 7652- A/65 dello stesso 21 settembre, era il seguente: «Sembra che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per la necessità di evitare al massimo ogni attrito nell’attuazione dei suoi compiti, abbiainteresse ad eleggere il proprio Presidente in piena unanimità di consensi. Anche il Governo Federale austriaco è convinto della necessità, per l’attività delle Nazioni Unite in questa così difficile fase dellapolitica mondiale, che il Presidente dell’Assemblea Generale possa essere sostenuto da un voto unanime. Il Governo Federale austriaco nutre la massima considerazione per l’attività delle Nazioni Unitee per questo motivo esso, a suo tempo, ha sottoposto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite le proprie divergenze con l’Italia circa l’esecuzione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946 e lo status della popolazione di lingua tedesca della provincia di Bolzano. Il 31 ottobre 1960 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che, tra l’altro, raccomandava caldamente alle due parti di riprendere i negoziati per trovare una soluzione di tutte le divergenze relative all’esecuzione dell’accordo anzidetto. Questa risoluzione fu rinnovata all’unanimità anche dalla XVI Assemblea Generale il 28 novembre 1961. In coerenza con queste considerazioni, il Governo Federale austriaco, nella votazione per l’elezione del Presidente dell’Assemblea Generale, darà il proprio voto al candidato proposto. L’atteggiamento del Governo Federale è ispirato alla fiducia che cinon ritardi le trattative tra i Ministri degli Esteri d’Austria e d’Italia ai sensi delle citate risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il Governo Federale esprime la speranza che il suo voto non valga soltanto ad assicurare un andamento proficuo dei lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ma che esso giovi anche alla sua aspirazione di una soluzione pacifica delle divergenze esistenti tra l’Austria e l’Italia» (ibidem).

77 L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. segreto 3386/17482. Vienna, 24 settembre 1965.

Oggetto: Colloquio col Ministro Kreisky.

Il Capo di Gabinetto del Ministro degli Esteri, durante il ricevimento offerto dal Governo Federale al Presidente polacco, ha tenuto a prendermi da parte per esternarmi il suo rincrescimento per il tenore del comunicato emesso dalla Ballhaus in relazione alla visita da me fattagli per intrattenermi con lui sui gravi incidenti recentemente occorsi presso Resia ed a Luttago. Egli mi ha ripetuto che il comunicato non era stato di sua mano e che l’annuncio dato da noi alla stampa del mio passo prima che esso avvenisse aveva colto il Ministro in un cattivo momento. Secondo lui Kreisky aveva tre motivi di irritazione: l’atmosfera che aveva riscontrato ad Innsbruck durante la sua permanenza per la «Giornata degli austriaci all’estero», i colloqui che aveva avuto colà cogli alto-atesini e la diffidenza con la quale egli aveva accolto il colloquio tra il nostro Presidente del Consiglio ed il Cancelliere(3).

Mentre ci intrattenevamo su questi argomenti lo stesso Ministro Kreisky si è avvicinato a noi ed è entrato nella conversazione. Mi ha così parlato quasi ininterrottamente per circa trenta minuti.

Riassumo brevissimamente i punti principali:

1) Declino di ogni responsabilità austriaca circa gli attentati che avvengono perché i terroristi non vogliono l’accordo.

2) Lunga cronistoria dei negoziati italo-austriaci sostenendo che nel loro corso da parte nostra si era sempre finito per dover riconoscere il buon fondamento delle sue tesi. Prima la questione alto-atesina venne considerata da noi puramente interna; poi dopo il successo (!!) austriaco all’ONU avremmo mutato atteggiamento. Avremmo cioè costituito la Commissione dei Diciannove con l’idea di escludere gli austriaci, accettando solo in un secondo momento che se ne discutessero con loro i risultati; infine avremmo accettato alcuni desiderata austriaci tra cui l’ancoraggio internazionale della questione; infine ci saremmo ritirati su questo punto rifiutando inoltre di concedere agli alto-atesini l’autonomia in alcune questioni fondamentali. Ha concluso questa specie di requisitoria dicendo che noi, come l’antico impero asburgico, finivamo per venire incontro alle giuste rivendicazioni del nostro partner sempre con un’ora di ritardo, inficiando così lo stesso significato dell’accordo.

3) Kreisky ha poi proseguito dicendo che i negoziati duravano ormai da cinque anni e «che lui non ne poteva pi. Chiamato poi Kirchschlaeger a testimonio del suo dire ha aggiunto che se nello spazio di sei mesi non si fosse giunti ad un accordo, cioè entro il 30 marzo prossimo venturo, egli avrebbe fatto una dichiarazione al Parlamento austriaco per rendere noto che non intendeva pioccuparsi della questione. «Io ho il coraggio di farlo» ha proseguito. «Vi accorgerete allora che io ero il partner migliore; vedrete cosa ci guadagnerete a trattare con i popolari! Io, come vice presidente del Partito socialista, non ho preoccupazioni elettorali in Tirolo come le hanno i popolari!».

4) Ha infine sostenuto che era nostro interesse di concedere agli alto-atesini tutto quello che chiedevano e di concederlo al pipresto. Infatti «quelli di Innsbruck» desiderano che la controversia continui ancora per anni ed anni fino a quando gli alto-atesini saranno costretti a chiedere l’autodecisione.

Non mi è sembrato opportuno, dato anche il luogo, di replicare punto per punto al Ministro per non cadere in una polemica inutile ed inopportuna. Mi sono limitato ad osservare riguardo al primo punto che, se non si riusciva a controllare il terrorismo, organizzato in Austria da elementi chiaramente neonazisti, nessuna delle due parti avrebbe avuto la benché minima garanzia che esso sarebbe terminato qualora si fosse giunti ad un accordo. Con il terrorismo in atto era difficile inoltre che l’opinione pubblica italiana potesse avere fiducia tanto da accettare l’accordo. Purtroppo non era stata finora resa pubblica nessuna misura contro i terroristi: neppure il semplice interrogatorio dei principali sospetti.

Riguardo al secondo punto ho obiettato che proprio le successive concessioni da noi fatte ai punti di vista da lui sostenuti costituivano la migliore prova della nostra volontà di accordo e che è nello spirito di ogni accordo la ricerca di un compromesso.

Il tono del Ministro è stato a volte contrito, a volte persuasivo, a volte scoraggiato, quasi simulando di voler reprimere una specie di sorda irritazione che pertanto aveva alcunché di artificiale.

Torna forse utile ora di cercare di spiegare le ragioni che hanno spinto Kreisky ad intrattenermi tanto diffusamente e quelle del suo comportamento.

Questa Ambasciata ebbe ad osservare varie volte come l’atteggiamento e gli umori del Ministro degli Esteri austriaco avessero subito un radicale mutamento dopo l’incontro di Parigi del gennaio scorso. Egli cioè era convinto che su quelle basi l’accordo sarebbe stato non solo possibile, ma raggiunto ben presto. E persuaso egli dovette essere pure di poter convincere la Volkspartei di Bolzano ad accettare la soluzione abbozzata a Parigi. La Volkspartei non fu unanime ad accettare i consigli del Ministro ed anzi espresse la persuasione che, rivolgendosi direttamente al Governo italiano, quelle soluzioni avrebbero potuto essere ulteriormente migliorate. Kreisky inviti suoi interlocutori a seguire vie nuove non senza avanzare peraltro forti riserve sul suo successo. Ne nacque così persino una breve polemica di cui gli attori apparenti erano appunto il Ministro ed il partito alto-atesino: ma questo tuttavia rappresentava l’interlocutore falso, il vero essendo la Volkspartei di Innsbruck che era riuscita a premere su Magnago e la sua equipe perché non accettassero le soluzioni abbozzate con noi dal Ministro.

A questo punto sembra – a quanto si dice a Vienna – che gli alto-atesini avrebbero ricevuto in influenti circoli italiani affidamenti che quella soluzione avrebbe potuto essere ancora migliorata. Ritornarono quindi a Vienna pregando il Ministro di riprendere il negoziato.

In successivi colloqui con noi, risultata falsa l’impressione degli alto-atesini ed anzi essendo stata evocata da parte nostra la possibilità di riprendere il negoziato, ma liberandoci da quell’«ancoraggio internazionale» che per gli austriaci rappresentava il pigrande successo perché in qualche modo integrava l’accordo De Gasperi- Gruber, Kreisky riprese i suoi sforzi al fine di tentare di convincere la Volkspartei di Bolzano ad accettare la soluzione abbozzata a Parigi. Anzi per premere ulteriormente su essa svolse un’azione abbastanza scoperta in appoggio di quella frazione del partito che fa capo al socialdemocratico Jenny. Le reazioni del Partito popolare di Innsbruck non sono tardate: la questione, come ho riferito con lettera n. 3318 del 17 settembre 1965(4) fu portata perfino davanti al Consiglio dei Ministri.

Nei giorni scorsi, durante la Giornata degli austriaci svoltasi ad Innsbruck, Kreisky ha incontrato Magnago ed i suoi uomini per ascoltarne il responso definitivo. Questo – come mi è stato detto da parte assai autorevole e confermato in modo piindiretto e coperto dallo stesso Ministro – è stato negativo. La Volkspartei di Bolzano non si è dimostrata soddisfatta dei risultati raggiunti a Parigi ed ha espresso il desiderio che vengano ripresi i negoziati. Il problema dell’«ancoraggio internazionale», sollevato nelle conversazioni (probabilmente dal Ministro stesso) è stato tuttavia considerato essenziale dalla Volkspartei di Bolzano ad eccezione di qualcuno dei suoi esponenti pipropensi a vedere in ogni caso aumentato il grado di autonomia.

Questo risultato ha profondamente deluso il Ministro. Ritengo che egli per la prima volta si è accorto di non dominare pila situazione il cui controllo gli è sfuggito di mano. Egli che contava sulla riconoscenza degli alto-atesini per i risultati conseguiti nelle trattative si è accorto, come l’apprendista stregone, di aver suscitato forze che oggi si ritorcono contro di lui: e cioè che sul partito di Magnago l’influenza della Volkspartei di Innsbruck in cui gravitano gli estremisti è oggi determinante.

Il suo problema è di non essere scavalcato e posto fuori gioco: ma il suo campo di manovra è ormai assai ridotto dato che egli aveva pubblicamente qualificato soddisfacenti per l’Austria i risultati raggiunti da Parigi e dato che da parte italiana non si è pidisposti ad aprire il dialogo sulle soluzioni prospettate nel negoziato dello scorso anno.

Egli ricorre quindi ad una tattica, già altre volte seguita con successo, di cercare di intimidirci e di spaventarci alternando atteggiamenti ora insolenti, ora provocatori, ora di incompreso onesto sensale dell’amicizia italo-austriaca. Abbiamo avuto così l’ineffabile comunicato dopo gli attentati al passo di Resia ed a Luttago, malgrado che la nostra presa di contatto in materia fosse stata pacata e quasi remissiva.

Abbiamo avuto un giorno dopo la dichiarazione sul voto austriaco all’elezione del nostro Ministro degli Esteri alla presidenza dell’Assemblea dell’ONU(5), che qui, da parte autorevolissima mi è stata qualificata di «inopportuna e inelegante».

Anche la conversazione che ha avuto con me è un amalgama ed un condensato di questi atteggiamenti. Il riassunto che ne ho fatto lo prova abbastanza.

Per raggiungere un’intesa risulta in verità sempre pichiaro che è necessario un completo accordo tra i due partiti allo scopo di liquidare gli estremisti e di piegare l’apparato popolare di Innsbruck a cui quelli fanno capo. Ed invece lo strumento ideato da Kreisky – le riunioni plenarie di Innsbruck – per coprire la sua politica alto-atesina ha finito con il delegare all’apparato popolare di Innsbruck la direzione della politica alto-atesina dell’Austria.

Impotente di fronte ad Innsbruck, diffidente di fronte al Cancelliere (è di ieri un’interrogazione parlamentare di tre deputati socialisti sull’incontro fra il nostro Presidente del Consiglio ed il Cancelliere), Kreisky si attacca al punto che ritiene pidebole, cioè noi stessi, nel tentativo di ottenere nell’immediato nostre ulteriori concessioni e comunque di rigettare sull’Italia la responsabilità per il paventato fallimento di un quinquennio di aggressiva politica alto-atesina.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2.


2 Sottoscrizione autografa. Diretto per conoscenza alla Rappresentanza presso l’ONU a New York.


3 Vedi D. 69.


4 Non rinvenuta.


5 Vedi D. 76.

78

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, A NEW YORK(1)

T. segreto 17360/3792. Roma, 29 settembre 1965, ore 24.

Come ti è noto(3), avendo il Ministro degli Esteri Kreisky sollecitato un contatto in occasione del suo passaggio a Fiumicino il 5 ottobre, sulla via del rientro dall’ONU, lo incontrerà in forma protocollare il Direttore Generale degli Affari Politici.

Riterrei opportuno che in tale occasione Gaja, se del caso, ricordi le ragioni giuridiche e politiche che rendono irrealizzabile la nota formula di ancoraggio internazionale a garanzia dell’attuazione dei provvedimenti di nostra competenza. Egli potrebbe, in ogni caso, confermare la nostra disponibilità per un ulteriore riservato contatto a livello esperti nell’ultima decade di ottobre, utile anche per il riesame della citata garanzia e dei progetti delle dichiarazioni di chiusura della controversia internazionale.

Naturalmente dovremmo concordare preventivamente il contenuto del mandato da dare agli esperti(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Trasmesso tramite la Rappresentanza presso l’ONU.


3 Vedi D. 75.


4 Per la risposta vedi D. 79.

79

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

T. segreto 28549/6582. New York, 1° ottobre 1965 (perv. ore 17,30).

Oggetto: Colloqui con Ministro Kreisky.

Concordo con te(3) su norma di linguaggio cui potrà attenersi in linea generale di massima Direttore Generale degli Affari Politici nel convenuto incontro protocollare che egli avrà il cinque ottobre prossimo venturo con Ministro degli Esteri Kreisky.

Sono pure d’accordo che gli si confermi, in ogni caso, la nostra disponibilità per un ulteriore riservato contatto fra esperti nell’ultima decade di ottobre, previa intesa circa il contenuto del mandato da dare agli esperti. Su quest’ultimo punto avremo la possibilità di parlare in occasione mia prossima venuta a Roma.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 1, s.p.


2 Trasmesso tramite la Rappresentanza presso l’ONU.


3 Risponde al D. 78.

80

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 28504/419. Vienna, 1° ottobre 1965, ore 11,45 (perv. ore 12,15).

Oggetto: Stampa austriaca.

Sotto titolo «Klaus ammette di essersi incontrato con Moro» organo socialista «Arbeiter Zeitung» pubblica oggi seguente servizio particolare:

«Il Cancelliere Federale Dr. Klaus ha ora ammesso di essersi incontrato segretamente con Moro in Italia(2). Egli non ha peraltro fatto questa dichiarazione – come sarebbe stato lecito attendersi – in risposta all’interpellanza parlamentare dei deputati socialisti Dr. Winter, Horeys e compagni, ma nel quadro di un’intervista con un giornale.

Negli ambienti parlamentari regna stupore per questo modo di procedere del Cancelliere Federale. È inconsueto che un membro del Governo si rifiuti dapprima di dare informazioni al pubblico su di una faccenda, che lasci poi inevasa un’interpellanza parlamentare, per poi fare ad un giornale una dichiarazione che non ha ancora fatto ai parlamentari.

Klaus ha affermato nell’intervista che il suo colloquio con Moro sarebbe confidenziale, e che doveva chiedere prima a Moro, se egli era d’accordo perché fosse diramato qualcosa in merito. Klaus non ha detto peraltro in quale qualità e su quali temi egli si sia intrattenuto con Moro».


1 Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. II.


2 Vedi D. 69.

81

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. segreto 3457/17902. Vienna, 1° ottobre 1965.

Oggetto: Nuova evoluzione dell’atteggiamento di Kreisky nella controversia alto-atesina.

Riferimento: Telegramma ministeriale n. 14355/c. del 30 settembre u.s.3.

In verità – se ripenso agli ultimi atteggiamenti di questo Ministro degli Esteri – non sono sorpreso che codesto Ambasciatore d’Austria abbia ritenuto di dover protestare per la pretesa diffusione dei nostri opuscoli ufficiali circa le responsabilità austriache nel terrorismo in Alto Adige editi nel 1961.

Per quanto non conosca in quale modo tale diffusione sia avvenuta e si possa per esempio ipotizzare che essi fossero stati offerti su richiesta di informazione di qualche rappresentanza, non si vede perché, se avessimo voluto sottolineare le gravissime responsabilità austriache nel terrorismo, avremmo dovuto ricorrere ai documenti del 1960-61 mentre la materia offrirebbe spunti in ordine di tempo assai pirecenti ed anzi recentissimi e servirebbe altresì a provare, quanto non potevano ancora quelli del 1961, che il Governo austriaco non ha tentato nulla per applicare la parte III della Raccomandazione delle Nazioni Unite. D’altra parte le responsabilità inerenti a quel periodo, ed ormai passate agli atti, sono risaltate fuori proprio in questi giorni durante il processo che si sta svolgendo a Graz e in cui sono imputati 23 terroristi austriaci e tre tedeschi: tutti a piede libero.

Costoro confessano tutto; menano vanto dei loro atti volti a suscitare la ribellione aperta della popolazione alto-atesina; confermano gli incoraggiamenti ricevuti dalle autorità – alcuni di essi del resto sono funzionari in carica del Governo regionale tirolese. Essi richiedono con clamore non solo il diritto di autodecisione, ma la riannessione dell’Alto Adige all’Austria.

La protesta austriaca per la diffusione (probabilmente occasionale) di quei documenti appare quindi difficilmente spiegabile.

Essa tuttavia si inquadra in quella svolta nell’atteggiamento di questo Ministro degli Esteri che ho illustrato nel rapporto n. 3386/1748 del 24 settembre(4).

Kreisky è oggi in una posizione difficilissima. Non pucontrollare estremisti e terroristi che gravitano intorno al Governo del Tirolo di obbedienza popolare. È indispettito che il partito alto-atesino di Magnago, cedendo alle sollecitazioni di Innsbruck, non abbia accettato quanto da noi offerto a Parigi e non abbia riconosciuto i suoi meriti nell’avere ottenuto quelle concessioni ed allargato il trattato De Gasperi- Gruber persuadendoci sull’opportunità dell’arbitrato.

Come Ministro degli Esteri egli non si dissimula infine che un fallimento delle trattative lascerebbe una traccia profonda nella sua carriera di uomo politico; la minaccia dei tirolesi è già stata ventilata quando gli hanno imputato di aver aiutato la frazione di Jenny in seno alla Volkspartei. Il gioco da lui posto in atto non gli consente di prendersela con i tirolesi, né tanto meno con gli alto-atesini. In queste condizioni l’unico bersaglio possibile per lui siamo noi stessi.

Egli cerca di intimidirci fino al limite della provocazione.

Di qui la stupefacente nota stampa che, senza tener conto dell’opinione prevalente persino in Austria ed in Alto Adige, esprime indignazione perché osiamo imputare all’Austria una responsabilità sul terrorismo. Di qui la nota polemica con cui ha annunciato il voto favorevole dell’Austria a V.E. nell’elezione alla Presidenza dell’Assemblea delle Nazioni Unite(5).

Nella stessa linea di «viso dell’armi» è il passo di Loewenthal per il richiamo fatto dal Presidente della Camera Bucciarelli Ducci ai doveri internazionali dell’Austria e quello per la distribuzione dei vecchi documenti.

I passi di Loewenthal non rappresentano quindi altro che la manovra iniziata qui a Vienna.

Se ne ricava l’impressione che Kreisky si stia precostituendo l’alibi per scaricare sull’Italia ogni responsabilità per l’eventualità che l’accordo non possa essere ora raggiunto.

Faremmo bene a valutare con attenzione questa ipotesi ed a prepararci a rispondere adeguatamente – anche in sede ONU – alla nuova offensiva contro di noi, cui sembra accingersi il dinamico Ministro degli Esteri austriaco.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG.


2 Sottoscrizione autografa. Diretto per conoscenza alla Rappresentanza presso l’ONU a New York. Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


3 Riferimento errato, si tratta presumibilmente del T. segreto 17355/c. del 29 settembre indirizzato alla Rappresentanza presso l’ONU a New York e alle Ambasciate a Vienna e Washington, con il quale veniva data notizia del passo di Lwenthal di cui al presente documento, relativo alla asserita diffusione da parte del Centro Informazioni italiano di New York a varie delegazioni ONU delle seguenti pubblicazioni: Alto Adige, World Press, 1960-61; Alto Adige, Acts of Terrorism and Austrian Responsibility; Alto Adige, Documents presented to the Italian Parliament by the Minister for Foreign Affairs, Segni, on 19th September, 1961 (Telegrammi circolari segreti 1965).


4 Vedi D. 77.


5 Vedi D. 76.

82

IL CONSOLE GENERALE A INNSBRUCK, MANCA DI VILLAHERMOSA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1) Telespr. riservatissimo 5591/9122. Innsbruck, 1° ottobre 1965.

Oggetto: Incontro a Innsbruck di una delegazione della SVP con il Ministro Kreisky e i sudtirolesi(3).

Riferimento: Tel. 5224/867 del 16.9.1965 di quest’Ufficio(4).

Sciogliendo la riserva, di cui al telespresso in riferimento, sono ora in grado, sulla base di varie notizie riservate che ho potuto raccogliere, di tracciare un quadro dell’incontro svoltosi l’11 settembre u.s. a Innsbruck fra una delegazione sudtirolese, il Ministro Kreisky e le autorità del Land Tirolo.

L’incontro avrebbe avuto i seguenti precedenti:

1) Il Governo austriaco avrebbe gradito, prima di intraprendere nuovi passi per riallacciare il colloquio con l’Italia, una presa di posizione chiara e precisa da parte della SVP circa l’accettazione o il rigetto delle ultime concessioni che l’Italia era disposta a fare nel tentativo di porre fine alla vertenza altoatesina. Kreisky in particolare avrebbe favorito una decisione moderata della SVP, sulla base del «pacchetto» di Parigi dello scorso dicembre, dal quale egli si sente personalmente impegnato e che equivarrebbe a rinunzia da parte sudtirolese a ulteriori pretese, con contemporanea accettazione italiana della proposta dell’arbitrato internazionale.

2) Gli ambienti responsabili nordtirolesi avrebbero svolto invece, nella fase precedente all’incontro, tutta la loro influenza per indurre la SVP a respingere qualsiasi soluzione di compromesso e a restare ferma sia sulle sue richieste sostanziali massime, sia sulle garanzie internazionali per la sorveglianza dell’attuazione di nuove intese con l’Italia. Il Landeshauptmann Wallner avrebbe esercitato pressioni in tal senso già nella sua visita in Alto Adige del 2 agosto u.s. (tel. n. 4906/804 del 1°.9.65 di quest’Ufficio)4 e ha recentemente riaffermato l’impostazione estremistica nordtirolese nella sua relazione al partito del 18 settembre u.s., quando ha richiesto all’Italia nuove concessioni sostanziali e contemporaneamente l’arbitrato internazionale (v. tel. n. 5458/894 del 24.9.1965 di quest’Ufficio)4.

3) La SVP, come già rilevato (v. te1. 4906/804), avrebbe dunque dovuto prendere una posizione definitiva sulle proposte italiane, attraverso la convocazione di un Congresso provinciale quale organo deliberativo competente per i primi di settembre.

Senonché, si comincia rinunziare alla convocazione del Congresso, probabilmente perché avrebbe messo chiaramente in luce le divergenze esistenti nell’ambito della SVP, con il pericolo di un’aperta affermazione della corrente radicale. Mentre infatti i «moderati», che fanno capo a Magnago, sarebbero stati disposti a rimettere in discussione l’arbitrato internazionale pur di ottenere ulteriori concessioni sulla parte «sostanziale» rimasta insoluta (credito, industria), i «radicali» (Brugger, Dalsass, Dietl, Sand, Steger, Volgger), in accordo con gli ambienti nordtirolesi, avrebbero richiesto, secondo informazioni confidenziali qui raccolte, l’attuazione del seguente programma:

- -

c) impostare la soluzione del problema invocando il diritto dell’autodecisione dei popoli.

In tale situazione l’esecutivo della SVP, nella sua riunione del 10 settembre a Bolzano, stabilì di non prendere alcuna decisione definitiva, sia per la difficoltà di superare le divergenze interne, sia per il timore di assumersi una responsabilità così grave quale l’accettazione o il rigetto delle concessioni italiane senza che tale responsabilità venisse contemporaneamente condivisa da parte austriaca. L’esecutivo si sarebbe invece accordato su una soluzione di compromesso, chiedendo all’Austria di continuare le trattative con l’Italia e di giungere possibilmente a una conclusione prima della chiusura dell’Assemblea Generale dell’ONU: in caso di conclusione «negativa» delle trattative, la corrente radicale si proporrebbe infatti di attuare il suo programma (di cui ai punti a, b e c), che prevede di riportare comunque la vertenza altoatesina alla ribalta delle Nazioni Unite.

Queste conclusioni della SVP del 10 settembre sono state portate a conoscenza di Kreisky e dei nordtirolesi da Magnago e dagli altri componenti della delegazione SVP il giorno successivo a Innsbruck. Kreisky, per quanto la sua tesi non sia stata accolta, non ha potuto non accettare le conclusioni della SVP, dato che è stato sempre principio del Governo austriaco, nell’affrontare le trattative con l’Italia, di rimettersi alle richieste sudtirolesi e di farsene portavoce. Gli ambienti responsabili nordtirolesi hanno invece accolto con favore la presa di posizione della SVP, perché impegna comunque il Governo austriaco a proseguire le trattative con l’Italia nell’intento di ottenere ulteriori concessioni e verrebbe quindi incontro alla loro politica di tenere sempre aperta la questione senza risolverla, almeno finché la soluzione non corrisponda alle tesi estremistiche.

Tuttavia, le decisioni della SVP non sono state definitive, ma «possibilistiche» e, come rilevato, la corrente «moderata» della SVP sarebbe favorevole a una rinunzia alla richiesta di arbitrato internazionale, purché l’Italia sia disposta a transigere su alcuni punti sostanziali controversi; a mio subordinato parere nelle trattative con l’Austria si dovrebbe quindi da parte italiana tener presente che il fronte dei nostri interlocutori non è così compatto come potrebbe apparire, ma nasconde notevoli divergenze, che ci consentirebbero un certo margine di manovra al fine di giungere a una conclusione veramente definitiva della vertenza, con preclusione di qualsiasi futura discussione internazionale sull’Alto Adige.

Con l’occasione segnalo che il 13 settembre u.s. è giunto a Innsbruck il senatore Raffeiner, accompagnato da Volgger e Pupp, per una serie di colloqui – sull’esito dei quali mi riservo di riferire – con esponenti del Governo regionale e della Volkspartei locale. Sembra comunque che la visita si inquadri nel tentativo che si sta attualmente facendo nell’ambito della SVP per superare le notevoli divergenze rivelate dai recenti eventi e per raggiungere quindi un’unità d’intenti; piprecisamente, sembra che i sondaggi con Raffeiner siano stati promossi dalla corrente radicale della SVP, che si adopera attivamente per raggiungere l’unità dal partito sulle sue posizioni estremistiche, che escludono qualsiasi compromesso.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 2, s.p.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


3 Recte: nordtirolesi.


4 Non pubblicato.

83

COLLOQUIO DEL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, CON IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, KREISKY (Roma, 5 ottobre 1965)1

Appunto.

Conformemente alle istruzioni ricevute, mi sono recato stamane a Fiumicino per incontrare il Ministro Kreisky, che, come è noto, aveva deciso di trattenersi per qualche ora a Roma nel corso del suo viaggio di ritorno da Teheran a Vienna.

Nel colloquio, che è durato oltre un’ora e mezza, il Ministro Kreisky ha tenuto ad espormi, con estrema incisività, la sua valutazione del momento attuale del problema altoatesino. Facendo ci Kreisky ha detto, egli compiva forse una mossa diplomatica inconsueta. Gli sembrava tuttavia importante di esporci oggi il suo pensiero con una immediatezza che forse esso non avrebbe avuto ove ci fosse stato riprodotto attraverso i normali canali diplomatici.

Nel corso della sua esposizione il Ministro Kreisky ha toccato i pidiversi tasti: quello del realismo politico, quello dei comuni interessi europei, quello dell’interesse a una convivenza dei due gruppi etnici dell’Alto Adige per un loro migliore sviluppo sociale.

Il quadro che ne è risultato e che cercherdi riprodurre, è stato tracciato a tinte volutamente drammatiche e pessimistiche.

Non ho interrotto l’esposizione del Ministro se non con quelle brevissime osservazioni che di volta in volta mi sono sembrate necessarie. Alla fine del dire di Kreisky ho a mia volta fatto presente al mio interlocutore quanto era stato indicato nel telegramma di questo Ministero n. 3792 e nel telegramma da Italnation- New York, n. 6583, come accennerparticolareggiatamente sotto. Da ultimo esporralcune considerazioni circa le impressioni generali ricevute nel corso del colloquio, cui era altresì presente questo Ambasciatore d’Austria, Loewenthal.

1. Kreisky ha iniziato col parlare del terrorismo in Alto Adige, essenzialmente per assicurarmi che il Governo austriaco stava dando la sua opera per collaborare alla repressione di esso. Egli ha accennato a colloqui che al riguardo avrebbe avuto personalmente col Ministro dell’Interno e con esponenti tirolesi. Ha aggiunto che, ad evitare eventuali collusioni di elementi tirolesi coi terroristi, si sarebbe giunti perfino ad affidare certe decisioni, in seno alla stessa Polizia di Innsbruck, ad elementi non originari del Tirolo. Il Governo Federale era deciso a continuare fermamente su questa strada; ma si doveva ammettere che era difficile sorvegliare una frontiera così vasta e così ardua, e controllare elementi che, secondo quanto risultava a Vienna, transitavano soltanto per il Tirolo, provenendo in generale dalla Baviera.

Qualche parola a parte meritava il processo di Graz. La magistratura austriaca era indipendente dal potere esecutivo. In particolare nulla era stato possibile fare in occasione della scelta della giuria, che veniva tirata a sorte.

Nel caso di Graz la giuria contava nel suo seno 5 donne e questo elemento poteva permettere che la sentenza finale fosse eventualmente influenzata da sentimenti o da passioni, il che avrebbe potuto portare a distorsioni deprecabili. Quello che egli, Kreisky, aveva potuto fare, d’intesa col Ministro di Giustizia, era stato d’intervenire nella scelta dell’Avvocato dello Stato (Staatsanwalt), che era persona al di fuori di ogni sospetto e con precedenti ineccepibili e che era stata messa al corrente di tutti i precedenti politici relativi alla questione. Tutto cinon escludeva che la sentenza potesse essere ben diversa da quanto era auspicabile e che una eventuale assoluzione (anche se si sarebbe potuto produrre appello contro di essa) avrebbe avuto conseguenze particolarmente gravi nei rapporti con l’Italia, dando l’impressione che una serie di attività illegali potessero rimanere impunite. Egli deprecava tali ipotesi, ma teneva a rilevare che il Governo austriaco non aveva mezzi legali per poter influire nel corso del processo.

Ho osservato che l’eventualità, cui il Ministro accennava, come egli stesso riconosceva, poteva avere conseguenze particolarmente gravi e che proprio per questo mi sembrava essenziale che tali conseguenze fossero in ogni modo evitate. Quanto al terrorismo, pur senza approfondire l’argomento, non bisognava dimenticare che si stava creando, come gli ultimi incidenti stavano a dimostrare, una situazione obiettivamente intollerabile, in cui una serie di attacchi a fuoco in territorio italiano venivano compiuti da elementi che provenivano dal terrorismo austriaco e che vi trovavano rifugio. Tale situazione era incompatibile con il diritto internazionale, coi rapporti di amicizia fra i due paesi e non poteva essere certo ammessa da una qualsiasi opinione pubblica che fosse democraticamente educata.

- - - - - -

– ha aggiunto Kreisky – che le autorità tedesche non ne controllino l’impiego attraverso un’oculata sorveglianza, quale quella che le autorità austriache eserciterebbero sui fondi destinati all’assistenza agli altoatesini.

Il pericolo dell’attuale fase è costituito dal fatto che si starebbe delineando negli ambienti altoatesini una sempre maggiore tendenza a ricorrere all’aiuto tedesco, dato che sul piano internazionale l’aiuto austriaco si starebbe dimostrando inefficace. A questo proposito Kreisky ha aggiunto che egli ha sempre evitato (contrariamente alle affermazioni fatte a suo tempo da Erhard) di parlare del problema atesino con i tedeschi, appunto perché non lo considera un problema «nazional-tedesco», ma un problema essenzialmente italo-austriaco.

7. Per quanto possa essere illogico e nonostante l’opera di persuasione da lui stesso svolta, le richieste di autodeterminazione, pivolte presentate dal Governo tedesco, dal Governo cipriota, dal Governo pakistano e da altri governi stanno influenzando notevolmente l’opinione pubblica altoatesina ed austriaca in senso radicalizzatore. È vero che si pufacilmente sottolineare che queste richieste non porteranno verosimilmente a nessun risultato positivo e potranno creare invece gravi focolai di tensione nelle varie zone interessate. Ma è un dato di fatto che tanto in Germania, quanto a Cipro, quanto nel Pakistan si insiste su tale concetto di autodeterminazione senza rinunciarvi in linea di principio ed anche rendendosi conto che esso non puportare a risultati concreti in un futuro immediato. Sarebbe questa stessa posizione che, sebbene illogica e non costruttiva, troverebbe, al dire di Kreisky, sempre pinumerosi seguaci nell’opinione pubblica altoatesina, tirolese e soprattutto tedesca.

Tutti questi elementi inducevano il Ministro Kreisky a considerare l’attuale situazione con profondo pessimismo. Questa valutazione del resto era la ragione del fatto che egli non aveva insistito recentemente per incontrarsi col Ministro Fanfani, appunto perché non riteneva che un incontro potesse portare a progressi concreti nel problema. Egli si domandava perfino se si potesse giungere ad un punto di preparazione che consentisse un utile incontro dei due Ministri. In queste condizioni egli ha, comunque, preferito lasciar passare il tempo senza esercitare alcuna pressione per nuovi incontri, nell’attesa che la situazione potesse chiarirsi.

- -

Gli ho risposto che non avrei mancato di far conoscere all’on. Ministro quanto egli aveva avuto occasione di espormi. Né il tempo né l’occasione offertami da un breve colloquio protocollare all’aeroporto mi consentivano di prendere qualificatamente posizione sopra i vari punti da lui trattati. Potevo tuttavia dirgli che la sua valutazione generale della situazione mi sembrava alquanto pessimistica; ciche poteva forse meravigliare se si teneva conto di sue diverse dichiarazioni, anche recenti. Quanto a me, avevo l’incarico di ripetergli che da parte italiana si era sempre disposti ad una nuova presa di contatti riservati tra i rappresentanti dei Ministri, contatti che avrebbero potuto aver luogo a Londra nell’ultima decade del mese. Cisignificava, evidentemente, che da parte italiana si ritiene sempre essenziale giungere ad una soluzione concordata della controversia e si pensa che cipossa avvenire su una base non molto dissimile da quella esaminata a suo tempo dagli Esperti, base da cui si giunse, attraverso un tentativo di equilibrato compromesso, allo schema di soluzione esaminato a Parigi.

Nel riprendere oggi lo studio del problema su tali basi, era evidente che dovevamo tener conto delle ripercussioni che nei due paesi avevano avuto in questi mesi le proposte allora prese in esame: ed a questo proposito non potevo non rilevare con la massima franchezza – come del resto era stato già fatto presente anche a pialto livello – che il sistema di garanzie o di ancoraggio previsto a Parigi, dopo l’atteggiamento assunto in questi mesi da parte altoatesina ed austriaca di fronte al complesso delle proposte in parola, sembrava non piattuale. Le nostre conversazioni avrebbero dovuto quindi astrarre dal sistema discusso a suo tempo a questo proposito.

Se quindi da parte austriaca ci fosse stata confermata l’intenzione di questo incontro, noi non avremmo mancato di esservi presenti con spirito costruttivo; e del resto ci si doveva dare atto che eravamo stati sempre presenti in maniera costruttiva agli incontri precedenti che avevano portato alla elaborazione dei testi esaminati a Parigi.

Kreisky ha confermato che da parte austriaca si era senz’altro pronti a questo nuovo incontro, la cui data poteva essere da noi concordata con questa Ambasciata d’Austria; ma ha insistito sulla necessità che, da parte nostra, si affrontino le richieste altoatesine «con generosità». Nei suoi recenti contatti con Bolzano, egli aveva constatato come gli esponenti della SVP tenessero molto piad ottenere capacità legislative, piuttosto che alla soluzione in via pratica di problemi o situazioni. Ma era certo che su questi punti, con un qualche sforzo da parte nostra, si sarebbe potuto giungere facilmente ad un accordo. Riteneva anzi, a questo proposito, che sarebbero stati utili nostri contatti diretti cogli altoatesini, il che avrebbe consentito di giungere con maggiore facilità a formule di reciproca soddisfazione. Del resto, egli ha aggiunto, delle 18 questioni materiali rimaste aperte, ve ne erano senza dubbio parecchie (egli ha citato ad esempio le richieste per la scuola ladina) che erano senz’altro rinunciabili e cui egli era senz’altro disposto a rinunciare. Anche per le questioni essenziali (approvazione bilanci provinciali - industria - credito - polizia - collocamento al lavoro) si potevano immaginare senza troppe difficoltà formule soddisfacenti. Ad esempio egli si rendeva perfettamente conto che ci era impossibile concedere oggi alla Provincia di Bolzano competenze in materia di ordine pubblico: e la stessa SVP l’aveva compreso. Si trattava tuttavia di fare un qualche gesto che potesse avere valore simbolico e che permettesse una certa cooperazione della Provincia nel settore della Polizia, consentendole di disporre di «un paio di uomini in uniforme» e di intervenire in questioni di minore o di minima importanza. Pensava, a questo proposito, se non potesse essere attribuita alla Provincia la polizia dei pubblici locali, o dei mercati, o del traffico con una divisione di competenze analoga a quella in vigore a Vienna, durante il regime di occupazione, fra la polizia alleata e quella austriaca. Per quanto riguardava il collocamento al lavoro, pensava che gli altoatesini potessero rinunciare alla richiesta di competenze legislative, ma che si potesse cercare di introdurli negli uffici del lavoro, che avrebbero potuto essere affidati a due dirigenti, ciascuno tratto dai due differenti gruppi etnici. Per quanto riguarda l’industria, il Ministro Kreisky ha insistito sul fatto che da parte altoatesina si sarebbe pronti a dare ogni possibile garanzia circa la possibilità di permanenza dell’industria italiana esistente. In merito al settore creditizio, sempre secondo Kreisky, si tratterebbe di garantire alla Provincia di Bolzano, contro eventuali limitazioni future, la possibilità di far ricorso a sovvenzionamenti esterni, il cui trasferimento in Italia dovrebbe tuttavia avvenire attraverso i normali crediti bancari. Si tratta, in fondo, ha detto il Ministro austriaco, di settori importanti ma non vitali, circa i quali una soluzione poteva essere trovata pifacilmente attraverso una franca discussione tra Roma e gli altoatesini, che non attraverso discussioni italo-austriache di esperti. Naturalmente non doveva essere dimenticato un qualche sistema di «ancoraggio» relativo alla soluzione della controversia; ma l’accenno è stato fatto questa volta in maniera molto pipossibilista e sfumata che precedentemente.

Il Ministro Federale austriaco ha concluso insistendo sulla sua simpatia per il popolo italiano e sul suo desiderio di sviluppare con l’Italia, risolta la controversia altoatesina, ogni forma di possibile collaborazione. Da ultimo, egli ha detto di essere oggetto di continue pressioni da parte di vari ambienti austriaci ed altoatesini affinché egli dichiari che le trattative in corso con l’Italia sono divenute ormai infruttuose e non possono essere utilmente proseguite. Cidovrebbe consentire all’Austria, nelle intenzioni di coloro che insistono perché si giunga al pipresto ad una tale dichiarazione, di risollevare il problema altoatesino alle Nazioni Unite forse fin da quest’anno (uno scontro all’ONU potrebbe sembrare pi«retentissant» in questi mesi, in cui l’Assemblea si trova sotto una Presidenza italiana, piuttosto che in un anno normale) o in ogni caso nel corso della prossima Assemblea. Alla ripresa delle discussioni all’ONU dovrebbe corrispondere, sempre secondo Kreisky e per le ragioni sopra indicate, una nuova impostazione austriaca basata sulla richiesta di autodeterminazione. Naturalmente, ha aggiunto Kreisky, egli si rendeva conto meglio di qualsiasi altro di quanto vi fosse di irrazionale in tutto questo: ed egli non avrebbe mancato di battersi in senso contrario. Ma eravamo oramai alla soglia di un periodo in cui l’irrazionale stava per prendere il sopravvento.

Se devo riassumere le impressioni tratte dal colloquio, mi sembra che si possa dire innanzitutto che Kreisky ha cercato di accertare, in vista dei prossimi contatti italo-austriaci, se fosse possibile o meno che da parte italiana si confermassero i termini di intesa discussi a Parigi per la parte pifavorevole all’Austria, e cisopratutto per quanto riguarda il cosiddetto «ancoraggio».

In seconda linea, egli intendeva verosimilmente proporsi, nel caso che la nostra attuale posizione gli fosse stata confermata negli stessi termini in cui era stata esposta recentemente a Londra(5), di ottenere almeno che da parte nostra ci si accingesse ad un nuovo incontro con l’intenzione di procedere a sostanziali concessioni. In caso contrario, Kreisky ha cercato di prospettare sia la possibilità di interruzione delle trattative, sia un mutamento della posizione austriaca nella questione in senso piestremista, mutamento che potrebbe essere accompagnato da una accentuazione del terrorismo.

Nella seconda parte della conversazione, tuttavia, il tono di Kreisky è stato molto pirealista ed egli ha sopratutto insistito sull’opportunità di concessioni in limitati settori corrispondenti sostanzialmente agli stessi settori cui egli aveva accennato nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964.

In sostanza, il primo obiettivo che egli è sembrato cercare di raggiungere è stato quello di ottenere di poter impostare la ripresa del negoziato in modo che anche l’attuale interruzione si dimostri alla fine fruttuosa per l’Austria.

D’altra parte Kreisky si è mostrato preoccupato della situazione interna austriaca e della propria posizione personale. Per quanto sia lecito dubitare della completa sincerità delle sue dichiarazioni a questo proposito, egli ha dato – o voluto dare – l’impressione di temere di essere scavalcato o di essere estromesso dal gioco in relazione a nostri diretticontatti con l’ÖVP. Finora la questione altoatesina era fermamente nelle sue mani. L’impressione che egli ha dato è di voler evitare che oggi essa gli sfugga e che altri interlocutori possano presentarsi, sui quali egli non possa esercitare una sua decisiva influenza.

Unisco, infine, un Appunto che, per incarico dello stesso Kreisky, mi è stato consegnato stasera da questa Ambasciata d’Austria. Il contenuto del documento è conforme, in sostanza, a quanto Kreisky ha detto, sopratutto nella prima parte della conversazione. Mancano in esso, tuttavia, accenni, indicazioni e valutazioni che hanno dato maggiore calore all’esposizione del Ministro austriaco. La parte meno esatta dell’Appunto è quella che riguarda i settori circa i quali Kreisky ha sottolineato la necessità di concessioni italiane. Tale argomento, che è stato trattato nella seconda parte della conversazione, è stato presentato da Kreisky in un contesto che l’Appunto evita di riprodurre. Il documento insiste, inoltre, in maniera inesatta, per quanto concerne le funzioni di polizia, sulla eventuale ammissione, da parte nostra, di una «cooperazione fra le autorità regionali e quelle statali»; senza accennare invece a quella che è stata una delle dichiarazioni piinteressanti da parte di Kreisky e, cioè, il franco riconoscimento che da parte italiana, nella situazione attuale, non si puconcedere alle autorità della Provincia di Bolzano una effettiva competenza in tale materia(6).

Allegato

Der Herr Bundesminister bemerkte eingangs, er habe f den Heimflug den Umweg er Rom gewählt, weil er es f wichtig halte, im gegenwärtigen kritischen Augenblick in aller Aufrichtigkeit gewichtige Wahrheiten auszusprechen.

Vor allem mse er feststellen, dass terreichischerseits alles geschehe, um jedwede terroristische Aktivität zu verhindern. Dies sei aber keine leichte Aufgabe, denn einerseits sei die Grenze lang und schwer kontrollierbar, anderseits seinen die Organisationszentern nicht in Österreich gelegen und schliesslich und vor allem habe es den Anschein, dass das Ausbleiben einer Lung des Problems in Stirol selbst radikalisierend wirke.

Ebenso mse er klarstellen, dass – soweit dies im Wirkungsbereich der Bundesregierung liegt

– terreichischerseits alles geschehe, um das Recht walten zu lassen. So sei die Klagevertretung im Grazer Prozess in die Hände eines in jeder Beziehung hervorragend qualifizierten Staatsanwaltes gelegt worden. Wie das Urteil ausfallen werde, liesse sich freilich nicht voraussehen, zumal da unter den Geschworenen ff Frauen seien, was einen emotionellen Faktor mit sich bringe.

Diese Aspekte der Lage habe er klarstellen msen, weil wir seiner Ansicht nach einer kritischen Wendung entgegengehen. Er habe sich in eingehender Auseinandersetzung mit den Stirolern davon erzeugt, dass Magnago, auch wenn er wollte, das gewiss beachtliche Ergebnis der bisherigen Verhandlungen nicht akzeptieren knte, weil er nicht in der Läge wäre, dessen Annahme in der SVP durchzusetzen. Nun sei es wohl selbstverständlich, dass er (der Herr Bundesminister) nicht ein Abkommen schliessen kne, dass die Stiroler als unbefriedigend bezeichnen. Ebenso dezidiert mhte er feststellen, dass er nicht dazu bereit sei, vor dem terreichischen Parlament eine nicht wirksam verankerte Lung zu vertreten.

Anderseits verkenne er die Schwierigkeiten der italienischen Regierung nicht, weshalb er mit grster Sorge in die Zukunft sehe. Denn es sei klar, dass ein Scheitern der Verhandlungen zu einer Intensievierung der Terroraktivität und in gewissen Kreisen auf beiden Seiten des Brenners zur Erhebung der Forderung nach Selbstbestimmung fren werde. Die Folge dieser Entwicklung f die terreichisch-italienischen Beziehungen wde er ungemein bedauern, weil er erzeugt sei, dass die beiden Staaten eine erspriessliche Zusammenarbeit entwickeln knten. Deshalb habe er sich zu diesem gewiss nicht alltäglichen Schritt entschlossen, um einen dringenden Appell an Italien zu richten. Nur eine grosszige Entscheidung der italienischen Regierung kne die Situation retten. Eine echte Autonomie wde die Stiroler befriedigen. Warum sollte sie tabu sein? Eine Lung, die den Stirolern das Gefl der Sicherung ihrer Volksgruppe gibt, wde die Stellung der Gemässigten festigen und den Radikalen den Wind aus den Segeln nehmen. Er mse aber betonen, dass diese Lung noch substantielle Zugeständnisse im Paket erfordern wde und wirksam verankert sein mste. Unter den Punkten im Paket, die noch bereinigt werden msten, erwähnte er beispielsweise: Arbeitsvermittlung, Industrie, Kreditwesen, eine Mitverantwortung f die fentliche Sicherheit u.a. Dabei meinte der Herr Bundesminister, dass nun vielleicht wieder der Zeitpunkt f direkte Verhandlungen zwischen der italienischen Regierung und Stiroler Vertretern gekommen sei, weil diese in der komplizierten Materie am besten Bescheid wissen.

Der Herr Bundesminister betonte abschliessend, er beme sich gewiss nicht aus egoistischen Motiven so sehr darum, zu einer Einigung zu gelangen. Denn f ihn perslich wäre es vielleicht bequemmer, nicht eine Verantwortung auf sich zu nehmen, die ihn auf jeden Fall einer scharfen Kritik aussetzen wde. Er sei aber vlig erzeugt, dass es im Interesse der Sache, der beiden Staaten, ja sogar Europas liege, zu einem positiven Abschluss zu kommen. Er bitte daher, seinen dringenden Appell an die italienische Regierung weiterzuleiten.

TRADUZIONE

Il Ministro Federale ha cominciato con l’osservare di avere scelto, nel volo di ritorno in patria, la deviazione per Roma perché riteneva importante, nell’attuale critico momento, formulare in tutta franchezza alcune verità di rilievo.

Prima di tutto egli deve notare che da parte austriaca si fa di tutto per impedire qualunque attività terroristica. Ciperè un compito non facile, giacché, da un lato, la frontiera è lunga e difficilmente controllabile; dall’altro, i centri dell’organizzazione non si trovano in Austria; e infine – e soprattutto –, si ha la sensazione che la mancata soluzione del problema altoatesino agisca nel senso di radicalizzare le cose.

Parimenti egli deve mettere in chiaro che – per quanto si riferisce al campo in cui puesercitarsi l’azione del Governo Federale – da parte austriaca si fa di tutto affinché il diritto possa prevalere. È per questo che nel processo di Graz il compito di rappresentare l’accusa è stato affidato a un Avvocato di Stato in ogni senso altamente qualificato. Certo, non è dato prevedere quello che sarà la sentenza, tanto piche fra i giurati si trovano cinque donne, il che comporta un fattore emotivo.

Egli ha dovuto porre in chiaro questi aspetti della situazione, perché, a suo avviso, ci stiamo avvicinando ad una svolta critica. Nelle approfondite discussioni avute con i sudtirolesi, egli si è convinto che Magnago non potrebbe, anche se lo volesse, accettare il pur considerevole risultato delle trattative svoltesi finora, giacché non sarebbe in grado di imporne l’accoglimento alla SVP. Ora è ovvio che egli (il Ministro Federale) non puconcludere un accordo che i sudtirolesi considerino insoddisfacente. Con pari chiarezza egli desidera far presente di non essere disposto a difendere davanti al Parlamento austriaco una soluzione non efficacemente «ancorata».

D’altra parte, egli non misconosce le difficoltà del Governo italiano, ed è per questo che guardaal futuro con grandissima preoccupazione. È chiaro infatti che un fallimento delle trattative porterebbe all’intensificarsi dell’attività terroristica, e provocherebbe la richiesta dell’autodeterminazione da parte di certi circoli dai due lati del Brennero. Le conseguenze che questa evoluzione avrebbe sui rapporti austriaco-italiani sarebbero da lui estremamente deplorate, giacché egli è convinto che i due Stati possano attuare una feconda collaborazione. Egli si è percideciso a questo passo, certo non ordinario, per rivolgere un vivo appello all’Italia. Solo una generosa decisione del Governo italiano pusalvare la situazione. Una genuina autonomia soddisferebbe i sudtirolesi. Perché essa dovrebbe essere un «tabu»? Una soluzione tale da dare ai sudtirolesi il sentimento della sicurezza del loro gruppo etnico, rafforzerebbe la posizione dei moderati e toglierebbe l’acqua dal mulino dei radicali. Egli deve persottolineare che tale soluzione richiederebbe ancora l’inclusione nel cosiddetto «pacchetto» di altre sostanziali concessioni, e che essa dovrebbe essere efficacemente «ancorata». Tra i punti del «pacchetto» che debbono ancora essere messi in chiaro egli ha citato a titolo di esempio: collocamento della mano d’opera, industria, credito, una corresponsabilità per la sicurezza pubblica, ecc. A questo proposito il Ministro Federale ha espresso l’avviso che forse sia di nuovo venuto il momento di avviare delle trattative dirette fra il Governo italiano e rappresentanti sudtirolesi, giacché questi ultimi sono i meglio informati sulla complicata materia.

Il Ministro Federale ha sottolineato, nel concludere che non è certo per motivi egoistici che egli si sforza in tale modo per arrivare a una concordanza di vedute, giacché, per quanto lo concerne personalmente, sarebbe forse picomodo non assumersi una responsabilità che farebbe di lui in ogni caso il bersaglio di una vivace critica. Ma egli è pienamente convinto che sia nell’interesse del problema, di entrambi gli Stati, anzi addirittura dell’Europa, di arrivare a una conclusione positiva. Egli esprime percila preghiera che il suo vivo appello venga trasmesso al Governo italiano.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Vedi D. 78.


3 Vedi D. 79.


4 Vedi D. 4.


5 Vedi D. 64.


6 Inviato a Martino con L. segreta 10A/2067 del 9 ottobre 1965, il cui testo era il seguente: «Caro Ambasciatore, per tua personale e riservata informazione ti invio copia di un appunto all’On. Ministro, relativo alla conversazione che ho avuto con Kreisky il 5 ottobre u.s. all’aeroporto di Fiumicino. Vi è allegato un riassunto della stessa conversazione, consegnatomi da Loewenthal nella stessa giornata del 5 ottobre. La circostanza che il 6 ottobre Bobleter abbia svolto a New York un passo presso l’On. Ministro [vedi D. 84] per intrattenerlo circa i rapporti italo-austriaci, mi induce a pensare che Vienna abbia voluto constatare, quasi contemporaneamente, se non vi siano divergenze nella posizione italiana sul problema dell’Alto Adige. Per quanto, in base alle istruzioni ricevute dall’On. Ministro, e data la brevità del tempo a disposizione, io mi sia limitato a poche osservazioni, ritengo che le eventuali aspettative austriache in quel senso dovrebbero essere state deluse. Credimi, col pivivo ricordo, tuo [RobertoGaja]» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3).

84

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. s.n.d. 28942/6682. New York, 6 ottobre 1965 (perv. ore 1).

Oggetto: Alto Adige.

Stamane è venuto a trovarmi il Sottosegretario austriaco agli Affari Esteri Bobleter. Dopo avere espresso le congratulazioni del Cancelliere Klaus per la elezione del Ministro Esteri italiano alla Presidenza della 20ª Assemblea, il Sottosegretario austriaco ha chiesto quali disposizioni ha l’Italia verso la questione dell’Alto Adige, che il Cancelliere e il Governo austriaco auspicano possa essere risolta. Ho detto al Sottosegretario Bobleter che non si concilia detto auspicio:

1) con il silenzio mantenuto per mesi dal Governo austriaco sulle ipotesi di risoluzione formulate dall’Italia nel dicembre 1964 a Parigi(3);

2) con la successiva indicazione di nuove questioni aggiuntive alle ipotesi di Parigi(4);

3) con gli attentati degli ultimi due mesi e con l’assenza di cooperazione austriaca per prevenirli e punirli.

Il Sottosegretario austriaco ha detto che teme che al Tribunale di Graz gli imputati siano assolti. Ho replicato che, pur non intendendo interferire sull’operato della magistratura austriaca, così come non permettiamo interferenze austriache sulla nostra magistratura, non potevo non preavvertire quale contraccolpo una assoluzione a Graz avrebbe sull’opinione pubblica e sul Parlamento italiano.

Avendo il Sottosegretario austriaco domandato perché l’Italia nei recenti segreti incontri di Londra(5) abbia fatto presente di non poter accettare una commissione sopranazionale di controllo, ho risposto:

1) che l’Austria, rifiutando le ipotesi di Parigi, ha fatto cadere anche la parte relativa alla commissione;

2) che perciil Parlamento italiano non potrà approvare un organo internazionale che ne controlli le decisioni.

Il Sottosegretario Bobleter ha domandato che pensa l’Italia delle conversazioni in corso tra Austria e MEC. Ho risposto che l’Italia né le ha ostacolate, né le ostacola, anche se per ragioni evidenti ha chiesto che il Ministro austriaco del Commercio Estero non venisse a Roma per incontrarsi con il Presidente di turno italiano del MEC nei giorni seguenti l’attentato contro i carabinieri che tanto ha offeso e colpito l’Italia.

Concludendo, ho detto a Bobleter:

1) che l’Italia si attende che a Graz non si verifichino altre delusioni per noi;

2) che l’Austria faccia qualche cosa per prevenire e punire gli attentati;

3) che gli interessati si persuadano che, per l’Alto Adige, l’Italia pustudiare nuove possibilità di convivenza con gli italiani della minoranza di lingua tedesca, ma non puaccettare una commissione internazionale di controllo sulle decisioni del Parlamento. Dal rispetto di queste cose dipende la continuazione fruttuosa delle conversazioni in corso, le quali non sono certo agevolate da attentati, né da discorsi e da comunicati polemici da parte austriaca.

Ho detto a Bobleter di dire queste cose al Cancelliere Klaus da parte del Ministro degli Esteri italiano.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 1, s.p.


2 Trasmesso tramite la Rappresentanza presso l’ONU.


3 Vedi D. 4.


4 Vedi D. 44.


5 Vedi D. 1, nota 3.

85

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, A NEW YORK(1)

T. segreto urgente 17803/3992. Roma, 6 ottobre 1965, ore 16,15.

Conformemente alle istruzioni ricevute, ho incontrato ieri a Fiumicino il Ministro Kreisky, che si è trattenuto a Roma nel viaggio di ritorno da Teheran a Vienna. Colloquio, che è durato oltre un’ora, è stato prevalentemente costituito da esposizione, da parte del Ministro Kreisky, in termini talvolta drammatici, della sua valutazione dell’attuale fase della questione altoatesina; valutazione, ha aggiunto, che egli ha tenuto a fare personalmente attraverso ad un passo forse protocollarmente inconsueto affinché V.E. potesse avere una impressione piviva ed esatta della situazione di quanto non possa generalmente risultare da colloqui a livello funzionari.

Ministro Kreisky ha esposto quali siano, a suo avviso, i vari elementi che devono essere tenuti presenti da parte austriaca per chiusura controversia, accennando a indebolita posizione Magnago, infido atteggiamento ÖVP (alcuni settori della quale si sarebbero pronunciati per autodecisione), scarso interesse Partito Socialista austriaco assumere oggi responsabilità di soluzioni che non potrebbero risultare soddisfacenti per tutti. Egli ha sottolineato poi con particolare enfasi crescenti e pericolosi interventi ambienti estremisti tedeschi nel problema. Tutto cilascerebbe pensare, ad avviso di Kreisky, che elementi favorevoli a richiesta autodeterminazione possano, nonostante azione da lui svolta, avere il sopravvento in prossimo futuro. Periodo a disposizione per conclusione negoziata controversia sarebbe pertanto breve: ma non si potrebbe pensare che soluzione possa essere raggiunta se da parte italiana non esista disposizione per «generose» concessioni, atte a rafforzare elementi moderati altoatesini e austriaci.

Personalmente Ministro Kreisky non poteva prospettarsi alcun vantaggio da conclusione accordo, che sarebbe stato comunque oggetto vive critiche. D’altra parte egli era sempre piperplesso su possibilità proseguire utilmente negoziato e anche per questo aveva ritenuto preferibile in questi mesi una pausa nelle trattative. Non poteva non sottolineare che cosiddetto «ancoraggio» o «garanzia circa accordo» erano questioni essenziali, da cui personalmente egli non poteva prescindere.

Ho fatto rilevare che sua valutazione mi sembrava eccessivamente pessimista e contrastava con stesse dichiarazioni da lui fatte in epoca anche recente. Da parte nostra avevo incarico riconfermare disposizione a riprendere nuovamente contatti segreti tra rappresentanti Ministri nella ultima decade ottobre. Nello stesso tempo dovevo far rilevare che non potevamo non tener presente anche da parte italiana reazioni che si erano verificate in questi mesi, a seguito atteggiamenti assunti da parte altoatesina e austriaca, circa sistema chiusura controversia discusso a Parigi. In relazione a ci dovevamo realisticamente riconfermare, come del resto era già stato fatto presente anche a pialto livello, che sistema ancoraggio previsto a Parigi non aveva pratica possibilità di essere accolto da nostro Parlamento. Nei prossimi incontri occorreva quindi esaminare in concreto base d’intesa accettabile dalle due parti, partendo da esame dati forniti da conversazioni di esperti dell’anno scorso nonché da indicazioni venute in luce successivamente.

Kreisky ha dichiarato che si starebbero esercitando su di lui vive pressioni affinché egli dichiari che trattative in corso non hanno alcuna prospettiva di riuscita e cial fine di consentire Austria riprendere azione all’ONU in attuale Assemblea o comunque nella prossima azione che a suo dire verrebbe impostata non pisu richiesta autonomia, ma su autodeterminazione. Egli mi ha detto che avrebbe continuato contatti con noi, ma ha insistito su necessità di accogliere alcune richieste altoatesine tuttora aperte, dichiarando invece che altre potevano senz’altro essere lasciate cadere. Circa punti essenziali, egli ha auspicato che da parte nostra si prendesse contatto con altoatesini stessi, i quali finora si erano dichiarati contrari ad accettare sistema di soluzioni pratiche, come accennato da parte nostra in ultimi colloqui di Londra.

Nel congedarsi il Ministro Kreisky ha lungamente insistito sopra suo desiderio istituire ampia collaborazione con l’Italia. Un breve accenno il Ministro Kreisky ha fatto a misure che sarebbero in corso in Austria per reprimere azioni terroristiche e ad azione da lui svolta, nei limiti legalmente concessigli, in occasione processo Graz. Non poteva escludere tuttavia che sentenza potesse essere totalmente insoddisfacente. Sarebbe stato senza dubbio possibile interporre in tal caso appello, ma non si nascondeva e vivamente deprecava gravità di conseguenze in tale eventuale ipotesi.

Ho subito ribattuto che problema del terrorismo era fattore grave, che turbava profondamente nostri rapporti e di cui non potevamo non tener conto in relazione chiusura controversia. Recente stillicidio attentati compiuti con incursioni da frontiera austriaca era obiettivamente inammissibile.

Kreisky è apparso notevolmente preoccupato situazione politica interna austriaca e sua stessa posizione personale in relazione conclusione eventuale intesa. Sua esposizione è sembrata sostanzialmente diretta a convincerci necessità non recedere da concessioni essenziali previste a Parigi ed a aggiungervi nuove concessioni. Ma mi è sembrato rendersi conto, alla fine colloquio, che tale impostazione era per noi del tutto inaccettabile.

Trasmetto con corriere di domani appunto particolareggiato circa esposizione fatta da Ministro Kreisky nonché appunto consegnatomi ieri sera da questa Ambasciata Austria, in cui sono riassunti, in forma meno diretta, principali argomenti svolti dal Ministro stesso(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Trasmesso tramite la Rappresentanza presso l’ONU.


Vedi D. 83.

86

COLLOQUIO DELL’AMBASCIATORE TOSCANO CON IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, KREISKY (New York, 11 ottobre 1965)1

Appunto segreto(2). - - - -

risolvere il problema delle «garanzie» dal momento che non intendeva fare la fine di Grueber. Gli ho detto che era soltanto questione di accordarci sui tempi (circa la chiusura della controversia) e di redazione delle due progettate dichiarazioni parallele del Presidente Moro e di Kreisky dinanzi ai rispettivi Parlamenti italiano ed austriaco. Ho avuto l’impressione che su questo punto, sia pure a fatica si potrà riuscire a trovare un terreno di incontro.

- - - -

autonomia adeguata per la provincia di Bolzano. Ho richiamato l’attenzione di Kreisky sulle parole che tradurranno in francese ed in inglese la parola «autonomia», onde evitare di porci nella necessità di intervenire nel dibattito, per diritto di replica.

- -

1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1252.


2 Trasmesso da Gaja a Moro, unitamente al D. 88, con Appunto segreto in data 13 ottobre 1965 il cui testo era il seguente: «Si trasmettono, qui uniti, due appunti redatti dall’Ambasciatore Prof. Toscano in merito ai suoi incontri con il Ministro degli Esteri austriaco, Kreisky, svoltisi a New York nelle giornate dell’11 e del 12 ottobre. Come si rileverà, il Prof. Toscano – su istruzioni dell’On. Ministro – ha confermato al Ministro Kreisky la disponibilità dei rappresentanti italiani ad incontrarsi con i rappresentanti austriaci al fine di riprendere le conversazioni segrete. Per tale ripresa è stata confermata la data dell’ultima decade di ottobre, che è stata accettata da parte austriaca. Anche in relazione all’opportunità di definire la posizione che i rappresentanti italiani dovranno assumere in tale incontro, si prega di voler comunicare quale data definitiva possa essere indicata ai rappresentanti austriaci. Al riguardo si suggerisce che l’incontro, che dovrebbe prendere due giorni, si svolga o il 26 e 27 ottobre od il 27 ed il 28 ottobre» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG).


3 Vedi D. 83.


4 Vedi D. 64.


5 Vedi D. 4.


6 Vedi D. 88.

87 IL CAPO DELLA RAPPRESENTANZA PRESSO L’ONU, VINCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 29770/717. New York, 12 ottobre 1965 (perv. ore 1 del 13).

Oggetto: Dichiarazioni Kreisky su problema altoatesino.

Trasmetto traduzione passo intervento Kreisky dedicato problema Alto Adige:

«Mi permetta ora, Signor Presidente, di riferire alla Assemblea Generale come ho fatto in tutte le occasioni precedenti, sull’azione intrapresa a seguito delle risoluzioni 1497 (XV) del 31 ottobre 1960 e 1661 (XVI) del 28 novembre 1961, riguardanti lo statuto delle minoranze austriache in Sud Tirolo. La prima di tali risoluzioni richiedeva all’Italia e all’Austria di iniziare dei negoziati tendenti a trovare una soluzione a tutti i contrasti riguardanti l’esecuzione del trattato di Parigi del 5 settembre 1946; la seconda di tali risoluzioni ha preso atto con soddisfazione del fatto che tali negoziati hanno avuto luogo ed ha pertanto confermato il contenuto della prima. Noi abbiamo negoziato come ci era stato richiesto. All’inizio di questo anno erano sorte grandi speranze e noi abbiamo avuto la sensazione che il nostro interlocutore si fosse reso conto del fatto che, in definitiva una giusta comprensione nei riguardi delle fondate aspirazioni di una minoranza [costituisce] un valido contributo alla tranquillità all’interno del proprio Stato. Comunque rimangono insolute questioni di vitale importanza per la sopravvivenza dei gruppi minoritari, e noi siamo seriamente preoccupati che un continuo rinvio di questi problemi possa precludere alla conclusione di un accordo. Tale rinvio è certamente contrario allo spirito delle risoluzioni sopracitate.

Vorrei approfittare di questa occasione per ribadire l’intenzione del Governo austriaco di risolvere il contrasto tra Italia e Austria in merito all’esecuzione dell’accordo di Parigi del 5 settembre 1946 attraverso negoziati che riflettano lo spirito della Carta delle Nazioni Unite.

Noi abbiamo raggiunto soluzioni positive in quasi tutti i problemi che sono sorti nei nostri rapporti coi paesi confinanti e con gli altri paesi vicini. Perché questo non deve essere possibile anche in questo caso? È peraltro mio dovere ricordare all’Assemblea Generale che una simile soluzione puessere trovata solo se verrà riconosciuto alla popolazione del Sud Tirolo un autentico diritto di amministrazione autonoma (self-administration) in tutte le questioni che interessano questa popolazione».

Telegrammi ordinari 1965, Stati Uniti d’America- Italnation New York arrivo, vol. II.

88

COLLOQUIO DELL’AMBASCIATORE TOSCANO CON IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, KREISKY (New York, 12 ottobre 1965)1

Appunto segreto(2).

Riassumo qui appresso i punti essenziali della seconda conversazione avuta questo pomeriggio con il Ministro austriaco Kreisky subito dopo il suo discorso all’Assemblea Generale. Il discorso di Kreisky è stato pronunciato nel pomeriggio in seguito al prolungarsi del dibattito sulla Rhodesia, dibattito che ha portato allo spostamento nella seduta pomeridiana di alcuni oratori iscritti per la mattina.

1. Kreisky ha esordito affermando che quanto gli avevo detto ieri circa il problema della «garanzia» lo aveva molto preoccupato. Egli è alla ricerca di una formula nuova che possa tenere, ad un tempo, conto tanto delle sue esigenze personali come di quelle italiane. Mi ha chiesto se avevo qualche idea da suggerire. Alla mia risposta secondo cui sarebbe toccato a lui formulare delle richieste, Kreisky mi ha detto che, pur riservandosi di approfondire, in un momento successivo, il problema, egli si domandava se avremmo potuto accettare di inserire nella dichiarazione che il Presidente Moro dovrà fare al Parlamento italiano un preambolo di questo genere: «Il Governo italiano ritiene di aver eseguito gli accordi di Parigi, mentre quello austriaco è di opinione contraria. Tuttavia, nello spirito degli accordi di Parigi e per migliorare la posizione della minoranza di lingua tedesca dell’Alto Adige, il Governo italiano è venuto nella determinazione di proporre al Parlamento italiano alcune misure liberali …».

Questa formulazione consentirebbe un collegamento pidiretto con gli Accordi di Parigi ed offrirebbe al Governo austriaco la possibilità di collegare le future misure con quelle già adottate in relazione all’intesa De Gasperi- Gruber.

- - - - - -

dell’Alto Adige, Kreisky mi ha ringraziato della comunicazione. Nello stesso tempo egli ha cercato di sminuirne l’importanza osservando che in Austria esistono correnti contrarie a tale associazione. Ove il Governo italiano istituisse un collegamento con la questione dell’Alto Adige, i maggiormente colpiti sarebbero proprio gli amici dell’Italia. Comunque, in questo momento, la crisi del MEC ha reso meno attuale il problema. A titolo personale, Kreisky ha espresso l’opinione che i Cinque finiranno per cedere al ricatto del Generale De Gaulle. A suo avviso una dichiarazione di principio dei Cinque in favore dell’EFTA preoccuperebbe la Francia e scoprirebbe il suo gioco.

- -

1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1253.


2 Vedi D. 86, nota 2.


3 Leggasi: aveva atteso fino al 18 marzo 1965 per rispondere alle proposte di Parigi del 16 dicembre 1964. Il riferimento è alla risposta austriaca di cui al D. 44.

89

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. personale 3591. Vienna, 15 ottobre 1965.

Caro Roberto,

ho letto con grande interesse il tuo lucidissimo appunto(2) allegato alla tua lettera 10A/20693 del 9 corrente relativo alla nota conversazione.

Mi pare che benché questa sia stata assai picompleta ed organica di quella che ha avuta con me, essa si è svolta nello stesso senso.

Con te in particolare il Ministro è stato assai piesplicito nell’avanzare suggerimenti circa la possibile soluzione delle questioni «non risolte»: quelle che in ogni caso comporterebbero una sostanziale novazione dell’accordo De Gasperi- Gruber. Che egli persegua questa «novazione» che egli considera «inerente ad ogni accordo» è cosa nota. Me lo affermquattro anni fa (e lo riferii) nel mio primo contatto con lui: un russo che vi assisteva gli domandallora se considerava passibile di novazione anche il Trattato di Stato. Mi è rimasto vivo nella memoria l’imbarazzo del Ministro.

Nella mia conversazione di pochi giorni fa sulla quale ho riferito(4) egli fu assai meno esplicito nell’indicare possibili soluzioni di compromesso nelle questioni non risolte, mentre si sforzava di essere drammatico nel prevedere un eventuale fallimento delle trattative.

A proposito di questo colloquio ti confermo la mia persuasione che egli ora avverte di aver perduto il controllo della situazione, ormai saldamente nelle mani del Governo regionale del Tirolo, il quale a sua volta condiziona la Volkspartei di Bolzano. In queste condizioni il Ministro cerca o di far cadere su di noi (che siamo, e forse non a torto, i pideboli fra le parti in causa) la responsabilità del fallimento di un accordo ovvero di indurci a cedere. Dubito assai peraltro che nuove concessioni «calmeranno» Innsbruck.

Dall’appunto (pagina 15) non mi è in verità risultato chiaro se quel «finora la questione alto-atesina era fermamente nelle sue mani» sia da riferirsi ad impressione tua ovvero a quanto afferma il Ministro. È mia opinione, come ho già riferito, che egli è già stato scavalcato e non sia piin grado di controllare la situazione.

Non so se la tua attenzione si è soffermata sul senso di quel «giorno di lutto» (poi divenuti tre) ad Innsbruck ricordando l’anniversario della cessione dell’Alto Adige sulla quale riferiremo separatamente. Aggiungo poi che un altro degli imputati, anzi il picompromesso, figura testé alla testa della lista liberale nelle elezioni che si svolgeranno a fine settimana in Tirolo.

Scusami se forse ti ho importunato con questa, che ti prego di considerare strettamente privata, piancora per chiarirmi le idee, nello spirito della benevolenza che hai verso di me.

Molto affettuosamente

Tuo

Carlo


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Vedi D. 83.


3 Recte: 2067, vedi D. 83, nota 7.


4 Vedi D. 77.

90

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, [AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO, E AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI]1

Appunto segreto. Roma, [20 ottobre 1965]2.

ALTO ADIGE

- - - - -

- Polizia ed Ordine pubblico

- Collocamento al lavoro

- Industria

- Credito

- Approvazione del bilancio provinciale.

Le formule sulle quali, ad avviso di Kreisky, potrebbe essere cercato un compromesso sono, per ciascuna di tali materie, le seguenti:

I. Polizia e Ordine pubblico

a) Ordine pubblico (concessioni meramente simboliche: Kreisky ha parlato di un paio di agenti in divisa)
b) Pubblica sicurezza degli esercizi pubblici, spettacoli pubblici, traffico e mercati (attribuzione alla provincia di qualche potere amministrativo sulla base di una divisione di competenze con la Polizia statale analoga a quella in vigore a Vienna durante il regime di occupazione alleata).
II. Collocamento al lavoro (rinuncia alla richiesta di competenza legislativa secondaria per la Provincia; richiesta che agli Uffici del Lavoro della Provincia vengano proposti due Direttori, uno per ciascun gruppo linguistico, con prevalenza al Direttore che appartiene al gruppo che detiene la maggioranza nella circoscrizione).

III. Industria (mantenimento della richiesta di competenza legislativa secondaria alla Provincia, con una formula che assicuri piene garanzie agli operatori e alle imprese appartenenti al gruppo etnico di lingua italiana che attualmente operano in Provincia di Bolzano).

- -

vinciale no ad un gruppo linguistico di porre il veto all’approvazione del bilancio provinciale).

3) Tanto a Fiumicino quanto a New York, Kreisky ha accennato all’opportunità di discutere sulle misure in favore degli altoatesini non tanto fra i rappresentanti dei due Ministri degli Esteri, quanto fra i portavoce del nostro Ministero dell’Interno e della nostra Presidenza del Consiglio, da un lato, ed i delegati della S- Tiroler Volkepartei dall’altro.

4) In relazione a quanto abbiamo appreso da Kreisky (che tutto porta a ritenere ci sarà ripetuto pio meno negli stessi termini dai suoi rappresentanti) quale dovrebbe essere la nostra linea di condotta?

Per quanto concerne le misure di fondo, tutto sommato, tenuto conto del fatto che il Governo di Vienna subordina la propria decisione al gradimento degli altoatesini, potrebbe anche risultare conveniente discutere di ulteriori punti rimasti controversi fra italiani e, ci direttamente con Magnago e con la direzione della SVP. Ci fra l’altro, ricondurrebbe forse il negoziato di fondo su quel piano interno che noi dobbiamo preferire. Comunque, questa decisione di principio deve essere attentamente meditata e, qualora si dovesse accogliere tale nuova impostazione, sarà indispensabile che la Presidenza del Consiglio ed il Ministero degli Interni si preparino ad assumere l’iniziativa e la direzione di tali contatti, il cui sviluppo potrà essere coordinato con quello delle trattative con il Governo austriaco sul cosiddetto punto I.

Ugualmente delicato è il problema della cosiddetta garanzia. Le conversazioni con Kreisky inducono a ritenere che da parte del Governo di Vienna non si vorrà abbandonare la ricerca di una qualche formula in tal senso. L’idea enunciata a New York da Kreisky merita, forse, di essere attentamente valutata. Non va trascurato, al riguardo, il significato dell’accettazione, da parte austriaca, della competenza dell’Aja per eventuali future controversie in quanto – sia pure per la semplice attuazione delle misure precedentemente adottate – questa è stata la posizione da noi assunta, e ripetutamente, nel corso delle discussioni alle Nazioni Unite. Anche per l’eventualità di una rottura del negoziato potrebbe convenire l’essere in condizione di mostrare che l’Austria, a un certo momento, aveva accolto il riconoscimento della competenza della Corte Internazionale di Giustizia circa l’interpretazione e l’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber. Non si deve infatti dimenticare, a questo proposito, che le raccomandazioni dell’Assemblea delle Nazioni Unite hanno stabilito che, qualora un negoziato bilaterale fra Roma e Vienna dovesse fallire, i due Governi dovranno ricercare di comune intesa un mezzo pacifico per la soluzione della controversia.

5) Nella decisione circa le istruzioni da dare per il prossimo incontro dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri, non puessere altresì ignorato quanto il Ministro Kreisky ebbe a dire tanto a Fiumicino quanto a New York circa le pressioni esercitate da influenti circoli sul Governo di Vienna per una nuova impostazione dell’intera questione sulla base del principio dell’autodeterminazione.

Senza dubbio nelle parole di Kreisky si purilevare innanzitutto il desiderio di esercitare una forte pressione su di noi onde ottenere nuove concessioni da parte italiana: ma non si punegare che, effettivamente, esiste oggi un non trascurabile movimento in tale direzione, movimento che trova, soprattutto in Baviera forti impulsi. Sarà utile tener conto anche di questo aspetto del problema nel decidere quali sviluppi noi intendiamo dare alla questione, i tempi che noi prevediamo per l’applicazione di eventuali nostre misure e gli obiettivi che intendiamo raggiungere con i contatti in corso.

[6] Al fine di fornire tutti gli elementi atti a permettere di valutare l’attuale situazione, si allegano i seguenti documenti circa i pirecenti sviluppi della questione:

- - - - -

Allegato

Appunto segreto.

Data la posizione sostanzialmente negativa assunta dal Governo di Vienna nei confronti del progetto di conclusione della controversia per l’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber, esaminato a Parigi il 16 dicembre 1964(9), la nuova fase delle conversazioni italo-austriache

– come del resto è stato comunicato dai rappresentanti italiani ai loro interlocutori austriaci nell’ultimo incontro segreto di Londra (28-29 luglio 1965)10 – dovrà riprendere sulle stesse basi su cui avevano avuto inizio le trattative segrete di Londra del novembre 1964(11). In altre parole si dovrà ripartire dai risultati raggiunti al termine della V sessione della Commissione di esperti (21-25 ottobre 1964) (che avevano lasciato aperti sia il cosiddetto problema della garanzia sia la soluzione di 18 questioni tra le pidelicate) per cercare di giungere ad una soluzione globale.

Come si ricorderà, a Londra nel novembre 1964 si era tentato di giungere ad una soluzione di compromesso con la concessione da parte italiana di una qualche «garanzia» a favore dell’Austria circa l’esecuzione delle misure interne promesse dal Governo di Roma e la corrispettiva rinunzia, da parte austriaca, alle richieste relative ai 18 punti rimasti aperti dopo la V sessione di esperti. Il Governo austriaco non ha ritenuto di poter dar corso, per parte sua, a quanto previsto nello schema di compromesso. Cicomporta la necessità di cercare nuove forme che devono modificare il precedente schema, sia per quanto concerne le modalità di chiusura della controversia («Punto I» del sondaggio svolto dalla Commissione di esperti), sia per quanto riguarda la parte sostanziale del negoziato, cioè le eventuali misure interne del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine («Punto II»).

I. MODALITÀ DI CHIUSURA DELLA CONTROVERSIA (PUNTO I) Il fatto che il sistema discusso a Parigi non sia stato ritenuto attuabile dal Governo di Vienna, il quale ha nuovamente insistito per 1’accoglimento integrale delle sue richieste in merito ai principali tra i 18 punti rimasti aperti, induce a ritenere che una nuova intesa non possa essere ricercata se non su di una nuova formula che, venendo incontro in misura un po’ maggiore alle richieste austriache sulla sostanza, preveda al tempo stesso un’attenuazione della nostra corrispettiva garanzia. Ci d’altra parte, sembra rispondere a certe perplessità che si erano rilevate in taluni nostri ambienti politici proprio in merito al sistema di garanzia previsto a Parigi. D’altronde è ovvio che non è pensabile, da parte italiana, di compiere un sostanziale passo avanti nell’accedere alle richieste austriache in merito alla concessione alla Provincia di Bolzano di competenze legislative nelle questioni tuttora in discussione. Tutt’al pisi potrebbe pensare, in certi settori speciali, ad un sistema che attribuisca di fatto, alle popolazioni di lingua tedesca dell’Alto Adige, una situazione corrispondente sostanzialmente alle loro richieste. Per ragioni di equilibrio della formula, che potrebbe essere inserita nel nuovo accordo, si potrebbe studiare altresì, date le circostanze, un’attenuazione nel contenuto giuridico della cosiddetta «quietanza austriaca» – che non ne diminuisca o ne alteri, tuttavia, il valore politico

– cui corrisponderebbe una corrispettiva attenuazione della «garanzia italiana». Cipotrebbe avvenire sulla base della rinuncia del Governo di Roma a richiedere al Governo austriaco una «quietanza liberatoria» immediata ed una chiusura della controversia contemporanea all’annuncio delle misure interne del Governo italiano in favore delle popolazioni altoatesine, contro una sostanziale modificazione della «garanzia» prevista nel sistema di Parigi.

Questi principi di massima, cui potrebbe ispirarsi la nuova fase del negoziato, sono stati portati a conoscenza, nel corso di vari contatti, dei rappresentanti austriaci: e, nonostante le prime reazioni di viva perplessità, si puritenere, dalle conversazioni recentemente avute col Ministro Kreisky, che essi siano sostanzialmente accolti anche da parte di Vienna come base per una nuova ricerca di un’intesa. Ciimpone la necessità di esaminare quali debbano essere in concreto le proposte che i nostri rappresentanti potranno avanzare al riguardo. Le considerazioni che seguono si riferiscono ai documenti esaminati a Parigi(12), nel corso dell’incontro del 16 dicembre 1964, e ne studiano le eventuali modificazioni.

a) Modificazione della cosiddetta quietanza liberatoria

Nel progetto di documenti elaborati dagli esperti e relativi agli atti di chiusura della controversia, della «quietanza liberatoria» austriaca si faceva specifica menzione a pag. 8 del documento concernente la Dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale (Documento II). La formula adottata era la seguente: «Sul presupposto di tale adempimento il Governo Federale austriaco dichiara che la controversia esistente tra l’Austria e l’Italia in merito all’esecuzione dell’Accordo di Parigi viene considerata chiusa». Partendo dal concetto di ammettere una «quietanza austriaca» a termine, tale formula potrebbe essere eventualmente sostituita, in via alternativa, da una delle formule seguenti:

«A questo riguardo il Governo Federale austriaco dichiara che in vista di tale adempimento la controversia esistente tra l’Italia e l’Austria in merito alla esecuzione dell’Accordo di Parigi sarà da considerarsi chiusa».

«A questo riguardo il Governo Federale austriaco dichiara che quando il Governo italiano avrà completato l’adozione delle misure previste nella sua Dichiarazione al Parlamento italiano del … il Governo Federale austriaco considererà chiusa la controversia relativa all’esecuzione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946».

«A questo riguardo il Governo Federale austriaco dichiara che quando il Governo italiano avrà attuato tutte le misure elencate nella sua Dichiarazione al Parlamento italiano del … il Governo Federale austriaco considererà chiusa la controversia relativa all’esecuzione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946».

b) Garanzia delle misure interne italiane

All’attenuazione della «quietanza liberatoria» da parte del Governo austriaco, deve, come si è visto, corrispondere un’attenuazione della «garanzia» richiesta da Vienna.

Com’è noto, nel progetto di relazione della controversia discusso a Parigi, la «garanzia» circa le eventuali misure interne del Governo italiano era rappresentata da un sistema comprendente un progetto di accordo per l’istituzione di un Tribunale arbitrale (Documento III) e di uno scambio di note mediante il quale la competenza del Tribunale arbitrale veniva estesa, per una mera constatazione di fatto e per un periodo di tempo limitato, all’attuazione delle misure interne italiane.

In linea teorica, prescindendo dal sistema di cui sopra, si possono immaginare varie forme di garanzia di diverso grado, alcune di carattere unicamente interno, altre di carattere internazionale. Si tratta di decidere, ora, quale fra tali garanzie – o quale combinazione eventuale di esse – possa essere presa in esame nei prossimi contatti. Tali forme teoriche di garanzia sono elencate qui di seguito in ordine progressivo e cioè nella misura in cui è verosimile che esse risultino piaccette al Governo austriaco.

A) Schema di provvedimento interno italiano che conferisca piprecisa fisionomia e piconcrete attribuzioni al cosiddetto «meccanismo interno di contatto» tra il Governo italiano e rappresentanti dei diversi gruppi etnici residenti nella Provincia di Bolzano.

Nel progetto di documenti elaborato dagli esperti figurano – nell’elencazione delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine che era allegato alla «Dichiarazione del Governo italiano al Parlamento» (Doc. 1) – due formulazioni relative alla procedura per l’esame congiunto dei problemi concernenti la Provincia di Bolzano (pag. XVIII). Il principio dell’istituzione di un meccanismo di contatto tra il Governo e rappresentanti della Provincia di Bolzano era stato accettato sia dagli esperti italiani sia da quelli austriaci, e le relative formulazioni si differenziavano solo in ordine alla sede governativa alla quale i rappresentanti altoatesini avrebbero presentato le loro istanze (Ministero dell’Interno, secondo la procedura proposta dagli esperti italiani; Presidenza del Consiglio, secondo la procedura proposta dagli esperti austriaci).

Nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964, il Ministro degli Esteri italiano accennalla possibilità di accogliere la proposta austriaca.

Attraverso lo schema di provvedimento interno di cui si tratta potrebbe essere ora prevista la creazione di un apposito organo («Commissione») a carattere permanente, la cui composizione potrebbe corrispondere a quella concordata dagli esperti per il «meccanismo di contatto» (7 membri, di cui 4 di lingua tedesca, 2 di lingua italiana e 1 di lingua ladina), cui dovrebbero aggiungersi, per renderla paritetica, un gruppo di funzionari delle Amministrazioni interessate. La «Commissione» sarebbe presieduta da un Sottosegretario e potrebbe avere le seguenti caratteristiche:

- - - -

La soluzione relativa al provvedimento interno italiano comporterebbe la modifica dei documenti relativi alla chiusura della controversia nelle parti che concernono il meccanismo di contatto interno (pag. 2 della Dichiarazione italiana al Parlamento – doc. I; pagina XVIII dell’elencazione annessa alla Dichiarazione italiana al Parlamento; pag. 6 della Dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale – doc. II).

B) Schema di provvedimento interno italiano che, nel medesimo ordine di idee di cui sopra, preveda la creazione di un organo di emanazione parlamentare, con il compito di raccogliere e di vagliare i reclami dei cittadini circa il comportamento ed il funzionamento pratico degli organi della Pubblica Amministrazione, sia statali che appartenenti ad Enti locali (Regione, Provincia e Comuni). Tale organo dovrebbe essere istituito con decisione del Parlamento analoga a quella con cui viene costituita, ad esempio, una Commissione parlamentare d’inchiesta. Il punto di riferimento, per dar corpo a questa idea, puessere rappresentato da quella istituzione pubblica dei Paesi scandinavi che è l’«Ombudsman», istituzione che opera come mezzo di tutela politico-amministrativa contro gli abusi del potere esecutivo, senza pregiudizio dei rimedi giudiziari.

Questa eventuale misura presenterebbe le seguenti caratteristiche:

- - - - -

C) Un accordo che crei un organo comune alle Parti, di composizione analoga a quella del Tribunale arbitrale previsto dallo schema di chiusura della controversia esaminato a Parigi, e con il compito non di decidere le controversie, ma di dare un parere giuridico su di esse. Eventualmente, i pareri unanimi potrebbero essere resi vincolanti.

Tale soluzione, che rimarrebbe evidentemente assai vicina a quella dell’accordo arbitrale, eviterebbe il rischio di essere condannati con una decisione di maggioranza, alla quale l’arbitro di parte si sia invano opposto. Qualora tale soluzione venisse prescelta, potrebbe essere proposto agli austriaci lo schema di accordo di cui all’All. I(13).

D) Un accordo per il deferimento delle controversie giuridiche tra Italia ed Austria alla Corte Internazionale di Giustizia.

A tal proposito, sembra opportuno rilevare, anzitutto che i nostri giuristi ritengono che dovrebbero essere tutt’ora tenute presenti le considerazioni svolte nell’elaborato parere del 18 marzo 1961, sottoscritto dai Prof.ri Ago, Balladore Pallieri, Capotorti, Monaco, Sperduti e Toscano. Nel paragonare la soluzione arbitrale con quella della Corte Internazionale di Giustizia, i predetti esperti giuridici sostenevano che un regolamento arbitrale poteva costituire un mezzo di soluzione pivantaggioso per l’Italia, che non lo stesso giudizio della Corte, per le seguenti ragioni:

- - -

D’altra parte, la soluzione rappresentata da un accordo che deferisca automaticamente le controversie giuridiche tra i due Paesi alla Corte Internazionale di Giustizia, presenterebbe il vantaggio di:

- - - -

Nello stesso tempo sarebbe opportuno tener presente che l’eventuale accordo per il ricorso alla Corte dell’Aja non comporterebbe, per l’Italia, il rischio che la predetta Corte possa giudicare «secondo equità», dato che a tal fine, in base alle procedure della Corte, occorrerebbe il raggiungimento di una previa intesa tra le Parti.

Qualora ci si accordasse con gli austriaci per la soluzione rappresentata dal ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia, potrebbe essere concluso, tra Italia ed Austria, un accordo secondo il progetto allegato (All. II), che sostituirebbe il progetto di accordo arbitrale (Doc. III), e farebbe ovviamente cadere lo scambio di note relativo alle competenze del Tribunale arbitrale.

Le soluzioni di cui alla lettera A) e B) tendono a mantenere sul piano interno italiano la «garanzia» richiesta dall’Austria circa le misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine; quelle di cui alla lettera C) e D) sposterebbero sul piano internazionale la predetta garanzia.

In occasione dei recenti contatti avuti a New York con il Prof. Toscano, il Ministro degli Esteri austriaco ha lasciato intendere che da parte del Governo di Vienna potrebbe venire accettata una soluzione consistente nell’inserimento, nella dichiarazione del Governo italiano al Parlamento, di un preambolo del seguente tenore: «Il Governo italiano ritiene di aver eseguito l’Accordo di Parigi, mentre quello austriaco è di opinione contraria. Tuttavia, nello spirito dell’Accordo di Parigi ed al fine di migliorare la posizione della minoranza di lingua tedesca in Alto Adige, il Governo italiano è venuto nella determinazione di proporre al Parlamento italiano alcune misure liberali …». A parere di Kreisky tale formula, consentendo un collegamento pidiretto con l’Accordo di Parigi, offrirebbe al Governo austriaco la possibilità di collegare le future misure con quelle già adottate in relazione al predetto Accordo.

Dalla dichiarazione del Ministro Kreisky appare che tale formula andrebbe congiunta con l’accettazione della giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia per le controversie derivanti dall’Accordo De Gasperi- Gruber. Se tale è effettivamente il pensiero di Kreisky, la forma di garanzia cui egli ha fatto cenno si collocherebbe tra quella di cui alla lettera C) (accordo per la istituzione di un organo consultivo italo-austriaco) e quella di cui alla lettera D) (accordo per il ricorso alla Corte dell’Aja). La differenza sostanziale tra la soluzione cui ha accennato Kreisky e quella rappresentata dalla conclusione dei suddetti accordi consiste nel fatto che, attraverso la formulazione della Dichiarazione italiana secondo le linee indicate da Kreisky, le misure interne, che verrebbero prese «nello spirito dell’Accordo di Parigi», acquisterebbero rilevanza internazionale.

II. MISURE INTERNE DEL GOVERNO ITALIANO (PUNTO II) Per quanto concerne l’esame del «punto II» si deve tener presente che la V sessione della Commissione di esperti si era conclusa con un accordo di massima su 92 questioni, e con 18 questioni rimaste aperte.

In proposito, ed in via preliminare, innanzitutto è necessario conoscere se:

- - - -

A. Riesame ed eventuale conferma 92 questioni concordate

Potrà essere utile tener presente che negli ultimi mesi, in qualche settore italiano, sono state avanzate riserve circa alcune proposte concordate dagli esperti e relative a:

1) Pubblico impiego nella Provincia di Bolzano. Si è osservato, a questo proposito, chela formula concordata dagli esperti – che coincide con quella proposta dalla Commissione dei 19 a maggioranza – non appare di chiara attuazione. Inoltre, secondo calcoli eseguiti acura dell’Amministrazione interessata, essa potrebbe, in alcuni casi, dare l’impressione che si debba riservare al gruppo etnico di lingua tedesca un numero di posti superiore all’attuale organico provinciale. In seguito a contatti interministeriali intervenuti nei mesi scorsi, sembrerebbe opportuno proporre una nuova formulazione che, mentre verrebbe ugualmente incontro alle aspirazioni esposte dai rappresentanti altoatesini, sarebbe maggiormente suscettibile di pratica attuazione.

Sembra pertanto opportuno decidere se da parte nostra non debba chiedersi senz’altro che la formula elaborata nei suddetti contatti interministeriali – riportata nell’Allegato V – sostituisca quella in precedenza proposta dalla Commissione dei 19.

2) Denominazione ufficiale della Regione in lingua tedesca. In proposito, sono state registrate varie perplessità, anche in sede parlamentare. Negli stessi contatti interministeriali di cui sopra, si è rilevato che non possono escludersi, particolarmente sul piano locale, effetti psicologici negativi relativi all’eventuale accettazione della proposta che fu concordata dagli esperti in base ad un suggerimento generalmente accolto dalla Commissione dei 19, di mutare la denominazione ufficiale in lingua tedesca della Regione Trentino- Alto Adige da «Trentino- Tiroler Etschland» in «Trentino- Suedtirol».

3) Requisiti per il diritto elettorale attivo. In sede parlamentare sono state sollevateobiezioni circa la proposta, concordata dalla Commissione di esperti sulla linea di quanto suggerito dalla Commissione dei 19, tendente a portare a quattro anni ed estendere alle elezioni dei Consigli comunali il requisito della residenza non interrotta per l’esercizio del dirittoelettorale attivo, che l’articolo 19 comma 4 dell’attuale Statuto prevede – limitatamente alle elezioni dei Consigli regionale e provinciali – in tre anni. A tale riguardo, pur dovendosi rilevare che la norma costituisce una disposizione che non trova analogie nell’ordinamentoitaliano degli enti locali, si deve sottolineare che essa rappresenta soltanto l’ampliamento di una disposizione già contenuta nello Statuto di autonomia, e che non sembra ledere interessifondamentali dello Stato italiano. È quindi opportuno conoscere se da parte italiana possaessere mantenuta la relativa proposta.

4) Collocamento al lavoro. Sono state parimenti sollevate obiezioni, anche in sede parlamentare, alla proposta della Commissione dei 19 – peraltro accolta solo parzialmente dalla Commissione degli esperti – secondo cui dovrebbe essere garantito «il diritto di precedenza nel collocamento al lavoro per i residenti rispettivamente nelle due Provincie di Trento e di Bolzano, attribuendo alle Provincie stesse la potestà di emanare norme intese a regolare tale diritto». In realtà, la formula concordata dagli esperti – di portata assai pilimitata – è la seguente: «statuizione del principio della precedenza nel collocamentoal lavoro a favore dei residenti della Provincia di Bolzano, esclusa ogni distinzione che si basi sull’appartenenza ad un gruppo linguistico o sull’anzianità di residenza». Tale formula sembra possa essere mantenuta, anche in considerazione del fatto che da parte degli esperti italiani ci si è costantemente opposti ad ogni ulteriore richiesta austriaca tendente a ottenere maggiori poteri per la Provincia di Bolzano in materia di collocamento al lavoro.

B. Eventuale riduzione delle 92 questioni concordate

Sembra conveniente cercare di escludere dal contesto delle 92 questioni concordate le 13 questioni (All. 6) relative ai «voti» rivolti all’unanimità dalla Commissione dei 19 al Governo italiano. Infatti, un eventuale nostro impegno, sia pure di carattere interno, in merito a questioni che la Commissione dei 19 aveva affidato alla pura discrezionalità del Governo potrebbe accrescere le difficoltà connesse all’approvazione da parte del Parlamento della dichiarazione italiana cui sarebbe annessa l’elencazione delle misure interne del Governo italiano, e darebbe ai voti stessi un peso che essi non avevano certo nemmeno nel pensiero dei Commissari che li approvarono. Eliminando il maggior numero possibile di questioni relative ai «voti» mediante la loro sollecita attuazione da parte del Governo italiano sarebbe inoltre possibile diminuire il complesso delle misure che verrebbero presentate al Parlamento nella cornice generale dell’intesa con l’Austria, il che potrebbe essere psicologicamente utile.

Dai contatti interministeriali, cui si precedentemente accennato, è emerso che non esisterebbero sostanziali difficoltà circa una tale sollecita attuazione per 8 dei suddetti «voti», e cioè:

- - - - -

-«possibili iniziative per la sollecita applicazione della legge 2 aprile 1958, estensiva agli ex appartenenti alle forze armate germaniche dei benefici riservati alle similari categorie nazionali»;

- -

Un altro dei suddetti voti – quello relativo alla modifica delle circoscrizioni giudiziarie così da farle coincidere con quelle amministrative (caso della Pretura di Egna) – ha già ricevuto concreta attuazione.

Per i restanti quattro «voti», invece, e cioè:

- «studio di congegni atti ad impedire che l’incidenza dei voti militari nelle elezioni politiche in Alto Adige sia percentualmente superiore a superi la media nazionale»;

-«provvedimento di generale sanatoria della posizione dei rioptanti»;

- -

sembrano, secondo quanto fatto presente dal Ministero dell’Interno, sussistere difficoltà di carattere politico. Parrebbe comunque utile prendere decisa posizione su tutte le 13 questioni in parola, in vista della loro possibile eliminazione.

C. 18 questioni rimaste aperte

Per quanto concerne le 18 questioni rimaste aperte al termine della V sessione della Commissione di esperti, occorrerà confermare anzitutto se sia possibile ripresentare al riguardo le stesse proposte a suo tempo accennate da parte italiana nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964, e cioè:

- attribuzione alla Provincia della competenza legislativa secondaria in materia di Pubblica Sicurezza per gli spettacoli pubblici;

-igiene e sanità (possibilità di qualche concessione, pur senza accogliere completamente le proposte austriache di attribuzione di competenze legislative alla Provincia);

-passaggio dei Segretari Comunali alle dipendenze organiche dei Comuni, previa emanazione della legge regionale che disciplini lo stato giuridico della categoria;

- nomina da parte della Giunta provinciale dell’Intendente Scolastico per la scuola di lingua tedesca (la scuola di lingua ladina resta di competenza statale).

D. Eventuali nuove posizioni italiane in merito ad alcuni dei 18 punti rimasti aperti

Come è stato pivolte accennato pisopra nell’ultimo incontro segreto di Londra (28-29 luglio 1965) da parte dei rappresentanti italiani si è accennato alla possibilità di qualche ulteriore

o diversa concessione che si traduca in formulazioni tali da garantire alla Provincia di Bolzano il pratico esercizio di ulteriori poteri, pur senza concedere le relative competenze legislative.

L’idea non sembra completamente scartata da parte austriaca, come risulta di fatto dagli accenni fatti da Kreisky ad eventuali formule di soluzione di alcune questioni aperte. Sembrerebbe quindi opportuno conoscere se, in vista di quanto accennato dal Ministro degli Esteri austriaco, non sia possibile esaminare l’opportunità di proporre agli austriaci, su alcune delle questioni cui Kreisky ha fatto riferimento, qualche nuova formulazione che rappresenti un avvicinamento, anche non sostanziale, alle richieste presentate in proposito dagli esperti austriaci. Da parte di Kreisky si è parlato, al riguardo – in particolare per quanto si riferisce alla Polizia ed all’Ordine pubblico – di concessioni meramente «simboliche». Su tale argomento, si allega un Appunto (All. 7) che riflette la posizione pirecente assunta a livello tecnico nei suddetti contatti interministeriali circa le seguenti questioni:

- Industria;

- Residenza;

- Credito;

- Assistenza sanitaria ed ospedaliera.

Come è stato precedentemente messo in luce, Kreisky ha pregato che questi argomenti siano trattati direttamente nei loro particolari tra rappresentanti del Governo italiano e rappresentanti delle popolazioni della Provincia di Bolzano, mentre ai contatti italo-austriaci dovrebbe essere riservata la parte concernente il Punto I (modalità di chiusura della controversia).

È evidente che in un secondo periodo le due trattative dovranno congiungersi.

Occorrerà prendere posizione circa questa proposta procedurale, tenendo presente che, ove fosse accolta sarà indispensabile che la Presidenza del Consiglio ed il Ministero dell’Interno si preparino ad assumere l’iniziativa e la direzione di tali contatti.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1324.


2 Il documento non è datato, una annotazione apposta sul primo foglio indica che fu consegnato al Ministro il 20 ottobre. I destinatari e la data si evincono anche dal D. 91.


3 Vedi DD. 83, 86 e 88.


4 Atti parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 13 ottobre 1965, pp. 18008-18010.


5 Vedi D. 83.


6 Vedi D. 86.


7 Vedi D. 88.


8 Vedi Allegato.


9 Vedi D. 4.


10 Vedi D. 64.


11 Vedi D. 1, nota 3.


12 Vedi D. 2.


13 Gli allegati al documento non sono stati rinvenuti.

91

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SARAGAT(1)

Appunto segreto(2). New York, 22 ottobre 1965.

Sulla base dell’Appunto inviato all’On. Presidente del Consiglio e a me in data 20 ottobre dal Direttore Generale degli Affari Politici(3), e tenendo conto degli Appunti precedenti relativi alle conversazioni intercorse fra il Ministro Kreisky e rispettivamente il Direttore Generale Gaja(4) e l’Ambasciatore Toscano(5), ritengo urgente, prima ancora del prospettato incontro del 26-27 ottobre, che il Presidente del Consiglio, con il concorso del Governo, faccia decidere la questione di metodo e la questione di sostanza.

1) Quanto al metodo mi è noto che da varie parti, e non ultimo da parte del Vice Presidente del Consiglio On. Nenni (lettera a me diretta nei giorni scorsi), si torna a prospettare la convenienza di una decisione italiana di presentare al Parlamento l’applicazione totale o parziale delle decisioni della Commissione dei

19. Ove si scegliesse questa via, che ha certamente dei vantaggi e risponde alla reiterata volontà del Parlamento italiano di mantenere la questione alto-atesina in limiti interni, le conversazioni del 26-27 ottobre ed altre eventuali dovrebbero servire semplicemente a manifestare questa nostra volontà e ad acquisire in campo internazionale qualche forma efficace di soddisfazione da parte austriaca dopo la impostazione del suddetto problema da parte del Governo italiano di fronte al Parlamento italiano. Questa scelta naturalmente deve essere decisa dal Governo collegialmente. Perciritengo che un esame collegiale e approfondito del problema sia urgente perché da una decisione in merito dipende l’impostazione delle conversazioni previste per il 26-27 ottobre.

2) Quanto al merito ugualmente un esame collegiale oramai diventa indilazionabile e deve precedere la preannunziata riunione del 26-27 ottobre. Naturalmente nel merito le proposte italiane possono essere pio meno larghe (ma in ogni caso non oltre i limiti di cui alla Commissione dei 19) a seconda che siano frutto di una presentazione autonoma del Governo italiano al Parlamento italiano o di una negoziazione pio meno chiaramente internazionale. La larghezza o meno delle concessioni dipende evidentemente anche dal tipo di soddisfazione internazionale che si chiede all’Austria.

3) Nell’ipotesi che si resti aderenti alla manifesta volontà del Parlamento di mantenere in limiti interni il problema, evidentemente la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’Interno dovranno, sia pure con l’assistenza di tutti gli altri Ministeri interessati (Esteri compreso), procedere alla precisazione delle singole soluzioni analitiche delle varie questioni, con caute consultazioni con le autorità regionali e provinciali e con i vari gruppi parlamentari, individuando l’esistenza di quei consensi, mancando i quali né la Regione interessata raggiungerebbe la serenità che tutti perseguiamo, né l’intera Nazione sarebbe soddisfatta e quindi, di conseguenza, lo stesso Parlamento non potrebbe assecondare l’opera del Governo.

4) Mi sono permesso di esprimere queste considerazioni nella presente succinta forma, talvolta problematica piche indicativa, tenendo conto: delle informazioni che qui ho potuto raccogliere in questa ultima fase anche tramite gli appunti romani; delle rinnovate meditazioni che sul problema ho potuto fare, e della necessità di non menomare minimamente da parte mia la libertà del giudizio che l’intero Governo deve esprimere in questa fase particolarmente delicata che potrebbe anche (come mi pare di capire essere l’opinione di Toscano e di Gaja) rappresentare una svolta decisiva. Il punto che mi sembra assolutamente indifferibile è quello di un tempestivo e approfondito esame collegiale. Non potendo, data la mia attuale immobilità, partecipare a tale esame collegiale, ho ritenuto doveroso esprimere succintamente le suddette considerazioni.

Disponga, se crede, l’On. Presidente del Consiglio perché esse siano portate a conoscenza anche del Vice Presidente del Consiglio On. Nenni e del Ministro dell’Interno On. Taviani.


1 Gabinetto 1964-1965, b. 14, fasc. 131, PG.


2 Sottoscrizione autografa. Indirizzato anche al Presidente del Consiglio, al Sottosegretario Lupis, al Segretario Generale, al Capo di Gabinetto, al Direttore Generale degli Affari Politici e all’Ambasciatore Toscano.


3 Vedi D. 90.


4 Vedi D. 83.


5 Vedi DD. 86 e 88.

92

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. urgentissimo 31160/4562. Vienna, 25 ottobre 1965 (perv. ore 20,45).

Oggetto: Dichiarazioni Kreisky su problema altoatesino.

Trasmetto testo APA dichiarazioni fatte oggi da Kreisky suo rientro da New York:

«In una conferenza stampa del partito socialista sulla crisi di Governo alcuni giornalisti hanno rivolto al Ministro degli Esteri Kreisky ritornato proprio oggi da New York, alcune domande sulla questione dell’Alto Adige.

Il Ministro Kreisky ha detto che attualmente sono in corso contatti fra l’Austria e l’Italia al livello di esperti.

Ha poi dichiarato che nello scorso dicembre l’ex Ministro degli Esteri ed attuale Capo dello Stato Saragat gli comunicla disposizione da parte italiana a far ancorare internazionalmente le concessioni da accordare ai sudtirolesi.

A questo punto egli ha aggiunto: “l’attuale titolare del Ministero (Ministro degli Esteri Fanfani) ritiene non eseguibile la promessa fatta a suo tempo da Saragat”.

Rispondendo ad un’altra domanda il Ministro Kreisky ha affermato che nel colloquio privato Moro- Klaus, secondo quanto gli ha detto il Cancelliere austriaco e secondo i ragguagli forniti dai due Capi di Governo ai rispettivi Parlamenti, questa questione non è stata discussa.

Il Ministro Kreisky ha proseguito dicendo che “in relazione col detto incontro Moro- Klaus in Italia si è erroneamente manifestata l’opinione che da parte austriaca esistesse una certa disposizione a fare concessioni su questo punto”.

Il Ministro ha infine dichiarato che anche quando non si svolgono conferenze dei Ministri degli Esteri il problema del Tirolo del Sud continua ad essere trattato di tanto in tanto al livello di esperti altamente specializzati».

Telegrafato Roma e New York.


1 Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. II.


2 Diretto anche alla Rappresentanza presso l’ONU a New York.

93 IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 28 ottobre 1965.

L’Ambasciatore d’Austria, riferendosi a quanto da me dettogli il 23 ottobre(3), mi ha oggi comunicato che il Ministro Kirchschläger, nonostante i suoi impegni, relativi in particolare alla sua qualità di membro della delegazione austriaca alla XX Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sarà senz’altro lieto, insieme con Kathrein, di incontrare Toscano e me a Londra il 18 novembre.

Ho assicurato a Loewenthal che avrei opportunamente riferito quanto da lui comunicatomi. Nello stesso tempo, dovevo attirare la sua attenzione sulla circostanza che, dopo la nostra conversazione del 23 corrente, erano avvenuti altri fatti nuovi, tra cui in particolare le dichiarazioni fatte il 25 ottobre dal Ministro Kreisky, che chiamavano in causa il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e l’On. Ministro(4).

Mi sembrava, quindi, che sarebbe stato necessario registrare se tali fatti nuovi non dovessero modificare le disposizioni italiane, per lo meno per quanto riguardava la data dell’incontro. Mi riservavo, pertanto, di dare una risposta al riguardo tra qualche giorno.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG.


2 Sottoscrizione autografa.


3 In merito a tale colloquio Gaja aveva riferito con Appunto dello stesso 23 ottobre, il cui testo era il seguente: «I. In base alle istruzioni ricevute, era stato a suo tempo confermato agli austriaci che il prossimo incontro segreto tra i rappresentanti dei due Ministri degli Esteri avrebbe potuto svolgersi a Londra, nell’ultima decade di ottobre. Ci eravamo riservati, a questo riguardo, di proporre la data esatta dell’incontro stesso. II. In data 21 ottobre l’Ambasciatore d’Austria ha comunicato che i rappresentanti austriaci non sarebbero stati disponibili prima del 30 ottobre, ed ha pregato di esaminare la possibilità che l’incontro in parola si svolgesse subito dopo tale data. III. Sentita anche in proposito la Presidenza del Consiglio, è stato fatto rilevare stamane all’Ambasciatore Loewenthal che, dati gli impegni del Ministro Gaja in relazione alla prossima riunione del Consiglio dei Ministri dell’UEO (che si terrà a l’Aja il 4 e il 5 novembre) da un lato, nonché quelli del Professor Toscano (familiari fino al 6 novembre ed universitari fino al 17 dello stesso mese), dall’altro, l’incontro avrebbe potuto svolgersi al pipresto il 18 ed il 19 novembre p.v. Qualora da parte austriaca si fosse ritenuta assolutamente necessaria una riunione a data piravvicinata, avremmo potuto eventualmente prendere in considerazione quella del 1° e del 2 novembre. IV. Si è avuta successivamente notizia telefonicada Vienna della pubblicazione sul quotidiano della ÖVP «Volksblatt» di un articolo (di cui si acclude il testo in riassunto, quale ci è stato successivamente telegrafato da Vienna) [T. urgente 31020/454 del 23 ottobre, non pubblicato] nel quale si dava notizia dell’imminente incontro in questione, e si fornivano dettagliate informazioni su di esso. Si è subito provveduto a richiamare su di esso l’attenzione dell’Ambasciatore d’Austria, sottolineando la gravità di tale pubblicazione, specialmente per il fattoche era avvenuta sull’organo della ÖVP, ciche contrasta con tutte le intese precedentemente concordate circa la segretezza di eventuali contatti. È stato altresì aggiunto all’Ambasciatore d’Austria che ormai non pareva possibile che il prossimo incontro segreto potesse svolgersi il 1° ed il 2 novembre, e si è contemporaneamente attirata la sua attenzione sulla circostanza che da parte nostra si rimaneva, comunque, in attesa di ogni possibile informazione circa l’origine della indiscrezione che era alla basedella pubblicazione apparsa sull’organo ufficiale della ÖVP (la doppia datazione Bolzano- Washington e il riferimento a notizie provenienti da Roma essendo evidentemente volti a mascherare, sia pure ingenuamente, la vera fonte della notizia), nonché circa gli scopi che essa sembra proporsi» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2).


4 Vedi D. 92.

94

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

Appunto(2). Roma, 28 ottobre 1965.

L’On. Presidente del Consiglio ha fatto conoscere di essere favorevole al mantenimento dell’incontro segreto con gli austriaci. Ritiene, tuttavia, che prima di esso debba aver luogo la riunione politica suggerita dal Ministro Fanfani(3), la quale, d’altra parte, non potrà tenersi che dopo il ritorno del Presidente stesso dalla Jugoslavia, presumibilmente entro il 20 novembre p.v.

Anche in relazione a quanto da me fatto presente all’Ambasciatore d’Austria in data odierna – come risulta dall’appunto allegato(4)– si potrebbe, se del caso, suggerire agli austriaci la data del 25 e 26 novembre.

L’On. Presidente del Consiglio sarebbe grato all’On. Ministro se vorrà far conoscere se concordi su quanto precede(5).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


3 Vedi D. 91.


4 Vedi D. 93.


5 Annotazione di Fanfani a margine: «N.Y., 30.X.1965. Concordo. A. Fanfani».

95 L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)
T. urgente 31667/464. Vienna, 29 ottobre 1965
(perv. ore 19,15).
Oggetto: Dichiarazioni Kreisky circa l’Alto Adige.

APA diffonde in data odierna seguente comunicato:

«Il Ministero Federale degli Esteri comunica: il Ministro Federale dott. Kreisky, durante una conversazione svoltasi il 28 ottobre, ha informato il Capo del Governo Regionale del Tirolo, consigliere economico Wallnoefer, sui colloqui sul Suedtirol condotti negli USA ed alle Nazioni Unite.

I due interlocutori sono d’accordo che si debba continuare a preparare con la massima energia le trattative sul piano dei ministri degli esteri e che tali trattative devono essere svolte senza riguardo alcuno per il momento elettorale in Austria. Il Ministro degli Esteri ed il Capo del Governo Regionale sono inoltre completamente d’accordo che si debba fare tutto per tenere, come è avvenuto sinora, la questione del Suedtirol al di fuori dei contrasti di politica interna.

Essi hanno constatato unanimi che la questione del Suedtirol non si presta a contrasti politici di partito».

Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. II.

96

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto urgente 31786/466. Vienna, 30 ottobre 1965, ore 15,30 (perv. ore 16,55).

Oggetto: Alto Adige.

Avendo avuto occasione di incontrare Kirchschlaeger ho creduto di accennargli a comunicato apparso qui ieri sera (vedi telegramma 464)2 in cui viene confermata perfetta unità di intenti fra Capo Governo Regionale tirolese e questo Ministro degli Esteri per smentire supposizione nostra dichiarazione ufficiosa, secondo cui alcune recenti dichiarazioni Kreisky potessero essere state influenzate da ragioni elettorali.

Tale supposizione, ho detto io, era stata dettata da benevola ipotesi che non ci fosse un inasprimento di fondo della vertenza. Se questa supposizione andava corretta nel senso di cui al predetto comunicato, vi era da rimanere assai perplessi date recenti manifestazioni Governo tirolese.

Kirchschlaeger mi ha risposto che egli inclinava piuttosto a pensare che, malgrado tutto, nostra supposizione poteva avere qualche verosimiglianza e che comunicato poteva essere visto anche sotto aspetto interno.

Reazioni odierna stampa – rilievo dell’organo socialista e silenzio quello popolare

– confermano valore anche interno comunicato. Commento Gatterer – chiaramente ispirato da Ballhaus (telegramma 465)3 – ne sottolinea invece valore di monito nei nostri confronti.

Ritengo tuttavia che significato principale episodio stia nel fatto che Ministro Kreisky – quali che possano essere stati suoi motivi – non abbia esitato riconoscere pubblicamente, scavalcando persino Consiglio Ministri, diretta subordinazione sua politica altoatesina al Governo tirolese.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 1, s.p.2 Vedi D. 95. 3 T. 31751/465 del 30 ottobre, non pubblicato.

97

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA(1)

L. segreta 10A/2206. Roma, 30 ottobre 1965.

Carissimo Carlo,

per tua riservata informazione, ti invio copia di un appunto(2) relativo ad alcuni miei recenti contatti con Loewenthal circa l’eventuale data del nuovo incontro segreto.

Come potrai rilevare, abbiamo escluso, nell’ultimo colloquio con Loewenthal, in relazione alla pubblicazione sul «Volksblatt», una riunione al principio di novembre, riservandoci di riesaminare, in base agli ulteriori elementi che potranno emergere, la possibilità di riunirci verso il 18. (Per tua notizia, il Ministro ha approvato tale presa di posizione).

Ora mi sembra che, anche in considerazione dell’intervista-stampa di Kreisky(3), ci convenga prendere un po’ di tempo per una nostra decisione, che potrebbe essere presa in maniera pimatura al ritorno del Presidente Moro dalla Jugoslavia, e cioè verso il 12 novembre.

Avrai visto, intanto, il nostro comunicato di ieri l’altro. Le ultime frasi (che sono poi le piimportanti) sono state dettate da New York. Ti sargrato, comunque, di tutti gli elementi che riterrai di poterci dare in relazione alla decisione che dovrà essere presa a suo tempo sull’opportunità di prendere contatto con gli austriaci, tenendo conto altresì dell’attuale crisi governativa austriaca (la quale, a mio avviso, non è da sola un elemento decisivo a favore del rinvio, perché si potrebbe pensare che potrebbe anzi esserci utile approfittare della semiparalisi austriaca per imbastire, se necessario, una nostra azione)4.

Molto affettuosamente

tuo

[Roberto Gaja]

P.S. In merito all’eventuale incontro segreto, ti invio altresì due appunti datati 28 ottobre(5), e riguardanti il primo un nuovo colloquio con Loewenthal, l’altro una mia richiesta di istruzioni all’On. Ministro successiva ad una comunicazione dell’On. Presidente del Consiglio.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2.


2 Vedi D. 93, nota 3.


3 Vedi D. 92.


4 Per la risposta vedi D. 98.


5 Vedi DD. 93 e 94.

98

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. segreta 3740. Vienna, 2 novembre 1965.

Carissimo Roberto,

ho preso buona nota di quanto hai voluto cortesemente comunicarmi con la tua 10A/2206 del 30 ottobre(2) circa gli ultimi incontri con Loewenthal.

Non so fino a che punto ci possa essere utile l’attuale crisi politica austriaca. Il fatto che Kreisky si sia allineato sulle posizioni di Wallnoefer è un elemento assai negativo. Perché cinon fosse bisognerebbe prospettarsi l’ipotesi che il Cancelliere fosse in grado di moderare Wallnoefer: cosa di cui dubito in periodo elettorale (ed è anche assai improbabile per mille motivi in ogni altro periodo). Del resto un simile eventuale atteggiamento permetterebbe a Kreisky di fare ancor piil paladino degli altoatesini e di combattere il Cancelliere in Tirolo su un terreno assai poco favorevole a Klaus(3).

Credimi molto affettuosamente

tuo

Carlo


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2.


2 Vedi D. 97.


3 Con successiva lettera del 18 novembre Calenda, correggendo quanto qui esposto, si dichiarava d’accordo con le osservazioni di Gaja (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/2).

99

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 32044/469. Vienna, 3 novembre 1965 (perv. ore 14).

Oggetto: Problema altoatesino.

Capo Governo regionale tirolese Wallnofer rieletto suo incarico ha trattato ieri sera davanti Dieta regionale Innsbruck problema altoatesino.

Trascrivo quanto riferito dall’APA in proposito:

«Fra i compiti dell’avvenire il Capo del Governo regionale Wallnofer ha menzionato il Suedtirol quale prima aspirazione e maggiore preoccupazione. Egli ha dato per prima cosa uno sguardo retrospettivo agli sviluppi politici ed economici nel Suedtirol dal 1945 ed ha ammesso che alcune cose sono state raggiunte nelle trattative italo-austriache ed ha poi proseguito:

“I diritti vitali dei sudtirolesi non sono ancora assicurati con l’attuale risultato delle trattative. Competenze che sono indispensabili agli effetti della conservazione del gruppo etnico e che sono state da lungo tempo conferite ad altre regioni in Italia, vengono ostinatamente negate, così prima d’ogni altra una vera competenza per l’industria. Questa è peraltro necessaria perché anche nel Suedtirol è in corso un cambiamento della struttura sociale e perché sempre pigente abbandona l’agricoltura. Per questa ragione si puaiutare efficacemente soltanto se l’agricoltura, il turismo e l’industria si trovano in una mano sola e cioè nella mano della Provincia. Anche nel campo del collocamento al lavoro manca ogni strumento per un equo trattamento dei sudtirolesi che si trovano quasi senza protezione di fronte alla potenza dei grandi sindacati italiani.

Mancano inoltre competenze nel settore bancario e per gli uffici anagrafi

ci. Del tutto inaccettabile è la costituzione della commissione d’appello per la minoranza italiana nella Provincia di Bolzano contro le deliberazioni della dieta regionale sudtirolese, così come è stata richiesta dagli italiani. La realizzazione di questo minimo di pretese dovrebbe essere per l’Italia stessa – nell’epoca della formazione dell’Europa – un imperativo di giustizia, anzi dell’amor proprio. Bisogna rendere finalmente giustizia a questo popolo duramente provato del Suedtirol, affinché un ponte di pace colleghi il nord e il sud e che sia al servizio dell’intesa fra i popoli. Nessuno spera questo piardentemente del Capo del Governo regionale del Tirolo e del Governo regionale Tirolo. Allora sarà tolto ogni pretesto a tutti coloro i quali credono di poter risolvere questo problema con la violenza”.

Wallnofer aveva iniziato sua dichiarazione dicendo: “anche in futuro non ci sarà per me né una Regione superiore (Oberland) né una Regione inferiore (Unterland), né un Tirolo orientale ma soltanto l’intera Regione Tirolo che come unità culturale e spirituale comprende, come prima, il Suedtirol”».

Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. II.

100

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. 3824/1980(2). Vienna, 11 novembre 1965.

Oggetto: Trasmissione televisiva sull’Alto Adige. Intervento del Ministro Kreisky.

La trasmissione televisiva del 9 novembre sulla controversia italo-austriaca circa l’applicazione dell’accordo di Parigi non ha avuto, come le volte precedenti, il carattere di un’intervista del Ministro degli Esteri. Essa si è svolta nel quadro delle trasmissioni «Auslandsecho», un programma che la televisione austriaca mette in onda di tanto in tanto chiamando dei corrispondenti stranieri accreditati a Vienna a dibattere problemi di politica internazionale od, in genere, di attualità. Di solito a queste trasmissioni non partecipano personalità di Governo. Il Ministro Kreisky, di cui è nota la passione per ogni forma di dibattito pubblico, ha invece accettato di partecipare questa volta alla trasmissione.

Egli è intervenuto nella discussione stessa – che è stata peraltro piuttosto confusa e di tono molto modesto – quattro volte. La prima volta per affermare che gli altoatesini hanno preso la strada di Innsbruck e di Vienna per far valere le loro rivendicazioni, dopo che non avevano trovato ascolto a Roma, come provava, a suo giudizio, il progetto di legge Tinzl sull’autonomia, non discusso dal Parlamento italiano. Nello stesso intervento il Ministro affermava il carattere consultativo della Commissione dei 19, alle cui proposte il Governo italiano non si sentirebbe automaticamente vincolato, come le trattative con l’Austria avevano provato.

Nel secondo intervento il Ministro Kreisky ha trovato spunti polemici per quanto riguarda l’incriminazione in Italia degli attentatori di Ebensee. A tale riguardo egli ha rifiutato il parallelo con la messa a piede libero dei terroristi austriaci sostenendo che, semmai, il parallelo poteva essere stabilito con gli altoatesini in attesa di processo in Italia: mentre questi erano mantenuti in stato di arresto gli attentatori di Ebensee si trovavano a piede libero. Il Ministro è inoltre apparso piuttosto scettico circa la possibilità che gli attentatori Ebensee siano effettivamente processati in Italia.

Kreisky ha preso la parola una terza volta per interrompere una discussione che appariva senza via d’uscita sull’interpretazione dell’accordo di Parigi in rapporto al «quadro» in cui andava concessa l’autonomia agli altoatesini. Egli affermava che non aveva piimportanza stabilire quello che si pensava in proposito nel 1948 ma che l’unico punto di riferimento era la situazione attuale. Autodecisione a parte, ha detto Kreisky, la soluzione migliore sarebbe la concessione alla Provincia di Bolzano di una autonomia di tipo siciliano.

L’ultimo intervento di Kreisky è servito a precisare il pensiero del Ministro sulle trattative col Presidente Saragat. Kreisky ha affermato che gli furono fatte nel dicembre 1964 delle concessioni che egli riconobbe «significative, interessanti» ma tuttavia non ancora «sufficienti». A questo punto, a mo’ di conclusione, Kreisky ha spiegato quello che si ripromette di raggiungere: dare un contenuto concreto all’accordo di Parigi stabilendo quali diritti debbano essere concessi agli altoatesini e stabilire inoltre una procedura per il regolamento od appianamento di eventuali nuove controversie fra Italia ed Austria.

In quattro allegati separati si trasmette il testo registrato e tradotto delle dichiarazioni del Ministro. Esse non forniscono – come ho già telegrafato – spunti di particolare rilievo: confermano tuttavia l’abilità di Kreisky nel presentare sempre integralmente le richieste massime (autonomia della Provincia di Bolzano) qualificandole di «soluzioni piragionevoli» e nel non trascurare neppure l’accenno all’autodecisione.

Circa le sue dichiarazioni sugli attentatori di Ebensee, esse non possono non sorprendere date le schiaccianti responsabilità dell’Austria in materia di mancata repressione del terrorismo. Prescindendo tuttavia dalle responsabilità austriache, bisogna riconoscere che le osservazioni di Kreisky non sono del tutto infondate. Codesto Ministero vorrà considerare l’opportunità di fare una precisazione in proposito.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 2, s.p.


2 Sottoscrizione autografa. Diretto per conoscenza all’Ambasciata a Bonn.

101

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

Appunto. Roma, 12 novembre 1965.

Il 3 novembre u.s. la Giunta regionale di Trento ha reso noto il «testo di massima» del «voto» sul problema dell’Alto Adige, approvato dalla Giunta medesima il 29 ottobre u.s.

Premesso che nella Regione esiste uno stato di tensione e che la mancata attuazione della riforma pivolte prospettata è causa di danno per la medesima, la Giunta esprime il «voto» che:

1) il Governo «per la sua parte» cerchi di portare a conclusione le conversazioni in corso «al fine di assicurare un accordo politico accettabile alle popolazioni interessate»;

2) in attesa della conclusione di tali conversazioni vengano emanati quei provvedimenti che, pur non investendo gli aspetti fondamentali della controversia, pure favoriscano lo sviluppo positivo della situazione locale;

3) venga istituito, presso la Presidenza del Consiglio, un apposito organo per predisporre i provvedimenti da attuarsi e promuovere la consultazione della rappresentanza politica ed amministrativa delle popolazioni interessate.

Il voto sarà sottoposto all’esame del Consiglio regionale, dal quale potrà anche venire modificato.

Non appena reso noto il testo votato dalla Giunta, è sorta una polemica fra liberali e democristiani nell’ambito regionale. I primi hanno accusato la Giunta di voler attribuire al solo Governo italiano la responsabilità della mancata conclusione delle conversazioni italo-austriache e di voler offrire anticipatamente e senza contropartita una parte delle concessioni che formano oggetto della trattativa, indebolendo così la nostra posizione di fronte agli austriaci nel negoziato.

Inoltre i liberali sostengono che se la Giunta desidera che sul «voto» si raggiunga l’intesa dell’intero Consiglio, e non della sola maggioranza, il «testo di massima» dovrà subire vari emendamenti e che, comunque, la SVP difficilmente si asterrà da una posizione negativa.

La DC sostiene, dal canto suo, che nel «voto» nessuna responsabilità viene addossata in particolare al Governo italiano e che la nostra posizione di negoziatori non verrebbe affatto indebolita se, in attesa della conclusione delle conversazioni italo-austriache, venissero adottate quelle misure che non fanno strettamente parte del «package deal» (ad es. esame delle richieste di cittadinanza; concessione della qualifica di agente di PS delle guardie forestali).

Da parte sua il «Dolomiten» è intervenuto nel dibattito dichiarando che il «voto» costituisce una prova di buona volontà, che perrisulta troppo scarsa. L’organo precitato rileva poi che nel testo non è fatta alcuna menzione delle proposte della Commissione dei 19 ed aggiunge che se l’Italia attuasse spontaneamente le proposte di essa, darebbe prova di saggezza e di comprensione del concetto di «ragione di Stato».

Da informazioni assunte per le vie brevi presso la Presidenza del Consiglio, si è appreso che il testo in questione da oltre sei mesi forma oggetto di esame congiunto da parte della DC e della SVP e che un’intesa fra questi partiti è stata raggiunta sul 95% di esso. Ci è stato inoltre detto che sarebbe intenzione della Giunta di inoltrarlo al Governo, solo se in Consiglio il testo verrà approvato anche dagli esponenti della SVP; in caso contrario esso verrebbe ritirato.

DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 3, pos. AA 2/PG.

102

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

Appunto(2). Roma, 17 novembre 1965.

Un elemento nuovo che è venuto ad inserirsi nello svolgimento della controversia con l’Austria sull’Alto Adige, è rappresentato dalla crisi governativa austriaca iniziatasi il 23 ottobre: crisi per la cui soluzione si farà ricorso a nuove elezioni fissate per il 3 marzo 1966. Se si verificheranno condizioni analoghe a quelle riscontrate nel 1962, anche la formazione del nuovo Governo, dopo le elezioni, potrebbe essere laboriosa, e richiedere perfino qualche mese. Cisignifica che molto probabilmente fino all’inizio del prossimo mese di maggio avremo nel Governo di Vienna un interlocutore poco valido, oltre che per la sua provvisorietà, anche per la carenza di quell’intesa tra i due partiti della coalizione governativa che è evidentemente necessaria per poter prendere decisioni di fondo nei confronti di una questione di così fondamentale importanza, quale è, sopratutto in Austria, la controversia con l’Italia sull’Alto Adige.

Sembra opportuno, di fronte a questo nuovo elemento, esaminarne le conseguenze sul nostro atteggiamento nei confronti degli sviluppi della controversia italo-austriaca.

In altre parole, occorrerà riconsiderare l’opportunità della prosecuzione dei contatti in corso; ed, in caso che essa sembri confermata, esaminarne le modalità ed i tempi.

A. Prosecuzione dei contatti

Vi sono senza dubbio alcune considerazioni che, a prima vista, sembrerebbero far ritenere inutile il proseguimento, nell’attuale situazione, delle conversazioni in corso. In particolare potrebbero indurci ad assumere un simile atteggiamento negativo, sia la circostanza che un Governo sostanzialmente d’affari, come quello che è attualmente al potere a Vienna, non puprendere né impegni né decisioni valide, in materia di tale importanza, sia la possibilità che l’attuale periodo possa essere sfruttato, da parte di Vienna, per incoraggiarci a nuove concessioni, facendoci balenare la eventualità di contropartite, che poi il Governo di Vienna, quale esso risulterà dopo le elezioni, potrebbe facilmente rinnegare.

Le due considerazioni di cui sopra sono tanto fondate che lo stesso Kreisky sentì il bisogno di enunciare pubblicamente – all’indomani delle dimissioni del Gabinetto – le ragioni che, a suo avviso, avrebbero consentito ugualmente il proseguimento delle conversazioni italo-austriache(3). Comunque dobbiamo valutare in forma autonoma se ci convenga senz’altro trarre dall’attuale crisi del Governo di Vienna una conseguenza così drastica, come la sospensione del negoziato.

Innanzi tutto occorre tener presente che una soluzione negoziata dell’attuale controversia sull’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber la si puimmaginare soltanto ove permanga, a Vienna, un Governo bipartitico come l’attuale. A meno di cambiamenti radicali nell’elettorato austriaco (che si è dimostrato, invece, sinora, uno dei pistabili d’Europa) anche se uno dei due grandi partiti austriaci riuscisse ad avere la maggioranza, si tratterebbe di una maggioranza talmente limitata da non consentire di assumersi la responsabilità della conclusione dell’attuale controversia.

La situazione sarebbe verosimilmente anche meno favorevole se il futuro Governo dovesse risultare da una coalizione di uno dei due grandi partiti austriaci coi cosiddetti liberali, di cui sono note le idee estremiste circa l’Alto Adige. In tal caso, il Governo sarebbe non soltanto non abbastanza forte per una decisione, ma sarebbe ancorato a posizioni inaccettabili, che tenderebbero a rendere cronica la crisi.

Per il momento, noi dobbiamo considerare come pifavorevole la soluzione – che forse è anche la piprobabile – di un Governo costituito, come nel passato, da una coalizione di socialisti e di popolari. Tale formula ha il vantaggio di mantenere la questione dell’Alto Adige, nell’ambito austriaco, in un quadro relativamente picontrollato, evitando che essa faccia oggetto di polemiche o di pericolosi «rilanci» fra i vari partiti.

Finché tale ipotesi sembra la piverosimile, pare preferibile per noi continuare la nostra azione secondo linee non diverse da quelle finora seguite. Se invece si dovesse passare ad un Governo austriaco unicolore (o ad un Governo di coalizione con i liberali) le prospettive di soluzione della controversia ne risulterebbero sostanzialmente modificate: il che dovrebbe indurre, anche da parte nostra, ad un riesame della linea di azione finora seguita.

Se si verificasse, come si è detto, la prosecuzione dell’attuale formula di coalizione socialista-popolare, è evidente che, anche se il futuro Governo potrà essere, in qualche elemento, diverso dall’attuale, esso non se ne distanzierà sostanzialmente: e cinon dovrebbe consentirgli di prendere posizioni radicalmente diverse da quelle che potrebbero essere assunte, sia pure con riserve e cautele, dall’attuale Governo d’affari.

Il problema principale del futuro Governo, a questo proposito, è il mantenimento,

o meno, del Ministro Kreisky alla testa del Ministero degli Affari Esteri. Si erano rilevati, in proposito, vari indizi che lasciavano pensare che il Cancelliere Klaus intendesse assumere una funzione pirilevante nella direzione della politica estera austriaca. La recente dichiarazione Kreisky- Wallner rappresenta, senza dubbio, una risposta a tale manovra, del resto appena accennata: ed indica l’appoggio a Kreisky di un settore importante del partito popolare, contro l’accettazione, da parte di Kreisky, di una minore libertà di azione proprio sul problema altoatesino.

Cipremesso e sempre nell’attesa dell’esito delle prossime elezioni, nella scelta della nostra futura linea di condotta converrà tener conto anche dei seguenti elementi:

1) È da prevedere che nei prossimi mesi, in cui si preparerà e si svolgerà la campagna elettorale austriaca, la questione altoatesina potrà essere agitata da tutti i partiti in lizza. Puquindi essere importante per noi, attraverso la continuazione dei contatti, impedire, per quanto possibile, che i due partiti dell’attuale coalizione governativa facciano della questione altoatesina uno dei maggiori problemi della campagna elettorale, dando, fra l’altro, l’impressione della possibilità di una nuova impostazione del problema. Cipotrebbe indurci a considerare l’opportunità di svolgere, ad evitare questo rischio, un’azione, non solo sul piano diplomatico, ma anche sul piano interpartitico.

2) Il proseguimento dei contatti con Vienna anche nell’attuale momento politico austriaco potrebbe comportare per noi il vantaggio di mantenere, anche in questa fase, la copertura «internazionale» nei confronti delle Risoluzioni delle Nazioni Unite e di metterci in grado di dimostrare che da parte italiana si è fatto ogni possibile tentativo per raggiungere un’azione negoziata della controversia, anche in un momento in cui in Austria vi è un Governo «provvisorio».

3) Anche alla luce dell’eventualità che in futuro si debba passare al negoziato per la scelta del «mezzo pacifico» previsto dalle Risoluzioni delle Nazioni Unite in caso di fallimento delle trattative bilaterali sulla sostanza della questione il mantenimento dei contatti con il Governo austriaco anche in questa fase ci potrebbe consentire, nell’esame relativo alle modalità di chiusura della controversia, di progredire nella ricerca orientando fin da adesso i nostri interlocutori verso un tipo di soluzione a noi favorevole anche nella eventualità di cui sopra.

4) Queste considerazioni sembrano indurre alla conclusione che sia opportuno, anche in questa fase, proseguire i contatti con Vienna, sia pure tenendo ben presenti gli scopi ed i limiti sopraccennati. In tale cornice, sarà necessario decidere quale dovrà essere la nostra posizione, negli imminenti contatti, sia per quanto riguarda le modalità di chiusura della controversia (punto I) sia per quanto concerne la parte sostanziale del negoziato, cioè le eventuali misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine.

B. Modalità di svolgimento dei contatti

Occorrerà, per chiarezza, ricordare che il negoziato ha finora affrontato contemporaneamente l’aspetto formale delle modalità per la chiusura della controversia e quello sostanziale dell’indicazione delle misure concrete che il Goveno italiano vorrà prendere a favore delle popolazioni altoatesine. Pur mantenendo questo normale collegamento tra aspetti formali e sostanziali della controversia, potrà essere tenuto presente che – come è stato riferito con precedenti appunti – negli ultimi contatti avuti con lui a New York Kreisky ha lasciato capire di vedere con favore che la trattazione relativa alle eventuali misure del Governo italiano venga svolta dallo stesso Governo italiano direttamente con esponenti politici della Provincia di Bolzano. Si possono comprendere i motivi dell’atteggiamento di Kreisky, che in tal modo mira ad evitare – anche alla luce di passate esperienze ed in particolare degli sviluppi seguiti all’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964 allorché gli altoatesini rifiutarono di recedere dalle richieste relative ai 18 punti rimasti aperti al termine della V sessione della Commissione degli esperti – la perdita di prestigio derivante da una possibile mancata accettazione da parte di Bolzano (e di Innsbruck) di soluzioni che Roma e Vienna abbiano sostanzialmente concordato. Da parte nostra non sembrerebbero esserci sostanziali difficoltà all’accettazione di tale impostazione in quanto, tra l’altro, una diretta trattazione tra il Governo italiano e gli altoatesini sulla parte sostanziale del negoziato riporterebbe il negoziato stesso sul piano interno. Ci indubbiamente, presenterebbe vantaggi anche dal punto di vista della nostra politica interna ed eviterebbe il pericolo di conversazioni che potrebbero indebolire le nostre posizioni senza una contropartita certa da parte austriaca.

Ove si decidesse di trattare le eventuali misure interne italiane con i rappresentanti politici della SVP, i contatti italo-austriaci dovrebbero in questa fase avere quale oggetto principale l’intesa sulle modalità di chiusura della controversia (punto I).

1) Modalità di chiusura della controversia (punto I)

Nei precedenti contatti con gli austriaci si è già concordato che, nella ricerca di nuove basi di intesa che possono comportare una soluzione della controversia accettabile dal Parlamento italiano, si debba partire dai risultati raggiunti al termine della V sessione della Commissione italo-austriaca di esperti, senza peraltro sconfessare

– particolarmente per quanto riguarda le Dichiarazioni dei due Governi nei rispettivi Parlamenti – il sistema di conclusione della controversia elaborato dagli esperti e sottoposto ai due Ministri degli Esteri, a Parigi, il 16 dicembre 1964.

Nell’esame comune delle eventuali nuove basi di intesa, si dovrà anzitutto tener presente sia il problema della quietanza austriaca circa l’avvenuta cessazione della controversia, sia quello delle garanzie interne che il Governo italiano potrebbe offrire a quello di Vienna circa l’esecuzione delle misure promesse a favore delle popolazioni altoatesine.

- -

Sia la dichiarazione del Governo italiano al Parlamento che qualcuna delle ipotesi pisopra accennate costituirebbero, sostanzialmente, la «garanzia» offerta dal Governo italiano circa l’esecuzione delle misure previste a favore delle popolazioni altoatesine.

Rimane, tuttavia, la questione dell’istanza cui deferire future controversie, questione certamente importante non solo per evitare che la controversia per l’Alto Adige possa riemergere in termini nettamente politici, ma anche in connessione con l’eventualità che si debba passare al negoziato per la scelta del mezzo pacifico previsto dalle Risoluzioni delle Nazioni Unite in caso di fallimento delle trattative tra le due Parti. Si tratta, in sostanza, di decidere circa un’istanza la cui esistenza costituirebbe, d’altronde, indirettamente, un ulteriore mezzo di garanzia delle misure interne italiane a favore delle popolazioni altoatesine.

Ferma restando l’opportunità per noi che tale istanza debba essere competente a conoscere esclusivamente delle future controversie giuridiche derivanti dall’applicazione dell’Accordo di Parigi, sarebbe utile decidere se si preferisca proporre agli austriaci il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia o se si intenda, invece, optare in favore di una soluzione che contempli la stipulazione di un accordo arbitrale del tipo di quello contenuto nello schema di Parigi (ma senza l’annesso scambio di note sulla competenza dell’organo arbitrale). Ci ovviamente, sarebbe possibile qualora all’organo arbitrale dovesse essere riconosciuta la competenza a giudicare tutte le controversie di carattere giuridico che dovessero sorgere fra Italia ed Austria.

La scelta del ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia presenterebbe, per noi due sostanziali vantaggi: il primo, sarebbe quello di corrispondere alla tesi da noi ripetutamente sostenuta per il passato in quanto da parte italiana si riteneva che la Corte Internazionale di Giustizia rappresentasse la sede piidonea a salvaguardare il carattere giuridico della controversia italo-austriaca; il secondo vantaggio potrebbe essere costituito dalla circostanza che un giudizio della Corte Internazionale di Giustizia avrebbe un carattere politicamente piimportante di qualsiasi altro giudizio che potrebbe essere emanato da differenti istanze il che potrebbe escludere la possibilità di ulteriori appelli. È inoltre da tenersi presente che la Corte Internazionale di Giustizia, essendo inserita nel sistema delle Nazioni Unite, ci offrirebbe maggiori garanzie per quanto riguarda la nostra esigenza di copertura internazionale nei confronti delle Risoluzioni delle Nazioni Unite.

D’altra parte, il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia pupresentare notevoli inconvenienti, che sono stati indicati nel precedente appunto. In sostanza, tali inconvenienti si possono compendiare nel fatto che si tratta di un organo relativamente numeroso vale a dire con giudici appartenenti a tutti i continenti ed aperto ad influenze politiche esterne in quanto vi sono anche magistrati comunisti.

Per quanto riguarda l’eventuale istituzione di un organo arbitrale la cui competenza investa tutte le controversie giuridiche tra Italia ed Austria, v’è chi ritiene che tale sua caratteristica ne renderebbe forse meno disagevole la necessaria approvazione parlamentare. Nello stesso tempo, rispetto al ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia, sarebbero diminuiti i pericoli derivanti dalla maggiore «politicità» della Corte stessa. Infine, dato che l’accordo arbitrale sarebbe a tempo limitato, si eviterebbe la necessità di rimanere vincolati, per tempo indefinito, alla competenza di un’istanza internazionale.

A questo punto va sottolineato il fatto che un’intesa con Vienna circa l’organo giurisdizionale cui deferire le eventuali future controversie sull’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber potrebbe assicurarci quella quietanza definitiva austriaca che tanto ci interessa e cisenza che si proceda alla sottoscrizione di un nuovo accordo sul merito. Infatti, sarà l’eventuale sentenza della Corte a chiudere la controversia, sia dichiarando formalmente che gli accordi di Parigi sono stati da noi pienamente eseguiti, oppure elencando le misure ancora da adottare. Comunque, in entrambe le ipotesi l’Austria incontrerebbe in tale sentenza un limite definitivo alle proprie richieste e le responsabilità che ambedue i Governi verrebbero ad assumere sarebbero minori.

2) Eventuali misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine (punto II)

Anche se si ammette che la trattazione della parte sostanziale del negoziato debba esser svolta con i rappresentanti della SVP, i prossimi contatti con gli austriaci dovrebbero servire ad impostarla e a definirne l’ambito. Rimane quindi sempre l’opportunità di conoscere se da parte italiana si possa confermare l’intesa raggiunta a livello degli esperti per quanto concerne le 92 questioni che risultavano concordate al termine della V sessione della Commissione italo-austriaca. A tal proposito sarebbe opportuno chiarire quale contenuto convenga dare alla formulazione relativa alla questione «proporzionalità etnica nei pubblici impieghi in Provincia di Bolzano» (le due soluzioni – quella concordata dagli esperti e quella successivamente elaborata in seguito a contatti interministeriali – sono contenute nell’allegato 5 al precedente appunto).

Al fine, poi, di evitare che la trattazione con i rappresentanti altoatesini venga appesantita dall’esame di materie circa le quali da parte italiana già esiste la disposizione ad applicare le misure relative, sembra opportuno decidere preventivamente quali delle 13 questioni (all. 6 al precedente appunto) relative ai «voti» rivolti all’unanimità dalla Commissione dei 19 al Governo italiano potrebbero essere eliminate mediante l’attuazione dei relativi provvedimenti interni. Dai contatti interministeriali, cui si è pisopra accennato, è emerso che, per quanto riguarda l’accoglimento di 8 dei suddetti «voti» (elencati nel precedente appunto), non sussisterebbero sostanziali difficoltà.

In tal modo, la trattazione con i rappresentanti della SVP si ridurrebbe, in sostanza, alle 18 questioni rimaste aperte al termine della V sessione degli esperti: ed anzi, soltanto a quelle, fra tali questioni, che possono ritenersi ancora in discussione oggi alla luce delle varie dichiarazioni che nel frattempo sono state fatte a vari livelli politici da parte austriaca ed altoatesina.

Si ricorderà che nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964 da parte italiana vennero prospettate le seguenti proposte relative a 4 delle 18 questioni suddette:

- attribuzione alla Provincia della competenza legislativa secondaria in materia di Pubblica Sicurezza per gli spettacoli pubblici;

-igiene e sanità (possibilità di qualche concessione, pur senza accogliere completamente le proposte austriache di attribuzione di competenze legislative alla Provincia);

-passaggio dei Segretari Comunali alle dipendenze organiche dei Comuni previa emanazione della legge regionale che disciplini lo stato giuridico della categoria;

- nomina da parte della Giunta provinciale dell’Intendente Scolastico per la scuola di lingua tedesca (la scuola di lingua ladina resta di competenza statale).

Sembra necessario, anzitutto, decidere se si ritenga possibile confermare le suddette proposte. In tal caso, la trattazione con gli altoatesini potrebbe essere limitata, piche alle 14 questioni rimaste, a quelle fra di esse che sono state recentemente definite «vitali» dagli altoatesini, dal Governatore del Tirolo e dallo stesso Kreisky, e cioè:

1) credito;

2) industria;

3) collocamento al lavoro;

4) polizia ed ordine pubblico;

5) approvazione del bilancio provinciale;

6) residenza;

7) assistenza sanitaria ed ospedaliera.

Naturalmente, si deve tener presente che, come ha accennato lo stesso Kreisky, alcune di tali questioni sono suscettibili di essere risolte mediante formule di compromesse (collocamento al lavoro, industria, credito) o mediante concessioni meramente «simboliche» da parte del Governo italiano (polizia ed ordine pubblico).

C. Correlazione dei tempi tra i contatti intergovernativi e fra quelli del Governo italiano con i rappresentanti altoatesini

I contatti italo-austriaci e quelli tra il Governo italiano e rappresentanti della SVP dovrebbero essere condotti in modo da prolungarsi (i primi per quanto riguarda le modalità di chiusura della controversia ed i secondi per quanto concerne l’esame di alcune misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine) fino a che sarà stato formato il nuovo Governo austriaco, il che, come pisopra si è accennato, dovrebbe verificarsi ai primi di maggio.

A tal fine, dato che il futuro incontro segreto dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri è stato fissato per il 25 novembre p.v., e considerata l’opportunità di utilmente distanziare gli ulteriori incontri segreti per permettere ai due Governi di approfondirne i risultati, si potrebbe proporre a Vienna che un ulteriore incontro segreto abbia luogo prima dell’inizio della campagna elettorale in Austria, cioè nel prossimo mese di gennaio, mentre un terzo potrebbe aver luogo dopo le elezioni stesse, verso la seconda metà del mese di marzo.

Secondo gli stessi criteri dovrebbe svolgersi la trattazione delle eventuali misure interne italiane con gli esponenti della SVP, trattazione che dovrebbe essere strettamente coordinata con i contatti italo-austriaci sulle modalità di chiusura della controversia. In tal modo sarebbe possibile, quando sarà stato formato il nuovo Governo austriaco e da parte italiana ci si troverà di fronte ad un interlocutore pivalido, di avvalersi, nell’impostazione dell’ulteriore fase negoziale con il nuovo Governo austriaco, degli eventuali risultati raggiunti nell’uno e nell’altro settore.

Beninteso, i contatti italo-austriaci e quelli con gli altoatesini dovrebbero essere, oltre che coordinati nel tempo, anche strettamente connessi. Lo sviluppo della trattazione circa le misure interne italiane a favore delle popolazioni altoatesine dovrebbe, infatti, anche tener conto dello svolgimento dell’esame delle ipotesi relative alla chiusura della controversia. In tal modo si eviterebbe che eventuali concessioni agli altoatesini in materia di misure interne non potessero essere da noi fatte valere anche ai fini della chiusura della controversia e che il Governo austriaco, per accordarsi con noi su questo punto, possa richiedere ulteriori concessioni(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 28, n. 528.


2 Sottoscrizione autografa. Redatto espressamente in vista del Comitato dei ministri del 22 novembre, per il quale vedi D. 106.


3 Nota del documento: «Il 25 ottobre, parlando ai membri socialisti del Governo dimissionario, Kreisky ha affermato che “mai una crisi di Governo causata da ragioni interne ha provocato un cambiamento nella politica estera” e che, per quanto riguarda l’Alto Adige, “se l’Italia concorda, noi continueremo a mantenere i contatti a livello degli esperti”. Tale presa di posizione è stata ribadita il 29 ottobre dalla dichiarazione congiunta emanata al termine del colloquio tra Kreisky e il Governatore del Tirolo Wallner [vedi D. 95], in cui tra l’altro si dice che le trattative per l’Alto Adige “debbono essere svolte senza riguardo alcuno per il momento elettorale in Austria” e che occorre “far di tutto per tenere, com’è avvenuto finora, la questione del Stirol al di fuori dei contrasti di politica interna”, poiché essa “non si presta a contrasti politici di partito”».


4 Annotazione di Fanfani sull’Appunto, dello stesso 17 novembre, con il quale Gaja gli trasmetteva il presente documento: «Convengo di massima sulle procedure. Sulla sostanza attendo di conoscere le decisioni collegiali del Governo, da prendersi (come chiesto con mio precedente appunto) [vedi D. 91] con la partecipazione dei Ministri piinteressati. 19.XI.65. A. Fanfani». La richiesta di riunione collegiale era stata sollecitata da Fanfani con T. segretissimo 33471/874 del 16 novembre da New York per Moro il cui testo era il seguente: «Vengo informato dagli uffici che è previsto per il 25 e 26 novembre il noto incontro segreto con austriaci. Mi pare divenga indifferibile necessità che tu provveda all’esame collegiale della questione, da me proposto con l’appunto del 22 ottobre 1965, per determinare indirizzi di fondo ed istruzioni contingenti» (ACS, Archivio Aldo Moro, b. 104, fasc. 638).

103

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. segreto 3918/20362. Vienna, 17 novembre 1965.

Oggetto: Conversazione con Kreisky.

Riferimento: Telegramma n. 4883.

Il Ministro Kreisky è un interlocutore interessante e perfino gradevole se appena si sia disposti a trascurare il sentimento di superiorità che ha verso il suo interlocutore. È proprio questa sicurezza di sé che lo rende interessante in quanto lo spinge a scoprirsi e quasi a sfidare chi lo ascolti per averne una replica che egli già è convinto di poter ribattere. Per rendere pifacile che egli si apra conviene peraltro di non abusare del diritto di replica pur essendo ben accorti, a che la conversazione non si spenga, a fare brevi e opportuni rilanci.

Ne ho avuta una prova ieri sera allorché lo ho incontrato alla Ballhaus al ricevimento in onore del Presidente rumeno. Non è infatti altrimenti spiegabile che egli si sia aperto con me su tre addentellati della questione altoatesina sui quali non era né interesse austriaco né interesse suo di attirare la nostra attenzione.

Il primo addentellato è costituito dalla crisi del partito di Magnago. Era nota, ma non ci era noto (malgrado le mie segnalazioni di cui ai telegrammi n. 482, 485 e 4874) che essa fosse tanto grave.

A dover stare alle parole di Kreisky si sarebbe alla vigilia di una secessione della corrente di Jenny. Egli mi ha lasciato intendere che non conta molto che i suoi numerosi avvertimenti a Magnago ed agli uomini a destra di costui (Dietl, Brugger, etc. etc.), qualificati reazionari, abbiano successo. Egli ha aggiunto che ove la crisi non si fosse composta, egli non si sarebbe piincontrato con gli uomini della Volkspartei di Bolzano.

Nel prevedere la formazione di un nuovo partito socialista egli ha affermato che avrà per portavoce un settimanale e che Jenny porterà con sé almeno 15 mila voti, alcuni altri gli verranno da gruppi italiani. La crisi della Volkspartei – egli ha proseguito

– sarà quindi completa perché la nuova secessione rafforzerà l’elettorato di Raffeiner già staccatosi dal partito e quello di Ebner in chiara opposizione.

Dal modo in cui andava esponendo ho avuto l’impressione che Kreisky si augurasse che Jenny si sciolga dalla Volkspartei. Quanto cisia probabile non mi è possibile di qui giudicare. Ma una secessione sarebbe nell’interesse di Kreisky, il quale, per gli ultimi sviluppi della controversia e per il prevalere di Wallnoefer sugli orientamenti della Volkspartei di Bolzano, sulla quale aveva invece sperato di avere autonoma influenza, si è trovato a rimorchio di quello ed incapsulato nelle posizioni piradicali.

Il secondo addentellato di qualche interesse per noi e da lui toccato è il suo desiderio di incontrarsi durante il suo prossimo soggiorno a Roma con nostre personalità socialdemocratiche e sopratutto socialiste. Dalle sue parole mi è sembrato che trasparisse la sua convinzione che non ci sia fra di noi unità nell’affrontare gli sviluppi della vertenza altoatesina e che egli speri di strappare la promessa di altre concessioni: in mancanza di meglio l’attuazione di taluni dei punti su cui in seno alla Commissione dei 19 vi è stata unanimità.

A questo riguardo sarà forse bene che i suoi eventuali interlocutori siano puntualmente informati degli aspetti picomplessi della questione, anche in relazione alle incidenze di tali concessioni su eventuali ricorsi in sede internazionale.

Il terzo addentellato per noi interessante è quanto mi ha rilevato circa il discorso che terrà il Cancelliere nel suo prossimo intervento all’ONU. Che tale discorso non contenga che poche righe sul problema altoatesino e che per di pisiano moderate non gli pufar gioco. Che lo riveli con tono ironico e di superiorità non è nel suo interesse: tradisce il suo timore che noi possiamo non considerarlo il nostro migliore interlocutore. In periodo preelettorale questo ha il suo valore.

Staremo a vedere se il Cancelliere soggiacendo a suggestioni elettorali ritoccherà il suo discorso. Mi riservo di riferire ulteriormente su questo argomento dopo avere meglio sondato, ed in momento piprossimo alla sua partenza per New York, persone a lui particolarmente vicine.

A questo riguardo val la pena di rilevare che fino a questo momento – a prescindere da previsioni senza valore effettivo in questo campo – possiamo registrare che il Cancelliere è fra i pochissimi uomini politici austriaci che si sia accuratamente tenuto lontano dalla polemica altoatesina chiaramente per non esservi invischiato.

Il suo calcolo è duplice.

Da una parte egli è convinto che la vertenza è irrisolvibile nel senso desiderato dai tirolesi (autonomia come tappa per l’annessione): essendo irrisolvibile qualunque compromesso finisce per bruciare chi se ne è fatto artefice (vedi il caso Gruber): mantenendola accesa e soffiandovi sopra si rischia di bruciarsi per il motivo opposto: ché ad un uomo di governo non si addice di confondersi con le fazioni estreme.

Dall’altra egli spera che l’artefice del compromesso sia Kreisky lasciando ai tirolesi che lo secondino o lo intralcino a questo fine. A nessuno piche al Cancelliere fa piacere aver relegato Kreisky a Ministro degli Affari Esteri per l’Alto Adige; ché solo in questo campo egli ha ormai intera responsabilità.

Dall’insieme della conversazione mi è sembrato trasparire chiaramente che ormai la controversia altoatesina è diventata oggetto della contesa elettorale. Le dichiarazioni di tenervela al di fuori sono rimaste flatus vocis. Il caso Jenny ha concorso a fare precipitare questa situazione: è dubbio che, se anche la crisi della Volkspartei si riassorbisse, non lascia qui strascichi in clima elettorale.

Per scrupolo di completezza aggiungo che nel corso della conversazione il Ministro mi è parso colpito dal successo della visita del Presidente on. Moro a Belgrado che ha così efficacemente puntualizzato, vivificandolo, il favorevole sviluppo delle nostre relazioni con la Jugoslavia.

La sensibilità di Kreisky alle questioni che toccano la Jugoslavia è conosciuta: una volta ebbe perfino ad accennarmi alle virtualità di una politica austro-italo-iugoslava meglio concertata. Gliel’ho ricordato rilevando che, nonostante avessimo con quel paese problemi di minoranze, pur tuttavia eravamo riusciti con reciproca buona volontà a far sì che non intralciassero una politica di attiva collaborazione. Ho aggiunto che invece non poteva non destare preoccupazione che la questione altoatesina continuasse ad inacerbirsi. Tutti i nostri sforzi rivolti da anni ad isolarla dagli altri rapporti che avevamo con gli austriaci non cambiavano il fatto che essa finiva per incombere sul loro complesso. Che cifosse un’assurdità mi pareva dimostrato dalle cordialissime relazioni fra le rispettive popolazioni al confine carinziano, il che stava a dimostrare che il problema che ci divideva non era sentito in Austria nei termini ostentati dal Governo tirolese. Cipoteva incoraggiare gli uomini politici austriaci a riaggiustare la loro ottica su scala nazionale.

Kreisky ha annuito a varie riprese ribattendo peraltro – benché non mi paresse tanto convinto – che tutto avrebbe potuto cambiare con ulteriori concessioni da parte nostra.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 11.


2 Diretto per conoscenza alla Rappresentanza presso l’ONU a New York.


3 T. segreto 33576/488 del 17 novembre, anticipava in sintesi quanto qui pidiffusamente esposto (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 1, s.p.).


4 T. 33254/482, T. 33354/485 e T. 33429/487, rispettivamente del 14, 15 e 16 novembre, non pubblicati.

104

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. segreto 3974/20752. Vienna, 19 novembre 1965.

Oggetto: Conversazione col Segretario Generale del Partito popolare austriaco.

In una conversazione, breve ma assai cordiale, avuta con il Segretario Generale di questo Partito popolare, Dr. Withalm, questi mi ha detto di essere stato molto soddisfatto degli incontri avuti a Sorrento con i maggiori esponenti del partito democristiano. A prescindere dalle numerose cortesie a cui è stato fatto segno, egli si è mostrato anche assai soddisfatto delle conversazioni avute con gli onorevoli Taviani, Rumor, Scaglia e Berloffa dei quali mi ha fatto i nomi.

Egli ha creduto di rilevare una molto maggiore unità di disposizioni e di intendimenti nel nostro partito di maggioranza rispetto all’impressione tratta da una sua precedente visita in Italia, ritengo, in occasione del Congresso del Partito.

Ha aggiunto che nelle conversazioni è stato toccato varie volte il problema altoatesino: fino a che punto e con quali risultati non mi ha precisato, rimanendo nel vago. Non mi è sembrato comunque deluso.

A me tuttavia ha tenuto a ripetere la tesi massimalista secondo cui sarebbe stato indispensabile per rassicurare la nostra minoranza di lingua tedesca di darle la completa autonomia «anche nei settori dell’industria, del credito e del collocamento al lavoro». Adombrategli le difficoltà che tali richieste avrebbero trovato in tutti i settori del nostro Parlamento e massimamente poi nella Provincia di Bolzano fra l’elemento di lingua italiana, gli ho fatto osservare che per procedere oltre la parte sostanziale dell’accordo De Gasperi- Gruber, sarebbe stato prima necessario che si dissipasse in noi l’impressione che attraverso il soddisfacimento di quelle richieste in Tirolo si mirasse a ben altro. Questa sensazione veniva a radicarsi sempre di pidopo manifestazioni quali quelle recentemente tenutesi in Tirolo di celebrare per la prima volta dopo 45 anni con una giornata di lutto l’annessione dell’Alto Adige all’Italia. Non potevo d’altra parte non osservare l’assenza di partecipazione della città di Innsbruck che generalmente non aveva seguito l’invito del Governo locale ad esporre le bandiere abbrunate. Il che era un sintomo che doveva rallegrarci tutti anche perché poteva facilitare il ridimensionamento del problema da parte del Governo federale.

Tornando sulla questione dei poteri autonomi che dovremmo concedere alla Provincia di Bolzano Withalm ha persino espresso timori che un nostro rigetto delle richieste della SVP potesse provocare un aumento dei voti comunisti (sic) in Alto Adige. Egli riprendeva così, almeno in parte, un motivo propagandato dalla peggiore reazione tirolese che vede nella stessa coabitazione del gruppo etnico tedesco con quello italiano un pericolo di contaminazione progressista per l’elettorato altoatesino.

Nell’impossibilità di discutere con Withalm su questo argomento mi sono limitato ad osservagli che oggi in Italia il Partito comunista è per la prima volta in condizioni di vera crisi.

Assai soddisfatto del suo recente soggiorno in Italia il Withalm mi ha preannunciato la sua probabile presenza a Roma per la chiusura del Concilio Ecumenico e la sua sicura partecipazione al congresso delle Nouvelles Equipes che si terrà a Taormina fra il 9 ed il 12 dicembre assieme al Cancelliere Klaus ed al Presidente dell’Assemblea, Maleta. A questo proposito ricordo che mentre Withalm si puconsiderare a destra di Klaus, Maleta rappresenta piuttosto la corrente progressista del partito. Al congresso di Taormina dovrebbero partecipare anche altri popolari, fra cui il Segretario di Stato Bobleter.

Vorrà considerare codesto Ministero l’opportunità di studiare il modo di prendere qualche particolare iniziativa per rendere il soggiorno italiano delle predette personalità pigradevole tenendo conto di come gli austriaci siano sensibili alle manifestazioni che li distinguono nella simpatia dei loro ospiti(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Sottoscrizione autografa. 3 Per il commento di Gaja vedi D. 108.

105

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA 10A(1)

Appunto 623 Segr. pol. Roma, 21 novembre 1965.

I) Un altro elemento di cui conviene tener conto nell’esame dei possibili sviluppi della questione alto-atesina – particolarmente per quanto riguarda un eventuale dialogo con esponenti della SVP per lo studio tecnico di possibili misure del Governo italiano a favore delle popolazioni alto-atesine – è costituito dalla situazione recentemente verificatasi nel partito di Magnago nei confronti della corrente a tendenza social-democratica, che fa capo al Consigliere Jenny.

Una delle conseguenze dell’interesse essenziale che Kreisky, nel periodo trascorso al Ballhaus, ha dedicato al problema alto-atesino, è che egli, da un lato, non poteva accettare senza riserve una situazione in cui, dalla organizzazione politica degli alto-atesini di lingua tedesca, i socialisti erano praticamente esclusi; dall’altro, doveva cercare di ottenere che, appoggiando in pieno le tesi nazionaliste della Volkspartei, il monopolio di cui essa godeva nella politica regionale venisse attenuato. In altre parole, se la social-democrazia austriaca, per opera di Kreisky, prendeva posizioni di estremo nazionalismo che non la differenziavano ideologicamente dai suoi avversari, occorreva ottenere che questa posizione, in sé illogica ed alla lunga rischiosa, potesse almeno portare i suoi frutti sul piano locale. Nella particolare situazione alto-atesina e nell’atmosfera di rivendicazione prevalente a Bolzano cinon poteva manifestarsi, almeno sinora, se non attraverso una certa libertà di pensiero attribuita ad elementi social-democratici in seno alla SVP, che veniva così a perdere il suo carattere confessionale per divenire una etichetta generale per tutti i movimenti che si richiamavano a rivendicazioni a favore del carattere nazionale tedesco del territorio. È evidente che questa sostanziale trasformazione interna del partito alto-atesino – cui Magnago non si è potuto opporre, proprio per l’appoggio che doveva cercare in Kreisky, era destinata a mettere lo stesso Magnago nelle pigrandi difficoltà. Il suo potere, in seno al partito, si è venuto a delimitare, in pratica, alla sola corrente democristiana. Ma la maggiore libertà di pensiero e di azione di cui disponeva la frazione social-democratica non poteva non riflettersi sulla stessa solidità del blocco originario della SVP. Una situazione del genere poteva non presentare che limitati pericoli in un periodo di rivendicazioni comuni verso l’esterno: essa non poteva tuttavia non venire pivivamente alla luce in un periodo di ripensamento o di crisi.

II) Il fatto che, contemporaneamente allo svilupparsi ed all’acutizzarsi nella SVP della disputa relativa ai tentativi di Jenny, Kreisky abbia voluto dichiarare pubblicamente, e col massimo risalto, il proprio allineamento – e quello del Governo di Vienna

– con le posizioni di Wallnoefer e della ÖVP tirolese sulla questione alto-atesina (pur sostenendo i tentativi di Jenny nell’interno della SVP) appare sostanzialmente come un’azione di «controassicurazione» da parte di Kreisky che, tra l’altro, non punutrire molte illusioni sugli effettivi risultati dell’operazione Jenny. Kreisky deve sapere infatti di non avere nessuna convenienza a spingere a fondo il suo appoggio a Jenny, dato che la convenienza sostanziale rimane, per lui stesso e per il Governo di Vienna, quella rappresentata dall’unità della SVP, senza la quale gli austriaci vedrebbero molto indebolita la loro azione in Alto Adige.

Comunque, una recente presa di posizione della direzione della SVP – in verità non molto chiara, perché tale da non far comprendere se si sia trattato di un vero e proprio provvedimento disciplinare, o se, invece, sia stata mantenuta nei limiti di una semplice «messa in mora» a carattere pratico – ha temporaneamente allontanato Jenny dall’esecutivo del partito.

È evidente, a questo proposito, che, per comprendere l’atteggiamento di Magnago, non si possa non tener in conto quelli che debbono essere stati i particolari riflessi – nei confronti dei tentativi di Jenny – della posizione di Magnago nella SVP. Come è noto, Magnago si è prima assicurato il potere e poi lo ha consolidato nel nome dell’unità del partito, premessa essenziale di forza, per lui e per i suoi sostenitori, per quanto concerne il successo delle aspirazioni degli alto-atesini di lingua tedesca. Dopo aver sviluppato su tale premessa unitaria l’azione che ha finito per mettere in netta minoranza la corrente estremista di destra, Magnago si è trovato di fronte al fenomeno Jenny. Cercando di minimizzare i tentativi di Jenny, Magnago ha assunto un atteggiamento possibilista ed ha parlato di «partito complesso». Tuttavia, di fronte alla reazione della destra, probabilmente esasperata dal veder dimenticata l’esigenza di «unitarietà» del partito alla quale era stata sacrificata, il Presidente della SVP ha finito per avallare le sanzioni contro Jenny.

Da parte sua, Kreisky non ha esitato ad affermare – di fronte alle sanzioni decretate dalla SVP contro Jenny – che egli e i socialisti austriaci considerano la questione in modo molto serio e preoccupato, aggiungendo che, se l’ala conservatrice della

SVP non rivede il suo atteggiamento nei confronti di Jenny (cosa sulla quale ha fatto comprendere di nutrire notevoli dubbi), quest’ultima avrebbe creato in Alto Adige un partito socialista di lingua tedesca.

Come molte altre affermazioni di Kreisky, anche queste devono essere valutate sotto il profilo di moventi che tengono conto della particolare posizione dei socialisti austriaci nei confronti della controversia alto-atesina. L’attuale situazione politica in Austria pu d’altra parte, avere influito sul tono drastico del Ministro degli Esteri austriaco.

Certo è, tuttavia, che sembra difficile, in questo particolare momento, non considerare – nella cornice della nostra azione futura – le divergenze acuitesi nell’interno della SVP. E civale non soltanto per i contatti tecnici volti allo studio di formule atte a risolvere i problemi considerati tuttora «aperti» quanto, in generale, per eventuali rapporti interpartitici.

III) Per quanto sia molto difficile immaginare che la «crisi Jenny» porti alle conseguenze cui ha accennato Kreisky e si abbiano, invece, fondati motivi per ritenere che Magnago finirà per trovar modo di far valere un compromesso tale da far rientrare in modo soddisfacente la crisi stessa, sembra opportuno, da parte nostra, non prescindere dall’attuale situazione della SVP per quanto riguarda l’eventuale studio delle misure interne italiane – di cui al precedente appunto – con esponenti di quel partito.

Si deve tener presente che i relativi contatti interni dovrebbero essere sostanzialmente limitati alle 8 questioni – tra le 18 rimaste aperte al termine della V sessione della Commissione di esperti – che sono state ripetutamente indicate, da Kreisky e da Magnago, anche se in modo non sempre corrispondente, come «vitali». Dato che le principali di queste 8 questioni sono di carattere economico-sociale, sarebbe per noi conveniente che alla loro trattazione partecipassero anche esponenti delle tendenze social-democratiche della SVP, sia che esse continuino a confluire nel partito di Magnago sia che finiscano per assumere nuove posizioni autonome.

Tale nostra convenienza, inoltre, sembra ribadita dalla circostanza che i contatti interni dovranno essere dedicati, chiaramente, ad un primo esame tecnico delle possibilità di trovare formule che possano andare incontro sia alle relative richieste degli alto-atesini di lingua tedesca sia alle nostre esigenze nazionali e di difesa dei diritti del gruppo etnico di lingua italiana residente in Alto Adige. La partecipazione alla trattazione interna di esponenti delle tendenze social-democratiche potrebbe rivelarsi utile a quelli che sono i fini ultimi anche degli eventuali contatti interni: proseguire la discussione in sede internazionale ed interna sull’Alto Adige, senza dover giungere a posizioni di rottura, almeno fino alla costituzione del futuro Governo austriaco dopo le elezioni del prossimo marzo.

DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.

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COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 22 novembre 1965, ore 10,30)1

Appunto segreto.

Alto Adige: riunione presso il Presidente del Consiglio tenuta il 22 novembre 1965 alle ore 10,30.

Partecipanti: il Presidente del Consiglio On. Moro, che presiede la riunione; il Vice Presidente del Consiglio On. Nenni; il Ministro senza portafoglio On. Piccioni; il Ministro dell’Interno On. Taviani; il Ministro della Giustizia On. Reale; il Ministro della Difesa On. Andreotti; il Ministro dell’Industria e Commercio On. Lami Starnuti; l’Ambasciatore Prof. Toscano; il Direttore Generale degli Affari Politici, Ministro Gaja; il Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio, Ministro Pompei; il Prefetto Giovenco, il Vice Prefetto Fabiani e il Consigliere d’Ambasciata Fenzi.

Il presidente, dopo una breve introduzione, dà la parola al Ministro Gaja perché illustri i termini della questione.

GAJA: Inizia rilevando che la controversia italo-austriaca si trova tuttora nella fase che si è aperta dopo l’incontro che i due Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria ebbero a Parigi il 16 dicembre 1964(2). La crisi governativa austriaca rappresenta oggi un elemento nuovo che si inserisce negli sviluppi della controversia. Presumibilmente, la crisi non si chiuderà prima degli inizi del prossimo mese di maggio, data probabile della formazione del nuovo Governo dopo le elezioni; il che ha come conseguenza che soltanto a quella data potremo avere un interlocutore pienamente valido. Nonostante questa circostanza, varie considerazioni sembrano indurre a ritenere che sia opportuno continuare i contatti con Vienna anche nell’attuale fase. Esse sono innanzitutto l’opportunità di mantenere una «copertura internazionale» nei confronti delle Risoluzioni delle Nazioni Unite, nonché il nostro interesse ad orientare gli austriaci verso qualche formula di conclusione della controversia, per l’eventualità che in futuro si debba passare ad un negoziato per la scelta del cosiddetto «mezzo pacifico». Ma non si deve dimenticare – anzi si deve sottolineare – la nostra convenienza di impedire che la questione altoatesina diventi uno dei maggiori spunti della campagna elettorale austriaca. Nello stesso tempo, per quanto riguarda l’ambito interno, è ovvio il nostro interesse a scoraggiare quanto potrebbe indirettamente contribuire ad una ripresa del terrorismo in Alto Adige.

Osserva che finora la parte formale del negoziato (modalità di chiusura della controversia) e quella sostanziale (misure concrete a favore delle popolazioni altoatesine) avevano fatto parte di un unico contesto nelle conversazioni con gli austriaci. Tuttavia, anche tenendo conto del fatto che Kreisky ha, negli ultimi contatti, lasciato capire di vedere con favore che la trattazione delle eventuali misure ancora in discussione venga svolta dal Governo italiano direttamente con esponenti politici altoatesini, aggiunge di non ritenere rischioso, in questa fase, accedere a tale impostazione che per noi presenterebbe il vantaggio di riportare sul piano interno una parte del negoziato. Occorre tuttavia premettere che tali contatti, di carattere tecnico, dovrebbero essere limitati a trovare formule relative alla soluzione delle 8 questioni che sono state definite «vitali» nelle ultime dichiarazioni di esponenti politici austriaci ed altoatesini. Dovrebbe, inoltre, essere precisato che tali contatti non possono sostituire il negoziato principale – che deve rimanere nell’ambito della trattazione italo-austriaca – ma devono tendere solamente ad integrarlo: e che, conseguentemente, un eventuale loro esito non favorevole non potrebbe essere considerato come un’interruzione delle trattative. In tal modo, i contatti italo-austriaci avrebbero, in questa fase, quale oggetto principale, la ricerca di una intesa sulle modalità di chiusura della controversia, mentre le eventuali misure interne italiane relative alle 8 questioni definite «vitali» da parte austriaca ed altoatesina potrebbero essere oggetto di esame interno – eventualmente attraverso contatti con rappresentanti della SVP.

Fa poi presente che nella ricerca di un’intesa circa le modalità di chiusura della controversia, si dovrà considerare sia il problema della «quietanza austriaca» che quello delle «garanzie». La prima potrebbe essere attenuata, rispetto a quanto era stato previsto a Parigi, prevedendosi che essa si attui solo al momento dell’esecuzione effettiva delle misure interne italiane; la seconda potrebbe essere rappresentata dall’istituzionalizzazione, in una vera e propria commissione, del cosiddetto organo di contatto tra il Governo ed esponenti altoatesini, nonché dall’eventuale istituzionalizzazione della possibilità, per il Presidente della Giunta provinciale, di partecipare alle riunioni del Consiglio dei Ministri.

Rimane, poi, la questione dell’istanza cui deferire eventuali future controversie di carattere giuridico derivanti dall’applicazione dell’Accordo di Parigi. A tal proposito, ed ove si ritenga, come è sembrato finora, che la predisposizione di tale istanza sia a noi utile – oggi, in particolare, essa potrebbe agire come freno nei confronti di eventuali richieste di autodecisione – si dovrà decidere se si preferisca proporre agli austriaci il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja oppure una soluzione che contempli la stipulazione di un accordo arbitrale.

Circa la parte sostanziale, rileva che, anche se la ricerca di talune formule d’intesa circa alcune misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine potrà esser svolta con rappresentanti della SVP, i prossimi contatti con gli austriaci dovrebbero servire ad impostarla e a definirne l’ambito. Sembra comunque essenziale, a questo proposito ed all’inizio di questa nuova fase delle conversazioni, conoscere preventivamente se si puconfermare agli austriaci l’intesa raggiunta a livello esperti circa le note 92 questioni. A questo riguardo sarebbe comunque opportuno far presente che, per quanto riguarda il «pubblico impiego», intendiamo sostituire la formula accettata dai 19 con altra formula equivalente, ma piesatta e realistica. In secondo luogo occorre decidere (eventualmente con rappresentanti della SVP) se si debbano ridurre, come è stato pisopra sottolineato, a sole 8 tra le 18 questioni rimaste aperte al termine della V sessione della Commissione di esperti.

Sempre ai fini dell’esame dell’opportunità di contatti con esponenti altoatesini, osserva che vi è anche da tener presente la situazione verificatasi in seno alla SVP in seguito alla cosiddetta «crisi Jenny». Tale crisi è stata provocata dal tentativo della frazione a tendenza socialdemocratica della SVP di assicurarsi un maggior spazio nella direzione del partito, tentativo che ha provocato la netta reazione della destra radicale, che ha ottenuto da Magnago l’esclusione – almeno temporanea – di Jenny dall’esecutivo del partito. Kreisky – probabilmente anche per ragioni tattiche – è giunto sino a prospettare l’ipotesi che tale situazione potrebbe portare alla secessione dalla SVP del gruppo a tendenza socialdemocratica, con la conseguente costituzione di un partito socialdemocratico di lingua tedesca in Alto Adige. Per quanto sia difficile pensare che si possa giungere, per ora, ad una simile soluzione «estrema», non sembra dubbia la nostra convenienza che esponenti delle idee di Jenny – sia, come è molto piprobabile, che essi rimangano nella SVP, sia che finiscano per costituire una nuova formazione politica – partecipino ad eventuali contatti con il Governo italiano per la ricerca di eventuali intese circa le 8 questioni «vitali».

Concludendo, chiede che venga precisato se si potrà dire ai rappresentanti austriaci:

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Occorrerà infine esaminare se nel periodo preso in considerazione, non convenga prendere qualche misura sul piano interno. Cipuessere fra l’altro, esaminato in relazione all’opportunità di eliminare alcuni dei «voti» espressi a suo tempo, e spesso all’unanimità, dalla Commissione del 19, voto che converrebbe, per quanto possibile, non lasciar sussistere nella Dichiarazione governativa italiana dinanzi al Parlamento.

TAVIANI: Afferma che la situazione interna austriaca, per quanto riguarda i suoi riflessi sulla questione altoatesina, permette forse considerazioni ancor pipessimistiche di quelle fatte dal Ministro Gaja. Esiste infatti in Austria una forte tensione tra popolari e socialisti, ed è ormai chiaro che i primi – e fra di essi particolarmente gli ambienti di cui Bobleter è portavoce – non hanno voluto permettere che Kreisky ed i socialisti austriaci raggiungessero un accordo con l’Italia. La situazione del gruppo altoatesino di lingua tedesca non è meno grave, non tanto in conseguenza del caso Jenny, quanto per l’acuirsi della lotta tra moderati ed estremisti. Non esclude che il potere possa passare all’estrema destra. I provvedimenti presi a carico di Jenny sono comunque una prova della forza di tale settore. A tal proposito si richiama alle preoccupazioni espresse dal Vescovo di Bressanone, Mons. Gargitter, ed ai numerosi indizi dai quali si pudedurre che l’estrema destra della SVP guarda pia Monaco di Baviera che a Vienna o ad Innsbruck.

È favorevole al proseguimento dei contatti, non soltanto al fine di svuotare di contenuto la propaganda austriaca interessata, ma anche a quello piconcreto di tentare di raggiungere qualche risultato che ci avvicini alla soluzione della controversia. Afferma che i negoziati dovrebbero essere condotti unicamente con gli austriaci, perché un’eventuale intesa con Magnago non darebbe alcun affidamento serio circa la possibilità di raggiungere la chiusura della controversia. Per quanto riguarda il problema della garanzia internazionale, ritiene certo che il Parlamento non approverebbe una soluzione che comportasse la creazione di una commissione mista con potere di controllo. Vi sarebbero contrari i liberali, parte della DC, la stampa indipendente di maggior diffusione, e perfino lo stesso partito comunista. Ritiene possibile soltanto qualche forma di garanzia interna, eventualmente integrata dal ricorso alla Corte dell’Aja per le future controversie di carattere giuridico derivanti dall’Accordo De Gasperi- Gruber e dalle successive intese.

Per quanto invece riguarda le eventuali concessioni sul piano interno – da farsi al momento opportuno e, comunque, non prematuramente – ritiene che si potrebbe essere «liberali»; tuttavia, senza concedere un’autonomia del tipo di quella di cui gode la Val d’Aosta e lasciando integro il quadro della Regione Trentino- Alto Adige. A tal proposito pensa che in un primo tempo il Governo – dopo aver sentito anche gli esponenti altoatesini – potrebbe decidere qualche misura in base ai suggerimenti della Commissione dei 19, naturalmente purché cinon comporti modifiche allo Statuto regionale e lo si possa attuare con leggi ordinarie o provvedimenti di carattere amministrativo. Ricorda che tali misure (tra cui potrebbe includersi la questione dei Segretari comunali e l’uso della lingua tedesca nei procedimenti giudiziari) rappresentano, in sostanza, circa il 18% di quanto è stato suggerito dal Rapporto conclusivo della Commissione dei 19. Bisognerà parlarne coi rappresentanti altoatesini, ma ritiene sarebbe preferibile accennarne ai parlamentari di lingua tedesca, anziché a Magnago.

Richiama l’attenzione su una questione particolarmente importante, per la quale occorre la collaborazione di tutti i Ministeri interessati, e cioè la protezione degli interessi italiani nella Provincia di Bolzano. Cita, a questo proposito, il caso del Ministero dei Trasporti che sloggia dalle case dell’Amministrazione i funzionari che vanno a riposo, con la conseguenza che, generalmente, gli stessi sono costretti ad abbandonare la Provincia di Bolzano. Cita il caso della Lancia che si trova in difficoltà ed una cui chiusura si ripercuoterebbe profondamente sul morale della popolazione italiana della Provincia di Bolzano. Cita anche il caso dell’ENEL, che ha manifestato l’intenzione di cambiare le tariffe differenziate. Insiste perché si faccia in modo che la presenza italiana in Alto Adige non subisca diminuzioni e rileva, a tal riguardo, l’opportunità che la Presidenza del Consiglio segnali ai Ministeri competenti i casi in cui occorre un intervento diretto ad ovviare al verificarsi di situazioni come quelle citate.

Concludendo, si richiama alla necessità di seguire il principio dell’esame globale di tutti i problemi esistenti tra Italia e Austria – principio giustamente messo in rilievo dal Ministro degli Esteri – ed insiste sull’opportunità che essi vengano esaminati nel loro complesso, tenendo quindi sempre conto, nelle nostre relazioni con l’Austria (ad es. per la CEE), dell’esistenza della questione altoatesina.

NENNI: Osserva che da un anno i rapporti italo-austriaci in relazione alla questione altoatesina sono peggiorati e teme che peggioreranno ancora, data l’evoluzione della situazione politica in Alto Adige ed in Austria. Le elezioni austriache costituiscono una incognita. L’attuale coalizione potrà essere confermata? Un eventuale accordo di uno dei due grandi partiti austriaci con l’estrema destra costituisce una prospettiva tutt’altro che favorevole. In Alto Adige il fatto pigrave è la divisione esistente in seno alla SVP fra l’ala «prudente» e quella estremista. Si richiama all’influenza dei circoli bavaresi di estrema destra su quest’ultima, il che forse pupreludere alla rinascita del problema dell’«Anschluss». Ritiene che, nella fase attuale, si debbano continuare le trattative circoscrivendole alla definizione di questioni ancora in esame, poiché non converrebbe al Governo italiano assumersi la responsabilità di interromperle, anche se è scettico circa la possibilità di raggiungere un accordo. Per quanto riguarda il problema della garanzia internazionale, sarebbe favorevole, come mezzo per la risoluzione di controversie future sull’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber, alla Corte dell’Aja, ma la ritiene difficilmente accettabile dall’Austria. D’altro canto, si rende conto della difficoltà di ottenere l’approvazione parlamentare per l’istituzione di un organo arbitrale.

Afferma che in questa situazione, alla lunga, vi sono solo due cose da fare: passare unilateralmente all’attuazione di tutte le raccomandazioni della Commissione dei 19, cominciando da quelle che non richiedono l’emanazione di leggi costituzionali e successivamente a quelle per cui tali leggi sono necessarie. Tale attuazione è richiesta dai partiti al Governo e si puritenere che cipossa avere una certa influenza, anche se modesta, sulla situazione in Alto Adige. La seconda cosa da fare è rafforzare con tutti i mezzi la posizione degli italiani in Alto Adige, partendo dal principio che, evidentemente, anche la presenza fisica degli italiani a Bolzano ed a Merano costituisce un fattore di «vantaggio» per tale posizione. A tale riguardo cita il caso della Lancia a Bolzano che, secondo il suo parere, deve essere affrontato tenendo presente anche le «straordinarie» esigenze politiche della zona.

ANDREOTTI: Osserva che il fatto che le trattative con gli austriaci si siano protratte a lungo è stato utile, perlomeno fino al 1964, perché ha fatto sì che gli italiani dell’Alto Adige si rendessero conto dell’utilità di assumere posizioni moderate, ciche è stato dimostrato dai risultati delle ultime elezioni amministrative. Rileva, tuttavia, che la situazione è ora cambiata, ed il tempo non lavora ormai pia nostro vantaggio. Non solo, quindi, ritiene opportuno proseguire le trattative, ma pensa che si debba tentare di giungere ad una soluzione al pipresto possibile. Se si riuscisse a chiudere la questione, si avrebbe anche il vantaggio di isolare maggiormente i terroristi dal resto della popolazione.

Per quanto riguarda l’eventuale soluzione della controversia, ritiene che le difficoltà prospettate non siano insormontabili e che, qualora si raggiunga una soluzione della cui utilità il Governo sia convinto, non dovrebbe essere impossibile fare opera di convincimento sul Parlamento e sulla stampa. Aggiunge che le resistenze interne ad una conveniente soluzione sarebbero superabili se la spinta a resistere non venisse da Bolzano.

Rileva, inoltre, che non è certo che la SVP vada incontro ad una scissione, essendo già passata attraverso varie crisi ed avendo dimostrato una relativa compattezza. Tuttavia, se una scissione dovesse verificarsi, c’è da tener presente che un’eventuale soluzione raggiunta con gli austriaci, che non ricevesse una solenne conferma anche dalla SVP, avrebbe scarso valore, mentre, se fosse accettata da quest’ultima, potrebbe avere come conseguenza, fra l’altro, la cessazione degli aiuti agli estremisti.

Per quanto poi riguarda le misure da prendere subito a favore degli altoatesini, sarebbe dell’avviso di soprassedere per ora, sopratutto se la conclusione della controversia non deve apparire lontana, riservandosi di presentare tutte le misure, che si deciderà di prendere, in un sol blocco. Nello stesso tempo, è d’accordo che per gl’italiani dell’Alto Adige si debba fare quanto è necessario per dar loro l’impressione della stabilità della loro posizione. A questo proposito, cita anch’egli il caso della Lancia ed aggiunge il caso specifico delle tariffe per le fabbriche di magnesio.

Conclude affermando che:

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REALE: Pur essendo meno ottimista del Min. Andreotti, sulla possibilità di conclusione ravvicinata della controversia, in quantoché nell’attuale situazione politica austriaca nessun partito, in Austria, vorrà prendere le conseguenti responsabilità, è anch’egli del parere di continuare le trattative. Si tratta, del resto, di una risposta quasi obbligata. Per il momento, non si pronuncia circa l’organo giurisdizionale cui deferire le future controversie. Sarebbe d’accordo su una forma di «quietanza liberatoria» austriaca anche in forma attenuata.

Riferendosi, poi, alle misure che si potrebbero prendere a favore degli altoatesini, chiede quale seguito possa essere dato alle domande di condono pervenutegli per gli autori del fatto di Fundres, per le quali il Procuratore Generale ha espresso parere favorevole. Sono venuti, poi, i nuovi attentati ed il risultato certo non incoraggiante del processo di Graz. D’altra parte, il provvedimento, che è di carattere discrezionale, a suo avviso dovrebbe esser preso solo in relazione ad una favorevole situazione dei rapporti italo-austriaci. Si chiede, quindi, se nelle attuali condizioni il condono possa essere incluso nelle eventuali misure.

TAVIANI: Osserva che, se si decidesse di fare qualche provvedimento che non comporti modifiche alla Costituzione, il condono potrebbe essere forse accordato in tale occasione.

NENNI: Se si considera la questione sotto l’aspetto generale, non dobbiamo fermarci alle misure che non comportano modifiche alla Costituzione, ma tentare anche di spingerci piavanti nell’esame della possibilità di prendere eventualmente tutti i provvedimenti suggeriti dai 19.

ANDREOTTI: Rileva che, per quanto concerne, in particolare, il condono ai condannati per i fatti di Fundres, converrebbe prendere tale provvedimento insieme a tutte le altre misure che potranno essere prese – al momento opportuno – a favore degli altoatesini. È il momento di tenere le carte unite in mano, per non diminuire il valore psicologico e politico di quanto il Governo italiano si propone di fare.

REALE: Afferma che, pur essendo vicino al punto di vista espresso dal Ministro Taviani, non punon essere perplesso circa la decisione da prendere per la quale gradirebbe conoscere il parere dei colleghi.

MORO: Ritiene che sia opportuno rinviare la decisione circa il condono ad un ulteriore e pifavorevole momento dei rapporti italo-austriaci.

REALE: Richiamandosi a quanto già stato detto in merito all’opportunità di prendere misure appropriate a favore dei cittadini di lingua italiana della Provincia di Bolzano, esprime il suo accordo.

PICCIONI: In via preliminare, chiede se, in questo momento in cui il Governo austriaco è in crisi, l’iniziativa dei contatti sia ancora di Vienna, ed ottiene una risposta affermativa. È favorevole alla continuazione dei contatti, indipendentemente dalle prospettive di successo, sulle quali è scettico, anche perché, essendo il Governo austriaco provvisorio, esso non ha il potere di concludere. Consiglia, a questo proposito, di tenersi su una base di discussione, se non proprio «accademica», almeno tale da non poter portare a risultati concreti. Riferendosi poi al suggerimento di Kreisky di trattare con gli altoatesini, teme che si tratti di un espediente del Ministro degli Esteri austriaco per liberarsi da una responsabilità, lasciando intatto il problema di carattere internazionale. Se una parte delle trattative venisse svolta con gli altoatesini, senza responsabilità austriaca e senza la possibilità di ottenere una quietanza dall’Austria, egli farebbe al riguardo molte riserve.

Fa notare che parlare di un organo giurisdizionale per le controversie future costituisce un elemento di «non chiarezza» nelle trattative ed è una prova di incredulità sull’effettiva chiusura della controversia. In ogni caso, esprime la sua preferenza per la Corte dell’Aja, anche in considerazione del fatto che essa costituisce il migliore «mezzo pacifico» qualora i negoziati non abbiano esito positivo.

In quanto all’esecuzione interinale di alcune misure – come proposto dal Ministro Taviani – ritiene che si debba essere cauti, dato che non conviene prendere per ora provvedimenti di lieve entità; ritiene che sarebbe preferibile che il Governo, per il momento, si limitasse a dichiarare di esser pronto a prendere misure a favore degli altoatesini, ma che attende, per farlo, la soluzione globale della controversia con l’Austria. È invece d’accordo con il Ministro Taviani per quanto riguarda la necessità di proteggere gl’interessi del gruppo di lingua italiana residente in Alto Adige.

LAMI STARNUTI: È favorevole alla continuazione delle trattative ed in proposito ritiene che, in linea di massima, si possano approvare le linee esposte dal Ministro Gaja. Circa la quietanza austriaca, non ha nulla in contrario alla non attenuazione, secondo una delle formule proposte, per quanto concerne la questione dell’organo giurisdizionale, esprime la sua preferenza per la Corte dell’Aja. Ritiene che debba esser fatto quanto è possibile in difesa degli interessi dell’elemento italiano in Alto Adige. A tal proposito assicura che il suo Ministero si occuperà pia fondo delle iniziative industriali italiane nella zona, ed informa di aver dato alla Lancia una commessa di automezzi destinati alla Turchia. Non mancherà di aiutare anche la Falck, per quanto sia, in senso assoluto, pidifficile, dato che quella società, dopo l’esperimento di Taranto, è passiva e non competitiva. La cosa potrebbe essere pifacile se l’IRI facesse prezzi di favore alla Falck per la vendita dell’acciaio. Per le tariffe elettriche tratterà con l’ENEL. Ritiene che si potrebbe accogliere la richiesta degli altoatesini tendente ad affidare ad un consorzio di Comuni la distribuzione di energia elettrica a utenti disseminati in varie valli. Il problema sarà comunque approfondito dal suo Ministero.

GAJA: Osserva che nelle richieste finora presentate dagli austriaci in sede di Commissione di esperti non era specificato il caso di tale consorzio. Gli austriaci avevano cominciato col chiedere che, in generale, le leggi sull’ENEL venissero applicate con sostanziali eccezioni nella Provincia di Bolzano, cui avrebbe dovuto essere attribuito il diritto di ottenere concessioni per la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica prodotta dai bacini della zona. In un secondo tempo, si parldi lasciar sopravvivere le centrali di proprietà municipale, o create da Comuni della provincia di Bolzano.

LAMI STARNUTI: Ritiene che gli altoatesini preferiscano che venga accolta la loro attuale richiesta, secondo la quale le centrali elettriche, di proprietà di un consorzio di Comuni della Provincia, non verrebbero assorbite dall’ENEL.

TAVIANI: Insiste sull’opportunità che venga presa qualche misura sul piano interno, indipendentemente dalle trattative con gli austriaci, sui seguenti punti:

1) passaggio alle dipendenze della Provincia dei Segretari comunali;

2) bilinguismo negli atti notarili, nei processi e negli atti di polizia giudiziaria;

3) informazioni al Presidente della Giunta provinciale sui dati anagrafici;

4) nomina di un Consigliere di Stato di lingua tedesca per i giudizi di seconda istanza in materia amministrativa.

Tali provvedimenti, che lascerebbero praticamente intatto il «pacchetto» di misure a favore dell’Alto Adige per il momento in cui vi sarà di nuovo in Austria un Governo politicamente forte, dovrebbero essere presi nel periodo invernale, quando gli attentati sono di pidifficile esecuzione. Peraltro si dichiara contrario alla concessione del condono ai responsabili del fatto di Fundres, tanto piperché pensa che difficilmente il Governo austriaco darà seguito alla nostra richiesta di estradizione per gli imputati del delitto di Sesto.

TOSCANO: Si propone di precisare sotto il profilo meramente tecnico alcuni punti prima che si giunga alla conclusione del dibattito. Comincia con il rilevare che, con le note Risoluzioni delle Nazioni Unite del 1960 e del 1961, siamo tenuti a negoziare con l’Austria sul merito del problema e, nell’eventualità di una mancata intesa diretta, a ricercare di comune accordo un mezzo pacifico per la soluzione della controversia italo-austriaca circa l’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber. Questa controversia cesserà solo di comune accordo e, dal punto di vista formale, non sarà sufficiente la semplice soluzione basata sull’attuazione di misure interne. La Commissione Rossi ha indebolito la nostra posizione, dal punto di vista internazionale, perché, essendo composta in maggioranza di italiani, ha elencato le misure necessarie per dare vita ad una completa autonomia, mentre tale concetto era indicato in forma astratta nell’Accordo De Gasperi- Gruber. A suo avviso la disposizione di Kreisky ad accettare che gli altoatesini siano consultati non è un espediente, ma va collegata alla pressione che gli stessi esercitano sul Governo austriaco, il quale, senza tali pressioni, probabilmente avrebbe accettato le nostre proposte di Parigi. Sottolinea l’importanza della minoranza italiana cui si deve in via principale il mancato ricorso all’autodeterminazione. Richiama l’attenzione sui vantaggi di un’intesa per deferire al giudizio della Corte dell’Aja o di un altro organo «ad hoc» le eventuali controversie future circa l’applicazione dell’Accordo di Parigi del 1946. L’eventuale sentenza finirà per costituire un limite all’azione austriaca tanto nell’ipotesi di rigetto dell’azione di Vienna quanto in quella dell’indicazione di qualche nuova misura da adottare. Ritiene che la continuazione dei colloqui con Vienna aiuterà ad avvicinarsi alla soluzione finale e favorirà il mantenimento di un’atmosfera meno tesa. Afferma, inoltre, che l’eventuale adozione di alcune misure liberali potrebbe avere conseguenze positive sul piano psicologico, dimostrando che il Governo di Roma ha propositi seri, dal momento che in questi ultimi cinque anni, nonostante i dibattiti all’ONU, nulla è stato finora fatto in concreto per migliorare lo stato di cose dal punto di vista legislativo. Si deve comunque tener presente che abbiamo fatto un passo indietro rispetto a Parigi: e che a Londra non possiamo prendere soltanto una posizione procedurale, ma anche di sostanza.

TAVIANI: Osserva che si potrebbe largheggiare per quanto riguarda la sostanza. L’importante, tuttavia, è che il negoziato non avvenga con gli altoatesini, ma rimanga tra il Governo austriaco e quello italiano.

MORO: Ricorda che il «package deal» è fallito a suo tempo per l’opposizione degli altoatesini, poiché l’Austria fa quello che essi vogliono, e non vi è soluzione possibile senza di loro. Rileva, d’altra parte, che vi è qualche possibilità di svolgere opera di persuasione presso gli stessi altoatesini. Quindi pensa che i contatti con gli altoatesini potrebbero avere qualche risultato e qualche utilità anche perché, tra l’altro, essi avrebbero un favorevole effetto sul Parlamento, dando l’impressione che si sta riportando la questione anche sul piano interno. In ogni caso, i contatti con gli altoatesini non devono certamente assumere l’aspetto di vere e proprie trattative, ma devono limitarsi ad un esame tecnico ed interno.

TAVIANI: Non è contrario ai contatti con gli altoatesini, purché rimangano segreti e purché la trattativa reale sia condotta con l’Austria. Osserva quindi che la formula sulla quale tutti sono d’accordo è la seguente: «continuare la trattativa con l’Austria, trattativa sostenuta da segreti contatti interni, limitati alle 8 questioni ed aventi per fine la ricerca di formule d’intesa».

GAJA: Chiede se possiamo confermare le proposte avanzate in merito alle note 92 questioni, ed attira l’attenzione sulle seguenti: a) denominazione della Regione in lingua tedesca …

TAVIANI: Non annette molta importanza alla questione.

GAJA: b) Pubblico impiego (verrà proposta da parte nostra una migliore formulazione); c) «voti» (chiede se si debba proporre agli austriaci di riesaminarli. Fa osservare che i «voti» rappresentano, in sostanza, un rischio, perché sono «vaghi» e si prestano a strascichi futuri).

MORO: È d’accordo per formulare nuovamente la richiesta relativa al pubblico impiego. Per quanto riguarda i «voti», rileva l’opportunità di non lasciare strascichi, ma ritiene che essi non debbano essere riesaminati se da parte austriaca si vorranno considerare come lasciati alla discrezionalità del Governo italiano. Se, invece, gli austriaci ritengono che i «voti» debbano essere trasformati in altrettanti impegni del Governo italiano, dovranno essere riesaminati e formare oggetto di trattativa.

GAJA: Nella cornice di eventuali «misure provvisorie», ritiene che si potrebbero, a suo tempo, esaminare le richieste del Governo austriaco per la soppressione delle misure che impediscono un libero ingresso in Italia di personalità austriache quali il Prof. Gschnitzer, la Dr.ssa Stadlmayr ed altri. Ricorda che, per quanto riguarda lo Gschnitzer e la Stadlmayr, si tratta di una richiesta austriaca avanzata periodicamente fin dal 1962 e reiterata formalmente nell’incontro dei Ministri degli Esteri svoltosi a Ginevra il 7-8 settembre 1964. Da parte del Ministero degli Esteri, chiedendo il necessario parere alle altre Amministrazioni interessate, è stata sottolineata la convenienza di lasciare «aperta» la questione, dato il vivo interesse dimostrato in proposito dal Governo di Vienna, anche per ragioni di politica interna.

MORO: A suo tempo potrà essere esaminata l’opportunità di includere nel «pacchetto» provvedimenti del genere. Circa l’eventuale condono agli autori del fatto di Fundres, non lo ritiene opportuno nell’attuale situazione e pensa che, tra qualche mese, se da parte austriaca si procedesse a qualche concreta manifestazione di buona volontà, la questione potrà essere riesaminata.

Per quanto concerne le forme di garanzia interna, i rappresentanti italiani potranno dire a quelli austriaci che il Governo italiano sarebbe disposto a concedere l’istituzione della Commissione di contatto, mettendo in luce che il relativo provvedimento, in sostanza, dovrebbe in parte ovviare alla minor disposizione del Governo italiano verso una forma di garanzia internazionale del tipo di quella ipotizzata a Parigi. I rappresentanti italiani potranno inoltre accennare alla possibilità di istituzionalizzare la partecipazione del Presidente della Giunta provinciale di Bolzano al Consiglio dei Ministri.

Per quanto riguarda il problema dell’istanza per le controversie future, i rappresentanti italiani dovranno anzitutto sostenere che si tratta di una questione cui il Governo italiano annette grande importanza. In secondo luogo, dovranno sottolineare che dovrà trattarsi di un organo giurisdizionale competente a conoscere secondo diritto; infine, sarà conveniente, pur accennando alla miglior disposizione italiana verso la Corte Internazionale di Giustizia, non precisare se si debba scegliere la stessa Corte Internazionale di Giustizia o un organo arbitrale.


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 104, fasc. 639.


2 Vedi D. 4.

107

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA(1)

L. segreta 10A/2393. Roma, 23 novembre 1965.

Carissimo Carlo,

rispondo alla tua del 18 novembre, cui era allegata copia del telespresso relativo alla ultima conversazione che hai avuto con Kreisky(2).

In questo momento, gli sviluppi di tutti e tre gli «addentellati» della questione altoatesina sui quali Kreisky si è «aperto» sono per noi interessanti, anche se mi sembra naturale che il tuo interlocutore abbia calcato la mano sulle effettive possibilità di distacco di Jenny e non abbia, invece, insistito sul pericolo derivante dalla crescente forza nella SVP dell’ala radicale che, secondo quanto mi risulta, rappresenta in questo momento la minaccia piseria alla politica di Magnago. Comunque, da parte nostra abbiamo tentato di valutare le conseguenze del caso Jenny e delle difficoltà della SVP sullo sviluppo degli eventuali contatti con gli altoatesini in un appunto che ti sarà inviato a parte(3).

Per quanto riguarda l’intervento di Klaus all’ONU, gli ulteriori elementi che ci ha trasmesso per filo hanno confermato quanto da te anticipato.

Da parte nostra, faremo in modo che, come tu suggerisci, gli esponenti socialdemocratici e socialisti che Kreisky avvicinerà in Italia, siano informati dei vari aspetti della questione. D’altra parte, sia Nenni che Lami Starnuti hanno partecipato alla riunione che il Consiglio dei Ministri ha ieri dedicato all’Alto Adige e di cui ti invieremo – per tua personale riservatissima conoscenza – il verbale(4) appena sarà approvato dall’On. Presidente del Consiglio e dopo che sarà stato inoltrato all’On. Ministro.

Vorrei, poi, farti una considerazione d’ordine generale: evidentemente Kreisky, «bloccato» come tu hai sottolineato nell’incomoda posizione di Ministro, il cui principale «affare» è quello altoatesino, cerca di sviluppare una politica basata su continue iniziative particolari, concrete e tattiche, seppure conseguenti, da qualche tempo a questa parte, nelle linee generali. Inoltre, egli deve anche tener conto dell’attuale situazione politica in Austria.

Da parte nostra, abbiamo da tempo scelto una strada che mira a conciliare l’esigenza della salvaguardia dei diritti del gruppo di lingua italiana con le aspirazioni di quello di lingua tedesca e con l’obiettivo della chiusura della controversia. Ci rendiamo conto che, contemporaneamente, potrebbe essere utile sviluppare altre iniziative, ma sovente non possiamo esserne noi i «motori» ultimi, dato che molte di esse sono legate ad aspetti di politica interna.

In ogni caso, ogni tua idea o suggerimento sulla linea effettiva che ci converrebbe assumere di fronte alle varie iniziative austriache, o sulle modifiche sostanziali da apportarsi a quella da noi scelta, ci sarebbe senz’altro utile e sarebbe attentamente valutata.

Credimi, molto affettuosamente

tuo

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Vedi D. 103. Per la lettera del 18 novembre vedi D. 98, nota 3.


3 Vedi D. 105.


4 Vedi D. 106.

108

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA(1)

L. 10A/2392. Roma, 24 novembre 1965.

Caro Carlo,

ho letto con molta attenzione il tuo rapporto del 19 novembre(2), relativo alla conversazione da te avuta col Segretario Generale del Partito popolare austriaco, Withalm, circa i contatti che egli ha avuto a Sorrento con esponenti della nostra Democrazia cristiana e le impressioni che ne ha tratto per quanto concerne gli eventuali sviluppi della questione alto-atesina.

Mi sembra che Withalm ti abbia – pio meno – ripetuto quanto da parte di Innsbruck, di Bolzano e recentemente di Kreisky si va sostenendo circa la necessità che da parte nostra – per raggiungere l’intesa – si venga incontro alle richieste alto-atesine sulle questioni cosiddette «vitali». Le osservazioni che gli hai fatto in proposito, sono state ben pertinenti.

Per quanto riguarda il prossimo soggiorno in Italia di Withalm e di Maleta, non si mancherà di tener presenti i tuoi suggerimenti circa l’opportunità di qualche particolare manifestazione di simpatia.

Sempre nel campo dei contatti tra i partiti austriaci e quelli italiani, ci tornerebbe molto utile conoscere sia come si sono svolti, in realtà, gli approcci che qui avrebbe avuto il Direttore del Servizio di Informazioni del Partito socialista austriaco, Josef Sterk, con esponenti del Partito socialista italiano, sia l’eventuale sviluppo dei contatti tra i socialisti austriaci ed i due partiti socialisti italiani: la stampa ha attribuito a qualche socialista italiano dichiarazioni piuttosto impegnative che non sono state smentite né da parte dei predetti socialisti italiani né da parte dello Sterk.

Noi pensiamo che Kreisky non mancherà di sviluppare i contatti con i socialdemocratici italiani e, probabilmente, di iniziare un pisostanziale dialogo con i socialisti di Nenni.

Che cosa ti risulta in proposito? Ogni elemento che potrai fornirci sui modi e sui tempi di tali probabili contatti, ci tornerà molto utile(3).

Credimi, molto affettuosamente

tuo

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Vedi D. 104.


3 Per la risposta vedi D. 113.

109

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA (Londra, 25 novembre 1965)1

Appunto segreto(2).

Sono presenti:

- -

TOSCANO: Attira l’attenzione sul fatto che da parte di alcuni organi di stampa austriaci sono state pubblicate dettagliate notizie sull’incontro dei Rappresentanti dei Ministri e sull’oggetto delle conversazioni. Ribadisce fermamente il punto di vista italiano secondo il quale deve essere mantenuta la massima segretezza sugli incontri dei rappresentanti e ricorda che questo punto di vista è stato a suo tempo accettato pienamente da Vienna.

KIRCHSCHLÄGER: Concorda pienamente, pur rilevando che le prime indiscrezioni sarebbero comparse sul «Dolomiten».

GAJA: Dobbiamo iniziare una nuova fase di conversazioni allo scopo di giungere a nuove basi d’intesa. Non possiamo, al riguardo, non tener presenti due fatti: le dimissioni del Governo austriaco ed i prossimi numerosi contatti che si avranno fra uomini politici e fra partiti dei due Paesi.

Circa il primo punto, noi pensiamo che questo periodo di necessaria attesa debba essere sfruttato per giungere alla formulazione di un nuovo progetto che possa essere esaminato non appena sarà costituito un nuovo Governo austriaco. Questa è una prova della nostra ferma volontà di proseguire ogni tentativo per raggiungere un’intesa.

Circa il secondo punto, i contatti politici sono certo utili ed importanti; ma essi non devono creare l’impressione che si possa, attraverso di essi, modificare in concreto lo sviluppo del negoziato, che deve rimanere nell’ambito dei contatti tra i due Governi.

KIRCHSCHLÄGER: Siamo d’accordo. Anche se attualmente in Austria il Governo è in crisi, sulla questione dell’Alto Adige vi è un accordo di fondo tra i maggiori partiti. Per questo è stato deciso di mantenere il problema al di fuori della prossima campagna elettorale austriaca, come è stato confermato dalle dichiarazioni di Kreisky dopo il suo incontro con Wallnoefer(3).

TOSCANO: D’altro lato, anche se il Governo italiano potrà, in questo periodo, trovare opportuno di avere una serie di contatti con gli altoatesini in merito ad alcuni punti che sono stati oggetto, durante lo scorso anno, di esame in sede di Commissione di esperti, deve rimanere inteso che le conversazioni sul problema che ci interessa debbono rimanere tra i due Governi. Questo deve essere un punto fermo.

GAJA: Cipremesso, esaminiamo le basi della nuova fase delle nostre conversazioni. Vediamo cioè di dove si possa partire, sia per quanto riguarda la parte sostanziale, sia per quanto riguarda le modalità di chiusura della controversia.

Per quanto riguarda la parte sostanziale, possiamo considerare confermate, nella prospettiva di un accordo generale, le formule d’intesa relative alle note 92 questioni esaminate a suo tempo dagli esperti, con la esplicita riserva che una di esse dovrà essere meglio precisata. Si tratta della materia del «pubblico impiego» per la quale si sta studiando, da parte italiana, una formula che, pur confermando i principi ai quali si è ispirata la Commissione dei 19, risulti maggiormente suscettibile di pratica attuazione. Quanto alle questioni ancora aperte – che, come è noto, al termine della V sessione degli esperti erano 18 – si puricordare che 8 di tali questioni sono state, a vari livelli, definite «vitali» da parte austriaca ed altoatesina. Esse sono:

1) Utilizzazione delle acque pubbliche;

2) Industria;

3) Credito;

4) Residenza;

5) Assistenza sanitaria ed ospedaliera;

6) Pubblica Sicurezza;

7) Segretari Comunali;

8) Collocamento al lavoro.

Non abbiamo nulla in contrario a riesaminare tali questioni, ai fini di una loro soluzione in linea giuridica o, ancor meglio, pratica. A questo proposito, occorre rilevare che vi sono stati, negli ultimi tempi, contatti, di cui non eravamo al corrente, fra altoatesini e Ministeri tecnici; ad esempio, per quanto riguarda l’utilizzazione a scopi industriali dell’energia elettrica in Provincia di Bolzano. Potrebbe forse essere utile seguire tali contatti e vedere se sia possibile raggiungere qualche formula di compromesso su alcune di queste 8 questioni. Nel gennaio, se ci riuniremo nuovamente, potremo esaminare se vi saranno proposte concrete su qualcuna di esse.

KIRCHSCHLÄGER: Da parte austriaca si ritiene che si debbano discutere anche le seguenti questioni:

1) Approvazione del bilancio provinciale;

2) Nomina dell’Intendente scolastico.

GAJA: Ma è stato proprio il Ministro Kreisky che ha detto che da parte austriaca si poteva rinunciare alle richieste altoatesine relative all’Intendente scolastico. Per quanto riguarda la questione relativa alla «Approvazione del bilancio provinciale», in Italia si sta esaminando la possibilità di presentare una nuova formula.

TOSCANO: Se potremo rivederci a gennaio, speriamo che per quell’epoca vi sia qualche proposta sulle 8 questioni cosiddette «vitali». In quel momento bisognerà decidere come si potranno rendere definitive eventuali proposte cui si potrà essere giunti. Saremmo grati di conoscere, in proposito, le idee austriache. Si dovranno prevedere incontri di esperti o si pensa che sarebbe sufficiente la partecipazione di qualche esperto alle nostre prossime riunioni segrete?

KIRCHSCHLÄGER: Quando vi potrà essere un nuovo incontro dei Ministri degli Esteri?

TOSCANO: Non mi sembra che sia cosa urgente, tanto piche nel prossimo futuro vi saranno numerosi incontri di uomini politici, che potranno servire per un esame di carattere generale del problema.

GAJA: Abbiamo già fatto due volte – l’anno scorso – l’esperienza che gli incontri dei Ministri non possono essere decisivi né avere carattere concreto se non sono preceduti da una sufficiente preparazione. Mi pare che tale incontro dovrebbe concludere i nostri contatti.

Rimane ora da parlare del secondo settore della nostra indagine e cioè delle modalità di chiusura della controversia. L’Ambasciatore Toscano potrà esporre le nostre vedute.

TOSCANO: Come sapete, a questo riguardo vi sono state proposte che, devo sottolineare, furono di origine italiana. Se tali proposte fossero state approvate a Parigi, avrebbero potuto trovare anche, in differente atmosfera, l’approvazione parlamentare. Oggi la situazione è molto diversa, in seguito all’atteggiamento assunto da Vienna e da Bolzano in questi mesi. Dato ci occorre ricorrere a formule differenti da quelle a suo tempo previste. Innanzi tutto, si potrebbe prevedere una attenuazione della «quietanza liberatoria» austriaca, quietanza che non sarebbe piimmediata, ma che sarebbe basata su una formula da determinare pitardi, che significhi che «quando» o «se» le misure saranno approvate, la questione sarà chiusa.

Come garanzie interne, possiamo prevedere una solenne Dichiarazione del Governo italiano al Parlamento e da esso approvata; l’istituzione di un organo interno di contatto con il Ministero dell’Interno o con la Presidenza del Consiglio; l’istituzionalizzazione della possibilità per il Presidente della Giunta provinciale di partecipare al Consiglio dei Ministri.

Quanto agli aspetti internazionali del problema, dobbiamo principalmente preoccuparci di possibilità che si possono presentare concretamente in futuro. La posizione italiana è nota: a Parigi si era esaminato un sistema che prevedeva l’istituzione di un organo arbitrale con giurisdizione su tutte le controversie derivanti dagli accordi in vigore tra i due Paesi. In pi era stata prevista una competenza di fatto, provvisoria, dello stesso organo arbitrale, a garanzia della esecuzione di quanto promesso dal Governo italiano circa le misure a favore delle popolazioni altoatesine. Lo stesso risultato potrebbe essere ottenuto oggi, attraverso nuove formule.

Lasciamo ora da parte il problema se si debba prevedere la Corte Internazionale di Giustizia o la Corte Arbitrale.

Voi sapete quali sono le divergenze fondamentali tra le nostre posizioni: noi riteniamo di aver applicato l’Accordo di Parigi e voi sostenete la mancata applicazione italiana dello stesso Accordo. Il problema principale, quindi, è, se vi saranno dispute future, di avere a disposizione immediata un organo giudicante. Lo stesso Ministro Kreisky mi aveva sottolineato i vantaggi di una speciale Corte arbitrale. Essa sarebbe stata composta da membri europei, nominati a scelta delle parti. Oggi, tuttavia, abbiamo l’impressione che la Corte Internazionale di Giustizia sarebbe pifavorevolmente accolta dall’opinione pubblica italiana. Anche se, al riguardo, non è stata presa alcuna decisione dal nostro Governo, si puforse dire che oggi vi è in Italia una tendenza pifavorevole alla Corte Internazionale di Giustizia. La nostra posizione – e su questo punto, invece, direi che è quasi definitiva – è che ci debba essere un’intesa circa la soluzione delle controversie future.

GAJA: Forse sarà utile aggiungere qualche precisazione. Per quanto riguarda le garanzie interne, noi saremmo oggi disposti a istituzionalizzare l’organo di contatto tra altoatesini e Governo. Mi pare che, in tal modo, noi andremmo incontro a quelle che erano, se ben ricordo, le idee esposte inizialmente da parte austriaca in seno alla Commissione di esperti. Inoltre, se vi fossero altre proposte circa eventuali formule di garanzia interna, saremmo certamente disposti ad esaminarle. Quanto alle garanzie di carattere internazionale, noi tutti ricordiamo quanto a suo tempo disse, nell’incontro di Ginevra, il Ministro Kreisky: egli non avrebbe potuto presentarsi al Parlamento austriaco, se ci avesse concesso la cosiddetta «quietanza liberatoria» immediata, senza aver portato a casa «un pezzo di carta» di valore internazionale in garanzia dell’esecuzione delle misure promesse dal Governo italiano. Ma oggi, dato che la «quietanza liberatoria» austriaca non sarebbe piimmediata ma «a termine» – e quindi condizionata – il ragionamento puessere facilmente rovesciato, e ci si deve chiedere come il Governo italiano possa spiegare al Parlamento di aver concesso garanzie di carattere internazionale, per ottenere una quietanza che diverrà effettiva solo con l’applicazione totale delle norme da voi indicate.

KIRCHSCHLÄGER: Quanto ad eventuali garanzie interne, occorre tener presente la difficoltà, per noi, di esporre idee, che poi possono essere realizzate da parte italiana. Per quanto riguarda la quietanza austriaca «condizionata» o «a termine», faccio presente che questo criterio, in fondo, era stato già accolto nel sistema esaminato a Parigi.

TOSCANO: Si purispondere, anzitutto, che, secondo la nostra nuova proposta, la «quietanza liberatoria» sarebbe molto pichiaramente condizionata. La differenza sostanziale, comunque, consisterebbe nel fatto che le due comunicazioni alle Nazioni Unite verrebbero inviate solo pitardi, ad avvenuta esecuzione delle misure.

KIRCHSCHLÄGER: Quanto all’istituzionalizzazione dell’organo di contatto, la cosa puessere interessante, ma occorre vedere la sua costituzione effettiva ed i suoi «terms of reference». Mi sembra altresì apprezzabile la presenza del Presidente della Giunta provinciale al Consiglio dei Ministri (a questo punto, da parte italiana è stato detto che la relativa misura potrebbe anche avere esecuzione anticipata).

A questo proposito devo persottolineare l’interesse austriaco che la Provincia sia e venga chiamata Regione. Si tratta di una vecchia aspirazione degli altoatesini e la sua realizzazione verrebbe effettivamente incontro al loro desiderio di raggiungere un’autonomia amministrativa, che sia effettivamente regionale. Se cifosse accordato da parte italiana si potrebbe forse comprendere un’attenuazione della richiesta austriaca di garanzie internazionali.

TOSCANO: Vi sono varie ragioni che si oppongono a questa richiesta. Esse sono di carattere storico e giuridico: 1) l’Accordo De Gasperi- Gruber, nel quale è esplicitamente detto che la Provincia godrà di poteri regionali autonomi in un quadro da determinarsi in consultazione con le popolazioni interessate, è stato, come è noto, il frutto di un lungo negoziato. Proprio durante i lavori preparatori che portarono all’Accordo De Gasperi- Gruber, da parte altoatesina fu accettato il principio della Regione Trentino- Alto Adige. E tale quadro, nel cui ambito la Provincia avrebbe goduto di poteri regionali autonomi, fu in seguito anche meglio determinato attraverso contatti diretti con i rappresentanti altoatesini. 2) Tecnicamente, non è possibile in Italia immaginare una Regione dentro una Regione.

3) L’attuale Statuto regionale risponde perfettamente allo spirito da cui nacque l’Accordo di Parigi.

Comunque, vorrei ricordare che anche Magnago – al momento dell’inizio dei lavori della Commissione dei 19 – ha dichiarato lo scarso interesse altoatesino a sollevare nuovamente la questione.

KIRCHSCHLÄGER: Forse varrebbe la pena di tener presente che le dichiarazioni di Magnago erano ovviamente «condizionate».

TOSCANO: Del resto, credo che siamo tutti d’accordo che la cosa piimportante è la sostanza, piuttosto che la forma: sono, cioè, i poteri riconosciuti alla Provincia di Bolzano, e non l’etichetta amministrativa.

KIRCHSCHLÄGER: Desidero sottolineare che io ho precise istruzioni dal Ministro Kreisky di far sapere che da parte austriaca tutta la materia relativa al cosiddetto «ancoraggio internazionale» potrebbe essere considerata di molto minore importanza se la Provincia di Bolzano fosse elevata a Regione autonoma. In Austria è molto sentita la questione dell’autonomia dell’Alto Adige, come lo è in Provincia di Bolzano. Se non ci si offrono garanzie internazionali, è necessario trovare qualche formula sostitutiva, che potrebbe essere rappresentata dalla costituzione della «Regione autonoma di Bolzano».

GAJA: La richiesta relativa alla trasformazione in Regione della Provincia di Bolzano urta contro insormontabili difficoltà politiche e giuridiche. Dal punto di vista politico non sembra conveniente prendere in considerazione proposte che qualsiasi Governo italiano avrebbe difficoltà, non solo a far accettare dal Parlamento, ma anche solo a presentare. Dal punto di vista giuridico, se noi accettassimo tale richiesta riconosceremmo, sostanzialmente, il fondamento delle tesi austriache circa la mancata applicazione da parte italiana dell’Accordo di Parigi ed abbandoneremmo implicitamente tutta la linea giuridica da noi costantemente seguita. Civarrebbe non soltanto per l’art. 2 (che è attualmente in discussione) ma per l’intero Accordo: e, oltre che essere per noi estremamente pericoloso, costituirebbe l’abbandono della premessa da cui eravamo partiti all’inizio dell’attuale fase del negoziato, premessa secondo la quale le due parti non intendevano rinunciare ai rispettivi punti di vista circa la materia oggetto della controversia.

TOSCANO: Comunque, mi sembra che lo stesso «timing» con cui è stata presentata la richiesta sia sostanzialmente errato. Essa significa sconvolgere totalmente le basi delle nostre conversazioni.

GAJA: Aggiungo, inoltre, che abbiamo convenuto che il precedente progetto di conclusione della controversia deve rimanere come base nella nuova ricerca di un’eventuale intesa.

TOSCANO: Occorre aggiungere che, nella nostra ricerca, noi dobbiamo tener presente un’altra base, che non possiamo abbandonare: il rapporto conclusivo della Commissione dei 19, in cui è stata accettata, senza alcun dubbio, l’esistenza della Regione Trentino- Alto Adige.

KIRCHSCHLÄGER: Per quanto riguarda le dichiarazioni fatte ora da parte italiana circa la Corte Internazionale di Giustizia, devo ricordare che, al termine della V sessione degli esperti, si era raggiunta un’intesa circa l’istituzione di una Corte arbitrale. Noi preghiamo vivamente di non modificare i termini di questa intesa, perché sarebbe molto difficile agli austriaci accettare oggi una posizione che, senza dubbio, costituirebbe un ulteriore passo indietro.

TOSCANO: Occorre tener presente che: 1) l’idea della Corte arbitrale speciale era connessa con quella parte dell’intesa, esaminata a Parigi, che prevedeva una competenza di fatto e temporanea circa l’esecuzione delle eventuali misure interne italiane; 2) il nostro punto di vista è stato del resto già spiegato nella conversazione che ho avuto a New York col Ministro Kreisky(4), il quale non ha avuto affatto, al riguardo, reazioni così negative; 3) lo stesso Ministro Kreisky mi disse che, «pensando ad alta voce», era in favore di una Dichiarazione italiana, nello spirito dell’Accordo di Parigi, che prevedesse il ricorso alla Corte dell’Aja per le controversie future; 4) si deve aggiungere che, nell’ultima riunione ministeriale che ha avuto luogo a Roma(5), le opinioni erano divise ma la maggioranza sembrava in favore dell’Aja. La scelta, comunque, non è stata effettuata.

KIRCHSCHLÄGER: Devo insistere sull’importanza che da parte austriaca si dà a questa questione. La preferenza di Vienna è di carattere politico. Si tratta, per noi, di un punto essenziale.

TOSCANO: Ripeto che il Ministro Kreisky non è stato così negativo come è adesso il Ministro Kirchschläger. Per ora non si pudire che vi sia una preferenza italiana. La questione potrebbe essere sollevata da Klaus e Kreisky nei loro prossimi contatti a Roma.

KIRCHSCHLÄGER: Si tratta di un punto molto importante psicologicamente. Altrimenti daremmo alla nostra opinione pubblica l’impressione di essere tornati al 1960. A questo punto non posso che dichiararmi molto pessimista sulla possibilità di un esito positivo delle nostre conversazioni.

TOSCANO: Ma se noi accettassimo la Corte arbitrale con competenza limitata alle controversie giuridiche derivanti dagli accordi in vigore tra Italia ed Austria e se, per la parte materiale, prevedessimo qualche concessione sulle 8 questioni ricordate (nei limiti indicati da Kreisky), sareste ottimisti?

KIRCHSCHLÄGER: Lo sarei certo, perché mi sembrerebbe che avremmo qualche base effettiva per un accordo finale.

GAJA: Occorre decidere se e quando potremo rivederci, qualora i rispettivi Ministri degli Esteri concordino. Avevamo accennato ad un incontro a gennaio. Che data vi converrebbe?

KIRCHSCHLÄGER: La seconda decade di gennaio. In linea di massima potremmo incontrarci a Londra o giovedì 13 o giovedì 20 gennaio.

GAJA: Personalmente, non credo che abbiamo per ora impegni per quella data. Vi daremo comunque una risposta dopo aver ricevuto le necessarie istruzioni in proposito.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1260.


2 Predisposto dalla Segreteria 10A della DGAP.


3 Vedi D. 95.


4 Vedi D. 88.


5 Vedi D. 106.

110

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). [Roma, … novembre 1965]3.

Il 25 novembre ha avuto luogo a Londra una riunione segreta fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria(4).

Secondo le istruzioni impartite dal Governo di Roma i nostri rappresentanti in detto incontro si sono proposti:

- -

I risultati dell’incontro possono essere così riassunti:

Misure autonome italiane a favore della popolazione altoatesina

Nel quadro generale di una eventuale intesa da parte italiana è stata anzitutto confermata la favorevole disposizione di Roma in merito alle formule di soluzione accolte dalla Commissione italo-austriaca di esperti sulle 92 questioni, con l’esplicita riserva che una di esse (quella relativa al «pubblico impiego») dovrà essere ulteriormente precisata sulla base di una formulazione – in corso di redazione da parte nostra – la quale, pur confermando i principi ai quali si era ispirata la Commissione dei 19, sia pichiara e meglio suscettibile di pratica attuazione.

I rappresentanti italiani hanno poi sottolineato che delle 18 questioni rimaste «aperte» potranno essere ulteriormente discusse solo le 8 che sono state definite «vitali» da parte austriaca ed altoatesina (utilizzazione delle acque pubbliche; industria; credito; residenza; assistenza sanitaria e ospedaliera; pubblica sicurezza; segretari comunali; collocamento al lavoro). A questo proposito sarà utile anzitutto accertare se non sia possibile escogitare nuove formule di intesa su qualcuna di tali otto questioni, anche in base ai recenti contatti che i rappresentanti altoatesini hanno avuto con i competenti Ministeri tecnici italiani. In una seconda eventuale riunione segreta dei rappresentanti dei Ministri, si potrebbe poi esaminare la procedura attraverso la quale le eventuali nuove formulazioni elaborate nei contatti sopradetti potrebbero essere definitivamente confermate nel negoziato italo-austriaco. A tal fine si potrebbe pensare alla partecipazione di qualche esperto ad un successivo incontro segreto dei rappresentanti dei Ministri o ad una riunione di esperti italiani ed austriaci.

Da parte austriaca, dopo aver insistito sulla necessità di esaminare nuove formule d’intesa anche per quanto riguarda le due questioni relative all’«approvazione del bilancio provinciale» ed alla «nomina dell’intendente scolastico», (circa le quali è stato osservato che la richiesta relativa all’Intendente Scolastico era stata recentemente ritirata da Kreisky, mentre per quanto concerne la «approvazione del bilancio provinciale» in Italia si stanno esaminando nuove formulazioni) si è sostanzialmente accolta l’impostazione proposta dai nostri rappresentanti.

Modalità di chiusura della controversia

Da parte italiana è stato anzitutto ribadito che, a causa dell’atteggiamento negativo assunto dal Governo austriaco e dai rappresentanti altoatesini nei confronti del sistema esaminato a Parigi il 16 dicembre 1964, devono ormai ritenersi definitivamente cadute alcune proposte che, oggi, del resto, sarebbero sicuramente respinte dal nostro Parlamento.

Cipremesso, i rappresentanti italiani hanno sottolineato che ormai si dovranno studiare ipotesi differenti, basate sull’attenuazione della «quietanza liberatoria», richiesta dal Governo italiano a quello austriaco, e sul corrispondente trasferimento, sul piano interno, della garanzia richiesta da Vienna per dichiarare chiusa la controversia.

A tal fine, i rappresentanti italiani hanno accennato alle seguenti tre forme di garanzia interna:

- - -

Quanto ad una garanzia di carattere internazionale su cui Vienna continua ad insistere, da parte italiana si è anzitutto sottolineato che la questione essenziale è di decidere se convenga accordarsi fin d’ora circa un’istanza giudiziaria immediatamente disponibile per giudicare secondo diritto le eventuali future controversie sull’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber. Finora il Governo italiano non ha deciso se optare per un organo arbitrale ad hoc oppure per la Corte dell’Aja, anche se oggi in Italia esiste una tendenza pifavorevole alla scelta della Corte Internazionale di Giustizia. Il problema dovrebbe essere risolto tenendo comunque presente che l’impostazione del negoziato è mutata. Se, infatti, nelle ipotesi esaminate a Parigi, Vienna non avrebbe potuto dare immediatamente una «quietanza liberatoria» definitiva senza una adeguata garanzia internazionale, oggi che da parte italiana si pensa solo a una «quietanza liberatoria» condizionata non si pupensare ad una vera e propria garanzia internazionale.

Da parte austriaca, mentre si è osservato che anche nel progetto di Dichiarazione italiana al Parlamento esaminato a Parigi la quietanza liberatoria austriaca era già in qualche modo collegata con l’esecuzione delle misure a favore della popolazione altoatesina, si è mostrato di apprezzare le proposte relative all’istituzione di un organo di contatto interno ed alla possibilità per il Presidente della Giunta provinciale di Bolzano di partecipare alle sedute del Consiglio dei Ministri.

Per quanto concerne il problema dell’«ancoraggio» internazionale delle misure promesse dal Governo italiano, i rappresentanti austriaci hanno, anzitutto, sostenuto che tale problema potrebbe avere molto minore importanza per il Governo di Vienna qualora il Governo italiano accettasse qualche formula sostanzialmente sostitutiva, che potrebbe essere rappresentata dalla elevazione della Provincia di Bolzano a Regione autonoma. Questo suggerimento è stato nettamente respinto dai rappresentanti italiani, che si sono richiamati a ragioni storiche, politiche e giuridiche, nonché alla necessità di raggiungere una intesa basata su soluzioni realistiche e non tale da determinare l’impossibilità, per una delle due parti, di farla approvare dal proprio Parlamento. A questo punto da parte austriaca si è esplicitamente dichiarato che il Governo di Vienna non purinunciare alla richiesta di una garanzia internazionale rappresentata da un’istanza arbitrale, anche se detta istanza potrà giudicare solo secondo diritto. In tale occasione è stato sottolineato che si tratta di una questione che avrebbe grande risonanza in Austria, dove, qualora il Governo austriaco accettasse il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia, si avrebbe l’impressione di essere tornati alle posizioni del 1960.

Per l’ulteriore esame dei problemi si è prospettata l’opportunità che, qualora i rispettivi Ministri degli Esteri concordino, un nuovo incontro abbia luogo a Londra nella seconda decade di gennaio, o giovedì 13 alle ore 16, o giovedì 20 alle ore 16.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


3 Il documento non è datato, dal testo e dal contesto archivistico se ne desume la redazione tra il 25 e il 29 novembre.


4 Vedi D. 109.

111

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. urgentissimo 34942/510. Vienna, 29 novembre 1965 (perv. ore 23).

Oggetto: Dichiarazioni Kreisky.

Ministro Esteri Kreisky in suo odierno colloquio con giornalisti esteri che, come ha tenuto a precisare, non aveva carattere di intervista ma poteva essere utilizzato da corrispondenti come back-ground per futuri servizi, ha ampiamente trattato questione altoatesina.

Kreisky ha affermato che dopo l’incontro dei Ministri degli Esteri dello scorso dicembre vi sono state, specie in ultimi mesi, una serie di contatti aventi per oggetto questione altoatesina. Egli ha citato in particolare conversazioni dirigenti SVP con esponenti partiti governativi italiani, incontro Moro- Klaus e infine ripetute prese di contatto a livello funzionari. Kreisky ha aggiunto di non aver interesse ad un incontro a livello Ministri Esteri se non vi sono prospettive favorevoli di giungere ad un qualche risultato positivo.

Punto trattato pidiffusamente riguarda questione «ancoraggio internazionale». Egli si è espresso grosso modo nei seguenti termini:

«nell’ex- Ministro Saragat ho trovato larga comprensione per il punto di vista austriaco sull’ancoraggio internazionale della questione sudtirolese. Dopo la conclusione di un accordo io devo dire in Parlamento che si è realizzato questo e quest’altro. In Parlamento mi si domanderà che cosa succederà se una promessa fatta con l’accordo non verrà mantenuta. Io devo avere la possibilità di dare una risposta, altrimenti in Parlamento non ci vado.

Noi vogliamo che si stabilisca che, in caso di divergenza di vedute sull’interpretazione di un punto dell’accordo, c’è un tale organo che decide, e ciche esso dice deve valere per entrambe le parti.

Molti italiani hanno riconosciuto ci ma altri – e non voglio far nomi – sono del parere che non si possa ottenere dal Governo italiano una tale soluzione.

Devo rinunziarvi! Ma allora non concludo alcun accordo. Noi diciamo agli italiani: voi dovete avere comprensione. Cioè, per questo. L’attuale Capo dello Stato aveva comprensione. Altre persone non l’hanno.

Perciadesso siamo in un vicolo cieco.

Che manca ancora per giungere ad un accordo? C’è una intera serie di questioni. Ma su queste io sono meno intransigente. Si purinunziare a rigide formulazioni giuridiche se si trova una soluzione pratica».

Circa «caso Jenny», dopo aver premesso che esso non riguarda Ministro Esteri, egli ha tenuto sottolineare suo interesse perché altoatesini rimangano uniti fino a quando non verrà raggiunto accordo con Roma.

Kreisky ha brevemente toccato anche altre questioni di particolare rilievo.

Segnalo che questo corrispondente ANSA ha inviato ampia nota informativa a sua agenzia.


1 Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. II.

112

IL CAPO DELLA RAPPRESENTANZA PRESSO L’ONU, VINCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 35241/995. New York, 1° dicembre 1965 (perv. ore 7,45).

Oggetto: Incontro On. Fanfani- Klaus.

Stamane il Cancelliere Federale austriaco ha iniziato la sua visita alle Nazioni Unite intrattenendosi, alla presenza dei suoi collaboratori, col Presidente della XX sessione dell’Assemblea Generale, assistito dallo scrivente.

Per esplicita autorizzazione del Presidente dell’Assemblea Generale invio le seguenti informazioni.

L’incontro, avente carattere protocollare, ha riguardato in primo luogo problemi delle Nazioni Unite relativi ai lavori in corso e, in particolare, la preannunciata Conferenza Mondiale del Disarmo. Il Cancelliere Klaus ha anzi in proposito ricordato che l’Austria aveva chiesto che Vienna ne fosse la sede. L’On. le Fanfani ha comunicato che l’Italia non aveva fatto obiezioni a tale richiesta quando essa era stata prospettata nei giorni scorsi in sede competente.

Ricordando il suo precedente incontro con l’On. Presidente del Consiglio, il Cancelliere Klaus, con grande misura, ha accennato alle relazioni tra l’Italia e l’Austria e al suo vivo desiderio di vederle migliorate, anche per felice conclusione delle conversazioni in corso a proposito dell’Alto Adige.

L’On. le Fanfani ha risposto che questo è anche il desiderio da parte italiana.

Il Cancelliere austriaco, riferendosi all’ultimo incontro degli esperti, ha detto di sperare che si possa fare qualche progresso in materia sostanziale. L’On. le Fanfani ha risposto che la difficoltà restava quella dell’inquadramento di un’eventuale intesa in campo internazionale, essendo note in materia le preoccupazioni italiane.

Tutti questi accenni si sono svolti, data la sede, in modo quanto mai stringato e con linguaggio dall’una e dall’altra parte misuratissimo, benché in un contesto di cordialità, ravvivata dall’uso costante che il Cancelliere ha fatto per esprimersi nella lingua italiana, anche quando rispondeva a espressioni in lingua tedesca dell’On. le Fanfani; e dal frequente ricercato ricordo di De Gasperi e della sua opera nonché [dal] ricordo del precedente incontro che il Cancelliere Klaus aveva avuto col Ministro Fanfani nel 1955.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 1, s.p.

113

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. riservata 4095. Vienna, 1° dicembre 1965.

Carissimo Roberto,

purtroppo in esito alla tua richiesta, di cui alla lettera n. 10A/2392 del 24 scorso(2), assai poco sono in grado di dirti circa il contenuto dei colloqui avuti costì dal Direttore del Servizio Informazioni del Partito socialista austriaco, sig. Sterk, con esponenti del nostro partito socialista. In effetti questi è persona di scarso rilievo e non occupa nell’apparato una posizione importante. Credo che proprio percisia stato prescelto per preparare qualche eventuale incontro di Kreisky senza dare nell’occhio e senza che potesse prendere anche i pigenerici impegni.

Non credo che oggi Kreisky ritenga di avere bisogno di guadagnarsi i nostri socialdemocratici da cui si reputa apprezzato. Egli ha invece necessità di stabilire contatti con i socialisti, finora, almeno da lui, non coltivati. Lo scopo è di convincerli che egli è il nostro migliore interlocutore e che la soluzione da lui impostata del problema altoatesino è quella picongeniale sia alla situazione reale in Alto Adige in modo da dare slancio alla corrente di Jenny, sia alla collaborazione internazionale dei partiti socialisti.

Ho avuto per esempio sentore che a socialisti italiani egli ha fatto capire che se non gli riuscisse a comporre la controversia non solo questo sarebbe stato un grave scacco per i socialisti austriaci (lo sarebbe per lui certamente, già in passato criticato per le compromissioni subite) ma anche se per avventura fosse ipotizzabile una soluzione che prescindesse da lui, questa sarebbe lungi dall’essere definitiva.

Sembra pure che Sterk abbia fatto balenare ai nostri socialisti un forte appoggio dell’Austria alla candidatura del PSI all’Internazionale presieduta da Pittermann. Quanto questo sia possibile prima della riunificazione dei due partiti, non so. E che bisogno avrebbe il nuovo PSI dopo la sua riunificazione di tale appoggio, mi riesce anche pidifficile ad immaginare.

Puoi stare tranquillo che cercherdi fare il possibile per sapere qualche cosa di pisui prossimi contatti fra Kreisky ed i socialisti; non dubito che i primi egli li imposterà a Roma dove verrà per la chiusura del Concilio.

Credimi molto affettuosamente

Tuo

Carlo


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Vedi D. 108.

114

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. riservato 4144/21642. Vienna, 3 dicembre 1965.

Oggetto: Indiscrezioni di Kreisky sulla sua posizione nella questione altoatesina.

Non ho mancato di controllare presso giornalisti, presenti alla «conversazione privata» che il Ministro Kreisky ha loro tenuto il 273 novembre u.s., quanto di essa ha riferito confidenzialmente alla sua agenzia questo corrispondente dell’ANSA e che mi era servito di base per il telegramma n. 5104.

I giornalisti rappresentavano solo organi stranieri. Il Ministro ha esordito pregando di non fare immediatamente parola delle sue dichiarazioni ed in ogni caso di non attribuirgliele personalmente, ma di scegliere la prima occasione che si fosse presentata – (fra quattro o cinque giorni verosimilmente, egli ha detto) – per presentarle come presa di posizione ufficiosa del Governo austriaco sulla questione altoatesina.

E in effetti di tale questione egli si è quasi esclusivamente occupato. Né per le altre da lui toccate i presenti hanno mostrato soverchia curiosità.

Sfrondato da ogni contorno, da osservazioni e considerazioni marginali volte a giustificare la posizione austriaca nella vertenza, a sottolineare la difficoltà di trattare con noi ed a presentare nella luce migliore la sua condotta nelle conversazioni, il punto essenziale delle sue dichiarazioni è costituito dall’affermazione che egli non accetterà mai una soluzione non «ancorata» internazionalmente.

Per dimostrare la sua volontà di accordo egli ha aggiunto che sulle altre questioni era disposto a transigere facendo mostra di ignorare che per l’impostazione data al negoziato nell’ultima riunione di Parigi la concessione dell’ipotizzato «ancoraggio» era già il risultato di una transazione secondo la quale gli austriaci rinunciavano ad altre rivendicazioni, oltretutto completamente al di là dell’accordo De Gasperi- Gruber.

Occorre stare attenti a questa nuova iniziativa di Kreisky di diffondere copertamente il punto di vista austriaco quando il negoziato segreto è ancora in corso.

Sulle prime si puavere l’impressione che essa abbia qualche analogia con quella serie di indiscrezioni sui contatti segreti che avrebbero dovuto avere luogo a Londra, rivelate dall’organo del partito popolare alla vigilia dell’incontro e che si possono far risalire a taluni ambienti di radicali (vedi telegramma n. 454 del 23 ottobre u.s.)5.

In verità l’analogia mi sembra solo apparente, gli scopi di questi ultimi essendo quanto mai imprecisi e sempre su un fondo passionale: in sostanza essi temono cedimenti da parte austriaca nel negoziato segreto. Gli scopi del Ministro appaiono invece lampanti.

Per lui l’ancoraggio internazionale è un elemento essenziale per completare l’accordo De Gasperi- Gruber e dargli picoordinati e facili sviluppi in sede internazionale. Per di piesso costituirebbe il suo contributo personale alla soluzione di una vertenza nella quale le varie rivendicazioni degli altoatesini sono un dato di fatto non dipendente da lui: sul quale, cioè, egli non puinfluire. Egli si rende conto che se anche per avventura gli altoatesini ottenessero tutto l’ottenibile meno quell’«ancoraggio», questo successo non verrebbe attribuito a lui; ma dai tirolesi (in definitiva popolari) alla loro inflessibilità, alla loro influenza in Alto Adige ed alla capacità di far gravitare su Innsbruck il partito di Magnago.

Questa nuova mossa di Kreisky costituisce verso di noi una pressione ed un avvertimento.

Per il Ministro il negoziato è bloccato dalla nostra riluttanza ad accettare quell’«ancoraggio» che, per coloro che non si rendono conto dell’estrema complessità della questione nei suoi minuti aspetti, rappresenta il modo migliore per risolvere in modo legalistico e democratico ogni eventuale suo risorgere. Diffondere questo concetto che indubbiamente fa presa sui suoi interlocutori e diffonderlo, copertamente, si traduce in un’ulteriore pressione su di noi per riprendere il negoziato su quelle basi.

Ma l’iniziativa, nelle intenzioni del Ministro, deve lasciarci intravedere anche che egli sarebbe disposto a fare fallire il negoziato, ove non riuscisse a smuoverci dalla nostra posizione. Nel considerare tale eventualità egli si premunisce perché in quel caso sarebbe essenziale per lui rovesciarne su di noi le responsabilità.

In clima elettorale e sopratutto in un momento in cui il partito socialista sembra maggiormente vulnerabile del suo antagonista, un successo per lui sarebbe provvidenziale. Perciegli cerca di rompere un nostro eventuale fronte ora esercitando le blandizie, ora la pressione, ora prospettando le difficoltà per noi di trattare con i popolari, ora cercando di sondare il nostro partito socialista per tentare di contrapporlo alla Democrazia Cristiana.

Ma il suo successo non purivelarsi tale – come si è detto – che se si estrinseca nella parte internazionale della controversia. Ogni guadagno degli altoatesini in tema di autonomia non potrà mai essere scontato in Austria come un suo successo: magari dei dinamitardi, delle associazioni estremiste, ma suo no.

È del resto su questo tasto, che comunque gli è picongeniale data la noiosa casistica del problema sostanziale, egli ha sempre battuto.

I ricorsi all’ONU rispondono a questo indirizzo non meno che di essere riuscito a discutere con noi sui risultati delle raccomandazioni dei diciannove. Per ottenere l’«ancoraggio» internazionale egli si è spinto a fare pressioni quasi aperte sugli altoatesini. Il non esservi riuscito è stato per lui cocente.

È alla stregua di queste considerazioni, almeno per quanto riguarda questo Ministero degli Esteri, che, a mio subordinato parere, la complessa vertenza andrebbe riesaminata per adeguarvi la nostra linea di condotta.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 11.


2 Diretto per conoscenza alla Rappresentanza presso l’ONU a New York e all’Ambasciata a Bonn.


3 Recte: il 29.


4 Vedi D. 111.


5 T. urgente 31020/454, non pubblicato.

115

COLLOQUIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SARAGAT, CON IL CANCELLIERE FEDERALE D’AUSTRIA, KLAUS, E IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, KREISKY (Roma, 7 dicembre 1965)1

Verbale segreto(2).

Verbale riassuntivo del colloquio che ha avuto luogo il 7 dicembre 1965 in Roma fra:

- -

Il Presidente Saragat, dopo aver salutato i suoi ospiti, inizia col confermare che da parte italiana esiste la massima buona volontà per addivenire ad una soddisfacente soluzione del problema altoatesino. Sebbene la valutazione politica del problema spetti al Governo italiano, egli desidera rilevare che, secondo la sua opinione, il problema si presenta come segue: nella Provincia di Bolzano vivono tre gruppi linguistici diversi: un gruppo di lingua tedesca (in maggioranza nel complesso della Provincia), un gruppo di lingua italiana (in maggioranza nei grandi centri), nonché un certo numero di ladini. Si tratta di assicurare a questi gruppi linguistici un equilibrato sistema di convivenza. Egli pensa che il problema debba essere trattato, oltre che nei suoi aspetti locali, basandosi su una visione europea che tenga conto della comune cultura dei popoli occidentali. Secondo il suo pensiero, i problemi particolari, inquadrati in questo grande ambito, dovrebbero perdere, almeno in parte, la loro ragione di esistere.

Il Presidente Saragat continua affermando di aver piena fiducia nell’attuale Governo italiano e nei suoi dirigenti, che, sulla base della situazione politica interna, assicurano la continuità della politica italiana.

Il Presidente del Consiglio Moro si associa alle parole del Capo dello Stato ed esprime la sua fiducia ed il suo desiderio che la questione dell’Alto Adige – l’unico problema che tuttora impedisce il pieno sviluppo dell’amicizia fra l’Austria e l’Italia, che dovrebbe essere una realtà a causa della comunanza di natura, di cultura e di storia – venga risolta nel segno di questi comuni ideali. Nonostante le difficoltà, egli è del parere che una pacifica e positiva convivenza dei diversi gruppi linguistici in Alto Adige sia possibile. I contatti avuti in precedenza e quelli che sono in preparazione dimostrano la reciproca volontà di raggiungere una soluzione. Fa inoltre presente che il problema riveste oggi un carattere di particolare urgenza.

Il Cancelliere Federale ringrazia per la cortese accoglienza, ed afferma che il problema dei gruppi etnici dovrà essere risolto attraverso la reciproca collaborazione dei due Governi. Dalla sintesi dei comuni ideali dell’Europa del nord e del Mediterraneo potrà sorgere uno spirito di conciliazione che potrà sviluppare una fruttuosa collaborazione. L’Austria dà una grande importanza all’intensificazione delle sue relazioni con l’Italia. Dal canto suo, ancora sotto l’impressione dello spirito di pacificazione religiosa degli ultimi giorni conciliari, egli è personalmente del parere che la questione altoatesina potrà essere risolta con uno sforzo di reciproca comprensione, nel rispetto dei diritti e nello spirito dei rapporti di buon vicinato. Contatti del genere di quello del presente colloquio potranno certamente comportare progressi nello sviluppo della questione; lo stabilirsi di una buona atmosfera tra Italia ed Austria appare essere la migliore preparazione per il raggiungimento di soluzioni soddisfacenti.

Il Ministro Federale Kreisky dichiara che spetta a lui lo sgradito compito di parlare del problema che ancora divide Austria ed Italia. La questione sudtirolese – secondo il suo pensiero – ha due aspetti psicologici, di cui occorre tener conto:

- -

Il Ministro Kreisky prosegue dichiarando che il Governo austriaco sarebbe felice se la minoranza potesse raggiungere una soluzione globale, in diretto contatto con il Governo italiano. L’Austria, in tal caso, «non si opporrebbe».

Il Ministro Kreisky continua affermando di voler essere realista e, «mettendosi nei panni» del Governo italiano, sottolinea che, per quanto riguarda la parte sostanziale del negoziato, risultano ancora aperte alcune questioni importanti essendo finora falliti i tentativi diretti a concordare una loro soluzione giuridica. Sembra perciconsigliabile effettuare un tentativo per reperire soluzioni sul terreno pratico. Sebbene gli altoatesini preferiscano formulazioni giuridiche, il Governo austriaco si adopererebbe per l’accettazione da parte dei predetti di soluzioni di fatto, che comportassero lo stesso risultato.

Infine gli sembra che sarebbe di reciproco interesse italiano ed austriaco cautelarsi per il caso che sorgessero nuove controversie. Queste precauzioni eviterebbero il perpetuarsi della controversia. Si tratterebbe, pertanto, di concordare un meccanismo di composizione delle controversie, il cui duplice scopo sarebbe di assicurare sia l’esecuzione del risultato delle trattative, sia lo sviluppo della reciproca collaborazione italo-austriaca.

Il Presidente Moro, riferendosi alle difficoltà esposte dai rappresentanti austriaci, afferma che si dovrà fare in modo che la buona volontà sia superiore alle difficoltà. Egli riconosce che sarà necessaria l’approvazione dei gruppi linguistici perché le trattative raggiungano un risultato positivo. Ma è nella natura dei compromessi non poter soddisfare al 100% le tesi delle parti. Bisogna percimirare a che tutti i gruppi linguistici siano ampiamente convinti della bontà della soluzione. È ferma intenzione del Governo italiano di venire incontro al gruppo di lingua tedesca, per migliorare la sua situazione e permettergli di inserirsi agevolmente nello Stato italiano. L’Italia non segue una politica di assorbimento etnico, ma mira alla realizzazione di una vasta autonomia.

Ai due Governi tocca il compito di far valere la loro influenza per il raggiungimento di una soluzione giusta ed equilibrata. Da parte austriaca cipuessere realizzato influendo direttamente sugli altoatesini.

In merito al problema della garanzia, il Presidente Moro dichiara che è opinione del Governo italiano che in questo campo «si possa fare *della*3 strada». *Non è perpossibile che la garanzia sia interpretata*4 come un vero e proprio controllo o come un condizionamento della discussione parlamentare sul risultato delle trattative. Tuttavia sarebbe necessaria un’istanza che impedisca il sorgere di nuove controversie. Ripete che dovrà essere costituito un apposito foro per tale scopo. Mediante un accurato esame si potrà decidere come tale foro dovrà presentarsi e come esso dovrà essere formato.

Il Presidente Saragat condivide il punto di vista espresso dal Presidente del Consiglio italiano, ed è dell’opinione che l’accento dovrà essere messo sul metodo concreto per l’eliminazione delle questioni aperte. Con cisarà facilitato un compromesso positivo. Sulle questioni sostanziali è stato raggiunto un largo accordo. Ciè avvenuto sempre nell’intento di dare alla laboriosa popolazione sudtirolese una garanzia per il mantenimento e lo sviluppo della sua «Weltanschauung», della sua cultura, della sua lingua, del suo carattere e del suo modo di pensare. Tuttavia bisogna tener conto della necessità che, contemporaneamente alle suddette esigenze del gruppo di lingua tedesca, vengano tenuti presenti i legittimi interessi del gruppo italiano. Quest’ultimo, a torto o a ragione, si sente minacciato dall’andamento dello sviluppo del gruppo di lingua tedesca.

Inoltre, per ciche riguarda il Parlamento, egli non crede che il Parlamento italiano sia pidocile di quello austriaco. Gli è nota la tendenza del Parlamento italiano a valutare le cose obiettivamente, anche se dietro le quinte esiste un indeterminato timore che il gruppo di lingua italiana possa essere leso nei suoi interessi, circostanza questa che rende necessario il reperimento di un onesto compromesso. Se il Parlamento italiano potrà convincersi che gli interessi del gruppo di lingua italiana non verranno menomati, si aprirà la strada per un sostanziale progresso verso la soluzione della controversia. Qualora, per sorgesse 1’impressione, che una determinata soluzione potesse esercitare una pressione negativa sulla popolazione di lingua italiana, allora, senza dubbio, si formerebbe un’opposizione che difficilmente potrebbe essere controllata dal Governo. Invece una soluzione della controversia basata sulla reciproca comprensione per gli interessi dei due gruppi linguistici potrebbe essere favorevolmente accolta dal Parlamento italiano.

Il Cancelliere Klaus, riferendosi alle principali osservazioni del Presidente del Consiglio, dichiara che è necessario esser sicuri che non avvenga – attraverso un aumento dell’influenza del gruppo di lingua italiana – una modifica nella situazione del gruppo etnico tedesco della Provincia. Questa convinzione e questa certezza devono farsi strada in Italia: la premessa di ogni soluzione è costituita dalla sicurezza della conservazione del gruppo etnico tedesco: «dunque non il suo assorbimento, ma il mantenimento e la salvaguardia dei suoi diritti e delle sue possibilità di sviluppo».

In tema di istanza giurisdizionale, il Cancelliere Klaus è del parere che, se tale premessa esiste, una soluzione sia piagevole da raggiungere. Tuttavia, la suddetta premessa non rende superflua l’istanza giurisdizionale, perché «i principi non possono sostituire le istituzioni».

Il Cancelliere Klaus ricorda inoltre che, su un totale di circa 110 materie, ne sono state risolte da 90 a 95 attraverso compromessi e formulazioni giuridiche. Per le 1016 questioni aperte, non si è potuta finora raggiungere una soluzione giuridica. Per esse si potrebbe cercare di elaborare soluzioni sul terreno pratico, da istituzionalizzare concretamente e senza danno con formulazioni giuridiche in un momento successivo. Indipendentemente da ci esiste il problema di concordare un modo di soluzione delle controversie, che abbia il carattere di un normale accordo giuridico.

Il Presidente Saragat esprime la speranza che il prossimo incontro dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri, previsto per gennaio, contribuisca alla soluzione di questo problema.

Il Cancelliere Klaus esprime l’avviso che un incontro dei Ministri degli Esteri sia necessario, in un non lontano futuro.

Al riguardo, il Ministro Kreisky dichiara che un incontro dei Ministri degli Esteri avrebbe valore soltanto se esso possa esser tale da portare ad un risultato concreto.

Il Presidente Saragat dichiara che, per quanto riguarda le questioni aperte, sarà consigliabile tener presente la seguente distinzione: esistono problemi che lasciano prevedere una discussione fruttuosa, altri, invece, che non si possono toccare senza intaccare il principio della salvaguardia dei reciproci interessi fondamentali. Secondo il suo pensiero una fruttuosa discussione appare possibile sulle seguenti materie:

- - -

D’altra parte, poiché non si pufare di dati puramente statistici la base di partenza per una soluzione, gli sembra che occorrerebbe esaminare i problemi nello svolgersi del loro possibile sviluppo.

Il Ministro Kreisky osserva di aver dato ai propri rappresentanti concreti suggerimenti al riguardo, ed esprime la speranza che, in tal modo, sia possibile raggiungere almeno delle basi di partenza atte a consentire di pervenire a soluzioni di compromesso.

Il Presidente Saragat esprime la propria fiducia che si possa addivenire ad una conclusione positiva. Indipendentemente, per dalle difficoltà, non si deve troppo procrastinare una soluzione, ma occorre tentare di raggiungerla, non soltanto nell’interesse dell’amicizia tra i due Paesi, ma anche in quello delle popolazioni altoatesine. Sulla base dei poteri attribuitigli dalla Costituzione, egli si adopererà per appoggiare la ricerca di una equilibrata soluzione, e, al momento opportuno, ne incoraggerà la approvazione da parte del Parlamento e dell’opinione pubblica, che non sempre è stata informata esattamente. Egli è convinto che anche il Presidente della Repubblica austriaca appoggerà il Governo austriaco in questo senso.

Concludendo, il Presidente della Repubblica afferma che è una felice circostanza che i due *Paesi*5 siano guidati da uomini che – come è dimostrato anche dal presente cordiale colloquio – posseggono un alto senso di responsabilità e coscienza dei propri doveri anche nei confronti delle grandi organizzazioni europee e occidentali. Questo vale anche per *i due Capi di Governo ed i Ministri degli Esteri*6. Questo favorevole complesso di circostanze deve essere sfruttato.

Il Presidente Moro si dichiara dello stesso parere.

Il Cancelliere Klaus ringrazia per la comprensione del Presidente della Repubblica e conferma, d’accordo con il Ministro Federale, la sua approvazione per le linee e lo spirito in cui si è svolta la conversazione. Egli ringrazia per il tempo concesso e per il grande interesse personale che il Presidente della Repubblica ha mostrato per una soluzione che soddisfi ambo le parti. Termina esprimendo la speranza che gli esperti facciano progressi nella questione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 4, pos. AA 2/PG.


2 Una prima stesura del documento fu sottoposta a Moro il quale apportalcune correzioni, segnalate nel testo (L. Pompei a Gaja del 13 dicembre, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3).


3 Correzione di Moro. La prima stesura recava «molta».


4 Correzione di Moro. La prima stesura recava «D’altronde non si dovrà interpretare la garanzia».


5 Correzione di Moro. La prima stesura recava «Governi».


6 Correzione di Moro. La prima stesura recava «il Ministro degli Esteri ed infine per i due Capi di Governo».

116

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 36142/519. Vienna, 10 dicembre 1965, ore 13 (perv. ore 13,30).

Oggetto: Stampa viennese.

APA ha diffuso ieri sera nota da Roma circa colloqui avuti da Ministro Kreisky con Ministro Finanze Tremelloni, Sottosegretario Lupis e Vice Presidente Nenni. Agenzia riferisce che con Ministro Tremelloni sarebbero state trattate questioni economiche generali, ed, in maniera particolareggiata, questione proprietà Val Canale. Quest’ultimo argomento sarebbe stato trattato anche con Sottosegretario Lupis che «avrebbe mostrato comprensione per argomenti Kreisky e promesso intervenire per una sistemazione positiva». Peraltro Sottosegretario Lupis avrebbe anche «sottolineato controrichieste italiane» in materia.

Conversazione con Vice Presidente Nenni sarebbe stata riservata esame «attuale stato e diversi aspetti problema altoatesino».

APA ha diffuso anche seguente dichiarazione fatta da Ministro Kreisky a suo corrispondente romano:

«“Dopo i miei colloqui con Tremelloni e Lupis sulla questione delle cosiddette proprietà terriere d’oltre confine vorrei per la prima volta manifestare un prudente ottimismo. Ho l’impressione che i due membri italiani di Governo siano davvero pronti a portare questa questione, con gli altri organi competenti, a una rapida soluzione, e che tutti i timori di una qualche connessione con la questione sudtirolese siano infondati. Nel colloquio con Nenni ho tenuto specialmente a far presente che l’attuale situazione austriaca di politica interna non costituisce alcun ostacolo al proseguimento di conversazioni di esperti e di trattative al livello dei Ministri. Sulla questione del Tirolo del Sud non esiste alcuna divergenza di vedute tra i partiti del Governo, e non c’è dubbio che anche nei prossimi tempi questa questione sarà tenuta al di fuori delle dispute di politica interna”.

In risposta alla domanda del rappresentante dell’APA sul carattere delle “questioni speciali” toccate nella conversazione col Sottosegretario Lupis, il Ministro Kreisky ha detto che non desiderava fare alcuna dichiarazione».


Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. II.

117

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 36194/520. Vienna, 10 dicembre 1965 (perv. ore 20).

Oggetto: Dichiarazioni Cancelliere austriaco di ritorno dall’Italia.

In breve allocuzione alla televisione Cancelliere al suo rientro da Roma e Taormina ha accennato a cordiali colloqui avuti a Roma con Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio. APA riporta stasera parole Cancelliere nei seguenti termini:

«Il colloquio col Presidente Saragat si è svolto in atmosfera assai amichevole e costituisce giustificato motivo di speranze che future trattative su problema Suedtirol avranno luogo in uno spirito nuovo.

Suo discorso a congresso Unione Internazionale Partiti Democratici è stato accolto favorevolmente, sopratutto opinione austriaca che Europa debba esser pigrande Europa dei Sei e pigrande Europa dei Sette e che si devono iniziare contatti anche con altri Stati danubiani Europa Orientale e Sud Orientale. Spazio particolare è stato dedicato in seduta anche a piprofonda collaborazione partiti democratici europei e America Latina; recenti avvenimenti in Cile sotto Presidente Frei costituiscono incoraggiante esempio in proposito.

In margine alla conferenza c’è stato ampio spazio per colloqui privati. Il Cancelliere ha sottolineato particolarmente un colloquio, durato alcune ore, avuto nel corso serata di ieri con Presidente Moro. Si sarebbe convinto in tale occasione che la buona atmosfera che lo lega a Presidente Consiglio italiano potrebbe far avvicinare ad una soluzione diverse questioni in sospeso fra Italia e Austria; si è soffermato in particolare su problema proprietà oltre confine ed anche su questioni personali che riguardano alcuni nostri concittadini austriaci. Il Cancelliere ha affermato che, in generale, ha trovato molta comprensione per l’Austria, la sua storia, ma anche per sua politica neutralità. Ha dichiarato infine d’esser lieto del suo ritorno in Austria per potersi dedicare di nuovo interamente ai compiti che l’attendono».


Telegrammi ordinari 1965, Austria arrivo e partenza, vol. II.

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IL CONSOLE GENERALE A INNSBRUCK, MANCA DI VILLAHERMOSA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

Telespr. riservatissimo 7214/12052. Innsbruck, 10 dicembre 1965.

Oggetto: Mio colloquio con il Sindaco Lugger e rapporti con il Landeshauptmann Wallner.

Ho visto, giorni fa, il Sindaco di Innsbruck, Dr. Lugger, col quale non avevo piavuto occasione di incontrarmi da quando era stato eletto, nell’ottobre scorso, Presidente della Dieta tirolese.

Durante il colloquio avvenuto a casa mia, dove l’avevo invitato, un pomeriggio, insieme a varie altre personalità del mondo politico e culturale della città, egli ha tenuto a manifestarmi le sue preoccupazioni per l’attuale ristagno delle trattative italo-austriache ad alto livello e la speranza che la ripresa delle conversazioni, non appena saranno consentite dalla situazione politica interna austriaca, possa finalmente portare a una definitiva soluzione della vertenza.

Sono, queste, parole di circostanza che ho sentito pronunciare diecine di volte e che, sopratutto nell’attuale momento di attesa, lasciano ovviamente il tempo che trovano. Maggiormente colpito sono stato invece dal particolare calore con cui il Dr. Lugger mi ha portato i saluti del Landeshauptmann Wallner, che egli aveva visto poche ore prima e che, a suo mezzo, mi esprimeva il rincrescimento per non avermi potuto ricevere in questi ultimi mesi, a causa dei numerosi impegni che l’avevano oberato prima e dopo le recenti elezioni regionali.

Se si mettono, tuttavia, in relazione queste non richieste dichiarazioni di Wallner con la relativa frequenza dei nostri passati incontri, talvolta da lui stesso sollecitati, v’è motivo di dubitare che l’intensa attività politica del Landeshauptmann sia stata la vera e sola ragione della sua condotta. Ad alimentare questa ipotesi sta il fatto che in occasione dell’apertura della Fiera di Innsbruck, contrariamente a quanto fecero le altre autorità austriache – Ministri federali compresi –, e contrariamente ad una consuetudine ormai affermatasi da anni, il Landeshauptmann si astenne dal visitare il padiglione della Regione Trentino- Alto Adige. Quando alla fine della mattinata riuscii ad avvicinarlo «per caso» all’uscita di un altro padiglione straniero, egli mi salutcon la solita apparente cordialità e, in seguito a mia precisa richiesta, mi assicurdi ricevermi al pipresto «anche prima delle imminenti elezioni». Tuttavia, nonostante le mie ripetute telefonate, egli non diede seguito alla promessa, confermando così l’impressione che preferisse dilazionare l’incontro.

Il fatto in se stesso non riveste certo particolare importanza, né varrebbe la pena di segnalarlo se non servisse in qualche modo a chiarire certi stati d’animo di questi ambienti responsabili che tutto sommato, esercitano una notevolissima influenza sul Governo centrale di Vienna.

Allorché si esaurirono a Parigi, nel dicembre 1964, le trattative Saragat- Kreisky e si profill’eventualità della elezione dell’allora Ministro degli Esteri italiano, alla suprema magistratura dello Stato, Wallner approfittdi ogni occasione per avvicinarmi e parlarmi a lungo e «a cuore aperto» della questione altoatesina. Come ho riferito a suo tempo, questi ambienti responsabili «sentivano» che si stava sprecando un’occasione piunica che rara per metter fine all’annosa vertenza con tutto vantaggio delle popolazioni sudtirolesi. Ma nello stesso tempo il desiderio di «ottenere di pi, l’insaziabile sete di nuove concessioni, li induceva a rifiutare l’accordo subendo così, fra l’altro, l’influenza dei piaccesi radicali, che un accordo per l’appunto non desiderano, al fine di perpetuare il dissidio ed attendere tempi pipropizi per una soluzione confacente alle loro note aspirazioni.

Wallner oltre ai ripetuti colloqui che egli ebbe in quel periodo personalmente con me, mi fece parlare dai suoi pivicini collaboratori, provoccontatti con giornalisti e persone estranee alla politica, nell’ingenua speranza che le sue argomentazioni, pel tramite della mia persona, potessero in qualche modo influire sugli orientamenti del Governo italiano. «Un periodo favorevole per la soluzione della vertenza, come quello che stiamo ora attraversando, non si ripresenterà piper almeno 10 anni». «Se un accordo non è stato raggiunto la responsabilità va addossata esclusivamente al Governo italiano che si è irrigidito in una sterile intransigenza». In queste ed altre analoghe considerazioni, che ho a suo tempo riferite a codesto Ministero, stava, a voler ben guardare le cose, tutto il rammarico dei dirigenti tirolesi piresponsabili per il mancato raggiungimento di una soluzione che venisse incontro alle loro massime aspirazioni, e nello stesso tempo il desiderio di non lasciare intentati nuovi mezzi per arrivare allo scopo.

Se oggi, invece, il Landeshauptmann preferisce lasciar cadere nel vuoto i miei inviti a incontrarsi con me, la ragione puindividuarsi nel fatto che molta acqua è passata da un anno in qua sotto i ponti dell’Inn. Infatti, mentre allora si mantenevano nei limiti della ragionevolezza, i responsabili del Tirolo avanzano ora senza mezzi termini nuove aspirazioni e pretese che destano nell’osservatore sereno ed obiettivo non poche perplessità. Si considerano e si rappresentano all’opinione pubblica, con interpretazione unilaterale, gli argomenti che hanno formato l’oggetto delle trattative Saragat- Kreisky come concessioni definitivamente acquisite e si definiscono come indispensabili, per un eventuale accordo, quelle che il Governo di Roma aveva allora ritenute inaccettabili; si assiste nel corso di pubbliche dichiarazioni al costante aumento del «prezzo» richiesto per un’accettabile soluzione della vertenza; si lasciano fiorire associazioni irredentistiche che hanno pubblicamente proclamato come proprio fine quello della autodeterminazione; si parla infine, come «conditio sine qua non», di una non meglio definita «autonomia effettiva e completa» che pudomani prestarsi alle pisvariate interpretazioni e a nuovi ricatti.

Il tutto, condito da atteggiamenti formali che solo qualche anno fa potevano sembrare inammissibili, come la celebrazione della giornata di lutto per l’anniversario del Trattato di San Germano, e da iniziative preoccupanti come, ad esempio, la compiacente ospitalità data ai terroristi contro le stesse direttive del Governo di Vienna, l’aiuto materiale e morale loro concesso nonostante le ripetute assicurazioni fornite al riguardo, la continua e profonda istigazione dell’opinione pubblica attraverso una docile stampa ben orchestrata.

Data questa radicalizzazione della politica altoatesina del Governo tirolese, non v’è in fondo da stupirsi che il Landeshauptmann preferisca, nell’attuale fase della vertenza, evitare confronti e discussioni ch’egli ritiene inutili.

Con queste considerazioni, non voglio tuttavia rappresentare la persona di Wallner come il maggiore e unico responsabile dell’atmosfera determinatasi in Tirolo in questi ultimi mesi. Mi permetter anzi, di ricordare come io l’abbia dipinto, all’inizio della sua missione, circa due anni fa, come persona astuta ma aperta, conscia degli interessi del suo paese ma pronta a prestar l’orecchio alle esigenze del campo avverso.

Quello che si puasserire, con una certa sicurezza, è che nessuno, in questo Land, che desideri conservare un posto di responsabilità, pusottrarsi all’influenza dell’ambiente nel quale vive e, che prima o dopo, anche le personalità politiche pilungimiranti e ben disposte sono costrette ad adattarsi a quella linea di intransigenza e di durezza che anche in epoche remote ha dato non poco filo da torcere al governo imperiale di Vienna.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1965, b. 4, pos. AA 2/3.


2 Sottoscrizione autografa. Diretto per conoscenza all’Ambasciata a Vienna.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

Appunto(2). Roma, 25 febbraio 1966.

I. Com’è noto a V.E., nello sviluppo dei contatti che il Governo italiano conduce con il Governo austriaco, sulla base delle Risoluzioni delle N.U. del 1960 e 1961, il 23 ottobre 1965 si veniva ad inserire un nuovo elemento, rappresentato dalla crisi governativa austriaca che non verrà presumibilmente risolta che il prossimo mese di aprile in base ai risultati delle elezioni politiche previste per il prossimo mese di marzo.

Di fronte a questa situazione, dalla quale praticamente deriva che fino al mese di maggio p.v. non avremo, nel Governo di Vienna, un interlocutore pienamente valido, si è, tuttavia, prospettata l’opportunità di continuare i contatti anche con il Governo provvisorio austriaco, sopratutto: a) per impedire che la questione altoatesina diventasse uno del maggiori spunti polemici fra i partiti, nel corso della campagna elettorale austriaca; b) per proseguire ad ulteriori approfondimenti, con il Governo austriaco, dell’insieme degli elementi negoziali, al fine di poter esaminare alla fine della prossima primavera, un progetto di soluzione della controversia che rispetti, in particolare, l’esigenza del Governo italiano di non assumere obblighi maggiori o comunque diversi da quelli derivanti dall’Accordo di Parigi del 1946.

L’utilità di proseguire i contatti con l’Austria anche in questa fase appariva pure dalle seguenti considerazioni: a) continuare a dare positivo seguito a quanto raccomandato dalle due Risoluzioni delle N.U. del 1960 e del 1961, ai fini del mantenimento della cosiddetta «copertura internazionale»; b) evitare di incoraggiare una ripresa del terrorismo in Alto Adige che, per il momento, anche a causa dell’attuale stagione invernale, sta segnando una battuta d’arresto; c) orientare comunque gli austriaci verso un tipo giuridico di conclusione della controversia, per l’eventualità che nel futuro si debba passare dall’attuale fase di conversazioni al negoziato per la scelta del mezzo pacifico.

II. Ottenuto l’assenso di V.E. alle proposte di cui sopra, il 22 novembre 1965 si è tenuta presso il Presidente del Consiglio una riunione cui hanno partecipato – oltre al Presidente stesso – il Vice Presidente del Consiglio, On. Nenni, il Ministro senza Portafoglio, On. Piccioni, i Ministri dell’Interno e della Giustizia, della Difesa e dell’Industria nonché un ristretto gruppo di funzionari delle Amministrazioni interessate(3). Scopo della riunione è stato quello di dare istruzioni ai due rappresentanti del Ministro degli Esteri italiano in vista del loro incontro, a Londra, il giorno 25 novembre 1965 con i rappresentanti del Ministro degli Esteri austriaco(4), in relazione alla ricerca di nuove basi d’intesa sia per quanto concerne la parte formale del negoziato (modalità per la chiusura della controversia) sia per quanto riguarda la parte sostanziale di esso (misure interne del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine). In tale occasione – dopo aver deciso sull’opportunità di proseguire i contatti con Vienna anche nell’attuale situazione costituzionale austriaca – il Comitato dei Ministri ha indicato ai rappresentanti italiani le seguenti direttive:

1) prospettare ai rappresentanti austriaci, secondo quanto era stato anticipato nell’incontro segreto di Londra del 28-29 luglio 1965(5), la necessità di ricercare una nuova base d’intesa che, per quanto riguarda le modalità di chiusura della controversia, contemplando l’attenuazione della «quietanza liberatoria» austriaca, comportasse la conseguente attenuazione della garanzia internazionale richiesta dal Governo austriaco circa le eventuali misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine. I rappresentanti italiani avrebbero inoltre potuto indicare agli austriaci altre forme di garanzia, sul piano interno, che il Governo italiano poteva prendere in considerazione ed avrebbero potuto aggiungere che tali garanzie potevano essere completate da un accordo per deferire ad un organo giurisdizionale le controversie derivanti dall’applicazione dell’Accordo di Parigi;

2) ribadire che, poiché la nuova fase negoziale doveva ripartire dai risultati della V sessione della Commissione di esperti che prevedevano 18 questioni rimaste aperte, la ricerca di nuove formule d’intesa circa le predette 18 questioni avrebbe potuto limitarsi alle 8 questioni – tra le 18 – definite negli ultimi mesi «vitali» nelle varie dichiarazioni e prese di posizione austriache ed altoatesine.

Nella stessa riunione il Comitato dei Ministri ha prospettato l’opportunità di esaminare, al principio dell’inverno, la possibilità di attuare, in Alto Adige, un certo numero di misure dirette a rafforzare e proteggere il gruppo linguistico italiano nella Provincia di Bolzano e, al tempo stesso, alcune misure a favore di tutte le popolazioni della stessa Provincia, delle quali potrebbe essere decisa l’immediata attuazione.

III. Il 25 novembre 1965 ha avuto luogo a Londra una ulteriore riunione fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria. In essa, secondo le istruzioni impartite, da parte italiana si è proposto di proseguire i contatti con il Governo austriaco e di esplorare nuove basi per un sistema di chiusura della controversia, modificando quelle esaminate dai due Ministri degli Esteri nel loro incontro di Parigi del 16 dicembre 1964(6).

Per quanto riguarda la parte sostanziale dei contatti italo-austriaci, i rappresentanti italiani, dopo aver confermato la favorevole disposizione di Roma in merito alle formule di soluzione accolte dalla Commissione di esperti su 92 questioni, hanno sottolineato che delle 18 questioni rimaste aperte potranno essere ulteriormente discusse solo le 8 definite «vitali» dagli austriaci e dagli altoatesini (Utilizzazione delle acque pubbliche; Industria; Credito; Residenza; Assistenza sanitaria ed ospedaliera; Pubblica Sicurezza; Segretari Comunali; Collocamento al lavoro). Da parte austriaca si è insistito sulla necessità di esaminare nuove formule d’intesa anche per quanto riguarda le due questioni relative all’approvazione del bilancio provinciale ed alla nomina dell’Intendente scolastico.

Per quanto concerne la parte formale, cioè le modalità di chiusura della controversia da parte italiana si è affermato che ormai si dovranno studiare ipotesi differenti, basate sull’attenuazione della «quietanza liberatoria», richiesta dal Governo italiano a quello austriaco, e sul corrispondente trasferimento, sul piano interno, della garanzia richiesta da Vienna per dichiarare chiusa la controversia. A tal fine i rappresentanti italiani hanno accennato a tre forme di garanzia interna (Dichiarazione del Governo italiano al Parlamento; Organo interno di contatto per l’esame dei problemi della Provincia di Bolzano; istituzionalizzazione della partecipazione del Presidente della Giunta provinciale di Bolzano alle sedute del Consiglio dei Ministri per questioni relative a detta Provincia).

Quanto ad una garanzia di carattere internazionale, i rappresentanti italiani hanno messo in evidenza che il problema dovrebbe essere considerato superato tenendo presente che adesso l’impostazione del negoziato è mutata. Se, infatti, nelle ipotesi esaminate a Parigi il 16 dicembre 1964, si poteva ammettere che Vienna non avrebbe potuto dare immediatamente una «quietanza liberatoria» definitiva senza una adeguata garanzia internazionale, oggi che da parte italiana si pensa solo a una «quietanza liberatoria» condizionata, non si puammettere la necessità di una garanzia internazionale. Per quanto riguarda la questione relativa ad un’istanza giudiziaria immediatamente disponibile per giudicare secondo diritto le eventuali future controversie, i rappresentanti italiani hanno specificato che il Governo di Roma non aveva ancora deciso se optare per un organo arbitrale ad hoc, oppure per la Corte Internazionale di Giustizia.

Da parte austriaca si è anzitutto mostrato di apprezzare le proposte relative alla garanzia di carattere interno.

Per quanto concerne il problema dell’«ancoraggio» internazionale delle misure promesse dal Governo italiano, i rappresentanti austriaci hanno esplicitamente dichiarato che il Governo di Vienna non poteva rinunciare alla richiesta di una garanzia internazionale rappresentata da un’istanza arbitrale, anche se detta istanza potrà giudicare solo secondo diritto.

IV. Al termine della riunione segreta di Londra del 25 novembre 1965 era stata prospettata l’opportunità che, qualora i due Ministri degli Esteri avessero concordato, i loro rappresentanti si incontrassero di nuovo a Londra nella seconda decade di gennaio 1966.

Tale incontro doveva essere preceduto da una nuova seduta del Consiglio di Ministri, per decidere delle istruzioni da dare ai rappresentanti italiani. A tal fine era stata predisposta l’unita documentazione(7). Senonché la riunione del Comitato di Ministri non poté aver luogo, a causa della crisi ministeriale, portando di conseguenza il rinvio a data da destinarsi dell’incontro fra i rappresentanti dei due Ministri degli Affari Esteri.

V. In un ulteriore passo, svolto da questo Ambasciatore d’Austria il 22 corrente, da parte austriaca è stato fatto presente che, per quanto riguarda le modalità di chiusura della controversia e, in particolare, il problema dell’«ancoraggio» internazionale delle misure promesse dal Governo italiano, il Governo di Vienna insiste per il sistema al riguardo previsto nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964. L’Ambasciatore d’Austria ha aggiunto che, se tale sistema non puessere adesso ritenuto accettabile dal Governo italiano, si potrebbe passare ad esaminare un altro tipo di «ancoraggio», a condizione che sia «genuino ed effettivo».

Per quanto riguarda, poi, la parte sostanziale del negoziato, cioè le questioni rimaste aperte, l’Ambasciatore d’Austria ha fatto presente che da parte austriaca si è in attesa di eventuali ulteriori proposte italiane. Loewenthal ha aggiunto che, qualora nei prossimi contatti italo-austriaci non si riuscisse a raggiungere l’intesa su alcune di tali questioni, si potrebbe esaminare la convenienza di lasciare aperte le relative soluzioni e rinviarle ad una successiva fase, confidando che in seguito esse possano essere facilitate da ulteriori elementi, basati sull’esperienza relativa agli sviluppi della situazione in Alto Adige.

In proposito è stato risposto all’Ambasciatore d’Austria che, per quanto concerne la questione dell’«ancoraggio internazionale», il Governo di Roma rimane fermo sulla posizione già illustrata agli austriaci nel precedente incontro di Londra. Per quanto, poi, riguarda la parte sostanziale del negoziato, il Governo italiano non pucerto aderire alla proposta austriaca, in quanto l’obiettivo che i due Governi hanno concordemente dichiarato di voler perseguire è quello di reperire una soluzione globale e definitiva della controversia e non di rinviarla ad ulteriori trattative.

VI. Nel sottoporre a V.E. la documentazione di cui sopra è cenno, si prospetta l’opportunità: a) di indicare una data da proporre al Governo austriaco per un nuovo incontro segreto dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri; b) di autorizzare che vengano presi gli opportuni accordi con la Presidenza del Consiglio ai fini della previa convocazione del Comitato di Ministri, per l’esame delle istruzioni che potranno essere date ai rappresentanti italiani.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 4, pos. AA 2/9.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 106.


4 Vedi D. 109.


5 Vedi D. 64.


6 Vedi D. 4.


7 Non rinvenuta.

120

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 18 marzo 1966.

Su istruzioni del suo Governo, questo Ambasciatore d’Austria mi ha chiesto se e quando si intendesse, da parte italiana, riprendere i contatti riservati con i rappresentanti austriaci in merito al problema alto-atesino, contatti che erano stati interrotti in seguito alle nostre recenti vicende costituzionali. Egli sperava che, dato che il nostro Governo aveva ottenuto la fiducia in Parlamento dopo un dibattito in cui il problema alto-atesino era stato ampiamente toccato, una nostra risposta affermativa avrebbe potuto essergli data al pipresto.

Loewenthal mi ha aggiunto che, da parte austriaca, anche nell’attuale fase costituzionale, si è senz’altro disposti a riprendere, in qualsiasi momento, le conversazioni con noi – secondo la stessa formula di contatti riservati fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri seguita negli ultimi mesi – dato che i due maggiori partiti sono perfettamente concordi sull’opportunità di proseguire gli scambi di vedute sul problema alto-atesino e di accelerarne il corso.

Facendomi presente che egli partirà martedì 22 per Tunisi, dove presenterà le credenziali, Loewenthal mi ha chiesto infine se era possibile che lo ricevessi – per uno scambio di vedute in proposito – entro il 21 corrente(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 4.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione di Fanfani: «La stessa regola costituzionale che abbiamo applicato per noi, rispetteremo per l’Austria. Appena il nuovo Governo austriaco avrà l’approvazione del Parlamento prenderemo gli opportuni contatti con l’Ambasciatore Low[enthal]. A.F.».


3 Per il seguito vedi D. 121.

121

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 21 marzo 1966.

Secondo le istruzioni ricevute, ho comunicato stamane all’Ambasciatore d’Austria che da parte italiana non si avevano, per il momento, indicazioni da dare circa la eventuale ripresa di contatti riservati fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria in merito al problema altoatesino(3). Ho fatto presente, in tale occasione, che ci sarebbe stato utile, al riguardo, di conoscere quando sarebbe stato concluso in Austria l’iter costituzionale relativo alla formazione del nuovo Governo.

Loewenthal ha preso atto della mia comunicazione: e mi ha aggiunto che contava di avere un colloquio con me al suo ritorno dalla Tunisia e cioè all’inizio della prossima settimana. Tuttavia egli ha voluto fare nuovamente presente che da parte austriaca si è pronti a riprendere i contatti di cui sopra in qualsiasi momento, anche prima della formazione del nuovo Governo, data l’esistenza di un accordo fra i due maggiori partiti circa l’opportunità di proseguire gli scambi di vedute sul problema altoatesino e di accelerarne il corso.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 4.


2 Sottoscrizione autografa. Sotto il timbro «Visto da S.E. il Ministro» è apposta la seguente annotazione manoscritta: «che conferma le precedenti istruzioni».


3 Vedi D. 120.

122

L’ONOREVOLE BERLOFFA AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. Roma, 6 aprile 1966.

Caro Ministro,

le confermo che, mancandomi alcuni precisi riferimenti circa la volontà del Governo di andare oltre certi limiti, da mesi non ho contatti con rappresentanti sudtirolesi sulle questioni ancora aperte. Ogni passo in questo senso potrebbe del resto essere fatto solo in corrispondenza dei graduali progressi, secondo il punto di vista italiano, per quanto riguarda le forme da concordare per gli aspetti pistrettamente internazionali (garanzia di attuazione, dichiarazioni all’ONU, ecc.) e sostitutive della garanzia individuata a suo tempo nelle competenze della Commissione arbitrale.

È, per evidente, che abbiamo netta la sensazione di quali possono essere i limiti per stabilire un effettivo incontro risolutivo anche con i sudtirolesi e quindi con la Delegazione austriaca: allo stato attuale i due punti determinanti sono quelli che riguardano il voto sul bilancio provinciale e la competenza in materia di «incremento della produzione industriale».

Se il Governo si orienta nel senso di un passaggio dalle competenze della Regione a quelle delle Provincie della materia relativa al settore industriale, ci sarà un notevole punto di forza nella trattativa, sia per il voto sul bilancio provinciale, sia per gli altri otto punti ancora in discussione.

Siamo di fronte ad una proposta già avanzata dalla Delegazione italiana, di un passaggio di questa competenza per quanto riguarda le industrie fino a 50-75 dipendenti. È vero che era una proposta condizionata ad una accettazione globale. È anche vero, per che riprendendo – pur con criterio di globalità – la discussione, sarà difficile evitare di considerare acquisita la precedente proposta. Essa – peraltro – è parsa non solo insufficiente per trovare un’intesa, ma anche irrazionale se si tien conto della confusione di competenze che potrebbe derivare dalla difficoltà di distinguere i limiti degli interventi regionali o provinciali a seconda del numero dei dipendenti.

Partendo da queste premesse, è evidente che nel prossimo incontro si deve dare una risposta definitiva su questa materia e per quanto si cerchino le soluzioni parziali, non c’è dubbio che il prossimo passo puessere solo quello dell’intero passaggio della competenza «incremento della produzione industriale». Perse si è convinti dell’opportunità di fare questo passo, conviene farlo pesare al fine di una migliore sistemazione di diverse materie, anche se su di esse la discussione si è in parte già conclusa. A questo proposito, salvo i successivi esempi, sarà sempre possibile dire che la discussione non è chiusa su alcuni aspetti della trattativa sul merito dell’autonomia se si intende mantenerla aperta, da parte sudtirolese, sui punti rilanciati dopo l’incontro Saragat- Kreisky.

Per ora, riprendendo la nuova formula (gennaio 1966) per l’industria, si puaggiungere che una delle contropartite per il passaggio di tutta l’attuale competenza della Regione alle Provincie in materia di «incremento della produzione industriale», pusenz’altro essere quella di un inserimento nella norma, della previsione di un possibile intervento dello Stato da realizzarsi d’intesa con la Provincia, secondo il meccanismo già previsto dalle norme d’attuazione per il settore dell’edilizia popolare, che è di competenza primaria della Provincia. Questa previsione è ancor pivalida se pensiamo che, in materia di incremento della produzione industriale, le Provincie avrebbero solo la competenza secondaria e che è bene prevedere esplicitamente la possibilità che lo Stato si interessi ancora dello sviluppo industriale in Provincia di Bolzano (naturalmente anche in Provincia di Trento)2.

La seconda contropartita (da far valere durante la trattativa) potrebbe essere quella di un ritorno sulla materia della «assistenza e beneficienza» perché sia assegnata la competenza legislativa primaria per «l’assistenza e la beneficienza» alle Provincie, riservando alla Regione la competenza in materia di «istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza». Così la Regione continuerebbe ad avere la competenza in materia di ordinamento per le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza che sono autonome e per le quali la Provincia ha già attualmente tutta la vigilanza. Si potrebbe, peraltro, aggiungere alle competenze della Provincia quella del riconoscimento delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza, secondo la legge regionale di ordinamento e con atto amministrativo come oggi avviene in sede regionale.

La terza contropartita potrebbe essere quella di chiudere la questione della «assistenza sanitaria ed ospedaliera» confermando per la Regione la competenza primaria.

Si eviterebbe il passaggio della competenza secondaria alla Provincia e si avrebbero minori conflitti di competenza per il futuro. Del resto, in questo settore, la Provincia continuerebbe ad avere la competenza di vigilanza su tutti gli atti amministrativi degli Enti interessati, assicurandosi direttamente il rispetto delle leggi di ordinamento e di classificazione degli ospedali approvate in sede regionale. Date le richieste pivolte avanzate e sostenute anche in Commissione dei 19 dalla SVP circa la necessità della conoscenza della seconda lingua da parte del personale sanitario, la conferma di questa previsione nelle norme del nuovo statuto, sarebbe un’ulteriore garanzia di carattere politico per la minoranza di lingua tedesca. Non si vede per quale ragione dovrebbero insistere per ottenere la competenza primaria in materia di «assistenza sanitaria ed ospedaliera» se si portasse in porto un’articolazione come quella sopra sintetizzata.

Per quanto riguarda il «credito», se si arriva alla competenza per la Provincia della «nomina delle cariche sociali delle Casse di Risparmio di Trento e Bolzano da parte delle rispettive Provincie, sentito il Ministero del Tesoro» (e senza quindi la previsione del «sentita la Regione»), e se a questa competenza si aggiungesse quella relativa «all’apertura e al trasferimento di sportelli bancari operanti nell’ambito della Provincia, sentito il Ministero del Tesoro», si potrebbe concludere nel senso di lasciare alla Regione la competenza prevista dall’attuale Statuto per «l’ordinamento degli Enti di credito fondiario, agrario, Casse di Risparmio e Casse Rurali, nonché delle Aziende di credito a carattere regionale»(3).

Anche l’accettazione del principio dell’intesa fra Provincia e Stato sul piano di coordinamento per l’utilizzazione delle acque pubbliche ed opere idrauliche, sarebbe un sostanzioso passo avanti nel senso di un accordo generale.

Per quanto riguarda: il collocamento al lavoro; i segretari comunali; la Pubblica Sicurezza per gli spettacoli pubblici e il diritto di avvalersi della polizia dello Stato per gli interventi e l’assistenza diretta all’osservanza delle leggi e dei regolamenti regionali e provinciali; la residenza; si potrebbe procedere come previsto secondo le formule del gennaio 1966.

Il tentativo di assicurare alla Regione alcune competenze in materia di ordinamento per le materie ancora in discussione, servirebbe a rafforzare il disegno di vedere chiaramente inquadrata l’attività della Regione in una funzione prevalentemente di ordinamento di Enti pubblici. Avrebbe una sua logica, pensando all’opportunità dell’unicità di ordinamenti pubblici nell’ambito di tutto il territorio regionale. Così sarebbe per l’ordinamento: dei Comuni; degli Uffici Tavolari; delle Camere di Commercio; degli Istituti di Credito; delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza; degli Ospedali e della loro classificazione, ecc.

In questo senso sarebbe utile una ricognizione di tutto il lavoro svolto in sede di Commissione dei 19 e in sede di incontri internazionali, al fine di recuperare a questo disegno razionale altre eventuali voci di competenza già date per scontate per il rafforzamento dell’autonomia provinciale.

La decisione del passaggio alle Provincie della competenza per «l’incremento della produzione industriale» che completerebbe – a favore delle Provincie – il potere legislativo nelle materie economiche, pucertamente permettere di affrontare e di far prevalere un’impostazione di questo genere che non è sempre prevalsa nei precedenti lavori.

Anche per quanto riguarda le competenze e le procedure per l’approvazione dei piani di sviluppo economico nel quadro della programmazione nazionale, si potrebbe insistere – sulla stessa linea – per assicurare alla Regione un’esplicita funzione di coordinamento dei piani provinciali in modo da assicurare il loro armonico inserimento nelle previsioni della programmazione nazionale. A questo proposito si puaggiungere che la previsione fatta in sede di incontro degli esperti di un potere alle Provincie per la predisposizione dei piani di sviluppo economico «d’intesa con la Regione e con lo Stato» potrebbe così avere una sua definizione organica.

Va ancora aggiunto che per quanto riguarda il meccanismo per l’approvazione del bilancio provinciale, va bene la formula gennaio 1966, salvo assicurarsi che essa sia concordata (e «risulti accettabile dai rappresentanti delle popolazioni locali»), durante la trattativa globale proposta per gli altri punti, e non dopo tale trattativa.

Per quanto riguarda i Segretari Comunali, va sottolineato il fatto che dovrà essere prevista la loro dipendenza dai Comuni (e non dalla Provincia) secondo una legge di ordinamento della categoria deliberata dalla Regione.

Per quanto riguarda la nomina dell’Intendente Scolastico per le Scuole del gruppo di lingua italiana e del gruppo ladino, si insiste ancora sul fatto che, anche se la Delegazione austriaca non insisterà su questa richiesta, prevale in tutto l’ambiente scolastico la tendenza a richiedere che i poteri della Provincia siano di pari grado per tutti i tre gruppi. Anche questo risponde ad uno dei principi generali circa l’impostazione da dare anche formalmente al potere autonomo locale che è riservato a tutte le popolazioni.

Per quanto sopra esposto, pare assolutamente opportuno un incontro preparatorio del tutto riservato e tecnico per la predisposizione di un appunto riassuntivo che permetta un’esposizione organica di quanto puessere ancora fatto per la ricerca di un accordo. Così, anche in sede politica competente, potrà aversi la chiara sensazione che questa fase viene utilizzata per un riequilibrio della struttura fra le autonomie delle Provincie e quella della Regione. Senza un riepilogo in questo senso, potrebbe prevalere la sensazione che non vi sono ragioni fondate ed organiche per il mantenimento della Regione o prevarrebbe la tendenza di negare il completo passaggio della competenza per «l’incremento industriale» alle Provincie solo per salvare – con questa competenza – una ragione d’essere alla Regione. Non sarebbe un ragionamento valido nemmeno sul piano della sostanza politica, ma servirebbe per rendere difficile il proseguimento della trattativa.

[Alcide Berloffa]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 5.


2 Nota del documento: «Si dovrà verificare con precisione se è sufficiente la formula “gennaio 1966” per assicurare l’intervento nelle Provincie di Trento e di Bolzano anche di Enti a partecipazione statale, o comunque sotto il controllo dello Stato».


3 Nota del documento: «Si dovrà verificare, in base ai precedenti appunti, se è prevista “l’intesa” o semplicemente il “sentito”».

123

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA 10A(1)

Appunto segreto. Roma, 14 aprile 1966.

In relazione alla lettera datata 6 aprile 1966(2) e indirizzata al Ministro Gaja, si puosservare quanto segue:

1) Non sembra esatta l’indicazione secondo la quale «allo stato attuale i due punti determinanti sono quelli che riguardano il “voto sul bilancio provinciale” e la competenza in materia di “incremento della produzione industriale”». Infatti, mentre la definizione dell’eventuale competenza sull’industria è risultata – nel corso dei contatti italo-austriaci e dei contatti con(3) gli esponenti dello SVP hanno avuto in Italia – uno dei punti chiave della trattativa ancora aperta, circa il quale le rispettive posizioni sono ancora nettamente lontane, non lo stesso pudirsi per quanto riguarda il voto sul bilancio provinciale. Per tale ultima questione, si ha da tempo la sensazione che ormai si tratterebbe soltanto di accordarsi sulla composizione di un organo collegiale locale che possa approvare il bilancio provinciale non accettato dalla minoranza. Lo scrivente della lettera sembra invece portato a ritenere che da parte nostra si debba insistere proponendo formule tali da assicurare un vero e proprio diritto di «veto» alla minoranza in modo che ogni volta che la minoranza stessa non accetta il bilancio la Giunta Provinciale entri in crisi: su tali basi sarebbe impossibile raggiungere un’intesa, in materia, sia con gli altoatesini che con gli austriaci.

2) Per quanto riguarda la competenza in materia di «incremento della produzione industriale», sembra opportuno, anzitutto, ricordare che essa è la sola competenza assegnata alla Regione nel settore dell’industria. Insieme a quella relativa al Credito, sono le sole due competenze che la Regione ha nel campo economico.

Come è noto, attraverso l’eventuale passaggio alla Provincia della competenza in materia di «incremento della produzione industriale» – per quanto riguarda tutte le industrie – si darebbe alla Provincia la possibilità di decidere e di intervenire nei finanziamenti industriali, il che ha evidentemente preoccupato lo scrivente della lettera inducendolo a suggerire un correttivo consistente nell’eventuale inserimento nella norma relativa della previsione di un possibile intervento dello Stato da realizzarsi d’intesa con la Provincia, secondo il meccanismo già previsto dalle norme di attuazione per il settore dell’edilizia popolare, che è di competenza primaria della Provincia. In realtà, sembra molto difficile pensare che se si accordasse alla Provincia la competenza legislativa (anche solo secondaria) in fatto di incremento industriale sia possibile far accettare agli altoatesini ed agli austriaci il correttivo suggerito: non bisogna infatti dimenticare che il meccanismo ricordato a proposito dell’edilizia popolare è stato quello che ha portato al punto di crisi, nel 1960, i rapporti tra la Provincia, la Regione ed il Governo. Se ciè accaduto per l’edilizia popolare, a maggior ragione, si potrebbe ripetere per l’incremento industriale.

Il problema dovrebbe quindi essere anzitutto affrontato sotto un diverso aspetto: o si pensa che si possa assegnare alla Provincia la competenza secondaria relativa all’incremento industriale senza sensibile danno per le posizioni italiane in Alto Adige (che sono sempre state indicate come in stretto collegamento con una politica industriale) o è inutile tentare di escogitare procedure – che tra l’altro non sarebbero accettate – tali da dare alla Provincia predetta competenza e, nello stesso tempo, limitare l’autonomia che ne deriverebbe alla Provincia stessa.

Una volta esaminato e risolto il quesito di cui sopra, rimane, ovviamente, un secondo interrogativo. Quello relativo alla convenienza o meno di svuotare la Regione dell’unica competenza che essa ha nel settore dell’industria e di una delle due sole competenze che lo Statuto le conferisce in campo economico. Lo scrivente della lettera suggerisce, a tal proposito, di esaminare la possibilità di compensare la Regione di questa perdita attraverso l’assegnazione di competenze in materia di ordinamento, in vari settori. Non sembra che il problema si possa porre in questi termini di «compensazione» ma pare, invece, che esso debba essere risolto soltanto riferendosi all’opportunità o meno di privare la Regione della competenza sull’industria.

3) Premesso quanto sopra, nella cornice della ricerca di una soluzione globale, i suggerimenti relativi all’«Assistenza e beneficenza» (assegnazione della competenza legislativa primaria per l’Assistenza e beneficenza e mantenimento della competenza alla Regione per le «Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza») potrebbero senz’altro essere accolti (in tal modo si conferirebbe alla Regione una delle competenze in materia di ordinamento cui pisopra si è fatto cenno); quanto suggerito in materia di «Assistenza sanitaria ed ospedaliera» – pur sembrando valido – non appare essere di tale importanza da potere rappresentare una delle tre «contropartite» all’assegnazione alla Provincia della competenza in fatto di incremento industriale, dato che, sostanzialmente non comporterebbe essenziali novità. Anche l’articolazione suggerita per l’«Assistenza sanitaria ed ospedaliera», come quella per il «Credito», l’«Utilizzazione delle acque pubbliche» e le «Opere idrauliche», il «Collocamento al lavoro», i «Segretari comunali», la «Pubblica sicurezza per gli spettacoli pubblici» e la «Residenza» (che riportano le formule del gennaio 1966) consentono, nel loro insieme, di lasciare alla Regione alcune competenze di ordinamento. Il suggerimento relativo all’eventuale ricognizione del lavoro svolto dalla Commissione dei 19 e nei contatti italo-austriaci, al fine di recuperare altre eventuali possibilità di assegnazione alla Regione di competenze di ordinamento, rientra, evidentemente, nel disegno di «compensare» la Regione, cui pisopra si è fatto cenno. Inoltre la riserva relativa alla formula del gennaio 1966 circa il meccanismo per l’approvazione del bilancio provinciale appare senz’altro valida (che essa cioè risulti accettabile dai rappresentanti delle popolazioni locali durante la trattativa e non dopo tale trattativa) ma sembra contenere una notevole dose di scetticismo – dovuta alla diversa impostazione di tale questione

– circa la possibilità del suo accoglimento.

4) Sembra poi opportuno dedicare un’osservazione a parte a quanto scritto relativamente alla nomina dell’Intendente scolastico ed alla pretesa esigenza che i poteri della Provincia siano di pari grado per tutti e tre i gruppi linguistici. Come è noto, la formula proposta permette, in sostanza, che la scuola di lingua tedesca passi alla Provincia, il che, da molti aspetti, non puche essere accolto con soddisfazione dall’ambiente scolastico di lingua italiana. Vi è perun ulteriore aspetto che sembra aver dettato le preoccupazioni dello scrivente della lettera: non è da escludersi che la Provincia possa fare delle condizioni economiche, o di carriera, migliori nei confronti del corpo insegnante e del personale scolastico. In tale senso il principio invocato dell’unità della scuola potrebbe servire anche a «coprire» il desiderio degli insegnanti e del personale scolastico di lingua italiana di godere degli eventuali miglioramenti economici.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 4, pos. AA 2/2, s.fasc. 4.


2 Vedi D. 122.


3 Recte: che.

124

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 11130/121. Vienna, 23 aprile 1966 (perv. ore 18,30).

Oggetto: Discorso Kreisky su problema Alto Adige.

Mi riferisco a mio telegramma 116 relativo discorso Kreisky in Parlamento su problema Alto Adige(2).

Ipoteca da lui posta a nuovo Governo austriaco per il seguito delle trattative merita particolare attenzione.

Kreisky lascerebbe infatti intendere che egli usciva dal Governo avendo ottenuto ancoraggio internazionale quale garanzia eventuali «nuovi» obblighi Governo italiano. Senonché dopo conversazioni Parigi, mentre è noto che atteggiamento Governo austriaco ha completamente mutato basi predette conversazioni, nostra posizione è stata ben precisata sopratutto nei successivi incontri con delegati austriaci.

Poiché attuale Governo austriaco per ovvi motivi non pucontraddire affermazioni Kreisky, mi domando se non sarebbe opportuno chiarire pubblicamente atteggiamento Governo austriaco in future trattative.

Deve anche sottolinearsi che Kreisky ha concepito trattative e risultati raggiunti a Parigi come novazione dell’«infelice» accordo Gruber- De Gasperi, mentre noi abbiamo sempre sostenuto che accordo Gruber- De Gasperi è stato eseguito e che nostre eventuali concessioni costituiscono atto generosità al fine migliorare situazione in Alto Adige.

Deve infine rilevarsi contraddizione, evidentemente polemica, tra dichiarazione Kreisky che finora non si sarebbero ancora fatti molti progressi con quella del Cancelliere Klaus (v. telegramma 105)3 secondo cui «il passo che rimane ancora da fare è ora soltanto piccolo».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 1, s.p.


2 Le dichiarazioni di Kreisky, come trasmesse da Martino con T. 11046/116 del 22 aprile, erano state le seguenti: «Se su problema Sudtirolo non abbiamo ancora fatto finora molti progressi cidipende non in piccola parte dal fatto che tremenda ipoteca pesa su di noi (agitando foglio teatralmente in aula): questo è il famoso accordo di Parigi con il quale De Gasperi ed il Dott. Gruber hanno creduto di risolvere il problema (interruzione deputato liberale Zeillinger: dov’è l’autore?). In queste poche righe non è contenuto molto di pidi generiche frasi. Invece in seconda conferenza Parigi conclusa in via preliminare del dicembre 1964 furono regolate oltre cento materie. L’allora Ministro degli Esteri ed odierno Presidente della Repubblica Saragat ha inoltre promesso che tutto ciche abbiamo ivi raggiunto dovrà trovare un ancoraggio internazionale, che tutto ciche non sarà mantenuto puessere deferito ad una autentica Corte di Giustizia Internazionale. Questo è stato il secondo “quasi” Trattato di Parigi. Io mi adopereraffinché al nuovo Ministro degli Esteri non si chieda di pidi quanto si sarebbe potuto pretendere da me, ma neanche di meno! (applauso socialisti). Non accetteremo una seconda volta un accordo come quello stipulato tra De Gasperi ed il Dott. Gruber. Io ho continuamente detto a tutti i Ministri Esteri italiani: dovete darci vera garanzia internazionale. Se infatti mi troverun bel giorno in Parlamento austriaco e prenderparola a favore questi accordi con Italia e un deputato si alzasse a domandarmi che cosa farse italiani non intendessero osservare questo trattato, allora vorrei poter dare risposta con la quale poter giustificarmi anche dopo vent’anni. (Rivolto a nuovo Ministro Esteri Toncic): non pupretendere che sia piindulgente nei suoi confronti di quanto lo sarei stato nei miei (ilarità socialisti). Problema Sudtirolo è stato esempio classico europeo di una comune politica estera; tutti tre partiti Parlamento si sono uniti per comune politica costruttiva. Ma non sarà stato un puro caso che si esclude l’unico socialista dal Suedtiroler Volkspartei nel momento in cui un socialista lascia il Ministero Esteri. Suedtiroler Volkspartei è stato mal consigliato ad espellere siffatto rappresentante interessi sudtirolesi e anche uno migliori medici provincia Bolzano» (Telegrammi ordinari 1966, Austria arrivo, vol. I).


3 Vedi D. 129, nota 4.

125

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto 110/176. Roma, 26 aprile 1966.

Ho ricevuto stamane, a sua richiesta, l’Ambasciatore d’Austria che, per incarico del suo Governo, mi ha confermato che esso desidererebbe riprendere i contatti con il Governo italiano, a livello rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri o a qualsiasi altro livello da noi eventualmente indicato, per l’esame della questione altoatesina.

Ho risposto a Loewenthal che ero certo che da parte italiana si era pronti a riprendere i contatti, dato che la riserva cui gli avevo accennato il 21 marzo u.s.2 e che si riferiva all’opportunità di attendere la conclusione in Austria dell’iter costituzionale relativo alla formazione del nuovo Governo, era ormai ovviamente superata. D’altronde avevo ragione di ritenere che i Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria si sarebbero incontrati occasionalmente il 2 maggio p.v. a Strasburgo(3). Pensavo quindi che in tale circostanza avrebbero potuto essere presi accordi di massima circa l’ulteriore sviluppo dei nostri contatti. Mi sono riservato comunque di dargli qualche piprecisa indicazione al principio di maggio(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 4, pos. AA 2/9.


2 Vedi D. 121.


3 Vedi D. 130, nota 2.


4 Per il seguito vedi D. 131.

126

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, ALLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA 10A E UFFICIO II(1)

Telespr. 1204/7052. Vienna, 29 aprile 1966.

Oggetto: Nuove iniziative degli estremisti austriaci.

Con telegrammi n. 122 e 1233 ho fatto stato a codesto Ministero dei passi da me effettuati presso la Ballhaus in ottemperanza alle istruzioni impartitemi circa le nuove manifestazioni organizzate in Austria dal Governo del Tirolo (raduno del Turnerbund ad Innsbruck) e delle organizzazioni estremiste (collette in favore della minoranza in Alto Adige).

A proposito di tali manifestazioni torna conto osservare ancora una volta come dopo le elezioni del 6 marzo vi è stata una notevole reviviscenza delle forze estremiste con l’aggravante che questa volta, di nuovo come agli inizi della crisi altoatesina negli anni 1960-61, alcuni personaggi politici della vita austriaca non temono di allinearsi su quelle forze e di ostentare che ne dividono convincimenti ed obiettivi.

Che per esempio il Governo regionale tirolese, del quale fanno parte anche personaggi direttamente implicati nel terrorismo, stesse dietro alle organizzazioni estremiste non era certo un segreto per chiunque abbia vissuto un po’ in Austria. È così del pari attribuibile all’influenza di Wallnoefer sulla Volkspartei di Bolzano il rifiuto dell’accordo abbozzato a Parigi nel dicembre 1964. Ma le autorità del Tirolo – se non si risale al periodo di Oberhammer – avevano sempre cercato di lavorare nell’ombra.

Oggi si ammette pubblicamente – l’APA del 15 aprile (telegramma n. 95)4 – che il «Suedtiroler Ruf», organo del Berg Isel Bund, è in pari tempo portavoce del Governo di Innsbruck. Questo stesso, in piena euforia dopo la vittoria del 6 marzo, permette perfino per il 13 luglio p.v. una manifestazione austro-tedesca ad iniziativa del Turnerbund.

Questa associazione – il cui nome si traduce in italiano «Lega ginnica» – è tuttavia da pidi cent’anni l’avanguardia del pangermanismo picombattivo con secolari venature razziste; esso persegue scopi politico-educativi – o per meglio dire pseudo-educativi – ed ha avuto nella storia della unità germanica un’influenza di primissimo piano, imprimendole quelle caratteristiche militaresche, autoritarie ed antidemocratiche, che la distinguono dal parallelo sviluppo dell’unità italiana.

Niente sarebbe percipierroneo che considerare questa Lega come una associazione prevalentemente sportiva. Del resto per entrare nello spirito dell’organizzazione educativa austriaca va tenuto presente che il maestro di ginnastica deve svolgere per i suoi allievi anche un corso in una materia umanistica o scientifica. Cosicché nelle scuole austriache il maestro di ginnastica deve essere pure professore di una delle altre materie che si insegnano a scuola: latino, storia, geografia, matematica, etc. etc.

In considerazione di cideve preoccupare che una simile associazione tenga ad Innsbruck delle assise solenni nelle quali si sottolinea pubblicamente che verrà dibattuto il problema dell’Alto Adige e che a chiusura delle medesime verranno organizzate delle gite studentesche sul nostro territorio.

A prescindere dal significato che alla manifestazione si vuol dare ai nostri danni, cercando di spiegare una pesante pressione intimidatoria e sobillatrice in Alto Adige, il solo fatto che l’Associazione, con i suoi precedenti ed i suoi programmi, possa organizzare una delle sue riunioni in territorio austriaco sembra che costituisca una violazione dell’art. 9 del Trattato di Stato.

Si ricorda che il governo sovietico nel 1961 mise un veto perentorio – proprio richiamandosi agli obblighi internazionali dell’Austria – allo svolgersi di una manifestazione del Kameradschaftsbund.

Non meno grave, anche perché destinata a svilupparsi in pilungo spazio di tempo, è la colletta organizzata dal Governo della Stiria nella persona della sua personalità Popolare pispiccata, il Capo del Governo regionale Krainer, per fornire aiuti alle organizzazioni altoatesine e sviluppare le loro iniziative. La colletta si dovrà sviluppare in due modi: uno per le strade delle città stiriane nei giorni 29-30 aprile e 1° maggio ed un altro, che si prolungherà per qualche mese (dal 2 maggio al 30 settembre) nelle case private. I noti agitatori si recheranno di casa in casa per fare quattrini e proseliti. Ognuno purendersi conto di quale specie di pressione è possibile esercitare in tal modo sfruttando le timidezze, i timori, la volontà di non avere noie di cittadini di piccoli centri costretti a rivelare involontariamente ed indirettamente le loro preferenze politiche.

A queste manifestazioni ha dato pubblica adesione oltre che il predetto Krainer, anche il Segretario di Stato agli Affari Esteri Bobleter ed il Ministro dell’Istruzione Piffl- Percevic.

Sarà bene ricordare che non è la prima volta che ci siamo lamentati di queste collette patronate ufficialmente e che in particolare abbiamo manifestato le nostre formali riserve sugli atteggiamenti quasi provocatori del Bobleter. Facciamo dunque bene attenzione alle conseguenze che potrebbero nascere per noi dall’estendersi ad opera delle note organizzazioni ad altre regioni austriache di questo sistema delle collette a domicilio.

La reviviscenza dell’estremismo austriaco si è infine manifestata con la costituzione ad iniziativa del Berg Isel Bund dell’Unione per il Suedtirol, federazione di tutte le associazioni estremiste e rivendicatrici della riannessione dell’Alto Adige sotto la formula dell’autodecisione. Su tale iniziativa ho già avuto occasione di riferire recentemente e non si ha quindi ragione di rivenirvi in questa segnalazione che ha il solo scopo di offrire un quadro degli sviluppi dell’estremismo austriaco e come esso sia riuscito a reinserire nella sua azione uomini di governo e personalità ufficiali.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 2, s.p.


2 Sottoscrizione autografa. Diretto per conoscenza alle Ambasciate a Bonn, Parigi, Londra, Bruxelles, L’Aja, Lussemburgo, Mosca e Washington, ai Consolati Generali a Innsbruck, Klagenfurt e Monaco di Baviera e alle Rappresentanze presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo e presso l’ONU a New York. Il documento reca il timbro: «Visto dal Segretario Generale».


3 T. 11314/122 e T. 11326/123 del 26 aprile, non pubblicati.


4 T. 10193/95 del 15 aprile, non pubblicato.

127

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. segreta 120/846. Roma, 2 maggio 1966.

Caro Presidente,

come sai, il 21 marzo 1966(2) avevamo risposto ad una richiesta del Governo austriaco con cui si proponeva una nuova riunione dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri che da parte italiana si sarebbe stati pronti a partecipare a tale nuova riunione quando in Austria si sarebbe concluso l’iter costituzionale relativo alla formazione del nuovo Governo.

In data 26 aprile, questo Ambasciatore d’Austria, su istruzioni del suo Governo, ha sollevato nuovamente la questione(3). Gli è stato risposto in forma interlocutoria, rimandando una nostra presa di posizione piapprofondita al principio di maggio.

Mi sembra, comunque, che occorra prendere, sulla questione del proseguimento dei nostri contatti con Vienna, una decisione di principio, che tenga conto delle prospettive che si possono verificare nell’uno o nell’altro senso.

Mi permetto, quindi, di proporti di indire presso di te una riunione del Comitato dei Ministri che dovrebbe approfondire i vari aspetti del problema ed eventualmente decidere sulle istruzioni che dovranno essere date ai nostri rappresentanti.

Dati i miei impegni, che tu conosci, ti sarei grato se la riunione potesse aver luogo il 12 o i(1) 13 maggio p.v.4.

Credimi,

tuo

[Amintore Fanfani]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 7.


2 Vedi D. 121.


3 Vedi D. 125.


4 Per la riunione del Comitato dei Ministri vedi D. 130.

128

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. segreto 12452. Vienna, 2 maggio 1966.

Signor Ministro,

la mia prima visita al nuovo Ministro degli Esteri(3), pur essendo protocollare e di cortesia, ha dato occasione al Dr. Toncic di farmi qualche accenno sulla politica estera del nuovo Governo con particolare riguardo al problema dell’Alto Adige.

Resteranno inalterate le linee generali della politica estera austriaca, ma il nuovo Governo intende accentuare una politica attiva verso occidente.

Una formulazione questa che potrebbe implicare un certo distacco da una rigida interpretazione dello status di neutralità.

Spontaneamente il Dr. Toncic è passato a parlare del problema dell’Alto Adige dicendomi che esso deve ormai essere risolto per tre ordini di motivi:

1) perché si tratta di una questione di minoranze che se poteva avere rilevanza nella politica che si faceva 50 anni fa, non pucostituire oggi un elemento di serio dissidio fra due paesi;

2) in Italia ed in Austria democristiani hanno la responsabilità del Governo ed il loro compito è quello di creare un’Europa unita, eliminando tutte le fonti di dissidio;

3) la questione non puche essere risolta bilateralmente, senza ricorrere a fori internazionali e particolarmente alle Nazioni Unite. Sarebbe poco dignitoso che due paesi europei dovessero ricorrere a tale foro, ove la questione finirebbe per essere decisa dai paesi afro-asiatici che, fra l’altro, ignorano contenuto e vera portata del problema.

Toncic ritiene che il problema sia maturo per la soluzione ma che a tale fine occorra una decisa volontà politica. Tale soluzione sarà agevolata se durante le trattative si saprà creare un’atmosfera di amicizia e di fiducia che, secondo Toncic, avrebbe finora fatto difetto.

Nel corso della conversazione il Ministro ha fatto anche un accenno agli altoatesini nel senso che anch’essi devono rendersi conto dell’opportunità di risolvere la controversia e quindi della necessità di contenere le loro pretese.

Dopo queste premesse Toncic si è augurato la rapida ripresa delle trattative, possibilmente nel corso dello stesso mese di maggio. Dopo aver preso atto del desiderio del Governo austriaco di risolvere pacificamente la questione, ho ritenuto opportuno dire a Toncic:

- - -

Ho ricordato a Toncic l’impostazione data dall’Italia al problema: l’Accordo De Gasperi- Gruber è stato eseguito e nuove eventuali concessioni devono costituire atti unilaterali del Governo italiano ed è per questo che l’attuale impostazione del negoziato è nel senso che non si debba firmare un accordo fra i due paesi, ma che il risultato delle conversazioni debba concretarsi in una dichiarazione del Parlamento italiano di cui quello austriaco deve prendere atto. E pertanto se non si tratta di un nuovo accordo regolarmente sottoscritto, non puimmaginarsi un organo internazionale al fine di garantire l’esecuzione di quanto unilateralmente concesso dal Governo italiano.

La conversazione è stata abbastanza lunga e cordiale e la formulazione dei rispettivi punti di vista non ha avuto nessun carattere di contrapposizione.

Per quanto, come ho detto, l’incontro non avesse lo scopo di discutere esplicitamente della questione dell’Alto Adige, devo sottolineare che Toncic me ne ha parlato spontaneamente dando l’impressione che si era a tale scopo preparato per esprimere chiaramente il suo punto di vista.

Egli non è entrato nel vivo delle questioni aperte e cioè né sulla concessione di autonomia nei settori del credito, dell’industria e del collocamento della mano d’opera né sul cosiddetto agganciamento internazionale. È probabile che nella prima conversazione egli non abbia voluto prendere una posizione negativa sui due punti di resistenza del Governo italiano.

Egli tuttavia ha concordato con me che il suo predecessore non è stato esatto quando ha detto in Parlamento di avere già ottenuto l’agganciamento internazionale; d’altra parte bisogna ricordare che in una recente intervista, su cui ho riferito, Toncic ha accennato che esistono varie forme di agganciamento internazionale.

L’unico dato positivo, per quanto generico, è che egli ha ripetuto in sostanza il pensiero di Klaus sia per quanto riguarda il vivo desiderio di risolvere il problema, sia per la valutazione di quanto resta da fare per arrivare a tale soluzione. Klaus aveva detto che il passo da fare è «soltanto piccolo», mentre Toncic in altra forma ha ripetuto che la questione è «matura per la soluzione».

Non credo che da parte austriaca si rinuncerà tanto facilmente alla richiesta di autonomia specialmente per i tre settori sopra ricordati né all’agganciamento internazionale e cianche perché sul Governo austriaco continuerà a pesare l’ipoteca delle pressioni tirolesi-altoatesine. D’altra parte il Governo deve ora, in un certo senso, marciare anche picauto perché Kreisky ha già preannunciato la sua opposizione in Parlamento se il Governo austriaco dovesse fare un accordo che non contempli quanto egli stesso avrebbe preteso e, in particolare, l’agganciamento internazionale.

Tuttavia ritengo che alle dichiarazioni di Klaus, ripetute sostanzialmente da Toncic, si debba dare un senso. Klaus è uomo che ha troppo il senso della responsabilità per diffondere un’atmosfera di ottimismo senza che egli si proponga una precisa linea di condotta, tanto piche egli sa benissimo, al punto in cui sono giunte le trattative, che da parte italiana non si ha l’intenzione di cedere alle maggiori richieste altoatesine.

E neppure ritengo che Klaus pensi che una trattativa diretta tra i due Governi di caratterizzazione democristiana (tanto pipoi che il Governo italiano non è solamente democristiano) possa spingere la democrazia italiana per fede politica a rinunciare ad alcune esigenze fondamentali in una materia così delicata.

Penso piuttosto che Klaus abbia intenzione di influire gradualmente sul Governo tirolese in chiave di partito. Il Governo tirolese è praticamente democristiano e quindi Klaus pucercare di convincere Wallnoefer, ed indirettamente Magnago, a maggiore moderazione.

Non bisogna dimenticare che a Klaus – e questo rispecchia anche l’orientamento del nuovo Governo – preme sopratutto giungere al pipresto ad un accordo dell’Austria col MEC ed egli si rende conto di quello che potrebbe essere il legittimo atteggiamento dell’Italia qualora perduri insoluta, per l’intransigenza tirolese-altoatesina, la questione dell’Alto Adige.

Se l’Austria non puentrare nel MEC a vele spiegate (in realtà essa cerca di entrarci con tutti i vantaggi e con pochi obblighi), essa tuttavia verrà a far parte di una comunità di amici e cideve avere per presupposto l’eliminazione di una questione come quella dell’Alto Adige che ha creato in passato – né si puescludere che li crei in avvenire finché la questione resterà aperta – gravi momenti di tensione a seguito del terrorismo.

Fatte queste premesse, rimane da vedere se egli sarà in grado d’agire sul Governo tirolese con successo.

Le notizie provenienti da Innsbruck non sono molto incoraggianti a questo proposito: il Governo tirolese è già indirettamente compromesso nella campagna per l’autodeterminazione che intende promuovere la super-associazione «Unione per il Suedtirol». La stessa incapacità del Governo di vietare la provocatoria colletta per l’Alto Adige in corso in Stiria non depone a favore della capacità dello stesso Governo di imporre il proprio punto di vista, certamente moderato, sugli elementi radicali ed estremisti.

Voglia accogliere, Signor Ministro, l’espressione del mio devoto ossequio.

Enrico Martino


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 3.


2 Sottoscrizione autografa.


3 La visita si era svolta il 29 aprile e Martino ne aveva riferito il giorno stesso con T. segreto urgentissimo 11776/127, sintetizzando quanto qui pidiffusamente esposto (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 1, s.p.).

11

Se da parte italiana si accogliesse la richiesta austriaca di elevare a Regione la Provincia di Bolzano, si avrebbero le seguenti conseguenze, sia di ordine politico – certamente le piimportanti – sia di ordine giuridico:

A) Conseguenze di ordine politico

I. Si darebbe l’impressione – come pisopra si è accennato – di non avere applicato l’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. A tale proposito sembrerebbe conveniente ricordare che l’inquadramento nella cornice della Regione Trentino- Alto Adige dei «poteri regionali autonomi» da conferirsi alla Provincia di Bolzano è, a suo tempo, dipeso da una ponderata scelta politica del Governo italiano che, tra l’altro, ha tenuto presente la tendenza centrifuga degli altoatesini di lingua tedesca verso una punta di attrazione esterno (tirolese, austriaco o tedesco). Di tale scelta furono tempestivamente informati, nei contatti che precedettero l’elaborazione del testo dell’Accordo di Parigi, i rappresentanti altoatesini che esplicitamente dichiararono di accettare il relativo punto di vista italiano. Inoltre, nel 1961, al momento dell’insediamento della Commissione dei 19, Magnago dichiarche il criterio su cui si sarebbe basato il lavoro dei 19 – quello cioè di esaminare la possibilità di sviluppo del grado di autonomia della Provincia di Bolzano mantenendo la cornice regionale – era accettabile per la SVP. Rivedere adesso tale scelta comporterebbe, oltre che un indebolimento della nostra posizione negoziale, anche la revisione di quel criterio che, se un giorno potrà essere giustificata, attualmente non potrebbe esserlo, dato che, negli ultimi dieci anni, non si è potuto constatare in Alto Adige la diminuzione della tendenza centrifuga di cui sopra.

II. Indeboliremmo, nei confronti delle Nazioni Unite, la nostra linea di difesa verso le rivendicazioni del Governo di Vienna.

III. Daremmo un «colpo sostanziale» a Trento ed al Trentino. A tal proposito conviene infatti ricordare che l’«idea» del 1946 fu dovuta – oltre che alla ragione di cui al punto I – anche alla convinzione che difficilmente l’economia trentina avrebbe potuto sufficientemente svilupparsi se non fosse stata in qualche modo stabilita qualche linea diretta di comunicazione con Bolzano. Fin dall’amministrazione austriaca, Trento si è sostanzialmente appoggiata su Bolzano (infatti i bolzanini di quel tempo hanno sempre rappresentato, a Vienna, il peso costituito dalla partecipazione di Trento alla loro circoscrizione amministrativa). Per quanto sia possibile immaginare che, in caso di elevazione a Regione della Provincia di Bolzano, si potrebbe ricorrere a qualche mezzo tecnico per riconfermare almeno in gran parte i diretti canali che legano Trento a Bolzano, pure appare certo che – se non vi sono interessi nazionali che lo impongono – sarebbe preferibile mantenere come cornice dei rapporti tra Trento e Bolzano l’attuale struttura giuridico-amministrativa.

IV. Provocheremmo effetti psicologici negativi sul gruppo di lingua italiana residente in Alto Adige. Tale gruppo – che fin d’ora si sente in posizione non troppo sicura a causa della sua minoranza numerica nei confronti del gruppo di lingua tedesca – finirebbe per perdere quella garanzia, almeno formale, che adesso gli viene dall’esistenza delle strutture amministrative regionali.

B) Conseguenze di carattere giuridico

I. Per quanto la elevazione a Regione della Provincia di Bolzano non comporterebbe teoricamente un ampliamento dei poteri legislativi rispetto a quelli di cui la Provincia è investita (dato che l’eventuale ampliamento dipenderebbe dalla legge istitutiva della nuova regione), si puagevolmente prevedere che nella formazione della predetta legge non si potrebbe non tener conto delle richieste dei rappresentanti della maggioranza della Provincia di Bolzano, anche per il fatto che, trattandosi di istituire una regione a statuto speciale, il suo grado di potestà legislativa non potrebbe logicamente essere inferiore a quello delle Regioni a statuto ordinario. Il che, praticamente, potrebbe significare l’assegnazione alla nuova regione di nuove potestà legislative anche nei settori in cui la tutela degli interessi del gruppo di lingua italiana lo sconsiglierebbe.

II. In base alla Costituzione, la Provincia di Bolzano acquisterebbe automaticamente la facoltà di impugnare le leggi dello Stato davanti alla Corte Costituzionale. (Tale facoltà è del resto prevista anche nel caso di accoglimento delle proposte dei 19).

III. Il Presidente della Provincia acquisterebbe il diritto di partecipare alle riunioni del Consiglio dei Ministri, quando si tratti di decidere circa questioni di prevalente interesse per la Provincia medesima. (Tale facoltà è anche essa prevista nel caso di accoglimento delle proposte dei 19).

IV. Nelle materie di competenza dei Ministeri tecnici la Provincia, divenuta Regione, tratterebbe direttamente con i Ministeri medesimi, anche in quei casi in cui attualmente i rapporti sono tenuti dalla Regione Trentino- Alto Adige.

Delle conseguenze giuridiche di cui sopra, soltanto la prima ha carattere rilevante: ma appare così sostanziale da presupporre – qualora si volessero annullare i suoi effetti – la predisposizione tempestiva di un complesso piano per la tutela degli interessi italiani e dei cittadini di lingua italiana in Alto Adige. Le altre tre conseguenze non hanno che scarsa rilevanza, tanto pise si pensa che, per quanto riguarda quelle di cui ai nn. II e III si tratta di questioni già concordate in sede di Commissione italo-austriaca di esperti, sulla base di quanto a suo tempo proposto, all’unanimità, dalla Commissione dei 19.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, nn. 1314-1322.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 106.


Il passo in questione, trasmesso da Martino con T. 10717/105 del 20 aprile, era il seguente: «Il Governo Federale austriaco deve constatare con sincero rincrescimento che si attende ancor sempre una conclusione soddisfacente delle trattative con l’Italia in merito alla soluzione della questione del Suedtirol. Basandosi sulle risoluzioni delle Nazioni Unite e confidando nelle assicurazioni dei competenti organi governativi italiani, l’Austria si sforza ora da quasi cinque anni per un componimento della controversia sul piano bilaterale. Io vorrei rilevare che sia in occasione delle trattative che degli incontri personali e dei colloqui da parte degli uomini di Stato italiani ed austriaci si è manifestata molta buona volontà. Alle parole dovrebbero seguire ora finalmente i fatti. Il tempo incalza ed un’ulteriore dilazione risulta sempre pidifficile a giustificarsi nell’interesse della popolazione interessata. Il Governo Federale austriaco puassicurare di non desiderare nulla piardentemente del consolidamento di strette, serene e cordiali relazioni con il vicino popolo italiano. Esso non pupersottrarsi anche dal dovere che le impone l’accordo di Parigi, convalidato dalle Nazioni Unite, per la protezione del gruppo etnico sudtirolese. Nella consapevolezza di questo dovere, il Governo Federale austriaco non si stancherà nei suoi sforzi, sia sul piano bilaterale che sul piano internazionale. Non vorrei terminare questa parte della dichiarazione di Governo senza fare ancora una volta appello al Governo italiano: il passo che rimane ancora da fare è ora solo piccolo. I suoi effetti sarebbero pergrandi e benefici per i nostri due popoli» (Telegrammi ordinari 1966, Austria arrivo, vol. I).

riunione dei rappresentanti dei ministri degli esteri, una seconda versione ne era stata redatta il 29 aprile


5 Vedi D. 128.


6 Vedi D. 109.


7 Vedi D. 4.


8 Vedi D. 120.


9 Vedi D. 125.


10 Una prima versione di questo appunto era stata redatta l’11 dicembre 1965 in previsione di una

1966 in vista dell’incontro Fanfani- Tončić del 3 maggio (su questo incontro vedi D. 130, nota 3).


11 Vedi D. 2, All. I.


12 L’Allegato III e una versione con poche varianti dell’Allegato II erano stati trasmessi da Gaja a Pompei con L. 10A/2697 del 30 dicembre 1965 perché fossero sottoposti all’Ufficio Regioni della Presidenza del Consiglio per un parere (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 5).


13 Vedi D. 2, Allegati I e III.


14 Vedi Allegato VII.


15 Nota del documento: «Oppure: “A questo riguardo il Governo Federale austriaco dichiara che quando il Governo italiano avrà completato l’adozione delle misure previste nella sua Dichiarazione al Parlamento italiano del … il Governo Federale austriaco considererà chiusa la controversia relativa all’esecuzione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946”. Oppure: “A questo riguardo il Governo Federale austriaco dichiara che quando il Governo italiano avrà attuato tutte le misure elencate nella sua Dichiarazione al Parlamento italiano del … il Governo Federale austriaco considererà chiusa la controversia relativa all’esecuzione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946”».

130

COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 12 maggio 1966, ore 11,30)1

Appunto segreto(2).

Alto Adige: riunione presso il Presidente del Consiglio tenuta il 12 maggio 1966 alle ore 11,30.

Partecipanti: il Presidente del Consiglio on. Moro, che presiede la riunione; il Vice Presidente del Consiglio on. Nenni; il Ministro senza Portafoglio on. Piccioni; il Ministro degli Esteri on. Fanfani; il Ministro degli Interni on. Taviani; il Ministro della Difesa on. Tremelloni; il Ministro del Tesoro on. Colombo; il Ministro della Pubblica Istruzione on. Gui; il Ministro dell’Industria e Commercio on. Andreotti; il Direttore Generale degli Affari Politici Ministro Gaja; il Prefetto Giovenco; il Consigliere d’Ambasciata Cottafavi ed il Vice Prefetto Fabiani.

L’Onorevole Presidente del Consiglio in apertura di seduta con riferimento alla documentazione predisposta per la riunione e fatta tenere ai partecipanti, propone che si proceda all’esame della materia nel seguente ordine:

A) questioni connesse alle modalità di chiusura della controversia sul piano bilaterale italo-austriaco;

B) formule di compromesso che potrebbero essere proposte da parte italiana per la definizione dei 10 punti rimasti tuttora aperti nel quadro delle misure da adottarsi in favore delle popolazioni altoatesine;

C) esame di alcuni provvedimenti che potrebbero essere adottati anche in pendenza delle trattative per il superamento della controversia in atto.

FANFANI: Dopo aver ringraziato l’on. Presidente del Consiglio, inizia col dire che esistono le premesse per un nuovo incontro segreto dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria, in quanto che da parte austriaca – in questi ultimi tempi – si è dimostrata una propensione a ricercare un’intesa con l’Italia. Cianche se non sono mancati episodi che non possono essere graditi dal Governo italiano, come quelli relativi alla raccolta di fondi in Austria a favore degli altoatesini di lingua tedesca e al viaggio, senza preventiva comunicazione al Governo italiano, del Ministro dell’Istruzione austriaco a Merano. Circa il primo episodio, il Ministro Fanfani ha presentato formali rimostranze al Ministro degli Esteri austriaco a Strasburgo nel corso della conversazione con lui avuta il 3 maggio 1966(3). All’Ambasciatore d’Austria saranno fatti oggi stesso gli opportuni rilievi sul secondo episodio.

Prosegue riferendo circa le impressioni riportate dalla sua predetta conversazione col Ministro degli Esteri austriaco in merito agli eventuali sviluppi dei contatti tra Italia ed Austria. Il Ministro Toncic gli ha assicurato le disposizioni particolarmente favorevoli dell’attuale Governo austriaco e del Cancelliere Klaus. Lo stesso Cancelliere, per il tramite del Ministro Toncic, ha sottolineato la necessità di non perdere tempo per evitare che l’atmosfera attualmente esistente tra Italia ed Austria possa deteriorarsi.

Conclude, affermando di aver raccomandato la necessità di mantenere, circa gli ulteriori contatti dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri, la piassoluta segretezza, il che, da parte austriaca non è stato sempre fatto. Per quanto riguarda il merito della questione, chiede che il Ministro Gaja possa esporne i particolari al Comitato dei Ministri.

MORO: Fa osservare che, particolarmente nelle due ultime riunioni passate, il segreto è stato pienamente mantenuto anche dalla stampa italiana.

FANFANI: Aggiunge che, proprio a tale fine, potrà essere conveniente cambiare la sede della nuova riunione.

GAJA: Ricorda che nell’ultima riunione di Londra tra rappresentanti dei Ministri degli Esteri(4), da parte italiana, per quanto concerne la chiusura formale della controversia, si è fatto chiaramente intendere che a Vienna si doveva rinunciare all’idea di un cosiddetto «ancoraggio internazionale» delle misure che il Governo italiano si sarebbe impegnato a prendere in Alto Adige. Circa le 18 questioni rimaste aperte al termine dell’ultima riunione della Commissione mista di esperti nell’ottobre 1964, si è concordato che 8 di esse, indicate nell’elenco inserito nella documentazione in possesso dei partecipanti, potevano considerarsi risolte con l’accoglimento da parte austriaca delle proposte italiane. Ne rimangono, quindi, altre 10, per le quali si dovrebbero studiare formule che tengano conto di alcune istanze delle popolazioni di lingua tedesca dell’Alto Adige.

La parte austriaca, mentre ha lasciato intendere di aver compreso di non poter insistere sulla richiesta di un «ancoraggio internazionale», ha invece richiesto una formulazione piprecisa e completa delle competenze e funzioni dell’organo interno di contatto, che era stato prospettato come ulteriore mezzo per garantire l’attuazione delle misure proposte. Mentre poi, da parte italiana, prendendo lo spunto da una dichiarazione di Kreisky, si era proposto il deferimento alla Corte dell’Aja di eventuali, future controversie, i rappresentanti austriaci si erano dichiarati decisamente in favore alla costituzione di un comitato arbitrale. Quanto al primo punto, cisignifica che devono essere esaminati e messi a punto i vari aspetti di garanzie interne che sono stati finora prospettati (e cioè la dichiarazione governativa, l’organo di contatto, la partecipazione del Presidente della Giunta provinciale di Bolzano al Consiglio dei Ministri).

Per il prossimo incontro dei rappresentanti dei Ministri occorre quindi impartire direttive ai delegati italiani sia in ordine ai modi di chiusura della vertenza sia nella parte sostanziale del negoziato. Inoltre occorre definire la scelta dell’organo (Corte dell’Aja o Comitato arbitrale) cui affidare la risoluzione di eventuali future controversie. Per la parte sostanziale occorrerà dare precise direttive sulle 10 questioni rimaste aperte, basandosi eventualmente sulla serie di ipotesi di nuove formulazioni, quali risultano nell’ultima colonna del prospetto predisposto dalla Presidenza del Consiglio ed inserito nella documentazione in possesso degli intervenuti. Ricorda, infine, che occorrerà procedere alla valutazione di eventuali misure da adottare immediatamente (questione che era stata presa in considerazione dell’ultimo Comitato dei Ministri a dimostrazione della volontà italiana di venire incontro alle istanze delle popolazioni locali e per favorire comunque una distensione degli animi in Alto Adige). Era stato previsto che tali misure interinali fossero prese già nel corso del passato inverno. Il problema potrà essere riesaminato ora, nella nuova atmosfera creatasi in Alto Adige. Senza voler entrare in argomenti di competenza di altre amministrazioni, rileva che vi sono forse segni di maggiore distensione dal punto di vista locale, e che la realizzazione dei programmi televisivi in lingua tedesca ha molto giovato a questi fini ed è stata apprezzata da tutti gli ambienti.

L’esame potrà quindi cominciare dal problema delle cosiddette «garanzie» che è certo il problema centrale per lo sviluppo dell’attuale negoziato. Si puesaminare innanzitutto il problema dell’organo cui potranno essere sottoposte future controversie. Successivamente si potranno esaminare, ad una ad una, le cosiddette garanzie interne, pisopra enumerate.

TAVIANI: Fa osservare che vi sono stati – da parte austriaca – altri fatti non graditi oltre a quelli ricordati dal Ministro Fanfani. Cita a questo proposito una circolare del Ministro della Difesa austriaco (luglio 1965) con la quale viene richiesto lo studio, come possibile zona operativa, di località dell’Alto Adige. Prosegue affermando che, inoltre, vi sono elementi che fanno ritenere che nella prossima estate, a partire da giugno, vi potrà essere una ripresa degli attentati terroristici in Alto Adige. I terroristi avrebbero altresì in animo di inviare «pacchi esplosivi» a uomini politici italiani. Per quanto riguarda il merito della questione, osserva che le due posizioni – quella italiana e quella austriaca – sono ancora divergenti sia su alcuni aspetti della parte formale, sia su alcuni punti della parte sostanziale.

MORO: Ritiene – per quanto riguarda il problema delle garanzie che occorre escludere un vero e proprio ancoraggio internazionale delle misure promesse dal Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine. Finora la relativa richiesta austriaca di un ancoraggio non è stata ancora eliminata, ma da qualche segno sembra che Vienna cominci a comprendere che tale istanza è per noi irrealizzabile ed inaccettabile.

FANFANI: Conferma di aver ripetuto tale nostro punto di vista al Ministro degli Esteri austriaco.

TAVIANI: Osserva che, in realtà, la Commissione dei 19 ha portato ad ampie e talvolta gravi cessioni sul fondo della questione a cui tutti i partiti rappresentati nella Commissione stessa sono implicitamente impegnati. Nessun impegno analogo esiste, invece per quanto riguarda il problema di eventuali garanzie. Ciha come conseguenza che, da un punto di vista realistico e tenendo presente la necessità di una approvazione da parte del Governo italiano, è pifacile andare incontro alle richieste di fondo degli altoatesini che a richieste di garanzie. Comunque, il problema che si pone oggi è questo: al posto dell’accordo per l’istituzione di una corte arbitrale, presentato a Parigi nel dicembre 1964, che cosa dare come garanzia? Si dichiara personalmente non sfavorevole alla Corte dell’Aja.

FANFANI: Afferma di essere anch’egli favorevole alla Corte dell’Aja. Infatti l’accettazione della giurisdizione della Corte presenta il vantaggio di non esigere probabilmente un negoziato speciale. Si puimmaginare che potrebbero bastare due dichiarazioni, parallele o, al massimo, un semplice accordo per la retroattività della Convenzione europea sulle controversie.

ANDREOTTI: Fa rilevare che, quando a suo tempo si era discusso circa la convenienza di scegliere fra la Corte dell’Aja ed una corte arbitrale, si era osservato che la giurisdizione della Corte dell’Aja non era sembrata idonea a darci sufficienti garanzie sia per quanto riguarda il carattere strettamente giuridico che noi vorremmo fosse dato dalla Corte alla sua azione, sia per la crescente politicizzazione della Corte dell’Aja. La risposta al quesito circa l’accettazione di una eventuale istanza arbitrale (diversa da quella proposta a Parigi) sarebbe piagevole se si potesse «inventare» qualcosa di accettabile per il nostro Parlamento. Quale in realtà dovrebbe essere l’interesse comune italo-austriaco? Togliere di mezzo ogni motivo di future liti. Se si potesse, per esempio, pensare ad una commissione stabile dei due Parlamenti, garante del buon vicinato, il nostro Parlamento potrebbe essere indotto pifacilmente ad accettarla.

FANFANI: Osserva che la proposta è senza dubbio interessante. Tuttavia, a prima vista, ritiene che possano opporsi tre obiezioni:

1) il Trattato di Stato austriaco consentirebbe questa soluzione? È il problema giuridico delicato che gli uffici competenti del Ministero degli Esteri potrebbero mettere allo studio.

2) Come dovrebbe essere formata la Commissione per quanto riguarda il numero dei componenti? Come, in essa, sarebbero rappresentati i gruppi parlamentari dei due Paesi? La recente esperienza fatta in occasione della designazione dei parlamentari europei potrebbe dimostrare la difficoltà di una simile composizione.

3) La Commissione parlamentare non potrebbe non avere carattere marcatamente politico: citoglierebbe quel carattere esclusivamente giuridico che abbiamo sempre cercato di mantenere alla controversia. Si giungerebbe, in sostanza ad un risultato che noi abbiamo sempre cercato di evitare.

Aggiunge che, oltretutto, la Corte dell’Aja non potrà essere sempre favorevole all’Austria. D’altro canto l’eventuale istituzione di un organo arbitrale ad hoc – sia che esso sia composto da tre membri, sia che se ne prevedano cinque – farebbe sì che l’organo, per lo stesso sistema di scelta dei suoi membri, finirebbe di essere piaperto alle tesi austriache che alle nostre. Di conseguenza dovremmo affrontare gli stessi rischi connessi con la scelta della Corte dell’Aja, la quale presenta l’indubbio vantaggio della maggiore facilità di accettazione da parte del nostro Parlamento.

TAVIANI: Ritiene che la Corte dell’Aja presenti pericoli, ma pensa che essi possano in sostanza essere minori del previsto. Il fatto che è terminato, in pratica, il periodo della cosiddetta decolonizzazione fa sì che la Corte si avvii, per quanto riguarda i giudizi, verso un periodo di stabilizzazione. Anche per quanto concerne i principi giuridici cui essa verosimilmente potrà ispirare le sue decisioni, è da prevedere che essi diverranno sempre piuniformi, ispirandosi sempre pida vicino ai principi piaffermati del diritto delle genti.

FANFANI: Si puaggiungere che le procedure della Corte dell’Aja sono certamente molto lente: il che per noi non puessere che vantaggioso perché tale lentezza è atta a scoraggiare un’eccessiva litigiosità austriaca e finirà per contribuire ad una sdrammatizzazione della questione. Fa un breve accenno alla nomina di Gruber a Sottosegretario presso la Cancelleria Federale di Vienna. La presenza di Gruber nel Governo austriaco puessere indicazione di un certo equilibrio nell’atteggiamento del nuovo Governo.

NENNI: Osserva che, per la verità, Pittermann gli aveva detto che l’attuale situazione governativa austriaca è meno favorevole della precedente ad una conclusione della controversia.

MORO: Conclude che la giurisdizione della Corte dell’Aja è per noi preferibile, perché presenta rischi minori e perché è suscettibile di essere pifacilmente approvata dal Parlamento.

GAJA: Rileva che, dal punto di vista negoziale, vi saranno indubbiamente gravi difficoltà nel fare accogliere agli austriaci il principio della giurisdizione della Corte dell’Aja. Ricorda che, nella precedente riunione dei rappresentanti dei Ministri, un analogo tentativo era stato fatto da parte italiana, basandosi su di un accenno non sfavorevole alla Corte dell’Aja fatto dal Ministro Kreisky a New York. Nonostante tale pifacile punto di partenza, la richiesta italiana è stata fermamente respinta dai rappresentanti austriaci. Da parte austriaca si è insistito sulla stipulazione di un accordo per l’istituzione di una Corte arbitrale sostenendo che l’accettazione del ricorso all’Aja sarebbe interpretata in Austria come un vero e proprio insuccesso. Non ci si puquindi illudere sul fatto che possa essere facile far recedere gli austriaci da tale posizione. Ritornando al problema delle garanzie nel loro complesso, ricorda che le garanzie interne cui da parte nostra è stato accennato consistono: 1) nella dichiarazione solenne che il Governo italiano farebbe davanti al Parlamento. In tale dichiarazione dovrebbe trovar luogo la menzione della Corte dell’Aja quale foro per la risoluzione delle future controversie; 2) nella costituzione di un organo di contatto interno, che rappresenterebbe un tramite atto a sottoporre al Governo i problemi e le istanze delle popolazioni dell’Alto Adige. Circa tale organo, occorre ormai chiarire se si intenda costituirlo con legge o con semplici provvedimenti amministrativi. Inoltre occorre meglio indicarne le competenze, specificando le ipotesi in cui il parere dell’organo potrebbe essere facoltativo od obbligatorio, anche, ovviamente, se non vincolante; 3) nella presenza del Presidente della Provincia alle sedute del Consiglio dei Ministri nelle quali si esaminino questioni di particolare interesse per la Provincia. Si è anche prospettato che tale presenza possa essere ammessa prima del perfezionamento formale dei provvedimenti normativi che, secondo i suggerimenti della Commissione dei 19, sanzioneranno tale principio.

FANFANI: Sottolinea di avere avuto la sensazione dai suoi recenti contatti che gli austriaci siano ora impressionati dalla possibilità che il Parlamento italiano possa rifiutare la sua approvazione ad un accordo tendente alla costituzione di una Corte arbitrale. Suggerisce l’opportunità di tentare di offrire la concessione relativa alla costituzione all’organo di contatto interno in luogo dell’istituzione del comitato arbitrale.

NENNI: Esprime la speranza che la ripresa delle trattative scoraggi una nuova ondata di terrorismo.

FANFANI: Rileva, a tal proposito, che occorre separare i terroristi dalle popolazioni locali e dal Governo austriaco.

ANDREOTTI: Anche dal clero e dai dirigenti della politica locale.

TAVIANI: Osserva che, purtroppo, la centrale terroristica è a Monaco.

Per quanto riguarda il merito della questione e, particolarmente, il problema delle garanzie di carattere interno, occorre tra l’altro decidere se debba prevedersi la partecipazione alle sedute del Consiglio dei Ministri del Presidente della Giunta provinciale da solo o accompagnato dal Presidente della Regione Trentino Alto- Adige.

MORO: Osserva che i due Presidenti potrebbero intervenire insieme.

GUI: Rileva che probabilmente anche Trento vorrà avere lo stesso diritto di partecipazione.

FANFANI: Passando a parlare dell’eventuale istituzione dell’organo di contatto interno osserva che non sarà certamente facile opporsi alla relativa richiesta austriaca. Aggiunge che proprio al fine di meglio valorizzare la nostra concessione in proposito si dovrebbe fare in modo che l’organo prenda la fisonomia di un vero e proprio comitato di contatto. Infatti, se si tiene presente la possibilità per la Provincia di adire anche la Corte Costituzionale, con l’istituzione di un comitato di contatto interno si sarebbe concesso molto in fatto di garanzie interne. Se i parlamentari della Provincia potranno entrare teoricamente in contatto con la Presidenza del Consiglio cirappresenterà una forma di collaborazione completa.

TAVIANI: Ritiene che se si vuole raggiungere un accordo sulla base dei suggerimenti dei 19, qualcosa occorre concedere nel campo delle garanzie interne. Tuttavia, egli teme piil contatto istituzionalizzato tra la Provincia ed il Governo che non un’eventuale commissione internazionale. Infatti se si tiene presente che, scegliendo la forma di garanzia internazionale rappresentata dal ricorso alla Corte dell’Aja, occorrerà molto probabilmente fare tutte le concessioni previste dalla Commissione dei 19, sembra piopportuno prevedere per l’organo di contatto interno la partecipazione di parlamentari locali. In tal modo l’organo di contatto potrebbe risultare una istanza meno rigorosa – circa l’eventuale applicazione dei suggerimenti dei 19 – di quanto non lo sarebbe se la composizione dell’organo stesso fosse diversa.

GUI: Si associa e ribadisce che sarebbe preferibile che il contatto avvenisse tra Governo e parlamentari piuttosto che con la Provincia.

FANFANI: Aggiunge che si potrebbe prevedere che all’organo di contatto interno partecipino parlamentari locali, nonché quelli eletti nella lista nazionale che abbiano ottenuto molte preferenze locali. Ritiene inoltre che potrebbe essere opportuna anche la partecipazione di senatori.

MORO: Esprime qualche dubbio sull’opportunità di stabilire un contatto periodico tra parlamentari e Governo.

FANFANI: Rileva che il problema potrebbe essere risolto orientandosi verso un organo di contatto formato prevalentemente da «cariche»: in tal modo si eviterebbe la partecipazione di parlamentari locali di minor rilievo i quali, sotto l’aspetto di una puntigliosa rigorosità nei confronti dell’applicazione dei suggerimenti dei 19, sarebbero, probabilmente, piintransigenti dei parlamentari di maggior peso politico.

COLOMBO: Interviene per dire che il problema dell’organo di contatto interno non gli sembra di grande rilevanza. Ciche invece maggiormente lo preoccupa è l’altra forma di garanzia interna, quella relativa alla partecipazione del Presidente del Consiglio provinciale al Consiglio dei Ministri, partecipazione che finirebbe con l’accentuare sostanzialmente visibilmente l’autonomia della Provincia. A tal proposito pone una domanda: che cosa in sostanza dice al riguardo il Rapporto conclusivo della Commissione dei 19?

TAVIANI: Legge la parte del predetto Rapporto relativa alla partecipazione del Presidente del Consiglio provinciale alle sedute del Consiglio dei Ministri. Fa presente che si tratta di un voto espresso all’unanimità dai Commissari e basato su una proposta emanata dall’on. Lucifredi.

COLOMBO: Osserva che gli sembrerebbe preferibile una formula con la quale il Presidente del Consiglio provinciale non venga parificato al Presidente della Regione. Ovviamente, il Consiglio dei Ministri potrebbe sempre sentire, in casi specifici, il Presidente del Consiglio provinciale. Quello che sarebbe importante è evitare di istituzionalizzare la partecipazione del Presidente del Consiglio provinciale alle sedute del Consiglio dei Ministri.

MORO: Rileva anzitutto che se si deve concentrare la nostra resistenza sulla questione relativa all’istituzione di un tribunale arbitrale è difficile modificare la nostra posizione anche per quanto riguarda le garanzie di carattere interno.

GUI: Ritiene che per attenuare il pericolo si potrebbero chiamare i due Presidenti

– quello della Regione e quello del Consiglio provinciale – a partecipare alle riunioni del Consiglio dei Ministri. FANFANI: Se si pufare: perché la formulazione dello Statuto è in verità molto generica.

PICCIONI: Interviene per osservare che gli sorge un grave dubbio: se la Commissione dei 19 è vincolante, non ci sarebbe nulla da fare. Ma in realtà la Commissione è stata istituita come organo consultivo. Inoltre se i suggerimenti della Commissione dei 19 si realizzano, viene prefigurata la Regione autonoma. Ma allora perché non affrontare il problema alla radice? La Provincia diverrebbe autonoma anche all’interno.

MORO: Ricorda quanto precedentemente dichiarato dal Ministro Fanfani: attenuare la garanzia internazionale sembra il massimo che si puottenere, se si vuol concludere. Occorre ovviamente tener presente che l’eventuale giudizio della Corte dell’Aja, potrebbe, tra l’altro comportare la «condanna» ad eseguire i suggerimenti dei 19: conseguentemente, la funzione dell’organo di contatto interno prenderebbe particolare rilievo. Pertanto la composizione dell’organo stesso appare come un problema delicato. A tal proposito suggerisce che l’organo di contatto potrebbe essere a carattere misto, cioè formato sia dall’Amministrazione centrale e dai rappresentanti della Provincia sia da tecnici interpellati di volta in volta.

GAJA: Come dovrebbe essere costituito? Con legge o con decreto?

FANFANI: Osserva che sarebbe preferibile che l’organo di contatto fosse istituito con decreto del Ministero dell’Interno: citenendo presente le eventuali analoghe richieste da parte delle altre regioni.

PICCIONI: Insiste sul fatto che non si pupensare ad un contatto pisostanziale di quello rappresentato dalla possibilità per il Presidente del Consiglio provinciale [di] intervenire al Consiglio dei Ministri.

MORO: Spiega che la partecipazione del Presidente del Consiglio provinciale alle sedute del Consiglio dei Ministri riguarda un’altra delle forme di garanzia a carattere interno che verrebbero offerte all’Austria. Mentre l’eventuale istituzione dell’organo di contatto interno, in sostanza, rappresenta per noi un’alternativa ai contatti internazionali.

FANFANI: Osserva che la Commissione dei 19 aveva immaginato i contatti tra la Provincia di Bolzano ed il Governo per rendere interno il rapporto Italia- Alto Adige. Se l’istituzione dell’organo di contatto puservire ad indurre gli altoatesini a non passare per Vienna, non ci conviene scoraggiarla, sia pure con tutte le cautele.

MORO: Vuole sottolineare, infatti, che l’eventuale presenza in Consiglio dei Ministri deve costituire un fatto limitato e ben preciso.

FANFANI: Rileva che sarebbe opportuno passare ad esaminare le materie concrete. Espone i 18 punti rimasti aperti al termine della V sessione di esperti e spiega perché ora siano rimasti in discussione soltanto i dieci definiti «vitali» dagli altoatesini e dagli austriaci. Prega Gaja di fare il punto sulle questioni aperte.

GAJA: Osserva che prima di esaminare le 10 questioni cui ha fatto riferimento il Ministro Fanfani occorre anzitutto decidere circa la formulazione relativa alla questione del «pubblico impiego». Si tratta dell’unica tra le 92 questioni concordate con gli austriaci sulla quale ci siamo riservati, nella ripresa delle conversazioni di presentare una nuova formula che sia concretamente realizzabile, in misura maggiore di quella già presentata. Conseguentemente, è stata preparata una nuova formulazione.

TAVIANI: Espone la nuova formula che viene approvata.

GAJA: Elenca le 10 questioni rimaste aperte.

TAVIANI: Per quanto riguarda la questione delle «acque pubbliche» propone che il Ministro Andreotti esamini con l’ENEL la nuova eventuale proposta.

COLOMBO: Rileva che occorre tener presente che si tratta di acque di interesse nazionale.

FANFANI: Osserva che occorre studiare a fondo le possibili soluzioni. Si pupensare ad un piano tra lo Stato e la Provincia per le acque in genere. Si potrebbe, limitarlo ad un anno. Occorre approfondire quest’aspetto prima di elaborare definitivamente l’eventuale concessione. Gaja potrà prendere contatto con i funzionari competenti.

MORO: Fa presente che è stato già fatto.

ANDREOTTI: Non vede difficoltà a recepire la richiesta austriaca relativamente alle competenze dell’ENEL. Non sarebbe infatti un danno se si arrivasse ad una accettazione austriaca circa l’esistenza dell’ENEL.

FANFANI: Ricorda che bisogna armonizzare gli eventuali piani nel quadro ENEL.

ANDREOTTI: Si dichiara favorevole alla nuova proposta elaborata.

FANFANI: Suggerisce una trasposizione nel senso di fondere la formulazione elaborata nella riunione ministeriale del luglio 1965 con la nuova formula di compromesso, apportando una modifica puramente formale che faccia precedere le previsioni relative al piano di coordinamento tra Stato e Provincia sia per quanto riguarda l’utilizzazione delle «Acque pubbliche» sia per quanto concerne le «Opere idrauliche».

Viene approvata in linea di massima la formula seguente:

«Utilizzazione delle acque pubbliche, da parte dello Stato e della Provincia, in base ad un piano generale da stabilirsi, da un Comitato misto composto da rappresentanti dello Stato e della Provincia, nell’ambito della rispettiva competenza.

Attribuzione alla Provincia della competenza legislativa secondaria per l’utilizzazione delle acque pubbliche, escluse le grandi derivazioni a scopo idroelettrico, e devoluzione alle Provincie stesse delle prestazioni e della fornitura di energia elettrica previste dall’attuale art. 10 dello Statuto nel quadro del sistema dell’ENEL.

Predisposizione tra Stato e Provincia di un piano annuale di coordinamento delle opere idrauliche di rispettiva competenza.

Competenza legislativa secondaria in materia di opere idrauliche della IV e V categoria e su quelle di III categoria di cui alla lettera c) dell’art. 6 del T.U. 25 luglio 1905, n. 523.

Previsione che il Ministro dell’Industria prenda le sue decisioni in merito all’attività dell’ENEL nella Provincia sentita la Provincia stessa».

GAJA: Passa ad esporre la nuova proposta elaborata circa la questione «Industria». Ricorda che il Ministro Kreisky, nell’incontro di Ginevra del maggio 1964 aveva dato il massimo peso alla richiesta di attribuzione di competenze alla Provincia in questo settore. Nell’incontro di Parigi si era perciofferto di trasferire alla Provincia la competenza legislativa secondaria per lo sviluppo industriale per le aziende che contano fino a cinquanta dipendenti, mantenendo la competenza attuale alla Regione per le industrie con maggior numero di dipendenti. Oltre che non accontentare la parte austriaca, la formula è parsa anche a noi, in un secondo tempo, di dubbia applicabilità, per la inidoneità del criterio scelto per la definizione della piccola industria. Da parte austriaca si era poi chiesto che la competenza della Provincia si estendesse in generale a tutta la materia industriale e non fosse limitata, come del resto attualmente limitata nel caso della Regione, allo sviluppo industriale. Non è sembrato che si possa accettare questa richiesta di estensione, di cui non vi sono mai stati chiarimenti sufficientemente indicativi. La formula di compromesso che figura nell’ultima colonna del prospetto ipotizza, perci la eventualità del trasferimento alla Provincia della sola materia «incremento della produzione industriale» che è attualmente di spettanza della Regione. Contemporaneamente, ad evitare che possa venir meno il sostegno della Provincia alle attività industriali cui è particolarmente interessata la popolazione di lingua italiana dell’Alto Adige, si propone l’adozione di una clausola di «garanzia» che valga ad assicurare che gli interventi previsti dalle leggi dello Stato a favore dell’industria continueranno ad applicarsi in Provincia di Bolzano, e che i fondi all’uopo disponibili saranno utilizzati d’accordo fra Stato e Provincia. In altri termini, gli interventi dello Stato avranno carattere addizionale rispetto a quelli della Provincia e potranno tornare a beneficio delle industrie locali.

TAVIANI: Si tratta di un punto molto importante.

ANDREOTTI: Ritiene che converrebbe interpellare Von Walther, Presidente della Camera di Commercio di Bolzano.

TAVIANI: Propone che venga approvato tutto il materiale elaborato lasciando «aperte» le proposte relative all’industria ed al lavoro, anche tenendo presente la convenienza di tenere, nel negoziato, delle «carte» in mano. Aggiunge comunque che non dovrebbe essere difficile reperire qualche formula, partendo dal presupposto che noi dobbiamo continuare ad appoggiare la nostra industria e la popolazione di lingua italiana.

È ovvio che esiste, in proposito, una certa possibilità di manovra, tanto pise viene svolta in azione di coordinamento al centro. Perché non costituire, allora, un nucleo di funzionari specializzati che si occupino esclusivamente del problema?

ANDREOTTI: Si tratterebbe di fare qualche cosa di analogo a quanto è stato fatto in Germania per Berlino.

MORO: Occorre tuttavia dare fin d’ora qualche elemento, in vista della ripresa delle conversazioni segrete.

TAVIANI: Forse si potrebbe proporre la formula elaborata.

ANDREOTTI: Ripete che è opportuno sentire prima Von Walther.

Si decide che, circa la formula suggerita nello schema, venga sentito il parere del Presidente della Camera di Commercio di Bolzano, Von Walther.

COLOMBO: Osserva, per quanto riguarda il Credito che le cose piimportanti sono state concesse. Per quanto riguarda la nomina alle cariche sociali osserva che sarebbe preferibile la formula della Regione siciliana che contempla la nomina da parte del Ministro, d’intesa con la Provincia. Cinonostante, è disposto ad accettare la formula proposta, che prevede la nomina alle cariche sociali da parte della Provincia, d’intesa col Ministero del Tesoro e, solo in caso di mancata intesa, la nomina da parte dello Stato, sentite la Regione e la Provincia, di organi di amministrazione straordinari.

MORO: Osserva che forse si potrebbero mettere dei limiti al mandato degli organi di amministrazione straordinari, nominati in caso di mancata intesa.

Viene approvata la formula riportata negli schemi, con l’aggiunta della eventuale previsione della fissazione di termini per il mandato degli organi straordinari delle casse di risparmio e con la precisazione che l’attribuzione alle provincie della competenza per l’apertura e il trasferimento degli sportelli bancari si riferisce soltanto alle aziende di credito a carattere provinciale e regionale.

TAVIANI: Circa la Residenza non ci si puspostare dalla posizione già studiata.

Viene approvata la formula riportata negli schemi elaborati nella riunione interministeriale del luglio 1965.

TAVIANI: Per quanto riguarda l’Assistenza sanitaria ed ospedaliera occorre tener presente che vi sono ospedali militari in cui potrebbero essere impiegati medici di lingua italiana.

GAJA: Fa presente che, dato che la Regione perderebbe la unica competenza che ha in materia di industria, lo schema è ispirato al principio di lasciare alla Regione qualche competenza in altri settori. Perciè stata studiata una formula, che in parte è restituiva alla Regione della competenza in materia di assistenza e beneficenza, mentre amplia quella della Provincia in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera. D’altra parte, per ovviare alla preoccupazione espressa dal Ministro Taviani, aggiunge che negli ospedali militari rimarrebbero, comunque, medici di lingua italiana.

Viene approvata la formula riportata negli schemi.

TAVIANI: Circa la questione della Pubblica Sicurezza, ritiene possibile offrire l’attribuzione alla Provincia della competenza legislativa secondaria in materia di Pubblica Sicurezza per gli spettacoli pubblici, ma dichiara inaccettabile la formula di compromesso che prevede la messa a disposizione del Presidente della Giunta provinciale di un nucleo di 6 guardie di P.S., per gli interventi diretti al rispetto delle disposizioni provinciali.

FANFANI: Osserva che si potrebbe accettare una formula che contempli la costituzione di nuclei di polizia urbana distaccata, al massimo di dieci uomini, da mettere a disposizione del Presidente della Giunta provinciale per l’attuazione delle disposizioni legislative provinciali. Inoltre, potrebbe essere previsto che la polizia fornisca informazioni al Presidente della Giunta provinciale su richiesta di questo.

TAVIANI: Ritiene che, inoltre, si potrebbe stabilire che, in caso di manifestazioni folcloristiche, il Vice Commissario del Governo, prima di decidere in merito alla concessione della relativa autorizzazione, debba sentire il Presidente della Giunta provinciale.

Viene approvata la formula riportata negli schemi, elaborata in seguito alla riunione interministeriale del luglio 1965 con le aggiunte relative alla costituzione di nuclei di polizia urbana distaccata a disposizione del Presidente della Giunta provinciale e dell’obbligo del Vice Commissario del Governo di presentire il Presidente della Giunta provinciale in caso di manifestazioni folcloristiche, nonché l’obbligo del Questore di fornire informazioni al Presidente della Giunta provinciale.

Per la questione dei segretari comunali viene approvata la formula riportata negli schemi ed elaborata nella riunione interministeriale del giugno 1965.

FANFANI: Per quanto riguarda il Collocamento ed avviamento al lavoro, occorrerebbe inserire nella formula la previsione della nomina di Collocatori comunali scelti dal Ministero del Lavoro o da uffici periferici statali, dopo avere sentito il Presidente della Giunta provinciale ed i sindaci dei Comuni interessati.

Viene, cinonostante, approvata la formula riportata negli schemi, come punto finale al quale si potrebbe giungere nel negoziato.

GUI: Circa la Nomina dell’Intendente scolastico, riferendosi alla formula di compromesso contenuta negli schemi, osserva che l’ampiezza dell’intervento statale nella nomina dell’Intendente per la scuola di lingua tedesca, da parte della Giunta provinciale, dovrebbe essere in stretta relazione con la posizione del Provveditore agli Studi nei confronti degli Intendenti. In particolare, se la competenza del Provveditore deve essere limitata al coordinamento dell’attività degli Intendenti, occorre che la partecipazione del Ministero della Pubblica Istruzione alla nomina dell’Intendente per la scuola di lingua tedesca sia piampia di quella prevista dalla formula, e cioè, la nomina da parte della Giunta deve essere fatta d’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione.

Non viene presa alcuna decisione in merito alla formula riportata negli schemi, rinviando la questione ad un nuovo esame a livello funzionari.

FANFANI: Rileva che occorre tenere qualche questione aperta anche in vista dell’eventuale incontro dei Ministri.

TAVIANI: Fa rilevare che fin dall’ultimo Comitato dei Ministri, tenutosi il 22 novembre 1965(5), era stata prospettata l’opportunità di prendere al pipresto talune misure. Espone le misure che ritiene opportune:

- - - - - - - - -

Il Ministro Taviani aggiunge che di tale eventuale decisione dovrebbe essere data comunicazione ai parlamentari altoatesini di lingua italiana e tedesca.

FANFANI: A questo proposito rileva l’opportunità di sentire l’opinione dell’attuale Governo austriaco per conoscere se da parte di Vienna non ci siano obiezioni a che il Governo italiano applichi provvedimenti che fanno parte dell’insieme delle misure circa le quali sono tuttora in corso le conversazioni italo-austriache, *ad evitare che poi delle applicazioni fatte dall’Italia non si tenga conto per pretendere altre concessioni*6.

GAJA: Ricorda che da parte austriaca, particolarmente in occasione della discussione in merito all’attribuzione di una competenza legislativa alla Provincia in materia di industria, si era accennato con particolare insistenza in passato al problema della partecipazione della Provincia di Bolzano alla pianificazione economica. È probabile che tale questione venga risollevata dagli interlocutori austriaci, se non altro in un secondo tempo.

MORO: Rileva che conviene lasciare che Vienna riproponga, ove lo desideri, il tema della pianificazione economica che potrà essere affrontato da parte italiana in base alle istanze che saranno allora avanzate da parte austriaca.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1204.


2 Il documento reca il timbro: «Visto da S.E. il Ministro».


3 Di tale colloquio, svoltosi in occasione della riunione del Consiglio d’Europa, è statorinvenuto un resoconto, presumibilmente stralciato dal T. segreto urgentissimo 12330/28-29 del 4 maggio da Strasburgo, non rinvenuto, del seguente tenore: «Toncic … quale nuovo Ministrodegli Esteri d’Austria, ha confermato … desiderio Governo Klaus riprendere conversazioni … inun ambiente generale di ristabilita cordialità. Ho richiamato attenzione su ostacoli che a ripristinoserena atmosfera creano difficoltà sottoscrizioni e altre manifestazioni promosse in Austria. Su sostanza questione ho ricordato che Parlamento italiano non considererebbe sicuramente accettabilecontrollo internazionale su esecuzione eventuali proprie decisioni. Sembrami aver constatato nuova riflessione da parte austriaca su questa nostra ferma attitudine» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 4, pos. AA 2/1).


4 Vedi D. 109.


5 Vedi D. 106.


6 Il brano tra asterischi è un’aggiunta posteriore manoscritta.

131

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto. Roma, 12 maggio 1966.

Secondo le istruzioni ricevute ho oggi convocato l’Ambasciatore d’Austria e gli ho fatto presente quanto segue:

1) da parte italiana si è disposti a riprendere i contatti con il Governo austriaco in merito alla questione altoatesina attraverso una nuova riunione dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri;

2) tale nuova riunione dovrà avere carattere segreto, così come, d’altra parte, era stato precedentemente convenuto tra due Governi per altri analoghi incontri;

3) circa la località in cui potrà avvenire l’incontro, da parte italiana ci si rimette ad eventuali proposte austriache, dato che era sembrato che il Ministro Toncic avesse qualche perplessità per Londra, che alcuni mesi or sono era stata indicata dalla stampa come luogo degli incontri fra i rappresentanti dei Ministri;

4) dato che il lavoro da compiere è ancora intenso, la nuova prossima riunione segreta dovrebbe essere fissata in data abbastanza ravvicinata e, comunque, entro il corrente mese di maggio.

Anche circa la data siamo in attesa di proposte austriache.

L’Ambasciatore d’Austria mi ha assicurato che avrebbe subito portato a conoscenza del suo Governo il contenuto della mia comunicazione e che mi avrebbe fatto conoscere, appena possibile, la risposta di Vienna(2).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 4, pos. AA 2/9.


2 Per il seguito vedi D. 132.

132

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). Roma, 16 maggio 1966.

Questo Ambasciatore d’Austria mi ha comunicato telefonicamente oggi quanto segue in relazione alla mia comunicazione del 12 maggio u.s.3 circa la ripresa dei contatti italo-austriaci:

1) da parte austriaca si propongono per il nuovo incontro segreto dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri i giorni 23, 24 e 25 maggio p.v.;

2) per quanto riguarda la località in cui potrà avvenire l’incontro, da parte austriaca si propongono nell’ordine le seguenti città:

- - -

Ho risposto all’ambasciatore Loewenthal che, a causa dell’assenza dell’On. Ministro, mi riservavo di dargli una risposta definitiva nei prossimi giorni, facendo comunque presente che, anche in relazione a ci avrebbe potuto esservi un rinvio di 24 o 48 ore sulla data proposta dal Governo austriaco.

Per quanto concerne appunto la data si fa notare infatti che, ove i rappresentanti italiani debbano essere accompagnati dal Prefetto Giovenco (come era stato richiesto dal Ministro Taviani durante il recente Comitato dei Ministri) egli sarebbe disponibile soltanto a partire dalla mattina del 25. Si potrebbe quindi in tal caso chiedere agli austriaci uno spostamento della data dal 23 al 24, in modo che il Prefetto Giovenco possa essere disponibile per eventuali consultazioni durante la parte essenziale dell’incontro.

Per quanto riguarda la località, la scelta di Venezia potrebbe consentire un incontro sufficientemente riservato, effettuandolo in casa della figlia del Ministro Gaja. Tuttavia, la scelta di una località in territorio italiano implicherebbe automaticamente che la prossima volta ci possa essere richiesto di incontrarci in territorio austriaco; ciche, secondo l’esperienza finora fatta, escluderebbe ogni forma di riservatezza.

Lo svolgimento degli incontri a Londra ha finora assicurato piena riservatezza. Essa potrebbe essere ulteriormente rafforzata, decidendo di evitare qualsiasi contatto con le rispettive Ambasciate.

Quanto a Parigi, è probabile che la sede possa presentare caratteristiche non diverse da Londra, ove si trovasse un luogo adatto per incontrarsi (e cisenza ricorrere alle rispettive Rappresentanze). Nel caso di Parigi, sarà tuttavia necessario disporre di una somma per l’eventuale affitto di un salotto in albergo, per potervi tenere la riunione in parola.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 4, pos. AA 2/9.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 131.

133

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI(1)

Appunto. Roma, 20 maggio 1966.

Nella sua riunione del 12 maggio 1966(2) il Comitato di Ministri ha autorizzato una nuova riunione segreta dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria che si terrà il 25 maggio p.v.3.

In tale occasione i rappresentanti dell’on. Ministro degli Esteri – secondo le istruzioni in proposito ricevute dal Comitato di Ministri – comunicheranno quanto segue ai rappresentanti del Ministro degli Esteri austriaco:

I. PROBLEMA DELLE GARANZIE

- -

Tale organo assumerebbe il carattere di una Commissione permanente, composta di rappresentanti dei tre gruppi linguistici, nella proporzione a suo tempo concordata dagli esperti per il “meccanismo di contatto” (7 membri, di cui 4 di lingua tedesca, 2 di lingua italiana ed uno di lingua ladina).

Alle riunioni della Commissione saranno chiamati a partecipare funzionari delle Amministrazioni interessate ai problemi in discussione. La Commissione sarebbe presieduta da un Sottosegretario e potrebbe avere le seguenti caratteristiche:

- - -

1. Composizione. I 7 rappresentanti della Provincia di Bolzano dovrebbero essere designati dal Consiglio provinciale (potrebbe essere ulteriormente determinato tra quali esponenti provinciali debba essere effettuata la relativa scelta). Per quanto riguarda il membro ladino esso verrà nominato su designazione dei sindaci dei Comuni a maggioranza ladina della Provincia. Per quanto concerne il gruppo di funzionari che potranno far parte della Commissione di contatto, essi verranno designati di volta in volta dalla Presidenza del Consiglio, uno per ciascuna delle Amministrazioni o servizi interessati. Il segretariato della Commissione verrà assicurato da un funzionario della Presidenza del Consiglio.

- -

La Commissione esamina le questioni che le vengono sottoposte. I verbali con le rispettive posizioni dei membri ed eventuali conclusioni sono rassegnati alla Presidenza del Consiglio per gli eventuali provvedimenti conseguenti.

- -

II. MISURE PROMESSE DAL GOVERNO ITALIANO A FAVORE DELLE POPOLAZIONI ALTOATESINE

a) Nuova formula relativa alla questione della «Proporzionalità etnica nei pubblici impieghi in Provincia di Bolzano». Verrà proposta la seguente formulazione che è stata elaborata tenendo presente il criterio di una piconcreta possibilità di realizzazione pratica (rispetto alla formulazione precedentemente comunicata agli austriaci):

«Applicazione della proporzionalità etnica alle sole Amministrazioni – e, all’interno delle Amministrazioni, ai soli ruoli – effettivamente rappresentati in Provincia di Bolzano.

Riferimento, per le suddette Amministrazioni e ruoli, agli organi provinciali (da istituire, ove non esistano, con apposite norme), ed all’attuale proporzione tra i gruppi linguistici italiano e tedesco nella provincia (circa un terzo e due terzi).

Creazione, limitatamente ai suddetti organici e per ogni carriera e Amministrazione, di un ruolo speciale per la Provincia di Bolzano, in cui circa due terzi dei posti verrebbero riservati ad elementi di lingua tedesca. Il raggiungimento di tale proporzione avverrebbe gradualmente, attraverso il processo delle nuove assunzioni e dei collocamenti a riposo.

Garanzia di stabilità di sede (secondo quanto proposto dalla Commissione dei

19) agli impiegati di tale ruolo speciale, con esplicita esclusione peraltro degli appartenenti a quelle Amministrazioni o carriere per le quali i trasferimenti sono imposti o da norme di legge o da obiettive esigenze funzionali o di addestramento del personale»;

b) 10 questioni rimaste aperte. Verrà comunicata la disposizione italiana a risolvere le 10 questioni rimaste aperte secondo le formulazioni trascritte a lato di ogni questione.

1. Utilizzazione delle acque pubbliche ed opere idrauliche.

«L’utilizzazione delle acque pubbliche, da parte dello Stato e della Provincia, nell’ambito delle rispettive competenze, avviene in base ad un piano generale da stabilirsi da un Comitato misto composto da rappresentanti dello Stato della Provincia.

Competenza legislativa secondaria per l’utilizzazione delle acque pubbliche, escluse le grandi derivazioni a scopo idroelettrico, e devoluzione alle Provincie delle prestazioni e della fornitura di energia elettrica previste dall’attuale art. 10 dello Statuto, nel quadro del sistema dell’ENEL.

Predisposizione tra Stato e Provincia di un piano annuale di coordinamento delle opero idrauliche di rispettiva competenza. Competenza legislativa secondaria di opere idrauliche della IV e V categoria e quelle di III categoria di cui alla lettera c) dell’art. 6 del T.U. 25 luglio 1905, n. 523. Previsione che il Ministro dell’Industria prenda le sue decisioni in merito all’attività dell’ENEL nella Provincia sentita la Provincia stessa».

2. Industria. «Passaggio alla Provincia dell’attuale competenza regionale in materia di “incremento della produzione industriale”, con 1’aggiunta della seguente clausola di garanzia:

“sulle somme annualmente stanziate a carico del Bilancio dello Stato, in attuazione di leggi che prevedono l’intervento finanziario per l’incentivazione delle attività industriali, il Ministero dell’Industria concederà alla Provincia di Bolzano le quote dei fondi destinate alla medesima. Tali quote saranno determinate, sentita la Provincia di Bolzano, tenendo conto della possibilità di bilancio e del bisogno delle popolazioni. La utilizzazione dei fondi citati sarà fatta in accordo fra lo Stato e la Provincia”».

3. Credito.

«Trasferimento alla Provincia della competenza per la nomina dei Presidenti e Vice-presidenti della Cassa di Risparmio, d’intesa col Ministero del Tesoro. In caso di mancata intesa, nomina da parte dello Stato, sentite la Regione e la Provincia, di organi di amministrazione straordinari (eventualmente con la fissazione di termini per il mandato di tali organi straordinari).

Attribuzione alle Provincie della competenza per l’autorizzazione all’apertura ed al trasferimento di sportelli bancari per le aziende di credito a carattere provinciale e regionale, previo parere del Ministero del Tesoro. L’autorizzazione alla apertura ed al trasferimento nella Provincia di Bolzano di sportelli bancari delle altre aziende di credito è data dal Ministero del Tesoro, sentita la Provincia».

4. Residenza.

«Obbligo per il Vice Commissario del Governo di inviare al Presidente della Giunta provinciale copia delle relazioni ispettive, ed informarlo dei provvedimenti amministrativi adottati in materia anagrafica. Al Presidente della Giunta provinciale verrebbe inoltre attribuita la facoltà di proporre ispezioni e di partecipare alla loro effettuazione, nonché una legittimazione a proporre ricorsi nelle competenti sedi in materia anagrafica».

5. Assistenza sanitaria ed ospedaliera.

«Nessuna offerta nuova oltre quella del requisito della bilinguità del personale sanitario in servizio nella Provincia di Bolzano. Cial fine di mantenere alla Regione la competenza in questa materia che interessa prevalentemente l’ordinamento dalle istituzioni sanitarie ed ospedaliere. Sembrerebbe inoltre opportuno – per un motivo di coerente impostazione circa la distribuzione delle competenze tra Regione e Provincie

– rivedere la formula della proposta italiana già avanzata circa l’assegnazione di una competenza secondaria in materia di “assistenza e beneficenza ed istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza”. Per questa materia si potrebbe cioè prospettare il passaggio alla Provincia della competenza “primaria” (anziché “secondaria”) in materia di “assistenza e beneficenza”; ed il mantenimento, viceversa, della competenza della Regione della materia “ordinamento delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza” trattandosi – anche in questo caso – di legiferare prevalentemente sull’ordinamento delle istituzioni predette.

In tal modo la Regione svolgerebbe la propria legislazione in materia di ordinamenti dei Comuni, Camere di Commercio, libri fondiari, Enti sanitari ed ospedalieri e istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. In tal modo, mentre si manterrebbe un ordinamento unico per le citate istituzioni in tutto il territorio regionale, si riconoscerebbe alla Provincia, oltre alla legislazione di merito sull’assistenza e beneficenza come sopra detto, la funzione di vigilanza – che già svolge ai sensi dell’art. 48 dello Statuto – sull’attività di tutte le istituzioni qui considerate insieme con l’analoga funzione sugli altri Enti locali, Comuni compresi».

6. Pubblica sicurezza e Ordine pubblico. «Attribuzione alla Provincia della competenza legislativa secondaria in materia di pubblica sicurezza per gli spettacoli pubblici.

Riconoscimento alla Provincia del diritto di utilizzare gli organi di Polizia per la richiesta di informazioni inerenti all’attività amministrativa della Provincia».

7. Segretari comunali.

«Passaggio dei Segretari comunali alle dipendenze dei Comuni, previa emanazione di una legge regionale che disciplini lo stato giuridico della categoria».

8. Collocamento ed avviamento al lavoro.

«Competenza legislativa di tipo integrativo in materia di collocamento ed avviamento al lavoro con facoltà per la Provincia di organizzare allo scopo propri uffici,

o di utilizzare gli uffici statali esistenti per l’applicazione delle leggi provinciali di integrazione.

Inoltre, in sostituzione della prevista integrazione nella Provincia di Bolzano della Commissione provinciale di collocamento, di cui all’art. 25 della legge 24.4.1949,

n. 264, e delle Commissioni sezionali di collocamento di cui al successivo art. 26, con tre membri designati dalla Provincia medesima, si potrebbe prendere in considerazione una proposta della Commissione dei 19 per l’attribuzione alla Provincia della potestà legislativa per la costituzione ed il funzionamento di commissioni comunali e provinciali di controllo sul collocamento (proposta lasciata cadere dalla Commissione italo-austriaca di esperti).

Tale competenza andrebbe limitata al tipo di competenza “secondaria” (anziché “primaria” come proposto dalla Commissione dei 19) in modo da assicurare il rispetto, da parte della Provincia, dei principi della legislazione statale in questa delicata materia.

Ai fini negoziali si potrebbe passare attraverso una formula che consentisse la nomina di collocatori comunali scelti da organi statali, sentiti il Presidente della Giunta provinciale ed i Sindaci dei Comuni interessati».

9. Approvazione del bilancio provinciale.

«Poiché l’accoglimento da parte austriaca di una formula che assicuri la compartecipazione della minoranza di lingua italiana all’approvazione del bilancio è ritenuta fondamentale garanzia per evitare che la maggioranza di lingua tedesca sia arbitra del bilancio provinciale, si potrebbe, per facilitare un accordo su tale delicato punto, consentire una qualsiasi altra composizione dell’organo di cui trattasi, purché

– peraltro – concretamente ed esattamente determinato nel corso del negoziato. Ad esempio, anziché un organo composto in prevalenza da funzionari, come finora da noi suggerito, si potrebbe prevedere la costituzione di una Commissione paritetica fra i gruppi linguistici, nominata dal Consiglio provinciale nel suo seno, all’inizio di ciascuna legislatura, con poteri decisori di tipo arbitrale».

Si potrebbe, quindi, partire dalla seguente formulazione:

«Il bilancio della Provincia di Bolzano viene approvato con votazione separata, riferita ai singoli capitoli, dalla maggioranza dei gruppi linguistici rappresentati nel Consiglio. I capitoli che non riportino l’approvazione della maggioranza di uno dei gruppi linguistici, vengono sottoposti all’approvazione di una Commissione arbitrale, paritetica fra i gruppi, eletta dal Consiglio nel suo seno all’inizio di ciascuna legislatura. Le decisioni della Commissione sono prese a maggioranza assoluta dei suoi componenti ed hanno valore vincolante per il Consiglio. Il Consiglio approverà con voto finale il bilancio complessivo, rispettando per i capitoli esaminati dalla Commissione arbitrale le decisioni da essa assunte».

10. Nomina dell’Intendente scolastico. «Nomina dell’Intendente per la scuola in lingua tedesca da parte della Giunta

provinciale di Bolzano d’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione. (Occorre per

-stabilire i limiti dell’intervento statale;

-chiarire la posizione del Provveditore agli Studi nei confronti degli Intendenti e cioè precisare se la competenza del Provveditore debba essere limitata al coordinamento)».

- - - - - - - - - -

A tal riguardo i rappresentanti italiani chiederanno di conoscere se da parte del Governo di Vienna vi siano eventuali obiezioni.

Per dare l’impressione a Vienna della nostra volontà di raggiungere la conclusione della controversia, potrebbe essere utile proporre ai rappresentanti austriaci di concordare la data della prossima riunione segreta dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri.

In tal modo, se non sarà possibile conoscere subito la reazione di Vienna circa la decisione italiana di attuare al pipresto le misure indicate nell’elenco soprariportato, l’indicazione della data della prossima riunione segreta dei rappresentanti potrà esserci utile per predisporre, nel frattempo, i relativi, necessari contatti con gli altoatesini.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 1, fasc. Comitato dei Ministri 12 maggio 1966.


2 Vedi D. 130.


3 Vedi D. 134.

134

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA (Londra, 25-26 maggio 1966)1

Appunto segreto(2).

Sono presenti:

- -

TOSCANO: Esordisce attirando con particolare fermezza l’attenzione dei rappresentanti austriaci su di alcune recenti manifestazioni austriache che possono essere interpretate come dirette a rendere impossibile ogni intesa fra Roma e Vienna. Sottolinea quindi, sia la inopportunità dell’iniziativa di Kreisky di partecipare a Bolzano ad una manifestazione del partito del progresso sociale altoatesino subito dopo l’attentato dinamitardo di Passo Vizze, sia il carattere non soddisfacente delle prime reazioni austriache al relativo passo della nostra Ambasciata in Vienna.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde sottolineando che il Ministro degli Esteri austriaco ha scritto personalmente a Kreisky nel senso richiesto dall’Italia.

TOSCANO: Afferma che il tentativo di Kreisky di criticare a fondo la ricerca di nuove basi d’intesa tra Roma e Vienna non puessere interpretato se non come un deliberato sabotaggio delle possibilità di accordo. Rileva che quanto da Kreisky dichiarato al Parlamento austriaco circa la questione del cosiddetto «ancoraggio internazionale» è tendenzioso e non corrispondente al vero. Infatti è chiara la ragione per la quale oggi si deve ricercare una nuova formula circa l’istanza giurisdizionale cui deferire le future controversie, diversa da quella esaminata a Parigi dai due Ministri degli Esteri nel dicembre 1964(3). Come da parte italiana fu sottolineato fin dal marzo 1965, la mancata accettazione da parte del Governo di Vienna – di cui Kreisky faceva parte quale Ministro degli Esteri

– delle basi d’intesa allora elaborate, ha portato come conseguenza la riapertura di tutto il negoziato e la ricerca di nuove ipotesi di chiusura della controversia che oggi risultino pirealistiche, anche quanto alla loro accettazione da parte del Parlamento italiano.

GAJA: Vuole anzitutto richiamare nuovamente l’attenzione dei rappresentanti austriaci su di una serie di episodi che, negli ultimi tempi, hanno già fatto oggetto di passi diplomatici presso il Governo di Vienna. Sottolinea che tali episodi (colletta organizzata a Graz dal Governo stiriano a favore degli altoatesini, viaggio del Ministro della Pubblica Istruzione austriaca Piffl- Percevic a Merano in occasione dell’inaugurazione della Casa dello Studente, ripresa delle trasmissioni della radio clandestina «Tirolo libero» e mancato mantenimento dell’impegno di disturbare le sue emissioni, progettato viaggio dell’ex Ministro degli Esteri Kreisky a Bolzano) meritano un chiarimento sostanziale perché, nel loro succedersi, sembrano dimostrare o la scarsa possibilità di cui il Governo di Vienna dispone per scoraggiare manifestazioni ed atteggiamenti dell’opinione pubblica estremista in Austria, oppure, addirittura, l’intenzione di non pervenire ad un accordo o di renderlo impossibile.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde affermando che il Ministro degli Esteri austriaco, a Strasburgo(4), ha già dato assicurazioni al Ministro degli Esteri italiano circa la ferma intenzione del Governo di Vienna di contribuire concretamente al mantenimento della buona atmosfera tra i due Paesi. Lo stesso Ministro degli Esteri austriaco certamente non approva i recenti atteggiamenti di Kreisky, tanto piche Kreisky dovrebbe conoscere l’importanza del lavoro che occorre ancora compiere per giungere ad una intesa.

TOSCANO: Osserva che, tra l’altro, lo stesso Kreisky ebbe a dire a Ginevra che l’eventuale intesa finale non avrebbe potuto rappresentare altro che un compromesso. Per questa ragione nel procedere alla elaborazione delle varie proposte si è, da parte italiana, sempre avuto in mente formule di compromesso.

GAJA: Ricorda che nella conversazione svoltasi a Strasburgo tra i due Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria, da parte del Ministro degli Esteri italiano è stata richiamata l’attenzione sul problema della manifestazione programmata dal Turnerbund, che assume carattere determinante per l’effettuazione di un incontro italo-austriaco ad alto livello. Non vuol insistere su fatti minori, anche se singolari, quale quello rappresentato dalla circolare diramata lo scorso mese di luglio dal Ministero della Difesa austriaco, con le istruzioni agli ufficiali dell’Esercito affinché venissero studiate alcune zone dell’Alto Adige. Non vi è dubbio, comunque, che occorre eliminare ogni malinteso e chiarire definitivamente l’atmosfera. Passa poi a tracciare quello che dovrebbe essere, nel prossimo futuro, il programma concreto dei contatti italo-austriaci, indicando che dovrebbero prevedersi riunioni fra gli esperti, seguite da un incontro politico ad alto livello (tra il Presidente del Consiglio italiano ed il Cancelliere austriaco o tra i due Ministri degli Esteri).

KIRCHSCHLAEGER: Risponde, per quanto riguarda la manifestazione del Turnerbund, che il Ministro degli Esteri austriaco ha già insistito presso il Governo di Vienna sulla necessità di evitare che la manifestazione stessa possa finire per compromettere i rapporti italo-austriaci. Conseguentemente, il Ministro dell’Interno austriaco è stato incaricato di svolgere gli opportuni passi presso il Governo regionale del Tirolo.

KATHREIN: Afferma di non poter prevedere quale potrà essere l’effetto dei tentativi che verranno svolti dal Governo del Tirolo sul Turnerbund ...

GAJA: Rileva che, per quanto riguarda la progettata manifestazione del Turnerbund, il problema si presenta con tre aspetti diversi, il primo relativo al luogo dove si svolgerebbe la manifestazione stessa, il secondo relativo al suo programma ed il terzo concernente l’eventuale organizzazione di escursioni all’estero. Tutti e tre questi aspetti appaiono sostanzialmente negativi.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che purtroppo si tratta anche di un problema di politica interna, in quanto il Turnerbund è un’organizzazione nazionalistica facente capo al FPO.

GAJA: Fa osservare che, sia se la manifestazione del Turnerbund si svolgesse subito prima dell’incontro ad altissimo livello politico, sia se la stessa fosse progettata per subito dopo tale incontro, è molto probabile che questo solo fatto renderebbe impossibile l’incontro stesso.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma di sperare che in proposito si possa per lo meno convincere gli organizzatori a stabilire un programma che non possa sollevare lagnanze da parte italiana.

KATHREIN: Rileva, per quanto concerne il patronato della manifestazione del Turnerbund, che esso, in sostanza, è stato accettato dal Presidente della Repubblica austriaca e da Wallnoefer proprio per poter svolgere un controllo diretto sulla manifestazione.

GAJA: Fa osservare che tale atteggiamento delle Autorità austriache contrasta con le assicurazioni date dal Ministro degli Esteri austriaco a quello italiano.

TOSCANO: Richiama l’attenzione dei rappresentanti austriaci per ribadire che ci si trova nuovamente di fronte ad un punto cruciale dei contatti italo-austriaci. A complemento di quanto è stato detto dal Ministro Gaja, rileva di essere rimasto deluso dal recente atteggiamento austriaco, perché Vienna non dà l’impressione di valutare la situazione nei suoi termini effettivi. Ricorda, tra l’altro, che le assicurazioni fornite dall’Ambasciatore Loewenthal circa il proposito del Governo austriaco di disturbare le trasmissioni della radio clandestina sono finora rimaste senza seguito, il che non punon gettare una luce negativa sulla serietà delle intenzioni di Vienna. Ripete che una intesa finale non pucerto corrispondere ad una resa, ma deve rappresentare un compromesso. Con il suo modo di procedere la parte austriaca fa tutto il possibile per rendere irrealizzabile l’incontro ad altissimo livello politico. Vuole poi sottolineare l’assoluta necessità che i contatti in corso siano segreti, anche in relazione alle recenti emissioni della radio clandestina: se, infatti, gli incontri segreti fossero portati a conoscenza dell’opinione pubblica, cipotrebbe dare l’impressione che da parte italiana si sia tenuto conto delle pressioni dei terroristi. Conclude ribadendo che si tratta di un momento cruciale, nel quale da parte italiana sono state elaborate proposte concrete ed accettabili dai rispettivi Parlamenti. Tali proposte tengono conto della posizione del Governo di Vienna e, naturalmente, rappresentano una offerta globale.

GAJA: Rileva l’opportunità di mantenere la segretezza anche nei confronti della stampa, sottolineando come nel passato siano state pubblicate sostanziali indiscrezioni da parte della stampa di Vienna. Passa poi a parlare di alcune misure che da parte italiana si vorrebbero prendere in pendenza dei risultati dei contatti italo-austriaci. Esse sono, in complesso, nove e comprendono i pivari campi di attività. Ne consegna l’elenco(5).

TOSCANO: Sottolinea l’importanza di tali misure. Esse, infatti, tendono a:

1) migliorare l’atmosfera tra i due Paesi;

2) dimostrare che i contatti italo-austriaci hanno già avuto qualche risultato;

3) confermare l’impegno a venire incontro alle richieste degli altoatesini;

4) assottigliare il complesso delle misure che il Governo italiano prenderà a favore delle popolazioni altoatesine. KIRCHSCHLAEGER: Osserva che, in sostanza, si tratta di una nuova tecnica. Gli sembra opportuno discuterla francamente senza malintesi.

GAJA: Ribadisce che da parte italiana le misure predette potrebbero essere prese immediatamente, eventualmente prima del nuovo incontro politico. In proposito, sarebbe opportuno conoscere le reazioni austriache, anche se le misure che intenderemmo prendere saranno misure completamente autonome.

TOSCANO: Ricorda in proposito che fin dall’inizio della nuova fase dei contatti italo-austriaci, le conversazioni sono state basate sul rispetto dei reciproci punti di vista circa l’applicazione dell’Accordo di Parigi.

KIRCHSCHLAEGER: Ammette l’esattezza di tale affermazione ma osserva che il Ministro degli Esteri austriaco potrebbe essere interrogato in proposito in Parlamento circa i provvedimenti presi dal Governo italiano. Si pupensare che gli si chieda se ne era stato informato e come li valuta.

TOSCANO: Ricorda che quando l’Austria ha aperto la questione alle Nazioni Unite l’Italia aveva due scelte: quella di iniziare un vero e proprio negoziato con l’Austria e quella, invece, di decidere autonomamente un complesso di iniziative sul piano interno e poi attendere gli sviluppi della questione. Da parte italiana si è optato in favore di una linea chiara che tiene conto anche delle posizioni austriache. Discutendo con il Governo di Vienna le iniziative autonome italiane a favore della minoranza di lingua tedesca, il Governo italiano ha scelto la via della comprensione e dell’equilibrio avendo di mira una intesa durevole.

GAJA: Osserva che queste iniziative interne italiane sono state anche immaginate come un fattore positivo per aiutare il Governo austriaco ad ottenere la necessaria approvazione parlamentare e della propria opinione pubblica alla sua azione.

KIRCHSCHLAEGER: Ammette che anche in Austria vi sono elementi che sono favorevoli a che le misure a favore degli altoatesini vengano prese gradatamente.

GAJA: Rileva che occorrerebbe conoscere il punto di vista del Governo austriaco circa questa iniziativa italiana al pipresto e, comunque, prima del prossimo incontro dei rappresentanti dei Ministri.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che tanto il Cancelliere Klaus quanto il Ministro Toncic pensano che sia opportuno prendere delle rapide decisioni. Essi sono anche convinti che a luglio vi puessere la possibilità di raggiungere una soluzione concordata; ciche potrebbe divenire pidifficile in seguito.

TOSCANO: Osserva che da parte italiana si è preparati ad effettuare a breve scadenza un nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri, nel corso del quale possano essere elaborate, in linea di massima, le basi per un progetto di soluzione. Tale incontro potrebbe aver luogo poco dopo il 12 giugno, giorno in cui si terranno in molti importanti centri italiani le elezioni amministrative.

GAJA: Ribadisce che, prima del prossimo incontro dei rappresentanti dei due Ministri, dovremmo conoscere le reazioni austriache alla intenzione italiana di attuare immediatamente le nove misure indicate nell’elenco consegnato ai rappresentanti austriaci.

KIRCHSCHLAEGER: Nota che sarebbe utile avere al pipresto la possibilità di dare notizia dell’incontro al massimo livello.

GAJA: Il problema della pubblicità dell’incontro, come quello della sua data e del luogo in cui potrà effettuarsi, dovrà essere studiato con particolare cura a suo tempo. È inutile cercare di risolvere tali problemi prematuramente.

TOSCANO: Osserva che occorrerà pensare in particolare alla località dove tale incontro potrà avere luogo. Riferendosi poi alla parte formale del negoziato, sottolinea che da parte italiana si comprende il punto di vista austriaco in merito al cosiddetto «ancoraggio». Del resto occorre ricordare che le proposte alle quali ha recentemente accennato Kreisky davanti al Parlamento austriaco nel precisare la linea d’azione del suo partito, erano state suggerite, a suo tempo, in via di compromesso, da parte italiana. Questo dimostra la volontà del Governo di Roma di giungere ad un’intesa permanente e definitiva con il Governo austriaco. È responsabilità di Kreisky se oggi l’Austria non puottenere ciche avrebbe potuto avere nel dicembre 1964. Comunque, anche nelle nuove ipotesi d’intesa, una larga parte è riservata alle «garanzie», che sono di carattere interno ed internazionale. Per quanto riguarda le prime, esse sono le seguenti:

1) la legge costituzionale, che costituisce una garanzia di carattere fondamentale, dato che praticamente è immutabile;

2) l’organo di contatto interno fra i rappresentanti delle popolazioni altoatesine ed il Governo.

GAJA: Consegna ai rappresentanti austriaci il documento nel quale sono indicate le principali caratteristiche di organizzazione e di funzionamento dell’organo di contatto interno e sottolinea che sarebbe utile che eventuali reazioni del Governo austriaco al riguardo fossero fatto conoscere per il tramite dell’Ambasciatore Loewenthal, anche prima del prossimo incontro dei rappresentanti dei Ministri.

TOSCANO: Illustra la terza garanzia di carattere interno, che è costituita dalla partecipazione del Presidente della Provincia alle sedute del Consiglio dei Ministri quanto si trattino questioni che interessano la Provincia di Bolzano, così come avviene attualmente per i Presidenti delle Regioni a Statuto speciale.

GAJA: Aggiunge che una quarta garanzia di carattere interno è costituita dalla concessione alla Provincia del potere di adire la Corte Costituzionale per la salvaguardia dei suoi poteri autonomi. Siamo quindi di fronte ad un completo ed organico complesso di garanzie che tocca tutti i campi della vita costituzionale.

TOSCANO: Passando poi all’esame della questione relativa alla scelta di un’istanza giurisdizionale, sottolinea che il Governo italiano, oltre a concedere le sopracitate quattro garanzie di carattere interno, intende venire incontro alla posizione austriaca, che nel passato ha dimostrato chiaramente di insistere sull’aspetto internazionale della questione altoatesina. Nell’intento, quindi, di raggiungere una conclusione della controversia italo-austriaca sull’interpretazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber, noi proponiamo la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja quale eventuale istanza giurisdizionale. Esaminando la questione dal punto di vista italiano, si nota, anzitutto, che tale forma di garanzia internazionale non putrovare opposizione da parte del Parlamento italiano, dato che la Corte dell’Aja è già stata per il passato accettata da questo come organo supremo di giurisdizione per la soluzione della controversia italo-austriaca sull’interpretazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber allorché esso approvla condotta della delegazione italiana all’ONU, che formulquesta proposta riprendendo una decisione del Governo Tambroni anteriore al ricorso austriaco alle Nazioni Unite. E poiché si ritiene che anche le garanzie interne che noi abbiamo proposto potranno essere approvate anch’esse dal Parlamento, ne risulta che l’insieme delle nostre proposte è in armonia con le concrete possibilità attuali del Governo italiano. Esaminando poi la questione dal punto di vista austriaco, afferma di rendersi conto dei motivi per i quali il Governo di Vienna aveva proposto l’istituzione di un organo arbitrale, che avrebbe potuto essere presentata all’opinione pubblica austriaca come un successo. D’altro canto, osserva che, in cambio dell’organo arbitrale, con la soluzione da noi proposta si permetterebbe al Governo di Vienna di ottenere i seguenti vantaggi:

a) le eventuali controversie vengono sottoposto alla suprema Corte Internazionale mondiale: se è intendimento del Governo austriaco di rendere palese a tutti l’avvenuta internazionalizzazione della questione, che in realtà risale all’Accordo di Parigi del settembre 1946, il rinvio alla giurisdizione dell’Aja sembra il sistema migliore per raggiungere tale scopo;

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GAJA: Osserva che per il suo carattere di suprema Corte Internazionale, la Corte dell’Aja potrebbe emettere decisioni anche in materie che non possono non avere ripercussioni delicatissime, con molte minori reazioni di quanto non avverrebbe se si trattasse di una corte arbitrale.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che in tal modo da parte italiana si rende molto difficile la posizione del Governo austriaco: riconosce l’importanza delle garanzie interne, ma aggiunge che il progetto di conclusione deve prevedere anche la garanzia «internazionale». Per quanto riguarda la Corte dell’Aja nota che l’Italia vi è attualmente rappresentata, mentre l’Austria non lo è, né puesserlo in permanenza. D’altra parte non esistono presso la Corte organi permanenti «ad hoc» con il compito di presentare le azioni. Infine, ricorda che i precedenti della Corte non hanno avuto in Austria un’eco favorevole presso l’opinione pubblica.

TOSCANO: Sottolinea che l’organo giurisdizionale deve essere indipendente, importante e solenne: infatti, soltanto se risponde a questi requisiti, puessere utile per gli scopi che vogliamo raggiungere. D’altro canto, sembra opportuno evitare che l’organo giurisdizionale sia sommerso da un gran numero di piccole cause. Se l’Italia deve essere obbligata a prendere altre misure a favore delle popolazioni altoatesine, oltre a quelle che è disposta a prendere, cipotrebbe essere accettato dal nostro Parlamento e dalla nostra opinione pubblica solo se tale obbligo derivasse dalla decisione della Suprema Corte Internazionale e non da un lodo arbitrale. Ricorda a tale proposito la reazione italiana quando il Governo austriaco portla questione altoatesina davanti alle Nazioni Unite: tale gesto venne giudicato inutile, pericoloso e non conforme all’amicizia fra Italia ed Austria. Aggiunge che egli è il primo a comprendere quanto pifacile sarebbe per il Governo austriaco presentare alla sua opinione pubblica una garanzia basata su un organo arbitrale; tuttavia invita i rappresentanti austriaci a ponderare le sue considerazioni, ispirate ad un senso di profondo realismo.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se un accordo per deferire le eventuali controversie alla Corte dell’Aja dovrebbe essere ratificato.

TOSCANO: Risponde di ritenere che potrebbe essere sufficiente un semplice scambio di note.

KIRCHSCHLAEGER: Propone di esaminare la possibilità di considerare tuttora in vigore il Trattato di amicizia, di conciliazione e di regolamento giudiziario fra l’Italia e l’Austria, stipulato il 6 febbraio 1930.

GAJA: Sottolinea che la questione, a richiesta austriaca, è già stata oggetto di attento studio, ma che le conclusioni dei nostri giuristi sono state negative. Da un punto di vista politico, non punon attirare l’attenzione sulla difficoltà di rimettere in vigore una convenzione che porta la firma di Mussolini.

KIRCHSCHLAEGER: Riferendosi al fatto che la summenzionata convenzione italo-austriaca non è stata richiamata in vigore, rileva che l’Italia è una delle pochissime Nazioni che non hanno riconosciuto la continuità dello Stato austriaco. Propone comunque di esaminare allora la possibilità che da parte italiana vengano ritirate le riserve relative al secondo e terzo capitolo della Convenzione europea per il regolamento pacifico delle controversie firmata a Strasburgo il 29 aprile 1957.

TOSCANO: Nota che bisogna evitare discussioni su accordi che possono essere definiti opera del fascismo, in merito ai quali in Parlamento, anche in seno agli stessi partiti al Governo, potrebbero sorgere divergenze di opinioni.

GAJA: Anche la seconda ipotesi è inaccettabile, perché toglierebbe carattere giuridico alla controversia.

KIRCHSCHLAEGER: Sottopone le seguenti ipotesi:

1) stipulazione di un accordo speciale per deferire le controversie alla giurisdizione della Corte dell’Aja;

2) stipulazione di un accordo per l’applicazione della Convenzione europea di Strasburgo, col ritiro delle relative riserve.

GAJA: Si potrebbe studiare la seconda ipotesi, ma senza ritiro delle nostre riserve. Chiede se si potrà conoscere la reazione del Governo austriaco alla nostra proposta relativa alla Corte dell’Aja prima del prossimo incontro dei rappresentanti.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che farà il possibile per farlo.

TOSCANO: Pensa che occorra passare ad esaminare le formule relative alle 10 questioni rimaste aperte.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede qual è, d’avviso dei rappresentanti italiani, la formula che rappresenta la concessione pisostanziale.

GAJA: Risponde che è senza dubbio la formula relativa all’«Industria».

KIRCHSCHLAEGER: Rileva, dopo averla esaminata, che la concessione in essa prevista, pur importante, non sembra a prima vista sufficiente, perché riguarda soltanto lo sviluppo industriale.

KATHREIN: Osserva che occorre cercare una soluzione pratica e pertanto vi è forse la possibilità di raggiungerla attraverso un ulteriore approfondimento della questione.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede quali proposte si intendevano valide da parte italiana per le 8 questioni (delle 18 discusse a Parigi) attualmente considerate concluse.

GAJA: Risponde che le proposte sono, a questo proposito, le stesse che facevano parte del «pacchetto» esaminato a Parigi.

KIRCHSCHLAEGER: Domanda se da parte italiana si ritenga che il passo indietro fatto nella parte formale del negoziato sia sufficientemente compensato da quanto viene proposto nella parte sostanziale.

TOSCANO: Risponde che le proposte italiane relative alla parte sostanziale compensano largamente ciche viene adesso proposto nella parte formale. Aggiunge che, se oggi gli altoatesini insistono maggiormente di prima sulla parte formale, ciforse fanno piper aiutare l’azione diplomatica del Governo austriaco che per convinzione propria e per interesse diretto. Tuttavia se lo scopo del Governo austriaco è soltanto quello di migliorare la situazione degli altoatesini, la presente offerta appare pivantaggiosa di quelle precedenti. Del resto, anche nella parte formale, se la garanzia internazionale è minore di quella prevista nell’ipotesi esaminata a Parigi, quella interna è molto piampia. Aggiunge che il pregio delle attuali proposte italiane consiste nel fatto che esse sono realistiche e che da parte italiana non si chiede ciche gli austriaci non possono dare.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede qual è la procedura da noi prevista per la chiusura della controversia.

GAJA: Risponde che è la stessa già prevista in precedenza e cioè: le Dichiarazioni al Parlamento italiano ed al Consiglio Nazionale austriaco; le Comunicazioni dei due Governi alle Nazioni Unite. Ad esse potrà essere eventualmente aggiunta, ove necessario, un’intesa relativa alla scelta dell’istanza giurisdizionale cui deferire le eventuali controversie.

TOSCANO: Attira l’attenzione dei rappresentanti austriaci sulle reazioni da parte della stampa austriaca al passo effettuato dalla nostra Ambasciata in Vienna in merito alla progettata conferenza di Kreisky a Bolzano e rileva che gli austriaci non si sono resi conto delle forti ripercussioni che si sono avute in Italia dopo il grave attentato dinamitardo che è costato la vita ad una giovane guardia di finanza.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che una iniziativa come quella di Kreisky non poteva certo aiutare il Governo austriaco, che non era evidentemente soddisfatto della sua intenzione di recarsi a Bolzano. Tuttavia non si punegare che la presa di posizione del Governo italiano non abbia creato difficoltà anche per il Governo austriaco.

Si accinge poi ad esporre il suo punto di vista circa le proposte formulate il giorno precedente da parte italiana, mettendo in rilievo che si tratta di impressioni personali e che si riserva di far conoscere il punto di vista ufficiale del Governo austriaco prima della eventuale nuova riunione segreta dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri. Passa poi a parlare delle misure che il Governo italiano si propone di attuare immediatamente:

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della risposta in lingua tedesca a richieste rivolte in tedesco agli uffici). Chiede se si debba ritenere che quell’emendamento non sia piproponibile.

Per quanto concerne il punto 4 desidera sapere se sono necessarie due leggi od una sola mentre per quanto riguarda il punto 5, osserva che in sostanza gli sembra trattarsi del riconoscimento alla Provincia della capacità d’informazione, già contenuta nelle proposte di Parigi.

Circa il punto 8, osserva che esso concerne anche quanto contenuto nell’ultima proposta italiana relativa al collocamento ed avviamento al lavoro; particolarmente, per quanto riguarda la seconda parte e la nota in margine alla proposta stessa. Infine – per quanto concerne il punto 9 – domanda a che cosa esso corrisponde nelle proposte di Parigi. Afferma, esclusivamente a titolo personale, che sarebbe meglio se da parte italiana quest’ultimo punto non fosse eseguito.

GAJA: Ritiene che sarebbe utile inviare agli austriaci uno specchio da cui risulti la corrispondenza tra le 9 misure che il Governo italiano intende prendere e le proposte di Parigi. Vi provvederà appena tornato a Roma.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se da parte italiana si studi il modo di includere anche i punti cui ha accennato da principio (importazione dei films e secondo emendamento relativo alla corrispondenza in lingua tedesca).

TOSCANO: Risponde che sarà esaminata tale possibilità. Sottolinea che il punto principale, fra quelli proposti, è quello relativo ai «Segretari comunali».

KIRCHSCHLAEGER: In linea di massima ritiene di poter affermare che – per quanto riguarda eventuali iniziative interne italiane in pendenza dei risultati dei contatti italo-austriaci – esse rappresenterebbero un’esperienza molto interessante per constatare come possano funzionare tali procedure in Italia, con particolare riguardo ai tempi di applicazione necessari, ecc.

Passando a parlare della proposta relativa all’organo di contatto interno(5), osserva che non si tratta di una vera e propria forma di garanzia.

TOSCANO: Osserva che ciche è realmente importante è che il Governo possa avere un contatto diretto con gli esponenti della popolazione per i problemi della Provincia. È una cosa anche piimportante dal punto di vista politico che dal punto di vista giuridico, tanto piche l’organo di contatto avrebbe un carattere duraturo.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde di ritenere che l’organo di contatto interno potrà essere efficace soltanto se si sarà stabilita una reciproca fiducia: ciche, per il momento, è difficile prevedere. Osserva tuttavia che a Parigi da parte italiana si era proposto, relativamente all’organo di contatto, che il Consiglio provinciale dovesse eleggere nel suo seno i 7 membri.

TOSCANO: Rileva di avere egli stesso suggerito la nuova procedura di composizione per migliorare la procedura precedentemente contemplata che restringeva la scelta dei componenti.

KIRCHSCHLAEGER: Richiama l’attenzione sul fatto che, secondo le proposte di Parigi, l’organo di contatto sarebbe stato convocato su richiesta della maggioranza dei gruppi linguistici.

TOSCANO: Osserva che non si tratta di una questione molto importante.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede in che modo deciderà l’organo di contatto. Con quale maggioranza?

TOSCANO: Osserva che l’organo di contatto non dovrebbe, in sostanza, decidere, ma esprimere pareri.

KIRCHSCHLAEGER: Sottolinea che anche la Commissione dei 19 aveva la possibilità di esprimere una maggioranza. L’organo di contatto potrebbe fare raccomandazioni? e formulare richieste?

KATHREIN: Ribadisce che l’organo di contatto dovrebbe funzionare come la Commissione dei 19.

GAJA: Osserva che l’oggetto è differente, perché non si tratta pidi studiare questioni costituzionali, o prevalentemente costituzionali, ma di offrire suggerimenti pratici.

TOSCANO: Ribadisce che l’organo di contatto dove servire sopratutto per uno scambio di opinioni.

KIRCHSCHLAEGER: Questa era anche l’idea di Kreisky.

KATHREIN: Chiede che cosa significhi l’affermazione secondo la quale i pareri dell’organo di contatto saranno obbligatori, ma non vincolanti.

GAJA: Fornisce l’informazione richiesta.

KIRCHSCHLAEGER: Passa ad affermare che la Corte dell’Aja non purispondere delle esigenze austriache di una garanzia internazionale. Aggiunge che il Governo austriaco è in favore della costituzione di una corte arbitrale che, secondo il Ministro Toncic, dovrebbe coincidere col Comitato previsto dalla Convenzione del 1957. Osserva che la nuova proposta italiana rappresenta un passo indietro rispetto ai risultati della V sessione degli esperti. Pur dichiarando di comprendere che da parte di Roma si tema che un organo arbitrale possa provocare una maggiore litigiosità di Vienna, afferma che forse ci sarebbe la possibilità di venire incontro alla predetta preoccupazione italiana.

TOSCANO: Premette che è necessario tener presente che ciche due anni or sono avrebbe trovato l’approvazione parlamentare, oggi verrebbe certamente rifiutato dal Parlamento italiano. Il che significa che non vi è alternativa. Aggiunge che, d’altra parte, non bisogna dimenticare che la Corte Internazionale di Giustizia ha un altissimo prestigio internazionale e che è interesse italiano ed austriaco che le eventuali future controversie riguardino soltanto questioni veramente importanti. Conclude affermando che occorre temperare e non favorire la litigiosità: anche per questo bisogna prendere atto che la Corte Internazionale di Giustizia rappresenta l’unica strada aperta.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che su questo problema sia il Governo austriaco che quello italiano sono in una posizione molto delicata perché devono tener conto delle proprie opinioni pubbliche e del parere del Parlamento.

TOSCANO: Fa presente che le difficoltà italiane relativamente a questo problema sono state già sottolineate agli austriaci sia dal Presidente del Consiglio che dal Ministro degli Esteri.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che, mentre appaiono comprensibili le difficoltà italiane in relazione al problema dell’internazionalizzazione delle misure interne italiane, non altrettanto comprensibili appaiono le difficoltà relative alla scelta di un organo arbitrale. Aggiunge che non si tratta di discutere la capacità della Corte Internazionale di Giustizia, ma soltanto di risolvere un problema di presentazione all’opinione pubblica; al qual proposito si deve tener presente la circostanza che l’Italia è rappresentata alla Corte dell’Aja, mentre l’Austria non è membro di quel consesso.

TOSCANO: Osserva che si potrebbe tentare di fare eleggere un giudice austriaco.

KIRCHSCHLAEGER: Pensa che ormai sia troppo tardi e che questa soluzione non servirebbe a presentare meglio la questione.

TOSCANO: Ribadisce che soltanto tra due o tre anni il problema diverrà importante, quando cioè si entrerà nella fase di applicazione dei provvedimenti. Per quella data si sarà fatto il possibile per ottenere la presenza permanente di un giudice austriaco nella Corte Internazionale di Giustizia.

KIRCHSCHLAEGER: Vuole sottolineare che sarà molto difficile fare accettare questo punto sia a Vienna sia ad Innsbruck. Tanto piche secondo la proposta italiana verrebbe a cadere anche quell’organo di contatto anticipato che pure era previsto dall’accordo arbitrale. Domanda se non sarebbe possibile concretizzare un mezzo di contatto anche in relazione ad un eventuale ricorso alla Corte dell’Aja. Sottolinea che la normale via diplomatica non sarebbe sufficiente ma che occorrerebbe una specie di organo conciliativo. Chiede, inoltre, se sarebbe possibile prevedere una procedura preliminare quale, ad esempio, quella rappresentata dallo svolgimento di contatti preliminari fra i due agenti.

TOSCANO: Risponde che forse si puesaminare la possibilità di stabilire che «prima di fare ricorso alla Corte i due Governi discutano i problemi in via speciale».

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che in un suo parere scritto, elaborato nel 1959, egli aveva previsto che il Governo austriaco poteva accettare la Corte Internazionale di Giustizia purché fosse previsto l’emendamento dell’art. 27 della Convenzione europea. Aggiunge che forse questa strada potrebbe rendere le cose pifacili per il Governo di Vienna, dato che si tratta di una Convenzione già ratificata. Sottolinea che la cosa sarebbe comunque pifacile se fosse previsto qualche contatto preliminare. Conclude affermando di non avere altre osservazioni relativamente alle modalità di chiusura della controversia.

***

KIRCHSCHLAEGER: Inizia affermando, sempre in via personale, che tenuto conto della situazione austriaca, gli sembra che il Governo di Vienna non potrebbe accettare puramente e semplicemente la scelta del ricorso alla Corte dell’Aja. Aggiunge che non esclude che il Ministro degli Esteri austriaco potrebbe suggerire al suo Governo la conclusione dell’accordo se:

1) il ricorso alla Corte dell’Aja rappresentasse il risultato dell’estensione della Convenzione europea del 1957;

2) si potesse trovare una qualsiasi forma di contatto bilaterale preliminare (sul tipo di quelli previsti nella Convenzione del 1930 e del 1957, che sono previsti anche per dispute giuridiche).

Ribadisce che, se proprio non è possibile al Governo italiano accettare un Tribunale arbitrale, venga stabilita la possibilità di una forma di contatto bilaterale diretta a conoscere delle cause prima di ricorrere alla Corte dell’Aja. Osserva che cieviterebbe di ricorrere alla Corte dell’Aja se non in casi estremi. Richiama l’attenzione sull’assoluta necessità per il Ministro Toncic di poter dire che, se non è piprevisto il Tribunale arbitrale, se è scomparsa l’internazionalizzazione delle misure interne italiane, sono tuttavia rimasti altri mezzi che possono dare gli stessi risultati. Infatti, un eventuale comitato di contatto bilaterale potrebbe utilmente sostituire il Tribunale arbitrale. Conclude affermando che, a questo proposito, il Ministro Toncic scriverà personalmente all’on. Ministro.

KATHREIN: Osserva che, in verità, egli non sa se basterebbe un organismo di contatto dato che, a tale concessione, Magnago ed Innsbruck potrebbero essere contrari.

TOSCANO: Interviene per richiamare l’attenzione, ancora una volta, sulla necessità di non perdere una occasione unica.

KIRCHSCHLAEGER: Passa ad esaminare le ultime proposte italiane relative alle misure a favore delle popolazioni altoatesine(5). Premette che si tratta di una prima impressione generale che deve essere considerata strettamente personale anche per evidenti difficoltà linguistiche:

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Conclude affermando che da parte italiana non si deve credere che i rappresentanti austriaci possano essere soddisfatti delle proposte italiane. Attira l’attenzione sulla situazione austriaca e sulla posizione del Cancelliere e del Ministro degli Esteri, i quali si trovano adesso anche di fronte alle difficoltà create da Kreisky. Gli sembra di poter dire che occorre compiere ancora sforzi d’intesa relativamente al punto 1 (Modalità di chiusura della controversia) mentre, sul punto 2 (Misure interne ecc.) da parte italiana è stato proposto troppo poco. Aggiunge che se gli austriaci accettassero le ultime proposte italiane, avrebbero ottenuto meno di quello che dovevano aspettarsi. Raccomanda, comunque, di tener presente che da parte austriaca mai come in questo momento c’è stata tanta volontà di concludere.

PROCEDURA PER I FUTURI CONTATTI

KIRCHSCHLAEGER: Assicura che da parte austriaca si procederà ad inviare le informazioni necessarie circa le reazioni di Vienna. Ricorda che occorre che Roma invii a sua volta lo specchio relativo alle misure che il Governo italiano ha intenzione di prendere in pendenza dei contatti italo-austriaci in confronto colle formule discusse a Parigi. Assicura inoltre che consiglierà al Ministro Toncic di scrivere al Ministro Fanfani.

TOSCANO: Desidera ribadire che ci si trova di fronte ad una svolta fondamentale, con una scadenza in luglio determinata dal fatto che, trascorso tale periodo, mancherebbe il tempo necessario per varare le necessarie leggi costituzionali prima della fine della legislatura. Osserva che nell’eventuale prossima riunione dei rappresentanti sarà necessario avere un quadro generale delle rispettive posizioni. Assicura che da parte italiana si approfondirà il problema relativo alla possibilità di uno stadio preliminare al ricorso alla Corte. Non esclude qualche possibilità di minime concessioni sui punti rimasti aperti, ma ritiene che esse siano di competenza esclusiva dei due Ministri degli Esteri e dei due primi Ministri. Ricorda, per concludere, che i rappresentanti dei Ministri devono rivedersi solo se, da parte austriaca, si è disposti ad accettare in linea di massima le proposte italiane. In caso contrario sarebbe preferibile non vedersi affatto in quanto ogni possibilità di intesa verrebbe a cadere.

KIRCHSCHLAEGER: Per la prossima riunione potrebbe essere utile avere un interprete. Propone Tchofen.

GAJA: Si dichiara d’accordo. Chiede quale potrebbe essere la sede per la prossima riunione.

TOSCANO: Suggerisce la località di Montreux e quale data il 16 giugno alle ore 10,306.

GAJA: Assicura che comunicherà l’albergo scelto.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 4, pos. AA 2/9.


2 Predisposto dalla Segreteria 10A della DGAP.


3 Vedi D. 4.


4 Si riferisce al colloquio del 3 maggio, per il quale vedi D. 130, nota 3.


5 Vedi D. 133.


6 Vedi D. 140.

135

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. segreto 15362. Vienna, 26 maggio 1966.

Signor Ministro,

ho avuto ieri sera una cordiale conversazione con il Ministro Toncic in occasione di un pranzo che gli ho offerto in Ambasciata.

Dopo avermi espresso la sua soddisfazione per il colloquio avuto con V.E. a Strasburgo(3), egli mi ha detto di aver l’impressione che si sia creata una nuova favorevole atmosfera già felicemente iniziatasi con il colloquio dell’estate scorsa tra il Presidente Moro ed il Cancelliere Klaus(4). Egli pensa che si possa ora fare il possibile per raggiungere al pipresto una conclusione della controversia per l’Alto Adige.

Poiché egli ha accennato al problema della garanzia internazionale gli ho fatto presente, come già nel mio precedente colloquio(5), che l’impostazione sostanziale e formale da noi data alle trattative ed alla loro eventuale conclusione escludeva la possibilità di un accordo sopra un organo destinato a dirimere eventuali controversie su concessioni da noi unilateralmente fatte agli altoatesini.

A questo punto il Ministro Toncic ha chiarito il suo pensiero, genericamente espresso in una recente intervista quando disse che esistono varie forme di agganciamento internazionale.

Secondo Toncic, non occorrerebbe uno specifico accordo per creare un apposito organo internazionale in quanto esisterebbero già gli strumenti per risolvere eventuali future controversie. Egli ha alluso espressamente alla Convenzione europea del 1957 per il regolamento pacifico delle controversie. Sarebbe pertanto sufficiente, secondo Toncic, che l’Italia ratificasse la seconda e la terza parte di tale Convenzione.

Senonché, come noto, tali parti riguardano le controversie di natura politica e l’esistenza del problema dell’Alto Adige ha costituito una delle ragioni per cui, almeno fino ad oggi, non abbiamo ritenuto opportuno ratificare tale Convenzione.

L’idea di Toncic appare quindi meno accoglibile che non la stessa scelta di un organo particolare per dirimere le controversie nei limiti delle concessioni eventualmente fatte agli altoatesini. Un’intesa del genere di quella proposta da Toncic significherebbe un implicito riconoscimento che noi possiamo essere convenuti per pretese inadempienze degli obblighi specificatamente assunti davanti all’organo previsto dalla detta Convenzione per dirimere controversie politiche. Inoltre che il riconoscimento di un tale organo giurisdizionale andrebbe incontro agli appetiti degli altoatesini e dei tirolesi i quali ben presto non esiterebbero a sollevare nuove questioni politiche per ottenere per esempio un allargamento dell’autonomia o addirittura per chiedere l’autodeterminazione.

Non ho mancato pertanto di esprimere a Toncic tutta la mia perplessità per una proposta del genere.

Ho ritenuto opportuno riferire a V.E. questa tesi di Toncic perché è molto probabile che essa sarà al centro dell’impostazione che egli vorrà dare alle trattative con noi.

Voglia accogliere, Signor Ministro, i sensi del mio devoto ossequio.

Enrico Martino


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 3.


2 Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


3 Vedi D. 130, nota 3.


4 Vedi D. 69.


5 Vedi D. 128.

136

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. segreta 120/1032. Roma, 6 giugno 1966.

Caro Presidente,

attiro la tua cortese attenzione sull’unito appunto, relativo all’incontro segreto italo-austriaco che ha avuto luogo il 25 e il 26 maggio u.s. a Londra(2).

Le conclusioni dell’appunto, sulle quali in linea di massima concordo, mettono in luce la necessità che, prima del prossimo incontro dei rappresentanti, fissato per il 16 corr., da parte nostra vengano date istruzioni circa i vari problemi che dovrebbero essere oggetto del prossimo contatto: cui mi pare occorre attribuire carattere decisivo, nel senso che, dopo di esso, si deve prevedere un incontro a livello politico.

La riunione del Consiglio Atlantico a Bruxelles mi costringe ad assentarmi da Roma, come tu sai, nei prossimi giorni. Ti sarei, tuttavia, grato se, tenuto conto della brevità del tempo che ci separa dalla data del prossimo incontro, volessi considerare l’opportunità di far iniziare al pipresto l’esame delle decisioni preliminari che si devono prendere da parte nostra.

Con l’occasione ti informo che da parte austriaca ci è stato comunicato oggi che non vi sono obiezioni a che si dia attuazione immediata alle nove misure da noi previste.

Allego, infine, per tua informazione, un appunto predisposto dal prof. Capotorti(3) circa la questione della giurisdizione della Corte dell’Aja in relazione ad alcuni suggerimenti austriaci avanzati a Londra.

Mi è gradita l’occasione per inviarti i miei cordiali saluti

tuo

A. Fanfani

Allegato

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(4)

Appunto segreto. Roma, 31 maggio 1966.

Nei giorni 25 e 26 maggio 1966 ha avuto luogo a Londra un incontro fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria.

Come è noto, esso faceva seguito alla riunione di Londra del novembre 1965(5). Le successive vicende politiche italiane ed austriache avevano portato ad una pausa nei contatti a suo tempo stabiliti. La formazione del nuovo Governo austriaco e le disposizioni da esso manifestate hanno consentito di riprendere gli scambi di vedute nella stessa forma iniziata subito dopo il termine della V sessione della Commissione di esperti italo-austriaci.

Da parte italiana, nel corso dell’incontro, che si è svolto in un’atmosfera distesa e cordiale

– anche se non sono mancati momenti in cui le due parti hanno sostenuto con energia il loro diverso punto di vista – ci si è strettamente attenuti alle istruzioni formulate dall’apposito Comitato di Ministri del 12 maggio(6) circa le nuove basi sulle quali poterebbe essere elaborato un sistema di chiusura della controversia a modifica di quelle prese in considerazione dai Ministri degli Esteri dei due Paesi nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964(7).

All’inizio dei colloqui, i rappresentanti italiani hanno richiamato l’attenzione dei rappresentanti austriaci su di una serie di episodi che negli ultimi tempi erano già stati oggetto di nostri passi per via diplomatica a Vienna. Tali episodi (colletta organizzata a Graz dal Governo stiriano a favore degli altoatesini, viaggio del Ministro della Pubblica Istruzione austriaco Piffl- Percevic a Merano in occasione dell’inaugurazione della Casa dello studente, ripresa delle trasmissioni della radio clandestina «Libero Tirolo» e mancato mantenimento dell’impegno di disturbare le sue emissioni, progettato viaggio dell’ex Ministro degli Esteri Kreisky a Bolzano), è stato detto, meritano un chiarimento sostanziale perché, nel loro succedersi, sembrano dimostrare, o le scarse possibilità di cui il Governo di Vienna dispone, per scoraggiare manifestazioni ed atteggiamenti dell’opinione pubblica estremista in Austria, oppure addirittura il proposito di non pervenire ad un accordo. Vi era poi un episodio su cui doveva essere particolarmente attirata l’attenzione di Vienna e cioè la manifestazione in programma da parte del Turnerbund, che dovrebbe aver luogo ad Innsbruck, con successive escursioni a Bolzano, tra il 13 ed il 17 luglio p.v. A parte il fatto che tale manifestazione aveva ottenuto l’alto patronato del Presidente della Repubblica austriaca e del Capitano regionale del Tirolo, da parte italiana si doveva soltanto far presente che, se le conversazioni in corso dovessero nel prossimo incontro a livello rappresentanti dei due Ministri avviarsi verso una conclusione positiva, occorrerebbe contemplare ormai un convegno ad altissimo livello (Presidente del Consiglio dei Ministri e Cancelliere federale,nonché dei due Ministri degli Esteri) proprio nel corso del prossimo mese di luglio. È evidente che l’effettuazione della manifestazione del Turnerbund nel suo attuale programma renderebbe impossibile tale incontro, sia che essa debba precedere sia che essa debba seguire le conversazioni degli uomini di Stato.

Quanto agli argomenti tuttora in discussione i risultati della riunione possono essere così riassunti:

I. MODALITÀ DI CHIUSURA DELLA CONTROVERSIA

Problema delle garanzie

I rappresentanti italiani hanno confermato – per quanto concerne le garanzie di carattere interno – le favorevoli disposizioni del Governo di Roma nei confronti delle seguenti tre forme di garanzia interna:

- - -

I rappresentanti italiani hanno inoltre sottolineato il fatto che, se si tiene conto della circostanza che la maggior parte delle misure a favore delle popolazioni altoatesine verrà presa con legge costituzionale e che è prevista la possibilità che la Provincia di Bolzano adisca la Corte Costituzionale per la tutela delle proprie autonomie, il sistema di garanzia che ne risulta appare organico, completo ed efficiente.

Da parte austriaca non si sono fatte, in proposito, sostanziali obiezioni. Sono stati solo chiesti ulteriori chiarimenti circa le funzioni e la composizione dell’organo di contatto.

4. Per quanto concerne il problema di garanzie supplementari, su cui Vienna continua ad insistere, da parte italiana si è premesso che è interesse dei due Governi di raggiungere un tipo di intesa tale da non consentire che in avvenire possano sorgere altre controversie sull’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. Per ottenere tale scopo, da parte italiana si ritiene che il mezzo piefficace consista nel prevedere che le eventuali future controversie, circa l’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber, vengano deferite alla Corte Internazionale di Giustizia. Essa è infatti l’organo che ha il maggior prestigio internazionale, il solo adeguato a far sì che le sue decisioni, in materie che naturalmente toccano vivamente le opinioni pubbliche dei due Paesi, possano essere pacificamente accettate ed eseguite: il che forse non accadrebbe qualora si trattasse delle sentenze di una Corte arbitrale costituita da giudici nominati dalle due Parti. Inoltre, proprio per il carattere supremo e solenne della Corte dell’Aja, automaticamente si scoraggerebbe una eccessiva litigiosità delle Parti, il che è pure importante per contribuire al miglioramento della atmosfera tra i due Paesi.

Il ricorso alla Corte dell’Aja avrebbe poi il vantaggio di costituire una soluzione realistica, che potrebbe essere senza difficoltà approvata, nell’attuale fase, dai competenti organi parlamentari. Come i rappresentanti italiani hanno sottolineato, il Parlamento italiano si è infatti già espresso ripetutamente in favore del ricorso alla giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia. Dato che le garanzie di carattere interno sono state suggerite dalla Commissione dei 19, anche per esse si pucontare sull’approvazione della maggioranza dei partiti. Di conseguenza, se un sistema di garanzia comprendente il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia potrebbe essere accolto favorevolmente in Italia, si deve escludere – dopo l’inopportuna insistenza, da parte di certi uomini politici austriaci, sull’ancoraggio internazionale

– una reazione analogamente positiva ove si prevedesse l’istituzione di un organo arbitrale ad hoc. Si deve infine tener presente che, se le nuove basi d’intesa proposte dall’Italia possono essere considerate, per la parte formale, meno rispondenti alle richieste di Vienna, nella partesostanziale del negoziato la nuova posizione del Governo di Roma tiene maggior conto delle originarie richieste austriache.

A questo punto i rappresentanti austriaci hanno osservato che in linea generale le nuoveproposte italiane rendono particolarmente delicata la posizione del Governo di Vienna, visto che, per l’Austria, una eventuale intesa potrà essere considerata soddisfacente solo se alle piimportanti garanzie di carattere interno si aggiungeranno garanzie di carattere internazionale. Sul problema specifico della scelta del ricorso alla Corte Internazionale diGiustizia, i rappresentanti austriaci, nel ricordare l’atteggiamento negativo preso in passato da Vienna nei confronti della Corte, hanno fatto notare che l’Austria non è attualmente rappresentata alla Corte dell’Aja né, in un prossimo futuro, vi potrebbe essere permanentemente rappresentata. D’altra parte tanto il Governo di Vienna quanto l’opinione pubblica austriaca non considerano come molto favorevoli le precedenti esperienze giurisdizionali fatte con la Corte dell’Aja.

Tutto cipremesso, i rappresentanti austriaci, in linea del tutto personale e dichiarando di non voler con cipregiudicare in alcun modo le decisioni del loro Governo, hanno accennato alle seguenti tre ipotesi alternative che potrebbero eventualmente consentire a Vienna di accettare la proposta italiana relativa alla scelta della Corte Internazionale di Giustizia come organo giurisdizionale in eventuali controversie future relative all’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber e degli atti internazionali in vigore fra i due Paesi:

- - -

Da parte dei rappresentanti italiani si sono subito espresse ampie riserve per quanto concerne le proposte austriache soprattutto per quelle di cui alle ipotesi 1 e 2. Si è comunque promesso che sarebbe stata esaminata a fondo la controproposta n. 3.

Da parte austriaca, si è fatto presente che non si poteva in alcun modo prevedere una adesione austriaca pura e semplice alla nostra proposta di ricorso alla Corte dell’Aja, se non si fosse tenuto conto delle esigenze austriache, così come risultavano nelle controproposte presentate. Si trattava di un punto fondamentale, sul quale il Ministro Toncic avrebbe verosimilmente attirato personalmente – con una sua lettera – l’attenzione del Ministro Fanfani. Per contro il Ministro Kirchschlaeger ha dichiarato espressamente di impegnarsi a consigliare al proprio Ministro l’accettazione delle proposte italiane qualora fosse accettata l’idea di utilizzare un contatto italo-austriaco prima del ricorso giurisdizionale alla Corte dell’Aja.

II. MISURE AUTONOME ITALIANE A FAVORE DELLE POPOLAZIONI ALTOATESINE

I rappresentanti italiani, dopo aver presentato ai rappresentanti austriaci la nuova formulazione relativa alla questione del «Pubblico impiego», hanno comunicato le nuove formulazioni relativamente alle questioni rimaste aperte, sottolineando che tali formulazioni, particolarmente per quanto concerne le questioni dell’«Industria», della «Residenza» e del «Collocamento al lavoro», nel loro insieme, rappresentano un sensibile passo avanti rispetto alle ipotesi esaminate a Parigi il 16 dicembre 1964. Ciera dovuto alla intenzione italiana di presentare nuove basi d’intesa, che, per quanto riguarda la parte sostanziale del negoziato, tengano maggiormente conto delle richieste degli altoatesini.

Da parte austriaca – dopo aver premesso che si trattava di impressioni puramente personali, il cui valore era altresì diminuito dalle difficoltà di traduzione delle formule presentate

- - -

Nel complesso, per quanto concerne le nuove proposte italiane circa le questioni rimaste aperte, i rappresentanti austriaci pur tenendo a dichiararsi «non soddisfatti», hanno dato l’impressione che non si possa escludere la possibilità di raggiungere su molte di esse qualche forma di compromesso. Essi si sono comunque impegnati a farci pervenire, nel pibreve tempo possibile, loro piprecise osservazioni in merito alle singole clausole prese in esame.

III. MISURE CHE POTREBBERO ESSERE ATTUATE DA PARTE ITALIANA ANCHE IN PENDENZA DEI CONTATTI ITALO- AUSTRIACI

I rappresentanti italiani hanno consegnato ai rappresentanti austriaci un elenco di misure che da parte italiana potrebbero essere attuate immediatamente anche nel corso degli attuali negoziati, sottolineando, nello stesso tempo, che tre di tali questioni concernonoalcune delle questioni tuttora aperte. È stato precisato che era stato ritenuto corretto mettere al corrente il Governo di Vienna di tale iniziativa anche al fine di conoscerne l’opinione alriguardo. È stata richiamata l’attenzione dei rappresentanti austriaci sulla circostanza che l’eventuale iniziativa italiana potrebbe avere molta importanza al fine di migliorare l’atmosfera generale tra i due Paesi; di dimostrare che i contatti in corso tra Italia ed Austria hanno già portato a qualche concreto risultato; di confermare l’impegno a venire incontro alle richieste degli altoatesini; di sfrondare l’elenco delle misure autonome che il Governo italiano ha in animo di attuare.

Da parte dei rappresentanti austriaci, dopo aver assicurato che ci sarebbero state fatte conoscere al pipresto le reazioni del Governo di Vienna e pur esprimendosi in linea di massima un accordo, si è sottolineata la necessità di un piattento studio dell’elenco proposto, studio che consenta al Governo austriaco di valutare le misure stesse nella cornice di quanto era contenuto nel progetto di conclusione della controversia esaminato a Parigi il 16 dicembre 1964. Anche su questo punto è stato promesso di darci una risposta definitiva nel pibreve tempo possibile. Tuttavia, a titolo strettamente personale, i due rappresentanti austriaci hanno lasciato intendere di considerare in modo positivo il proposito del Governo italiano ed hanno anzi suggerito che le misure da noi proposte siano integrate da due altri analoghi provvedimenti che, a loro parere, le completerebbero (agevolazioni fiscali per l’importazione di films in tedesco nella Provincia di Bolzano; obbligo per gli uffici giudiziari di rispondere in tedesco alla corrispondenza in tedesco).

IV. EVENTUALE PROSEGUIMENTO DEI CONTATTI

I rappresentanti dei due Ministri degli Esteri hanno convenuto di scambiarsi direttamente e nel pibreve tempo tutte le informazioni necessarie per una esatta valutazione dei rispettivi punti di vista sugli argomenti che hanno formato oggetto di discussione. Quindi, da parte italiana si è sottolineato con molta franchezza che sarebbe inutile prevedere un ulteriore incontro a livello dei rappresentanti dei Ministri se da parte austriaca non si fosse accettato in linea di massima le ipotesi delineate da parte italiana per un eventuale accordo. Non si trattava, certo, di un ultimatum, ma era ovvio che, perché la prossima riunione potesse riuscire fruttuosa, vi doveva essere una accettazione di massima austriaca sia della scelta della Corte dell’Aja come organo giurisdizionale per eventuali controversie, sia della impostazione data alla soluzione delle questioni tuttora aperte. Ci ovviamente, non avrebbe impedito che questioni di dettaglio avrebbero potuto essere ancora discusse, essendo perfettamente chiaro che i due Ministri degli Esteri ed i due Capi del Governo avrebbero potuto risolvere in occasione del loro incontro diretto qualche punto specifico per il quale si sarebbero potute prevedere delle soluzioni alternative da riservare alla loro decisione finale.

Nonostante questa presa di posizione italiana, da parte austriaca si è insistito affinché si procedesse senz’altro alla fissazione della data del prossimo incontro. Si è convenuto che, qualora i rispettivi Ministri degli Esteri concordino, tale incontro potrebbe aver luogo a Montreux il 16 giugno p.v.8.

Riassumendo i risultati dell’incontro, si pudire che i rappresentanti austriaci non hanno manifestato eccessiva sorpresa per le posizioni da noi assunte, sia circa la scelta della Cortedell’Aja, sia circa le formule di soluzione delle questioni tuttora aperte. È sembrato in particolare che i rappresentanti austriaci, anche se si sono espressi a titolo personale e con ogni riserva, fossero in realtà preparati a non respingere a priori la nostra nuova impostazione favorevole alla giurisdizione della Corte dell’Aja, pur con le controproposte di cui si è fatto cenno pisopra.

Per quanto riguarda la parte formale della trattativa, i punti che rimangono aperti sui quali quindi dovrebbero essere date nuove istruzioni per il prossimo incontro sono:

- -

Per quanto riguarda la parte sostanziale del negoziato, nonostante le nostre nuove proposte, si deve constatare che le divergenze rimangono piuttosto notevoli.

Nel prossimo incontro si dovrebbe cercare di ridurre notevolmente il numero delle questioni rimaste aperte. Si dovrebbe cioè, con le nuove formulazioni, cercare di accordarsi definitivamente sui seguenti punti:

-utilizzazione acque pubbliche ed opere idrauliche;

- assistenza sanitaria ed ospedaliera ed assistenza e beneficenza ad istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza;

-segretari comunali;

-residenza;

-nomina dell’Intendente scolastico;

-credito;

-pubblica sicurezza e ordine pubblico. Cisarebbe forse possibile assumendo per le questioni:

-utilizzazione acque pubbliche ed opere idrauliche

-nomina dell’Intendente scolastico le posizioni già assunte a Parigi e rettificando in qualche punto le formule già predisposte per le altre questioni.

Rimarrebbero quindi aperte le questioni:

-industria;

-collocamento al lavoro;

-approvazione del bilancio provinciale.

Per quanto riguarda in particolare l’approvazione del bilancio provinciale, sarebbe forse opportuno elaborare fin d’ora qualche nostra ulteriore controproposta, che tenga in parte conto delle obiezioni austriache.

Si è avuta l’impressione che la nostra idea di dare immediatamente corso ad una serie di misure in gran parte previste nei contatti che avevano preceduto l’incontro di Parigi, abbia costituito una sorpresa per gli interlocutori austriaci.

Dopo una iniziale perplessità, si è espressa da parte austriaca, sia pure a titolo personale,

– forse dopo contatti con Vienna – la convinzione che l’iniziativa italiana possa essere utile particolarmente per l’attuazione delle questioni già a suo tempo concordate. Occorrerebbe quindi mettere allo studio la possibilità di un nostro pronto chiarimento, che specifichi quali punti delle raccomandazioni dei Diciannove si intendono esattamente attuare da parte nostra. Si rileverà, inoltre, che da parte austriaca è stato suggerito che due delle misure da noi proposte siano integrate con provvedimenti in settori similari. Anche a questo proposito occorrerà prendere nel pibreve tempo posizione.

Non vi è dubbio che la nostra iniziativa, come, del resto, il contenuto delle nostre proposte, ha convinto gli austriaci della precisa intenzione italiana di giungere rapidamente ad un accordo. Da parte austriaca, a sua volta, ci è stato affermato che mai, come nell’attuale momento, il Governo di Vienna si è ritenuto così vicino alla possibilità di giungere alla conclusione di un’intesa e tanto risoluto a volerla.

Si puaggiungere, infine, che il Ministro Toncic sembra volere dare alla soluzione della questione dell’Alto Adige una impostazione di carattere europeistico, presentandola come connessa con l’associazione dell’Austria al Mercato Comune. In questo spirito si comprende che egli, piche la creazione di organi speciali italo-austriaci, cerchi di ottenere l’applicazione alla controversia altoatesina della Convenzione europea del 1957. Cisembra indicare che Toncic puessere piaperto di Kreisky alla possibilità di ricorso alla Corte dell’Aja, anche se è in dubbio che egli cerca di estenderne la competenza a tutti i campi previsti dalla stessa Convenzione europea, integrata dalle recenti proposte di cui egli stesso si è fatto iniziatore al Consiglio d’Europa.


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 105, fasc. 649.


2 Vedi D. 134.


3 Non pubblicato.


4 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 3. La copia conservata in ASPDR, UAD (b. 406, fasc. Varie 1966) consente l’attribuzione a Gaja.


5 Vedi D. 109.


6 Vedi D. 130.


7 Vedi D. 4.


8 Vedi D. 140.

137

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA 10A(1)

Appunto. Roma, 8 giugno 1966.

Oggetto: XVIII Congresso provinciale ordinario della SVP.

I. Il 4 giugno si è svolto, a Merano, il XVIII Congresso provinciale ordinario della SVP, con la partecipazione di 500 delegati.

II. Il Presidente uscente – Magnago – vi ha svolto una relazione sostanzialmente improntata alla sua nota linea di moderazione sia per quanto concerne le richieste degli altoatesini di lingua tedesca (limitandole all’ampliamento – se pur sostanziale – del grado di autonomia della Provincia di Bolzano) sia per quanto riguarda i possibili sviluppi dei contatti in corso tra Italia ed Austria (che dovrebbero raggiungere – secondo Magnago – un risultato concreto entro il mese di settembre).

Un tono decisamente meno moderato – quasi intransigente – è stato dato da Magnago per quanto riguarda la parte della sua relazione concernente l’espulsione di Jenny, criticata con accenti fortemente polemici. Corrispondentemente, Magnago ha voluto mettere in risalto la nuova impronta economico-sociale che sarebbe stata recentemente data alla SVP con la creazione di un apposito Comitato economico e sociale.

III. L’Assemblea ha rieletto – a grande maggioranza – Magnago alla Presidenza della SVP. Vice Presidenti sono stati eletti Dietl (che ha tra l’altro beneficiato della popolarità derivatagli dal suo noto successo per la mancata incriminazione), Volgger (al posto di Benedikter) e Pupp. Sostanzialmente i tre Vicepresidenti si possono giudicare sulle stesse posizioni di Benedikter.

IV. La mozione conclusiva è costituita dai seguenti punti:

- - - - -

La mozione preannunzia infine la convocazione entro il corrente anno di un congresso straordinario provinciale della SVP.

V. Il XVIII Congresso della SVP è risultato un «congresso di transizione» in attesa degli sviluppi dei contatti italo-austriaci e dello svolgimento del preannunciato congresso straordinario in ottobre. Per il momento, Magnago si è rafforzato ed i radicali non hanno avuto il sopravvento. È stato confermato il distacco definitivo di Jenny, il che lascia prevedere che la SVP, nel prossimo futuro, contrasterà con ogni sforzo i tentativi di sviluppo dei socialisti altoatesini.

VI. Per quanto riguarda i commenti della stampa, tenuto presente che nessun giornalista italiano è stato ammesso ai lavori del Congresso, essi sono apparsi abbastanza discordi. Il «Messaggero» ed il «Corriere della Sera» definiscono «moderata» e «meno rigida» la relazione del dr. Magnago, mettendo sopratutto in evidenza come in essa la precedente richiesta di una «regione sudtirolese» sia stata sostituita da quella di una «larga autonomia» per l’Alto Adige. Viceversa la «Stampa» ed «Il Tempo» giudicano negativamente la relazione stessa definendola «estremista» o addirittura considerandola come un «ultimatum» al Governo italiano.

DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 13, pos. AA 5/35.

138

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA 10A(1)

Appunto segreto. Roma, 10 giugno 1966.

La prossima riunione segreta che i rappresentanti dei due Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria terranno a Montreux il 16 giugno p.v. avrà un carattere particolarmente delicato in quanto, se i suoi risultati saranno positivi, si concretizzerà la possibilità di attuazione di un nuovo incontro politico ad alto livello. Qualora, invece, essa abbia risultati negativi – o non tali da porre le condizioni per un nuovo incontro politico – è possibile immaginare che, anche per le difficoltà interne del Governo di Vienna, ogni eventuale soluzione della controversia italo-austriaca verrebbe, almeno per il momento, allontanata.

Se si parte dal punto di vista di cui sopra, la prossima riunione dei rappresentanti dovrebbe avere come scopo quello di limitare al massimo l’area di divergenza tra la posizione italiana e quella austriaca, sia per quanto riguarda la parte formale (modalità di chiusura della controversia – punto I) sia per quanto concerne la parte sostanziale (misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine – punto II) dei contatti in corso.

PUNTO I - MODALITÀ DI CHIUSURA DELLA CONTROVERSIA

- -

«1. In deroga all’art. 27, lett. a), le norme del capo I della Convenzione di Strasburgo si applicano, fra Italia ed Austria, anche alle controversie concernenti fatti o situazioni verificatisi fra il settembre 1946 e l’entrata in vigore della Convenzione stessa (oppure … anche alle controversie concernenti l’interpretazione e l’applicazione dell’Accordo di Parigi);

2. Almeno tre mesi prima dell’introduzione di un ricorso (requête) innanzi alla Corte in base all’art. 1 della Convenzione di Strasburgo, la Parte che intende proporlo comunicherà all’altra Parte, per via diplomatica, gli elementi di fatto e di diritto, che intende far valere a sostegno della propria domanda. Subito dopo tale comunicazione, ciascuna Parte provvederà a designare i propri agenti per la procedura da svolgere innanzi alla Corte, e renderà nota la propria designazione all’altra Parte. Almeno due mesi prima dell’introduzione del ricorso, i due agenti prenderanno contatto e riferiranno ai rispettivi Governi in vista della possibilità di una soluzione concordata della controversia».

PUNTO II - MISURE DEL GOVERNO ITALIANO A FAVORE DELLE POPOLAZIONI ALTOATESINE

A) Per quanto concerne le 10 questioni rimaste aperte sarebbe utile eliminare le 7 questioni relative ai seguenti punti:

- Utilizzazione delle acque pubbliche ed opere idrauliche;

- Nomina dell’Intendente scolastico;

- Credito;

- Assistenza sanitaria ed ospedaliera - Assistenza e beneficenza - Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza;

- Residenza;

- Pubblica sicurezza ed ordine pubblico;

- Segretari comunali. In tal modo rimarrebbero aperte le questioni:

- Industria;

- Collocamento al lavoro;

- Approvazione del bilancio provinciale; che potrebbero essere discusse nell’eventuale incontro ad alto livello politico.

Per quanto riguarda la questione «Utilizzazione delle acque pubbliche ed opere idrauliche» è da osservarsi che nella relativa formula esaminata a Parigi il 16 dicembre 1964(3) era prevista la concessione della competenza legislativa primaria per le opere idrauliche della III, IV e V categoria. Per venire incontro alla richiesta austriaca, ribadita nel corso dell’ultima riunione segreta di Londra, si dovrebbe apportare una corrispondente modifica alla formula presentata a Londra il 25 maggio u.s. che, in tal modo, assumerebbe la seguente forma definitiva:

«Competenza legislativa secondaria per l’utilizzazione delle acque pubbliche, escluse le grandi derivazioni a scopo idroelettrico, e devoluzione alle Provincie delle prestazioni e della fornitura di energia elettrica prevista dall’attuale art. 10 dello Statuto, nel quadro del sistema dell’ENEL.

Predisposizione tra Stato e Provincia di un piano annuale di coordinamento delle opere idrauliche di rispettiva competenza.

Competenza legislativa primaria per le opere idrauliche della III, IV e V categoria. Parere obbligatorio della Provincia per le opere idrauliche di I e II categoria di competenza statale.

Previsione che il Ministro dell’Industria prenda le sue decisioni in merito all’attività dell’ENEL nella Provincia sentita la Provincia stessa».

Per quanto riguarda la «Nomina dell’Intendente scolastico per le scuole di lingua tedesca», tenendo presente che i compiti e le funzioni del Sovraintendente scolastico per la Provincia di Bolzano verrebbero definiti dalla seguente formulazione: «Nomina da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, sentita la Giunta provinciale di Bolzano del Sovraintendente scolastico per l’amministrazione della scuola di lingua italiana e ladina con compiti di vigilanza sulla scuola di lingua tedesca», i rappresentanti italiani dovrebbero presentare la seguente formula esaminata a Parigi nel dicembre 1964:

«Nomina da parte del Consiglio provinciale di Bolzano, sentito il Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Intendente scolastico per le scuole di lingua tedesca, con competenza sulla scuola elementare, media e secondaria di secondo grado».

Per quanto concerne le altre questioni i rappresentanti italiani si limiteranno a presentare nuovamente le proposte di soluzione avanzate nella precedente riunione segreta di Londra, fornendo, nello stesso tempo i chiarimenti richiesti dai rappresentanti austriaci sia per quanto concerne la «Residenza» sia per quanto riguarda i «Segretari comunali».

B) In merito alle 9 misure di possibile immediata attuazione da parte del Governo italiano i rappresentanti austriaci chiesero di integrare l’elenco delle predette 9 misure con le seguenti ulteriori due misure:

«1. Adozione di una legge per la concessione di agevolazioni fiscali per l’importazione e la circolazione in Alto Adige di films in lingua tedesca.

2. Adozione di una norma di attuazione per stabilire l’obbligo per gli uffici pubblici della Provincia di Bolzano di rispondere in tedesco nel caso di atti avviati in tale lingua da altro ufficio pubblico della Provincia stessa». Dato che tali due misure fanno parte di quelle a suo tempo concordate dalla Commissione italo-austriaca di esperti ed esaminate dai due Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria nel loro incontro di Parigi del 16 dicembre 1964, i rappresentanti italiani dovrebbero essere autorizzati a venire incontro alla relativa richiesta austriaca.

Se nel corso della prossima riunione segreta dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri verranno raggiunti risultati positivi occorrerà definire la data e le modalità dell’incontro politico ad alto livello. In relazione a quest’ultimo, inoltre, i rappresentanti italiani insisteranno sulla necessità che esso abbia carattere di assoluta segretezza, particolarmente in relazione all’incentivo che dalla pubblicità su di esso potrebbe derivare al terrorismo altoatesino.

È comunque opportuno tener presente che prima dell’eventuale svolgimento dell’incontro politico ad alto livello, sarà necessario provvedere all’elaborazione ed alla stesura dei testi di tutti i documenti relativi alla chiusura della controversia e che per tale lavoro occorrerà un periodo di circa 15 giorni.

Per quanto riguarda la composizione della delegazione italiana cui verranno affidati i compiti di cui sopra sarebbe opportuno che di essa facessero parte, oltre che rappresentanti del Ministero degli Esteri, due giuristi, un rappresentante della Presidenza del Consiglio ed uno del Ministero dell’Interno.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 4, pos. AA 2/9.


Vedi D. 134.


Vedi D. 4.

139

COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 13 giugno 1966, ore 11)1

Appunto segreto.

Alto Adige: riunione presso il Presidente del Consiglio tenuta il 13 giugno 1966 alle ore 11.

Partecipanti: il Presidente del Consiglio on. Moro, che presiede la riunione; il Vice Presidente del Consiglio on. Nenni; il Ministro senza portafoglio on. Piccioni; il Ministro degli Esteri on. Fanfani; il Ministro degli Interni on. Taviani; il Ministro della Difesa on. Tremelloni; il Ministro di Grazia e Giustizia on. Reale; il Ministro del Bilancio on. Pieraccini; il Ministro della Pubblica Istruzione on. Gui; il Ministro dell’Industria e Commercio on. Andreotti; il f.f. Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri Ministro Catalano; il Direttore Generale degli Affari Politici Ministro Gaja; l’Ambasciatore Toscano; il Ministro Plenipotenziario Pompei; il Prefetto Giovenco ed il Vice Prefetto Fabiani.

L’Onorevole Presidente del Consiglio dà la parola al Ministro Gaja, perché esponga lo stato attuale dei contatti italo-austriaci ed i principali problemi rimasti aperti, sui quali, in relazione alla prossima riunione segreta dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri, occorrerà prendere delle decisioni.

GAJA: Inizia sottolineando che la prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, prevista per il 16 giugno, assumerà un’importanza particolare. Dai suoi risultati, infatti, dipenderà la possibilità di svolgimento, a breve scadenza, di un incontro politico ad alto livello con carattere decisivo. Data questa premessa, osserva che il prossimo incontro italo-austriaco dovrebbe mirare a limitare l’area di divergenza, sia per quanto riguarda la parte formale sia per quanto concerne la parte sostanziale del negoziato. Scopo dell’incontro è quindi di lasciare aperti soltanto tre o quattro problemi, che in seguito sarebbero esaminati e decisi a livello politico.

Prosegue affermando che, in base ai risultati dell’ultima riunione segreta del 25 maggio u.s.2, per quanto riguarda il cosiddetto Punto I (modalità di chiusura della controversia), se si tiene presente l’accettazione di principio, da parte austriaca, della giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia, l’ulteriore discussione risulterà prevedibilmente concentrata sulla richiesta austriaca di un accordo che preveda la modifica, in senso retroattivo, dell’art. 27 della Convenzione di Strasburgo del 1957 e nello stesso tempo stabilisca che, prima di adire in via giurisdizionale la Corte Internazionale di Giustizia, abbiano luogo contatti rivolti alla ricerca di una soluzione consensuale delle questioni in esame. Rileva che, in proposito, non si è finora in possesso di precise proposte austriache ed aggiunge che, data l’importanza della questione, essa dovrebbe essere decisa a livello politico.

A puri fini negoziali, comunque, da parte italiana, sulla base di uno studio elaborato dal prof. Capotorti, è stato preparato uno schema di accordo(3) che potrebbe utilmente servire da base di discussione, anche se esso sembra avere poche possibilità di essere accolto dagli austriaci. Sostanzialmente, col predetto schema si prevede che i due agenti italiano ed austriaco, prima che venga adita la Corte Internazionale di Giustizia, prendano preventivi contatti al fine di tentare una soluzione conciliativa.

Passando dal problema della cosiddetta garanzia internazionale a quello delle cosiddette garanzie interne, rileva che un accordo di massima è stato già sostanzialmente raggiunto. Aggiunge, a tal proposito, che potrebbe essere utile, particolarmente per risparmiare tempo, che i rappresentanti italiani fossero messi sollecitamente in grado di fornire ai rappresentanti austriaci un progetto di schema di decreto con il quale verrebbe istituito il cosiddetto «organo di contatto» e ne verrebbe fissata la composizione ed il funzionamento.

Per quanto invece concerne il cosiddetto Punto II, cioè le misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine, rileva che il prossimo incontro dei rappresentanti dovrebbe portare alla eliminazione del maggior numero delle dieci questioni rimaste aperte, accantonandone due o tre per un loro esame definitivo a livello politico. Rileva che sembra si possa giungere ad un accordo sulle seguenti sette questioni:

- Utilizzazione delle acque pubbliche ed opere idrauliche;

- Nomina dell’Intendente scolastico;

- Credito;

- Assistenza sanitaria ed ospedaliera - Assistenza e beneficenza - Istituzioni pubbliche ed assistenza e beneficenza;

- Residenza;

- Pubblica sicurezza ed ordine pubblico;

- Segretari comunali. In tal modo rimarrebbero aperte le questioni:

- Industria;

- Collocamento al lavoro;

- Approvazione del bilancio provinciale, che potrebbero essere decise nell’eventuale incontro al massimo livello politico. Rileva che difficilmente, in questo settore, da parte austriaca si puessere disposti ad accettare formule pirestrittive di quelle che sono state prospettate alla Delegazione austriaca nell’incontro di Parigi del dicembre 1964(4).

Passando alle singole questioni aperte osserva che, per quanto riguarda la questione «Utilizzazione delle acque pubbliche ed opere idrauliche», nella relativa formula esaminata a Parigi era prevista la concessione alla Provincia di Bolzano della competenza legislativa primaria per le opere idrauliche della III, IV e V categoria. In vista di ci nella prossima riunione i rappresentanti italiani dovrebbero quindi essere autorizzati ad apportare una corrispondente modifica alla formula presentata a Londra il 25 maggio scorso. Conclude affermando che, in tal modo, la formula potrebbe assumere la seguente dizione: «L’utilizzazione delle acque pubbliche, da parte dello Stato e della Provincia nell’ambito delle rispettive competenze, avviene in base ad un piano generale da stabilirsi da un Comitato misto composto da rappresentanti dello Stato e della Provincia.

Competenza legislativa secondaria per l’utilizzazione delle acque pubbliche, escluse le grandi derivazioni a scopo idroelettrico, e devoluzione alle Provincie delle prestazioni e della fornitura di energia elettrica prevista dall’attuale art. 10 dello Statuto, nel quadro del sistema dell’ENEL.

Predisposizione fra Stato e Provincia di un piano annuale di coordinamento delle opere idrauliche di rispettiva competenza.

Competenza legislativa primaria per le opere idrauliche della III, IV e V categoria.

Parere obbligatorio della Provincia per le opere idrauliche di I e II categoria di competenza statale.

Previsione che il Ministro dell’Industria prenda le sue decisioni in merito all’attività dell’ENEL nella Provincia sentita la Provincia stessa».

Prosegue sottolineando che, analogamente, per quanto riguarda la Nomina dell’Intendente scolastico per le scuole di lingua tedesca – tenendo presente che i compiti e le funzioni del Sovraintendente scolastico per la Provincia di Bolzano verrebbero definiti dalla seguente formulazione «Nomina da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, sentita la Giunta provinciale di Bolzano, del Sovraintendente scolastico per l’amministrazione della scuola di lingua italiana e ladina e con compiti di vigilanza sulla scuola di lingua tedesca» – sarebbe necessario che i rappresentanti italiani fossero autorizzati a ripresentare la seguente formula già suggerita dalla Delegazione italiana a Parigi nel dicembre 1964.

«Nomina da parte del Consiglio provinciale di Bolzano, sentito il Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Intendente scolastico per la scuola di lingua tedesca, con competenza sulla scuola elementare, media e secondaria di secondo grado».

Conclude l’esposizione relativa alle questioni rimaste aperte affermando che, per quanto riguarda le altre questioni di cui dovrà essere cercata l’eliminazione, i rappresentanti italiani dovrebbero presentare nuovamente le proposte di soluzione avanzate nella precedente riunione di Londra del 25 maggio 1966, mentre, per quanto concerne le tre questioni che verrebbero riservate ad una decisione politica, potrebbe essere utile fin d’ora essere in grado di proporre una nuova formula in merito alla «Approvazione del bilancio provinciale», che tenga conto, in parte, delle controproposte austriache.

Passando al problema relativo alle nove misure di possibile immediata attuazione da parte del Governo italiano, premette che da parte austriaca è stato comunicato di non avere nulla in contrario alla loro attuazione. Aggiunge che i rappresentanti austriaci hanno chiesto di integrare possibilmente l’elenco delle predette nove misure con i seguenti ulteriori due provvedimenti:

«1. Adozione di una legge per la concessione di agevolazioni fiscali per l’importazione e la circolazione in Alto Adige di films in lingua tedesca.

2. Adozione di una norma di attuazione per stabilire l’obbligo per gli uffici pubblici della Provincia di Bolzano di rispondere in tedesco nel caso di atti avviati in tale lingua da altro ufficio pubblico della Provincia stessa». Osserva che tali due misure fanno parte di quelle a suo tempo proposte dalla Commissione dei 19, concordate dalla Commissione italo-austriaca di esperti ed esaminate dai Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria nel loro incontro di Parigi del 16 dicembre 1964.

Conclude la sua esposizione rilevando che se nel corso della prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri verranno raggiunti risultati positivi, occorrerà prevedere una procedura per definire la data e le modalità di un incontro politico al pialto livello. A tale riguardo fa notare che, prima dell’eventuale svolgimento del predetto incontro politico sarà necessario provvedere alla elaborazione ed alla stesura dei testi dei documenti relativi alla chiusura della controversia, elaborazione che richiederà un periodo minimo di dieci giorni e che dovrebbe essere effettuata attraverso riunioni di esperti – anch’esse con carattere segreto – con procedura da concordarsi.

Conclude affermando che a tali incontri di esperti da parte italiana dovrebbero essere presenti alcuni membri della precedente Commissione italo-austriaca di esperti ed, in particolare, alcuni fra i rappresentanti, in seno alla stessa, della Presidenza del Consiglio, del Ministero degli Esteri e di quello dell’Interno, nonché di esperti giuridici.

Il Presidente Moro apre la discussione generale sulla esposizione del Ministro Gaja. Si dà inizio all’esame delle formule relative alle questioni tuttora aperte.

(Gli intervenuti concordano unanimemente sulla presentazione della formula esposta dal Ministro Gaja circa la «Utilizzazione delle acque pubbliche»).

GUI: Chiede di conoscere, in caso che l’Intendente scolastico per le scuole di lingua tedesca venga nominato dalla Provincia, da quale autorità egli dipenderebbe in senso gerarchico.

GAJA: Risponde che si tratterebbe di un organo locale, ma aggiunge che cinon escluderebbe la sua dipendenza da parte del Ministero per le funzioni che potrebbero essergli affidate da parte dello Stato.

FANFANI: Interviene per conoscere da chi è attualmente assistito il Provveditore agli Studi per la gestione delle scuole di lingua tedesca.

GUI: Risponde che il Provveditore è assistito da un Vice Provveditore e dal Consiglio scolastico.

FANFANI: Osserva che, nel caso che la nomina dell’Intendente venga attribuita alla Provincia, occorrerebbe studiare qualche particolare forma di garanzia per la nomina del Consiglio scolastico. Prosegue chiedendo che venga letta la formula relativa alla nomina dell’Intendente scolastico di lingua tedesca esaminata a Parigi il 16 dicembre 1964.

FABIANI: Dà lettura delle formule esaminate nell’incontro di Parigi relative a tutta la materia scolastica.

GUI: Fa osservare che il personale insegnante di lingua tedesca non intende assumere il carattere di personale provinciale, il che comporta la necessità di prevedere in ogni caso un sistema di ricorso contro le decisioni della Provincia.

FABIANI: Osserva che contro i provvedimenti in materia di personale insegnante presi dalla Provincia, puessere data facoltà di ricorso al Sovraintendente scolastico nel quadro della vigilanza che a questi compete su tutta la scuola, compresa quella tedesca.

GUI: Osserva che ciè particolarmente importante per i provvedimenti di trasferimento del personale insegnante.

MORO: Chiede se la competenza per la nomina dell’Intendente non possa essere passata al Consiglio provinciale, anziché alla Giunta.

GUI: Obietta che la maggioranza del Consiglio Provinciale è pur sempre di lingua tedesca. Prosegue affermando che anche la questione dell’iscrizione degli alunni alla scuola sulla base della sola dichiarazione del padre è delicata.

TAVIANI: Ritiene che non sia una questione molto importante. Osserva che, in ogni modo, si potrebbe riservare la questione della nomina dell’Intendente della scuola di lingua tedesca alla decisione politica finale.

FANFANI: Si dichiara d’accordo con la proposta fatta dal Ministro Taviani. Ribadisce che, in ogni caso, occorre studiare un mezzo per tutelare la minoranza di lingua italiana ai fini delle iscrizioni scolastiche.

MORO: Chiede se vi siano possibilità di ricorso al Sovraintendente per tutti i provvedimenti pidelicati presi dall’Intendente.

FABIANI: Risponde che una tale previsione sembrerebbe possibile nel quadro della vigilanza spettante al Sovraintendente secondo la formula già concordata in materia dagli esperti.

FANFANI: Insiste sulla necessità di assicurare la possibilità di ricorso dei genitori degli alunni in materia di iscrizione scolastica.

GUI: Ribadisce che occorrerebbe sancire la possibilità di ricorso al Sovraintendente contro tutte le decisioni prese dall’Intendente.

REALE: Contesta l’utilità del ricorso per quanto riguarda l’iscrizione degli alunni.

FANFANI: Ritiene che dovrebbe esservi possibilità di ricorso sia per quanto riguarda l’iscrizione degli alunni, sia per quanto concerne i provvedimenti riguardanti il personale insegnante. In merito, il Sovraintendente dovrebbe decidere, sentito il Consiglio scolastico.

GUI: Conclude che in tal modo soltanto, si potrebbe accettare la richiesta che l’Intendente scolastico venga nominato dalla Provincia, sentito il Ministero della Pubblica Istruzione.

Viene deciso di proporre una formula che, mentre viene incontro alle richieste austriache in fatto di nomina dell’Intendente, prevede la possibilità di ricorso al Sovraintendente sia per quanto riguarda l’istruzione degli alunni, sia per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari contro il personale insegnante.

GAJA: Passa a leggere le tre proposte presentate il 25 maggio a Londra, relative alle tre questioni che dovrebbero essere riservate alla decisione politica («Industria», «Collocamento al lavoro» ed «Approvazione del bilancio provinciale»). Per quanto riguarda questa ultima, osserva che si potrebbe esaminare la richiesta austriaca di modifica del criterio relativo alla procedura di approvazione, sottoponendo l’approvazione dei capitoli di bilancio sui quali non si è prodotta la convergenza dei gruppi linguistici ad una votazione del Consiglio provinciale a maggioranza qualificata. Aggiunge che, comunque, la questione relativa all’approvazione del bilancio provinciale dovrebbe essere riservata alla decisione politica.

TAVIANI: Interviene per dire che, secondo il suo punto di vista, anche la questione delle Acque pubbliche dovrebbe essere accantonata e rinviata alla decisione politica.

FANFANI: Osserva che sarebbe opportuno non lasciare pidi quattro questioni alla decisione politica.

MORO: Pur dichiarandosi sostanzialmente d’accordo, rileva che se anche le questioni accantonate e riservate alla decisione politica fossero cinque cipotrebbe rappresentare un vantaggio perché lascerebbe ai Ministri maggior margine di manovra.

PIERACCINI: Richiama l’attenzione sul problema della programmazione economica.

TREMELLONI: Chiede se la questione debba essere esaminata sotto il profilo della precedenza tra la programmazione regionale e quella provinciale e sotto quella della sostanza della programmazione.

PIERACCINI: Rileva che anzitutto occorre stabilire se si debba trattare di due differenti programmazioni, una regionale e l’altra provinciale.

MORO: Osserva che gli sembra inevitabile pensare a due distinte programmazioni.

PIERACCINI: Ritiene che sarebbe opportuno non sollevare la questione della programmazione fino a che la relativa discussione non verrà richiesta dagli austriaci. Tuttavia occorrerà chiarirla prima dell’incontro a livello politico. Aggiunge che, nel frattempo, il Ministero del Bilancio prenderà tempestivamente gli opportuni contatti sul piano interno per tentare di raggiungere con gli altoatesini una formula di intesa.

GAJA: Ricorda il problema delle 9 misure che da parte italiana potrebbero essere prese in pendenza dei contatti italo-austriaci. Ricorda che da parte austriaca è stato chiesto di aggiungere al relativo elenco altre due misure, la prima relativa alle agevolazioni fiscali per l’importazione di films stranieri e la seconda concernente la risposta in lingua tedesca a richieste avanzate in tedesco agli uffici pubblici.

TAVIANI: Si dichiara d’accordo sia per la prima che per la seconda misura. Aggiunge, tuttavia, che l’attuazione della seconda misura presenta difficoltà pratiche, per mancanza di elementi in possesso delle due lingue.

REALE: Interviene per chiedere se, nella cornice di eventuali iniziative del Governo italiano, non sarebbe opportuno prendere quella relativa alla concessione della grazia a favore dei condannati per il crimine di Fundres.

TAVIANI: Pensa che sia piopportuno rinviare a Natale l’eventuale iniziativa.

MORO: Chiede se la proposta del Ministro dell’Interno non significhi che sia opportuno collegare l’eventuale concessione della grazia all’esito dei contatti italo-austriaci.

TAVIANI: Ritiene che sia preferibile non collegare le due cose. Se non si vuole aspettare Natale, sarebbe piopportuno prendere subito l’iniziativa, prima cioè della ripresa degli attentati terroristici in Alto Adige, che verosimilmente dovrebbe verificarsi all’inizio dell’autunno.

FANFANI: Pensa che sarebbe piopportuno rinviare l’eventuale concessione della grazia ad una data successiva alla chiusura della controversia.

TAVIANI: Osserva che bisogna anche decidere in merito al periodo in cui potrebbe essere utile prevedere altre misure marginali (revoca del divieto di ingresso in Italia di alcuni cittadini austriaci; concessione del permesso di soggiorno in Alto Adige a favore di alcuni cittadini austriaci cui è stato revocato nel 1962 ecc.).

MORO: Pensa che sarebbe meglio attendere, per non avere una campagna di stampa contraria.

FANFANI: Afferma che per ogni eventuale iniziativa interna di questo genere è piopportuno conservarsi la scelta del momento.

MORO: Concorda con quanto affermato dal Ministro Fanfani.

TAVIANI: Osserva che le predette iniziative, potrebbero essere prese, di volta in volta, al momento ritenuto piopportuno.

GAJA: Passa a richiamare l’attenzione sulla necessità di fissare il periodo in cui potrebbe essere stabilito l’incontro ad alto livello politico. Aggiunge che è opportuno sapere se i rappresentanti italiani possono dire ai rappresentanti austriaci che la prossima loro riunione sarà l’ultima a livello rappresentanti.

FANFANI: Pensa che converrà che da parte dei rappresentanti italiani venga richiesta ai rappresentanti austriaci una risposta definitiva del Governo di Vienna, in merito ai problemi che saranno esaminati nella prossima riunione segreta. Tale risposta dovrà pervenire entro il 30 giugno. Dopo di che sarà possibile decidere il livello e l’epoca del nuovo incontro.

MORO: Osserva che sarà opportuno non escludere, in linea di massima, che si possa giungere alla conclusione della controversia entro il mese di luglio. Propone che si passi ad approfondire l’esame del Punto I, ossia delle questioni connesse con le modalità di chiusura della controversia.

TAVIANI: Rileva, anzitutto, che vi sono differenze tra un giudizio sostanziale nelle formalità di chiusura della controversia e le sue possibilità di accoglimento effettivo. Per quanto riguarda la sostanza, ritiene che la formula elaborata dal Prof. Capotorti possa essere giudicata positivamente. Tuttavia, rileva che, formalmente, essa incontrerebbe al Parlamento le stesse difficoltà di un eventuale accordo arbitrale, dando l’impressione di una mezzadria italo-austriaca sull’Alto Adige. Ricorda quello che ha già sostenuto nel precedente Comitato di Ministri e cioè che i partiti italiani sono sostanzialmente d’accordo sul fatto che il Governo debba prendere in Alto Adige tutte le misure previste dalla Commissione dei 19. Il Parlamento approverebbe le concessioni, anche sostanzialmente gravi, previste dai 19. Per quanto riguarda la chiusura della controversia, i partiti e gli uomini politici, che in qualche modo si sentono «compromessi» in relazione al lavoro dei 19, finirebbero invece con ogni probabilità coll’assumere una intransigente posizione nazionalistica per quanto concerne qualsiasi tipo di cosiddetta concessione sul piano internazionale. Aggiunge che le reazioni all’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964 sono state violente e diffuse. Esse si sono principalmente concentrate sull’aspetto internazionale del progetto di conclusione della controversia. Sottolinea che quanto ha detto puapparire come il contrario di quello che egli, quale Ministro dell’Interno, dovrebbe dire dal punto di vista interno. Prosegue aggiungendo che la Convenzione di Strasburgo si richiama al quadro europeistico, che per l’Italia presenta maggiori pericoli di quello delle Nazioni Unite. Conclude, tuttavia, che il Governo italiano pupresentare al Parlamento – con probabilità di approvazione – soltanto un progetto di chiusura della controversia che, sul piano internazionale, si riferisca esclusivamente alla Corte Internazionale di Giustizia, senza dare impressioni di mezzadria.

TOSCANO: Interviene per chiarire il contenuto della Convenzione europea del 1957 e far presente che il Governo italiano ha sottoscritto soltanto la parte giurisdizionale della convenzione stessa. Il che – aggiunge – comporta che la Convenzione non pulegare il Governo italiano per quanto concerne le sue parti II e III (arbitrato e conciliazione).

PICCIONI: Pensa che la parte relativa ai due agenti in sostanza costituisce una forma di conciliazione.

REALE: Pensa che la proposta Capotorti non elimini l’impressione del condominio tra Roma e Vienna.

MORO: Ritiene che, su questo punto, per ora non si possa decidere, anche perché occorre distinguere in relazione alla necessità o meno di ratifica di un’intesa per il ricorso alla Corte Internazionale dell’Aja. Osserva che se, a tal proposito, si trattasse soltanto di una dichiarazione di intenzioni la proposta Capotorti potrebbe forse passare inosservata.

PICCIONI: Vuole osservare che tra l’altro è perfino dubbio se si possa affermare che sono in corso delle vere e proprie trattative italo-austriache.

TAVIANI: Aggiunge che il fatto che attualmente il problema dell’unità nell’interno della Democrazia Cristiana è meno rilevante, comporta minori probabilità di opposizione parlamentare democristiana all’aspetto internazionale della conclusione della controversia. Ricorda tuttavia che la destra e, particolarmente, il Partito liberale, che non puattaccare il Governo in merito alle iniziative interne prese sulla base della relazione dei 19, lo farà certamente se le modalità di chiusura siano stabilite allontanandosi sostanzialmente dalla tesi sempre sostenuta dall’Italia in merito alla semplice designazione della Corte Internazionale di Giustizia per le future controversie giuridiche italo-austriache.

MORO: Riassume le osservazioni fatte dal Comitato di Ministri sul problema della chiusura della controversia affermando che, in sostanza, si potrebbe prendere in considerazione la proposta Capotorti solo se a un certo momento Vienna ci ponesse di fronte alla scelta tra la formula esaminata nell’incontro di Parigi (accordo arbitrale) e la proposta Capotorti. Aggiunge che occorre tener presente che anche il Governo di Vienna, su questo punto, ha le sue notevoli difficoltà di accettazione.

FANFANI: Crede che la questione sia di carattere politico e tale da non poter essere lasciata all’esame ed alle decisioni dei rappresentanti. Si rende conto che è difficile, almeno nella fase attuale, rispondere in modo totalmente e decisamente negativo alle insistenze austriache. Ritiene che converrebbe anzitutto tentare di ridurre le questioni aperte nella parte sostanziale del negoziato. Una volta compiuta questa operazione si potrà pifacilmente dire, da parte italiana, che non possiamo procedere ad ulteriori concessioni sul Punto I, cioè sulle modalità di chiusura della controversia. Per quanto concerne l’argomento rappresentato dalle difficoltà che Kreisky e i socialisti austriaci potranno fare al Governo Klaus- Toncic, gli sembra ben difficile che esse possano essere sostanziali. Infatti Kreisky non pucerto affermare che l’attuale Governo di Vienna ha ottenuto meno di quanto egli sia riuscito ad ottenere e si deve ricordare che fu lo stesso Kreisky, a Parigi, nel dicembre 1964, a rifiutare nella sua globalità il progetto della conclusione della controversia.

TOSCANO: Interviene per sottolineare un punto che gli sembra utile tener presente. Si sta avanzando su un binario che deve ritenersi sicuro per il nostro Governo poiché, per quanto riguarda l’istanza giurisdizionale, il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia fu proposto dal Governo Tambroni e corrisponde alla posizione italiana sostenuta alle Nazioni Unite ed approvata dal Parlamento. Per la parte sostanziale, si tratta di concedere un po’ meno di quanto suggerisce la relazione dei 19, a sua volta ricordata nel programma del governo di centro sinistra approvato anch’esso dal Parlamento. Rammenta, inoltre, le caratteristiche del progetto di conclusione della controversia, quale è stato finora immaginato in corrispondenza alle dichiarazioni governative fatte a suo tempo in Parlamento. Esso è stato elaborato senza che sia previsto alcun nuovo accordo formale con l’Austria sulla sostanza del problema e consiste semplicemente in un insieme di atti unilaterali paralleli.

PICCIONI: Vuole sapere che cos’è l’organo di contatto interno. Chiede se non sia il caso di discuterne.

TAVIANI: Osserva che se ne è già parlato nel precedente Comitato di Ministri(5).

FANFANI: Rileva che forse sarebbe meglio non chiamarlo organo di contatto.

MORO: Conclude la riunione del Comitato di Ministri proponendo di dire alla stampa che il Comitato si è riunito per un esame della situazione relativa ai rapporti tra l’Italia e le principali istanze europeistiche (MEC e UEO). Per quanto riguarda la presenza del Ministro Gui, si dirà alla stampa che il Ministro della Pubblica Istruzione è stato ricevuto separatamente dal Presidente del Consiglio.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1206.


2 Vedi D. 134.


3 Il testo dello schema di accordo, rinvenuto in altro fondo, era il seguente: «Progetto di accordo per la modifica dell’art. 27 (a) della convenzione europea sulla risoluzione pacifica delle controversie (Strasburgo 29.4.1957) (Formula sottoposta al Comitato dei Ministri del 13 giugno 1966). In deroga all’art. 27,lett. a), le norme del Capo I della Convenzione di Strasburgo si applicano, fra Italia ed Austria, anche allecontroversie concernenti la interpretazione e l’applicazione degli accordi bilaterali anteriori alla data dellaConvenzione stessa e che siano attualmente in vigore tra i due Stati. Eventuale clausola per la procedura di contatto fra le parti: Almeno tre mesi prima dell’introduzione di un ricorso (requête) innanzi alla Corte in base all’art. 1 della Convenzione di Strasburgo, la Parte che intende proporlo comunicherà all’altra Parte,per via diplomatica, gli elementi di fatto e di diritto che intende far valere a sostegno della propria domanda.Subito dopo tale comunicazione, ciascuna Parte provvederà a designare i propri agenti per la procedura dasvolgere innanzi alla Corte, e renderà nota la propria designazione all’altra Parte. Almeno due mesi primadell’introduzione del ricorso, i due agenti prenderanno contatto e riferiranno ai rispettivi Governi in vistadella possibilità di una soluzione concordata della controversia» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 1, fasc. Verbale Comitato Ministri del 13.6.1966 e appunti preparatorio e successivo).


4 Vedi D. 4.


5 Vedi D. 130.

140

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA (Montreux, 16-18 giugno 1966)1

Appunto segreto.

Sono presenti:

- -

Prima sessione (16 giugno, ore 10)

TOSCANO: Inizia esprimendo la viva sorpresa, anche del Governo italiano, per le indiscrezioni pubblicate sulla stampa in merito allo svolgimento dei contatti segreti italo austriaci ed all’eventuale prossimo incontro ad alto livello politico.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che da parte austriaca si condivide la stessa sorpresa.

TOSCANO: Osserva, a questo proposito, che occorre porsi il quesito relativo a chi possa aver preso l’iniziativa delle indiscrezioni. Aggiunge che da parte italiana è stata presa ogni misura per garantire la segretezza.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che, secondo il suo punto di vista, eventuali ricerche di responsabilità, ora che la fuga di notizie si è verificata, difficilmente potrebbero essere fruttifere.

TOSCANO: Ribadisce che da parte italiana si ritiene che un incontro ad alto livello politico potrà eventualmente aver luogo solo se siano state prese, dall’Austria e dall’Italia, tutte le necessarie misure per garantirne il carattere segreto. Ci particolarmente per evitare, come d’altra parte è stato già da noi sottolineato nella precedente riunione segreta, incentivi al terrorismo in Alto Adige.

KIRCHSCHLAEGER: Fa notare che, in verità, la prima indiscrezione è apparsa sulla stampa italiana.

GAJA: Interviene per sottolineare che cinon puprovare nulla. Infatti, da parte italiana si hanno indicazioni che lasciano ritenere che vi siano state indiscrezioni, volontarie o involontarie, di uomini politici austriaci.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che, ad esempio, Withalm è rimasto del tutto sorpreso e contrariato dalle indiscrezioni, come ha detto del resto a Berloffa che lo ha visto a Montecatini.

GAJA: Osserva che in realtà l’attuale tecnica negoziale, che comporta ogni volta una necessaria discussione dei risultati dei singoli incontri a Vienna, ad Innsbruck ed a Bolzano, non puche essere molto pericolosa ai fini della segretezza dei contatti italo austriaci.

KIRCHSCHLAEGER: Riconosce la fondatezza dell’osservazione di Gaja ma aggiunge, nello stesso tempo, che i contemporanei contatti con Innsbruck e Bolzano sono indispensabili. A questo proposito, fa osservare quanto sia stato arduo, per Magnago, evitare che il Congresso della SVP si dichiarasse a favore dell’elevazione a Regione della Provincia di Bolzano. Tale formula era stata indicata dal nuovo partito socialista altoatesino e dagli stessi socialdemocratici italiani di Bolzano come il mezzo piidoneo per risolvere la questione altoatesina. Soltanto in seguito ai contatti che Magnago e Wallnoefer hanno avuto a Vienna col Ministro degli Esteri austriaco è stato possibile evitare che la SVP rivendicasse l’autonomia regionale per Bolzano.

TOSCANO: Dichiara che da parte dei rappresentanti italiani, senza voler sottolineare ulteriormente l’aspetto fondamentale relativo alla necessità che i contatti italo-austriaci siano segreti, non si punon ripetere che la segretezza dovrà essere un elemento essenziale, da tenersi in considerazione per quanto riguarda il prossimo incontro politico ad alto livello che il Governo italiano spera possa essere conclusivo.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede in che modo da parte italiana si pensa che possa rimanere segreto l’eventuale incontro politico ad alto livello.

TOSCANO: L’incontro dovrà essere organizzato colla stessa procedura di segretezza che fu seguita in occasione di quello che nell’agosto scorso ebbe luogo tra il Presidente Moro ed il Cancelliere Klaus. Solo in tal modo si potranno forse evitare i pericoli relativi alla ripresa del terrorismo in Alto Adige. Propone di affrontare la parte concreta del negoziato, chiedendo ai rappresentanti austriaci quali proposte essi abbiano potuto portare in merito ai problemi ancora aperti.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde sottolineando, anzitutto, ancora una volta l’azione svolta dal Governo di Vienna per evitare che Magnago ed i moderati della SVP si pronunciassero, nel recente Congresso, a favore del passaggio alla Provincia di Bolzano di una totale competenza regionale. Osserva che si deve tener conto dei risultati del Congresso stesso nel quale la SVP ha chiesto le seguenti due cose: un maggior numero di competenze legislative ed amministrative per poter assicurare alla Provincia una vera autonomia, e garanzie internazionali relative alle promesse del Governo italiano. Dopo i contatti avuti con Wallnoefer il Ministro degli Esteri austriaco ha inviato una lettera al Ministro degli Esteri italiano(2): gli esponenti altoatesini di lingua tedesca, che ne sono stati successivamente informati, non sono stati molto soddisfatti del contenuto della lettera, che hanno ritenuto troppo conciliante. Fatta questa premessa, prosegue rilevando che ciche il Governo italiano offre oggi sul piano internazionale corrisponde a quello che era stato offerto nel 1960 dal Governo Tambroni.

TOSCANO: Interviene per attirare l’attenzione dei rappresentanti austriaci sul fatto che essi sembrano aver dimenticato che da parte italiana sono state ora offerte delle importanti garanzie di carattere interno di cui, nel 1960, non era stato fatto neanche cenno. Prosegue affermando che, sul piano internazionale, la Corte Internazionale di Giustizia – proposta dall’Italia – rappresenta la migliore garanzia. Osserva che ciche attualmente viene chiesto da Vienna non è una garanzia, ma un’ulteriore procedura sostitutiva di quella diplomatica: il Governo italiano potrà certamente esaminare questa proposta di Vienna, ma va subito detto che essa presenta per l’Italia gravi difficoltà, dato che le reazioni del Parlamento italiano saranno certamente negative. Conclude rilevando che da parte italiana non vi sarebbero obiezioni di massima all’eventuale estensione dell’art. 27 della Convenzione di Strasburgo, ma ricorda la necessità di scegliere un mezzo che porti ad un miglioramento e non ad un peggioramento della formula relativa alla chiusura della controversia. Si domanda se cipotrà essere effettivamente raggiunto immaginando qualcosa di mezzo tra la via diplomatica e quella giuridica ed avanza molti dubbi al riguardo.

GAJA: Aggiunge che la posizione italiana nel 1960 era molto diversa da quella che il Governo italiano ha oggi assunto. Infatti, nel 1960, non esisteva l’insieme di misure e di iniziative che l’attuale Governo italiano è pronto a decidere in favore delle popolazioni altoatesine. Rileva che cimuta sostanzialmente i termini della discussione, in quanto dimostra la piena disposizione italiana a venire incontro alle richieste degli altoatesini, quando esse sembrino ragionevoli e giustificate. Propone, ai fini di un migliore svolgimento delle conversazioni nell’attuale riunione, che i rappresentanti austriaci espongano anzitutto il loro punto di vista in merito alle ultime proposte italiane sulla parte sostanziale. Aggiunge che dopo tale esposizione austriaca i rappresentanti italiani consegneranno a quelli austriaci sia le nuove formule elaborate per quanto riguarda le questioni dell’approvazione del Bilancio provinciale e della nomina dell’Intendente scolastico, sia i chiarimenti che gli stessi rappresentanti austriaci hanno chiesto nella riunione di Londra(3) circa varie altre questioni. Successivamente, si potrà passare al Punto I (modalità di chiusura della controversia) ed alla discussione relativa all’eventuale incontro politico ad alto livello, per fissarne il carattere, la data, la sede e la procedura. Prima di passare la parola ai rappresentanti austriaci, attira l’attenzione sul fatto che il Governo italiano è pronto ad applicare le misure che potrebbero essere adottate mentre sono ancora pendenti i risultati dei contatti italo-austriaci. A tal proposito sottolinea che oltre alle nove misure di cui all’elenco consegnato ai rappresentanti austriaci nella precedente riunione, il Governo italiano è pronto ad applicare le altre due misure suggerite da parte austriaca nella riunione stessa. Fa notare che esiste qualche riserva italiana, collegata colla necessità di affrontare gradualmente il problema delle opportune attrezzature degli uffici pubblici, solo per la misura relativa all’obbligo di rispondere in tedesco alle richieste scritte in tedesco agli uffici pubblici per la quale deve essere prevista, quindi, una certa gradualità. Conclude affermando che, in questo momento in cui si spera che la conclusione della controversia italo-austriaca sia vicina, ci si pututtavia domandare se sarà possibile applicare le misure di cui sopra prima della conclusione della controversia.

KATHREIN: Riferendosi ad una richiesta di chiarimento già avanzata nella precedente riunione, chiede che cosa possono dire i rappresentanti italiani circa la necessità o meno di una legge costituzionale per quanto riguarda il trasferimento alla Provincia della competenza relativa ai Segretari comunali.

KIRCHSCHLAEGER: Interviene per sottolineare che la questione posta da Kathrein ha un’importanza secondaria perché gli austriaci non sono tanto interessati al problema di forma, quanto a quello di sostanza. Riferendosi alle misure di immediata applicazione, prende atto che esse potranno essere applicate al pipresto con procedura abbreviata. Chiede tuttavia delucidazioni in merito alla riserva cui ha accennato Gaja, relativa alla graduale applicazione della misura relativa alle risposte in tedesco per la corrispondenza in lingua tedesca.

GAJA: Risponde che si tratta esclusivamente di un problema tecnico collegato alle difficoltà di immettere negli uffici personale in grado di rispondere in tedesco. Aggiunge che da parte italiana si potrà fissare un limite di tempo ragionevole – a puro titolo di esempio, due anni – entro il quale gli uffici pubblici potrebbero essere attrezzati. Fa comunque notare che si tratta di un problema che investe anche le conseguenze dell’applicazione della nuova formula relativa al «Pubblico impiego».

KIRCHSCHLAEGER: Inizia l’esame delle questioni rimaste aperte seguendo l’ordine delle proposte presentate dai rappresentanti italiani nella precedente riunione(4). Per quanto riguarda «Opere pubbliche ed opere idrauliche» rileva che nella nuova proposta italiana vi è certamente qualche elemento di progresso. Aggiunge che sarebbe tuttavia utile se la relativa formulazione, oltre a prevedere il trasferimento del contenuto dell’art. 10 dello Statuto regionale, stabilisse anche il trasferimento del contenuto dell’art. 9 dello Statuto stesso.

GAJA: Risponde che gli sembra tuttavia, in sostanza, soltanto un problema di coordinamento legislativo fra la competenza prevista dall’art. 9 e quella che viene riconosciuta alla Provincia attraverso la citazione, nella proposta italiana, dell’art. 10. Rileva, comunque, che la Provincia ha già i poteri di cui si è fatto cenno nell’art. 9.

KIRCHSCHLAEGER: Sottolinea che sarebbe necessaria la citazione dell’art. 9, particolarmente per quanto riguarda il paragrafo 2 di tale articolo, e cioè la previsione relativa alle possibilità di ricorso.

GAJA: Afferma che, in ogni caso non gli sembra che vi siano sufficienti motivi per privare la Regione della competenza relativa. Insiste sul fatto che si tratta di un problema di coordinamento legislativo.

KIRCHSCHLAEGER: Attira l’attenzione sul fatto che la relativa formula presentata nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964(5) prevedeva la facoltà di costituire nelle Province aziende municipalizzate (consorzi) per la distribuzione dell’energia elettrica. Aggiunge che da parte austriaca si vorrebbe un ampliamento della formula, nel senso che essa preveda anche la facoltà di costituire aziende (consorzi) per la produzione di energia per usi locali.

GAJA: Risponde che si tratta di un problema molto difficile nel secondo aspetto sollevato dai rappresentanti austriaci perché investe l’intera legge dell’ENEL con conseguenze politiche veramente imprevedibili. Tiene a far osservare che la presentazione di nuove richieste del genere da parte austriaca, ed il riesame di ogni dettaglio relativo a formule già in discussione da anni, anziché portare ad una riduzione dell’area di contrasto, rischia di prolungare indefinitamente le conversazioni.

KIRCHSCHLAEGER: Vuole inoltre sapere perché da parte italiana non è stata prevista la competenza primaria per tutte le opere idrauliche della III categoria, così come era contemplato nella formula esaminata a Parigi il 16 dicembre 1964. Fa osservare che il Ministro degli Esteri austriaco gli ha dato istruzioni di insistere sulla necessità, per Vienna, di non concordare circa formulazioni che siano pirestrittive di quelle esaminate a Parigi. Aggiunge che il Ministro Toncic gli ha esplicitamente detto che egli non potrebbe superare l’approvazione parlamentare austriaca se da parte italiana si concedesse meno di quanto era stato previsto a Parigi.

TOSCANO: Dichiara che i rappresentanti italiani si rendono conto delle difficoltà della posizione politica del Ministro degli Esteri austriaco, ma cinon puportare ad una discussione in sede parlamentare di Vienna sulle singole misure decise in via autonoma dal Governo italiano, in quanto un dibattito del genere non sarebbe in armonia con il sistema di chiusura globale che è stato immaginato. Aggiunge che una tale discussione sulle provvidenze italiane in favore della minoranza di lingua tedesca finirebbe per accrescere le già notevoli difficoltà in sede parlamentare italiana per l’approvazione di tali misure. Rileva inoltre che da parte austriaca sarebbe opportuno evitare qualsiasi affermazione relativa ad un nuovo accordo: ci infatti, non corrisponderebbe al vero, sarebbe in contraddizione con le assicurazioni date al Parlamento e potrebbe rendere insostenibile la posizione del Governo italiano.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che occorre tener presente la necessità del Governo austriaco di poter dichiarare al proprio Parlamento le ragioni per le quali si è raggiunta l’intesa. Osserva che il Gabinetto di Vienna deve tener conto delle reazioni interne e delle possibili opposizioni.

TOSCANO: Insiste sulla delicatezza della questione relativa alla presentazione del problema al Parlamento austriaco e sulle conseguenti ripercussioni che tale presentazione potrà avere sulla maggioranza parlamentare italiana.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che non è difficile immaginare che le principali reazioni interne austriache saranno connesse alla necessità di ottenere sufficienti garanzie alle promesse del Governo italiano.

GAJA: Rileva che non si tratta tanto di una questione di garanzia quanto di un problema di tatto. Infatti, l’applicazione delle misure italiane potrà essere resa, per il Governo di Roma, altrettanto difficile e delicata, quanto lo possono essere attualmente i contatti italo-austriaci.

KIRCHSCHLAEGER: Insiste sulle difficoltà cui potrà andare incontro il Governo austriaco se verrà richiesto un voto nominale al Parlamento di Vienna. In tal caso, deputati come Kranebitter si troveranno in una posizione molto difficile.

GAJA: Osserva che gli sembra che la cosa piimportante per il Governo e per il Ministro degli Esteri austriaci consiste nel poter affermare che, mentre prima si era in presenza di semplici formule, adesso si è di fronte ad una realtà effettiva. Ritornando alla questione delle «Opere idrauliche» rileva che l’attribuzione alla Provincia della competenza primaria per le opere di tutta la categoria III anziché di sole quelle previste dalla lettera c) dell’articolo 6 del T.U. 25.7.1905, n. 523, costituisce probabilmente una questione di fatto, piche di diritto. Per quanto invece si riferisce alla competenza dell’ENEL, sottolinea che si tratta di un punto fondamentale del programma che l’attuale Governo di centrosinistra ha stabilito nel settore dell’energia elettrica.

TOSCANO: Ripete che, riaprendo una nuova discussione generale sulla parte sostanziale del negoziato, sarà difficile mantenere il calendario previsto per lo sviluppo dei contatti. Pertanto, sarebbe necessario cercare di ridurre il numero delle questioni rimaste aperte, altrimenti verrà automaticamente meno la possibilità dell’incontro al massimo livello politico.

GAJA: Assicura che le osservazioni presentate da parte austriaca verranno impartite agli organi tecnici italiani competenti con esattezza; anzi, a tale riguardo aggiunge che sarebbe lieto di averle per iscritto. Osserva peraltro che il fatto che esse vengano presentate oggi e in questa sede e che non sia stato possibile ai rappresentanti austriaci di farle conoscere in precedenza, è indicativo. Pur comprendendo le difficoltà incontrate dal Governo austriaco, da parte italiana non si punon rilevare che tutto il negoziato diventa picomplicato e sembra assumere un aspetto negativo.

KIRCHSCHLAEGER: Passando a parlare dell’«Industria» rileva che l’ultima proposta italiana costituisce un progresso rispetto alla posizione precedente, anche se essa non comprende l’intero settore industriale, ma soltanto lo sviluppo industriale. Chiede se sia possibile immaginare, per il futuro, una qualche forma di accordo o di intesa fra Stato e Provincia nel caso in cui lo Stato vorrà portare nella Provincia di Bolzano nuove industrie statali o finanziate dallo Stato.

GAJA: Osserva che con tale richiesta i rappresentanti austriaci aprono «il vaso di Pandora». Anche da parte italiana si pudire che si avrà bisogno, reciprocamente, di garanzie per quanto concerne lo sviluppo in Alto Adige delle industrie tedesche ed austriache. Aggiunge che, se si accogliesse la richiesta di garanzie pisopra accennate, si finirebbe per instaurare un vero e proprio sistema di «escalation» di garanzie reciproche.

TOSCANO: Interviene per sottolineare che anche dal punto di vista psicologico l’accoglimento della richiesta austriaca sarebbe estremamente inopportuno.

GAJA: Ribadisce che la situazione economica dell’Alto Adige non puessere affrontata stabilendo una rete di garanzie a favore dei diversi gruppi linguistici, ma deve essere risolta attraverso la collaborazione economica degli stessi gruppi.

KIRCHSCHLAEGER: Vuole porre in rilievo la necessità di tenere presente, da parte italiana, che, per la prima volta, da parte austriaca, si è finito coll’accettare la concessione di una competenza pel solo sviluppo industriale. Aggiunge, a questo proposito, che il Ministro degli Esteri austriaco ritiene che nelle nuove proposte italiane relative alle questioni rimaste aperte nella parte sostanziale del negoziato vi sia qualche progresso. Esso, tuttavia, non è tale da compensare la rinunzia che viene chiesta a Vienna per quanto concerne i problemi relativi alle modalità di chiusura della controversia.

GAJA: Risponde che l’osservazione di Kirchschlaeger non gli sembra esatta. Infatti, le nuove proposte italiane comportano, per quanto riguarda le questioni «Industria» e «Collocamento al lavoro», fondamentali avvicinamenti alle richieste di Vienna. Sottolinea che ciè di importanza rilevante e spera che sia stato apprezzato dai rappresentanti austriaci.

KIRCHSCHLAEGER: Passa ad esaminare la proposta italiana relativa al «Credito». Ammette che essa contiene un piccolo progresso verso l’attesa austriaca. Tuttavia chiede se la formulazione del primo paragrafo della relativa proposta italiana, in cui si indica che la nomina alle cariche sociali delle Casse di Risparmio sarà fatta «d’intesa» fra Stato e Provincia, venga mutata nel senso di prevedere che tale nomina venga fatta sentito il competente Ministero.

TOSCANO: Risponde che quanto richiesto dai rappresentanti austriaci va al di là dell’attuale competenza sul «Credito» attribuita alla Regione. Sottolinea le difficoltà che da parte italiana sono state incontrate presso le competenti istanze tecniche e politiche per giungere alla formulazione della proposta presentata.

KIRCHSCHLAEGER: Domanda se sia possibile prevedere il trasferimento alla Provincia della competenza di cui all’articolo 5, paragrafo 4, dello Statuto regionale (competenza legislativa per l’ordinamento degli enti di credito).

GAJA: Risponde che non è possibile accogliere tali richieste trattandosi di competenze per l’ordinamento di enti locali che, per ragioni di politica generale, devono rimanere alla Regione.

KIRCHSCHLAEGER: Sottolinea che la richiesta di cui sopra ha rilevante importanza pratica, in particolare per le Casse rurali. Aggiunge che gli altoatesini di lingua tedesca vorrebbero avere la possibilità di aprire un istituto centrale di credito agricolo nella Provincia di Bolzano. Se da parte italiana non si pudare alla Provincia il relativo potere legislativo, non si potrebbe prevedere un mezzo per conferire alla Provincia stessa i poteri amministrativi relativi. Ribadisce che ciche la Provincia desidera fare è aprire un istituto provinciale (centrale) per il credito rurale.

TOSCANO: Ricorda che in una conversazione avuta a New York con l’allora Ministro degli Esteri Kreisky, nell’ottobre 1965(6), egli aveva avanzato la proposta di risolvere in concreto alcuni problemi senza arrivare alla formulazione di apposite leggi costituzionali. Le cose sarebbero risultate semplificate con reciproca soddisfazione. Forse, in materia di credito, si sarebbe potuto ricorrere a tale procedura. Ad esempio, si sarebbe potuto esaminare una richiesta concreta di istituzione di una Cassa rurale generale con sede a Bolzano, senza dilungarsi in discussioni teoriche ed eliminando così un punto controverso.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che sarebbe opportuno che da parte italiana venga dedicato uno studio alla questione. Quanto alla nomina alle cariche sociali, fa presente che la Regione ha la possibilità, fin d’ora, di effettuare le nomine senza sentire il Ministero. Aggiunge che forse il punto sollevato non ha molta importanza sostanziale, ma è rilevante dal punto di vista psicologico, ai fini della presentazione di un’eventuale intesa italo austriaca. Passa poi a parlare della proposta italiana relativa alla «Residenza». Ammette che la proposta contiene qualche progresso; tuttavia fa notare che essa è ancora al di sotto dei relativi suggerimenti della Commissione dei Diciannove. Si riserva di tornare, in seguito, sull’argomento. Per quanto riguarda la proposta relativa all’«Assistenza sanitaria ed ospedaliera», afferma che sarebbe possibile una soluzione di compromesso qualora da parte italiana si accettasse di assicurare alla Provincia la competenza legislativa primaria per l’«Assistenza sanitaria ed ospedaliera» e la secondaria per l’«Assistenza e beneficenza».

GAJA: Risponde che non gli sembra possibile accogliere la richiesta. Tutta la materia dell’«Assistenza sanitaria ed ospedaliera», dell’«Assistenza e beneficenza» e delle istituzioni di assistenza e beneficenza è stata, nella nuova formula presentata a Londra, divisa in tre settori diversi proprio al fine di poter lasciare alla Regione la competenza legislativa in materia di ordinamento. Aggiunge che l’ultima proposta italiana non rappresenta un peggioramento nei confronti della proposta esaminata a Parigi nel dicembre ’64 perché essa prevede il passaggio alla Provincia della competenza primaria per l’assistenza e beneficenza (mentre a Parigi era prevista la competenza secondaria).

KIRCHSCHLAEGER: Per quanto riguarda la questione relativa alla «Polizia ed ordine pubblico», rileva che nella proposta di Parigi era prevista la competenza legislativa oltre che per la «Pubblica sicurezza per gli spettacoli» anche per quella degli esercizi pubblici.

TOSCANO: Risponde che cinon corrisponde alla realtà in quanto da parte italiana, nell’apposito Comitato dei Ministri(7) che si riunì subito prima dell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964, fu decisamente esclusa la possibilità di proporre il passaggio alla Provincia di Bolzano della competenza relativa alla «Pubblica sicurezza per gli esercizi pubblici».

KIRCHSCHLAEGER: Prende atto della smentita fatta da Toscano. Sempre nel contesto della proposta italiana in merito alla questione «Polizia ed ordine pubblico» rileva che la Commissione dei Diciannove aveva suggerito la costituzione di nuclei di polizia a disposizione del Presidente della Provincia.

GAJA: Risponde che il suggerimento dei Diciannove non puessere accolto dal Governo italiano principalmente per non stabilire precedenti per le altre Regioni a Statuto speciale, così come d’altra parte è stato spiegato ripetutamente all’ex Ministro Kreisky, il quale, a sua volta, nel suo incontro di Roma(8), aveva esplicitamente dichiarato di non attribuire particolare importanza alla questione.

KIRCHSCHLAEGER: Continuando nell’esame delle proposte italiane relative alle questioni rimaste aperte, si dichiara d’accordo sulla proposta italiana circa i «Segretari comunali». Per quanto riguarda il «Collocamento ed avviamento al lavoro», osserva che la proposta italiana risulta meno favorevole della relativa proposta presentata a Parigi nel dicembre ’64, che prevedeva la concessione della competenza legislativa primaria alla Provincia per la costituzione di Commissioni per il lavoro.

GAJA: Risponde che la competenza legislativa secondaria di cui all’ultima proposta italiana rappresenta un notevole progresso rispetto a quanto proposto a Parigi. Infatti, alla competenza primaria per l’istituzione di Commissioni di assistenza ai lavoratori prevista nella formula di Parigi, nella nuova proposta italiana si sostituiva la competenza secondaria per l’istituzione di Commissioni di controllo sulle operazioni di collocamento, secondo una proposta dei Diciannove finora non presa in esame. Si tratta di una concessione fondamentale. Passa poi a consegnare ai rappresentanti austriaci i documenti contenenti le risposte ai chiarimenti da essi richiesti nella precedente riunione circa le questioni «Segretari comunali» e «Residenza», nonché le nuove proposte italiane circa le questioni «Approvazione del bilancio provinciale» e «Nomina dell’Intendente scolastico per le scuole in lingua tedesca».

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che avrebbe qualche osservazione da fare circa la proposta italiana relativa alla «proporzionalità nei pubblici impieghi». Propone di rinviare ogni ulteriore discussione alla seduta pomeridiana.

Seconda sessione (16 giugno, ore 17)

KIRCHSCHLAEGER: Riprende l’esame delle proposte italiane relative alle questioni rimaste aperte, riconoscendo che la formula proposta dai rappresentanti italiani in merito al «Collocamento ed avviamento al lavoro» è nuova e costituisce un sensibile progresso. Ammette che prima delle spiegazioni fornite dai rappresentanti italiani, i rappresentanti austriaci non avevano ben compreso la portata della proposta italiana.

GAJA: Ripete che si tratta di istituire delle Commissioni completamente diverse da quelle previste nella proposta di Parigi.

KIRCHSCHLAEGER: Dichiara che la proposta italiana sul «Collocamento ed avviamento al lavoro» potrà essere utilmente studiata da parte austriaca e prevede che essa possa costituire una base idonea a raggiungere una soluzione. Passa poi a parlare della nuova formula proposta dai rappresentanti italiani circa la «Proporzionalità nei pubblici uffici». Rileva che vi sono aspetti negativi nella proposta italiana, che rappresenterebbe un sostanziale passo indietro rispetto alla relativa proposta esaminata a Parigi.

GAJA: Osserva che la nuova proposta italiana non contiene alcun mutamento rispetto a quanto già concordato, se non per il criterio di proporzione (locale e non nazionale). Ci del resto, è stato immaginato per rendere concreta e realizzabile la proposta stessa. Aggiunge che la nuova proposta italiana ribadisce quanto previsto dalla Commissione dei Diciannove circa il personale della Magistratura giudicante e inquirente. I criteri concernenti la riserva di un numero di posti e la garanzia di stabilità in sede nella Provincia di Bolzano, previsti a favore degli elementi in lingua tedesca da immettere nei pubblici uffici, vanno intesi anche per il personale degli enti di diritto pubblico a carattere nazionale che possano provvedere alla creazione di un ruolo provinciale. Conclude che, sul merito della questione, si pusenz’altro dire che la nuova proposta italiana non rappresenta alcun cambiamento sostanziale rispetto alla proposta esaminata a Parigi e che è perfettamente conforme alle discussioni che in proposito ebbero luogo in seno alla Commissione dei Diciannove.

KIRCHSCHLAEGER: Ribadisce che la proposta italiana ha causato grave disappunto nei rappresentanti austriaci, che ritengono che il suggerimento dei Diciannove in merito alla «Proporzionalità del pubblico impiego» dovrebbe essere interpretato in modo sostanzialmente diverso.

TOSCANO: Chiede ai rappresentanti austriaci di conoscere quale sarebbe, secondo il loro punto di vista, il criterio che dovrebbe essere applicato.

KIRCHSCHALEGER: Risponde che occorre scegliere un criterio nazionale e non locale.

TOSCANO: Osserva che è necessario trovare una formulazione di pratica realizzazione. Non esclude che a tal fine si potrebbero compilare delle liste di posti statali in modo da assicurare al gruppo linguistico di lingua tedesca un numero sufficiente di posti, ma aggiunge che occorre studiare tutta la situazione dei quadri organici del personale, con particolare riguardo a quella dei ruoli pialti.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che sarebbe necessario poter avere maggiori precisazioni su ciche da parte italiana si intende fare in questo settore.

GAJA: Osserva che, comunque, il problema deve essere esaminato in relazione alle diverse Amministrazioni statali e parastatali ed al grado o categoria dei singoli impiegati.

KIRCHSCHLAEGER: Vuole sottolineare che da parte austriaca si vedono sostanzialmente due cose: la possibilità per gli altoatesini di lingua tedesca di partecipare al pubblico impiego e la stabilità di sede, salvo qualche caso eccezionale. Aggiunge che per i rappresentanti austriaci sarebbe utile conoscere a quali enti pubblici si riferisca la proposta italiana (se cioè comprenda anche gli enti parastatali) e quale regolamentazione verrà applicata nei confronti dei pubblici impiegati appartenenti agli altri gruppi linguistici. Chiede, inoltre, quale sistema verrà scelto per garantire l’immissione di personale in un certo numero di posti che dovranno rendersi liberi.

TOSCANO: Risponde che, evidentemente, occorrerà studiare qualche misura temporanea ed interinale.

GAJA: Rileva che, in ogni caso, sarebbe impossibile applicare immediatamente il principio della proporzionalità etnica basata sulla regola dei due terzi.

KIRCHSCHLAEGER: Raccomanda che da parte italiana si tenga presente la necessità, per Vienna, di avere un preciso elenco di tutti i punti che dovranno costituire la formulazione relativa al pubblico impiego. Ricorda l’opportunità di un piano organico di immissione degli altoatesini di lingua tedesca nei pubblici uffici. Non esclude che in tal modo si possa giungere ad una soluzione.

Passa poi ad esaminare la questione relativa alla «Approvazione del bilancio provinciale». Riconosce che la nuova proposta italiana rappresenta un sensibile avvicinamento alle richieste austriache. Tuttavia fa notare che, secondo i rappresentanti austriaci, la Commissione eletta dal Consiglio provinciale dovrebbe avere la facoltà di proporre e non quella di decidere. Se il Consiglio provinciale non accetta la raccomandazione della minoranza, secondo il pensiero austriaco, dovrebbe essere prevista una discussione nel seno di una nuova apposita Commissione, attraverso la quale sarebbe possibile svolgere un esame piapprofondito. Aggiunge che nella Commissione il voto del Presidente non dovrebbe avere valore decisivo. Infatti, egli sottolinea, se la Commissione potesse votare a maggioranza effettiva, la proposta italiana sarebbe accettabile. Dato che il voto decisivo del Presidente muta la qualità della maggioranza della Commissione, essa non risponde alle richieste degli altoatesini. Aggiunge che, qualora invece si decidesse che il Presidente della Commissione non abbia voto decisivo, si potrebbe prevedere, in caso di parità, un ricorso ad uno speciale Organo di contatto.

GAJA: Risponde affermando che quella relativa alla «Approvazione del bilancio provinciale» è una delle questioni pidelicate ancora aperte. Osserva, inoltre, che occorre prevedere un sistema che protegga la minoranza, restando nella sfera dei principi democratici. Conclude rilevando che la questione stessa, secondo i rappresentanti italiani, dovrebbe essere riservata alla decisione politica nell’incontro ad alto livello.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che, in ogni caso, si potrebbe prendere la proposta italiana come base di discussione per giungere ad elaborare una terza formulazione di compromesso. A loro volta, i due Ministri degli Esteri potrebbero prendere le relative decisioni in base al materiale loro presentato (proposta italiana, proposta austriaca ed eventuale formulazione di compromesso). Prima di chiudere la questione dell’«Approvazione del bilancio provinciale», desidera sollevare un ultimo punto: egli ritiene che la stessa regola che verrà scelta per la Provincia di Bolzano dovrebbe essere applicata alla Regione Trentino Alto Adige, modificando l’attuale articolo 53 dello Statuto regionale. Passa poi a parlare della questione relativa alla «Nomina dell’Intendente scolastico». Rileva che nell’ultima proposta italiana vi è qualche elemento di avvicinamento alle richieste austriache. Sottolinea, tuttavia, che le previsioni contenute nel paragrafo E) della proposta stessa sono tali da costituire una reale difficoltà nei confronti della accettazione da parte degli altoatesini di lingua tedesca. Infatti esse dimostrano la completa sfiducia italiana verso la equità di un sistema basato sul principio di affidare all’Intendente di lingua tedesca la direzione dell’amministrazione della scuola di lingua tedesca.

TOSCANO: Risponde che la proposta italiana, nel suo complesso, rappresenta il risultato dei nostri sforzi per potere venir incontro alla richiesta austriaca relativa alla nomina da parte della Provincia dell’Intendente per le scuole di lingua tedesca.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che il sistema italiano prevede certamente regolari forme di appello contro le decisioni di una autorità quale sarà l’Intendente per le scuole di lingua tedesca. Chiede per quale ragione la proposta prevede procedure speciali e da parte italiana non ci si accontenti degli usuali sistemi di ricorso. Afferma di avere l’impressione che gli altoatesini di lingua tedesca accoglieranno il contenuto del paragrafo E) della proposta italiana come una vera discriminazione. Per quanto riguarda il paragrafo I) della proposta stessa (decisione del padre circa l’iscrizione del figlio ad una scuola di sua scelta) non vede difficoltà ad accettarlo anche se non ne comprenda la pratica utilità. Conclude affermando che in fatto di ricorsi rimane sempre la difficoltà di prevedere ricorsi da autorità di lingua tedesca ad autorità di lingua italiana.

TOSCANO: Chiede quale sarebbe la reazione austriaca se la proposta prevedesse che il ricorso fosse fatto direttamente al Ministero della Pubblica Istruzione. Aggiunge che comunque, qualche forma di ricorso deve essere pur prevista contro le decisioni dell’Intendente scolastico.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che gli austriaci potrebbero accettare il principio di un ricorso al Ministero della Pubblica Istruzione qualora esso fosse previsto per tutti i gruppi linguistici, senza avere carattere discriminatorio.

TOSCANO: Si chiede se il ricorso al Ministero della Pubblica Istruzione non possa rappresentare una soluzione.

KIRCHSCHLAEGER: Domanda quale tipo di ricorso sia previsto nelle altre Regioni italiane a Statuto speciale.

Afferma poi che, come ha detto il Ministro degli Esteri austriaco, nelle proposte italiane relative alle questioni rimaste aperte, v’è solo una compensazione di carattere interno. Cioè, ciche si dà da una parte si toglie dall’altra. Aggiunge che questa è la ragione per la quale teme che gli altoatesini di lingua tedesca non le accetteranno.

GAJA: Risponde che i rappresentanti italiani non sono affatto d’accordo sulla interpretazione data da Kirchschlaeger. Rileva infatti che le concessioni contenute nelle ultime proposte italiane sono molto importanti e tre di esse, quelle relative all’«Approvazione del bilancio provinciale», all’«Industria» ed al «Collocamento al lavoro» sono addirittura fondamentali. Osserva inoltre che la proposta italiana relativa all’«Approvazione del bilancio provinciale» è nettamente positiva.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che occorre tenere presente anche il passo indietro rappresentato dalla proposta italiana relativa al pubblico impiego.

TOSCANO: Osserva che lo scopo dei contatti in corso deve essere quello di ridurre, al massimo, a quattro le questioni da accantonare per la decisione politica.

GAJA: Sottolinea che sarebbe molto importante, da parte italiana, poter avere le risposte austriache in merito a tutti i problemi ancora in discussione entro il 26 giugno. Aggiunge che ogni ritardo puessere molto dannoso al fine proposto, che è quello di preparare concrete basi per l’incontro politico ad alto livello da svolgersi entro luglio.

TOSCANO: Aggiunge che sarebbe utile poter decidere fin da ora quali sono le quattro questioni che si lasceranno alla decisione dei Ministri.

KIRCHSCHLAEGER: Riconosce la fondatezza delle osservazioni fatte da Toscano e da Gaja. Pensa che nella riunione del giorno seguente sarà possibile discutere il punto primo, cioè le modalità di chiusura della controversia.

Terza sessione (17 giugno, ore 10)

KIRCHSCHLAEGER: Inizia riferendo che ha avuto una conversazione col Ministro degli Esteri austriaco, il quale lo ha pregato di ricordare che a Strasburgo(9) egli aveva concordato col Ministro Fanfani che le nuove proposte italiane avrebbero dovuto contenere, circa la parte sostanziale del negoziato, concessioni maggiori di quelle esaminate a Parigi nel dicembre 1964, se non addirittura piampie di quelle derivanti dai suggerimenti della Commissione dei 19. Passando a parlare delle proposte presentate il giorno prima da parte italiana, comunica che da parte austriaca si accetta di discutere la questione relativa all’approvazione del bilancio provinciale a livello politico. Aggiunge che il Ministro Toncic era rimasto invece del tutto insoddisfatto per il contenuto della proposta italiana circa la nomina dell’Intendente scolastico che, a suo giudizio, rappresenterebbe una prova di «incredibile sfiducia». Per quanto poi concerne l’eventuale presentazione da parte austriaca di controproposte scritte, il Ministro Toncic preferirebbe provvedervi dopo una nuova riunione che avrà luogo in Austria – con la partecipazione di molte delle personalità intervenute nelle precedenti due riunioni di Vienna e di Salisburgo – all’inizio della prossima settimana. Per quanto riguarda, infine, il tentativo di ridurre al numero di quattro le questioni da sottoporre ai due Ministri degli Esteri, il Ministro Toncic desidera prima constatare a quali conclusioni si potrà giungere relativamente alle modalità di chiusura della controversia. Aggiunge che comunque non si dovrebbe escludere una nuova riunione dei rappresentanti dei Ministri da tenersi prima dell’incontro a livello politico. Conclude insistendo per la necessità di maggiori concessioni italiane sulla parte sostanziale del negoziato.

GAJA: Osserva che quanto comunicato da Kirchschlaeger significa in sostanza un’ulteriore dilazione della decisione nel tempo. Occorre tener presente che il sistema delle conversazioni segrete ormai non puraggiungere altri risultati positivi. I contatti tra gli esperti non potrebbero, del resto, portare che a risultati minori.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che sarebbe utile che attraverso ulteriori contatti dei rappresentanti e degli esperti si raggiungesse un tipo di soluzione «flessibile» (che cioè possa essere in seguito riesaminata).

TOSCANO: Risponde che da parte italiana si è partiti dal presupposto di raggiungere una soluzione definitiva, tanto sul piano internazionale quanto su quello interno. In base a questo presupposto l’Italia ha accettato di valersi, sostanzialmente, del rapporto conclusivo della Commissione dei 19, che, d’altra parte, contiene riserve altoatesine ed italiane. Inoltre, da parte italiana è stata accettata la richiesta austriaca circa le garanzie, elaborando un sistema che prevede anche l’istituzione di un organo di contatto interno che rappresenta certamente la garanzia piutile ed importante ai fini della futura collaborazione e convivenza dei due gruppi linguistici. Rileva che, se da parte austriaca si continuerà ad insistere nel proporre soluzioni che non abbiano carattere definitivo, il Governo di Roma le respingerebbe risolutamente nella giusta convinzione che, tra l’altro, tale tipo di soluzione peggiorerebbe la situazione locale in Alto Adige, ove, secondo il Governo italiano, è opportuno poter mettere le premesse di una nuova partenza psicologica basata nel convincimento che l’intesa fra le parti interessate sia definitiva. Gli effetti positivi di tale nuova situazione in Alto Adige potranno fortemente giovare alla attuazione delle iniziative e misure interne del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine. Se, invece, come vorrebbero gli austriaci, ancor prima dell’esecuzione di quelle iniziative, si cominciasse a pensare ad una possibile revisione delle misure italiane collegate alla futura evoluzione della situazione in Alto Adige, si commetterebbe un grave errore che annullerebbe proprio gli effetti di quella nuova partenza psicologica che Roma sta ricercando.

GAJA: Vuole osservare da parte sua che quanto piVienna continua a parlare di garanzie agli altoatesini di lingua tedesca, tanto pida parte italiana, sorge il problema di elaborare un sistema di garanzie a favore delle popolazioni di lingua italiana.

TOSCANO: A proposito del problema delle garanzie, osserva che qualche volta, allo scopo di assicurarsi una garanzia, si rischia di raggiungere l’effetto contrario. Rileva ad esempio che Kreisky insistette al fine di ottenere che la Commissione dei 19 fosse composta in numero paritetico di italiani e di rappresentanti della minoranza di lingua tedesca. Per sua fortuna questa garanzia non venne ottenuta. In effetti, proprio in seguito alla circostanza che si avesse una maggioranza di lingua italiana si è potuto arrivare a proposte concrete (in caso di rappresentanze paritetiche nessun rapporto finale forse sarebbe stato approvato). Questa esperienza dimostra che, in sostanza, l’aver respinto la garanzia richiesta da Kreisky ha finito per giovare e non nuocere alla minoranza di lingua tedesca. Oggi, infatti, non si putrascurare il fatto che le proposte della Commissione dei 19 siano state approvate dalla maggioranza italiana e non siano la semplice espressione dei desideri della minoranza.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che questa potrebbe essere una ragione perché da parte italiana vengano applicati i suggerimenti dei 19.

GAJA: Risponde che i rappresentanti austriaci conoscono bene i criteri prevalentemente locali e provinciali ai quali si è ispirata la Commissione dei 19 nel corso dei suoi lavori. Essa è stata sostanzialmente una diretta rappresentante degli interessi generali dello Stato. Rileva, ancora, che molti dei suggerimenti che comporterebbero modifiche costituzionali furono presi dall’apposita Sottocommissione per l’autonomia, in sedute in cui era formata, in maggioranza, da Commissari di lingua tedesca.

KIRCHSCHLAEGER: Riconosce che in Alto Adige l’aspettativa per l’applicazione delle misure relative ai suggerimenti della Commissione dei 19 ha prodotto effetti positivi. Aggiunge, d’altra parte, che i rappresentanti austriaci, conoscendo le richieste degli altoatesini in lingua tedesca, devono essere molto cauti per quanto riguarda la possibilità di concordare formule che non vengano incontro ai loro desideri. Cita la questione del «Pubblico impiego» ed afferma nuovamente che la relativa proposta italiana è molto deludente.

GAJA: Risponde fornendo esaurienti chiarimenti circa la proposta italiana sul «Pubblico impiego» e sottolineando che essa non rappresenta alcun mutamento sostanziale rispetto alla formula esaminata a Parigi se non per quanto concerne il criterio della proporzionalità, che è stato precisato (da nazionale a locale) per rendere la formula di concreta realizzazione.

KATHREIN: Riconosce che la posizione italiana è corretta. Cinon pertanto, ri1eva che le aspettative degli altoatesini sono per una formula tale da consentire una pilarga immissione di elementi locali nei pubblici impieghi.

KIRCHSCHLAEGER: Sottolinea che la discussione relativa alla parte sostanziale dei contatti italo-austriaci è stata abbastanza approfondita. Aggiunge che, particolarmente per il «Pubblico impiego» e per qualche altra questione, occorrerà un ulteriore esame a Vienna della posizione italiana. Propone che si passi ad esaminare la parte relativa alle modalità di chiusura della controversia.

TOSCANO: Ricorda che, dopo la precedente riunione da parte italiana è stata studiata la possibilità di venire incontro alla richiesta austriaca circa un eventuale contatto preliminare alla presentazione dei ricorsi alla Corte Internazionale di Giustizia. Disgraziatamente il risultato del relativo sondaggio svolto a questo proposito in Italia è stato del tutto negativo e ne è nata la convinzione che tale contatto non verrebbe approvato dal Parlamento italiano, il quale vi vedrebbe una specie di meccanismo discriminatorio. Prosegue affermando che in Italia ci si è chiesti che genere di garanzia offrirebbe un contatto fra i due Governi, preliminare ai ricorsi alla Corte, e si è rilevato che non si tratterebbe di una ulteriore garanzia ma di un vero e proprio negoziato. Ma, posto che si debba mai fare un nuovo negoziato, perché ricorrere a una procedura speciale e non mantenerlo nel normale canale diplomatico? Aggiunge che gli sembra molto difficile che in Italia si possa cambiare idea su questo argomento, tanto piche non è affatto chiaro a che cosa tenda la richiesta austriaca.

GAJA: Vuole aggiungere che il contatto preliminare tra i due Governi renderebbe pidifficili e pilontane le decisioni della Corte, e rappresenterebbe un’inutile perdita di tempo, senza, d’altra parte, poter portare ad effetti concreti.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che in sostanza, allora, da parte italiana si chiede a Vienna di accedere alla posizione che il Governo di Roma aveva preso nel 1960.

TOSCANO: Sottolinea che non si tratta affatto di accedere alla posizione italiana del 1960, ma di seguire il dettato della Carta delle Nazioni Unite che prevede la Corte dell’Aja come istanza per l’interpretazione dei trattati. D’altra parte, con il sistema proposto da parte italiana, i ricorsi all’Alta Corte di Giustizia avrebbero per oggetto unicamente l’interpretazione dell’accordo De Gasperi- Gruber, mentre l’attuale controversia sarebbe chiusa con le misure interne del Governo italiano. Ricorda le posizioni italiane ed austriache di fronte alle Nazioni Unite; allora si disputava se l’Accordo di Parigi fosse stato applicato. Le Nazioni Unite hanno raccomandato il negoziato diretto tra i due Paesi ed, in caso di fallimento, la scelta di «mezzi pacifici». Con la prevista chiusura della attuale controversia non vi sarà pibisogno di ricercare alcun mezzo pacifico e non resterà altra ipotesi che un eventuale contrasto di interpretazione. Pertanto, solo il ricorso giurisdizionale alla Corte dell’Aja potrà risolvere tali eventuali controversie future.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che se le cose stessero in questo modo, cirappresenterebbe una vera capitolazione per l’Austria.

TOSCANO: Risponde che quanto da lui prima esposto non rappresenta che la conseguenza dell’atteggiamento preso dal Governo austriaco nel 1961 alle Nazioni Unite, quando Vienna ha cambiato il proprio punto di vista accettando che la controversia altoatesina fosse decisa sulla base «del diritto». Conclude affermando che allora si è verificato il «turning point».

GAJA: Interviene per sottolineare che, comunque, sarebbe opportuno conoscere quali sono le ragioni concrete per le quali il Governo austriaco insiste nella richiesta di stabilire una procedura di contatto preliminare.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che quella procedura è utile a Vienna particolarmente per la presentazione all’opinione pubblica dell’intesa finale. Aggiunge che l’eventuale procedura di contatto avrebbe anche un carattere di garanzia, nel senso che potrebbe diminuire le controversie future. Per Vienna, il semplice ricorso alla Corte dell’Aja non sarebbe politicamente molto utile.

TOSCANO: Se nel 1954 e nel 1956 il Governo italiano avesse proposto il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia, il Governo austriaco avrebbe accettato e sarebbe stato evitato il ricorso all’ONU.

KIRCHSCHLAEGER: Certamente. Ma aggiunge che in seguito, aprendo la questione alle Nazioni Unite, il Governo austriaco ha rovesciato la situazione.

TOSCANO: Ribatte che non si vede per quale ragione, se la Corte non avrebbe nel 1954 o nel 1956 evitato il ricorso all’ONU perché non potrebbe avere la stessa funzione oggi dopo la chiusura della controversia internazionale italo-austriaca.

GAJA: Interviene per sottolineare che occorre pensare anche alle conseguenze, sul piano europeo, della richiesta austriaca. Il Comitato dei Ministri italiano ha espresso una netta opposizione per una procedura bilaterale discriminatoria, rispetto a quella in vigore con gli altri Stati europei. Se, per ipotesi, si cercasse di pensare alla possibilità di venire incontro alla richiesta austriaca non si potrebbe non tener conto di tali ripercussioni nel sistema del diritto europeo.

KIRCHSCHLAEGER: Sottolinea che non sarà certo facile per il Ministro degli Esteri austriaco dover constatare che la sua lettera al Ministro Fanfani non ha avuto alcun risultato concreto.

GAJA: Osserva che dato il carattere eminentemente politico della questione sarà piopportuno lasciare la relativa decisione ai due Ministri degli Esteri.

KIRCHSCHLAEGER: Vuole ancora sottolineare che si tratta di una questione fondamentale dal punto di vista psicologico. Osserva che è difficile di immaginare di convincere gli altoatesini a rinunciare alle loro richieste circa le modalità di chiusura della controversia quando essi, per quanto riguarda la parte concreta del negoziato, non hanno ottenuto quello che desideravano.

TOSCANO: Assicura che i rappresentanti italiani non mancheranno di riferire a Roma che per Vienna si tratta soprattutto di una difficoltà dì carattere psicologico la rinuncia alla procedura di contatto, per sopperire all’abbandono della Corte arbitrale. Ma, a parte la difficoltà psicologica, vorrebbe sapere, sostanzialmente, che cosa pensano gli austriaci di ottenere quando chiedono la procedura di contatto.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che, come aveva accennato nella precedente riunione di Londra, egli aveva pensato che fosse necessaria una procedura bilaterale preliminare alla Corte dell’Aja e l’aveva identificata nella procedura in cui alla parte II della Convenzione di Strasburgo del 1957. Successivamente, durante le riunioni di Innsbruck e di Vienna, molti si sono dichiarati in favore soltanto di una vera e propria procedura di conciliazione del tipo del Capitolo 2° della Convenzione, che comporta un organo a composizione internazionale. Conclude affermando che per il Governo di Vienna non è stato facile provare – ed aggiunge che civale anche nei confronti di Magnago – che un semplice Comitato di contatto bilaterale sarebbe stato sufficientemente utile. Aggiunge che tale contatto era stato immaginato come permanente.

TOSCANO: Vuole sottolineare un punto fondamentale. Nel passato, c’era l’accordo De Gasperi- Gruber che ha consentito, per un certo periodo, che la situazione in Alto Adige fosse tranquilla. I contrasti hanno coinciso con la rinascita tedesca. La posizione italiana, comunque, è rimasta sempre perfettamente basata sugli accordi esistenti. Il Governo ha sempre dimostrato la maggiore buona volontà e le pilarghe vedute. Ma se c’è un punto cui non purinunciare è quello relativo al carattere giuridico della controversia. Per tale ragione non pucerto accettare un qualsiasi organo che giudichi «ex aequo et bono».

GAJA: Vuole aggiungere che il relativo problema è stato esaminato ancor piprofondamente di quanto forse da parte austriaca non si immagini: ma non è stata trovata la possibilità di istituire un qualunque tipo di organo la cui attività non finirebbe coll’interferire negativamente nella libertà di decisione della Corte dell’Aja, decisione che invece deve essere strettamente giuridica e non influenzata sul piano politico.

KIRCHSCHLAEGER: Ribatte che da parte austriaca non si puaccettare un contatto preliminare puramente decorativo.

TOSCANO: Vuole ricordare che a Parigi, quando Vienna ha accettato il ricorso ad un organo arbitrale, giudicante secondo diritto, in sostanza ha accettato molto meno di quanto chieda oggi.

KIRCHSCHLAEGER: Riconosce la fondatezza delle osservazioni di Toscano; ma risponde che secondo il punto di vista di Vienna i 5 giudici che avrebbero fatto parte della Corte arbitrale, scelti in Europa, sarebbero stati molto piidonei ad emettere un giusto verdetto che non la Corte dell’Aja.

TOSCANO: Ricorda che nella lettera inviata al Ministro Fanfani il Ministro Toncic aveva scritto che il suo collega italiano l’aveva persuaso della fondatezza della posizione italiana.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che a partire dal colloquio Klaus- Moro a Vienna(10) si era rimasti convinti del fatto che non si poteva insistere per ottenere una corte arbitrale internazionale circa le misure interne del Governo italiano. Ciperaltro non comporta che Vienna sia convinta che la Corte internazionale di Giustizia possa essere l’unico organo cui si debba ricorrere. Aggiunge, d’altra parte, che il Governo austriaco ha fatto, col Governo di Bonn un’utile esperienza circa il buon risultato di una Commissione permanente.

GAJA: Osserva che da parte italiana le esperienze fatte nel dopoguerra con le commissioni miste sono state politicamente negative. Aggiunge che tali commissioni possono essere state talvolta utili sul piano concreto ma sono risultate, in Italia, estremamente impopolari.

KIRCHSCHLAEGER: Vuole ricordare che come magistrato egli puaffermare che il 50% delle cause vengono risolte d’accordo fra le parti, con completa soddisfazione.

GAJA: Aggiunge che la richiesta austriaca rappresenta una vera svolta nei contatti tra Roma e Vienna sulla questione altoatesina perché cerca di spostare la controversia dal piano giuridico a quello equitativo. Osserva come cimodifichi totalmente la base delle conversazioni svoltesi tra Italia ed Austria a partire dal 1961 e, soprattutto dal 1964.

KIRCHSCHLAEGER: Ritorna sulla circostanza che i rappresentanti austriaci non possono tornare in Austria dicendo che hanno ottenuto soltanto il ricorso alla Corte dell’Aja. Aggiunge che anche nel progetto di conclusione esaminato a Parigi nel dicembre ’64, che prevedeva il ricorso ad un organo arbitrale, era stato immaginato un piccolo organo di contatto che era costituito dalle prese di contatto degli agenti permanenti. Conclude che da parte italiana adesso si chiede puramente e semplicemente che Vienna rinunci a tutte le sue richieste.

GAJA: Osserva che non si tratta di chiedere a Vienna di rinunciare ad ogni sua richiesta, ma di tener presente che una procedura di conciliazione da parte italiana è ritenuta impossibile ed incompatibile con le premesse stesse delle conversazioni.

KIRCHSCHLAEGER: Vuole sapere se almeno vi sia una possibilità di accettazione italiana per quanto riguarda un tipo di contatto preliminare. Chiede altresì se è possibile immaginare che il problema venga discusso dai Ministri.

TOSCANO: Aggiunge che a partire del 1954 il Governo italiano ha sempre respinta la proposta austriaca di istituire una Commissione mista italo-austriaca. Conclude le sue osservazioni affermando che egli pensa che non possa essere istituito un organo speciale di contatto.

GAJA: Sottolinea che anche la discussione attuale ha provato la sostanziale difficoltà ad accedere alla richiesta austriaca, che presenta un contenuto addirittura rivoluzionario in quanto cerca di mutare il carattere giuridico che invece si era riconosciuto alla controversia. Aggiunge che, tra l’altro, ogni eventuale nuovo esame della richiesta austriaca dovrebbe essere preceduto da chiarimenti di Vienna circa i passi e la possibile utilità del contatto richiesto il quale, comunque, dovrebbe essere tale da non pregiudicare le decisioni giuridiche della Corte dell’Aja.

(Sessione delle ore 17,00)

KIRCHSCHLAEGER: Riferendosi alla formula relativa alla «Residenza», rileva che questa rappresenta un certo progresso rispetto alla precedente posizione italiana. Aggiunge che da parte austriaca ci si rende conto della difficoltà italiana a concedere alla Provincia la competenza legislativa in materia; tuttavia chiede il trasferimento al Presidente della Giunta dei poteri amministrativi, in materia, attualmente spettanti al Ministero dell’Interno ed al Prefetto.

GAJA: Rileva che una tale richiesta austriaca, soprattutto in questa fase, non puche complicare le conversazioni in corso.

TOSCANO: Fa presente che le proposte formulate da parte italiana sono il frutto di uno studio approfondito e che di esse si è pure parlato con esponenti altoatesini. Aggiunge che se da parte austriaca la richiesta in questione verrà formulata per iscritto, e cioè se si insisterà su di essa, tutto il negoziato rischierà di essere compromesso. Fa rilevare che la posizione dei rappresentanti italiani nei confronti dei vari Ministeri competenti diventerebbe estremamente difficile, tanto piche oggi da parte austriaca vengono sollevate nuove difficoltà non soltanto in relazione al punto 2, ma anche nei confronti del punto 1 del negoziato.

GAJA: Sottolinea che attualmente le due parti si trovano nella stessa situazione in cui erano al momento dell’incontro di Parigi. Non bisogna pensare che molte questioni possano essere decise nel corso dell’incontro ad alto livello politico; in tale occasione decisioni potranno essere prese su un numero limitatissimo di questioni, le altre dovrebbero essere limitate in massima parte nell’attuale incontro preparatorio. A giudicare dallo svolgimento delle conversazioni attuali, rileva si debba concludere che esse costituiscono la seconda occasione perduta per la chiusura della controversia.

TOSCANO: Rileva che lo scopo principale dei rappresentanti consiste nella ricerca di un vero compromesso: questa è stata pure la dichiarazione di Kreisky a Ginevra. Ciche importa non è di trovare una intesa su un numero pio meno ampio di misure, ma di arrivare a dare vita ad un regolamento che assicuri, come previsto dagli accordi di Parigi, la effettiva difesa del carattere etnico delle popolazioni altoatesine. Da parte italiana sono state concesse garanzie nuove, interne ed esterne, le quali non erano state affatto previste dall’accordo De Gasperi- Gruber e rappresentano altrettante prove di buona volontà italiana da non trascurare. Sottolinea la necessità di non ripetere gli errori compiuti nel passato. Riferendosi, infine, alla richiesta austriaca avanzata in materia di «Residenza», rileva che essa esprime una assoluta e pericolosa mancanza di fiducia nello Stato italiano.

GAJA: Fa presente che allo stato attuale. del negoziato, nel quale da parte italiana si è venuti largamente incontro alle richieste austriache per quanto riguarda il punto 2, andando anche oltre le posizioni esaminate nell’incontro di Parigi del dicembre 1964, ci si attende che i rappresentanti austriaci si rendano conto del fatto che il Governo italiano è giunto a formulare delle offerte che è impossibile ampliare sostanzialmente. Tali offerte, fatta eccezione per le due o tre questioni che potranno essere accantonate per venire esaminate nel corso del prossimo eventuale incontro a livello politico, costituiscono un insieme che viene proposto al Governo austriaco per l’accettazione o per il respingimento. Nel mentre da parte italiana si è pronti a fornire tutti i chiarimenti che verranno richiesti in merito alle misure proposte, non si puriprendere «ex novo» la discussione su questioni che sono all’esame da anni o che non è possibile modificare nella sostanza, avendo già raggiunto il limite di concessione.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che pucomprendere il punto di vista espresso dal Ministro Gaja solo in quanto sa che è l’espressione del pensiero di un uomo che si è lungamente dedicato al problema altoatesino. Peraltro rileva che da parte italiana un anno fa era stato detto che le diminuite garanzie del punto 1 sarebbero state bilanciate da maggiori concessioni nel punto 2. Al contrario, le proposte italiane relative al punto 1 hanno riportato il negoziato nella situazione del 1961, mentre i miglioramenti apportati alle offerte relative al punto 2 sono insufficienti. Sottolinea che anche i rappresentanti austriaci sono delusi e si trovano nella situazione di chiedersi se convenga riferire al loro Governo le proposte formulate dai rappresentanti italiani.

TOSCANO: Osserva che la responsabilità di non avere accettato le proposte esaminate a Parigi risale esclusivamente all’Austria e che se l’Italia al momento attuale non puoffrire concessioni migliori, ciè dovuto in gran parte ad una possibilità di ordine interno, che peraltro trae la sua origine anche dalle non appropriate dichiarazioni fatte in Austria da esponenti di associazioni, di enti, di partiti politici e del Governo circa i vari aspetti del negoziato. Nota, comunque, che nelle attuali basi di intesa, proposte da parte italiana, vi sono concessioni che migliorano notevolmente nella parte seconda le basi di intesa di Parigi.

GAJA: Rileva che il problema che l’incontro di oggi deve affrontare è quello di ridurre il numero delle questioni tuttora aperte. Siamo invece di fronte ad un allargamento dell’area di attrito:

KIRCHSCHLAEGER: Replica che, data la minore entità delle proposte italiane relative al punto 1, occorre che vi siano molte concessioni nel punto 2.

TOSCANO: Osserva che, data la sua natura essenzialmente politica, il punto 1 dovrà essere esaminato nel corso dell’incontro al vertice tanto piche, su di esso, i rappresentanti hanno già detto tutto e potrebbero solo ripetersi. Sarebbe pertanto opportuno esaminare soltanto quelle parti del punto 2 che sono tuttora aperte.

KIRCHSCHLAEGER: Fa presente che fra le questioni tuttora aperte, ve ne sono alcune di modesta entità, che possono essere risolte senza l’intervento dei Ministri. Aggiunge che sarebbe stato certamente utile se egli le avesse indicate per iscritto alla parte italiana, prima della attuale riunione; nota, per che ciavrebbe avuto conseguenze negative sul futuro incontro, come del resto sarebbe avvenuto in Austria, se i rappresentanti italiani avessero fatto conoscere per iscritto, prima dell’incontro, la loro posizione circa il punto 1.

GAJA: Replica invitando gli austriaci a far conoscere per iscritto le loro osservazioni.

TOSCANO: Ritiene che, se le osservazioni austriache saranno contenute solo su quattro questioni da lasciare aperte, vi sarà la possibilità di giungere all’incontro al vertice; in caso contrario la procedura dei futuri contatti sarà quella normale. Attira l’attenzione dei rappresentanti austriaci sull’importanza delle conseguenze di una decisione del genere.

KIRCHSCHLAEGER: Sottolinea che si rende conto della responsabilità che il Governo austriaco deve assumere nell’attuale momento. Aggiunge che personalmente egli finora era favorevole ad una soluzione, che intravedeva; ma in questo momento comincia ad esitare. Supponendo che da parte austriaca vengano scelte quattro questioni da sottoporre all’incontro ad alto livello politico, questo avrà luogo e nel corso di esso il punto di vista austriaco potrà prevalere in due questioni. E cisenza tener conto del punto 1. A parte il fatto che la prospettiva non è molto incoraggiante, vi è la difficoltà di scegliere le quattro questioni.

GAJA: Propone che, nonostante l’impressione negativa circa l’andamento dei colloqui, si passi a studiare l’eventuale ulteriore procedura da seguire nel caso che da parte austriaca si dia risposta positiva alle proposte italiane. In tale eventualità occorre tener presente due aspetti distinti di tale procedura: la stesura dei testi relativi alla chiusura della controversia e l’incontro dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria, nonché del Cancelliere Federale austriaco e del Presidente del Consiglio italiano.

KIRCHSCHLAEGER: Riferendosi ai testi di cui al punto 1 (parte formale del negoziato) e in particolare alla formula liberatoria («quietanza») austriaca, propone la seguente formula: «Quando queste misure saranno effettuate, il Governo austriaco dichiara che provvederà a fare la dichiarazione di chiusura».

TOSCANO: Ritiene forse possibile trovare una formula di compromesso, che contempli due momenti distinti, quello dell’amicizia delle misure che il Governo italiano intende sottoporre all’approvazione del Parlamento e quello della constatazione, da parte del Governo austriaco, che la controversia è chiusa in seguito alla promulgazione delle singole leggi.

GAJA: Osserva che la questione merita di essere accuratamente studiata.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che la formula da lui proposta puessere utile per controbilanciare le minori concessioni contenute nel punto 1, quale attualmente si presenta. Aggiunge che, comunque, nella dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale dovrebbe essere omesso l’accenno alla indicazione della maggioranza con la quale il Parlamento ha approvato l’analoga dichiarazione del Governo di Roma. Chiede infine se da parte italiana si intende comunicare alle Nazioni Unite l’elenco delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine.

GAJA: Osserva che la questione sarà esaminata in sede di revisione del testo del progetto di comunicazione alle Nazioni Unite, già esaminato a Parigi.

KIRCHSCHLAEGER: Ritiene che, per quanto riguarda la designazione dell’organo giurisdizionale, occorra un accordo vero e proprio, soggetto a ratifica. Chiede poi quale è il pensiero dei rappresentanti italiani in merito all’eventuale comunicazione al Consiglio d’Europa e alla Sottocommissione per l’Alto Adige.

GAJA: Risponde che da parte italiana la questione verrà studiata per accertare se tale comunicazione è necessaria e come dovrebbe essere eventualmente effettuata. Passando poi alle questioni della revisione dei testi, chiede il parere dei rappresentanti austriaci sulle modalità di essa.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che i testi potrebbero essere preparati a Roma e a Vienna e quindi scambiati.

GAJA: Propone di prendere come base i testi elaborati il 10 dicembre 1964.

KIRCHSCHLAEGER: Propone che tali testi vengano in un primo tempo aggiornati da parte italiana e comunicati alla controparte austriaca.

GAJA: Propone che da parte austriaca si provveda alla traduzione dei testi medesimi, che poi dovrebbero essere esaminati in comune.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che in questo caso il tempo occorrente per la revisione sarebbe molto pibreve e i rappresentanti dei Ministri degli Esteri potrebbero esservi presenti. Chiede se le 9 misure che il Governo italiano si propone di attuare immediatamente figureranno nell’elenco allegato alla Dichiarazione del Governo italiano al Parlamento.

GAJA: Ritiene che sia preferibile includere tali misure nell’elenco, salvo poi cancellarle ove sarà già stata attuata al momento della conclusione dell’accordo. Chiede il pensiero dei rappresentanti austriaci circa il numero degli esperti che dovrebbero intervenire alla riunione per la revisione dei testi, tenendo presente in modo particolare che è necessario assicurare alla riunione stessa il carattere di segretezza.

TOSCANO: Ribadisce che la segretezza è necessaria, dato il rischio di attentati in Alto Adige, che in genere si verificano quando la notizia di incontri italo-austriaci trapela.

KATHREIN: Ritiene che gli esperti potrebbero essere tre o quattro per ciascuna delle due parti.

KIRCHSCHLAEGER: Nota che fino al momento della riunione per la revisione in comune dei testi, fra le due parti vi sarà soltanto scambio di corrispondenza.

GAJA: Chiede che la posizione austriaca venga fatta conoscere entro il 26 giugno (e cioè prima della partenza del Presidente Moro e del Ministro Fanfani per la Germania). Se tale risposta sarà negativa nella sostanza, la questione continuerà ad essere trattata con il consueto sistema di contatti; se invece sarà positiva, da parte italiana potranno essere comunicate eventuali osservazioni entro il 6 luglio. In tal caso gli esperti italiani ed austriaci potrebbero incontrarsi, dopo lo scambio dei testi già preparati e tradotti unilateralmente, verso il 20 luglio. Chiede il punto di vista dei rappresentanti austriaci circa la località dove gli esperti potrebbero incontrarsi.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che preferirebbe una località in cui vi sia una rappresentanza dei due Paesi.

GAJA: Rileva che in tal caso le uniche località possibili sono, a suo avviso, Londra, Parigi o Ginevra.

TOSCANO: Personalmente ritiene preferibile Londra.

GAJA: Rileva che l’unica obiezione a tale suggerimento puvenire dal fatto che sono già apparse varie indiscrezioni sulla stampa in merito ad incontri italo-austriaci che hanno avuto luogo a Londra.

KIRCHSCHLAEGER: Ritiene che tanto Londra quanto Parigi costituiscano una buona soluzione; ma trova che Londra è forse preferibile.

GAJA: Concorda su Londra. Propone poi di passare all’esame dell’eventuale riunione dei Ministri.

TOSCANO: Fa presente che tale riunione dovrebbe essere segreta, per ovvie ragioni.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che è difficile dare carattere di segretezza a tale incontro, perché varie persone dovranno esservi presenti. D’altro canto, rileva che potrebbe essere molto pericoloso anche per le sue lontane ripercussioni, che la soluzione della controversia in merito al problema altoatesino venga raggiunta in segreto. Ricorda che l’incontro Moro- Klaus ha creato difficoltà sia in Austria che in Italia. Un altro incontro segreto di uomini di governo dei due Paesi non mancherebbe di suscitare sospetti. La notizia di un incontro ad alto livello politico dovrebbe essere resa di pubblico dominio almeno all’ultimo momento. D’altro canto, per il Governo austriaco il compito sarà facilitato se tutti i principali esponenti politici che si occupano della questione altoatesina, quali ad esempio Bobleter e Wallnoefer, potranno essere presenti a tale riunione decisiva.

GAJA: Ritiene importante studiare una procedura. Pensa che nel caso pifavorevole, da parte italiana si potrà cercare di suggerire fin dal 5-6 luglio alcune date per l’incontro ad alto livello. Poi 1a località dell’incontro potrebbe essere definita fra i rappresentanti dei due Ministri intorno al 20 luglio. Osserva che tale sistema garantirebbe, fra l’altro, la segretezza della preparazione dell’incontro.

TOSCANO: Rileva che il problema è duplice: il primo consiste nell’evitare che certe notizie appaiano sui giornali, il secondo ha per oggetto l’azione diretta a prevenire che la divulgazione di tali notizie dia adito ad atti di terrorismo.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che i terroristi possono venire a conoscenza dell’incontro anche senza che la notizia sia pubblicata sulla stampa.

TOSCANO: Sottolinea che ove ciavvenisse, ne potrebbero derivare conseguenze gravissime non solo dal punto di vista materiale, ma soprattutto da quello psicologico per le indicazioni negative che risulterebbero sulla incapacità austriaca di controllare la situazione.

GAJA: Rileva che è necessario che il Governo austriaco si renda conto che manifestazioni quali le note sottoscrizioni a favore degli altoatesini, come pure la festa ginnica organizzata dal Turnerbund debbono essere evitate.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma di non essere a conoscenza del fatto che le sottoscrizioni continuino ed assicura che si interesserà alla questione. Per quanto riguarda la manifestazione del Turnerbund, essa è stata esaminata in varie riunioni di partito e di governo ed è stato ritenuto impossibile impedirla. Si cercherà di evitare quella parte del programma che presentava aspetti politici, tanto piche il presidente del Turnerbund sembra molto cooperativo. Assicura inoltre che il Governo prenderà tutte le misure di polizia necessarie.

GAJA: Sottolinea che comunque la manifestazione è suscettibile di provocare gravi inconvenienti. Fa presente che riferirà al Ministro quanto è stato detto al riguardo dal Ministro Kirchschlaeger.

KIRCHSCHLAEGER: Propone che i rappresentanti dei Ministri si incontrino un giorno prima degli esperti, per discutere della località e delle altre modalità dell’incontro ad alto livello politico.

TOSCANO: Si dichiara d’accordo con la proposta del Ministro Kirchschlaeger.

KIRCHSCHLAEGER: Nota che forse in tale occasione da parte italiana si troverà la possibilità di effettuare ancora qualche piccola concessione. Riferendosi, poi, all’incontro ad alto livello politico, aggiunge che il Ministro austriaco degli Affari Esteri avrebbe pensato a Venezia, quale sede dell’incontro stesso.

Riunione del 18 giugno, ore 9,00

(assente l’interprete).

GAJA: Attira l’attenzione dei rappresentanti austriaci sulla importanza della prossima comunicazione circa la posizione del Governo di Vienna, sottolineando che essa sarà accuratamente studiata e che il suo contenuto sarà fondamentale ai fini della futura azione del Governo italiano. Aggiunge che chiunque sia il destinatario di tale comunicazione, il testo di essa sarà determinante per gli sviluppi dei contatti italo-austriaci.

TOSCANO: Ritiene preferibile che tale comunicazione sia diretta dal Ministro Toncic all’On. Ministro.

KIRCHSCHLAEGER: Fa presente che la risposta data dal Ministro degli Affari Esteri italiano(11) all’ultima lettera del Ministro Toncic non è stata molto ampia. Aggiunge che si potrebbe pensare ad una lettera del Cancelliere Klaus al Presidente Moro.

TOSCANO: Insiste nel ritenere necessaria una lettera del Ministro austriaco degli Affari Esteri all’On. Ministro. Una seconda lettera del Cancelliere al Primo Ministro potrebbe forse essere utile.

GAJA: Fa presente che forse un messaggio verbale potrebbe essere inviato dal Cancelliere Klaus al Presidente Moro, per i noti tramiti.

TOSCANO: Attira l’attenzione sull’opportunità di ridurre all’essenziale, cioè solo a quattro questioni piimportanti le richieste austriache. Assicura che da parte italiana si cercherà di attenersi al calendario prestabilito, come del resto è stato fatto anche in occasione dell’attuale incontro, superando varie difficoltà.

GAJA: Sottolinea l’importanza delle elezioni amministrative tenutesi in Italia il 12 giugno che hanno segnato un successo per il Governo di centrosinistra, il che costituisce un fattore di rilievo anche ai fini del negoziato italo-austriaco.

TOSCANO: Rileva che lo stesso On. Ministro ha insistito perché le questioni aperte vengano ridotte a non pidi quattro.

KIRCHSCHLAEGER: Nota che è stata esaminata la possibilità di una lettera del Ministro Toncic al Ministro degli Affari Esteri italiano. Aggiunge di essere particolarmente preoccupato per le questioni relative al punto 1.

TOSCANO: Assicura che riferirà all’On. Ministro le argomentazioni dei rappresentanti austriaci. Fa peraltro rilevare che il punto 1 è evidentemente al di fuori dell’accordo De Gasperi- Gruber e chiede su quali basi potrebbe essere fondata una richiesta austriaca circa il punto 1, nell’ipotesi che da parte italiana venissero accolte tutte le richieste relative al punto 2.

GAJA: Osserva che in Italia vi è una corrente contraria a trattative internazionali, per quanto concerne la questione altoatesina, perché tali trattative portano alla richiesta austriaca delle cosiddette garanzie. Ritiene tuttavia che gli attuali negoziati siano necessari se il loro scopo è quello di dare un nuovo indirizzo alla politica italiana ed austriaca, nei rapporti fra i due Stati.

TOSCANO: Esclude che nel negoziato a livello dei rappresentanti dei Ministri sia possibile da parte italiana effettuare ulteriori concessioni sul punto 1.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che se il Ministro Toncic scrive una lettera al Ministro italiano degli Affari Esteri, non punon dedicare due o tre pagine al punto 1.

GAJA: Fa presente che, se da parte austriaca lo si desideri, una risposta potrebbe essere anche data, in maniera meno formale, attraverso una lettera del Ministro Kirchschlaeger a Moro.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma di non essere sicuro che la comunicazione possa giungere a destinazione per il giorno 26 giugno p.v., essendo necessario per il Ministro Toncic consultare in precedenza varie personalità austriache.

GAJA: Nota che vi è la possibilità d’inviare ogni giorno un corriere speciale da Vienna a Roma. Passando poi a parlare dell’atteggiamento dell’attuale Governo italiano nei confronti della questione altoatesina, afferma che questo è favorevolmente disposto verso una soluzione concordata della controversia italo-austriaca.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede qual è in proposito la posizione della Democrazia Cristiana.

TOSCANO: Risponde che dai contatti avuti con il Segretario del Partito, ha tratto l’impressione che dalla Democrazia Cristiana non dovrebbero venire speciali difficoltà sempre che non si superino i limiti delle ultime proposte approvate dal Governo italiano.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se da parte italiana si ritenga possibile un nuovo incontro segreto dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria, prima della riunione degli esperti. Pensa che in quella occasione si potrebbe avere qualche ulteriore indicazione, da parte italiana, sul punto 1.

TOSCANO: Esclude che sia possibile di modificare la posizione italiana sul punto 1, sia a livello rappresentanti dei due Ministri, sia a livello esperti.

KIRCHSCHLAEGER: Sottolinea che da parte austriaca si vuole raggiungere un accordo, ma che il Governo è costretto a tener presente le esigenze dell’opinione pubblica, che è particolarmente sensibile alle questioni comprese nel punto 1. Occorrerebbe che vi fosse qualche nuovo sviluppo, rispetto alla nota posizione del Governo italiano, di cui il Governo di Vienna potesse fare atto.

TOSCANO: Attira l’attenzione sull’opportunità che da parte austriaca riducendo a soli 4 i punti controversi si renda possibile arrivare alla riunione al vertice. Se questa potrà effettivamente aver luogo, porterà certamente a risultati concreti, contribuendo anche a scoraggiare il terrorismo.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che in Austria i capi dei partiti politici si sono espressi nello stesso senso, circa l’opportunità, sia di giungere all’incontro politico ad alto livello, sia di scoraggiare il terrorismo.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1208.


2 Si tratta presumibilmente della lettera del 2 giugno, non rinvenuta. Se ne veda il testo in Akten, vol. V, D. 179.


3 Vedi D. 134.


4 Vedi DD. 133 e 134.


5 Vedi D. 4.


6 Vedi D. 88.


7 Vedi D. 3.


8 Vedi D. 83.


9 Vedi D. 130, nota 3.


10 Si intende presumibilmente il colloquio di Cavalese, per il quale vedi D. 69.


11 Non rinvenuta.

141

IL VICECONSOLE REGGENTE A INNSBRUCK, DE VERGOTTINI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

Telespr. riservatissimo 2968/6382. Innsbruck, 17 giugno 1966.

Oggetto: Attacchi dell’oltranzismo anti-italiano alla politica altoatesina del Governo austriaco. Posizione di Gruber.

Riferimento: Tel. 2827/606 del 10.6.1966 di quest’Ufficio(3).

Vari indizi sembrano dimostrare che si è attualmente in presenza di una «levata di scudi» degli ambienti pirappresentativi dell’oltranzismo anti-italiano contro una supposta nuova impostazione della politica altoatesina da parte del Governo di Vienna.

Infatti, il 4 giugno le «Salzburger Nachrichten» e l’organo della Volkspartei tirolese, «Tiroler Nachrichten» hanno cominciato ad attaccare violentemente l’editoriale di Nayer del 28 maggio e ad esprimere il timore che il «sondaggio» del direttore della «Tiroler Tageszeitung» fosse stato ispirato da circoli responsabili della politica austriaca (v. tel. in riferimento); oggi quel timore sembra acquistare maggior fondamento, almeno a giudicare dall’aperta critica rivolta dall’organo dell’azione cattolica tirolese «Der Volksbote» (18 giugno) al Ministro degli Esteri Toncic Sorinj, accusato di propugnare una sollecita conclusione «a qualsiasi prezzo» della vertenza altoatesina con l’Italia (v. tel. n. 2693/635 del 17.6.1966)4; a questi attacchi provenienti dal Tirolo (e da Salisburgo) fa eco in Germania la «Deutsche Nationalzeitung», che accusa il Governo di Vienna di voler «vendere» l’Alto Adige in cambio dell’appoggio italiano all’associazione austriaca alla CEE ed esplicitamente addita quali fautori di questa politica Toncic, Gruber e Nayer.

Che questi attacchi abbiano un certo fondamento è indirettamente confermato da alcune voci che ho potuto raccogliere negli ambienti locali relativamente all’indirizzo politico delle «sfere riformiste» della Volkspartei austriaca e alla posizione che nel loro ambito spetterebbe al nuovo sottosegretario alla Cancelleria Federale, Karl Gruber.

Le «sfere riformiste», in contrasto con altre correnti del partito, si sarebbero proposte lo scopo di instaurare in Austria il potere assoluto della Volkspartei, sostenendo e rafforzando in ogni modo il Governo monocolore e respingendo qualsiasi tentativo di ripristino della coalizione.

Per questo scopo, esse intenderebbero valersi dei seguenti mezzi:

1) Mezzi interni. Questi mezzi consisterebbero nell’affrontare decisamente e risolvere i piimportanti problemi nazionali (economici, sociali, culturali) lasciati insoluti dal gioco della coalizione; in tal modo la Volkspartei otterrebbe alla lunga la fiducia e l’appoggio di vasti strati della popolazione, anche a costo di alcuni primi provvedimenti impopolari.

2) Mezzi esterni. Essi consisterebbero nell’eliminazione di quei problemi che costituiscono una pesante ipoteca su una valida azione di governo all’interno e all’esterno.

Se dunque mirano a garantire il monocolore dall’esterno è probabile che le «sfere riformiste» della Volkspartei guardino pialla neutralità dell’Austria, guadagnandosi l’appoggio russo, che all’inserimento nel mercato comune: in questo senso si potrebbe forse interpretare l’attuale insistenza del Ministro Toncic sul concetto di neutralità (v. tel. a parte n. 2927/627 del 17.6.1966)5, rilevata anche dalla «Tiroler Tageszeitung»

(15.6.66) che vi contrappone le prese di posizione a favore della CEE del Ministro per il Commercio Estero Bock e del Sottosegretario agli Esteri Bobleter.

Comunque sia, la questione altoatesina è ovviamente in primo piano nel quadro dei problemi esterni che le «sfere riformiste» si proporrebbero di risolvere. Esse infatti, non solo si rifiuterebbero di considerarla come il problema numero uno della politica austriaca, ma la riterrebbero come la pipesante ipoteca al consolidamento esterno del monocolore, la cui permanenza aggraverebbe sempre pii rapporti con l’Italia e permetterebbe sempre pipericolose interferenze del nazionalismo tedesco. Le «sfere riformiste» intenderebbero quindi compiere ogni possibile sforzo per risolvere sollecitamente la questione altoatesina, considerando anche come pifacilmente avvicinabile l’attuale formula governativa italiana.

Per facilitare la soluzione della vertenza sarebbe stato riconosciuto necessario:

- - - -

In questo quadro si inserisce la figura di Gruber, richiamato a un posto di responsabilità non soltanto in quanto personalità forte destinata a rimpiazzare alla Cancelleria Federale Klaus, prossimo probabile candidato della Volkspartei alla Presidenza della Repubblica, ma anche perché si vede in lui l’interprete piadatto e pivalido della nuova impostazione che si intenderebbe dare alla vertenza altoatesina: percisi vuole abituare l’opinione pubblica a considerarlo come qualsiasi altra personalità del Governo, completamente riabilitato. Il suo rilancio politico era stato preparato da tempo e già prima della sua nomina ad ambasciatore a Bonn Manfred Nayer aveva proposto la sua riabilitazione con un vistoso articolo pubblicato dalla «Tiroler Tageszeitung» del 30.6.1964 (v. tel. 4558/639 del 2.7.1964 di quest’Ufficio): cirappresenta un ulteriore appoggio alla tesi secondo cui col suo recente e incriminato articolo Nayer si è fatto interprete di un sondaggio delle reazioni alla nuova impostazione della politica altoatesina da parte delle «sfere riformiste» che farebbero capo a Gruber.

Le reazioni, come detto all’inizio, sono state violente in Tirolo e negli ambienti neo-nazisti; la Volkspartei tirolese si mantiene fedele alla propria intransigenza e rigetta qualsiasi soluzione di compromesso della vertenza altoatesina. Resta da vedere se dopo queste reazioni – che avrebbero potuto considerare scontate – le «sfere riformiste» della Volkspartei avranno ugualmente il coraggio di mettere in atto la supposta «nuova politica altoatesina».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 2, s.p.2 Sottoscrizione autografa. 3 Non rinvenuto. 4 Recte: 2963/635, non pubblicato. 5 Recte: 2947/627, non pubblicato.

142

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 25 giugno 1966.

L’Ambasciatore d’Austria, rientrato oggi da Vienna dopo aver partecipato ad una riunione indetta dal Ministro Toncic per fissare la posizione austriaca in relazione alle

pirecenti proposte esaminate dai rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria(3), mi ha informato che il Ministro Toncic farà pervenire martedì 28 giugno

p.v. all’On.le Ministro a Bonn, una lettera contenente la risposta ufficiale del Governo di Vienna(4).

L’Ambasciatore Loewenthal ha intanto ritenuto di anticiparmi che nel corso della sopracitata riunione il Presidente della SVP, Magnago, pur essendo chiaramente orientato verso posizioni costruttive, si era trovato costretto, di fronte alla presa di posizione di Jenny e dei socialdemocratici italiani di Bolzano a favore dell’elevazione della Provincia di Bolzano a Regione, ad insistere affinché in pratica il contenuto dell’autonomia provinciale sia il pilargo possibile. Egli avrebbe pertanto dichiarato che le offerte italiane circa la parte sostanziale del negoziato non possono essere considerate sufficienti, anche se in qualche punto superiori a quelle esaminate a Parigi nel dicembre 1964.

È stato di conseguenza deciso, dopo una discussione talvolta drammatica, di proporre al Governo italiano, attraverso il messaggio del Ministro Toncic al Ministro Fanfani, cui si è fatto cenno, un nuovo incontro di rappresentanti dei Ministri degli Esteri, per riesaminare sei delle dieci questioni tuttora rimaste aperte, lasciando le quattro rimanenti alla decisione dei Ministri degli Esteri dei due Paesi, in un incontro politico ad alto livello.

Sarebbe tuttora in corso a Vienna la discussione sulle questioni da deferire all’esame dei rappresentanti dei due Ministri; sembra che per ora si intenderebbe rinviare alle decisioni dei due Ministri le questioni relative alla «Pubblica sicurezza ed ordine pubblico», al «Credito» ed al «Collocamento ed avviamento al lavoro». Sulla quarta questione da scegliere, non vi sarebbe tuttora accordo.

Anche le nostre proposte relative alla parte formale del negoziato (il cosiddetto punto I) non sono state considerate soddisfacenti e pertanto Vienna proporrà che vengano sottoposte all’esame dei Ministri degli Esteri.

Ho detto a Loewenthal che non potevo non considerare la sua comunicazione se non come profondamente deludente. Ho aggiunto che le nostre offerte, presentante nel corso delle due ultime riunioni dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, erano il frutto di un lungo esame e costituivano un punto limite che non ci era sostanzialmente possibile superare. La procedura proposta mi sembrava in realtà una risposta negativa alla nostra offerta di concludere rapidamente il negoziato e tendeva alternativamente a far cadere su di noi la responsabilità dell’insuccesso delle conversazioni o a farci accettare una «salami-strategy». D’altra parte, se anche, per ipotesi, avessimo accettato la proposta austriaca, essa non poteva portare se non ad una perdita di tempo dannosa per l’esito del negoziato e non offriva un modo idoneo per risolvere questioni tecniche che ormai erano in discussione da pidi cinque anni. Ho sottolineato a Loewenthal l’opportunità, da parte sua, di fare tutto il possibile perché la risposta di Vienna non abbia carattere così negativo.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 4, pos. AA 2/9. 2 Sottoscrizione autografa.


Vedi D. 140.


Vedi D. 146.

1

L’incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria, effettuato nei giorni 16, 17 e 18 giugno(4), ha avuto carattere prevalentemente interlocutorio. Esso, a quanto risulta, era stato preceduto, in Austria, prima e dopo il recente Congresso della SVP, da due riunioni avvenute a Vienna e a Salisburgo cui avevano partecipato, oltre al Ministro degli Esteri austriaco, Toncic, il Sottosegretario Bobleter, il Landeshauptmann del Tirolo, Wallnoefer, il Presidente della SVP, Magnago, nonché un numeroso gruppo di esponenti politici austriaci ed altoatesini.

Il Ministro degli Esteri austriaco, evidentemente, aveva inteso ottenere, attraverso tale procedura, un «ampio» avallo, da parte di tutti i gruppi politici interessati, per un’eventuale soluzione della controversia. È invece risultato che da parte di molti degli intervenuti alle riunioni di Vienna e Salisburgo sono state formulate osservazioni ed avanzate controproposte circa vari aspetti relativi sia alla parte formale che a quella sostanziale delle conversazioni in corso.

Il Ministro Toncic non poteva, ovviamente, rifiutarsi di rendersi interprete delle istanze rivoltegli, anche se si è probabilmente reso conto che, per la massima parte, esse erano inopportune. Ci del resto, è provato dal fatto che da parte di Vienna si è evitato di portare a nostra conoscenza, prima del Convegno, come pure ci era stato promesso, i risultati delle due riunioni preparatorie cui si è accennato: proprio, come ci è stato fatto intendere, per evitare di darci un’impressione negativa, non corrispondente ai propositi del Governo federale. In tali condizioni la riunione del 16-18 giugno non poteva che avere un carattere del tutto interlocutorio e servire sostanzialmente di base per un riesame pirealistico e decisivo delle posizioni di Vienna.

La presentazione delle osservazioni austriache appare, in questa luce, come un atto necessario, forse anche rivolto a fare toccare con mano ai vari «esperti» tirolesi ed altoatesini i limiti del negoziato.

11

Da parte austriaca si è in sostanza dichiarato che le nostre pirecenti proposte non costituirebbero una base sufficiente per la soluzione della controversia. Ciperché, secondo le valutazioni effettuate a Vienna, per quanto riguarda la cosiddetta «parte II» (misure a favore delle popolazioni altoatesine), le nostre proposte attuali avrebbero un contenuto pio meno equivalente alle proposte da noi fatte a suo tempo a Parigi, mentre, per quanto riguarda la cosiddetta «parte I» (garanzie formali), la posizione italiana equivarrebbe addirittura ad un ritorno alle proposte Tambroni del 1961, poi ribadite nel corso del dibattito all’ONU.

Da parte austriaca si è quindi insistito perché Roma facesse un ulteriore sforzo per venire incontro alle richieste di Vienna relative alle cosiddette garanzie internazionali e desse un contenuto ancora piliberale alle misure in favore della minoranza di lingua tedesca. A questo proposito, da parte austriaca è stato esposto un lungo elenco di osservazioni alle proposte da noi fatte nell’ultima riunione di Londra(5), osservazioni che si allegano a parte. Esse mostrano, al tempo stesso, che la valutazione non sufficientemente positiva data da Vienna alle nostre proposte era probabilmente dovuta, almeno in parte, ad una inesatta interpretazione delle formule da noi presentate. Civale in particolare per il «Pubblico impiego» ed il «Collocamento al lavoro». La prima formula, infatti, costituisce unicamente una precisazione di intese di massima già intercorse in seno alla Commissione dei Diciannove e non ha quindi, in alcun modo, carattere restrittivo rispetto agli accordi raggiunti in passato; mentre la seconda rappresenta una delle pisostanziali concessioni in favore del punto di vista austriaco. I chiarimenti forniti dai rappresentanti italiani possono essere utilmente serviti a dissipare questo equivoco.

111

Da parte italiana si è insistentemente fatto osservare che la valutazione scarsamente positiva data da parte austriaca alle misure che il Governo di Roma intende prendere a favore delle popolazioni altoatesine è priva di fondamento. Un confronto obiettivo fra le proposte discusse a Parigi e quelle presentate nell’ultima riunione di Londra (eliminati i malintesi cui si è fatto accenno sopra), indica infatti che da parte italiana sono stati compiuti passi veramente essenziali per venire incontro alle richieste austriache in settori particolarmente delicati quali l’industria, il collocamento al lavoro e l’approvazione del bilancio provinciale. Se qualche proposta italiana era meno favorevole di quelle discusse a Parigi (ad esempio, per quanto concerne la nomina dell’Intendente scolastico e la competenza legislativa in materia di opere pubbliche), ciappariva largamente compensato da un complesso di concessioni minori fatte in ciascuna delle materie in esame. Un giudizio obiettivo doveva quindi riconoscere che, per la parte sostanziale del negoziato, da parte italiana si era andati molto oltre le posizioni di Parigi; il che avrebbe dovuto compensare i mutamenti da noi effettuati nella parte I, per quanto concerne il problema delle cosiddette garanzie.

A proposito di quest’ultimo, era poi una evidente distorsione storica l’affermare che le attuali proposte italiane si identificano con quelle fatte nel 1961 dal Governo Tambroni. Con cisi dimostrava di non tenere conto che di un solo aspetto della materia e di voler ignorare i progressi veramente notevoli compiuti nei contatti fra i due Governi tra il 1961 ed il 1966.

Per quanto riguarda infatti il problema delle garanzie, da parte austriaca si sarebbe dovuto riconoscere che esse erano oggi assicurate non soltanto da un sistema di garanzia internazionale, ma da un complesso di garanzie interne, di cui non era stata fatta nemmeno parola nel 1961.

Nel chiedere ora che la giurisdizione della Corte dell’Aja fosse preceduta da una procedura di conciliazione, gli austriaci non domandavano un’ulteriore garanzia internazionale, oltre quella ovviamente costituita dal ricorso alla Corte dell’Aja, ma tendevano al trasferimento della controversia dal campo giuridico al campo politico. Cirappresentava un inaccettabile tentativo di accantonamento dell’Accordo De Gasperi- Gruber ed una modificazione sostanziale delle basi su cui erano state impostate da lungo tempo le nostre conversazioni.

IV.

Da parte italiana si è inoltre sottolineato che, nello sviluppo dei contatti fra le due capitali, l’attuale momento non è certo quello di riaprire le conversazioni a livello tecnico, ma quello in cui i risultati di esse devono essere valutati, nel loro complesso, in base ad un criterio globale di volontà politica tendente a concludere la controversia. Come già dopo l’incontro di Parigi, oggi un’insistenza nell’allargare il campo delle discussioni a livello tecnico non puessere interpretato che come una decisione negativa in senso politico: col risultato che si rischierebbe di trascinare indefinitamente e senza alcun risultato le conversazioni in corso.

Di fronte a tale presa di posizione, il Ministro Kirchschlaeger ha voluto confidenzialmente fare conoscere che anche il Ministro Toncic si rende conto che occorre ridurre ormai a tre o a quattro le questioni cosiddette «aperte», per affrontarle a livello politico. Egli ha aggiunto che, proprio in considerazione di ci il Governo di Vienna si riservava di farci sapere, possibilmente entro il 26 corrente, la sua posizione definitiva sull’insieme delle proposte di esame e, particolarmente, in merito alla riduzione delle questioni in discussione a quattro o cinque (ivi compresa la questione delle «Garanzie»), o attraverso una nuova lettera del Ministro degli Esteri austriaco all’On. Ministro, o per mezzo di una comunicazione dello stesso Kirchschlaeger al sottoscritto.

V. Nonostante il contenuto interlocutorio dell’incontro, alcuni elementi nuovi sono emersi dal recente colloquio italo-austriaco. Vale la pena di ricordarli:

a) Punto I (Modalità di chiusura della controversia)

Da parte austriaca si è varie volte insistito sull’impossibilità psicologica, pel Governo di Vienna, di accettare la scelta di un semplice ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia quale istanza per le future controversie giuridiche. A tale proposito i rappresentanti austriaci, vista nettamente respinta la loro proposta per l’eventuale costituzione anche di un organo di conciliazione, hanno accennato alla possibilità di trovare una soluzione che tenga conto, almeno in parte, delle esigenze di Vienna ed hanno accennato ad una indagine rivolta sia ad attenuare la cosiddetta «quietanza liberatoria» richiesta dal Governo italiano a quello austriaco, sia all’istituzione, prima del ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia, di qualche tipo di contatto preventivo fra i due Governi.

Per quanto riguarda la prima ricerca, i rappresentanti austriaci hanno proposto al nostro esame la seguente formula, che dovrebbe essere inserita nella Dichiarazione del Governo di Vienna al Parlamento:

«Il Governo di Vienna si impegna a dichiarare, quando le misure del Governo italiano a favore della popolazione altoatesina saranno adottate, che l’attuale controversia italo-austriaca sull’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber è superata».

Per quanto concerne invece gli eventuali contatti preliminari fra i due Governi, da parte austriaca si è data l’impressione che Vienna è disposta a rinunciare alla creazione di un organo ad hoc, di carattere permanente, e potrebbe accontentarsi di una formula che preveda un qualche tipo di contatto, anche solo di carattere formale.

b) Punto II (Misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine)

I rappresentanti austriaci hanno iniziato il loro dire con una critica (basata, del resto, su di una inesatta interpretazione) alle nostre ultime proposte in merito al «Pubblico impiego» ed hanno proseguito avanzando richieste di chiarimenti e di nuove possibili formulazioni in merito a quasi tutte le dieci questioni rimaste aperte, tentando di presentare nuove richieste anche su qualche punto già concordato.

Di fronte alla ferma opposizione dei rappresentanti italiani – i quali, d’altra parte, hanno fornito ogni possibile elemento di informazione alle richieste di chiarimento austriache – i rappresentanti austriaci hanno finito col non escludere la possibilità che, attraverso un ulteriore accurato approfondimento della materia (che avrà luogo a Vienna nel corso della corrente settimana) si possa giungere a diminuire definitivamente il numero delle questioni rimaste aperte, lasciando alla decisione politica, oltre al cosiddetto «Punto I», non pidi quattro questioni, fra cui l’«Approvazione del bilancio provinciale».

- - -

Per quanto riguarda la questione «Collocamento al lavoro», dopo aver ulteriormente approfondito l’ultima proposta italiana in base ai chiarimenti forniti dai rappresentanti italiani, da parte austriaca è stato riconosciuto che essa rappresenta un sostanziale avvicinamento alla posizione di Vienna ed è stato assicurato che essa potrà utilmente servire come base per raggiungere una soluzione concordata.

Circa la questione relativa all’approvazione del bilancio provinciale, i rappresentanti austriaci, pur non accogliendo l’ultima proposta italiana, hanno suggerito che essa, insieme ad una corrispondente controproposta di Vienna, venga esaminata nell’incontro a livello politico al fine di giungere, sulla base delle due predette proposte, ad una eventuale formulazione di compromesso.

La proposta italiana relativa alla «nomina dell’Intendente per le scuole di lingua tedesca» è stata invece accettata nella parte che riguarda la nomina dell’Intendente stesso da parte della Provincia di Bolzano, mentre sono state sollevate obiezioni alla previsione in essa contenuta di ricorsi al Sovraintendente contro le decisioni dell’Intendente stesso.

VI.

Per quanto riguarda l’ulteriore corso dei contatti, i rappresentanti italiani hanno insistito sulla opportunità di ricevere, possibilmente entro il 26 giugno, una risposta del Governo di Vienna circa l’insieme delle proposte italiane. Dal tenore della risposta stessa sarà possibile, per il Governo italiano, giudicare sull’opportunità di prevedere, o meno, a data ravvicinata, un incontro politico al massimo livello. Nel caso che la risposta austriaca fosse positiva, da parte italiana si cercherebbe, entro il 6 luglio, di fare proposte concrete circa la procedura da seguire per l’organizzazione dell’incontro politico e circa la sua data. Questo dovrebbe infatti essere preceduto da una riunione di esperti, subito dopo lo scambio dei progetti dei testi dei documenti relativi alla chiusura della controversia, testi che potrebbero essere preparati separatamente dalle due parti. Si è fatto presente che l’incontro politico dovrebbe, secondo l’opinione italiana, avere carattere segreto.

Da parte austriaca, nel concordare in linea di massima circa l’eventuale procedura da seguire nei futuri contatti, si è suggerito che la riunione finale degli esperti per l’esame dei testi relativi alla chiusura della controversia (riunione che avrebbe carattere segreto) si svolga a Londra. Si è aggiunto che il Ministro Toncic penserebbe invece a Venezia, quale sede dell’incontro a livello politico.

Nello stesso tempo i rappresentanti austriaci hanno rilevato – per quanto riguarda l’incontro a livello politico – che esso, a giudizio di Vienna, non potrà avere carattere segreto anche in considerazione del numero di persone che da parte austriaca si desidererebbe vi partecipassero (fra cui sono stati indicati il Sottosegretario Bobleter ed il Capitano provinciale del Tirolo Wallnoefer). A tale proposito i rappresentanti austriaci hanno fatto presente che per Vienna sarebbe sufficiente di potere dare notizia dell’incontro a livello politico con un brevissimo preavviso, per esempio di ventiquattro ore.

Allegato

ELENCO DELLE PRINCIPALI OSSERVAZIONI FATTE DAI RAPPRESENTANTI DEL MINISTRO DEGLI ESTERI AUSTRIACO CIRCA LE ULTIME PROPOSTE ITALIANE RELATIVE ALLA PARTE SOSTANZIALE DEI CONTATTI ITALO- AUSTRIACI(6)

I. Utilizzazione delle acque pubbliche ed opere idrauliche:

- - -

II. Assistenza sanitaria ed ospedaliera, assistenza e beneficenza, ed istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza:

- -

III. Industria:

- -

Nell’ulteriore corso della discussione i rappresentanti austriaci hanno finito per accantonare le riserve di cui ai due punti sopra citati, mostrando, praticamente, di concordare con l’ultima proposta italiana.

IV. Credito:

È stata sottolineata l’aspirazione della Provincia di Bolzano a poter disporre dei poteri amministrativi corrispondenti alla competenza legislativa regionale, in particolare per la costituzione di un «ente centrale provinciale di credito per le Casse di risparmio».

V. Residenza:

Si è insistito per il trasferimento al Presidente della Giunta Provinciale dei poteri amministrativi attualmente delegati dal Ministero dell’Interno al Prefetto.

VI. Polizia ed ordine pubblico:

- -

VII. Collocamento ed avviamento al lavoro:

Dopo approfondita discussione i rappresentanti austriaci hanno riconosciuto che l’ultima proposta italiana contiene sostanziali elementi di avvicinamento alle richieste di Vienna. Essi hanno assicurato che la suddetta proposta italiana sarà ulteriormente valutata a Vienna.

VIII. Approvazione del bilancio provinciale:

- - -

IX. Segretari comunali: Nessuna obiezione alla proposta italiana.

X. Nomina dell’Intendente scolastico:

È stata espressa decisa opposizione al contenuto della proposta italiana relativa alla possibilità di ricorrere al Sovraintendente scolastico contro le decisioni dell’Intendente per le Scuole di lingua tedesca, per quanto riguarda i poteri di cui alla lettera e) della proposta italiana. È stato chiesto che gli eventuali ricorsi vengano fatti presso le normali istanze amministrative. Non si sono invece fatte obiezioni sostanziali al ricorso (ritenuto tuttavia superfluo) per le materie di cui alla lettera i) della proposta stessa.

XI. Proporzionalità etnica nei pubblici impieghi della Provincia di Bolzano:

È stato richiesto che la nuova proposta, che modifica la base di proporzionalità (portandola da nazionale a locale) non alteri quanto previsto nella formula esaminata a Parigi nel dicembre 1964 circa:

- - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 1, fasc. Preparazione incontro rappresentanti Ministri Esteri, Montreux 16-18 giugno 1966.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Il documento è privo di data. Intervallo cronologico desumibile dal testo: 18-26 giugno.


4 Vedi D. 140.


5 Vedi D. 134.


6 Il documento è datato 22 giugno.

144

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto urgente 18707/214. Vienna, 28 giugno 1966, ore 24 (perv. ore 2,15 del 29).

Oggetto: Questione Alto Adige.

Mi sono incontrato questo pomeriggio con Kirchschlaeger sia per eseguire istruzioni di cui a dispacci 1134 e 1135 del 22 e 23 giugno(2) sia per intrattenerlo su ultime prese di posizione Unione pro- Sudtirolo che ingloba maggior parte associazioni estremiste (v. telegramma 210)3.

Mentre parlavo con Kirchschlaeger ci ha interrotto Ministro Toncic il quale da quel momento ha così partecipato alla conversazione.

Ministro mi ha ripetuto suo interesse di giungere rapidamente ad un accordo. Ha voluto rassicurarmi sia su indiscrezioni pubblicate ormai quasi quotidianamente da questa stampa su negoziati segreti sia su predette prese di posizione estremiste. Circa le prime egli mi ha confermato che non provengono da Ballhaus che anzi si adopera continuamente perché questa stampa vi dia minor rilievo possibile.

A questo proposito l’ho pregato esercitare stessa azione su agenzia APA che sembra troppo indulgere a rendere pubblica qualsiasi presa posizione estremista.

Circa le seconde egli mi ha detto che se volevamo progredire nel negoziato occorreva «ignorare quei gruppi e lasciare che si sfogassero». Ho replicato di essere perfettamente d’accordo; senonché veniva fatto di domandarsi se quei gruppi non fossero rappresentati da personaggi che occupano posizioni di rilievo in Austria ed ho precisato in Tirolo. Nel qual caso essi avevano tutti i mezzi per contrastare e forse anche rendere impossibili i nostri sforzi. Toncic ha evitato di prendere posizione in proposito.

È mia impressione, anche per cordialità con cui sono stato accolto ed ascoltato, che Ministro sia intervenuto in mia conversazione con Kirchschlaeger perché Vostra Eccellenza venisse direttamente edotta delle sue favorevoli disposizioni nei nostri riguardi e del suo interesse di concludere la controversia.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 1, s.p.


2 Non rinvenuti.


3 T. precedenza assoluta 18547/210 del 27 giugno, il cui testo era il seguente: «APA dopo breve cappello riassuntivo pubblica oggi seguente risoluzione delle associazioni pro Suedtirol riunite nella Unione per il Suedtirol: “La politica per il Suedtirol è cosa che riguarda tutti i partiti – nessun accordo senza consultazione popolare; le associazioni pro Suedtirol riunite nell’“Unione pro Suedtirol” hanno discusso la situazione della politica austriaca per il Suedtirol in una riunione di delegati che ha avuto luogo a Salisburgo il venticinque giugno. In considerazione dei colloqui di esperti austro-italiani attualmente in corso e delle notizie trapelate al riguardo in pubblico, secondo le quali si sarebbe già arrivati ad un notevole riavvicinamento dei punti di vista, la “Unione” costata che rivendicazione di una garanzia internazionale deve rimanere la premessa indispensabile di ogni soluzione intermedia in via bilaterale. L’“Unione” ringrazia il Consigliere nazionale Kranebitter per il suo coraggioso intervento al Consiglio nazionale. Quale primo deputato al Parlamento austriaco, Kranebitter non si è attenuto alla coercizione di voto per gruppo praticato dai partiti ed ha chiesto in un discorso il diritto di autodecisione per il Suedtirol. L’“Unione” chiede ai partiti rappresentati in Parlamento, al Governo Federale, in particolare al Cancelliere Federale ed al Ministro degli Esteri, ai deputati al Consiglio nazionale ed al Consiglio Federale di aderire a questa chiara richiesta, che è del resto degna delle tradizioni del Parlamento. Il Consiglio nazionale austriaco si è espresso in questo senso già nel 1945”. Nella risoluzione viene detto pioltre: “In considerazione delle trattative austro-italiane l’“Unione” invita i partiti ed il Governo Federale austriaco all’osservanza dei seguenti principi: 1) Niente trattative per il Suedtirol e proposte di soluzione senza il consenso da parte del Suedtirol. 2) Nessuna rinuncia a garanzie internazionali agli effetti di una piena autonomia. 3) L’“Unione” chiede che i principi ed il contenuto di qualunque accordo austro-italiano vengano sottoposti prima della loro ratifica ad una consultazione popolare in Austria e nel Suedtirol. Soltanto dopo questa consultazione popolare conforme alle regole del gioco della democrazia e della costituzione si potrà arrivare alla conclusione di un accordo. Nessuno ha il diritto di concludere a nome dell’Austria e del Suedtirol degli accordi aventi gravi conseguenze. Soltanto il popolo stesso potrà decidere. 4) Le associazioni pro Suedtirol democratiche ed indipendenti da partiti che sono riunite nell’“Unione”, chiedono che la politica del Governo Federale per il Suedtirol venga svolta soltanto in stretta collaborazione con tutti i partiti rappresentati al Parlamento. La politica per il Suedtirol non è una questione che riguardi un partito solo; è una questione di cuore per tutti gli austriaci. L’“Unione” chiede che tutti i partiti rappresentati al Parlamento vengano tenuti al corrente della situazione delle trattative per il Suedtirol dal Governo Federale e che vengano chiamati a partecipare alla decisione ed alle responsabilità. 5) L’“Unione” chiede che la questione del Suedtirol ove non si dovesse addivenire entro la fine di ottobre ad una giusta soluzione, venga presentata nuovamente all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nell’autunno di quest’anno. L’“Unione” rivolge ai partiti, al Governo Federale, ai deputati al Consiglio Nazionale ed al Consiglio Federale, alle diete ed ai capi di Governo delle regioni – in particolare del Tirolo del Nord e del Sud – l’appello di aderire a questo programma di rivendicazioni. Chiunque taccia, chiunque apponga la sua firma sotto dei documenti che non sono democraticamente legalizzati da una consultazione popolare, si rende corresponsabile nell’eternare l’ingiustizia della divisione del Tirolo”» (Telegrammi ordinari 1966, Austria arrivo, vol. I).

145

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segretissimo urgentissimo 18712/216. Vienna, 28 giugno 1966 (perv. ore 4,05 del 29).

Oggetto: Questione Alto Adige.

Kirchschlaeger mi ha confidenzialmente detto che venerdì scorso [il 24] il Ministro Toncic ha presieduto una riunione così composta: da parte tirolese Wallnoefer, Kathrein, Gschnitzer, Ermacora, Zechtl, Stadlmayer; da parte alto-atesina Magnago, Dietl, Benedikter, Pupp, Brugger. Alla riunione erano presenti anche Loewenthal, Kirchschlaeger e Haymerle. Cancelliere, di cui era previsto intervento, si è all’ultimo scusato. Scopo della riunione era di convincere partecipanti sull’opportunità di continuare e di concludere negoziato. Ho motivo di ritenere che suo scopo piimmediato sia stato quello di costituirsi una specie di copertura, prima di inviare a V.E. lettera che Loewenthal dovrebbe consegnarle(2), per sottrarsi ad accuse di diplomazia segreta che comprometterebbe causa tirolese.

Ho ritenuto di far rilevare a Kirchschlaeger, legandolo con argomento già trattato con lui in precedenza e che avrei ripreso poco dopo anche con Ministro Toncic circa atteggiamento gruppi estremisti (v. telegramma 214)3, che fra presenti a riunione vi erano gli elementi piradicali che sono all’origine delle prese di posizione dell’Unione pro- Sudtirolo. Così si spiegava, ho aggiunto, come, poco dopo la riunione, APA abbia pubblicato risoluzione detta Unione (trasmessa con telegramma 210)4 che contiene vere e proprie minacce per eventualità di un accordo con noi.

Nel corso della conversazione Kirchschlaeger ha insistentemente negato che fra tali elementi radicali vi fosse il capo del Governo regionale del Tirolo. Ha ammesso debolmente che ben altro sarebbe atteggiamento di Gschnitzer e, dopo una pausa, di Ermacora. In particolare Gschnitzer eserciterebbe forte influenza sul Dietl, alimentandone intransigenza in modo da condizionare Magnago.

A mie perplessità circa convenienza discutere una soluzione della controversia con elementi così notoriamente ostili ogni suo ragionevole componimento e circa pericolo di accrescere loro importanza di fronte ad alto-atesini che a opinione pubblica tirolese, Kirchschlaeger si è stretto nelle spalle ammettendo di essere poco ottimista circa possibilità convincere certi personaggi, ma che, data prassi inaugurata da Kreisky, era difficile ormai da parte Governo Federale non consultarsi con essi.

È mia impressione che esito detta riunione non sia stato quello che mio interlocutore sperava e che critiche condotta negoziato siano state piacerbe del previsto. Egli si è dichiarato meno ottimista di quanto lo avessi trovato or è qualche giorno.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 1, s.p.


2 Vedi D. 146.


3 Vedi D. 144.


4 Vedi D. 144, nota 3.

146

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, TONČIĆ- SORINJ,

AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

L. Vienna, 28 giugno 1966.

Sehr verehrter Herr Kollege,

Aufbauend auf unser Gespräch in Strassburg halte ich es nach der letzten Begegnung unserer perslichen Vertreter f nzlich, Ihnen in der uns geziemenden freundschaftlichen Offenheit meine Gedanken zu dem Problem, das noch immer zwischen unseren Vkern und Regierungen steht, darzulegen. Ich bitte Sie, mir zu glauben, dass ich dies in der festen Entschlossenheit tue, jede, aber auch wirklich jede Anstrengung zu unternehmen, um die Wege f eine beide Teile befriedigende Lung zu finden.

Ich teile vollkommen Ihre Auffassung, dass eine Begegnung auf hoher politischer Ebene nicht alle die Substanz betreffenden Fragen wird behandeln knen, f die unsere Vertreter bisher noch keine gemeinsame Formel gefunden haben. Ich folge Ihrem Gedanken, etwa vier Fragen aus diesem Themenkreis f die Verhandlungen auf politischer Ebene vorzubehalten und schlage Ihnen hierf die PunkteÖffentliche Ordnung und Sicherheit, Ansässigkeitsrecht, Arbeitsvermittlung und Kreditwesen vor.

Ich tue dies in der Überzeugung, dass es unseren Vertretern im Hinblick auf die bisher geleistete konstruktive Arbeit gelingen wird, trotz der noch bestehenden verschiedenen Auffassungen in den Punkten Gesundheitswesen und Spitalspflege,Öffentliche Fsorge und Wohltätigkeit, und in einzelnen Elementen der PunkteÖffentliche Gewässer und Wasserbauten, Industrie, Genehmigung des Provinzhaushaltes, Rechtsmittel gegen Entscheidungen des Schulintendenten und ethnischer Proporz bei Anstellung fentlicher Angestellter, gemeinsame, f beide Teile akzeptable Formeln zu finden. Ich schlage daher vor, dass sich innerhalb kzester Frist trotz der Terminknappheit und allfälliger sonstiger Erwägungen unsere Vertreter neuerlich treffen, um nach Lungsmlichkeiten in diesen Punkten zu suchen.

Ich glaube, sehr verehrter Herr Kollege, wir sollen f die Lung dieses Fragenkomplexes nicht nur von den Rechtsstandpunkten ausgehen, sondern auch dem politischen Moment und vor allem dem gemeinsamen Ziel, das wir vor Augen haben, entsprechende Beachtung schenken. Ich muss in diesem Zusammenhang nochmals unterstreichen, dass es f mich unendlich schwer ist, der fentlichen Meinung in Österreich verständlich zu machen, dass einzelne Zugeständnisse, die in der 19er Kommission eine Mehrheit gefunden haben, Ihrer Regierung nicht akzeptabel erscheinen; nahezu unmlich f mich aber ist es, gegenuber dem terreichischen Volk, dem terreichischen Parlament und den Stirolern eine Lung zu vertreten, die in einzelnen Punkten nicht jenes Mass erreicht, das bereits von offiziellen Sprechern der italienischen Regierung der terreichischen Regierung vorgeschlagen wurde.

Ich anerkenne selbstverständlich, dass gegener der letzten Aussenministerbegegnung im Dezember 1964 in jgster Zeit auch Fortschritte im Umfang der italienischen Zugeständnisse eingetreten sind. Diese Fortschritte aber sollten, dies schien mir eine gemeinsame Auffassung zu sein, nicht durch Rkschritte in anderen Punkten, die die Substanz der Zugeständnisse betreffen, kompensiert werden.

Verehrter Herr Kollege, in meinem Schreiben vom 2. Juni gestattete ich mir auch darzulegen, dass ich, um die italienische Haltungsänderung in der Frage, die wir bisher das Garantieproblem nannten, gegener der terreichischen Bundesregierung und dem terreichischen Parlament verantworten und vertreten zu knen, zumindestens ein positives Element brauche, das das italienische Abgehen von den seinerzeitigen ereinstimmenden Vorstellungen er die sogenannte Garantiefrage verständlich und vertretbar machen lässt. Ich habe Sie gebeten, ein Vergleichsverfahren im Sinne oder unter sinngemässer Anwendung des Kapitel II des Europäischen Übereinkommens zur friedlichen Beilegung von Streitigkeiten oder zumindestens ein ständiges bilaterales terreichisch-italienisches Kontaktkomitee, in demalle Streitfragen, die sich zwischen Italien und Österreich ergeben knen, ertert werden knten, in Erwägung zu ziehen.

Ihre Herren Vertreter konnten bei der letzten Begegnung mir in dieser Frage keinen Schritt entgegenkommen. Ich bitte Sie, mir zu glauben, dass ich nicht um eines perslichen Erfolges willen so sehr auf diesem Punkt bestehe. Ich muss dies tun, well eine Anerkennung des Internationalen Gerichtshofes, f den natlich auchin Österreich als dem hhsten Organ der Rechtssprechung grste Hochachtung empfunden wird, ohne jede Judiziabilität der Zusagen in der Substanz und ohne jedes weitere vorgeschaltete Organ zwischenstaatlicher Streitbereinigung und Zusammenarbeit als eine vlige Unterwerfung unter den italienischen Rechtsstandpunkt empfunden wird. Ich glaube, Ihre grossen Erfahrungen und auch meine Erfahrungen zeigen uns, dass eine solche tatsächliche oder auch nur empfundene vlige Preisgabe der eigenen Ideen nie in der Lage ist, eine echte konstruktive Lung herbeizufren.

Ich schlage Ihnen daher vor, wenn Sie die in meinem letzten Brief aufgezeigten Mlichkeiten auch jetzt nicht als gangbar ansehen knen, allenfalls den zwischen unseren Staaten am 6. Februar 1930 abgeschlossenen Freundschafts-, Vergleichsund Schiedsgerichtsvertrag in Erwägung zu ziehen oder den Unterausschuss Nr. 3 der Politischen Kommission der Konsultativversammlung des Europarates mit derÜbernahme gewisser noch zu vereinbarender Aufgaben zu betrauen. Ich bin aber auch allen Anregungen gegener, die Sie zu diesem Problem zu machen bereit sind, sehr offen.

Ich hoffe sehr, dass die offene Darlegung der terreichischen Anliegen und Sorgen das Gewinnen eines Verständnisses f die Situation erleichtert, in der sich die terreichische Bundesregierung befindet, und auf diese Weise zu der von Ihnen und uns, aber auch von den unmittelbar Betroffenen wirklich ersehnten und gewschten Lung beiträgt.

Ich bitte Sie, sehr verehrter Herr Kollege, aufrichtig, meine Anregungen und Vorschläge einer freundlichen und freundschaftlichen Prung zu unterziehen, und gebe der festen Zuversicht Ausdruck, dass uns in kzester Zeit auf der von uns grundsätzlich vereinbarten Begegnung eine beide Staaten und die Stiroler zufriedenstellende Lung des Problems mlich sein wird.

Mit sehr herzlichen Grsen

Ihr

Lujo Tončić

TRADUZIONE

Gentilissimo Collega,

basandomi sul nostro colloquio di Strasburgo(2), ritengo necessario, dopo l’ultimo incontro dei nostri rappresentanti personali(3), di esporle con la dovuta amichevole franchezza il mio pensiero sul problema tuttora esistente tra nostri popoli e Governi. La prego di credere che lo faccio con la ferma decisione di compiere ogni, dico veramente ogni sforzo, per trovare la via che possa portare ad una soluzione soddisfacente per entrambe le parti.

Condivido integralmente il suo punto di vista sul fatto che in un incontro ad alto livello politico non si potranno trattare tutte le questioni concernenti la sostanza, per le quali i nostri rappresentanti non hanno ancora trovato una formula comune. Seguo la sua idea di riservare ai negoziati su piano politico circa quattro questioni rientranti in questo complesso di argomenti e le propongo, a tal fine, i punti concernenti l’ordine pubblico e la sicurezza pubblica, il diritto di residenza, il collocamento al lavoro e il credito.

Le propongo cinella convinzione che i nostri rappresentanti, considerato il lavoro costruttivo svolto sinora, riusciranno a trovare una formula comune, accettabile da entrambe le parti, nonostante le diverse concezioni esistenti sui punti relativi all’assistenza sanitaria ed ospedaliera, all’assistenza pubblica e alla beneficenza e su singoli elementi dei punti concernenti le acque pubbliche e le opere idrauliche, l’industria, l’approvazione del bilancio provinciale, i ricorsi avverso le decisioni del Provveditore agli studi e la proporzione etnica nell’assunzione dei dipendenti pubblici. Pertanto propongo che i nostri rappresentanti, nonostante la brevità del tempo disponibile ed altre eventuali considerazioni, tornino ad incontrarsi a brevissima scadenza per cercare possibilità di risolvere questi punti.

Ritengo, gentilissimo Collega, che, per risolvere questo complesso di questioni, non dovremmo partire soltanto da punti di vista giuridici, ma che dovremmo tenere adeguato conto anche del fattore politico e soprattutto dell’obiettivo comune al quale miriamo. A questo proposito devo sottolineare ancora una volta che mi riesce estremamente difficile far comprendere all’opinione pubblica austriaca come talune concessioni, che avevano ottenuto una maggioranza in seno alla Commissione dei 19, non sembrino accettabili al suo Governo; ma pressoché impossibile mi riesce sostenere, di fronte al popolo austriaco, al Parlamento austriaco e agli altoatesini, una soluzione che in determinati punti non raggiunge quella misura che era già stata proposta al Governo austriaco da rappresentanti ufficiali del Governo italiano.

Riconosco, naturalmente, che in questi ultimi tempi e rispetto all’ultimo incontro tra i Ministri degli Affari Esteri del dicembre 1964(4), si sono avuti anche progressi nella misura delle concessioni italiane. Ma tali progressi, e questo mi sembrava essere un punto di vista comune, non dovrebbero venire compensati da regressi in altri punti che riguardano la sostanza delle concessioni.

Gentilissimo Collega, nella mia lettera del 2 giugno c.a.5 mi sono permesso anche di esporre che, per poter giustificare e sostenere di fronte al Governo federale austriaco ed al Parlamento austriaco il cambiamento intervenuto nell’atteggiamento italiano in merito alla questione che finora chiamavamo il problema delle garanzie, ho bisogno di almeno un elemento positivo che consenta di spiegare e giustificare l’abbandono da parte italiana delle concessioni, già concordanti, sulla cosiddetta questione delle garanzie. L’avevo pregata di prendere in considerazione un sistema di conciliazione ai sensi o in applicazione analogica del Capitolo II della Convenzione europea per il regolamento pacifico delle controversie,

o almeno un comitato permanente bilaterale austro-italiano di contatto, in cui si potessero esaminare tutte le divergenze che potrebbero sorgere tra l’Italia e l’Austria.

Nell’ultimo incontro, i suoi rappresentanti non hanno potuto venirmi incontro neanche di un passo su questa questione. La prego di credermi che non è in vista di un successo personale che insisto tanto su questo punto. Sono costretto a farlo, perché un riconoscimento dell’Alta Corte Internazionale di Giustizia – che, quale organo massimo di giurisprudenza, gode naturalmente anche in Austria di altissima considerazione

– non accompagnato da una qualsiasi «giudicabilità» delle concessioni riguardanti la sostanza e senza qualsiasi altro organo anteposto di composizione dei conflitti e di collaborazione internazionale, è considerato come una completa sottomissione al punto di vista giuridico italiano.

Ritengo che la sua grande esperienza ed anche la mia ci dimostrino che una siffatta effettiva o anche soltanto presunta completa rinuncia alle proprie idee non possa mai portare ad una soluzione reale e costruttiva.

Pertanto, qualora ella dovesse ritenere ancora di non poter aderire alle possibilità prospettate nella mia ultima lettera, le propongo di voler eventualmente prendere in considerazione il Trattato di conciliazione e d’arbitrato concluso tra i nostri due Stati 6 febbraio 1930 o di affidare al Sottocomitato n. 3 della Commissione politica dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa determinati compiti da concordare. Sono peraltro ben pronto ad esaminare ogni altro suggerimento che ella fosse disposto a fare su questo problema.

Spero molto che questa sincera esposizione delle istanze e delle preoccupazioni austriache faciliti la comprensione per la situazione in cui si trova il Governo federale austriaco e contribuisca in questo modo a quella soluzione che ella e noi, ma anche gli interessati diretti, attendiamo e speriamo realmente.

La prego sinceramente, gentilissimo Collega, di voler sottoporre i miei suggerimenti e le mie proposte ad un cortese ed amichevole esame e le esprimo la ferma fiducia che in brevissimo tempo, nell’incontro già concordato in linea di massima, ci sarà possibile raggiungere una soluzione del problema che sia soddisfacente per entrambi gli Stati e per gli altoatesini(6).

Con saluti molto cordiali.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Carteggio Toncic- Fanfani e Klaus- Moro.


2 Vedi D. 130, nota 3.


3 Vedi D. 140.


4 Vedi D. 4.


5 Vedi D. 140, nota 2.


6 Per la risposta di Fanfani vedi D. 151.

147

IL CANCELLIERE FEDERALE D’AUSTRIA, KLAUS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. Vienna, 30 giugno 1966.

Eure Exzellenz!

Sehr geschätzter Herr Ministerpräsident!

Unser freundschaftlicher und, wie ich glaube, auch konstruktiver Gedankenaustausch, den wir er das uns beide bewegende Stirol- Problem hatten, lassen es mir geboten erscheinen, mich heute erneut an Sie zu wenden. Die Verhandlungen und Kontaktgespräche zwischen unseren beiden Ländern scheinen gegenwärtig einem gewissen Tiefpunkt nahezukommen, der mir grosse Sorgen macht, der aber auch, wie wir aus unseren politischen Erfahrungen wissen, selten ganz zu vermeiden ist.

Mir, und ich kann Sie versichern, der ganzen Bundesregierung, liegt eine Bereinigung der zwischen unseren Ländern bestehenden Meinungsverschiedenheit sehr am Herzen. Diese Bereinigung kann nur in einem konstruktiven Akt liegen, der f Ihre Regierung, aber auch f uns und nicht zuletzt auch f die Mehrheit der gewählten Vertreter Stirols annehmbar ist.

Ich bin gerne bereit, die Fortschritte anzuerkennen, die in den Angeboten zu einzelnen substantiellen Punkten liegen. Die zwischen uns bestehende, auf der Anerkennung gemeinsamer Prinzipien beruhende freundschaftliche Gesinnung verpflichtet mich aber zu der sehr offenen Feststellung, dass diese Angebote trotzdem unseren Erwartungen nicht in einem erzeugenden Masse Rechnung tragen, da sie noch immer teils hinter dem zurkbleiben, was selbst bei der Pariser Aussenministerkonferenz im Dezember 1964 angeboten wurde, teils aber Fortschritte mit gleichzeitigen Rkschritten gekoppelt wurden. Nur mit einem wirklich grosszigen Angebot in der Substanz aber wäre mir und meiner Regierung die Mlichkeit gegeben worden, die von Ihnen gewschte Reduktion auf dem Gebiete der zwischenstaatlichen sogenannten Garantie gegener dem Parlament und gegener dem terreichischen Volk erzeugend zu vertreten.

Ich bitte Sie, sehr verehrter Herr Ministerpräsident, mir zu glauben, dass ich der sogenannten Garantiefrage nicht deswegen eine so grosse Bedeutung beimesse, weil ich etwa nicht volles Vertrauen in Ihre Erklärung hätte. Ich habe dieses Vertrauen. Aber ich bitte Sie, die historische Entwicklung mit in Betracht zu ziehen, und auch den Umstand, dass – so wie selbst auch die italienisch sprechenden Menschen in Stirol, die Teil des Mehrheitsvolkes sind, Sicherheiten verankert wissen wollen, – besonders eine Minderheit von einem steten Wunsch und einer steten Sehnsucht nach einer Garantie erflt ist. Ich glaube, wir knen und dfen er dieses jeder Minderheit und daher auch den Stirolern eigene Sicherheitsdenken nicht vlig hinweggehen. Garantie bedeutet f uns aber nicht nur die Vollstrekkung eines Richterspruches, sei es nun des Internationalen Gerichtshofes oder eines Schiedsgerichtes; Garantie bedeutet auch und noch weit mehr, eine Institution zu haben, wo auftauchende Probleme in friedlicher Diskussion ertert und gelt werden knen. Wenn wir uns er eine solche zwischenstaatliche Institution – Aussenminister Toncic hat hierf Aussenminister Fanfani verschiedene Anregungen unterbreitet – einigen knten, dann wäre es f mich und die gesamte Bundesregierung leichter, gegener dem Parlament und gegener dem terreichischen Volk das Zurkgehen von sogenannter internationaler Verankerung, wie sie in Paris angeboten wurde, zu verantworten, und auch die Stiroler von der Richtigkeit eines solchen Zurkgehens zu erzeugen.

Wir beide, verehrter Herr Ministerpräsident, kennen die Grenzen, die in demokratischen Staaten die fentliche Meinung den Entscheidungen einer Regierung setzt. Ich habe Verständnis f Ihre Argumentation, die Sie mir bei unseren so wertvollen Begegnungen darlegten. Ich bitte Sie aber auch um Ihr Verständnis, dass es f mich unmlich ist, gegener dem Parlament und der fentlichen Meinung in Österreich eine Lung zu vertreten, wie sie gegenwärtig zur Diskussion steht. Ich bitte Sie sehr, den mit Ihrem hohen Amte verbundenen Einfluss geltend zu machen, dass die Angebote in der Substanz noch die im Detail bei den Kontaktgesprächen erterte Anreicherung erfahren und dem Sicherheitsdenken in irgendeiner er die blosse Anerkennung des Internationalen Gerichtshofes hinausgehenden Weise Rechnung getragen wird.

Darf ich abschliessend noch meiner Überzeugung Ausdruck verleihen, dass eine allseits befriedigende Regelung dieser schwierigen Frage nicht nur das gute Verhältnis unserer beiden Vker noch herzlicher gestalten, sondern gleichzeitig in ganz hervorragender Weise die Stärke und Überzeugungskraft der christlichen Demokratie zum Ausdruck bringen wde.

Ich versichere Sie, sehr verehrter Herr Ministerpräsident, meiner freundschaftlichen und aufrichtigen Gefle und meines starken Willens, zu einer allseits befriedigenden Lung zu gelangen und verbleibe mit dem Ausdrucke meiner besonderen Wertschätzung.

Ihr

J. Klaus

TRADUZIONE

Eccellenza, gentilissimo Presidente del Consiglio,

il nostro amichevole e, ritengo, costruttivo scambio di idee sul problema alto-atesino, che preme ad entrambi, mi fa sembrare necessario di rivolgermi oggi nuovamente a lei. I negoziati e i colloqui di contatto tra i nostri due Paesi sembrano attualmente avvicinarsi ad una certa punta minima che mi preoccupa molto, ma che, come ci insegnano le nostre esperienze politiche, raramente si puevitare completamente.

A me e, posso assicurarle, a tutto il Governo federale, una composizione delle divergenze di opinioni esistenti tra i nostri due Paesi sta molto a cuore. Tale composizione puconsistere solo in un atto costruttivo che sia accettabile dal suo Governo, ma anche da noi e, non per ultimo, dalla maggioranza dei rappresentanti eletti dell’Alto Adige.

Riconosco volentieri i progressi rappresentati dalle offerte relative a taluni punti sostanziali. Cinonostante, i sentimenti amichevoli esistenti tra noi in virtdella fede nei principi comuni, mi costringono a costatare con tutta franchezza che tali offerte non tengono conto in una misura convincente delle nostre aspettative, e ciperché, in parte, esse sono inferiori a quanto fu offerto dalla stessa conferenza dei Ministri degli Affari Esteri svoltasi a Parigi nel 1964(2) e perché, in parte, i progressi sono stati abbinati a passi indietro. Solo un’offerta veramente generosa sulla sostanza avrebbe perdato a me ed al mio Governo la possibilità di sostenere in modo convincente dinanzi al Parlamento e dinanzi al popolo austriaco la riduzione che ella desidera nel campo della cosiddetta garanzia internazionale.

La prego di credere, gentilissimo Presidente del Consiglio, che, se attribuisco tanta importanza alla cosiddetta questione della garanzia, non è perché io non abbia piena fiducia nella sua dichiarazione. Io ho questa fiducia. La prego, per di tenere conto anche degli sviluppi storici nonché del fatto che – così come perfino gli abitanti di lingua italiana dell’Alto Adige, che sono parte della popolazione di maggioranza, desiderano sapere sancite le garanzie – a maggior ragione le minoranze sono animate dal costante desiderio e dalla costante aspirazione di una garanzia. Credo che non possiamo e non dobbiamo ignorare completamente questa preoccupazione di sicurezza, propria di tutte le minoranze e, quindi, anche degli alto-atesini. Garanzia, per noi, non è soltanto l’esecuzione di una sentenza, sia questa dell’Alta Corte Internazionale o di un Tribunale arbitrale; garanzia significa anche, e assai pi disporre di un’istituzione in cui i problemi che sorgono possano essere esaminati e risolti attraverso una pacifica discussione. Se riuscissimo ad accordarci in merito ad un’istituzione internazionale di questo genere – il Ministro degli Affari Esteri Toncic ha sottoposto al Ministro degli Affari Esteri Fanfani diversi suggerimenti al riguardo(3) – sarebbe pifacile per me e per tutto il Governo federale sostenere di fronte al Parlamento e al popolo austriaco il ritiro dal cosiddetto «ancoramento» internazionale, che era stato offerto a Parigi, e convincere gli alto-atesini della giustezza di tale ritiro.

Noi due, gentilissimo Presidente del Consiglio, conosciamo i limiti che negli Stati democratici l’opinione pubblica segna alle decisioni del Governo. Io ho comprensione per gli argomenti che ella mi ha esposto nel corso dei nostri così preziosi incontri, ma la prego di comprendere, a sua volta, che non mi è possibile sostenere di fronte al Parlamento e all’opinione pubblica dell’Austria una soluzione come quella di cui attualmente si discute. La prego vivamente di esercitare l’influenza che le deriva dal suo alto incarico, affinché le offerte relative alla sostanza vengano integrate con i particolari esaminati nei colloqui di contatto e affinché dell’idea di sicurezza venga tenuto conto in qualche modo che vada oltre il mero riconoscimento dell’Alta Corte di Giustizia.

Concludendo mi consenta ancora di esprimerle la mia convinzione che una soluzione, soddisfacente per tutti, di questa difficile questione non solo renderebbe ancora picordiali i buoni rapporti tra i nostri due popoli ma, nel contempo, darebbe eccezionale risalto alla forza e al potere di persuasione della Democrazia Cristiana.

Nel rinnovarle, gentilissimo Presidente del Consiglio, l’assicurazione dei miei sentimenti amichevoli e sinceri e della mia ferma volontà di arrivare ad una soluzione soddisfacente per tutti, resto, con l’espressione della mia particolare stima, suo J. Klaus.


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 105, fasc. 651.


2 Vedi D. 4.


3 Vedi D. 146.

148

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL CONSIGLIERE DIPLOMATICO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, POMPEI(1)

L. segreta 120/1220. Roma, 2 luglio 1966.

Il Ministro Fanfani, partendo stamane per Ischia, mi ha pregato di far pervenire all’On. Presidente del Consiglio copia della lettera inviatagli il 28 giugno u.s. dal Ministro degli Esteri austriaco(2), scusandosi di non essere stato in grado di trasmettergliela personalmente.

Te la invio, quindi, qui allegata, grato se vorrai consegnarla al Presidente Moro.

Come risulta dal testo della lettera in questione, da parte austriaca vengono mantenuti sostanzialmente aperti tutti i problemi discussi nelle ultime riunioni di Londra e di Montreux(3), sia per quanto riguarda la parte sostanziale del negoziato, sia per quanto concerne la sua parte formale.

Da parte austriaca si propone poi che la parte formale del negoziato nonché 4 altre questioni (Pubblica sicurezza ed ordine pubblico, Credito, Collocamento ed avviamento al lavoro, Diritto di residenza) siano riservate ad un incontro politico ad alto livello. Le restanti 6 questioni tuttora aperte (Utilizzazione acque pubbliche ed opere idrauliche; Assistenza sanitaria ed ospedaliera, Assistenza e beneficenza, Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza; Industria; Bilancio provinciale; Proporzionalità etnica nei pubblici impieghi; Nomina dell’Intendente scolastico) dovrebbero essere riesaminate in una nuova riunione segreta di rappresentanti di Ministri degli Esteri d’Italia ed Austria. Per tale riunione Vienna ha chiesto che essa abbia luogo tra il 4 e il 10 luglio.

Il Ministro Fanfani ritiene di non poter dare risposta alla lettera del Ministro degli Esteri austriaco senza un attento esame del suo contenuto a livello politico.

Egli si permette pertanto di suggerire al Signor Presidente del Consiglio di riunire il consueto Comitato di Ministri. Per la data della riunione, essa potrebbe avere luogo subito dopo il suo rientro da Ischia che avverrà 1’11 luglio, giorno tuttavia in cui egli sarà impegnato alla Commissione per gli Affari Esteri della Camera. A titolo indicativo, il Ministro Fanfani propone il 12 luglio (od eventualmente il 13 luglio) alle ore 13.

In base alle decisioni del Comitato di Ministri, il Ministro Fanfani si riserva di rispondere al Ministro degli Esteri austriaco. Quanto ad una eventuale nuova riunione dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri, il Ministro Fanfani in linea di principio non mi è sembrato contrario ad accettare la proposta austriaca, se non altro per ragioni tattiche. Qualunque possa essere l’ulteriore evoluzione della controversia, è essenziale infatti che l’eventuale responsabilità per un insuccesso del negoziato ricada sull’avversario: e cianche in relazione ad una possibile discussione alle Nazioni Unite.

Il Ministro Fanfani pensa che tale nuova riunione dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri dovrebbe avere luogo al pipresto dopo la riunione del Comitato di Ministri proprio per evitare che ci si possa accusare di tirare in lungo le cose. Cisuggerirebbe una data fra il 15 ed il 20 corrente.

Ti sargrato se vorrai farmi conoscere, a suo tempo, le eventuali determinazioni dell’On. Presidente del Consiglio.

Credimi,

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 5.


2 Vedi D. 146.


3 Vedi DD. 134 e 140.

149

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto urgente 19890/234. Vienna, 8 luglio 1966 (perv. ore 22,45).

Oggetto: Alto Adige.

Ho fatto visita di cortesia Cancelliere Klaus che non avevo avuto occasione di vedere formalmente dopo costituzione «monocolore». Durante conversazione, protrattasi oltre normali limiti visita cortesia, su iniziativa Cancelliere è stato toccato argomento trattative Alto Adige. Klaus ritiene che punti di vista delle due parti non siano molto lontani. Spera che si possa trovare mezzo anche affievolito di «agganciamento» internazionale. Anche tirolesi aderirebbero a forma attenuata di «agganciamento».

Ho fatto presente che attraverso convenzione Strasburgo, per la parte da noi ratificata, e Corte Aja, esiste già naturale mezzo per risolvere controversie giuridiche. Governo austriaco si era opposto a Corte Aja allegando lunghezza procedura che si è poi rivelato argomento inconsistente dato perdurare pendenza controversia. Comunque dopo eventuale regolamento questione non vi è ragione di rifiutare organo internazionale già previsto per eventuali future controversie.

Ho anche messo in rilievo proposte per trattare e risolvere eventuali controversie in sede interna.

Circa riunione Turnerbund ad Innsbruck Cancelliere mi ha detto che sono state fatte raccomandazioni per contenere programma e sarebbero state disposte misure anche lungo frontiera. Tuttavia egli confida che da parte Governo italiano non si voglia sopravalutare tale riunione e neppure processo Graz, né interventi in Parlamento; avvenimenti tutti che non avrebbero alcuna influenza su politica del Governo.

Ne ho preso atto osservando tuttavia che purtroppo tali fatti creano eccitazione a Innsbruck e Bolzano che, per riconoscimento dello stesso Governo austriaco, condizionano a loro volta conclusione accordo.

Klaus concludendo conversazione serena e cordiale, ha espresso sua fiducia nella buona volontà di Vostra Eccellenza per risolvere controversia.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 1, s.p.

150

COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 13 luglio 1966, ore 12)1

Appunto segreto.

Riunione presso il Presidente del Consiglio tenuta il 13 luglio 1966 alle ore 12.

Partecipanti: il Presidente del Consiglio On. Moro che presiede la riunione; il Ministro senza Portafoglio On. Piccioni; il Ministro degli Esteri On. Fanfani; il Ministro dell’Interno On. Taviani; il Ministro della Difesa On. Tremelloni; il Ministro di Grazia e Giustizia On. Reale; il Ministro del Tesoro On. Colombo; il Ministro dell’Industria e Commercio On. Andreotti; il Ministro del Bilancio On. Pieraccini; il Ministro della Pubblica Istruzione On. Gui; il Direttore Generale degli Affari Politici Ministro Gaja; l’Ambasciatore Mario Toscano; il Consigliere diplomatico dell’On. Presidente del Consiglio Ministro Pompei; il Prefetto Giovenco; il Vice-prefetto Fabiani.

L’Onorevole Presidente del Consiglio dà la parola al Ministro Gaja.

GAJA: Inizia sottolineando che la riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri effettuata nei giorni 16-17 e 18 giugno a Montreux(2), ha avuto carattere prevalentemente interlocutorio. Ricorda che la riunione stessa era stata preceduta in Austria da due riunioni svoltesi a Vienna e a Salisburgo, attraverso le quali, evidentemente, il Ministro degli Esteri Toncic aveva inteso ottenere, da parte di tutti i gruppi politici austriaci, un avallo all’eventuale soluzione della controversia sulla base delle ipotesi attualmente allo studio. Da parte di molti degli intervenuti alle predette riunioni sono state verosimilmente formulate osservazioni e avanzate controproposte delle quali il Ministro Toncic non poteva rifiutarsi di tener conto. Questo puforse spiegare il dilatorio atteggiamento austriaco. Occorre comunque accertare se esso sia dovuto soltanto a fattori occasionali o se risponda ad un disegno austriaco di differire ogni soluzione, cercando di ottenere ulteriori concessioni sulle singole questioni aperte. Passando ad esporre i risultati della riunione di Montreux sottolinea, anzitutto, che da parte austriaca si è in sostanza dichiarato che le nostre pirecenti proposte non costituirebbero una base sufficiente per la conclusione della controversia in quanto, secondo le valutazioni effettuate a Vienna, esse per quanto riguarda la cosiddetta parte seconda, avrebbero un contenuto pio meno equivalente alle proposte fatte dall’Italia a suo tempo a Parigi; mentre, per quanto riguarda la cosiddetta parte prima, l’attuale posizione italiana equivarrebbe ad un ritorno alla posizione del Governo Tambroni del 1961. I rappresentanti austriaci hanno quindi insistito perché il Governo italiano compia un ulteriore sforzo per venire incontro alle richieste di Vienna relative alle cosiddette garanzie internazionali e dia un contenuto ancora piliberale alle misure in favore della minoranza di lingua tedesca. Il Ministro Toncic, a sua volta, con una lettera in data 28 giugno u.s.3, ha preso posizione chiedendo che abbia luogo una nuova riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri e che in essa si proceda ad un nuovo esame diretto a ridurre a quattro le questioni aperte da sottomettere successivamente alla decisione politica risolvendone sei, da lui nominativamente indicate. Toncic ha al tempo stesso sottolineato che, per quanto riguarda la parte sostanziale dei contatti italo-austriaci, ogni eventuale progetto di soluzione della controversia non dovrebbe avere contenuto meno liberale dei suggerimenti contenuti nel rapporto conclusivo della Commissione dei 19: e anzi, per quanto concerne alcune questioni, non dovrebbe essere pirestrittivo delle proposte italiane presentate a Parigi nel dicembre 1964(4). Conclude rilevando che sarebbe forse conveniente accettare la proposta austriaca relativa ad una nuova riunione dei rappresentanti dei Ministri sia per dare una concreta dimostrazione della nostra buona volontà sia per poter constatare quali siano le reali intenzioni del Governo di Vienna. Aggiunge, infine, che una conferma della nostra disposizione al negoziato non puche esserci utile, anche per l’eventualità di un dibattito alle Nazioni Unite. Terminata l’esposizione dei risultati della riunione di Montreux, legge le richieste austriache relativamente alle singole questioni aperte rilevando che esse, in parte, sono dirette a chiarire alcune proposte italiane, in parte tendono a ottenere maggiori concessioni su vari punti. Aggiunge che a Montreux i rappresentanti italiani hanno riesaminato tutte le dieci questioni aperte, ma rileva che per quanto riguarda i Segretari comunali si è raggiunto un totale accordo. Alle questioni suddette da parte austriaca si è voluto tuttavia aggiungere l’assunzione proporzionale nei pubblici impieghi, questione sulla quale da parte italiana sono stati forniti chiarimenti nel senso di confermare la nostra posizione rispetto all’inamovibilità, al criterio proporzionale ed a quello relativo alla gradualità dell’immissione nei pubblici impieghi, con esclusione di alcuni ruoli (Interni, Uffici Amministrativi, Forze Armate e Polizia).

FANFANI: Osserva che dall’esposizione fatta dal Ministro Gaja dei risultati di Montreux sembra necessario, ormai, porre gli austriaci davanti alla necessità di esprimere, prima del futuro incontro ad alto livello politico, l’accettazione di una pregiudiziale: tale pregiudiziale dovrebbe consistere nell’accoglimento austriaco della proposta italiana in merito alla cosiddetta garanzia internazionale. Aggiunge che solo dopo tale accettazione austriaca si potrà passare a discutere le altre questioni di fondo.

MORO: Interviene per osservare che gli sembra forse troppo rigida una nostra presa di posizione tendente a mettere gli austriaci di fronte a tale pregiudiziale. Pensa infatti che non si possa escludere che ulteriori progressi nel negoziato possano essere ottenuti anche gradualmente e non vorrebbe dare l’impressione che tendiamo ad una rottura dei contatti.

TAVIANI: Si dichiara d’accordo con il Ministro Fanfani. Inoltre osserva che secondo il suo punto di vista una procedura a piccoli passi rischia di permettere agli austriaci di cogliere ogni volta qualche piccolo successo inducendoli a non chiudere la controversia per altri due anni. Pensa che la tattica indicata dal Ministro Fanfani potrebbe invece rivelarsi utile, anche se ritiene che sarebbe piopportuno che i rappresentanti italiani non la espongano sic et simpliciter, ma si limitino a lasciarla intendere.

FANFANI: Aggiunge che il punto piimportante, secondo lui, è quello di non permettere che il problema delle garanzie, così complesso, venga lasciato a una decisione da prendere nelle poche ore di un incontro politico.

TOSCANO: Rileva che, per quanto riguarda il problema delle garanzie la posizione italiana è molto forte per le seguenti tre ragioni:

1) l’Accordo di Parigi – che l’Italia applica in pieno – non prevede alcuna garanzia;

2) le ipotesi di Parigi prevedevano che il Governo di Vienna offrisse una «quietanza liberatoria» immediata e, quindi, rimanesse praticamente «scoperto» per quattro anni; il ricorso all’organo arbitrale per giudicare temporaneamente di fatto se le misure promesse sarebbero state promulgate era stato immaginato proprio per sopperire alla circostanza che Vienna rimaneva «scoperta» per quattro anni;

3) quello che adesso chiedono gli austriaci non è certo una garanzia, poiché un organo od una procedura di conciliazione non hanno portata decisiva e possono dare vita ad attività inconclusive e quindi non costituiscono una garanzia purché non sorgano controversie. Prosegue osservando che in realtà gli austriaci cercano un meccanismo italo-austriaco per controllare l’azione politica del Governo italiano in Alto Adige. Ribadisce che la nostra posizione in merito al problema della garanzia è molto forte anche tenendo presente la definizione della controversia quale è stata decisa (vale a dire controversia sull’interpretazione ed applicazione dell’Accordo di Parigi che non contiene nessun accenno al problema delle garanzie).

MORO: Concorda sul fatto che in merito alla garanzia la nostra posizione è forte giuridicamente e politicamente. Aggiunge che forse, proprio in vista di ci si putentare qualche ulteriore progresso nella riduzione del numero delle questioni aperte.

FANFANI: Ritiene che dovrebbe essere per noi conveniente spingersi fino al limite di rottura, facendo chiaramente capire che solo se Vienna ci dà la certezza di accogliere la proposta italiana sulla garanzia (cioè la scelta del ricorso all’Aja) si potrà procedere nell’esame delle altre questioni di fondo. Aggiunge che non vi è alcun interesse, né individualmente, né come Governo, né come maggioranza parlamentare, a farsi «spennare» un poco alla volta. Conclude che deve essere chiaro che sul punto primo, cioè sulla parte formale dei contatti italo-austriaci, da parte italiana non si puretrocedere.

TOSCANO: Rileva che, senza dubbio, sarà opportuno esporre francamente ai rappresentanti austriaci la posizione italiana sul problema delle garanzie ma aggiunge che molto difficilmente essi saranno in grado di dare una risposta immediata, pertanto una eventuale rottura non pucerto avvenire a livello funzionari. Comunque nella loro prossima riunione i rappresentanti italiani dovranno dire ai rappresentanti austriaci che il Governo di Roma, sul problema della garanzia, non andrà al di là della propria posizione attuale e che non vi potrà essere incontro ad alto livello politico, se da parte italiana non si sarà sicuri della rinunzia di Vienna alla richiesta sulla garanzia.

MORO: Osserva che in realtà gli sembra difficile ottenere a livello rappresentanti una rinunzia così importante, rinunzia che Vienna, se al caso, si riserverà di compiere in una sede piqualificata. Aggiunge che gli sembra forse piprudente e logico che i rappresentanti del Ministro degli Esteri vadano alla loro nuova riunione proponendo il riesame di tutto il fondo del negoziato, sia della parte formale che della parte sostanziale.

FANFANI: Rileva che la cosa piimportante è di non farsi attirare nella trappola di un incontro al vertice che non sia stato meticolosamente preparato. Ritiene che le dieci questioni aperte debbano essere «logorate» attraverso contatti diplomatici e non politici. Aggiunge, d’altra parte, che nutre una certa fiducia in merito alla concreta intenzione di Vienna di raggiungere la conclusione; ma osserva che, tra l’altro, bisogna evitare di essere accusati in Parlamento e dall’opinione pubblica di aver partecipato ad un «pasticcio clericale», cioè ad un’intesa tra i popolari austriaci ed i democristiani italiani.

MORO: Riassume dicendo di essere d’accordo su una tattica di fondo intransigente. Ritiene tuttavia piopportuno non porre gli austriaci di fronte ad una pregiudiziale.

FANFANI: Osserva che finora gli austriaci si sono dimostrati negoziatori abilissimi e a volte anche molto duri. Pertanto, da parte italiana ci si deve mettere sullo stesso piano, anche, se necessario, su un piano di durezza.

TOSCANO: Rileva che fino ad oggi gli austriaci hanno accettato molti punti di vista italiani, come, ad esempio la scelta del ricorso all’Alta Corte Internazionale di Giustizia.

È evidente che l’attuale posizione austriaca in merito al problema delle garanzie rappresenta il risultato delle pressioni politiche altoatesine e tirolesi che pretendono che l’Austria ottenga di pidi quello che nel 1964 aveva ottenuto Gruber, ma a civa aggiunta la preoccupazione personale – inizialmente di Kreisky – di evitare di fare la fine di Gruber e di assicurarsi delle garanzie. D’altra parte, aggiunge, rompere sul problema della garanzia potrebbe essere per l’Italia molto delicato in quanto, proprio in quel settore, da parte italiana è stato compiuto un passo indietro rispetto alle conclusioni di Parigi. Conclude affermando che escludere la possibilità di un incontro politico proprio su un punto in cui il Governo italiano ha fatto un passo indietro, potrebbe essere politicamente pericoloso.

FANFANI: Osserva che, comunque, è necessario che l’incontro politico rappresenti solo una ratifica, cioè l’atto finale formale di quanto sarà stato già negoziato dai rappresentanti. Ricorda, d’altra parte, che i precedenti incontri a livello politico non hanno avuto sostanziali risultati.

MORO: Osserva che i precedenti incontri hanno comunque portato a qualche progresso, sopratutto nell’atmosfera dei rapporti fra i due paesi.

FANFANI: Si dichiara d’accordo per quanto riguarda gli incontri di esperti, ma non per quanto concerne gli incontri politici. Aggiunge che la lettera inviatagli dal Ministro degli Esteri austriaco mantiene aperti tutti i problemi. Di fronte alle prese di posizione in essa contenute, da parte italiana, se non si potesse dimostrare quella buona volontà di cui pisopra ha parlato Gaja, si sarebbe potuto rispondere negativamente anche per le ulteriori riunioni dei rappresentanti. Conclude che ciche è necessario è evitare qualsiasi concessione italiana sul problema della garanzia. Nella loro nuova riunione i rappresentanti italiani devono mettere gli austriaci di fronte alla scelta tra parte formale e quella sostanziale del negoziato.

TOSCANO: Chiede se i rappresentanti italiani sono autorizzati a proporre il riesame di tutte le 10 questioni rimaste aperte.

FANFANI: Ritiene di sì, se ciè utile per fare accettare la posizione italiana in materia di garanzia. Per venire incontro in qualche modo agli austriaci su tale problema i rappresentanti italiani potrebbero eventualmente accennare a qualche procedura di pacificazione nell’interno della Corte dell’Aja.

COLOMBO: Osserva che sarebbe importante evitare di scegliere procedure che invece di eliminare le controversie future, finiscano per renderle permanenti.

FANFANI: Indica a puro titolo di esempio la possibilità di immaginare che gli agenti dei due Governi, una volta sorta la lite, abbiano qualche contatto su invito del Presidente della Corte Internazionale di Giustizia.

GAJA: Rileva che, in sostanza, si tratterebbe di studiare la possibilità di qualche procedura di contatto all’interno della procedura della Corte, e quando sia stata introdotta un’istanza davanti alla Corte stessa.

COLOMBO: Tornando alla questione della tattica negoziale insiste sull’opportunità che i rappresentanti italiani sostengano la necessità di continuare una trattativa globale nella quale ogni singola conclusione sia collegata a tutte le altre.

TOSCANO: Osserva che dalla discussione in seno al Comitato di Ministri è risultato un certo rovesciamento di posizioni. Infatti, nella precedente riunione, il Comitato di Ministri si era pronunciato in favore della limitazione, sul piano tecnico, delle questioni aperte a quattro o al massimo a cinque di esse, da sottoporsi successivamente alla decisione politica nell’incontro politico al vertice, proprio perché si riteneva utile lasciare ai politici la decisione finale sugli ultimi punti restanti. Nella riunione odierna, invece, si è deciso di esaurire tutto il lavoro sostanziale al livello tecnico, e di dare all’incontro politico un carattere di «ratifica». Sulla base di tali decisioni, i rappresentanti italiani, dopo aver fatto chiaramente comprendere l’irreversibilità della posizione di Roma per quanto riguarda il problema della garanzia internazionale, suggerendo, se del caso, qualche procedura di contatto, all’interno della Corte Internazionale di Giustizia, sosterranno la necessità, nella parte sostanziale, di eliminare le questioni aperte attraverso un nuovo esame sulla base delle ultime proposte italiane. Dato che il Ministro Taviani era assente nel momento in cui si è accennato alla possibilità di studiare una procedura di contatto all’interno della Corte Internazionale di Giustizia, gli spiega che il Comitato di Ministri avrebbe autorizzato i rappresentanti italiani a proporre la predetta procedura all’interno della Corte dell’Aja e gli chiede direttamente se approva tale idea.

GAJA: Chiede che sia confermato che nel prossimo incontro si potrà accennare alla possibilità di un qualche «contatto», purché esso risponda alle tre condizioni: che abbia luogo in occasione di una procedura dinnanzi alla Corte ed abbia carattere giuridico; che non abbia carattere permanente; che si inserisca nella procedura della Corte.

TAVIANI: Si dichiara d’accordo su tale procedura.

TOSCANO: Chiede se, per quanto riguarda la parte sostanziale, i rappresentanti italiani possano considerarsi autorizzati a tener conto della documentazione, su ogni questione aperta, allegata all’appunto esplicativo, presentato ai Ministri(5).

TAVIANI: Risponde affermativamente aggiungendo di considerare valido l’appunto in proposito preparato dal Prefetto Giovenco.

GUI: Per quanto riguarda la nomina dell’Intendente scolastico, afferma che si potrebbe venire incontro alla richiesta austriaca attraverso una forma che preveda il ricorso in via definitiva al Ministro della Pubblica Istruzione, sentito tuttavia il Sovraintendente.

TAVIANI: Circa il progettato incontro al vertice, afferma di ritenere opportuno affrettarlo al massimo, onde effettuarlo prima della terza decade di agosto.

143. La documentazione sulle questioni aperte non si pubblica.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 28, n. 830.


2 Vedi D. 140.


3 Vedi D. 146.


4 Vedi D. 4.


5 Non presente nel fascicolo di provenienza, si tratta presumibilmente dell’appunto di cui al D.

151

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, TONČIĆ- SORINJ(1)

L. 110/311. Roma, 14 luglio 1966.

Signor Ministro e Caro Collega,

ho ricevuto a suo tempo la sua lettera in data 28 giugno u.s.2 e sono dolente di non avere avuto la possibilità di farle pervenire la mia risposta prima di ora.

Tuttavia sono certo che ella comprenderà come, dopo la sua cortese comunicazione, abbia sentito la necessità di riprendere, insieme al Presidente del Consiglio ed ai colleghi del Governo, l’esame delle conversazioni in corso.

Sono oggi in condizione, quindi, di comunicarle l’accoglimento della proposta da lei formulata, di far riprendere i contatti a rappresentanti dei Ministri degli Esteri. A tale fine i rappresentanti italiani hanno avuto mandato di non risparmiare alcuno sforzo per conseguire risultati conclusivi.

Mi rendo conto delle considerazioni da lei formulate circa gli aspetti delle varie ipotesi conclusive, e confido che anche da parte sua ella vorrà accordare eguale attenzione al punto di vista che verrà esposto dai rappresentanti italiani ai colleghi austriaci nella loro prossima riunione(3).

Mi è gradita l’occasione per porgerle, Signor Ministro e Caro Collega, i miei cordiali saluti.

[Amintore Fanfani]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Carteggio Toncic- Fanfani e Klaus- Moro.


2 Vedi D. 146.


3 A seguito della riunione del Comitato di Ministri del 13 luglio Gaja aveva, in pari data, redatto il seguente appunto segreto per Fanfani: «I. Nella riunione odierna del Comitato di Ministri per l’AltoAdige è stato deciso che la proposta austriaca relativa ad una ulteriore riunione segreta dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri venga accettata e che tale riunione abbia luogo al pipresto. Ove nulla osti, si potrebbe pertanto proporre al Governo austriaco che la riunione stessa abbia luogo il 18 corrente. II. Nel dare comunicazione di quanto precede a questo Ambasciatore d’Austria, potrà essere utile il poter indicare se la S.V. Onorevole risponderà alla lettera inviatale da Toncic; o se si dovrà considerare che la risposta verrà data verbalmente in occasione della prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 4, pos. AA 2/2, s.fasc. 8).

152

L’ONOREVOLE BERLOFFA AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. […], 17 luglio 1966.

Caro Ministro,

allego:

-un appunto sull’incontro di ieri 16 luglio(2);

- una serie di brevi appunti integrativi per alcuni punti sull’autonomia(3) (scritti prima di vedere Magnago).

Ho preparato questi documenti prima del colloquio con il dott. Magnago sugli argomenti dell’autonomia. Se, prima della partenza del corriere, avrconcluso il colloquio, aggiungeraltre notizie.

È evidente che nella vostra sede non è il caso di far capire che conoscete questicontatti preventivi. È, in particolare, il dott. Magnago che ancor ieri si raccomandava vivamente di permettergli di continuare nella sua azione di mediazione senza mai dare per scontato che abbia accettato soluzioni ancora in discussione.

Anche per quanto riguarda la questione dei due agenti di parte austriaca per l’esame preventivo di eventuale ricorso, sarà bene far fare la richiesta piesplicita agli interessati che non diranno mai il vero motivo politico interno che li porterà ad insistere. È inutile dire che non vi è stata nessuna assicurazione che possano raggiungere lo scopo.

Non ho parlato con nessuno della procedura nemmeno per quanto riguarda i compiti che rimangono assegnati ai rappresentanti dei Ministri dopo l’ultimo orientamento espresso dal Comitato dei Ministri. Debbo solo esprimere il parere che, dopo tutto il necessario approfondimento del valore dei nuovi aggiustamenti e dopo la conferma che oltre non si puandare, la nuova riunione dei rappresentanti dei Ministri per la definizione dovrà cadere a un certo numero di giorni di distanza (per esempio 10 giorni) onde permettere la riunione conclusiva dei tre tronconi interessati: Vienna, Innsbruck, Bolzano.

Le esprimo ogni migliore augurio e la ringrazio infinitamente per quanto farà e per il riguardo – tanto apprezzato – che ha dimostrato, anche in questa fase, per le nostre vivissime preoccupazioni.

Suo dev.mo

Berloffa

P.S. Allego 5 fogli scritti a mano dopo il colloquio con Magnago(4).

Allegato I

Appunto. […], 17 luglio 1966.

Mi sono incontrato ieri a Innsbruck con Wallner e Kathrein.

Il colloquio si è svolto tutto (o quasi esclusivamente) sul punto 1°.

Ho fatto un confronto dettagliato tra il valore della soluzione globale (per il punto 1°) prospettata a Parigi(5) e il valore globale delle soluzioni di garanzia interna ed internazionale, prospettate ora.

Hanno molto insistito per capire quanto anche gli argomenti di cui ai provvedimenti che saranno adottati dall’Italia per il superamento dell’attuale controversia, potranno essere oggetto di eventuali ricorsi alla Corte dell’Aja. Si sono resi conto che non si pufare dettagliato riferimento ai provvedimenti nell’indicare i compiti della Corte. Hanno peraltro capito che la famosa dichiarazione italiana che «l’Accordo di Parigi è attuato» ha consistenza relativa di fronte ad eventuali ricorsi se si pensa che – in presenza della stessa frase – l’ONU ha raccomandato intese bilaterali di carattere politico. Anche loro comprendono che fra queste intese politiche ed una verifica giuridica dell’attuazione dell’Accordo, passa differenza, ma è parso si fossero convinti che di pinon possono chiedere in ordine alla «giudicabilità» dei provvedimenti che saranno presi.

Ciche piha aiutato il formarsi di questo convincimento è stata la sottolineatura della differenza sostanziale fra la dichiarazione liberatoria prevista nell’incontro Saragat- Kreiskj e quella dilazionata e condizionata all’attuazione dei provvedimenti, proposta nelle nuove formule.

Per quanto riguarda il secondo aspetto sul quale insistono anche le lettere di Klaus e di Toncic(6) (quello del contatto politico preventivo alla verifica giuridica della Corte dell’Aja), si è approfondito il valore del maggior contatto interno attraverso l’organo di consultazione composto dai rappresentati delle popolazioni locali. A questo riguardo hanno concluso per riconoscere che vi è un buon grado di garanzia quando si pensi che il Governo «è obbligato» a sentire questi rappresentanti prima di presentare al Parlamento disegni di legge che interessino l’Alto Adige e che è concesso ai componenti dell’organo consultivo il potere di iniziativa per la convocazione dell’organo stesso. Sono garanzie d’ordine politico, ma le hanno definitivamente apprezzate.

Non hanno potuto escludere che anche i normali rapporti diplomatici possono servire in ogni occasione e quindi anche nel caso di ogni necessario chiarimento in ordine al rispetto di accordi esistenti.

Hanno anche compreso – successivamente – il valore della proposta italiana di far cadere un’eventuale contatto (preventivo alle decisioni della Corte dell’Aja) sulla stessa stradache il ricorso potrà fare per giungere alla Corte. Hanno cioè compreso che una cosa è incontrarsi e discutere senza avere precisato esattamente i termini giuridici delle proprie posizioni, ed altra cosa è tentar di comprendersi discutendo sulla base di un ricorso già predispostoin tutti i suoi aspetti per un eventuale, successivo esame della Corte. Hanno ammesso che è una procedura che impone a tutte le parti il massimo della serietà nelle impostazioni nonché il massimo di prudenza nelle proprie conclusioni.

È cioè parso che il nostro ragionamento sia stato ben compreso nella sua logica e quasi apprezzato per quel tanto di discrezionalità politica che – da un certo momento in poi – toglie ai rapporti fra i due Paesi sugli aspetti eventualmente controversi.

La discussione si è fatta particolarmente interessante sulla questione dei due agenti che, qualche tempo prima della presentazione all’Aja del ricorso, dovrebbero incontrarsi per discutere sul ricorso stesso in vista del suo rientro.

Dopo aver a lungo insistito sulla necessità che si giunga alla previsione che il ricorso venga eventualmente esaminato in questa fase preventiva da «una Commissione mista» hanno poi apertamente detto il motivo della loro insistenza.

La previsione di un solo agente austriaco sarebbe compresa in Tirolo come una procedura che lascia al solo rappresentante che Vienna nominerà, il compito di discutere con l’agente italiano.

Per la sfiducia diffusa che esiste in Tirolo nei confronti di Vienna, sarebbe difficile ai tirolesi che intendono giungere ad una conclusione della controversia, far passare per valido un accordo che prevedesse questo particolare. Essi si sentirebbero invece di sostenere definitivamente la validità di queste garanzie internazionali se fosse possibile prevedere che gli agenti saranno due per parte. Solo a titolo di chiarimento ho chiesto perché non basterebbe prevedere che «le parti» si incontrano ecc., non meglio precisando il numero degli agenti: la risposta è stata chiara! Chiederanno proprio la precisazione del numero «due» per poter dire ovunque (all’interno del loro Paese) che uno sarà espressione di Vienna e uno sarà nominato da Vienna come espressione (tecnica o politica) del Tirolo.

Salvo ripensamenti, e salvo la tattica che seguiranno in altre sedi di discussione, questi due massimi esponenti tirolesi, ieri, hanno apertamente dichiarato che con questo eventuale aggiustamento, loro sono disposti a riconoscere valido quanto proposto per il punto l°.

Non ci siamo soffermati sulle questioni riguardanti l’Autonomia ma per i pochi cenni fatti, ho ricavato la sensazione che non [siano] disposti a seguire senza una decisa reazione, nuove resistenze sudtirolesi per le questioni di merito. Per esempio per il collocamento hanno ammesso che nei nostri panni non frazionerebbero mai la rete degli uffici di collocamento dello Stato per passare – quelli della Provincia di Bolzano – alle competenze autonome della Provincia.

Allegato II

L’ONOREVOLE BERLOFFA AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA

L. […], 17 luglio 1966.

Caro Ministro,

il colloquio odierno con Magnago (appena conclusosi) è stato disturbato dalla sua sofferenza fisica per le variazioni del tempo. Ho fatto quanto potevo senza peraltro poter andare oltre un certo limite nel concretare conclusioni.

Per il punto 1° anche Magnago ha trovato soddisfacenti le proposte e «confida» che la liberatoria condizionata a dopo l’attuazione, faciliti l’eventuale proponibilità di ricorsi anche per mancanze (non augurabili) durante l’attuazione.

Per le questioni dell’autonomia:

1) Assunzione nei posti pubblici: sta bene con i chiarimenti già dati. A me mancava la proposta Giovenco per le esclusioni!

2) Residenza: si chiuderà anche così perproporrà che sia piesplicito che lo Stato deve decidere ispezioni quando la provincia le chiederà. (Per esempio: … e alle ispezioni che di conseguenza dovranno essere decise dal Governo, parteciperà anche la Provincia ecc. …).

3) Utilizzazione acque pubbliche: si rende conto che non puessere risolto in questa sede l’attuale valore dell’Art. 9 e Art. 10 dello Statuto e – alla fine – accetterà che la citazione di questi articoli (nel quadro dell’ENEL) abbia la fine che risulterà dai chiarimenti definitivi dopo l’intervento della nazionalizzazione.

4) Nomina dell’Intendente Scolastico va bene. Sarebbe meglio non citare che il Ministero giudica i ricorsi «sentito» l’Intendente agli Studi. «Faccia il Ministero come vuole e senta chi gli pare, per procedure decise in proprio, ma non lo dica in questa sede». (È il suo commento).

5) Approvazione del Bilancio provinciale: conferma che accetta i 2 e 2 senza voto prevalente del Presidente.

6) Collocamento al lavoro: potrà andare così, salvo (sarebbe meglio!) dire apertamente che i rilievi della Commissione di Controllo sono vincolanti per gli uffici. Fabiani e tutti gli altri «giuristi» dicevano che questo è implicito.

7) Industria: evidentemente anche se l’intesa (in rapporto alle iniziative IRI ecc.) dovesse essere inquadrata in una formula che si riferisce al piano di sviluppo economico ecc., sarebbe accettata pur che sia citata come volontà politica. Conferma che la Provincia è disposta a concordare le provvidenze provinciali eventualmente destinate a iniziative a partecipazione estera (private).

8) Per il Credito: continua a non parlarne con convinzione anche se insiste per «l’ordinamento».

9) Assistenza sanitaria: continua a far pensare che sarà determinante il passaggio alla Provincia «dell’ordinamento» della Sanità ma va cercando la via d’uscita chiedendo che si tenga ferma la formula di Parigi. Non è il caso di aprire!

10) Pubblica sicurezza:

- -

fare per le ulteriori pressioni definitive necessarie per la conclusione. Cordialmente Suo

Berloffa

Cordiali saluti ed auguri anche al Prof. Toscano.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Preparazione incontro Londra (18-20.VII).


2 Vedi Allegato I.


3 Non pubblicati.


4 Vedi Allegato II.


5 Vedi D. 4.


6 Vedi DD. 147 e 146.

153

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA (Londra, 18-20 luglio 1966)1

Appunto segreto.

Sono presenti:

- -

Prima sessione (18 luglio, ore 16,30)

TOSCANO: Inizia attirando l’attenzione dei rappresentanti austriaci sulla nota festa ginnastica del Turnerbund e sulle manifestazioni comprese nel programma di essa, in particolare le 10 escursioni in Alto Adige, che avevano destato serie preoccupazioni nel Governo italiano perché suscettibili di provocare incidenti.

KATHREIN: Risponde che da parte del Governo austriaco erano state prese tutte le misure necessarie per spoliticizzare la manifestazione, mantenendola su un piano puramente sportivo e che a tal fine il Governo di Vienna aveva fatto in modo che venisse eliminata la partecipazione di rappresentanze di giovani altoatesini. Conclude che, in sostanza, la manifestazione si era svolta senza provocare incidenti di sorta e con un tono sempre molto calmo.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che il modo in cui si è svolta la manifestazione dimostra che i timori del Governo italiano circa la possibilità che si verificassero incidenti erano infondati e che il controllo esercitato dalle Autorità austriache sugli organizzatori della festa è stato efficace.

GAJA: Osserva che da parte italiana si è lieti che la manifestazione si sia svolta senza incidenti e si terrà presente per l’avvenire che il Governo austriaco ha la possibilità di esercitare un controllo efficace sulle organizzazioni, anche se queste si ispirano a principi non sempre moderati. Chiede ai rappresentanti austriaci quali comunicazioni possono fare in merito alla posizione del Governo di Vienna circa le ultime proposte italiane per la chiusura della controversia.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che il punto di vista austriaco è stato manifestato dal Ministro austriaco degli Affari Esteri nella sua lettera del 28 giugno u.s. diretta all’On. Ministro(2), sia per quanto riguarda la parte formale, sia per la parte sostanziale del negoziato.

GAJA: Afferma che da parte italiana si vorrebbe esaminare la questione della chiusura della controversia, iniziando dai problemi relativi alla parte formale (punto 1). Aggiunge che l’On. Ministro ha dato istruzioni ai rappresentanti italiani di seguire tale sistema, e che una discussione generale su questo punto puessere molto utile.

KIRCHSCHLAEGER: Dichiara di essere d’accordo.

TOSCANO: Iniziando la discussione sul punto 1, dichiara che da parte italiana si è rimasti alquanto delusi per il tenore della lettera del Ministro Toncic, perché esso ha dimostrato che da parte austriaca non si è tenuto adeguato conto delle argomentazioni esposte dai rappresentanti italiani nel corso della riunione di Montreux(3). Rileva che la posizione italiana poggiava e continua a poggiare sulle seguenti considerazioni:

1) la controversia italo-austriaca verte sull’interpretazione e sull’esecuzione dell’Accordo De Gasperi- Gruber, il quale, nelle sue clausole, non prevede alcuna forma di garanzia: tutto ciche da parte italiana viene concesso in tema di garanzia, sia di carattere interno, che di carattere internazionale, va dunque oltre gli impegni derivanti dal predetto accordo;

2) le ipotesi di Parigi(4) prevedevano la concessione da parte italiana del cosiddetto «ancoraggio»; ma tale concessione era stata fatta dal Governo di Roma per venire incontro ad una preoccupazione formulata dall’allora Ministro austriaco degli Affari Esteri, Kreisky, a Ginevra ed era in qualche misura comprensibile per il fatto che il Governo austriaco avrebbe rilasciato una «quietanza liberatoria» immediata;

3) nelle attuali ipotesi, la «quietanza liberatoria» del Governo austriaco è condizionata alla effettiva esecuzione da parte del Governo italiano delle misure promesse a favore delle popolazioni altoatesine: di conseguenza, da parte austriaca, non si corre alcun rischio e pertanto la richiesta di garanzie da parte dell’Italia non è giustificata.

GAJA: Rileva che, anzi, nelle condizioni determinate dalle attuali ipotesi sarebbe giustificata una richiesta dell’Italia ad ottenere la garanzia, da parte del Governo di Vienna, che questo, una volta eseguite le misure a favore delle popolazioni altoatesine da parte del Governo di Roma, rilascerà senza difficoltà la quietanza liberatoria.

TOSCANO: Riprendendo ad illustrare la posizione italiana, aggiunge che questa poggia pure su un quarto punto e cioè sulla proposta di concedere due tipi di garanzia: interna ed internazionale. Riferendosi poi, al cosiddetto «ancoraggio» su cui oggi tanto insiste Vienna, rileva che non si tratta di un vero «ancoraggio», ma, piuttosto, del tentativo di ottenere la possibilità di prolungare la controversia introducendo la possibilità di un suo esame politico dinnanzi a fori internazionali. Il sistema ora richiesto da parte austriaca puessere denominato conciliazione, arbitrato o in qualunque altro modo; ma esso non è «ancoraggio». Aggiunge che il Governo italiano non puaccettare una procedura di conciliazione per i seguenti motivi fondamentali: l) la controversia italo-austriaca per l’Alto Adige è strettamente connessa con l’Accordo De Gasperi- Gruber, dal quale da patte italiana non si intende scostarsi. Nella cornice dell’Accordo suddetto – al quale da parte italiana si intende dare piena esecuzione – anche le attuali discussioni costituiscono un fatto eccezionale, proprio al fine di porre un termine definitivo alla controversia odierna, ma si deve escludere in modo assoluto che discussioni del genere possano ripetersi in futuro. La «conciliazione» è inaccettabile perché, introducendo elementi estranei a quelli strettamente giuridici quali una valutazione ex equo et bono, puportare al di fuori dell’ambito dell’interpretazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber; 2) il Governo italiano non intende essere trascinato ad ogni piè sospinto a discussioni politiche per piccole questioni, quali quelle che potrebbero essere sottoposte ad una procedura di conciliazione: il ricorso alla Corte dell’Aja, per la sua solennità, per l’esigenza di precise questioni giuridiche, per il suo costo, eviterebbe appunto questa eventualità. Sottolinea che i motivi sovra esposti rivestono carattere fondamentale e non vi è da pensare che il Governo italiano possa prendere un atteggiamento diverso, nemmeno in occasione di un incontro politico ad alto livello: ricorda, del resto, che nemmeno da parte dei rappresentanti italiani è stata mai data l’impressione del contrario.

GAJA: Anzitutto precisa che non vi è mai stato un accordo fra l’allora Ministro degli Affari Esteri italiano, Saragat, e l’allora Ministro degli Affari Esteri austriaco, Kreisky, sul cosiddetto «ancoraggio»: se un accordo del genere fosse effettivamente intervenuto, vi sarebbe stata anche l’accettazione da parte del Governo di Vienna delle proposte italiane circa le 18 questioni rimaste aperte alla data del 16 dicembre 1964 nella parte sostanziale del negoziato. Aggiunge che, se si esamina la cosiddetta ipotesi di Parigi, si rileva che essa constava delle seguenti tre parti: 1) un organo giurisdizionale di carattere giuridico, istituito in base ad un accordo, cui sottoporre le eventuali controversie fra Italia e Austria circa l’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber. Tale formula corrisponde a quella attuale, con la differenza che in luogo del Tribunale arbitrale, l’organo giurisdizionale è la Corte Internazionale di Giustizia; 2) il cosiddetto accertamento di fatto, per un periodo limitato di tempo, se le misure italiane a favore delle popolazioni altoatesine fossero o non fossero state attuate. Nell’ipotesi attuale tale sistema non è pinecessario, dato che la quietanza austriaca non è piimmediata, ma condizionata; anzi, in considerazione di ci sarebbe giustificata una richiesta italiana per il rilascio di una garanzia del genere da parte austriaca; 3) un sistema di contatto fra gli agenti delle due parti, preparatorio al giudizio di cui al numero 1. Per quanto riguarda, in particolare, tale punto, vi sarebbe forse la possibilità che da parte italiana venisse studiata qualche formula che consenta di venire in qualche modo incontro alle richieste di Vienna, formula che risponda alle seguenti condizioni: a) che il contatto si limiti all’esame della questione che forma oggetto della controversia, sotto il punto di vista strettamente giuridico; b) che il contatto non assuma carattere permanente e cioè sia realizzato dai rappresentanti delle due parti di volta in volta e quando una delle due parti adisca la Corte dell’Aja; c) che il contatto si inserisca nella procedura della Corte dell’Aja.

TOSCANO: Sottolinea che l’unica possibilità che il Governo italiano intravede in questo campo è quella illustrata dal Ministro Gaja. Insiste sulla necessità che da parte dei rappresentanti austriaci il punto di vista italiano circa la controversia venga prospettato esattamente nei termini enunciati tanto a Vienna che ad Innsbruck. Aggiunge che da parte italiana non si comprende in base a quali argomenti il punto di vista di Roma non sia stato ancora accolto dal Governo austriaco, come traspare dalle lettere recentemente dirette dal Ministro degli Affari Esteri austriaco al Ministro Fanfani e dal Cancelliere Klaus al Presidente Moro(5). Ribadisce che il Governo italiano ha dato prova di comprensione della posizione austriaca ed ha cercato di venire incontro al Governo di Vienna; ma non ha mai avuto l’impressione che da parte di quest’ultimo vi sia la stessa comprensione e gli stessi intendimenti nei confronti della posizione italiana. Rileva che, al momento attuale, da parte austriaca si cerca di modificare la base delle discussioni, mutando atteggiamento anche rispetto a quello tenuto nell’incontro di Parigi del dicembre 1964, dove da parte austriaca era stato accettato il principio che tutte le future eventuali controversie sarebbero state decise su basi strettamente giuridiche, mentre oggi si tenta, con l’errata denominazione di «garanzia», di introdurre altre valutazioni politiche per decidere delle eventuali future controversie. Ripete che, per quanto concerne la procedura di contatto, ciche da parte italiana al massimo si pufare è di studiare qualche formula – come ha già detto il Ministro Gaja – nella cornice della procedura della Corte dell’Aja. Per quanto concerne l’insieme della controversia, afferma che da parte italiana si desidererebbe procedere attualmente ad un esame globale dei problemi tuttora aperti, al fine di constatare l’esistenza, o meno, di concreti presupposti per una soluzione concordata della controversia che renda possibile l’incontro politico ad alto livello.

GAJA: Osserva che l’incontro politico ad alto livello non potrà dirsi adeguatamente «preparato», se in precedenza i punti di vista delle due parti non si saranno ravvicinati.

KIRCHSCHLAEGER: Concorda nella opportunità di esaminare globalmente tutti i problemi rimasti aperti. Aggiunge di aver tratto l’impressione che da parte italiana non si sia convinti che i rappresentanti austriaci abbiano riferito fedelmente i punti di vista espressi dai rappresentanti italiani; cinon corrisponde a realtà. Ciche i rappresentanti austriaci non hanno saputo fare è stato di convincere il Governo austriaco ad accettare le proposte italiane. Riferendosi all’osservazione dell’Ambasciatore Toscano, secondo la quale nelle lettere del Ministro Toncic e del Cancelliere Klaus non vi sarebbe stato alcun accenno alla posizione italiana, ma soltanto l’esposizione delle tesi austriache, osserva che ciè stato fatto appositamente per sottolineare la situazione particolarmente difficile nella quale il Governo austriaco si trova. Afferma, quindi, di concordare – come giurista – nella osservazione fatta dai rappresentanti italiani che la richiesta austriaca sul punto 1 non concerne un sistema di garanzia, ma bensì una procedura di conciliazione. Aggiunge che tuttavia tale posizione austriaca è resa necessaria dal fatto che da parte italiana si è dichiarato che la formula di Parigi non è realizzabile. Si domanda quale sistema sia possibile immaginare che possa dare soddisfazione all’opinione pubblica austriaca e nello stesso tempo non essere ostica all’opinione pubblica italiana. L’idea di una «collaborazione pacifica» era stata immaginata appunto per evitare che il Governo austriaco dovesse dire di aver perduto ogni mezzo per far valere le sue ragioni. Aggiunge che, come noto, i risultati dell’incontro di Montreux sono stati discussi a Vienna e tutti i partecipanti alla discussione hanno insistito per l’ancoraggio. Aggiunge che egli ignora quale soluzione sarebbe accettabile da parte della opinione pubblica italiana e pertanto non sa quali proposte formulare. Afferma che egli si era personalmente posto il quesito se fosse possibile per il Governo italiano dichiarare che, con la nota dichiarazione unilaterale al Parlamento, l’Italia assumeva un impegno internazionalmente valido, in base al quale essa accettava di sottoporre ad un organo giurisdizionale internazionale (nella ipotesi la Corte dell’Aja) la decisione circa la supposta mancata esecuzione delle misure promesse a favore delle popolazioni altoatesine.

GAJA: Ricorda che una proposta analoga era stata avanzata da parte austriaca due anni fa e che allora era stata respinta dal Governo italiano. Aggiunge che è strano che mentre nelle attuali ipotesi le concessioni austriache sono minori di quelle contenute nelle ipotesi di Parigi (perché manca la quietanza liberatoria immediata), le richieste di Vienna in materia di garanzia siano molto piampie.

KIRCHSCHLAEGER: Replica che ciè vero soltanto in parte, in quanto da parte italiana si propone attualmente il ricorso alla Corte dell’Aja, anziché al Tribunale arbitrale. Osserva poi che, per quanto riguarda la quietanza, vi è una differenza fra quella delle ipotesi di Parigi e quella attuale; ma tale differenza non è grandissima. Aggiunge che da parte delle personalità austriache maggiormente interessate alla questione altoatesina non si rinuncia all’«ancoraggio» ed è appunto per superare questo ostacolo che il Governo di Vienna suggerisce di sostituirlo con una formula basata sulla «collaborazione internazionale». La differenza fondamentale fra le ipotesi di Parigi e quelle attuali consiste nel fatto che è molto pidifficile, per questioni come quelle che possono formare oggetto di controversia fra Italia ed Austria in relazione al problema altoatesino, adire la Corte Internazionale di Giustizia, anziché un Tribunale arbitrale.

GAJA: Riferendosi all’accenno fatto dal Ministro Kirchschlaeger alla dichiarazione unilaterale del Governo italiano, osserva che essa non potrebbe avere altro carattere che quello di un atto interno e non di un impegno valido anche internazionalmente.

KIRCHSCHLAEGER: Richiamandosi all’accenno fatto dai rappresentanti italiani circa l’eventualità di una procedura di contatto nella cornice della Corte Internazionale di Giustizia, rileva che tale sistema potrebbe presentare qualche utilità, pur dubitando che gli agenti delle due parti, che saranno dei giuristi, possano essere gli strumenti piadatti per regolare in via amichevole eventuali divergenze.

TOSCANO: Avanza l’ipotesi che accanto al giurista, rivestito dell’incarico di agente, venga eventualmente chiamato anche un «politico».

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che la cornice della procedura della Corte Internazionale di Giustizia pone dei limiti troppo ristretti all’eventuale azione che dovrebbero svolgere gli agenti. Aggiunge di essere rimasto deluso per quanto dichiarato dai rappresentanti italiani circa l’impossibilità di negoziare questo punto in occasione dell’incontro politico al massimo livello, poiché sperava che la posizione italiana sarebbe stata piflessibile, lasciando aperta qualche possibilità in tal senso.

GAJA: Sottolinea che la posizione italiana è perfettamente coerente con il criterio che l’incontro politico ad alto livello deve necessariamente essere preceduto da una adeguata preparazione. Aggiunge che non è possibile sottoporre ai Ministri una questione nella quale i punti di vista delle due parti siano così differenti.

TOSCANO: Riprendendo la questione dal suo punto di partenza, esamina quali possano essere i termini di una eventuale futura controversia dell’Austria con il Governo italiano, formulando le seguenti ipotesi: a) se la controversia concerne la supposta mancata applicazione delle misure a favore della popolazione altoatesina, con un ricorso fondato sulla base dell’Accordo De Gasperi- Gruber, la controversia ha carattere puramente giuridico e da parte austriaca si puadire la Corte Internazionale di Giustizia; b) se invece l’oggetto della controversia è quello di ottenere qualche cosa che vada oltre le soluzioni previste nelle attuali ipotesi, il ricorso non ha carattere giuridico e pertanto non putrovare un foro adatto davanti al quale possa essere presentato, foro che, del resto, non era previsto neppure nelle ipotesi di Parigi e che, comunque, il Governo di Roma esclude di accettare in ogni caso. Ribadisce che l’Italia non puaderire alla proposta istituzione di un organo permanente di conciliazione, sia per i motivi sopra esposti, sia perché, a partire dal 1953, ha sempre respinto tutti i tentativi di Vienna di creare una Commissione mista. Un rovesciamento di questa posizione è da escludere. Afferma tuttavia che, a suo vedere, le attuali proposte italiane sono ancora pifavorevoli di quelle contemplate nelle ipotesi di Parigi, dato che l’ancoraggio, previsto appunto in queste ultime, era limitato nel tempo. Il periodo dei quattro anni previsto a Parigi sarebbe stato quello necessario per l’approvazione delle leggi costituzionali e pertanto, durante esso, molto difficilmente sarebbero potute sorgere serie controversie. Per il periodo della vera applicazione delle progettate nuove misure non era prevista nessuna garanzia. Nel contatto tra gli agenti, anche se secondo la nostra proposta esso potrebbe aver luogo soltanto dopo il ricorso alla Corte dell’Aja, vi sono delle possibilità di giungere a soluzioni di compromesso senza limiti di tempo. Circa la dichiarazione unilaterale italiana, proposta da parte austriaca, afferma che essa gli appare del tutto inaccettabile non fosse altro in quanto incompatibile con la posizione sempre tenuta dal Governo italiano nei confronti della controversia, vale a dire di non volere assumere ulteriori impegni internazionali oltre a quelli derivanti dall’Accordo De Gasperi- Gruber.

KIRCHSCHLAEGER: Pur non volendo esprimere un parere troppo pessimistico, nota che le proposte formulate da parte italiana non sembra possano essere considerate soddisfacenti a Vienna. Si chiede come potrebbe il Governo austriaco rinunciare di colpo alle garanzie, sulle quali ha insistito per molti anni.

GAJA: Risponde che cisembrerebbe possibile attraverso un’azione che spieghi all’opinione pubblica che il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia costituisce una sufficiente garanzia e che le altre richieste formulate dal Governo austriaco in tema di conciliazione mirano in realtà ad ottenere qualche cosa di diverso dalla garanzia.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se non sarebbe possibile immaginare la istituzione di una Commissione mista italo-austriaca, che per un periodo di 5 anni e riunendosi una volta all’anno, abbia la competenza di discutere e dirimere le difficoltà che possano eventualmente sorgere nella applicazione delle misure promesse dal Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine.

GAJA: Osserva che l’idea è inaccettabile – a parte la difficoltà derivante dalla fissazione dei «terms of reference» della Commissione mista – perché l’istituzione di una commissione del genere si risolverebbe in un allargamento degli impegni derivanti dall’Accordo De Gasperi- Gruber.

TOSCANO: Ripete che l’istituzione di un organo del genere sarebbe inaccettabile. Ricorda ancora che, fin dal 1953, da parte austriaca era stata chiesta l’istituzione di una Commissione mista italo-austriaca per discutere le questioni relative all’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber e che anche in quella circostanza il Governo italiano aveva respinto la proposta. Suggerisce che, data l’ora tarda, i lavori vengano sospesi.

KIRCHSCHLAEGER: Si dichiara d’accordo con l’Ambasciatore Toscano circa la sospensione dei lavori. Aggiunge che tuttavia i rappresentanti austriaci non hanno la possibilità per il momento di dare alcuna risposta alle proposte dei rappresentanti italiani.

GAJA: Risponde che comprende le difficoltà avanzate dal Ministro Kirchschlaeger. Riferendosi, poi, all’eventuale incontro politico ad alto livello, nota che in tal caso occorrerebbe predisporre al pipresto, da una parte e dall’altra, i testi relativi.

KIRCHSCHLAEGER: Fa presente che il Ministro Toncic avrebbe pensato che la data dell’incontro potrebbe cadere nel periodo fra il 19 e il 27 settembre p.v.

GAJA: Osserva che in tale periodo avrà inizio l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite; riterrebbe preferibile anticipare l’incontro al periodo fra i primi ed il 7 settembre.

TOSCANO: Chiede quando il Ministro Toncic si recherà a New York per l’Assemblea delle Nazioni Unite.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che il Ministro Toncic si recherà all’Assemblea dell’ONU dopo il 27 settembre e che sarà a Strasburgo il 19 e dal 23 al 27 settembre.

Seconda sessione (19 luglio, ore 10,30)

GAJA: Inizia rilevando la difficoltà di discutere la parte sostanziale dei contatti italo-austriaci (punto II), perché ci si trova di fronte all’assenza di reazioni austriache circa le proposte italiane presentate nell’ultima riunione di Londra. Aggiunge che da parte austriaca a Montreux sono state avanzate varie osservazioni in merito a quelle proposte, osservazioni cui i rappresentanti italiani hanno risposto, fornendo anche i relativi commenti. Tuttavia è mancata la presentazione da parte dei rappresentanti austriaci di precise reazioni. Conclude che, nonostante questa carenza, sarà opportuno, anche per risparmiare tempo, tentare di isolare i singoli punti tuttora in discussione.

TOSCANO: Osserva che è opportuno premettere che la presentazione delle proposte italiane deve essere ritenuta come un insieme globale, rappresentando in sostanza la posizione che gli uomini politici italiani potrebbero assumere nell’incontro al vertice. Essa è basata anche su impressioni ricavate attraverso tutta una serie di contatti. Conclude affermando che la presentazione delle proposte italiane non va interpretata dagli austriaci come una comunicazione ufficiale, ma soltanto come una indicazione di quella che potrà essere la linea italiana nella riunione al vertice.

GAJA: Aggiunge che la globalità delle nuove proposte italiane va intesa nello stesso senso delle proposte presentate a Parigi nel dicembre 1964. Nel senso, cioè, che non si tratta di punti da cui si puripartire ma di un insieme che deve essere accettato nel suo complesso.

TOSCANO: Rileva che ciè stato chiaramente specificato nell’ultimo Comitato di Ministri(6) che ha dato istruzioni ai rappresentanti italiani, i quali sono stati autorizzati a presentare il punto di vista generale italiano proprio al fine di evitare che da parte austriaca si possa incamerare alcune proposte favorevoli e, contemporaneamente, riaprire la discussione su altre proposte. Tale criterio vale, sia per la parte formale che per la parte sostanziale. Aggiunge che, ovviamente, non si tratta di un ultimatum e rileva che, per quanto riguarda la parte formale, i rappresentanti italiani si propongono di fornire nel prosieguo della discussione altre indicazioni dirette a completare l’esposizione del punto di vista di Roma circa gli studi ritenuti ancora possibili nei limiti già indicati in precedenza. Conclude affermando che la posizione italiana rappresenta nel suo insieme un limite globale e prega i rappresentanti austriaci di spiegare chiaramente a Vienna ed a Innsbruck che la presentazione italiana viene fatta – in vista dell’incontro politico al vertice – per potere consentire una valutazione generale complessiva, ma non per fornire nuovi punti di partenza per ulteriori richieste austriache.

GAJA: Per quanto concerne la parte sostanziale del negoziato rileva che le sole indicazioni fornite dagli austriaci sono quelle contenute nella lettera inviata dal Ministro Toncic al Ministro Fanfani con le quali si faceva richiamo al rapporto conclusivo della Commissione dei 19 ed alle ipotesi di Parigi del dicembre ’64.

KIRCHSCHLAEGER: Ritiene utile riassumere le dichiarazioni fatte dai rappresentanti italiani in merito all’eventuale nuova impostazione della discussione: 1) dato che siamo di fronte ad un nuovo sviluppo invece che tentare di ridurre le questioni aperte da 10 a 4, da parte italiana si propone di esaminare una soluzione globale; 2) tale rappresentazione globale deve essere intesa come base per l’incontro politico anche se vi puessere qualche piccolo mutamento non essenziale; 3) allo stato attuale non si puriaprire il negoziato sulle singole materie.

TOSCANO: Ricorda, per quanto riguarda la presa di posizione italiana, le sue origini le quali sono determinate dal fatto che, sulla parte sostanziale del negoziato, si attendeva una precisa risposta austriaca alle proposte di Montreux. Questa risposta dettagliata non è stata fatta, mentre è pervenuta una proposta procedurale, la quale, non solo tende a spostare nel tempo la soluzione della controversia, ma, sopratutto, anche a mantenere aperta la strada a tutte le richieste austriache. Conclude affermando che questa, principalmente, è la ragione per la quale da parte italiana accettando l’impostazione austriaca, si deciso di non limitare la discussione alla ricerca di ridurre a 4 i punti controversi ma di esaminare tutti i 10 punti onde mettere gli austriaci in condizione di conoscere quale potrebbe essere l’offerta globale finale italiana. Pertanto, si arriverebbe all’incontro al vertice solo se Vienna sarà disposta ad accettare nel loro complesso quelle che saranno le offerte complessive italiane. Di conseguenza, l’incontro politico finirebbe per consistere, praticamente, nella ratifica di un accordo di fatto già raggiunto a livello funzionari. Aggiunge che, a ben vedere, si tratta della stessa tecnica a suo tempo seguita per la preparazione dell’incontro di Parigi del 1964.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che, personalmente, preferisce questa nuova strada perché consente a tutte le istanze interessate di esaminare teoricamente la soluzione concordata. Conclude che la nuova procedura purendere le cose pifacili anche per il Governo di Vienna.

TOSCANO: Ammette che la nuova procedura proposta comporta maggiori responsabilità per i funzionari di quella considerata a Montreux, ma rileva che essa forse potrebbe facilitare la posizione di Vienna nei confronti di Innsbruck in quanto consentirà ai nord tirolesi di pronunciarsi prima dell’incontro al vertice.

GAJA: Aggiunge che sarà conveniente far svolgere l’incontro politico solo se esso potrà essere positivo.

KIRCHSCHLAEGER: Concorda, inoltre, sul fatto che è meglio tentare di raggiungere un’intesa globale piuttosto che ridurre i punti aperti a 4. Dichiara di rendersi conto anche della circostanza che da parte italiana si vuole evitare di impegnarsi sulle singole proposte relative alle questioni aperte.

GAJA: Risponde che vi sono due ragioni essenziali che giustificano tale posizione dei rappresentanti italiani: 1) i rappresentanti dei due Ministri degli Esteri non sono degli esperti e non possono essere che dei pessimi o deboli esperti; 2) vi è un problema di tempi che è fondamentale: se, infatti, ogni volta si riaprisse il negoziato sui singoli punti partendo dalle ultime proposte italiane, la discussione verrebbe protratta per molto tempo, ciche rappresenterebbe un sostanziale rischio per quanto riguarda la possibilità di concludere la controversia.

GAJA: Passando a parlare delle singole questioni rimaste aperte propone che si tratti della questione «Residenza».

KIRCHSCHLAEGER: Rileva come, per quanto riguarda tutte le questioni, si presentano tre possibilità e cioè:

1) attribuzione alla Provincia di poteri legislativi;

2) attribuzione alla stessa di poteri amministrativi;

3) attribuzione del solo potere di controllo.

TOSCANO: Per quanto riguarda la questione «Residenza», noi siamo disposti a concedere il potere di controllo.

GAJA: Fa osservare che occorre dare garanzie anche alla popolazione altoatesina di lingua italiana.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede a quale organo possono ricorrere gli altoatesini nel caso che le ispezioni dimostrino la presenza di irregolarità.

TOSCANO: Risponde che il ricorso va diretto alla Giunta provinciale amministrativa ed, in seconda istanza, al Consiglio di Stato.

GAJA: Passa a parlare della questione del «Pubblico impiego» illustrando le caratteristiche della formula proposta da parte italiana.

TOSCANO: Osserva come, in effetti, si sia avuta l’impressione che nel precedente incontro di Montreux vi sia stato un certo malinteso al riguardo.

KIRCHSCHLAEGER: Domanda quando sarà possibile raggiungere la quota proporzionale prevista per il «pubblico impiego».

TOSCANO: Fa presente che la cosa non sembra né lunga né eccessivamente difficile.

GAJA: Fa presente la necessità di considerare l’eventualità che i candidati scelgano impieghi di carattere privato. Per tale ragione sembra difficile prendere impegni precisi. Passa poi a parlare delle questioni «Utilizzazione delle acque pubbliche» (illustrando la nuova proposta italiana) e «Industria».

KIRCHSCHLAEGER: Chiede informazioni circa il piano industriale.

GAJA: Risponde che gli risulta che attualmente sono in corso contatti fra gli altoatesini ed il Ministro Pieraccini, il quale conta su un esito favorevole di tali contatti. Propone che si passi a parlare della questione approvazione del «Bilancio provinciale».

TOSCANO: Spiega la relativa formula.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede che la formula stessa venga applicata anche al bilancio regionale.

TOSCANO: Si dichiara d’accordo.

KIRCHSCHLAEGER: Vuol sapere che cosa capita in caso di parità.

TOSCANO: Spiega che, per quanto riguarda la Regione, questa ipotesi non era stata prevista, ma ritiene che, in base ad un principio generale del diritto, quando un organo non riesce a funzionare non resta altra alternativa se non quella di scioglierlo e rifare le elezioni.

KIRCHSCHLAEGER: Insiste per sapere chi approva il bilancio in caso di parità. Aggiunge che è necessario di prevedere una possibilità di decisione.

KATHREIN: Chiede che rimanga la norma secondo la quale la decisione del Comitato puessere modificata da una maggioranza di quattro quinti.

KIRCHSCHLAEGER: Fa notare che, secondo il punto di vista austriaco, tale maggioranza sembra eccessiva.

TOSCANO: Ritiene che, allo stato attuale, sia meglio non prevedere una ipotesi del genere perché una norma speciale che la contempli espressamente potrebbe favorire complicazioni piuttosto che evitarle.

KIRCHSCHLAEGER: Conclude che forse nuove elezioni potrebbero rappresentare il mezzo migliore per definire piagevolmente la maggioranza.

TOSCANO: Illustra la proposta italiana relativa alla questione dell’«Intendente scolastico».

KIRCHSCHLAEGER: Fa notare che quanto i rappresentanti austriaci hanno riferito a Vienna circa la possibilità di un appello contro l’iscrizione alle scuole, a Vienna non è stato ben compreso. Domanda in definitiva chi avrebbe il diritto di appellare contro il diritto del padre all’iscrizione del figlio.

TOSCANO: Spiega che il caso si potrebbe presentare se un italiano volesse iscrivere suo figlio ad una scuola di lingua tedesca e da parte delle Autorità scolastiche si cercasse di impedirgli tale iscrizione. In tal caso l’iniziativa dell’appello è di competenza del padre o di chi ne fa le veci.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se non potremmo accettare una formula che preveda che in tal caso il ricorso sia lo stesso che è previsto nell’altro caso (al Ministro della Pubblica Istruzione).

TOSCANO: Risponde che gli sembra trattarsi di una eventualità troppo limitata per giustificare la previsione di un ricorso al Ministro. Assicura che, comunque, le osservazioni austriache verranno fatte presenti a Roma.

KATHREIN: Prima di chiudere la discussione sulla questione «Nomina dell’Intendente scolastico» vuole rilevare che non è tanto il ricorso che importa agli austriaci, quanto la posizione dell’Intendente nei confronti del Sovraintendente.

TOSCANO: Passa a parlare della questione «Credito», illustrando la relativa formula, che non consegna, per evitare di arrivare subito ad una soluzione che il Ministro Colombo aveva accettata solo come ipotesi estrema.

KIRCHSCHLAEGER: Insiste per l’assegnazione della competenza legislativa alla Provincia di Bolzano.

GAJA: Fa rilevare che, comunque, la portata delle proposte italiane è tale che non sarebbe difficile istituire una Banca locale. Aggiunge, inoltre, che se gli altoatesini tengono, invece, all’istituzione di una Cassa rurale, tale eventuale richiesta potrebbe essere esaminata.

TOSCANO: Osserva che rimangono tre questioni e dichiara nettamente che su una di esse, cioè quella relativa alla «Polizia ed ordine pubblico», la richiesta austriaca di estendere la competenza regionale ai pubblici esercizi non è accettabile. Aggiunge che l’insistenza di Vienna in materia di Polizia è difficilmente comprensibile tanto piche, in occasione dell’incontro di Parigi, del dicembre 1964, il Ministro Kreisky non diede l’impressione di considerarla tanto importante quanto era stato detto dai rappresentanti austriaci nel precedente incontro di Londra. Osserva che, comunque, se si puconcedere la Pubblica Sicurezza per gli spettacoli pubblici, quella per gli esercizi pubblici è da escludere in modo assoluto anche perché creerebbe un precedente inaccettabile per le altre Regioni italiane.

KIRCHSCHLAEGER: Riferendosi alla formula proposta dai rappresentanti italiani dice che da parte austriaca si esamineranno attentamente le possibilità offerte dall’art. 12 (1) dello Statuto Regionale.

TOSCANO: Passa a parlare della questione «Collocamento ed avviamento al lavoro», commentando la relativa formula che consegna ai rappresentanti austriaci. Fa lo stesso per quanto riguarda la formula «Assistenza sanitaria ed ospedaliera».

GAJA: Riguardo alla predetta questione spiega che è opportuno, se non necessario, compensare la Regione, attribuendole una chiara competenza legislativa e tale competenza pusoltanto essere quella relativa all’ordinamento. Aggiunge che si tratta di una cornice che è necessario accettare per poter giustificare l’attribuzione alla Provincia di altre competenze.

Terza sessione (19 luglio, ore 14,30)

TOSCANO: Chiede ai rappresentanti austriaci qualche spiegazione in merito all’attuale posizione dell’ex Ministro Kreisky che sembra voler condurre ed orchestrare una campagna di opposizione.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che i socialisti austriaci hanno dichiarato che per quanto riguarda la parte sostanziale del negoziato essi concorderanno con la soluzione proposta se gli altoatesini saranno d’accordo: per quanto invece riguarda la parte formale, se la conclusione comporterà una reale garanzia internazionale.

GAJA: Illustra ciche da parte italiana è stato previsto in materia di eventuali contatti tra i due Governi, in caso di controversia.

TOSCANO: Consegna la relativa proposta e sottolinea che, data la sua concretezza, essa puessere veramente effettiva.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se non sia possibile per l’Italia accettare la proposta austriaca relativa all’istituzione della commissione mista che esamini l’avvenuta effettuazione delle misure italiane a favore degli altoatesini.

TOSCANO: Risponde con un netto rifiuto e sottolinea che si tratta di una vecchia richiesta austriaca ripetutamente presentata per il passato. Ricorda che, da parte italiana, per venire incontro alle insistenze di Vienna, si potrebbe al massimo studiare la possibilità di qualche contatto nella cornice della procedura della Corte dell’Aja. Aggiunge che in tal modo potrebbe essere concordato qualcosa di veramente conciliativo; ma, nello stesso tempo, richiama l’attenzione sul fatto che da parte italiana non si potrebbe in nessun caso accettare un organo a carattere permanente.

GAJA: Vuole attirare l’attenzione sulla circostanza che, se venisse istituita una commissione italo-austriaca, cisignificherebbe che Roma ammette di non aver applicato l’Accordo De Gasperi- Gruber e conclude facendo presente l’importanza del fatto che se nell’attuale situazione in cui ci si puriferire soltanto all’Accordo di Parigi, il Governo italiano ha avuto tante difficoltà, molte di pise ne avrebbero in futuro se Roma accettasse di assumere eventuali nuovi obblighi.

TOSCANO: Vuole ricordare che il Parlamento italiano non accetterebbe mai una soluzione basata anche sull’istituzione di una commissione del genere.

KIRCHSCHLAEGER: Obietta che il Governo di Vienna si trova nella condizione di dover dare la sensazione agli altoatesini di aver assicurato tutti i mezzi possibili perché le misure promesse dal Governo italiano vengano effettuate.

GAJA: Fa osservare che la migliore assicurazione per gli altoatesini consiste proprio nel fatto che, secondo la proposta italiana, Vienna non darà la quietanza liberatoria se le misure a loro favore non saranno state effettuate.

TOSCANO: Afferma che, secondo la proposta italiana in tema di garanzia, tutti i rischi sono dalla parte italiana. Osserva che gli argomenti a sostegno della posizione italiana sono talmente solidi che qualora fossero esattamente ripetuti non potrebbero trovare una replica adeguata. Si domanda se, nel caso cidovesse risultare necessario ed utile, egli stesso non potrebbe andare ad Innsbruck o a Vienna a ripeterli. Conclude sottolineando un altro punto molto importante, quello cioè che, se si confronta l’attuale proposta italiana con l’ipotesi di Parigi, ne risulta che essa è sostanzialmente migliore per Vienna. Infatti in base all’attuale proposta italiana sarà lo stesso Governo austriaco quello chiamato a giudicare se l’Italia avrà o non avrà realizzato le previste misure, mentre, secondo l’ipotesi di Parigi, cisarebbe stato giudicato da un tribunale arbitrale internazionale.

KIRCHSCHLAEGER: Ricorda che vi sono gruppi politici a Trento ed a Bolzano che sono contro il raggiungimento di una intesa italo-austriaca e conclude che potrebbe essere utile anche all’Italia accettare il sistema di garanzia che neutralizzi la loro resistenza.

TOSCANO: Obietta che non sono le resistenze di qualche gruppo politico di Trento che possano preoccupare il Governo italiano. L’unica vera sostanziale opposizione di cui in Italia ci si deve preoccupare è quella del Parlamento italiano che non accetterebbe una soluzione del tipo di quella richiesta da Vienna. Invita gli austriaci a non perdere nuovamente un’opportunità preziosa e sottolinea che un simile invito era stato fatto a Vienna già al momento dell’incontro di Parigi nel dicembre 1964. Conclude ricordando che fin dall’incontro di Ginevra del maggio ’64 l’allora Ministro degli Esteri austriaco Kreisky riconobbe che l’unica soluzione possibile doveva consistere in un compromesso. Attualmente da parte italiana si è accettato di accogliere buona parte delle richieste austriache sui 10 punti rimasti controversi, mentre per quanto riguarda la parte formale, Vienna dovrebbe convincersi che ormai non vi è una differenza veramente sostanziale tra le ipotesi di Parigi e quelle odierne. Propone di rinviare la discussione al giorno seguente alle ore 10.

GAJA: Rileva che forse sarebbe opportuno, prima di chiudere la sessione, parlare di quella che dovrà essere la nuova procedura.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che il Ministro Toncic potrà scrivere nuovamente al Ministro Fanfani o fargli comunque sapere quale sarà l’atteggiamento austriaco. Rileva che, secondo il suo punto di vista, si pupensare a tre ipotesi:

- - -

Fa conoscere che i risultati della riunione dei rappresentanti verranno esaminati giovedì 21 luglio, a Vienna, da un gruppo molto ristretto ad alto livello. Se questo gruppo riterrà di non poter accettare la posizione italiana, il Governo di Vienna risponderà negativamente a Roma. Se invece accetterà, anche in linea di massima, la situazione verrà esaminata da un gruppo pilargo.

TOSCANO: Prima che si chiuda la sessione, vuole ancora una volta sottolineare l’importanza della segretezza.

Quarta sessione (20 luglio, ore 10)

KIRCHSCHLAEGER: Comunica che il Governo di Vienna potrà dare una risposta non prima di una settimana, sopratutto se essa sarà positiva. Aggiunge che, se al caso, attraverso l’Ambasciatore d’Austria, Vienna farà conoscere gli eventuali sviluppi dell’atteggiamento austriaco e la possibile data di risposta. Passa poi ad esporre le reazioni dei rappresentanti austriaci alle nuove proposte italiane: per quanto riguarda la parte formale del negoziato, ammette che nella proposta italiana vi è qualche progresso, ma dubita che sia possibile convincere il Governo austriaco ad accettarla, particolarmente perché in essa non sono previste preventive consultazioni.

GAJA: Vuole subito far osservare che è comprensibile che i rappresentanti austriaci non siano rimasti soddisfatti su ogni punto. Aggiunge tuttavia che la scelta non deve essere fatta tra ciche Vienna chiede oggi e quello che chiedeva in passato ma, invece, tra quello che Vienna otterrebbe oggi e quello che potrebbe eventualmente ottenere in futuro.

TOSCANO: Ripete che si tratta di una soluzione basata su un compromesso e ricorda ancora una volta che, qualora la cosa dovesse risultare utile e necessaria, sarebbe disposto ad andare a Vienna ed a Innsbruck per spiegare la logicità della posizione italiana e la sua accettabilità da parte austriaca. A suo avviso non esistono argomenti razionalmente validi da contrapporre.

KIRCHSCHLAEGER: Prega i rappresentanti italiani di tener presente che mentre essi cercano di affrontare il problema da un punto di vista logico, Vienna deve affrontarlo da un punto di vista psicologico. Aggiunge che è particolarmente per questo che la proposta italiana circa la parte formale del negoziato solleva ancora molte preoccupazioni nei rappresentanti austriaci. Passando a parlare della parte sostanziale del negoziato desidera porre qualche specifica domanda. Ad esempio, di che piano si tratta per quanto si riferisce all’Industria?

TOSCANO: Si tratta di un piano di programmazione: ricorda che è un problema che viene trattato direttamente dal Ministro Pieraccini anche con gli altoatesini. Comunque, si tratta di un programma di sviluppo nel quale è benvenuta ogni iniziativa locale.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde di temere che la programmazione possa permettere l’inserimento della Regione in questioni che, secondo la proposta italiana, le sarebbero sottratte. Conclude che, secondo i rappresentanti austriaci, la Provincia dovrebbe curare ed elaborare la programmazione relativa alle materie per le quali ha competenza legislativa (ad es. il Turismo).

GAJA: Risponde che se si puconcordare sul principio che la Provincia possa intervenire direttamente, per le materie di sua competenza, nell’elaborazione del piano, non si puimmaginare che vi siano singole programmazioni provinciali, differenti o comunque separate da quelle nazionali.

KIRCHSCHLAEGER: Passa a parlare dalle questioni Residenza - Collocamento al lavoro rilevando, per quanto riguarda la Residenza, che secondo i rappresentanti austriaci le funzioni di controllo sono quelle che ha lo Stato mentre una sufficiente autonomia dovrebbe comportare l’assegnazione alla Provincia di poteri legislativi o perlomeno amministrativi. Sottolinea che non dare competenze legislative alle popolazioni locali rappresenta una prova di sfiducia. Passando a parlare della questione Assistenza sanitaria ed ospedaliera premette che il Ministro Toncic lo ha incaricato di attirare l’attenzione sul fatto che si tratta di una questione molto importante. Conclude chiedendo competenza legislativa primaria per l’Assistenza ospedaliera e secondaria per quella sanitaria. Ricorda, in ogni caso, che la proposta italiana basata sul sistema Berloffa che fa distinzione fra poteri di ordinamento e poteri sostanziali, rappresenta un compromesso a favore della tesi italiana e si domanda se sarà possibile farla accettare a Vienna ed a Innsbruck. Per quanto concerne la questione «Approvazione del bilancio provinciale» ripete la sua preoccupazione perché nella relativa proposta italiana non è indicato che cosa potrà capitare in caso di parità di voto. Si domanda se si possa realisticamente pensare ad uno scioglimento del Consiglio provinciale ed a nuove elezioni. Conclude che cigli sembra piuttosto eccessivo.

TOSCANO: Ricorda che il giorno precedente il problema è stato già dibattuto. Aggiunge, comunque, che anche sul piano statale, non vi sono norme particolari in caso di parità di voto. Conclude affermando che se il bilancio provinciale non verrà approvato, il blocco stesso delle attività della Provincia costringerà i partiti rappresentati nel Consiglio provinciale a raggiungere un accordo.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che ciè esatto sul piano pratico ma che occorre prevedere le conseguenze del voto di parità. Afferma di non poter accettare che la minoranza possa portare allo scioglimento del Consiglio provinciale. Per quanto riguarda la questione Proporzionalità nei pubblici impieghi, domanda, in sostanza, che cosa prevede la formula italiana circa la Magistratura.

TOSCANO: Risponde che, in tale materia la formula è sulla stessa linea del suggerimento della Commissione dei 19.

KIRCHSCHLAEGER: Domanda perché la formula italiana non preveda l’immissione di impiegati altoatesini nell’Amministrazione del Ministero degli Esteri.

GAJA: Risponde che cipotrebbe essere tenuto in considerazione qualora venisse aperto un ufficio dell’Emigrazione a Bolzano.

KIRCHSCHLAEGER: Domanda se gli altoatesini sarebbero esclusi dalla possibilità di entrare nella polizia.

GAJA: Risponde di no e chiarisce che gli altoatesini potrebbero essere ammessi in tutti gli uffici statali con facilitazioni notevoli per il personale che parla il tedesco.

TOSCANO: Conclusesi le osservazioni austriache, chiede ai rappresentanti austriaci di esporre le loro reazioni sull’insieme delle proposte italiane.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che per i rappresentanti di Vienna è difficile fare previsioni su quelle che saranno le reazioni del proprio Governo. Gli sembra di poter dire, a titolo personale, che vi sono due o tre punti di molto difficile accettazione, particolarmente quello concernente la parte formale del negoziato.

KATHREIN: Aggiunge che anche la parte relativa all’«ordinamento» della questione Assistenza sanitaria ecc. si presenta di difficile accettazione; conclude che occorrerà poi trovare una soluzione per la questione «Approvazione del bilancio».

TOSCANO: Ricorda, circa la questione del bilancio, che gli austriaci hanno rifiutato una proposta italiana che dava prevalenza al voto del Presidente.

KIRCHSCHLAEGER: Si potrebbe proporre di deferire la questione, in caso di parità, all’organo del comitato interno anche per un’azione conciliatoria.

TOSCANO: Risponde che la proposta dovrà essere eventualmente studiata dai tecnici.

KIRCHSCHLAEGER: Passando a parlare dello svolgimento dei futuri contatti, assicura che da parte austriaca si cercherà di fare in modo che la risposta di Vienna sia molto precisa. Domanda se Toscano sarebbe realmente disposto a prendere contatto con le personalità austriache ma sottolinea che sarebbe meglio che i contatti di Toscano, piuttosto che con Toncic, si svolgessero con personalità dell’opposizione austriaca.

GAJA: Osserva che si potrebbe immaginare una conversazione di Toscano con Kreisky.

TOSCANO: Risponde che, qualora la cosa dovesse essere ritenuta veramente utile ed approvata dal Governo, egli sarebbe pronto a tale conversazione. Ricorda che nel passato egli ha avuto delle conversazioni a New York con Kreisky di cui apprezza molto le qualità intellettuali. Aggiunge che, qualora il punto di vista italiano non fosse ben compreso dagli interessati e la sua rinnovata esposizione fosse giudicata da parte del Governo di Roma utile ad eliminare eventuali opposizioni locali, potrebbe anche parlare a Roma con Magnago e che è disposto ad avere una conversazione anche con Wallnoefer, per il quale ha stima. Comunque ricorda ai rappresentanti austriaci che è da escludere la possibilità di un incontro politico al vertice di natura costruttiva qualora Vienna non sia disposta ad accettare la soluzione globale che si intende offrirle. L’offerta sarà globale proprio per evitare l’illusione di modifiche sostanziali. Tutt’al pi al momento della redazione delle formule, si potrà considerare la eventualità di una o due rettifiche chiarificatrici. In caso contrario tutto verrebbe a cadere e si ripeterebbe l’errore austriaco di Parigi.

KIRCHSCHLAEGER: Conclude affermando che tutto puconsiderarsi risolto se si riesce nella difficile opera di convincere il Governo austriaco e tutti gli altri interessati in Austria ed in Alto Adige che il fatto di rinviare la quietanza liberatoria austriaca all’esecuzione delle misure promesse dal Governo italiano rappresenta proprio la garanzia che Vienna richiede. Se non si riesce in tale opera di convinzione sembra molto difficile poter raggiungere una soluzione.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1209.


2 Vedi D. 146.


3 Vedi D. 140.


4 Vedi D. 4.


5 Vedi DD. 146 e 147.


6 Vedi D. 150.

154

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 21 luglio 1966.

1. L’incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria, effettuato nei giorni 18, 19 e 20 luglio(2), è stato dedicato – secondo l’esplicita richiesta fatta dai rappresentanti italiani a seguito delle istruzioni in proposito avute dal Comitato di Ministri del 13 luglio(3) – ad un esame globale dei problemi tuttora aperti, al fine di constatare l’esistenza, o meno, di concreti presupposti per una soluzione concordata della controversia.

Da parte dei rappresentanti italiani è stato fatto rilevare che, in base ai risultati del predetto esame globale, potrebbe essere utile giungere ad un incontro politico ad alto livello solo se si potesse constatare una sostanziale corrispondenza dei rispettivi punti di vista.

Al fine di poter dare ai rappresentanti austriaci una visione globale e completa della posizione italiana su tutti gli aspetti della questione, da parte italiana sono stati dati chiarimenti sia in merito alle nostre proposte sulla parte formale del negoziato (punto I), sia relativamente alla sua parte sostanziale (punto II).

2. Per quanto concerne la parte formale, da parte italiana si è ribadita la posizione di Roma in merito alla scelta dell’istanza giurisdizionale (Corte Internazionale di Giustizia) ed all’esclusione di qualsiasi altro organo misto, permanente o meno, di contatto, di consultazione, di conciliazione o di arbitrato. Secondo le istruzioni ricevute si è lasciato tuttavia intravvedere la possibilità di poter in qualche modo venire incontro alle richieste di Vienna circa una procedura di contatto, ma alle seguenti condizioni:

1) che il contatto non assuma carattere permanente, e, cioè, che esso sia realizzato dai rappresentanti delle due parti di volta in volta, e quando una delle due parti adisca la Corte dell’Aja;

2) che il contatto si limiti all’esame della questione che forma oggetto della controversia sotto il punto di vista strettamente giuridico;

3) che il contatto si inserisca nella procedura della Corte dell’Aja.

- -

1) che da parte italiana venga assunto, con dichiarazione unilaterale, un impegno internazionalmente valido, in base al quale l’Italia accetterebbe di sottoporre ad un organo giurisdizionale internazionale (nell’ipotesi la Corte dell’Aja) la decisione circa la supposta mancata esecuzione delle misure promesse a favore delle popolazioni altoatesine;

2) l’istituzione di una Commissione mista italo-austriaca che per un periodo di cinque anni e riunendosi una volta all’anno, abbia la competenza di esaminare la progressiva applicazione da parte italiana delle misure promesse a favore delle popolazioni dell’Alto Adige.

Ambedue le proposte sopraindicate sono state subito e con tutta fermezza dichiarate inaccettabili dai rappresentanti italiani; la prima di esse, perché, a parte il fatto che indurrebbe a creare un impegno internazionalmente valido «erga omnes», si risolverebbe in un allargamento degli impegni derivanti dall’Accordo De Gasperi- Gruber; la seconda perché, evidentemente, comporterebbe anch’essa una chiara internazionalizzazione delle misure promesse dal Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine.

I rappresentanti italiani hanno inoltre sottolineato, in proposito, che, nella nuova situazione in cui da parte italiana si accetta il rinvio della «quietanza liberatoria» austriaca all’avvenuta esecuzione delle misure promesse a favore delle popolazioni altoatesine, l’attuale proposta italiana è non meno favorevole a Vienna della ipotesi esaminata a Parigi nel dicembre del 1964. E ci per il seguente motivo: la formula esaminata a Parigi comprendeva sostanzialmente tre parti:

- - - - - - - - -

le l’insieme delle nostre proposte relative alla parte sostanziale del negoziato. I rappresentanti austriaci hanno assicurato che, riportando a Vienna la posizione italiana, quale è emersa dalla riunione di Londra, cercheranno di svolgere opera di chiarimento e di convincimento nei limiti delle loro possibilità, pur aggiungendo che il loro tentativo non sarà facile data l’esistenza di fattori «psicologici» che condizionano notevolmente l’opera del Governo austriaco.

I rappresentanti austriaci hanno aggiunto che il giorno 21 luglio p.v. avrà luogo a Vienna una riunione ad altissimo livello per esaminare i risultati dell’incontro di Londra. Se, in tale occasione, la valutazione dei predetti risultati non sarà negativa, verrà successivamente tenuta una riunione piampia e cioè con la partecipazione di tutte le personalità maggiormente interessate al problema altoatesino. Cifa sì che una risposta ufficiale, se favorevole, dovrà tardare vari giorni. Per quanto concerne la posizione che potrà essere assunta da Vienna, si pupensare a tre ipotesi:

1) che la risposta di Vienna sia sostanzialmente negativa: in tal caso si dovrà esaminare quale procedura converrà scegliere per la continuazione del negoziato;

2) che la risposta sia positiva, ed in tal caso verrebbero a verificarsi le condizioni perché abbia luogo l’incontro politico ad alto livello, di cui resterebbe da concordare la procedura e la data;

3) che la risposta sia positiva nel complesso, ma con qualche ulteriore richiesta su talune delle questioni in discussione. In tal caso si potrebbe far luogo ad un esame per via diplomatica delle ulteriori richieste, sempre che esse siano formulate in modo che alle medesime corrispondano equivalenti rinunce su altri punti e l’equilibrio globale dell’insieme delle proposte non ne risulti modificato.

I rappresentanti austriaci hanno assicurato che una risposta scritta, in forma dettagliata, ci sarà fatta pervenire entro la fine del mese. In questo frattempo qualche indicazione circa il tenore della risposta stessa ci potrà essere fornito per il tramite dell’Ambasciata d’Austria.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 28, n. 872.


2 Vedi D. 153.


3 Vedi D. 150.


4 Vedi D. 4.


5 Vedi D. 146.

155

IL CANCELLIERE FEDERALE D’AUSTRIA, KLAUS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. Vienna, 27 luglio 1966.

Sehr geehrter Herr Ministerpräsident!

Es ist mir ein tiefes persliches Anliegen, Ihnen gegener meine Abscheu er den heimtkischen Anschlag auf drei italienische Zollwachebeamte in St. Martin zum Ausdruck zu bringen. Dieser verbrecherische Akt kostete einem jungen Menschen das Leben und verrät in seiner ganzen Konzeption die vollkommen negative und anarchistische Haltung seiner Urheber bzw. Anstifter. Das Fernziel dieser Akteure ist zweifelsohne eine Belastung der terreichisch-italienischen Beziehungen um eine einvernehmliche Regelung offener Probleme zu erschweren bzw. zu verhindern. Ich bin mir im klaren, dass es einer besonderen Anstrengung von beiden Seiten bedarf, um eine Verwirklichung dieser Absichten zu verhindern.

Die terreichischen Behden tappen hinsichtlich der Urheber vlig im Dunklen. Es werden aber alle Anstrengungen unternommen, um zur Aufklärung dieses Vorfalles beizutragen. Es erscheint mir äusserst wichtig, dass wir als die verantwortlichen Staatsmänner uns nicht unter das Diktat solcher Vorgänge begeben. Ich sehe mich dadurch auch in meiner Überzeugung bestärkt, dass alles unternommen werden muss, um eine baldige Lung der offenen Probleme herbeizufren und damit dieser verantwortungslosen Gruppe auch jede Scheinlegitimation f ihr Handeln zu nehmen.

Ich kann Sie versichern, sehr geehrter Herr Ministerpräsident, dass mich mit den Familien der Betroffenen ein aufrichtiges Mitgefl verbindet.

Genehmigen Sie, sehr geehrter Herr Ministerpräsident, den Ausdruck meiner besonderen Wertschätzung.

J. Klaus

TRADUZIONE

Illustrissimo Signor Presidente del Consiglio,

un profondo, personale impulso mi induce ad esprimerle il mio orrore per il vile attentato compiuto a San Martino contro tre guardie di finanza italiane. Questa azione delittuosa è costata una giovane vita e rivela per la sua stessa concezione l’atteggiamento totalmente negativo e anarchico dei suoi autori e ispiratori. L’obiettivo lontano di questi attentatori è indubbiamente quello di turbare le relazioni austro-italiane per ostacolare o impedire una composizione concordata dei problemi aperti. Mi rendo conto che per impedire che queste intenzioni si realizzino occorre uno sforzo particolare da entrambe le parti.

Per quanto concerne gli autori dell’attentato, le autorità brancolano completamente nel buio. Tuttavia, ogni sforzo viene compiuto per contribuire al chiarimento dell’attentato. Ritengo sia estremamente importante che noi, che siamo gli uomini politici responsabili, non ci si pieghi all’imposizione di tali azioni. Anzi, esse rafforzano in me la convinzione che è necessario fare tutto per arrivare ad una rapida soluzione dei problemi aperti, togliendo, così, a questo gruppo irresponsabile anche ogni apparente legittimazione delle sue azioni.

Posso assicurarle, Illustrissimo Signor Presidente del Consiglio, che un sincero sentimento di simpatia mi unisce alle famiglie delle vittime.

Voglia accogliere, Illustrissimo Signor Presidente del Consiglio, l’espressione della mia particolare considerazione(2).


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 105, fasc. 652.


2 La lettera venne consegnata a Moro da Lenthal il 28 luglio. Sull’incontro si riporta un Appuntodi Pompei in pari data: «Il Presidente del Consiglio ha ricevuto oggi l’Ambasciatore Loewenthal che gli ha rimesso l’unita lettera con cui il Cancelliere Klaus esprime il suo sdegno per l’attentato di San Martino diCasies. Il Presidente ha espresso il suo vivo apprezzamento per i sentimenti espressi tanto sinceramente dal Cancelliere Klaus. Pur condividendo l’idea che il terrorismo non ci debba influenzare, né ritardare nella ricerca di ciche pufavorire la pacifica convivenza delle popolazioni in Alto Adige e migliorare i rapporti italo-austriaci, il Presidente Moro fa rilevare i deleteri effetti sull’opinione pubblica di tali delittuosi avvenimenti, che creano difficoltà ed inciampi ad entrambi i Governi. Pur ringraziando per la rinnovata offerta di collaborazione nella ricerca dei colpevoli, l’On. Moro ha sollecitato un’intensificazione dell’azione di prevenzione e repressione del terrorismo. L’Ambasciatore Loewenthal ha colto l’occasione per attirare l’attenzione del Presidente Moro sul fatto che Magnago si trova in difficoltà per le opposizioni dei socialdemocratici, del gruppo di Jenny e di correnti interne della SVP (Dietl). Ha segnalato che, per rendere difendibile il compromesso sulla sostanza dell’autonomia che, a quanto asserisce, su certi punti sarebbe al disotto del livello raggiunto a Parigi, Magnago riterrebbe necessario migliorare le formule concernenti i punti seguenti: assistenza sanitaria ed ospedaliera, assistenza pubblica e beneficenza (soluzione sulla base dei colloqui diParigi), approvazione del bilancio provinciale, non esclusione della polizia dal criterio della proporzionalità etnica nelle assunzioni. Il Presidente Moro, senza dare alcuna assicurazione, ha detto che avrebbe continuato ad esaminare la questione con la massima attenzione e in particolare per i punti segnalati» (ibidem).

156

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). Roma, 29 luglio 1966.

I. Stamane ho ricevuto – a sua richiesta – l’Ambasciatore d’Austria, che mi ha messo al corrente della circostanza che il Cancelliere Klaus ha inviato una lettera all’On. Presidente del Consiglio(3) per esprimere, a nome del Governo da lui presieduto, il pivivo cordoglio e la pisincera deplorazione per l’attentato di San Martino in Val Casies.

II. Nella stessa occasione Loewenthal mi ha comunicato di avere ricevuto istruzioni dal suo Governo di svolgere un passo presso il Ministro Scaglia – in relazione ai colloqui con lui avuti a Klessheim – per fargli presente l’opportunità che da parte italiana, in relazione alle ultime nostre proposte in merito alla parte sostanziale dei contatti italo-austriaci, si esaminino favorevolmente eventuali ulteriori concessioni in merito alle seguenti tre questioni:

- - -

Secondo la breve nota inviata al Ministro Scaglia, di cui l’Ambasciatore d’Austria mi ha lasciato copia, le richieste del Governo austriaco sarebbero le seguenti:

- - -

III. In merito alla parte della comunicazione di Loewenthal relativa alle sopraindicate richieste, ho ritenuto opportuno dire all’Ambasciatore d’Austria, sia pure a titolo personale, che era anzitutto da tener presente che le ultime proposte italiane costituivano – come del resto era stato chiaramente detto ai rappresentanti austriaci nella riunione del 18-20 luglio

u.s. – posizioni che, nella loro globalità, era impossibile superare; di conseguenza, qualora Vienna voglia insistere per una modificazione delle posizioni stesse su un determinato punto, doveva essere pronta ad una corrispondente rinuncia su un altro punto. Ho aggiunto che tale criterio, di carattere generale, avrebbe dovuto trovare applicazione particolare anche in relazione alla richiesta austriaca pisopra citata in tema di Assistenza sanitaria ed ospedaliera, ecc. Ho fatto rilevare che in merito a tale questione, peraltro, doveva comunque essere tenuta presente la necessità di lasciare alla competenza della Regione – per evidenti motivi di equilibrio – tutta la materia relativa all’ordinamento delle istituzioni di assistenza.

Per quanto riguarda, poi, l’Approvazione del bilancio provinciale, ho sottolineato a Loewenthal che mi sembrava difficile comprendere il senso della richiesta austriaca, dato che già nell’ultima riunione di Londra era stata comunicata ai rappresentanti austriaci la disposizione italiana ad accettare una precedente proposta di Vienna, secondo la quale il Presidente della Commissione paritetica non avrebbe dovuto avere voto decisivo e le decisioni della Commissione non avrebbero potuto essere modificate dal Consiglio Provinciale. Occorreva pertanto che da parte austriaca ci si precisasse in che senso era mutato il punto di vista di Vienna.

Per quanto riguarda, infine, l’applicazione del criterio della proporzionalità etnica delle assunzioni nella Pubblica Sicurezza, ho detto a Loewenthal, sempre a titolo personale, che la richiesta stessa mi sembrava di impossibile attuazione, poiché non si possono immaginare ruoli provinciali nella Pubblica Sicurezza, mentre, ovviamente, la condizione fondamentale per l’applicazione del criterio della proporzionalità etnica nei pubblici impieghi è appunto quella dell’esistenza di tali ruoli provinciali.

La richiesta, a mio avviso, o nasceva da una inesatta conoscenza della materia, o acquistava carattere di indicazione nettamente negativa.

- -

Si trattava di un ritardo «regrettable», ma che non poteva certo esserci attribuito.

Ho concluso dando assicurazioni a Loewenthal che non avrei comunque mancato di riferire all’On. Ministro il contenuto della comunicazione fattami.

Nessun accenno è stato fatto da Loewenthal circa la parte formale della chiusura della controversia (punto I): il che pulasciare supporre che da parte austriaca ci si stia orientando verso l’accettazione delle ultime proposte in merito, avanzate da parte italiana.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 4. 2 Sottoscrizione autografa.


Vedi D. 155.


Vedi D. 153.

157

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO, AL CANCELLIERE FEDERALE D’AUSTRIA, KLAUS(1)

L. segreta(2). Roma, [4 agosto 1966].

Signor Cancelliere,

La ringrazio vivamente delle sue gentili lettere del 30 giugno e del 27 luglio c.a.3 e, in particolare, per i sentimenti di dolore e di sdegno da lei così sinceramente espressi, anche a nome del Governo da lei presieduto, per il grave attentato di San Martino di Casies, che ancora una volta ha causato perdite di giovani vite.

Concordo con V.E. nel ritenere che le manifestazioni di terrorismo, anche se creano gravissime difficoltà psicologiche per le loro immancabili ripercussioni sull’opinione pubblica, non debbono distoglierci dal fermo impegno, che abbiamo assunto nella nostra responsabilità, di migliorare i rapporti italo-austriaci e di ricercare tutto ciche pufavorire la pacifica convivenza delle popolazioni dell’Alto Adige.

Nella ricerca di una soluzione dell’attuale controversia, soddisfacente per entrambi i Paesi, vorrei comunque richiamare la posizione italiana che i rappresentanti dell’On. Ministro degli Esteri, in occasione della loro ultima riunione con i rappresentanti austriaci, svoltasi a Londra dal 18 al 20 luglio u.s.4, hanno avuto modo di precisare in modo particolareggiato.

Per quanto concerne la forma di chiusura della controversia, le è certo noto che essi hanno avuto modo di dichiarare che è impossibile, da parte italiana, accettare una formula diversa da quella che prevede la Corte Internazionale di Giustizia come unica istanza giurisdizionale in merito alle controversie relative all’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. Cicomporta l’esclusione di qualsiasi altro organo misto, permanente o meno, di consultazione, di conciliazione o di arbitrato.

Non posso che confermare tale posizione che, del resto, è in armonia con quanto ho già avuto occasione di dirle con piena franchezza nel nostro incontro il 26 agosto dello scorso anno(5). Ella ne intende le ragioni così come le sono note le insuperabili difficoltà che una diversa soluzione incontrerebbe in sede parlamentare.

*Vorrei aggiungere, oggi, alcune considerazioni che mi sembrano degne della massima attenzione e che sono alla base della posizione del Governo italiano.

Occorre premettere che l’Accordo De Gasperi- Gruber – la cui interpretazione ed applicazione è alla base della controversia secondo la definizione datavi dalle Risoluzioni delle N.U. – non prevede alcuna formula di giurisdizione o di garanzia.

La formula che è stata indicata oggi costituisce quindi qualche cosa di nuovo (e di grande importanza) che corrisponde al desiderio dei due Paesi di evitare in futuro sterili controversie; all’evoluzione dei rapporti tra gli Stati europei; all’idea di porre un sempre pisaldo fondamento giuridico ai loro rapporti. Non vi è altra e maggiore garanzia, ad un accordo, che un’istanza giurisdizionale: e nessuna potrebbe essere, a nostro avviso, piimpegnativa e pisolenne che la Corte Internazionale di Giustizia.

V.E., a questo proposito, ha espresso l’opinione che la formula attualmente proposta da parte italiana costituisca un notevole passo indietro – o una riduzione – rispetto alle ipotesi esaminate nel dicembre 1964 a Parigi(6).

Devo francamente rispondere che, a nostro avviso, la posizione attualmente in discussione non è certo meno favorevole all’Austria di quella prevista nelle ipotesi esaminate a Parigi nel dicembre 1964. Esse consistevano, infatti, delle seguenti tre parti:

1) istituzione di un organo giurisdizionale al quale sottoporre le eventuali controversie di carattere giuridico che dovessero insorgere fra Italia ed Austria circa l’interpretazione e l’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber;

2) attribuzione allo stesso organo, per un periodo limitato di tempo, della facoltà di accertare di fatto se le misure italiane a favore delle popolazioni altoatesine fossero o non fossero state attuate: e ciin corrispettivo di una dichiarazione immediata, approvata dal Parlamento austriaco, con la quale il Governo austriaco dichiarava chiusa l’attuale controversia;

3) previsione di un sistema di contatto fra gli agenti delle due parti, preparatorio al giudizio di cui al precedente n. 1).

Ora è facile vedere che, sia pure in forma in parte diversa, le formule attualmente allo studio corrispondono sostanzialmente a quelle esaminate a Parigi per quanto riguarda i punti 1) e 3), cui ho accennato. Se ne discostano nel punto 2), ma in corrispettivo da parte austriaca si prevede oggi non una quietanza immediata, ma la promessa di una dichiarazione liberatoria, dichiarazione che avrà luogo solo dopo l’attuazione delle misure indicate da parte italiana.

Oggi si contempla un impegno a dichiarare in avvenire, a misure eseguite, la chiusura della controversia. Proprio per la sua natura condizionata, una dichiarazione del genere non ha bisogno di nessuna garanzia perché non implica alcun rischio per chi la effettua.

Dal momento che la nuova ipotesi prevede il rilascio di una quietanza non immediata, ma posteriore all’esecuzione delle misure enumerate da parte italiana, il sistema di garanzia non trova piragione di essere: d’altra parte l’Italia si rimette interamente alle disposizioni del Governo austriaco di onorare le proprie promesse*.

Penso che occorra valutare in modo adeguato e complessivo la grande importanza delle garanzie interne ed internazionali contemplate nelle ipotesi discusse dai rappresentanti dei due Ministri degli Affari Esteri. Quale maggiore e pisolenne garanzia internazionale del ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia? La comunità internazionale non ne conosce alcuna. A cisi aggiunga, sul piano interno, la natura costituzionale delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine, l’istituzione di un organo permanente di contatto interno, la partecipazione del Presidente della Giunta Provinciale alle sedute del Consiglio dei Ministri ogni qualvolta dovranno essere decise misure interessanti l’Alto Adige.

Sono garanzie efficaci e solenni. Esse dicono la nostra ferma volontà di rinforzare l’autonomia degli altoatesini e di chiudere la controversia tra i nostri due Paesi.

Per quanto riguarda, poi, la parte sostanziale dei contatti italo-austriaci, i rappresentanti italiani nella citata riunione di Londra hanno fornito indicazioni circa la posizione italiana sulle dieci questioni tuttora aperte. Posso assicurarle, Signor Cancelliere, che le relative formule sono state studiate dalle competenti istanze italiane in maniera attenta e responsabile e che esse sono, nel loro complesso – e anche nei singoli punti – piampie di quelle esaminate a Parigi. Comunque, da parte italiana si è pronti a fornire tutti quei chiarimenti che da parte austriaca fossero ritenuti necessari e si è disponibili a quei perfezionamenti sui singoli punti che fossero concordemente ritenuti opportuni, fermo restano l’equilibrio dell’insieme.

Io spero vivamente, dunque, che le proposte cui ho accennato possano essere sostanzialmente accolte da parte austriaca; e che, così, sia possibile aprire la strada, nel prossimo avvenire, ad un incontro politico che, ponendo le basi per una eliminazione della controversia altoatesina costituisca un nuovo passo verso la pifruttuosa collaborazione fra i nostri due paesi.

Desidero chiudere questa mia risposta alle sue due lettere facendo appello alla necessità che da parte delle autorità della Repubblica Federale austriaca venga presa ogni idonea misura per stabilire una pistretta collaborazione tra le forze di sicurezza austriache ed italiane, al fine di giungere alla repressione del terrorismo e alla prevenzione della sua organizzazione. L’attività terroristica in Alto Adige – come sovente è stato possibile notare

– si manifesta con deplorevole precisione e tempestività proprio in corrispondenza delle fasi piimpegnative dei contatti austro-italiani. Per quanto, come ho pisopra accennato, il Governo italiano non intenda lasciarsi influenzare da tale criminale attività, pure è certo che il terrorismo in Alto Adige costa all’Italia il sacrificio di vite umane e notevoli danni economici, creando, nello stesso tempo, al Governo gravi difficoltà, sia nei confronti del Parlamento, sia di fronte alla propria opinione pubblica. Particolarmente nel caso che, come auspichiamo che avvenga, si debba affrontare, per porre in atto i provvedimenti previsti, un iter parlamentare che non potrà non essere lungo e difficile, è indispensabile mettere in atto ogni comune tentativo di evitare che tale iter sia punteggiato, come ora i contatti italo-austriaci, da episodi di terrorismo che aggraverebbero molto le difficoltà del Governo italiano. Vorrei quindi sottolineare che un comune impegno efficace e completamente idoneo a prevenire il terrorismo e la sua organizzazione, è assolutamente indispensabile.

Augurandomi di aver presto occasione di rivederla e di poter dare con lei impulso a quell’azione di avvicinamento tra i nostri Popoli, che è uno degli scopi che pifermamente mi propongo, la prego di gradire, Signor Cancelliere Federale, le espressioni della mia particolare considerazione(7).

[Aldo Moro]


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 105, fasc. 655.


2 Non è stata rinvenuta la copia conforme all’originale spedito. Si pubblica il testo della minuta, indicando tra asterischi i brani cassati nella revisione. La traduzione in tedesco della lettera è edita in Akten, vol. V, D. 202.


3 Vedi DD. 147 e 155.


4 Vedi D. 153.


5 Vedi D. 69.


6 Vedi D. 4.


7 Con Lettera dell’11 agosto Klaus rispondeva: «Stimatissimo Signor Presidente del Consiglio, la

ringrazio cordialmente per la sua gentile lettera del 4 agosto c.a., la quale mi è stata inoltrata nel luogo della mia villeggiatura. Ho disposto affinché il contenuto della sua lettera venga esaminato dagli esperti competenti e, al mio ritorno a Vienna ai primi di settembre p.v., non mancherdi farle pervenire una risposta in merito. Nel frattempo, stimatissimo Signor Presidente del Consiglio, la prego di accogliere, con i miei migliori auguri per i restanti giorni di vacanza, l’espressione della mia particolare stima» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Carteggio Tončić- Fanfani e Klaus- Moro). Per il seguito vedi D. 169.

158

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO,AL MINISTRO DELLA SANITÀ, MARIOTTI(1)

L. riservata personale. Roma, 9 agosto 1966.

Caro Mariotti,

come ti è noto, sono in corso, da molti anni oramai, in sede interna ed in sede di incontri bilaterali con l’Austria, conversazioni volte alla ricerca di una soluzione per il superamento della controversia inerente al trattamento della minoranza di lingua tedesca dell’Alto Adige.

Lo studio dei problemi relativi è stato, tra l’altro, affidato, già nel lontano 1962, ad una Commissione mista, presieduta dall’On. Paolo Rossi – la cosiddetta Commissione dei «19» – che, al termine dei suoi lavori, ha formulato un insieme di proposte che formano oggetto di esame sul piano governativo e che vengono tenute presenti anche nelle conversazioni con l’Austria, tuttora in corso sull’argomento.

Ora, per quanto in particolare concerne la materia «sanitaria», la Commissione dei 19 aveva proposto che fosse trasferita dalla Regione alla Provincia di Bolzano (ed a quella di Trento, che gode di analoga autonomia) la competenza legislativa (spettante alla prima ai termini dell’articolo 4, n. 12 del vigente Statuto regionale del Trentino- Alto Adige) in materia di «assistenza sanitaria ed ospedaliera». Contemporaneamente veniva proposto di attribuire, ex novo, alla Regione la competenza legislativa per la materia «igiene e sanità», attualmente dello Stato, con devoluzione, peraltro, dei correlativi poteri amministrativi alla detta Provincia.

Nei vari colloqui italo-austriaci finora svoltisi, da parte nostra abbiamo sostenuto di essere disposti ad attuare, di massima, le proposte della Commissione dei «19», salvo adattamenti per alcune delle soluzioni suggerite.

In tale contesto, sempre in riguardo alla materia sanitaria, da parte degli interlocutori austriaci, nell’attuale fase che si spera conclusiva dei colloqui, viene richiesta, in cambio di una rinuncia a parte delle competenze offerte per altri settori, l’attribuzione alla stessa Provincia – anziché come detto, alle Regioni – della competenza anche legislativa per la materia «igiene e sanità».

Qualora tale ulteriore nostra concessione dovesse rivelarsi risolutiva per il raggiungimento di un accordo ai fini della chiusura della controversia, riterrei che si possa addivenirvi.

Da parte dello Stato, il sacrificio sarebbe soltanto relativo, poiché in base alle proposte dei «19» la materia andrebbe comunque trasferita, parte alla Regione e parte alla Provincia. Inoltre, la stessa materia è già, in base agli statuti vigenti, di competenza delle Regioni Siciliana, Sarda e Valdostana.

A maggiore tranquillità del tuo Ministero, aggiungo, anche, che l’eventuale attribuzione di competenze alla Provincia nella delicata materia, verrebbe contenuta a livello della cosiddetta «competenza secondaria» – che, come ben sai, si svolge, ad opera dell’Ente autonomo, col rispetto, tra l’altro, dei principi che informano la legislazione nazionale sulla materia – e che, nel regolare l’effettivo passaggio di poteri in sede di norme di attuazione, il Governo si atterrà rigorosamente agli stessi principi che sono stati posti a base delle recenti Norme di attuazione sulla identica materia, relativamente allo Statuto del Friuli- Venezia Giulia, elaborate d’intesa col tuo Ministero ed approvate dall’ultimo Consiglio dei Ministri.

Ho ritenuto opportuno e doveroso informarti di quanto precede, nella certezza che, compenetrandoti delle ragioni che la determinano, vorrai dare la cordiale tua adesione alla soluzione considerata.

Con l’occasione, mi permetto di rivolgerti la piviva raccomandazione di voler osservare la massima riservatezza sul tema che ti ho sottoposto, data anche la estrema delicatezza dell’attuale fase della trattazione del problema(2).

Con viva cordialità

[Aldo Moro]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 4, pos. AA 2/PG.


2 Con L. riservata in data 16 agosto Mariotti rispondeva: «Caro Moro, ho ricevuto la tua lettera in data 9 agosto scorso, relativa alle trattative per il superamento della controversia inerente al trattamento della minoranza di lingua tedesca dell’Alto Adige, e ti ringrazio di quanto mi hai comunicato al riguardo. Da parte mia non ho, in linea di massima, nulla da obiettare circa l’eventuale trasferimento di competenze, anche legislative, in materia di igiene e sanità alle province di Bolzano e di Trento, purché siano riservate allo Stato le funzioni sanitarie che rispondono ad esigenze di preminente interesse per la collettività nazionale, uniformandosi, all’uopo, agli stessi principi che sono stati posti a base delle norme di attuazione dello statuto speciale della Regione Friuli- Venezia Giulia in materia sanitaria, recentemente elaborate d’intesa con questo Ministero. Inoltre, desidererei essere preventivamente e tempestivamente interpellato in merito alle singole e specifiche attribuzioni che si intendono devolvere alle province predette. Ricambio cordiali saluti» (ACS, Archivio Aldo Moro, b. 105, fasc. 655).

159

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto precedenza assoluta 25205/394. Vienna, 6 settembre 1966, ore 22,50 (perv. ore 23,30).

Oggetto: Trattative Alto Adige.

Questo Ministro degli Esteri mi ha convocato stamane pregandomi di esprimere a V.E. il suo animo grato per le cortesie ricevute in Italia fin dal suo arrivo

ad Ancona e durante la sua permanenza ad Ischia; egli in particolare ringraziava anche a nome della consorte per le rose da lei inviatele.

Toncic, che rientrava da un Consiglio dei Ministri nel quale egli aveva esposto l’attuale fase della trattativa alto-atesina, ha fatto scivolare la conversazione su tale argomento sottolineando i seguenti punti:

- - -

Egli mi ha detto di non dubitare affatto della nostra buona fede nel voler applicare le nuove concessioni e forse lo stesso Magnago non ne dubitava, ma il compito di quest’ultimo era difficile trattandosi di convincere un’Assemblea composta per la maggior parte di contadini che si pretendono scaltri e sono diffidenti. Anche su questo punto, che egli si rendeva conto essere per noi il pidelicato in quanto puntualizzava quelle competenze non genericamente riferendosi all’Accordo De Gasperi- Gruber ma anche alle nuove concessioni, confidava nella nostra comprensione sperando che anche da parte nostra si fosse come lui convinti dei benefici che verrebbero ai nostri due paesi da un eventuale accordo.

Nel corso della conversazione ho replicato brevemente sui diversi punti a titolo personale. Mi riservo di riferire a V.E. per corriere(2).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 1, s.p.


2 Vedi D. 160.

160

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. segreto urgente 2602/15272. Vienna, 7 settembre 1966.

Oggetto: Colloquio col Ministro Toncic. L’opinione pubblica austriaca ed il progettato accordo.

Riferimento: Telegramma di questa Ambasciata n. 394 del 6 settembre u.s.3.

Le preoccupazioni manifestatemi dal Ministro Toncic circa la crescente impopolarità in cui lui stesso ed il Cancelliere stanno incorrendo per cercare di concludere la controversia altoatesina sulla base delle nostre proposte sono senza dubbio fondate. Si potrebbe pensare che egli le abbia simulate o almeno esagerate per indurci ad avere un atteggiamento il pilargo possibile di fronte ai chiarimenti chiesti da Magnago.

Se non si puescludere che questo movente esista nell’apertura fattami da Toncic, esso esiste, a mio avviso, in modo del tutto marginale.

Oggi Klaus e Toncic sono seriamente preoccupati di potersi bruciare giungendo ad un accordo con noi. La loro speranza si fonda sul successo di Magnago davanti all’assemblea altoatesina – successo che peraltro dovrebbe avere una larghissima base

– e di conseguenza sulla soddisfacente «chiarificazione» dei punti che ci sottometterà. Qui per intanto si ha l’impressione che nella riunione dell’esecutivo della Volkspartei la vittoria di Magnago sia stata assai relativa, assicurata in una certa misura dal fatto che Dietl e gli altri suoi avversari hanno rinviato l’affrontamento alla riunione dell’intera assemblea del partito dove essi contano sull’appoggio di persone assai pisemplici e suggestionabili.

Queste essendo le speranze, le preoccupazioni derivano invece dall’eco che va riscuotendo in Austria la possibilità di un accordo.

Non vi è dubbio che presi isolatamente la grandissima maggioranza degli austriaci sarebbe piche favorevole a chiudere la controversia. Senonché questo atteggiamento non ha modo di esprimersi e di incidere sulla realtà della situazione politica. È nota la sclerosi che nei sistemi politici attuali subiscono gli orientamenti dell’opinione pubblica passati al vaglio dei partiti, degli apparati, dei gruppi di pressione.

L’esempio pivistoso è quello offerto dal partito socialista, i cui membri e simpatizzanti sono lontanissimi dalle opinioni dei radicali e degli estremisti di destra. Questa parte dell’opinione, che sarebbe stata in ogni momento certo favorevole ad un accordo, è piche neutralizzata dall’atteggiamento della direzione del partito che teme nella conclusione della controversia un successo dei popolari. Anzi quell’opinione è addirittura condizionata dalla strenua opposizione di Kreisky che per vanità e dispetto vorrebbe dare ad intendere che le condizioni da lui ottenute nel 1964 erano di gran lunga migliori delle attuali. Si verifica percioggi l’assurdo di un completo allineamento fra i socialisti e l’estrema destra, rinnovandosi quella collusione che anni fa fece riscoppiare il problema.

In questa condizione il Cancelliere ed il Ministro degli Esteri per ottenere un successo devono contare quasi esclusivamente sull’opinione indipendente e sull’appoggio totale del proprio partito.

Ora invece la prima delusione toccata a Klaus e Toncic è sorta dall’atteggiamento della stampa indipendente rispetto al ventilato accordo. Come questa Ambasciata è venuta riferendo da qualche settimana, gli articoli di questa stampa sono stati generalmente tiepidi e critici. Se ciè avvenuto – ed è tipico il caso del «Neues Oesterreich», il quotidiano austriaco piaperto ad una visione democratica dei problemi – è dipeso dal fatto che oramai da anni nelle redazioni austriache e perfino nell’agenzia ufficiosa il problema altoatesino è affidato a giornalisti che o riflettono tendenze radicali o sono influenzati da quegli ambienti. Sono i cosiddetti «esperti» del problema. Un caso tipico è quello di Gatterer, a noi ostilissimo, che malgrado i suoi orientamenti di sinistra scrive sull’organo conservatore «Die Presse».

Né la Cancelleria né la Ballhaus si attendevano queste reazioni: esse percisono intervenute ma con ritardo e così solo hanno ottenuto qualche intervento pifavorevole al prospettato accordo: per esempio l’articolo del direttore della «Presse» (v. telegramma n. 390 del 3 settembre)4.

Pidelicata è la situazione del Partito Popolare. Klaus è oggi assai forte nell’ambito di questo, ma non è perci meno soggetto alle insidie di personaggi che vorrebbero succedergli e che se da una parte sono ben contenti che egli si sia assunto il compito di liquidare la pesantissima controversia, nondimeno vedrebbero volentieri che egli ne uscisse sminuito.

Per Klaus e Toncic è essenziale portarsi dietro con la conclusione della vertenza il partito ed il suo apparato compattamente e senza apparenti rivolte interne. Il prestigio del Cancelliere nel partito gli ha assicurato per il momento, e non senza esitazioni ed impennate, l’appoggio dell’organo ufficiale, la «Volksblatt», che finora era stata la punta di lancia dei piforti attacchi contro la nostra politica in Alto Adige.

L’altro punto delicato in cui il Cancelliere e la sua equipe sono esposti ai maggiori rischi è il Tirolo. Come Toncic mi ha accennato, l’appoggio incondizionato dell’indipendente «Tiroler Tageszeitung» e del suo direttore Nayer è stato provvidenziale. È stato questo l’organo di stampa austriaco che pidi ogni altro ha sostenuto Klaus. Sull’atteggiamento di Wallnoefer, addirittura essenziale, non si estrinsecano dubbi: si ha fiducia nella lealtà del governatore e capo del Partito del Tirolo. Questo è un grosso atout. Ma è un atout che va giocato con riserva ed in definitiva è condizionato dal successo di Magnago. In sostanza mi sembra di poter affermare che Wallnoefer non si oppone al Cancelliere: gli lascia sviluppare la sua azione coordinata su quella di Magnago; dall’ampiezza del successo di questi i rapporti con gli ambienti estremisti ne usciranno indeboliti o rimarranno quali erano. A Wallnoefer nessuno riuscirà comunque a far dire che la soluzione del problema è definitiva: ogni soluzione sarà sempre per lui una «Zwischenloesung», una soluzione interlocutoria. Questa impostazione ha il vantaggio di non compromettere i suoi legami con gli ambienti piestremisti e le associazioni quali il Berg- Isel- Bund. Il suo appoggio dunque si basa su questo compromesso che è avallato dall’assenza di una quietanza immediatamente per noi liberatoria e dal fatto che l’eventuale accordo si ridurrebbe solo alla definizione dell’istanza internazionale.

Da questa situazione si puintendere l’importanza che tale definizione ha per gli austriaci. Da essa ha origine il genere nonché l’ampiezza della tutela che essi possono svolgere sul piano internazionale a favore della minoranza. Facendo accettare la competenza dell’Aja Klaus è riuscito in un’impresa difficilissima, non solo dati i precedenti pretestuosamente stambureggiati da Kreisky, ma soprattutto per la posizione ora dissimulata ora francamente aperta dei tirolesi e degli ambienti radicali. Nella riunione di Innsbruck, per esempio, Gschnitzer è stato intrattabile su questo argomento. Avere avuto dunque partita vinta su questo punto rappresenta per noi un indubbio vantaggio: significa infatti riportare in un ambito strettamente giuridico qualunque controversia che potrebbe riaccendersi a causa o della rivalità fra i due grandi partiti austriaci o delle pretese degli ambienti estremisti.

Detto ci per gli austriaci si tratta oggi di garantirsi circa l’esecuzione delle nuove concessioni da noi considerate eccedenti gli impegni assunti con l’accordo De Gasperi- Gruber. Per noi si tratta di mantenere saldo il principio che l’accordo De Gasperi- Gruber rimane l’accordo di fondo fra i due paesi su quel problema impedendo che se ne sancisca la novazione. La quale, come ho detto a Toncic, rinnoverebbe le speranze dei revisionisti turbando anche per l’avvenire la buona intesa fra i due paesi.

È quindi tra questi due limiti che si pone il chiarimento desiderato da Magnago: come garantire le nuove concessioni senza farci riconoscere che esse abbiano allargato gli impegni del trattato. Secondo Toncic i giuristi della Ballhaus starebbero studiando una formula che soddisferebbe sia le esigenze austriache che quelle nostre.

Su questo punto si batteranno comunque tutte le opposizioni a Klaus in Austria; e su questo punto Magnago, anche se non sarà messo in minoranza dall’assemblea del suo partito, potrà vedere notevolmente diminuito il suo successo qualora i chiarimenti ricevuti non fossero quelli sperati.

Di qui le preoccupazioni del Ministro degli Esteri che, onestamente, mi sembrano da parte sua ben fondate. Il campanello d’allarme sono state – come ho detto – le tiepide se non negative prese di posizione della stampa indipendente. Le preoccupazioni sono diventate timori quando da certi indizi si è avuto sentore che gli estremisti preparano un’offensiva diretta a chiamare in causa personalmente il Cancelliere accusandolo di aver mancato alla fiducia degli austriaci ed anzi addirittura di aver tradito le promesse d’intransigenza loro fatte quando egli era governatore di Salisburgo.

Per quel che consta a quest’Ambasciata che da oltre un quinquennio ha seguito le dichiarazioni degli uomini politici austriaci, Klaus, anche come Ministro del Gabinetto Gorbach, ha sempre evitato di pronunciarsi sul problema. Senonché come uomo politico nella sua ascesa al cancellierato, egli si è caratterizzato come uomo di destra e quindi gradito a quello schieramento in cui si annoverano radicali ed estremisti nella questione altoatesina. È piche verosimile dunque che costoro si sentano traditi nella loro «Weltanschauung»: ed in siffatti individui il passo fra il soffrire una delusione ed il reagire con una calunnia è assai breve. Il timore degli attuali governanti austriaci di bruciare così la propria carriera politica è dunque assai forte ed una volta tanto è anche fondato.

Mancherei di completezza se non accennassi ad un altro punto toccato nella conversazione. Alle apprensioni esternatemi dal Ministro ad un certo punto ho creduto di rispondergli domandandogli perché mai non si agiva piconcretamente contro il terrorismo: questa mancata reazione essendo la chiave di volta della baldanza ed arroganza degli estremisti. Dopo l’attentato all’Alitalia l’opinione pubblica austriaca aveva chiaramente dimostrato i suoi umori contro questi delinquenti e reprimendoli il Governo ne avrebbe tratto col consenso popolare nuove forze.

Toncic mi ha risposto che in effetti si stava alacremente studiando tra il Ministero degli Interni e quello della Giustizia la possibilità di cominciare col mettere dentro il Burger. L’azione non si presentava facile perché per i reati da lui perpetrati non si poteva procedere, secondo l’opinione di alcuni giuristi, all’arresto immediato; che in ogni modo il Ministro dell’Interno Hetzenauer era determinato a prendere le misure pidrastiche. Questa convinzione gli era stata confermata anche nel Consiglio dei Ministri da cui appena tornava.

Francamente la giustificazione del Ministro circa Burger mi sembra assai tenue. Ma se anche fosse vera proverebbe due cose, ormai da anni palesi in Austria: che la magistratura non è incline a reprimere duramente le manifestazioni criminali dell’estrema destra; che ogni Governo per passate collusioni con gli estremisti – le quali possono ridursi in taluni casi anche solo a semplice ignavia o negligenza – cerca di non prenderli di fronte rimandando di continuo la loro repressione nella speranza che, chiusa la vertenza con noi, non si debba poi effettivamente esplicarla.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 4, pos. AA 2/PG.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 159.


4 T. 24940/390, non pubblicato.

161

IL PRESIDENTE DELLA SVP, MAGNAGO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. Bolzano, 7 settembre 1966.

Onorevole Signor Presidente,

nei giorni 26, 29, 30, 31 agosto e 1° settembre, il Stiroler Volkspartei di cui sono Presidente, ha preso conoscenza delle soluzioni prospettate nei contatti bilaterali per un componimento della controversia sull’attuazione dell’Accordo di Parigi.

Dopo i lavori della Commissione governativa di studio, i diretti rapporti, già raccomandati dall’Assemblea delle Nazioni Unite, tra i due Governi, hanno resa comprensibilmente meno organica la consultazione diretta del nostro Partito. Così, l’esame approfondito che ha permesso una consapevole decisione in vista del prossimo congresso straordinario del Partito, è stato fatto sulla base delle informazioni che il Governo di Vienna ha fornito nel sollecitare il nostro definitivo parere.

Come ella potrà rilevare dal comunicato ufficiale che allego, l’Esecutivo Provinciale mi ha affidato l’incarico di riferire agli organi competenti il nostro punto di vista sulle condizioni esaminate.

È per questo che mi permetto chiederle di concedermi l’onore di un colloquio personale che il Sudtiroler Volkspartei ha doverosamente considerato il piadatto al raggiungimento di quei chiarimenti che – secondo le nostre intenzioni – possono preludere all’auspicata intesa.

Nel compiere questo atto, mentre le confermo la mia alta considerazione personale e quella del mio Partito, desidero dirle che comprendiamo e facciamo nostre anche le difficoltà che il Governo puincontrare. È con questo spirito che sentirtutta la responsabilità di rappresentarle le conclusioni dell’Esecutivo della SVP sinceramente intese quale contributo leale per una soluzione costruttiva da ogni punto di vista.

Purtroppo, una indisposizione mi costringe a chiederle la cortesia di un breve preavviso(2).

La saluto con cordiale ossequio.

S. Magnago

Allegato

Bolzano, 1° settembre 1966.

COMUNICATO

L’Esecutivo del Stiroler Volkspartei ha esaminato in sedute che si sono protratte per quattro giorni, i risultati delle trattative condotte tra l’Italia e l’Austria su mandato delle Nazioni Unite per il componimento della controversia sull’attuazione dell’Accordo di Parigi.

L’Esecutivo del Partito ha approfondito tutti gli aspetti di tale risultato sia per quanto attiene al «pacchetto» sia per quanto concerne una efficace garanzia internazionale.

Sono stati esaminati in tutti i particolari la garanzia internazionale ed il contenuto del «pacchetto». Sono state pure vagliate le conseguenze che ne possono derivare per il futuro sviluppo del popolo sudtirolese nonché per una pacifica convivenza in provincia.

L’Esecutivo ha constatato che in alcuni punti debbono venir forniti ancora chiarimenti strettamente necessari, ed ha deliberato a maggioranza di raccomandare al Congresso del Partito l’accettazione dei risultati delle trattative, a condizione che tali chiarimenti risultino positivi.

L’Esecutivo ha infine dato incarico al Presidente del Partito di intervenire in tale senso presso gli organi competenti.


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 106, fasc. 656.


2 Per il seguito vedi D. 178.

162

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

T. segreto precedenza assoluta 25740/404. Vienna, 10 settembre 1966, ore 19,43 (perv. ore 21,10).

Oggetto: Alto Adige.

In assenza del Ministro mi sono recato stamane dal Segretario Generale della Ballhaus Ambasciatore Bielka al quale ho rappresentato secondo i termini delle istruzioni di cui al telegramma di V.E. 1322 la gravità della situazione creatasi a seguito degli attentati lungo la fascia di frontiera italo-austriaca ed in particolare dell’ultimo di ieri.

Circa le misure prese dalle Autorità austriache per realizzare un’efficace vigilanza della frontiera l’Ambasciatore Bielka mi ha dato in visione le istruzioni date dal Ministro dell’Interno fin dal cinque settembre alle Autorità di polizia del Tirolo e della Carinzia (vedi telegramma 402)3 e le istruzioni date dalla polizia del Tirolo alle Autorità dipendenti a seguito della segnalazione della nostra polizia subito dopo l’attentato (vedi telegramma 403)4.

Circa i risultati dell’incontro di Zurigo(5) l’Ambasciatore Bielka mi ha confermato l’accordo esistente fra le due polizie per collaborare nella prevenzione degli attentati e nel perseguimento dei loro autori. Egli mi ha detto che la polizia austriaca aveva istruzione di continuare tale collaborazione e che comunque era pronta a qualsiasi nuovo incontro allo scopo di realizzarla.

Circa i provvedimenti concreti contro i noti estremisti l’Ambasciatore, pur dolendosi palesemente per gli attentati ed esprimendo rincrescimento a nome del Cancelliere e del Ministro degli Esteri, mi ha detto che Ministro dell’Interno e Giustizia da tempo stanno studiando il titolo giuridico per arrestare Burger, ma che purtroppo secondo Codice Penale austriaco finora non sarebbero emersi estremi per arresto preventivo.

Non ho mancato di esprimere a Bielka mio stupore che nessuna misura concreta sia possibile prendere in un caso come quello di Burger, che si è dichiarato parte di un’associazione clandestina, anzi di un’associazione a delinquere. Gli ho fatto pacatamente rilevare che in Italia le esitazioni austriache nel perseguire concretamente Burger sarebbero state interpretate, quali che siano le giustificazioni giuridiche, in modo assai sfavorevole.

Precisando che parlavo poi a titolo del tutto personale ho rappresentato la mia perplessità a che il nostro Governo, date le reazioni della nostra opinione pubblica, possa iniziare una discussione in Parlamento per farsi sostenitore di quell’accordo da noi vivamente desiderato e che avevo motivo di ritenere auspicato anche dall’attuale Governo austriaco se da questo non fossero state prese misure tali da influenzare nostra opinione e persuaderla che in Austria si faceva qualche cosa di concreto contro terrorismo. Ho aggiunto che in queste condizioni il dibattito alla Camera rischiava di concentrarsi sulle responsabilità austriache in materia di terrorismo. Ho creduto di aggiungere che in questo momento si doveva tentare di fare il possibile da ambedue le parti per non fare il gioco degli estremisti e stabilire un’atmosfera di reciproca fiducia la quale era legata alla repressione attiva di tutti i movimenti e organizzazioni radicali.

Ambasciatore Bielka si è mostrato persuaso gravità della situazione e mi ha detto di sperare che attentati non distruggeranno sforzi fatti da ambedue le parti per giungere ad un accordo. Egli ha aggiunto che Cancelliere e Toncic partecipavano a nostra indignazione ed erano stati intimamente colpiti da luttuosi avvenimenti, come del resto provavano telegramma e lettera inviati rispettivamente a V.E.6 e a Presidente Consiglio(7) non appena avuto notizia attentato.

Attentati mettevano infatti in causa orientamenti basilari della loro politica.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 1, s.p.


2 T. segreto 15444/132 del 9 settembre, il cui testo era il seguente: «Grave attentato odierno impone, accanto a ripetizione nostre pisevere rimostranze e a rinnovata richiesta di serie, organiche e persistenti misure di vigilanza efficace alle frontiere, di chiedere Autorità austriache che facciano conoscere al pipresto loro decisioni circa risultati incontro tecnico di Zurigo del 25 [recte: 26] agosto e circa concreti provvedimenti contro noti propagandisti del terrore» (ibidem).


3 T. 25710/402 del 10 settembre, non pubblicato.


4 T. 25711/403 del 10 settembre, non pubblicato.


5 Il riferimento è all’incontro segreto italo-austriaco che aveva avuto luogo a Zurigo il 26 agosto 1966 sulla questione del terrorismo. Sull’incontro il Gen. Ciglieri, Comandante Generale dell’Armadei Carabinieri, aveva redatto in data 30 agosto il seguente appunto: «1. Il giorno 26 corrente mese haavuto luogo in Zurigo un incontro tra due delegazioni dell’Italia e dell’Austria allo scopo di esaminarela possibilità di stabilire relazioni tra gli organi di polizia delle due nazioni nella lotta contro il terrorismo in Alto Adige, nonché, eventualmente, modalità pratiche di attuazione circa quanto concordato. L’incontro è stato preceduto da una riunione tenuta il giorno 23 presso il Ministero degli Interni nellaquale il Signor Ministro Taviani ha impartito alla delegazione italiana le direttive circa i principali obiettivi da raggiungere. 2. Composizione delle due delegazioni: austriaca: dott. Peterlunger, dirigente della«Staatspolizei»; dott. Obrist, vice dirigente della «Staatspolizei» di Innsbruck; dott. Matscher, ConsoleGenerale in Milano; italiana: Gen. Ciglieri, Comandante Generale Arma Carabinieri; dott. Russomanno,Direttore Div. Aff. Ris. – Direz. Gen. P.S. – Ministero Interni; dott. Marotta, Vice Dirett. Segreteria 10/A – Direz. Aff. Politici – Ministero Affari Esteri; T. Col. Alberti, Stato Maggiore Difesa. 3. Sulla basedei compiti ricevuti dal Signor Ministro Taviani ed in mancanza di una agenda relativa alla discussione,la linea di condotta della delegazione tendeva al raggiungimento di obiettivi compresi tra uno minimo,rappresentato da una dichiarazione di necessità di contatti stretti e possibilmente su base permanentee non saltuaria, ed uno maggiore comprendente inoltre scambi di vedute sull’attuale situazione e sugliultimi avvenimenti conseguenti all’azione dei gruppi di terroristi pipericolosi. 4. L’incontro che ha avuto la durata di circa 4 ore si è sviluppato in ambiente che, già inizialmente sereno, si è andato manmano rendendo ancor pidisteso per la ricerca da entrambe le parti di evitare polemiche o toni accesi.Mi è stato pertanto facile, dopo un inizio poco produttivo in cui si sono presentati, per iniziativa austriaca replicata da parte italiana, alcuni inconvenienti che hanno in passato reso non produttivo ogniinizio di collaborazione, ricondurre la discussione sui suoi scopi essenziali: non discutere sul passato,ma stabilire una linea di azione concorde e comune che elimini gli inconvenienti lamentati. 5. È stato pertanto agevole ottenere la piena concordanza sulla necessità di dare priorità all’azione preventiva rispetto a quella repressiva, dato l’obiettivo principale attuale dei terroristi rappresentato dalle persone edin particolare dagli appartenenti alle forze armate e di polizia. Il dott. Peterlunger ha concordato con ladelegazione italiana circa la assoluta necessità di: dirigere l’attività informativa dando ad essa obiettivisulla base degli scopi da raggiungere e dei settori particolari da ricoprire; ottenere, conseguentemente,questo scopo a mezzo di riunioni periodiche da tenersi a scadenze fisse e regolari. Successivamente la discussione si è diretta su scambi di vedute sulla attuale situazione dei vari gruppi di terroristi, sulla loropericolosità, sulle eventuali loro basi, punti od ambienti di appoggio. Da cine sono scaturiti elementidi interesse ed affermazioni di una certa concretezza che potranno essere successivamente approfonditinella eventualità di una approvazione da parte dei rispettivi Governi della raccomandazione approvatadalle due delegazioni circa la sopracitata necessità di organizzare incontri tra le parti. Si è pertantoraggiunto l’obiettivo massimo che era possibile riproporsi da questa prima riunione. 6. È mia chiarasensazione che la delegazione austriaca abbia desiderato dare una aperta impressione di buona volontà di collaborazione anche indipendentemente dalle misure pratiche che potranno conseguire a quantosarà stabilito dai Ministri interessati. A cinon è forse estranea anche una latente preoccupazione delledimensioni che sta assumendo il fenomeno del terrorismo e degli ambienti che ne stanno prendendo leredini. Chiara indicazione ne è stata a mio parere l’affermazione fatta dal dott. Peterlunger che ancheil gruppo dei terroristi della Aurina è ormai diretto da ambienti nazisti, pur non potendosi pernegarela esistenza anche in Austria di punti di riferimento e di appoggio per le azioni in territorio italiano. 7. Ritengo che il Governo austriaco abbia dato all’incontro delle due delegazioni importanza notevole, essenzialmente per dimostrare, almeno sul piano delle trattative, molta buona volontà di impegno positivo.Ne potrebbe essere riprova sia la aperta e piena concordanza sulla proposta da me presentata di incontria carattere periodico e prestabilito, sia il fatto che la sera stessa dell’incontro il dott. Peterlunger, anzichéraggiungere Vienna, si è recato ad Innsbruck per conferire con il Ministro degli Interni sul contenutodell’incontro» (ACS, Archivio Aldo Moro, b. 105, fasc. 655).


6 Il testo del messaggio di Tončić a Fanfani, pervenuto con T. 25619 del 9 settembre, era il seguente: «Ich versichere Sie meines tiefsten Abscheues ueber den verbrecherischen Anschlag dessen Zweck offensichtlich darin liegt eine begonnene hoffnungsvolle Entwicklung in der Richtung einer Loesung des Suedtirolproblems durch grausame Gewalte zu unterbiden. Ich bitte Sie den Ausdruck meines tiefen Mitgefuehls entgegenzunehmen und auch den Familienangehoerigen der bedauernswerten Opfer die Gefuehle meiner grossen Anteilnahme zu uebermitteln» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 1, s.p.).


7 Il testo della lettera di Klaus a Moro, nella traduzione trasmessa da Calenda con T. 25617/399del 9 settembre, era il seguente: «Egregio Signor Presidente del Consiglio, con profonda costernazione ho appena ricevuto la notizia del nuovo inumano attentato, del quale sono stati vittime tre finanzieri italiani e che ha minacciato la vita di molti altri. In quest’ora la prego, Signor Presidente del Consiglio, di credere al sincero cordoglio con il quale partecipiamo al dolore delle famiglie colpite dalla tragedia. Posso assicurarla che il Governo Federale austriaco ed il popolo austriaco respingono simili metodi di violenza e li condannano con orrore ed indignazione. Il Governo Federale austriaco contribuirà col pigrande impegno a far luce su simili atti di violenza ed a impedirli per quanto l’Austria è competente al riguardo. Esprimo il desiderio che questo nuovo attentato non pregiudichi gli sforzi di ambo le parti per la soluzione dei problemi ancora aperti. La prego gradire, Signor Presidente del Consiglio, l’espressione della mia sincera ed alta considerazione» (Telegrammi ordinari 1966, Austria arrivo, vol. II).

163

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. 2713/15882. Vienna, 22 settembre 1966.

Oggetto: Il problema del cosiddetto «ancoraggio internazionale». Atteggiamento di Kreisky.

L’accanimento e l’acrimonia con cui Kreisky combatte un eventuale accordo austro-italiano fondato sulle ultime nostre proposte è dovuto a tre componenti.

La principale, per lo meno come forza di spinta, è quella propria del suo carattere in cui vanità e petulante presunzione assumono forme quasi patologiche.

La seconda, che si allaccia immediatamente alla precedente, è costituita dal sentimento di frustrazione che domina il Ministro e che è traboccato dopo le ultime vicende delle trattative altoatesine.

In sostanza dall’avvento al cancellierato di Klaus Kreisky rodeva il freno: praticamente egli era diventato un ministro degli esteri onorifico. Privato di competenza in materia di integrazione europea, assai ridotta quella in materia di rapporti culturali, circuitato dal Cancelliere nella politica verso i paesi dell’oriente europeo, l’unico problema che credeva gli fosse rimasto – e non senza intima irritazione – era l’Alto Adige. Senonché quando egli riteneva di aver raggiunto una base soddisfacente di accordo gli estremisti di Innsbruck gliela respinsero. Fu allora anche chiaro che gli stessi popolari moderati non vedevano di buon occhio il successo del Ministro che ormai, anche con la secessione di Jenny in Alto Adige, lo minacciavano in quella loro «riserva».

Kreisky dovrebbe oggi rimproverarsi di non aver tratto le conclusioni politiche di quell’atteggiamento. Se egli era infatti convinto che l’accordo allora prospettato fosse il migliore possibile non aveva che a rassegnare le proprie dimissioni. Senonché anche in quell’occasione come in molte altre precedenti per uscire dall’imbroglio rialzla posta, rifiutando le nostre proposte nella speranza di poterle migliorare.

Estromesso il suo partito dal Governo ed essendo manifesto che all’infuori di lui un accordo puessere possibile e lo puessere in un’atmosfera che egli non aveva saputo creare per tema di mostrarsi con noi troppo condiscendente, egli è disposto ad impiegare tutti i mezzi per far fallire la nuova intesa.

Di qui le sue interviste, le sue dichiarazioni, le sue prese di posizione in Austria e all’estero per sostenere che l’attuale prospettato accordo è pisfavorevole all’Austria di quello da lui negoziato.

È evidente che questo suo atteggiamento puessere assai nocivo nell’immediato per l’influenza che puesercitare su Magnago e sulla posizione di questi nell’ambito della Volkspartei di Bolzano; nocivo è senz’altro anche a lunga scadenza nella misura in cui pucontinuare ad intorbidire i rapporti austro-italiani pure dopo l’accordo.

Ma questo stesso atteggiamento puntiglioso, caparbio ed aggressivo ha reso sempre pimanifesti alcuni difetti di Kreisky che ne condizionano l’intelligenza e l’effettiva capacità di affrontare i problemi. Questi sono indubbiamente i gravi limiti dell’uomo ed è poco probabile che la sua stessa carriera di uomo politico e di saputo interprete dei problemi internazionali nel futuro non ne risentirà.

Alla luce di questa premessa l’asserzione di Kreisky che l’accordo prospettato a Parigi fosse migliore di quello attuale si presenta come un pretesto ed acquista un valore del tutto marginale. Costituisce questa comunque la terza componente dell’atteggiamento di Kreisky: quella con cui egli vorrebbe giustificare la passionalità dei suoi sentimenti. Si puessere comunque sicuri che se l’attuale accordo fosse stato negoziato nel 1964 e quello del ’64 oggi, Kreisky e gli estremisti con cui egli collude avrebbero sostenuto esattamente il contrario di quanto sostengono oggi.

Il problema del cosiddetto ancoraggio internazionale venuto così clamorosamente alla ribalta trova praticamente uniti sia i popolari che i socialisti nel considerare pifavorevole alla posizione austriaca l’arbitrato. Il fatto che gli arbitri dovrebbero giudicare secondo diritto non impedisce qui di ritenere che, in caso di disputa, il componimento fra le tesi opposte, sostenute dagli arbitri di ciascuna parte, si rispecchierebbe in un lodo ispirato a criteri equitativi pio meno larvatamente politici. Un tale componimento finirebbe pertanto per sancire soluzioni sempre piestensive degli obblighi italiani contestati. Viceversa si pretende – non so quanto fondatamente – che la Corte dell’Aja fornendo una giurisprudenza piletterale finirebbe inevitabilmente per contenere i limiti della lite.

Senonché i popolari, pur partecipi di questo convincimento, hanno presente come parte fondamentale della vertenza il suo aspetto sostanziale. Dovendo scegliere tra una maggiore autonomia garantita direttamente o indirettamente dalla Corte dell’Aja ed una minore garantita dall’arbitrato sono per la prima soluzione. In sostanza essi fanno affidamento su un piampio ventaglio di poteri attribuiti alla minoranza per rafforzarne immediatamente la compattezza e spingerla così a creare all’interno della regione nuovi rapporti di forze. Attraverso di questi la vocazione autonomistica della minoranza e la sua polarizzazione verso l’Austria dovrebbero aumentare talché la soluzione prospettata attualmente varrebbe come «Zwischenlung» – quella soluzione interlocutoria – che è la sola ammissibile per i circoli politici austriaci.

Evidentemente anche la «soluzione Kreisky» è passibile di analoghi sviluppi politici-storicistici resi maggiormente prementi dalla possibilità di ricorrere all’arbitrato; ma è incontestabile che la base di partenza per allargare ulteriormente l’autonomia è nella «soluzione Kreisky» ad un livello pibasso della soluzione attuale.

In sostanza pisi considera il complesso problema dell’ancoraggio e pisi è indotti a riconoscere al di là di ogni dotta disquisizione in cui inevitabilmente emergono in ambiguo equilibrio i pro e i contra di ciascuna soluzione, [che] il punto fondamentale del problema non appare essere tanto quello della scelta fra l’una e l’altra istanza internazionale, ma piuttosto quello di concordare con sufficiente precisione fino a che punto e con quale estensione di materia la Corte prescelta potrà avere competenza a sindacare i vari atti interni volti ad assicurare l’autonomia della minoranza.

È ovvio infatti che se tale sindacato avesse per oggetto quel centinaio di singole particolareggiate questioni trattate con gli austriaci, le possibilità di questi di condizionare pesantemente gli orientamenti della minoranza sarebbero esorbitanti e difficilmente si eviterebbe non solo una continua interferenza nella vita della regione ma un moltiplicarsi di liti e di contestazioni che vi manterrebbero un perpetuo malessere.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 4, pos. AA 2/PG.


2 Sottoscrizione autografa.

164

IL CAPO DELLA RAPPRESENTANZA PRESSO IL CONSIGLIO D’EUROPA, MARIENI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 27831/44. Strasburgo, 27 settembre 1966 (perv. ore 11,30 del 29).

Oggetto: Alto Adige.

Ministro Esteri austriaco Toncic, presente a lavori Assemblea Consiglio Europa in qualità di presidente di turno Comitato Ministri, ha qui svolto intensa attività avendo contatti prolungati con vari parlamentari, anche italiani, in particolare con Onorevoli Badini Confalonieri, Ebner e Lucifero.

Con tutti Ministro Toncic si è dichiarato ottimista circa possibilità prossima conclusione accordo che ponga termine questione alto atesina. Egli ha pure affermato volontà Autorità austriache cooperare con quelle italiane per prevenzione attentati, aggiungendo tuttavia che Polizia austriaca non riuscirebbe rintracciare attentatori in quanto centrale terrorista troverebbesi Monaco di Baviera.

Risultami, invece, da confidenze funzionario internazionale molto vicino Delegazione parlamentare austriaca, che Toncic e suoi stretti collaboratori paventerebbero probabile energico passo sovietico a Vienna per invitare Governo austriaco a maggiore rispetto Trattato di Stato di cui eccessiva tolleranza Polizia e Magistratura austriache verso agitatori neo nazisti costituirebbe violazione. Infatti sovietici riterrebbero che Alto Adige costituisca campo di prova per ulteriori azioni pangermaniste nei territori tedeschi controllati da Paesi gruppo orientale.

Da parte austriaca si temerebbe altresì che Mosca pronunci nuovamente veto per associazione austriaca a CEE considerandola preludio di mascherato Anschluss economico dato massicci investimenti germanici in industria austriaca.

Personalità politiche alsaziane mi hanno altresì espresso preoccupazioni per sintomi denuncianti risorgere fermenti irredentisti in qualche pur sparuto gruppo giovani estremisti destra alsaziani collegati a movimenti pangermanisti diretti da ex appartenenti SS.

Stampa e radio francesi hanno dato notevole evidenza a dichiarazioni che avrebbe tenuto a Monaco sedicente nipote ex Ministro Esteri Ribbentrop circa propaganda ed attività nettamente pangermaniste intrattenute da associazioni nazionaliste dirette da ex gerarchi nazisti ed SS.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 1, s.p.

165

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 27 settembre 1966.

L’Ambasciatore d’Austria mi ha fornito oggi qualche informazione sulla riunione, cui egli ha preso parte, e che è stata tenuta a Innsbruck il 22 settembre alla presenza di Toncic e di Bobleter. Alla riunione, che si è svolta sotto la presidenza di Wallnoefer, hanno partecipato altresì l’ex Sottosegretario Gschnitzer, molti esponenti del Governo tirolese, e Volgger, in rappresentanza della Direzione della SVP. Gli argomenti trattati sarebbero stati:

1°) conclusioni dell’Esecutivo della SVP;

2°) esame dei risultati del dibattito parlamentare in Italia;

3°) esame dell’intervento di Toncic alle N.U. sull’Alto Adige.

Quanto al primo punto, secondo Loewenthal, la relazione svolta da Volgger circa l’atteggiamento assunto dalla SVP è stata sostanzialmente pinegativa di quanto non si sarebbe potuto immaginare in base alle notizie stampa diramate a suo tempo in proposito. Loewenthal ne ha anzi tratto l’impressione che ogni decisione della SVP non potrà essere presa prima dello svolgimento del prossimo congresso di tale partito.

Per quanto concerne il nostro recente dibattito parlamentare, Loewenthal ha affermato di aver particolarmente messo in luce l’unanimità delle critiche rivolte dai partiti italiani all’Austria per la sua carenza in materia di repressione e prevenzione del terrorismo, nonché la posizione presa dai comunisti che tenterebbero di svolgere un vero e proprio ricatto anche in relazione alla necessità di una maggioranza parlamentare qualificata per poter procedere a modifiche costituzionali.

Da parte tirolese, sarebbe stato messo in rilievo che il terrorismo avrebbe numerose ramificazioni, ragione per cui non sarebbe così facile controllarlo, come spesso s’immagina da parte italiana. (Non ho mancato di ribattere subito con molta fermezza questo argomento).

Da ultimo, sono state approvate le dichiarazioni che il Ministro Toncic farà alle Nazioni Unite, il 5 ottobre(3). Si tratterebbe di un breve passo, puramente espositivo che non si allontanerebbe sostanzialmente da quanto già anticipato dallo stesso Toncic alla stampa.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 4.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione di Gaja sul primo foglio: «V. dall’On. Ministro. R.G.».


3 Vedi D. 168, Allegato.

166

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’AMBASCIATORE TOSCANO, A NEW YORK(1)

L. segreta. Roma, 28 settembre 1966.

Caro Mario,

grazie delle tue lettere del 24 e del 26 settembre(2).

Vorrei ora farti avere alcune considerazioni relative agli sviluppi della nostra azione con Vienna e con Bonn sulla base delle indicazioni fornite dal dibattito parlamentare sull’Alto Adige.

I risultati di esso, nel loro insieme, mi sembra siano stati utili, se non altro per il fatto che essi hanno fornito una dimostrazione dell’impegno italiano ad affrontare e a tentare di risolvere la questione altoatesina, sul piano interno e su quello internazionale.

Guardando tuttavia le cose pida vicino, è ovvio che si è trattato di un successo formale e temporaneo dato che il Parlamento si è riservato di decidere, nel merito, in un secondo tempo ed in relazione agli sviluppi concreti della questione. Mi sembra quindi che certe posizioni emerse nel corso del dibattito, nonché alcune riserve contenute anche nella mozione finale approvata dalla maggioranza, abbiano contribuito, abbastanza sostanzialmente, a diffondere ancor maggiore scetticismo sulle reali possibilità di continuare il sondaggio cogli austriaci e di portarlo a conclusione. Anche Franco Malfatti mi ha detto che, a suo avviso, la questione non potrà essere pitrattata che sul piano interno. L’atmosfera generale sarebbe contraria al proseguimento di contatti, che oggi sarebbero, da un punto di vista interno, pericolosi.

Tra le posizioni di remora, o di disturbo, emerse nel corso del dibattito, tre sono quelle che si sono pichiaramente delineate: quella che ha riflesso l’esigenza di assicurare garanzie al gruppo linguistico italiano – prospettata da interventi di quasi tutti i partiti nonostante la dettagliata esposizione fatta, in proposito, dal Presidente del Consiglio; quella comunista – mirante ad inserire la questione altoatesina nel problema delle frontiere europee ed a coinvolgere pisostanzialmente i nostri rapporti con Bonn negli sviluppi della questione altoatesina; e quella espressa da qualche parlamentare, sia della maggioranza sia dell’opposizione, relativa all’insufficienza della quietanza liberatoria austriaca, quale essa è stata immaginata nelle ipotesi in esame.

La prima posizione è di tale natura che sarà certamente oggetto di ancor piapprofondita preoccupazione, nonché delle relative assicurazioni e dimostrazioni da parte dei partiti al Governo e, principalmente, dai democristiani.

Non mi sembra che dovrebbe costituire un ostacolo insuperabile. Si potrebbero facilmente immaginare al riguardo dichiarazioni governative, da un lato, e di Magnago, dall’altro, che possano servire a chiarire il problema ed a rendere pifacile l’atmosfera.

La seconda posizione corrisponde esattamente alla strategia politica dei comunisti: raccoglierne le implicazioni – come ha mostrato di fare il Ministro Preti quando ha ritenuto opportuno sottolineare e ripetere enfaticamente il principio dell’intangibilità presente e futura della frontiera del Brennero (come se esso fosse in discussione) – significherebbe snaturare il problema dell’Alto Adige e fare il gioco dei comunisti.

A me sembra che anche tatticamente a noi convenga oggi insistere nella pressione contro l’Austria. Una campagna antinazista e quindi antitedesca permette agli austriaci di sottrarsi alle loro responsabilità e coalizza contro di noi Bonn e Vienna: mentre noi avremmo interesse a separare tempi e colpe.

La terza, invece, insinua dubbi che possono anche essere sostanziali, circa la convenienza di andare avanti secondo lo schema delineato; e pucomportare perfino il riesame di tutta la filosofia che è stata alla base dei contatti con Vienna dal ’64 ad oggi (convenienza o meno di ottenere la quietanza; opportunità di agire sul piano interno, indipendentemente dall’Austria, ecc.).

Ora anche su questo piano (e lo ho accennato anche a Loewenthal) le difficoltà non mi sembrano insormontabili. In sede di redazione e di preparazione delle formule credo che la questione possa essere risolta.

Alle altre remore – di minor consistenza e meno cristallizzate, ma che tuttavia sono emerse nel dibattito, come quella espressa dai liberali circa la difficoltà di immaginare impegni internazionali su una materia la cui approvazione in Parlamento richiede la formazione di una maggioranza qualificata – si deve poi aggiungere la chiara riserva, riflessa anche nella mozione approvata, relativa alla necessità che Vienna e Bonn forniscano concrete dimostrazioni di collaborazione nella repressione del terrorismo e nella prevenzione della sua organizzazione all’estero. Riserva così precisamente indicata e formulata da indurre a preparare, per Vienna e per Bonn, le note di cui tu hai visto il primo schema.

Si tratta, quindi, di un complesso di fattori che potrebbero anche far pensare che l’azione del Governo sul piano bilaterale, piche ricevere un vero rilancio dal dibattito, abbia ottenuto, non senza qualche difficoltà, appena un lasciapassare.

Quello che è grave, è che si vada diffondendo l’idea che convenga invertire il cammino finora seguito, per prendere ormai la strada delle decisioni interne. Non nego che a cisi possa dover giungere: ma mi pare che sarebbe un errore farlo oggi, quando siamo forse alla vigilia di cogliere il frutto dei nostri contatti: e cioè una chiara indicazione da parte di Magnago e di Vienna dei limiti delle loro pretese.

Ci– a mio avviso – circoscriverebbe notevolmente il campo della controversia e costituirebbe, comunque, un risultato ed un punto fermo in una materia quanto mai labile.

Ora, di tali note, e specialmente di quella per Vienna, si possono avere due concezioni antitetiche. Si puconcepirle come mezzi di pressione e come una fase del negoziato. Si possono invece concepire tali note come un mezzo per interrompere gli eventuali contatti. Tu sai che io sono a favore della prima concezione.

Mi sembra oggi opportuno, nella cornice dell’invio delle note a Vienna e a Bonn, tenere presente la convenienza, per noi, di evitare di prestarci al gioco di coloro che vorrebbero che la vertenza altoatesina investisse Bonn piche Vienna, con evidente vantaggio alle loro tesi sulla fragilità dell’Alleanza Atlantica e con il risultato, pilontano ma non meno importante, di spostare il problema dell’Alto Adige nella picomplessa questione delle frontiere in Europa. L’indicazione parlamentare c’è stata, così come le responsabilità tedesche in fatto di terrorismo altoatesino sono ormai note: ma da questo fino a giungere a porre sullo stesso piano – o quasi – le responsabilità di Vienna e quelle del Governo di Bonn mi sembrerebbe controproducente, tanto piche sappiamo che, quali che siano gli incoraggiamenti dei tedeschi al terrorismo, la sua organizzazione ultima e le sue basi di partenza sono in Austria.

Evidentemente, coloro che pensano che la nota debba limitare i suoi effetti ad una pressione su Vienna sono quelli che continuano a ritenere che l’eventuale raggiungimento della conclusione della controversia non solo sia possibile ma sarebbe, anche, per noi favorevole.

Coloro, invece, che ritengono che la nota debba servire a provocare la rottura da parte di Vienna, sono quelli che, tra l’altro, pensano che il dibattito parlamentare sia servito alla constatazione di difficoltà che non sono sormontabili senza pregiudizio del nostro punto di vista giuridico e dei nostri reali interessi: l’invito diretto dal Parlamento al Governo a proseguire nella sua azione, non sarebbe che una platonica dichiarazione di intenzioni, dovuta particolarmente alle esigenze di carattere internazionale.

Come vedi i problemi che derivano dall’invio delle note a Vienna ed a Bonn sono vari e complessi. La nota per Vienna sarà presentata, in copia, anche costì: e forse tu potresti far qualche cosa per orientare Toncic a valutarla in senso costruttivo(3).

Da parte del Presidente della Repubblica – per varie ragioni – in questi ultimi tempi mi sembra si sia accentuato un maggiore distacco sul futuro sviluppo dei contatti italo-austriaci. Quindi è possibile che la questione non trovi, attualmente, quell’inquadramento moderatore che spesso, in passato, le ha giovato.

È un vero peccato che tu non sia a Roma, dove forse potrebbe essere utile un tuo intervento, anche epistolare.

Credimi, molto affettuosamente tuo

Roberto


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1211.


2 Non rinvenute.


3 Le note verbali sul terrorismo in Alto Adige furono presentate a Vienna (n. 2852) e a Bonn il 6 ottobre, e lo stesso giorno Gaja ne rimise copia agli ambasciatori Lwenthal e von Herwarth. Copia della nota per Vienna fu trasmessa anche alla Rappresentanza a New York perché venisse consegnata al rappresentante permanente austriaco per l’inoltro a Tončić. Le note non si pubblicano.

167

L’AMBASCIATORE TOSCANO AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. segreta. [New York], 29 settembre 1966.

[...],

la conversazione con il Ministro Toncic è durata oltre un’ora e l’ho terminata pochi minuti fa. Riassumo qui appresso i punti principali della discussione:

1) Discorso alle Nazioni Unite

Toncic è d’accordo circa l’opportunità di evitare polemiche alle Nazioni Unite. Egli consegnerà domani mattina il testo preparato. Dovrebbe trattarsi di non pidi due pagine in cui egli si limiterà a riferire il progresso avvenuto nei negoziati di cui alle Risoluzioni delle Nazioni Unite. Mi ha assicurato che il suo tono sarà ultra-amichevole ed ottimistico. Terminerà esprimendo l’augurio di poter essere in condizione l’anno venturo di annunciare la chiusura della controversia internazionale(2).

2) Terrorismo

Ho colto l’occasione per esprimermi con grande fermezza circa le reazioni provocate in Italia dal convincimento che il Governo austriaco non si adoperi con sufficiente energia per reprimere la preparazione degli atti di terrorismo in Alto Adige.

Gli ho detto che questo punto avrebbe senza dubbio esercitato un peso cospicuo sulla ripresa del negoziato. Ho anche espresso il convincimento che molto avrebbe giovato qualche atto concreto da parte del Governo austriaco, quale ad esempio l’arresto di Burger o di qualcun altro. Toncic si è dichiarato perfettamente cosciente della situazione ed è giunto al punto da dirmi che egli stesso aveva suggerito al Ministro dell’Interno ed a quello della Giustizia di fare qualche cosa del genere arrestando Burger o qualche altro sospetto. Mi ha detto perdi essersi trovato di fronte ad ostacoli giuridici insormontabili. Le violazioni di legge compiute da Burger, evidentemente dietro consiglio di qualche legale, sono tali da poterlo incriminare, ma non arrestare. Toncic mi ha detto che i Ministri dell’Interno e della Giustizia sono furibondi perché ancora non sono riusciti a mettere le mani su nessun terrorista. Secondo la versione di Toncic, da parte austriaca si fa tutto il possibile pur di arrivare a qualche risultato concreto. Sembra che, alla frontiera, siano stati trovati grandi quantità di esplosivi, ma nessuna traccia sufficiente per mettere le mani sui progettati attentatori.

3) Garanzia

Su questo punto ho ripetuto ampiamente al Ministro Toncic tutte le argomentazioni che si trovano riprodotte nel Verbale dell’ultimo incontro del mese di luglio avvenuto a Londra con i due Rappresentanti del Ministero degli Esteri austriaco(3). Queste argomentazioni hanno totalmente convinto Toncic che mi ha dichiarato formalmente di essere interamente persuaso della bontà della nostra tesi. Mi ha detto che avrebbe immediatamente riferito al Cancelliere e, ripetutamente, mi ha chiesto di controllare la ripetizione che egli ha fatto degli argomenti da me impiegati. Ha auspicato vivamente che potessi ripetere lo stesso discorso a Magnago, suggerendo addirittura di convocare Magnago a New York per guadagnare tempo, dato che gli avevo detto che non sarei rientrato a Roma prima della fine di ottobre.

4) Al termine della nostra conversazione, Toncic mi ha accennato ad un punto che, a suo avviso, viene considerato assai importante da parte austriaca. Si tratta della previsione dell’epoca in cui il Parlamento italiano potrà approvare le nuove misure che, in via autonoma, il Governo di Roma si propone di istituire per migliorare lo Statuto della minoranza di lingua tedesca in Alto Adige. Da quanto ho capito, Toncic si proporrebbe di aggiungere ai vari argomenti uno supplementare, e cioè che il tempo necessario per elaborare una nuova soluzione – almeno un anno – sarebbe superiore a quello indispensabile per fare approvare le nuove misure di cui all’offerta globale di Londra.

5) Ho l’impressione che Toncic sia venuto a New York particolarmente preparato a discutere il problema altoatesino. Stamane ho infatti notato la presenza di Kathrein alle Nazioni Unite. Inoltre Toncic mi ha chiesto se conoscevo Volgger perché egli si troverebbe con lui a New York. A proposito di Volgger, Toncic mi ha detto che da quando ha cessato di bere è divenuto un elemento di grande autorità.

Questi, per sommi capi, gli argomenti della nostra conversazione. Aggiungerche Toncic mi ha detto di avere ricevuto precise minacce di morte qualora si decidesse ad approvare l’accordo per l’Alto Adige ed ha pure accennato al fatto che gli sarebbe impossibile sopprimere totalmente ogni riferimento alla questione dell’Alto Adige nel discorso che egli pronuncerà dinanzi alla Assemblea delle Nazioni Unite. Le pressioni che egli ha ricevuto al riguardo sarebbero – a suo dire – estremamente forti.

[Mario Toscano]


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1272.


2 Vedi D. 168, Allegato.


3 Vedi D. 153.

168

L’AMBASCIATORE TOSCANO AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. segreta. New York, 1° ottobre 1966.

Caro Roberto,

ieri pomeriggio ho avuto un secondo incontro con il Ministro Toncic nell’ultima fase del quale lo hanno raggiunto Kathrein ed il segretario di Toncic che tu conosci bene e che è stato a Montreux, prima all’Ambasciata d’Austria a Roma e quindi segretario di Kreisky. Riassumo qui appresso i punti salienti della conversazione:

1) Discorso Toncic

Toncic mi ha portato il testo in tedesco del suo discorso, lungo qualche riga pidi due pagine. Sostanzialmente, egli esordisce con un riferimento alla decisione dell’ONU, per accennare quindi al contenuto degli Accordi De Gasperi- Gruber, elencando infine gli obiettivi perseguiti dalla Delegazione austriaca nelle conversazioni con l’Italia. Conclude dicendo che queste conversazioni hanno fatto progressi, che già nel dicembre del 1964 si era giunti molto vicini ad una soluzione e che adesso sembra si sia prossimi ad un accordo. Termina esprimendo la speranza di essere in grado di preannunciare, l’anno venturo, la chiusura della controversia.

Ho naturalmente fatto osservare a Toncic che questo intervento presentava alcuni aspetti negativi e non avrebbe certo giovato perché ci saremmo trovati nella necessità di replicare. In particolare ho criticato due punti. Allorché egli indicava gli obiettivi perseguiti dall’Austria, Toncic aveva inserito un punto circa il conseguimento di uno «strumento di garanzia internazionale». Gli ho chiesto di modificare tale punto e di sostituirlo con l’affermazione che uno degli obiettivi austriaci sarebbe consistito nel concordare un accordo per prevenire e giudicare ogni eventuale futura controversia sull’applicazione e sull’interpretazione degli Accordi De Gasperi- Gruber. Toncic mi ha promesso di modificare la frase in questo senso: vedrpitardi, dal testo che mi consegnerà, che cosa avrà fatto. Ho quindi fatto rilevare a Toncic che il suo completo silenzio sopra gli atti di terrorismo avrebbe prodotto una pessima impressione che ci avrebbe autorizzati ad una replica pidura. Toncic si è reso conto del buon fondamento della mia critica e mi ha detto che avrebbe preso in considerazione l’opportunità di aggiungere al suo testo una frase appropriata. Vedremo questa sera se egli ha mantenuto la promessa.

2) Garanzia internazionale

Ad un certo momento della conversazione Toncic mi ha chiesto se avevo nulla in contrario ad ascoltare Kathrein. Gli ho risposto che – sebbene non fossi autorizzato a continuare il negoziato – non avevo nulla in contrario a vedere anche Kathrein. Quest’ultimo ha ripreso i soliti argomenti circa la garanzia internazionale sulle misure che il Governo italiano intende emanare in via autonoma. Gli ho risposto con molta fermezza elencando i noti argomenti di Londra e, con una certa durezza, gli ho posto il quesito se questa insistenza non fosse l’espressione di una cocciuta incomprensione. Rivolgendomi in sua presenza al Ministro Toncic, ho accusato i tirolesi di incomprensione dei termini della situazione, di guardare indietro invece che al futuro e di costringere il Ministro Toncic a fare all’Assemblea dell’ONU delle dichiarazioni che certo, per il fatto di provocare una nostra replica, non avrebbero giovato a migliorare la situazione. Molto meglio avrebbero fatto ad Innsbruck se avessero provveduto ad eliminare le scritte oltraggiose che sono collocate sulla strada che conduce al Passo del Brennero. La nostra pazienza è ormai – dissi a Toncic – al suo termine e tali scritte costituiscono una prova della cattiva volontà dei tirolesi e del Governo di Vienna. Toncic è rimasto sorpreso di questa mia affermazione perché mi ha dato l’impressione di non sapere nulla dei cartelli. Ha chiesto a Kathrein se era vero quanto dicevo e, avutane la conferma, ha domandato perché non erano stati cancellati. Kathrein ha dato a Toncic la risposta stessa che Kreisky ci ha dato tante volte, quella cioè secondo cui i tirolesi l’indomani avrebbero dipinto le medesime scritte. Al che Toncic ha replicato che, in tale caso, si sarebbe dovuto cancellare nuovamente le stesse scritte.

3) È mia impressione che Toncic conosca il dossier del negoziato molto meno bene del suo predecessore. Alcune delle sue domande mi sono parse quelle di un uomo che non ha letto tutti i documenti o che, comunque, non li ricorda con esattezza. Ho tratto, tuttavia, alcune impressioni che vale la pena ti comunichi per tuo orientamento e per evitare di scordarmene:

- - -

smentita a Kreisky e si esprimesse una valutazione positiva della nuova offerta globale, la possibilità di un voto favorevole socialista si accrescerebbe a dismisura.

Ho avuto la tua del 28 settembre(3) e non ti nascondo che essa mi ha notevolmente preoccupato. Capovolgere l’impostazione fin qui data mi sembra pericoloso, tanto piche, in tale caso, ci troveremmo presto coinvolti in un altro dibattito alle Nazioni Unite. Interrompere il negoziato con l’Austria sarebbe possibile soltanto se fossimo risoluti ad investire il Consiglio di Sicurezza in tema di terrorismo. Ma, anche in questa ipotesi, con l’aria che tira alle Nazioni Unite, sarebbe difficile interrompere per lungo tempo la trattativa con il Governo di Vienna. D’altra parte, anche Toncic mi ha pivolte affermato di considerare questa come una delle ultime occasioni per una soluzione costruttiva.

Per guadagnare tempo, ti scrivo prima di avere ricevuto il testo finale delle dichiarazioni di Toncic in Assemblea. Non appena mi perverranno le aggiungera questo messaggio, spero anche con il progetto della risposta del Ministro Piccioni da inserire nel suo intervento previsto sempre per il giorno 13.

Ricevo in questo momento il testo finale delle dichiarazioni di Toncic. Lo riproduco in allegato.

Come vedi, l’effetto del mio intervento di ieri è stato positivo ed il testo che è venuto fuori ci sembra – ad avviso unanime del Ministro Piccioni e di Vinci – non richiedere l’uso del diritto di replica immediata. Pensiamo di mettere poche precisazioni nel discorso del Ministro Piccioni.

Questo è tutto per ora. Io continuo a sperare che mi lasciate stare qua fino alla fine del mese.

Un caro abbraccio

dal tuo aff.mo

Mario

P.S. Toncic mi ha detto che Magnago vedrà la prossima settimana il presidente Moro e pertanto non verrà a New York. Ti spedisco a parte le […]4.

Allegato

TRADUZIONE ITALIANA DELLA PARTE DEL DISCORSO DEL MINISTRO TONCIC RELATIVA ALL’ALTO ADIGE CHE VERRÀ PRONUNCIATO IL 5 OTTOBRE 1966

Vorrei ora parlare degli sforzi in atto da anni per risolvere la controversia fra l’Austria e l’Italia circa l’attuazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946 riguardante il Sud Tirolo. Le basi storiche dell’Accordo di Parigi furono, nel loro insieme, ampiamente discusse davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite negli anni 1960 e 1961. Il soggetto della controversia consiste nell’attuazione del sistema previsto dall’Accordo sopra menzionato, secondo cui «agli abitanti di lingua tedesca della Provincia di Bolzano e dei comuni adiacenti e mistilingui della Provincia di Trento viene assicurata piena uguaglianza di diritti nei confronti degli abitanti di lingua italiana nel quadro di misure particolari per la salvaguardia del carattere etnico e dello sviluppo culturale ed economico dell’elemento di lingua tedesca».

L’Assemblea Generale, con la sua Risoluzione n. 1497 (XV) del 31 ottobre 1960 riguardante lo status dell’elemento di lingua tedesca della Provincia di Bolzano, ha raccomandato urgentemente all’Austria ed all’Italia di trovare una soluzione di tutte le divergenze esistenti mediante ripresa delle trattative. L’Assemblea Generale, con la sua Risoluzione n. 1661 (XVI) del 28 novembre 1961, ha preso atto con soddisfazione della ripresa delle trattative confermando la sua Risoluzione dell’anno precedente.

Un anno fa il Ministro degli Affari Esteri austriaco ha riferito, parlando da questo pulpito, che nel corso delle trattative eseguite in conformità con le risoluzioni menzionate è stata raggiunta una graduale eliminazione delle divergenze che, in particolare alla fine dell’anno 1964, faceva sperare in buone prospettive per la chiusura della controversia. Le trattative dell’anno in corso gravitano intorno allo sforzo di sistemare le questioni tuttora aperte nell’intento di creare una autonomia efficace ed internazionalmente garantita per la minoranza etnica di lingua tedesca. Dei progressi notevoli sono stati realizzati; alcuni punti essenziali, tuttavia, richiedono ancora una chiarificazione.

Sarei particolarmente lieto se potessi riferire alla Assemblea Generale che una soluzione soddisfacente – che peraltro non mancherebbe di approfondire la fiducia reciproca tra i due gruppi etnici – sia stata raggiunta, e se potessi dichiarare che l’Austria non avrebbe pibisogno dell’aiuto delle Nazioni Unite per quanto riguarda il problema in questione.

Le reiterate assicurazioni di buona volontà fatte da parte italiana mi danno la fiducia che anche da parte italiana ogni sforzo viene compiuto per superare le ultime difficoltà tuttora esistenti. In queste circostanze esiste certamente speranza di risolvere in un prossimo futuro la controversia stessa, il che darebbe alla minoranza etnica quella sicurezza e fiducia che, in ultima analisi, sono ancorate negli alti ideali e finalità della nostra Organizzazione per l’umanità intera. Vorrei aggiungere che, in nessun caso, il problema presente putrovare soluzione con mezzi di violenza che l’Austria continua a condannare con fermezza e sincerità.

L’Austria desidera il mantenimento di rapporti amichevoli con tutti i Paesi. Perci il mio Paese apprezza il fatto che le Assemblee Generali degli anni 1960 e 1961 abbiano discusso con ampiezza la controversia presente. Una soluzione corrisponderebbe al desiderio dell’Assemblea Generale – espresso nella Risoluzione 1497 (XV) – cioè di far sì che la situazione nata dalla controversia non porti danno ai rapporti amichevoli tra i due Paesi.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1274.


2 Vedi D. 167.


3 Vedi D. 166.


4 Parola illeggibile.

169

IL CANCELLIERE FEDERALE D’AUSTRIA, KLAUS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L.2. Vienna, 3 ottobre 1966.

Sehr geehrter Herr Ministerpräsident!

Mit grossem Interesse bin ich den Beratungen des Stirolproblems in der italienischen Deputiertenkammer und im Senat der Republik gefolgt. Ich glaube, aus Ihren Erklärungen vor den parlamentarischen Kperschaften ebenso wie aus Ihrem Brief vom 4. August d. J. den starken Willen zu spen, eine alle Seiten befriedigende Bereinigung der Streitfrage Stirol herbeizufren und damit wirklich einen Grundstein f eine fruchtbare Zusammenarbeit unserer beiden Länder zu setzen. Mich beseelen dieselben Absichten. Ich bin Ihnen, Herr Ministerpräsident, daher hief und im besonderen f Ihr Schreiben aufrichtig dankbar.

Ich schätze es sehr, dass Sie in Ihrem Brief vom 4. August Ihrer Bereitschaft Ausdruck geben, von italienischer Seite wden alle jene Erläuterungen gegeben, die terreichischerseits als notwendig erachtet werden und dass auch Verbesserungen in einzelnen Punkten vorgenommen werden knten, die ereinstimmend als zweckmässig erachtet wden. Ich glaube, dass der Beschluss des Landesparteiausschusses der Stiroler Volkspartei vom 1. September 1966 diesen Ihren Gedanken Rechnung trägt. Es ist, wie mir scheint, ein massvoller Beschluss, der von grossem Verantwortungsbewusstsein Zeugnis gibt. Es war daher f meine Regierung selbstverständlich, diesen Beschluss anzuerkennen.

Wenn Sie, sehr geehrter Herr Ministerpräsident, in diesen Tagen mit dem Obmann der Stiroler Volkspartei, Dr. Magnago, nach dessen Rekonvaleszenz diese Frage besprechen, so bitte ich Sie, die Anliegen der Stiroler in dem Ihnen eigenen konstruktiven und rechtlichen Geiste, getragen von der europäischen und christlichen Verantwortung zu beurteilen. Ich hoffe zuversichtlich, dass sodann in mlichst kurzer Zeit die Verhandlungen zwischen unseren Ländern, sei es auf Expertenebene, sei es auf Ebene der sogenannten perslichen Vertreter, fortgesetzt werden knen, sodass wir – falls notwendig

– noch in diesem Jahr zu einer abschliessenden politischen Begegnung kommen, die ich nicht nur aus perslicher Freude er ein neuerliches Zusammentreffen mit Ihnen, sondern vor allem auch deswegen begrsen wde, weil dadurch eine neue Phase der Entwicklung in den Beziehungen zwischen unseren beiden Ländern herbeigefrt werden soll.

Sie haben, sehr geehrter Herr Ministerpräsident, in Ihrem Brief sich auch sehr eingehend mit der sogenannten Garantiefrage befasst. Sie wissen, wie sehr den Stirolern, wie sehr der terreichischen Bundesregierung und wie sehr vor allem auch dem terreichischen Nationalrat und der terreichischen fentlichen Meinung diese Frage am Herzen liegt. Ich bitte Sie um Verständnis daf, dass – ich mhte dies ausdrklich betonen – ohne Verschulden der gegenwärtigen italienischen Regierung die geschichtlichen Erfahrungen, die die Stiroler seit dem Ende des Ersten Weltkrieges gemacht haben, zu einem – man muss das offen aussprechen – grossen Nichtverstehen und Misstrauen gefrt haben. Es muss daher das Ziel unserer Politik sein, anstelle dieses Misstrauens das Vertrauen, anstelle des Nichtverstehens das gegenseitige Verständnis zu schaffen. Dies wird aber nur dadurch mlich sein, dass die Minderheit, die gegener dem Staatsvolk ja kaum ein halbes Prozent der Bevkerung darstellt, das Gefl gewinnt, dass sie eine absolute rechtliche Sicherheit daf besitzt, dass das, worer man in den vieljährigen Verhandlungen zwischen unseren beiden Ländern Einverständnis erzielt haben wird und dem sie auch ihre Zustimmung gegeben haben werden, zum definitiven und dauernden rechtlichen Besitzstand der Minderheit geht. Dass die Minderheit gegener dem Internationalen Gerichtshof, dem schon allein wegen seiner weltweiten Zusammensetzung und der verhältnismässig grossen Anzahl seiner Richter zwangsweise etwas Unpersliches anhaftet, gewisse Bedanken hat, bitte ich zu verstehen, ebenso wie ich den Argumenten, die Sie mir am 26. August des vergangenen Jahres dargelegt haben, ein gewisses Verständnis nicht versagen kann. Vielleicht kann hier ein Weg in der Richtung gefunden werden, dass wir f beide Staaten bindend sicherstellen, dass zumindest alle etwaigen Hindernisse formaler Natur, die f einen Zugang zum Internationalen Gerichtshof eingewendet werden knten, ausgeschlossen werden.

Ich mhte diesen Brief auch nicht beschliessen, ohne Ihnen, sehr geehrter Herr Ministerpräsident, zu versichern, dass ich Ihre Auffassung teile, dass wir unsere beiderseitigen Anstrengungen darauf konzentrieren msen, die Unterdrkung des Terrors zu ermlichen. Wenn sich auch die verbrecherische Seite des Terrorismus gegenwärtig vor allem in Ihrem Land auswirkt, so ist doch das Ziel dieses Terrorismus gegen unsere beiderseitigen Bemungen gerichtet. Ich kann Sie daher versichern, dass von terreichischer Seite wirklich mit aller Entschlossenheit alles getan wird, um dieser verabscheuungswdigen Aktivität Einhalt zu gebieten.

Genehmigen Sie, sehr geehrter Herr Ministerpräsident, den Ausdruck meiner besonderen Wertschätzung.

Ihr

J. Klaus

TRADUZIONE

Pregiatissimo Signor Presidente del Consiglio,

ho seguito con grande interesse il dibattito sul problema altoatesino che si è svolto alla Camera italiana e al Senato della Repubblica. Credo di sentire nelle sue dichiarazioni dinanzi ai Corpi legislativi e nella sua lettera del 4 agosto u.s.3 la forte volontà di arrivare ad una composizione, soddisfacente per tutte le parti, di questo problema e di porre, così, veramente una pietra di base per una fruttuosa collaborazione tra i nostri due Paesi. Io sono animato dalle stesse intenzioni. Le sono quindi, Signor Presidente del Consiglio, sinceramente grato di questo e, in particolare, della sua lettera.

Apprezzo molto che ella, nella sua lettera del 4 agosto, abbia espresso la sua disposizione a dare, da parte italiana, tutti i chiarimenti che saranno ritenuti necessari da parte austriaca, nonché la possibilità che vengano attuati, in singoli punti, miglioramenti ritenuti opportuni di comune accordo. Ritengo che la deliberazione dell’Esecutivo della Stiroler Volkspartei del 1° settembre 1966(4) tenga conto di questo suo orientamento. Si tratta, mi sembra, di una deliberazione moderata, che dàprova di grande senso di responsabilità. È quindi naturale che il mio Governo l’abbia riconosciuta.

Quando nei prossimi giorni ella, pregiatissimo Signor Presidente del Consiglio, dopo la convalescenza del Presidente della SVP, Dott. Magnago, discuterà con lui tale questione, la prego di valutare le istanze degli altoatesini nel suo spirito costruttivo e equanime, sorretto dalla responsabilità europea e cristiana. Spero fermamente che i negoziati tra i nostri Paesi possano poi essere ripresi al pipresto, sia al livello degli esperti, sia al livello dei cosiddetti rappresentanti personali, di modo che – se necessario – si possa arrivare quest’anno ancora ad un incontro politico conclusivo, di cui io mi rallegrerei non solo per il piacere personale di rivederla, ma specialmente perché esso sarebbe destinato a creare una nuova fase di sviluppo nei rapporti tra i nostri due Paesi.

Nella sua lettera ella, pregiatissimo Signor Presidente del Consiglio, ha trattato molto esaurientemente anche la cosiddetta questione delle garanzie. Ella sa quanto tale questione stia a cuore agli altoatesini, quanto lo sia al Governo Federale e quanto soprattutto al Consiglio Nazionale austriaco e all’opinione pubblica austriaca. La prego di avere comprensione per la circostanza che le esperienze storiche fatte, senza colpa dell’attuale Governo italiano – desidero sottolinearlo espressamente – dagli altoatesini dalla fine della prima guerra mondiale in poi, hanno ingenerato – è bene dirlo apertamente – una grande incomprensione e differenza. La nostra politica deve quindi avere come obiettivo di creare la fiducia in luogo di questa diffidenza, la reciproca comprensione in luogo dell’incomprensione. Ma tale obiettivo potrà essere realizzato solamente se questa minoranza, che rappresenta soltanto il mezzo percento della popolazione totale dello Stato, acquisterà la sensazione di avere l’assoluta sicurezza giuridica che tutto cisu cui dopo lunghi anni di trattative tra i nostri due Paesi sarà stato raggiunto l’accordo, e cui essa avrà dato il proprio consenso, appartiene al suo definitivo e permanente patrimonio giuridico. Che la minoranza nutra talune riserve nei confronti della Corte Internazionale, che per il solo fatto della sua composizione mondiale e del numero relativamente elevato di giudici ha necessariamente qualche cosa di impersonale, è cosa che la prego di comprendere, così come io non posso negare una certa comprensione agli argomenti che ella mi ha esposto il 26 agosto dell’anno scorso(5). Una via, qui, si potrebbe forse trovare se noi garantissimo, in modo vincolante per entrambi gli Stati, di escludere almeno tutti gli eventuali ostacoli di natura formale che potrebbero essere opposti ad un ricorso alla Corte Internazionale.

E non vorrei chiudere questa lettera senza assicurarle, pregiatissimo Signor Presidente del Consiglio, che condivido la sua opinione che dobbiamo concentrare i nostri reciproci sforzi per rendere possibile la repressione del terrorismo. Sebbene gli effetti criminali del terrorismo si facciano attualmente sentire specialmente nel suo Paese, l’obiettivo di questo terrorismo è, cinon di meno, rivolto contro i nostri sforzi reciproci. Posso pertanto assicurarle che, da parte austriaca, tutto sarà veramente fatto con ogni decisione per arrestare questa esecrabile attività.

Voglia accogliere, pregiatissimo Signor Presidente del Consiglio, l’espressione della mia particolare considerazione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Carteggio Toncic- Fanfani e Klaus- Moro.


2 Consegnata da Lenthal a Moro il 14 ottobre (L. Pompei a Ortona del 14 ottobre, ibidem).


3 Vedi D. 157.


4 Vedi D. 161, Allegato.


5 Vedi D. 69.

170

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. segreto 2886/16972. Vienna, 5 ottobre 1966.

Oggetto: Alto Adige. Governo austriaco di fronte ai terroristi.

Attentati, interviste di terroristi, articoli di stampa, costituzione di nuove associazioni estremiste, hanno reso pifrequenti nelle ultime settimane i nostri «passi di protesta» presso il Governo austriaco. Il risultato dei «passi» è sempre analogo: i nostri interlocutori ci ascoltano con aria compunta e con comprensione, condividono alcune nostre osservazioni, assicurano che esamineranno le possibilità d’intervenire. Dopo di che le cose rimangono al punto di prima.

Vi è anzi da registrare che nelle dichiarazioni in pubblico – come nella recente risposta scritta del Ministro degli Interni Hetzenauer ad una interrogazione socialista – gli austriaci abbandonano addirittura l’aria remissiva con cui ascoltano le nostre doglianze e le nostre proteste nei discreti saloni del Ballhaus per negare l’esistenza di loro responsabilità giungendo ad accusare la polizia italiana di non collaborare con quella austriaca alla repressione del terrorismo.

Va osservato tra l’altro che questa insolente affermazione di Hetzenauer – se si eccettua una eccellente messa a punto di questo corrispondente del «Corriere della Sera» il 23 settembre u.s. – non è stata controbattuta in Italia come avrebbe dovuto. Tuttavia si puriconoscere che dichiarazioni come quelle di Hetzenauer, pur gravi ed inaccettabili, mirano sopratutto ad influenzare l’opinione pubblica e non toccano il punto centrale del problema che mi pare possa così formularsi:

come si possa conciliare l’orientamento favorevole ad un’intesa con l’Italia del Governo Klaus- Toncic con la mancata adozione di efficaci misure nei confronti delle organizzazioni terroristiche.

È questo un quesito che ci riporta necessariamente indietro nel tempo, a quel periodo 1959-1961 nel quale l’attività terroristica antiitaliana fu programmata, organizzata ed attuata in Austria, in particolare in Tirolo.

Non è forse superfluo ricordare che non siamo in questa materia sul piano delle supposizioni ma delle verità storiche.

Dagli atti giudiziari di un tribunale austriaco risulta che la decisione di determinare una svolta nella questione dell’Alto Adige facendo ricorso alla violenza fu presa in seno al Berg Isel Bund, un’organizzazione strettamente controllata dal Governo regionale tirolese e della quale facevano parte uomini politici e di governo. L’inquadramento di oltre 200 altoatesini nell’organizzazione terroristica ebbe materialmente luogo presso la sede del Berg Isel Bund di Innsbruck e «l’istruttore» Kurt Welser, nel settembre 1960, poté raccontarne i particolari ad un funzionario del Ministero dell’Interno, recatosi ad Innsbruck per interrogarlo, senza avere noie.

Allo stesso periodo (’59-’60) risalgono anche i contatti del Ministro degli Esteri Bruno Kreisky con i terroristi. Dopo l’affare del testamento di Amplatz, Kreisky ammise pubblicamente di aver ricevuto Kerschbaumer ed altri altoatesini che preparavano gli attentati: egli sostenne di avere cercato di dissuaderli dal ricorso alla violenza; quelli, invece, si sentirono incoraggiati anche da lui a mettersi sulla via del terrorismo.

L’esigenza di mettere un freno alla scoperta organizzazione dell’attività terroristica si pose imperiosamente al Governo austriaco alla fine di luglio 1961 quando in Italia venne praticamente smantellata dalla nostra polizia la rete terroristica altoatesina. A Vienna, dove il terrorismo era stato tollerato e incoraggiato perché avrebbe potuto servire in sede ONU, si era spaventati in quei giorni che le provabili responsabilità austriache non si ritorcessero contro il Governo di Vienna proprio in quella sede. Risalgono a quei giorni di fine luglio-primi di agosto 1961 la denuncia di Welser e le dimissioni di Oberhammer, direttamente implicato nell’organizzazione del terrorismo, da capo del partito popolare tirolese e da «referente» per l’Alto Adige del Governo di Innsbruck.

Questa esigenza di mutare atteggiamento portal processo di Graz del dicembre 1961, conclusosi con una sentenza di condanna. Già poco prima del Natale, per si ebbe il primo nuovo cedimento del Governo con la messa in libertà di tutti gli arrestati, compresi quelli condannati dal tribunale di Graz.

Nei primi mesi del ’62 furono definitivamente fissati i limiti della repressione del terrorismo. L’arresto di Klotz (28 marzo 1962) e l’annuncio di Broda (5 aprile) di una serie di processi connessi con il Suedtirol fecero sperare in una ferma politica di Vienna: a fine maggio 1962 prevalse invece definitivamente il punto di vista di Innsbruck e tutti i processi furono rinviati a tempo indeterminato. La decisione fu presa dal Consiglio dei Ministri del 5 giugno 1962.

Fu una decisione che equivaleva a lasciare in piedi l’organizzazione terroristica, presa in cambio, forse, della promessa del Governo tirolese di tenerla sotto controllo. Si pufacilmente immaginare come Innsbruck abbia imposto tolleranza per i terroristi sostenendo che gli attentati, se non erano serviti in sede ONU, avevano tuttavia sbloccato la situazione almeno sul piano interno italiano, dato che la Commissione dei 19 era da considerare una diretta conseguenza delle preoccupazioni destate nel Governo italiano dagli attentati.

Il terrorismo degli anni successivi ha avuto carattere episodico, anche se è stato pisanguinoso di quello del primo periodo. Per giungere ad una graduale condanna – ora che esso non aveva piuna «funzione politica», essendo fallito il ricorso all’ONU ed essendo aperto su una base promettente il negoziato con l’Italia – si è cercato in Austria di teorizzare due diverse fasi e due distinti tipi di terrorismo: quello promosso da «tirolesi» autentici, angariati dallo Stato italiano, che volevano semplicemente «attirare l’attenzione del mondo» sulle condizioni di vita in Alto Adige; e quello neo-nazista imposto dall’esterno, senza punti d’appoggio in Alto Adige e senza rispetto per la vita umana.

Come si è pivolte osservato si tratta piche altro di una distinzione di comodo in quanto gli estremisti di destra hanno fatto parte del «movimento» sin dal 1959. Per citare i nomi di alcuni noti estremisti di destra impegnati da quel periodo nel terrorismo antiitaliano: il neo-nazista Burger, i nazisti Helmut Riedl e Ottokar Destaller. Una controprova: il tirolese Klotz ha sempre frequentato in questi anni giovani appartenenti a circoli d’estrema destra.

È una distinzione che anche dal punto di vista concettuale non riesce a tenere. Il sentimento di nostalgia per l’Alto Adige perduto è sempre stato diffuso in Tirolo; ma esso si è convertito in movimento politico concreto solo quando vi si è innestata la carica pangermanica nutrita dalla virulenza nazista. Subito dopo il riacquisto dell’indipendenza da parte dell’Austria, i movimenti dei profughi tedeschi ed in particolare quello dei Sudeti di stanza a Monaco hanno trovato nei sentimenti tirolesi, nella rozzezza intellettuale dei loro dirigenti, nelle idealità affini dei gruppi di estrema destra austriaci gli strumenti necessari per sollevare la questione altoatesina nella forma e nei metodi loro connaturali e come parte del loro proprio problema.

Quindi ogni distinzione a proposito del terrorismo è puramente di comodo e per gettare polvere negli occhi; in esso tre elementi sono sempre presenti e come fusi: nazismo, pangermanesimo ed estremismo tirolese.

Anche l’evoluzione in senso pisanguinoso degli attentati è pidovuta alla logica interna stessa del terrorismo che non ad un avvicendamento nei «quadri» dei terroristi. Per fare un esempio, i quattro «Pusterer» (Steger, Forer, Oberlechner e Oberleitner), presuntiassassini di vari nostri militari, fanno parte dell’organizzazione sin dall’inizio. È d’altra parte comprensibile che protraendosi e radicalizzandosi il fenomeno, tendano a rimanere nell’organizzazione le persone meno dotate di scrupoli e ad allontanarsene le altre.

Del resto se non ci fosse questa identità nel fenomeno terroristico non si capirebbe perché le autorità austriache, pur condannando ora i vili assassini, esitino ancora ad agire contro i loro autori. Non si spiegherebbe come dopo l’omicidio di Sesto abbiano emesso dei mandati di cattura contro i «Pusterer», ma pretendano di non essere in grado di rintracciarli e quindi di non poterli arrestare.

Se qualche provvedimento viene abbozzato nei confronti di esecutori materiali di sanguinosi attentati, «intoccabili» rimangono invece gli ideatori e propugnatori del terrorismo, i Klier, i Pfaundler, gli Schimpp, legati con gli ambienti politici tirolesi piqualificati. Sono costoro che, essendo in grado di ricattare uomini politici e di governo, a loro volta proteggono gli esecutori materiali, anche se la loro azione oggi non si inquadra piin un disegno politico preciso.

Per assestare un colpo decisivo al terrorismo le autorità austriache dovrebbero prima mettere le mani sui protettori: il resto verrebbe da sé.

Ma questo il Governo austriaco non è in grado di farlo. Qualche anno fa, facendone una pregiudiziale al negoziato con l’Austria, saremmo forse riusciti ad imporre a Vienna di mettere ordine in questa faccenda, aprendo con ogni probabilità una crisi politica. Oggi, non c’è da farsi illusioni, le nostre possibilità di pressione sono minori, perché abbiamo già negoziato l’accordo, e perché il terrorismo non appare picollegato con un qualsiasi disegno politico che possa farsi risalire ai Governi austriaci.

Certo queste autorità non contano sul proseguimento degli attentati. Sperano che, appianata la controversia, il terrorismo pian piano disarmi, incappando magari questo

o quel terrorista, per un motivo o per un altro, nelle mani della giustizia. È un calcolo che si confà anche ad una certa mentalità austriaca, aliena dall’affrontare i problemi ed incline alla dilazione; vi ha la sua parte anche l’incapacità congenita di una buona parte di questa classe dirigente ad una recisa condanna del nazismo.

Che questo calcolo sia fondato è da dubitarsi. Proprio per questa identificazione fra terrorismo e nazismo si puinvece prevedere che il primo non possa facilmente sparire. Accompagnato come esso è da una propaganda intesa alla riannessione dell’Alto Adige, assimilato agli altri territori del Terzo Reich perduti, costituirà a lungo la leva per premere sulle popolazioni altoatesine di lingua tedesca e sui suoi dirigenti pispregiudicati.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 4, pos. AA 2/PG.


2 Diretto per conoscenza all’Ambasciata a Bonn e alle Rappresentanze presso l’ONU a New York e presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo.

171

L’AMBASCIATORE TOSCANO AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. segreta personale. New York, 6 ottobre 1966.

Carissimo,

affinché tu sia interamente al corrente di tutto quanto avviene qui, completo le precedenti informazioni con altre:

1) Martedì sera Grandi ha incontrato Tschofen (segretario di Toncic), il quale gli ha manifestato vivissima preoccupazione per il fatto che io mi ero eclissato e che

– secondo le tue istruzioni e nell’attesa di conoscere le vostre reazioni ufficiali al testo delle progettate dichiarazioni di Toncic che ti avevo inviato – mi ero del tutto astenuto da ogni commento sulla comunicazione fattami. Gli austriaci, in sostanza, temevano l’uso del diritto di replica da parte nostra.

2) Ieri mattina, prima del discorso di Toncic, ho visto Tschofen e l’ho tranquillizzato (tieni presente che la Delegazione austriaca siede dietro di noi, ma utilizza lo stesso corridoio nel medesimo settore).

3) Subito dopo il discorso di Toncic, allorché il Ministro degli Esteri austriaco è passato accanto a noi per rientrare nel suo banco, Piccioni ed io abbiamo ripetuto che non avremmo utilizzato il diritto di replica e che dell’Alto Adige avremmo parlato soltanto nel discorso generale fissato per il 13 ottobre. Abbiamo preso altresì atto con compiacimento del fatto che Toncic, oltre ad averci usato la cortesia di consegnarci parecchi giorni in anticipo il testo del suo intervento, vi si era tenuto strettamente legato.

4) Stamattina ho occasionalmente incontrato Haymerle (Direttore Generale degli Affari Politici) il quale farà ritorno a Vienna domani. Egli mi ha chiesto che cosa avremmo detto nel discorso di Piccioni a proposito dell’Alto Adige. Gli ho risposto che ancora il nostro progetto non era stato approvato a Roma e che pertanto non potevo comunicarglielo. Gli ho comunque riassunto il tenore generale del nostro intervento. Haymerle mi ha detto esplicitamente che molto sarebbe dipeso dalla forma da noi adottata, giacché accuse troppo pesanti avrebbero costretto gli austriaci a fare uso del diritto di replica. Ne è nata una breve discussione, nel corso della quale ho ripetuto il nostro convincimento circa la natura insoddisfacente dell’azione austriaca. Sono ritornato anche sul tema dei famosi cartelloni per sottolineare il fatto che essi costituiscono la prova della cattiva volontà austriaca. Ho l’impressione che, su questo punto almeno, a Vienna dovrebbero fare qualche cosa. Comunque, credo che dobbiamo preventivare la possibilità di una replica austriaca al discorso di Piccioni. Questa circostanza ci metterà in qualche imbarazzo.

Nell’attesa di tue istruzioni, io penso che potremmo replicare alla replica rifacendoci alla Nota oggi consegnata agli austriaci(2).

5) Il caso ha voluto che Toncic fosse assente da New York al momento della consegna della Nota. De Rege ha avuto l’impressione che questa circostanza preoccupasse Waldheim quale deliberata o involontaria scortesia verso Toncic. Di qui il desiderio espresso da Waldheim di rendere noto il fatto (non avvenuto) secondo cui a Toncic sarebbe stata data copia della Nota italiana.

6) Nel corso della conversazione Haymerle si è lamentato del fatto che si fosse detto nella stampa che Volgger avrebbe fatto parte della Delegazione austriaca. Ha smentito la cosa.

7) Nel «Delegates’ Lounge» è venuto stamane a prendere congedo da me Kathrein che nel pomeriggio è partito per Innsbruck. A parte i soliti convenevoli di saluto e di commiato, Kathrein mi ha detto le seguenti cose:

- -

Gli ho risposto che questo era affare loro e di togliersi dalla mente che noi potessimo accrescere in qualche modo la nostra offerta.

8) Al termine della conversazione con Haymerle ho lasciato cadere in maniera del tutto casuale un nuovo argomento. Gli ho cioè detto che forse ci sarebbe stato possibile tenere conto delle preoccupazioni che aveva avuto l’impressione turbassero Toncic convenendo un termine per la presentazione al Parlamento italiano dei disegni di legge relativi alle misure progettate dal Governo italiano in via autonoma. Ho aggiunto immediatamente, per che, come contropartita, avremmo dovuto naturalmente chiedere la fissazione di una scadenza per il rilascio della «Quittung» austriaca. Haymerle mi ha subito risposto che considerava la cosa del tutto naturale. Va da sé che ho sottolineato che tale mio accenno aveva un carattere del tutto occasionale e personale.

Con questo ti ho aggiornato circa tutti i pipiccoli scambi di idee che potrebbero

interessarti. Molto affettuosamente tuo aff.mo

Mario


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 16, pos. AA 16/2.


2 Si riferisce alla Nota verbale sul terrorismo in Alto Adige consegnata a Vienna il 6 ottobre, vedi D. 166, nota 3.

172

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’AMBASCIATORE TOSCANO, A NEW YORK(1)

L. 110/451. Roma, 7 ottobre 1966.

Carissimo Mario,

è ancora troppo presto, oggi, per avere un quadro completo delle reazioni alla consegna al Governo di Vienna della nostra Nota Verbale sul terrorismo in Alto Adige(2). Eccoti, comunque, le prime indicazioni che, nel complesso, mi sembrano soddisfacenti. Innanzi tutto, mi pare che le dichiarazioni di Hetzenauer dell’altro ieri(3) abbiano dato un’altra giustificazione – e molto efficace – al nostro passo.

Almeno per il momento i commenti della stampa italiana sono tutti pio meno allineati alla traccia che è stata diramata dal nostro servizio stampa e che è stata trasmessa anche a New York.

Per quanto riguarda le reazioni austriache, Kirchschlaeger, al quale Calenda ha consegnato la Nota in assenza di Bielka, si è riservato di esaminare il documento, prima di prendere qualsiasi posizione. Loewenthal, al quale io ho dato copia del documento, si è riservato di sottolineare con Bielka, che vedrà il giorno 8 p.v., l’importanza che da parte italiana si annette alla questione del terrorismo. Le reazioni di Waldheim, le conosci. Finora la stampa austriaca si è limitata a dare la notizia brevemente senza commenti.

Per quanto riguarda il proseguimento dei contatti, non vi è stato alcun progresso in questi ultimi giorni, perché Magnago ha dovuto rinviare il suo incontro con il Presidente del Consiglio, per ragioni di salute (ha avuto una ricaduta della sua bronco-polmonite).

Forse l’incontro potrà aver luogo nella prossima settimana. Nel frattempo, si attende ilrientro di Volgger da New York. È questo un fatto che mi sembra molto importante, per le sue implicazioni nei confronti sia delle conversazioni, sia della nostra opinione pubblica.

Sono in attesa della lettera che mi hai preannunciata per telefono e mi adoperernel senso da te indicato.

Affettuosamente tuo

Roberto


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Incontro Toscano- Toncic a N.Y, X.66.


2 Vedi D. 166, nota 3.


3 Vedi D. 170.

173

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, ORTONA, ALLA RAPPRESENTANZA PRESSO L’ONU A NEW YORK(1)

Telespr. riservato 110/670. Roma, 8 ottobre 1966.

Oggetto: Alto Adige.

Si è preso nota del progetto di dichiarazione sull’Alto Adige (da includere nell’intervento che il Capo della Delegazione italiana pronunzierà il 13 corrente) trasmesso con lettera di codesta Rappresentanza n. 904 del 6 corrente(2).

L’On.le Ministro, dopo aver preso visione del testo, ha disposto che esso sia sostituito con quello qui accluso.

Il testo in parola potrà essere comunicato in precedenza a codesta Delegazione austriaca. Se da parte austriaca si intendesse replicare, ci si dovrà limitare da parte nostra a confermare opportunamente dal rostro il nostro punto di vista, con riferimento a quanto sarà stato esposto dal Capo della Delegazione On.le Piccioni nel corso del suo intervento e, per ciche concerne in particolare il terrorismo, anche a quanto è oggetto della nostra nota consegnata al Governo austriaco il 6 ottobre(3).

Allegato

Signor Presidente,

nel suo discorso in sede di dibattito generale, il distinto Ministro degli Esteri della Repubblica Federale austriaca, Signor Toncic, ha riferito a questa Assemblea intorno ai sondaggi compiuti per accertare la possibilità di conseguire il superamento della controversia tra Italia e Austria, in base alle Risoluzioni 1497 (XV) del 31 ottobre 1960 e 1661 (XVI) del 28 novembre 1961.

Desidero ora da parte mia confermare l’individuazione di buone prospettive nel corso di detti sondaggi. Nel dicembre del 1964, in occasione dell’incontro di Parigi fra i Ministri degli Esteri dei due Paesi(4), sembrche si fosse alla vigilia dell’accertamento delle migliori possibilità per la chiusura della controversia internazionale. Ma, con comunicazione del 30 marzo 19655, il Governo di Vienna mostrdi non apprezzare tale possibilità.

L’Italia ha accettato i successivi incontri per aprire la strada a nuove possibilità. In questi tempi, purtroppo, abbiamo assistito ad una sanguinosa recrudescenza di atti di terrorismo che ha provocato nel mio Paese una forte, giustificata emozione e ripercussioni evidentemente negative.

Il Governo austriaco ha formalmente condannato questi atti di terrorismo – e prendo atto delle qui ripetute dichiarazioni del Ministro Toncic a riguardo – ma, queste dichiarazioni, da sole, non sono sufficienti e come abbiamo notificato a Vienna il 6 corrente devono essere seguite da concrete azioni dirette ad impedire che una minoranza estremista organizzi gli attentati in territorio austriaco e che gli attentatori vi trovino rifugio.

Cia giudizio del Governo italiano, è conforme al terzo punto delle summenzionate Risoluzioni delle Nazioni Unite, il quale chiede alle parti l’astensione da atti che potrebbero danneggiare le reciproche relazioni.

Naturalmente – proprio dopo aver udito le dichiarazioni del Ministro Toncic – esprimo la fiducia che il Governo austriaco accoglierà la richiesta di concorrere a rimuovere il grave ostacolo del terrorismo alla permanenza di amichevoli relazioni fra l’Italia e l’Austria e all’accoglimento dell’invito di cui alle pivolte ricordate risoluzioni delle Nazioni Unite.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Incontro Toscano- Toncic a N.Y., X.66.


2 Non pubblicata.


3 Vedi D. 166, nota 3. Copia del presente telespresso fu inviata da Gaja a Toscano, a New York, con le seguenti indicazioni: «Credo che potrai comunque far vedere agli austriaci il nuovo testo, per ovvi motivi di correttezza, e tenerci al corrente delle loro reazioni. Se vi fosse una replica austriaca dovreste attenervi alle istruzioni di cui al telespresso allegato (tono misurato; riferimento e conferma delle precedenti dichiarazioni di Piccioni; riferimento alla nostra Nota a Vienna sul terrorismo)» (L. 110/453 dell’8 ottobre, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Incontro Toscano- Toncic a N.Y., X.66). Per il seguito vedi D. 174.


4 Vedi D. 4.


5 Vedi D. 44.

174

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 11 ottobre 1966.

L’Ambasciatore d’Austria mi ha testé fatto sapere che egli ha conferito al telefono con il Direttore Generale degli Affari Politici austriaco Haymerle e con il Ministro Toncic in merito al testo della dichiarazione che il Capo della Delegazione italiana all’Assemblea delle Nazioni Unite dovrebbe fare il 13 corrente sul problema alto-atesino(3).

L’Ambasciatore mi ha detto che dei sei paragrafi in cui consiste detta dichiarazione il primo, secondo, terzo, quinto e sesto sono considerati accettabili da parte austriaca, per quanto a Vienna si sia spiacenti che sia stata messa in risalto una connessione fra negoziato e terrorismo.

Per quanto riguarda invece il paragrafo quarto, il Ministro Toncic ha fatto le seguenti osservazioni:

- - -

grafo quarto, dopo le parole «dichiarazioni del Ministro Toncic».

Anche il paragrafo cinque dovrebbe venire lievemente rimaneggiato.

Se da parte italiana si volesse insistere nel menzionare la nota del 6 ottobre(4) (come la si menziona nella parte del paragrafo quattro che Vienna desidererebbe veder cadere) (cida parte austriaca non sarebbe considerato né positivo né utile), bisognerebbe, sempre secondo gli austriaci, in ogni caso accennare al fatto che da parte austriaca già sono state prese misure energiche per la lotta contro il terrorismo.

L’Ambasciatore ha poi fatto una ulteriore considerazione, osservando che da parte italiana si sarebbe detto che la Nota del 6 ottobre non sarebbe stata pubblicata e che pertanto gli austriaci non avrebbero potuto non meravigliarsi se nelle dichiarazioni dell’On. Piccioni ci si riferisse a tale Nota in una forma che potrebbe dar luogo a inesatte conclusioni circa il contenuto di essa. La formulazione attuale del discorso, nel paragrafo quattro, darebbe – ha continuato l’Ambasciatore Loewenthal – l’impressione che da parte austriaca non si sia fatto nulla di concreto per combattere il terrorismo. La Nota italiana, ha poi osservato Loewenthal, costituisce un atto bilaterale che da parte austriaca riceverà al pipresto una risposta; e da parte austriaca si sarebbe spiacenti se, attraverso le dichiarazioni dell’On. Piccioni, tale atto bilaterale fosse internazionalizzato, particolarmente dopo le dichiarazioni distensive del Ministro Toncic, che miravano ad evitare ogni sostanziale polemica sul piano internazionale(5).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Incontro Toscano- Toncic a N.Y., X.66.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca l’annotazione: «Visto dall’On.le Ministro».


3 Vedi D. 173, Allegato.


4 Vedi D. 166, nota 3.


5 Trasmettendo il presente documento a Toscano, a New York, Gaja comunicava quanto segue: «Per venire in qualche modo incontro alle osservazioni del Ministro Toncic, di cui Loewenthal si è fatto portavoce, l’On. Ministro ha apportato al testo a te inviato con la lettera sopraindicata [L. 110/453 dell’8 ottobre, vedi D. 173, nota 3] le modificazioni comunicate ieri per filo alla Rappresentanza» (L. 120/1810 del 12 ottobre, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Incontro Toscano- Toncic a N.Y., X.66). Il testo definitivo della parte della dichiarazione di Piccioni relativa all’Alto Adige, inviato per telefono alla Rappresentanza a New York il 10 ottobre, fu pertanto il seguente: «Signor Presidente, nel suo discorso in sede di dibattitogenerale, il distinto Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Federale austriaca, Signor Toncic, ha riferito a questa Assemblea intorno ai sondaggi compiuti per accertare la possibilità di conseguire il superamento della controversia fra Italia e Austria, in base alle Risoluzioni 1497 (XV) del 31 ottobre 1960 e 1661 (XVI) del 28 novembre 1961, concernenti lo status degli abitanti di lingua tedesca della Provincia di Bolzano e l’applicazione ed interpretazione degli Accordi di Parigi del 26 settembre 1946. Desidero ora da parte mia confermare l’individuazione di buone prospettive nel corso di detti sondaggi. Nel dicembre 1964, in occasione dell’incontro di Parigi fra i Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi, sembrche si fosse alla vigilia dell’accertamento delle migliori possibilità per la chiusura della controversia internazionale. Ma, con comunicazione del 30 marzo 1965,il Governo di Vienna mostrdi non apprezzare tale possibilità. L’Italia ha accettato i successivi incontri per aprire la strada a nuove possibilità. In questi ultimi tempi, purtroppo, abbiamo assistito ad una sanguinosa recrudescenza di atti di terrorismo che ha provocato nel mio Paese una forte, giustificata emozione e ripercussioni evidentemente negative. Il Governo austriaco ha formalmente condannato questi atti di terrorismo e prendo atto delle dichiarazioni fatte in quest’aula al riguardo dal Ministro Toncic. E, come abbiamo notificato a Vienna il 6 corrente, attendiamo che esse siano seguite da azioni conseguenti atte ad evitare fatti che potrebbero danneggiare le reciproche relazioni, del buon mantenimento delle quali si preoccupa il Punto 3 della Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite n. 1497 (XV) del 31 ottobre del 1960. Naturalmente – proprio dopo averudito le dichiarazioni del Ministro Toncic – esprimo la fiducia che il Governo austriaco accoglierà la richiesta di concorrere a rimuovere il grave ostacolo del terrorismo alla permanenza di amichevoli relazioni fra l’Italia e l’Austria e all’accoglimento dell’invito di cui alle pivolte ricordate risoluzioni delle Nazioni Unite» (Telespr. 123/1459/c. del 20 ottobre, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 16, pos. AA 16/2).

175

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 12 ottobre 1966.

L’Ambasciatore d’Austria mi ha fatto conoscere stamane che il Ministro degli Esteri austriaco gli ha fatto pervenire istruzioni di comunicarci che egli non farà replicare alle comunicazioni che l’Onorevole Piccioni farà il 13 ottobre all’Assemblea delle Nazioni Unite sul problema altoatesino, comunicazioni il cui testo è stato modificato in base alle istruzioni dell’Onorevole Ministro(3).

Il Ministro Toncic, tuttavia, ha pregato di far pervenire all’Onorevole Ministro il seguente messaggio personale: «Egli ha deciso di non replicare al fine di rimanere fedele alla sua linea di amichevole cooperazione che, spera, potrà portare a risultati positivi, anche se il collega italiano glielo rende molto difficile. Egli non punascondere che è deluso dallo spirito che traspare dai vari progetti che sono stati elaborati per il discorso del Senatore Piccioni, spirito che rimane in qualche misura anche nell’ultimo testo. Il Ministro Toncic spera che il Ministro Fanfani avrà l’opportunità di ricambiare, un giorno, tale suo gesto di buona volontà, nello stesso intento di collaborazione che il Ministro Toncic sta dimostrando. Egli spera, sopratutto, che tale spirito costruttivo ed amichevole risulterà, da parte italiana, nella prossima ultima fase del negoziato».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 16, pos. AA 16/2. 2 Sottoscrizione autografa. Annotazione di Gaja: «V. dall’On. Ministro. R.G.».


Vedi D. 174, nota 5.

176

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. 110/470. Roma, 18 ottobre 1966.

Caro Presidente,

ti sono molto grato di avermi voluto inviare copia della lettera a te diretta in data 3 corrente dal Cancelliere Klaus(2).

Da un primo esame di essa, mi pare che ne emergano innanzitutto i seguenti dati:

1) il fatto che Klaus accenna a possibili miglioramenti concordati sui singoli punti della parte sostanziale dei contatti italo-austriaci. Citende evidentemente a modificare sostanzialmente quanto contenuto nella tua lettera a Klaus in data 4 agosto u.s.3, nella quale tu indicavi la possibilità di attuare quei perfezionamenti che fossero concordemente ritenuti opportuni, alla condizione perche l’equilibrio dell’insieme restasse fermo;

2) l’accenno ad una possibile accettazione, da parte austriaca, della giurisdizione della Corte dell’Aja, purché accompagnata da una forma di garanzia, vincolante per entrambi gli Stati, che permetta di «escludere almeno tutti gli eventuali ostacoli di natura formale che potrebbero essere opposti ad un ricorso alla Corte Internazionale»;

3) l’affermazione secondo la quale da parte austriaca si condivide il nostro punto di vista sulla necessità di concentrare i reciproci sforzi, dell’Italia e dell’Austria, per rendere possibile la repressione del terrorismo;

4) l’assicurazione, infine, che da parte austriaca tutto sarà veramente fatto, con ogni decisione, per arrestare l’attività terroristica.

Pur prendendo atto delle buone disposizioni manifestate, per quanto riguarda l’auspicata cooperazione delle forze dell’ordine austriache con quelle italiane nella lotta contro il terrorismo, e pur tenendo presente che il ritardo della consegna della lettera di Klaus, che porta la data del 3 ottobre, è evidentemente dovuto alla presentazione a Vienna della nostra Nota sul terrorismo del 6 ottobre(4), osservo che Klaus non si discosta sostanzialmente dalla sua precedente posizione, esposta nella sua lettera a te diretta in data 30 giugno u.s.5, intesa ad ottenere ulteriori miglioramenti nella parte cosiddetta sostanziale delle ipotesi allo studio ed a riproporre, sia pure indirettamente, la questione dell’«ancoraggio» delle misure italiane a favore delle popolazioni altoatesine.

Dato che la lettera di Klaus fa esplicitamente cenno ai contatti che tu avrai con Magnago, mi sembrerebbe necessario che non vi fosse fin d’ora alcun equivoco – proprio in vista ai tali contatti – né circa la possibilità, da parte nostra, di accettare la formula austriaca in merito a «miglioramenti di comune accordo» del cosiddetto «pacchetto», che Klaus introduce in sostituzione di quella da te indicata nella sopra citata lettera a Klaus; né in materia di garanzia circa la possibilità da parte nostra di «escludere etc.», come dice il Cancelliere Klaus nel punto 2 in precedenza riportato.

Indipendentemente dal momento in cui tu riterrai opportuno di rispondere a Klaus, (ed a questo riguardo mi sembra che si potrebbe comunque attendere l’esito dei contatti con Magnago), mi pare che sarebbe necessario chiarire subito, eventualmente con un passo verbale presso questo Ambasciatore d’Austria, che la nostra posizione è immutata: e che cioè non si tratta ormai né di mutare la nostra idea in fatto di garanzia internazionale, né di apportare ulteriori miglioramenti alle formule relative alle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine, ma che potrebbe essere preso tutt’al piin esame qualche eventuale ritocco, nell’uno e nell’altro senso, fermo restando l’equilibrio dell’insieme.

Se lo ritieni, potrei far effettuare una comunicazione verbale presso Loewenthal a tale effetto. Credimi,

[Amintore Fanfani]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Carteggio Toncic- Fanfani e Klaus- Moro.


2 Vedi D. 169.


3 Vedi D. 157.


4 Vedi D. 166, nota 3.


5 Vedi D. 147.

177

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 30281/509. Vienna, 19 ottobre 1966 (perv. ore 20,35).

Oggetto: Conferenza stampa Toncic.

Ministro Esteri Toncic si è oggi intrattenuto con corrispondenti esteri a Vienna su problemi competenze suo Dicastero, inclusa questione altoatesina.

Toncic ha toccato questione ancoraggio internazionale, problema terrorismo e suo incontro con Jenny.

Su problema ancoraggio internazionale egli si è limitato a dire che sono ancora in corso gli studi di esperti sulla migliore formula di garanzia aggiungendo che si discute della possibilità di una garanzia politica e di una garanzia giuridica. Circa il contenuto del «pacchetto» egli ha detto di non poter far anticipazioni dato che vi sono anche contatti in corso fra Governo italiano e SVP. Ha precisato perche si tratta del trasferimento di 110 e picompetenze e quindi di un «cambiamento sostanziale in confronto alla situazione precedente».

Richiesto di prendere posizione su una probabile domanda di estradizione di Klotz e sulla libertà di cui continuano a beneficiare Burger ed altri terroristi, Toncic ha risposto di condannare «nel modo piaspro» le azioni terroristiche che sono condotte da persone che non vogliono che si giunga ad un accordo.

Toncic ha evitato di prendere piparticolareggiatamente posizione dicendo che il problema riguarda anche il Ministro degli Interni ed il Ministro della Giustizia.

Toncic ha aggiunto:

«Il Ministro degli Interni ed il Ministro della Giustizia hanno fatto il possibile per impedire l’attività dei terroristi. Essi fanno il massimo. Ma non possono andare oltre i limiti del vigente ordinamento giuridico. Sarei felicissimo se da parte italiana ci si convincesse che noi facciamo tutto il possibile».

A proposito dell’On. Jenny, Toncic ha affermato di aver ascoltato con interesse le opinioni del rappresentante altoatesino anche se Jenny non gli ha portato «nuove idee». Toncic ha aggiunto di aver informato del suo colloquio con Jenny la SVP e i dirigenti tirolesi ed ha precisato che il partito di progresso sociale non potrà diventare «Verhandlungspartner» poiché non ha ancora una base sicura.

Telegrammi ordinari 1966, Austria arrivo, vol. II.

178

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 21 ottobre 1966.

La Presidenza del Consiglio ha fatto pervenire il seguente messaggio che prega di portare a conoscenza dell’on. Ministro:

«Il Presidente del Consiglio si riserva di far conoscere al pipresto possibile il contenuto del suo colloquio di ieri con il Presidente della SVP, Silvius Magnago.

Fin da ora, peraltro, il Presidente del Consiglio desidera far conoscere che il colloquio si è risolto, sostanzialmente, in un’ampia esposizione da parte di Magnago del punto di vista della SVP in merito all’ipotesi globale di superamento della controversia attualmente all’esame.

Le richieste di chiarimenti presentate da Magnago(3) si riferiscono, per la massima parte, a problemi minori. Tuttavia esse comprendono due punti importanti, sui quali Magnago ha particolarmente insistito:

- -

Sarebbe intenzione del Presidente del Consiglio di indire quanto prima una riunione dei Ministri interessati e di esperti (in particolare giuristi, per l’esame degli aspetti del problema concernente l’eventualità di ricorso alla Corte in relazione alla attuazione delle misure)».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 16, fasc. Chiarimenti e Comitati ministri.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione di Ortona in calce al documento: «Il Ministro prega che il problema della “Corte” venga esaminato da noi anche con giuristi prima della prevista riunione».


3 Vedi D. 186.

179

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 24 ottobre 1966.

L’Ambasciatore d’Austria mi ha confermato telefonicamente che durante la scorsa fine di settimana ha avuto luogo a Salisburgo, sotto la presidenza del Landeshauptmann del Tirolo, Wallnoefer, una riunione per l’esame della questione altoatesina(3). Vi hanno partecipato i Ministri degli Esteri e dell’Interno austriaci, il Sottosegretario agli Esteri Bobleter, il Ministro Plenipotenziario Kirchschlaeger, il Prof. Ermacora, il Consigliere Regionale Zechtl, nonché – quali rappresentanti della Stiroler Volkspartei

– Magnago, Mitterdorfer, Volgger e Pupp.

Loewenthal mi ha fatto rilevare che erano assenti, fra gli altoatesini, Dietl, Brugger e Benedikter, il che – egli mi ha aggiunto – si augurava non volesse significare una dissociazione della corrente piestrema della Stiroler Volkspartei dalle posizioni di Magnago.

Le conversazioni hanno avuto come principale oggetto il cosiddetto «ancoraggio internazionale» ed il problema del terrorismo.

Per quanto concerne l’ancoraggio, i convenuti sono giunti alla conclusione che la formula proposta da parte italiana sarebbe accettabile se il Governo di Roma si impegnasse alla rinuncia a sollevare l’eccezione di competenza della Corte dell’Aja («Verzicht auf die Einrede der Unzuständigkeit»).

Per quanto concerne il terrorismo, il Ministro dell’Interno Hetzenauer ha svolto una lunga relazione su ciascun punto della Nota italiana del 6 ottobre(4), controargomentandola in dettaglio. È stato deciso di rispondere, nei prossimi giorni, alla nostra Nota con un documento particolareggiato, che risponderà ai vari punti da noi sollevati.

L’Ambasciatore d’Austria ha aggiunto infine che il Ministro Hetzenauer aveva poi smentito di aver detto le frasi, offensive per la polizia italiana, che erano comparse in una sua recente intervista(5).

Ho risposto a Loewenthal che prendevo atto delle sue dichiarazioni: ma che la smentita del Ministro Hetzenauer sarebbe stata molto piefficace proprio ai fini di quel chiarimento dell’atmosfera, che tutti auspicavamo, se fosse stata fatta prontamente e se fosse stata diretta, come d’uso, allo stesso organo di stampa che aveva pubblicato le frasi, che si asserivano oggi inesatte.

aveva riferito con T. 28734/476 del 6 ottobre (Telegrammi ordinari 1966, Austria arrivo, vol. II).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 16, fasc. Chiarimenti e Comitati ministri.


2 Il documento reca l’annotazione: «Visto dall’On. Ministro. 24-10-66».


3 Vedi anche D. 181.


4 Vedi D. 166, nota 3.


5 Si riferisce all’intervista rilasciata da Hetzenauer al «Neues Österreich», della quale Calenda

180

L’ONOREVOLE BERLOFFA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. riservata personale. Roma, 27 ottobre 1966.

Caro Presidente,

questa è la sintesi di quanto è stato esposto da Magnago(2). Per quanto è scritto in ogni punto, l’interessato pufornire commenti e motivazioni.

Egli non considera fra i punti da «chiarire» il punto n. 5 (polizia locale, urbana e rurale) in quanto lo ha purtroppo già dato per scontato nella riunione del suo Partito: aveva avuto l’affidamento personale del Prefetto Giovenco che si era peraltro riservato l’assenso definitivo del Ministro. Taviani ha poi espresso avviso diverso.

È naturale che i vari punti interessano in grado diverso: al momento opportuno, Magnago (se non lo ha già fatto) puessere piesplicito in vista di una intesa.

Restano poi i problemi dei ladini che andranno esaminati con contatti a parte:

-rappresentanza diretta in Consiglio provinciale;

- soluzione per la nomina dell’Intendente scolastico e per il personale amministra

tivo della scuola ladina. Cordiali saluti tuo aff.mo

Berloffa

Allegato

1) Ancoraggio internazionale «efficace» rappresentato dall’assicurazione che in caso di ricorso austriaco alla Corte dell’Aja, in relazione all’Accordo di Parigi, l’Italia non si opporrà alla verifica dell’attuazione anche delle misure enunciate dal Governo a favore delle popolazioni dell’Alto Adige per il superamento della controversia in atto.

2) Disciplina dell’uso della lingua tedesca secondo i criteri e con l’ampiezza previsti dal Decreto Presidenziale del 22.12.1945 n. 845 emanato anteriormente all’Accordo di Parigi e da questo implicitamente richiamato.

3) Attribuzione alla Provincia della competenza legislativa secondaria (anziché terziaria come finora offerto) in materia di «esercizi pubblici», tenuto anche conto che il Presidente della Provincia già esercita le competenze amministrative connesse con tale materia in forza dell’art. 17 dello Statuto.

4) Trasferimento al Presidente della Giunta provinciale delle attribuzioni in materia di tenuta delle anagrafi spettanti, in base alle leggi vigenti, al Prefetto.

5) Competenza «primaria» (anziché «secondaria» com’è ora ai sensi dell’art. 12, n. 1 dello Statuto) in materia di «polizia locale, urbana e rurale» (in modo da poter disporre – secondo il noto affidamento dato dal Ministero degli Interni – degli appartenenti a tali Corpi anche per l’osservanza delle leggi e regolamenti provinciali, senza incorrere in una violazione del principio dell’«autonomia comunale», al cui rispetto la Provincia è tenuta ai termini dello Statuto e della Costituzione).

6) In caso di mancata approvazione del bilancio provinciale da parte dei Consiglieri dei diversi gruppi linguistici, rimettere l’approvazione: a) al Tribunale di Giustizia Amministrativa;

- - -

9) Scuole:

- - - - - - - -

10) Per la competenza provinciale in materia di «edilizia scolastica» anziché «l’intesa col Ministero della Pubblica Istruzione, per i programmi edilizi» prevista nella formula concordata tra gli esperti, prevedere soltanto l’obbligo per la Provincia di stabilire i programmi edilizi «sentito» il Ministero.

11) Attribuzione alla Provincia della competenza «primaria» – anziché «secondaria» come finora offerto – in materia di «istruzione professionale».

12) Le «misure» annunciate dal Governo, saranno definitivamente accettate da parte del gruppo di lingua tedesca, soltanto se questo concorderà anche sulla formulazione concreta dei singoli provvedimenti che tali misure realizzeranno.

13) Impegno di procedere ad un esame in sede tecnica delle possibilità di consentire la visione diretta dei programmi della TV austriaca, in Provincia di Bolzano.

14) Le misure previste in materia di ammissione ai pubblici impieghi dovranno essere estese anche agli uffici degli Enti parastatali operanti in Provincia.

15) Oltre alla prevista «riparazione mediante restituzione o indennizzo per i rifugi alpini già di proprietà delle Sezioni alto-atesine dell’Associazione Alpenverein», assicurazione che sarà provveduto al riconoscimento giuridico dell’attuale sodalizio di fatto «Sudtiroler Alpenverein».


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 107, fasc. 661. 2 Si riferisce all’incontro fra Moro e Magnago svoltosi il 20 ottobre, per il quale vedi D. 178.

181

IL CONSOLE GENERALE A INNSBRUCK, MANCA DI VILLAHERMOSA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

Telespr. riservato 5213/11332. Innsbruck, 28 ottobre 1966.

Oggetto: Colloqui a Salisburgo sulla questione altoatesina.

Il 22 corrente, sotto la presidenza del Landeshauptmann del Tirolo, Wallner, ha avuto luogo a Salisburgo una riunione in cui è stato discusso il problema dell’Alto Adige.

Ai colloqui, durati parecchie ore, sono intervenuti il Ministro degli Esteri austriaco Toncic con il Sottosegretario Bobleter, il Ministro degli Interni austriaco, Hetzenauer, il Capo della SVP, Magnago, accompagnato da membri del direttivo del partito, il deputato «liberale» alla Dieta del Tirolo, Mader, l’Ambasciatore austriaco a Roma, Lenthal, il prof. Ermacora oltre ad alti funzionari del Ballhausplatz e del Governo tirolese.

Secondo quanto riferiscono i giornali locali, il Ministro Toncic ha tracciato un quadro dell’attuale stato della questione sudtirolese, mentre il Ministro Hetzenauer ha riferito dettagliatamente in merito alle misure prese dall’Austria per prevenire atti di violenza. Nel dibattito seguito alle parole dei due ministri, gli intervenuti avrebbero discusso «sull’estensione dell’autonomia necessaria ad assicurare i diritti dei sudtirolesi» e su un’efficace garanzia internazionale.

In via riservata ho potuto nel frattempo apprendere che nel corso della riunione avrebbe prevalso, almeno formalmente, il desiderio di chiudere senza ulteriori indugi la vertenza per il Sudtirolo. Sembra che Governo federale, Governo regionale, e rappresentanti del Sudtirolo si siano mostrati concordi nel ritenere che una soluzione della questione altoatesina non possa essere ulteriormente procrastinata senza grave danno per le popolazioni interessate. Concorrere al fallimento in un’eventuale intesa con l’Italia significherebbe pertanto assumersi una grave responsabilità che nessuno vuole addossarsi.

I motivi che consigliano di giungere al pipresto ad una soluzione del problema risiederebbero:

- -

D’altra parte forze eversive cercano di minare questa apparente identità di vedute e di ostacolare il favorevole andamento delle trattative, per motivi circoscritti agli interessi che esse si propongono di salvaguardare. Tra tali forze eversive si possono annoverare innanzitutto i due partiti che non fanno parte del Governo: i socialisti per ragioni di politica interna, i liberal-nazionali per motivi di ben pivasta portata e che si riassumono, in una parola, nel desiderio di evitare che un problema di minoranze possa essere risolto senza l’applicazione del principio di autodeterminazione.

Le resistenze a una soluzione della vertenza trovano tuttavia dei sostenitori anche nelle file della Volkspartei e non solo fra i noti personaggi, come uno Gschnitzer

o un Kranebitter, animati da profondo radicalismo. Essi fanno leva sui sentimenti patriottici delle popolazioni tirolesi per mascherare ben piambiziose e non confessabili aspirazioni.

Risulta inoltre che a Salisburgo è stato discusso soprattutto il contenuto del memoriale che la SVP sta per presentare al Presidente Moro secondo le intese intervenute con Magnago nel recente colloquio di Roma. Al riguardo non sono tuttavia trapelate, almeno finora, indiscrezioni degne di nota.

Riassumendo, nonostante certi palesi segni di buona volontà, nell’incontro di Salisburgo si è voluto ancor una volta evitare di assumersi nette responsabilità facendo rilevare che l’esito delle trattative dipenderà in definitiva dalla risposta italiana; risposta che verrà riesaminata in un ulteriore incontro tra gli austriaci e i rappresentanti della SVP e che dovrebbe pertanto essere decisiva per l’ulteriore corso degli avvenimenti(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 2, s.p. 2 Sottoscrizione autografa. 3 Sull’argomento vedi anche D. 179.

1

Dopo la presentazione al Governo austriaco della nostra Nota del 6 ottobre relativa alla repressione del terrorismo(2) e dopo la recente udienza concessa dall’On. Presidente del Consiglio al Presidente dalla SVP, Magnago(3), si possono prevedere sei momenti nello sviluppo, sia sul piano interno che sul piano internazionale, della questione altoatesina:

1) esame da parte del Governo italiano dei chiarimenti richiesti dal Presidente della SVP in merito alle ipotesi di superamento della controversia italo-austriaca;

2) comunicazione alla SVP della risposta del Governo circa tali chiarimenti;

3) congresso straordinario della SVP, che dovrebbe esprimersi in via definitiva sulle ipotesi di superamento della controversia italo-austriaca;

4) comunicazione del Governo di Vienna a quello di Roma in merito alle ipotesi sopra citate;

5) eventuali contatti tecnici italo-austriaci per la stesura definitiva delle formule relative al superamento della controversia fra Roma e Vienna;

6) eventuale incontro politico conclusivo ad alto livello.

Dei sei momenti pisopra elencati, i primi tre riguardano il piano interno. Essi, a loro volta, condizionano lo svolgimento degli ultimi tre che concernono, soprattutto, il piano internazionale.

Sembra opportuno esaminare quale dovrebbe essere la nostra azione per far sì che i primi tre momenti si svolgano nel modo e nei tempi per noi pifavorevoli in relazione al successivo, eventuale svolgimento degli altri tre momenti.

II. Ai fini dell’esame delle linee generali della nostra azione occorre, comunque, tener conto di alcuni fattori – che possono direttamente influire sullo svolgimento dei momenti interni ed internazionali sopra indicati – nonché di alcune questioni in merito alle quali occorre, da parte nostra, prendere contemporaneamente posizione. Tra tali fattori e tali questioni si possono annoverare:

- - - -

Da ultimo dev’essere tenuto presente che potrà essere utile replicare alla lettera che il Cancelliere Federale austriaco ha indirizzato il 13 ottobre all’On. Presidente del Consiglio(5).

III. Uno degli elementi che ha reso particolarmente difficili i contatti per il superamento della controversia sull’Alto Adige è il fatto che ci siamo trovati di fronte non ad un solo interlocutore ma a due, Vienna e Bolzano, che si sono andati alternando dinanzi a noi nel tentativo di strapparci ulteriori concessioni – col miraggio di una possibile conclusione – e che hanno costantemente cercato di mantenere, per conto loro, piena libertà ed elasticità di manovra. Si è trattato di una azione combinata che si è andata accentuando, specie in questa ultima fase, sotto la guida austriaca.È evidente che, al contrario, a noi converrebbe porre termine a tale stato di cose, distaccando gli altoatesini da Vienna, particolarmente nell’attuale momento in cui si sta affrontando una fase particolarmente delicata della controversia italo-austriaca. Non è certo facile che questo scopo possa essere raggiunto. Civuol dire, in altre parole, ottenere in questa fase il consenso degli altoatesini circa le ipotesi di superamento della controversia, prima ed indipendentemente da Vienna. Se si potesse immaginare, a questo proposito, che i primi tre momenti sopra indicati si svolgessero con risultati positivi – il che significherebbe in concreto l’accettazione da parte del Congresso della SVP, dopo i chiarimenti forniti dal Governo italiano, delle ipotesi di superamento della controversia attualmente allo studio – nostro principale interesse sarebbe certamente quello di prendere atto di tale accettazione altoatesina e di valercene negli ulteriori contatti con Vienna. Non vi è dubbio, infatti, se disponessimo di tale definitivo accordo della SVP, la nostra posizione dei confronti di Vienna diverrebbe notevolmente piforte. Tale ipotesi non è certamente di facile e di probabile attuazione. Se tuttavia essa si verificasse, sarebbe nostro evidente interesse di sfruttare la pifavorevole posizione negoziale, in cui verremmo a trovarci. Cisi potrebbe ottenere imprimendo una pausa nello sviluppo dei contatti previsti: ciche non sarebbe difficile raggiungere presentando al Governo di Vienna, immediatamente dopo la favorevole conclusione del Congresso della SVP, una nuova e pienergica nota sul terrorismo, insistendo per l’adozione, da parte austriaca, di precise e concrete misure. Il che indurrebbe Vienna a rinviare la sua comunicazione (prevista quale quarto momento del calendario futuro della controversia). Comunque, cimetterebbe Vienna nella pidifficile posizione di dover prendere qualche concreta iniziativa per quanto concerne la lotta contro il terrorismo prima di insistere per l’eventuale ripresa dei contatti tecnici e scoraggerebbe il Governo austria

co dal presentare nuove richieste circa il cosiddetto «ancoraggio internazionale», ove non fosse disposto ad accettare le nostre richieste circa la concreta collaborazione di Vienna nella prevenzione e repressione dell’attività terroristica.

IV. Se tale favorevole ipotesi non dovesse verificarsi, ci si puattendere un respingimento, pio meno esplicito, da parte della SVP delle ipotesi di superamento della controversia. Il verificarsi della prima e seconda alternativa dipenderà, comunque, in gran parte, dalla nostra intenzione o possibilità di andare incontro o meno ai cosiddetti chiarimenti presentati da Magnago. Tale condizione è necessaria ma non sufficiente, in quanto occorre tenere altresì presente la effettiva forza del Presidente della SVP nei confronti del suo partito in relazione all’opera di persuasione che egli potrà eventualmente svolgere. Considerazioni di calendario relative all’iter della domanda di associazione austriaca alla CEE, allo svolgimento dell’Assemblea dell’ONU ed alla stessa nostra pressione sull’Austria in merito al terrorismo, consigliano di cercare di accelerare il pipossibile la definitiva presa di posizione della SVP. A tal fine occorrerebbe rispondere senza indugio alla cosiddetta richiesta di chiarimenti della SVP. Se la richiesta di chiarimenti non potrà essere per noi accettabile o se avremo la sensazione che Magnago non sia in posizione abbastanza forte da far prevalere le sue indicazioni, cinon potrà che portare ad una risposta negativa del Congresso della SVP. In tale ipotesi, potrebbe essere utile esaminare l’opportunità di presentare una nuova nota sul terrorismo (sia che essa faccia seguito alla nostra nota del 6 ottobre, sia che essa debba replicare ad una risposta austriaca che ci dovesse pervenire nel frattempo), nota che dovrebbe da noi essere inoltrata a Vienna subito dopo la nostra risposta ai «chiarimenti» di Magnago, ma prima del Congresso della SVP. È facile rilevare, infatti, che, in tale ipotesi, ove noi facessimo tale passo dopo il Congresso della SVP, ed esso avesse esito negativo, cipotrebbe dare l’impressione di una ingiustificata ritorsione italiana e di un tentativo di rinviare la discussione del problema principale in esame.

V. Occorre adesso esaminare quale dovrebbe essere la nostra azione dopo la conclusione dei primi tre «momenti» di carattere pisopra indicati. Qualora i predetti tre «momenti» si svolgano per noi favorevolmente, è prevedibile che il Governo austriaco ci invii una comunicazione con la quale, a seguito della presa di posizione del Congresso della SVP, dichiarerebbe il proprio accordo sulle ipotesi di superamento della controversia e proporrebbe lo svolgimento dei previsti contatti tra esperti, al fine di redigere i relativi documenti. In tale eventualità, da parte nostra si dovrebbe far comprendere a Vienna che tali contatti tecnici non potranno aver luogo se non a condizione che il Governo austriaco dia concreto seguito alle nostre richieste di effettiva collaborazione nella lotta contro il terrorismo in Alto Adige. In particolare Vienna dovrebbe:

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Nell’eventualità, invece, che la nostra risposta alla richiesta di chiarimenti presentata da Magnago sia sfavorevole e che, conseguentemente, i tre «momenti» di carattere interno si concludano negativamente, da parte di Vienna si potrebbe verosimilmente chiedere di riprendere i contatti italo-austriaci, praticamente al fine di riproporre al Governo italiano quello che è già stato chiesto dalla Volkspartei. In tal caso, da parte nostra si potrà intanto rispondere che il Governo italiano è in attesa che Vienna metta in atto la concreta collaborazione contro il terrorismo che le è stata ripetutamente richiesta, pur non escludendo successivi contatti per un esame di ipotesi di accordo su basi interamente nuove.

Sia nell’una che nell’altra alternativa ci converrebbe in qualche modo chiarire agli austriaci che ogni ritardo nella risposta definitiva di Vienna in merito alle ipotesi di superamento della controversia prospettate negli incontri di Montreux e Londra del giugno e luglio scorsi(7), acquista carattere negativo, in quanto in Italia ci si sta sempre piavvicinando ad una fase politica che per il suo carattere pre-elettorale rende impossibile esaminare un problema così complesso come quello relativo alla questione altoatesina. Ciche significa, in pratica, il rinvio di ogni soluzione al periodo successivo allo svolgimento delle elezioni politiche del 1968.

VI. In questa cornice, dovranno anche inserirsi alcune nostre future azioni – e le loro relative date – in relazione ai fattori ed ai dati di cui al paragrafo II. In particolare, per quanto riguarda:

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verrebbe proporre al pipresto una data ravvicinata per il nuovo incontro tecnico, tenendo presente, tra l’altro, che, in sostanza, si tratta di una nostra richiesta avanzata a Zurigo il 26 agosto u.s. e ribadita nella nostra Nota del 6 ottobre. Al contrario, se l’esame dei chiarimenti lascerà prevedere uno sviluppo sfavorevole, ci converrà inserire la questione relativa ad un prossimo nuovo incontro tecnico nella nostra nuova nota sul terrorismo;

d) l’istituzione di una Commissione storica italo-austriaca(8): si tratta di una questione di secondaria importanza tuttavia, anche in merito ad essa sembrerebbe conveniente attendere, prima di rispondere alla relativa richiesta austriaca, di poter prevedere lo sviluppo dei successivi «momenti». La nostra risposta, quindi, dovrebbe essere inviata a Vienna dopo l’esame dei chiarimenti richiesti dalla SVP.

Per quanto concerne la risposta alla lettera che il Cancelliere Federale austriaco ha indirizzato il 13 ottobre all’On. Presidente del Consiglio, sembrerebbe opportuno che essa venga inviata dopo lo svolgimento del Congresso della SVP – In tal modo il tono della risposta stessa potrà dipendere dal carattere positivo o negativo della presa di posizione della SVP. – La replica dell’On. Presidente del Consiglio potrebbe contenere sia un accenno alla necessità che da parte austriaca vengano tenuti presenti i limiti di tempo che prossimamente potranno influenzare gli sviluppi della questione altoatesina per la scadenza rappresentata dal prossimo inizio, in Italia, di una fase politica pre-elettorale, sia un richiamo alla necessità che il Governo austriaco prenda concrete iniziative nella lotta al terrorismo in Alto Adige.

Un altro elemento che, infine, sembra opportuno tener presente è la circostanza che, per quanto concerne i riflessi della controversia italo-austriaca nelle Nazioni Unite, sarebbe per noi conveniente che le prese di posizione austriache – sia quella sull’ipotesi globale di superamento della controversia, sia quella relativa al terrorismo in Alto Adige – avvengano nel corso della presente sessione dell’Assemblea Generale, cioè, entro il 21 dicembre p.v. – In tal modo, infatti, comunque vadano i prossimi sviluppi della questione altoatesina, ci sarebbe sempre assicurata la possibilità di una eventuale iniziativa alle Nazioni Unite.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Verbale riunione presso il Presidente del Consiglio (7.11.1966).


2 Vedi D. 166, nota 3.


3 Vedi D. 178.


4 Si riferisce alla Nota verbale austriaca 46.135-5 (Pol) 66 dell’11 ottobre, non pubblicata.


5 Si riferisce probabilmente alla lettera di Klaus del 3 ottobre 1966, per la quale vedi D. 169.


6 Vedi D. 162, nota 5.


7 Vedi DD. 140 e 153.


8 La proposta di istituire una commissione storica era stata formulata da Klaus in una lettera a Moro del 28 luglio nella quale in proposito si legge: «Ritorno oggi al nostro ultimo incontro, avvenuto quasi un anno fa a Canazei e che è stato molto prezioso e proficuo per me a causa degli argomenti trattati e delle sue considerazioni al riguardo. Ella ricorderà che in quell’occasione sostenni l’opinione che una soluzione dei problemi aperti tra i nostri paesi potrebbe essere molto facilitata attraverso intensificate relazioni culturali, scientifiche e umane. In questo modo si potrebbero eliminare “scorie storiche” e riserve che si sono accumulate tra i nostri popoli sopratutto negli ultimi cento anni. L’evoluzione storica del mio Paese presenta creazioni ed avvenimenti preziosissimi, che hanno le loro radici nell’ambito della cultura latina e, in seguito, italiana. È quindi mia opinione che, proprio nel campo di queste così ricche relazioni storiche, sarebbero necessari sforzi intensi per individuare e porre in evidenza quello che vi è di grande e di fecondo e per relegare nei loro limiti effettivi gli equivoci e ciche è umano, spesso troppo umano. Credo che, pertanto, sarebbe utile se i professori universitari di storia ed altri studiosi del suo e del mio Paese potessero incontrarsi ed eliminare tutti i problemi che reciprocamente oscurano l’immagine dei nostri popoli e la loro storia. Ho avuto recentemente una conversazione molto preziosa con rappresentanti austriaci delle scienze umanistiche, ai quali le relazioni con il suo Paese stanno particolarmente a cuore. L’esito di questa conversazione mi incoraggia a riprendere la proposta, da me fatta a suo tempo e salutata anche da lei, e di proporre un primo incontro di questo genere. Da parte austriaca si inviterebbero volentieri personalità quali il Prof. Dott. Franco Valsecchi, il Prof. Dott. Filipuzzi, il Prof. Dott. Sciacca (dell’Università di Genova), il Prof. Dott. Passerin-d’Entrèves (dell’Università Ambrosiana di Milano), il prof. Dott. Piero Pieri (Torino), il Prof. Claudio Magris (Triste) ed altri signori da lei proposti. Forse il primo di questi incontri dovrebbe svolgersi nel mio Paese, nel qual caso le spese verrebbero sostenute da parte austriaca. Se quanto sopra dovesse incontrare il suo consenso di massima, proporrei che una personalità di sua fiducia prenda contatto con il direttore dell’Istituto Austriaco di Cultura a Roma, Prof. Univ. Hermann Fillitz, per stabilire i particolari piprecisi dell’incontro e, specialmente, anche il numero dei partecipanti» (ACS, Archivio Aldo Moro, b. 107, fasc. 666).

183 COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 7 novembre 1966, ore 17)1 Appunto.

Pres. MORO: Scopo della riunione è l’esame della questione del cosiddetto ancoraggio internazionale delle misure previste a favore delle popolazioni altoatesine. Dal mio colloquio con Magnago è risultato che la SVP ritiene essenziale una garanzia internazionale dell’attuazione di quelle misure, anche restando fermo che, da parte nostra, esse verranno considerate come il frutto di una determinazione unilaterale. Occorre quindi particolarmente chiarire il problema della competenza che sarebbe attribuita alla Corte dell’Aja.

Prof. TOSCANO: Desidero sottolineare che i negoziati con i rappresentanti austriaci si sono costantemente svolti in base al criterio di non internazionalizzare le nuove misure per l’Alto Adige. Ci siamo attenuti alle istruzioni di evitare che tali misure apparissero oggetto di un nuovo accordo. Di fronte alle richieste austriache di ottenere un meccanismo di conciliazione o l’arbitrato, abbiamo replicato che esse non avevano giustificazione. Il negoziato concerneva, infatti, secondo la intitolazione ufficiale dell’ONU, l’applicazione e l’interpretazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946, accordo, che, come è noto, è privo di garanzie internazionali. D’altro canto, abbiamo sostenuto che se le nuove misure previste non fossero adottate dall’Italia – o lo fossero solo in parte – l’Austria proteggerebbe i suoi interessi non rilasciando la sua «quietanza». L’intervento della Corte è piuttosto una garanzia per il Governo italiano, una volta che esso abbia adottato le misure in questione in quanto impedisce all’Austria di ricorrere all’ONU e la obbliga ad accettare una decisione «secondo diritto».

Naturalmente, a ben vedere, dobbiamo prevedere di essere noi stessi a decidere una valutazione delle nuove misure da parte della Corte. Ritengo che questa valutazione in sostanza ci sarà, anche se formalmente non si puconsentire a internazionalizzare le misure stesse. Infatti, qualora fossimo deferiti dinanzi alla Corte sotto l’accusa di inadempienza dovremo dire ciche avremo fatto per eseguire gli accordi De Gasperi- Gruber. A quel momento perle vecchie misure costituzionali saranno sostituite dalle nuove alle quali ci converrà di fare riferimento. Osservo infine che, dopo le conclusioni della Commissione Rossi, la quale, essendo composta in maggioranza di italiani, ha suggerito una serie di misure per dare un contenuto concreto alla autonomia in Alto Adige, non ci si puilludere che la Corte non ci condanni, nell’ipotesi che non si prenda alcun nuovo provvedimento. In precedenza, invece, il concetto di autonomia era astratto e potevamo sperare di essere assolti dall’accusa di inadempimento. Ora abbiamo spiegato a tutti che occorrono molte nuove misure per dare l’autonomia all’Alto Adige.

Min. GAJA: Vorrei confermare che, di fronte ai ripetuti sforzi austriaci di internazionalizzare le nuove misure di cui si discute, siamo stati fermissimi nel negare ogni ampliamento dell’accordo De Gasperi- Gruber. Ora gli austriaci vorrebbero, in sostanza, ottenere una garanzia giudiziaria delle singole misure; ma, se lo si ammettesse, queste sarebbero internazionalizzate. Gli austriaci sono già abbastanza garantiti dal meccanismo della quietanza, che essi darebbero solo dopo l’adozione dei provvedimenti italiani. Si potrebbe anzi dire, come è stato detto, che saremmo piuttosto noi a doverci preoccupare che la quietanza austriaca ci sia effettivamente rilasciata.

Prof. TOSCANO: Si potrebbe fissare un termine per il rilascio della quietanza. Una richiesta del genere ho sostanzialmente già preannunciato a Toncic nelle conversazioni di New York(2).

Min. GAJA: Questa impostazione dimostra che non vi è ragione di cedere sul punto della internazionalizzazione delle misure.

Min. REALE: È logico che, quando si fa un accordo, se ne garantisca il rispetto. Ma credo che la nostra formula sia semplice: il ricorso alla Corte dell’Aja consentirebbe di accertare se le misure italiane siano conformi, o no, all’Accordo di Parigi.

Prof. SPERDUTI: Bisogna notare che, se si fosse deferita la controversia alla Corte dell’Aja nel 1960 o nel 1961, si sarebbe discusso dell’esecuzione che l’Italia già sosteneva di aver dato all’Accordo di Parigi. Non vedo ragioni perché si debba modificare o attenuare tale punto di vista. C’è stata, è vero, la Commissione Rossi che ha contemplato nuove misure, ma queste misure non sono state mai intese da parte italiana come attinenti all’esecuzione di obblighi internazionali. Nel corso dei lavori della Commissione italo-austriaca di esperti a Ginevra, la delegazione italiana ha insistito sulla natura unilaterale e puramente interna delle nuove misure che si adotterebbero. Su tali misure si consentiva da parte italiana a consultare l’Austria in vista di pervenire all’estinzione della controversia con l’eliminazione della ragione pratica del contendere. In altri termini, da parte italiana si è mantenuto fermo di avere già adempiuto gli obblighi derivanti dall’Accordo di Parigi, cosicché non vi sono stati negoziati con l’Austria intorno a nuove misure di esecuzione. Ciche vi è stato si riassume in queste linee: si è operato un sondaggio per stabilire se le nuove misure, che l’Italia si proponeva di adottare con libera decisione per venire incontro alle aspirazioni degli abitanti di lingua tedesca dell’Alto Adige, avrebbero consentito all’Austria di dichiararsene soddisfatta, sia pure, da parte sua, ravvisando in esse delle misure di esecuzione dell’ Accordo di Parigi. Perci se si riconoscesse, in un modo o in un altro, che tali misure rappresentano atti di esecuzione dell’Accordo di Parigi, si accetterebbe la tesi austriaca. Ciavverrebbe se, ad esempio, si accogliesse la richiesta di rinunciare a sollevare, all’occorrenza, davanti alla Corte dell’Aja l’eccezione relativa alla competenza nazionale esclusiva, che è un mezzo di difesa previsto e riconosciuto esplicitamente dalla stessa Convenzione di Strasburgo sulla risoluzione pacifica delle controversie.

Min. FANFANI: Da parte austriaca ci si chiede di rinunciare ad ogni eccezione, che possa bloccare preliminarmente i loro eventuali ricorsi alla Corte dell’Aja. Assolutamente non possiamo aderire a questa richiesta, perché altrimenti apriremmo le cateratte dei ricorsi, e accetteremmo l’idea che si possa chiedere l’intervento della Corte per ogni singola misura, di cui sia controversa l’esecuzione. Bisogna dire invece agli austriaci che siamo noi ad aver bisogno di garanzie. Da un punto di vista politico, la loro garanzia fondamentale consiste nella presenza di un partito di lingua tedesca in Alto Adige.

Se, a queste condizioni, l’Austria non ci sta, pazienza. Ma non possiamo sottoporre l’Alto Adige a un regime di mezzadria. Questo è, senza dubbio, lo stato d’animo del Parlamento.

Prof. AGO: Come è noto, la Corte dell’Aja non è un Tribunale di diritto interno:se l’Austria vi ricorre, deve farlo sulla base dell’Accordo di Parigi. È giusto evitare, da parte nostra, di ammettere che esso sia oggi superato da un nuovo accordo. Tuttavia la Corte potrà dire che c’è stato un negoziato, fra Italia e Austria, e dunque si è giunti ad un nuovo accordo. Ricordiamo che la controversia è nata perché le due parti interessate erano in contrasto circa la sufficienza delle misure adottate dall’Italia per eseguire gli obblighi assunti a Parigi. Dopo di ci l’Italia sostiene che le nuove misure per l’Alto Adige hanno carattere puramente interno e unilaterale. Ma un fumus di internazionalizzazione c’è. L’importante, a mio avviso, è che la Corte dell’Aja assuma come unica fonte degli impegni internazionali dell’Italia l’accordo De Gasperi- Gruber. Ciposto, non si punegare che le misure interne italiane siano tutte, necessariamente, in relazione a quell’accordo. D’altronde, l’attribuzione di competenza alla Corte viene fatta oggi: sarebbe assurdo sostenere che le sfuggano proprio le misure attuali.

Prof. MONACO: Credo che ci siano tre punti da considerare. Quale deve essere il giudice della controversia italo-austriaca? Senza dubbio la Corte dell’Aja. Come se ne deve definire la competenza? In base alla Convenzione di Strasburgo, naturalmente rimuovendo il limite temporale che attualmente essa contiene. Possono le misure interne italiane essere oggetto dei ricorsi austriaci? A mio avviso, non possiamo ammettere che gli austriaci ricorrano alla Corte per la eventuale inesecuzione di singole misure. Lo potrebbero fare se noi ammettessimo che le nuove misure fossero oggetto di apposito accordo: ma occorre invece escludere ogni nuovo impegno. Così pure sono contrario a che si rinunci a qualsiasi possibile eccezione da parte nostra. Bisogna evitare che da parte italiana si ammetta e si dichiari che le nuove misure sono adottate in base ad una interpretazione, sia pure larga e generosa, dell’Accordodi Parigi. È una cautela necessaria. In caso di controversia davanti ad una giurisdizione internazionale, nessun giudice sarebbe disposto a dare all’Accordo di Parigi una interpretazione meno larga di quella già fatta propria, a qualunque titolo, dallo Stato obbligato.

Prof. AGO: Non dimentichiamo che bisognerebbe subordinare la possibilità di ricorso alla Corte dell’Aja al previo esaurimento dei ricorsi interni: questa sarebbe una garanzia per l’Italia.

Prof. SPERDUTI: È chiaro che l’Austria persegue l’obiettivo di internazionalizzare le misure previste per l’Alto Adige, e quindi di farci ammettere, sotto una forma o in un’altra, che esse non sono liberamente adottate, ma obbligatorie internazionalmente. Se si rinunciasse all’eccezione di competenza interna esclusiva, si darebbe ragione all’Austria. Io sono contrario: mi sembra che la garanzia per l’Austria consista già nel fatto che la Corte potrebbe giudicare delle controversie giuridiche italo-austriache. Lasciamo poi alla Corte di giudicare di ogni eventuale nostra eccezione, che dobbiamo restare liberi di proporre. Sia chiaro che la possibilità per l’Italia di proporre delle eccezioni non equivale alla sicurezza di poter bloccare automaticamente un giudizio sul merito delle pretese austriache. Spetterà alla Corte di decidere sulla fondatezza di una eventuale eccezione italiana. Ma se l’Italia si impegnasse a non far valere, domani, l’eccezione della competenza nazionale esclusiva, in una controversia che l’Austria sollevasse intorno alle nuove misure, ciequivarrebbe a riconoscere che le nuove misure non sono liberamente adottate nell’esercizio della competenza nazionale esclusiva, ma costituiscono misure di esecuzione di obblighi internazionali.

Prof. TOSCANO: Voglio ricordare che la soluzione arbitrale, con l’aggiunta della competenza speciale a giudicare temporaneamente e solo per un mero accertamento di fatto circa l’attuazione delle singole progettate nuove misure, fu ritenuta accettabile a Ginevra in quanto si aveva, in contropartita, una quietanza austriaca immediata. Il Governo di Vienna correva allora il rischio che noi, in definitiva, non adottassimo le misure annunciate. Oggi, invece, noi lasceremmo al Governo austriaco di giudicare il momento della chiusura della controversia e del rilascio della sua quietanza solo dopo l’approvazione da parte del Parlamento delle nuove misure. Ogni rischio per Vienna scomparirà. Ho motivo di credere che, se gli austriaci insistono sulla garanzia giudiziaria e sulla rinuncia da parte nostra all’eccezione fondata sulla competenza interna esclusiva, è perché si preoccupano dell’estensione ai ladini dei nuovi provvedimenti: ci infatti, non essendo contemplato dall’accordo De Gasperi- Gruber, il quale ha per oggetto solo la minoranza tedesca, rafforzerebbe il carattere interno di tali provvedimenti e quindi la nostra eventuale eccezione di incompetenza della Corte.

Vice Pres. NENNI: Io credo che oggi gli austriaci non siano piin grado di fare alcun accordo con l’Italia, non avendo piun governo di coalizione.

Pres. MORO: Sono convinto che possano fare un accordo, sul cui contenuto gli altoatesini di lingua tedesca consentano.

Prof. TOSCANO: Il Ministro degli Esteri austriaco mi ha detto a New York che, se il Presidente della Repubblica italiana manifestasse il proprio compiacimento per la chiusura della controversia, i socialisti austriaci ne sarebbero scossi e difficilmente oserebbero schierarsi in senso contrario: vi sarebbe, perci la possibilità di un voto unanime del Parlamento austriaco.

Vice Pres. NENNI: Dubito che il Presidente della Repubblica possa prendere posizione in questo senso.

Prof. TOSCANO: A parte ci vorrei ribadire che la Corte dell’Aja pucostituire una garanzia anche per noi, impedendo un giudizio politico delle Nazioni Unite e deferendo il tutto alla Corte per un mero esame secondo diritto. Questa sarebbe, in altre parole, una competenza di sostanza e non di forma. Certo, il riconoscere formalmente tale competenza della Corte significherebbe mutare la posizione da noi annunciata al Parlamento durante il negoziato e potrebbe pregiudicare l’approvazione della progettata soluzione.

Min. FANFANI: Mi sembra molto importante l’affermazione del Presidente del Consiglio, secondo cui la possibilità di chiudere la controversia dipenderebbe dal consenso degli altoatesini di lingua tedesca. Poiché dobbiamo scartare ogni garanzia di carattere internazionale, dovremmo studiare il modo di accrescere le garanzie di natura interna.

Prof. TOSCANO: In realtà il Governo austriaco ha pivolte solennemente dichiarato fin dal 1946 che il suo atteggiamento era legato a quello degli altoatesini di lingua tedesca, e che, qualora questi ultimi avessero accettato come soddisfacenti le misure decise dal Governo di Roma, esso si sarebbe automaticamente dichiarato soddisfatto.

Prof. CAPOTORTI: Vorrei osservare che vi è un problema di garanzie dell’emanazione dei provvedimenti italiani, e un problema di garanzie dell’attuazione dei medesimi. A quest’ultimo riguardo, la via indicata dal Ministro degli Esteri è senz’altro di grande importanza; mentre sembra difficile garantire con meccanismi interni l’emanazione dei provvedimenti.

Desidero poi sollevare un altro problema. Si è parlato di una quietanza austriaca dopo l’adozione delle misure italiane; ma è stata anche prevista, finora, una dichiarazione del Governo austriaco subito dopo la dichiarazione del Governo italiano che annuncerà al Parlamento le misure da adottare. Mi chiedo, allora, se sia il caso di pensare a un secondo documento formale di quietanza condizionata: in modo che, una volta verificatasi la condizione (emanazione dei provvedimenti interni), la quietanza possa considerarsi automaticamente efficace. Forse il secondo documento ci darebbe pitranquillità; ma non occorreranno nuovi negoziati per ottenerlo? D’altra parte, se vi sarà discordanza di vedute sulla piena adozione delle misure promesse, chi giudicherà (dato che noi non dovremmo, per principio, rivolgerci alla Corte per le nuove misure)?

Min. FANFANI: Probabilmente sarebbe meglio non chiedere una seconda dichiarazione.

Prof. AGO: Si rischia perche gli austriaci tornino alle Nazioni Unite, dicendo di non aver mai riconosciuto la chiusura della controversia.

A parte ci mi sembra che la risposta sul tema dell’ancoraggio internazionale dovrebbe essere: la Corte dell’Aja giudicherà circa la applicazione dell’Accordo di Parigi, e necessariamente confronterà a tal fine tutti gli atti legislativi e amministrativi italiani relativi all’Alto Adige con le clausole di quell’accordo.

Prof. CAPOTORTI: Ma supponiamo che l’Austria voglia ricorrere all’Aja per la pretesa inesecuzione di alcune fra le nuove misure. In tal caso, la controparte teme che il giudizio della Corte sia bloccato da una nostra eccezione procedurale, con cui si sostenga che quelle misure rientrano nella nostra competenza interna esclusiva.

Prof. SPERDUTI: Tale timore della controparte sarebbe, in fin dei conti, niente altro che timore di non aver ragione nel merito. Ho già chiarito che spetterà alla Corte di decidere dell’eventuale fondatezza di una eccezione italiana. Cidovrebbe riassicurare l’Austria.

Prof. ELIA: Perché non studiamo una formula, magari di carattere politico, con cui si dica che l’Italia non intende sottrarsi in nessun modo al giudizio della Corte?

Prof. AGO: Vorrei insistere sull’opportunità di subordinare in ogni caso il giudizio della Corte al previo esaurimento dei ricorsi interni.

Min. REALE: È rimasto in sospeso il problema della quietanza austriaca. Dobbiamo contentarci della prima dichiarazione o esigere un documento, per così dire, ricognitivo?

Prof. TOSCANO: Penso che gli austriaci siano orientati verso il rilascio del secondo documento: in fondo, questa è per loro una specie di garanzia.

Min. FANFANI: Si potrebbe allora far notare che noi preferiremmo una sola dichiarazione. Poi potremmo concedere, a richiesta degli austriaci, che il meccanismo consista in due dichiarazioni successive.

Pres. MORO: Vorrei ricapitolare, sul problema principale che abbiamo discusso. La premessa è che il consenso degli altoatesini di lingua tedesca rappresenta la condizione necessaria e sufficiente per chiudere la controversia. Ora, per essi, le garanzie interne hanno certamente valore; ma l’ancoraggio internazionale è ancora piimportante; anzi, direi, piimportante che per l’Austria. Agli altoatesini interessa infatti uno strumento che spinga il Governo italiano ad adottare le misure previste; essi si preoccupano, naturalmente, anche dell’ipotesi di mutamento di Governo in Italia. Percinon basta loro la possibilità di risollevare la controversia da parte dell’Austria, ed appare invece decisivo un meccanismo di ancoraggio.

Ciposto, vi è da chiedersi: quale estensione potrebbe avere la competenza della Corte dell’Aja? Mi sembra che vi siano due tesi estreme: per alcuni, tutto il complesso delle misure italiane per l’Alto Adige potrebbe essere esaminato; secondo altri, dovrebbero essere eccettuate le misure nuove. Su questo problema c’è finora come un velo politico. Ma fino a che punto esso puessere mantenuto? Abbiamo due interlocutori: l’Austria ed il Parlamento italiano; quest’ultimo ci chiederà quale sia il contenuto delle intese che vogliamo concludere. Si potrà sfuggire ad un chiarimento? D’altra parte, dubito che l’Austria abbia molto interesse a mettersi d’accordo con noi, in quanto sa che, comunque, adotteremo determinate misure per l’Alto Adige. Perciil rischio è che si finisca col fare altre concessioni, senza rimuovere l’ipoteca austriaca.

Prof. CAPOTORTI: Le nostre difficoltà derivano in gran parte dal fatto che non riusciamo a sfuggire a taluni equivoci. Stiamo negoziando con l’Austria, anche sulle singole misure, e vogliamo negare che si concluda un accordo, o anche che ci si muova nel quadro dell’Accordo di Parigi. Ci proponiamo di adottare delle misure per l’Alto Adige, per chiudere la controversia con l’Austria, e vogliamo sostenere che queste misure non abbiano nulla a che fare con i rapporti italo-austriaci relativi all’Alto Adige. Chiediamo all’Austria una quietanza, con cui essa riconoscerebbe in sostanza che le nuove misure eseguono l’Accordo di Parigi, ma vogliamo mantenere impregiudicata la tesi secondo cui avevamo già eseguito quell’accordo. È per questo che la garanzia giudiziaria presenta tanti problemi: gli austriaci e gli altoatesini vogliono essere garantiti circa l’adozione delle nuove misure, mentre dal nostro punto di vista le nuove misure non sono oggetto né del nuovo né del vecchio accordo: non hanno cioè alcuna rilevanza internazionale.

Prof. AGO: Non dimentichiamo che la Corte, se sarà chiamata a giudicare di una controversia italo-austriaca relativa all’Alto Adige, prenderà comunque in considerazione tutto il complesso delle misure italiane: non potrà esaminare le leggi vecchie, prescindendo dalle nuove!

Prof. SPERDUTI: Ma gli altoatesini partono dall’ipotesi della mancata adozione di singole misure, e per quest’ipotesi si vogliono garentire. Ora a me sembra che noi non possiamo fin d’ora prevedere la nostra linea di difesa né quindi rinunciare ad alcuna eccezione.

In altri termini, noi non possiamo pregiudicare oggi, con incaute dichiarazioni e concessioni al punto di vista austriaco, la nostra linea di difesa domani. A supporre che qualcuna delle nuove misure progettate non sia poi, per una qualunque ragione, effettivamente adottata – ed è questa, ripeto, la preoccupazione degli altoatesini – noi dovremmo poter sostenere, sul piano internazionale, che non eravamo obbligati ad adottarla. Percinon possiamo rinunciare a far valere l’argomento della competenza nazionale esclusiva.

Prof. AGO: In verità mi pare che la questione della competenza interna esclusiva non abbia molto senso. Come potrebbe la Corte ritenere sottratte al suo giudizio alcune misure relative all’Alto Adige, ragionando in base all’Accordo di Parigi? Quanto meno, dovrebbe unire la questione di procedura a quella di merito.

Prof. CAPOTORTI: Sono convinto anch’io che l’eccezione di competenza interna esclusiva abbia in sé pochissimo valore. Proprio per questo mi sembrerebbe possibile rinunciarvi, se ciavesse come contropartita la accettazione da parte austriaca del criterio che ogni ricorso dovrebbe fondarsi sull’Accordo di Parigi, e non sulla pretesa che vi sia stato un nuovo accordo.

Prof. SPERDUTI: L’ipotesi di cui dobbiamo preoccuparci è che vi sia una incompleta esecuzione delle misure annunciate. E per tale ipotesi, dobbiamo conservare ogni mezzo di difesa sul piano internazionale. Riservarsi la possibilità di far valere l’argomento della competenza nazionale esclusiva significa, in fin dei conti, riservarsi la possibilità di sostenere che le misure non adottate non erano internazionalmente obbligatorie. S’intende, peraltro, che la linea di difesa da scegliere in caso di controversia davanti alla Corte dell’Aja dovrà decidersi al momento opportuno. Per oggi, si tratta di non pregiudicare la nostra libertà di scegliere domani i nostri mezzi di difesa.

Min. FANFANI: Vi sono due momenti ai quali occorre riferirsi. Nel primo – presentazione al Parlamento delle misure da adottare – la garenzia austriaca è nelle quietanze non ancora rilasciate. Nel secondo – emanazione delle misure – la garenzia è quella giudiziaria internazionale. Ma al Parlamento non si pudire che siamo disposti ad accettare qualsiasi ricorso austriaco, rinunciando ad ogni pregiudiziale. E di conseguenza, è limitato il discorso da tenere all’Austria, alla quale si pudire ciche è anche accettabile al nostro Parlamento. La garenzia giudiziaria internazionale la daremmo estendendo nel tempo l’applicabilità della Convenzione di Strasburgo. Ma i mezzi nostri di difesa vanno lasciati impregiudicati.

Non sono sicuro, poi, che gli altoatesini abbiano piinteresse del Governo austriaco alle garenzie internazionali. Dipende, credo, dalle garenzie interne, soprattutto di natura politica. Percisono contrario a una conclusione che abbia risalto formale in sede internazionale – come un incontro «al vertice» – mentre sono a favore di una rapida adozione delle misure interne, che bisognerebbe preparare a tempo ed emanare molto presto.

D’altra parte, oggi, in sede di negoziato non bisogna dare all’Austria la sicurezza che i provvedimenti per l’Alto Adige saranno comunque adottati, anche ove non si giungesse alla conclusione degli attuali contatti. Penso che alcune misure – in particolare, quelle che servirebbero a limitare la cosiddetta «snazionalizzazione» del gruppo di lingua tedesca – dovrebbero essere adottate solo se si pervenisse ad un accordo con l’Austria.

Prof. AGO: Sarebbe interessante approfondire la questione delle garanzie interne.

Min. FANFANI: Le norme costituzionali dovrebbero essere emanate subito, con un unico provvedimento. Poi bisognerebbe trovare il modo di collegare le norme ordinarie, di attuazione, a quel provvedimento.

Pref. GIOVENCO: Per le norme di attuazione occorrono, per varie leggi.

Min. FANFANI: Ma si potrebbero inserire (le norme di attuazione) nella legge costituzionale con riferimento alle altre misure, in modo che gli altoatesini possano essere subito garantiti mediante la possibilità di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale le norme vecchie, divenute incompatibili con la nuova legge. Insomma, si tratterebbe forse di costituzionalizzare una parte delle norme di attuazione.

Pres. MORO: Sono d’accordo che le leggi andrebbero fatte subito; ma dubito che cisia realmente possibile e che convenga dare aspetto costituzionale a tutte le misure.

Min. FANFANI: Penso che l’esecuzione rapida delle misure promesse possa essere una delle garanzie supplementari da offrire. Inoltre, la presenza in Consiglio dei Ministri di un rappresentante degli altoatesini di lingua tedesca permetterebbe loro di partecipare alla stessa elaborazione delle norme di attuazione.

Min. GAJA: Da un punto di vista negoziale, non vi è dubbio sulla utilità di cercare di offrire qualcosa di pisul terreno delle garanzie interne. Nello stesso tempo, in sede di negoziato, dobbiamo cercare di esercitare sull’Austria contemporaneamente tutte le pressioni possibili: ad esempio, si pucercare di premere sull’Austria facendo leva sul suo interesse ad entrare nella CEE, e si putornare sulla questione del terrorismo.

Min. FANFANI: Quanto all’adesione dell’Austria alla CEE, penso che vi provvederà Podgorni. Ci conviene quindi attendere la fine della sua visita a Vienna per valutare il problema. Anche per il terrorismo, potremo fare il punto dopo aver esaminato tutte le richieste di chiarimenti di Magnago.

Prof. CAPOTORTI: A proposito del meccanismo di chiusura della controversia si era previsto di avere due dichiarazioni governative (una in Italia ed una in Austria) dinanzi ai rispettivi Parlamenti, ciascuna seguita da un voto parlamentare; poi due comunicazioni parallele alle Nazioni Unite e un accordo esclusivamente giudiziario. Non era definito peril momento in cui questo accordo doveva essere concluso.

Prof. AGO: Attenzione ad evitare che le due comunicazioni parallele siano interpretate come un accordo!

Min. FANFANI: Il meccanismo di chiusura va studiato ulteriormente.

Min. GAJA: Occorre tener presente che da parte austriaca ci è stata prospettata altresì l’eventualità di comunicazioni parallele al Consiglio d’Europa sull’estensione dell’accordo del 1957.

Pres. MORO: Occorre trovare una formula chiara per precisare la competenza della Corte dell’Aja.

Prof. ELIA: Anche senza discostarsi dalla Convenzione di Strasburgo, si potrebbe riprodurne il contenuto in un apposito strumento.

Pres. MORO: Il quesito da tener presente è: in sede politica che cosa va detto circa la competenza della Corte? Non mi pare si possa restare nella posizione equivoca che consisterebbe nel dire: deciderà la Corte stessa.

Prof. AGO: Penso che non vadano lasciati equivoci circa la possibilità che la Corte giudichi di tutte le misure italiane.

Min. FANFANI: Non possiamo perrinunciare ad alcuna eccezione. Ripeto poi che, in questa situazione, è meglio evitare gli incontri fra Ministri dei due Paesi. Limitiamoci a scambiarci documenti.

Vice Pres. NENNI: L’accordo finirà col non farsi.

Min. FANFANI: Gli austriaci hanno interesse a farlo per motivi elettorali: e cioè per accaparrarsi il ristretto margine di voti fluttuanti fra partito socialista e partito popolare.

Prof. CAPOTORTI: Vorrei chiarire che, per definire la competenza della Corte, ci sono due tecniche: una è quella di riferirsi puramente e semplicemente alla Convenzione di Strasburgo, estendendola nel tempo; l’altra quella di redigere un documento nuovo. Con la prima tecnica la competenza resta definita nei termini di cui all’art. 1 della Convenzione di Strasburgo; naturalmente, resta in piedi così anche l’eccezione delle materie di competenza esclusivamente interna.

Prof. SPERDUTI: Penso si debba evitare ogni documento nuovo e limitarsi ad estendere la portata temporale della Convenzione di Strasburgo riferendosi direttamente a questa Convenzione. Ma questo è un punto che potrà, forse, esigere un esame piapprofondito.

Pres. MORO: Ringrazio tutti i presenti della loro collaborazione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 2, fasc. Verbale riunione presso il Presidente del Consiglio (7.11.1966).


2 Vedi DD. 167 e 168.

184

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 18 novembre 1966.

I) Nel corso della riunione che ha avuto luogo il 7 novembre u.s. presso l’On. Presidente del Consiglio(2), al fine di esaminare la richiesta di «chiarimenti» presentata dal Presidente della SVP in merito al cosiddetto «ancoraggio internazionale» di eventuali misure italiane a favore delle popolazioni altoatesine, è emersa una concordanza di opinione circa l’impossibilità di ricorrere ad una nuova forma di garanzia internazionale che, modificando quella prevista nell’ipotesi globale di conclusione della controversia attualmente all’esame (ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia per le controversie derivanti dall’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber), permetta alla Corte stessa di estendere direttamente la propria competenza anche alle misure interne italiane.

In altri termini, si è concordato che non sarebbe possibile per il Governo italiano

– senza venir meno alla propria posizione giuridica circa l’avvenuta applicazione da parte italiana dell’Accordo De Gasperi- Gruber e circa la necessità che qualsiasi futura controversia debba essere riferita soltanto a quell’Accordo – ammettere la «giustiziabilità» delle nuove misure interne da parte dell’organo giurisdizionale prescelto.

In tale cornice si è concordato sull’opportunità di evitare che:

- -

Nello stesso tempo, anche per considerazioni di presentazione e di tattica negoziale, è stato deciso di non limitarsi ad una risposta negativa, ma di prospettare agli altoatesini, ove possibile, qualche ulteriore forma di garanzia interna circa l’effettiva attuazione delle misure italiane.

II) A tal fine il 12 novembre u.s. si è tenuta una riunione presso il Direttore Generale degli Affari Politici, cui hanno partecipato l’Ambasciatore Toscano, i prof.ri Monaco e Capotorti, il Prefetto Giovenco, il Vice Prefetto Fabiani, il Consigliere d’Ambasciata Fenzi e il Consigliere di Legazione Conte Marotta.

Si è premesso che, come è noto, nell’ipotesi di chiusura della controversia, attualmente all’esame, figurano le seguenti forme di garanzie sul piano interno:

-carattere costituzionale della legge per l’attuazione delle misure piimportanti;

- - -

In aggiunta a quelli sopra indicati, sono stati studiati altri eventuali mezzi per garantire – sempre sul piano interno – l’attuazione delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine, esaminando separatamente i mezzi destinati a garantire:

- - -

Secondo le conclusioni raggiunte nel corso della riunione, le nuove garanzie interne da prendere in esame per essere eventualmente prospettate agli altoatesini potrebbero essere le seguenti:

- - - - - - -

-mezzi di ricorso giudiziari (compresa la possibilità per la Provincia di adire la Corte Costituzionale, in base alla prevista modifica dell’art. 83 dello Statuto regionale).

Da parte di alcuni degli intervenuti è stata poi suggerita l’eventuale estensione del mandato della sopra menzionata Commissione parlamentare Affari Regionali – di prevista istituzione – a tutti i problemi di applicazione dell’art. 6 della Costituzione (principio della tutela delle minoranze linguistiche) nonché delle norme che vi si riconducono; peraltro, dato che in tale previsione verrebbe fatto un richiamo anche a minoranze linguistiche diverse da quella di lingua tedesca, ciha destato qualche perplessità nei rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri, i quali hanno espresso il parere che la previsione stessa non venga inclusa fra quelle da prendere in esame.

Infine potrebbero essere fissati termini per l’emanazione delle norme di attuazione mediante DPR ed eventualmente anche per la presentazione al Parlamento dei disegni di legge ordinaria e per l’emanazione degli atti amministrativi previsti. Tali termini potrebbero essere di due anni, cioè del periodo di tempo necessario all’elaborazione delle leggi e all’emanazione dei provvedimenti in questione. Occorre evitare, a questo proposito, la possibilità che nel Comitato di cui al n. 1) da parte dei rappresentanti altoatesini, con ingiustificati rinvii e dilazioni si tenti di ritardarne i lavori (per impedire al Governo di svolgere il suo compito nel periodo di tempo stabilito). Si potrebbero a tal fine fissare termini di decadenza, trascorsi i quali il Governo potrebbe procedere nella predisposizione dei disegni di legge, degli schemi DPR e degli atti amministrativi senza l’assistenza del Comitato stesso. Ovviamente tali termini di decadenza dovrebbero essere adeguatamente prolungati, nel caso che vi fossero questioni controverse da dirimere. Anche questo caso dovrebbe essere previsto, con la fissazione di un limite di tempo entro il quale l’organo cui sarà deferita la divergenza dovrà pronunciarsi; trascorso tale termine senza che l’organo predetto si sia pronunciato, il Governo sarà libero di procedere senza l’assistenza del Comitato.

Inoltre, per rendere piagevole l’adozione dei provvedimenti legislativi picomplessi, si potrebbe prevedere l’eventuale delega al Governo, per l’emanazione di alcuni di essi. Ovviamente, anche in questo caso, per la preparazione dei provvedimenti legislativi delegati, il Governo si potrebbe avvalere della collaborazione dello speciale Comitato di cui al n. 1).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 16, fasc. Appunto con quattro allegati relativo alla richiesta di chiarimenti della SVP.


2 Vedi D. 183.

185

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. Vienna, 25 novembre 1966.

Caro Roberto,

incontrato occasionalmente Toncic due giorni fa, egli mi ha preso in disparte per manifestarmi qualche preoccupazione circa una certa lentezza che staremmo mettendo nel rispondere ai «chiarimenti» di Magnago. Gli ho ricordato allora come in fondo si dovesse alla malattia di quest’ultimo e poi alle inondazioni in Italia quello che poteva sembrare un ritardo. Ma che comunque avevo letto nei giornali altoatesini che Magnago non riteneva di poter convocare l’assemblea del suo partito prima di gennaio prossimo. (L’incontro a Trento tra il Presidente Moro ed il leader altoatesino quando si parlava non era ancora avvenuto).

Ho colto così l’occasione per osservare che ero un po’ deluso che da parte del Governo non si era tentato di arginare l’offensiva dei socialisti, di Dietl e degli estremisti tirolesi, i quali erano stati ricevuti perfino dal Cancelliere, ed avevano pubblicato che questi aveva dimostrato comprensione per le loro idee senza ricevere alcuna smentita.

Egli mi ha risposto che né i socialisti né l’azione di Dietl in Alto Adige, né quella degli estremisti tirolesi aveva molto importanza perché tutto dipenderebbe da Magnago che aveva in pugno la situazione.

Gli ho espresso qualche dubbio sull’inefficacia di questi gruppi di estremisti. Egli ha continuato dicendo che uno degli scopi di questi ultimi – e l’allusione era chiara ai tirolesi – era di «porre un cuneo» fra lui ed il Cancelliere: non potendo attaccare questi direttamente per la situazione interna del Partito popolare, essi speravano di compromettere lui stesso e di forzare il Cancelliere a separarsene.

In questo quadro andrebbe vista la visita dei dirigenti dell’Unione pro Suedtirol, che sarebbe stata appunto un insuccesso perché il Cancelliere, dopo aver ascoltato i suoi interlocutori, avrebbe loro risposto che la politica da loro proposta non solo non avrebbe trovato consenso in Alto Adige ma si sarebbe orientata «verso una via senza uscita». Egli si sentiva infine sicuro dell’appoggio del Cancelliere.

Pur non avendolo appreso dalla stessa fonte, ho saputo – e ci credo – che dietro le manovre dell’Union pro Suedtirol vi è Gschnitzer e che Wallnoefer lascia correre manovrando così su due binari.

*Considera questo come strettamente personale: per un supplemento di informazione che mi pare ti dovessi*2.

Credimi sempre affettuosamente

tuo

Carlo


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 3. 2 Il brano tra asterischi è autografo. Per la risposta vedi D. 189.

111

I chiarimenti che, secondo quanto detto sopra, riguardano direttamente il Ministero degli Esteri e presentano aspetti di particolare rilievo per questo Ministero sono i seguenti:

- - -

c) (5) -per i ladini:

- -

d) (6) -approvazione dei singoli capitoli del bilancio provinciale

- («in caso di mancata approvazione da parte della maggioranza di uno dei gruppi linguistici rappresentati in Consiglio Provinciale, rimettere l’approvazione:

1) al Tribunale di Giustizia Amministrativa;

2) ovvero ad una Commissione paritetica eletta dal Consiglio Provinciale nel suo seno e presieduta da un membro estraneo “neutro” (da scegliere tra cittadini non italiani);

3) ovvero ancora ad una Commissione paritetica eletta in Consiglio e presieduta da un Magistrato scelto dalla Commissione in una terna proposta dal Consiglio Provinciale»);

e) (12) -formulazione delle proposte italiane

(«l’accettazione delle proposte del Governo da parte del gruppo di lingua tedesca avverrà previa intesa sulle formulazioni»);

f) (13) -televisione austriaca o tedesca («rendere possibile la ricezione diretta dei relativi programmi»).

In merito a tali richieste si ritiene opportuno fare le seguenti considerazioni:

sub a) (1) - Per quanto riguarda la richiesta relativa al cosiddetto «ancoraggio internazionale», si rileva che essa è stata presentata con una formulazione esplicita della nota tesi austriaca rivolta ad ottenere che la Corte dell’Aja possa conoscere direttamente delle misure interne italiane e pronunciarsi sulla loro applicazione; tesi il cui accoglimento comporterebbe la rinuncia alla tesi fondamentale italiana, secondo la quale l’Accordo De Gasperi- Gruber, già interamente applicato dall’Italia, è l’unico strumento internazionale cui deve riferirsi la controversia italo-austriaca, né si intende prendere alcun ulteriore impegno, maggiore di quelli contenuti nell’Accordo stesso, o comunque da essi diverso.

A tale proposito, è noto che nella sua riunione del 7 novembre(6) il Comitato dei Ministri ha concordato sulla opportunità:

1) il Governo italiano non prenda impegno di non eccepire l’incompetenza della Corte di Giustizia dell’Aja nell’eventualità che il Governo austriaco faccia oggetto del suo ricorso le misure in questione, senza fare alcun riferimento all’Accordo De Gasperi- Gruber;

2) il Governo italiano non rinunci a sollevare l’eccezione di incompetenza della Corte Internazionale di Giustizia nei ricorsi eventualmente basati sulle misure stesse, invocando la norma contenuta nella Convenzione di Strasburgo del 1957, che nega la competenza della Corte a giudicare su materie a carattere esclusivamente interno.

La risposta al chiarimento potrà essere, quindi, formulata nel senso che da parte italiana si pensa che la Corte Internazionale di Giustizia potrà giudicare sull’avvenuta applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber. Non si pu invece, ammettere in alcun modo la possibilità che le misure interne italiane formino oggetto di ricorso.

Si ricorderà, al tempo stesso, che il Comitato di Ministri, nella sua riunione del 7 novembre u.s., mentre decise di dare una risposta sostanzialmente negativa su detto problema, prospettla possibilità di offrire agli altoatesini, ove possibile, qualche ulteriore forma di garanzia interna circa l’effettiva attuazione delle misure italiane. Lo studio dei possibili mezzi di garanzia interna è stato oggetto di una riunione interministeriale a livello funzionari presso il Direttore Generale degli Affari Politici (vedi appunto del 18 novembre u.s., all. I7). In base alle conclusioni, cui si è pervenuti nel corso di detta riunione, si potrebbe esaminare l’opportunità di prospettare, come possibilità di ulteriore garanzia: a) la partecipazione degli altoatesini di lingua tedesca alla elaborazione dei provvedimenti di legge ed amministrativi previsti; b) la fissazione di termini per la presentazione delle leggi al Parlamento, per l’esecuzione dei provvedimenti amministrativi e delle norme di attuazione.

I mezzi per assicurare tali possibili nuove garanzie interne sono chiariti nell’appunto allegato.

sub b) (2) - Il DLL del 1945, cui si richiama la richiesta in materia di uso della lingua tedesca, consentendo l’uso della lingua tedesca nella Provincia di Bolzano in tutte le ipotesi, con la sola esclusione delle sentenze e dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria e della giurisdizione amministrativa, prevedeva un regime di bilinguismo, in Alto Adige, piampio di quello assicurato successivamente dalle norme di legge emanate dallo Stato, nonché di quello previsto nei recenti contatti italo-austriaci. A tale proposito è da osservarsi, in linea preliminare, che il predetto DLL è stato emanato, come è noto, prima della stipulazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber e prima dell’entrata in vigore del Trattato di Pace e quindi rispecchia le particolari condizioni politiche del momento. Lo Statuto regionale, che è stato emanato in esecuzione all’Accordo De Gasperi- Gruber, e le successive norme di attuazione hanno minutamente regolato l’uso del tedesco nella Provincia di Bolzano.

La materia ha trovato ulteriore trattazione in seno alla Commissione dei 19 e, sulla base delle indicazioni di essa, nel corso dei lavori della Commissione italo-austriaca di esperti si giunse a concordare la formulazione delle relative misure.

La richiesta attuale comporterebbe, come conseguenza, che, oltre a quanto è stato finora previsto, tutti gli atti della Pubblica Amministrazione per i quali è attualmente disposto che vengano formulati in lingua italiana e tedesca (circolari, manifesti, ordinanze e, in genere, tutti gli atti destinati alla comunità) potrebbero essere formulati soltanto in lingua tedesca.

Si dovrebbe rispondere, quindi, alla richiesta di «chiarimenti», che: a) l’Accordo De Gasperi- Gruber prevede «l’uso su di una base di parità della lingua tedesca e della lingua italiana nelle pubbliche amministrazioni, nei documenti ufficiali, come pure nella nomenclatura topografica bilingue»; b) le misure prese in attuazione di tale accordo prevedono l’uso della lingua tedesca nei rapporti dei cittadini del gruppo linguistico tedesco della provincia di Bolzano con gli uffici della Provincia o della Regione; nelle adunanze degli organi collegiali, della Regione, della Provincia e degli Enti locali; nella corrispondenza fra gli uffici ed i cittadini, quando tale sia la lingua del richiedente;nella toponomastica. È inoltre sancito l’uso congiunto delle due lingue per tutti gli atti ufficiali delle pubbliche amministrazioni. Infine ai cittadini di lingua tedesca è riconosciuto il diritto di usare la loro lingua nella fase istruttoria come in quella dibattimentale del processo; c) nelle misure concordate in seno alla Commissione esperti è prevista: la modifica dell’art. 84 dello Statuto per enunciare il principio della parificazione nella Regione della lingua tedesca a quella italiana (che continuerà a fare testo negli atti aventi carattere legislativo e negli altri casi previsti dallo Statuto); la modifica dell’art. 85, per includere gli uffici giudiziari e i servizi di pubblico interesse fra gli uffici della Pubblica Amministrazione tenuti a corrispondere con i cittadini di lingua tedesca nella loro lingua nonché per stabilire l’obbligo, per gli uffici pubblici, di rispondere in tedesco nelcaso di atti avviati in tale lingua da altro ufficio pubblico. È inoltre previsto l’uso del solo tedesco nei casi di flagranza di reato, per le scritture autenticate dal notaio, nelle insegne, nelle mostre, ecc. In sede di Commissione di esperti un’unica richiesta austriaca – ossia il riconoscimento del diritto a redigere anche i verbali dei provvedimenti giudiziari nella sola lingua tedesca, anziché nelle due lingue, come offerto da parte italiana – non è stata accolta, per rendere sempre intellegibili e quindi utilizzabili gli atti di prima istanza, anche nelle istanze superiori; d) il riferimento allo spirito del sopracitato DL, aprirebbe la strada all’uso della lingua tedesca anche in casi non previsti dall’Accordo De Gasperi- Gruber né esaminati dalla Commissione degli esperti.

Per i motivi sopra esposti è da respingersi ogni richiamo al DL medesimo che, del resto, anche in base ad una sentenza della Corte Costituzionale, si considera abrogato, per quanto non conciliabile con lo Statuto regionale ed i successivi provvedimenti relativi alla stessa materia.

sub c (5) - Per quanto riguarda le richieste relative ai ladini, occorre anzitutto premettere che l’Accordo De Gasperi- Gruber non contiene alcuna previsione nei confronti del gruppo linguistico ladino. Il problema dei ladini è stato sempre mantenuto separato da quello del gruppo linguistico tedesco, che fu oggetto dei contatti italo-austriaci. Sarebbe pericoloso che tale questione fosse oggetto di discussioni con gli altoatesini di lingua tedesca e cisopratutto in relazione alle richieste concernenti questi ultimi; del resto, l’elemento ladino è diffuso in altre provincie e non vi è alcuna ragione perché la sua tutela venga assunta dagli elementi di lingua tedesca dell’Alto Adige.

Si dovrebbe rispondere, quindi, dicendo che la questione dei ladini esula dalla cornice degli attuali contatti. D’altra parte lo stesso ex Ministro degli Esteri austriaco, Kreisky, a suo tempo dichiarche il problema dei ladini non poteva trovare posto nelle conversazioni italo-austriache. Lo stesso concetto è stato successivamente ribadito dal Ministro Toncic a Toscano, a New York, in occasione dei lavori dell’attuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite(8).

Circa le specifiche richieste presentate dal Dr. Magnago, è inoltre da osservarsi, in particolare, quanto segue:

1) Rappresentanza dei ladini in seno al Consiglio Provinciale: il diritto dei ladini ad essere rappresentati nel Consiglio Provinciale è già compreso nei suggerimenti della Commissione dei 19, confermato dalla Commissione esperti, e fa parte delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni dell’Alto Adige. Con l’attuale richiesta sembra che si voglia chiedere il riconoscimento ai ladini di un doppio diritto di voto, ossia, quello di scegliere direttamente il rappresentante ladino in seno al Consiglio Provinciale e quello di partecipare, assieme agli elettori degli altri due gruppi linguistici, alla elezione di tutti gli altri Consiglieri provinciali, di lingua tedesca e di lingua italiana.

Pur rimettendo al Ministero dell’Interno la conclusiva valutazione sull’accoglibilità della richiesta, non si punon osservare che sembra difficile riconoscere un duplice diritto di voto ai ladini, una volta per l’elezione del rappresentante del proprio gruppo linguistico, ed una volta per l’elezione dei rappresentanti di altri gruppi, ciche potrebbe modificare, fra l’altro, l’effettiva proporzione numerica dei loro rappresentanti.

2) Nomina dell’Intendente scolastico di lingua ladina, sue competenze in materia di personale insegnante e passaggio del personale amministrativo della scuola ladina alle dirette dipendenze della Provincia: si tratta di una richiesta che è in netto contrasto con il principio, confermato anche dal Comitato di Ministri nella sua riunione del 13.12.1964(9) e fatto presente agli austriaci in varie occasioni, secondo il quale il gruppo linguistico tedesco non ha alcun titolo a trattare questioni che interessano il gruppo linguistico ladino.

sub d) (6) - Come è noto, la richiesta di procedere a votazione separata per gruppi linguistici del bilancio provinciale è sostenuta da parte italiana al fine di disporre di uno strumento per partecipare responsabilmente alla gestione degli affari della Provincia. Ad evitare, tuttavia, che il necessario consenso della minoranza all’ulteriore corso del bilancio possa trasformarsi in un diritto di veto a favore della minoranza medesima, sono state prese in considerazione alcune soluzioni che intendono rimettere ad un meccanismo arbitrale l’approvazione di quelle parti del bilancio che non abbiano riportato il consenso sia dei Consiglieri della maggioranza sia di quelli della minoranza.

Delle tre soluzioni che vengono indicate nelle proposte di Magnago sembra da escludersi, pregiudizialmente ed in modo assoluto, quella sub b), che prevede la presidenza dell’organismo arbitrale da parte di un membro straniero. Infatti, in tal modo si opererebbe l’internazionalizzazione di una delle pidelicate funzioni della Provincia, con evidente riflesso sull’aspetto internazionale di tutto il problema. È ovvio, poi, che attraverso tale strumento sarebbe facile agli altoatesini di lingua tedesca di riportare di volta in volta sul piano internazionale i problemi in discussione.

Circa le altre soluzioni prospettate, ci si rimette all’eventuale decisione dei Ministeri competenti.

sub e) (12) - La richiesta, secondo la quale dovrebbe essere necessaria l’intesa con gli altoatesini sulle formulazioni delle varie proposte del Governo italiano (cioè sul contenuto dei provvedimenti relativi alle misure), come condizione dell’accettazione delle proposte stesse, non trova riscontro né nei lavori della Commissione dei 19, né nei contatti italo-austriaci. In pratica tale richiesta sembra significare che un eventuale assenso della SVP sarebbe solo provvisorio e dovrebbe essere confermato di volta in volta per ciascuna misura: ciche darebbe, praticamente, agli altoatesini un diritto di veto in qualsiasi momento ed in qualsiasi fase dell’applicazione delle norme eventualmente previste. Questa richiesta dà inoltre l’impressione che da parte altoatesina si cerchi di impedire che la controversia italo-austriaca venga definitivamente chiusa. È inutile sottolineare come essa sia inaccettabile. Tale richiesta non ha alcun nesso con la previsione, recentemente presa in esame, concernente l’eventuale partecipazione del gruppo di lingua tedesca alla elaborazione delle norme relative alle misure, sotto forma di collaborazione alla redazione delle stesse ma non già sotto la forma della necessità di una previa intesa.

sub f) (13) - Circa la richiesta di rendere possibile la ricezione diretta dei programmi della TV austriaca e tedesca, si rileva che esiste una proposta della Commissione dei 19 per l’attribuzione alla Provincia della competenza a regolare i vari servizi artistico-culturali locali, compresa la partecipazione all’uso dei mezzi radiotelevisivi, con la riserva che la Provincia non possa provvedere all’impianto di proprie stazioni RTV. In base a tale proposta la Commissione italo-austriaca di esperti concordche alla Provincia stessa venisse attribuita la competenza in tema di programmi televisivi in lingua tedesca. Nello stesso tempo occorre rilevare che la Commissione italo-austriaca di esperti, a sua volta, non ha preso in considerazione il «voto» espresso dalla Commissione dei 19, a maggioranza, relativamente alla possibile agevolazione della ricezione, nella Provincia di Bolzano, di programmi televisivi in lingua tedesca, diffusi da stazioni della cosiddetta «area linguistica tedesca».

Al riguardo si osserva che se, quando per iniziativa privata sono sorti in Alto Adige alcuni ripetitori della televisione austriaca, il Governo non ne ha ordinato la demolizione, la recente iniziativa della RAI- TV relativa all’istituzione di apposite diffusioni in lingua tedesca per la Provincia di Bolzano è venuta molto opportunamente a colmare una lacuna, sia consentendo di andare incontro all’aspirazione del gruppo di lingua tedesca dell’Alto Adige di fruire di programmi televisivi nella lingua madre, sia costituendo i presupposti per una piampia e completa applicazione della succitata proposta della Commissione dei 19, quando alla Provincia verrà attribuita la competenza in tema di programmi radio-televisivi in lingua tedesca.

Sembra quindi da evitare di prendere impegni circa la richiesta di cui trattasi, sia per le implicazioni interne che il suo accoglimento potrebbe comportare (possibile richiesta di altri gruppi linguistici) sia per l’esistenza di accordi internazionali che disciplinano la materia. Una soluzione potrebbe essere trovata – come è stato a suo tempo suggerito da questo Ministero – in un’eventuale intesa tra la RAI- TV e la televisione austriaca, per lo scambio dei programmi, ovviamente limitati al settore culturale.

IV. Per quanto concerne le questioni di competenza di altri Dicasteri, esse vengano esaminate nell’all. III. Si tratta di questioni riguardanti le seguenti materie:

- Esercizi pubblici (si richiede l’attribuzione alla Provincia della competenza legislativa secondaria anziché terziaria).

- Diritto di residenza (si richiede il trasferimento al Presidente della Giunta Provinciale delle attribuzioni in materia di tenuta delle anagrafi attualmente spettanti al Prefetto).

- Ordine pubblico (si richiede l’intesa tra la competente autorità statale ed il Presidente della Giunta Provinciale per gli eventuali provvedimenti, presi per motivi di ordine pubblico, di limitazione o sospensione di autorizzazioni in materia di polizia rilasciate dal Presidente della Giunta Provinciale).

- Norme di attuazione dello Statuto regionale (si richiede l’impegno di emanare le norme di attuazione dello Statuto entro due anni dall’emanazione del nuovo Statuto modificato. In mancanza di ci la Provincia userà in pieno le sue competenze legislative ed amministrative in tutti i settori contemplati dallo Statuto).

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Per quanto concerne le questioni di cui al secondo dei due documenti presentati da Magnago (all. II), esse sono le seguenti:

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Alcune di esse, ad un primo esame, si rivelano nuove e gravi, come ad esempio quella relativa alla fissazione dei cosiddetti limiti degli «interessi nazionali». Al riguardo, si rileva che, data la natura di tali interessi, una valutazione degli stessi non puessere data liberamente che dagli organi supremi dello Stato.

V. Una valutazione dei cosiddetti «chiarimenti» non sembra possa essere fatta utilmente esaminando da un punto di vista tecnico ciascuno di essi, ma solo considerandoli nel loro complesso. I cosiddetti «chiarimenti» costituiscono, infatti, la risposta della SVP alle ipotesi da noi prospettate alla fine di luglio: ed esaminando, appunto, globalmente le richieste altoatesine, sembra inevitabile constatarne il carattere negativo. Esse sembrano riaprire, infatti, molte questioni già esaminate e proporne delle nuove, in alcuni casi con formulazioni che appaiono per noi inaccettabili e che sono state, del resto, pivolte da noi respinte. In particolare, le richieste relative all’«ancoraggio internazionale», al consenso degli altoatesini sulla formulazione dei provvedimenti ed alla definizione del limite degli interessi nazionali, rivelano l’intenzione di pervenire al superamento della cornice dell’Accordo De Gasperi- Gruber, ed a una indefinita dilazione della chiusura della controversia. Ad un esame complessivo dei cosiddetti «chiarimenti», appare che:

- l’intenzione che ha ispirato le richieste attuali degli altoatesini è sostanzialmente negativa, sia che tali richieste possano essere considerate come di diretta provenienza di Magnago, sia che la presentazione di esse sia stata, invece, imposta a Magnago da altri gruppi della SVP;

-la tecnica, seguita in questa occasione dagli altoatesini, è la stessa seguita da Vienna nel marzo 196510, nei confronti delle ipotesi di soluzione della controversia esaminate a Parigi il 16 dicembre 196411. Si ricorderà che il Governo austriaco nel marzo 1965 – invece di prendere una netta posizione in merito all’accettazione o meno delle ipotesi esaminate a Parigi, – cercdi rimettere in discussione tutti i punti in cui erano state precedentemente respinte le richieste austriache, cercando di considerare come definitivamente acquisite tutte le concessioni italiane, che erano state ipotizzate, invece, nella cornice di un equilibrato compromesso;

- da parte degli altoatesini non si è voluto dare una risposta formalmente negativa alle ipotesi da noi avanzate, ma si è presentato un elenco imponente di richieste, in parte nuove, ritenendo che il Governo italiano o le avrebbe respinte, ed in questo caso avrebbe assunto su di sé la responsabilità della conclusione negativa dell’attuale fase di contatti, o le avrebbe parzialmente accettate, consentendo il proseguimento delle trattative; ciche avrebbe permesso a Magnago di disporre di una migliore posizione di partenza per un proseguimento dei negoziati, i quali potrebbero avere, ovviamente, per oggetto solo le ulteriori – e per il momento non accolte – richieste altoatesine;

-se si confronta la risposta austriaca del 30 marzo 1965 con l’attuale presa di posizione altoatesina, non sembra dubbio che quest’ultima appare molto pinegativa. Essa non comprende, infatti, solo richieste di carattere sostanziale (come la risposta di Vienna del marzo 1965) ma anche richieste il cui accoglimento da parte italiana comporterebbe la rinuncia al nostro punto di vista giuridico in merito all’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber, o che, evidentemente, sono dettate dall’intenzione di dilazionare indefinitivamente il raggiungimento della conclusione della controversia.

VI. Dato quanto precede, ci si pudomandare se a noi convenga:

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Delle tre possibilità di cui sopra, sembra senz’altro opportuno scartare la terza, perché essa, senza verosimilmente avvicinarci ad una soluzione, assicurerebbe agli altoatesini (ed agli austriaci) di poter acquisire gratuitamente una serie di concessioni dalle quali, ovviamente, non ci sarebbe facile recedere.

D’altra parte, anche la prima possibilità sembra per noi presentare un sostanziale svantaggio: quello, cioè, di comportare, praticamente, la cessazione – o la sospensione a tempo indeterminato – dei contatti tra il Governo e gli altoatesini, ciche significherebbe la rinuncia al tentativo di provocare il distacco degli altoatesini da Vienna, che rappresenta uno degli scopi essenziali della nostra azione.

Sembra quindi preferibile la seconda possibilità, quella che, evitando ogni concessione sostanziale, metterebbe a loro volta gli altoatesini di fronte alla necessità di una decisione. In tal caso – facendo presente che da parte nostra si potrebbero esaminare le ulteriori forme di garanzia interna che sono state prospettate nella riunione interministeriale del 12 novembre 1966(13) sulla base delle indicazioni date dal Comitato dei Ministri nella sua riunione del 7 novembre – si potrebbe dare il massimo rilievo a tale nostra offerta, mettendo in evidenza che essa costituisce la prova piconcreta della nostra intenzione di procedere rapidamente a misure la cui realizzazione è stata per noi finora ostacolata proprio dall’atteggiamento assunto dall’Austria e dagli stessi altoatesini; misure che la nostra situazione interna fra poco ci potrebbe rendere impossibile di prendere in esame, se non nella successiva legislatura.

Allegato I

1) Ancoraggio internazionale «efficace» rappresentato dall’assicurazione che in caso di ricorso austriaco alla Corte dell’Aja, l’Italia non si opporrà alla verifica dell’attuazione anche delle misure enunciate dal Governo a favore delle popolazioni dell’Alto Adige per il superamento della controversia in atto.

2) In sede di formulazione definitiva delle norme per l’uso della lingua tedesca, occorre aggiungere a quanto già concordato anche i criteri contenuti nel D. Luogotenenziale del 22.12.1945

n. 845. Vanno quindi eliminate quelle previsioni che fossero in contrasto con quei criteri.

3) Attribuzione alla Provincia della competenza legislativa secondaria (anzicché terziaria come finora offerto) in materia di «esercizi pubblici», tenuto anche conto che il Presidente della Provincia già esercita le competenze amministrative connesse con tale materia in forza dell’articolo 16 dello Statuto.

4) Trasferimento al Presidente della Giunta Provinciale delle attribuzioni in materia di tenuta delle anagrafi spettanti, in base alle leggi vigenti, al Prefetto.

5) Per i ladini:

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6) in caso di mancata approvazione di singoli capitoli del bilancio provinciale da parte della maggioranza di uno dei gruppi linguistici rappresentati in Consiglio Provinciale, rimettere l’approvazione:

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o comunque limitano o sospendono temporaneamente l’efficacia di autorizzazioni in materia di polizia rilasciate dal Presidente della Giunta Provinciale o di altri provvedimenti presi dalla Provincia in base alle sue competenze, tali provvedimenti saranno presi previa intesa tra la competente autorità statale (Commissario del Governo) ed il Presidente dalla Giunta Provinciale.

8) Impegno di emanare le norme di attuazione dello Statuto entro due anni dall’emanazione del nuovo Statuto modificato. Qualora entro tale termine non si fosse provveduto all’emanazione delle norme di attuazione, la Provincia userà in pieno le sue competenze legislative e quindi le sue competenze amministrative in tutti i settori contemplati dallo Statuto medesimo.

9) Scuole:

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g) Conferma del principio sancito al I comma dell’articolo 15 dello Statuto in vigore.

h) Abolizione della prevista facoltà di ricorso in materia di iscrizione alle scuole dei vari gruppi linguistici, la scelta al riguardo costituendo un diritto non passibile di limitazioni. Ad ogni modo, l’eventuale ricorso andrebbe rivolto al Tribunale di Giustizia Amministrativa e non già, come previsto, al Sovraintendente scolastico che non è organo giurisdizionale.

10) Per la competenza legislativa primaria della Provincia in materia di edilizia scolastica, togliere «l’intesa con il Ministero della P.I. per i programmi edilizi».

11) Attribuzione alla Provincia della competenza «primaria» – anzicché «secondaria» come finora offerto – in materia di «istruzione professionale».

12) L’accettazione delle proposte del Governo da parte del gruppo di lingua tedesca avverrà previa intesa sulle formulazioni.

13) Rendere possibile la ricezione diretta dei programmi della TV austriaca o tedesca.

14) Anche gli Enti parastatali istituiranno per il loro personale dei ruoli provinciali come previsto per le amministrazioni dello Stato.

Allegato II

Durante l’esame dei 14 punti, il Dott. Magnago ha anche ricordato:

1) di aver dato affidamento all’organo deliberante del suo Partito circa la possibilità di ottenere per la Provincia la competenza «primaria» (anzicché «secondaria» come attualmente previstodall’art. 12, n. 1 dello Statuto) in materia di «Polizia locale, urbana e rurale» (in modo da poterdisporre – secondo il noto affidamento dato dal Ministero degli Interni – degli appartenenti a tali Corpi anche per l’osservanza delle leggi e dei regolamenti provinciali nonché delle competenzeche derivano al Presidente della Giunta Provinciale dall’articolo 16 dello Statuto).

2) Che oltre alla prevista «riparazione mediante restituzione o indennizzo per i RifugiAlpini già di proprietà delle Sezioni altoatesine dell’Associazione Alpenverein» è urgente il riconoscimento giuridico dell’attuale sodalizio di fatto «Sudtiroler Alpenverein».

3) La riserva di tornare in sede di formulazione definitiva sul tema del controllo degli atti degli Enti autonomi (Regione e Provincie di Trento e di Bolzano) al fine di un esame circa l’opportunità di prevedere che: il controllo sulla Regione e sulle Provincie sarà esercitato da Sezioni locali della Corte dei Conti con potestà da parte degli Enti controllati di ottenere in loco la «registrazione con riserva».

4) Che al fine di assicurare la validità delle previsioni circa l’assunzione nelle forze dell’ordine, è opportuno aggiungere alle altre formule la previsione che: «i cittadini di lingua tedesca che richiederanno di far parte delle forze dell’ordine dovranno essere assunti qualora abbiano i requisiti di legge».

5) La necessità che venga definito con giusti limiti il valore degli «interessi naziona

li» tenendo conto che in base alle attuali norme in vigore lo Stato pudettare norme intese a definire e salvaguardare interessi nazionali, che possono limitare anche la competenza legislativa primaria delle Regioni e delle Provincie a Statuto speciale.

Allegato III

A) ALTRE RICHIESTE DI «CHIARIMENTI»:

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La Commissione dei 19 aveva prospettato la possibilità di attribuire alla Provincia soltanto il diritto di informazione sulla tenuta delle anagrafi. La richiesta di attribuire al Presidente della Giunta Provinciale le attribuzioni spettanti, in tale materia, al Prefetto venne avanzata da parte austriaca, anche successivamente, in sede di contatti fra esperti, ma fu respinta da parte italiana. Nei sopracitati contatti diretti fra il Ministero dell’Interno ed il Dr. Magnago sarebbe stata concordata la seguente formula: «Attribuzione alla Provincia del diritto di chiedere (agli organi statali) e di ottenere ispezioni sugli uffici anagrafici; di partecipare alle ispezioni stesse; nonché diritto di proporre ricorsi».

La richiesta di chiarimenti sembra tendere ad ottenere un ulteriore ampliamento dei poteri della Provincia, secondo la richiesta originaria austriaca, finora respinta.

3. (7) «Qualora per motivi di ordine pubblico vengano presi dei provvedimenti che incidono

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4. (8) «Impegno di emanare le norme di attuazione dello Statuto entro due anni dall’emanazione del nuovo Statuto modificato. Qualora entro tale termine non si fosse provveduto all’emanazione delle norme di attuazione, la Provincia userà in pieno le sue competenze legislative e quindi le sue competenze amministrative in tutti i settori contemplati dallo Statuto medesimo».

In sede di contatti italo-austriaci la questione venne sollevata limitatamente al settore scolastico: la richiesta fu accolta e la relativa misura fa parte del «pacchetto». La possibilità di fissare un termine per l’insieme delle norme di attuazione del nuovo Statuto modificato è stata recentemente presa in esame tra i mezzi di garanzia interna per l’applicazione delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine, sostitutivi della garanzia internazionale. Comunque, la formula è pericolosa, perché una mancata definizione dei poteri della Provincia rispetto a quella parte di poteri che, pur con l’applicazione dell’autonomia, rimane allo Stato

– sopratutto per le esigenze di coordinamento – renderebbe difficili i rapporti fra lo Stato e la Provincia in sede di controllo, da parte dell’autorità centrale, della legislazione provinciale emanata nella circostanza sopramenzionata.

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Si tratta effettivamente di un chiarimento. È evidente che i programmi d’insegnamento e di esame per le scuole in lingua tedesca di ogni ordine e grado devono essere definiti con legge provinciale.

L’intervento dello Stato puesplicarsi, comunque, nella nomina delle Commissioni per gli esami di Stato, nell’amministrazione della scuola italiana da parte del Provveditorato agli Studi, nella vigilanza del medesimo sulla scuola di lingua tedesca, nell’esame del Ministero della Pubblica Istruzione dei ricorsi contro l’Intendente scolastico, ecc.

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La Commissione dei 19 ha suggerito che il Consiglio Provinciale Scolastico venga istituito con legge provinciale su base elettiva e proporzionale dei gruppi linguistici, riferita al personale insegnante. Esso dovrebbe essere consultato sulle seguenti materie: istituzione e soppressione di scuole; programmi ed orari; materie d’insegnamento e loro raggruppamento; formazione della terna per la nomina del Sovraintendente e degli Intendenti.

La Commissione esperti invece prevede che i rappresentanti degli insegnanti in seno al Consiglio Scolastico siano designati su base elettiva dal personale delle scuole e proporzionalmente al numero degli insegnanti dei rispettivi gruppi linguistici. Le materie per le quali il Consiglio dovrebbe essere consultato sono le stesse indicate dalla Commissione dei 19.

Secondo le disposizioni vigenti, il Consiglio Scolastico Provinciale è presieduto dal Provveditore agli Studi e formato da funzionari (medico provinciale, rappresentante degli insegnanti nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione ecc.). I suoi compiti istituzionali sono i seguenti: apertura e chiusura di scuole; predisposizione del piano annuale delle scuole elementari; pareri in materia di edilizia scolastica; controllo sui patronati scolastici, ecc. Secondo la previsione della Commissione esperti, il Consiglio conserverebbe tali attribuzioni.

11. (9g) «Conferma del principio sancito al primo comma dell’art. 15 dello Statuto in vigore».

Sembra trattarsi di un effettivo chiarimento. Il principio dell’art. 15 è che gli insegnanti per le scuole in lingua tedesca devono essere di madrelingua tedesca e nessuna modifica alla predetta norma statutaria è stata prevista.

12. (9h) «Abolizione della prevista facoltà di ricorso in materia di iscrizione alle scuole dei vari gruppi linguistici, la scelta al riguardo costituendo un diritto non passibile di limitazioni. Ad ogni modo, l’eventuale ricorso andrebbe rivolto al Tribunale di Giustizia Amministrativa e non già, come previsto, al Sovraintendente scolastico che non è organo giurisdizionale».

Il diritto dei genitori è assoluto ed il principio è stato confermato dalla Commissione dei 19. Nella formula elaborata nel corso dei contatti italo-austriaci figura il ricorso al Sovraintendente scolastico. Ciera stato proposto ai fini di riaffermare il principio della generale responsabilità del Sovraintendente sul piano locale in materia scolastica. Qualora tale proposta non venga accolta dagli altoatesini, sembra che, data la natura del diritto, non si possa negare il ricorso ad un organo giurisdizionale.

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L’istituzione di ruoli provinciali analoghi a quelli previsti per le amministrazioni dello Stato negli enti parastatali non è stata prevista né dalla Commissione dei 19, né dalla Commissione esperti. In ogni caso sembra che eventuali estensioni agli enti parastatali delle previsioni formulate per le amministrazioni statali non possano essere fatte in via generale, ma eventualmente indicando specificamente i singoli enti per i quali la previsione possa essere fatta.

B)QUESTIONI CIRCA LE QUALI IL DR. MAGNAGO HA GIÀ DATO AFFIDAMENTI ALL’ORGANO DELIBERANTE DELLA SVP IN MERITO ALLA POSSIBILITÀ DI OTTENERE CONCESSIONI DAL GOVERNO ITALIANO:

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La Commissione dei 19 e la Commissione esperti hanno previsto l’attribuzione ad una Commissione ad hoc, anziché ad una sezione locale della Corte dei Conti – come attualmente praticato – della competenza del controllo degli atti regionali e provinciali.

La presente richiesta, mentre manterrebbe in vita l’attuale sistema di controllo, introdurrebbe l’istituto della registrazione con riserva, che la Corte Costituzionale ha disconosciuto nei confronti delle Regioni a Statuto speciale.

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La richiesta non trova alcun precedente né nella Commissione dei 19, né nei successivi contatti italo-austriaci. Data la natura degli «interessi nazionali», una valutazione dei medesimi non puessere fatta che dall’autorità centrale e di volta in volta; per questo motivo tanto la Costituzione quanto gli Statuti speciali la riservano al Parlamento, stabilendo in particolare che conflitti d’interessi fra Stato e Regione siano risolti dal Parlamento stesso.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 16, fasc. Appunto con quattro allegati relativo alla richiesta di chiarimenti della SVP.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Il documento, privo di data, è stato redatto presumibilmente tra il 18 e il 28 novembre. Il primo termine si evince dal testo, il secondo dalla L. 120/2224 del 28 novembre di Gaja a Toscano. Nella lettera si legge: «In questi giorni la questione altoatesina ha avuto qualche sviluppo, in quanto è pervenuta al presidente del Consiglio l’attesa richiesta scritta di “chiarimenti” da parte di Magnago. Tale documento in realtà consta di due parti: nella prima, sono elencate 14 richieste; nella seconda, sono indicate cinque questioni, per le quali Magnago ha dato affidamento all’organo deliberante della SVP di poter ottenere da parte del Governo italiano le relative concessioni. In seguito all’arrivo della richiesta, è stato qui redatto un appunto d’ufficio, contenente una nostra prima valutazione, che peraltro a tutt’oggi, non è stato ancora sottoposto al Ministro, ma che ti manderlunedì. La mia valutazione è nel suo complesso negativa, non solo perché Magnago ripropone la questione dell’ancoraggio internazionale, ma anche perché alcune richieste, talune delle quali di competenza di altri Ministeri, mi sembrano inaccettabili, e soprattutto riaprono, anziché chiudere, la controversia. Comunque la richiesta di Magnago verrà esaminata in una nuova riunione del Consiglio dei Ministri, forse nella settimana ventura» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 4, pos. AA 2/PG).


4 Dalle dichiarazioni rilasciate da Mitterdorfer alla stampa il 21 ottobre risulta che nell’incontro Magnago si era riservato di inviare a Moro un appunto scritto, che presumibilmente è l’Allegato I del presente documento. Inoltre, da una lettera di Berloffa a Moro del 3 novembre (ACS, Archivio Aldo Moro, b. 107, fasc. 664) risulta che Magnago nel colloquio elencle richieste della SVP in 15 punti (si tratta dell’elenco trasmesso da Berloffa il 27 ottobre, qui pubblicato in allegato al D. 180) ma che successivamente al colloquio decise di modificare tale elenco inserendo, al punto 5, la proposta SVP per i ladini ed eliminando il punto relativo alla competenza primaria in materia di polizia locale, urbana e rurale che tuttavia avrebbe dovuto essere comunque definito. Inoltre, dall’elenco (in 15 punti) redatto il 27 ottobre risulta eliminato l’ultimo punto relativo ai rifugi alpini. Entrambi gli argomenti risultano inseriti nell’Allegato II.


5 Vedi D. 153.


6 Vedi D. 183.


7 Recte: IV. L’allegato IV è riprodotto al D. 184.


8 Vedi D. 168.


9 In realtà dell’11, vedi D. 3.


10 Vedi D. 44.


11 Vedi D. 4.


12 Vedi D. 48.


13 Vedi D. 184.

187

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 35412/576. Vienna, 30 novembre 1966, ore 21,50 (perv. ore 22,15).

Oggetto: Dichiarazioni Toncic su Alto Adige.

Mio 5752.

In sua replica a dibattito parlamentare su bilancio Esteri Ministro Esteri Toncic ha dichiarato anzitutto che discrezione e segretezza sono nella politica estera assolutamente necessarie fino a un certo punto. Egli ritiene perciche sia stato giusto trattare diverse questioni, fra le quali anche il problema del Sued Tirol, in sedute segrete alla Commissione degli Esteri. «Nei miei colloqui con Kreisky ed i rappresentanti dell’opposizione liberale – ha detto Toncic – ho avuto dei suggerimenti molto preziosi. Sono quindi ben volentieri disposto ad intensificare ancora maggiormente i contatti con rappresentanti dei due partiti dell’opposizione. Non mi è chiaro come si sia potuto affermare qui che opposizione non sarebbe stata sufficientemente informata in merito questione Sued Tirol. A tutti gli importanti colloqui fra tirolesi del Sud e del Nord sono stati effettivamente chiamati a partecipare rappresentanti partiti socialista e liberale. Non è neppure esatto che abbiano avuto luogo trattative segrete nella questione del Sued Tirol. Ad ogni fase delle trattative sono stati presenti dei tirolesi del Nord e del Sud. Nulla è stato fatto finora senza loro ed anche in avvenire non si potrà far nulla senza di loro».

Ministro Esteri ha dichiarato che Governo Federale non accetterà mai un regolamento della questione del Sued Tirol che non abbia avuto approvazione sudtirolesi.

Inoltre non si arriverà anche mai ad un regolamento nella questione della CEE che avesse luogo a scapito dei sudtirolesi. Non vi sono sintomi per cui Italia voglia accoppiare questione CEE a problema Sued Tirol e Austria non accetterà mai questo.

«Problema Sued Tirol non è stato trattato in occasione mio secondo colloquio con Ministro Esteri americano Rusk, ha proseguito Toncic, dopo che era stato discusso già durante il primo colloquio».

Toncic ha poi espresso speranza che si arriverà già in brevissimo tempo ai concordati colloqui tripartiti sul Sued Tirol.

Dichiarazioni Ministro Esteri hanno provocato intervento Kreisky che ha tra l’altro osservato come colloqui segreti di Zirl con membri del Governo regionale tirolese non possono essere considerati come un’informazione, perché membri Governo regionale non hanno avuto successivamente il diritto di informare loro partito. Ex Ministro Esteri socialista ha poi chiesto con tono sostenuto come mai risultato trattative sul Sued Tirol con Moro non è stato utilizzato per consolidare o mantenere precedenti posizioni. Dichiarazione Toncic sembrerebbe quasi fatta a nome di tutti i partiti italiani.

Ministro Esteri ha a sua volta replicato qualificando tali ultime osservazioni come «uscenti dal giusto binario»(3).


1 Telegrammi ordinari 1966, Austria arrivo, vol. II.


2 T. 35409/575 del 30 novembre, con il quale Martino aveva riferito degli interventi alla Camera austriaca sulla questione alto-atesina nell’ambito della discussione sul bilancio degli Esteri (ibidem).


3 Sull’argomento vedi D. 188.

188

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. 3557/2055. Vienna, 2 dicembre 1966.

Oggetto: Dibattito al Parlamento austriaco in sede di bilancio sulla questione altoatesina.

Il dibattito al Parlamento austriaco sul bilancio degli esteri, sul quale mi soffermerpioltre, è stato animato da un improvviso attacco di Kreisky a Toncic dopo che questi aveva brevemente esposto la situazione attuale della questione altoatesina (vedi telegramma 576)2.

Toncic, in risposta alle accuse mossegli da parte socialista e riferendosi alla cosiddetta «proposta Saragat», aveva detto che «sarebbe irrealistico di continuare a discutere condizioni che sono state rigettate e lo vengono ancora dai partiti rappresentati al Parlamento italiano».

Questa spiegazione ha fatto reagire Kreisky che, presa la parola, ha detto: «Non posso comprendere che senso abbia che un ministro degli Esteri si alzi e faccia una dichiarazione a nome dei partiti italiani». Accusando poi una «commozione interiore» ha proseguito: «Non so perché si indebolisca la propria posizione mediante una dichiarazione che potrebbe essere fatta al Parlamento italiano!».

Toncic ha ribattuto: «Preferirei non parlare su quest’ultima affermazione: non posso considerare tutto ciche una scorrettezza dell’ex Ministro degli Esteri a mio riguardo».

In sostanza l’attacco di Kreisky riassumeva con maggiore acrimonia la critica del precedente oratore socialista, il deputato Horejs, secondo cui il progettato accordo di Parigi del dicembre 1964 con un procedimento arbitrale a garanzia dell’applicazione delle concessioni italiane fosse migliore di quello eventuale che stipulerebbero i popolari.

Resta un mistero perché questi ultimi non mettano a tacere Kreisky ed i suoi ricordandogli che fu lo stesso Ministro Kreisky a rigettare quel progettato accordo sia dal punto di vista formale nel marzo del 1965 sia dal punto di vista sostanziale presentandoci ben 14 altri punti che egli considerava non regolati.

Il discorso del deputato socialista ha tuttavia uno spunto positivo, allorché egli ha detto «di sapere indicare una via assai migliore per conquistare il favore degli italiani che quella di cedere nella questione del Suedtirol: la lotta decisa dell’attività terroristica contro l’Italia su suolo austriaco. La mancanza di fiducia da parte italiana è giustificata fin tanto che austriaci possono impunemente vantarsi sul suolo austriaco d’aver commesso crimini ai danni dell’Italia, che in Austria ci si possa impunemente dichiarare per il terrorismo quale mezzo politico e le autorità giudiziarie fanno sequestrare giornali democratici che si scandalizzano per ci su incarico dei terroristi e sin tanto che un Burger si puimpunemente vantare in televisione e stampa di aver commesso delitti e di prepararne nuovi».

Sono ammissioni per noi sostanzialmente interessanti: è la prima volta che in Austria e nel Parlamento austriaco si convenga, che il terrorismo viene preparato su territorio austriaco. Sarebbe ora che anche da noi si prendesse atto che quali che siano gli appoggi che i terroristi trovano nei circoli nazisti bavaresi, pur tuttavia per venire in Italia dalla Baviera si deve attraversare l’Austria e che finora la grande maggioranza dei terroristi è di nazionalità austriaca. Anche le critiche alla magistratura austriaca sono calzanti ed opportune.

La sola cosa che in proposito si poteva obiettare al deputato Horejs è che per pidi un quinquennio sono stati proprio dei ministri socialisti, quello della Giustizia Broda e quello dell’Interno Olah, a minimizzare e qualche volta perfino a coprire il terrorismo.

Pidifficile era nel dibattito la posizione dei popolari e pidifficile lo era per l’oratore, lui stesso tirolese, l’ing. Leitner. Ciconsiderato si pudare un giudizio meno negativo sul modo e sul tono in cui la questione è stata affrontata.

Vi sono certo delle inesattezze: così sembra quella secondo cui il Presidente Moro non avrebbe ancora fornito una risposta alle delucidazioni oralmente richieste da Magnago, se è esatto che a Magnago sarebbe stato domandato di riassumerle per iscritto e che egli avrebbe tardato ad inviare il relativo documento.

Vi sono i soliti tentativi di sfuggire alle responsabilità nel terrorismo: così come quando allegando un nostro rifiuto di un’inchiesta internazionale sugli attentati vorrebbe dare ad intendere che tali responsabilità non siano austriache. Il tirolese Leitner ha accentuato questo concetto in modo così assurdo e grottesco che perfino l’Apa ha saltato il passaggio. Egli ha detto testualmente: «Molte volte l’attività dei gruppi di estrema destra non ha affatto avuto la sua origine in Austria o in Germania ma proprio fra il movimento neofascista italiano».

Su due punti il tirolese Leitner è stato categorico nell’opporsi alla «rivendicazione italiana di un diritto di veto» a favore della minoranza italiana in seno alla Giunta provinciale, così come su un eventuale statuto di autonomia delle città «italianizzate» di Bolzano e di Merano, «perché cicomporterebbe una rinuncia dei sudtirolesi alla loro maggioranza».

Il motivo addotto potrebbe essere validissimo ma bisognerebbe partire da concezioni assai piliberali, quelle concezioni che le stirpi tedesche hanno sempre ignorato nei riguardi delle loro minoranze.

Ma sopratutto non tiene conto che nella specie si tratta di difendere i diritti di una parte di italiani che rischiano di divenire una minoranza in casa propria di fronte al gruppo etnico di lingua tedesca.

Ed infatti quel motivo appare in tutta la sua ambiguità allorché lo si pone in relazione con un’altra esigenza fatta proprio dal deputato popolare che ha espressamente sostenuto la piena insufficienza dell’ancoraggio internazionale proposto dall’Italia e cioè il ricorso alla Corte dell’Aja. Egli infatti ha affermato che un eventuale ancoraggio «deve avere per base delle garanzie politiche». Insomma la maggioranza sudtirolese non trova sufficienti delle garanzie di carattere giuridico per assicurare i suoi legittimi diritti, ma esige delle garanzie politiche cioè tali non solo da assicurarla quale gruppo di potere nei confronti della minoranza italiana ma anche da porla in condizione di estendere quei diritti con pretesti di carattere politico.

In contrasto col deputato socialista che ha sostenuto la tesi di Kreisky di non affrettarsi nel negoziato, il rappresentante popolare ha affermato la tesi ufficiale odierna del Governo austriaco che bisogna concludere al pipresto. Tesi giustificata dall’«agitazione crescente» in Alto Adige e dall’approssimarsi delle elezioni politiche in Italia.

In verità il Governo austriaco sembra avere almeno due motivi per non trascinare i negoziati con noi: il primo è quello di liquidare una questione che comunque verrà risolta non lo sarà con l’unanime soddisfazione dell’elettorato popolare e di quella parte dell’elettorato che i popolari cercano di strappare all’estrema destra. Il governo Klaus desidera risolvere tutte le questioni pispinose lasciategli in eredità dalla coalizione nello spazio di due anni per conservare gli altri due al consolidamento ed all’allargamento dell’attuale maggioranza.

Il secondo motivo dipende dalla situazione interna dell’Alto Adige. Si giudica qui che la situazione della Volkspartei di Bolzano non è pimonolitica. Già oggi si manifestano delle crepe a sinistra col movimento di Jenny, ma c’è anche, e forse pipericolosa, una dissidenza di destra, non piaustriacante ma pangermanista che si alimenta in Austria ed in Germania ed alimenta gli analoghi movimenti austriaci indebolendo la situazione internazionale dell’Austria ed alla lunga le sue stesse assisi interne.

Sull’intervento del deputato del cosiddetto partito liberale, il sig. Scrinzi, sudeta di origine, non val la pena di dilungarsi. La posizione di quel partito è duplice: alla Camera fa propaganda perché il problema altoatesino venga trattato congiuntamente dai tre partiti austriaci; fuori della Camera esso svolge la sua attività politica nel senso pangermanista ed estremista che conosciamo.

Le dichiarazioni del sudeta Scrinzi rispondono a questa duplice linea politica.

La risposta di Toncic agli interventi dei tre deputati è stata circospetta e prudente. Trascritta interamente nel telegramma 576, non mi pare comporti particolari osservazioni. Il Ministro non si è lasciato avviluppare dai dettagli del problema mantenendosi sulle generali. Egli non ha mancato di dichiararsi riconoscente dei suggerimenti dei partiti all’opposizione dandone atto a Kreisky ed ai liberali.

Le cortesie delle sue espressioni non lo hanno persalvato dall’acido attacco di Kreisky, come in principio si è riferito.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 2, s.p.


Vedi D. 187.

189

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA(1)

L. 120/2234. Roma, 3 dicembre 1966.

Carissimo Carlo,

ti ringrazio per la tua lettera del 25 novembre 19662, nella quale, fra l’altro, sono riportate le preoccupazioni che ti ha espresso Toncic in merito ad una nostra pretesa lentezza nel rispondere a Magnago.

In verità, non si vede come Vienna possa attribuirci alcuna lentezza: come sai, le ipotesi attualmente all’esame sono state proposte agli austriaci fin dalla fine di luglio. Soltanto in ottobre la SVP – attraverso contatti che Magnago ha avuto con l’On. Presidente del Consiglio – ha anticipato verbalmente la richiesta di alcuni chiarimenti riservandosi di farla pervenire per iscritto. Solo una decina di giorni or sono il documento è pervenuto al Presidente del Consiglio. Esso comporta ben 24 cosiddetti chiarimenti. E questa sola indicazione pudarti un’idea della complessità dell’esame di una così vasta materia, esame cui si sta provvedendo.

Direi che né le alluvioni né le conseguenti inondazioni siano alla base del ritardo (come, tra l’altro, è stato detto al Parlamento austriaco per evidenti ragioni di comoda giustificazione) ma, essenzialmente la lentezza con cui la SVP – sia per la malattia di Magnago sia, probabilmente, per contrasti fra i suoi maggiori esponenti – ha fatto conoscere la propria posizione.

Per quanto poi concerne ciche il Cancelliere Klaus, secondo quello che ti ha detto Toncic, avrebbe risposto ai dirigenti dell’Unione pro Suedtirol in merito alla circostanza che la politica da loro proposta non avrebbe trovato consensi in Alto Adige e si sarebbe orientata verso «una via senza uscita», è, evidentemente, molto difficile appurare se cisia stato mai detto. Quello che invece ci ha lasciato molto perplessi è il fatto che l’APA, nel dare pubblicità all’udienza concessa da Klaus ai predetti dirigenti, non abbia potuto porre in evidenza, in qualche modo, quel distacco del Governo austriaco dalle idee degli estremisti che Vienna non perde occasione di assicurarci essere alla base della sua posizione.

Anche questa volta tu mi hai fatto cenno ai bizantinismi dei circoli dirigenti austriaci in merito all’estremismo ed al terrorismo: penso che si tratti di una caratteristica difficilmente evitabile quando una questione è di primaria importanza per il vivere ed il sopravvivere di un Governo. Per noi, anche al fine della conclusione dei contatti, è essenziale avere la prova che il Governo austriaco ha la forza di decidere e nello stesso tempo la forza di agire apertamente, secondo le intenzioni che continuamente assicura di avere.

Credimi, tuo aff.mo

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 3.


Vedi D. 185.

190

COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 9 dicembre 1966, ore 11)1

Appunto segreto(2).

Appunto sulla riunione di un Comitato di ministri per l’Alto Adige che ha avuto luogo il 9.12.1966 alle ore 11 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio On. Prof. Aldo Moro e con la partecipazione del Ministro senza portafoglio, Sen. Piccioni, del Ministro per gli Affari Esteri, On. Fanfani, del Ministro dell’Interno, On. Taviani, del Ministro di Grazia e Giustizia, On. Reale, del Ministro per il Bilancio, On. Pieraccini, del Ministro per la Difesa, On. Tremelloni, del Ministro della Pubblica Istruzione, On. Gui, del Ministro per l’Industria e Commercio, On. Andreotti, del Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri, Amb. Ortona, dell’Ambasciatore Toscano, del Direttore Generale degli Affari Politici, Ministro Gaja, del Consigliere Diplomatico dell’On. Presidente del Consiglio, Ministro Pompei, del Prefetto Giovenco e del Consigliere d’Ambasciata Fenzi.

MORO: Apre la discussione sulla richiesta di «chiarimenti» presentata dal Dottor Magnago(3). Ricorda che il punto I di essi (relativo all’«ancoraggio internazionale») è stato già discusso nella riunione del Comitato di Ministri del 7 novembre 19664. A questo proposito rileva che la questione è stata successivamente oggetto di un ulteriore scambio di idee fra il Dr. Benedikter e il Prefetto Giovenco, che viene invitato a riferire.

GIOVENCO: Riferisce che il Dottor Benedikter aveva prospettato la possibilità di una garanzia interna sostitutiva dell’«ancoraggio internazionale», che dovrebbe consistere nel «costituzionalizzare» le finalità dell’Accordo De Gasperi- Gruber. La proposta di Benedikter si riallaccerebbe ad alcune sentenze della Corte Costituzionale (ad esempio n. 32 del 1960, n. 1 e n. 49 del 1961) che hanno precluso alla Provincia di Bolzano la possibilità di invocare l’Accordo di Parigi a garanzia di talune competenze legislative ed amministrative della Provincia stessa. Legge due formule, da lui elaborate, per tradurre il pensiero del Dott. Benedikter. Le formule sono le seguenti:

- -

Il ricorso puessere proposto entro due anni dall’entrata in vigore della presente legge. Nel caso in cui la Corte pronunci che le norme non sono idonee, anche in rapporto alla loro esecuzione, a realizzare i fini di cui sopra, le ulteriori misure occorrenti saranno emanate nel termine di un anno».

MORO: Rileva che Magnago evidentemente chiede che vengano definiti i limiti dell’interesse nazionale, che possono limitare la competenza legislativa primaria della Provincia. Ritiene possibile che il principio della tutela delle minoranze venga dichiarato interesse dello Stato e non soltanto delle minoranze interessate. Non ritiene, invece, possibile, giudicare delle finalità di un accordo internazionale.

TOSCANO: Osserva che da parte degli altoatesini si tenta di cambiare le carte in tavola, chiedendo sempre cose nuove. Oggi essi domandano una garanzia che in realtà rappresenta una cosa diversa da quella indicata pubblicamente. Infatti altro è chiedere un sistema a garanzia di adempimento di un accordo dichiarato corrispondere alle disposizioni di Parigi ed a chiusura della controversia internazionale, altro è chiedere che la Corte Costituzionale giudichi della idoneità di ogni futura legge ad assolvere le finalità di un accordo internazionale.

GIOVENCO: Osserva che gli altoatesini prendono le mosse da sentenze della Corte Costituzionale, nelle quali si dice testualmente:

«Essendo stato l’Accordo di Parigi reso esecutivo in Italia, le norme interne da esso derivanti hanno lo stesso valore delle leggi ordinarie: come tali, potrebbero essere modificate con legge ordinaria e con norme di attuazione, le quali, com’è pacifico, non hanno un valore inferiore a quello delle leggi ordinarie. Né la Regione Trentino Alto Adige potrebbe dolersi di tale modificazione, in quanto a parte ogni questione sulla legittimità, la violazione di una legge ordinaria non puessere causa di illegittimità costituzionale di una legge statale.

Naturalmente tutto cinon significa che lo Stato sia libero di non osservare gli impegni nascenti dall’Accordo di Parigi, ma significa soltanto che l’obbligo dell’osservanza di tali impegni non ha rilevanza costituzionale tra lo Stato e la predetta Regione (o la provincia di Bolzano).

All’Accordo non punegarsi una influenza notevole sulla interpretazione di alcune fondamentali disposizioni dello Statuto, che certamente furono dettate anche ai fini dell’attuazione dell’Accordo stesso».

REALE: Osserva che la proposta è interessante perché con essa viene abbandonato il foro esterno; tuttavia per rendere possibile l’intervento della Corte Costituzionale, occorre un testo costituzionale con cui confrontare le leggi singole. Percisi dovrebbero introdurre nella Costituzione o l’Accordo De Gasperi- Gruber (ciche non si pufare) oppure le leggi che faremo in seguito (ciche si pufare). La garanzia sarebbe la conseguenza automatica del carattere costituzionale delle leggi per l’esecuzione delle misure. Al difuori di questa via – per la quale peraltro occorrerebbe sentire il parere della Corte – non ne esiste altra.

FANFANI: Ritiene che ormai con questa proposta di Benedikter il sistema del ricorso alla Corte dell’Aja viene a cadere. Comunque, se garanzie di ordine interno debbono essere studiate, bisogna evitare che la Corte dell’Aja diventi una specie di corte d’appello della Corte Costituzionale. Aggiunge che si tratterà di vedere quali forme di garanzia preventiva o susseguente potremo dare. Rileva che se faremo partecipare gli altoatesini alla elaborazione delle leggi (garanzia preventiva) sarà forse superfluo pensare di concedere una garanzia susseguente.

MORO: Osserva che anche attualmente, interpretando l’articolo 6 della Costituzione, sembra possibile il ricorso delle Regioni e delle alla Corte Costituzionale per la tutela delle minoranze. Aggiunge che, comunque, nell’esordio della legge costituzionale che potrà essere approvata dal Parlamento si potrà dire che la tutela delle minoranze costituisce interesse nazionale. L’accordo De Gasperi- Gruber non pututtavia essere citato. Ritiene che i negoziatori dovrebbero dire che il carattere di interesse nazionale è riconosciuto al principio della tutela delle minoranze dell’articolo 6 della Costituzione, lasciando uno spiraglio a possibili formulazioni.

TOSCANO: Osserva che la richiesta di Benedikter è quanto meno strana, in quanto egli pretende che la Corte Costituzionale giudichi della idoneità di una legge interna a realizzare le finalità dell’Accordo di Parigi, o almeno i fini della salvaguardia del carattere etnico e dello sviluppo culturale ed economico del gruppo di lingua tedesca.

Ciè inusitato, in quanto una Corte giudica sempre con riferimento ad un testo legislativo e non a dei principi.

MORO: Rileva che si ricorre alla Corte Costituzionale per i motivi pidiversi.

GIOVENCO: Ritiene che ciche preoccupa gli altoatesini è l’eventualità che le norme di attuazione non rispondano appieno a quelle contenute nel nuovo Statuto, in base al principio della prevalenza dell’interesse dello Stato su quello delle competenze legislative e amministrative provinciali.

FANFANI: Osserva che non dovremmo accogliere la richiesta di Benedikter, perché tende a vincolare la Corte Costituzionale a decidere se le leggi che il Governo farà per l’attuazione delle misure sono compatibili con l’art. 6 della Costituzione.

MORO: Osserva che in qualsiasi procedimento le parti tendono a vincolare i giudici ad una certa interpretazione della legge.

FANFANI: Nota che, comunque, se si accogliesse tale richiesta, si tratterebbe di una concessione illusoria.

MORO: È d’accordo che si tratta di una questione meramente interpretativa. Nota che, evidentemente, vi è il dubbio che l’interesse nazionale sia sempre quello che tenda alla tutela dello Stato e non a quella delle minoranze; comunque, gli altoatesini non possono sostenere che vi sia una lesione dell’interesse delle minoranze nelle norme costituzionali, ma eventualmente soltanto nelle norme di attuazione.

REALE: Osserva che, se si tratta di leggi costituzionali, non è pensabile che la Corte Costituzionale possa giudicare della costituzionalità delle leggi stesse.

MORO: Ritiene che si dovrebbe studiare se vi è la possibilità di rassicurare gli altoatesini che la tutela delle minoranze linguistiche, quale prevista dall’articolo 6 della Costituzione, costituisce interesse nazionale.

Passa ad esaminare la richiesta n. 2, relativa all’uso della lingua tedesca.

TOSCANO: Si tratta di una richiesta nuova, non presa in esame dalla Commissione Rossi, non sollevata dagli austriaci, né in sede di Commissione esperti, né nel corso di successivi sondaggi. Ritiene che non si possa aggiungere nulla al sistema attuale, perché a parte qualsiasi altra considerazione, accetteremmo di assumere degli impegni che poi non saremmo in grado di mantenere. Spiega le origini storiche e politiche del Decreto Luogotenenziale citato nella richiesta di Magnago.

MORO: Chiede qual’è la situazione attuale.

TAVIANI: Spiega che:

- - -

ANDREOTTI: Sottolinea che sembra evidente che si debba rispondere negativamente; il problema sta nella maniera di farlo.

TAVIANI: Riferendosi in generale a tutte le richieste dei cosiddetti «chiarimenti», osserva che, secondo quanto gli aveva detto Magnago in occasione del loro incontro, le richieste della SVP dovevano essere soltanto quattro. Alle quattro se ne è successivamente aggiunta una quinta, della quale Magnago diceva di essersi dimenticato. Ora le richieste sono diventate 19. Egli è convinto che Magnago chiederà sempre nuove cose e che noi non ci dovremmo lasciare invischiare in questo gioco.

MORO: Rileva che occorre tener presente, per spiegare il motivo delle attuali richieste di «chiarimenti», che, fino a questo momento, il complesso delle misure del Governo italiano non era stato mai sottoposto alla SVP.

TAVIANI: Nota che dovremmo tener conto anche dei partiti italiani dell’Alto Adige e delle loro posizioni in merito al complesso delle misure.

MORO: Aggiunge che senza il benestare degli altoatesini non vi è possibilità di raggiungere un accordo nemmeno con gli austriaci.

TAVIANI: Osserva che, a parer suo, occorrerebbe mettere di fronte la SVP e i partiti italiani in Alto Adige.

MORO: Sottolinea che questa è la prima volta che abbiamo avuta l’accettazione, sia pure condizionata, degli altoatesini nei confronti delle misure. D’altro canto, se abbiamo accettato di discutere di queste con Magnago – e lo abbiamo anche detto in Parlamento

– dobbiamo ammettere che tale discussione è basata sul presupposto che talune delle richieste della SVP possano essere accolte. Aggiunge che, pur ammettendo che si possa trattare di concessioni al di là delle quali non intendiamo andare, pure qualche cosa bisogna fare. Prosegue poi nella lettura delle richieste di chiarimenti, nonché dei cinque punti per i quali Magnago ha dato affidamenti all’organo deliberante della SVP.

FANFANI: Prega il Ministro Gaja di esporre le considerazioni del Ministero degli Esteri al riguardo.

GAJA: Osserva che delle richieste di Magnago, quella relativa al cosiddetto ancoraggio internazionale riguarda direttamente il Ministero degli Esteri: delle altre, alcune, pur rientrando nella competenza di altre Amministrazioni, presentano tuttavia aspetti di particolare rilievo per il Ministero degli Esteri. Tutte le altre, infine, interessano il Ministero ai fini dello sviluppo generale dei contatti italo-austriaci. La questione dell’«ancoraggio internazionale» è già stata esaminata nella riunione del Comitato dei Ministri del 7 novembre; le altre questioni che interessano per taluni aspetti il Ministero degli Esteri sono le seguenti: Uso della lingua tedesca; Provvedimenti per i ladini; Approvazione del bilancio provinciale; Formulazione delle proposte italiane; Televisione austriaca e tedesca.

Per la questione dell’«ancoraggio internazionale» è stato deciso dal predetto Comitato di Ministri di rispondere negativamente alla richiesta di Magnago, offrendo peraltro agli altoatesini qualche ulteriore forma di garanzia interna circa l’effettiva attuazione delle misure italiane. Lo studio dei possibili mezzi di garanzia interna è stato oggetto di una riunione interministeriale(5), che ha raggiunto le seguenti conclusioni:

- - -

Per quanto riguarda l’uso della lingua tedesca, riferendosi a quanto esposto dall’Ambasciatore Toscano, esprime il parere che si debba rispondere negativamente alla richiesta.

Per quanto riguarda le richieste relative ai ladini, occorre premettere che l’Accordo De Gasperi- Gruber non contiene alcuna previsione nei loro confronti e che pertanto il problema non è mai stato trattato con gli austriaci. Sarebbe pericoloso discuterne con gli altoatesini di lingua tedesca, in relazione alle richieste dei ladini, anche perché l’elemento ladino è diffuso in altre provincie e non vi è alcuna ragione perché la sua tutela venga assunta dagli elementi di lingua tedesca dell’Alto Adige. Per quanto concerne, in particolare, la rappresentanza dei ladini in seno al Consiglio Provinciale, rileva che a parte la valutazione che potrà fare della questione il Ministero dell’Interno, sembra difficile riconoscere ai ladini un duplice diritto di voto. Circa, poi, l’attribuzione alla Provincia del diritto di nominare l’Intendente per la scuola ladina, si tratta di una richiesta che è in netto contrasto con il principio, confermato anche dal Comitato di Ministri del 13 dicembre 1964(6) e comunicato pivolte agli austriaci, secondo il quale il gruppo linguistico tedesco non ha alcun titolo a trattare questioni che interessano il gruppo linguistico ladino.

MORO: Riferendosi alla questione dei ladini, rileva che insieme alle eventuali norme da emanare per l’Alto Adige, il Governo potrebbe prevedere anche talune disposizioni a favore del gruppo linguistico ladino.

GUI: Ricorda che nel corso del negoziato con gli austriaci si è parlato anche della scuola ladina.

GAJA: Rileva che lo stesso Kreisky, a suo tempo, ebbe ad ammettere che il problema dei ladini non poteva trovare posto nelle conversazioni italo-austriache.

Sulla richiesta relativa all’approvazione del bilancio provinciale osserva che delle tre soluzioni indicate da Magnago, sembra da escludersi pregiudizialmente ed in modo assoluto quella sub b), che prevede la presidenza dell’organismo arbitrale da parte di un membro straniero, poiché in tal modo verrebbe internazionalizzata una delle pidelicate funzioni della Provincia, con evidente riflesso sull’aspetto internazionale dell’intero problema.

Circa la richiesta secondo la quale dovrebbe essere necessaria l’intesa con gli altoatesini sulla formulazione delle varie proposte del Governo italiano, come condizione dell’accettazione delle proposte stesse, esprime la sua perplessità, poiché cidarebbe praticamente agli altoatesini un diritto di veto in qualsiasi fase dell’applicazione delle norme eventualmente previste.

MORO: Ritiene che con tale richiesta gli altoatesini abbiano voluto esprimere il loro desiderio di essere presentiti nella formulazione dei provvedimenti di attuazione delle misure.

GAJA: Osserva che la richiesta troverebbe quindi pratica soddisfazione nelle possibili previsioni relative alla concessione di ulteriori garanzie interne. Circa la richiesta di rendere possibile la ricezione dei programmi della televisione austriaca, ricorda che talune ditte private hanno impiantato abusivamente dei ripetitori.

TAVIANI: Sottolinea che egli ha assunto su di sé la responsabilità di non farli abbattere.

GAJA: Continuando sul tema della ricezione di programmi televisivi austriaci, rileva che l’accoglimento eventuale della richiesta degli altoatesini solleverebbe un problema, ad esempio, anche con la Francia. Comunque si dovrebbe evitare di prendere impegni al riguardo, sia per le implicazioni interne che un eventuale accoglimento della richiesta stessa potrebbe comportare (possibile richiesta analoga di altri gruppi linguistici), sia per l’esistenza di accordi internazionali che disciplinano la materia. Una soluzione potrebbe essere trovata in una eventuale intesa fra la RAI- TV e la televisione austriaca, per lo scambio di programmi.

Riferendosi, poi, alla questione globale dei cosiddetti chiarimenti, fa presente che le nostre proposte del 28 luglio u.s.7 avevano carattere definitivo. Da parte degli altoatesini vengono ora avanzate nuove richieste, il che lascia quanto meno dubbiosi circa le loro intenzioni di arrivare alla chiusura della controversia. La nostra risposta potrebbe assumere tre forme:

1) potrebbe essere analoga a quella comunicata al Governo austriaco l’8 aprile 1965(8), ed affermare che riteniamo la presa di posizione della SVP sostanzialmente negativa e che quindi non ci è possibile continuare il dialogo con gli altoatesini sulla base delle ipotesi di soluzione della controversia attualmente all’esame; 2) potrebbe affermare che, nonostante il carattere negativo della presa di posizione degli altoatesini, siamo disposti a proseguire il dialogo, purché si rinunci all’ancoraggio internazionale e ad ogni richiesta che superi la cornice delle ipotesi da noi prospettate nel luglio scorso, mentre da parte nostra si potrebbe al massimo prendere in esame la possibilità di qualche ulteriore garanzia interna; 3) rispondere affermativamente

o negativamente ai singoli chiarimenti richiesti, secondo le decisioni del Comitato di Ministri.

MORO: Osserva che una risposta come quella indicata ai punti 1 e 2 equivarrebbe a chiudere il negoziato. D’altro canto, dopo che abbiamo accettato di discutere con gli altoatesini e abbiamo informato il Parlamento di questa fase del negoziato, cinon sembra possibile. Del resto dall’esame delle richieste di chiarimenti si è potuto constatare che alcuni di essi possono essere accolti. Potremmo quindi rispondere, respingendo l’ancoraggio internazionale e alcune richieste che sono inaccettabili ed accogliendo quelle di scarso rilievo.

FANFANI: Osserva che il Governo austriaco, avendo subordinato le sue decisioni in merito alle proposte italiane a quelle degli altoatesini, dovrà dare una risposta simile a quella della SVP.

MORO: Ritiene comunque conveniente un nuovo incontro internazionale a livello dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri.

FANFANI: Ritiene che questo dovrebbe aver luogo dopo aver costretto Magnago a sciogliere la riserva dell’approvazione delle nostre risposte ai chiarimenti da parte del Congresso straordinario della SVP. L’incontro con gli austriaci avrebbe il valore di una seconda istanza nei confronti della risposta di Magnago.

TAVIANI: Non è pienamente d’accordo col Presidente del Consiglio circa l’interpretazione delle richieste di Magnago. Queste concernono in massima parte questioni da noi respinte in precedenti conversazioni, che vengono ora contrabbandate da Magnago sotto forma di «chiarimenti». Prevede che nel prossimo congresso straordinario la SVP accetterà le risposte italiane alle attuali richieste, formulando pernuove richieste di chiarimenti. Nel frattempo sopraggiungerà l’estate, con una nuova ondata di atti di terrorismo e l’Italia avrà una posizione pidebole sul piano internazionale. Invece in questo momento l’Austria sa che all’ONU l’Italia pucontare su una grande maggioranza di consensi. Magnago e la sua corrente ne sono consapevoli e vorrebbero l’accordo con il Governo.

Passando quindi all’esame delle varie richieste, si sofferma su quella relativa agli esercizi pubblici. Al riguardo, personalmente, non avrebbe difficoltà; tuttavia teme le reazioni del gruppo di lingua italiana in Alto Adige e propone che vengano sentiti al riguardo i partiti italiani della Provincia. Circa la tenuta delle anagrafi, rileva che la richiesta va oltre i suggerimenti della Commissione dei 19 ed è molto delicata in quanto coinvolge i servizi elettorali, lo stato civile, la leva e pertanto dovrebbe essere respinta. Per il bilancio provinciale si potrebbe aderire ad una delle soluzioni proposte dagli altoatesini sub a) e sub c). Per i provvedimenti da prendere per motivi di ordine pubblico, la richiesta di Magnago non puessere accolta; tutt’al pisi potrebbe prevedere che i provvedimenti del Commissario del Governo venissero presi «sentito» il Presidente della Giunta Provinciale. La richiesta relativa all’impegno di emanare entro due anni le norme di attuazione del nuovo Statuto potrebbe essere accolta, in quanto non ha eccessivo rilievo e d’altra parte potrebbe fungere da stimolo per il Governo. La richiesta sull’intesa degli altoatesini in merito alla formulazione dei provvedimenti potrebbe essere accolta, nell’ambito delle garanzie di ordine interno, come è stato prospettato. Infine circa la possibilità della ricezione dei programmi televisivi, osserva che trova difficile opporsi, dato che in molti altri paesi d’Europa è possibile ricevere programmi televisivi esteri.

FANFANI: Osserva che da parte italiana non ci opporremo, salvo poi a protestare tutte le volte che la televisione austriaca farà della propaganda antitaliana.

TAVIANI: Ritiene conveniente non prendere impegni giuridici al riguardo. Di fatto si potrà assumere un atteggiamento tollerante. Per quanto concerne poi la richiesta che gli enti parastatali dell’Alto Adige istituiscano ruoli provinciali, osserva che è necessario sentire, oltre al Ministero competente, anche i partiti italiani della Provincia. Aggiunge che il Ministero dell’Interno fa e farà quanto in suo potere per evitare l’esodo della popolazione italiana dalla Provincia.

GUI: Segnala che vi possono essere difficoltà in vari settori. Ad esempio, ha trovato difficoltà nell’inviare professori di lingua italiana per il nuovo liceo di Brunico, per mancanza di aspiranti.

TAVIANI: Riferendosi poi agli affidamenti dati da Magnago all’organo deliberante del partito, riferisce, riguardo al punto 1, di avere effettivamente detto che il Presidente della Giunta Provinciale pudisporre degli appartenenti alla polizia locale anche per l’osservanza delle leggi e regolamenti provinciali, nonché delle competenze derivanti dall’art. 16 dello Statuto. Cinon comporta tuttavia il conferimento alla Provincia della competenza legislativa primaria. In tal senso si potrebbe rispondere.

La richiesta di cui al punto 2 è preoccupante: bisogna tener conto, fra l’altro, del fatto che i rifugi alpini sono punti di passaggio obbligati per contrabbandieri e terroristi; pertanto occorre evitare che vadano in mano dell’«Alpenverein».

MORO: Ritiene che si possa risolvere il problema, prendendo in considerazione la possibilità di concedere un indennizzo per i rifugi alpini già di proprietà della sezione sudtirolese dell’«Alpenverein», ragguagliando il valore dell’epoca nonché eventualmente concedendo il riconoscimento giuridico dell’attuale associazione di fatto, senza di che questa non potrebbe riscuotere l’indennizzo. Comunque si potrà dire che l’«Alpenverein» non potrà impiegare le somme ricevute a titolo di indennizzo per costruire nuovi rifugi nella zona di frontiera.

TAVIANI: Ritiene che tale divieto dovrebbe essere esteso anche alle zone di interesse militare. Passando poi al punto 3, rileva che la questione non rientra nella competenza del suo Ministero; comunque il potere di ottenere la registrazione con riserva presso la sezione locale della Corte dei Conti è già stato attribuito alla Regione siciliana ed è fonte di disordine amministrativo. Per quanto riguarda il punto 4, circa la possibilità dei cittadini di lingua tedesca di essere assunti nelle forze dell’ordine, non ha obiezioni a che si risponda positivamente. Non si sofferma sul punto 5, perché già trattato. Conclude che si potrebbe dire a Magnago che alcune richieste non possono essere discusse, mentre per altre si rinvia la decisione alla trattativa finale.

MORO: Ritiene che si debba dare credito a Magnago e pertanto dirgli subito quali concessioni possono da noi esser fatte; infatti la parte positiva delle risposte che gli verranno date a nome del Governo potrebbe essere utile a Magnago per sconfiggere l’opposizione nel prossimo Congresso straordinario della SVP.

TAVIANI: È convinto che nel prossimo Congresso straordinario della SVP Magnago si farà dare una risposta analoga a quella ottenuta dall’esecutivo: accettazione con riserva di ulteriori chiarimenti. Aggiunge di aver fiducia in Monsignor Gargitter che ritiene desideroso di raggiungere un accordo. Insiste nella sua proposta di dire subito a Magnago che alcune richieste sono inaccettabili, mentre per le altre ci riserviamo di dare una risposta in occasione della trattativa finale con gli austriaci: se invece accettiamo fin da ora talune richieste, ci vedremo ripresentare subito dopo quelle che adesso respingiamo.

MORO: Ritiene che sia opportuno che i negoziatori riprendano il dialogo con gli austriaci. Intanto si dovrebbe dare una risposta interlocutoria a Magnago, risposta che per i motivi già esposti, non puessere interamente negativa.

FANFANI: Osserva che se noi facciamo una comunicazione al Governo austriaco, questo si riserverà di darci una risposta dopo aver presentito gli altoatesini, il che significa in pratica che noi conferiamo al Governo di Vienna il mandato di trattare con una parte della popolazione italiana.

TOSCANO: Suggerisce che, tenuto conto dell’esigenza di mettere con le spalle al muro entrambi gli interlocutori, sarebbe opportuno incontrare simultaneamente a Roma ed a Londra gli altoatesini e gli austriaci, avvertendo questi ultimi che abbiamo già preso contatto con la SVP e che con la nostra risposta comune ad entrambi abbiamo raggiunto il limite oltre il quale non possiamo andare. In questo modo ogni equivoco dovrebbe essere dissipato impedendo anche il solito gioco di passaggio da un interlocutore all’altro per chiedere nuove cose.

FANFANI: Chiede se qualche volta nei nostri contatti con il Governo austriaco abbiamo consegnato per iscritto qualche nostra proposta.

TOSCANO: Risponde che qualche volta ciè stato fatto in modo non formale, vale a dire tracciando su carta non intestata le nostre formule verbali.

FANFANI: Ritiene che si possa fare lo stesso in questa occasione.

GUI: Riprende l’esame dei chiarimenti, cominciando dalla richiesta concernente l’attribuzione alla Provincia della competenza di nominare l’Intendente scolastico per la scuola di lingua ladina e dichiara che considera tale richiesta inaccettabile, perché si tratterebbe di dare una nuova struttura alla scuola ladina, sotto il patronato tedesco. Aggiunge che la questione è particolarmente delicata data la presenza di nuclei ladini nelle Provincie di Trento e di Belluno. Conclude circa la necessità di non allontanarsi dall’Accordo di Parigi.

MORO: Afferma che sarebbe interessante conoscere qual’è il pensiero dei ladini al riguardo.

GIOVENCO: Rileva che la previsione di misure a favore dei ladini accentua il carattere di «misure autonome interne» del pacchetto.

MORO: Ritiene che si possa nominare un Intendente scolastico per la scuola di lingua ladina, ma non farlo nominare dal gruppo di lingua tedesca.

TOSCANO: Riferisce che Toncic a New York gli ha detto che gli esperti austriaci avrebbero rilevato che vi è un punto debole per Vienna nel negoziato italo-austriaco, nella parte che riguarda i ladini, perché questi non sono contemplati nell’Accordo De Gasperi- Gruber. Questa circostanza indebolisce fortemente la tesi austriaca secondo cui le future misure italiane non sarebbero altro che l’applicazione dell’Accordo di Parigi del 1946. Ritiene che l’Intendente per la scuola di lingua ladina dovrebbe essere nominato dai Sindaci dei Comuni a maggioranza ladina.

MORO: Osserva che i ladini della Provincia di Bolzano per il 60% votano a favore dei rappresentanti del gruppo di lingua tedesca e parlano anch’essi tedesco.

GUI: Insiste sulla necessità di tenere separata la scuola ladina da quella tedesca e di evitare che il gruppo di lingua tedesca assuma il patronato della scuola di lingua ladina, sopratutto per i riflessi che cipotrebbe avere sul gruppo ladino delle Provincie di Trento e Belluno.

MORO: Non condivide appieno tali preoccupazioni, perché, mentre in Provincia di Bolzano i ladini sono legati al gruppo tedesco, nelle altre Provincie essi sono assimilati al gruppo italiano.

GUI: Rileva che, ad esempio, in Val di Fassa è inevitabile che l’assimilazione dei ladini avvenga contro di noi.

MORO: Ritiene che per farsi una idea precisa occorrerebbe vedere come si distribuiscono i voti dei ladini.

FANFANI: Ritiene che la cosa migliore sia quella di riservare al Governo la nomina dell’Intendente per la scuola di lingua ladina su proposta dei Sindaci dei Comuni a maggioranza ladina.

MORO: Insiste sulla necessità che gli esponenti del gruppo ladino facciano conoscere i loro desideri al riguardo.

TAVIANI: Osserva che la SVP non si puopporre al sistema dei tre Intendenti scolastici, uno per ogni lingua.

MORO: Nota che quest’ultima formula, esaminata dalla Commissione degli esperti, è caduta; pertanto la soluzione migliore rimane quella della nomina da parte del Ministero della Pubblica Istruzione dell’Intendente per la scuola di lingua ladina su designazione dei ladini.

GUI: Riferendosi alla richiesta 9a) (conferma che la nomina da parte dello Stato degli Intendenti scolastici delle scuole di lingua italiana e ladina non infirma il principio della competenza legislativa ed amministrativa in materia scolastica attribuita alla Provincia) rileva che trattasi di un effettivo chiarimento e che si purispondere affermativamente.

MORO: Concorda che si possa rispondere che, con la riserva della nomina da parte dello Stato, la competenza della Provincia rimane salva.

GUI: Circa il punto 9b) (conferma del carattere di scuola pubblica alla scuola di lingua tedesca in Provincia di Bolzano) rileva che si tratta di un effettivo chiarimento. Non esiste una scuola pubblica provinciale, ma soltanto statale; anche quella di lingua tedesca rientra in tale categoria.

MORO: Conferma che la scuola di lingua tedesca, in quanto gestita dalla Provincia, è scuola pubblica e non, come temono gli altoatesini, scuola parificata.

GUI: Circa il punto 9c) (competenza legislativa della Provincia per la determinazione dei programmi d’insegnamento e di esame), rileva che, se trattasi di competenza integrativa o di adattamento, si potrebbe rispondere affermativamente; se invece la SVP ha voluto intendere la competenza nella stesura dei programmi – che la Provincia già possiede in base agli art. 4 e 5 dello Statuto – si dovrebbe rispondere che occorre il parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. In sostanza la Provincia ha la competenza di stendere i programmi, con l’osservanza delle leggi dello Stato e tali programmi debbono essere esaminati dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Se con la richiesta in esame si è voluto intendere la possibilità di apportare piccole modifiche o adattamenti ai programmi, la Provincia pufarlo senza bisogno dell’esame del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.

MORO: Concorda sul tenore della risposta da dare agli altoatesini.

GUI: Circa la richiesta di cui al punto 9d) (attribuzione alla Provincia della competenza circa la nomina delle Commissioni per gli esami di Stato e degli esami di maturità) rileva che non ne sembra possibile l’accoglimento. Attualmente il Ministero della Pubblica Istruzione ha una certa latitudine per la nomina del Presidente delle Commissioni, mentre i componenti delle medesime sono nominati in un ambito piuttosto ristretto. Rileva che la richiesta degli altoatesini è molto ampia perché comprende anche le commissioni d’esame per le scuole non di lingua tedesca.

MORO: Osserva che si potrebbe accordare alla Provincia la competenza richiesta, limitatamente alla scuola di lingua tedesca.

FANFANI: Nota che un simile provvedimento potrebbe avere ripercussioni anche in Val d’Aosta. Suggerisce che forse si potrebbe accordare alla Provincia la competenza a nominare il «membro estraneo».

MORO: Precisa che il «membro estraneo» rappresenta gli alunni. Pensa che si potrebbe proporre agli altoatesini che la nomina delle Commissioni di esame sia fatta dal Ministero della Pubblica Istruzione, d’intesa con la Provincia e ci beninteso, per le sole scuole di lingua tedesca.

GUI: Circa la richiesta di cui al punto 9e) (conferma del passaggio alle dipendenze della Provincia del personale delle Direzioni Didattiche, insieme al personale amministrativo di tutte le scuole di lingua tedesca) osserva che vi è un errore alla base della richiesta altoatesina, perché tanto l’Ispettore scolastico quanto il Direttore didattico, non appartengono al personale amministrativo, ma a quello insegnante.

MORO: Osserva che la conferma puessere data per il solo personale di segreteria delle Direzioni Didattiche.

GUI: Per quanto riguarda la richiesta di cui al punto 9f) (riferimento alle proposte della Commissione dei 19 per le competenze del Consiglio Provinciale Scolastico) si potrebbe rispondere che si puaccettare, come suggerito dalla Commissione dei 19, che il Consiglio Provinciale Scolastico venga istituito con legge provinciale su base elettiva e proporzionale dei gruppi linguistici, riferita al personale insegnante.

GIOVENCO: Osserva che per quanto riguarda la competenza del Consiglio, verrebbe a cadere quella relativa alla formazione della terna per la nomina del Sovraintendente e degli Intendenti.

GUI: Circa la richiesta di cui al punto 9g) (conferma del principio che gli insegnanti per le scuole di lingua tedesca debbono essere di madrelingua tedesca) nota che si tratta di un effettivo chiarimento e che si purispondere affermativamente.

Per quanto concerne poi la richiesta del punto 9h) (abolizione della prevista facoltà di ricorso in materia di iscrizioni alle scuole e in ogni modo devoluzione dell’eventuale ricorso al Tribunale di Giustizia Amministrativa) ritiene che si possa rispondere affermativamente alla seconda ipotesi.

MORO: Concorda.

GUI: Circa la richiesta di cui al punto 10 (competenza legislativa primaria della Provincia in materia di edilizia scolastica, con l’abolizione dell’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per i programmi edilizi) osserva che si tratta di un problema delicato in quanto i programmi edilizi vengono effettuati a carico dello Stato.

GIOVENCO: Rileva che la questione è importante perché ha prevalentemente carattere finanziario, dato che è lo Stato che finanzia, in tutto o in parte, i programmi di costruzione delle nuove scuole.

ANDREOTTI: Osserva che se si tratta di una spesa che rientra nel bilancio dello Stato, la Provincia non dovrebbe essere competente.

MORO: Rileva che la competenza di carattere legislativo è sempre accompagnata dalla competenza amministrativa. Pertanto se la Provincia ha la competenza primaria in materia di edilizia scolastica, dovrebbe avere anche la competenza in materia di programmi edilizi, senza l’intesa del Ministero della Pubblica Istruzione.

ANDREOTTI: Ritiene che in questo caso la Provincia dovrebbe finanziare i programmi edilizi interamente con mezzi propri.

MORO: Si chiede se il motivo della richiesta non consista nel fatto che la Provincia forse preferisce non avere integrazioni statali per i programmi edilizi.

FANFANI: Ritiene che se i fondi occorrenti per i programmi edilizi sono forniti dallo Stato, occorre che essi siano spesi d’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione.

GUI: Rileva che se la richiesta venisse accolta, le altre Provincie si troverebbero in condizioni meno favorevoli.

GAJA: Spiega l’origine «storica» della richiesta ricordando che in un primo tempo era stata attribuita alla Provincia la competenza legislativa secondaria; successivamente le è stata attribuita la competenza primaria, a condizione che accettasse l’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per i programmi edilizi. Ora gli altoatesini vogliono la competenza primaria senza l’intesa.

MORO: Ritiene che si tratti di una questione di carattere generale, collegata con la competenza. Suggerisce che si potrebbe lasciare l’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per i Comuni a maggioranza italiana.

FANFANI: Ritiene opportuno trovare una soluzione di compromesso, in deroga al principio enunciato dal Presidente del Consiglio, secondo il quale la competenza amministrativa va sempre collegata con quella legislativa.

REALE: Ritiene che si potrebbe stabilire che il principio è valido soltanto per i Comuni di maggioranza tedesca, oppure mantenere il principio dell’intesa per tutti.

MORO: Rileva che la soluzione migliore sta nell’offrire un compromesso, precisando che l’obbligo dell’intesa rimane soltanto per i Comuni a maggioranza italiana.

GUI: Circa la richiesta di cui al punto n. 11 (attribuzione alla Provincia della competenza primaria, anziché secondaria, in materia di istruzione professionale) osserva che in seguito al nuovo ordinamento scolastico, l’istruzione professionale non si identifica picon le scuole di avviamento al lavoro, ma con una scuola media di secondo grado; pertanto non si purispondere che negativamente.

MORO: Riassumendo la discussione, sottolinea che la risposta deve essere data contemporaneamente al Dott. Magnago e agli austriaci. Inoltre prega il Ministro Reale di far studiare dal suo Ministero il problema della determinazione del concetto di interesse nazionale, eventualmente in base alla formula suggerita dal Dr. Benedikter.

REALE: Ritiene che il punto centrale da chiarire sia quello della materia che puessere oggetto di ricorso davanti alla Corte Costituzionale.

MORO: Precisa che, a parte le norme costituzionali, tutte le altre leggi possono essere giudicate dalla Corte, e che le leggi ordinarie e le norme di attuazione potrebbero essere impugnate davanti alla Corte in relazione all’articolo 6 della Costituzione.

GIOVENCO: Nota che in realtà Benedikter ha posto il problema del condizionamento all’interesse nazionale delle competenze legislative e amministrative della Provincia.

MORO: Sottolinea che anche la tutela delle minoranze è interesse nazionale. La Corte Costituzionale dovrebbe sottoporre le leggi sulle minoranze ad un vaglio di merito senza eccepire che trattasi di questioni contrarie all’interesse nazionale. Riassumendo le conclusioni sulle altre richieste, precisa quanto segue:

- - - - - - - - -

a) rispondere affermativamente;

- - - - - - - - - - -

italiani della Provincia di Bolzano. Circa gli affidamenti dati dal Dott. Magnago, le conclusioni sono le seguenti:

- - - - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 4, pos. AA 2/2, s.fasc. 13.


2 Predisposto dalla DGAP, Segreteria 10A.


3 Vedi D. 186.


4 Vedi D. 183.


5 Vedi D. 184.


6 In realtà dell’11, vedi D. 3.


7 Si riferisce presumibilmente alle proposte formulate da Gaja e Toscano nell’incontro dei rappresentanti dei ministri del 18-20 luglio (vedi D. 153).


8 Vedi D. 48.


9 Così nel testo. Il punto indicato con la lettera b) corrisponde in realtà alla lettera c), mentre la lettera b) è stata omessa.

191

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 28 dicembre 1966.

Come è noto, nel corso della riunione del Comitato di Ministri, che ha avuto luogo a Palazzo Chigi il 9 dicembre u.s.3 per esaminare i pirecenti sviluppi della questione alto-atesina, è stato deciso che alla richiesta di «chiarimenti» della SVP si potrà rispondere indicando al Dr. Magnago – e contemporaneamente al Governo austriaco – i punti per i quali è sembrato possibile dare una risposta affermativa, ma sottolineando al tempo stesso le richieste che non ci è in ogni caso possibile accogliere.

È parso altresì che, in complesso – anche se si sono respinte in generale le nuove richieste presentate dalla SVP – le risposte che verrebbero date al Dr. Magnago contengono comunque una serie di elementi positivi che possono contribuire a rafforzare la posizione del Dr. Magnago di fronte agli attacchi che l’opposizione rivolgerà verosimilmente contro di lui nel corso del prossimo Congresso straordinario della SVP.

Sembrerebbe opportuno esaminare ora la possibilità che, in occasione della comunicazione al Dr. Magnago della posizione del Governo italiano in merito ai cosiddetti «chiarimenti», sia portato a conoscenza del Dr. Magnago che il Governo si propone di attuare immediatamente le undici misure di cui all’unito elenco.

Si tratta delle stesse misure delle quali il Comitato dei Ministri per l’Alto Adige del 12 maggio u.s.4 decise in linea di massima l’applicazione, anche in pendenza dei contatti italo-austriaci. In merito, come è noto, il Governo austriaco, dopo la riunione dei rappresentanti dei due Ministri degli Affari Esteri del 25-26 maggio u.s.5, espresse il proprio accordo. L’applicazione delle misure stesse fu poi, in quella fase, rinviata dato che sembrava imminente una decisione sul complesso delle misure prese in esame.

La decisione di prendere tali misure nella presente fase puessere consigliata dai seguenti motivi:

1) una decisione finale sopra le ipotesi attualmente all’esame non puessere vicina. Anche nel caso pifavorevole, la sola circostanza che le ipotesi stesse, ed i chiarimenti da noi dati, debbano essere sottoposti ad un Congresso straordinario della SVP ed il fatto che successivamente dovrà farsi luogo ad un riesame complessivo delle formule finora discusse da parte di esperti, fanno sì che non si possa giungere ad una soluzione della questione se non, al pipresto, nel mese di marzo. Se, come sembra probabile, alla fine di gennaio dovesse aver luogo un rimpasto del Governo austriaco, e se esso, secondo le indicazioni fornite dalla nostra Ambasciata in Vienna, dovesse portare alla sostituzione del Ministro Toncic, è probabile che tutte le scadenze ora previste risulterebbero notevolmente rallentate. Se poi, al principio della prossima primavera, una soluzione della questione alto-atesina non sembrasse vicina o possibile, sarebbe probabilmente troppo tardi per far sì che le misure interinali previste a suo tempo potessero entrare in vigore prima della stagione in cui una ripresa di azioni terroristiche puconsiderarsi probabile. Tutte queste considerazioni dovrebbero indurci a prevedere – ad ogni buon fine – l’applicazione nel pibreve tempo possibile delle misure prese in esame nel maggio u.s.;

2) l’attuazione delle misure in parola non potrebbe non riuscire accetta alla popolazione alto-atesina di lingua tedesca e costituirebbe in ogni caso un fattore dinamico nella situazione locale ed un mezzo indiretto di pressione nei confronti della SVP;

3) un’eventuale decisione in tal senso contribuirebbe a dimostrare all’opinione pubblica internazionale che il Governo italiano, contrariamente alle accuse mossegli da alcuni circoli austriaci e dallo stesso Governo austriaco nella sua nota del 1-5 dicembre 1966(6), è pronto a prendere fin d’ora iniziative concrete per venire incontro alle richieste degli alto-atesini di lingua tedesca, che sembrino idonee a promuovere l’ulteriore sviluppo e la collaborazione dei diversi gruppi linguistici dell’Alto Adige.

Se si condividono le considerazioni di cui sopra e se si concorda sull’opportunità di provvedere oggi a dar corso alle misure previste, sembrerebbe opportuno, come si è accennato pisopra, di dar notizia di tale decisione al Dr. Magnago in occasione della nostra comunicazione circa i cosiddetti chiarimenti.

Cidarebbe comunque un carattere anche pipositivo alla nostra risposta e potrebbe essere utile al Dr. Magnago per superare eventuali opposizioni nel Congresso del suo partito.

È ovvio, naturalmente, che la comunicazione al Dr. Magnago della nostra intenzione di far senz’altro luogo ad un certo numero di misure già concordate dovrebbe questa volta essere seguita da un’immediata loro realizzazione.

Nel caso che il Congresso straordinario della SVP e l’Austria ritenessero di prendere posizione negativa in merito alle ipotesi da noi prospettate, la nostra posizione in seguito alla effettiva adozione di una serie di misure concrete risulterebbe notevolmente rafforzata: e certo risulterebbe molto migliore di quella in cui ci troveremmo se le misure di cui all’elenco qui accluso fossero prese dopo una eventuale presa di posizione negativa del Congresso della SVP e del Governo austriaco.

Allegato

ELENCO DELLE MISURE CHE POTREBBERO ESSERE ATTUATE DA PARTE ITALIANA

ANCHE IN PENDENZA DELLA CONCLUSIONE

DEI CONTATTI IN CORSO SULL’ALTO ADIGE

1) Adozione di provvedimenti per accelerare l’esame dei films in lingua tedesca da rappresentare in Provincia di Bolzano, assicurando la partecipazione al servizio della censura di elementi del relativo gruppo linguistico (integrazione della legge 21 aprile 1962, n. 161).

2) Inclusione degli uffici giudiziari e dei servizi di pubblico interesse tra gli uffici della Pubblica Amministrazione tenuti a corrispondere con i cittadini di lingua tedesca nella loro lingua.

3) Modificazioni alle circoscrizioni territoriali di taluni uffici giudiziari della Provincia di Bolzano (aggregazione dei Comuni di Proves e Lauregno e della frazione di Sinablana alla Pretura di Merano).

4) Passaggio dei Segretari comunali della Regione Trentino- Alto Adige alle dipendenze organiche dei Comuni (disegno di legge).

5) Provvedimenti in materia anagrafica per la Provincia di Bolzano (disegno di legge).

6) Riconoscimento alla Regione Trentino- Alto Adige ed alle Provincie di Trento e Bolzano del diritto di informazione sui dati statistici riguardanti i settori della competenza legislativa ed amministrativa regionale e provinciale e facoltà di svolgere nei settori medesimi, con modalità da concordarsi con l’ISTAT, indagini, censimenti e rilievi statistici propri.

7) Adesione di una procedura abbreviata e gratuita per il ripristino dei nomi nella forma tedesca.

8) Provvedimenti per l’istituzione di commissioni comunali di collocamento nella Provincia di Bolzano (disegno di legge).

9) Nuove norme in materia di uso del bilinguismo negli atti notarili e negli atti di polizia giudiziaria e tributaria in Provincia di Bolzano.

10) Adozione di una legge per la concessione di agevolazioni fiscali per l’importazione e la circolazione in Alto Adige di films in lingua tedesca.

11) Adozione di una norma di attuazione per stabilire l’obbligo per gli uffici pubblici della Provincia di Bolzano di rispondere in tedesco nel caso gli atti avviati in tale lingua da altro ufficio pubblico della Provincia stessa.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 16, fasc. Chiarimenti e Comitati ministri.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento, che reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro», fu trasmesso da Gaja a Pompei con L. 120/2477 del 29 dicembre, il cui testo era il seguente: «Carissimo Gianfranco, ti invio l’unito appunto nel quale si prospetta l’opportunità che, in occasione della comunicazione al Dr. Magnago della posizione del Governo italiano in merito ai cosiddetti «chiarimenti», sia portato a conoscenza del predetto che il Governo si propone di attuare immediatamente le undici misure indicate nell’elenco allegato (delle quali il Comitato di Ministri per l’Alto Adige del 12 maggio u.s. decise in linea di massima l’applicazione, anche in pendenza dei contatti italo-austriaci). L’On. Ministro, al quale l’appunto è stato sottoposto ieri, l’ha approvato, ma senza calore, e si è domandato se convenga prendere qualche iniziativa, in tema di applicazione di misure a favore degli altoatesini, senza contropartita. A me pare, tuttavia, che l’attuazione di un limitato gruppo di misure – su cui abbiamo già il consenso austriaco – costituirebbe un’utile mossa e ci consentirebbe di rispondere in maniera efficace a quanti ci obbietteranno, fra poco, che a tre anni di distanza dalla presentazione delle conclusioni della Commissione Rossi non abbiamo fatto nulla, nemmeno sul piano interno. Credimi, affettuosamente tuo [Roberto Gaja]» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1966, b. 3, pos. AA 2/PG, s.fasc. 7).


3 Vedi D. 190.


4 Vedi D. 130.


5 Vedi D. 134.


6 Nota verbale 47.852-5 (Pol) 66 del 1° dicembre, consegnata il 5, non pubblicata, facente seguito alla Nota verbale dell’11 ottobre di risposta a quella italiana del 6 ottobre (vedi D. 182, nota 4).

192

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. segreta 1012. Vienna, 13 gennaio 1967.

Caro Roberto,

1) Toncic che mi ha intrattenuto lungamente ieri sera dopo un pranzo mi ha detto una cosa alquanto singolare e certamente importante, che cioè «i chiarimenti» richiesti da Magnago constano di due parti: la prima i veri e propri «chiarimenti», la seconda comprende nuove richieste, queste ultime sono state inserite nel memorandum al Presidente Moro a richiesta esplicita e cogente di Benedikter, Brugger e Dietl. E fin qui nulla di veramente nuovo. Avendo io osservato che questa seconda parte avrebbe rimesso in questione l’intero negoziato, egli mi ha risposto testualmente: ma noi ci attendiamo che voi rifiuterete le nuove richieste, così il gruppo Benedikter sarà convinto che non possono ottenere di pie Magnago si potrà presentare come il negoziatore migliore all’Assemblea del partito popolare sudtirolese.

Egli si è mostrato sicurissimo che il partito con grandissima maggioranza avrebbe approvato l’operato di Magnago. Ha poi aggiunto che, regolato il problema nell’Assemblea altoatesina, si sarebbe potuto continuare a negoziare sull’ancoraggio giuridico, cioè come ottenere che la mancanza di applicazione delle nuove concessioni italiane – e non solo l’Accordo De Gasperi- Gruber – possa essere impugnata davanti alla Corte dell’Aja.

2) Tieni presente che da lunedì non vi sarà pinessuno alla Ballhausplatz: tutti partono per accompagnare il Presidente nel Siam. Il viaggio durerà 10 giorni, ma Toncic si trasferirà a Hong Kong dove riunisce per una conferenza gli ambasciatori austriaci accreditati in Estremo Oriente. Prima degli inizi di febbraio i principali funzionari del Ministero degli Esteri non saranno di nuovo a Vienna.

3) Sto leggendo il libro di Ritschel(3) di cui ti ho telegrafato qualche edificante dato biografico. In verità mi pare che ci ha fatto un ottimo servizio: che Kreisky, Gschnitzer, Wallnoefer o chiunque altro gli abbia messo in mano i verbali – d’altronde unilaterali – delle riunioni italo-austriache non accredita la diplomazia austriaca. Possiamo scandalizzarcene e protestare (facciamo benissimo!), ma non è cosa nuova. Ma non ha prezzo per noi che egli abbia pubblicato il resoconto di quelle riunioni interne tenute con gli altoatesini (le quali fra l’altro dimostrano fino a che punto questi sono perseguitati e fino a che punto l’Austria agisce come in condominio) ma sopratutto il testamento di Amplatz, le interviste di Burger e gli appelli dei terroristi etc. etc. che confermano pubblicamente le responsabilità del Governo di Vienna nell’estremismo austriaco e nazista.

Credimi con affettuosa amicizia Tuo

Carlo


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/5.


2 Il documento reca l’annotazione di Gaja: «V. dall’On. Ministro».


3 K. H. Ritschel, Diplomatie um Stirol: Politische Hintergrde eines europäischen Versagens, Stuttgart, Seewald, 1966.

193

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 3366/57. Vienna, 4 febbraio 1967 (perv. ore 18,15).

Oggetto: Colloquio Ambasciatore Martino con Ministro Toncic.

Durante conversazione con Ministro Toncic questi mi ha detto che nostra ultimanota contiene elementi positivi. È convinto che collaborazione fra autorità italiane e austriache per energica azione contro terrorismo è assolutamente indispensabile. In tale senso si è ancora una volta espresso con Cancelliere e Ministro Interni facendo loro presente che cipotrà favorire atmosfera per conclusione accordo. Accennando poi a recente riunione al Semmering degli esponenti del direttivo dell’OEVP di cui a mio telegramma 452 Toncic mi ha detto che in tale occasione è stato esaminato studio degli esperti della Ballhaus illustrante problema delle garanzie internazionali e loro limiti di efficacia.

Ho avuto impressione che Toncic tenda svalutare importanza «ancoraggio» internazionale nei termini finora richiesti onde convincere radicali a formula che possa condurre a conclusione accordo.

Circa reazioni tirolesi e altoatesine della risposta data Presidente Moro a Magnago(3), Toncic sa che sulla questione scolastica si sarebbe raggiunto accordo e che un accordo si sarebbe in via di raggiungere sulla questione del veto sul bilancio in seno al Consiglio provinciale di Bolzano.

Avendo accennato ai 14 punti che erano rimasti sospesi, ho fatto presente a Toncic che se si continua a riportarli alla ribalta dopo che sembravano oramai accantonati non sarà mai possibile raggiungere un accordo.

Dopo aver fatto un accenno a Benedikter che a nome della frazione estremista avrebbe insistito per riportare in discussioni tali punti, ha concluso che i due punti fondamentali restavano quelli della scuola e del bilancio della Provincia, superati i quali Magnago potrebbe ottenere una abbastanza larga maggioranza per approvazione del «pacchetto». Non ci è invece da sperare su un ammorbidimento della corrente di Dietl che resterà contraria ad accordo.

Toncic infine non mi è parso molto soddisfatto dell’andamento conversazioni a Bruxelles, dove delegazione austriaca resterà oramai ferma su posizioni assunte senza possibilità flessioni.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/4.


2 La riunione ebbe luogo il 27 gennaio (T. 2901/45 del 31 gennaio, non pubblicato).


3 L’incontro ebbe luogo il 21 gennaio e su di esso non è stata rinvenuta documentazione. Sul contenuto del colloquio, si riporta il seguente brano delle dichiarazioni di Magnago alla stampa: «Ho avuto un colloquio con l’On. Moro, il quale ha sciolto la riserva fatta a suo tempo, rispondendo ai chiarimenti che io avevo chiesto in novembre. Questa risposta si puconsiderare in parte positiva e in parte meno positiva. Per quanto riguarda la parte meno positiva si è constatato che c’è bisogno di approfondimenti, per i quali tuttavia non sarà necessario un nuovo colloquio» (Comunicato ANSA, pari data, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/4). Le richieste di chiarimenti erano state avanzate il 20 ottobre: vedi DD. 178 e 180.

194

IL CONSIGLIERE DIPLOMATICO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, COTTAFAVI, [AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA]1

L.2. Roma, 16 febbraio 1967.

Caro Ambasciatore,

su istruzioni del Presidente ti allego copia dei «chiarimenti» forniti a Magnago(3), come Presidente della SVP. Come sai si è convenuto che, per ora almeno, non se ne faccia stato con gli austriaci.

Credimi sempre tuo aff.mo

G. Cottafavi

Allegato

ANCORAGGIO - GARANZIE - FORMAZIONE DEI PROVVEDIMENTI

Punto 1

1) Ancoraggio internazionale «efficace» La Corte Internazionale di Giustizia potrà rappresentato dall’assicurazione che in caso di giudicare circa l’interpretazione e l’applicaricorso austriaco alla Corte dell’Aja, l’Italia non zione dell’Accordo De Gasperi- Gruber. si opporrà alla verifica dell’attuazione anche delle misure enunciate dal Governo a favore delle popolazioni dell’Alto Adige per il superamento della controversia in atto.

Punto 1 bis


1 bis) Sul piano interno, ulteriori garanzie circal’effettiva attuazione delle misure annunciate dal Governo al Parlamento sarebbero così articolate:

- - - -

Rimane ferma la composizione della Commissione paritetica per le norme di attuazione, come già indicato nelle riunioni degli esperti.

Punto 8

8) Impegno di esaminare le norme di at- La risposta è contenuta nel sistema di gatuazione dello Statuto entro due anni dall’e-ranzie proposte al punto 1 bis. manazione del nuovo Statuto modificato.

Qualora entro tale termine non si fosse provveduto all’emanazione delle norme di attuazione, la Provincia userà in pieno le suecompetenze legislative e quindi le sue competenze amministrative in tutti i settori contemplati dallo Statuto medesimo.

Punto 12

12) L’accettazione delle proposte del Go- Si fa riferimento a quanto enunciato sotto verno da parte del gruppo di lingua tedesca il punto 1 bis, par. a) che prevede la possibiavverrà previa intesa sulle formulazioni. lità per gli alto-atesini di assistere il Governo

nella predisposizione dei provvedimenti.

LINGUA

Punto 2

2) In sede di formulazione definitiva delle Il DLL del 22 dicembre 1945, n. 845, annorme per l’uso della lingua tedesca, occorre che in base a varie sentenze della Corte Costi-aggiungere a quanto già concordato anche i tuzionale (n. 32 del 1960, n. 1 e n. 48 del 1961)criteri contenuti nel D. Luogotenenziale del è da considerarsi abrogato, in quanto non con(22) dicembre 1945 n. 845. Vanno quindi elimi-ciliabile con lo Statuto regionale e successivinate quelle previsioni che fossero in contrasto provvedimenti.con quei criteri. Le misure prese in attuazione dell’Accor

do De Gasperi- Gruber, lo Statuto regionale e successivi provvedimenti, l’esame della questione attento ed approfondito compiuto dalla Commissione dei 19, le discussioni in seno alla Commissione degli esperti italo-austriaca, con le precisazioni apportate, hanno costruito un sistema che dal dicembre 1964 non è stato rimesso in discussione.

L’insieme di tale sistema consiste negli artt. 84, 85 e 86 dell’attuale Statuto, nelle norme di attuazione vigenti e nelle modifiche, di seguito elencate secondo la maniera con cui dovranno essere adottate.

Misure da adottarsi con modifiche del

vigente Statuto Speciale per il Trentino Alto

Adige.

- Modifica dell’art. 84 per enunciare il principio della parificazione nella Regione della lingua tedesca a quella italiana, che è lingua ufficiale dello Stato. L’italiano continuerà a far testo negli atti aventi carattere legislativo e negli altri casi previsti dallo Statuto.

- Modifica dell’art. 85 per:

- -

Misure da adottarsi con norme di attua

zione dello Statuto Speciale.

- Modifica del DPR 3 gennaio 1960, n. 103,

per:

1) Stabilire che, nei casi di flagranza di reato,l’interrogatorio del cittadino, ad opera di ufficialied agenti di polizia, si svolga nella lingua materna del prevenuto. Si accetta di sopprimere la previsione esplicita della facoltà di avvalersi dellalingua italiana senza che ciimplichi l’obbligo distabilità nell’appartenenza al gruppo etnico.

2) Prevedere la possibilità di formulare anche nella sola lingua tedesca le scritture autenticate da notaio, salvo l’obbligo dell’impiegodelle due lingue per quelle parti eventualmente soggette a trascrizione o ad altra forma dipubblicità: i problemi pratici ed organizzatividerivanti alla pubblica amministrazione, inerenti alla traduzione, saranno risolti nella sede naturale delle norme di attuazione.

Con nuove norme di attuazione dello Statuto:

- prevedere che, nel corso dei provvedimenti giudiziari, i verbali, redatti nella linguain cui sono rese le dichiarazioni, quando queste siano in lingua tedesca, vengano tradotti inlingua italiana al termine dell’udienza ad operadegli Uffici giudiziari. Le norme di attuazionedisciplineranno la materia, determinando i casiin cui tale traduzione sia indispensabile o quelli in cui possa essere omessa.

Misure da adottarsi con provvedimenti amministrativi:

1) autorizzazione all’uso disgiunto dell’italiano o del tedesco nelle insegne, mostre,tabelle o comunicazioni al pubblico anchedi esercizi soggetti ad autorizzazione di P.S. (modifica all’art. 18 del vigente regolamento del T.U. delle leggi di P.S.).

ESERCIZI PUBBLICI

Punto 3

3) Attribuzione alla Provincia della competenza legislativa secondaria (anzichéterziaria come finora offerto) in materia di «esercizi pubblici», tenuto anche conto che il Presidente della Provincia già esercitale competenze amministrative connesse con tale materia in forza dell’art. 16 dello Statuto. A integrazione dell’art. 12 dello Statuto si puaccordare alla Provincia competenzalegislativa secondaria in materia di esercizi pubblici, fermi rimanendo in particolare:- i requisiti soggettivi, previsti dalla legge dello Stato per ottenere le licenze.- i poteri di vigilanza dello Stato ai finidella P.S.
-il sistema dei ricorsi ordinari avverso i
provvedimenti concernenti la materia, sarà regolato rimanendo nell’ambito dell’autonomia provinciale.Ai sensi della legislazione statale il Ministro dell’Interno puannullare d’ufficio i provvedimenti stessi anche se definitivi.

ANAGRAFI

Punto 4

4) Trasferimento al Presidente della Giunta Provinciale delle attribuzioni in materia di tenuta delle anagrafi spettanti, in base alle leggi vigenti, al Prefetto.

La materia dell’anagrafe è regolata unitamente su basi nazionali e pertanto le attribuzioni spettanti al Prefetto non possono essere trasferite.

È utile ricordare che la Commissione dei 19 ha segnalato la necessità «che il diritto di residenza venga disciplinato con norme di carattere nazionale, anche a salvaguardia della libertà di circolazione sancita dalla Costituzione e dal diritto di stabilimento previsto dal Trattato di Roma».

L’ordinamento delle anagrafi della popolazione residente è retto dalla legge 24 gennaio 1954, n. 1228 e dal regolamento di esecuzione DPR 31 gennaio 1958 n. 136.

L’art. 12 della legge stabilisce che: «La vigilanza sulla tenuta delle anagrafi della popolazione residente è esercitata dal Ministero dell’Interno e dall’Istituto Centrale di Statistica».

Il regolamento precisa agli articoli 47 e 48 le attribuzioni del Prefetto, delle quali si tratta.

Esse consistono in poteri di vigilanza che si attuano per mezzo di ispezioni, delle quali una all’anno è obbligatoria.

A chiarimento di quanto già indicato nella Commissione di Esperti si precisa quanto segue:

«Obbligo per il Vice Commissario del Governo di inviare al Presidente della Giunta Provinciale copia delle relazioni ispettive. Al Presidente della Giunta Provinciale verrebbe inoltre attribuito il diritto di ottenere ispezioni e di partecipare alla loro effettuazione tanto per quelle richieste quanto quelle ordinarie(4), nonché una legittimazione a proporre ricorsi nelle competenti sedi in materia anagrafica».

Con tale formula è assicurata alla Provincia la piena informazione e la partecipazione all’azione di vigilanza in cui si sostanziano le citate attribuzioni dei Prefetti.

A parte le ispezioni, gli altri poteri delCommissario del Governo in materia di anagrafe saranno esercitati d’intesa col Presidente della Giunta Provinciale. In caso di mancata intesa, decide il Ministro dell’Interno.

LADINI

Punto 5

5) Per i ladini:

-riconoscimento ai ladini del diritto di rappresentanza nel Consiglio Provinciale.

Questo diritto non puessere pereffettuato escludendo gli elettori delle due Valli Ladine dalle esezioni(5) su base provinciale.

- Per la scuola ladina si chiede che ci sia il trattamento identico a quello riservato alla scuola tedesca anche per quanto riguarda la nomina dell’Intendente scolastico, le sue competenze in materia di personale insegnante e il passaggio del personale amministrativo della scuola ladina alle dipendenze dellaProvincia.

Per l’Accordo di Parigi né l’Austria, négli altoatesini di lingua tedesca hanno titolo a discutere le richieste dei ladini.

In linea di massima non ci si opponealla doppia rappresentanza nel ConsiglioProvinciale.

Il Governo nel predisporre i provvedimenti riguardanti i ladini della Provincia di Bolzano, li consulterà in tempo utile anche per le due questioni qui menzionate.

BILANCIO PROVINCIALE

Punto 6

6) In caso di mancata approvazione di singoli capitoli del bilancio provinciale da parte della maggioranza di uno dei gruppi linguistici rappresentati in Consiglio Provinciale, rimettere l’approvazione:

- - -

La votazione dei singoli capitoli di bilancio avviene, su richiesta, per gruppo linguistico.

I capitoli di bilancio che non hanno ottenuto la maggioranza dei voti di ciascun gruppo linguistico, verranno sottoposti ad una Commissione di quattro consiglieri provinciali, eletta dal Consiglio all’inizio di legislatura e per tutta la durata di questa, con composizione paritetica fra i due maggiori gruppi linguistici e conformemente alla designazione di ciascun gruppo.

Detta Commissione, entro il termine di 15 giorni, dovrà decidere la formulazione definitiva e l’entità dei capitoli anzidetti. Le sue decisioni saranno vincolanti per il Consiglio. Essepotranno essere prese a maggioranza semplice: non vi è consigliere che abbia voto prevalente.

Se nella Commissione non si forma una maggioranza su una proposta conclusiva, il Presidente del Consiglio Provinciale trasmetterà i capitoli in contestazione insieme col testo del bilancio e tutti gli atti e verbali relativi alla discussione svoltasi in Consiglio e inCommissione paritetica al Tribunale di Giustizia amministrativa affinché, entro il termine di 30 giorni, decida con lodo arbitrale la formulazione e l’entità dei capitoli in oggetto.

Le decisioni della Commissione paritetica e quelle del Tribunale di Giustizia amministrativa non possono essere oggetto di impugnativa dinnanzi alla Corte Costituzionale da parte dei consiglieri dei singoli gruppi linguistici.

ORDINE PUBBLICO

Punto 7

7) Qualora per motivi di ordine pubblico È possibile prevedere che i provvedimentivengano presi dei provvedimenti che incido-indicati vengano presi dalla competenteno o comunque limitano o sospendono tem-autorità statale, sentito il Presidente della poraneamente l’efficacia di autorizzazioni Giunta Provinciale purché questo sia tenuto in materia di polizia rilasciate dal Presidente ad esprimere il parere nel termine indicatodella Giunta Provinciale o di altri provvedi-nella richiesta. (Questa infatti nella maggior menti presi dalla Provincia in base alle sue parte dei casi è prevedibile che abbia carattere competenze, tali provvedimenti saranno presi d’urgenza).previa intesa tra la competente autorità statale (Commissario del Governo) ed il Presidente della Giunta Provinciale.

SCUOLA

Punto 9

9) Scuole:

- - -

La riserva non infirma la competenza della Provincia.

In verità la Costituzione all’art. 33 parla di scuola statale (la qualifica di «pubblica» non è impiegata dalla Costituzione). Comunque si conferma che, esistendo soltanto una scuola (pubblica) statale, anche la scuola di lingua tedesca in Provincia di Bolzano è statale.

Per quanto concerne il parere obbligatorio del Consiglio Superiore della PubblicaIstruzione, per leggi provinciali emanate in forza degli articoli 4 e 5 dello Statuto sui programmi d’insegnamento e d’esame, si conferma che, secondo le formule studiate dalla delegazione di esperti italo-austriaci, esso è necessario ai fini dell’armonizzazione della scuola in Provincia di Bolzano che è statale, nell’insieme del sistema dell’insegnamento nella Repubblica, ed è nell’interesse stesso dell’efficacia dei titoli di studio.

- - - -

1° comma dell’art. 15 dello Statuto in vigore.

h) Abolizione della prevista facoltà di ricorso in materia di iscrizione alle scuole dei vari gruppi linguistici, la scelta al riguardocostituendo un diritto non passibile di limitazioni. Ad ogni modo, l’eventuale ricorso andrebbe rivolto al Tribunale di Giustizia amministrativa e non già, come previsto, al Sovraintendente scolastico che non è organo giurisdizionale.

Per quanto riguarda la nomina delle Commissioni per gli esami di Stato e dei Presidenti delle Commissioni per gli esami di maturità ecc. potrà essere prevista la nomina da parte del Ministero della Pubblica Istruzione d’intesa con la Provincia, limitatamente alla scuola di lingua tedesca.

La misura riguarda solo il personale amministrativo e quindi anche quello delle segreterie, delle Direzioni Didattiche, ma non l’Ispettorato Scolastico, né il Direttore Didattico, che non rientrano nel personale amministrativo, ma in quello insegnante.

Potrà essere stabilito, come suggeritodalla Commissione dei 19 che il Consiglio Provinciale Scolastico venga istituito nello Statuto, su base elettiva e proporzionale dei tre gruppi linguistici, riferita al personale insegnante.

Il Consiglio Scolastico, oltre ai normalicompiti istituzionali, deve essere consultato obbligatoriamente sulle seguenti materie:

-istituzione e soppressione di scuole

-programmi ed orari

- materie di insegnamento e loro raggruppamento

-formazione della terna per la nomina dell’Intendente Scolastico per la scuola inlingua tedesca.

Si conferma che gli insegnanti per le scuole di lingua tedesca debbano essere dimadrelingua tedesca.

Puessere stabilito che l’eventuale ricorso, da parte del genitore esercente la patria potestà o di chi fa le veci, in materia di iscrizione alle scuole debba essere rivolto al Tribunale di Giustizia amministrativa.

Punti 10 e 11

10) Per la competenza legislativa primaria della Provincia in materia di edilizia scolastica, togliere «l’intesa con il Ministero della P.I. per i programmi edilizi». Nell’esercizio della potestà legislativaprimaria e della connessa potestà amministrativa, per l’impiego di fondi del bilancio provinciale, non è richiesta l’intesa. Tuttavia nel caso in cui lo Stato interviene con fondi
statali in esecuzione di piani nazionali straordinari l’impiego dei fondi sarà fatto d’intesa con la Provincia.
11) Attribuzione alla Provincia della competenza «primaria» ‒anziché «secondaria» come finora offerto ‒in materia di istruzione professionale. La formula non è accoglibile, dato che, inseguito al nuovo ordinamento scolastico, l’istruzione professionale non si identifica picon le scuole di avviamento al lavoro ma viene impartita da una scuola media di secondo grado, a carattere statale ed uguale per tutti i cittadini. Si conferma la potestà legislativa primaria per i corsi di addestramento professionale.

TELEVISIONE

Punto 13

13) Rendere possibile la ricezione diretta Il Governo è disposto a favorire un’intesa dei programmi della TV austriaca o tedesca. fra la RAI- TV e la televisione austriaca per l’utilizzazione dei programmi.

L’attuale trasmissione di programmi in lingua tedesca verrà sviluppata nella misura del possibile.

Alla formulazione ed esecuzione dei programmi parteciperanno gli elementi locali.

ENTI PREVIDENZIALI

Punto 14

14) Anche gli enti parastatali istituiran- Per gli enti cosiddetti parastatali vi sono no per il loro personale dei ruoli provinciali difficoltà obiettive alla istituzione dei ruoli come previsto per le amministrazioni dello provinciali.Stato. Tuttavia, tenuto conto che quelli che han

no maggior contatto con le popolazioni sono gli enti previdenziali, e in specie l’INPS, l’INAIL e l’ENPAS, si pustudiare per questi la possibilità di una adeguata riserva di posti per il personale di lingua tedesca.

Si applicheranno di fatto gli stessi principi previsti per gli impiegati statali per quanto concerne la proporzione etnica e la stabilità.

QUESTIONI ULTERIORI

1) Ottenere per la Provincia la competenza «primaria» (anziché «secondaria» come attualmente previsto dall’art. 12, n. 1 delloStatuto) in materia di «polizia locale, urbana erurale» (in modo da poter disporre – secondo l’affidamento dato dal Ministero dell’Interno

– degli appartenenti a tali Corpi anche perl’osservanza delle leggi e dei regolamentiprovinciali nonché delle competenze chederivano al Presidente della Giunta Provinciale dall’art. 16 dello Statuto.

2) Oltre alla prevista «riparazione mediante restituzione o indennizzo per i rifugialpini già di proprietà delle sezioni alto-atesine della Associazione Alpenverein» è urgente il riconoscimento giuridico dell’attuale sodalizio di fatto «Suedtiroler Alpenverein».

3) La riserva di tornare in sede di formulazione definitiva sul tema del controllo degli atti degli Enti autonomi (Regione e Provincie di Trento e Bolzano) al fine di un esame circa l’opportunità di prevedere che il controllo sulla Regione e sulle Provincie sarà esercitato da sezioni locali della Corte dei Conti con potestà da parte degli Enti controllati di ottenere in loco la «registrazione con riserva».

4) Al fine di assicurare la validità delle previsioni circa l’assunzione nelle forze dell’ordine, è opportuno aggiungere che: «i cittadini dilingua tedesca che richiederanno di far partedelle forze dell’ordine dovranno essere assunti qualora abbiano i requisiti di legge».

5) Necessità che venga definito con giusti limiti il valore degli «interessi nazionali» tenendo conto che in base alle attuali norme in vigore lo Stato pudettare norme intese a definire e salvaguardare interessi nazionali, che possano limitare anche la competenza legislativa primaria delle Regioni e delleProvincie a Statuto speciale.

Resterà fermo nello Statuto che per assicurare l’osservanza dei provvedimenti della Provincia come delle leggi e dei regolamenti provinciali, il Presidente della Giunta Provinciale puutilizzare la polizia dello Stato, ai sensi degli articoli 16 e 17.

Per meglio chiarire che nel quadro dellacompetenza secondaria possono essere raggiunti i fini indicati, si aggiungerà all’art. 16, comma 2°, infine, e all’art.17 infine, la frase seguente: «ovvero della Polizia locale urbana e rurale».

Il Governo prevede il pagamento di indennizzi ed è disposto ad accelerare il riconoscimento giuridico della SAV. Non potranno peraltro essere costruiti rifugi alpini nella fascia di frontiera (servitmilitari).

La registrazione con riserva a livello regionale è esclusa poiché è stata dichiarata costituzionalmente illegittima dalla Corte Costituzionale. Quanto all’organo di controllo, se la richiesta è di mantenere l’esistente sezione della Corte dei Conti, nessuna eccezione da formulare da parte del Governo. In tal caso ovviamente cadrebbe la proposta di Commissione di Controllo formulata in sede di delegazione degli esperti.

Non puesservi un trattamento differenziato, né a favore né a sfavore dei cittadini dell’uno e dell’altro gruppo linguistico; pertanto è ovvio che i cittadini italiani di lingua tedesca in possesso dei requisiti di legge,qualora ne facciano domanda e assolvano tutte le formalità previste dalla legge, verranno assunti nelle forze dell’ordine.

La questione è allo studio sulla base del dettato costituzionale relativo alla tutela delle minoranze linguistiche (art. 6 della Costituzione).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 16, fasc. Chiarimenti e Comitati ministri.


2 Autografo.


3 Con Appunto del 16 febbraio, Gaja annotava che si trattava della risposta fornita da Moro il 15 febbraio «alle richieste di “chiarimenti” e di “approfondimenti”, avanzate da quest’ultimo [Magnago] rispettivamente in data 20 ottobre 1966 e il 21 gennaio 1967». Sul primo incontro Moro- Magnago vedi DD. 178 e 180, sul secondo vedi D. 193, nota 3 (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/2).


4 Sic. Si intenda: per quelle ordinarie. 5 Sic. Si intenda: elezioni.

195

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

L. Roma, 18 febbraio 1967.

Caro Fanfani,

apprendo ora che saresti contrario a consegnare agli austriaci copia dei chiarimenti che sono stati forniti a Magnago(2), e ciin considerazione del fatto che ci troviamo di fronte ad una fase interna interlocutoria e che quindi conviene attendere che gli altoatesini prendano posizione su quanto è stato loro comunicato.

Comprendo il tuo punto di vista, e converrà che Gaja, nel suo contatto con l’Ambasciatore Loewenthal(3) accenni alla posizione dello stesso Governo austriaco, che ha dichiaratamente lasciato al gruppo altoatesino di prendere liberamente le sue decisioni, in un certo senso subordinandovi le proprie. Gaja potrà anche aggiungere il motivo formale che, avendo introdotto, proprio in accordo con l’Austria, questo momento interno, è bene lasciare che si svolga senza interferenze, mentre ci ripromettiamo di riprendere, alla fine, il contatto con Vienna.

Vorrei tuttavia attirare la tua attenzione sulla necessità che il negoziato con l’Austria venga ripreso prima di giungere alla conclusione degli accertamenti in corso con il gruppo altoatesino. Non potrinfatti presentarmi davanti al Parlamento senza che il tema dell’ancoraggio sia stato ripreso e accertato anche con gli austriaci(4).

Credimi

[Aldo Moro]


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 108, fasc. 668.


2 Vedi D. 194.


3 Annotazione nell’interlinea: «(1)» e in calce «(1) oggi alle 19».


4 Annotazione in calce: «Letto e illustrato a Gaja 18/II/ore 15,30». Per il seguito vedi D. 196.

196

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 18 febbraio 1967.

Ho ricevuto oggi, a sua richiesta, l’Ambasciatore d’Austria, che desiderava conoscere le nostre decisioni in merito alla richiesta austriaca, da lui comunicatami in data 17 corrente(3), di essere informato del contenuto della risposta data dall’On. Presidente del Consiglio al Dott. Magnago, in relazione ai noti «chiarimenti» ed «approfondimenti».

Ho detto a Loewenthal che, contrariamente a quanto era stato pubblicato dalla stampa, l’On. Presidente del Consiglio non aveva fatto pervenire alcuna lettera al Dott. Magnago. Gli erano state inviate, invece, soltanto alcune note di conversazione, che tendevano a precisare il contenuto degli scambi di vedute orali di Roma. Come gli austriaci sapevano, la fase attuale del problema poteva essere considerata un periodo dedicato a contatti di carattere interno fra il Governo e gli esponenti della popolazione alto-atesina di lingua tedesca. Tale periodo avrebbe dovuto portare ad una presa di posizione definitiva, da parte della SVP, sul complesso della questione.

Era quindi preferibile lasciare che tale fase giungesse indisturbata alla sua conclusione, che speravamo prossima.

Loewenthal ha preso atto di quanto da me comunicatogli, facendo presente che egli sarebbe partito per Vienna martedì prossimo, anziché lunedì, e che fino alla sua partenza sarebbe stato a nostra disposizione per eventuali ulteriori comunicazioni(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 4, pos. AA 2/9.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Appunto di Gaja del 17 febbraio, non pubblicato.


4 Con L. 120/265 Gaja del 22 febbraio, nel trasmettere a Martino questo appunto e quello del 17, lo informava che le risposte erano state fornite «non sotto forma di lettera, come è stato erroneamente indicato dalla stampa, ma sotto forma di note di conversazione, non formali e non firmate, aventi lo scopo di precisare il contenuto degli scambi di vedute orali» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/4).

197

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 28 febbraio 1967.

L’Ambasciatore d’Austria, ritornato ieri dalla nota riunione di Innsbruck(3), mi ha confermato di aver avuto l’incarico di proporci, a nome del Governo austriaco, un incontro di rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri, incontro che potrebbe aver luogo in un giorno da stabilirsi possibilmente entro il periodo fra il 12 e il 19 marzo

p.v. in una località di nostra scelta.

Loewenthal mi ha aggiunto che oggetto della riunione proposta dal Governo di Vienna non dovrebbe essere la discussione del complesso delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine (complesso che da parte austriaca sarebbe accettato, nella sua attuale formulazione), ma la questione della procedura da seguire per la chiusura formale della controversia italo-austriaca e quella del cosiddetto «ancoraggio» internazionale delle misure sopra accennate.

Ho risposto a Loewenthal che non avrei mancato di riferire il contenuto della sua comunicazione. Personalmente non potevo tuttavia fare a meno di riferirmi alla nostra ultima conversazione del 18 febbraio u.s.4, nella quale avevo accennato all’opportunità di lasciare concludere – di comune intesa – l’attuale fase di contatti interni. Cimi induceva a ritenere *che, prima di giungere ad ulteriori conversazioni italo-austriache, avrebbe dovuto concludersi, con una presa di posizione definitiva da parte della SVP, la fase attualmente in corso*5. Questa circostanza mi lasciava pensare che convenisse rinviare di qualche giorno l’esame di una proposta del genere di quella rivoltami. Ho comunque assicurato Loewenthal che non avrei mancato di fargli conoscere appena possibile la nostra risposta ufficiale al riguardo(6).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 16, fasc. Chiarimenti e Comitati ministri.

4 Vedi D. 196.
2 3 Sottoscrizione autografa. Annotazione sul primo foglio: «Gaja. Vedi osservazioni Ministro. 2/3». Vedi D. 198. 5 6 Il brano tra asterischi è stato sottolineato e reca la seguente annotazione a margine: «così». Per il seguito vedi D. 203.
198

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. riservato 6292. Vienna, 2 marzo 1967.

Oggetto: Riunione di Innsbruck del 26 febbraio.

La conferenza sull’Alto Adige tenutasi il 26 ad Innsbruck ha visto riunite circa trenta persone (esclusi i funzionari presenti della Ballhaus) sotto la presidenza del Governatore regionale Wallner avendo il Cancelliere declinato quell’onore. Si trattava di ascoltare Magnago venuto a riferire sui «chiarimenti» datigli dal Presidente del Consiglio Moro(3).

Su tali chiarimenti ci si è a lungo soffermati lasciando a tutti di esprimere il proprio parere. Si è poi passati al cosiddetto problema della garanzia. Su questo vi è stato un duplice schieramento: coloro, come Gschnitzer, assolutamente contrari alla Corte di Giustizia, e coloro, come Ermacora, che hanno considerato necessario che comunque le singole concessioni da noi fatte fossero esplicitamente garantite come interpretative dell’accordo De Gasperi- Gruber.

Si è infine convenuto che, prima dell’accordo sulle concessioni da deliberarsi al Congresso della SVP di Bolzano dopo una presa di posizione dell’esecutivo, si sarebbe dovuto giungere ad un accordo sulle garanzie: di qui la richiesta di una riunione degli esperti italo-austriaca perché si discuta di questo problema.

Scopo della riunione era dunque di sentire «ufficialmente» Magnago, dopo che questi si era incontrato con Wallner e Wallner col Cancelliere. La presenza del Cancelliere, di Toncic, dei pialti funzionari della Ballhaus era diretta a sostenere Magnago, dimostrargli fiducia e controbattere il pronunciamento di Dietl, Benedikter e Brugger: i duri della SVP che, qui eufemisticamente si dice, prendono istruzioni da Monaco, ma che sono invece espressione anche delle tendenze piradicali di Innsbruck.

Va subito detto che in questo convegno si è rilevata pidelicata la posizione di Wallner. Il quale se da un lato aveva fin qui fatto mostra di adeguarsi all’orientamento di Klaus, tranquillizzava gli estremisti dicendo che l’accordo si poteva accettare come un passo verso l’autonomia completa e non alienava il diritto di autodecisione. Questa tesi, se proprio non gli aveva fatto prendere posto fra i moderati, ve lo aveva fatto catalogare per lo meno dagli ottimisti a Vienna.

L’atteggiamento di Dietl e dei suoi seguaci l’ha oggi posto in una situazione difficile: per quanto sotto banco egli possa simpatizzare per le tesi di Dietl egli non pumostrarlo sia per non tradire Magnago sia forse anche per una piintima ripugnanza verso le «ribellioni».

Il calcolo che gli si attribuisce è che in sostanza l’accordo sul fondo è accettato sub conditione: se il problema delle garanzie non fosse risolto nel senso auspicato, anche quell’accordo sarebbe posto in questione. E per quanto riguarda le garanzie se si è disposti ad accantonare l’istanza arbitrale, non si demorde invece dal volerci fare riconoscere la novazione dell’accordo e cioè l’ammissione che le condizioni scaturite dal negoziato ne costituiscono l’interpretazione autentica.

Ma su di un secondo punto si mantiene egualmente ferma la determinazione di riuscire a portarci alla costituzione di una specie di commissione mista – magari estensibile a qualunque eventuale questione del contenzioso generale italo-austriaco – che andrebbe interpellata prima di un ricorso alla Corte dell’Aja.

È questo un punto a cui i tirolesi tengono soprattutto: da montanari in fondo sospettosi di tribunali «internazionali» o «sopranazionali», essi guardano alla commissione mista come all’organismo che di fatto concretizzerebbe il loro «droit de regard» sull’Alto Adige, ed introdurrebbe il principio del condominio.

È inutile sottolineare che questa costituisce un’insidia ben altrimenti pericolosa della stessa novazione dell’accordo del ’48. È un progetto comunque non nuovo, anzi largamente noto a codesto Ministero, ma è questo che viene picoltivato ad Innsbruck. Vienna ha accettato di sottoporcelo di nuovo; Innsbruck ritiene di avercela costretta e di aver portato Vienna sulle sue posizioni massimaliste.

Alla Ballhaus si sta percistudiando come presentarci l’accordo avvolto nella carta pirosea possibile ed a questo riguardo si vorrebbe prendere ad esempio fra l’altro l’art. 8 dell’aggiunta allo Statuto speciale facente parte del memorandum di accordo su Trieste del 5 ottobre 1954, dove si sancisce una commissione mista italo-jugoslava.

L’intesa raggiunta ad Innsbruck sembrerebbe così avere riaffermato quel triangolo Vienna- Innsbruck- Bolzano di cui Wallner è stato finora il perno. Ma la saldatura del triangolo sembra oggi riposare su un equivoco: mentre Vienna rimane possibilista, Innsbruck sottace che l’accordo deve rimanere subordinato al raggiungimento delle garanzie nelle forme sopra esposte. Sennonché le sue possibilità di condizionare Vienna sembrano diminuite.

Innanzi tutto oggi, a causa del monocolore popolare al Governo, Innsbruck non pusfidare apertamente Vienna ed agire come nel 1965 davanti al progetto Kreisky- Saragat. In secondo luogo la situazione determinatasi a Bolzano, con la secessione di Dietl, Brugger e Benedikter, ha indebolito la posizione di Wallner. Fare fallire le trattative oggi dopo che Magnago si è tanto impegnato sul fondo della questione e dopo che egli ha rimesso in mani austriache la parte internazionale dell’accordo, significherebbe non solo perdere l’accordo, ma lasciar cadere il suo promotore in Alto Adige. Questo Innsbruck lo potrebbe accettare solo se fosse provocato dall’esterno, per esempio, da un pronunciamento in seno alla SVP di Bolzano, ma non puassumersi la responsabilità di determinarlo.

In cila posizione di Vienna è oggi indubbiamente piforte di quella che non fu all’epoca di Kreisky e dell’altro progettato accordo.

Si spiega così anche il tono della stampa. Le speranze coltivate a Innsbruck, e sostenute anche a Vienna da alcuni gruppi di pressione nell’apparato popolare, impediscono al Governo di suscitare commenti troppo favorevoli all’accordo: del resto la stessa stampa non è facilmente manovrabile considerato che ogni redazione ha il suo «esperto» altoatesino generalmente di tendenze radicali. Il tono della stampa, come si potrà rilevare dai principali articoli che ho tenuto a sottoporre telegraficamente in extenso a codesto Ministero, è grigio; la tesi che genericamente se ne puricavare è che «ad Innsbruck nonsi è raggiunto nulla di definitivo». È un modo di tenere le porte aperte.

Non vi è dubbio tuttavia che il Governo e la Ballhaus avrebbero desiderato da parte della stampa un atteggiamento pifavorevole, che fosse valorizzato il «pacchetto». Ma non è valso a cambiare sostanzialmente quell’atteggiamento – se si eccettua l’ispirato articolo sul «Kurier» del 28 febbraio – neppure il fatto di avere lasciato filtrare se non il contenuto almeno l’impostazione della nostra ultima nota del gennaio scorso(4).

Un successo di Vienna è l’arresto di Klotz e di Larch a seguito del fermo del belga che avrebbe dovuto far saltare un albergo a Merano. L’arruolamento di un terrorista «straniero» ha reso ad Innsbruck pidifficile la difesa del Klotz. La collusione col terrorismo nazista vi puessere di fatto, ma non deve apparire e tanto meno puammettersi in pieno negoziato. L’arresto dei due compari è stato certo presentato ad Innsbruck come necessario in sede internazionale per dimostrare che il Governo austriaco combatte il terrorismo e per creare una specie di «alibi» alle nostre accuse. Per misurare la forza degli estremisti di Innsbruck e la loro influenza sulla magistratura occorre tuttavia attendere il seguito: Klotz è infatti la quinta volta che viene arrestato e ben quattro volte è statoposto in libertà e lasciato pienamente libero in Tirolo. È d’altronde di questi giorni – vedi telegramma n. 1225 – che il processo contro Burger è stato di nuovo rinviato.

Una parola va anche detta sulla stampa socialista (telegrammi 115 e 120 e telespresso in data corrente(6)). Questa continua a sostenere – pur non insistendo sulle concessioni – le migliori condizioni del progettato accordo del 1964 e si fa sempre pirigida quanto alla necessità delle garanzie. Rileva con soddisfazione la collusione di Jenny con Dietl e compagni. Si rallegra perfino della presa di posizione dei socialisti italiani fingendo di ignorare che questi sono assai diffidenti di fronte ad un eccessivo allargamento dell’autonomia provinciale.

Kreisky ha fatto sentire la sua voce in una intervista data a Berlino. Molti qui dicono che egli attenda il momento piopportuno, nell’eventualità che si fosse prossimi ad un accordo, per riprendere una posizione intransigente ed allinearvi il suo partito.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 13, pos. AA 5/35.


2 Diretto per conoscenza ai Consolati Generali ad Innsbruck e Klagenfurt.


3 Vedi D. 194.


4 Nota verbale 120/66 del 21 gennaio 1967 in risposta alla Nota verbale austriaca 47.852-5 (Pol) 66 del 1° dicembre 1966 (consegnata il 5 dicembre), non pubblicate.


5 T. 6032/122 del 1° marzo, non pubblicato.


6 T. 5880/115 del 28 febbraio, T. 5993/120 e Telespr. 599 del 1° marzo, non pubblicati.

199

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. s.n.d. 6265/129. Vienna, 3 marzo 1967, ore 18,14 (perv. ore 19,30).

Oggetto: Proposta austriaca riunione ad alto livello per Alto Adige.

Segretario Stato Gruber ha invitato ieri sera Calenda ad una conversazione confidenziale e, facendogli espressamente capire che Cancelliere era al corrente della ini

ziativa, ma dichiarando di parlare a nome proprio e del tutto in segreto, gli ha detto di ritenere il momento adatto per chiudere controversia altoatesina e che a questo scopo si sarebbe potuto senz’altro organizzare un incontro al pialto livello se solo ci fosse stato un cenno da parte nostra di considerare possibile in materia di ancoraggio (l’unica che ormai ci divideva) di discutere l’istituzione di un’istanza intermedia fra ricorso interno degli altoatesini e eventuale ricorso a Corte dell’Aja.

Si tratterebbe della ben nota commissione mista italo-austriaca già altre volte ventilata. Gruber si è dilungato nell’illustrare tale commissione sostenendo che essa avrebbe potuto essere competente per qualunque problema sorgesse fra i due Paesi; essere composta solo di diplomatici senza partecipazione né di esperti né di consiglieri speciali: presentandola come una concessione di pura forma che avrebbe permesso a austriaci di accettare Corte dell’Aja. Minimizzando funzione di tale organismo egli ha concluso dicendo che anche il trattato franco-tedesco prevedeva una commissione consimile.

Calenda dopo essersi dichiarato ovviamente pronto a trasmettere a V.E. in tutta segretezza ogni eventuale proposizione che Segretario di Stato gli comunicasse, ha osservato a titolo personale che un tale messaggio avrebbe potuto far sorgere qualche perplessità visto che non pitardi del giorno prima l’Ambasciatore austriaco a Roma aveva avuto istruzione di proporre una riunione delle delegazioni degli esperti(2). L’annuncio – oltretutto giunto per una via tanto insolita – che da parte austriaca si sarebbe desiderato una riunione ad altissimo livello poteva ingenerare confusione.

Gruber si è reso conto dell’obiezione ed ha chiarito l’improvvisa iniziativa in questi termini.

Egli si doleva che fossero già state date delle istruzioni, avrebbe voluto farle modificare ma era giunto troppo tardi. Ieri mattina egli aveva avuto infatti una visita di Wallnoefer in Parlamento, venuto espressamente da Innsbruck. Questi gli aveva detto che, giunte le trattative al punto attuale, desiderava che Cancelliere stesso vi fosse «inserito» perché doveva risultare ben chiaro all’opinione pubblica tirolese che erano state tentate tutte le vie per migliorare l’ancoraggio, e che egli non poteva assumersi da solo questa responsabilità, tanto piche Cancelliere gli aveva chiesto che, in caso di accordo e prima che l’assemblea federale si pronunciasse, avrebbe dovuto manifestarsi preventivamente il consenso dell’assemblea regionale tirolese dove il partito popolare ha la maggioranza assoluta.

Wallnoefer faceva dunque sua l’idea della commissione mista (che pare peraltro risalga a Ermacora). Non aveva chiesto udienza al Cancelliere solo perché l’aveva già intrattenuto ben due volte sul problema altoatesino nel corso degli ultimi giorni.

In sostanza riponeva sua fiducia in Gruber.

Gruber aveva allora comunicato il desiderio di Wallnoefer a Cancelliere il quale lo aveva lasciato libero di sondare le nostre intenzioni al riguardo, ma con l’intesa che non avrebbe dovuto essere speso il suo nome.

Concludendo Gruber ha proposto – visto che già era stata formulata convocazione commissione esperti – che noi avremmo potuto presentarlo [sic] se avessimo considerato, magari con le riserve del caso, che il problema della commissione mista sollevato in quella sede poteva essere favorevolmente preso in considerazione dato che il Cancelliere lo riteneva l’ultimo tocco per chiudere la controversia.

Calenda non ha ritenuto opportuno discutere il merito della proposta assicurandolo tuttavia che avremmo trasmesso il suo messaggio.

Nel corso della conversazione è risultata chiaramente confermata analisi che ho fatto del convegno di domenica ad Innsbruck fondata peraltro su informazioni ed elementi di altra origine. Mi permetto pertanto attirare cortese attenzione di V.E. sul telespresso 629 del 2 marzo(3) che arriverà a Roma col corriere in partenza oggi da Vienna.

In sostanza quest’ultimo intervento di Wallnoefer ha dovuto trovare origine in un conciliabolo tra tirolesi dopo chiusura della conferenza ad Innsbruck per tentare di mantenere la pressione su Vienna chiamando in causa direttamente il Cancelliere. È degno di nota che questi non si sia voluto scoprire avanzando ufficialmente e col suo nome una simile proposta. Gruber se ne è fatto eco molto probabilmente per non urtarsi ulteriormente con tirolesi.

Aggiungo che intervento Wallnoefer mi pare sintomo della posizione difficile in cui egli sembra trovarsi negoziando direttamente con noi tramite il suo uomo di fiducia Kathrein, egli non si sente in grado né di far fallire il negoziato né di assumersi responsabilità di accettare la nostra formulazione delle garanzie.

Qualora V.E. ritenesse di dover lasciar cadere il sondaggio mi parrebbe comunque opportuno dare una risposta a Gruber dati i rapporti che ha sempre dimostrato di voler tenere con noi(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Marzo- Aprile 1967.


2 Vedi D. 197.


3 Vedi D. 198.


4 Nell’attirare l’attenzione di Moro su questo telegramma, Pompei riferiva quanto segue (L. del 4 marzo): «Gaja voleva preparare subito una bozza di telegramma fortemente negativa: Ortona lo ha trattenuto, ritenendo che non si debba buttar via un’occasione simile senza la massima riflessione, eventualmente formulando (o meglio preparando per noi) contro-proposte diverse, ma tutte intese a facilitare l’accordo sul punto 1, pur senza ampliare la fonte dei nostri obblighi internazionali (unicamente contenuta nell’accordo di Parigi)» (ACS, Archivio Aldo Moro, b. 109, fasc. 672). Per il seguito vedi D. 201.

200

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI(1)

Appunto. Roma, 3 marzo 1967. - - - - - -

chetto» che a parer suo rimangono insoddisfacenti (bilancio, uffici del lavoro, diritto di residenza, modalità per la formulazione delle leggi costituzionali e delle leggi ordinarie, emanazione delle norme di attuazione, equiparazione delle lingue italiana e tedesca, polizia, ordine pubblico, limite dell’interesse nazionale) e concludendo che è necessario continuare le trattative.

6. In Italia il «pacchetto» è stato fatto oggetto di esame da parte del Congresso regionale del PSU, riunitosi il 26 febbraio u.s. a Bolzano.

Al riguardo, il Congresso ha espresso un punto di vista non in armonia con il «pacchetto», nelle seguenti questioni:

- - - - -

Tale presa di posizione è stata vivamente criticata in Austria dal partito popolare, che si è manifestato anche nettamente contrario al principio, pure enunciato dal Congresso del PSU, della integrazione dei gruppi etnici ed ha inoltre negato l’applicabilità degli accordi del Mercato Comune sulla libera circolazione della manodopera, partendo dal presupposto che in Alto Adige vi sarebbe una situazione eccezionale. Il partito popolare austriaco ha poi accennato all’esistenza di contatti fra il PSU ed il Partito socialista austriaco, attraverso il Dott. Jenny. Peraltro l’atteggiamento del PSU è stato pure criticato sia dal partito di Jenny, sia dal Partito socialista austriaco, che ha sottolineato la necessità che venga chiarita d’urgenza qual è la posizione, nei confronti del «pacchetto», dei partiti della coalizione governativa in Italia.

7. Dall’esame della stampa di partito sembra pertanto delinearsi la possibilità di un’accettazione del «pacchetto» da parte della SVP, ad eccezione del punto relativo all’«ancoraggio internazionale» che, secondo le direttive emerse nell’incontro di Innsbruck, dovrebbe formare oggetto di ulteriori trattative, direttamente fra i Governi di Vienna e di Roma.

Al riguardo si osserva che, nell’accettare il colloquio con gli esponenti altoatesini in merito al cosiddetto «pacchetto», da parte del Governo italiano si era inteso aprire una fase di contatti interni, che dovrebbe logicamente concludersi con una definitiva presa di posizione da parte della SVP. L’obiettivo da noi perseguito era quello di ottenere, da parte di questa, l’accettazione del «pacchetto», che consentisse di svuotare di contenuto la controversia italo-austriaca per l’interpretazione e l’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber. Pertanto la ripresa di contatti con il Governo austriaco avrebbe dovuto aver luogo successivamente ad una presa di posizione definitiva della SVP.

Invece, nella riunione di Innsbruck è stato dichiarato che la SVP non è competente a decidere in merito alla questione dell’«ancoraggio internazionale», che pertanto deve essere rinviata ad ulteriori trattative fra i due Governi. È questa una nuova manifestazione della tendenza già dimostrata dagli austriaci e dagli altoatesini dopo l’esame delle ipotesi di Parigi del dicembre 1964, e cioè di voler considerare come acquisiti i punti considerati favorevoli, rimettendo in discussione quelli ritenuti insoddisfacenti. Ne segue che non potremo avere dalla SVP una risposta – come era da noi desiderato

– riguardante l’insieme delle questioni che sono state oggetto di esame, durante questa fase di contatti interni e – almeno secondo le intenzioni degli altoatesini – dovremmo incontrarci nuovamente con gli austriaci, per trattare dell’ancoraggio internazionale, prima che il congresso della SVP si riunisca e si pronunci in merito al «pacchetto».

Sembrerebbe pertanto opportuno che, prima della riunione dell’esecutivo della SVP, venisse fatto presente al Dr. Magnago:

- - -

Di conseguenza l’esecutivo della SVP – per rimanere nella cornice dei principi informatori dei contatti con il Governo italiano – nel formulare le eventuali raccomandazioni al Congresso, dovrebbe limitarsi a proporre l’accettazione o la non accettazione del «pacchetto», senza richiamarsi all’Accordo De Gasperi- Gruber né alla controversia italo-austriaca per l’interpretazione e l’applicazione di questo, che sono fuori causa, né infine, sollevare questioni singole, quale ad esempio quella dell’«ancoraggio internazionale», in merito alla quale da parte del Governo italiano sono già stati forniti i chiarimenti richiesti.

La riunione dell’esecutivo della SVP, dovrebbe aver luogo, secondo notizie stampa, lunedì 6 corrente.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/4.


Vedi D. 198.


Vedi D. 4.

201

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 6 marzo 1967. - -

– sarebbe dovuto a pressioni esercitate dal Capitano Regionale del Tirolo Wallnoefer sul Cancelliere Klaus al fine di portare la discussione del problema del cosidetto ancoraggio ad un livello in cui la sua diretta responsabilità risulti coperta. Tanto piche – secondo quanto Klaus avrebbe chiesto a Wallnoefer – prima che l’Assemblea federale si pronunci in merito ad una eventuale intesa con l’Italia, questa dovrà essere preventivamente approvata dall’assemblea regionale tirolese, dove il Partito Popolare ha la maggioranza assoluta. Klaus si sarebbe limitato a lasciar libero Gruber di effettuare un sondaggio presso il Governo italiano, sulla questione su accennata.

3. Per quanto non siano stati forniti da Gruber dettagli in merito alla Commissione mista, di cui da parte austriaca si propone l’istituzione, è chiaro che si tratta di un organo che si avvicina – per quanto riguarda la competenza – a quello contemplato dalla Convenzione italo-austriaca del 1930, ora decaduta. Varie volte nel passato da parte austriaca ci è stata proposta la istituzione di commissioni del genere, anche con competenza limitata all’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber e delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine. Tutte le commissioni proposte avevano una caratteristica in comune: quella di essere organi di conciliazione, cioè competenti ad esaminare «ex bono et aequo» le questioni ad esse sottoposte.

Come è noto, da parte italiana si è sempre stati decisamente contrari a tali commissioni di conciliazione, per i seguenti motivi:

- - -

4. In considerazione di quanto precede, sembra che la proposta austriaca debba essere respinta, anche perché essa è suggerita da esigenze particolari tirolesi che non è nostro interesse prendere in considerazione, e perché tende a creare un nuovo livello

o settore di negoziati. La nostra posizione al riguardo dovrebbe essere chiaramente manifestata in modo tale da non dare adito ad equivoci. Cisembra reso necessario dal fatto che un’esigenza di chiarezza si pone in modo particolare in questo momento dei nostri contatti sia con gli austriaci, sia con gli altoatesini.

5. Si potrebbe pertanto incaricare l’Ambasciata in Vienna di far conoscere a Gruber che da parte italiana è stato apprezzato lo spirito che anima la sua iniziativa. Prendiamo innanzitutto atto con interesse che le proposte italiane sarebbero accettate da parte austriaca, ciche non ci risulta finora da fonte piufficiale. È questo un punto che saremmo lieti ci fosse confermato ufficialmente. Dobbiamo poi ricordare che, come è stato fatto chiaramente rilevare in tutti i precedenti contatti italo-austriaci, le ipotesi da noi presentate avevano carattere globale. Tale carattere esse conservano: è proprio perché la continuità dei contatti sia sottolineata, che riteniamo che non ci convenga dipartirci dai normali canali con cui essi si sono verificati. Per quanto riguarda, poi, il contenuto della sua proposta, relativa all’istituzione di una Commissione mista, si potrebbe aggiungere fin d’ora che non possiamo prendere una posizione diversa da quella già assunta nel passato di fronte alle varie analoghe proposte avanzate da parte austriaca in questi ultimi venti anni. La questione della ripresa dei contatti con l’Austria sarà da noi senz’altro esaminata dopo la conclusione dell’attuale fase di contatti fra il Governo italiano e la SVP, che noi consideriamo di carattere interno. Si potrebbe anticipare comunque fin d’ora che, in un eventuale incontro del genere, il Governo italiano non intende trattare della istituzione di una Commissione mista, che esso fin da ora nettam ente respinge(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Marzo- Aprile 1967.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 199.


4 Annotazione di Fanfani in calce al documento «D’accordo. 6.3.’67. Fanfani». Sulla base di questo documento furono formulate le istruzioni inviate all’Ambasciata a Vienna: vedi D. 204.

202

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 6979/143. Vienna, 9 marzo 1967 (perv. ore 2 del 10).

Oggetto: Esame alla Ballhaus su questione Alto Adige.

Ieri e l’altro ieri alla Ballhaus è stato fatto un ampio esame della situazione sulla questione dell’Alto Adige.

Alla conclusione dei detti lavori ho avuto una conversazione con Ministro Toncic il quale mi ha prospettato il seguente quadro per il prossimo futuro.

Lunedì [il 13] o martedì [il 14] l’esecutivo della SVP dovrebbe decidere sull’accettazione o meno del «pacchetto». Egli si augura che contrariamente a quanto è stato ventilato nei giorni scorsi si rinunci a richiedere ulteriori chiarimenti a Roma. In linea di massima egli pensa che maggioranza si schiererà per accettazione del «pacchetto» per quanto renda perplessi la circostanza che, mentre da una parte l’opposizione si è fatta piprogressiva, Magnago non avrebbe una sufficiente energia per imporsi soprattutto per il suo stato di salute. Toncic spera quindi che dopo le decisioni di Bolzano si possa addivenire ad un incontro italo-austriaco di esperti al fine:

1) di definire la procedura per chiusura della controversia;

2) di studiare e confrontare i testi delle varie dichiarazioni ai Parlamenti e alle Nazioni Unite;

3) di esaminare il problema dell’«ancoraggio». Egli confida che da parte italiana si voglia affrontare discussione su quest’ultimo problema. Secondo Toncic sarebbe indispensabile trovare una formula perché egli possa presentarsi al Parlamento con prospettive di successo. A questo proposito egli avrebbe in mente 2 formule.

A titolo personale non meno che per stimolarlo ad aprirsi maggiormente ho rappresentato a Toncic che premesse e impostazione che Governo italiano ha dato a negoziato mi sembravano escludere che si possa addivenire ad una intera totalizzazione del «pacchetto» e che quindi appariva assai difficile trovare un ancoraggio che non implicasse una tale internazionalizzazione. Ho voluto anche ricordargli che tali premesse ed impostazione risalgono all’inizio del negoziato talché in base ad esse si erano studiati già con Ministro Kreisky i modi per chiudere la controversia.

Ho poi sottolineato che garanzie offerte da Governo italiano in sede interna sembrano piche sufficienti ad assicurare che esso adempierà agli impegni che [è] disposto ad assumersi nei confronti degli altoatesini.

Toncic mi ha detto che si rende conto del nostro punto di vista e delle difficoltà obiettive ma che egli spera ancora di arrivare a trovare una formula «magica» come egli ama chiamarla.

Non so se il quadro prospettatomi da Toncic si svilupperà secondo le sue previsioni. Innanzitutto egli non è sembrato troppo ottimista su decisioni che esecutivo SVPdovrebbe prendere nei primi giorni della settimana prossima. Tale giudizio non è per esempio condiviso da Segretario Generale della Ballhaus che mi è parso assai poco convinto di un effettivo successo di Magnago. Se poi per avventura le decisioni di Bolzano anche senza essere del tutto negative fossero soltanto interlocutorie non so quanto a noi converrebbe di continuare sia pure in sede esperti conversazioni che ormai dovrebbero avere come premessa l’accettazione del «pacchetto» da parte di Bolzano.

DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/4.

203

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 9 marzo 1967.

L’Ambasciatore Loewenthal di ritorno dall’Austria, mi ha telefonato stasera, e riferendosi a quanto egli aveva proposto in data 28/2/1967(2) ha insistito, per incarico del suo

Governo, affinché da parte nostra si acceda ad un incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, incontro che potrebbe aver luogo a qualsiasi data e in qualsiasi sede.

Gli ho risposto che avrei portato la sua rinnovata proposta a conoscenza dell’On. Ministro. Personalmente, ritenevo di dover ricordare che nella logica dei nostri incontri, toccava a noi di attendere una risposta austriaca alla ipotesi globale di soluzione della controversia altoatesina, da noi prospettata fin dal luglio(3). Se da parte austriaca ci si fosse potuto dare una tale risposta, pensavo che non vi fosse niente in contrario ad incontrarci. Naturalmente la risposta poteva essere positiva o negativa. Era tuttavia importante, perché noi potessimo accedere al prossimo incontro, sapere quale fosse l’oggetto dell’incontro stesso.

Loewenthal ha allora replicato che da parte austriaca, a suo avviso, non ci si poteva dare ancora una risposta definitiva, ma che era in grado di dire che «l’incontro doveva servire a discutere tutto, salvo il pacchetto». Per quanto riguarda l’ancoraggio, egli poteva inoltre anticiparci che esso, nella forma attuale, non era a Vienna considerato soddisfacente.

Gli ho risposto che questa risposta a me sembrava logicamente negativa. Mi sembrava comunque necessaria in questa fase la massima chiarezza anche procedurale. La risposta austriaca, qualunque essa fosse, avrebbe dovuto essere impegnativa e riferirsi all’ipotesi globale di soluzione da noi presa in esame e non solo ad alcune parti di essa. Dopo di che si sarebbe potuto esaminare la situazione venuta a crearsi.

Qualsiasi discussione che avesse avuto luogo nel frattempo, prima che noi ricevessimo la risposta che avevamo ogni titolo di attenderci, avrebbe invece costituito un elemento di incomprensione e di equivoco, potendo dare l’impressione che noi ritenessimo le ipotesi da noi fatte, e circa le quali non avevamo avuto ancora alcuna reazione, superate o superabili.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Marzo- Aprile 1967.


Vedi D. 197.


Vedi D. 153.

204

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO(1)

T. segreto 3935/65. Roma, 10 marzo 1967, ore 24.

Oggetto: Proposta austriaca riunione ad alto livello per Alto Adige.

Suo 1292.

Si prega V.S. comunicare Sottosegretario Gruber che:

1) da parte italiana è stato apprezzato spirito che ha suggerito sua iniziativa;

2) si è preso atto con interesse che proposte italiane sarebbero accettate da parte austriaca. Si sarebbe lieti che cici venisse confermato ufficialmente;

3) come già stato fatto rilevare in tutti i precedenti contatti italo-austriaci, ipotesi da noi presentate hanno carattere globale;

4) al fine di sottolineare continuità contatti, riteniamo non convenga dipartirci per ora da normali canali attraverso i quali essi si sono finora verificati;

5) per quanto concerne istituzione Commissione Mista, sia pure composta da diplomatici, posizione Governo italiano non pucomunque discostarsi da quella assunta in passato di fronte ad analoghe proposte pivolte formulate da parte austriaca.

È noto a V.S., infatti, che accettando istituzione Organo predetto, si darebbe adito a continua ingerenza austriaca, se non addirittura a condominio, su Alto Adige, si sposterebbe dal piano giuridico a quello politico controversia italo-austriaca, che concerne unicamente interpretazione ed applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber ed infine – ove si facesse riferimento, come è stato proposto in passato, anche alle misure previste oggi dal Governo italiano – si giungerebbe ad internazionalizzazione misure stesse. Coerentemente Governo italiano conforme a posizione già presa non putrattare istituzione Commissione Mista. Questione relativa ripresa contatti con Austria verrà, comunque, da noi esaminata dopo conclusione attuale fase di contatti interni fra Governo italiano e SVP.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1105.


Vedi D. 199.

205

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. 110/1312. Roma, 11 marzo 1967.

Caro Presidente,

le dichiarazioni del Ministro austriaco degli Affari Esteri alla Camera dei Deputati in data 8 corrente (di cui ti allego un estratto) in risposta all’interrogazione del deputato liberale Scrinzi(3), mi inducono a talune considerazioni che ritengo doveroso sottoporti.

Le dichiarazioni di Toncic infatti riprendono un tema che abbiamo già sentito altre volte da parte austriaca, quello cioè secondo il quale sarebbero tuttora in discussione due argomenti distinti: le misure in favore dell’autonomia dell’Alto Adige e l’ancoraggio internazionale del cosiddetto «pacchetto».

Una analoga distinzione fra misure e ancoraggio fu fatta da questo Ambasciatore d’Austria in occasione di un suo recente passo con il quale egli propose un incontro dei Rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri(4) allo scopo di esaminare la questione del cosiddetto ancoraggio internazionale delle misure del Governo italiano in favore delle popolazioni altoatesine, lasciando intendere che il complesso delle misure sarebbe stato accettato nella sua attuale formulazione. Tale proposta egli ha rinnovato insistentemente oggi, ritornando da un convegno in Austria sul problema altoatesino, come rileverai dall’appunto che pure ti accludo(5).

In fondo anche la recente proposta Gruber(6) è fatta nello stesso spirito. Se poi si considera che nel corso della riunione di Innsbruck del 26 febbraio(7) si è delineata la possibilità di una accettazione da parte della SVP del «pacchetto», ad eccezione del punto relativo all’ancoraggio internazionale, che sarebbe lasciato ad ulteriori trattative dirette tra i Governi di Vienna e di Roma, non si punon avere l’impressione di trovarsi di fronte ad una manovra del Governo austriaco avente lo scopo di separare la questione dell’ancoraggio da quella delle misure, tanto che non mi meraviglierei se l’interrogazione del deputato Scrinzi fosse stata concordata per consentire al Governo austriaco una riconferma di tale posizione.

Ho comunque ritenuto mio dovere farti parte di questa mia impressione perché mi sembra necessario, in vista dei contatti futuri sia con il Governo austriaco che con la SVP, di tener fermo il principio delle globalità delle ipotesi di soluzioni da noi prese in esame, che dovrebbero costituire un tutto da accettare o da rifiutare in blocco, respingendo ogni tentativo di considerare acquisiti i punti ritenuti favorevoli (misure) e di rimettere in discussione quelli ritenuti insoddisfacenti (ancoraggio).

Credimi,

tuo

A. Fanfani


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 108, fasc. 670.


2 Il documento reca il timbro: «Visto dal Presidente del Consiglio dei Ministri» e la seguente annotazione: «Non rispondere in attesa chiarimenti».


3 Estratto non rinvenuto. A proposito dell’intervento di Tončić, Martino riferiva quanto segue (T. 6884/140 del 9 marzo): il deputato Scrinzi «gli aveva chiesto di precisare la sua affermazione che vi sarebbe speranza di fare nel 1967 un passo deciso sulla via verso la soluzione del problema del Sudtirolo. Toncic ha sottolineato la ferma decisione del Governo Federale di creare, previo minuzioso esame delle disposizioni controverse dell’accordo per il STirol, una situazione che consenta una affermazione dei diritti dei sudtirolesi. Un contributo decisivo dovrà essere dato tuttavia dall’Italia quale partner delle trattative. Toncic ha risposto ad una domanda suppletiva del deputato che sia la questione e l’autonomia del STirol che anche quella di un ancoraggio del cosidetto “pacchetto” formano oggetto di studi e di trattative su due piani e cioè su quello Bolzano- Roma e su quello Vienna- Roma» (Telegrammi ordinari 1967, Austria arrivo, vol. I).

4 Vedi D. 197.
5 Vedi D. 203.
6 Vedi D. 199.
7 Vedi D. 198.
206

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI(1)

Appunto(2). Roma, 17 marzo 1967.

1. Come è noto, l’Esecutivo della SVP tornerà a riunirsi a Bolzano nei giorni 18 e 19 del corrente mese di marzo, per completare l’esame delle eventuali misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine, dopo le risposte date dalla Presidenza del Consiglio alle richieste di «chiarimenti» e di «approfondimenti» presentate a suo tempo dal Dott. Magnago all’On. Presidente del Consiglio(3).

Alla chiusura dei lavori l’Esecutivo della SVP approverebbe una «risoluzione»(4), presumibilmente contenente raccomandazioni per il Congresso del partito, circa l’accettazione o il respingimento del «pacchetto».

2. Si pone ora il problema del valore da attribuire alle decisioni dell’Esecutivo della SVP, ai fini dello sviluppo dei contatti sia fra il Governo italiano e la SVP, sia fra i Governi d’Italia e d’Austria.

Al riguardo sembra opportuno tener presente che tali decisioni non possono essere considerate che interlocutorie dato che, per avere il valore di espressione di volontà del partito, dovranno essere convalidate dal Congresso.

La questione riveste particolare importanza perché, come è noto, da parte austriaca, dando per scontato che le decisioni dell’Esecutivo della SVP siano almeno in parte favorevoli alla accettazione del «pacchetto», si è insistito affinché, subito dopo la chiusura dei lavori dell’Esecutivo del partito altoatesino, abbia luogo un incontro di esperti italiani ed austriaci al fine di riprendere i negoziati, secondo l’espressione usata da Vienna, sulle questioni rimaste tuttora aperte. Il Congresso della SVP, secondo quelle che sembrano le intenzioni austriache, si dovrebbe riunire soltanto al termine della procedura di chiusura della controversia, come atto finale di questa, allo scopo di sanzionare i risultati raggiunti nel corso dei contatti fra l’Italia e l’Austria: ciche darebbe in sostanza una ulteriore possibilità a Vienna di premere su di noi o di giustificare la ripresa di una sua libertà d’azione.

Evidentemente una procedura del genere non sembra accettabile, anzitutto perché non si puattribuire alle decisioni dell’Esecutivo della SVP un valore definitivo: in secondo luogo perché i contatti fra la SVP e il Governo hanno carattere «interno» e quindi non è ammissibile che la SVP rinvii la sua decisione in merito al «pacchetto» in attesa che si concluda una trattativa che si dovrebbe svolgere sul piano internazionale. La conclusione logica dei contatti interni non puessere che la decisione formale del Congresso della SVP.

3. In attesa di tale decisione del Congresso, sembra che si debba mantenere la posizione già comunicata agli austriaci ai passi effettuati da questo Ambasciatore d’Austria il 18 e il 28 febbraio, come pure il 9 marzo(5), posizione secondo la quale, prima di giungere ad ulteriori conversazioni fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria, dovrà concludersi, con una presa di posizione definitiva da parte della SVP, la fase di contatti fra quest’ultima e il Governo italiano attualmente in corso.

Tale posizione è stata già da noi illustrata all’Ambasciatore Loewenthal ed anche al Ballhaus attraverso l’Ambasciata a Vienna (telegramma ministeriale n. 65 del l(0) marzo u.s.6).

Si potrebbe eventualmente confermare al Governo austriaco il nostro punto di vista circa il carattere interno da noi attribuito ai contatti fra il Governo e la SVP, da cui deriva la necessità di attendere la conclusione di essi, prima di riprendere le conversazioni sul piano internazionale, fra i Governi di Vienna e di Roma. E poiché la SVP, in base al suo ordinamento interno, puesprimere validamente le sue decisioni soltanto attraverso il Congresso, si puchiarire che è necessario attendere la riunione di questo, prima di poter considerare esaurita la fase dei contatti interni.

4. Ancora in relazione con le ripetute richieste austriache di riprendere i contatti a livello rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri, si potrà ribadire che nel mese di luglio ’667 da parte italiana venne avanzata una nuova ipotesi globale di soluzione della controversia, in merito alla quale il Governo austriaco non si è ancora pronunciato. Una pregiudiziale, quindi, alla ripresa dei contatti italo-austriaci è costituita dal fatto che al Governo italiano è dovuta una risposta di Vienna all’ipotesi globale di soluzione della controversia altoatesina, da noi presentata nel mese di luglio. Naturalmente la risposta puessere positiva o negativa. Qualunque essa sia, essa dovrà essere tuttavia impegnativa e riferirsi all’ipotesi globale di soluzione da noi presa in esame e non soltanto ad alcune parti di essa.

5. Tale precisazione è indispensabile perché da dichiarazioni di membri del Governo austriaco, dall’atteggiamento della SVP, quale si è manifestato nella riunione di Innsbruck del 26 febbraio u.s.8 e dalle richieste formulate dall’Ambasciatore d’Austria, per incarico del suo Governo, risulta chiaro che questo si proporrebbe di portare di nuovo in discussione la questione dell’«ancoraggio internazionale», considerando acquisite ormai nell’ultima formulazione, le misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine.

Di fronte a tale intendimento del Governo austriaco (e della SVP) di scindere l’unità del «pacchetto», separando la parte relativa alle misure interne italiane da quella del cosiddetto «ancoraggio internazionale», come pure di fronte al tentativo di considerare i contatti che il Governo di Roma ha condotto con la SVP come connessi con i contatti italo-austriaci, sembra necessaria una ferma posizione, che non possa dar adito ad equivoci e che non dia l’impressione agli austriaci che, col passar del tempo, ci si possono attendere sempre pilarghe concessioni; impressione che favorirebbe quanti, a Bolzano ed a Vienna, sono a favore di una politica dilatoria. Gli scopi evidenti ai quali tendono tali prese di posizione degli austriaci e della SVP sono quelli di considerare acquisiti i punti ritenuti favorevoli (misure) e di rimettere in discussione quelli ritenuti insoddisfacenti (ancoraggio), come pure quello di introdurre un elemento di internazionalizzazione in un campo puramente interno.

Pertanto sembra necessario tener fermo il principio della globalità delle ipotesi di soluzione da noi presentate, respingendo proposte di nuove conversazioni, anche se mascherate dall’accettazione di massima del «pacchetto», ma con l’aggiunta di condizioni finora sempre da noi respinte. In vista dello sviluppo dei contatti sia con il Governo austriaco, sia con la SVP dovremmo non solo respingere ogni tentativo di connessione fra i contatti del Governo con la SVP e quelli italo-austriaci, ma anche far chiaramente intendere che la non accettazione di una parte del «pacchetto» viene da noi considerata una risposta negativa riferentesi all’intera ipotesi globale; in tal caso l’eventuale ulteriore ricerca di una soluzione concordata dovrà essere fatta partendo nuovamente da basi diverse da quella ultimamente esaminata.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Marzo- Aprile 1967. 2 Il documento reca l’annotazione di Gaja: «V. dall’On. Ministro. R.G.».


Vedi D. 194.


Vedi D. 208.


Vedi rispettivamente DD. 196, 197 e 203.


Vedi D. 204.


Vedi D. 153.


Vedi D. 200.

207

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI,CON L’AMBASCIATORE D’AUSTRIA A ROMA, LÖWENTHAL (Roma, 18 marzo 1967)1

Appunto segreto(2).

Il giorno 18 marzo, alle ore 11, il Ministro Fanfani ha ricevuto, a sua richiesta, l’Ambasciatore d’Austria. Era presente al colloquio il Direttore Generale degli Affari Politici.

Loewenthal ha iniziato il suo dire scusandosi per l’insistenza con cui aveva domandato una immediata udienza. Era latore di un messaggio verbale, personale ed urgente, per l’On. Ministro da parte del Ministro austriaco per gli Affari Esteri, Toncic, messaggio che si riferiva alla conversazione che l’Ambasciatore Loewenthal aveva avuto con l’On. Fanfani in occasione del suo recente ricevimento al Quirinale in onore del Re di Svezia(3).

Il Ministro Toncic intendeva anzitutto confermare al Ministro Fanfani il fermo proposito del Governo austriaco di porre termine all’attuale controversia italo-austriaca. Da parte austriaca si aveva la netta sensazione di essere ormai giunti ad un punto molto prossimo alla auspicata chiusura, dato che si riteneva che il cosiddetto «pacchetto» stesse per essere approvato dalla SVP. Secondo il Governo di Vienna, occorreva soltanto che da parte italiana venisse fatto qualche piccolo passo in avanti in materia di «ancoraggio internazionale». A tal fine il Ministro Toncic tornava a proporre un ulteriore incontro di «esperti» italiani ed austriaci, per discutere della questione e trovare di comune accordo una formula che avrebbe potuto consentire di porre termine al negoziato.

Il Ministro Fanfani, dopo avere ringraziato l’Ambasciatore Loewenthal dello spirito amichevole che animava il suo passo, gli ha posto una domanda di carattere pregiudiziale: qual era il significato esatto che da parte austriaca si dava al concetto di «pacchetto». L’On. Fanfani ha precisato che, secondo l’interpretazione data da parte italiana a tale concetto, il «pacchetto» comprendeva sia la parte formale (garanzie) sia la parte sostanziale (misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine) delle ipotesi relative alla chiusura della controversia. Nella parte formale sono comprese infatti procedure e garanzie interne, nonché forme di garanzia internazionale, che sono collegate non soltanto fra loro, ma anche con la parte sostanziale. Non è concepibile infatti che la SVP si possa esprimere sulle eventuali misure, senza dare al tempo stesso il suo preciso consenso alle procedure per la loro efficace attuazione. È quindi necessario che la SVP faccia conoscere la sua posizione su tutto il complesso delle formule, sostanziali e formali, che fanno parte del «pacchetto». Sarebbe infatti illogico che da parte della SVP venissero accettate le misure che riguardano la competenza legislativa della Provincia di Bolzano, senza pronunciarsi, ma rinviando a trattative fra i Governi di Vienna e di Roma, la parte del «pacchetto» che riguarda il meccanismo mediante il quale il Governo italiano intende giungere all’attuazione delle misure. Ne risulta chiara la globalità del «pacchetto»; né da parte italiana si concepirebbe o si ammetterebbe che la SVP possa dare una risposta limitata ad una sola parte del «pacchetto» stesso, allegando un disinteresse, per lo meno temporaneo, all’attuazione di parte di esso.

Avendo Loewenthal obiettato che difficoltà di ordine pratico, e cioè, in particolare, la mancanza di esperti giuridici, potrebbero impedire alla SVP di dare una risposta in merito alla parte formale del «pacchetto» (ciche giustificherebbe che tale parte sia trattata successivamente fra l’Italia e l’Austria), l’On. Ministro ha replicato che la SVP pucertamente trovare in Italia tutta l’assistenza giuridica da essa desiderata. L’On. Fanfani ha aggiunto che, comunque, la necessità di attendere, prima di riprendere i contatti italo-austriaci, che la SVP si pronunci in merito al «pacchetto» deriva anche da un’esplicita presa di posizione dello stesso Governo austriaco, presa di posizione dettata da motivi di chiarezza, sui quali concordavamo e che eravamo grati fossero stati così esattamente sottolineati. Era noto, infatti, che, subito dopo la riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri a Londra del 18-20 luglio dello scorso anno(4), il Governo di Vienna aveva fatto sapere(5) che, prima di prendere posizione in merito all’ipotesi globale di chiusura della controversia da noi prospettata, esso intendeva presentire la SVP. Ci era stato aggiunto che Vienna avrebbe subordinato la propria decisione a quella degli altoatesini di lingua tedesca. Di conseguenza, solo quando gli organi che, secondo il regolamento interno della SVP, hanno la capacità di esprimere la volontà di partito, si saranno definitivamente pronunciati, si possono prevedere nuovi contatti fra i due Governi.

Loewenthal ha obiettato in proposito che, accogliendo il punto di vista espresso dall’On. Ministro, se la SVP decidesse l’accettazione del «pacchetto», un nuovo incontro fra rappresentanti italiani ed austriaci non avrebbe piragione di essere. A tale obiezione l’On. Fanfani ha risposto che in tal caso la riunione dei rappresentanti italiani ed austriaci avrebbe principalmente uno scopo formale, rivolto cioè alla constatazione che, essendo stato accettato da parte della SVP il «pacchetto», anche la controversia italo-austriaca per l’interpretazione e l’esecuzione dell’Accordo De Gasperi- Gruber poteva considerarsi chiusa, ed alla determinazione della migliore procedura per far emergere tale constatazione.

Loewenthal ha poi avanzato l’ipotesi che la SVP respinga il «pacchetto», oppure che ne accetti la parte relativa alle cosiddette misure, respingendo quella relativa alle garanzie, interne ed internazionali. Il Ministro Fanfani, nell’esprime il vivo auspicio che tale ipotesi non si verifichi e che la SVP accetti il «pacchetto» nella sua integrità, ha aggiunto che, in caso contrario, il Governo esaminerà la situazione che si sarà venuta a creare.

Allo stato attuale delle cose, se una cosa utile il Governo austriaco pufare, essa è di usare l’influenza di cui dispone per persuadere la SVP dell’opportunità di accogliere globalmente il cosiddetto «pacchetto». Sarebbe un grave errore se gli alto-atesini di lingua tedesca credessero di assumere un atteggiamento dilatorio nell’illusione che ciavrebbe potuto portare a maggiori concessioni italiane. L’Ambasciatore Loewenthal ha chiesto allora che cosa sarebbe accaduto nel caso gli alto-atesini si dichiarassero insoddisfatti dell’ancoraggio. Il Ministro Fanfani ha risposto che essi erano liberi di fare presenti le loro obiezioni nel corso dei loro contanti colla Presidenza del Consiglio, la quale non avrebbe mancato di esaminare le loro proposte. Dato che si trattava tuttavia di questione che riguardava anche il Ministero degli Esteri, il Ministro Fanfani ha sottolineato che la formula di ancoraggio indicata nel «pacchetto» costituiva un limite invalicabile.

Avendo l’Ambasciatore d’Austria ricordato che, in base alle note raccomandazioni delle Nazioni Unite, l’Italia e l’Austria – anche in caso di fallimento dell’attuale fase di contatti – sono tenute a proseguire i negoziati per la soluzione della controversia, l’On. Ministro ha rilevato che l’Italia, dal canto suo, ha pienamente adempiuto a tali raccomandazioni; aggiungendo che, qualora da parte austriaca venisse respinta l’ipotesi globale di chiusura della controversia da noi offerta lo scorso mese di luglio, l’Italia avrebbe essa stessa ricorso alle Nazioni Unite, proponendo che tutti i Paesi nei cui territori vivano minoranze linguistiche – e quindi anche l’Austria – prendano, a favore delle minoranze stesse, misure analoghe a quelle che essa si era dichiarata disposta ad offrire agli altoatesini: e impegnandosi a prendere tali misure ove tutti gli altri Stati vi si dichiarassero anch’essi disposti.

L’On. Ministro ha concluso sottolineando la necessità che da parte austriaca si prenda una decisione positiva circa l’accettazione del «pacchetto» e che si svolga opera di persuasione in tal senso anche presso la SVP.


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 108, fasc. 670.


2 Predisposto dalla DGAP. Il documento reca il timbro: «Visto dal Presidente del Consiglio dei Ministri».


3 La visita si svolse dal 14 al 16 marzo: Viaggi all’estero dei Presidenti della Repubblica italiana e visite in Italia di Capi di Stato esteri, 1948-2006, a cura di M. Cacioli e L. Curti, Roma, [s.n.], 2013 (Segretariato generale della Presidenza della Repubblica, Archivio storico, Saggi e strumenti, vol. 4), p. 93.


4 Vedi D. 153.


5 Vedi D. 156.

208

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. 001/0952. Roma, 4 aprile 1967.

Caro Presidente,

dopo la presa di posizione del 23 marzo u.s. della Giunta Esecutiva della SVP, credo che siamo giunti ad una svolta importante nello sviluppo della questione alto-atesina. È infatti probabile che ci troviamo presto di fronte ad una prossima iniziativa austriaca. D’altronde, la lettura della risoluzione presa a Bolzano il 23 marzo dà luogo a non poche perplessità.

In queste condizioni, mi sembrerebbe opportuno che il Governo prendesse una decisione, da un lato, in merito alla valutazione della «risoluzione» dell’Esecutivo della SVP e, dall’altro, circa il proseguimento dei contatti con il Governo austriaco.

In relazione a quanto precede, ti invio, qui unito, un Appunto contenente alcune considerazioni circa l’attuale «momento» della questione.

Mentre ti sarei grato se tu volessi farmi conoscere il tuo pensiero in proposito, ti invio i miei cordiali saluti.

Tuo

A. Fanfani

Allegato I

Appunto. Roma, 30 marzo 1967.

1. La Giunta Esecutiva della SVP ha concluso i suoi lavori il 23 marzo u.s. approvando una risoluzione piuttosto complessa, di cui si unisce il testo. Tale risoluzione comprende cinque paragrafi, che vale la pena di esaminare uno a uno.

a) Il primo di essi premette che «il direttivo provinciale della SVP ha esaminato tutti i risultati delle trattative italo-austriache che vengono condotte dal 1961 su incarico dell’Assemblea dell’ONU, per dirimere la vertenza sull’attuazione dell’Accordo di Parigi». Tale affermazione è tendenziosa (perché non risulta che la SVP sia stata ufficialmente informata di risultati di trattative italo-austriache di qualsiasi genere) e giuridicamente pericolosa. La situazione è la seguente: siamo di fronte ad un contatto interno fra la Presidenza del Consiglio ed un partito italiano, contatto nel corso del quale sono state prospettate, in via d’ipotesi, certe misure che il Governo italiano potrebbe essere disposto ad adottare sul piano nazionale. È evidente che, accettando l’inesatta impostazione della SVP, si favorirebbe un tentativo di internazionalizzare le eventuali misure che il Governo italiano potrebbe esaminare autonomamente a favore delle popolazioni medesime.

Il richiamo della risoluzione della SVP alle «trattative» italo-austriache – a parte le considerazioni sopra esposte – è comunque inesatto ed inaccettabile, fra l’altro anche perché sul piano internazionale le misure attualmente in esame sono state oggetto di sondaggi e non di trattative.

Lo stesso paragrafo afferma subito dopo che «il direttivo considera tali risultati (delle trattative italo-austriache) come misure per l’applicazione dell’Accordo di Parigi che ha per finalità una speciale e permanente tutela a favore del gruppo etnico tedesco nel Sud Tirolo». Premesso che il richiamo ad un Accordo internazionale sembra singolare in un contatto a carattere interno fra un partito italiano ed il Governo, vi è da rilevare che in tal modo la SVP non fa che assumere quella che era la nota posizione iniziale del Governo austriaco. Sotto questo profilo alla risoluzione possono essere opposte tutte le riserve ed obiezioni da noi opposte al Governo di Vienna. È noto infatti che, secondo la nostra tesi, le misure che formano oggetto dell’ipotesi globale di soluzione della controversia non sono misure di applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber: questo, infatti, da parte italiana si considera pienamente applicato. Le misure in parola promanano quindi da una decisione autonoma del Governo italiano. È ovvio che tale tesi ufficiale del Governo italiano puessere, o meno, condivisa da uno dei partiti italiani; peruna presa di posizione della SVP che presupponga l’accoglimento del punto di vista austriaco su questa materia deve essere nettamente respinta dal Governo italiano. Come è noto, tutti i nostri pirecenti contatti col Governo austriaco hanno avuto come base la salvaguardia dei reciproci punti di vista giuridici: ma tale criterio non puvalere, senza gravissimo pericolo, anche nei confronti della SVP. Se infatti in sede internazionale abbiamo accettato la coesistenza di due posizioni, in sede interna cinon è possibile, fra l’altro perché, avendo effettuato, a suo tempo, sulla base dell’Accordo De Gasperi- Gruber, una consultazione con i rappresentanti della popolazione alto-atesina di lingua tedesca, questi manifestarono, attraverso lo stesso Presidente della SVP Ammon, la loro adesione ed il loro apprezzamento per le misure da noi predisposte. Il fatto che tale partito, pur al corrente dei reciproci punti di vista dei Governi austriaco ed italiano, abbia preso posizione a favore del punto di vista austriaco, non punon essere considerato un tentativo di modificare le basi su cui si sono svolti i contatti italo-austriaci dal 1964 fino ad oggi. Di fronte a quanto precede sembra indispensabile che il Governo, al momento opportuno, riconfermi in modo netto la sua tesi, del resto già approvata dal Parlamento.

b) Il secondo paragrafo contiene una raccomandazione al Congresso provinciale del partito di «accettare le misure previste dal Governo (“pacchetto”) per un nuovo ordinamento dell’autonomia provinciale e per una maggiore tutela per la minoranza etnica sud-tirolese, nonché per una migliore democratica convivenza nella nostra Provincia, anche se il “pacchetto” non contiene tutte quelle competenze necessarie per una effettiva autonomia». Tale affermazione disconosce il principio di globalità della nostra offerta, che è stata affermata sia sul piano internazionale che implicitamente su quello interno, come è provato dal fatto che l’On. Presidente del

Consiglio ha consentito a rispondere alla richiesta di chiarimenti relativa al cosiddetto problema della garanzia internazionale. Essa costituisce un tentativo di scindere l’unità del «pacchetto» separando la parte relativa alle misure interne italiane da quella del cosiddetto ancoraggio internazionale. Ciequivale, per noi, al respingimento di tutto il «pacchetto», anche se si afferma di volerlo di massima accettare, apponendovi percondizioni che contrastano con l’impostazione da noi data ai contatti, sia con la SVP, sia con il Governo di Vienna, e, del resto, anche formulando l’accettazione con una riserva di principio che, di per sé, è ambigua e grave.

- - -

È chiaro che si tratta quindi di una accettazione inadeguata delle misure previste dal Governo italiano, revocabile in ogni momento, non solo in relazione alla presunta insufficienza dell’autonomia, ma anche in relazione ad una presunta inefficacia della garanzia internazionale. Ciè tanto pigrave in quanto il giudizio sul grado di efficacia della garanzia internazionale dipenderebbe dall’arbitrio del solo congresso della SVP e – attraverso questo – dell’Austria e degli estremisti tirolesi. Cichiarisce il carattere, per così dire propagandistico, della risoluzione in esame.

2. Oltre alle considerazioni che precedono vi è da considerare un altro elemento di fatto, costituito dai risultati delle votazioni che hanno avuto luogo in seno alla Giunta Esecutiva sulla risoluzione in esame. Se si tiene conto dei voti contrari, delle astensioni e delle assenze, ci si avvede che la risoluzione è stata approvata soltanto dalla metà dei membri della Giunta.

Tale situazione potrebbe in un secondo momento rendere possibile da parte della SVPuna svalutazione dei risultati della votazione del 23 marzo, tanto piche la raccomandazione al congresso afferma che «il pacchetto non contiene tutte quelle competenze necessarie per una effettiva autonomia». La ripartizione dei voti, le astensioni e le assenze, che sconsiglierebbero di per sé l’accettazione, da parte del Governo, anche di una risoluzione di contenuto ben diverso, costituiscono un motivo di piper una nostra valutazione negativa della attuale presa di posizione della SVP.

3. Se consideriamo la risoluzione finale della Giunta Esecutiva della SVP nelle sue varie parti, in relazione all’offerta globale fatta a Londra nello scorso mese di luglio dai rappresentanti italiani a quelli austriaci(2), appare chiaro il suo carattere negativo. Analogamente a quanto avvenne nel marzo del 1965(3), da parte della SVP è stata accettata una parte del «pacchetto», rinviando ad ulteriori trattative quella parte di esso non ritenuta soddisfacente. Mentre nel 1965 la parte che veniva lasciata aperta ad ulteriori trattative concerneva la competenza legislativa della Provincia di Bolzano, questa volta la SVP chiede che si tratti sulla questione dell’ancoraggio internazionale.

Se anche, per ipotesi, da parte italiana si volesse ammettere che la SVP poteva pronunciarsi soltanto per la parte concernente le misure a favore della popolazione alto-atesina, si deve riconoscere che la accettazione delle misure stesse è condizionata da tali premesse che renderebbero per noi estremamente pericoloso il prenderne atto. Si deve infine tenere presente il risultato della votazione che si è svolta sulla risoluzione della SVP, che la rendono, anche per questo, facilmente revocabile.

4. Dopo la recente presa di posizione della Giunta Esecutiva della SVP sembra che ci convenga attendere che, sia da parte degli alto-atesini sia da parte del Governo di Vienna, venga presa l’iniziativa di un nuovo contatto con il Governo. Si rileverà infatti che, per ora, il testo della risoluzione, che è stata pisopra esaminata, è stato conosciuto attraverso la stampa. Perché il Governo ne possa prendere atto, occorre che la risoluzione stessa venga portata ufficialmente a conoscenza della Presidenza del Consiglio dal Direttivo della SVP, analogamente a quanto è avvenuto dopo le decisioni dello scorso mese di settembre(4).

Se tale notifica dovesse aver luogo, sembrerebbe opportuno far presente alla SVP tutte le obiezioni e riserve relative alla predetta risoluzione, di cui ai precedenti paragrafi a), b), c), d), e), sottolineando che, nonostante la dichiarata accettazione delle misure previste dal Governo, la risoluzione stessa è nel suo complesso talmente condizionata e difforme dalle impostazioni che abbiamo dato ai contatti sia con la SVP sia con il Governo di Vienna, che non puessere considerata una risposta positiva alla nostra offerta.

È pure da aspettarsi che il Governo austriaco – che, come è noto, ha già svolto ripetuti passi per riprendere i contatti con il Governo italiano per l’ancoraggio internazionale e per la procedura di chiusura della controversia – torni a proporre un nuovo incontro italo-austriaco a livello rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri. Ove tale passo venisse effettuato, potremmo far presente al Governo austriaco che, come l’On. Ministro ha fatto rilevare all’Ambasciatore Loewenthal(5), prima di procedere all’accettazione di un nuovo incontro, vorremmo sapere per i normali canali diplomatici se esso ritiene che la SVP si sia definitivamente pronunciata in merito all’ipotesi globale di chiusura della controversia da noi prospettata ai rappresentanti austriaci il 18-20 luglio u.s. Solo sulla base positiva della risposta prenderemmo in esame la proposta di nuovi contatti per definire le procedure conclusive.

Con l’occasione potremmo ribadire che, secondo l’impostazione da noi data ai contatti, tale ipotesi ha carattere globale e non puquindi che essere accettata o respinta in blocco. Pertanto, qualora da parte austriaca venisse presa una posizione analoga a quella della SVP – di accettare cioè, da un lato, le misure e, dall’altro, di riaprire trattative per la questione dell’ancoraggio – la non accettazione di una parte del «pacchetto» verrà da noi considerata una risposta negativa riferentesi alla intera ipotesi globale. In tal caso l’eventuale ulteriore ricerca della soluzione concordata dovrà essere fatta partendo da basi diverse da quella ultimamente esaminata.

Allegato II

RISOLUZIONE IN DATA 23 MARZO 1967 DELL’ESECUTIVO DELLA SVP(6)

Il direttivo provinciale della SVP ha esaminato nuovamente in diverse riunioni tutti i risultati delle trattative italo-austriache che vengono condotte dal 1961, su incarico dell’Assemblea dell’ONU, per dirimere la vertenza sull’attuazione dell’Accordo di Parigi, anche sotto l’aspetto degli ultimi chiarimenti ottenuti dalle competenti autorità di Roma da parte del presidente del partito Dott. Magnago, dietro incarico dello stesso direttivo. II direttivo considera tali risultati come misure per l’applicazione dell’accordo di Parigi, che ha per finalità una speciale e permanente tutela a favore del gruppo etnico tedesco nel Sudtirolo.

Il direttivo raccomanda al congresso provinciale l’accettazione di queste misure previste dal Governo («pacchetto») per un nuovo ordinamento dell’autonomia provinciale e per una maggiore tutela per la minoranza etnica sudtirolese nonché per una migliore democratica convivenza nella nostra provincia, anche se il «pacchetto» non contiene tutte quelle competenze necessarie per una effettiva autonomia.

Il direttivo esorta vivamente il Governo italiano e quello austriaco a prendere immediatamente i contatti secondo la procedura adottata dal 1964 per fissare i risultati delle trattative bilaterali anche assieme a tutti gli altri risultati ottenuti sul piano interno ed a concordare una efficace garanzia internazionale.

Il raggiungimento di una tale garanzia rientra nelle prerogative dei due Governi e viene considerata da parte della SVP come una premessa essenziale per l’attuazione delle misure previste.

Il congresso provinciale della SVP si svolgerà appena sarà possibile raccomandare ad esso anche l’accettazione della suddetta efficace garanzia internazionale.


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 109, fasc. 674.


Vedi D. 153.


Vedi D. 41.


Vedi D. 161.


Vedi D. 207. 6 Cfr. l’edizione in lingua originale in Akten, vol. VI, D. 57.

209

IL PRESIDENTE DELLA SPV, MAGNAGO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. riservata personale. Bolzano, 8 aprile 1967.

Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri,

alcuni giorni fa mi sono permesso di inviarle la risoluzione votata dall’Esecutivo del SVP in merito al nuovo ordinamento dell’autonomia provinciale. Questo è stato un necessario atto formale ed ufficiale che mi incombeva di svolgere.

Al di là dell’atto formale mi preme persottolineare che ritengo doveroso da parte mia e che sento veramente il bisogno di non tralasciare questa occasione senza averle rivolto i miei pivivi e sentiti ringraziamenti per tutti gli sforzi da lei compiuti, soprattutto personalmente, a che si possa trovare una soluzione accettabile per le due parti. Io so apprezzare vivamente la pazienza, con la quale ella non solo ha voluto ascoltarmi, ma ha voluto anche dirimere difficoltà perché si possa trovare un punto d’incontro e quindi una soluzione anche da lei vivamente desiderata.

Siccome sono convinto che questo desiderio di venire a una pacificazione e ad una efficace tutela della minoranza di lingua tedesca che vive in Italia, e precisamente nella Provincia di Bolzano, è vivamente e profondamente da lei sentito, ed i contatti con lei avuti mi hanno di ciconvinto, mi permetto di pregarla vivamente perché ella, nonostante qualche delusione, che entrambi abbiamo avuto, continui in questa sua opera assidua, paziente e convinta nell’intento di dirimere le difficoltà che ancora esistono e che certamente non sono di lieve entità.

Poco sopra ho usato la parola «delusione» e mi sono evidentemente riferito al risultato della votazione, con la quale l’Esecutivo del mio Partito, dopo una lunga e dura discussione, ha raccomandato l’accoglimento del pacchetto al Congresso Provinciale.

Vorrei precisare che noi (SVP) abbiamo sempre fatto una distinzione tra «pacchetto» ed «ancoraggio», anche se è vero che non è possibile trovare una soluzione se non c’è l’accordo su ambedue gli aspetti e quindi un’accettazione di ambedue. Il fatto stesso che non esisteva al momento della discussione sul pacchetto (contenuto della nuova autonomia) un accordo raggiunto tra i Governi italiano ed austriaco sull’ancoraggio e che quindi il problema dell’ancoraggio rappresentava ancora un grosso punto di domanda, ha indotto non pochi membri del direttivo ad esprimersi negativamente anche nei confronti del pacchetto. Infatti una forte minoranza aveva chiesto che il Partito decidesse solo sul pacchetto, quando esso fosse stato in grado di decidere anche su una soluzione concordata per quanto riguarda l’ancoraggio, ritenendo, e questa è anche un’opinione che puavere qualche fondamento, che una decisione sul pacchetto solo, rimanendo aperta la questione dell’ancoraggio, avrebbe influito negativamente sulla possibilità di ottenere un efficace ancoraggio. La tesi da me invece sostenuta consisteva nella convinzione che sarebbe stato pifacile ottenere un efficace ancoraggio qualora si avesse [sic] fatto prima un passo in avanti (anche un passo di buona volontà), approvando il pacchetto. C’è stata quindi una votazione preliminare con la quale una maggioranza non molto consistente ha accettato la mia tesi. Questo fatto ha naturalmente anche indisposto parecchio almeno alcuni membri della forte minoranza, e ciha quindi anche influito pitardi sulla votazione (seconda votazione) sul pacchetto.

Vi furono poi altri membri dell’Esecutivo, i quali, per esempio essendo di professione maestri e uomini della scuola in genere, non si sono sentiti di dare la loro adesione al pacchetto solo perché la materia scolastica contiene una regolamentazione con parecchie e svariate carenze per quanto attiene all’autonomia scolastica e che quindi vedendo solo quest’aspetto hanno agito come sopra.

È evidente che c’è stato naturalmente anche un buon numero di membri dell’Esecutivo che indipendentemente dai motivi di cui sopra non hanno accettato il pacchetto, perché parecchie e svariate richieste nostre non hanno ivi trovato accoglimento.

Ma questo fatto non è stato una sorpresa ed era comunque sempre da prevedere.

Ho appreso da Vienna che la Farnesina ha assunto un atteggiamento che per me ha rappresentato una certa sorpresa. Per dirla in breve, e se le informazioni che io ho avuto sono esatte, la Farnesina sostiene il punto di vista che il Volkspartei avrebbe dovuto pronunciarsi non solo sul contenuto della nuova autonomia (pacchetto), ma anche sull’ancoraggio e che quindi la Farnesina sarebbe d’avviso che nessun incontro italo-austriaco avrebbe potuto avvenire fino a quando cinon fosse avvenuto. La Farnesina in altre parole non intenderebbe discutere con l’Austria sulla materia dell’ancoraggio, se la formula che è contenuta nella risposta della S.V. alla nostra prima richiesta dei 14 punti(2) non fosse stata accettata.

Mi permetto di osservare in merito quanto segue: è vero che uno dei 14 chiarimenti da noi richiesti riguarda l’ancoraggio, ma questa richiesta non è stata fatta colla intenzione di addivenire ad un accordo su questo punto tra il SVP ed il Governo da lei presieduto, ma semplicemente con tale richiesta s’intendeva dire e si voleva significare che il SVP considera la risoluzione di questo problema indispensabile e che quindi questo problema non avrebbe potuto essere risolto tra i due Governi senza l’assenso del Partito da me presieduto. Sembra anche un po’ strano che un Partito di cittadini italiani voglia trovare direttamente un accordo col proprio Governo in una materia che interferisce nelle relazioni future tra due Stati e dove solo i due Stati hanno la veste di agire, qualora ritengano rivolgersi ad un’istanza internazionale.

Quando presentai alla S.V. i 14 chiarimenti ed ebbi la possibilità di commentarli uno ad uno oralmente alla sua presenza, mi ricordo di aver aggiunto quando parlai della questione «ancoraggio» che questa era naturalmente una materia su cui dovevano intrattenersi i due Governi partner dell’Accordo di Parigi. Quando la S.V. in un secondo tempo ebbe la compiacenza di leggermi la risposta scritta su questo punto, io mi ricordo di avere comunicato a lei, Onorevole Presidente, che avrei riferito al Partito, a parte la risposta non soddisfacente, che questa questione rimaneva aperta e che avrebbe dovuto essere risolta tra il Governo italiano e quello austriaco. Lo stesso ebbi ad esternare pitardi anche al signor Ministro ed Ambasciatore Pompei.

Ho avuto la netta impressione che ella, signor Presidente, ha preso atto di questa mia risposta. Quindi ho riferito al Partito che la questione dell’ancoraggio rimaneva impregiudicata e doveva essere ancora definita nei modi di cui sopra. A conforto di quanto esposto mi ricordo di avere detto al signor Ambasciatore Pompei (non so con esattezza se lo ebbi a dire anche alla S.V.), che mi sarei impegnato a far esaminare dal Partito il pacchetto e di provocare una pronuncia su di esso, ma che non sarebbe stato possibile convocare il Congresso Provinciale prima che non fosse stata anche risolta la questione dell’ancoraggio.

Egregio signor Presidente, ho voluto ricordare quanto sopra perché non vorrei che ci fosse rimasto su questo punto un malinteso, che naturalmente è sempre possibile, e che sarebbe da ricondurre eventualmente al fatto che la mia esposizione davanti alla sua persona non fosse stata sufficientemente chiara.

Il fatto che tuttora persistono difficoltà per dare al pacchetto una soddisfacente garanzia internazionale e che sarebbe automaticamente data se lo si volesse inserire in qualche modo nell’ambito anche di una piperfetta e liberale attuazione dell’Accordo di Parigi, rende sfiduciosi e sospettosi i sudtirolesi e crea una situazione psicologica tutt’altro che favorevole.

Ritengo che se questa questione potrà essere risolta in modo positivo, si potrà addivenire ad una conclusione positiva a coronamento di sforzi compiuti da piparti per molti anni. Se cinon avvenisse, si tornerebbe indietro di molti anni e probabilmente tutto sarebbe da rifare.

La prego quindi, onorevole signor Presidente, di usare tutta la sua autorità e di insistere nei suoi lodevoli ed apprezzati sforzi, i quali tra l’altro hanno già portato anche i primi frutti, perché anche questa questione si avvii presto ad una positiva conclusione.

Con molti ringraziamenti e con tutta stima mi segno,

S. Magnago


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 109, fasc. 674.


2 Vedi DD. 178, 186 e 194.

210 COLLOQUIO DEL SOTTOSEGRETARIO AGLI AFFARI ESTERI, OLIVA,

CONILMINISTRODEGLIAFFARIESTERID’AUSTRIA,TONČIĆ- SORINJ

(Ginevra, 12 aprile 1967)1

Appunto(2).

Il Sottosegretario Oliva ha telefonato oggi pomeriggio da Ginevra per comunicare di aver avuto colà con il Ministro degli Affari Esteri austriaco, Toncic, il colloquio previsto.

La parte essenziale di esso è stata la seguente:

TONCIC: Vorrebbe avere la possibilità di esporre le sue proposte per il superamento del problema dell’ancoraggio.

OLIVA: L’Italia desidera prima di tutto ricevere una risposta austriaca sull’ipotesi globale per il superamento della controversia presentata nel luglio scorso(3).

TONCIC: Una risposta austriaca in questo momento non potrebbe essere completamente affermativa.

OLIVA: Cinonostante non si possono prendere nuovi contatti prima che l’Austria dia la risposta che crederà possibile ed utile di dare.

TONCIC: L’Austria intende fornire una risposta affermativa, anche per chiudere il presente periodo di incertezza, che favorisce il terrorismo; ma a cisi oppone il problema delle garanzie richieste dagli altoatesini.

OLIVA: Se si tratta di richieste degli altoatesini, perché non pensano a chiarire essi stessi le loro richieste con Roma? Comunque, l’Italia è ben decisa a non ammettere garanzie diverse dal ricorso alla Corte dell’Aja con riferimento all’accordo de Gasperi- Gruber.

TONCIC: Conosce bene la posizione italiana. Se ne rende perfettamente conto. Ha cercato egli stesso di convincere gli altoatesini che la garanzia della Corte dell’Aja sarebbe sufficiente, naturalmente a condizione che le parti non insistano per stabilire pregiudizialmente se la Corte abbia o non abbia competenza sulle misure che saranno prese dal Governo italiano.

Sarà la stessa Corte che dovrà pronunciarsi sulla propria competenza.

OLIVA: Non è da parte dell’Italia che è stata messa in dubbio l’efficacia della garanzia costituita dalla giurisdizione della Corte dell’Aja. Sarebbero stati gli altoatesini a ritenerla insufficiente.

TONCIC: Cercherdi consigliare a Magnago di chiarire in sede interna la questione della garanzia, così come è stato fatto per il pacchetto. Sarebbe possibile che fosse l’On. Moro a rivolgere un invito al riguardo a Magnago?

OLIVA: Si è riservato di riferire, pur facendo osservare che, nel nostro sistema di rapporti, non vi è alcuna inferiorità nel fatto che un cittadino, e ancor piil Capo di un’Amministrazione locale, chieda di presentare le sue idee ad autorità di Governo.

L’On. Oliva ha sottolineato inoltre le seguenti altre dichiarazioni del Ministro Toncic:

- Il Ministro degli Affari Esteri austriaco ha affermato che, a suo parere, pidel 90% della Volkspartei è a favore del cosiddetto pacchetto. È stata una manovra di Dietl contro Magnago quella che ha portato ai risultati della votazione nella Giunta.

- Gli altoatesini vorrebbero vedere l’istituzionalizzazione di una commissione di conciliazione che esamini le eventuali controversie prima che vengano deferite all’Aja.

- Toncic ha accennato alla necessità di garantire l’irreversibilità delle leggi italiane, che, ad un dato momento, potrebbero essere cambiate.

- Il terrorismo non deve essere attribuito all’Austria. I fondi sono di provenienza tedesca. Sono dati da gruppi industriali a associazioni dei Sudeti, e poi da queste ai terroristi.

- Toncic ha sottolineato che il 23, 24 e 25 sarà a Strasburgo e che sarà lieto se potesse avere ulteriori contatti con rappresentanti italiani.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Marzo- Aprile 1967.


2 Redatto da Gaja, sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro. 12/4/62».


3 Vedi D. 153.

211

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 11684/255. Vienna, 18 aprile 1967, ore 23,44 (perv. ore 0,30 del 19).

Oggetto: Riunione di Innsbruck.

Toncic mi ha sommariamente riferito sulla riunione di Innsbruck di sabato e domenica [il 15 e il 16].

Le discussioni sono state piuttosto vivaci e la situazione si è mantenuta difficile fino alle prime ore del pomeriggio di domenica e cioè fino all’arrivo di Klaus.

Durante le discussioni sarebbero stati particolarmente chiari ed efficaci gli esperti portati da Toncic (Verdross, Verosta, Kirchschläger).

Alla fine la maggioranza avrebbe aderito ad una soluzione che ora gli esperti devono mettere a punto.

Tale soluzione si baserebbe da una parte sull’accettazione della Corte dell’Aja come organo competente per giudicare sull’accordo De Gasperi- Gruber e dall’altra terrebbe conto del punto di vista italiano di non internazionalizzare il pacchetto, punto di vista che Toncic ritiene di dover rispettare.

Tuttavia Toncic mi ha detto che pur avendo presente questi due punti basilari si putrovare «qualcosa» che renda accettabile la soluzione alle due parti. Il Ministro non ha voluto aprirsi di pi pur dimostrandosi piuttosto ottimista.

Egli ritiene che tale soluzione dovrebbe essere esaminata in riunione, anche segreta, tra esperti italiani ed austriaci onde meglio rendersi conto della portata della soluzione stessa al fine di trovare una convergenza fra i due eventuali punti di vista.

Secondo Toncic gli esperti non dovrebbero piritornare sul contenuto del pacchetto ma soltanto mettere a punto i relativi testi. Essi dovrebbero peresaminare e rivedere alcune formule studiate insieme in passato.

Dato l’ermetismo mantenuto da Toncic è difficile dire che cosa egli realmente si propone.

È probabile che quando ha parlato di eventuale modifica di formule studiate in passato intenda riferirsi alla procedura per la conclusione della vertenza.

Cipotrebbe arguirsi, se sono esatte, dalle dichiarazioni che egli avrebbe fatto e che sono state riportate oggi dalla «Die Presse» secondo cui le ulteriori trattative con l’Italia non dovrebbero avere picome oggetto la questione dell’ancoraggio ma dovrebbero riguardare soprattutto la messa a punto sul contenuto del pacchetto e la messa a punto «delle dichiarazioni di Governo» da fare sul pacchetto.

Non escluderei tuttavia che con l’occasione si voglia ritornare all’idea di una Commissione bilaterale per controllare l’esecuzione delle nostre concessioni data l’insistenza mantenuta da Wallnoefer a tale riguardo. Tuttavia dalla conversazione con Toncic nulla mi è risultato in proposito.

In sostanza ho l’impressione che l’argomento che ha finito per avere presa sulla maggioranza dei convenuti a Innsbruck e che è presente al Governo austriaco nel preparare la nuova soluzione è quello esposto da Verdross e che si pucosì riassumere desumendolo da questa stampa:

«non è possibile chiedere all’Italia di riconoscere il pacchetto come parte integrante dell’accordo di Parigi in quanto per logica giuridica potrebbe venire senz’altro negata una relazione tra pacchetto ed accordo. Tuttavia le trattative svoltesi dal 1961 in poi in base alla risoluzione dell’ONU hanno avuto per oggetto il miglioramento dell’autonomia sudtirolese nel quadro dell’accordo di Parigi. Pertanto puformare oggetto di un ricorso all’Aja qualsiasi dettaglio dell’accordo di Parigi in caso di una mancata attuazione, senza che l’Italia possa obiettare, in caso di controversia, che si tratta di una “questione interna italiana”, sulla quale la Corte Internazionale di Giustizia non potrebbe emanare una sentenza».

A seguito di quanto mi ha detto Toncic ritengo che tra breve ci verrà di nuovo chiesto l’incontro tra esperti(2).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1023.


2 Vedi D. 212.

212

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 20 aprile 1967.

Ho ricevuto stamane, a sua richiesta, l’Ambasciatore d’Austria. Questi mi ha informato di aver avuto da parte del Governo austriaco l’incarico di farci la seguente comunicazione orale:

«1. Il Governo Federale Austriaco è disposto ad accettare il pacchetto nella forma in cui è stato esaminato dall’Esecutivo del PPS il 23 marzo 1967(3). Questa disposizione si basa sul presupposto che il Congresso del PPS seguirà la raccomandazione dell’Esecutivo del Partito.

2. Il Governo Federale vede, di massima, nella Corte Internazionale dell’Aja un mezzo idoneo di garanzia. Perché questa garanzia divenga piefficace esso ritiene pernecessario un adeguamento dei progetti, elaborati dalle due parti nel 1964, delle reciproche dichiarazioni davanti ai Parlamenti e delle comunicazioni alle Nazioni Unite, alla situazione modificata rispetto al 1964, nonché una discussione del procedere previsto».

In relazione a quanto precede, l’Ambasciatore Loewenthal ha rinnovato ufficialmente la richiesta di un prossimo incontro, di carattere segreto, fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri per la discussione delle questioni ricordate nel precedente punto 2.

Ho assicurato Loewenthal che avrei portato a conoscenza delle competenti istanze italiane la sua comunicazione e che non avrei mancato di fargli avere, appena possibile, una risposta(4).

A titolo personale ritenevo tuttavia di fargli presente che la comunicazione austriaca mi sembrava costituisse un rovesciamento della posizione che il Governo federale aveva preso nel luglio scorso(5) in merito alla nostra proposta di soluzione globale del problema altoatesino. Allora ci si disse che il Governo austriaco non ci poteva dare risposta definitiva, né impegnarsi con noi, se non dopo che gli altoatesini avessero preso posizione in merito al cosidetto «pacchetto». Oggi ci si comunica invece che l’Austria vuole riprendere i contatti con il Governo italiano, ma fa riserva delle decisioni che il Congresso della SVP potrà prendere successivamente.

Anche l’accettazione della nostra proposta relativa alla giurisdizione della Corte dell’Aja mi sembrava, nel punto 2 della sua comunicazione, fatta non senza molte riserve. Infatti, benché da parte austriaca si accenni soltanto alla necessità di una variazione delle reciproche dichiarazioni davanti ai Parlamenti ed alle comunicazioni ad esse connesse, mi sembrava che lo scopo dell’incontro proposto fosse molto piampio ed equivalesse a quella ripresa di un negoziato sull’«ancoraggio» di cui è stato fatto cenno frequentemente nella pirecente stampa.

Inoltre era necessario, a mio avviso, notare che un contatto a livello dei rappresentanti dei Ministri, come quello suggerito, mi sembrava non corrispondere a quelle proposte dell’Esecutivo della SVP cui, da parte austriaca, si dichiarava di volersi attenere. Infatti la risoluzione dell’Esecutivo della SVP auspica chiaramente una riunione della Commissione di Esperti nella stessa forma in cui essa funzionnell’autunno del 1964. Anche da questo punto di vista, sempre a titolo personale, mi sembrava quindi necessario esprimere qualche perplessità che mi pareva opportuno fosse chiarita da parte austriaca.

Loewenthal, dal canto suo, ha insistito nel fare presente che la dichiarazione austriaca doveva essere considerata nettamente positiva e che un suo mancato accoglimento da parte italiana poteva avere delle conseguenze gravi sulla situazione interna austriaca ed in particolare sulla posizione dello stesso Cancelliere Klaus e del Ministro degli Affari Esteri Toncic. Egli ha insistito altresì affinché l’incontro dei rappresentanti dei Ministri avesse luogo al pipresto.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Marzo- Aprile 1967.2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


Vedi D. 208, Allegati I e II.


Vedi D. 216.


Vedi D. 153.

213

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 21 aprile 1967.

1. Come era previsto, quale risultato della riunione di Innsbruck del 15 e 16 aprile u.s.3, il Governo austriaco ci ha chiesto in data 20 corr.4 un nuovo incontro, «anche di carattere segreto», fra rappresentanti dei Ministri degli Esteri italiano ed austriaco, comunicandoci al tempo stesso l’accoglimento in linea di massima da parte austriaca delle ipotesi da noi prospettate a Londra nel luglio scorso(5). Varrà la pena di riprodurre testualmente la comunicazione fattaci a quest’ultimo proposito da parte dell’Ambasciatore Loewenthal:

«l. Il Governo Federale austriaco è disposto ad accettare il pacchetto nella forma in cui è stato esaminato dall’Esecutivo del PPS il 23 marzo 1967(6). Questa disposizione si basa sul presupposto che il Congresso del PPS seguirà la raccomandazione dell’Esecutivo del Partito.

2. Il Governo Federale vede, di massima, nella Corte Internazionale dell’Aja un mezzo idoneo di garanzia. Perché questa garanzia divenga piefficace esso ritiene pernecessario un adeguamento dei progetti, elaborati dalle due Parti nel 1964, delle reciproche dichiarazioni davanti ai Parlamenti e delle comunicazioni alle Nazioni Unite, alla situazione modificata rispetto al 1964, nonché una discussione del procedere previsto».

Si pone quindi il problema di esaminare quale sia l’atteggiamento da prendere di fronte all’attuale passo austriaco.

2. Converrà anzitutto rilevare che l’informazione dataci si discosta in alcuni punti dal comunicato diramato il 16 aprile u.s., al termine della riunione di Innsbruck, di cui si acclude il testo (all. 1)7:

- -

dell’Esecutivo del partito». Anche tale formula non trova riscontro nel comunicato della riunione di Innsbruck, mentre si puriallacciare all’ultimo capoverso della risoluzione della Giunta Esecutiva della SVP, la quale, come è noto, prevede che «il Congresso provinciale della SVP si svolgerà appena sarà possibile raccomandare ad esso anche l’accettazione della suddetta efficace garanzia internazionale». La dizione della comunicazione orale è evidentemente molto piattenuata di quella della risoluzione dell’Esecutivo della SVP; tuttavia contiene un elemento che sembra inaccettabile e cioè l’implicita ammissione che la decisione finale spetti al Congresso della SVP. In secondo luogo, poiché la risoluzione dell’Esecutivo della SVP si riferisce soltanto alle nostre misure interne, il richiamo alla risoluzione medesima rafforza l’ipotesi che anche l’accettazione del «pacchetto» da parte del Governo austriaco si riferisca soltanto a tale parte di esso;

c) il punto 2) della comunicazione orale ha inizio con una affermazione che non trova riscontro né nel comunicato di Innsbruck né nella risoluzione dell’Esecutivo della SVP, in quanto contiene il riconoscimento, in linea di massima, da parte del Governo austriaco, che il ricorso alla Corte Internazionale dell’Aja costituisce un mezzo idoneo di garanzia, riconoscimento che non è contenuto in nessuno degli altri due documenti sopracitati. Le perplessità che pufar sorgere l’inciso «di massima», sono comunque avvalorate da quanto viene successivamente precisato nello stesso punto 2) della comunicazione orale, dal quale si pudedurre che la Corte Internazionale dell’Aja, pur essendo considerata un mezzo idoneo di garanzia, non è peraltro ritenuto abbastanza efficace. Tale considerazione ripropone da parte austriaca le tesi sostenute sia nella nota risoluzione dell’Esecutivo della SVP sia nel comunicato di Innsbruck; la differenza sta soltanto nella forma attraverso la quale la garanzia internazionale della Corte dell’Aja dovrebbe divenire piefficace. Nei due documenti citati infatti si accenna, per quanto in forma generica, all’esigenza che i risultati delle trattative bilaterali vengano fissati in contatti da riprendere secondo la procedura del 1964(8) e «ancorati» poi internazionalmente. Invece nella comunicazione orale austriaca – probabilmente in considerazione del fatto che da parte italiana non si è mai aderito alla proposta pivolte avanzata da parte austriaca di stipulare un nuovo accordo, dato che i contatti in corso si sono riferiti a misure di cui è stato sempre sottolineato il carattere autonomo – si suggeriscono modifiche – senza precisare quali – dei progetti di due documenti previsti fin dal 1964 per la chiusura formale della controversia e cioè delle dichiarazioni dei Governi d’Italia e d’Austria ai rispettivi Parlamenti e delle comunicazioni dei Governi medesimi alle Nazioni Unite.

Se la modifica di quest’ultimo documento sembra giustificata dal fatto che nell’attuale ipotesi di chiusura della controversia la formula relativa alla cosidetta «quietanza liberatoria» del Governo austriaco è ovviamente diversa da quella prevista nell’ipotesi del 1964 (in quanto prevede il rinvio della quietanza stessa al momento in cui da parte del Governo italiano verranno applicate le misure previste a favore delle popolazioni altoatesine) qualche perplessità non punon destare la proposta di modifica delle dichiarazioni dei Governi ai rispettivi Parlamenti, per la parte che non riguarda la cosidetta «quietanza liberatoria» del Governo austriaco. Non è infatti da escludere che, attraverso la modifica di tale documento, il Governo di Vienna si proponga di introdurre una formula che attui quella forma di ancoraggio internazionale efficace, che esso richiede. Il che potrebbe avvenire, ad esempio, mediante una formula che operasse una qualche connessione fra le misure autonome del Governo italiano e l’Accordo di Parigi, oppure comportasse rinuncia da parte dell’Italia a sollevare l’eccezione di cui all’art. 27 lettera b) della Convenzione di Strasburgo.

Lo stesso è verosimile, d’altronde, che l’Austria cerchi di ottenere proponendo una modifica del testo delle comunicazioni alle Nazioni Unite. Si deve comunque far presente che scambi di vedute su tali comunicazioni avevano avuto luogo, in base alle istruzioni impartite dal Comitato di Ministri(9), nella riunione di Montreux del 16-18 giugno 1966(10).

3. Cipremesso, sembra che, prima di prendere in esame l’invito ad un nuovo incontro italo-austriaco, dovrebbero essere chieste al Governo di Vienna, per i normali canali diplomatici, le seguenti precisazioni:

- -

Con l’occasione, si dovrà ribadire che una risposta del Governo austriaco alla su accennata ipotesi del luglio ’66 costituisce una pregiudiziale alla ripresa dei contatti italo-austriaci. Naturalmente, la risposta puessere positiva o negativa, ma in ogni caso dovrà:

aa) essere definitiva, cioè non subordinata alla decisione del Congresso della SVP; bb) riferirsi all’intera ipotesi globale di soluzione da noi presa in esame e non soltanto ad alcune parti di essa. Tali precisazioni sono indispensabili per i seguenti motivi:

aa) come è noto, la risoluzione della Giunta esecutiva della SVP in data 23 marzo u.s. stabilisce che il Congresso si riunisca soltanto al termine della procedura di chiusura della controversia ed a condizione che vengano raggiunti, nel corso degli ulteriori contatti fra Italia ed Austria, risultati soddisfacenti sulla questione della garanzia internazionale. La stessa posizione è stata presa nel corso della sopra citata riunione

di Innsbruck del 15 e 16 corrente. Se oggi l’Austria accetta effettivamente la parte formale del cosiddetto «pacchetto», tale condizione deve considerarsi adempiuta ed il Congresso della SVP pusenz’altro essere convocato. Una riserva che condizioni l’accettazione del «pacchetto» da parte dell’Austria all’approvazione del Congresso della SVP, dovrebbe essere senz’altro respinta, perché tende a dare al Governo di Vienna un’ulteriore possibilità di esercitare una pressione sull’Italia;

bb) da molti indizi e in particolare dal comunicato della riunione di Innsbruck appare evidente che il Governo di Vienna si proporrebbe di portare di nuovo in discussione la questione dell’ancoraggio internazionale. Inoltre, come è stato pisopra accennato, secondo quanto detto dal Ministro Toncic all’Ambasciatore Martino, gli esperti italiani ed austriaci dovrebbero anche rivedere alcune formule studiate insieme in passato. Di fronte a tale intendimento del Governo austriaco di scindere l’unità del «pacchetto» è necessario chiarire l’impossibilità di accettare proposte di nuove conversazioni, anche se mascherate dall’accettazione di massima del «pacchetto», (ma con l’aggiunta di condizioni come quella di ulteriori trattative su taluni punti di esso, oppure dalla riserva di approvazione da parte del Congresso della SVP), facendo chiaramente intendere che la non accettazione di una parte del «pacchetto» viene da noi considerata una risposta negativa riferentesi all’intera ipotesi globale(12).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Marzo- Aprile 1967.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 211.


4 Vedi D. 212.


5 Vedi D. 153.


6 Vedi D. 208, Allegati I e II.


7 Comunicato ANSA n. 28 del 17 aprile, non pubblicato.


8 Vedi D. 2.


9 Vedi D. 139


10 Vedi D. 140.


11 Vedi D. 156.


12 Per i chiarimenti da richiedere al Governo austriaco fu redatto un questionario oggetto del colloquio Fanfani- Lenthal del 5 maggio: vedi D. 216, Allegato II.

214

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SARAGAT(1)

T. segreto urgentissimo precedenza assoluta 12473/2542. Bonn, 25 aprile 1967 (perv. ore 19,20).

Oggetto: Colloquio On. Ministro con Toncic. Vertice europeo.

In occasione colazione odierna offerta da Ministro Brandt, mi ha avvicinato Ministro Toncic proponendomi di accettare un promemoria relativo a proposte austriache

per regolare procedura relativa risoluzione questione alto-atesina, da trattarsi in richiesto incontro esperti o Ministri Esteri Italia ed Austria.

Ho risposto che non ero in grado di fare immediatamente un confronto tra schemi proposti e schemi precedenti, né di addentrarmi nella proposta finale di ignorare in una dichiarazione conclusiva rispettive posizioni giuridiche dei due Paesi quanto al ricorso alla Corte dell’Aja, pur potendo anticipare che Italia considera sempre impossibile distaccarsi da Accordo De Gasperi- Gruber o variarlo. Concludendo ho invitato Toncic a non insistere a volermi consegnare suo promemoria, e a inviarlo, se credeva, a Roma attraverso i normali canali diplomatici(3).

Con occasione informo che dopo incontro di ieri sera con Cancelliere Kiesinger, Presidente Moro si incontra questo pomeriggio con Presidente Johnson.

Quanto a vertice europeo, sia Couve, che Brandt e Harmel confermano loro consenso a che commemorazione al Campidoglio si faccia pomeriggio lunedì 29 maggio e «summit» martedì 304.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1022.


2 Trasmesso tramite l’Ambasciata a Bonn.


3 Vedi D. 216, Allegato I.


4 Si fa riferimento alla celebrazione a Roma del decennale dei trattati istitutivi della CEE e dell’Euratom.

215

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. segreta 1350. Vienna, 3 maggio 1967.

Caro Gaja,

ho ricevuto l’appunto relativo alla conversazione di Loewenthal del 20 aprile(2), nonché quello di commento alla «comunicazione» fatta in tale occasione(3).

I dubbi, le perplessità, i pericoli espressi mi sembrano molto fondati e pertanto piche giustificate le riserve avanzate all’«apertura» austriaca.

Non ho ragione di dubitare sulle buone intenzioni del Cancelliere e del Ministro degli Affari Esteri austriaci. Evidentemente Klaus e Toncic confidano di arrivare ad una conclusione che possa essere accettata da Innsbruck e da Bolzano. Sennonché alcune circostanze, che non si possono sottovalutare, appaiono in contrasto con l’«ottimismo» dei rappresentanti del Governo austriaco:

1) dopo l’ultima riunione di Innsbruck sia Klaus che Toncic hanno ribadito pubblicamente che il «pacchetto» deve essere «ancorato» internazionalmente;

2) tirolesi ed altoatesini hanno condizionato, sia pure con sfumature diverse, l’accettazione definitiva del pacchetto ad una soddisfacente soluzione della questione dell’«ancoraggio»;

3) nella riunione di Innsbruck si è prospettato tale ancoraggio sotto varie forme e Wallnoefer, che finora, in realtà, ha tenuto in mano i fili della situazione, ha ancora parlato di «Commissione». Per cui, se anche da parte austriaca non venisse prospettata, nella richiesta riunione degli esperti, una tale soluzione, resta a vedersi se Wallnoefer è disposto ad accettarne un’altra che gli faccia perdere in futuro la voce in capitolo che ha avuto sinora;

4) nella riunione di Innsbruck si era fra l’altro parlato di una formula di «ancoraggio» che, se pure preparata da gli esperti della Ballhaus, avrebbe dovuto essere approvata da Ermacora e da Gschnitzer. Viceversa è da escludersi che le avances austriache di oggi si basino su formule già avallate anche da costoro.

Tutte queste considerazioni fanno dubitare che una soluzione concordata direttamente con la Ballhaus, sia pure attraverso la riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, possa essere accettata a Innsbruck e a Bolzano.

È difficile dire che cosa esattamente il Governo austriaco intenda proporre nella ventilata riunione segreta. A voler essere ottimisti, penso che da parte austriaca si chiederà che nelle dichiarazioni fatte ai Parlamenti, ma sopratutto nelle dichiarazioni da farsi alle Nazioni Unite, venga detto esplicitamente che le concessioni accordate dall’Italia agli altoatesini rientrano nel quadro dell’accordo Gruber- De Gasperi.

In sostanza per gli austriaci una dichiarazione del genere da parte del Governo italiano vorrebbe significare che, dovendosi giudicare sulla esecuzione dell’accordo Gruber- De Gasperi, sia implicito l’esame – se non anche il controllo – sulla esecuzione

o meno di quelle concessioni che il Governo italiano ha inteso fare agli altoatesini per «completare» l’esecuzione dell’accordo Gruber- De Gasperi. Questa tesi sembra sia stata già esposta a Innsbruck dal Prof. Verdross come tesi valida senza che siano necessarie esplicite dichiarazioni da parte del Governo italiano. Ma una cosa è l’opinione del Prof. Verdross, in qualsiasi momento contestabile, altra cosa è l’avallo che ad essa dovesse dare il Governo italiano. Ma, a parte tutto ci permane del tutto inaccettabile la procedura propostaci secondo la quale il PPS dovrebbe avere l’ultima parola.

Ancora una volta si deve constatare che il Governo austriaco si dimostra un non valido interlocutore in questa pur grave disputa. Dopo averci convenuto davanti alle Nazioni Unite come il legittimo nostro contradditore, in forza dell’accordo di Parigi sottoscritto dai due Governi, dopo aver sostenuto che Vienna ha il diritto e il dovere di far valere gli interessi degli altoatesini in base a tale accordo, ancora alla vigilia di una ventilata soluzione del problema, il Governo dichiara candidamente di non aver avuto un ampio mandato dagli altoatesini (e tanto meno da Innsbruck) per concludere la controversia, per cui si arriva alla situazione assurda che fino all’ultimo si deve passare da Vienna per il raggiungimento, in sostanza, di un accordo fra il Governo italiano ed un partito italiano debitamente rappresentato in Parlamento.

Ed a parte poi questo strano aspetto della vicenda, resta la circostanza, che mi pare veramente inaccettabile, che ci si voglia obbligare non solo a modificare il pacchetto nella sua globalità, come presentato dal Presidente Moro a Magnago, ma addirittura ad addivenire a nuove intese su tali modifiche che poi, per avventura, potrebbero – e non sembra poi tanto improbabile – essere respinte da Innsbruck e da Bolzano.

Dimodoché, dopo aver acquisito altri nuovi punti a favore degli altoatesini, ci troveremmo ancora una volta nella condizione di essere considerati – almeno formalmente essendoci dipartiti dalla globalità preventivamente accettata dagli austriaci – i responsabili di un mancato accordo e ci verrebbero fatte nuove pressioni e richieste per risolvere la controversia.

Ho l’impressione che Vienna cerchi di trovare una soluzione illudendosi poi di forzare la mano a Innsbruck e a Bolzano, non tenendo conto che finora non si ha per nulla la sensazione che al Governo di Vienna si sia lasciata mano libera e che anzi è chiaro che si pretende di interloquire ancora dopo eventuali ulteriori contatti fra i due Governi.

Ma comunque non riesco nemmeno a vedere, nonostante la buona volontà di Toncic, quale formula ci si possa ancora proporre che non comporti un’internazionalizzazione del «pacchetto».

Essa non puessere scelta nemmeno fra le «ancore di salvataggio» elencate oggi dall’«Arbeiter Zeitung» (vedi mio telegr. 2754) perché tutte sono incompatibili con il nostro punto di vista.

Come ho ricordato, il Prof. Verdross sostiene che la formula secondo cui la Corte dell’Aja è competente a giudicare sull’interpretazione e l’applicazione dell’accordo De Gasperi- Gruber sia abbastanza ampia da includere la competenza anche su eventuali violazioni del «pacchetto», senza che sia necessaria nessuna nostra adesione o dichiarazione.

Si contenti quindi il Governo austriaco di questa interpretazione e non ci chieda una parola di pi

D’altra parte non vedo come ci si possa obbligare a tutti i costi ad «ancorare» il pacchetto. Esistono tanti accordi internazionali (il nostro non è nemmeno un accordo bilaterale vero e proprio) senza clausole che prevedano un tribunale per eventuali inadempienze. Lo stesso accordo De Gasperi- Gruber non la conteneva. Il Governo austriaco e gli altoatesini si fidino quindi del Governo italiano che ha già proposto procedure interne piche sufficienti per assicurarli della volontà politica di eseguire quanto promesso. La loro pretesa appare del resto eccessiva in quanto stanno per avere molto senza dare niente: anzi essi stanno per ricevere senza nemmeno chiudere definitivamente la controversia perché il Governo austriaco si riserva di dare la quietanza soltanto quando tutte le concessioni saranno eseguite e, auguriamoci, che essi un giorno riconoscano onestamente che tutte le promesse sono state adempiute.

E per intanto facciano in modo di non tirare troppo la corda con una pretesa di ancoraggio che rischia di far affondare il pacchetto, come non senza arguzia il «Kurier» ha rappresentato nell’allegata vignetta(5)!

Gradisci, caro Gaja, i miei picordiali saluti

E. Martino


1 ASPDR, UAD, b. 405, fasc. 23.


Vedi D. 212.


Vedi D. 213. 4 T. 13414/275, pari data, non pubblicato. 5 Non pubblicato.

216

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI,CON L’AMBASCIATORE D’AUSTRIA A ROMA, LÖWENTHAL (Roma, 5 maggio 1967)1

Appunto.

Udienza concessa il 5 maggio 1967 dall’On. Ministro all’Ambasciatore d’Austria

Loewenthal ‒ Presente il Direttore Generale degli Affari Politici.

LOEWENTHAL: Per incarico del suo Governo presenta all’On. Ministro il Promemoria (All. 1) contenente proposte austriache per regolare la procedura relativa alla chiusura della controversia altoatesina, aggiungendo che trattasi del Promemoria che il Ministro Toncic, incontrando a Bonn il 25 aprile u.s.2 il Ministro Fanfani, gli aveva sottoposto.

FANFANI: Rileva che nel testo presentatogli a Bonn dal Ministro Toncic, presenti l’On. Badini Confalonieri e l’Ambasciatore Luciolli, erano contenuti 9 punti, relativi alla procedura di chiusura della controversia. Vi era inoltre un punto 10, dattiloscritto, in cui ci si riferiva alla assenza di considerazioni giuridiche delle due Parti, relativamente al consenso di adire la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja. Vi era infine un punto 11, scritto a mano, che si riferiva alla richiesta della nomina di quattro agenti, due per parte, cui affidare il compito dei contatti preliminari, prima del giudizio davanti alla Corte, nel caso di eventuali controversie. Trova quindi alquanto singolare la differenza fra il testo esibitogli a Bonn dal Ministro Toncic e quello testé presentatogli dall’Ambasciatore d’Austria, testo che comunque si riserva di esaminare.

LOEWENTHAL: Precisa di aver avuto l’incarico di esporre a voce i due punti seguenti, non aventi carattere procedurale, che corrispondono ai punti 10 e 11 del testo di Bonn. Piprecisamente egli ha avuto istruzioni di dichiarare che «il Governo Federale, fra l’altro, ritiene necessario:

- -

Rinnova la richiesta di un incontro di esperti italiani ed austriaci per l’esame delle questioni di procedura relative alla chiusura della controversia nonché per lo studio delle proposte predette.

FANFANI: Rileva che sarebbe strano abbordare l’esame delle questioni procedurali, senza prima essere d’accordo su quelle sostanziali.

LOEWENTHAL: Risponde che appunto per trovare un’intesa anche sulle questioni sostanziali il Governo austriaco propone un incontro di esperti dei due Paesi.

FANFANI: Osserva che se si vogliono trattare questioni procedurali e questioni sostanziali, sarebbero necessari due incontri a livello esperti. Il primo di essi dovrebbe essere dedicato allo studio della parte sostanziale, mentre quello successivo, da tenersi dopo raggiunto l’accordo sulla parte sostanziale, dovrebbe occuparsi della procedura. Aggiunge che, tuttavia, prima di poter dare una risposta in merito alla richiesta di una nuova riunione di esperti italiani ed austriaci, occorre che da parte del Governo di Vienna ci vengano dati alcuni chiarimenti, in merito alla «comunicazione orale» austriaca del 20 aprile u.s.3, chiarimenti che l’Ambasciatore Gaja comunicherà all’Ambasciatore Loewenthal.

GAJA: Sottolinea i punti della «comunicazione orale» austriaca del 20 aprile u.s. in merito ai quali occorre che il Governo di Vienna fornisca chiarimenti (All. 2).

LOEWENTHAL: Assicura che non mancherà di sottoporre al suo Governo i vari punti per i quali da parte italiana vengono richiesti chiarimenti, riservandosi di fornire, non appena possibile, una risposta.

FANFANI: Prega l’Ambasciatore d’Austria di portare il suo saluto al Ministro Toncic e di comunicargli che, nel ricevere il promemoria relativo alla procedura per la chiusura della controversia altoatesina, abbiamo notato che nel testo consegnatoci non figuravano due punti – relativi peraltro a questioni sostanziali – che invece erano compresi nel testo da lui esibito a Bonn. Prega di far rilevare altresì che egli ritiene che bisognerà forse seguire un metodo un po’ diverso da quello suggerito da parte austriaca, e cioè affrontare lo studio delle modalità di chiusura della controversia, solo dopo aver chiarito alcuni interrogativi che la «comunicazione orale» austriaca del 20 aprile ha sollevato nel Governo italiano. Per quanto riguarda le riunioni di esperti, da parte italiana non si esclude che esse possano avere luogo; tuttavia, prima di affrontare le questioni procedurali, gli esperti dovrebbero esaminare le questioni di carattere sostanziale ed in particolare i due punti sostanziali esposti verbalmente dall’Ambasciatore Loewenthal. Conclude confermando che, prima di prendere decisioni al riguardo, il Governo italiano attende di ricevere i chiarimenti desiderati circa la «comunicazione orale» austriaca del 20 aprile u.s.

LOEWENTHAL: Come ultimo punto attira l’attenzione del Ministro Fanfani sulle difficoltà che il Governo austriaco ha incontrato nella riunione di Innsbruck del 15-16 aprile u.s.4. Riferisce che il Ministro Toncic lo ha incaricato di far rilevare in maniera amichevole e costruttiva al Governo italiano che l’attuale proposta costituisce l’ultima linea di ripiego austriaca e che, se essa venisse respinta da parte italiana, non resterebbero altre vie di uscita.

FANFANI: Rileva di ben conoscere il punto di vista del Ministro Toncic, con il quale ha parlato ampiamente della questione. Osserva che anche il Governo italiano si trova di fronte a non minori difficoltà. Lo schieramento parlamentare in Italia è tale che il Governo si troverà di fronte al grave problema di raccogliere la prescritta maggioranza dei due terzi per l’approvazione delle leggi a carattere costituzionale, previste per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano. Ritiene che anche da parte austriaca si dovrebbe cercare una forma di soluzione che in Italia possa ottenere l’approvazione anche del Partito Liberale. Sottolinea che tale convincimento gli viene suggerito dalla sua coscienza di europeo. Ricorda di aver esposto questo suo punto di vista al Ministro Toncic, il quale è rimasto colpito dalle sue parole.

GAJA: Fa presente che, da un primo sommario esame del documento presentato da Loewenthal, risulta che la modifica della procedura di chiusura della controversia, testé proposta dal Governo austriaco, costituisce un passo indietro – non solo rispetto alla ipotesi globale di chiusura della controversia esaminata a Parigi nel dicembre 1964(5) – ma sopratutto rispetto a quanto aveva formato oggetto delle conversazioni dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria nel 1966(6), conversazioni che, anche senza stendere testi definitivi, avevano peresaminato da vicino questioni procedurali. Aggiunge che comunque, si tratta di una osservazione preliminare, e che non gli sembra il caso, per il momento, di entrare in dettagli sui vari punti della comunicazione testé fatta da parte austriaca.

FANFANI: Nota che anch’egli aveva rilevato a Bonn che il documento presentatogli dal Ministro Toncic conteneva alcune prese di posizione diverse da quelle alle quali si era giunti nel corso dei contatti menzionati dall’Ambasciatore Gaja. In quella occasione si era astenuto dal sottolinearlo per non mettere in difficoltà un collega ed amico, sopratutto di fronte a terze persone, limitandosi appunto a chiedere che il documento gli fosse fatto pervenire per le normali vie diplomatiche. Assicura che, comunque, il problema sarà da noi esaminato in maniera approfondita, una volta ricevuti i chiarimenti da noi richiesti.

Allegato I

PROPOSTE PER LE MODALITÀ DI CONCLUSIONE(7)

Promemoria. Roma, 5 maggio 1967.

1. incontro tra i Ministri degli Affari Esteri per l’approvazione, dalle due parti, dei testi:

-del pacchetto

- -

e per la parafatura dell’accordo relativo alla Corte Internazionale di Giustizia (cioè dell’accordo per la modifica dell’articolo 27 della Convenzione europea per la regolamentazione pacifica delle controversie);

- - - - - - - - - -

Allegato II

QUESTIONARIO

- - - - - - - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Maggio- Giugno 1967.


Vedi D. 214.


3 Vedi D. 212.


Vedi D. 211.


Vedi D. 4.


Vedi DD. 134, 140 e 153. 7 Cfr. la versione in lingua originale in Akten, vol. VI, D. 66.


Vedi D. 208.


Vedi D. 156.

217

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 17 maggio 1967. - - - - - -

Allegato I(7)

1) Ritirare dalle due dichiarazioni governative le dichiarazioni che si riferiscono alla posizione giuridica.

2) Quattro agenti.

Allegato II

A) A tutti temi trattati nel «questionario» il Ministro degli Esteri austriaco ha già risposto esaurientemente al Ministro Fanfani a Bonn. Tuttavia il Ministro degli Esteri austriaco, fedele alla sua intenzione di non attribuire alle difficoltà formali maggiore importanza di quanta ne abbiano, è ben volentieri disposto a ripetere ancora una volta le comunicazioni fatte allora:

ad 1): Sì (per quanto concerne il pacchetto con i «chiarimenti» e gli «approfondimenti» intervenuti su piano interno italiano).

ad 3): La comunicazione «il Governo Federale è disposto ad accettare il pacchetto nella forma in cui è stato esaminato dall’Esecutivo del SVP il 23 marzo 1967», si riferisce alle misure del Governo italiano a favore della popolazione alto-atesina.

ad 2) e 4): Politicamente ed a lunga scadenza la composizione della controversia ha senso, sia per l’Austria che per l’Italia, soltanto se ha il consenso della minoranza di lingua tedesca. Tale consenso sussiste se la maggioranza della popolazione alto-atesina di lingua tedesca lo vuole. La stragrande maggioranza della popolazione alto-atesina di lingua tedesca è rappresentata dal SVP. Questo puadottare le proprie decisioni soltanto in conformità dei propri statuti. A norma di questi ultimi, tutte le decisioni importanti vengono adottate dal Congresso. Per questa ragione l’Esecutivo del Partito, pur essendo l’organo politicamente determinante, pusoltanto presentare raccomandazioni al Congresso. Questo è quanto esso ha fatto, in relazione al pacchetto, sia pure con una maggioranza la cui esiguità, per va, in generale, attribuita a cause diverse dall’insoddisfazione per il pacchetto. La raccomandazione, peraltro, è stata fatta ad una condizione, e, precisamente, alla condizione che si trovi un’efficace garanzia tra l’Austria e l’Italia. Ma quale garanzia è efficace a giudizio del SVP? Quella riconosciuta efficace dall’Austria.

Come il Ministro degli Esteri austriaco ha già esposto al Ministro degli Esteri italiano, occorrerebbe evitare di porre in risalto le possibilità teoriche e formali di un rigetto daparte del Congresso. È essenziale, in questo caso, rilevare l’aspetto materiale e politico per cui, qualora venga risolto il problema della garanzia, l’accettazione definitiva da parte del Congresso è fuori discussione. Per risolvere questo grave problema entrambi gli Stati devono dare prova di coraggio. A tal fine, per non basta concedere nuove competenze e accettarle, ma occorre anche risolvere il problema della garanzia, perché soltanto in questo modo la diffidenza, purtroppo esistente e non eliminabile a comando, della minoranza puessere superata.

L’Austria ha preso atto che, per quanto concerne la questione della garanzia, l’Italia non si scosta dal proprio punto di vista giuridico, ma che, d’altronde, essa ha intenzione di attuare l’assicurato trasferimento delle nuove competenze. Le proposte del Ministro degli Esteri austriaco non chiedono né all’Italia né all’Austria di scostarsi dai loro punti di vista giuridici. L’omissione dei rispettivi punti di vista giuridici nelle dichiarazioni dei due Governi e nelle notificazioni alle Nazioni Unite schiude, peraltro, la via ad una soluzione sostanziale.

ad 5): Il termine «di massima» significa che la Corte Internazionale di Giustizia viene accettata come mezzo di garanzia, e ciai presupposti fissati nelle due «carte» consegnate.

ad 6): «Garanzia piefficace» significa accettare la Corte Internazionale di Giustizia ai presupposti fissati nelle due carte anzidette.

ad 7): Oltre alla lettura del testo, le dichiarazioni e le comunicazioni richiederanno, in particolare, i seguenti lavori:

- - - - - - - - - - - - -

«1) Il Governo Federale è disposto ad accettare il pacchetto nella forma in cui è stato esaminato dall’Esecutivo del SVP, il 23 marzo 1967. Questa disposizione si basa sul presupposto che il Congresso del SVP seguirà la raccomandazione dell’Esecutivo del Partito.

2) Il Governo Federale vede, di massima, nella Corte Internazionale dell’Aja un mezzo idoneo di garanzia. Perché questa garanzia divenga piefficace esso ritiene pernecessario un adeguamento dei progetti, elaborati dalle due parti nel 1964, delle reciproche dichiarazioni davanti ai Parlamenti e delle comunicazioni alle Nazioni Unite, alla situazione modificata rispetto al 1964, nonché una discussione del procedere previsto».

Nell’esaminare il testo di questa comunicazione occorre sempre tenere presente che essa doveva ottenere, e di fatto ha ottenuto, l’approvazione dei tirolesi del nord e del sud. Tale circostanza ha valore determinante per entrambi gli Stati. Questo fatto non dovrebbe essere trascurato e, del resto, il Ministro degli Esteri austriaco è d’avviso che il problema alto-atesino possa essere risolto soltanto se entrambe le parti lo considerano in un’ampia visuale ed hanno sempre presente tale visuale, nonostante le difficoltà dei particolari tecnici.

gomento indicato. Verosimilmente è stata messa agli atti una versione in mundum redatta il giorno succes


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Maggio- Giugno 1967.


2 Vedi D. 216.


Vedi D. 214.


4 Vedi D. 216, Allegato II.


5 Vedi D. 212.


6


Vedi D. 218. Nel sottofascicolo si conserva soltanto un appunto datato 18 maggio relativo all’arrivo.


7 La versione in lingua originale è contenuta nelle istruzioni inviate a Lenthal: vedi Akten, vol. VI, D. 74.

218

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI(1)

Appunto. Roma, 18 maggio 1967.

In merito alla risposta fornita da parte austriaca il 17 maggio u.s.(2) alla richiesta di chiarimenti avanzata da parte italiana il 5 dello stesso mese(3), circa la «comunicazione orale» austriaca del 20 aprile(4), si rileva quanto segue:

1) nel preambolo si accenna implicitamente alla nostra richiesta come ad una «difficoltà formale», dato che di tutti gli argomenti indicati nel questionario, il Ministro Toncic avrebbe già parlato con il Ministro Fanfani a Bonn. Cinonostante il predetto si dichiara disposto a ripetere le comunicazioni fatte in quella occasione;

2) il Ministro Toncic risponde affermativamente alla domanda se la «comunicazione orale» del 20 aprile costituisca, o meno, una risposta all’ipotesi globale di soluzione della controversia avanzata da parte italiana nel luglio 1966, aggiungendo tuttavia che tale ipotesi deve intendersi integrata dai «chiarimenti» e dagli «approfondimenti» intervenuti sul piano interno in Italia;

3) riferendosi poi al punto 3 del questionario, la risposta restringe la portata della predetta «comunicazione orale», nella quale era detto che «il Governo federale austriaco è disposto ad accettare il pacchetto nella forma in cui è stato esaminato dall’Esecutivo della SVP il 23 marzo 1967(5)», chiarendo – in contraddizione col precedente

n. 2 – che l’accettazione si riferisce soltanto alle misure del Governo italiano a favore della popolazione altoatesina;

4) riferendosi globalmente ai punti 2 e 4 del nostro questionario, la risposta austriaca, pur rilevando che l’Esecutivo della SVP pusoltanto presentare raccomandazioni al Congresso, sottolinea che «occorrerebbe evitare di porre in risalto le possibilità tecniche e formali di un rigetto da parte del Congresso della raccomandazione dell’Esecutivo». Quindi mentre si risponde negativamente alla domanda di cui al punto 2 – affermando cioè che il Governo austriaco non ritiene che la SVP si sia definitivamente pronunciata con la nota risoluzione del 23 marzo della Giunta esecutiva – si evita di rispondere alla domanda di cui al punto 4, aggiungendo che, qualora venisse risolto il problema della garanzia, l’accettazione definitiva da parte del Congresso sarebbe fuori discussione;

5) sempre riferendosi globalmente ai punti 2 e 4 del nostro questionario, la risposta mette in rilievo l’importanza del problema della garanzia, affermando che non basta la concessione e l’accettazione di nuove competenze (ciche potrebbe preludere anche alla richiesta di nuove misure), ma occorre anche risolvere tale problema. Al riguardo conclude che si pugiungere ad una soluzione sostanziale della questione, omettendo i rispettivi punti di vista giuridici nelle dichiarazioni dei due Governi ai rispettivi Parlamenti e nelle notificazioni alle Nazioni Unite;

6) in relazione al punto 5 del questionario, la risposta chiarisce che la Corte Internazionale di Giustizia viene accettata come mezzo di garanzia «di massima», cioè a condizione che vengano attuati i presupposti indicati in ambedue le comunicazioni del 5 maggio. In tal modo si realizzerebbe quella «garanzia piefficace», di cui al punto 6 del questionario;

7) con riferimento al punto 7 del questionario, vengono indicate, nella risposta, le modifiche che il Governo austriaco propone di apportare alla procedura di chiusura della controversia in particolare per quanto riguarda le dichiarazioni dei due Governi ai rispettivi Parlamenti e le comunicazioni alle Nazioni Unite. Tali modifiche si ispirano ai criteri indicati da parte austriaca nel documento consegnatoci il 5 maggio; vi è inoltre l’accenno al «completamento dello sviluppo storico dal 1964 in poi», che sembra voler introdurre, nei documenti di chiusura della controversia, il riferimento ai contatti italo-austriaci intervenuti dopo tale data, allo scopo di costituire una ulteriore prova della continuità nello svolgimento dei negoziati, alla quale, come noto, tende tutto il sistema di procedura testé proposto da parte austriaca;

8) riferendosi al punto 8 del questionario, la risposta accenna alle modifiche da apportare alla procedura prevista per la chiusura della controversia, anche in questo caso ispirandosi alle proposte contenute nel documento sopracitato del 5 maggio, alcune delle quali – come, ad esempio, quella relativa alle reciproche notifiche dei due Governi delle dichiarazioni effettuate ai rispettivi Parlamenti – già presentate dal Governo austriaco in seno alla Commissione di esperti furono da noi respinte. In aggiunta a quanto contenuto nel documento suddetto del 5 maggio, la risposta alla nostra richiesta di chiarimenti solleva la questione se alla comunicazione dei due Governi alle Nazioni Unite sarà allegato, o meno, un elenco delle misure, questione anch’essa a suo tempo proposta da parte austriaca in seno alla Commissione di esperti e da allora sempre respinta da parte italiana;

9) infine la risposta mette in rilievo il fatto che la «comunicazione orale» del 20 aprile aveva ottenuto l’approvazione dei «tirolesi del nord e del sud» e si afferma che tale circostanza ha «valore determinante per entrambi gli Stati».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Maggio- Giugno 1967.


2 Vedi D. 217.


3 Vedi D. 216.


4 Vedi D. 212.


5 Vedi D. 208, Allegati I e II.

1

Come è noto, nel corso dell’incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria, che ebbe luogo a Londra dal 18 al 20 luglio 1966(2), fu avanzata da parte italiana una ipotesi globale di chiusura della controversia altoatesina. Pochi giorni dopo – e precisamente il 29 luglio dello stesso anno(3) – il Governo austriaco fece conoscere che, prima di dare una risposta in merito all’ipotesi globale di cui sopra, riteneva opportuno che fossero sondate le reazioni della SVP, intendendo subordinare la propria presa di posizione alle decisioni di questa.

È superfluo ricordare in questa sede l’«iter» interno che la nostra ipotesi ha seguito dinnanzi ai vari organi della SVP, «iter» conclusosi il 23 marzo u.s. con la nota risoluzione della Giunta esecutiva(4). Qualche giorno prima della decisione dell’Esecutivo della SVP, il 18 marzo u.s.5, l’Ambasciatore d’Austria trasmetteva al Ministro degli Esteri un messaggio del Ministro Toncic, che proponeva un ulteriore incontro di esperti italiani ed austriaci per discutere della questione dell’ancoraggio internazionale. Il passo era dettato verosimilmente dal desiderio di sondare, proprio in vista della riunione dell’Esecutivo, se fosse possibile scindere gli elementi – materiale e formale

– della nostra proposta globale, limitandosi, da parte austriaca, a considerare intanto acquisite le nostre posizioni nella parte materiale del problema e cercando di riaprire la discussione, con piena libertà, sulla parte formale di esso.

La risposta di Roma fu, come è noto, negativa. Si rilev infatti, che da parte italiana non si poteva prendere atto che di una risposta globale ad una ipotesi che era stata chiaramente indicata come globale. La decisione dell’Esecutivo della SVP intervenne, come sopra è detto, il 23 marzo, nella forma nota che, da un lato, rinviava ogni decisione sulla cosiddetta «garanzia» ai due Governi e, dall’altro, precludeva la convocazione del Congresso del partito se non ad una fase successiva al raggiungimento di un accordo su tale problema.

Da tale momento ed in particolare dalla successiva riunione di Innsbruck del 15 e 16 aprile u.s.6 fra esponenti austriaci ed altoatesini, il Governo di Vienna riprese ad insistere presso il Governo italiano per ottenere la nostra adesione ad un incontro a qualsiasi livello, che sostanzialmente fosse dedicato alla questione del cosiddetto «ancoraggio internazionale». Cifu fatto il 12 aprile(7), in occasione di un incontro del Sottosegretario On. Oliva col Ministro Toncic a Ginevra. Pochi giorni dopo, il 20 aprile(8), l’Ambasciatore d’Austria comunicava a Roma, per conto del suo Governo, l’accoglimento in linea di massima da parte austriaca delle ipotesi da noi presentate a Londra nel luglio scorso, proponendo al tempo stesso un nuovo incontro, anche di carattere segreto, fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi, al fine di esaminare le modifiche da apportare ai documenti di chiusura della controversia e alla relativa procedura, allo scopo di rendere «piefficace» la garanzia internazionale da noi proposta. Si acclude il testo di tale comunicazione «orale» austriaca (all. 1)9.

Successivamente, il 25 aprile, a Bonn, in occasione delle cerimonie funebri per Adenauer, il Cancelliere Klaus intratteneva sulla questione il Presidente del Consiglio, On. Moro. Nella stessa occasione Toncic incontrava il Ministro degli Esteri On. Fanfani(10) e gli sottoponeva un promemoria contenente proposte procedurali austriache per la chiusura della controversia altoatesina, rinnovando la richiesta di una riunione di esperti. Lo stesso promemoria (all. 2), non accolto da parte italiana a Bonn, veniva ufficialmente consegnato, con alcune lievi varianti, il 5 maggio u.s. al Ministro Fanfani(11), da parte dell’Ambasciatore d’Austria, il quale aggiungeva una ulteriore «comunicazione orale»(12), del seguente tenore:

«Il Governo Federale, fra l’altro, ritiene necessario:

- -

In tale occasione l’Ambasciatore Loewenthal rinnovava la richiesta di convocazione di una riunione di esperti italiani ed austriaci. Nel ricevere il promemoria e nel prendere atto della «comunicazione orale», il Ministro Fanfani rispondeva all’Ambasciatore d’Austria che non escludeva la possibilità di un futuro incontro dei rappresentanti dei due Ministri degli Affari Esteri e che anzi, in linea di principio, ne sembravano

– semmai – necessari due. Il primo di essi avrebbe dovuto essere dedicato allo studio della parte sostanziale della comunicazione austriaca (di cui alla cosiddetta «comunicazione orale» sopra riportata). Soltanto il successivo incontro, da tenersi dopo aver raggiunto un accordo sulla parte sostanziale, avrebbe potuto occuparsi della procedura relativa alla chiusura della controversia. Il Ministro Fanfani aggiungeva che, tuttavia, prima di poter dare una risposta in merito alla richiesta di una nuova riunione di esperti italiani ed austriaci, occorreva che da parte del Governo di Vienna venissero forniti a Roma alcuni chiarimenti (all. 3)13 in merito alla precedente «comunicazione orale» austriaca del 20 aprile.

La risposta alla nostra richiesta di chiarimenti venne data dall’Ambasciatore d’Austria il 17 maggio u.s.14. Tali chiarimenti (all. 4)15 che non sembrano rispondere esattamente a tutti i quesiti da noi formulati o che, a loro volta, presentano alcune espressioni non molto chiare, non si discostano, nella parte relativa alla modifica dei documenti e della procedura di chiusura della controversia, dalla comunicazione austriaca del 5 maggio, riproducendone quegli aspetti che tendono a costruire di fatto un nuovo accordo italo-austriaco, con la conseguente internazionalizzazione delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine.

Con l’occasione l’Ambasciatore Loewenthal ha nuovamente sollecitato una risposta del Governo italiano in merito alla proposta austriaca di ulteriori incontri fra i rappresentanti dei due Ministri degli Affari Esteri, incontri per i quali, da parte austriaca, si sarebbe pronti ad accogliere eventuali proposte italiane circa l’ordine del giorno.

L’Ambasciatore Loewenthal ha aggiunto che il Governo austriaco concorda sull’opportunità che gli eventuali incontri siano due; tuttavia, per quanto riguarda l’oggetto di essi, riterrebbe che i due incontri dovrebbero essere dedicati tanto alle questioni sostanziali che a quelle procedurali. Nel primo incontro interverrebbero soltanto i rappresentanti dei Ministri, mentre nel secondo i predetti dovrebbero essere assistiti da esperti.

Si tratta ora da parte nostra di esaminare nel loro contenuto giuridico e nei loro aspetti politici le proposte austriache e di decidere la linea da seguire in futuro.

11

Delle quattro comunicazioni fatteci dal Governo austriaco (la «comunicazione orale» del 20 aprile; il Promemoria del 5 maggio; la «comunicazione orale» pure del 5 maggio, riprodotta nel documento consegnatoci il 17 maggio; i chiarimenti relativi alla «comunicazione orale» del 20 aprile, comunicatici il 17 maggio) la prima aveva carattere formalmente positivo, almeno nella parte nella quale affermava che il Governo di Vienna è disposto ad accettare il cosiddetto «pacchetto». Le comunicazioni successive non solo non costituiscono risposta all’ipotesi globale da noi presentata, ma introducono invece elementi nuovi che non è facile valutare positivamente.

I punti di queste ultime che costituiscono elementi innovatori e talvolta contraddittori rispetto a quanto previsto nell’ipotesi globale di chiusura della controversia da noi avanzata nel luglio 1966, e che pertanto non possono non destare perplessità e preoccupazioni, sono essenzialmente i seguenti:

- - -

te nel momento previsto oggi dal Governo austriaco, in quanto, intervenendo subito dopo le due dichiarazioni parallele in Parlamento (e tanto pidopo lo scambio delle relative notifiche, ora richiesto da Vienna) potrebbero avvalorare la tesi che sia stato raggiunto un accordo internazionale fra l’Italia e l’Austria, tesi di cui dobbiamo impedire l’affermazione, evitando tutti quegli atti che potrebbero convalidarla;

- -

- Dichiarazione del Governo italiano:

«Il Governo italiano conferma la sua opinione d’aver già applicato l’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. Le misure che il Governo ha l’onore di promuovere sono il frutto di autonoma determinazione e confermano la concezione profondamente democratica che noi abbiamo dei rapporti fra lo Stato e tutti i gruppi della sua popolazione».

- Dichiarazione del Governo austriaco:

«Il Governo austriaco constata che le misure italiane rientrano nel quadro dell’Accordo di Parigi e costituiscono pertanto atti di adempimento di tale Accordo … Le misure italiane ora previste rappresentano il risultato raggiunto nel corso delle trattative, mentre ciascuna delle Parti si è riservata di lasciare impregiudicato il proprio punto di vista giuridico».

La proposta esaminata nel contesto generale dei vari documenti sopra detti, si inquadra nel tentativo dell’Austria di costituire il presupposto per dimostrare che le misure sono oggetto di un nuovo accordo italo-austriaco. Pertanto essa sembra da respingere, essendo necessario mantenere, per quanto ci riguarda, nell’annuncio al Parlamento – che costituisce l’atto pisolenne della procedura per la chiusura della controversia – l’accenno al nostro punto di vista giuridico.

Per anni le misure, che saranno da noi annunciate, sono state discusse in incontri internazionali fra l’Italia e l’Austria. Tali incontri hanno avuto luogo a seguito delle note Risoluzioni delle Nazioni Unite e in vista di arrivare alla fine della controversia.

In queste condizioni, il solo modo di impedire che se ne tragga la conclusione, altrimenti pressoché ovvia, che si tratta di misure internazionalmente concordate, e come tali internazionalmente obbligatorie per l’Italia, è che l’Italia ribadisca, in ogni occasione appropriata e in termini inequivocabili, il proprio punto di vista giuridico sulla controversia e sulle misure in questione.

***

Le risposte austriache, esaminate, com’è indispensabile, nel loro complesso e non nelle singole comunicazioni che ci sono state fatte per evidenti ragioni di presentazione psicologica, significano un respingimento della ipotesi globale di soluzione della controversia del 18-20 luglio u.s., mirando ad introdurre, negli schemi a suo tempo previsti, elementi nuovi che alterano sostanzialmente le basi sulle quali si erano svolti dal 1964 in poi i nostri contatti con l’Austria e che darebbero, fra l’altro, vita ad un accordo tacito fra i due Governi ed alla conseguente internazionalizzazione delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine. Le proposte austriache non sono del tutto nuove, in quanto alcune di esse furono già presentate da parte austriaca nel corso delle riunioni della Commissione di esperti nel 1964. Come si è detto, sia in quella occasione che successivamente, esse vennero senz’altro respinte da parte italiana.

Si allegano i pareri espressi dai Proff. Monaco, Sperduti e Capotorti in merito alle ultime dichiarazioni austriache (all. 5, 6, 7).

111

1. Da un punto di vista politico, è forse possibile ricostruire il pensiero che è alla base dell’azione svolta nel corso di quest’anno da parte del Ministro Toncic, nel modo seguente. Il Ministro Toncic si era reso conto che a Londra da parte italiana si era offerto il massimo che il Governo di Roma potesse offrire. D’altro canto, egli si rendeva ben conto di non disporre, in Parlamento, della maggioranza necessaria per l’approvazione del «pacchetto», essendo prevedibile che molti deputati del partito popolare, appartenenti all’ala destra, avrebbero dato voto contrario. Di conseguenza, per tentare di rendere possibile un accordo sulla base delle ipotesi italiane e data l’opposizione di Kreisky e dei socialisti basata sul cosiddetto problema dell’ancoraggio internazionale, Toncic pensdi svolgere un’azione tendente a neutralizzare l’opposizione dei socialisti, fino allora mostratisi contrari all’accettazione dell’ipotesi globale di chiusura della controversia, presentata da parte italiana, col pretesto che le previsioni in essa contenute, relative alla garanzia internazionale, erano molto meno favorevoli di quelle di cui all’ipotesi d’intesa esaminata a Parigi nel dicembre 1964(16).

Il mezzo piadatto per far recedere il PSA dal suo atteggiamento, sembral Ministro Toncic quello di ottenere, da parte della SVP, una larga approvazione della ipotesi globale proposta dal Governo italiano. Forte di un quasi unanime consenso degli altoatesini – naturalmente anche sulla questione del cosiddetto ancoraggio – egli riteneva di poter costringere i socialisti a mutare il loro atteggiamento permettendogli di raggiungere così la maggioranza necessaria per l’approvazione del pacchetto da parte del Parlamento di Vienna.

Si rileverà che, da parte nostra, l’azione di Toncic ottenne un indiretto appoggio, che si è tradotto in pratica nel tentativo di venire incontro in maniera sostanziale alle richieste di Magnago.

- -

Qualunque possa essere l’esito di tali proposte, sembra che il Governo austriaco continuerà nei suoi sforzi per tenerci «agganciati», allo scopo, da un lato, di dimostrare alla opinione pubblica interna che il contatto con il Governo di Roma continua, evitando così le ripercussioni in Austria di una dichiarazione di fallimento dei negoziati; dall’altro, per acquisire definitivamente i risultati ottenuti nella parte materiale della nostra ipotesi globale, limitando ormai le conversazioni con l’Italia agli aspetti internazionali della controversia. In tal modo, tenuto conto del fatto che qualsiasi intesa dovrebbe poi essere approvata, in via definitiva, da parte del Congresso della SVP, è ovvia speranza di Toncic che si possa giungere ad ottenere una qualche formula equivalente a quella esaminata a Parigi nel 1964: e che in tal modo la soluzione della controversia possa ottenere i voti socialisti. Si deve tener presente che il Governo austriaco, nella fase attuale, deve verosimilmente temere di dichiarare l’insuccesso dei contatti in corso. Tale insuccesso, innanzitutto, ricadrebbe – sia pure a torto – sullo stesso Toncic e su Klaus. Vi sarebbe in ogni caso da aspettarsi che le organizzazioni austriache trarrebbero motivo da tale indicazione per esigere dal Governo di Vienna di riproporre la questione altoatesina davanti l’Assemblea dell’ONU, spingendosi fino alla richiesta dell’autodeterminazione, secondo intenzioni già manifestate da vari settori della stampa. Il Governo austriaco, ben consapevole delle difficoltà che una simile azione incontrerebbe, non solo in quanto potrebbe essere considerata come mossa pangermanista, ma perché potrebbe provocare nella stessa sede ONU una corrente di opinione contraria, non sembra oggi propenso a intraprendere tale via, il cui eventuale insuccesso ricadrebbe necessariamente sul partito di maggioranza.

IV.

Tenuto conto del carattere negativo della risposta data dal Governo austriaco all’ipotesi globale di chiusura della controversia da noi formulata lo scorso mese di luglio ed avendo presenti le considerazioni di cui sopra, puessere utile esaminare, a nostra volta, quali possano essere le linee della nostra futura azione. Le alternative teoricamente possibili sembrano le seguenti:

- - - -

aa) ci consentirebbe di tenere «agganciati» gli austriaci, evitando così che essi si rivolgano alla prossima Assemblea delle Nazioni Unite;

bb) offrirebbe agli austriaci la possibilità di riflettere sull’opportunità di accettare l’ipotesi di intesa attualmente all’esame, anziché affrontare ancora una lunga serie di contatti per esaminare una nuova ipotesi, contatti che, per varie ragioni, non potranno concludersi rapidamente. La possibilità di un ripensamento da parte austriaca non sarebbe da escludere in modo assoluto, se si considera che il fallimento dell’attuale ipotesi d’intesa non dovrebbe essere considerato un elemento positivo né dai circoli responsabili austriaci, né dalla SVP.

Per questi motivi, sembra di massima preferibile la terza ipotesi, che, mentre è quella piaccettabile agli austriaci, ci puconsentire di riaffermare il carattere definitivo e globale delle nostre proposte, facendo ricadere eventualmente – anche pichiaramente – sulla parte austriaca la responsabilità del fallimento dell’attuale fase dei contatti.

V.

Un cenno a parte merita l’alternativa offerta dal punto 2 della Risoluzione 1497

(XV) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in base alla quale potremmo comunicare al Governo di Vienna che da parte italiana si considera che i negoziati e i contatti condotti a seguito della raccomandazione di cui al punto n. 1 della Risoluzione predetta, nonché della Risoluzione n. 1661 (XVI), non hanno portato a risultati apprezzabili, pur essendosi protratti per circa 7 anni e pertanto proporre di addivenire al negoziato per la scelta di uno dei «mezzi pacifici» previsti dalla Carta delle Nazioni Unite cui deferire di comune accordo la soluzione della controversia relativa all’applicazione dell’Accordo di Parigi.

Un negoziato del genere si presenta estremamente delicato, perché molto verosimilmente gli austriaci resisteranno a lungo prima di accettare un giudizio «secondo diritto» – anche se la controversia è ovviamente limitata dalle stesse Risoluzioni delle Nazioni Unite all’applicazione dell’Accordo di Parigi – rinunciando alla speranza di fare largo uso del fattore politico per la soluzione della controversia medesima. Cipremesso, va inoltre rilevato che neanche tale alternativa sembra convenire al Governo austriaco, perché comporterebbe il rinvio di alcuni anni della possibilità di chiudere la controversia, con la conseguenza che gli altoatesini dovrebbero attendere forse per un eguale periodo quell’ampliamento delle competenze legislative della Provincia che il Governo italiano sarebbe disposto a concedere ora. Inoltre, come è stato sopra accennato, il Governo austriaco dovrebbe ammettere pubblicamente il fallimento dei contatti, ciche non ha interesse di fare, perché tale fatto ricadrebbe su di esso e sul partito di maggioranza, senza contare la possibilità che gli elementi radicali prendano il sopravvento e spingano a riproporre all’ONU la questione altoatesina, costringendo Vienna ad affrontare un’azione, i cui rischi ed incognite le debbono certamente essere noti.

D’altro canto, l’alternativa non sarebbe conveniente neppure per noi, perché ci esporrebbe alla eventualità che in seguito ad una decisione di una Corte internazionale si debbano attuare, come internazionalmente obbligatorio, quelle misure che a noi converrebbe applicare liberamente ed in forma autonoma. Inoltre vi è da tener presente che cisignificherebbe l’inizio di una fase dei rapporti italo-austriaci che non potrebbe non essere particolarmente polemica, e che potrebbe determinare una situazione dalla quale il fenomeno del terrorismo potrebbe essere incoraggiato, con ripercussioni negative anche nei rapporti reciproci fra i diversi gruppi linguistici dell’Alto Adige.

Infine va qui ricordato che anche nella migliore delle ipotesi, e cioè ove si riuscisse ad ottenere il consenso austriaco per deferire la soluzione della controversia ad un giudizio «secondo diritto» della Corte dell’Aja, la nostra posizione risulterà meno forte di quella anteriore alla presentazione al Governo della relazione della Commissione dei 19, avvenuta il 10 aprile 1964. Infatti, prima di tale data, quando l’Italia propose al Governo di Vienna di deferire alla Corte dell’Aja la controversia altoatesina, il concetto di autonomia cui si riferisce l’Accordo di Parigi, era qualche cosa di vago e di astratto, mentre la Commissione dei 19 – composta, come noto, in maggioranza di Commissari di lingua italiana e presieduta da una personalità politica anch’essa di lingua italiana – suggerendo oltre cento provvedimenti per ampliare la competenza legislativa della Provincia di Bolzano, ha dato un contenuto concreto a tale concetto.

VI.

Qualunque sia l’alternativa che venga scelta, sembra tuttavia opportuno che il Governo adotti al pipresto possibile le note misure già concordate nel Comitato di Ministri del maggio 1966(17), delle quali era stata fin da allora decisa l’applicazione immediata. Cisembra conveniente per i seguenti motivi:

- - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Maggio- Giugno 1967.


2 Vedi D. 153.


3 Vedi D. 156.


4 Vedi D. 208, Allegato II.


5 Vedi D. 207.


6 Vedi D. 211.


7 Vedi D. 210.


8 Vedi D. 212.


9 Non si pubblicano gli allegati. Il testo della «comunicazione orale» è riportato nel D. 212.


10 Vedi D. 214.


11 Vedi D. 216, Allegato I.


12 Il testo della «comunicazione orale» è riportato anche nel D. 216 e nel D. 217, Allegato I.


13 Vedi D. 216, Allegato II.


14 Vedi D. 217.


15 Vedi D. 217, Allegato II.


16 Vedi D. 4.


17 Vedi D. 130.

220

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 16631/305. Vienna, 26 maggio 1967 (perv. ore 24).

Oggetto: Questione alto-atesina.

Ministro Toncic mi ha espresso sua speranza che, dopo chiarimenti recentemente comunicati costì2, possano presto incontrarsi nuovamente esperti per soluzione nota controversia. Egli ritiene che potrebbe essere sufficiente anche una breve seduta. Tuttavia delegazione austriaca sarebbe anche disposta ad allargare temi discussioni quali potrebbero essere cooperazione per prevenzione e repressione terrorismo e cianche se si dovessero toccare problemi di politica interna(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/6.


2 Vedi D. 217.


3 Per la risposta vedi D. 222.

221 COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 26 maggio 1967)1 Verbale(2).

Riunione di un Comitato di Ministri per l’Alto Adige (26 maggio 1967, Palazzo Chigi) sotto la presidenza del Presidente del Consiglio On. Prof. Aldo Moro.

Erano presenti: il Vice Presidente del Consiglio, On. Nenni, il Ministro senza Portafoglio On. Piccioni, il Ministro degli Esteri On. Fanfani, il Ministro dell’Interno On. Taviani, il Ministro di Grazia e Giustizia On. Reale, il Ministro della Difesa On. Tremelloni, il Ministro della Pubblica Istruzione On. Gui, il Ministro dell’Industria e Commercio On. Andreotti.

Erano altresì presenti: il Segretario Generale del Ministero degli Esteri Ambasciatore Ortona, il Direttore Generale degli Affari Politici Ambasciatore Gaja, il Consigliere Diplomatico dell’On. Presidente del Consiglio Ambasciatore Pompei, l’Ambasciatore Toscano, il Prefetto Giovenco, il Prefetto Fabiani e il Consigliere d’Ambasciata Fenzi.

MORO: Invita l’Ambasciatore Gaja ad esporre lo stato attuale della questione altoatesina.

GAJA: Riassume lo sviluppo della questione altoatesina, dopo la presentazione da parte italiana, nel luglio 1966(3), di una seconda ipotesi globale di chiusura della controversia. Rileva che attualmente ci si trova di fronte a quattro comunicazioni del Governo austriaco (una «comunicazione orale» del 20 aprile(4); un promemoria del 5 maggio(5); una «comunicazione orale» pure del 5 maggio, riprodotta in un documento consegnatoci il 17 maggio(6); i chiarimenti relativi alla «comunicazione orale» del 20 aprile, comunicatici il 17 maggio(7)). Di tali comunicazioni soltanto la prima ha carattere formalmente positivo, almeno nella parte nella quale afferma che il Governo di Vienna è disposto ad accettare il cosiddetto «pacchetto». Le comunicazioni successive, invece, non soltanto non costituiscono una risposta all’ipotesi globale da noi presentata, ma introducono elementi nuovi, che non è facile valutare positivamente. Chiarisce che i punti di queste ultime che costituiscono elementi innovatori (e talvolta anche in senso contraddittorio) rispetto a quanto previsto nella nostra ipotesi globale di chiusura, e che pertanto non possono non destare preoccupazioni, sono essenzialmente i seguenti:

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Osserva, infatti, che le risposte austriache, esaminate nel loro complesso, significano un respingimento dell’ipotesi globale di soluzione della controversia del 18-20 luglio, mirando ad introdurre, negli schemi a suo tempo previsti, elementi nuovi che alterano sostanzialmente le basi sulle quali si erano svolti dal 1964 in poi i nostri contatti con l’Austria e che darebbero, fra l’altro, vita ad un accordo sostanziale fra i due Governi ed alla conseguente internazionalizzazione delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine. Aggiunge che particolarmente grave sembra la proposta relativa al momento in cui dovrebbe aver luogo la ratifica dell’accordo relativo alla Corte Internazionale di Giustizia, non solo perché manifesta l’intenzione di tenere aperta, fino a quando l’Italia non avrà attuato tutte le misure, la possibilità per l’Austria di un ricorso politico alle Nazioni Unite, ma perché consiste nella richiesta di una garanzia totalmente diversa da quella di cui anche da parte austriaca si era finora parlato. Infatti la garanzia in precedenza richiesta mirava ad assicurare che le misure indicate dal Governo italiano nelle dichiarazioni del Presidente del Consiglio al Parlamento avessero effettiva attuazione giuridica coll’adozione dei relativi provvedimenti legislativi; quella attualmente prospettata si riferisce chiaramente alla concreta applicazione delle leggi in cui si tradurranno le misure oggi in esame e quindi tende ad essere di natura permanente ed a istituire una continua possibilità di intervento negli affari della Provincia di Bolzano. Nota che alcune delle proposte austriache non sono del tutto nuove, poiché furono già presentate da parte austriaca nel corso delle riunioni della Commissione esperti del 1964 e, sia in quella occasione, che successivamente, esse vennero senz’altro respinte da parte italiana. Rileva, poi, che la situazione politica interna austriaca non consente al Governo monocolore del Cancelliere Klaus di far approvare dal Consiglio Nazionale una ipotesi di chiusura della controversia che non ottenga voti anche in seno al Partito Socialista. Spiega con tale motivo l’insistenza del Governo di Vienna nel cercare di ottenere qualche concessione da parte italiana sulla questione del cosiddetto ancoraggio internazionale, aggiungendo che, ove tali sforzi risultassero vani ed ove portassero a risultati ritenuti insufficienti dal Partito Socialista austriaco, è comunque interesse di Vienna di cercare di tenerci «agganciati», sia per acquisire definitivamente i risultati ottenuti nella parte materiale della nostra ipotesi globale, sia per evitare le ripercussioni in Austria di una dichiarazione di fallimento dei negoziati. Commenta quindi le seguenti alternative, teoricamente possibili, della nostra futura azione, tenuto conto, da un lato, del carattere negativo della risposta data dal Governo austriaco alla nostra ipotesi globale e, dall’altro, della particolare situazione interna austriaca:

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Osserva che la prima alternativa ci costringerebbe a venire in qualche modo incontro alle richieste austriache, specialmente nella parte formale abbandonando l’attuale posizione, secondo la quale il solo mezzo di garanzia internazionale è costituito dalla giurisdizione della Corte dell’Aja. La seconda alternativa, dal canto suo, potrebbe comportare un lungo rinvio nella ripresa di successivi contatti. La terza alternativa, infine, che non è altro se non una variante della precedente, presenterebbe il vantaggio di consentire di tenere «agganciati» gli austriaci, evitando così che essi si rivolgano alla prossima Assemblea delle Nazioni Unite. Essa inoltre offrirebbe a Vienna la possibilità di riflettere sull’opportunità di accettare l’ipotesi d’intesa attualmente all’esame, anziché affrontare ancora una lunga serie di contatti per elaborare nuove eventuali ipotesi.

TOSCANO: Ritiene opportuno aggiungere all’esposizione dell’Ambasciatore Gaja talune considerazioni circa le conseguenze di una nostra eventuale comunicazione al Governo austriaco secondo la quale consideriamo chiusa l’eventuale fase dei contatti. Ricorda che in base alla Risoluzione 1497 (XV) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, qualora i negoziati condotti a seguito del punto uno della Risoluzione predetta non portino a risultati positivi entro un ragionevole periodo di tempo, si dovrà passare al punto 2 della stessa Risoluzione il quale concerne la scelta di uno dei mezzi pacifici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite, cui deferire, di comune accordo, la soluzione della controversia.

Ricorda che un negoziato del genere si presenta estremamente delicato, data la presumibile resistenza degli austriaci ad accettare un giudizio «secondo diritto», rinunciando alla speranza di fare uso del fattore politico, inevitabilmente impiegato in mezzi pacifici non esclusivamente giurisdizionali sotto la copertura della «equità» e della «giustizia». Comunque, anche nell’eventualità teoricamente per noi migliore, che si giunga a concordare il deferimento della controversia alla Corte Internazionale di Giustizia, per un giudizio «secondo diritto», cinon sarebbe sostanzialmente conveniente per noi, perché ci esporrebbe a dover attuare, come internazionalmente obbligatorie, misure che a noi converrebbe applicare liberamente in forma autonoma. Aggiunge anche che, nell’ipotesi di un deferimento della controversia alla Corte dell’Aja, la nostra posizione risulterà meno forte di quella anteriore alla presentazione al Governo della relazione della Commissione dei 19 – composta, come è noto, da una maggioranza di Commissari di lingua italiana e presieduta da una personalità politica anch’essa di lingua italiana – che ha dato un contenuto concreto al concetto di autonomia cui si riferisce l’Accordo di Parigi, concetto fino a quel momento vago ed astratto. Di conseguenza, sarà assai probabile che la Corte dell’Aja ci condanni quantomeno a fare ciche gli stessi italiani hanno proposto di fare. Com’è noto, alcune di queste proposte sono state da noi ritenute pericolose e non sono state accolte nel famoso «pacchetto» di cui alla seconda ipotesi elaborata nell’ultima fase del sondaggio italo-austriaco. Nota che egli concorda nella valutazione negativa della risposta data dal Governo austriaco all’ipotesi globale di chiusura della controversia elaborata nel luglio 1966, nonché nel fatto che le richieste di Vienna costituiscono un peggioramento rispetto a quelle precedenti, che il Governo italiano era stato autorizzato dal Parlamento a prendere in esame. Ritiene tuttavia conveniente cercare per ora di evitare il passaggio al punto 2 della Risoluzione dell’ONU concernente la ricerca del «mezzo pacifico». A suo avviso, si dovrebbe tenere «agganciati» gli austriaci in colloqui che evitino il pericolo di un ritorno immediato all’ONU e di un esaurimento della discussione sul punto 1 delle Risoluzioni dell’ONU. Nello stesso tempo si potrà accogliere l’occasione di tali futuri contatti per ribadire con fermezza la nostra posizione e cercare di indurre il Governo di Vienna ad un ripensamento, che non sarebbe da escludere in modo assoluto, se si considera che il fallimento dell’attuale ipotesi d’intesa non puessere considerato un elemento positivo né dal Governo austriaco, né dalla SVP. Conclude rilevando che con l’accettare l’incontro proposto da parte austriaca fra i rappresentanti dei due Ministri degli Esteri, per ribadire in tale occasione con fermezza la nostra posizione, quale è stata approvata dal Parlamento italiano, si eviterà di dare un pretesto al Governo di Vienna per adire le Nazioni Unite. Ovviamente, qualora il risultato di tale contatto fosse negativo, l’ulteriore linea di condotta da seguire verrebbe decisa dal Governo.

PICCIONI: Chiede come si spiega il peggioramento verificatosi nelle proposte austriache.

TOSCANO: Risponde che una ragione puessere trovata nell’atteggiamento degli estremisti tirolesi ed altoatesini, i quali già nel 1965 si schierarono contro Kreisky che era sostanzialmente favorevole ad accettare la prima ipotesi globale discussa a Parigi il 16 dicembre 1964(8). Nota che è un fatto che oggi il Governo di Vienna formula delle richieste maggiori di quelle considerate nel dicembre 1964 e che lo stesso Kreisky pubblicamente presentall’opinione pubblica come un grande successo. Allora, il temporaneo (circa la garanzia) era dichiarato eccellente anche se accompagnato dalla rinuncia ai 18 punti pidelicati del «pacchetto» e da una quietanza immediata. Oggi, si vogliono i 18 punti, la quietanza è posticipata e la garanzia dovrebbe essere permanente. Appare percinecessario dire chiaramente ai rappresentanti austriaci che l’ampiezza delle loro attuali richieste metterebbe il Governo italiano in condizione – qualora per ipotesi volesse aderirvi – di dover tornare di fronte al Parlamento, per ottenere facoltà piampie di quelle accordategli e di giustificare tale mutamento di posizione.

NENNI: Osserva di non aver potuto studiare a fondo la documentazione fornita dal Ministero degli Esteri; tuttavia la sua impressione generale è che siamo di fronte ad un fallimento dei tentativi di superamento della controversia italo-austriaca, soprattutto per la questione della cosiddetta garanzia internazionale. Aggiunge che la posizione della SVP dallo scorso mese di maggio(9) gli era sembrata pipossibilista, in quanto questa aveva accettato parte del «pacchetto», rinviando ai due Governi di Vienna e di Roma la questione della garanzia internazionale. Ritiene che il momento in cui italiani e austriaci sono stati pivicini ad un accordo è stato nel dicembre 1964, quando sembrava delinearsi la possibilità dell’accettazione di un tribunale arbitrale, cui deferire le controversie italo-austriache, di carattere meno discusso della Corte dell’Aja. Sottolinea che la posizione del partito socialista austriaco nella vertenza è particolarmente importante, perché senza i voti socialisti una eventuale ipotesi di intesa non sarebbe approvata dal Parlamento austriaco. Il partito socialista, a sua volta, non darà i suoi voti ad una ipotesi d’intesa che non abbia la piena adesione della SVP e che non comporti una soluzione accettabile del cosiddetto ancoraggio internazionale. A tale riguardo espone un’idea che gli sembra nuova e che sarebbe emersa da una conversazione fra esponenti del PSU italiano e del partito socialista austriaco (fra i quali l’ex Ministro Kreisky), che permetterebbe, a suo avviso, di superare l’attuale difficoltà. Tale idea nuova consisterebbe nella stipulazione di un accordo generale di arbitrato fra Italia ed Austria, per tutti i problemi che possono sorgere fra i due Paesi aventi una frontiera in comune.

GAJA: Osserva che si tratta di una proposta già presentata in precedenza e in piforme da parte austriaca. Secondo una di tali presentazioni avremmo dovuto richiamare in vigore la Convenzione italo-austriaca di conciliazione e di arbitrato del 1930, proposta da noi respinta perché tenderebbe a spostare la controversia dal piano puramente giuridico a quello politico, ammettendo la possibilità di un giudizio «ex bono et aequo».

ANDREOTTI: Ricorda che la questione era stata esaminata nel corso della riunione del Comitato di Ministri del 7 novembre 1966(10).

NENNI: Ritiene che la proposta dei socialisti austriaci contenga qualche elemento positivo, costituito dal fatto che il tribunale arbitrale verrebbe istituito non già con riferimento diretto alla questione altoatesina, ma per tutte le controversie italo-austriache in generale.

TAVIANI: Rileva che secondo tutte le proposte d’istituzione di un tribunale arbitrale finora esaminate dal Comitato di Ministri, questo avrebbe dovuto avere sempre come oggetto tutte le controversie italo-austriache in generale e non quella altoatesina soltanto.

NENNI: Ribadisce il suo punto di vista circa l’utilità dell’organo arbitrale proposto dai socialisti austriaci, perché costituirebbe un precedente da poter essere utilizzato anche in altri casi, chiarendo che ne potrebbe essere istituito un altro, ad esempio, per le controversie fra Italia e la Jugoslavia, e un altro, sempre a titolo di esempio, per quelle fra l’Italia e la Francia. Aggiunge che se da parte italiana si aderisse a tale proposta, il partito socialista austriaco non farebbe difficoltà all’approvazione del pacchetto: in mancanza di ci tale partito, pur senza inasprire la polemica, manterrebbe le sue posizioni. Per quanto riguarda le alternative prospettate dal Ministero degli Esteri, osserva che quella sub c) costituisce il minore dei mali, per quanto – pur costatando che non si è raggiunta un’intesa – consente di mantenere i contatti. Tuttavia, tiene a sottolineare che il problema fondamentale che dovremo affrontare è quello dell’ancoraggio internazionale ed è inutile fingere di ignorarlo o tentare di aggirarlo sul piano giuridico: sul piano politico ce lo troveremo sempre davanti. Conclude che con riluttanza si associerebbe alla soluzione proposta dal Ministero degli Esteri ed indicata sub c), mentre sarebbe propenso a che la proposta socialista relativa all’accordo arbitrale venisse esaminata ed approfondita. Passando, poi, a parlare delle misure, aggiunge di dover fare alcune considerazioni che gli sono state suggerite dagli esponenti del PSU dell’Alto Adige, che hanno detto di non essere stati mai consultati al riguardo.

MORO: Afferma che essi sono stati effettivamente consultati.

NENNI: Nota che il PSU altoatesino ha alcune obiezioni da formulare in merito alle misure seguenti: 1) proporzionalità etnica nei pubblici impieghi: lo stabilire una percentuale nei pubblici impieghi per gli altoatesini di lingua italiana e per quelli di lingua tedesca non solo è in contrasto con il principio di libertà di movimento della mano d’opera sancito dalla Costituzione ma potrebbe avere gravi conseguenze nei confronti della consistenza del gruppo di lingua italiana; 2) scuola: al riguardo il PSU altoatesino propugna una scuola unica di Stato, che costituirebbe un mezzo potente per favorire l’amalgama dei due gruppi, mentre il sistema delle scuole separate per i due gruppi linguistici incoraggia la segregazione razziale; 3) attribuzione alla Provincia di Bolzano della competenza legislativa primaria in materia di industria: il PSU altoatesino è contrario a tale sistema, che darebbe un altro colpo alla presenza italiana in Alto Adige, perché darebbe al gruppo di lingua tedesca il potere di opporsi a qualsiasi progresso nel settore industriale.

MORO: Rileva che i punti sollevati dal PSU della Provincia di Bolzano coinvolgono questioni di carattere pregiudiziale, ormai risolte da tempo e sulle quali non è possibile tornare indietro ed aggiunge che, se questa è la posizione politica del PSU, non rimane che troncare i contatti con gli austriaci.

NENNI: Precisa che le tesi summenzionate hanno trovato consenso negli ambienti del PSU della Provincia di Bolzano, ma non sono state fatte proprie dagli organi direttivi del partito.

MORO: Rileva che una simile presa di posizione significa che nell’ambito locale il problema altoatesino non è stato compreso; d’altra parte, sostenendo tale punto di vista, si giunge a negare ogni possibilità di autonomia per gli altoatesini, smentendo quanto è stato deciso di comune accordo in seno ai precedenti Comitati di Ministri.

NENNI: Sottolinea che egli non ha fatte proprie le osservazioni del PSU della Provincia di Bolzano, le quali pertanto rimangono manifestazioni di interessi locali e sono state citate da lui soltanto a questo titolo. Aggiunge, poi, che deve formulare una riserva per quanto riguarda i tempi di attuazione di una eventuale ipotesi d’intesa, chiarendo che non bisogna farsi illusioni circa la possibilità che nei prossimi dieci mesi di vita dell’attuale legislatura, il Parlamento possa prendere in esame proposte per una nuova sistemazione giuridica dell’Alto Adige. Rileva che è stato compiuto un errore di metodo, cui anch’egli da parte sua ha concorso: dopo la presentazione al Governo della relazione della Commissione dei 19, avremmo dovuto cercare una soluzione autonoma del problema; invece, abbiamo ritenuto inutile risolvere il problema unilateralmente, credendo che fosse preferibile risolvere prima la controversia con gli austriaci per ottenere la cosiddetta quietanza. Nota che abbiamo avuto torto a seguire questa via e che purtroppo non conviene fare adesso quello che abbiamo omesso di fare allora. Conferma quanto detto in precedenza, e cioè che l’alternativa indicata dal Ministero degli Esteri sub c) è la via migliore in questo momento; peressa significa il fallimento del nostro tentativo di accordo con l’Austria. Cinon vuol dire che il tentativo non possa riuscire in avvenire, ma non adesso, perché non siamo in grado neppure di supporre che potremmo ottenere dal Parlamento l’approvazione di provvedimenti necessari, alcuni dei quali sono di natura costituzionale.

REALE: Soffermandosi sull’atteggiamento del PSU altoatesino in merito alle misure, rileva che le riserve locali sono comprensibili; tuttavia noi dobbiamo guardare le questioni da un punto di vista nazionale. Ricorda che le misure in questione sono state discusse – anche se non in dettaglio, ma nelle grandi linee – in Parlamento ed approvate dai partiti al Governo.

TOSCANO: Rileva che alcune osservazioni formulate dal Congresso altoatesino del PRI sono prive di fondamento giuridico anche in base alla Costituzione italiana. Questa infatti prescrive l’osservanza dei trattati e quindi anche dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946 nel quale, come noto, le questioni dell’insegnamento e della distribuzione degli impieghi fra i due gruppi linguistici sono espressamente contemplati. Aggiunge poi che le norme circa l’insegnamento linguistico furono dal Governo italiano ufficialmente comunicate alla Conferenza della Pace prima della decisione di mantenere la frontiera del Brennero.

REALE: Osserva che l’atteggiamento del partito socialista austriaco è comprensibile, essendo all’opposizione. D’altro canto la scarsa maggioranza di cui dispone il partito popolare non consente al Governo di varare una soluzione senza l’appoggio dei voti socialisti. Trova comprensibile anche la proposta di arbitrato formulata dal partito socialista austriaco ed aggiunge che – in generale – egli ha sempre ritenuto necessario un organo che possa valutare se un accordo è stato eseguito. Aggiunge che, peraltro, esaminare la proposta socialista, significherebbe abbandonare una posizione per la quale abbiamo avuto l’approvazione dal Parlamento e gli sembra che non sia il caso di fare di nuovo ricorso al Parlamento, né per la questione delle misure, né per quella dell’arbitrato; quindi ritiene che non si possa che aderire all’alternativa indicata dal Ministero degli Esteri sub c), integrata da un atteggiamento pisostenuto da parte nostra. Chiede poi quale valore puavere, sotto l’aspetto negoziale, l’interesse austriaco a tenerci agganciati, ai fini di eventuali contropartite.

TOSCANO: Chiarisce che da parte nostra abbiamo l’obbligo di continuare i contatti, perché esistono due esplicite raccomandazioni delle N.U. in tal senso, approvate entrambe all’unanimità e quindi anche dall’Italia.

REALE: Insiste sulla domanda.

ORTONA: Chiarisce che l’atteggiamento del Governo austriaco dipende strettamente dalla situazione politica interna.

TAVIANI: Ritiene comprensibile che l’attuale ipotesi d’intesa non possa venire approvata dal Parlamento austriaco e aggiunge che, dal canto nostro, se non fosse necessaria l’approvazione del Parlamento, il Governo italiano potrebbe forse accettare una ipotesi d’intesa che prevedesse anche una forma di ancoraggio internazionale; invece, dovendo tener conto dell’approvazione del Parlamento, la situazione si presenta (e si presenterà probabilmente così, anche all’inizio della prossima legislatura) nei seguenti termini. La parte sostanziale del cosiddetto pacchetto sarà approvata, perché molti deputati e senatori, che forse personalmente non avrebbero votato a favore, lo faranno perché esponenti dei rispettivi partiti hanno fatto parte della Commissione dei 19. Nota che anche i socialisti della Provincia di Bolzano alla fine non potrebbero non votare a favore. Aggiunge che, tuttavia, per quanto riguarda l’ancoraggio, questo non potrebbe essere approvato, perché tutti quelli che votano a malincuore a favore delle misure, perché in qualche modo legati dalla decisione della Commissione dei 19, voterebbero certamente contro l’ancoraggio. Concorda con l’alternativa proposta dal Ministero degli Esteri sub c). Non condivide invece il punto di vista dell’Ambasciatore Toscano circa le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia che, a parer suo, avrebbero buone probabilità di essere accettate dal Parlamento italiano, dato il prestigio dell’organo internazionale.

FANFANI: Osserva che una decisione della Corte Internazionale potrebbe anche presentarsi in modo tale da determinare la caduta del Governo.

TAVIANI: Osserva che la questione altoatesina, è tale che potrebbe determinare non solo la caduta del Governo, ma anche quella del regime democratico in Italia. Riferendosi, poi, alla proposta dei socialisti austriaci riferita dal Vice Presidente Nenni, mette in rilievo i pericoli che l’istituzione di un tribunale arbitrale e di conciliazione, cui possano essere deferite le controversie per l’Alto Adige, presenta: basterebbe infatti il licenziamento di un ferroviere in Alto Adige, perché l’Austria ricorresse a tale organo; invece la procedura della Corte dell’Aja è tale che questa non puessere adita ad ogni piè sospinto.

ANDREOTTI: Mette in rilievo che scopo della riunione dovrebbe essere quello di studiare che cosa è possibile fare di concreto nella presente situazione, perché ad ogni successiva riunione del Comitato di Ministri si deve riscontrare che la situazione negoziale ha subito un peggioramento e cioè che le richieste austriache sono aumentate. Osserva che occorre anzitutto decidere se un atteggiamento di inerzia possa essere per noi conveniente, nel qual caso sarebbe inutile preoccuparsi della questione. In caso contrario, e cioè se riteniamo necessario raggiungere un’intesa con gli austriaci, dobbiamo renderci conto che il tempo lavora contro di noi. Non servono gli espedienti con cui si possono protrarre le conversazioni e ritardare così la chiusura della controversia, poiché vi è una fondata presunzione che il rinvio di tale chiusura comporti il rischio di conseguenze negative. Aggiunge che, a parer suo, occorrerebbe studiare qualche cosa di accettabile anche da parte austriaca, come, ad esempio, un accordo generale di frontiera, che offra la possibilità di portare il nostro discorso con Vienna su una base piconcreta. Conclude che non si dovrebbero troncare i contatti, né portarli avanti senza risultato, soltanto con espedienti procedurali, ma occorrerebbe trovare una formula che desse la possibilità di realizzare una vera cooperazione tra i due Paesi. Accenna infine alle conseguenze negative di una politica dilatoria, quali ad esempio gli atti di terrorismo.

TAVIANI: Rileva che c’è da attendersi che gli atti di terrorismo si verificheranno anche dopo la chiusura della controversia con l’Austria.

ANDREOTTI: A tale riguardo osserva che l’unico modo per combattere il terrorismo è quello di creare una larga solidarietà fra le popolazioni altoatesine contro gli autori degli atti di terrorismo. Ritiene che, se dovessero verificarsi nuove azioni criminose, dovremmo poter dire che abbiamo fatto tutto quanto era in nostro potere per evitarle.

FANFANI: Rileva che, dopo quanto è stato detto dal Vice Presidente Nenni e dal Ministro Reale circa la posizione del PSU e quella del PRI nei congressi provinciali di Bolzano, circa le misure del pacchetto, la cosa piimportante da farsi per il momento è quella di verificare di nuovo se il «pacchetto» ha l’approvazione del Parlamento. Ritiene tale verifica di importanza fondamentale, perché nei nostri contatti con il Governo austriaco abbiamo sempre detto che l’ipotesi globale da noi presentata era stata approvata da tutti i partiti della maggioranza governativa e che il Governo italiano aveva motivo di credere che al momento opportuno poteva ottenere l’approvazione delle misure in Parlamento, anche con la partecipazione, non soltanto dei comunisti, ma dei partiti all’opposizione democratica. Conclude che, se ora non abbiamo la certezza che la nostra ipotesi d’intesa abbia l’approvazione nemmeno dei partiti della maggioranza governativa, sembra opportuno sospendere i contatti, in attesa di una nuova verifica.

MORO: Risponde che rimettere in discussione il pacchetto in questo momento comporterebbe, per lui, la necessità di dimettersi immediatamente. Aggiunge che il cosiddetto pacchetto è stato esaminato ed approvato in numerose riunioni di Comitati di Ministri, nei quali tutti i partiti della coalizione governativa erano rappresentati. Ormai nemmeno un punto di esso puessere modificato, malgrado le obiezioni sollevate dal PSU, dal PRI

o eventualmente dai democratici cristiani di destra. Conclude che si tratta di un problema politico, sul quale la responsabilità del Governo è impegnata solidalmente.

FANFANI: Replica che è necessario verificare quali sono i partiti sostenitori del «pacchetto» ed essere ben certi che questo abbia l’appoggio di tutti i partiti della coalizione governativa; in caso contrario si renderebbero necessarie le sue dimissioni, poiché non potrebbe trattare con il Governo austriaco sulla base di un pacchetto che non ha l’approvazione dei partiti al Governo. Aggiunge che la nostra offerta era basata su un voto del Parlamento e puessere mantenuta soltanto se tale voto rimane stabile; in caso contrario, è ovvio che non è possibile per noi presentare delle offerte al Governo austriaco che non siamo certi di poter mantenere.

MORO: Rileva che è molto strano che gli On.li Cariglia e Ferri abbiano preso la nota posizione in seno ai congressi provinciali dei rispettivi partiti. È questo un segno di scollamento della maggioranza. Aggiunge che, a parer suo, questa è una questione molto grave, che mette in gioco non soltanto la sorte del Governo, ma quella della democrazia. Tornando alla questione altoatesina osserva che è cosa nota che la popolazione di lingua italiana dell’Alto Adige non è favorevole alle misure del pacchetto; tuttavia, occorre tener presente che anche la tutela delle minoranze costituisce un obbligo sancito dalla Costituzione italiana e non purealizzarsi se non creando, in pratica, un regime preferenziale a favore delle minoranze medesime. D’altro canto, è convinto che un irrigidimento da parte del Governo provocherebbe a lungo andare un inasprimento della situazione in Alto Adige e forse il verificarsi della guerriglia.

FANFANI: Ritiene che per costringere austriaci ed altoatesini ad arrivare ed un accordo occorre fare leva sull’interesse che tanto il Governo di Vienna che la SVP hanno per le misure del «pacchetto». Aggiunge che nel suo incontro a Bonn con il Ministro Toncic(11), egli ha avuto la netta impressione che questo ultimo desidera vivamente «incassare» il pacchetto. Ritiene che le proposte di ulteriori concessioni ci vengono fatte con insistenza da parte austriaca perché il Governo di Vienna ci ritiene ingenui, paurosi e desiderosi di chiudere la controversia; la conseguenza logica di ciè che da parte nostra dobbiamo resistere con fermezza alle sue proposte. Se è vero che da parte di Vienna si tiene un atteggiamento moderato di fronte ai radicali tirolesi e altoatesini, un atteggiamento del genere da parte nostra non potrebbe che aiutare la vittoria dei moderati e quindi del Governo austriaco. Aggiunge che è proprio in considerazione dell’utilità di esporre chiaramente e con fermezza agli austriaci la nostra posizione, che ha risposto affermativamente alla richiesta dell’Ambasciatore Loewenthal di nuovi contatti fra i rappresentanti dei due Ministri degli Affari Esteri, dicendosi disposto non ad una sola, ma anzi a due riunioni: la prima dedicata alle questioni di carattere sostanziale e la seconda – da tenersi dopo risolte tali questioni – per quelle di carattere procedurale(12). Rileva che la proposta di Kreisky di cui ha parlato il Vice Presidente Nenni, costituisce un’altra prova di quanto gli austriaci ci considerino ingenui. Osserva che da parte italiana puessere offerto alla SVP un complesso di misure ancora piampio di quello contenuto nell’attuale pacchetto, ma non si puaccettare quella forma di «mezzadria quotidiana» italo-austriaca sull’Alto Adige, che deriverebbe dal concedere a Vienna la possibilità di far entrare in gioco ad ogni piè sospinto la Commissione arbitrale proposta da Kreisky. Dichiara di essere favorevole alla alternativa indicata sub

c) nel documento del Ministero degli Esteri(13), chiarendo che, nel prossimo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, da parte italiana ci si dovrebbe battere per la rivalorizzazione del pacchetto e per mettere in rilievo la validità del ricorso alla Corte dell’Aja nel quadro dell’Accordo De Gasperi- Gruber. Aggiunge, infine, che se poi, da parte austriaca, all’interno, si darà a tale ricorso l’interpretazione che sarà ritenuta piconveniente per i fini interni, da parte nostra non reagiremo. Invita l’Ambasciatore Gaja a chiarire la portata della proposta di Kreisky, riferita dall’On. Nenni.

GAJA: Risponde che la proposta testé avanzata dai socialisti austriaci in tema di ancoraggio internazionale è peggiore delle proposte formulateci ufficialmente da parte austriaca, perché, come è stata già detto, tende a spostare la controversia dal piano giuridico a quello politico, sostituendo ad un giudizio «secondo diritto» una decisione «ex bono et aequo». Aggiunge che si tratta di un nuovo tentativo di trasformare l’impostazione da noi data ai contatti italo-austriaci, dopo che tentativi del genere furono da noi costantemente respinti. Conclude che tale impostazione, da noi sempre mantenuta, non puessere abbandonata. Il Ministro Toncic è perfettamente al corrente di cie c’è motivo di ritenere che non avrebbe formulato in questo momento una proposta del genere. D’altro canto se la proposta dei socialisti costituisce una condizione «sine qua non» della loro accettazione del pacchetto, Toncic ha torto se crede di ottenere i voti dei socialisti giungendo ad un’ipotesi d’intesa accettabile da parte nostra. Aggiunge poi che da parte italiana è sempre stata offerta una garanzia, costituita dalla giurisdizione della Corte dell’Aja, e che da parte austriaca non si punegare che il problema della cosiddetta garanzia sia stato ampiamente e liberamente discusso.

FANFANI: Ricorda che nella riunione del Comitato di Ministri del 7 novembre 1966 si è discusso molto anche di varie forme di garanzia interna.

GAJA: Rileva che è necessario che sia mantenuto un equilibrio fra i due aspetti del negoziato: le misure e la cosiddetta garanzia. Una forma diversa di garanzia internazionale era stata esaminata in una precedente ipotesi d’intesa, in relazione all’immediato rilascio da parte austriaca della cosiddetta «quietanza liberatoria». La forma attuale di garanzia corrisponde ad una ipotesi che prevede il rinvio della quietanza liberatoria al momento in cui le misure verranno adottate dal Governo italiano. Nota che, negli ultimi documenti presentati da parte austriaca, il tipo di garanzia che ci viene richiesto è diverso da quello precedente: prima essa tendeva ad assicurare che le misure indicate dal Governo italiano nelle dichiarazioni al Parlamento avessero concreta attuazione giuridica; ora si riferisce addirittura alla concreta osservanza delle leggi in cui si tradurrebbero le misure. Nota altresì che nella proposta di Kreisky, riferita dal Vice Presidente Nenni, manca qualsiasi accenno ad una quietanza liberatoria.

NENNI: Ritiene che si tratti di una omissione involontaria, derivante dal fatto che la proposta gli è stata riferita da una terza persona. Ritiene che tanto Kreisky quanto Toncic siano d’accordo, per quanto concerne il rilascio della quietanza.

GAJA: Richiama quanto detto dal Ministro Fanfani circa l’importanza che il «pacchetto» riveste ai fini negoziali. Tuttavia si domanda se non potrebbe essere conveniente attuare fin da ora qualche misura di carattere locale, come ad esempio le nove misure concordate nel corso del Comitato di Ministri del maggio 1966(14), allo scopo di dare una prova che è intenzione del Governo di prendere provvedimenti concreti per ampliare la competenza legislativa della Provincia di Bolzano e per dimostrare al Governo di Vienna che da parte italiana si procede in forma autonoma nella emanazione di misure a favore della popolazione altoatesina, senza bisogno dell’assenso austriaco.

TAVIANI: Rileva che esiste un inconveniente nell’adozione delle misure di cui ha parlato l’Ambasciatore Gaja e cioè che tra breve, con l’inizio della stagione estiva, c’è da aspettarsi la ormai consueta ondata di atti di terrorismo, ciche verrebbe a creare un movimento di opinione pubblica poco propizio all’emanazione di provvedimenti del genere.

FANFANI: Rileva che si potrebbe agire d’urgenza ed eventualmente prendendo le relative decisioni nel prossimo Consiglio dei Ministri.

MORO: Esprime qualche dubbio riguardo all’opportunità dell’adozione immediata delle misure suddette, anzitutto perché cipotrebbe essere considerato da parte del Governo di Vienna come un gesto che manifesta la nostra intenzione di eludere le trattative. D’altro canto, la presentazione in Parlamento dei relativi provvedimenti potrebbe scatenare una reazione da parte di tutte le opposizioni, che costituirebbe quasi una prova generale del dibattito che il Governo dovrà sostenere al momento dell’approvazione del «pacchetto». Conclude che non sembra valga la pena di sostenere una battaglia che potrebbe essere anche di notevole ampiezza per il varo dei provvedimenti di scarsa entità ed in numero limitatissimo.

NENNI: Nota che si direbbe che la montagna ha partorito un topolino.

FANFANI: Ritiene che la questione potrebbe essere esaminata, qualora l’adozione delle misure ci venisse richiesta dal Governo austriaco.

MORO: Concludendo la discussione, prega il Vice Presidente Nenni di tenere conto di quanto è stato detto sopratutto sui due punti – insegnamento scolastico e distribuzione degli impieghi fra i due gruppi linguistici – sollevati nel Congresso provinciale del PSU di Bolzano e che sono contemplati nell’Accordo di Parigi, sottolineando l’importanza che le prese di posizione di carattere locale non incidano sulle decisioni dei partiti sul piano nazionale. Per quanto riguarda, poi, la linea di condotta da seguire nei confronti del Governo di Vienna, esprime il suo appoggio per l’alternativa indicata sub c) nel documento del Ministero degli Esteri. Per quanto riguarda tale documento, rileva che nel testo delle dichiarazioni austriache sono contenuti dei passi ambigui, che si prestano ad interpretazioni diverse e ritiene che quella data nel documento alla proposta austriaca relativa al momento della ratifica dell’accordo per la Corte Internazionale dell’Aja non sia molto sicura. È d’avviso che le riunioni con gli austriaci debbano aver luogo con una certa sollecitudine e conclude insistendo sulla necessità di fare passi concreti sulla via dell’intesa: il Governo di Vienna e la SVP sanno che ormai la legislatura attuale volge al termine e che non si possono prendere provvedimenti concreti, ma soltanto dare un indirizzo per quello che verrà fatto in seguito. Tuttavia ritiene che occorra decidere fin da ora tale indirizzo, sia sul piano internazionale che su quello interno, in quanto è convinto che una eventuale nostra inazione provocherebbe in Alto Adige immancabili reazioni di carattere violento, forse anche una guerriglia. Egli non sa se si riuscirà a concordare una soluzione con Vienna che ponga formalmente termine alla controversia internazionale, ma sa che, in caso di insuccesso del sondaggio, occorrerà agire sul piano interno di fronte al Parlamento. La stessa Democrazia in Italia correrebbe seri pericoli se restassimo inattivi e non provvedessimo a dare vita alle progettate misure autonome. Consapevole di questa esigenza egli agirà di conseguenza chiedendo al Governo ed al Parlamento di agire a seconda della situazione, quale risulterà dopo gli incontri italo-austriaci decisi dal Comitato dei Ministri.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Maggio- Giugno 1967.


2 Predisposto dalla Segreteria 10 A della DGAP.


3 Vedi D. 153.


4 Vedi D. 212.


5 Vedi D. 216, Allegato I.


6 Vedi D. 217, Allegato I.


7 Vedi D. 217, Allegato II.


8 Vedi D. 4.


9 Sic. Si intenda: marzo. Vedi D. 208.


10 Vedi D. 183.


11 Vedi D. 214.


12 Vedi D. 216.


13 Vedi D. 219.


14 Vedi D. 130.

222

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO(1)

L. segreta 120/810. Roma, 29 maggio 1967.

Caro Martino,

con riferimento al tuo telegramma n. 3052, per tua personale informazione, ti comunico che una richiesta analoga a quella a te rivolta dal Ministro Toncic ci è stata fatta da Loewenthal. A tale richiesta abbiamo risposto in data 27 corrente che:

1) siamo disposti ad un incontro segreto dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria; peraltro, a causa dei nostri precedenti impegni internazionali, tale incontro non potrebbe aver luogo prima del 16 giugno p.v.;

2) con tale riserva, siamo disposti ad accettare la data e la località che verranno proposte da parte austriaca, eventualmente in Svizzera;

3) la riunione dovrà avere il seguente ordine del giorno: «esame delle comunicazioni austriache del 20 aprile e del 5 e 17 maggio(3), in rapporto all’ipotesi globale di soluzione della controversia del luglio 1966(4)»;

4) se l’incontro si dimostrasse fruttuoso, non avremmo difficoltà a prevedere una ulteriore riunione di rappresentanti dei Ministri degli Esteri, non accompagnati da esperti, a data ravvicinata.

Credimi, molto affettuosamente tuo

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/6.


2 Vedi D. 220.


3 Vedi DD. 212, 216 e 217.


4 Vedi D. 153.

223

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

L.2. Roma, 2 giugno 1967.

Caro Fanfani,

la recente sentenza di Linz, le manifestazioni che l’hanno accompagnata ed anche l’attentato di Brunico hanno contribuito ad offuscare l’atmosfera tra l’Italia e l’Austria.

Ho appreso da Ortona che avresti intenzione di far sentire a Bruxelles(3), in occasione dei negoziati che avranno luogo il 5 giugno prossimo per l’associazione dell’Austria che vi è da parte dell’Italia qualche difficoltà, anche se finora, dando prova di molta buona volontà non l’avevamo sollevata.

Cimi parrebbe opportuno, poiché difficilmente l’opinione pubblica italiana comprenderebbe che noi spianassimo la via all’Austria in un momento in cui ci usa un tale trattamento ed anche obbiettivamente non è normale ammettere un nuovo socio il cui atteggiamento non sia pienamente amichevole.

Per quanto concerne le conseguenze degli stessi eventi sulla ripresa di contatto per la questione dell’Alto Adige, penso invece che non ci convenga proporre ritardi ad un incontro previsto per il 16 giugno (o subito dopo), al quale i nostri rappresentanti andrebbero attenendosi alle direttive indicate dall’ultima riunione interministeriale(4) per vedere se sia possibile concordare l’ancoraggio e le formule di chiusura. A tale incontro porterebbero, oltre quanto si era detto, l’espressione del nostro giusto sdegno per i recenti fatti.

Mi sembra che, se gli austriaci non si rendono conto della opportunità di concludere ora, sulle oneste e larghe proposte che abbiamo avanzate, convenga a noi constatarlo direttamente e farlo loro constatare, in modo da lasciarne loro chiaramente la responsabilità, per provvedere sollecitamente, come si era detto, sul piano interno, davanti al Parlamento.

Il ritardare, ormai, pudanneggiarci sia fornendo pretesti, per quanto infondati, all’Austria che rendano meno chiara la sua responsabilità della mancata conclusione, sia avvicinando il momento di altri previsti, temuti e pigravi attentati(5).

Credimi,

tuo aff.mo

Aldo Moro


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967.


2 Trasmessa da Pompei ad Ortona con L. del 4 giugno con la conferma «che il Presidente Moro condivide la sostanza delle istruzioni a Bruxelles e a Lussemburgo circa l’associazione dell’Austria al Mercato Comune, ma, d’intesa con il Ministro, preferisce la forma delle istruzioni date per lettera o telefono». Il documento reca il timbro «Visto dall’On. Ministro. 3/6» (ivi, b. 3, fasc. Maggio- Giugno 1967).mpei ad Ortona con L. del 4 giugno con la conferma «che il Presidente Moro condivide la sostanza delle istruzioni a Bruxelles e a Lussemburgo circa l’associazione dell’Austria al Mercato Comune, ma, d’intesa con il Ministro, preferisce la forma delle istruzioni date per lettera o telefono». Il documento reca il timbro «Visto dall’On. Ministro. 3/6» (ivi, b. 3, fasc. Maggio- Giugno 1967).


3 Vedi D. 224


4 Vedi D. 221.


5 Per il seguito vedi D. 225.

224

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, ORTONA, AL CAPO DELLA RAPPRESENTANZA PRESSO LA CEE E LA CEEA, BOMBASSEI, E ALL’AMBASCIATORE A LUSSEMBURGO, CARACCIOLO(1)

L.2. Roma, 3 giugno 1967.

Caro Giorgio,

avrai certamente visto dai giornali i risultati del processo di Linz e, oltre che i risultati, le circostanze in cui è avvenuta l’assoluzione degli imputati. Abbiamo già disposto perché venga fatto un passo a Vienna come da telegramma di cui ti accludo parafrasi(3). Pensiamo perche, e ti scrivo avendo sentito sia il Presidente del Consiglio che il Ministro Fanfani(4), non sarebbe male se, in occasione delle discussioni che avranno luogo sia presso l’Alta Autorità e sia presso il Consiglio CEE sul problema dell’ingresso dell’Austria nel Mercato Comune, si lasciasse da parte nostra trapelare come i recenti episodi in Austria nei confronti del problema alto atesino, di cui la manifestazione pirilevante è stata appunto il processo di Linz, non possono non determinare motivi di profonda perplessità e di freddezza da parte nostra. È infatti evidente che il Governo italiano non potrebbe facilmente spiegare alla sua opinione pubblica che, mentre nei tribunali austriaci non solo terroristi chiaramente indiziati vengono assolti, ma la sentenza viene accolta con pubbliche manifestazioni estremiste, il Governo italiano si adopera per favorire e agevolare l’ingresso dell’Austria nell’organo comunitario.

Tu sai che abbiamo sempre pensato – e dichiarato agli austriaci – che la questione alto atesina non sarebbe stata collegata con quella dell’aspirazione austriaca verso il MEC. Ma è chiaro che sarà sempre pidifficile mantenere tale posizione se in Austria il comportamento nei nostri confronti verrà caratterizzato da episodi quale quello sopra menzionato. Riteniamo quindi che, pur non prendendo ancora una posizione rigida e ostruzionistica, laddove si pongono problemi «di tempi», tali cioè da comportare scelte tra accelerazioni o dilazioni, noi preferiamo far sì che trascorra un certo periodo per le soluzioni relative, proprio in considerazione delle ben immaginabili reazioni della nostra opinione pubblica. Credo che il meglio da farsi sia in seduta pubblica appoggiare dilazioni, e in privato far sapere ai nostri partner che tale atteggiamento della Delegazione italiana è inevitabilmente collegato con manifestazioni che ci hanno profondamente scosso e che consideriamo intollerabili e foriere di spiacevoli conseguenze. Ci sarà sempre qualche buon amico che si affretterà ad andarlo a raccontare agli austriaci, ed è proprio questo che noi vorremmo.

[Egidio Ortona]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 16, pos. AA 16/4.


2 Trasmessa con prot. 010/579 a Caracciolo e 010/580 a Bombassei.


3 Si fa riferimento presumibilmente alle istruzioni inviate a Vienna il 2 giugno (T. 167) per effettuare un passo in relazione alla sentenza assolutoria della Corte d’Assise di Linz nei confronti del gruppo Burger; la risposta di Tončić a questo passo risale al 5 giugno (T. 332). Su ulteriori passi vedi D. 225.


4 Vedi D. 223.

225

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA

(Londra, 19-20 giugno 1967)1

Appunto segreto(2).

Sono presenti:

- -

Riunione del 19 giugno (mattino)

GAJA: Inizia proponendo ai rappresentanti austriaci che le conversazioni siano dedicate in modo particolare ai due seguenti punti:

- -

Dato che da parte austriaca si concorda, prega l’Ambasciatore Toscano di esporre il punto di vista italiano in merito al punto a) (questioni di carattere generale).

TOSCANO: Ricorda anzitutto che da parte italiana, secondo le assicurazioni fornite da Vienna, ci si aspettava una risposta del Governo austriaco in merito all’ipotesi presentata nel luglio 1966(8), nel giro di pochi giorni. Invece è stato necessario attendere quasi un anno prima di conoscere tale posizione. Un simile atteggiamento del Governo austriaco dà l’impressione che Vienna abbia l’intenzione di rinviare la decisione in merito alla chiusura della controversia. Rileva che tale atteggiamento dilatorio – che ha avuto la sua influenza anche sulla SVP la quale ancor oggi pospone il suo Congresso da tempo annunziato – non tiene alcun conto delle esigenze del Governo italiano, nonostante che Vienna non possa pensare che la situazione possa rimanere statica per molto tempo.

GAJA: Fa presente che il Governo italiano – come del resto era stato detto con la massima chiarezza fin dall’anno scorso – non pu nell’attuale momento della legislatura in corso, varare leggi costituzionali, dato che manca meno di un anno al termine dell’attuale periodo legislativo. Fra qualche mese non sarà nemmeno opportuno effettuare dichiarazioni impegnative sull’Alto Adige di fronte al Parlamento, se si vuole evitare che la questione Alto Adige, come è auspicabile, non divenga uno degli argomenti della campagna elettorale.

TOSCANO: Nota che dall’atteggiamento del Governo austriaco si trae l’impressione che anch’esso, come del resto anche lo stesso Magnago, ritenga scontato che l’applicazione delle misure per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano sia rinviata alla prossima legislatura.

GAJA: Vuole osservare che gli altoatesini sembrano non rendersi conto che non si pupensare alle misure relative alla Provincia di Bolzano come ad una serie di crediti, che possono essere incassati a piacere in qualsiasi momento da loro scelto. Tali norme si inseriscono in un determinato quadro politico: e mentre è possibile attuarle in certe ipotesi, pudivenire molto pidifficile il realizzarle in altre. È poi difficile comprendere, da parte italiana, che mentre da parte austriaca si modificano continuamente richieste e punti di vista, giustificandoli con mutate situazioni politiche, analoghe considerazioni non debbono eventualmente valere per la parte italiana.

TOSCANO: Sottolinea che nell’atteggiamento austriaco vi sono aspetti che creano forti perplessità a Roma, sia sotto il profilo politico, sia sotto l’aspetto individuale. Molte cose avvenute in Austria ci fanno addirittura chiedere se sia utile, o meno, continuare le nostre conversazioni. In effetti, alcuni episodi lasciano dubitare che il Governo austriaco abbia il pieno controllo della situazione. A confermare tale timore valgono alcune considerazioni le quali, isolatamente, possono anche essere di volta in volta spiegate, ma, nel loro complesso, offrono un quadro del tutto scoraggiante.

- - - -

Tutti questi quattro punti ci lasciano assai perplessi. Messi insieme e valutati globalmente non possono non provocare una impressione del tutto negativa e scoraggiante. Toccherebbe a Vienna dissipare questa impressione correndo ai ripari.

GAJA: Attira l’attenzione dei rappresentanti austriaci su di un altro fatto che non ha precedenti fra Paesi civili e cioè sulle scritte antitaliane sul Cimitero dei Caduti italiani ad Innsbruck, che non sono state cancellate, nonostante i nostri ripetuti interventi presso le autorità austriache.

TOSCANO: Osserva che un altro aspetto della condotta di Vienna fa temere addirittura che l’Austria si prenda gioco dell’Italia, laddove non tiene alcun conto, né dei nostri punti di vista, né delle nostre esigenze. Buona parte delle pirecenti richieste avanzate dal Governo austriaco sono infatti palesemente inaccettabili per il Governo italiano, alla cui azione il Parlamento ha pubblicamente posto certi limiti. Pur dovendo essere perfettamente al corrente di ci Vienna insiste per l’accoglimento delle richieste in aperto contrasto con detti limiti. Aggiunge che le conversazioni tra rappresentanti dei due Ministri degli Esteri sembrano essere ora giunte ad una svolta decisiva. Da parte italiana si continua a sperare di poter riuscire a giungere al superamento della controversia internazionale, ma cisarà possibile soltanto se da parte austriaca non si insisterà su richieste inaccettabili in quanto contrarie alla autorizzazione data dal Parlamento al nostro Governo lo scorso autunno.

GAJA: Fa presente che la via percorsa dal Governo italiano per venire incontro alle richieste austriache è particolarmente difficile ed è resa anche pidifficile dalle discussioni che hanno avuto luogo in Austria su singoli aspetti dell’ipotesi globale in esame, discussioni che non possono mancare di avere ripercussioni sull’atteggiamento dei partiti italiani. Cita a tale proposito le prese di posizione dei congressi provinciali di Bolzano del PSU e del PRI nei confronti di alcune misure contenute nel cosiddetto «pacchetto». Aggiunge che cicostituisce una dimostrazione degli sforzi che il Governo italiano compie per trovare una convergenza sulle varie misure che compongono il pacchetto; sforzi che non sono certo facilitati dalle polemiche d’oltre Alpe.

TOSCANO: Fa presente che il Ministro Toncic si è congratulato con lui a New York(10) per il fatto che il Parlamento italiano abbia accettato il proseguimento dei contatti fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi. Ma tale decisione del Parlamento è stata presa, come il Ministro Toncic deve sapere, alle seguenti esplicite condizioni alle quali il Governo italiano è ovviamente legato nella sua azione:

1) da parte italiana non si intende stipulare con l’Austria nessun nuovo accordo internazionale circa l’Alto Adige, né assumere obblighi diversi o maggiori di quelli derivanti dall’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946;

2) le misure che il Governo italiano potrà adottare per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano saranno autonome, dovranno avere carattere interno ed il Governo di Roma non intende che esse vengano internazionalizzate;

3) in tema di garanzie, il Governo italiano è disposto ad accettare soltanto la giurisdizione della Corte dell’Aja per le controversie derivanti dall’applicazione dell’Accordo di Parigi.

Se da parte austriaca vengono avanzate richieste in contrasto con i principi su elencati, il Governo italiano ha davanti a sé due alternative:

1) chiedere al Parlamento l’autorizzazione a mutare i principi stessi. In tal caso il Governo potrebbe giustificare tale richiesta solo con l’annuncio della presentazione di nuove adeguate contropartite offerte da parte austriaca;

2) respingere le proposte austriache.

Anche in questa seconda alternativa, cinon significa che il colloquio tra Roma e Vienna debba essere interrotto, ma solo l’abbandono della seconda ipotesi globale di soluzione elaborata in questi ultimi anni. Si tornerà ad una situazione analoga a quella immediatamente successiva al 30 marzo 1965(11). Con pazienza ci si potrà rimettere al lavoro al fine di dare vita ad una terza ipotesi globale di intesa. Aggiunge che cinon costituisce la vera difficoltà, che invece è rappresentata dall’atteggiamento del Governo austriaco nei confronti dei terroristi, i quali si sentono ormai sicuri dell’impunità ed hanno dichiarato di voler continuare l’organizzazione in territorio austriaco di azioni criminose contro l’Italia. Sottolinea che, per quanto in uno Stato di diritto il potere giudiziario sia indipendente dal potere esecutivo, esiste una responsabilità internazionale dello Stato per l’operato di tutti i suoi organi e quindi anche per l’operato dei tribunali.

Ricorda poi l’episodio di cui si rese protagonista il Capitano regionale del Tirolo Wallnoefer, intervenuto alla cerimonia inaugurale della «Casa di Cultura» in Bolzano, benché fosse stato esplicitamente chiesto dal Governo italiano che egli non vi assistesse. Attira l’attenzione dei rappresentanti austriaci su tutti gli episodi sopra ricordati, la cui impressione non puessere che negativa.

Conclude affermando che egli si sarebbe aspettato da Vienna un atteggiamento ben diverso, dato che da parte italiana si è rinunciato alla quietanza liberatoria immediata e sono state accolte le richieste austriache relative ai 18 punti rimasti aperti dopo la V sessione della Commissione di esperti. Rileva che da parte austriaca si dovrebbero comprendere il nostro stato d’animo, le nostre esigenze, i nostri limiti, i nostri dubbi ed i nostri problemi. A titolo personale accenna al fatto che il Presidente Moro, al quale ha fatto omaggio di una copia del suo libro sulla «Storia diplomatica della questione dell’Alto Adige»(12), gli ha scritto esprimendogli la sua ferma intenzione di continuare a lavorare per cercare di risolvere il problema e manifestando la speranza che al suo libro possa essere aggiunto un nuovo capitolo, dedicato alla chiusura della controversia; ma ha aggiunto che tale soluzione sembrava essere divenuta ancora pidifficile. Da parte italiana si desidera vivamente una soluzione consensuale, ma la situazione negoziale non appare del tutto chiara. Esprime la speranza che in un prossimo incontro, che potrebbe avvenire prima della fine di luglio, da parte austriaca si vorrà finalmente spiegare qual è la posizione del Governo di Vienna e cioè se esso sia pronto a continuare i contatti sulla base dei principi accettati da due Ministri degli Esteri nel 1964(13): se ciè impossibile, dovranno essere reperite altre vie per giungere ad una soluzione. Aggiunge che i rappresentanti italiani non possono non sentirsi personalmente amareggiati, perché hanno l’impressione di essere stati in qualche modo ingannati. Infatti, dall’opera del Ritschel risulta che, dopo la caduta della prima ipotesi globale del 1964, i rappresentanti austriaci hanno riferito al Governo di Vienna che le nuove ipotesi d’intesa potevano prevedere un miglioramento della parte sostanziale, mentre dovevano invece contenere qualche cosa di meno, rispetto alla precedente ipotesi, in tema di garanzie. In realtà, dopo aver incassato quanto preannunciato circa la parte sostanziale per ciche concerne la chiusura della controversia internazionale, da parte austriaca si è ottenuto di pidato che la quietanza liberatoria è stata rinviata ad un momento successivo all’adozione delle progettate misure autonome italiane. Osserva comunque che al momento attuale da parte di Vienna si chiede molto di pidi quanto si era esplicitamente pronti ad accettare nel marzo 1965, tanto è vero che nella nota del 30 marzo si dichiardi accettare la parte prima dell’ipotesi globale di Parigi. È questo un documento che potrà da noi essere utilizzato al momento opportuno per valutare il comportamento austriaco. Se da parte italiana venisse pubblicato il verbale della riunione dei due Ministri degli Affari Esteri avvenuta a Parigi nel dicembre 1964, si dimostrerebbe che Kreisky ha accettato molto meno di quanto è stato poi chiesto nel marzo 1965 e di quanto si chiede oggi. Sottolinea che, seguendo tale via, in contrasto con ogni logica, non si potrà mai giungere ad una soluzione.

GAJA: Attira l’attenzione sulle seguenti circostanze che devono essere tenute presenti in quanto non possono non avere influenza sull’eventuale sviluppo dei contatti:

- -

pusembrare molto corretto, anche perché rispecchia una strana concezione del valore degli impegni assunti da parte austriaca nei contatti in corso dal 1964;

c) altra ragione di preoccupazione è l’insuccesso della manovra condotta dal Ministro degli Esteri austriaco allo scopo di costringere, attraverso il consenso della SVP, ad una ipotesi di chiusura della controversia, i socialisti austriaci a recedere dalla loro opposizione. Tale manovra che noi abbiamo compreso e, per quanto ci concerne, appoggiato, avrebbe avuto un senso se si fosse giunti ad un voto quasi unanime dell’Esecutivo della SVP a favore dell’ipotesi globale in esame e soprattutto della sua parte formale. Di fronte all’insuccesso di tale manovra e di fronte alle nuove insistenze di Kreisky, sembra che Vienna non possa prescindere dalle posizioni dei socialisti austriaci, che sono assolutamente negative. Cilascia pensare che il Governo austriaco non sia in grado di giungere a conclusioni di qualsiasi genere.

TOSCANO: Sottolinea che le ricerche d’archivio fatte per la compilazione del suo volume hanno provato cose molto interessanti per quanto riguarda lo sviluppo della politica del Governo austriaco nei confronti del cosiddetto «ancoraggio» già richiesto dal Governo di Vienna in occasione della conferenza della pace di Parigi al fine confessato di continuare a tenere aperta la questione fin tanto che, in un momento pifavorevole, l’intera questione dell’Alto Adige avesse potuto essere ripresentata all’ONU. Ma, non solo l’Italia, bensì la conferenza della pace ha respinto nel 1946 questa richiesta e non si vede perché l’Italia dovrebbe oggi andare oltre al deferimento alla Corte dell’Aja per un giudizio secondo diritto di tutte le future divergenze sull’applicazione e sull’interpretazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber. Vuole aggiungere ancora una cosa: l’Ambasciatore d’Austria a Roma gli ha detto che l’origine del libro di Ritschel non è tirolese, ma viennese. Sarà lieto di sentire quanto il Ministro Kirchschlaeger dirà al riguardo. Ma ripete quanto ha già detto a Loewenthal: «se il libro fosse di origine viennese, la cosa sarebbe pigrave».

KIRCHSCHLAEGER: Inizia col dire che non gli è facile rispondere a tutti gli argomenti sollevati dai rappresentanti italiani ma tiene anzitutto a dichiarare il suo apprezzamento per quanto detto dai rappresentanti italiani sulla circostanza che il Governo italiano è favorevole alla conclusione della controversia. Da parte italiana, evidentemente, si ritiene che il ritardo nella risposta di Vienna possa essere una prova di cattiva volontà. Afferma che cinon è vero e che, forse, la ragione fondamentale del ritardo consiste nel fatto che l’offerta italiana aveva il carattere di «prendere o lasciare». In contatti fra due Governi è molto raro che una delle parti si trovi in tale posizione di dover prendere una decisione così impegnativa. Abitualmente la situazione, in conversazioni bilaterali, conserva sempre un carattere pifluido. Ricorda comunque che i rappresentanti austriaci hanno sempre riferito con ogni esattezza al proprio Governo le comunicazioni dei rappresentanti italiani. Passando a parlare dell’ipotesi globale del luglio 1966, afferma che la SVP ritenne di poter accettare, così come erano state formulate, le proposte avanzate dall’Italia in luglio per la parte materiale di esse: fu per questa ragione che Magnago chiese chiarimenti ed approfondimenti(14). Rileva che tutto cirichiese del tempo, ma quando la SVP entrin possesso delle risposte italiane ai chiarimenti chiesti, l’Esecutivo del partito prese la sua decisione(15). In tal modo a Vienna fu possibile, susseguentemente, dare una risposta in merito al pacchetto delle misure, che è stato accolto con i chiarimenti ed approfondimenti forniti da Roma e, ovviamente, con l’assenso della SVP.

GAJA: A tal proposito vuole ricordare che da parte italiana la risposta positiva di Vienna circa il pacchetto non punon essere considerata nella cornice dell’ipotesi globale di soluzione della controversia. In altri termini, il Governo di Roma non puaccettare un «sì» austriaco relativo soltanto alla parte sostanziale dei contatti in corso fra Roma e Vienna.

TOSCANO: Osserva che Kirchschlaeger ha detto che la decisione austriaca è stata resa difficile ed ha preso del tempo, perché Roma ha messo il Governo austriaco di fronte alla richiesta di un «sì» o di un «no». Desidera spiegare perché il Governo italiano ha seguito questa linea d’azione. Anzitutto ciè stato fatto perché per il passato si è sempre notato che Vienna predilige la politica del carciofo e finisce per chiedere sempre di pi Potrebbe fare molti esempi di tale atteggiamento austriaco, ma si limita a citare la risposta di Vienna del 30 marzo 1965 in merito alle ipotesi esaminate a Parigi nel dicembre 1964. Sottolinea che, leggendo il volume di Ritschel, ci si rende conto ancor meglio dell’utilità, per Roma, di assumere una posizione globale: infatti dal Ritschel non risulta che nei contatti che Kreisky ebbe dopo Parigi con i tirolesi l’ex Ministro degli Esteri austriaco abbia sottolineato il carattere globale della ipotesi discussa il 16 dicembre 1964. Tutto cinon ha potuto non confermarci l’impressione che i politici austriaci tuttora non hanno ben capito i limiti ed il contenuto della posizione di Roma. Conclude che, d’altra parte, da parte italiana non si puaccettare il principio che Vienna incassi qualcosa e subito dopo tenti di riaprire la discussione sul rimanente.

GAJA: Aggiunge che l’unico modo di chiudere l’annosa controversia tra i due Governi è quello di assumere una posizione definitiva circa l’ipotesi globale di chiusura della controversia. Se da parte austriaca si vuol ricominciare a discutere singoli punti, non si pupretendere che anche da parte italiana non si riapra la discussione sul fondo di certe questioni.

TOSCANO: Chiede, a questo proposito, perché la SVP ha rinviato la convocazione del suo Congresso.

KIRCHSCHLAEGER: Il Congresso è stato rinviato perché il Governo italiano non ha preso ancora una posizione definitiva sull’ancoraggio e si è limitato, finora, a mandare un questionario(16). Magnago, invece, per tenere il Congresso deve essere messo in condizione di presentarsi con tutti i documenti relativi alla chiusura della controversia, ivi compresi quelli concernenti l’ancoraggio internazionale. Se l’Italia assumerà, su tutti gli aspetti del problema, una posizione accettabile, Magnago avrà al Congresso una maggioranza tale, che essa, a sua volta, potrà produrre effetti positivi anche sull’atteggiamento dei socialisti austriaci.

TOSCANO: Rileva che occorre considerare la questione sotto due aspetti. Da parte austriaca non si ha fiducia nel Governo italiano e per questo si chiede l’ancoraggio delle misure autonome progettate da Roma. Invece una dimostrazione che il Governo italiano ha le piserie intenzioni, che intende assumere solo impegni che è effettivamente in grado di mantenere è data proprio dal fatto che esso, anche se non è possibile avere ormai, nel corso della presente legislatura, l’approvazione parlamentare per le leggi costituzionali, desidera sottoporre fin d’ora l’ipotesi globale di chiusura della controversia al Parlamento; atto che potrà fare quando avrà in mano tutti i necessari elementi, compreso, ovviamente, l’accordo preliminare della SVP. Ciha intenzione di fare per ottenere un impegno politico che moralmente vincoli anche il Parlamento futuro. Aggiunge che questa, in sostanza, è la principale ragione per la quale da parte italiana si desidera non perdere tempo. Prosegue osservando che per avere l’appoggio del Parlamento, bisogna sempre tener presenti le difficoltà derivanti dalle premesse politiche che lo stesso Parlamento ha posto. Di alcune ha già fatto cenno prima. Ora desidera sottolinearne un’altra, piuttosto rilevante. Spiega che il fatto che Magnago abbia chiesto di prendere contatto col Presidente Moro è stato molto opportuno. Ricorda che, d’altra parte, lo stesso Ministro degli Interni ha avuto contatti con Magnago. Tuttavia sottolinea che non tutti, in Italia, sono d’accordo sull’effettuazione o sull’opportunità di simili contatti prima ancora che il Parlamento abbia preso conoscenza del contenuto del cosiddetto «pacchetto» ed abbia deciso in merito. D’altra parte è utile informare il Parlamento dopo che si sia in presenza di una accettazione precisa della SVP. Se la procedura prevista da parte austriaca, quella cioè che tende a ritardare l’indicazione della posizione definitiva della SVP e conseguentemente della posizione definitiva di Vienna è sostanzialmente ineseguibile, occorrerà studiarne una appropriata. A tale fine lo stesso Presidente Moro potrebbe eventualmente studiare la cosa. I due rappresentanti del Ministro degli Esteri non hanno istruzioni in proposito e si limitano a richiamare l’attenzione del problema. Tuttavia appare opportuno osservare che la procedura del Congresso costituisce una novità non avendo il Governo austriaco fatto ricorso ad essa per respingere la prima ipotesi globale di Parigi. Inoltre la stessa risoluzione del Parlamento che autorizza il proseguimento delle conversazioni italo-austriache fa riferimento al «consenso» delle popolazioni interessate. Se i rappresentanti di lingua tedesca seguiranno un metodo spettacolare anche i rappresentanti locali di lingua italiana potrebbero esser tentati di seguire l’esempio.

Accenna poi al fatto che Kreisky, a suo tempo, alle Nazioni Unite fece riferimento alle Isole Aland ed allo statuto di quelle popolazioni. Ma egli dimenticava che esso è diretta conseguenza di una posizione costituzionale interna finnica. Kreisky ha dimenticato che lo svedese è lingua ufficiale della Finlandia. Il parlare delle isole Aland in paragone con l’Alto Adige equivarrebbe a dire che nel Ticino c’è una garanzia internazionale a favore della lingua italiana.

KIRCHSCHLAEGER: Vuole rispondere in merito all’affermazione fatta da Toscano circa la sfiducia austriaca verso il Governo italiano. Sostiene che essa, per quanto concerne il Governo di Vienna, non esiste.

TOSCANO: Si domanda, allora da che cosa derivi l’atmosfera di sfiducia che è causa di tanto ritardo nella conclusione della controversia.

KIRCHSCHLAEGER: Ritiene che, in realtà, la sfiducia sia reciproca; ma deriva soprattutto da riflessi storici.

TOSCANO: Certo: del resto, come da parte italiana non si dovrebbe avere sfiducia se si tiene presente il periodo 1943-1945?

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che tuttavia la realtà attuale è ben diversa.

TOSCANO: Ritiene che occorra eliminare ogni causa di sfiducia.

KIRCHSCHLAEGER: Insiste sul fatto che non bisogna trarre conclusioni dal ritardo di un anno, nella risposta all’ipotesi globale del 1966. Esso non è dipeso dal Governo austriaco che avrebbe invece preferito essere in grado di dare subito una risposta.

GAJA: Ricorda che a suo tempo da parte italiana si era fatto presente nella maniera pichiara la conseguenza che un ritardo della risposta austriaca non avrebbe mancato di avere sulla possibilità di un’approvazione delle apposite leggi costituzionali nel corso di questa legislatura. Ora ritiene di dover avvertire che, fra sei mesi, la situazione costituzionale italiana non consentirà nemmeno al Governo di fare dichiarazioni impegnative sull’Alto Adige, senza rischiare di fare di tale questione uno dei principali temi elettorali.

TOSCANO: Da parte italiana si insiste su questa ristrettezza di tempi proprio perché si vuole poter giungere ad una soluzione.

GAJA: Osserva che, quindi, il problema della data del Congresso della SVP è fondamentale.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva d’altra parte che dato che l’Esecutivo della SVP ha ottenuto una maggioranza molto ristretta occorre che la decisione finale sia presa dal Congresso.

TOSCANO: Conclude la sessione antimeridiana ripetendo ancora una volta che il problema della data del Congresso della SVP esiste ed è molto serio. Si tratta di un problema squisitamente politico, che certo non puessere risolto da funzionari: ma bisogna riflettere su di esso, proprio perché occorre risolverlo. Interesse del Governo italiano è quello di avere preventivamente il piampio consenso proprio perché non si ripeta l’episodio del 1948, quando il parere positivo della SVP fu dato in debita forma, ma fu successivamente rinnegato. Forse il Presidente Moro saprà, con la sua esperienza, trovare una formula appropriata che soddisfi le esigenze contraddittorie di un consenso solenne e del prestigio del Parlamento italiano.

Riunione del 19 giugno (pomeriggio)

KIRCHSCHLAEGER: Riprendendo il discorso afferma, anzitutto che è tipico di un governo democratico il fatto che il Governo possa avere direttive, che poi non sono seguite dalla propria popolazione. Il Governo austriaco talvolta è in una posizione veramente difficile, perché permangono vecchi sentimenti e la sfiducia per il fatto che le conversazioni si trascinano dal 1961. Ammette che il Governo austriaco ha potuto far poco finora, per dimostrare di voler migliorare l’atmosfera. Cita per esempio la circostanza che alcune iscrizioni antitaliane avrebbero potuto essere cancellate, ma vuole ricordare che non si tratta di un caso unico come aveva affermato Toscano. Per esempio, al confine austro-ungarico dopo la prima guerra mondiale vi erano analoghe scritte che sono rimaste fino al 1938. Non vuol difendere la carenza di iniziativa del Governo di Vienna ma vuole soltanto sottolineare che non si tratta di una cosa grave. Dopo la soluzione della controversia il Governo austriaco sarà in posizione piforte e tale da consentirgli di accogliere ogni eventuale richiesta italiana di questo tipo.

Per quanto concerne il volume di Ritschel sostiene che esso è stato scritto e pubblicato piin funzione contro Vienna che contro Roma. Ricorda che il Ritschel, tra l’altro, ha fornito all’Italia i verbali di numerose riunioni segrete austriache. Egli ha cercato di dimostrare che il Governo di Vienna era incapace di negoziare. Aggiunge che almeno questo scopo, il Ritschel forse l’ha raggiunto. Per quanto invece riguarda l’origine delle fughe sottolinea che personalità politiche hanno l’abitudine di dare informazioni ai giornalisti, sono per «informazioni di fondo» ma che i giornalisti spesso le usano ad altro scopo. Kreisky era una delle personalità che aveva l’abitudine di fare così, con i giornalisti austriaci o stranieri. Aggiunge che questa è una delle spiegazioni che egli pudare in base alla sua lunga esperienza di collaborazione con Kreisky. Ma non è la sola: ritiene che anche da Roma possa essere stata data qualche informazione ai giornalisti austriaci. Rileva che da parte austriaca si è cercato di trovare, invano, il responsabile delle fughe. Ma ritiene impossibile che sia stata una sola persona. Non è stata certo la prima volta, e non sarà l’ultima, della storia dei contatti italo-austriaci, che vi sono state fughe e pubblicazioni fatte in base ad esse: ma ciè solo la prova che esistono persone, come il Ritschel, contrarie alla soluzione della controversia. Non bisogna dare troppa importanza a cose simili.

Per quanto riguarda il processo di Linz, osserva che i rappresentanti italiani devono conoscere quanto Klaus ha detto all’Ambasciatore Martino(17): se il processo avesse avuto luogo dopo la soluzione della controversia il giudizio sarebbe stato diverso. Non si tratta di indulgenza per i terroristi ma, piuttosto, della sopravvivenza di un’atmosfera. Ma che cosa pufare un Governo democratico?

Prosegue osservando che è vero che il Governo austriaco non ha considerato sufficiente, nelle sue richieste, il limite che il Parlamento italiano aveva posto al Governo di Roma. Il Governo austriaco sa bene, per propria esperienza, che ogni Governo ha i suoi limiti, ma non purinunciare alle proprie pretese soltanto perché il Governo italiano ha dei limiti che non permettono di accoglierle. Aggiunge che è chiaro che da parte austriaca è inutile ed inopportuno insistere per soluzioni impossibili. Tuttavia ricorda che Vienna non putenere in non cale la propria opinione pubblica. Se il Ballhaus non insiste per una soluzione che rispecchi pienamente il proprio punto di vista giuridico, ciavviene proprio per permettere l’approvazione dei due Parlamenti di formule di compromesso. Da ultimo, per quanto riguarda la presenza di Wallnoefer all’inaugurazione della Casa di Cultura di Bolzano, deve ricordare che Toncic non aveva promesso che avrebbe «bloccato» la sua partecipazione, ma soltanto che sarebbe intervenuto a tal fine.

GAJA: Fornisce alcune ulteriori spiegazioni circa l’incidente per sottolinearne la gravità.

TOSCANO: Per semplificare al massimo, sottolinea che Toncic ha capito subito che occorreva evitare conseguenze negative interne in Italia ed ha subito promesso di intervenire.

Tra le possibili conseguenze negative della sentenza di Linz e della continuazione della organizzazione del terrorismo in Austria, sottolinea, a titolo personale, che finora non è stata mai fatta connessione, da parte italiana, fra questione dell’Alto Adige e questione dell’associazione austriaca alla CEE. Tuttavia – e Toncic dovrebbe già averlo compreso – se in Austria le cose andassero avanti in questa maniera, sembra difficile che Roma possa fare a meno di pensare ad una connessione del genere.

Sottolinea che i rappresentanti italiani non hanno avuto istruzioni di dire qualcosa nel senso cui sopra ha fatto cenno. Ma bisogna essere realisti. Già l’eco per l’atteggiamento di Wallnoefer è stata totalmente negativa, poi è venuta la faccenda del processo di Linz. È necessario – aggiunge – che il Governo di Vienna compia qualche concreta azione positiva verso l’Italia per riequilibrare gli effetti negativi dei suoi atteggiamenti sulla pubblica opinione. Ricorda che l’Austria potrebbe fare molte cose, come sciogliere il Berg Isel Bund e qualche altra associazione irredentistica. Insomma, dice, occorre che da parte di Vienna si compia qualche mossa psicologica perché non si puneanche immaginare quanto siano state negative le conseguenze della sentenza di Linz. Conclude ripetendo che le ultime richieste austriache non tengono nessun conto dei limiti del mandato dato al Governo italiano dal Parlamento.

GAJA: Osserva che le attuali richieste di Vienna sarebbero state comprensibili all’inizio del negoziato. Ma non sono comprensibili oggi, quando da parte di Vienna si dice di avere intenzione di chiudere la controversia.

TOSCANO: Ricorda che anche da un punto di vista storico l’Italia non pudimenticare l’amministrazione nazista in Alto Adige. Cinonostante Roma ha tentato di risolvere il problema liberalmente e ciproprio quando, al termine della seconda guerra mondiale, i tedeschi venivano cacciati ovunque e dopo che, alla conferenza della pace, il problema del confine era già stato risolto a nostro favore. Aggiunge di poter fornire la riproduzione di un documento scritto da De Gasperi in cui egli affermava la sua speranza di avere risolto per sempre il problema dell’Alto Adige. Cidimostra che ci sono stati in passato momenti in cui da parte italiana si è avuta la ferma intenzione di risolvere il problema e la convinzione di averlo risolto. Ricorda poi che Vienna sostiene che il terrorismo finirà quando saranno state fatte le nostre nuove leggi costituzionali e Vienna avrà dato la quietanza liberatoria. Si domanda, invece, se i terroristi non continueranno ad usare i loro mezzi per opporsi alla conclusione della controversia. Questa, tuttavia, non è una ragione per non perseverare.

KIRCHSCHLAEGER: Si dichiara convinto che il terrorismo avrà una intensificazione prima di una decisione delle due parti, ma subito dopo la conclusione della controversia la criminosa attività cesserà perché in Austria si verificherà un totale cambiamento nell’opinione pubblica. Riferendosi agli accenni storici fatti da Toscano dice che è piconveniente non approfondire oggi il periodo nazista in Alto Adige. Anche sull’origine dell’Accordo De Gasperi- Gruber, in Austria si ha diversa documentazione, ed una parte di essa riguarda le pressioni esercitate dalle maggiori Potenze sull’Italia per la conclusione dell’Accordo stesso.

TOSCANO: Ricorda che in Austria si dice che l’Italia non ha eseguito l’Accordo De Gasperi- Gruber senza ricordare un dettaglio non trascurabile e cioè che il Governo italiano ha concesso la cittadinanza ad un numero di persone assai maggiore (30.000) del totale degli optanti. Ricorda poi che non è molto leale quello che ha fatto il Governo austriaco quando nel 1947 ha minacciato l’espulsione dall’Austria degli optanti altoatesini per costringerli a chiedere la cittadinanza italiana. Inoltre, ricorda che quando gli altoatesini di lingua tedesca hanno presentato domanda per divenire cittadini italiani sapevano perfettamente che l’autonomia prevista dall’Accordo De Gasperi- Gruber era configurata nella Regione Trentino- Alto Adige e sapevano altresì quali fossero le loro garanzie. Improvvisamente, vari anni dopo, si è scoperto che il Governo italiano non aveva applicato l’Accordo De Gasperi- Gruber. Tutto questo ha le caratteristiche di una montatura politica e di fronte a tutto questo è necessario che il Governo austriaco dimostri di avere ferma volontà di porre termine alla controversia.

GAJA: Osserva che, ove a Vienna il Governo continuasse a dire di non poter fare nulla per modificare l’atmosfera creata dal processo Linz, il Governo italiano potrebbe essere indotto a prendere la stessa posizione di Vienna. Gli austriaci dicono che non possono fare nulla sino a che non sarà conclusa la controversia. Anche il Governo italiano potrà dire le stesse cose, e cioè che non potrà fare nulla, da parte sua, sino a che non sarà migliorata l’atmosfera con concrete iniziative austriache.

TOSCANO: Aggiunge che non si puandare avanti ignorando i sentimenti della pubblica opinione. Sottolinea che non si tratta di fare ultimatum, ma soltanto di spiegare che l’Italia, in mancanza di iniziative austriache per migliorare l’atmosfera testé creatasi, finirebbe per mettersi sulla stessa linea legalistica seguita finora da Vienna. Spiega che questo non è affatto un ricatto. Dal punto di vista italiano l’azione – o l’inazione – austriaca non puessere ignorata. Cipuportare a conseguenze che si possono deprecare e che possono essere, invece, annullate da concreti gesti di buona volontà del Governo austriaco. Solo così si potrà sperare in una favorevole atmosfera. Conclude osservando che tutto quanto da lui esposto è dovuto alla necessità che, per essere utili e per riuscire a porre le basi di un accordo, le conversazioni fra i rappresentanti devono essere estremamente franche. Si duole che non ci si sia visti da un anno perché, in sostanza, i contatti fra rappresentanti si sono sempre rivelati utili.

KATHREIN: Domanda di che cosa si discuterà nella riunione del giorno successivo.

GAJA: Ritiene che sarà utile leggere le risposte austriache alle proposte italiane, confrontandole con i principi che hanno ispirato i contatti dei rappresentanti fin dal 1964.

TOSCANO: Aggiunge che da parte italiana, di fronte alla risposta austriaca, si ha l’impressione che si sia perso il filo conduttore delle conversazioni fra rappresentanti. Il Governo italiano aveva diverse possibilità, fra le quali le principali erano:

1) far sapere che la risposta austriaca era negativa;

2) aggiungere che, di conseguenza, Roma riteneva chiuso il capitolo dei contatti fra i rappresentanti.

Essenzialmente per ragioni di buona volontà, Roma ha preferito tentare ancora una volta di ottenere spiegazioni in merito alla risposta sostanzialmente negativa ricevuta dal Governo di Vienna. Da parte dei rappresentanti austriaci si potrà riferire a Vienna circa la posizione italiana di fronte alla risposta austriaca. In un nuovo incontro, ancora in questo mese di giugno o in luglio – possibilmente prima del 26 – i problemi potranno essere riaffrontati in base alle istruzioni che i rappresentanti austriaci avranno nel frattempo ricevuto da Vienna. Osserva che se, nel nuovo incontro, i rappresentanti austriaci faranno conoscere che Vienna non è in grado di accettare le ipotesi in esame, da parte di Roma non mancheranno pazienza e buona volontà e si potrà forse ricercare nuove basi d’intesa, nello spirito indicato nella lettera personale del Presidente Moro. Tuttavia sarebbe assai meglio se non si buttasse via il molto già fatto per ricominciare tutto da capo.

Conclude ripetendo ai rappresentanti austriaci di tenere presente e di riferire che, se prima della fine della legislatura non si potranno attuare le progettate misure autonome interne italiane, si potrebbero fare entro, ad esempio, un termine massimo di sei mesi, le dichiarazioni dei due Governi dinanzi ai rispettivi Parlamenti, e cicostituirebbe pur sempre un punto fermo.

Riunione del 20 giugno 1967 (mattino)

KIRCHSCHLAEGER: Riferisce che Toncic, con il quale ha parlato poco prima, lo ha incaricato di fare due comunicazioni. Innanzitutto lo ha pregato di ripetere – per sottolinearne gli aspetti positivi – quanto lo stesso Kirchschlaeger ha già detto nell’incontro del giorno precedente e quanto lo stesso Toncic ed il Cancelliere Klaus hanno già risposto a Martino in merito al nostro passo sul processo di Linz. Ecco i punti della comunicazione austriaca:

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GAJA: Ripete le riserve già espresse dall’Ambasciatore Martino. Ma desidera attirare in particolare l’attenzione sull’atteggiamento senza precedenti di Vienna per quanto riguarda le scritte antitaliane nel Cimitero militare italiano di Innsbruck. Fra Governi civili, si usano, in tal caso, scuse immediate e cerimonie riparative. Che Vienna oggi non senta questo obbligo – del resto dettato dalla consuetudine – o che non possa darvi seguito, dimostra uno stato di rapporti che è non usuale ed intollerabile.

TOSCANO: Osserva che le dichiarazioni fatte da Kirchschlaeger sono insufficienti e sorprendenti. Ricorda le dichiarazioni fatte all’ONU da Kreisky circa il giudizio della Corte dell’Aja secondo le quali, qualora esso fosse negativo, l’Austria non considererebbe chiusa la controversia. Rileva che episodi del genere accrescono le preoccupazioni italiane suscitando forti perplessità. Da parte italiana non si chiedono dichiarazioni impossibili, ma non ci si pucerto contentare di assicurazioni così poco soddisfacenti.

GAJA: Nota che Kirchschlaeger aveva detto di aver avuto istruzioni da Toncic di fare una seconda comunicazione.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che si tratta di cosa spiacevole: e cioè della pubblicazione, sul «Sued- Ost Tagespost», della notizia dell’incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri austriaco e italiano a Londra. Aggiunge che risulterebbe che tale notizia sarebbe stata data per telefono dalla Democrazia Cristiana di Bolzano al giornale.

GAJA: Risponde che una tale spiegazione è assurda e non è accettabile. Ricorda, a tal proposito, quanto da lui detto all’Ambasciatore d’Austria a Roma circa la necessità di mantenere assolutamente segreto l’incontro.

TOSCANO: Rileva che tutto cinon puche confermare la sfiducia italiana. Aggiunge che è tempo che gli austriaci facciano qualcosa per dimostrare che il Governo di Vienna vuole una soluzione pacifica.

GAJA: Per quanto riguarda la notizia data dalla stampa austriaca circa l’incontro dei rappresentanti, fa presente che tale incapacità di tenere il segreto non punon ripercuotersi sulle stesse conversazioni in corso e su eventuali contatti futuri. Ogni indicazione data percicirca possibili incontri deve ritenersi superata.

Passa all’esame dei documenti austriaci. In merito alla «comunicazione orale» austriaca del 20 aprile, deve anzitutto notare una differenza semantica relativa al significato da dare all’espressione «pacchetto». Sottolinea che da parte italiana si è sempre parlato di una soluzione globale, il che comporta che il «pacchetto» deve comprendere sia la parte formale che quella sostanziale. Per quanto riguarda lo stesso paragrafo 1, rileva che non si comprende comunque bene se l’accettazione del cosiddetto «pacchetto» da parte del Congresso della SVP sia o meno una condizione «sine qua non».

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che l’accettazione del Congresso rappresenta una condizione: ma che il Governo austriaco si augura vivamente che essa si verifichi.

TOSCANO: Interviene per sottolineare che, quando nel marzo del 1965 fu risposto da parte di Vienna alla nostra prima ipotesi globale, la decisione austriaca fu presa senza che si ritenesse in alcun modo necessario sentire il Congresso della SVP e senza che lo si menzionasse. Adesso l’accettazione della seconda ipotesi globale da parte del Congresso della SVP diventa una condizione, il che certo rappresenta un fatto nuovo. Infatti finora da parte austriaca non c’era mai stato detto che la decisione finale dovesse essere presadal Congresso della SVP. È vero che a partire dal 1946 l’Austria ha sempre detto che ciche è accettabile dalla SVP è accettabile dal Governo austriaco, ma è un fatto totalmente nuovo quello secondo il quale l’accettazione finale debba essere affidata al Congresso della SVP. In sostanza l’Austria ogni volta dà meno e chiede di pi Ripete che, dopo l’esame della prima ipotesi d’intesa del dicembre 1964, non si parldel Congresso e che la risposta austriaca del 30 marzo 1965 fu data senza aver sentito il Congresso.

GAJA: Aggiunge che è chiaro che nel luglio 1966 il Governo di Vienna non pensava alla necessità di attendere le decisioni del Congresso della SVP; altrimenti Vienna non avrebbe promesso di far conoscere la propria decisione in merito alla ipotesi globale in esame nel termine di 10 giorni.

TOSCANO: Desidera fare una osservazione personale: è chiaro che da parte austriaca si cerca di assumere sempre minori responsabilità. Si domanda cosa accadrebbe se si facesse così anche da parte nostra. Si giungerebbe senz’altro ad una «impasse» e non vi sarebbe altra possibilità che ricercare il cosiddetto «mezzo pacifico» o seguire, indipendentemente, una linea nazionale. Ripete che occorre avere coraggio perché, se gli austriaci si trovano in una posizione rischiosa di cui vorrebbero fare a meno, è peraltro anche nel loro interesse evitare l’interruzione del negoziato, il che certamente finirebbe per avere luogo qualora Vienna dovesse continuare ad insistere nella impostazione degli ultimi tempi.

GAJA: Sottolinea che non sembra possibile che il Parlamento italiano possa prendere un impegno solenne, accettando che esso possa essere annullato da una successiva decisione finale del Congresso della SVP.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che l’Austria non pudare il proprio consenso senza una formale decisione degli altoatesini. Nel 1964-1965 cisarebbe stato pifacile perché la SVP era piunita. Oggi, invece, e lo hanno dimostrato anche i risultati delle discussioni in seno all’Esecutivo della SVP, è indispensabile il Congresso.

GAJA: Osserva che l’errore dei giuristi ed esperti che hanno consigliato la SVP non sta tanto nell’avere previsto una riunione del Congresso del partito, ma nella determinazione del momento in cui essa dovrebbe avere luogo. Il Congresso puessere forse opportuno e necessario, ma occorreva farlo subito ed occorreva spiegare che il Governo austriaco non poteva continuare seriamente le conversazioni senza avere prima il consenso del Congresso.

KIRCHSCHLAEGER: Il Governo austriaco voleva ottenere una grande maggioranza e a tal fine riteneva che sarebbe stato producente potersi appoggiare a Magnago. Del resto, non sarebbe grave che la decisione del Parlamento italiano possa essere cassata da quella del Congresso della SVP. In sostanza, si tratta di un fatto analogo a quello della ratifica di un accordo, ovviamente con tutte le differenze del caso.

TOSCANO: Ripete che, comunque, da parte austriaca si deve ammettere che la circostanza che una decisione ultima degli altoatesini debba essere rappresentata da un voto del Congresso della SVP rappresenta un fatto nuovo. A ben vedere, esso è conseguenza non di una nuova situazione della SVP, ma della circostanza che, prima, in Austria vi era un Governo di coalizione e che ora, invece, vi è un Governo monocolore il quale ha bisogno di qualche appoggio di alcuni elementi della stessa opposizione socialista.

Proprio perché è opportuno chiarire le rispettive posizioni, deve sottolineare che fra le condizioni poste dal Parlamento italiano nella sua mozione dell’autunno scorso vi è il consenso delle popolazioni locali (comprese quelle di lingua italiana). Quando il Governo austriaco ha scelto la sua nuova linea doveva tenere presente tale condizione. Non disconosce il fatto che possa essere di interesse comune giungere ad una approvazione dell’ipotesi globale in esame da parte di tutti i partiti locali. Tuttavia, se da parte austriaca si insiste sulla necessità di un Congresso della SVP, il problema dell’accordo delle popolazioni di lingua italiana diventerà ugualmente drammatizzato. Mentre, evitando il Congresso da una parte, si potrebbe avere una risoluzione del Direttivo per la SVP ed un voto del Parlamento che rappresenta tutti gli italiani. Cisemplificherebbe le cose. Ricorda che il Parlamento italiano ha posto come condizione il «consenso» e non il «parere» delle popolazioni locali (come nell’Accordo De Gasperi- Gruber). Se da parte austriaca si vuole avere il Congresso della SVP è naturale che nello stesso modo dovrà essere dato anche il consenso delle popolazioni locali di lingua italiana. Ricorda che per l’Accordo De Gasperi- Gruber occorreva soltanto il parere, e non il consenso, delle popolazioni interessate: dal che si puchiaramente dedurre che quanto stiamo facendo è al di fuori dell’Accordo De Gasperi- Gruber.

KIRCHSCHLAEGER: Si domanda che cosa si debba fare.

TOSCANO: Risponde che forse sarebbe preferibile ricorrere ad una procedura diversa, ad esempio ad una consultazione interna – tipo referendum – della SVP. Anche da parte italiana si vuole un consenso, ma lo si vuole in modo che esso non dia luogo a difficoltà.

KIRCHSCHLAEGER: Ricorda che quando il giorno precedente è stato accennato a questo problema, si è avuta l’impressione che una soluzione politica potrà essere trovata dai politici. Aggiunge che egli pensava ad un incontro fra il Presidente Moro e Magnago.

KATHREIN: Magnago mi ha detto sei mesi fa che aveva bisogno dell’appoggio del Congresso e che lo aveva detto anche al Presidente Moro. Egli non vedeva altra soluzione.

GAJA: È un problema che è stato creato dai giuristi austriaci che hanno consigliato la SVP. Tocca quindi anche ad essi di studiare il modo di smontare questa «trappola» che avevano inventato.

Passiamo a parlare del secondo paragrafo della «comunicazione orale» austriaca del 20 aprile. Rileva che in essa non vi è alcun accenno alla «quietanza liberatoria». Dato che finora i contatti sulla parte formale della controversia hanno sempre riguardato il problema della chiusura della controversia stessa nel suo complesso, e poiché tale problema si scinde in quello del rilascio della cosiddetta quietanza liberatoria da parte del Governo di Vienna ed in quello della garanzia richiesta dallo stesso Governo, si domanda per quale ragione non figuri, nella comunicazione orale austriaca, l’accenno al problema della quietanza.

KIRCHSCHLAEGER: È stato ritenuto opportuno indicare solo il problema della garanzia, perché esso è l’unico punto tuttora aperto.

TOSCANO: Domanda se da parte austriaca si sia accolta, con la formula che viene esaminata, anche la designazione di un mezzo di soluzione in sede giurisdizionale di future eventuali dispute.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che si tratta di una semplice questione di linguaggio.

TOSCANO: Osserva che il problema è invece molto delicato. La sua soluzione deve essere indicata in maniera chiara e precisa. Deve essere indicato cioè che nel futuro, se vi saranno problemi di interpretazione o di esecuzione dell’Accordo De Gasperi- Gruber, la loro soluzione dovrà essere sottoposta al giudizio della Corte Internazionale di Giustizia. Cideve significare che per questo titolo (interpretazione ed esecuzione dell’Accordo De Gasperi- Gruber) il Governo austriaco non potrà riportare la questione di fronte alle Nazioni Unite.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che non ha precise istruzioni in merito, ma assicura che riferirà la tesi italiana al proprio Governo. Chiede come si immagini che possa essere previsto il ricorso alla Corte dell’Aja e la possibilità di un contatto preliminare fra gli agenti.

GAJA: Rileva che la posizione italiana in merito non è cambiata. Si riferisce al riguardo all’appunto consegnato a Londra nel luglio del 1966, relativo alla posizione italiana in materia di eventuali contatti fra i due Governi in caso di future controversie. Legge poi la seconda frase della comunicazione orale del 20 aprile e chiede quali modifiche debbono essere apportate ai documenti e alla procedura.

KIRCHSCHLAEGER: Ritiene che il problema potrebbe essere risolto in linea con i documenti preparati nel dicembre 1964, modificati secondo le successive conversazioni dei rappresentanti dei Ministri.

GAJA: Sì, purché si tengano presenti in particolare le indicazioni contenute nei colloqui di Montreux(18) e di Londra (luglio 1966).

Propone di passare all’esame dell’altro documento austriaco, quello cioè presentato al Ministro Fanfani a Bonn(19) e fatto pervenire a Roma per il tramite dell’Ambasciatore d’Austria, intitolato «proposte per le modalità di conclusione». Lascia da parte il punto 1, relativo all’incontro tra i Ministri degli Affari Esteri, con l’indicazione di un eventuale

o.d.g. di esso, in quanto occorre prima avere idee precise su altri piimportanti punti del documento. Accoglie il punto 2, relativo alla dichiarazione del Governo italiano al Parlamento. Legge il punto 3, relativo alla comunicazione del Ministero degli Affari Esteri italiano al Ministero degli Esteri austriaco, in ordine alla dichiarazione del Governo italiano al Parlamento: e afferma che si tratta di richiesta che è stata sempre respinta da parte italiana; che stupisce si risollevi ora e che comunque non puessere accolta.

TOSCANO: Vuole subito far rilevare che tale procedura è impossibile perché essa, sostanzialmente, rappresenterebbe un nuovo accordo che il Parlamento italiano non permetterebbe. Rileva la sorpresa italiana di fronte a tale proposta che rappresenta un passo indietro rispetto alle stesse conclusioni esaminate a Parigi nel dicembre 1964. Spiega inoltre le ragioni per cui l’Italia non potrà mai accettare formule di arbitrato ex equo et bono, ma solo giudizi «secondo diritto».

GAJA: Il Governo italiano non sta cercando di mascherare un accordo sulle cosiddette misure. Conformemente alle direttive del Parlamento, esso non puconcludere un accordo, implicito o esplicito, che le internazionalizzi.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che, se da parte italiana non si puaccettare la comunicazione ufficiale di cui al punto 3, da parte austriaca ci si accontenterebbe di una comunicazione verbale del Ministro degli Esteri italiano all’Ambasciatore d’Austria. Si tratterebbe in sostanza soltanto di una conferma verbale dell’avvenuta decisione del Parlamento italiano.

GAJA: Anche tale formula è inaccettabile, perché è equivoca e putendere a costruire una situazione giuridica, che è contraria alla nostra tesi. Di conseguenza, da parte italiana non si puaccettare nemmeno il punto 5, relativo alla notifica ufficiale da parte del Ministero degli Esteri austriaco al Ministero degli Esteri italiano, della dichiarazione del Governo di Vienna al Parlamento. Per motivi analoghi non possiamo accogliere la proposta di una comunicazione congiunta dei due Governi alle Nazioni Unite.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che le dichiarazioni alle Nazioni Unite saranno due, come era stato inteso. Per necessità linguistiche, la formula austriaca puessere sembrata equivoca; ma essa non voleva comportare un mutamento di posizione. Chiede invece se, da parte italiana, si concordi perché tali dichiarazioni facciano seguito alle due prese di posizione dei Parlamenti.

GAJA: Osserva che non si vede ora la necessità di dare la precedenza dei documenti di chiusura della controversia, alle comunicazioni dei rispettivi Governi alle Nazioni Unite. Nella documentazione preparata nel dicembre 1964 ci si atteneva al criterio che tale dichiarazione fosse collegata al rilascio immediato della quietanza liberatoria austriaca. Dato che le nuove basi d’intesa prevedono la quietanza austriaca ritardata, è necessario spostare l’ordine di quel documento.

KIRCHSCHLAEGER: Da parte austriaca si riterrebbe necessario citare le misure interne italiane nelle rispettive comunicazioni alle Nazioni Unite.

GAJA: Non è d’accordo, in quanto tale citazione non figurava neanche nei documenti del 1964. Era stata richiesta, allora, da parte austriaca, ma la richiesta non fu accolta. Essa oggi appare ancora meno necessaria data la posticipazione della data della quietanza liberatoria di Vienna. Citare le misure quando saranno attuate diventa veramente superfluo. Passa poi a fare alcune osservazioni sul punto 8, che sembra condizione all’attuazione dell’intero pacchetto da parte dell’Italia: la ratifica dell’accordo per il deferimento di eventuali controversie alla Corte Internazionale di Giustizia. Spiega che tale punto appare curioso: perché dà la chiara impressione che gli austriaci stessi pensino che non vi è alcun bisogno di garanzia internazionale.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che il punto 8 potrebbe essere diviso in due parti: quella concernente la ratifica dell’accordo per la modifica dell’art. 27 della Convenzione europea di Strasburgo, e quella relativa all’attuazione del «pacchetto» da parte dell’Italia.

Riunione del 20 giugno (pomeriggio)

GAJA: Premette di essere stato avvertito che la sera avrà luogo, alla televisione austriaca, un dibattito cui prenderanno parte Burger e vari esponenti politici austriaci, fra cui lo stesso Kreisky. La cosa sembra quasi incredibile: e non punon aggiungersi ai numerosi elementi, già elencati, che suscitano perplessità negli ambienti italiani. Chiede comunque un immediato intervento di Kirchschlaeger presso Toncic per evitare, nello stesso interesse austriaco, che la manifestazione avvenga.

Riprendendo il discorso circa il punto 8, comunica che secondo i rappresentanti italiani esso potrebbe essere diviso in due parti: 8 e 8-bis. La parte 8-bis (ratifica dell’Accordo sulla Corte dell’Aja) e lo scambio dei relativi strumenti (punto 9) potrebbero passare avanti al punto 8, con l’intesa che, nel frattempo, il Parlamento italiano esaminerà i progetti di legge di carattere non costituzionale. Osserva, poi, che il punto 10 (comunicazione del Ministero degli Affari Esteri italiano al Ministero federale degli Affari Esteri circa l’avvenuta attuazione del pacchetto e la conseguente esistenza del presupposto previsto per il rilascio della dichiarazione relativa alla conclusione della controversia) potrebbe cadere ed essere sostituito da altri possibili atti (ad esempio, una dichiarazione interna). Spiega poi che per quanto riguarda la comunicazione al Consiglio d’Europa, i rappresentanti italiani mantengono la stessa posizione espressa nell’incontro di Montreux del 16-18 giugno 1966 (da parte italiana la questione verrà studiata per accertare se tale comunicazione è necessaria e come dovrebbe essere effettuata).

Conclude facendo riserve circa l’incontro dei Ministri di cui al punto 1, in quanto esso potrebbe rivelarsi anche inutile.

TOSCANO: Osserva che in realtà cidipenderà dalla situazione generale e dall’atmosfera tra i due Paesi. Aggiunge che potrebbe essere perfino utile un incontro dei Presidenti del Consiglio, se sarà stata attuata tutta la necessaria preparazione e se l’atmosfera lo consentirà. Ma qualunque incontro politico, nella sua parte dedicata alla chiusura della controversia internazionale, dovrà essere di pura ratifica e non vi dovranno essere nuove richieste o nuove sorprese. Esso potrà avere in tale caso prevalentemente il carattere di un atto di buona volontà destinato a consolidare ed a sviluppare la nuova situazione.

GAJA: Vuole far rilevare che il cosiddetto «pacchetto» pue deve essere deciso prima di tale eventuale incontro politico.

TOSCANO: Ribadisce che, per quanto concernerà il superamento della controversia internazionale, l’incontro non dovrà servire a discutere nuove richieste, ma soltanto a ratificare quanto sarà già stato concordato.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che su questo punto, secondo il suo parere, la risposta italiana è totalmente negativa, in quanto egli ritiene che l’incontro politico dovrà permettere anche un ultimo ulteriore negoziato.

GAJA: Risponde che questo significa ritornare alle posizioni del 1964.

TOSCANO: Ribadisce che è molto piconveniente che alcuni problemi, a causa della loro tecnicità, siano discussi al livello dei rappresentanti. Aggiunge che ci ovviamente, non esclude la possibilità di un incontro politico. Fa osservare, comunque, che ormai le due parti sono molto vicine alla soluzione e per questo occorre evitare mosse false che potrebbero compromettere tutto. Allo stato attuale uno dei problemi piimportanti è costituito dalla nuova posizione austriaca, con cui si pretende l’approvazione generale e determinante di tutto il pacchetto da parte del Congresso della SVP. Osserva che le altre obiezioni sollevate dal Governo austriaco sono, in realtà, di dettaglio ed esse potrebbero essere facilmente ritirate da Vienna. Rileva che il Governo austriaco non puadesso mutare le basi sulle quali è stata imperniata l’intera seconda fase dei contatti. Se tali basi non sembravano accettabili, perché il Governo di Vienna non lo ha detto subito? Ricorda che l’Austria ormai conosce bene tutto il complesso di garanzie interne ed internazionali studiate dal Governo italiano (le elenca). Passa poi ad esprimere la sorpresa italiana per un altro aspetto della posizione austriaca, sorpresa dovuta ad un chiaro riferimento storico. Quando la Conferenza di Parigi ebbe luogo, il Governo austriaco cercdi mantenere la questione aperta con una proposta veramente singolare e straordinaria. Il Ministro Gruber chiese una speciale «Verankerung» dell’Accordo De Gasperi- Gruber e lasciintendere che la voleva per tenere aperta la questione fino a che l’Austria non si trovasse in situazione migliore per ricorrere all’ONU ed ottenere una nuova decisione politica. Tutta questa impostazione era certo singolare dal momento che i trattati internazionali non prevedono in generale forme di garanzia. Ma il Governo austriaco, a quel tempo, spieg(Ambasciatore Schmidt a Carandini) il perché della sua azione, che in quel particolare momento si poteva anche comprendere dal momento che vi è già una intesa per deferire al giudizio della Corte dell’Aja ogni futura controversia sull’applicazione e l’interpretazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber e che la cosiddetta «quietanza» sarà successiva all’entrata in vigore delle progettate nuove misure autonome interne italiane. Tali misure, non solo saranno concordate con i rappresentanti della SVP, ma saranno anche coperte da 3 forme di garanzie interne italiane. Adesso, a cosa si mira con la nuova richiesta di garanzia? Vienna deve spiegarci perché la vuole. In caso contrario Roma non potrebbe non avere il sospetto di trovarsi dinanzi ad una manovra austriaca diretta a potere riaprire il problema in un secondo tempo.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che si tratta di ben altra cosa. Vienna non è sicura che il Governo italiano applicherà le misure promesse, e percirichiede una garanzia.

TOSCANO: Risponde che sono previste abbondanti garanzie interne ed internazionali.

KIRCHSCHLAEGER: Per quanto riguarda le garanzie interne osserva che la Corte Costituzionale italiana non punon essere legata alla difesa di interessi nazionali.

TOSCANO: Rileva che in Italia vige anche un altro principio costituzionale: quello della tutela delle minoranze. Per quanto riguarda le garanzie internazionali, nella proposta italiana figura la pialta istanza giurisdizionale internazionale. Osserva che, a parte questa considerazione, il Presidente del Consiglio non pufare che quello che il Parlamento gli ha chiesto di fare. Rileva che, ovviamente, da parte italiana una tale posizione potrebbe essere mutata soltanto se da parte austriaca si offrisse, come contropartita, qualcosa di veramente importante (a puro titolo di esempio ed a titolo personale – una solenne dichiarazione governativa relativa al carattere definitivo del confine italo-austriaco). Conclude affermando che ciche viene chiesto oggi dall’Austria è in sostanza qualcosa di giuridicamente superfluo perché dal punto di vista giuridico internazionale l’Italia ha già offerto ogni possibile garanzia. Prega infine di tenere presente che nel 1965 il Governo austriaco ha già accettato la parte delle conclusioni di Parigi relativa alle modalità di chiusura della controversia. Cirende impossibile all’Italia comprendere perché oggi il Governo di Roma – dopo avere consentito a prevedere misure autonome sui 18 punti esclusi nel 1964 – dovrebbe anche dare di pidi quanto ufficialmente Vienna dichiarper iscritto nel 1965 essere pienamente accettabile per superare la controversia internazionale.

GAJA: Fa notare che ogni riferimento alla risoluzione dell’Esecutivo della SVP ed all’eventuale risoluzione del Congresso non pucomportare l’accettazione italiana dei punti di vista che vi sono incorporati. L’Italia non puche prendere posizione esplicita in merito ad alcuni di essi.

Passa poi a discutere i due punti di cui alla comunicazione orale «aggiuntiva» fatta dall’Ambasciatore d’Austria il 5 maggio, in occasione della consegna del Pro- Memoria già sottoposto dal Ministro Toncic al Ministro Fanfani («Il Governo federale, tra l’altro, ritiene necessario: a) di non accennare nelle dichiarazioni dei due Governi ai rispettivi punti di vista giuridici; b) di portare il numero degli agenti previsti per il procedimento prima dell’inizio del giudizio dinnanzi alla Corte Internazionale di Giustizia da due a quattro»). Secondo il punto di vista italiano, la definizione del primo punto di tale dichiarazione potrebbe essere stabilita in occasione della stesura dei progetti di documenti di chiusura. Ma cipuessere difficile se da parte altoatesina si esponessero punti di vista giuridici contrari a quelli del Governo.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se cipossa valere anche per le comunicazioni alle Nazioni Unite.

GAJA: Risponde negativamente. Si tratta infatti di una richiesta nuova. La cosa potrebbe essere eventualmente esaminata solo per le dichiarazioni ai rispettivi Parlamenti. Per quanto riguarda poi il secondo punto, osserva che la sua accettazione sembra impossibile all’Italia, perché il regolamento della Corte prevede l’istituzione di un solo agente. Aggiunge tuttavia che da parte italiana non si ha nulla in contrario a che l’agente abbia a disposizione dei sub-agenti.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che da parte austriaca si è proposto di accennare a due agenti in quanto si desidera istituire una vera e propria commissione di conciliazione. La proposta attuale si differenzierebbe dalla precedente in quanto che si tratterebbe di una commissione paritetica.

TOSCANO: Osserva che per il passato, sia l’Austria che l’Italia hanno commesso errori reciproci. In questa fase tuttavia occorre guardare all’avvenire. In esso, ciche appare pipericoloso è l’allontanarsi da una formula imperniata su di un giudizio «secondo diritto» cercando soluzioni di arbitrato o di conciliazione. Ripete che il Governo italiano desidera unicamente una soluzione precisa, sicura, secondo diritto. Roma non vuole certo escludere possibilità di conciliazione, ma per esse esistono già adeguati mezzi idonei rappresentati innanzitutto dai normali canali diplomatici. Conclude che qualsiasi procedura di conciliazione prestabilita è invece pericolosa e deve essere scartata perché offrirebbe la possibilità di abbandonare le vie giuridiche per avventurarsi su di un terreno che potrebbe portare a risultati pericolosi.

KIRCHSCHLAEGER: Vienna chiede un comitato paritetico e non piun comitato con arbitri neutrali.

GAJA: Ribadisce che il Governo austriaco, con le nuove basi di intesa, entra in possesso di una garanzia fondamentale, rappresentata dalla posticipazione della quietanza liberatoria.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede quali sarebbero le conseguenze, per il Governo italiano, se l’Austria non desse la quietanza liberatoria.

TOSCANO: Desidera spiegarlo: dal punto di vista interno vi sono varie possibilità. Il Governo, qualora volesse mantenere il «pacchetto», potrebbe anche essere indotto a dimettersi perché avrebbe lasciato sperare al Parlamento di ottenere qualche cosa come contropartita che invece non otterrebbe. Non è perescluso che il Governo faccia una scelta autonoma interna diversa. Tutto dipenderà da molte circostanze che superano la competenza dei funzionari. Dal punto di vista internazionale, senza la quietanza di Vienna, la controversia italo-austriaca rimarrebbe aperta, ma la valutazione del suo rilievo sarà soggetta a molti fattori tuttora ignoti.

GAJA: Passa a spiegare la posizione italiana circa l’applicazione dell’art. 27 della Convenzione europea di Strasburgo.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede che sia esaminata la possibilità di esaminare, nella procedura di conclusione della controversia, anche una dichiarazione del Presidente della Repubblica.

GAJA: La vita internazionale è basata sulla reciprocità. Di fronte a tale richiesta, chiede che cosa Vienna abbia intenzione di offrire.

KIRCHSCHLAEGER: Ritorna a parlare dell’eventuale incontro dei Ministri.

GAJA: Risponde che prima di poterne parlare concretamente, sembra necessario andare piavanti con la preparazione della chiusura della controversia.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se non si ritenga opportuno emanare un comunicato stampa circa l’attuale incontro dei rappresentanti, dopo le indiscrezioni comparse sul «Sued- Ost Tagespost».

GAJA: Risponde che non è assolutamente opportuno né per quanto riguarda l’attuale incontro né per quanto concerne una prossima riunione dei rappresentanti. La richiesta di Kirchschlaeger gli sembra alquanto strana, date le premesse di segretezza concordate circa tale incontro.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 3, n. 1346. Riunioni del 19 giugno pomeriggio e del 20 giugno, mattino e pomeriggio: DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 29, nn. 975.


2 Predisposto dalla DGAP.


3 Vedi D. 212.


4 Vedi D. 216, Allegato I.


5 Vedi D. 216.


6 Vedi D. 217, Allegato I.


7 Vedi D. 217, Allegato II.


8 Vedi D. 153.


9 Vedi D. 192, nota 3.


10 Sui colloqui di New York vedi DD. 167 e 168.


11 Non risulta una nota austriaca del 30 marzo; si riferisce presumibilmente al colloquio Gaja- Lenthal, pari data: vedi D. 44.


12 M. Toscano, Storia diplomatica della questione dell’Alto Adige, Bari, Laterza,1967.


13 Vedi D. 4.


14 Vedi DD. 178, 186 e 194.


15 Vedi DD. 208 e 209.


16 Vedi D. 216, Allegato II.


17 Si fa riferimento probabilmente ai colloqui del 13 giugno con Klaus (T. 350) e del 14 giugno con Tončić (T. 353) in risposta ad un passo italiano del 9 giugno (T. 175).


18 Vedi D. 140.


19 Vedi D. 214.

226

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). Roma, 22 giugno 1967.

1. I giorni 19 e 20 giugno ha avuto luogo a Londra la prevista riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria(3). Erano presenti: da parte austriaca, il Ministro Plenipotenziario Rudolf Kirchschlaeger e il Landesamtdirektor Kathrein; da parte italiana, l’Ambasciatore Mario Toscano e il Direttore Generale degli Affari Politici, Gaja.

Secondo quanto stabilito nel Comitato di Ministri per l’Alto Adige del 26 maggio u.s.4, nell’accettare tale incontro, da parte italiana ci si proponeva:

- - -

potesse ricadere sull’Italia. Le conversazioni hanno avuto principalmente come oggetto:

A. l’esame di questioni di carattere generale relative allo sviluppo dei contatti;

B. l’esame tecnico dei quattro documenti consegnati da parte austriaca.

2. Nell’esame delle questioni di carattere generale, relative allo sviluppo dei contatti italo-austriaci, da parte italiana è stato fatto rilevare che il Governo di Vienna ha lasciato trascorrere circa un anno prima di far conoscere la sua posizione in merito all’ipotesi formulata nel luglio 1966(10). Tale ritardo, qualunque ne sia la giustificazione, costituisce un elemento negativo, dato che, come è stato dichiarato pivolte, in questo scorcio di legislatura, il Governo italiano ormai non potrà varare le leggi relative all’attuazione delle misure. Anche se ci si volesse, per ora, limitare ad una semplice dichiarazione governativa in Parlamento, rinviando alla prossima legislatura l’adozione dei necessari provvedimenti legislativi, il tempo disponibile, da oggi, non è certo superiore a sei mesi. Si è aggiunto che, cinonostante, da parte italiana si è ancora disposti a continuare i sondaggi, ma a condizione che il Governo austriaco non ci chieda di modificare quei principi fondamentali enunciati dal Governo, approvati dal Parlamento e posti alla base di tutte le nostre conversazioni. In particolare:

I. da parte italiana non si intende stipulare nessun nuovo accordo internazionale circa l’Alto Adige, né assumere obblighi diversi o maggiori di quelli derivanti dall’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946;

II. le misure che il Governo italiano potrà adottare per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano avranno carattere interno, saranno adottate spontaneamente (e non in adempimento dell’Accordo di Parigi) ed il Governo di Roma non è disposto ad accettare che vengano internazionalizzate;

III. in tema di garanzie, il Governo italiano è disposto ad accettare soltanto la giurisdizione della Corte dell’Aja per le controversie derivanti dall’interpretazione e dalla applicazione dell’Accordo del 5 settembre 1946.

È stato inoltre sottolineato che la volontà dell’Italia di pervenire ad una soluzione positiva della controversia italo-austriaca è comprovata dalla rinuncia alla quietanza liberatoria immediata e dall’accoglimento delle richieste austriache relative ai 18 punti rimasti aperti dopo la V sessione della Commissione di esperti. Se da parte austriaca si dovesse insistere nel presentare richieste contrastanti con i suindicati principi, il Governo italiano non potrà che respingerle, oppure chiedere al Parlamento l’autorizzazione a mutare i principi contenuti nell’Ordine del Giorno da esso approvato. Ovviamente in tale seconda ipotesi una richiesta del genere potrebbe essere giustificata solo da adeguate contropartite, offerte da parte austriaca.

I rappresentanti austriaci hanno risposto che il ritardo nel far conoscere la posizione del Governo di Vienna in merito all’ipotesi globale del luglio 1966 è dipeso sia dal carattere ultimativo dell’ipotesi stessa, sia dal desiderio di assicurarsi una impegnativa e solenne adesione della SVP. D’altro canto, come la SVP è riuscita ad ottenere dal Governo italiano, attraverso le sue richieste di «chiarimenti», alcuni miglioramenti per varie misure del «pacchetto», così il Governo di Vienna riteneva di poter ottenere da Roma ulteriori concessioni nella parte relativa all’ancoraggio internazionale.

Concludendo su questo punto, i rappresentanti italiani hanno precisato in modo inequivocabile che la politica seguita dal Governo austriaco, mirante ad avanzare gradualmente nuove richieste del tutto in contrasto con i principi stabiliti dal Parlamento italiano per autorizzare la continuazione dei contatti, non puportare ad una soluzione positiva.

3. Nel corso della seconda fase delle conversazioni è stata anzitutto esaminata la «comunicazione orale» austriaca del 20 aprile.

A tale riguardo da parte italiana è stato rilevato che nel primo paragrafo essa subordina all’approvazione del congresso della SVP l’accettazione, da parte del Governo austriaco, dell’ipotesi globale di chiusura della controversia. Tale clausola non sembra accettabile da parte italiana, essendo inammissibile sottoporre al Parlamento italiano, per l’approvazione, una ipotesi d’intesa condizionata a sua volta all’accettazione da parte del congresso della SVP. È stato pure ricordato, a tale proposito, che esiste altresì il problema del consenso della popolazione altoatesina di lingua italiana all’ipotesi d’intesa, consenso espressamente richiesto dalla mozione votata dal Parlamento.

Si tratta quindi di trovare una soluzione che consenta, da una parte, di acquisire il consenso dei due gruppi linguistici altoatesini, prima di sottoporre l’ipotesi d’intesa al Parlamento italiano e, dall’altra, di salvaguardare e di prevenire le suscettibilità e la dignità del nostro Parlamento.

Riferendosi, poi, al secondo paragrafo della «comunicazione orale» è stato chiesto da parte italiana se esso riguardi soltanto la cosiddetta «garanzia», oppure, come sarebbe pilogico, tutto il sistema della chiusura della controversia, che comprende non soltanto il problema della cosiddetta «garanzia», ma anche quello della «quietanza austriaca». A tale richiesta i rappresentanti austriaci hanno risposto affermativamente, chiarendo che soltanto la garanzia era stata citata perché costituirebbe l’unico punto in discussione.

Passando al documento austriaco relativo alle «modalità di conclusione della controversia», da parte italiana è stato fatto presente che non è possibile accettare la modalità relativa alla comunicazione del Ministero italiano degli Affari Esteri al Ministero austriaco degli Affari Esteri, in ordine alla dichiarazione del Governo italiano al Parlamento (punto 3), né ovviamente quella della comunicazione reciproca (punto 5). Le ragioni di tale rifiuto sono state esplicitamente richieste al fine di evitare qualsiasi malinteso.

I rappresentanti italiani hanno altresì rilevato l’inaccettabilità del punto 8, relativo alla effettuazione della ratifica dell’Accordo per l’accettazione della giurisdizione della Corte dell’Aja, solo in un momento successivo all’attuazione delle misure da parte del Governo italiano. Al riguardo i rappresentanti austriaci hanno fatto presente che lo scambio delle ratifiche potrebbe essere previsto contemporaneamente all’approvazione da parte del nostro Parlamento delle misure che non richiedono una nuova legge costituzionale.

Da parte italiana è stato poi fatto rilevare che la comunicazione delle due parti alle Nazioni Unite costituisce una questione strettamente connessa a quella della quietanza. Pertanto, se tale comunicazione era giustificata in una fase iniziale della procedura, nella cornice dell’ipotesi d’intesa del 1964 – che prevedeva una quietanza immediata – lo sarebbe assai meno nel quadro dell’ipotesi attuale, la quale contempla una quietanza successiva alla entrata in vigore delle nuove misure autonome. Ne segue che da parte italiana si ritiene che tale comunicazione possa essere fatta non nel momento previsto dal documento austriaco, ma solo successivamente.

Circa i due punti della «comunicazione orale» del 5 maggio, i rappresentanti italiani hanno fatto rilevare che la proposta austriaca di non accennare, nelle dichiarazioni dei due Governi, al mantenimento dei rispettivi punti di vista giuridici (lettera a) potrebbe essere esaminata al momento di uno studio piconcreto delle dichiarazioni dei due Governi ai rispettivi Parlamenti; peraltro la questione presenta delle difficoltà. La progettata dichiarazione del Governo italiano al Parlamento fa riferimento infatti alla risoluzione dell’Esecutivo della SVP, la quale contiene prese di posizione giuridiche per noi inaccettabili e pericolose. Cipotrà metterci nella necessità di precisare a tale riguardo il nostro punto di vista giuridico.

Anche per quanto concerne il secondo punto della progettata «comunicazione orale» austriaca (lettera b), relativo alla nomina di quattro agenti (due italiani e due austriaci) presso la Corte di Giustizia dell’Aja, i rappresentanti italiani hanno fatto presente che esso è inaccettabile, perché, a ben vedere, e come gli stessi interlocutori austriaci hanno francamente ammesso, il Governo di Vienna si propone con tale formula di istituire una Commissione di conciliazione (anche se soltanto paritetica, e cioè senza l’inclusione di un membro estraneo ai due Paesi), ripresentando una proposta già avanzata in passato e da noi sempre respinta. Le ragioni di questa nostra ferma opposizione di principio ad ogni impostazione del genere sono state ampiamente illustrate al fine di evitare ulteriori tentativi di aggiramento e di rendere ben chiaro il nostro pensiero.

Riferendosi infine alla questione dell’eventuale incontro dei Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi o del Cancelliere austriaco con il Presidente del Consiglio italiano, i rappresentanti italiani hanno fatto rilevare che un incontro del genere non sembra dover avere lo scopo di discutere problemi concernenti l’ipotesi globale per porre termine alla controversia internazionale, ma avvenire quando tutti tali problemi siano stati risolti. Invece, in caso di chiara accettazione da parte austriaca dell’ipotesi globale del luglio 1966, potevano essere necessari incontri di esperti, per l’esame dei documenti di chiusura della controversia, secondo quanto prospettato nell’incontro del 16 giugno 1966 a Montreux(11).

- -

o alla fine del corrente mese di giugno, per conoscere la posizione del Governo di Vienna su quanto veniva discusso. Tuttavia, dopo la pubblicazione su di un giornale austriaco della notizia dell’attuale incontro – nonostante i due passi effettuati contemporaneamente a Vienna e a Roma nei quali ne era stata raccomandata la segretezza – e la trasmissione televisiva dedicata al terrorista Burger del 20 corrente, da parte italiana è stata formulata ogni riserva circa la data del prossimo incontro.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Maggio- Giugno 1967.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro «Visto dall’On. Ministro».


3 Vedi D. 225.


4 Vedi D. 221.


5 Vedi D. 212.


6 Vedi D. 216, Allegato I.


7 Vedi D. 216.


8 Vedi D. 217, Allegato I.


9 Vedi D. 217, Allegato II.


10 Vedi D. 153.


11 Vedi D. 140.

227

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATA A LUSSEMBURGO(1)

T. segreto 12351/c.2. Roma, 28 giugno 1967, ore 4,30.

Oggetto: Trattative con l’Austria.

Sentito il Presidente del Consiglio si dispone che nel corso prossima sessione Consiglio speciale Ministri CECA rappresentante nostro Governo dichiari che da parte italiana non si puconsentire a trattative con Austria finché non saremo in condizione di constatare che territorio Repubblica Federale Austriaca non è utilizzato per organizzazione atti terroristici contro Stati confinanti e per rifugio stessi terroristi(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 16, pos. AA 16/4.


2 Trasmissione delle istruzioni di Fanfani pervenute al Ministero tramite l’Ambasciata a Londra il 27 giugno (T. segreto precedenza assoluta 22101/314, ibidem), indirizzate per conoscenza anche all’Ambasciata a Vienna e al Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato. Il testo approvato da Fanfani dell’intervento di Malfatti al Consiglio dei Ministri della CECA del 29 giugno fu trasmesso da Marchiori a Caruso con L. del 28 giugno (ibidem).


3 Per l’esecuzione delle istruzioni vedi D. 232.

228

IL CAPO DELLA RAPPRESENTANZA PRESSO LA CEE E LA CEEA, BOMBASSEI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 22163/303. Bruxelles, 28 giugno 1967 (perv. ore 15).

Oggetto: Negoziati CEE- Austria.

Come da mio 242 del 7 corrente(2), era all’ordine del giorno odierna riunione Rappresentanti Permanenti discussione su aspetti procedurali e di fondo negoziati CEE- Austria.

Conformemente istruzioni ricevute per vie brevi, ho dichiarato non essere in condizioni prendere posizione su alcuno dei singoli punti in discussione e ho preso ampia e generale riserva su intera questione. Discussione è stata pertanto aggiornata.

A domanda Presidenza circa momento in cui avrei potuto eventualmente sciogliere riserva stessa, ho risposto non essere in grado di pronunciarmi.

Mia dichiarazione non ha sollevato commenti; ma, evidentemente, tutti ne hanno compreso il senso in attuali circostanze(3).


1 DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA. 2 T. segreto 16889/242 del 7 giugno, non pubblicato. 3 Per il seguito vedi D. 230.

229

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 22215/402. Vienna, 28 giugno 1967 (perv. ore 21).

Oggetto: Stampa austriaca.

APA pubblica seguente dichiarazione Vice Cancelliere Bock su atteggiamento italiano nei confronti negoziato Austria CEE a seguito sviluppi terrorismo in Alto Adige: il Vice Cancelliere Dr. Bock ha fatto oggi, come viene diramato dal Ministero del Commercio, la seguente dichiarazione relativa alla congiunzione effettuata da parte italiana fra gli avvenimenti nel S Tirol e gli sforzi austriaci per un accordo con la CEE:

«non occorre rilevare particolarmente che tutte le persone per bene condannano nel modo pireciso ogni atto di terrore nella politica e sono animate dal lutto piprofondo per la perdita di vite umane. Questo punto di vista vale senza restrizioni ed interamente, senza tener conto del risultato che darà l’inchiesta relativa all’ultimo attentato nel S Tirol.

Ma io deplorerei anche molto se venissero stabilite delle congiunzioni fra questi fatti riprovevoli e gli sforzi dell’Austria per arrivare ad accordi con la Comunità EconomicaEuropea e la Comunità Europea carbo-acciaio. È stato finora opinione di entrambe le parti che il problema del S Tirol non debba influenzare tutte le altre relazioni fra l’Austria e l’Italia ed io aderisco pienamente a quella importante voce italiana la quale afferma che la convivenza pacifica dovrebbe essere tanto meno compromessa da atti terroristici in quanto anche il Governo italiano si è prefissa quale meta questa convivenza pacifica.

Per quanto concerne le relazioni economiche fra l’Austria e l’Italia, queste sono, soprattutto in base a fattori storici e geografici, particolarmente strette ed amichevoli ‒ricordo per esempio l’“accordino” ‒ed esse sono destinate a diventare ancora più strette e migliori con l’accordo da noi voluto con la CEE e la Comunità Europea carbo-acciaio. Non si deve trascurare a tale proposito che con l’accordo al quale mira l’Austria, si terrà dovutamente conto non solo di interessi economici austriaci, ma naturalmente anche degli interessi economici dell’Italia, nonché di altri Stati della CEE. Il Governo italiano ed i suoi rappresentanti a Bruxelles hanno finora validamente appoggiato gli sforzi dell’Austria ed io spero molto che sarà possibile di attenersi anche in avvenire a questo importante fatto».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 16, pos. AA 16/4.

230

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI,

ALLA RAPPRESENTANZA PRESSO LA CEE E LA CEEA A BRUXELLES(1)

T. 12546/437. Roma, 29 giugno 1967, ore 15,40.

A conferma istruzioni telefoniche impartitele in vista discussione in seno Consiglio Ministri Comunità in merito domanda Associazione Austria alle Comunità Europee, sentito il Presidente del Consiglio, si dispone che codesta Rappresentanza dichiari in ogni sede ed occasione che da parte italiana non si puconsentire a concludere trattative con Austria finché Italia non sarà in grado di constatare che territorio Repubblica Federale Austriaca non è utilizzato per organizzazione atti terroristici contro Stati confinanti e per rifugio e per esaltazione stessi terroristi(2).


1 DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA.


2 Per l’esecuzione delle istruzioni vedi D. 234

231

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 22329/405. Vienna, 29 giugno 1967, ore 14 (perv. ore 14,30).

Oggetto: Alto Adige.

Seguito mio 4022.

In relazione a dichiarazioni Vice Cancelliere Bock e a insinuazioni stampa austriaca che da parte italiana si cerchi interdipendenza tra ingresso Austria CECA ed eventualmente CEE e questione Alto Adige mi sembrerebbe opportuno reiterare esplicito chiarimento prima che propaganda austriaca si indirizzi su argomenti equivoci.

Nel momento attuale non è in gioco la questione circa l’applicazione o meno accordo Gruber- De Gasperi ma problema terrorismo e carenze Governo austriaco a prevenirlo e reprimerlo. Sembra evidente che non si possa trattare e stringere accordi di alcun genere con Paese in cui si organizzano atti terroristici da eseguirsi in Italia e in cui si proteggono terroristi da questa provenienti.

Chiarimento che esiste interdipendenza tra associazione Austria alla CECA a eventualmente CEE con terrorismo e non con questione alto-atesina mi sembra tanto piopportuno per evitare che venga fuorviata opinione pubblica austriaca e soprattutto opinione pubblica degli altri Paesi ed in particolare dei partners del Mercato Comune(3).


1 DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA.


2 Vedi D. 229.


3 Con T. segreto 12603/198 del 30 giugno, Caruso rispose di concordare con le sue considerazioni e di attirare su di esse l’attenzione di quelle autorità «al pialto livello» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 16, pos. AA 16/4).

232

IL SOTTOSEGRETARIO ALL’INDUSTRIA E AL COMMERCIO, MALFATTI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto urgentissimo 22439/153. Lussemburgo, 29 giugno 1967, ore 22 (perv. ore 0,45 del 30).

Oggetto: Consiglio Ministri CECA. Trattative con Austria.

Rappresentante Governo Federale tedesco ha richiesto soppressione da ordine giorno Consiglio Ministri CECA punto riguardante trattative con Austria. Per parte mia ho insistito per mantenimento ordine giorno preannunciando dichiarazione a nome Governo italiano(2) per doverosa e urgente informazione Consiglio CECA/Alta Autorità su posizione italiana circa nota richiesta austriaca. Ho successivamente acceduto ‒per superare prevedibili difficoltà voto a maggioranza qualificata ‒a proposta compromesso avanzata da Ministro francese Guichard di sopprimere punto Austria da ordine giorno e di fare dichiarazione preannunciata in questioni «varie».

Riproduco, di seguito, testo dichiarazione fatta a nome Governo italiano:

«Secondo le prerogative che gli provengono dal trattato della CECA, Governo italiano non puconsentire avvio trattive o contatti preliminari con Governo Repubblica Federale austriaca fin quando l’Italia non sarà in condizioni constatare che territorio austriaco non è utilizzato per organizzazione atti terroristici contro Stati confinanti e per rifugio stessi terroristi.

Vale ricordare, in occasione dell’ultimo Consiglio Speciale dei Ministri CECA prima della fusione esecutivi, che Comunità carbone acciaio prese vita, in anni ormai lontani, come atto fede ‒compiuto da nostri Paesi e da eminenti statisti tra quali ricorderò Robert Schumann, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi ‒nei valori della ragione, della collaborazione tra popoli, della libertà e della pace contro passato nel quale tentaffermarsi legge della violenza e della sopraffazione.

CECA riguarda certamente, per sue competenze, specifico settore economico, ma sua ragione essere supera tale limite per assolvere funzione piampia integrazione e collaborazione pacifica tra Paesi che la compongono e che con essa sono associati.

Ora, mentre su territorio austriaco si organizzano azioni terroristiche condotte sul suolo italiano e si dà rifugio a terroristi, l’Italia non puconsentire che si avviino negoziati tra CECA e Repubblica Federale austriaca.

Il Governo italiano, con questa presa posizione, esercita suo diritto sancito da trattato CECA; esprime, anche con questo atto, sua commossa solidarietà per tutte le vittime di impunite imprese terroristiche e pone premesse per condotta internazionale Paesi europei piconsona senso responsabilità verso solidale opera di pace nel rispetto ordine internazionale».

Rappresentante Governo tedesco, dopo essersi concertato con Ministro Brandt durante pausa lavori Consiglio, ha dichiarato non essere in grado precisare posizione suo Governo e richiesto Presidente di turno dare possibilità in futuro Consiglio a altre delegazioni di rispondere a dichiarazioni Governo italiano. Presidente De Bock ha dato assicurazioni in proposito.

In privata conversazione con Segretario Neef, prima ripresa lavori Consiglio in cui ha fatto dichiarazione surriportata, ho sottolineato che opinione pubblica italiana avrebbe giudicato corresponsabile Governo tedesco ove suo rappresentante avesse insistito nel tentativo impedire a rappresentante italiano fare annunciata dichiarazione. Neef ha tenuto a sottolineare che posizione da lui inizialmente assunta era stata determinata solo da mancanza informazione e da competenza diretta Ministero Esteri su problema evocato in dichiarazione italiana, ma che era lieto accedere compromesso confermando sentimenti amicizia nostro Paese nonché ferma intenzione suo Governo non assumere posizione preconcetta verso Italia.


1 DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA.


Vedi D. 227.

233

IL CANCELLIERE FEDERALE D’AUSTRIA, KLAUS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L.2. Vienna, 29 giugno 1967.

Sehr geehrter Herr Ministerpräsident,

Ich mhte Ihnen auch auf diesem Wege meine Bestzung er die jgste Entwicklung ausdrken und gleichzeitig meine ernste Sorge er die Vertrauenskrise, die sich zwischen unseren Regierungen abzeichnet. Glauben Sie mir: der Terrorismus wird nicht nur von mir und meiner Regierung schärfstens verurteilt, sondern auch von der erwältigenden Mehrheit des terreichischen Volkes, das dem italienischen Volk Gefle echter und aufrichtiger Freundschaft entgegenbringt.

Aber wir sind auch bestzt, dass die italienische Regierung ihre Bereitschaft, er die Anträge Österreichs bei der EWG und der EGKS weiter zu verhandeln, zurkgezogen habe. Ein solcher Vorgang wde in Österreich grosse Enttäuschung ja Verbitterung hervorrufen, weil nicht eingesehen werden knte, dass zwischen den verwerflichen Anschlägen in Stirol und den wirtschaftlichen Problemen ein echter Zusammenhang besteht.

Es scheint mir daher im Interesse der Beziehungen unserer Länder dringendst geboten, sobald als mlich gewisse Missverständnisse aufzuklären und Massnahmen zu besprechen, die geeignet wären, die italienische Regierung davon zu erzeugen, dass seitens der Bundesregierung alles geschieht, um auf terreichischem Staatsgebiet die Vorbereitung von Terrorakten in Italien unmlich zu machen. Im Bewusstsein der schweren Aufgabe, die uns beiden gestellt ist, mhte ich daher zu diesem Zwecke einen meiner engsten und vertrautesten Mitarbeiter, den Generalsekretär der ÖVP und Klubobmann der ÖVP- Fraktion im Nationalrat, Staatssekretär a.D. Dr. Herman Withalm, nach Rom entsenden, um, wenn Ihnen dies genehm ist, mit Ihnen selbst oder mit dem politischen Sekretär der DC, Prof. Mariano Rumor, Flung zu nehmen. Dr. Withalm knte ab Montag, den 2. Juli d.J. in Rom sein.

Ich bitte Sie mir mlichst bald durch Botschafter Lenthal sagen zu lassen, ob dieser im Geiste verantwortungsbewusster Zusammenarbeit gemachte Vorschlag Ihre Zustimmung findet.

Genehmigen Sie, sehr geehrter Herr Ministerpräsident, den Ausdruck meiner herzlichen und aufrichtigen Wertschätzung.

J. Klaus

TRADUZIONE

Signor Presidente del Consiglio,

tengo ad esprimerle, anche mediante questa presente lettera, la mia profonda costernazione sui pirecenti sviluppi nonché la mia seria preoccupazione di fronte alla crisi di fiducia che si delinea tra i nostri Governi. Mi creda: non solo il mio Governo ed io personalmente ma anche la stragrande maggioranza del popolo austriaco che nei confronti del vicino popolo italiano nutre sentimenti di autentica e sincera amicizia, condannano il terrorismo nel modo piassoluto.

Siamo, per anche costernati per il fatto che il Governo italiano avrebbe revocato la sua disposizione a continuare le trattative concernenti le richieste dell’Austria presso il MEC e la CECA. Un tale atteggiamento provocherebbe una grossa delusione ed addirittura un inasprimento in Austria perché non si riuscirebbe a comprendere che tra gli attentati riprovevoli ed i problemi economici esista un nesso vero e proprio.

Ritengo, perci che sia improrogabile chiarire, nell’interesse dei rapporti tra i nostri paesi, con la massima possibile sollecitudine gli equivoci esistenti e discutere su quelle misure atte a convincere il Governo italiano che da parte del Governo austriaco viene intrapreso tutto al fine di rendere impossibile la predisposizione, su territorio austriaco, di atti terroristici in Italia. Nella coscienza del grave compito posto davanti ad ambedue noi, desidererei inviare a Roma uno dei miei piintimi collaboratori di fiducia, il Segretario Generale della Volkspartei e Presidente del gruppo parlamentare democristiano, l’ex- Segretario di Stato Dr. Hermann Withalm, al fine di stabilire contatti – sempre che ella giudichi opportuna questa iniziativa – con ella stessa oppure con il Signor Segretario Politico del suo partito, On. Prof. Ministro Dott. Mariano Rumor. Il Dott. Withalm potrebbe trovarsi a Roma a partire da lunedì 2 luglio a.c.

La prego di volermi fare sapere al pipresto possibile, tramite l’Ambasciatore Lenthal, se il mio suggerimento che le sottopongo in uno spirito di sincera e responsabile cooperazione, riscontri il suo consenso.

Voglia gradire, Signor Presidente del Consiglio, i sentimenti della mia sincera stima e cordialità

J. Klaus


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Maggio- Giugno 1967.


2 Trasmessa da Pompei a Gaja con la seguente lettera del 1° luglio 1967: «Caro Roberto, il Cancelliere Klaus ha fatto pervenire stamane al Presidente Moro l’unita lettera. Il Presidente mi ha detto di inviartela,affinché tu la sottoponga d’urgenza al Ministro Fanfani, in modo da giungere ad una decisione sul da farsi.Con affettuosi saluti dal tuo Gianfranco» (ibidem). In un appunto in pari data Pompei annotava: «Froelichsthal ha attirato la mia attenzione sui seguenti punti: il Cancelliere teneva particolarmente a che Withalmvedesse il Presidente del Consiglio, mentre, unicamente per ragioni di correttezza aveva accennato, comealternativa, a Rumor: della lettera, aveva avuto l’incarico di sottolineare particolarmente la prima frase del terzo capoverso; l’Ambasciatore Loewenthal, che dovrebbe dare al pipresto una risposta a Vienna, pregava di fargli avere per le vie brevi una risposta, definitiva o anche solo interlocutoria, se possibile nel corso della mattinata» (ACS, Archivio Aldo Moro, b. 110, fasc. 684). Per le considerazioni di Fanfani vedi D. 240.

234

IL CAPO DELLA RAPPRESENTANZA PRESSO LA CEE E LA CEEA, BOMBASSEI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 22514/309. Bruxelles, 30 giugno 1967 (perv. ore 19,15).

Oggetto: Associazione Austria alla CEE.

Telegramma ministeriale 437 in data di ieri(2).

In odierna riunione Rappresentanti Permanenti ed in presenza Commissione ho fatto dichiarazione identica a quella fatta ieri a Lussemburgo in Consiglio speciale CECA da On. Sottosegretario Malfatti(3).

A domanda tedesca se pensavo che lavori interni Comunità su aspetti tecnici accordo con Austria avrebbero potuto essere continuati, ho risposto negativamente, precisando che non avremmo potuto in ogni caso parteciparvi.

Presidenza ha ricordato che a Lussemburgo era stato proposto (da parte tedesca) che, in occasione prossima riunione Consiglio CEE 10-11 luglio, Ministri Affari Esteri potessero eventualmente riprendere la questione in seduta ristretta. Maggioranza Comitato ha mostrato considerare comunque inopportuna iscrizione questione a ordine del giorno, in ragione chiarezza tenore mia dichiarazione (se un Ministro volesse peraltro farlo potrebbe comunque sollevare questione stessa sotto rubrica «varie» senza pregiudizio delle reazioni degli altri).


1 DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA.


Vedi D. 230.


Vedi D. 232.

235

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R.2. Vienna, 30 giugno 1967.

Signor Ministro,

dalla fine della guerra in poi, e piprecisamente dopo l’accordo Gruber- De Gasperi, non si era mai presentata urgente come oggi la necessità di esaminare la politica da attuare con l’Austria sia nei normali rapporti tra i due paesi sia sopratutto per quanto riguarda la questione dell’Alto Adige.

Frontiera comune, ragioni economiche, politiche e culturali devono farci desiderare eccellenti rapporti col Governo austriaco e, quindi, è opportuno fare il possibile per salvaguardare i rapporti con il paese vicino, cercando che essi diventino i piamichevoli sotto tutti gli aspetti.

Premesso questo occorre tuttavia esaminare la situazione quale è venuta a crearsi.

È da anni che abbiamo cercato di non pregiudicare i rapporti con l’Austria, nonostante la lunga catena di delitti e di crimini preparati in territorio austriaco e comunque tollerati da queste autorità.

Il tragico episodio di Cima Vallona è stato un altro duro colpo, dopo la sentenza di Linz, anche per gli uomini responsabili della politica austriaca ed in particolare per il Cancelliere Klaus e per il Ministro Toncic. Dai colloqui che ho avuto con loro martedì scorso [il 27]3 non ho avuto dubbi che essi si aspettassero una reazione da parte nostra ed in particolare nei riguardi delle trattative per l’Alto Adige.

Ma la netta sensazione che ho avuto è che essi si sentono impotenti a reagire a questo stato di cose ed a mettere in atto quanto è necessario perché il terrorismo venga effettivamente condannato, impedito e represso.

La sentenza di Linz aveva già suonato come un campanello d’allarme; già allora il Governo si era reso conto della sua impotenza o debolezza; l’una e l’altra derivate non soltanto da una legislazione e da una magistratura quali esse sono, ma assai piprobabilmente dalle troppe connessioni e collusioni che uomini di governo ed autorevoli esponenti politici hanno avuto con il terrorismo aiutandolo direttamente o indirettamente senza mai affrontarlo con decisione.

La legislazione austriaca sembra sufficiente a reprimere il terrorismo. Ma se per ipotesi non lo fosse, il Governo austriaco dovrebbe provvedere a mettere in atto tutti gli strumenti necessari per far fronte agli obblighi pielementari derivantigli dal diritto internazionale.

Con una migliore buona volontà il Governo austriaco avrebbe potuto per intanto mobilitare tutta l’opinione pubblica contro il terrorismo e rendere assolutamente inoffensivi i terroristi austriaci e gli altoatesini rifugiatisi in Austria, che sono ben conosciuti e non sono poi molto numerosi.

Che al Governo di Vienna manchi una decisa volontà di lotta contro il terrorismo lo ha dimostrato, fra l’altro, la risposta data avant’ieri dal Ministro degli Interni ad un’interrogazione di parte socialista, nella quale si sostiene di avere già da tempo preso tutte le misure necessarie per la lotta contro il terrorismo. Ma, dato che tali misure si sono dimostrate insufficienti, avrebbe dovuto annunciare qualcosa di effettivamente nuovo, positivo e reale per debellare il terrorismo moralmente e sostanzialmente, laddove esso si organizza ed esplica la sua attività.

Un’altra riprova della mancanza di volontà austriaca è data dall’atteggiamento dopo la sentenza di Linz. Anziché cercare nuove misure e strumenti contro il terrorismo il Governo austriaco, vedendo aumentare le sue responsabilità, ha cercato e cerca tuttora di precostituirsi delle giustificazioni per allontanarle, giungendo addirittura a sfidarci davanti ad organi internazionali.

È avvenuto così che esso si sia affrettato soltanto da pochi giorni a rispondere alla nostra nota del gennaio scorso(4) per negare fatti che il Governo austriaco sa perfettamente veri, quali, ad esempio, l’intervento di Wallnoefer al fine di far archiviare a suo

tempo il primo processo di Linz, o per evadere alle richieste che noi abbiamo avanzato. Si è cercato in tutto questo tempo di legittimare il comportamento del Governo austriaco invocando i principi dello Stato di diritto, dell’indipendenza della magistratura, della libertà di cui godono in Austria stampa e radiotelevisione. Ancora pigrave è che nessuna richiesta da me avanzata al Cancelliere Klaus dopo Linz su istruzioni di

V.E. è stata minimamente accettata: nemmeno quella di distanziarsi da una mostruosa sentenza.

Nell’ultimo incontro di Zurigo fra gli argomenti delle due polizie la delegazione austriaca, pur essendo tecnica, ma riflettendo evidentemente il punto di vista del Governo, è arrivata anzi addirittura ad affermare che il Governo austriaco è pronto a sottoporre il suo comportamento in sede internazionale.

Assistiamo ora all’ultimo tentativo da parte austriaca di considerare l’attentato di Cima Vallona come un disgraziato incidente nonostante che qui nessuno nel suo intimo abbia il minimo dubbio che si tratti di un vero attentato terroristico, compiuto a pochi metri dal confine austriaco. Persino l’ex Ministro degli Esteri Kreisky lo ha ammesso pubblicamente.

Ma questa insinuazione che era partita dalla stampa l’ha fatta propria anche il Cancelliere Klaus. Da qui è venuta l’offerta del Ministro degli interni di «collaborare» con le autorità italiane nell’inchiesta del tragico evento, per giungere alla proposta, fatta in un ambito ristretto ma resa poi pubblica, del Cancelliere Klaus di promuovere un’inchiesta internazionale.

Concludendo, da tutto questo atteggiamento del Governo austriaco non si possono che trarre giudizi negativi anche per l’avvenire.

***

Da qui il legittimo atteggiamento assunto dal nostro Governo per quanto riguarda le trattative per l’ingresso austriaco nella CECA e nella CEE.

È evidente infatti che non siano possibili trattative di alcun genere con un Governo che si dimostra praticamente impotente a prevenire e reprimere le organizzazioni terroristiche che svolgono la loro azione a nostro danno sul suo territorio: specialmente quando tali trattative riflettano impegni quali quelli da assumersi in base all’Accordo di Roma che per le sue ultime finalità politiche, e comunque per gli stretti legami di natura economica sul piano multilaterale, rendono necessario che tra i vari contraenti esista il massimo della buona volontà, della reciproca fiducia nonché dei rapporti di non equivoca amicizia.

Che qui ci si attendessero delle reazioni da parte nostra – come ho detto – non vi è dubbio. Klaus e Toncic me lo hanno fatto abbastanza chiaramente comprendere, pur pensando che la nostra reazione dovesse manifestarsi solo sulle trattative per l’Alto Adige. Già dopo la sentenza di Linz il Cancelliere Klaus, come ebbi a riferire(5), si preoccupsopratutto di appurare se la nostra reazione sarebbe giunta al punto da influire su quelle conversazioni.

Ora io mi domando se, anche per stroncare definitivamente le insinuazioni che il nostro atteggiamento in relazione alla CECA e alla CEE sia determinato dalla speranza di ottenere migliori condizioni nelle trattative per l’Alto Adige, non convenga invece affrontare direttamente questo problema.

Ma ritengo che questo meriti un capitolo a parte.

***

Ho letto che in Italia da molti settori politici si chiede che vengano sospese o addirittura interrotte le conversazioni con l’Austria per trovare una soluzione autonoma direttamente con gli altoatesini nell’ambito dello Stato italiano.

Mi pare che la richiesta possa avere molto fondamento.

Credo che nessuno pensi piseriamente che un accordo per l’Alto Adige possa senz’altro porre fine al terrorismo. È una tesi di comodo sostenuta da lungo tempo dal Governo austriaco per spingerci alla conclusione di un accordo ma che nello stesso tempo avalla l’altra tesi parallela che il terrorismo sia uno strumento idoneo per costringere l’Italia a risolvere la questione altoatesina.

Senonché il terrorismo si è posto al di sopra e contro le trattative, mentre il Governo austriaco da parte sua ha dimostrato esplicitamente ed implicitamente la sua impotenza a impedirlo e reprimerlo. Ne è una riprova la dichiarazione della delegazione austriaca dei capi della polizia fatta nel penultimo incontro di Zurigo. Secondo questa le autorità di sicurezza austriache si sono dichiarate incapaci di venire incontro ad alcune nostre richieste data la situazione ed il clima politico tirolese. Un’altra prova è l’ammissione dello stesso Cancelliere Klaus di non poter nemmeno, per analoghe ragioni, far togliere le scritte antitaliane diffuse lungo le strade del Tirolo.

Il raggiungimento di un accordo non sembra quindi destinato a superare questa situazione. Il terrorismo, che vuole ben altro, continuerebbe, e la sua continuazione, dopo un accordo, polarizzerebbe il problema su una sola finalità: l’autodeterminazione, e cioè la riannessione dell’Alto Adige all’Austria. È in questi termini drastici che con ogni probabilità si riaprirebbe un nuovo conflitto.

Ma a parte cimi sembra, dopo un’esperienza di lunghi anni, che il Governo austriaco si sia rivelato un interlocutore inadeguato, per non dire pericoloso, per risolvere la questione altoatesina.

Esso infatti non è soltanto condizionato dai terroristi ma si lascia condizionare dalla volontà di Innsbruck e di Bolzano. Anche i piautorevoli membri del Governo austriaco hanno ripetutamente dichiarato che essi non intendono concludere un accordo che non corrisponda alla volontà dei tirolesi e dei sudtirolesi. Ora se il Governo austriaco non riesce neppure per alte finalità di politica estera, quale la necessità di avere buoni rapporti con il nostro paese, ad imporre una soluzione che dopo tutto dovrebbe essere di primario interesse piper il Governo di Vienna che per quello del Tirolo, appare perfettamente inutile continuare a trattare. L’utilità di trattare col Governo austriaco potrebbe avere un fondamento solo se esso potesse costituire un elemento moderatore contemperante gli interessi nazionali ed internazionali, con le pretese della minoranza altoatesina e l’oltranzismo del Governo tirolese.

La trattativa col Governo austriaco aveva la sua legittimazione nella circostanza che l’Accordo di Parigi era stato firmato dal Governo austriaco. Ma questo si è messo fuori della legalità violando anche la risoluzione dell’ONU che aveva invitato le parti a fare tutto il possibile per non aggravare la tensione tra le due parti.

Data la presente situazione, si possono lasciar cadere le trattative che non hanno pisenso e che sembrano praticamente superflue al punto in cui siamo giunti. Ma non si tratta affatto, come qualcuno ha suggerito in Italia, di denunciare l’Accordo De Gasperi- Gruber, che ha ancora una volta consacrato il confine italo-austriaco ed ha stabilito i limiti dei diritti degli altoatesini. D’altra parte la denuncia dell’Accordo sarebbe un controsenso dal momento che noi abbiamo sempre sostenuto di averlo eseguito.

Ma sospendere le trattative con l’Austria non deve significare non voler risolvere il problema e pregiudicare le legittime aspirazioni del popolo altoatesino. Bisognerebbe anzi cercare di non lasciar cadere il filo del discorso col signor Magnago o comunque coi rappresentanti legittimi degli altoatesini.

Poiché il «pacchetto» è stato accettato dalla direzione della Suedtiroler Volkspartei e poiché non possiamo essere disposti ad un impossibile ancoraggio, dovrebbe essere interesse degli altoatesini di chiudere la vertenza realizzando i risultati raggiunti, come del resto lo stesso Magnago ne ha dato atto nel suo ultimo discorso ad Innsbruck.

Non è affatto da escludere a questo proposito che a Bolzano ci si stia rendendo conto che il Governo austriaco è diventato un patrono pericoloso ai fini di arrivare alla conclusione della vertenza. Non ricordermai abbastanza che un deputato di Bolzano, moderato sì, ma di lingua e sentimenti tedeschi, aveva consigliato una conclusione diretta con gli altoatesini come la soluzione migliore proprio per liberarci definitivamente da un contradditorio con l’Austria destinato a rinnovarsi di tempo in tempo.

Né d’altra parte sembra disdicevole che un Governo tratti direttamente con una minoranza confluente nella sua maggioranza in un partito, che ne rappresenta gli interessi e le aspirazioni; nelle democrazie moderne tutti i problemi di gruppi o di sezione vengono oramai praticamente risolti attraverso contatti ed intese con gli esponenti dei grandi partiti politici e perfino con i gruppi di pressione.

Resta aperta naturalmente la possibilità che i rappresentanti altoatesini, per le posizioni di Vienna e soprattutto di Innsbruck, si rifiutino di accordarsi con noi.

Ma allora si potrebbe seguire il suggerimento di coloro che consigliano di fare delle spontanee concessioni in base ai risultati della Commissione dei Diciannove.

In questo caso sarei perdell’opinione – se V.E. me lo consente – di concedere soltanto alcune cose e gradualmente. Infatti è manifesto che qualora si concedesse tutto senza un accordo con gli interessati, questi potrebbero indurre l’Austria a risollevare la questione tale e quale come fu sollevata nel passato, col pretesto che quelle concessioni sarebbero insufficienti in relazione all’Accordo di Parigi. Non mi fiderei comunque dell’opinione di chi ritiene che si dovrebbe prendere in proposito un atteggiamento drastico nel senso di concedere quel che si ritiene giusto concedere e di respingere poi puramente e semplicemente qualunque contestazione, ci venga essa sollevata direttamente dall’Austria o in sede internazionale. Poiché come dato di fatto esisterà sempre la circostanza che l’Accordo di Parigi è stato firmato dall’Austria, questa, a torto o a ragione, avrebbe sempre la possibilità di convocarci davanti alle Nazioni Unite dove dovremmo nuovamente discutere il problema non riuscendo, come non vi siamo riusciti qualche anno fa, nemmeno ad evitare l’iscrizione della questione all’ordine del giorno.

***

La prudenza consiglia di soffermarci un momento su quella che potrebbe essere la reazione dell’Austria specialmente in sede internazionale.

Il Governo austriaco potrebbe tutt’al pidi nuovo ricorrere alle Nazioni Unite. Ma esso è handicappato perché dovrebbe innanzi tutto essere preparato a difendersi dalle gravi responsabilità in cui è incorso permettendo sul suo territorio l’organizzazione di individui e di squadre armate per compiere crimini in Italia, accogliendo poi detti criminali insieme ai loro associati altoatesini nel suo territorio, non per punirli ma per lasciarne esaltare le loro prodezze nelle aule dei tribunali, nelle piazze di Linz ed attraverso la televisione della capitale della Repubblica.

Ma anche scendendo al merito della controversia l’Austria avrebbe oramai ben poco da dire.

Il «pacchetto» è stato praticamente accettato dalla direzione della Suedtiroler Volkspartei e quindi l’unica questione che l’Austria potrebbe sollevare è quella del mancato accordo sull’ancoraggio.

Ma su questo punto che cosa potrebbero dire le Nazioni Unite?

Anzitutto la richiesta di ancoraggio costituisce una mancanza di fiducia in un Governo il quale si dispone a fare delle concessioni «senza corrispettivo». Il corrispettivo potrebbe essere costituito da un’immediata quietanza da parte austriaca, ma, secondo le previsioni, anche questa dovrebbe essere rimandata a quando il Governo austriaco riterrà completamente adempiute le nostre concessioni (e non si è pessimisti dubitando che a quel giorno si arriverebbe mai).

Ma c’è di pi A parte la considerazione che la pretesa austriaca è contraria all’impostazione che noi abbiamo dato ai negoziati che l’Accordo di Parigi è stato eseguito e che l’Italia è disposta generosamente a fare delle concessioni unilaterali e quindi per la loro natura non internazionalizzabili, sta il fatto che neppure se si fosse trattato di un accordo bilaterale non sarebbe obbligatoria la stipulazione di una clausola su un’istanza internazionale per eventuali controversie. La maggioranza degli accordi internazionali non contiene nessuna clausola del genere e del resto non esiste nemmeno nell’Accordo De Gasperi- Gruber.

***

Il Governo austriaco con il suo comportamento ci ha forse offerto l’occasione di poter risolvere la questione dell’Alto Adige presto e con soddisfazione degli altoatesini che oramai devono essersi accorti dei limiti del Governo di Vienna e nello stesso tempo di liberarci in futuro di un partner che si è rivelato inidoneo a condurre a buon fine una trattativa contemperando gli interessi nazionali con quelli parziali che riguardano dopo tutto un gruppo di cittadini italiani; ma sopratutto di un partner che avendo troppo concesso ai terroristi non è piin grado di controllarli e tanto meno di renderli inoffensivi.

Il problema dell’Alto Adige non si arresterà purtroppo alla conclusione di un accordo. Resterà proiettato nell’avvenire come uno dei tanti problemi politici che piccoli gruppi o minoranze tengono artificiosamente aperti: ma dovrebbe cessare di essere un problema tale da obbligarci ogni tanto a venire ai ferri con il Governo austriaco.

Confido, Signor Ministro, che la mia disamina possa esserle di qualche utilità per giudicare e decidere nel quadro dell’attuale situazione.

Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi del mio devoto ossequio.

[Enrico Martino]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/PG.


2 Il documento reca il timbro: «Visto dal Segretario Generale».


3 Nel corso degli incontri sia Klaus che Tončić espressero il loro cordoglio; informarono inoltre che dal colloquio tra il Generale Palombi ed il Capo della Polizia di Innsbruck non sembravano essere emersi elementi tali da orientare le indagini sul territorio austriaco (T. segreto 21996/390 e T. segreto 22074/391 del 27 giugno, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 7, pos. AA 4/PG).


4 Nota verbale 4900- A/67 del 16 giugno, non pubblicata, in risposta a quella italiana del 21 gennaio (vedi D. 198, nota 4).


5 Vedi D. 225, nota 17.

236

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALLE AMBASCIATE E ALLA RAPPRESENTANZA PRESSO LE COMUNITÀ EUROPEE A BRUXELLES(1)

T. segreto 12611/c.2. Roma, 1° luglio 1967, ore 1.

Solo per Vienna: È stato telegrafato a Italdipl Bonn, Bruxelles, L’Aja, Lussemburgo, Parigi, Vienna e Italrap Bruxelles quanto segue:

Per tutti: In relazione posizione presa recentemente da Governo italiano in merito a trattative per associazione Austria a Comunità Europee(3), sembra opportuno chiarire i motivi che hanno ispirato Governo italiano nel prendere tale decisione:

- - - - - - - -

S.V. vorrà compiere presso codesto Governo e presso le Autorità comunitarie passo per illustrare, sulle linee sopra indicate, la decisione del Governo italiano di opporsi alle trattative per la associazione dell’Austria alle Comunità Europee, finché, come è stato detto pisopra, esso potrà constatare che territorio Repubblica Federale austriaca non è ulteriormente utilizzato a fini terroristici.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 16, pos. AA 16/4.


2 Diretto alle Ambasciate a Bonn, Bruxelles, L’Aja, Lussemburgo, Parigi, Vienna e alla Rappresentanza presso le Comunità Europee a Bruxelles.

3 Vedi DD. 227 e 230.
4 Vedi D. 232.
5 Si fa riferimento, presumibilmente, ai passi di Fanfani di cui ai DD. 243 e 248. Per i precedenti

interventi vedi DD. 228 e 234.

237

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, ALLE AMBASCIATE A BONN E VIENNA(1)

T. segreto 12656/c. Roma, 1° luglio 1967, ore 17,30.

Solo per Vienna: È stato telegrafato a Italdipl Bonn quanto segue:

Per tutti: In occasione colloquio 30 giugno u.s. con Ambasciatore Germania On. Ministro ha richiamato sua attenzione su seguenti fatti:

- -

Circa primo punto On. Ministro ha detto che azione del rappresentante tedesco, quantunque stroncata da reazione rappresentante italiano, sembra rivelare incauta manovra RFT per attenuare valore della reazione italiana in sede comunitaria agli aiuti diretti e indiretti che Austria dà ai terroristi; Governo italiano pertanto richiama attenzione Governo RFT su conseguenze di simili solidarietà e formalmente invita Ambasciatore tedesco a far presente a Bonn che Governo italiano si attende che analoghe iniziative non vengano prese da parte tedesca in sede CEE, a Bruxelles.

Quanto ai tentativi di investimenti di ex profughi dei Sudeti in Alto Adige, Governo italiano invita Governo tedesco a sconsigliarli e a non farli eseguire.

Von Herwarth ha assicurato che, per quanto riguarda prima questione, trasmetterà immediatamente a Bonn richiesta italiana; per quanto riguarda la seconda, proporrà a Bonn che non vengano dati finanziamenti a imprese del genere di quelle segnalate da On. Ministro.

Quanto precede si comunica per opportuna informazione(3).


1 DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA.


Vedi D. 232. 3 Per il seguito vedi D. 241.

238

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto precedenza assoluta 22713/417. Vienna, 1° luglio 1967, ore 23,50 (perv. ore 24).

Oggetto: Discorso Cancelliere Klaus.

In relazione a discorso odierno trasmesso per telex(2) permettomi dopo un primo sommario esame, fare seguenti osservazioni:

1) indipendentemente da contenuto e accettabilità commissione internazionale di inchiesta non risulta che proposta sia stata mai fatta ufficialmente. Cancelliere Klaus ebbe occasione di accennare soltanto in riunione del gruppo Parlamento Oesterreichische Volkspartei;

2) lamentela Cancelliere Klaus per nostro collegamento trattative CECA e CEE, che sottintende insinuazione di una nostra ritorsione nei confronti dell’Austria, appare del tutto infondata.

È invece naturale collegamento trattative CECA e CEE con carenza Governo austriaco nel condannare, prevenire e reprimere terrorismo. L’organizzazione del terrorismo sul territorio austriaco ai danni dell’Italia con la protezione dei loro autori austriaci e altoatesini ha creato da lungo tempo atmosfera e tensione fra due Paesi assolutamente incompatibili con scopi e spirito con cui è stata promossa integrazione europea e che sono in particolare alla base dell’accordo di Roma;

3) appare grave affermazione Cancelliere che terreno al terrorismo sarebbe stato preparato dal fatto che per 20 anni il Governo italiano avrebbe mancato di concedere al popolo sudtirolese l’autonomia promessa. Pertanto anche Cancelliere aggiunge sua voce e suo pensiero a quelli di coloro che hanno giustificato l’origine e la continuazione del terrorismo. E cisenza tener conto che i terroristi non sono solo altoatesini ma anzi nella gran maggioranza cittadini austriaci estranei alla detta autonomia.

4) Cancelliere fa appello ancora una volta a conclusione trattative come mezzo per eliminare terrorismo mentre oramai è noto che questo è contro una tale conclusione e che pertanto continuerà per raggiungere scopi piradicali pubblicamente proclamati anche durante processo Linz.

5) Cancelliere accenna genericamente a rafforzamento misure polizia eludendo ancora una volta precise richieste che noi avevamo avanzato per stroncare terrorismo.

Colgo occasione per segnalare che con corriere aereo odierno ho inviato un rapporto a V.E. in relazione all’attuale situazione(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 1, s.p.


2 Con T. 22709/418, pari data, Martino trasmetteva il testo «diffuso con embargo da ufficiosa APA» del discorso di Klaus sull’attentato di Cima Vallona. Con riguardo alla posizione italiana, il testo telegrafato riportava quanto segue: «Ma io devo anche rivolgere all’Italia l’appello di non applicare per i sette milioni di austriaci la misura di valutazione di pochi fanatici così come noi non vogliamo fare di attentati che sono stati commessi anche da estremisti italiani in Austri, per esempio in Ebensee, dove si dovettero ugualmente deplorare vittime umane che ancora sono giudiziariamente impunite, la misura per i pidi 50 milioni di italiani. Il silenzio ufficiale italiano sulla proposta della nomina di una commissione internazionale d’inchiesta, anche se possa spiegarsi con la veemenza dello sdegno, non regge pera una fredda valutazione. L’Austria ha provato con successo un simile sistema di commissioni miste con altri Stati vicini. Ciche valeva per le mine trascinate da alluvioni alla frontiera austro-ungherese dovrebbe essere una via possibile anche per le esplosioni di mine alla frontiera austro-italiana, tanto piche si tratta di due Stati con gli stessi sistemi sociali. Ma in nessun caso questa questione ha concretamente a che fare con le esportazioni austriache di ferro e acciaio nei Paesi della CECA, con totale delle esportazioni austriache nei Paesi della CEE. Con fermezza rivolgo al Governo italiano l’appello di non abbinare i fatti recenti con questioni di esistenza di grandi parti della popolazione austriaca e di lasciare da parte le emozioni nel giudicare su questioni economiche la cui soluzione è anche nell’interesse generale dell’Europa. Ne va anche della credibilità della politica italiana come fautrice del pensiero europeo, che ha sempre affermato di voler riconoscere i diritti vitali dei sudtirolesi e di avere comprensione per gli interessi economici dell’Austria. Io ricordo che il terreno al terrorismo è stato preparato dal fatto che per 20 anni il Governo italiano ha mancato di concedere al popolo sudtirolese l’autonomia promessa. L’attuale situazione politica mondiale deve dirci ugualmente: è ormai tempo che nel Tirolo del Sud arriviamo alla desiderata soluzione, non soltanto per rendere possibile un’amichevole sviluppo delle relazioni austro-italiane, che contengono ancora tante possibilità non utilizzate, ma anche per eliminare definitivamente nel cuore d’Europa un focolaio d’agitazione esistente da lungo tempo» (Telegrammi ordinari 1967, Austria arrivo, vol. II).


3 Vedi D. 235.

239

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 2 luglio 1967.

I. La decisione di subordinare, all’accertamento della capacità di Vienna di controllare il terrorismo, il nostro consenso all’eventuale associazione dell’Austria alle Comunità europee, ha costituito un fatto nuovo nello sviluppo dei recenti rapporti fra Roma e Vienna.

È da rilevare, a tale riguardo, che in precedenza il Governo italiano non aveva stabilito alcun collegamento fra la questione altoatesina e il complesso dei rapporti italo-austriaci in tutti gli altri settori. Tale criterio di cui è superfluo ricordare le premesse (costituite dalla necessità di una efficace condanna del terrorismo da parte di Vienna e dalla valutazione che esso, cercando di impedire un accordo, si dirige verso ambedue le capitali), è stato abbandonato dapprima in occasione delle trattative per il cosiddetto «Accordino», ma soprattutto il 29 giugno u.s. in relazione all’associazione dell’Austria alla CECA. Nel corso del Consiglio dei Ministri di tale organizzazione il rappresentante italiano ha dichiarato(2) infatti che l’Italia non puconsentire a trattative con l’Austria finché il territorio della Repubblica austriaca sarà utilizzato per l’organizzazione di atti terroristici e come rifugio dei terroristi. Con tale presa di posizione il Governo italiano ha scelto quindi un indirizzo tendente a considerare globalmente la questione altoatesina nella cornice dei rapporti italo-austriaci in tutti gli altri settori.

La posizione da noi assunta comporta il riesame dei possibili sviluppi dei contatti italo-austriaci nella questione altoatesina, in relazione alla valutazione che da parte nostra si intende dare, in questa fase, della possibilità, o meno, che si possa e che convenga giungere ad una soluzione negoziata della controversia. Si possono fare a riguardo tre ipotesi, fra le quali puessere utile fare, fin d’ora, una scelta:

- - - - -

della interruzione dei contatti ai quali l’Italia è tenuta in base al punto I delle sopracitate Risoluzioni. Tale organo sembra non possa essere che il Consiglio di Sicurezza (dove quest’anno sembra pipossibile ottenere una maggioranza a noi favorevole); mentre, invece, sarebbe opportuno evitare che la questione fosse sottoposta all’Assemblea Generale dell’ONU, data la composizione e gli umori di essa;

- -

A tal proposito sembra evidente che, se non ci rivolgessimo noi stessi alle Nazioni Unite, l’Austria avrebbe tutto l’interesse a prendere una iniziativa del genere rivolgendosi all’organo (Assemblea) ad essa pifavorevole e nel momento pifavorevole. Si deve comunque tener presente che un ricorso al Consiglio di Sicurezza si giustifica solo in quanto provocato da una minaccia alla pace. Pertanto, esso dovrebbe essere preceduto da una energica drammatizzazione della situazione, che giustifichi psicologicamente il ricorso stesso. Infine i tempi e l’entità delle misure che potranno essere prese a favore delle popolazioni altoatesine potranno essere oggetto di studio in relazione alle diverse esigenze delle ipotesi 2 e 3.

II. Sembra nel frattempo necessario provvedere all’invio al Governo austriaco di una nuova nota sul terrorismo, in risposta alla nota austriaca del 16 giugno(3), soprattutto per i seguenti motivi:

- - -

III. Indipendentemente dalla decisione che potrà essere presa circa le ipotesi di cui al par. I, nell’attuale momento sembra comunque opportuno esaminare fin d’ora un piano di misure, applicabili con criterio di gradualità, dirette:

- -

sub a) I. iscrizione in rubrica di frontiera, con criteri di larghezza, dei cittadini austriaci (e tedeschi) appartenenti alle note associazioni estremistiche che risultino in qualunque modo dare appoggio ai terroristi (anche mediante la concessione del patronato e la partecipazione a collette, a manifestazioni pubbliche ecc. ecc.). Tale misura, fra l’altro, potrebbe rivelarsi utile per porre freno all’abitudine ormai invalsa, soprattutto da parte di personalità tirolesi, di recarsi in Alto Adige con evidenti scopi politici;

II. controllo sull’importazione in Alto Adige di films in lingua tedesca;

III. intensificazione delle misure di controllo sui pacchi postali in provenienza dall’Austria;

- -

VI. divieto di diffusione in Italia della stampa austriaca che dimostri tolleranza o prenda atteggiamenti di giustificazione dell’estremismo, ove la misura possa colpire anche finanziariamente gli organi di stampa medesimi (una misura del genere era già stata presa temporaneamente nel passato nei confronti del «Tiroler Tageszeitung»).

Per quanto concerne le misure di cui ai punti 2, 4, 5 e 6, per la loro relativa efficacia e per le ripercussioni relative che potrebbero avere sull’opinione pubblica internazionale, esse dovrebbero essere attuate solo di fronte a fatti che possano determinare una situazione particolarmente grave.

Sub b) I. richiamo del Console Generale in Innsbruck, affidando la reggenza dell’Ufficio ad un Vice Console;

II. respingimento di richieste austriache di carattere tecnico (quali ad esempio, la richiesta per l’autorizzazione a geofisici austriaci di transitare pivolte attraverso il territorio italiano per effettuarvi rilievi);

III. sospensione di eventuali incontri tecnici (ad esempio quello della Commissione mista prevista dall’Accordo culturale italo-austriaco);

- -

VI. richiamo a Roma, per conferire, dell’Ambasciatore d’Italia a Vienna.

Nel caso che, nonostante l’applicazione di alcune o di tutte le misure previste pisopra, non vengano raggiunti risultati concreti per quanto concerne l’effettivo impegno austriaco nella lotta, in tutti i campi, all’organizzazione in Austria del terrorismo altoatesino, si potrebbero attuare le seguenti ulteriori misure che, tra l’altro, potrebbero essere prese in considerazione anche qualora si decidesse di portare la questione davanti all’ONU, al fine principale di drammatizzare opportunamente l’atmosfera dei rapporti italo-austriaci:

1) Creazione in Italia di zone interdette al soggiorno di cittadini austriaci;

2) Introduzione dell’obbligo del visto d’ingresso per i cittadini austriaci;

3) Rimessa in moto dell’iter parlamentare del noto progetto di legge sulla cittadinanza, prevedente la possibilità, per il Governo, di ritirare la cittadinanza italiana in casi di manifesta indegnità.

Tale provvedimento legislativo, per la sua eccezionale gravità e per la circostanza che comporterebbe problema anche di ordine costituzionale, dovrebbe essere preso in considerazione soltanto di fronte ad una intensa ripresa di terrorismo in Alto Adige cui partecipassero largo numero di cittadini italiani di lingua tedesca, con la connivenza della popolazione locale;

4) Denuncia dell’accordo per il traffico facilitato di frontiera;

5) Richiamo dell’Ambasciatore d’Italia a Vienna, lasciando la reggenza dell’Ambasciata ad un incaricato d’affari.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Luglio- Agosto 1967.


Vedi D. 232.


Vedi D. 235, nota 4.

240

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. 001/3034. Roma, 3 luglio 1967.

Caro Presidente,

in relazione alla lettera a te diretta in data 29 giugno dal Cancelliere Klaus(2) e che tu hai cortesemente voluto inviarmi in visione, mi permetto di formulare le seguenti considerazioni:

- - - - - - - - - -

In considerazione di quanto precede, non essendo stati presi da parte austriaca quei provvedimenti che ci attendevamo, dopo la sentenza di Linz e dopo l’attentato di Cima Vallona, sembra prematura qualsiasi conversazione italo-austriaca (anche nell’ipotesi che il Governo di Vienna si impegnasse a mantenere la segretezza tanto pidopo le precedenti esperienze che hanno dimostrato come cigli sia impossibile).

In questa situazione ritengo che un contatto con Withalm – di cui ricordiamo l’atteggiamento ambiguo preso in occasione del noto referendum dell’Unione per il Sudtirolo fra tutti i membri del Parlamento austriaco circa la politica da seguire per l’Alto Adige, atteggiamento che ha provocato un passo italiano di protesta – non dovrebbe aver luogo.

Mi è gradita l’occasione per inviarti i miei cordiali saluti.

[Amintore Fanfani]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Maggio- Giugno 1967.


2 Vedi D. 233.


3 Vedi D. 232.


4 Vedi D. 235, nota 3.


5 Vedi D. 238.


6 Vedi D. 235, nota 4.


7 Vedi D. 225.

241

L’AMBASCIATORE A BONN, LUCIOLLI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. segreto. Bad Godesberg, 4 luglio 1967.

Signor Ministro,

la consueta crisi estiva attorno all’Alto Adige e nel triangolo Italia- Austria- Germania rischia di presentarsi quest’anno con caratteristiche pivirulente di quelle degli anni scorsi. La scandalosa sentenza di Linz, la recrudescenza degli attentati, cui quella sentenza sembra conferire una previa legittimazione, ed infine la giustificata reazione italiana sul piano dei rapporti generali italo-austriaci, anche nel quadro della CEE, mi sembrano rendere evidente quel rischio.

Ciche interessa a me, naturalmente, è l’aspetto italo-tedesco del problema ed è su questo che vorrei svolgere qualche considerazione di carattere generale.

In Germania possiamo attenderci le solite lamentazioni di una parte della stampa e i soliti isterismi dei noti gruppetti di bavaresi e di profughi sudeti e slesiani. Possiamo, anche, attenderci qualche manifestazione inopportuna del Governo, ad esempio a proposito dell’associazione dell’Austria alla CEE (ma su citornerpisotto).

In Italia possiamo attenderci non soltanto le solite reazioni giustificate, ma anche il solito sfruttamento di esse ai fini di parte.

Non c’è, in tutto questo, nulla di tragico, ma c’è, secondo me, un interesse anche piforte degli anni scorsi a tenere sotto controllo queste manifestazioni perché quest’anno la situazione internazionale è pitesa ed ogni ulteriore elemento di frizione acquista una pericolosità maggiore.

L’altro ieri, parlando con Schz, in assenza di Brandt, già partito per L’Aja, gli ho fatto un serio ammonimento. Se l’Italia (gli ho detto in sostanza) ha comprensione per i vincoli storici e culturali tedesco-austriaci e per l’interesse che l’opinione pubblica tedesca porta ad una regione di lingua tedesca abbondantemente visitata da turisti tedeschi, d’altra parte la Repubblica Federale deve tener presente che proprio queste circostanze ed il sospetto automaticamente sollevato, sulla base di una storia ancora recente, da ogni manifestazione tedesca di interessamento per popolazioni di cultura germanica viventi oltre confine, le impongono un distacco dal problema altoatesino pirigoroso di quello richiesto ad ogni altro Paese. Infatti le speculazioni pio meno interessate, che possono essere fatte su qualsiasi incauta mossa tedesca su questo pericoloso terreno, tornano a danno non soltanto della collaborazione italo-tedesca, ma anche della politica di distensione che la Repubblica Federale si sforza di svolgere nei riguardi dei Paesi dell’est europeo, finora poco inclini a fare buon viso e, al contrario, inclini ad insistere sul tema del revanscismo, del nazionalismo, dell’espansionismo tedesco, ecc.

Ho anche attirato l’attenzione di von Hase sulla necessità di esercitare ogni possibile influenza sulla stampa e continuera svolgere in ogni settore, compreso quello della Cancelleria Federale, un’azione appropriata.

Debbo riconoscere che finora ho trovato qui molta comprensione e cioè non soltanto un sincero desiderio di non lasciar formare nubi sull’orizzonte dei rapporti italo-tedeschi, ma anche (e cimi sembra offrire garanzie anche maggiori) un sincero convincimento dell’opportunità di far cinell’interesse della Germania.

Per quanto riguarda l’associazione dell’Austria alla CEE abbiamo avuto l’episodio Neef al Lussemburgo(2). Schz, a titolo personale, mi ha detto apertamente che Neef è stato semplicemente stupido nel prendere l’atteggiamento che ha preso, senza avere istruzioni da Bonn e senza rendersi conto delle conseguenze politiche di quel che faceva. A parte questo episodio, è possibile che ci venga da Bonn qualche raccomandazione a riprendere in esame la nostra decisione. Bonn ha spesso svolto presso di noi dei passi a favore della Spagna e difficilmente potrebbe non svolgerne a favore dell’Austria. Lunedì [il 3], per dopo la visita di Bock, ho notato da parte di tutti il desiderio di smorzare l’impressione di una presa di posizione tedesca, e l’effetto lo si è visto sulla stampa, che è stata assai cauta. Si tratta, comunque, di una questione nella quale teniamo il coltello dalla parte del manico e della quale, quindi, non conviene preoccuparsi eccessivamente.

Al tempo stesso mi sembra essenziale che anche da parte italiana si eviti che la questione dell’Alto Adige esca dal suo binario logico. Come ho osservato spesso in passato, c’è in Italia chi, per involontario errore e per scopi interessati, tende a svisare il problema affermando che il drago contro cui combattiamo ha la testa in Germania e la coda in Austria, anziché viceversa. È, questa, una tesi sbagliata. I fatti cui dobbiamo la recrudescenza della crisi costituiscono una ulteriore prova di ciperché riguardano i giurati di Linz, l’opinione pubblica tirolese, la timidezza o l’inerzia del Governo di Vienna, ecc. Rovesciare l’impostazione pugiovare all’Austria, deviando verso la Germania una parte del risentimento italiano e pugiovare alle correnti politiche italiane che desiderano accrescere i fattori disgregatori operanti nella comunità occidentale. Per il resto, non pufare che danno.

In conclusione, a me sembra che l’Italia abbia pieno diritto non soltanto di fare quel che sta facendo nei riguardi dell’Austria, compresa l’opposizione all’associazione dell’Austria alla CEE, ma anche di pretendere dalla Germania un completo distacco dal problema. Ritengo, per che non abbia nessun interesse ad evocare il nazismo o il pangermanismo perché si discosterebbe dalla verità e darebbe all’opinione pubblica l’impressione di un affievolimento della fiduciosa collaborazione italo-tedesca, felicemente stabilita e recentemente rafforzata, la quale costituisce uno dei pochi fattori di agglutinamento in un’Europa sottoposta a crescenti forze centrifughe.

Gradisca, Signor Ministro, l’espressione del mio devoto ossequio.

[Mario Luciolli]


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 110, fasc. 684.


2 Vedi DD. 232 e 237.

242

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 23203/439. Vienna, 5 luglio 1967 (perv. ore 21,15).

Oggetto: Trattative CEE- Austria.

Mio 4362.

Trascrivo qui di seguito testo promemoria consegnato ieri da Vice Cancelliere Bock a Rappresentanti Belgio, Francia, Olanda e Germania che mi è stato riservatamente fatto conoscere da questo Incaricato Affari francese: «Il Governo italiano, tramite i suoi rappresentanti sia al Consiglio dei Ministri della CECA il 29 giugno 1967 che al Comitato dei Rappresentanti permanenti a Bruxelles il 28 giugno scorso(3), ha fatto rilasciare delle dichiarazioni, secondo le quali esso si opporrà all’inizio di trattative e di contatti preliminari tra il Governo Federale e la CECA, fin quando esso sarà in grado di constatare che il territorio austriaco non viene piutilizzato per organizzare atti terroristici sul territorio italiano e per offrire rifugio ai terroristi stessi.

Il Governo Federale ha sempre condannato, nella maniera pidecisa, gli atti terroristici commessi da estremisti sul territorio italiano ed ha sempre espresso il proprio profondo rincrescimento per i danni arrecati alle persone e alle cose.

Questo è avvenuto anche in seguito ai pirecenti avvenimenti – pubblicamente sulla stampa e alla radio – nel nome del Governo Federale, del Cancelliere Federale, del Vice Cancelliere e del Ministro degli Affari Esteri.

Estremisti, che effettuano sul territorio austriaco azioni che sarebbero perseguibili secondo il codice penale austriaco, non hanno ricevuto alcune condanna da una corte di assise indipendente, questo non puessere imputato a carico del Governo Federale austriaco.

Inoltre, contro una simile imputazione sta non solo l’unanime rifiuto della sentenza da parte del Governo Federale austriaco, ma anche l’unanime condanna del verdetto da parte di tutta la stampa austriaca.

Italia sostiene la tesi della esclusiva ed illimitata responsabilità austriaca nel terrore sul territorio italiano. Questa opinione non è giusta né logica. Né dalla politica (polizia) [sic] austriaca puessere preteso, nel successo della prevenzione o della spiegazione di tutti atti terroristici, pidi quanto finora abbia mostrato la Polizia italiana, né puessere imposta all’Austria una responsabilità “per forza, maggiore”.

Un addebitamento della colpa all’Austria si avrebbe solo in seguito alla dimostrazione di appoggi dolosi o, nel caso concreto, di una colposa mancanza di impedimento di delitti che né sono affermati, né, tanto meno, dimostrati.

Il Governo Federale austriaco è, pertanto, del parere che non vi sia fatto (affatto) [sic] giustificato l’addebitamento di una responsabilità del Governo Federale per gli avvenimenti sopracitati, tramite il Governo italiano e per mezzo delle conseguenze, collegate dal Governo italiano, del rifiuto di accettare le trattative per il regolamento dei rapporti economici tra l’Austria e gli Stati membri della Comunità Europea del Carbone o dell’Acciaio»(4).


1 DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA.


2 T. 23146/436, pari data, col quale Martino trasmetteva il comunicato ufficiale dell’APA del 4 luglio relativo alla consegna del promemoria ai Rappresentanti esteri qui elencati (Telegrammi ordinari 1967, Austria arrivo, vol. II).


3 Vedi DD. 232 e 228.


4 Per la risposta vedi D. 244.

243

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, AD AMBASCIATE E RAPPRESENTANZE(1)

T. segreto 13058/c.2. Roma, 7 luglio 1967, ore 0,50.

Oggetto: Associazione Austria alla CECA e alla CEE.

Si segnala ad attenzione V.S. nota ANSA cinque luglio circa colloqui fra Onorevole Ministro e Presidente di turno CEE Brandt e nuovo Presidente Commissione Comunitaria Rey, concernenti decisione italiana non consentire prosecuzione negoziati per associazione Austria a CEE né inizio analoghi negoziati fra Austria e CECA, finché il territorio della Repubblica austriaca sarà utilizzato per organizzazione di atti terroristici e come rifugio di terroristi.

Per riservata informazione di V.S. si aggiunge che suddetti interlocutori, come pure Harmel e Gregoire, hanno mostrato di comprendere fermezza e giustizia della nostra decisioneesprimendo ‒particolarmente Brandt ‒speranza di poter concorrere a far comprendere all’Austria quale sia suo vero interesse e suo dovere.


1 DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA.


2 Diretto alle Ambasciate a Bonn, Bruxelles, Lussemburgo e Vienna e alle Rappresentanze presso le Comunità Europee a Bruxelles e presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo.

244

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALLE AMBASCIATE(1)

T. segreto 13108/c.2. Roma, 7 luglio 1967, ore 18.

Solo per Vienna: Suo 4393. È stato telegrafato a Ambasciate Bruxelles, L’Aja, Parigi, Lussemburgo e Bonn quanto segue:

Per tutti: Secondo quanto telegrafato 5 corr. da Ambasciata in Vienna, 4 luglio

u.s. Vice Cancelliere Austria Bock ha consegnato a Rappresentanti Belgio, Francia, Germania Federale ed Olanda accreditati a Vienna promemoria del seguente tenore concernente tesi Governo austriaco circa nostra nota iniziativa presa 28 giugno in Consiglio Ministri CECA e 29 giugno in Comitato Rappresentanti Permanenti CEE(4).

(Riprodotto telegramma n. 439 da Italdipl Vienna omettendo le prime quattro righe fino alle parole «il Governo italiano»). In relazione a predetto documento austriaco V.S. vorrà consegnare urgentemente a codeste autorità seguente promemoria:

«1) Motivi decisione italiana in relazione a domanda associazione Austria a CECA e CEE sono già stati illustrati da Rappresentante Permanente italiano presso CECA e CEE rispettivamente 28 e 29 giugno. Governo di Roma è giunto a predetta decisione di fronte a perdurare di carenza da parte Governo Vienna nei confronti di concrete misure – ripetutamente e invano richieste da Governo italiano – contro organizzazione in Austria terrorismo in Alto Adige, sua prevenzione e repressione. Tale carenza Governo austriaco – tra l’altro – è in aperto contrasto con punto 3° Risoluzione 1497 (XV) di Assemblea Nazioni Unite, nonché con norme buon vicinato. Ripetuti passi italiani presso Vienna sono rimasti senza concreti risultati: estremisti hanno continuato indisturbati loro attività di organizzazione e apologia terrorismo; tribunali austriaci invece di condannare terroristi (come nel caso processo di Linz) hanno condannato quei giornali che avevano osato attaccarli; Governo Vienna ha perfino insignito di onorificenza alcuni esponenti dei terroristi. Tutto cicon danni materiali ingenti nei confronti territorio italiano e suoi cittadini e con danni indiretti non meno ingenti ad economia italiana, in particolare in seguito a propaganda tollerata e favorita contro turismo in Italia.

2) Il Governo austriaco sembra collegare la decisione italiana al risultato del processo di Linz. A tal proposito, esso ha fatto presente che in Austria la Magistratura è indipendente. A parte l’ovvia considerazione sull’indipendenza della magistratura in tutti i Paesi democratici, tale presentazione è assolutamente inesatta. Valore sintomatico del processo di Linz sta nel fatto che esso, indipendentemente dal suo esito, ha fornito la prova pilampante, perché data dinnanzi ad un tribunale austriaco e riprodotta da tutta la stampa austriaca, di quanto il Governo italiano aveva da tempo affermato e che il Governo austriaco aveva finora cercato di smentire: e cioè del fatto che le azioni terroristiche in territorio italiano sono organizzate in territorio austriaco, da elementi in prevalenza di nazionalità austriaca e comunque non italiana, con mezzi forniti da organizzazioni locali.

3) Il fatto che, dopo il processo di Linz, abbia avuto luogo in Austria una trasmissione televisiva improntata ed aperta tolleranza verso il terrorismo e con la partecipazione di terroristi e di esponenti di tutti i partiti politici, di cui (sia pure per sovrapposizione di ripresa televisiva, come ha dichiarato l’interessato) il pirappresentativo è stato l’ex Ministro degli Esteri Bruno Kreisky, è senza dubbio chiara riprova tolleranza del Governo di Vienna e dei partiti austriaci e dello stesso partito di maggioranza verso l’ideologia terroristica,

4) La mancanza da parte del Governo austriaco di concreti segni di volontà o capacità di appropriata reazione contro organizzazione terrorismo altoatesino in suo territorio giustifica pienamente decisione italiana che è stata presa a protezione non solo di interessi italiani, ma anche, e forse principalmente, a salvaguardia interessi Comunità che non puné deve incoraggiare con aiuti ed associazioni economiche Paesi che, contemporaneamente, concorrono a indebolire politicamente Comunità, ad insidiare sicurezza singoli Paesi membri ed a danneggiare direttamente (ad esempio scoraggiando il turismo e colpendo reti elettriche) e indirettamente (ad esempio costringendo a considerevoli spese per vigilanza di P.S.) sviluppo economico.

5) Secondo Governo italiano responsabilità austriaca nei confronti organizzazione terrorismo altoatesino non pucertamente essere esclusa da semplici condanne verbali austriache verso terrorismo. Governo di Roma, infatti, ritiene che tali condanne, prese di posizione di stampa e riprovazioni, anche se, come è avvenuto in qualche caso, generali, non possono essere ritenute idonee a sminuire responsabilità Governo Vienna, al quale da tempo Roma non chiede altro che efficaci e reali misure.

6) Il Governo austriaco, evidentemente per tentare di sminuire la propria responsabilità, ha fatto cenno alle difficoltà da esso riscontrate per tenere sotto controllo il confine con l’Italia, ricordando che le stesse difficoltà vengono incontrate dal Governo italiano. A tal proposito non si punon notare che da parte italiana ci si riferisce non tanto a iniziative di “copertura” del confine ma, in molto maggiore misura, ad iniziative austriache dirette a scoraggiare e reprimere l’organizzazione, in Austria, del terrorismo altoatesino.

7) Da parte italiana non si è mai dimostrato di ritenere che esclusiva responsabilità per terrorismo possa cadere su Governo austriaco. Ma fermamente e giustificatamente si ritiene che Vienna non abbia finora sostanzialmente contribuito a scoraggiare i terroristi, sia per predetta mancanza delle richieste misure concrete, sia per tolleranza verso tutte quelle prese di posizione e attività che rafforzano, in Austria, criminali idee dei terroristi».

Nel rimettere il promemoria di cui sopra, V.S. vorrà tener presente che notizia circa consegna e contenuto del promemoria austriaco al quale con il nostro si replica ci è giunta soltanto attraverso pubblicazioni stampa (Agence France Presse) o comunicazione confidenziale da parte destinatari.


1 DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA.


2 Diretto alle Ambasciate a Bruxelles, L’Aja, Parigi, Lussemburgo e Bonn.


3 Vedi D. 242.


4 Si intende il 29 giugno in Consiglio dei Ministri CECA e il 28 nel Comitato dei Rappresentanti a Bruxelles: vedi DD. 228 e 232.

245 COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 7 luglio 1967)1 Appunto.

Appunto sulla riunione di un Comitato di Ministri per l’Alto Adige che ha avuto luogo il 7 luglio 1967 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio On. Prof. Aldo Moro e con la partecipazione del Vice Presidente del Consiglio On. Nenni, del Ministro senza portafoglio Sen. Piccioni, del Ministro degli Affari Esteri On. Fanfani, del Ministro dell’Interno On. Taviani, del Ministro di Grazia e Giustizia On. Reale. Erano anche presenti il Direttore Generale degli Affari Politici Ambasciatore Gaja, il Prefetto Giovenco, il Prefetto Fabiani e il Consigliere d’Ambasciata Cottafavi.

MORO: Nell’aprire la riunione fa presente che questa viene effettuata in previsione di un Consiglio dei Ministri, che avrà luogo subito prima del dibattito sull’Alto Adige alla Camera dei Deputati, fissato per il 18 luglio p.v.2. Mette in rilievo come, ai fini del dibattito parlamentare stesso, il Governo si trova a dover assumere precise determinazioni in merito ai seguenti tre punti che appaiono di fondamentale importanza. Il primo di essi riguarda l’atteggiamento che l’Italia dovrà tenere nei confronti dell’Austria nell’attuale momento. Fa notare come da tutta una serie di fatti recenti, quali la sentenza assolutoria di Linz nei confronti del gruppo Burger, la trasmissione della televisione austriaca cui hanno preso parte personalità politiche e terroristi, le manifestazioni che sono seguite al processo di Linz, emerge chiaramente una responsabilità globale del Governo austriaco, che non ha preso finora concrete misure per prevenire, reprimere e scoraggiare l’organizzazione della attività terroristica in territorio austriaco. Prosegue affermando che, data l’attuale situazione, sembrano mancare i presupposti per proseguire ed eventualmente portare a buon fine il negoziato con l’Austria. Osserva perche non sembra né opportuno né necessario interrompere definitivamente le trattative con il Governo austriaco, ma soltanto sospendere, per un certo tempo, i contatti, in attesa di un auspicabile atteggiamento del Governo austriaco che offra positive e concrete prove di voler separare le proprie responsabilità da quelle dei terroristi, prendendo tutti i provvedimenti necessari per ostacolare e scoraggiare l’attività di questi ultimi. Per quanto riguarda poi il secondo punto e cioè la possibilità di attuare autonomamente, sul piano interno, le misure a favore della popolazione altoatesina di lingua tedesca, ritiene che ogni decisione al riguardo debba essere rinviata a dopo il periodo estivo, quando cioè si potrà disporre di elementi di giudizio piaggiornati e meditati. Riferendosi al terzo punto attira l’attenzione, infine, sul fatto che il contenuto del «pacchetto» è noto già da tempo al Governo austriaco e alla SVP, ma non è ancora stato portato a conoscenza del Parlamento e degli organi politici locali responsabili. Cirappresenta un problema grave perché da piparti si è rimproverato al Governo che, mentre il «pacchetto» è conosciuto in tutti i suoi particolari dalla SVP, i membri del Parlamento non ne hanno ancora avuto notizia se non nei termini riassuntivi esposti dal Governo durante il dibattito parlamentare del settembre 1966(3). A questo punto ri

tiene perciopportuno presentare il «pacchetto» al Parlamento con due indicazioni: la prima che, in sostanza, il «pacchetto» è diretto risultato della Commissione dei 19, dai cui lavori si sono tratte conclusioni che in parte vanno al di là dei suggerimenti dei 19 ed in parte si mantengono al di sotto delle indicazioni fornite; la seconda è che […]4.

NENNI: Interviene per osservare che un problema che si pone è quello relativo alla convenienza se presentare il «pacchetto» al Parlamento per ottenere un voto su di esso o, invece, soltanto per conoscenza del Parlamento.

MORO: Esclude che il pacchetto possa essere presentato come disegno di legge ed indica che la sua presentazione dovrebbe servire a creare un impegno politico italiano. Aggiunge che ciconsentirebbe una certa libertà di azione, anche perché il «pacchetto» non è il risultato di contatti preclusivi con il Governo austriaco. Conclude affermando che non gli sembra possibile non comunicare al Parlamento una sintesi dei suggerimenti della Commissione dei 19.

TAVIANI: Osserva, anzitutto, che, a suo parere, occorre eliminare «il complesso» delle Nazioni Unite perché, nel caso che l’Austria riporti la questione altoatesina all’ONU, l’Italia dispone della carta di cui ha parlato in precedenza il Ministro Fanfani e di un altro valido argomento, quello del neonazismo in Germania ed in Austria, argomento che oggi è molto pivalido, per noi, che nel 1961. Tuttavia, concorda col Presidente Moro sulla opportunità di tentare di non compromettere il negoziato italo-austriaco e ciperché occorre ad ogni costo evitare che l’azione dei terroristi si trasformi in guerriglia. Il terrorismo potrà forse durare ancora degli anni, ma – aggiunge – se si trasformasse in guerriglia, l’Italia avrebbe enormi difficoltà psicologiche. Infatti il Governo italiano non potrebbe contare su reazioni come quelle avute dalla Francia nella guerra in Algeria e vi sarebbe il pericolo mortale della fuga della presenza italiana dall’Alto Adige. Conclude che non compromettere lo sviluppo del negoziato con l’Austria è una linea di condotta che si puanche abbandonare: in tal caso, tuttavia, occorre subito prendere una serie di provvedimenti amministrativi e legislativi a favore delle popolazioni altoatesine.

REALE: Riferendosi all’eventualità di una richiesta di estradizione degli assolti al processo di Linz, osserva che essa non è possibile in quanto gli ex imputati sono cittadini austriaci. Esprime il suo accordo con la sostanza di quello che è stato detto dal Presidente Moro e dal Ministro Fanfani. Conclude facendo notare che, attualmente, il problema fondamentale è questo: quando il Governo comunica al Parlamento il contenuto del «pacchetto», esso s’impegna a darvi esecuzione.

FANFANI: Rileva che si potrebbe ovviare a questo inconveniente con qualche sfumatura di presentazione.

MORO: Aggiunge che si putrovare il modo di condizionare l’esecuzione del «pacchetto». Il risultato principale è che si guadagnerebbe del tempo.

REALE: Esprime il suo accordo con la proposta del Ministro Fanfani, perché essa si riferisce ad una soluzione che non faccia alcun cenno ad un accordo italo-austriaco, il che potrebbe esimere il Governo da troppe dettagliate precisazioni. Riferendosi a quanto detto in precedenza dal Ministro Taviani, osserva che un eventuale legge «sulle armi» non gli sembra affatto efficace. Aggiunge, inoltre, che vi sarebbero difficoltà in seno alla Commissione parlamentare competente.

TAVIANI: Risponde che in tal caso occorrerà far presenti le responsabilità assunte sul piano parlamentare.

REALE: Osserva che, per quanto riguarda la questione del visto obbligatorio, gli sembrerebbe opportuno non affrettare i tempi.

FANFANI: Concorda cha l’iniziativa non dovrebbe essere presa prima della fine di settembre.

REALE: Precisa che essa dovrebbe essere presa alla fine della stagione turistica.

TAVIANI: Ritiene di poter eventualmente aderire a tale suggerimento, ma per altri motivi.

REALE: Prega di riflettere che, secondo il suo punto di vista, la questione del visto obbligatorio gli sembra importante e non contro la linea generale del Governo.

FANFANI: Ribadisce che l’iniziativa dovrebbe essere presa non prima della fine di settembre e solo nel caso di un peggioramento della situazione.

TAVIANI: Propende per la fine di agosto. Aggiunge che si dovrebbe ridiscutere del problema del visto in una prossima riunione del Comitato di Ministri.

REALE: Osserva che, per quanto riguarda la questione del ritiro della cittadinanza ad ex optanti, il problema è stato largamente discusso nella Commissione Affari Esteri e l’opinione pidiffusa è che si tratti di un provvedimento estremamente grave da prendersi soltanto in casi eccezionali.

TAVIANI: Osserva che il provvedimento potrebbe essere deciso limitatamente ad altoatesini che siano stati condannati da Tribunali italiani, come il caso di Klotz.

REALE: Risponde che tale limitazione renderebbe il provvedimento di scarsa efficacia. Aggiunge che il provvedimento potrebbe avere molta importanza psicologica come arma di pressione, ma che esso sarebbe, politicamente, di eccezionale gravità e potrebbe avere come risultato lo stabilimento di un fronte unico tra altoatesini e terroristi. Si dichiara d’accordo per il resto delle misure esaminate. Passa poi a parlare della questione delle N.U., affermando di riceve sollecitazioni per una azione italiana contro l’Austria all’ONU: secondo il suo parere personale, sarebbe piprudente non andarvi. Aggiunge che, se fosse sicuro che nessun altro Stato dà pidell’Italia, potrebbe pensare ad una nostra accettazione di una clausola di Nazione pifavorita.

MORO: Passa a parlare delle riserve socialiste circa il pacchetto – avanzate dal gruppo socialista di Bolzano, che si è dichiarato favorevole all’ancoraggio internazionale e contrario a due «punti» – e si domanda se non vi sia il rischio che i socialisti sollevino tali riserve anche di fronte al Parlamento.

NENNI: Risponde che si tratta di un punto di vista locale, appoggiato dall’On. Ferri. D’altra parte, pensa che il PSU potrebbe fare delle piccole riserve senza nuocere all’operazione.

MORO: Risponde che si tratta invece di riserve veramente essenziali che potrebbero produrre, in Parlamento, una terribile confusione. Sempre parlando delle riserve socialiste, accenna, poi, al fatto che l’On. Orlandi ha proposto la denuncia dell’Accordo De Gasperi- Gruber.

TAVIANI: A proposito delle riserve socialiste, fa notare che sarebbe opportuno che gli On.li Moro e Nenni, prima dell’«operazione parlamentare», entrino in contatto con rappresentanti di due o tre partiti, al fine di evitare che vi siano sfumature – nelle rispettive prese di posizione – che possono dare pretesto a dissensi. Conclude affermando che i portavoce dei tre partiti devono essere allineatissimi.

MORO: Aggiunge che ciè essenziale in sede nazionale.

FANFANI: Chiede al Presidente del Consiglio se egli intenda presentare il pacchetto al Parlamento come risultato dei contatti con Magnago.

MORO: Risponde di no e ribadisce che egli lo presenterebbe come il risultato dei lavori della Commissione dei 19. Spiega che si tratterebbe di un complesso di proposte di misure a favore di tutte le popolazioni altoatesine, comprese quelle del gruppo di lingua italiana. Ciperché il Parlamento approvi lo spirito e le direttive del pacchetto.

NENNI: Si domanda come, in tal caso, il Governo potrà parlare al Parlamento delle singole misure.

REALE: Osserva che, se non si parlasse delle singole misure, la polemica potrebbe essere minore, perché il Parlamento non verrebbe posto di fronte ad una azione immediata.

FANFANI: Si domanda se converrà parlare di reazione austriaca.

MORO: Risponde di no, perché si rende conto che sorgerebbero ancora maggiori difficoltà in Parlamento.

NENNI: Si domanda se non sia possibile ricorrere ad una procedura che consenta di portare la questione alla Commissione Esteri.

TAVIANI: Risponde di no ed osserva che, se del caso, dovrebbe essere presentata alla Commissione Affari Interni o a quella Affari Costituzionali.

NENNI: Chiede se non sia pericoloso andare in Parlamento.

MORO: Osserva che in realtà il Parlamento è già stato informato di tutto dal Governo. Aggiunge che, nella sua esposizione, egli insisterà sul rapporto conclusivo della Commissione dei 19, che tutti conoscono.

TAVIANI: Ritiene che sarebbe bene distribuire a tutti la pubblicazione contenente il «pacchetto».

FANFANI: Chiede all’On. Moro che cosa egli dirà per quanto riguarda l’ancoraggio internazionale.

MORO: Risponde che egli dirà né piné meno di quello che ha già detto l’anno scorso. Ricorda che il testo del «pacchetto» deve essere ciclostilato per essere distribuito alle autorità locali.

NENNI: Fa notare che il Presidente del Consiglio ha un impegno nel senso di portare a conoscenza del Parlamento il «pacchetto». Quindi ritiene che nella sua esposizione al Parlamento, il Presidente del Consiglio debba descrivere il contenuto del «pacchetto».

FANFANI: Osserva che il giorno dopo il testo sarà pubblicato da tutta la stampa; tanto vale darlo a tutti.

NENNI: Si domanda perché darlo alla Volkspartei e non agli altri.

MORO: Risponde che, dandone copia a Magnago come Presidente della Giunta, il Governo lo darebbe a tutti i consiglieri, compresi i missini. Osserva che, d’altra parte, da quando il Governo austriaco si è rivolto a Bolzano, la trattativa ha perso il suo carattere di segretezza. Aggiunge che non è questo il problema. Il problema pidifficile è quello relativo ai progetti di modifiche di leggi costituzionali che necessitano di una speciale procedura di approvazione.

NENNI: Si dichiara d’accordo, ma osserva che il problema sarà meno grave, quando, dopo una esposizione generica, sarà richiesta un’approvazione generica.

MORO: Ritorna sulla questione delle riserve socialiste, aggiungendo che esse, se fossero mantenute, renderebbero vani i tentativi del Governo.

NENNI: Risponde che, a suo parere, sarebbe stato pisemplice se il pacchetto veniva presentato come atto internazionale. Presentandolo come interno, sarà meno facile superare alcune riserve.

TAVIANI: Vuole sottolineare, la necessità che in quel momento i partiti della maggioranza siano solidali.

FANFANI: Interviene per dire che, se si potesse mantenere l’iniziativa sul piano interno, le cose sarebbero meno difficili, come ha detto l’On. Nenni. Si chiede, poi, se non sarebbe meglio presentare un sunto parziale del testo letterariamente perfetto. Osserva inoltre che, per quanto concerne le misure, l’importante è che non si allontani dai suggerimenti della Commissione dei 19. Aggiunge poi che cinon esclude che il Governo possa continuare, al momento opportuno, i suoi contatti con gli altoatesini, senza dichiarare che procederemo sul piano interno o in altro modo. Osserva che si tratta di una decisione che dovrà essere presa a suo tempo.

NENNI: Chiede notizie al Ministro Fanfani circa la situazione in relazione all’iniziativa italiana verso le Comunità Europee.

FANFANI: Risponde che la recente decisione italiana comincia ad impressionare il Governo austriaco anche se questo, forse, si culla ancora nell’illusione che l’Italia possa recedere sotto la pressione degli altri Governi Comunitari. Tale illusione austriaca potrà rimanere una illusione se il Governo italiano rimarrà fermo sulla sua posizione. Osserva, che d’altra parte, anche altri Governi sono perplessi di fronte ai timori di un «Anschluss» economico. Ritiene che il Governo di Vienna tenterà di impietosire il Governo italiano, ma pensa che sarebbe necessario rimanere fermi. Aggiunge che cipotrebbe essere anche utile, in quanto, per rafforzare l’azione del Governo austriaco, non sarà male lasciarlo esposto alle pressioni della propria opinione pubblica. Informa che, in tale cornice, oggi verrà risposto al Vice Cancelliere Bock(5), facendo chiaramente presente quella che è la filosofia italiana nei confronti dell’associazione alla Comunità.

NENNI: Interrompe per pregare il Ministro degli Esteri di cercare qualche occasione per la Grecia.

FANFANI: Risponde dando notizia dell’azione italiana nei confronti della questione del «Sunrise Express». Aggiunge che, per quanto riguarda il Ministero del Commercio Estero, occorre dire al Ministro Tolloy che non dia ulteriori aiuti economici alla Grecia (per laminatoio Innocenti e concimi chimici). Tornando all’Austria, sottolinea che l’attuale azione italiana giova anche al Governo austriaco ed a Bonn e a tal proposito rileva le informazioni in nostro possesso sulle azioni dei sudeti in Alto Adige nonché il passo fatto presso l’Ambasciatore tedesco a Roma ed il Ministro degli Esteri tedesco(6). In sostanza, ritiene che l’azione italiana, sul piano internazionale, debba essere proseguita senza prendere misure che possano dare l’impressione dell’interruzione delle trattative italo-austriache. Aggiunge che, quindi, per il momento è meglio convincere le popolazioni altoatesine che il Governo intende fare qualche cosa a loro favore e nello stesso tempo dare l’impressione che Roma non vuole interrompere i contatti con Vienna. Aggiunge, tuttavia, che egli non ha alcun timore per quanto riguarda un’azione austriaca alle Nazioni Unite. In tale sede, infatti, il Governo italiano potrebbe avanzare la proposta di una risoluzione italiana.

NENNI: Chiede se il Ministro Fanfani ritenga possibile un ricorso austriaco all’ONU.

FANFANI: Non risponde direttamente ma sottolinea che una nostra azione all’ONU potrebbe essere conveniente solo se gli austriaci «attaccassero». Ritorna sulla questione delle misure esaminata in precedenza: per quanto riguarda l’installazione di una rete spinata al confine, si domanda se sia possibile arrivarci. Per quanto concerne i visti, conferma la sua opinione circa la loro opportunità alla fine della stagione turistica. Aggiunge che fin d’ora, invece, si potrebbe procedere ad allargare la rubrica di frontiera, particolarmente se accadessero altri episodi di terrorismo.

TAVIANI: Vuole richiamare l’attenzione del Comitato sulla circostanza che, se è vero che l’episodio di Cima Vallona è imputabile a Burger, ciè molto preoccupante perché finora quel terrorista aveva compiuto atti del tutto irrilevanti (tralicci ecc.). Terroristi di ben altra qualità e capacità sono Klotz e i quattro della Valle Aurina: se anche Burger, adesso, si è messo a colpire con tanta efficacia, la situazione risulta pipericolosa.

FANFANI: Osserva che è giunto il momento di aprire gli occhi alle Forze Armate.

TAVIANI: Riconosce che, nel Comitato, si puriconoscere che ci sono stati errori tecnici. La pattuglia infatti era compatta, invece di essere sparpagliata: cisi pugiustificare col fatto che essa era già passata precedentemente per lo stesso posto. Vi è stata imprudenza anche la mattina, dato che già prima vi erano state mine anti-uomo.

NENNI: Osserva che gli sembra che gli austriaci abbiano strumenti anti-mine migliori dei nostri.

FANFANI: Ribadisce che c’è qualcosa che non funziona tecnicamente.

TAVIANI: Risponde che pure si tratta di tecnici di carriera. Sottolinea, per che l’imprudenza dimostrata a Cima Vallona non ha nulla a che fare con la negligenza di Malga Sasso, sul quale attentato ora il Ministero dell’Interno conosce tutto. Vuole spiegare che il punto debole di tutta la questione sta nel fatto che per mesi non capita nulla, il che, in truppe giovani, puindurre all’imprudenza. Constata che solo se il pericolo si riproduce, le misure di prudenza sono efficienti. Osserva che, d’altra parte, mantenere la zona in stato di allarme permanente è molto difficile, così come è difficile spiegare alle truppe che i morti sono solo dalla parte nostra. Cinon tocca i Carabinieri, verso cui nutre grande fiducia: proprio per questo essi sono responsabili della fascia di frontiera. Aggiunge invece che gli alpini sono bravi, ma, essendo militari di leva, sono giovani e quindi possono commettere imprudenze. Riferendosi a quanto accennato dal Ministro Fanfani circa il filo spinato, osserva che due anni fa una tale soluzione è stata esclusa perché v’erano perplessità psicologiche, ma riconosce che esse, oggi, potrebbero essere superate. Fa comunque rilevare che Klotz e i quattro della Valle Aurina sono personaggi che superano facilmente il quarto grado di ascensioni in montagna e quindi il filo spinato potrebbe servire a poco. Ammette tuttavia che cipotrebbe servire per il gruppo Burger. Si richiama poi al problema del passaggio della frontiera del Brennero e si riferisce alla proposta del Ministro degli Esteri circa l’introduzione del visto. In sostanza, riassume che le misure che potrebbero essere prese dovrebbero essere le seguenti:

1) legge sulle armi: essa darebbe la possibilità di arrestare i detentori di armi;

2) ritiro della cittadinanza ad ex optanti;

3) allargamento della R.F. (immediato);

4) istituzione del visto (pitardi). Tutto ci accompagnato da molta prudenza. Rispondendo all’On. Nenni, osserva che mine anti-uomo si usano da due anni.

Per quanto riguarda il piano internazionale, concorda con il blocco della richiesta austriaca di associazione al MEC, cioè il contrario di Malagodi e dei liberali che sembrano essere favorevoli alla richiesta austriaca di associazione alla CEE e contro il proseguimento dei contatti italo-austriaci. Aggiunge che da parte italiana per il passato sono stati commessi due errori: primo, l’insediamento della Commissione dei 19; secondo, la separazione del problema altoatesino dagli altri problemi.

MORO: Nota che, per quanto riguarda il secondo problema, esso potrebbe anche essere riesaminato.

FANFANI: Osserva che, anche secondo il suo pensiero, sarebbe opportuno riesaminare tale problema, tanto piche non si sa come si svolgeranno gli ulteriori contatti con il Governo di Vienna.

MORO: Afferma che, per quanto riguardo riguarda il testo del «pacchetto», potrebbe limitarsi a farne un riassunto nella sua esposizione alla Camera; ma, aggiunge che si debbono tener presenti i dati politici, cioè che il pacchetto è stato approvato dalla SVP.

FANFANI: Osserva che, secondo il suo parere, converrebbe comunicare il testo del pacchetto solo per quanto riguarda alcune sue parti.

TAVIANI: Si dichiara d’accordo col Ministro Fanfani.

MORO: Osserva che è necessario essere chiari in Parlamento ed evitare di dare

l’impressione che, per sotterfugio, il Governo nasconda qualcosa che invece bisognerebbe dire, tanto piche in ogni partito vi sono oppositori. Aggiunge che, se finalmente si vogliono instaurare rapporti pichiari con gli altoatesini di lingua tedesca, si deve nello stesso tempo contrariare il gruppo italiano in Alto Adige, che si illude ancora che il pacchetto possa essere cambiato in alcune sue misure. Continua affermando che oggi siamo in grado di dire che attualmente si possono, anzi si devono, fare sacrifici per lealtà verso i cittadini di lingua tedesca, il che, in sostanza, non è che lungimiranza a favore dei destini del gruppo linguistico italiano. Aggiunge che se invece si nasconde qualcosa, si darebbe prova di debolezza da parte del Governo e cipotrebbe influire sulle elezioni, con la conseguenza che si finirebbe per distruggere quel poco di politica che tentiamo di fare per l’Alto Adige. Osserva inoltre che, secondo il suo parere, il problema deve essere ben esaminato prima di prendere una decisione, tanto pidopo aver letto l’articolo scritto dall’On. Orlandi sull’«Avanti!». Insiste sul concetto che lo sforzo deve essere fatto in pieno accordo dai tre partiti governativi, perché se nell’ambito della maggioranza si manifestano riserve, tutti gli altri partiti le faranno. Ribadisce che bisogna essere compatti, in quanto ogni riserva, anche piccola, annullerebbe i propositi del Governo. Ricorda che puconvenire sul fatto che non è essenziale, anche se sarebbe utile, giungere ad un accordo con l’Austria, ma insiste sull’essenzialità di una politica di liberalità verso l’Alto Adige. Ricorda che egli puessere vago nell’esposizione al Parlamento, ma deve essere preciso per quanto concerne mete e traguardi; pertanto è necessario che i tre partiti siano fermi e solidali. Conclude dicendo che non si pufornire l’impressione di incapacità.

NENNI: Osserva che il Presidente del Consiglio e lui stesso potrebbero parlare con i Capi dei Gruppi parlamentari.

TAVIANI: Rileva che cisarebbe opportuno non solo per il pacchetto, ma anche per l’aspetto internazionale della questione altoatesina, al fine di evitare di prendere la linea suggerita dall’On. Malagodi.

REALE: Chiede cosa succederà nel caso che, esponendo al Parlamento il contenuto del pacchetto e chiedendo di ottenere la necessaria maggioranza dei due terzi, tale maggioranza non si formi.

MORO: Esclude pericoli di questo genere perché sta per essere varata la legge per il referendum. Ricorda che nel dibattito dell’anno scorso già preannunciche vi sarebbe stata la legge per il referendum.

NENNI: Insiste sui pericoli che comporta la votazione, che sarà molto piapprofondita di quella dell’anno scorso.

MORO: Risponde che, nei confronti della situazione dell’anno scorso, oggi vi è il vantaggio dei contatti svolti con la Volkspartei e l’accettazione di quel partito, anche se condizionata. Ricorda che l’anno scorso i comunisti hanno lasciato comprendere che il loro voto sulle misure sarebbe stato favorevole. Aggiunge che allora si è detto che il male minore sarebbe stato quello di indire il referendum. Critica la posizione di Mala-godi ed aggiunge che non si puaccettare il ricatto di qualsiasi gruppo parlamentare. Perciripete che bisogna essere chiari e conferma che si puriassumere il pacchetto soltanto per quanto concerne punti non essenziali.

NENNI: Interviene per dire che puessere pileale comunicare tutto il testo del pacchetto al Parlamento.

MORO: Riassume dicendo che dalla discussione è emerso che si potrebbe dire al Parlamento: 1) il Governo ha studiato i risultati della Commissione dei 19; 2) li accetta all’unanimità; 3) per la necessaria maggioranza si puprospettare l’eventualità di un referendum. Ritiene che si possa anche dire che abbiamo parlato e stiamo parlando con gli austriaci. Conclude facendo notare che attualmente la cosa piimportante è l’accordo tra i tre partiti della maggioranza.

FANFANI: Osserva che, anche ai fini dei contatti italo-austriaci, non conviene dare «tagli» al pacchetto. Aggiunge che resta da vedere se convenga comunicare esattamente le misure piimportanti del pacchetto lasciando aperte altre questioni di minore importanza (ai fini della trattativa con gli austriaci). Ribadisce che conviene essere estremamente chiari sulle cose essenziali, ma si possono lasciare impregiudicate alcune cose di minore importanza. Ricorda che occorre fare, al Parlamento, una riserva sui tempi e aggiunge che ovviamente si pudire che tale riserva dipende dai ritardi causati dall’Austria.

MORO: Osserva che non è chiaro se la Camera voglia o non voglia conoscere tutto il pacchetto.

FANFANI: Osserva che forse potrebbe essere non inopportuno discutere il pacchetto davanti alla Commissione costituzionale.

MORO: Domanda cosa si debba fare con gli altri italiani dell’Alto Adige.

GIOVENCO: Dice che c’è anche qualche difficoltà d’interpretazione delle misure.

MORO: Riferendosi a quanto detto dall’On. Fanfani, afferma che l’argomento della trattativa con l’Austria gli sembra fondamentale, ma esprime dubbi sulla via da scegliere nei confronti del gruppo di lingua italiana. Riconosce che si tratta di un problema complicatissimo e sta per venire il momento pidifficile. Conclude che comunque egli puprovare a fare il discorso alla Camera.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Luglio- Agosto 1967.


2 Il dibattito parlamentare fu rinviato al 25 luglio: vedi D. 250.


3 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, sedute dal 12 al 15 settembre 1966, pp. 25472-25490, 25553-25594, 25611-25683, 25696-25737; ivi, Senato, legislatura IV, Discussioni, sedute dal 20 al 22 settembre 1966, pp. 25682-25721, 25816-25857, 25893-25925.


4 Lacuna nel testo.


5 Vedi D. 244.


6 Vedi D. 237.

246

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 8 luglio 1967.

L’Ambasciatore d’Austria – che avevo convocato per consegnargli copia del nostro promemoria di risposta al Memorandum del Ministero Federale austriaco degli Affari Esteri in data 3 luglio u.s.3 – mi ha fatto per incarico del suo Governo la seguente comunicazione:

Nel corso della riunione fra i rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria, che ha avuto luogo a Londra il 19 e 20 giugno u.s.4, da parte italiana era stato dichiarato di essere disposti ad un nuovo incontro con i rappresentanti austriaci anche nel corso del prossimo mese di luglio. In relazione a ciil Governo austriaco propone che un ulteriore incontro abbia luogo il 24 o 25 luglio p.v., a Londra o in altra località di nostro gradimento, dichiarandosi peraltro disposto ad accettare qualsiasi altra data, anche nel caso di qualsiasi località da noi prescelta.

Ho risposto a Loewenthal che era esatto che alla fine della riunione pomeridiana del 19 giugno i rappresentanti italiani avevano fatto una dichiarazione in tal senso. Tuttavia, al termine del secondo giorno di colloqui, sia in relazione alle indiscrezioni che avevano avuto luogo da parte austriaca sull’incontro di Londra, sia in relazione alla trasmissione televisiva del 20 giugno cui dovevano partecipare il terrorista Burger e varie personalità politiche, avevo io stesso formulato ogni riserva in merito alla possibilità di un ulteriore incontro a data così ravvicinata. Ho quindi aggiunto che gli avvenimenti verificatisi nelle settimane successive mi costringevano a confermare, ampliandole, tali riserve. Comunque, se da parte austriaca si era pronti a dare una risposta alle richieste da noi formulate nel corso dell’ultimo convegno, la proposta austriaca avrebbe potuto essere presa in esame.

Loewenthal mi ha assicurato che da parte di Vienna si era certamente in grado di prendere posizioni in merito a quanto da noi richiesto. Fra l’altro, egli mi ha aggiunto, il Consiglio dei Ministri austriaco, convocato per martedì 11 venturo, esaminerà l’attuale fase del problema alto atesino ed in particolare la possibilità di un rafforzamento delle misure contro il terrorismo con l’impiego di reparti dell’esercito per il controllo delle frontiere.

Ho detto a Loewenthal che non avrei mancato di riferire all’On. Ministro quanto da Lui comunicato, riservandomi di dargli a suo tempo una risposta.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Luglio- Agosto 1967.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione di Caruso sul primo foglio: «Gaja. Visto da S.E. il Ministro. 16/7. C.C.».


3 T. 22851/424 del 3 luglio, col quale Martino trasmetteva un promemoria di protesta consegnatogli da Tončić relativo allo sparo di due raffiche contro due funzionari austriaci in uniforme a Cima Vallona (Telegrammi ordinari 1967, Austria arrivo, vol. II) e T. 13107/203 del 7 luglio, col quale Fanfani trasmetteva all’Ambasciata a Vienna la risposta da consegnare al Governo austriaco (Telegrammi ordinari 1967, Austria partenza, vol. unico).


4 Vedi D. 225.

247

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

Appunto segreto(2). Roma, 10 luglio 1967.

La proposta austriaca di un nuovo incontro dei Rappresentanti dei Ministri degli Esteri sul problema dell’Alto Adige, fattaci l’8 corrente(3), si propone verosimilmente due scopi:

- -

Per questi motivi, la risposta che verrà da noi data alla iniziativa austriaca ha carattere particolarmente delicato. Occorrerà studiarne attentamente i tempi ed il tenore.

Da un punto di vista concreto, si puaggiungere che non vi sono indicazioni dalle quali si possa dedurre che da parte austriaca si intendano lasciar cadere quelle pretese di internazionalizzazione delle misure interne italiane che sono state presentate sotto il nome di «ancoraggio».

L’esame delle dichiarazioni fatte da varie personalità austriache in questi ultimi giorni lascia pensare infatti che, se vi puessere stato, in questa fase, un ridimensionamento delle pretese austriache, esse non sono sostanzialmente mutate. Dallo stesso esame si pudedurre che da parte di Vienna si ritiene molto probabile che l’Italia si appresti a dichiarare interrotte le conversazioni austro-italiane in materia di Alto Adige, con la conseguenza che il Governo di Vienna dovrà esaminare una politica di ricambio.

A tale eventualità sembrano riferirsi gli accenni fatti recentemente da Toncic ad un ricorso alle Nazioni Unite ed alla pubblicazione di un libro bianco austriaco sulle trattative con l’Italia.

***

Occorrerà in ogni modo tener presente che la proposta austriaca ci è stata formulata alla vigilia del dibattito parlamentare sull’Alto Adige, che avrà luogo il 18 corrente(4), e che essa deve quindi essere esaminata in relazione al contenuto del dibattito in parola. Esso, in base alle mozioni presentate, non potrà non riferirsi anche al problema dell’eventuale interruzione delle trattative col Governo austriaco ed anzi, addirittura, al problema dell’interruzione dei contatti con la Stiroler Volkspartei. In questa prospettiva, un incontro che dovesse essere concepito come una fase del negoziato sarebbe in contraddizione con l’intenzione del Governo di sottoporre al Parlamento, per le sue decisioni, lo stato attuale dei suoi rapporti con l’Austria in merito al problema altoatesino.

L’incontro, invece, non sarebbe in contraddizione con tale impegno del Governo se avesse unicamente lo scopo di accertare l’attuale definitiva posizione del Governo austriaco in merito all’ipotesi globale del luglio 1966(5). Esso, in tal caso, potrebbe anzi fornire elementi che potrebbero consentire utili orientamenti per la posizione che il Governo potrà prendere nel corso del dibattito parlamentare. In tal caso, evidentemente, il mandato ai nostri rappresentanti dovrebbe essere limitato esclusivamente a quello di registrare la risposta austriaca alle dichiarazioni da noi fatte nell’incontro del 19-20 giugno u.s.6. Sempre in tale ipotesi, è altresì evidente che il nuovo incontro dovrebbe aver luogo prima del 18 corrente.

In ogni modo, è superfluo sottolineare l’importanza che avrebbe, con queste premesse, il problema della segretezza dell’incontro. Sia pure limitato a scopo puramente esplorativo, è facile immaginare, infatti, che la realizzazione dell’incontro, ove risaputa, non mancherebbe di sollevare critiche sostanziali in larghi settori della nostra opinione pubblica.

Occorrerebbe, quindi, perché si potesse esaminare la possibilità di dar corso alla proposta austriaca prima del dibattito parlamentare, che si avessero le piassolute garanzie che l’incontro possa essere mantenuto segreto anche da parte di Vienna, e cinonostante l’evidente interesse austriaco di farne trapelare notizia.

***

Per ragioni di carattere generale, sembra tuttavia che convenga non rifiutare, in linea di principio, la proposta dell’incontro, pur differendo, per il momento, una risposta definitiva. Si potrebbe, innanzitutto, addurre in proposito la necessità di attendere le decisioni del Parlamento italiano, regolandosi successivamente, in base alle indicazioni che si potranno avere circa una maggiore flessibilità austriaca in materia di accettazione delle nostre proposte sulla parte formale della chiusura della controversia.

Sembra logico, infatti, riprendere i contatti con la parte austriaca solo in un momento in cui da parte di Vienna si sia constatata la fermezza del nostro atteggiamento, nonché il fatto che il passare del tempo non puportare alcun vantaggio per l’Austria.

Cidovrebbe indurci, di fronte alle pirecenti reazioni austriache, che testimoniano di una immutata insistenza sul principio del cosiddetto ancoraggio, a rinviare l’accettazione della proposta ad un momento, in cui il Governo austriaco avrà dato prova concreta di un atteggiamento meno estremistico.

DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1213.

4 Vedi D. 250.
5 Vedi D. 153.
6 Vedi D. 225.
2 3 Sottoscrizione autografa. Vedi D. 246.
248

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, AD AMBASCIATE E RAPPRESENTANZE(1)

T. segreto 13520/c.2. Roma, 13 luglio 1967, ore 6.

Per opportuna informazione si comunica che 9 luglio scorso a Bruxelles, in occasione riunione Consiglio Ministri Comunità, in conversazione con Ministri Affari Esteri Paesi CEE, On. Ministro ha esposto ragioni per le quali l’Italia ha deciso di opporsi all’inizio dei negoziati per associazione alla CEE affermando che Austria non pupretendere di partecipare a Comunità insidiata in uno dei suoi membri (Italia) da terroristi che in territorio austriaco si organizzano, trovano rifugio, sono esaltati. Italia si è astenuta da misure pigravi, come ritiro Ambasciatore o rottura relazioni, proprio per confermare suo spirito moderazione, ma non puammettere che chi la danneggia goda benefici MEC. Richiesto da Harmel circa durata reazione italiana, Ministro Fanfani ha risposto: «fino a quando l’Italia non constaterà con certezza che l’Austria avrà preso misure efficaci».

Nessuno dei presenti ha obiettato, anzi Couve ha detto di trovare atteggiamento italiano ragionevole, ed ha proposto che si attenda fino ad ottobre per vedere cosa sarà successo. Anche Brandt ha riconosciuto che posizione italiana non si presta a critiche. Stessa posizione ha confermato in privato Ministro Esteri Lussemburgo.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 16, pos. AA 16/4.


2 Diretto alle Ambasciate a Bonn, Bruxelles, L’Aja, Lussemburgo e Parigi e alle Rappresentanze presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo e presso le Comunità Europee a Bruxelles.

249

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. 2162. Vienna, 15 luglio 1967.

Signor Ministro,

il nostro fermo ed energico atteggiamento di fronte alle richieste austriache di associazione alla CECA ed al MEC(2) ha provocato da parte del Governo austriaco le seguenti reazioni:

a) -è stata vietata una manifestazione che era stata promossa dalla «Volksbewegung fuer Suedtirol» il cui capo è il pregiudicato Drexler;

- - - - - - -

Concludendo, mentre da una parte il Governo austriaco vive ancora nella preoccupazione del nostro veto in seno alle Comunità europee (e misura piidonea non poteva essere scelta) dall’altra ritiene di aver fatto tutto quanto era in suo potere rispetto alla piaga del terrorismo e un po’ con mezzi emotivi un po’ con attacchi di natura morale e politica si invita il Governo italiano a desistere dal suo atteggiamento.

In questo quadro mi consenta, Signor Ministro, di rappresentarle le mie impressioni.

Non vi è dubbio che sotto la pressione del nostro atteggiamento il Governo austriaco si è finalmente deciso a fare cose che fino ad oggi aveva detto di non poter fare.

Ma sarebbe illusorio o quanto meno prematuro ritenere che le decisioni prese siano per se stesse sufficienti a risolvere un così grave problema. Nessuna misura è stata presa o decisa, ed anzi si tende ad escluderne la possibilità, contro i terroristi a tutti noti e contro quelli che sono certamente noti nell’ambiente tirolese.

Da parte socialista, per esempio, si ritiene che questa sarebbe soprattutto la via da battere, come mi ha detto Pittermann, piuttosto che quella di inviare truppe alla frontiera che sarebbe, secondo il suo partito, un fatto contro la Costituzione.

Il ricorso contro la sentenza di Linz non basta da solo a costituire un elemento di sicurezza contro i terroristi che per la loro stessa dichiarazione fanno parte dell’organizzazione paramilitare BAS di cui è capo Burger, e che si trovano attualmente a piede libero e che compariranno chi sa quando di nuovo in un’aula di giustizia.

Per quanto riguarda le estradizioni di altoatesini abbiamo avuto risposta negativa, mentre una tale misura costituirebbe un indubbio mezzo di prevenzione contro delitti da parte di persone che sanno di trovare poi sicuro rifugio in Austria.

Nemmeno lontanamente si pensa poi a sciogliere organizzazioni pericolose o comunque ostili all’Italia come il Bergisel Bund.

Quindi concludendo la sola effettiva misura, che non si è mancato di propagandare per la sua vistosità, è quella dell’invio di alcuni battaglioni alla frontiera italo-austriaca che non saranno sufficienti a stroncare l’attività dei terroristi.

Pertanto se il nostro veto, che è stato indubbiamente una misura grave, deve raggiungere il suo scopo, sembra ingenuo che da parte austriaca si pensi che i tempi siano già maturi perché possa essere tolto. Tanto piche una volta che si rinunciasse ad una misura così seria non potrebbe manifestamente essere ripresa a distanza pio meno ravvicinata.

I mesi estivi, che sono i pifavorevoli per l’attività dei terroristi, potranno dare la misura dell’efficacia dei provvedimenti intrapresi dalle autorità austriache contro il terrorismo.

Intanto nell’attesa di una «resipiscenza» italiana ci è stato proposto ufficialmente di riprendere le trattative per l’Alto Adige. Toncic stesso aveva detto nell’ultima trasmissione televisiva che il momento era difficile e che lontana sarebbe stata la conclusione di un accordo. Inoltre egli si è ancora una volta compromesso pubblicamente, durante tale trasmissione, affermando la necessità di un ancoraggio internazionale al «pacchetto» ben sapendo la nostra ferma posizione in proposito.

Tuttavia la richiesta di riprendere le conversazioni dipende dallo stato d’animo di chi ha fatto un orribile sogno cancellato dalle luci del mattino.

È dalla sentenza di Linz in poi che il Governo austriaco si attendeva che noi sospendessimo le trattative per l’Alto Adige. Ripreso fiato per delle decisioni che agli stessi uomini del Governo austriaco sono apparse pigrandi di loro, convinti che almeno una parte dell’opinione pubblica sia oramai soddisfatta, Toncic ha chiesto senz’altro che si riprendano le conversazioni.

È probabile che Toncic piche credere ad un’effettiva ripresa del negoziato cerchi di sondarci per conoscere se intendiamo prima o poi riprenderlo.

Su questo punto mi permetto di richiamare il rapporto che ho avuto l’onore di indirizzare a V.E. in data 30 giugno 1967(4). Ma a prescindere dal mio punto di vista, mi pare che allo stato attuale anche questa richiesta di parte austriaca pecchi di ingenuità e cinon soltanto perché a quanto mi risulta il Governo di Vienna non ha niente di nuovo da dire se non insistere sulla tesi dell’ancoraggio, ma perché mi pare che la ripresa delle trattative, in questo momento, indebolirebbe l’atteggiamento assunto dall’Italia.

Si potrebbe infatti facilmente congetturare che mentre il Governo austriaco è da noi ritenuto un valido interlocutore per la questione dell’Alto Adige nonostante le sue responsabilità per l’organizzazione e la protezione del terrorismo sul suo territorio, non lo sarebbe viceversa per quanto riguarda le trattative per la CECA e per il MEC.

Non solo: ma accondiscendo a trattare si avvallerebbe la tesi pivolte sostenuta dagli austriaci che la conclusione di un accordo metterebbe fine al terrorismo, mentre è noto che i terroristi saranno sempre contrari ad una soluzione che non conduca nell’autodeterminazione. Un tale atteggiamento sarebbe pertanto in contrasto con noi stessi che riteniamo che senza un deciso intervento presente e futuro del Governo austriaco il terrorismo non sarà mai eliminato.

Voglia accogliere, Signor Ministro, i sensi del mio devoto ossequio.

E. Martino


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 16, pos. AA 16/4.


2 Vedi DD. 228, 232 e 234.


3 Nota verbale del 14 luglio, trasmessa dall’Ambasciata a Vienna con T. 24561/479, pari data, non pubblicata.


4 Vedi D. 235.

250 COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 18 luglio 1967)1 Appunto.

Appunto sulla riunione di un Comitato di Ministri per l’Alto Adige che ha avuto luogo il 18 luglio 1967 a Palazzo Chigi sotto la presidenza del Presidente del Consiglio On. Prof. Aldo Moro alla quale hanno preso parte il Vice Presidente del Consiglio On. Nenni, il Ministro senza Portafoglio Sen. Piccioni, il Ministro degli Esteri On. Fanfani, il Ministro dell’Interno On. Taviani, il Ministro di Grazia e Giustizia On. Reale, con l’intervento del Capogruppo parlamentare della DC On. Zaccagnini, del Capogruppo parlamentare del PSU On. Ferri, del Capogruppo parlamentare del PRI On. La Malfa. Erano anche presenti il Direttore Generale degli Affari Politici Ambasciatore Gaja, il Consigliere Diplomatico dell’On. Presidente del Consiglio Ambasciatore Pompei ed il Prefetto Giovenco.

ZACCAGNINI: Fa presente che, a causa del protrarsi dei lavori della Camera, il dibattito sull’Alto Adige, già previsto per il 20 luglio, potrà aver luogo soltanto martedì 25 luglio(2).

MORO: Comunica allora che, senza spostare la riunione del Consiglio dei Ministri già prevista per domani, conviene rinviare la discussione sul problema dell’Alto Adige ad un’altra data, immediatamente anteriore al dibattito parlamentare(3).

FANFANI: Rileva che in tal caso nella riunione odierna non sarà necessario scendere in particolari.

MORO: Rileva che, se anche la data del dibattito viene posticipata, tuttavia è utile che il tema in questione sia trattato in maniera approfondita anche con gli esponenti della maggioranza parlamentare. Aggiunge che il problema fondamentale è rappresentato dall’ampliamento e dall’aggiornamento dello statuto della Regione Trentino- Alto Adige. Ricorda che una decisione in tal senso venne presa nel 1960 ed essa diede luogo alla costituzione della Commissione dei 19, che nel 1964 rimise al Governo le risultanze del suo lavoro, offrendo al Governo stesso validi elementi per procedere alla soluzione del problema predetto. Osserva che nel 1964, dopo aver affermato che il Governo italiano intendeva utilizzare le risultanze della Commissione dei 19, abbiamo, sulla base delle note risoluzioni delle Nazioni Unite, iniziato un negoziato con l’Austria, negoziato da noi inteso come un tentativo per sondare gli austriaci sulla possibilità di chiudere la controversia internazionale. Fa rilevare come da tali premesse sia derivato un duplice e complesso lavoro e cioè: da un lato, un esame, sul piano interno, per decidere in merito alle misure a favore della popolazione altoatesina di lingua tedesca; dall’altro, sondaggi, e non negoziati, con l’Austria diretti alla chiusura della controversia. Osserva che gli austriaci si sono sempre tenuti in contatto con la SVP, che anche da parte italiana si è ritenuto di dover consultare. Prosegue rilevando come nel corso dei sondaggi siano avvenuti sempre degli attentati, diretti evidentemente a turbare l’ordinato svolgimento delle trattative, il che ci ha sempre procurato motivi di imbarazzo. Si domanda, a questo punto, se convenga, o meno, continuare i contatti e mette in rilievo che tale problema è in relazione diretta con l’interrogativo se possa ritenersi sufficiente la collaborazione del Governo austriaco e di quello tedesco contro il terrorismo. Rileva che tali interrogativi, i quali già in passato hanno reso pidifficile una soluzione, si ripresentano oggi, in modo forse ancora pigrave, fa rilevare che la questione principale è quella se continuare, o meno, i sondaggi con l’Austria ed osserva, al riguardo, che da parte italiana si era maturata l’idea di non interromperli in maniera clamorosa, ma di limitarsi a far rilevare fermamente al Governo austriaco che gli atti di terrorismo non facilitano i contatti e che è necessaria una schietta ed efficace collaborazione austriaca contro l’azione terroristica, che non lasci dubbi circa la sua sincerità. Aggiunge che oggi siamo in attesa di vedere quale sarà l’atteggiamento austriaco al riguardo ed intanto i contatti sono sospesi. Aggiunge che tuttavia una rottura aperta dei contatti stessi non sembra consigliabile, a causa delle inevitabili ripercussioni di tale decisione sia in sede di Nazioni Unite – ove, data la composizione eterogenea dell’Assemblea e la prevalenza dei Paesi afro-asiatici, potrebbero prevalere tesi a noi sfavorevoli – sia nei confronti della stessa minoranza di lingua tedesca che si attende una soluzione concordata della controversia comprendente quale(4) forma di ancoraggio delle misure promesse dal Governo italiano.

Mette in rilievo che sarebbe augurabile raggiungere una soluzione della questione altoatesina d’accordo con l’Austria, che consentirebbe di ottenere la cosiddetta quietanza liberatoria austriaca, sempre che cinon venga a costarci troppo. Passa quindi ad esaminare quali potrebbero essere i nostri strumenti di pressione sul Governo austriaco nell’attuale momento:

- - - - -

Per quanto riguarda il «pacchetto», esso si basa sul risultato dei lavori della Commissione dei 19, con i necessari aggiornamenti nel senso che alcune norme sono piperfettamente definite. Si pudire che il contenuto del pacchetto è, per alcuni punti, al di sotto dei suggerimenti della Commissione dei 19 (per esempio, nel caso delle «giurie popolari»), mentre in altri punti, a compensazione, esso è andato al di là di tali suggerimenti. All’elaborazione delle misure si è giunti attraverso gli studi compiuti dagli Uffici dei Ministeri competenti, le riunioni della Commissione Mista di esperti italo-austriaci, gli incontri dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria. I risultati di tali lavori sono stati via via esaminati e discussi in 12 Comitati di Ministri. Il contenuto del pacchetto, nella sua edizione finale, è stato ulteriormente definito con i chiarimenti dati a Magnago, chiarimenti anch’essi approvati dai Comitati di Ministri. Il pacchetto, così come è conosciuto attraverso varie fonti informative, è stato accettato dall’Esecutivo della SVP, con la riserva di sottoporne il contenuto all’approvazione del Congresso e con la riserva di un efficace ancoraggio delle misure previste, che è stato rinviato al Governo di Roma e di Vienna. È stata quindi accettata dalla SVP l’articolazione del pacchetto, che è fondata sul principio del mantenimento della Regione Trentino- Alto Adige.

Passando a parlare del problema dell’ancoraggio internazionale, afferma che esso puconsistere soltanto nella accettazione della giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, per le eventuali controversie circa l’attuazione dell’Accordo di Parigi, ed a tal fine, da parte italiana si sarebbe disposti a rendere retroattiva la Convenzione Europea del 1957. Ricorda, a questo proposito, che abbiamo sempre escluso la possibilità di deferire alla Corte dell’Aja questioni di carattere interno, e cioè le misure, e questa posizione ha sempre trovato opposizione sia a Vienna che a Bolzano: si tratta, comunque, di una questione di cui non conviene far cenno di fronte al Parlamento. Prosegue, attirando l’attenzione dell’On. Ferri sulla riunione della Federazione del PSU di Bolzano, nel corso della quale sono emerse due divergenze nei confronti della posizione del Governo: la prima, relativa alla richiesta di ancoraggio internazionale; l’altra, relativa a due «punti» del pacchetto stesso (scuola e proporzionale etnica nel pubblico impiego).

Afferma che per quanto riguarda l’ancoraggio internazionale, esso è sembrato sempre inaccettabile da parte del Parlamento.

Per quanto concerne gli altri due punti, ormai non è possibile apportare variazioni alle formulazioni già approvate dai Comitati di Ministri, per ragioni di principio. Pur ammettendo che non si punon essere insensibili ad esigenze di carattere locale, fa rilevare tuttavia che la proporzionalità etnica nel pubblico impiego è proprio l’unico punto espressamente citato nell’Accordo De Gasperi- Gruber. Per quanto riguarda invece l’industria – anch’essa sollevata dal PSU di Bolzano – mette in rilievo che ciche è previsto nel pacchetto è solo lo sviluppo industriale della Provincia di Bolzano, sottolineando che restano quindi immutate le altre norme relative al problema dell’industria con ogni salvaguardia per il gruppo di lingua italiana. Conclude affermando che un «pacchetto» privato di questi due punti perderebbe ogni valore, ed equivarrebbe a non darlo affatto. Aggiunge che, se cisi verificasse, potrebbe addirittura spingere gli altoatesini ad una guerriglia; inoltre la mancata concessione del pacchetto, o l’attribuzione di solo quelle misure che possono venire approvate con legge ordinaria dal Parlamento – come vorrebbe l’On. Malagodi – non purisolvere il problema né con l’Austria (cosa che forse non è importante) né con gli altoatesini.

FERRI: Chiede precisazioni in merito al problema della scuola.

MORO: Risponde che l’unicità della scuola risulta impossibile proprio per il motivo che vi devono essere due insegnamenti distinti. Afferma che ciche gli altoatesini vogliono in primo luogo è di non essere assorbiti, il che comporta necessariamente scuole distinte, come del resto è previsto dall’Accordo De Gasperi- Gruber; ove tale duplicità di insegnamento non venisse concessa, il «pacchetto» sarebbe – anche in questo caso – sostanzialmente vuoto di contenuto. A questo punto pone il problema di ciche si dovrà dire al Parlamento circa il contenuto del pacchetto. Pensa che un certo riserbo al riguardo non possa che essere utile, sia nei confronti dell’Austria, sia nei confronti delle popolazioni alloglotte di altre regioni. Pensa che non sia opportuno scendere in dettagli, tuttavia potrebbe darsi il caso che questi venissero richiesti dalla Camera, come già avvenne lo scorso anno.

Rileva che un dettagliato esame del pacchetto da parte del Parlamento sarebbe, in questo momento, pericoloso, specialmente perché è ormai impossibile varare i provvedimenti di legge relativi alle misure. Osserva inoltre come le nuove norme potrebbero anche essere oggetto di un eventuale accordo positivo con l’Austria: in tal caso peravrebbero un vincolo politico molto grave. Conclude facendo notare che, se invece non vi fosse alcun accordo con l’Austria, il problema sarebbe molto pisemplice, anche se sorgerebbe qualche contrasto con le popolazioni locali: al momento attuale, comunque, non è possibile prevedere se l’accordo sarà raggiunto o meno.

FERRI: Chiede se nel corso del dibattito parlamentare verrà illustrato dettagliatamente il contenuto tecnico del pacchetto, oppure ci si limiterà a dare la direttiva generale.

MORO: Risponde che si tratta di una questione fondamentale: lo scorso anno sono stati già comunicati al Parlamento alcuni dettagli sul pacchetto; percioggi occorre dire qualcosa di pie chiedere l’approvazione della nostra azione in ordine a quanto venne deciso dal Parlamento nel settembre scorso(6).

FERRI: Ritiene che si potrebbe effettivamente partire dagli ordini del giorno già approvati dal Parlamento, mettendo in evidenza che vi sono degli aggiornamenti, dovuti al verificarsi di fatti nuovi.

MORO: Afferma che si potrebbero fornire alcuni dettagli in merito all’azione del Governo durante gli ultimi mesi. Ritiene che peraltro sarebbe opportuno evitare di comunicare integralmente il contenuto del pacchetto.

NENNI: Rileva che personalmente era contrario alla pubblicazione del pacchetto, mentre, viceversa il Gruppo Socialista era favorevole: egli ha perportato a conoscenza di quest’ultimo le dichiarazioni fatte dall’On. Fanfani nella precedente riunione del Comitato di Ministri(7). Personalmente si dichiara favorevole ad un minimo di dichiarazioni circa il pacchetto, comunicando alle Camere soltanto gli ultimi sviluppi della situazione.

ZACCAGNINI: Afferma che il Governo dovrebbe riferire al Parlamento sul suo operato, ma che gli episodi recentemente verificatisi fanno sorgere dubbi circa l’opportunità di seguire questa linea di condotta. Sostiene che il Parlamento ha il desiderio, se non il diritto, di conoscere con pilarghezza l’attuale stato della situazione. Riconosce che cicomporta difficoltà; tuttavia è necessario dire qualche cosa, sia pur limitandosi ad informazioni di carattere generale, per evitare polemiche circa una presunta reticenza del Governo. Ritiene che bisogna trovare una linea di equilibrio, almeno nel senso di dare qualche notizia in merito ai recenti aggiornamenti: cipotrà servire a tranquillizzare la maggior parte dell’opinione pubblica.

MORO: Ritiene che il fatto politico della presentazione del pacchetto al Parlamento sia, in realtà, piimportante di quello della conoscenza del pacchetto stesso.

NENNI: Osserva che il tema è stato già dibattuto nella precedente riunione.

LA MALFA: Fa rilevare che il portare a conoscenza del Parlamento il pacchetto richiede un clima pidisteso in sede parlamentare. Ritiene inoltre che la sospensione dei contatti con l’Austria costituisce un fatto nuovo tale da consentire un certo riserbo. Si dichiara sfavorevole ad una comunicazione ufficiale sul contenuto del pacchetto, anche se di fatto esso è già noto: il momento adatto per la comunicazione dipende da circostanze obiettive ed in questo momento non sarebbe opportuno discutere il pacchetto, perché oggi si avrebbe, indubbiamente, una reazione di irrigidimento. Aggiunge che bisogna far capire che il Governo italiano sottoporrà il pacchetto al Parlamento in un momento di maggiore distensione.

FERRI: Concorda con le considerazioni esposte dall’On. La Malfa, e rileva che, a suo tempo, la decisione di informare della questione il Parlamento fu provocata dalla presentazione delle mozioni e delle interpellanze: si dovette percicominciare a discutere su di esse e rispondere alle domande sul pacchetto. Conclude dichiarando che i socialisti, sempre aperti in linea di principio ad informare il Parlamento della questione, oggi sono alquanto perplessi.

MORO: Chiede se esistono, o meno, riserve da parte del PSU.

FERRI: Risponde che se dovessero emergere riserve da parte socialista, ci si limiterebbe comunque a quelle di carattere generalissimo.

REALE: Osserva che non soltanto è aperto il problema relativo al proseguimento dei contatti con l’Austria, ma anche quello relativo alle eventuali decisioni da adottare sul piano interno. Aggiunge che, per quanto concerne il problema dell’ancoraggio internazionale, il punto principale consiste nel decidere quali sono le questioni che potranno essere sottoposte al giudizio della Corte dell’Aja: gli austriaci vogliono sottoporre alla Corte tutte le attuali misure, mentre da parte italiana soltanto l’Accordo De Gasperi- Gruber. Ritiene che occorra un chiarimento al riguardo.

MORO: Risponde che vi è sempre un equivoco giuridico in ogni formula: da parte italiana si insiste sulla competenza della Corte limitata al solo Accordo De Gasperi- Gruber, perché siamo contrari ad internazionalizzare le misure a favore delle popolazioni altoatesine.

PICCIONI: Osserva che non gli sembra il momento adatto per trattare questioni giuridiche.

FANFANI: Ritiene che gli austriaci in questo momento cerchino di non definire veramente la loro posizione; anche all’Italia conviene fare lo stesso, per i medesimi motivi. Osserva che entro il 20 luglio, gli austriaci dovrebbero decidere se portare la questione altoatesina di fronte alle Nazioni Unite; cifa riflettere sulla convenienza di mantenere in programma la discussione alla Camera proprio per il 20 luglio.

MORO: Conviene sia piopportuno rinviarla ad altra data.

FANFANI: Ritiene che in tal caso occorre chiedere senz’altro il rinvio del dibattito alla Camera, spostandolo a martedì 25 luglio. Prosegue affermando che bisogna dare l’impressione di non aver difficoltà, a comparire di fronte alle Nazioni Unite, se l’Austria vorrà chiamarci in causa, ed in tale sede potremmo poi presentare la nota risoluzione sulle minoranze.

MORO: Osserva che nel mese di ottobre occorrerà prendere una decisione definitiva su tutto il problema.

FANFANI: Ricorda che occorre pregare il Presidente della Camera di rinviare il dibattito sull’Alto Adige a martedì 25 luglio.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 3, fasc. Luglio- Agosto 1967.


2 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, sedute dal 25 al 27 luglio 1967, pp. 37095-37138, 37147-37189, 37214-37236, 37240-37274, 37293-37346.


3 La riunione del Consiglio dei Ministri ebbe luogo il 24 luglio: vedi il verbale in Akten, 1967, vol. VI, D. 139.


4 Sic. Si intenda: qualche.


5 Vedi DD. 228, 232 e 234.


6 Vedi D. 245, nota 3.


7 Vedi D. 245.

251

IL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA(1)

Nota Verbale 120/10472. Roma, 18 luglio 1967.

Il Ministero degli Affari Esteri, riferendosi alla Nota Verbale in data 10 luglio

u.s. del Ministero Federale degli Affari Esteri della Repubblica Federale d’Austria, consegnata l’11.7. sc. all’Ambasciata d’Italia in Vienna(3), ha l’onore di comunicare quanto segue:

Il Governo italiano ha preso in esame le considerazioni formulate dal Governo austriaco nella sua Nota predetta, in merito ai pirecenti sviluppi dei rapporti italo-austriaci e non puche respingerle, in quanto fondate su elementi di fatto non rispondenti al vero e su valutazioni non obiettive.

1. Nel preambolo della Nota Verbale austriaca si stabilisce un rapporto diretto fra gli sviluppi delle relazioni italo-austriache nelle ultime settimane e lo stato della controversia altoatesina.

Tale affermazione ha destato viva sorpresa nel Governo italiano. È noto infatti che, nonostante le vive e giustificate reazioni provocate in Italia, dalla sentenza assolutoria della Corte d’Assise di Linz, essa non ha influito affatto sul proseguimento dei contatti fra i due Paesi per la chiusura della controversia relativa all’interpretazione ed applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. Ne è prova il fatto che il Governo italiano ha recentemente consentito ad un nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria, che in effetti ha avuto luogo il 19-20 giugno u.s.4. Pur dovendo prendere atto che lo svolgimento dell’attività terroristica determina sopratutto in alcuni momenti gravi difficoltà psicologiche e politiche ai contatti italo-austriaci, il Governo italiano si è sforzato e si sforza di non ostacolare in nessun modo l’equa soluzione della controversia.

Il Governo italiano fa rilevare che solo da parte austriaca si è ripetutamente accennato in questi ultimi tempi all’interruzione dei contatti relativi alla controversia per la interpretazione e l’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. Ad esempio, in una corrispondenza da Vienna del «New York Times» del 10 luglio u.s., vengono citate dichiarazioni del Ministro Federale degli Affari Esteri, secondo le quali «il Governo austriaco potrebbe riportare il problema altoatesino di fronte alle Nazioni Unite, per indurre il Governo italiano a negoziare». Le dichiarazioni sopracitate hanno destato viva sorpresa nel Governo italiano.

2. La Nota austriaca afferma ancora una volta che una vera pacificazione in Alto Adige potrà avvenire soltanto attraverso una soluzione della controversia italo-austriaca, che conferisca agli altoatesini il pieno esercizio del potere legislativo ed esecutivo autonomo regionale, concesso finora in misura insufficiente per la tutela del carattere etnico e dello sviluppo culturale ed economico dell’elemento di lingua tedesca della Provincia di Bolzano.

Il Governo italiano non condivide l’apprezzamento formulato nella Nota Verbale austriaca, secondo cui il potere legislativo ed esecutivo autonomo attualmente concesso alle popolazioni altoatesine sarebbe insufficiente per la tutela del loro carattere etnico e del loro sviluppo culturale ed economico. Il Governo italiano ribadisce il suo convincimento di avere pienamente e lealmente eseguito l’Accordo di Parigi, e quindi di avere accordato alle popolazioni dell’Alto Adige un grado di autonomia conforme agli obblighi internazionalmente assunti. L’esito positivo delle consultazioni a suo tempo svoltesi con gli esponenti politici altoatesini, ai sensi dell’art. del citato Accordo di Parigi, fu a suo tempo documentato, nel corso del dibattito alla XV Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Anche in base a tale elemento, il Governo italiano ritiene di non avere alcun obbligo internazionale di modificare l’ambito del potere legislativo ed esecutivo attualmente concesso alle popolazioni altoatesine.

L’istituzione della Commissione dei 19, cui la Nota austriaca accenna, fu decisa dal Governo italiano in via autonoma, unicamente allo scopo di studiare quali misure avrebbero potuto essere prese ai fini dello sviluppo e della pacifica convivenza di tutte le popolazioni altoatesine e non ha mai costituito e non costituisce affatto un riconoscimento della insufficienza delle norme contenute nello Statuto Speciale attualmente in vigore, dal punto di vista degli obblighi internazionali dell’Italia.

Sembra purtroppo lecito dubitare che la chiusura della controversia italo-austriaca possa effettivamente segnare la fine dell’attività terroristica e temere che, malgrado l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano, l’attività, criminosa dei terroristi sia destinata a continuare, se essa potrà profittare ancora di un atteggiamento di tolleranza del Governo austriaco.

3. La Nota Verbale austriaca afferma che il Governo di Vienna insiste sulla richiesta dell’ancoraggio internazionale delle progettate misure interne italiane, anche per impedire un risorgere della controversia. A tale riguardo il Governo italiano fa rilevare che nessuna garanzia internazionale potrebbe comunque eliminare l’ipotesi di un risorgere della controversia come tale; è soltanto possibile prevedere che, ove mai ciaccada, la controversia sia risolta da un apposito organo giudiziario. Si deve inoltre osservare che nell’incontro dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria del 25 maggio 1964, venne accettato da ambo le parti il criterio della salvaguardia delle posizioni giuridiche rispettive. Al riguardo si rammenta che la posizione italiana era ed è la seguente:

- - -

Le richieste formulate anche recentemente da parte austriaca sono quindi in contrasto con la premessa essenziale, che è stata già a suo tempo accettata dalle due Parti come base per i contatti. Del resto il Governo austriaco non punon tener conto del fatto che l’attuale ipotesi di chiusura della controversia comprende nella sua globalità non soltanto un generoso complesso di misure che il Governo italiano è disposto a prendere a favore delle popolazioni altoatesine, ma anche la previsione dell’accettazione della giurisdizione della Corte dell’Aja per tutte le eventuali future controversie relative all’interpretazione ed applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. Inoltre, sul piano esclusivamente interno, sono previste varie garanzie dell’attuazione delle progettate misure.

4. La Nota Verbale austriaca si sofferma poi sul fenomeno del terrorismo, e asserisce che il Governo di Vienna ha preso tutte le dovute misure, per la massima parte d’accordo con le competenti autorità italiane di sicurezza, per impedire attività sovversive dirette dal territorio austriaco contro l’Italia.

Il Governo italiano è costretto a rilevare che non condivide il punto di vista austriaco. Infatti negli incontri tecnici di Zurigo ben poche misure furono concordate, se si eccettuano quelle relative ai contatti degli organi di polizia sul piano locale; ma tutte le misure richieste da parte italiana di provvedimenti concreti nei confronti dei terroristi furono dichiarate da parte austriaca ineseguibili perché incompatibili con l’ordinamento interno austriaco. D’altro canto, la semplice lettura delle Note Verbali italiane presentate in precedenza al Governo austriaco dimostra che la collaborazione fra le forze dell’ordine austriache ed italiane, benché insistentemente richiesta da parte del Governo di Roma non si è attuata se non in minima parte e le assicurazioni date da parte austriaca al riguardo non hanno avuto che una esecuzione molto incompleta, in quanto sono state tralasciate proprio quelle misure che piefficacemente avrebbero potuto concorrere alla prevenzione ed alla repressione del terrorismo. Pertanto il Governo italiano non puche confermare quanto già fatto presente con le sue Note Verbali del 6 ottobre 1966, del 3 dicembre 1966, del 21 gennaio 1967 e, da ultimo nella Nota Verbale di pari data(5), circa le carenze delle autorità austriache nei confronti dell’Italia, per non avere ottemperato alle norme internazionali della prevenzione e repressione di attività lesive di Stati esteri, nonché al punto 3 della Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite n. 1497 (XV). In conseguenza di ciil Governo italiano considera il Governo di Vienna responsabile di un comportamento internazionalmente illecito.

Circa la sentenza della Corte d’Assise di Linz il Governo italiano ha fatto conoscere al Governo austriaco le sue considerazioni con la Nota Verbale n. 120/1045 in pari data. Con la stessa Nota esso ha espresso il suo punto di vista in merito all’offerta pivolte avanzata da parte austriaca di costituire una Commissione internazionale d’inchiesta. Comunque nessuna Commissione del genere potrebbe dare una interpretazione diversa da quella italiana – di cui al promemoria in data 27 giugno dell’Ambasciata in Vienna – alla trasmissione televisiva del 20 giugno u.s.6, che ha avuto per oggetto una discussione sul terrorismo, alla quale hanno partecipato i terroristi assolti dalla Corte d’Assise di Linz e rappresentanti di tutti i partiti politici austriaci.

5. La Nota austriaca afferma poi che da parte italiana sarebbe stato stabilito un collegamento fra il problema altoatesino e le altre questioni oggetto dei rapporti fra i due Stati. Al riguardo il Governo italiano precisa che esso è stato unicamente costretto a tener conto della responsabilità internazionale dell’Austria in relazione al fenomeno del terrorismo e della sua ripercussione sui rapporti italo-austriaci. Le ragioni di tale decisione sono state già illustrate anche al Governo di Vienna. Converrà comunque ribadire che i motivi per i quali l’Italia non puconsentire a trattative con l’Austria finché il territorio della Repubblica austriaca sarà utilizzato per l’organizzazione di atti terroristici e come rifugio di terroristi, sono i seguenti:

- - - -

Il Governo italiano rileva altresì che la presa di posizione in merito all’associazione dell’Austria alla CEE e alla CECAnon può costituire ‒contrariamente a quanto afferma la Nota austriaca ‒un atto inamichevole e conseguentemente una violazione del punto 3 della menzionata Risoluzione 1497 (XV) dell’ONU. Tale presa di posizione mira infatti soltanto a verificare se sussistano, o possano essere assicurate per il futuro, da parte austriaca, quelle condizioni di sincero e amichevole spirito di cooperazione, senza le quali non è concepibile che sia chiesta l’associazione alle Comunità Europee. Quanto al punto 3 dalla Risoluzione dell’ONU, l’Austria ha la responsabilità dell’attività terroristica, la quale comporta appunto violazioni di tale punto. È inoltre il caso di sottolineare che l’avvenuta violazione da parte austriaca di tale punto della raccomandazione, per l’illecita tolleranza delle attività terroristiche e antitaliane organizzate in territorio austriaco, priva l’Austria di ogni possibilità di invocare il punto medesimo nei confronti dell’Italia, secondo un noto principio di diritto, applicabile così alle norme come alle raccomandazioni internazionali.

Nella Nota Verbale austriaca si accenna poi al rinvio delle trattative italo-austriache concernenti varie questioni patrimoniali come ad un altro atto inamichevole compiuto dal Governo italiano nei confronti dell’Austria. Al riguardo si rileva che, nel rinviare le trattative predette, il Governo italiano è stato animato soltanto dal desiderio di fare in modo che queste potessero aver luogo in un momento pifavorevole dei rapporti italo-austriaci e dessero quindi maggiore garanzia di raggiungere un risultato fruttuoso. Il giudizio formulato nella Nota Verbale austriaca si adatta molto piesattamente al comportamento del Governo austriaco, il quale a causa delle implicazioni create dal terrorismo, da tempo si rifiuta di addivenire alla firma dell’accordo italo-austriaco per la collaborazione giudiziaria parafato nel 1961.

6. La Nota austriaca afferma l’esistenza di diffamazioni dell’Austria da parte della stampa, della radio, della televisione, nonché di autorevoli personalità italiane ed accenna anche ad una campagna diffamatoria, che sarebbe inscenata e diretta da circoli politici italiani contrari alla soluzione della controversia italo-austriaca. Il Governo italiano non puche respingere fermamente tale affermazione che è del tutto infondata. La reazione dell’opinione pubblica italiana è pari alla gravità dell’attività terroristica. Ma essa non esprime ostilità verso l’Austria in quanto tale ed è stata del resto temperata, nei limiti delle sue possibilità, dal responsabile atteggiamento del Governo italiano. Per quanto concerne poi l’invito contenuto nella Nota austriaca a distanziarsi da questa campagna diffamatoria in forma analoga a quella con cui il Governo austriaco si è distanziato dal terrorismo, il Governo italiano non punon far rilevare che l’atteggiamento del Governo di Vienna sul terrorismo è lungi dal soddisfare il Governo italiano.

In relazione, poi, agli accenni contenuti nella Nota Verbale austriaca circa gli attacchi ai quali le Rappresentanze austriache in Italia sarebbero esposte, il Governo italiano non punon esprimere il suo stupore per il fatto che il Governo austriaco abbia voluto definire «attacchi» degli episodi di nessuna gravità, nel corso dei quali non si è manifestato alcun atto di violenza. Del resto – e il Governo austriaco non potrà non darne atto

– da parte del Governo italiano sono state sempre assicurate tutte le misure piampie per la protezione della sede diplomatica e delle sedi consolari austriache in Italia.

A tale proposito il Governo italiano, non puinvece non ricordare – come esempi di violenza – gli effettivi attacchi ai quali sono stata fatte segno le Rappresentanze italiane in Austria. Basterà citare, fra i numerosi episodi, gli attentati contro l’Ambasciata d’Italia a Vienna del 1961, la dimostrazione e sassaiola del 1963 contro il Consolato Generale d’Italia ad Innsbruck e gli attentati del 1961 e del 1966 contro l’«Alitalia» Inoltre le autorità austriache tollerano che volantini antitaliani vengano distribuiti in Austria e che scritte antitaliane facciano da vari anni mostra di sé ad Innsbruck e specialmente nella zona del Tirolo vicina alla frontiera del Brennero.

Il Governo italiano fa rilevare che se si riflette sugli avvenimenti di questi ultimi anni, ci si pufacilmente rendere conto del fatto che la realtà presenta un quadro del tutto opposto a quanto afferma la Nota Verbale austriaca. Da parte italiana infatti si è assistito agli atti di terrorismo ed alla propaganda che ne è stata fatta in Austria, senza reazioni: soltanto alla fine dello scorso mese di giugno il Governo italiano ha preso la nota decisione in seno agli organi comunitari, in relazione alla domanda di associazione nell’Austria(7). È con vivo stupore che il Governo italiano ha dovuto rilevare che nella Nota Verbale austriaca tale decisione dell’Italia è stata definita un atto inamichevole verso l’Austria, in contrasto con il punto 3 della già citata Risoluzione 1497 (XV) delle Nazioni Unite. Per i motivi illustrati anche sotto il punto 5, il Governo italiano respinge con ogni fermezza tale affermazione, confermando quanto ha già avuto occasione di far rilevare nelle sue precedenti Note Verbali, pisopra menzionate, che esso ritiene il Governo austriaco, con il suo atteggiamento nei confronti del terrorismo, responsabile di aver contravvenuto alle norme internazionali che regolano i rapporti di buon vicinato fra Stati e al punto 3 della citata Risoluzione delle Nazioni Unite.

7. Il Governo italiano esprime la sua viva sorpresa per il fatto che la Nota Verbale austriaca ha potuto porre sullo stesso piano l’episodio di Ebensee ed i numerosissimi attentati terroristici compiuti in Italia fino ad oggi. A parte la differenza che esiste fra un unico caso di attentato e una serie di atti criminosi, accuratamente organizzati nel loro svolgimento e nelle loro finalità (tanto piche l’episodio di Ebensee aveva carattere di reazione, sia pure deplorevole, agli atti di terrorismo commessi in Italia), si domanda al Governo austriaco come possa dolersi del fatto che gli autori dell’episodio di Ebensee siano latitanti e quindi sfuggiti alla giustizia, che li ha perseguiti, dal momento che gli assassini confessi di numerosi militari e civili italiani sono stati trionfalmente prosciolti dai Tribunali austriaci e sono comparsi pochi giorni dopo il processo alla televisione austriaca insieme a personalità politiche di primo piano.

A questo punto il Governo italiano non punon ricordare che a precedenti comunicazioni italiane, nelle quali veniva fatto presente il rinvenimento in Italia, nei luoghi degli attentati ed altrove, di bombe, donarite e meccanismi ad orologeria, impiegati per la costruzione di bombe a tempo, di fabbricazione austriaca, il Governo di Vienna ha risposto che tutto il materiale sopracitato era, secondo le leggi austriache, di libera esportazione. A tale proposito il Governo italiano non punon richiamare l’attenzione del Governo austriaco sulla singolarità della risposta data.

8. Anche data l’incredibile asprezza del linguaggio usato nella Nota Verbale austriaca, non si ritiene nemmeno il caso di rilevare quanto contenuto nella Nota stessa circa le dichiarazioni che il Ministro degli Affari Esteri avrebbe pronunciato in occasione del recente Consiglio dei Ministri dell’UEO. Il Governo italiano deve invece rilevare che l’atteggiamento tutt’altro che obiettivo dell’Austria nei confronti dell’Italia ha reso possibile che nel corso della trasmissione televisiva dell’8 luglio u.s. il Direttore dei servizi giornalistici della radio e della Televisione austriaca Signor Alfons Dalma, alla presenza del Ministro degli Affari Esteri austriaco, abbia formulato l’assurda ipotesi che il «veto» italiano all’associazione dell’Austria alla CEE e alla CECA possa riflettere il desiderio di fare cosa gradita ai Paesi dell’Europa Orientale. Il Signor Dalma ha creduto di poter aggiungere – senza alcun rispetto della verità e del riguardo diplomatico – che cipotrebbe essere in linea con la politica estera del Ministro Fanfani: cercare la coesistenza con il settore comunista, tenendo al tempo stesso al minimo gli impegni dell’Italia con la NATO. Dopo tale dichiarazione, il Ministro austriaco degli Affari Esteri, che pure era presente, non ha ritenuto di intervenire in alcun modo.

Il Governo italiano pertanto respinge fermamente:

- - -

Il Ministero degli Affari Esteri si avvale dell’occasione per rinnovare all’Ambasciata d’Austria i sensi della sua pialta considerazione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 23, fasc. Nota verbale italiana n. 120/1047 in data 18.7.67.


2 Consegnata a Lenthal in pari data (T. 13890/215 col quale se ne informava l’Ambasciata a Vienna).


3 Nota verbale 26.276-5 (Pol/67) anticipata in traduzione con T. 24021/460 dell’11 luglio; trasmissione dell’originale con Tespr. riservato del 15 luglio. Il testo della nota in lingua originale è ed. in Akten, vol. VI, D. 129.


4 Vedi D. 225.


5 Note verbali 2852, 120/2232, 120/66, 120/1045, rispettivamente del 6 ottobre 1966, del 3 dicembre 1966, del 21 gennaio e del 18 luglio 1967, non pubblicate.


6 Promemoria 1943 (protesta per la trasmissione televisiva nella rubrica «Orizzonte»), non pubblicato.


7 Vedi DD. 228, 232 e 234.

252

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA 10A(1)

Appunto. Roma, 7 agosto 1967.

I. Le reazioni austriache al dibattito, che ha avuto luogo al Parlamento italiano dal 25 al 27 luglio(2), sembrano, per il momento non molto chiare e piuttosto contraddittorie. In attesa di disporre di maggiori elementi al riguardo, si purilevare quanto segue:

- - - - - -

la parte formale della controversia e la questione del cosiddetto «ancoraggio internazionale» non vi è oggi alcuna possibilità, per l’Austria, di rimuovere l’Italia dalla posizione scelta;

B. Vienna, dopo il dibattito parlamentare, si è resa conto che il cosiddetto «pacchetto» per il momento non è realizzabile almeno nella sua parte pisostanziale – per insuperabili ostacoli di carattere parlamentare dipendenti dalla ristrettezza dello scorcio dell’attuale legislatura. Conseguentemente, Vienna potrebbe aver deciso che non le conviene svolgere immediate pressioni su di noi per ottenere qualcosa che sa che non è oggi realizzabile;

C. Vienna, se oggi riprendesse a negoziare, sarebbe in posizione certamente pidifficile del passato, in quanto dovrebbe tener conto delle reazioni sia della propria opinione pubblica alla nostra iniziativa in sede comunitaria sia nostre, per quanto concerne le sue responsabilità nell’organizzazione del terrorismo altoatesino;

D. Vienna si è resa conto che la formula escogitata a suo tempo – secondo la quale un’intesa italo-austriaca dovrebbe essere attuata in sede di Congresso della SVP – oggi gioca contro il Governo austriaco per il veto che da parte italiana è stato messo all’associazione dell’Austria al Mercato Comune(4): infatti il Ballhaus oggi pupensare che il Governo italiano non toglierà il veto finché non sarà stato accettato da parte della SVP il «pacchetto» (il che ci puspiegare meglio l’iniziativa presa da Magnago il 5 agosto);

E. il Governo austriaco si è altresì reso conto che non è verosimile che la nostra posizione nei confronti dell’associazione austriaca alla CEE possa essere modificata in breve tempo e senza una lunga azione da parte di Vienna.

Da quanto sopra si trae l’impressione generale che, nell’attuale fase, Vienna cerchi di mantenere davanti a sé il maggior numero di scelte, non esclusa quella relativa alla possibilità di una sua nuova iniziativa alle Nazioni Unite. Certamente, il Governo austriaco deve tener conto che l’attuale momento – per un complesso di ragioni collegate agli sviluppi della politica internazionale e per l’abbondante dossier che è in nostro possesso circa le responsabilità di Vienna in fatto di terrorismo – sarebbe tutt’altro che favorevole per una tale iniziativa austriaca. Tuttavia si deve tener presente che il Governo austriaco si dimostra ogni giorno meno forte e meno «indipendente» sia dall’opposizione socialista che dagli ambienti estremisti del partito popolare e degli altri schieramenti politici: sotto la pressione interna ed esterna di tali circoli politici – e di una parte dell’opinione pubblica austriaca – non è escluso, quindi, che il Governo di Vienna potrebbe finire per decidersi a favore di una sua nuova iniziativa all’ONU.

Siamo, in altre parole, di fronte ad una linea politica austriaca ancora non ben determinata, aperta ad alternative, e tale da poter essere influenzata da fattori esterni.

IV. [sic] In questa cornice, ci si pudomandare se non ci converrebbe, ad un dato momento, proporre noi stessi, formalmente, la ripresa dei contatti tra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri, particolarmente al fine di alleggerire le pressioni cui Vienna è sottoposta, dando l’impressione che il dialogo italo-austriaco continua e che, quindi, la situazione è pur sempre passibile di sviluppi. Ovviamente, una tale proposta dovrebbe indicare che scopo della nuova riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri – che potrebbe essere tenuta in una data da scegliersi e comunque dopo il periodo in cui sono piverosimili azioni terroristiche in Alto Adige – sarebbe, principalmente, quello di accertare definitivamente la posizione del Governo di Vienna nei confronti dell’insieme delle nostre proposte e, particolarmente, di quelle concernenti la parte formale della controversia.

La relativa comunicazione agli austriaci potrebbe per il momento essere fatta verbalmente, a livello Uffici, riferendosi esplicitamente alla mozione votata in Parlamento(5).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 4, pos. AA 2/9.


2 Vedi D. 250, nota 2.


3 Promemoria 27.538-5 Pol 67, 25.618-5 Pol 67, 27.297-5 Pol 67, 27.557-5 Pol 67, del 31 luglio, non pubblicati.


4 Vedi D. 228, 232 e 234.


5 La mozione presentata dai partiti di maggioranza confermava le direttive già impartite (ordine del giorno votato dalla Camera il 15 settembre 1966), che autorizzavano la prosecuzione dei sondaggi italo-austriaci. Essa approvava inoltre le iniziative del Governo presso quello austriaco sulla questione del terrorismo.

253

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 27963-28033/561-562. Vienna, 11 agosto 1967

(perv. ore 15,30 del 12)2.

Oggetto: Dichiarazioni Klaus su rapporti italo-austriaci.

561. In Telegiornale di stasera Klaus ha fatto alcune dichiarazioni su rapporti italo-austriaci, prendendo lo spunto da nostra decisione di non partecipare Fiera, che ha definito atto «non amichevole e incomprensibile». Ha detto che Italia dimostra di non tener conto delle prove di buona volontà del Governo austriaco quale invio esercito alla frontiera, che persarà mantenuto; così come sarà posta allo studio eventuale legislazione interna per adattarla ad esigenze lotta al terrorismo.

Cancelliere ha nuovamente criticato abbinamento tra questione Alto Adige e problema associazione alla CEE «che rimane tema centrale politica austriaca», sostenendo che tale critica è condivisa da stampa europea (ha citato «Le Soir», «Le Monde» e «Neue Zuercher Zeitung») nonché da parte stessa stampa italiana. Governo Vienna ha fatto valere incongruenza atteggiamento italiano presso altri cinque membri della CEE, incontrando loro comprensione. Klaus ha accennato a prossima visita Pompidou, al quale, come «rappresentante paese leader della CEE e firmatario del Trattato di Stato» si riserva di parlare sia del problema associazione che di quello alto-atesino.

Avendo accennato al fatto che trattative austro-italiane sono bloccate, ha detto che ci vorrà molta pazienza e tenacia per trovare una soluzione al problema Alto Adige, che sta a cuore a tutti gli austriaci, e ha invitato l’opinione pubblica a non lasciarsi prendere dal nervosismo. Nel caso tale soluzione non si trovasse, ha aggiunto, «non mancano istanze internazionali che l’Austria potrebbe interessare al riguardo» ed ha citato espressamente sottocommissione politica Consiglio Europa. Riferendosi ancora

ad abbinamento con questione CEE, ha annuito ad osservazione dell’intervistatore che questo sarebbe stato «grave errore» dell’Italia, che in tal modo ha essa stessa internazionalizzato problema che si ostinava a considerare interno.

Tono intera intervista è stato pacato e riflessivo.

562. Seguito mio 561.

Seguo ordine esposizione di ieri sera Cancelliere Klaus alla televisione per sottolineare seguenti punti:

1) Cancelliere ha dichiarato che sarà posta allo studio eventuale modifica legislazione interna per adattarla ad esigenze lotta al terrorismo.

Dichiarazione dimostra quanto sia stata efficace nostra reazione di fronte al terrorismo e dimostra altresì come le ripetute istanze alla Ballhaus in tal senso, sempre respinte come difficili se non impossibili, finalmente stanno per dare esito favorevole.

2) Ancora una volta Cancelliere ci accusa di avere abbinato questione Alto Adige con Associazione Austria alla CEE, sottacendo che abbinamento è avvenuto con terrorismo e carenza Governo austriaco nel frenarlo, tanto è vero che durante molti anni non si era fatto abbinamento per problema politico pendente.

3) Importante al fine di predisporre opportuni passi presso Quai d’Orsay l’annuncio di Klaus che intende parlare a Pompidou nella prossima visita a Vienna in settembre sia del problema dell’associazione dell’Austria alla CEE sia del problema altoatesino(3).

4) Klaus ha dichiarato che critica alla politica italiana è condivisa da importanti giornali europei e da una parte della stampa italiana mentre gli altri cinque membri della CEE avrebbero dimostrato comprensione per la tesi di Vienna.

Sembra quindi assolutamente indispensabile ribadire veri motivi nostro atteggiamento.

5) Mentre Klaus ha ventilato possibilità di disinternazionalizzare questione sottoponendola a Consiglio Europa, ha dichiarato che il Governo italiano avrebbe esso stesso internazionalizzato problema avendo voluto abbinare questione Alto Adige con questione CEE.

Ora, mentre è evidente tentativo austriaco di volere ad ogni costo interessare opinione pubblica mondiale ed organi internazionali onde ottenere aiuti ed appoggi, non mi sembra esatto che nostro atteggiamento significhi internazionalizzazione del problema in quanto «veto» posto all’Austria per Associazione alla Comunità Europea è problema che riguarda soltanto rapporti tra i nostri due Paesi e non si vede come altri membri Comunità Europea possano legittimamente entrare in merito al nostro atteggiamento(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 16, pos. AA 16/4.


2 La prima parte del presente documento (T. 27963/561) pervenne alle ore 22,30 dell’11 agosto, mentre la seconda (T. segreto 28033/562), partita il 12 agosto, pervenne alle ore 15,30 dello stesso giorno.


3 Vedi D. 265.


4 Con T. segreto 16339/235 del 28 agosto, Gaja trasmise all’Ambasciata a Vienna le istruzioni inviate all’Ambasciata a Parigi e la risposta ricevuta: vedi D. 255 e ivi, nota 3 (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 16, pos. AA 16/4).

254

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALLE AMBASCIATE(1)

T. segreto 16051/c.2. Roma, 23 agosto 1967, ore 16,45.

Per tutti: Recenti prese di posizione ufficiali austriache (discorso 10 agosto di Cancelliere Klaus a televisione austriaca(3) e dichiarazioni Vice Presidente Consiglio Bock in data 16 agosto(4)) sembrano tendere anche a dare impressione che nostra azione in sede comunitaria piche dipendere da grave problema di carattere europeo quale è terrorismo in Alto Adige nonché da carenza di Vienna verso ripetutamente richiesto complesso iniziative concrete contro organizzazione in territorio austriaco di terrorismo, sia stata da noi collegata a sviluppi controversia italo-austriaca. V.S. è pregata, al pipresto possibile ed al pialto livello, attirare attenzione codesto Governo su quanto segue:

1. Come è stato già da noi illustrato in precedenti contatti con Governi della Comunità5, unica preoccupazione Governo italiano è portare Vienna a concreta collaborazione contro terrorismo. Infatti, soltanto se Vienna dimostrerà – e non con misure isolate e sporadiche – di voler attuare tale collaborazione, sarà possibile eliminare fondata impressione che Austria voglia, contemporaneamente, esportare beni e bombe. Nessun collegamento, quindi, da parte italiana si è inteso fare tra sviluppi economici e politici austriaci ed andamento controversia fra Roma e Vienna, ma si è voluto soltanto evitare che, sinché Austria tollera organizzazioni in suo territorio di terrorismo altoatesino, possa partecipare a sviluppi europeistici.

Per tutti meno Parigi: 2. Per quanto invece concerne iniziative prese da Vienna contro terrorismo (cui si è particolarmente riferito Cancelliere Klaus in suo discorso alla televisione) V.S. vorrà far rilevare inconsistenza predette dichiarazioni, in quanto, poche recenti misure decise da Governo austriaco (dopo anni che Roma reclamava da Vienna complesso iniziative concrete) si sono dimostrate evidentemente insufficienti. Erano trascorse infatti solo poche ore da dichiarazioni Klaus, quando il 12 agosto, a Stazione Fortezza è stato perpetrato, su treno merci, attentato che non ha avuto vittime, per fortuite circostanze. Successivamente, il 14 agosto, a Trento è stato miracolosamente sventato gravissimo attentato con il quale, per mezzo di ben 18 chili di donarite, avrebbe potuto saltare in aria palazzo Regione Trentino Alto Adige.

Quanto sopra, e solo a citazione pigravi episodi verificatisi in Alto Adige dopo dichiarazioni Klaus, sta a confermare opportunità nostra decisione opporci associazione Austria CEE sintanto che detto Paese non dimostri concretamente non solo di attenersi a rispetto regole internazionali che escludono esportazione anche clandestina di materiali esplosivi e passaggi di frontiera da parte di terroristi, ma altresì di decidere e porre in atto complesso misure contro l’organizzazione, la esaltazione, il rifugio di terroristi. Tale complesso non deve essere limitato soltanto a iniziative di rafforzamento della «copertura» militare della frontiera o a singole misure restrittive, ma deve comprendere anche tutte quelle misure di polizia e di sicurezza (non sporadiche) che, come è stato ripetutamente fatto presente a Vienna, se applicate, toglierebbero a terroristi sensazione di avere, in territorio austriaco, spalle al sicuro sia per quanto concerne organizzazione atti terrorismo sia rientro e soggiorno in Austria dopo aver compiuto loro crimini in Italia(6).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 1, s.p.


2 Diretto alle Ambasciate a Parigi, Bonn, L’Aja, Bruxelles e Lussemburgo.


3 In realtà dell’11 agosto: vedi D. 253.


4 Secondo quanto riferiva Calenda (T. 28283/565 del 16 agosto), Bock aveva dichiarato al corrispondente dell’APA riguardo alla controversia altoatesina: «Una festa regionale tirolese è un’occasione opportuna per esprimere nuovamente il desiderio dell’Austria di giungere al pipresto possibile ad una conclusione positiva delle trattative sul Tirolo del Sud. In cil’Austria è animata esclusivamente ed unicamente dal desiderio di assicurare l’esistenza del gruppo etnico sudtirolese. Bisogna percidichiarare con tutta fermezza che tuttociche pupregiudicare un tranquillo svolgimento di queste trattative dev’essere rifiutato. E specialmente ogni forma di terrorismo. Il Governo federale austriaco deve perrespingere in modo chiaro l’affermazione daparte italiana che nel territorio statale austriaco non esiste alcun interesse di impedire atti di violenza di cittadini austriaci. L’Austria respinge nel modo pideciso queste accuse italiane. Sembra che attualmente il Governo italiano non abbia intenzione di continuare le trattative in un’atmosfera tranquilla e amichevole. Non si puintendere in altro modo il fatto che l’Italia ha creato una correlazione tra il problema sudtirolese e i negoziati a Bruxelles, e con diversi altri provvedimenti, come l’astensione dalla fiera internazionale autunnale di Vienna,ha sempre pipeggiorato il clima» (Telegrammi ordinari 1967, Austria arrivo, vol. III).


5 Vedi DD. 236, 243, 244 e 248.


6 Il 29 agosto Gaja diramall’Ambasciata a Vienna (T. segreto 16338/234) le risposte ricevute dalle Ambasciate a Bonn, Bruxelles e Lussemburgo (rispettivamente TT. segreti 29370/520, 29371/372 del 25 agosto e T. segreto 29447/179 del 26 agosto). In particolare, da Bonn Luciolli riferì quanto segue: «Lahr ha perfettamente inteso differenza sostanziale per posizione italiana quale è realmente e quale è stata invece presentata da personalità governative austriache in dichiarazioni segnalate da V.E. Egli, mentre ha detto di non avere elementi per esprimere giudizio su efficacia delle misure antiterrorismo adottate da Governo di Vienna, ha manifestato speranza che esse o quelle che potranno essere prese ulteriormente soddisfino Governo italiano cosicché sia eliminato ostacolo a conclusione delle trattative per associazione austriaca alla CEE. Circa atteggiamento tedesco su fondo della questione dell’Alto Adige, Lahr mi ha ripetuto che Repubblica Federale si limita auspicare pronta soluzione nell’interesse della convivenza amichevole fra due Paesi cui è legata da stretta amicizia» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 16, pos. AA 16/4).

255

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATA A PARIGI(1)

T. segreto 16056/192. Roma, 23 agosto 1967, ore 17.

Ambasciata Vienna ha segnalato che Cancelliere Klaus ha dichiarato aver intenzione intrattenere Pompidou, in occasione sua prossima visita a Vienna in settembre, su problema associazione Austria- CEE e questione altoatesina(2).

In relazione quanto precede, pregasi rinnovare costà, al pialto livello possibile, anche in relazione noto editoriale «Monde» che è sembrato indicare qualche flessione in certi ambienti francesi, opera chiarimento circa nostra posizione. Ella potrà sottolineare circostanza che nostra azione in sede comunitaria è unicamente collegata a problema terrorismo altoatesino che trova sue basi in territorio austriaco. A tale proposito V.S. vorrà far rilevare inconsistenza dichiarazioni fatte da Cancelliere Klaus a televisione austriaca 11 agosto, in quanto, poche recenti misure decise da Governo austriaco (dopo anni che Roma reclamava da Vienna complesso iniziative concrete) si sono dimostrate evidentemente insufficienti. Erano trascorse infatti solo poche ore da dichiarazioni Klaus, quando il 12 agosto, a Stazione Fortezza è stato perpetrato, su treno merci, attentato che non ha avuto vittime, per fortuite circostanze. Successivamente, il 14 agosto, a Trento è stato miracolosamente sventato gravissimo attentato con il quale, per mezzo di ben 18 chili di donarite, avrebbe potuto saltare in aria palazzo Regione Trentino Alto Adige.

Quanto sopra, e solo a citazione pigravi episodi verificatisi in Alto Adige dopo dichiarazioni Klaus, sta a confermare opportunità nostra decisione opporci associazione Austria CEE sintanto che detto Paese non dimostri concretamente non solo di attenersi a rispetto regole internazionali che escludono esportazione anche clandestinamente di armi, bombe e materiale esplosivo, ma altresì di decidere e porre atto complesso misure contro l’organizzazione, l’esaltazione e il rifugio di terroristi. Tale complesso non deve essere limitato soltanto a iniziative di rafforzamento della «copertura» militare della frontiera o a singole disposizioni restrittive, ma deve comprendere anche tutte quelle misure di polizia e di sicurezza (non sporadiche) che, come è stato ripetutamente fatto presente a Vienna, se applicate, toglierebbero a terroristi sensazione di avere, in territorio austriaco, spalle al sicuro sia per quanto concerne organizzazione atti terrorismo sia rientro e soggiorno in Austria dopo aver compiuto loro crimini in Italia.

Non dubitiamo che amici alleati e consociati francesi non accetteranno un dialogo su argomento che riguarda l’Italia ed i suoi rapporti con l’Austria; mentre per quanto riguarda i rapporti Austria- MEC il discorso potrà avere la sua sede naturale nel Consiglio dei Ministri del MEC, quando si discuterà del negoziato tra MEC ed Austria, nella qual sede l’Italia farà valere la sua ferma opposizione secondo le linee sopra ricordate(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 16, pos. AA. 16/4.


2 Vedi D. 253.


3 Con T. segreto 29279/560 del 24 agosto, Maccotta riferì quanto segue: «Egli [Beaumarchais] mi ha tra l’altro risposto potermi assicurare sin da ora, ed a titolo ufficiale, che Pompidou non solleverà, in colloqui di Vienna con Klaus, problema Alto Adige, che è questione interna italiana, o dei rapporti italo-austriaci in genere, benché evidentemente potrebbe essergli assai difficile impedire che fosse suo interlocutore a farlo. Ha anche affermato, in modo categorico, che articolo di fondo pubblicato su «Monde» del 6 agosto ... non riflette opinione governativa né puconsiderarsi ispirato ... Su argomento specifico associazione Austria al Mercato Comune, Beaumarchais mi ha fatto presente che Couve de Murville è già perfettamente edotto ragioni nostra linea di condotta, grazie sopratutto ad esauriente illustrazione fatta da

V.E. a Ministri degli Esteri della Comunità a Bruxelles» (vedi nota 1). Sui colloqui di Pompidou a Vienna vedi D. 265.

256

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALLA RAPPRESENTANZA PRESSO IL CONSIGLIO D’EUROPA A STRASBURGO E ALLE AMBASCIATE(1)

T. segreto 16259/c.2. Roma, 26 agosto 1967, ore 17,30.

Per tutti salvo Strasburgo: È stato telegrafato a Italrap Strasburgo quanto segue:

Per tutti: S.V. vorrà seguire con massima attenzione eventuali tentativi austriaci portare questione altoatesina in Assemblea o Organi Governativi Consiglio Europa.

Nel caso che iniziativa austriaca di cui sopra incontrasse consensi, V.S. vorrà trovar modo far comprendere che Italia non solo si oppone nella maniera piferma ma anche, oltre ad assentarsi da relative riunioni o sedute, potrebbe essere stimolata a

considerare meglio i suoi rapporti con il Consiglio d’Europa.

Per tutti salvo Strasburgo: Tanto per conoscenza ed eventuale norma di linguaggio S.V.

Telegrafato Capitali Paesi membri Consiglio Europa(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 15, pos. AA 16/3.


2 Diretto alla Rappresentanza presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo e alle Ambasciate a Ankara, Atene, Berna, Bonn, Bruxelles, Copenaghen, Dublino, L’Aja, Londra, Lussemburgo, Malta, Nicosia, Oslo, Parigi e Stoccolma. Trasmesso con T. segreto 16287/233, pari data, all’Ambasciata a Vienna «per riservata conoscenza».


3 Per il seguito vedi D. 257.

257

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALLA RAPPRESENTANZA PRESSO IL CONSIGLIO D’EUROPA A STRASBURGO E ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

T. segreto 16374/c. Roma, 29 agosto 1967, ore 16,15.

Oggetto: Alto Adige.

Solo per Strasburgo: Quanto segue è stato telegrafato oggi a Italdipl Vienna:

Per tutti: V.S. vorrà, con ogni urgenza, trovare occasione fare presente – a seguito telegramma questo Ministero del 26 corrente(2) – a codeste Autorità che ci auguriamo esse si vogliano rendere conto inopportunità di un dibattito in seno Consiglio Europa sul problema dell’Alto Adige; e ciproprio nell’interesse di una soluzione della controversia, soluzione che noi continuiamo a considerare possibile e che ci auguriamo prossima. Qualora tuttavia, nonostante opposizione che noi faremo, questione altoatesina venisse portata avanti al Consiglio d’Europa, da parte italiana, prescindendo anche da quanto è stato fatto presente nel telegramma sopracitato, si è fermamente disposti a denunciare al Consiglio stesso la responsabilità del Governo di Vienna circa il suo atteggiamento e la sua condotta nei riguardi del terrorismo in Alto Adige(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 15, pos. AA 16/3.


2 Vedi D. 256.


3 Per il seguito vedi D. 271.

258

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 9 settembre 1967.

L’8 settembre u.s. ha avuto luogo a Salisburgo l’atteso incontro di esponenti del Governo austriaco, del Tirolo e della SVP. Erano presenti, per il Governo austriaco: il Ministro degli Esteri Toncic, il Sottosegretario Bobleter, l’Ambasciatore d’Austria a Roma, l’Ambasciatore Kirchschlaeger. Il Tirolo era rappresentato dal Governatore regionale Wallnoefer, dal Ministro Federale degli Interni Hetzenauer (in qualità di capo-lista del Partito Popolare tirolese), dai Consiglieri regionali Zechtl (socialista) e Mader (liberale) oltre che dagli esperti Prof. Gschnitzer, Prof. Ermacora, Dr.ssa Stadlmayer e Dr. Kathrein (che ha preso sempre parte agli incontri dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria). La SVP era rappresentata dalla Direzione al completo, capeggiata dal Dr. Magnago. Ad una parte della riunione ha partecipato anche il Cancelliere Klaus. Il Dr. Benedikter, esponente dell’ala radicale, che era stato invitato a partecipare alla riunione in qualità di esperto, si è rifiutato di intervenire.

Al termine della riunione, è stato diramato il seguente comunicato:

«La conferenza è stata avviata da un ampio rapporto del Ministro degli Esteri Toncic sullo sviluppo della questione sudtirolese negli ultimi mesi e sui relativi problemi che attualmente si pongono.

Si è poi svolta un’ampia discussione, il cui punto centrale è stato il problema dell’efficacia di un ancoraggio internazionale del risultato delle trattative.

I partecipanti alla conferenza sono stati d’accordo nel ritenere che devono essere utilizzate tutte le possibilità per proseguire attivamente sulla base delle risoluzioni dell’ONU le trattative con l’Italia, nelle quali sono stati realizzati progressi su diversi piani bilaterali, e portarle al pipresto possibile a una concorde e soddisfacente soluzione.

Il Cancelliere Klaus ha assicurato che il Governo federale austriaco intraprenderà tutti i passi necessari in tal senso».

Successivamente dichiarazioni alla stampa sono state rilasciate dal Ministro Toncic, dal Governatore del Tirolo Wallnoefer (alla TV austriaca) e dal Dr. Magnago. Sulla base di tali dichiarazioni, oltre che del testo del comunicato, si purilevare – al meno in un primo esame – quanto segue:

l. l’elemento fondamentale che è emerso dalla riunione è l’intenzione del Governo di Vienna, dei rappresentanti tirolesi e della SVP di «sfruttare tutte le possibilità per proseguire con ogni mezzo le trattative con l’Italia ... per giungere al pipresto ad una soluzione soddisfacente e concordata». Tale esigenza è stata ribadita dal Ministro Toncic, che ha sottolineato ai giornalisti il desiderio austriaco di riprendere al pipresto i contatti col Governo di Roma;

2. appunto per facilitare la ripresa dei contatti italo-austriaci ed il raggiungimento di un esito positivo, la posizione del Governo di Vienna, dei rappresentanti tirolesi e della SVP in materia di ancoraggio internazionale delle misure del cosidetto «pacchetto» si sarebbe attenuata. Lo stesso Wallnoefer ha dichiarato che da parte austriaca e da parte della SVP si guarda oggi alla questione con maggiore elasticità. Cisarebbe comprovato da quanto segue:

- -

tedesca – lo stesso Wallnoefer avrebbe affermato che si potrebbe cercare una garanzia politica, anziché giuridica. Tale dichiarazione riveste notevole importanza e meriterebbe di essere chiarita, perché una ipotesi del genere potrebbe aprire la strada ad una soluzione diversa da quella sulla quale gli austriaci hanno finora insistito;

- - -

DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Settembre- Ottobre 1967.

259

L’AMBASCIATORE TOSCANO(1)

Appunto segreto(2). Roma, 16 settembre 1967.

La mattina di sabato 16 settembre l’Ambasciatore d’Austria Loewenthal mi ha telefonato per chiedere un appuntamento per lunedì 18, dovendomi fare una comunicazione al suo ritorno da Vienna. In considerazione della mia partenza per New York, prevista per domenica 17, ho anticipato l’incontro al pomeriggio di sabato 16.

L’Ambasciatore Loewenthal desiderava comunicare la richiesta del Governo austriaco di riprendere le conversazioni a livello rappresentanti personali dei Ministri degli Esteri al pipresto possibile. Lo ho invitato a fare una comunicazione scritta alla quale il Ministero avrebbe dato a suo tempo risposta ufficiale.

La conversazione quindi è proseguita a titolo meramente personale. Nel corso di essa, in primo luogo, ho espresso l’opinione – sempre a titolo personale – secondo la quale Governo italiano, prima di decidere la ripresa delle conversazioni riservate a livello rappresentanti dei Ministri degli Esteri avrebbe probabilmente desiderato avere maggiori prove dei propositi austriaci di combattere efficacemente il terrorismo.

Sempre a titolo personale ho detto a Loewenthal che avevo l’impressione che il Governo austriaco fosse alla vigilia di fare qualche nuova scelta; al fine di evitare ulteriori errori da parte di Vienna ed inutili malintesi ho espresso il convincimento secondo cui, molto difficilmente il Governo italiano potrebbe accogliere proposte austriache, le quali non contemplassero tre condizioni e cioè a) la chiusura della controversia internazionale sull’applicazione ed interpretazione dell’accordo De Gasperi- Gruber; b) la quietanza austriaca; c) il deferimento alla Corte Internazionale dell’Aja della decisione di qualsiasi controversia futura circa l’applicazione ed interpretazione degli accordi De Gasperi- Gruber.

Ho richiamato l’attenzione dell’Ambasciatore Loewenthal sul fatto che nei discorsi del Presidente del Consiglio Moro al Parlamento italiano, egli ha sempre sottolineato il fatto che le progettate misure erano contemplate dal Governo di Roma, sia per migliorare la situazione della minoranza dell’Alto Adige, ma anche per conseguire il superamento della controversia internazionale. Qualora il superamento della controversia venisse meno con la mancata quietanza austriaca verrebbe anche meno una parte delle ragioni che inducono il Governo italiano a contemplare lo sforzo di buona volontà di cui al cosidetto «pacchetto». Senza dubbio – ho proseguito – il Governo italiano non esclude di procedere per conto suo con misure liberali in favore della minoranza dell’Alto Adige, ma in questo caso non sarebbe tenuto a ricalcare rigidamente tutte le linee del «pacchetto». Né, in caso di mancata quietanza, poteva escludersi una eventuale maggiore resistenza in sede parlamentare all’approvazione delle progettate misure. L’Ambasciatore Loewenthal ha preso nota di queste mie considerazioni puramente personali. Nello stesso tempo egli ha affermato che a Vienna esiste una profonda delusione per l’atteggiamento del Governo italiano, atteggiamento che – a detta dell’Ambasciatore ‒avrebbe fortemente colpito il Governo Klaus- Toncic il quale sarebbe stato il Governo austriaco maggiormente favorevole all’Italia che si potesse desiderare. Ho contestato quest’ultima affermazione chiedendo all’Ambasciatore Loewenthal in che cosa il Governo Klaus- Toncic sarebbe stato migliore del Governo Klaus- Kreisky, dal momento che l’Austria ha chiesto in questi ultimi due anni, sia in tema di chiusura della controversia, sia in tema di «pacchetto» molto pidel Governo precedente(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/6.


2 Sottoscrizione autografa. Nel trasmettere questo appunto a Perrone Capano con L. del 20 settembre, Toscano avvertiva di aver già riferito oralmente il contenuto della conversazione a Gaja e a Fanfani mentre era a Washington (ibidem).


3 Per il seguito vedi D. 260.

260

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, A WASHINGTON(1)

T. segreto 17775/4212. Roma, 18 settembre 1967, ore 12.

È venuto a vedermi stamane l’Ambasciatore d’Austria per dirmi, su istruzioni del suo Governo, che aveva l’incarico di sollecitare un nuovo incontro di rappresentanti dei Ministri degli Esteri per la questione dell’Alto Adige e che chiedeva una proposta italiana per la data.

Ho risposto all’Ambasciatore d’Austria che avrei telegrafato a V.E. della sua richiesta ed ho colto l’occasione per dirgli che avevamo notizia che forse era proposito austriaco di sollevare il problema Alto Atesino alla riunione congiunta del Parlamento Europeo e alla Assemblea Consultiva a Strasburgo il 21 corrente e quindi in Assemblea Consultiva il 25 successivo(3).

Gli ho fatto presente che qualunque fosse stata la forma in cui cipotesse avere luogo l’effetto sarebbe stato controproducente e la nostra reazione sarebbe stata fortemente negativa(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 1, s.p.


2 Trasmesso tramite l’Ambasciata a Washington.


3 Con T. segreto 17772/c. del 17 settembre, indirizzato alle Ambasciate ad Ankara, Atene, Berna, Bonn, Bruxelles, Copenaghen, Dublino, L’Aja, Malta, Londra, Lussemburgo, Nicosia, Oslo, Ottawa, Parigi, Stoccolma, Vienna e Washington e alle Rappresentanze presso le Nazioni Unite a New York e presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo, Caruso aveva dato istruzioni di reiterare l’azione di cui ai DD. 256 e 257 per scoraggiare un’eventuale iniziativa austriaca di portare la questione altoatesina al Parlamento europeo (DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA). Vedi anche D. 261.


4 Con T. segreto 32659/971 del 19 settembre, Gaja rispondeva quanto segue: «Onorevole Ministro approva linguaggio da lei tenuto con codesto Ambasciatore d’Austria. Anche per considerazioni da lei fatte presenti in telegramma sopracitato ella potrà, ove se ne presenti l’occasione, comunicare Ambasciatore Lenthal che risposta a suo passo ... gli potrà essere data soltanto dopo ritorno Onorevole Ministro a Roma» (vedi nota 1). Per il seguito vedi D. 263.

261

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 32470/650. Vienna, 18 settembre 1967 (perv. ore 0,30 del 19).

Oggetto: Alto Adige.

Suo 17772/c. del 17 corrente(2).

Ho attirato attenzione Ministro Esteri Toncic su inopportunità sollevare questione Alto Adige o veto adesione Austria a CEE in seno Parlamento Europeo e Assemblea Consultiva Consiglio Europa. Tanto pimi sorprendeva iniziativa austriaca dato che stesso Ministro Toncic intravede schiarita per soluzione questione Alto Adige. Se Governo austriaco si era saggiamente astenuto in questi ultimi anni dall’internazionalizzare questione mi pareva tanto piinopportuno che lo facesse in un momento in cui da entrambe le parti si è manifestato serio desiderio di arrivare a soluzione controversia. D’altra parte iniziativa austriaca non poteva che pregiudicare eventuali riprese negoziati che lo stesso Toncic aveva poco prima auspicata. Ho infine concluso che eventuale iniziativa austriaca in tal senso non poteva mancare di provocare reazione da parte dei deputati italiani e forse anche dello stesso Governo italiano.

Toncic mi ha espresso difficoltà trattenere deputati da sollevare questione. Mi ha tuttavia annunciato che domani mattina Commissione Esteri dopo aver esaminato questione avrebbe preso decisione in proposito.

Ho impressione che dopo nostro ampio colloquio Toncic farà possibile perché da parte austriaca ci si astenga dal sollevare questione a Strasburgo(3).

Mi riservo di comunicare piampiamente su contenuto lunga conversazione avuta con questo Ministro Esteri(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 15, pos. AA 16/3.


Vedi D. 260, nota 3.


Vedi D. 263.


Vedi D. 262.

262

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 32670/652. Vienna, 20 settembre 1967 (perv. ore 12,10).

Oggetto: Alto Adige. Colloquio Toncic- Martino.

Ho reso visita a Ministro Esteri Toncic per prendere congedo al termine della mia missione a Vienna.

Ministro ha espresso rincrescimento per mia partenza che avviene in un momento in cui egli intravvede una schiarita per soluzione problema Alto Adige. Purtroppo, egli ha aggiunto, spesso non si riesce a raccogliere i frutti di quanto si è seminato. Ha comunque benevolmente concluso che la mia missione termina nella luce di questa schiarita. Ha poi continuato la conversazione spiegandomi che il suo ottimismo si basa sulla speranza che il Governo italiano concordi su seguenti punti:

1) Riprendere le conversazioni tra i due Paesi;

2) Trovare una soluzione per ancoraggio, tenuto conto che Governo austriaco si orienterebbe verso la rinuncia ad un ancoraggio giuridico. Toncic si augura che a seguito di tale rinuncia da parte italiana si dimostri flessibilità nel trovare una possibile forma di garanzia soddisfacente per le due parti;

3) Arrivare da parte italiana alla rinuncia al veto per la integrazione dell’Austria nel Mercato Comune.

Per quanto riguarda questo ultimo punto Toncic ha avanzato dubbio che nostro veto dipenda non tanto da questione Alto Adige o terrorismo quanto da un atteggiamento del Governo italiano contrario a tale integrazione. Toncic ha comunque tenuto a sottolineare che tutte le misure ultimamente prese da Governo austriaco per reprimere terrorismo sarebbero state dettate dal grave attentato di Cima Vallona e non dal veto italiano.

Da parte mia ho osservato a Toncic che non conoscevo la posizione del Governo italiano circa una eventuale ripresa dei negoziati.

Era tuttavia mia impressione che rinuncia da parte austriaca ad ancoraggio giuridico costituisse elemento positivo. Inoltre avviamento a conclusione della controversia poteva costituire un utile elemento per questione veto, sempreché si potesse raggiungere convinzione che Governo austriaco per reprimere terrorismo ha attuato tutte possibili misure di polizia ed efficace applicazione delle leggi e si sia adoperato anche presso Autorità periferiche per creare atmosfera ostile ai terroristi per cui questi sentano di operare in un clima di colpa e non di eroismo.

Ho poi concluso esprimendo a Toncic, secondo le istruzioni verbali di V.E., il fermo desiderio del Governo italiano di giungere alla soluzione della controversia.

La conversazione ha ancora continuato su argomenti dell’eventuale intervento austriaco in sede di Parlamento Europeo ed Assemblea Consultiva Consiglio Europa, su cui ho riferito con mio telegramma 6502.

Conversazione con Ministro è stata ampia, distesa, cordiale. Prima di congedarmi Ministro Toncic mi ha detto che egli si troverà a New York dal ventotto settembre fino alla sera dell’undici ottobre per partecipare alla Assemblea delle Nazioni Unite, facendomi comprendere che avrebbe piacere se possibile, di incontrare V.E. durante tale soggiorno(3).

Comunico ad ogni buon fine che Ministro Toncic partirà giovedì prossimo diretto al Canadà.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1025.


Vedi D. 261. 3 Tončić incontrerà Toscano a New York: vedi DD. 267 e 270.

263

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

Appunto. Roma, 20 settembre 1967.

L’Ambasciatore Martino ha telegrafato da Vienna di avere appreso da Toncic che i deputati popolari e socialisti austriaci si asterranno dal sollevare a Strasburgo la questione dell’Alto Adige o del veto italiano e che vi era solo una possibilità che la questione venisse sollevata da un deputato liberal-nazionale sul quale il Governo austriaco non poteva esercitare alcuna influenza(2). Martino aggiunge che Toncic gli aveva fatto comprendere di attendersi che da parte italiana venisse accolto il desiderio austriaco di riprendere le conversazioni sul problema dell’Alto Adige.

Ho ricevuto un’analoga comunicazione dall’Ambasciatore d’Austria, Loewenthal, il quale persi è limitato a dirmi che da parte austriaca non verrà sollevata a Strasburgo la questione dell’Alto Adige senza accennare a possibili interventi di deputati non governativi.

Ho approfittato del colloquio con Loewenthal per informarlo, secondo le sue istruzioni(3), che la risposta al passo austriaco sollecitante un incontro dei Rappresentanti dei Ministri degli Esteri *potrà essere data solo dopo il ritorno di V.E. a Roma*4.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Settembre- Ottobre 1967. 2 T. segreto 32640/651 del 19 settembre, non pubblicato.


3 Vedi D. 260, nota 4.


4 Annotazione in calce al documento con segno di rinvio ad un brano sottolineato e qui posto tra asterischi: «Annotazione del Ministro: così». Il contenuto di questo appunto fu trasmesso con T. segreto urgentissimo precedenza assoluta 17694/c., pari data, alle Ambasciate a Belgrado e Vienna e alla Rappresentanza presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo aggiungendo quanto segue: «Trascrivesi per immediato seguito da parte Italrap Strasburgo quanto comunicato da Washington in data odierna: “Nella eventualità che Vienna insista nell’intento sollevare questione associazione Austria alla CEE nel corso della riunione congiunta della Assemblea Consultiva e del Parlamento europeo del ventuno corrente e nella successiva sessione Assemblea Consultiva, Onorevole Ministro ritiene che in ogni caso convenga che in aula resti un solo membro della nostra delegazione, il quale dovrà replicare ad interventi austriaci ed esporre nostre tesi terrorismo”» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 15, pos. AA 16/3). Per il seguito vedi D. 271.

264

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 32908/660. Vienna, 21 settembre 1967 (perv. ore 19,30).

Oggetto: Alto Adige. Visita commiato Ambasciatore Martino da Cancelliere Klaus.

Mi sono recato alla Ballhaus per prendere commiato da Klaus. Durante la conversazione egli mi ha interrogato sulle mie previsioni per la soluzione della questione dell’Alto Adige. Gli ho risposto che se era vero che il Governo austriaco rinuncia all’ancoraggio giuridico non dovrebbero esserci grosse difficoltà per risolvere controversia in base a proposta globale italiana.

Cancelliere ha risposto che egli, Ministro Toncic e Wallnoefer sarebbero d’accordo ma che la opposizione insiste (vedi Kreisky) perché venga trovata, sia pure rinunciando a garanzie giuridiche, una forma di garanzia piefficace. Ho fatto presente che non vedevo quale maggiore garanzia potesse chiedere il Governo austriaco dal momento che questo avrebbe dovuto dare la quietanza sulla soluzione della controversia dopo l’applicazione delle concessioni italiane. Aggiungevo che a mio parere da parte austriaca non si era sufficientemente valutato né fatto valere nei confronti dell’opposizione l’importanza delle garanzie interne che già da sole starebbero(2) far ritenere la ferma volontà del Governo italiano di eseguire lealmente l’eventuale accordo. D’altra parte se gli altoatesini concordano nella soluzione che il Governo austriaco è disposto ad accettare, mi pare dubbioso che il partito socialista si assuma la responsabilità di contrastare un accordo contro la volontà degli altoatesini.

Cancelliere mi ha poi manifestato preoccupazione, come già aveva fatto Toncic (vedi mio telegramma 6523) che Governo italiano sia contrario all’integrazione dell’Austria nel Mercato Comune indipendentemente dalla questione dell’Alto Adige e del terrorismo. Successivamente Klaus ha lamentato che Governo italiano non avrebbe sufficientemente apprezzato le misure prese ultimamente dal Governo austriaco per reprimere il terrorismo. Ho risposto a Klaus che per quanto mi risulta il Governo italiano aveva invece accolto con molto favore nuovo atteggiamento del Governo austriaco verso terrorismo. D’altra parte era mia impressione che ancora non si fosse fatto abbastanza se si tiene conto, ad esempio, del minaccioso comunicato del BAS diffuso dall’APA, mentre i terroristi assolti a Linz e che si erano vantati di far parte del BAS circolano liberamente in Austria. A questo punto Klaus mi ha detto di aver proprio questa mattina dato istruzioni perché sia proceduto ad un interrogatorio di tutti questi elementi. Cancelliere invece mi ha fatto comprendere l’impossibilità da parte del Governo austriaco di aderire all’estradizione dei criminali recentemente richiesta dall’Italia in quanto essa è regolata fra l’altro da leggi internazionali. Ho osservato che conosciamo quelle leggi ma che il problema è di giudicare se i crimini commessi dai terroristi hanno natura politica o non si tratti piuttosto di reati comuni. Infine il Cancelliere Klaus ha manifestato la speranza che V.E. possa incontrarsi con Ministro Toncic a New York (vedi mio telegramma 652) in quanto ritiene che un colloquio potrebbe essere molto utile(4).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1024.


2 Sic. Si intende presumibilmente: basterebbero.


3 Vedi D. 262.


4 Per il seguito vedi DD. 267 e 270.

265

L’AMBASCIATORE A PARIGI, FORNARI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 33110/638. Parigi, 22 settembre 1967 (perv. ore 22).

Oggetto: Visita Pompidou a Vienna.

Mio 6232.

Direttore Generale aggiunto affari politici e consigliere diplomatico Primo Ministro, i quali hanno entrambi accompagnato Pompidou a Vienna, ci hanno dato, nel corso di due separate conversazioni, ulteriori informazioni su recenti conversazioni franco-austriache.

Dal verbale conversazioni Pompidou- Klaus, mostratoci riservatamente tanto da Puaux quanto da Gaucher per parte che ci concerne, esposizione Cancelliere su problema rapporti italo-austriaci risulta articolata nei seguenti punti:

- - - -

contro terrorismo (arresti, sorveglianze elementi indiziati, presidio di 300 chilometri di confine, ecc.); sentenze magistratura austriaca non possono essere imputate a Governo Vienna.

- Austria non puaccettare collegamento tra situazione Alto Adige e negoziati con MEC stabilito da Italia. Tesi italiana ha carattere «assurdo» perché Italia pretende erigersi ad unico giudice dell’adempimento [dell’] obbligo imposto a Governo austriaco di repressione terrorismo.

- Quest’ultimo chiede a Governo francese intervenire presso di noi per indurci a revocare divieto negoziati per associazione con MEC.

Risposta Pompidou è stata estremamente laconica, ridotta in pratica a una sola frase in cui Primo Ministro si doleva divergenza tra amici e alleati italiani e amici austriaci osservando trattarsi di problema che riguardava i due Paesi e per il quale egli si limitava ad auspicare pronto componimento attraverso contatti bilaterali.

Puaux ci ha informato, in via molto confidenziale, che in occasione della periodica riunione tenuta 20 corrente tra direttori politici Quai d’Orsay e Auswärtiges Amt, gli è stato detto da Ruete che tedeschi si proporrebbero di esperire a Bruxelles, con gli altri quattro membri della comunità, un’azione per indurci a recedere dal nostro atteggiamento nei confronti dell’associazione dell’Austria al MEC(3). Abbiamo subito osservato che una simile iniziativa, proprio da parte tedesca, ci pareva per lo meno imprudente ed abbiamo suggerito a Puaux di esprimersi in tal senso se ne avesse avuto l’occasione. Ci ha assicurato di averlo già fatto in quell’occasione.

Nostri interlocutori hanno ugualmente fatto presente per ciche concerne problema generale associazione Austria al MEC che, a prescindere dall’attuale posizione italiana, si riscontrano a Vienna correnti diverse: vice Cancelliere Bock sembra impegnato a fondo, il Cancelliere si mostra favorevole, Ministro degli Esteri e Ballplatz appaiono freddi e indifferenti. Comunque, durante conversazioni, austriaci hanno esposto ai francesi loro punto di vista ufficiale, sostenendo che né Trattato di Stato, né neutralità vietano associazione e che questa servirebbe anzi ad alleggerire pressioni germaniche, dovendo ora Austria ottenere da sola contingenti e riduzioni tariffarie dalla Germania e fronteggiare investimenti massicci di questa, desiderosa di penetrare attraverso Austria nella zona di libero scambio.

Couve de Murville ha esposto situazione in termini obbiettivi, chiarendo che austriaci chiedono un tipo particolare di associazione che permetterebbe loro di assumere vantaggi senza addossarsi oneri del MEC. Viceversa, quel che potrebbe essere realmente interessante per loro sarebbe un trattato di commercio col MEC, che è poi la proposta fatta già da due anni da Podgerny. Puaux ha tenuto a sostenere che posizione francese non è analoga a quella sovietica, ma ha ricordato particolari responsabilità della Francia e ne abbiamo tratto impressione che atteggiamento francese ‒di cui egli stesso ha riconosciuto evoluzione ‒risenta influenza di Mosca.

Sul piano generale, ci è stato detto che visita di Pompidou ha permesso di constatare che occorre fare qualche cosa per Austria, piccolo Paese isolato ma cui esistenza e neutralità sono elemento indispensabile equilibrio europeo. Riconoscendo che Francia, preoccupata rapporti con suoi partners del MEC, o vicini (Svizzera) o Paesi Europa Orientale, ha finora trascurato Austria, ci è stato indicato che costituzione commissione mista franco-austriaca, sopratutto per incoraggiare investimenti francesi, tende appunto a migliorare e incrementare relazioni economiche tra due Paesi

Comunicato Italnato e per corriere Italdipl Londra.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 16, pos. AA. 16/4.


2 T. segreto urgentissimo 32285/623 del 16 settembre, col quale Fornari comunicava quanto segue a proposito dei colloqui franco-austriaci: «Questi [gli omologhi austriaci] ‒mi ha detto Couve ‒dopo averci esposto loro noti punti di vista su questione Alto Adige, hanno chiesto nostro interessamento presso Governo italiano per superare difficoltà frapposte a negoziato con CEE. Abbiamo risposto declinando tale richiesta in quanto, a nostro avviso, si tratta di questione che va risolta direttamente ed in via bilaterale tra i due Governi; abbiamo aggiunto che da parte francese, dati rapporti di amicizia ma anche di alleanza e di consociazione con Italia, non rimaneva che esprimere augurio che i due Governi potessero mettersi d’accordo» (ibidem).


3 Con T. segreto 33896/576 del 28 settembre, Luciolli riferì di aver interpellato al riguardo Meyer Lindenberg il quale aveva assicurato «di non aver mai sentito neppure vagamente menzionare eventualità del genere»; l’Ambasciatore commentava inoltre: «Notizia pervenuta da Parigi non mi sembra potersi riferire piche a qualche frase casuale, di incerto significato, anche perché, secondo detta notizia, francesi sarebbero stati informati da Ruete, il quale è competente per questioni NATO e rapporti Est- Ovest, ma non per questioni europee, compresa Austria e CEE, su cui viceversa ha esclusiva competenza Meyer Lindenberg» (ibidem). Con successivo T. segreto 34678/599 del 4 ottobre, Luciolli aggiunse che Guttenberg aveva escluso che nei colloqui Kiesinger- Klaus si fosse parlato di Alto Adige (ibidem).

266

L’INCARICATO D’AFFARI A VIENNA, CALENDA, AL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, PERRONE CAPANO(1)

L. 2842. Vienna, 23 settembre 1967.

Carissimo Carlo,

l’altro ieri è venuto a trovarmi l’ex Sottosegretario di Stato agli Esteri, il tirolese Steiner, oggi Ambasciatore a Atene, il quale non è nelle grazie del Cancelliere. Egli è stato a lungo in convalescenza in Tirolo ed ha avuto molte conversazioni con Wallnoefer. Da quel che mi ha detto questi avrebbe radicalmente cambiato il suo atteggiamento ed oggi sarebbe per un accordo a tutti i costi.

Al riguardo avrebbe avuto con Gschnitzer uno scambio di lettere assai aspro ed oggi fra i due vi sarebbe completa rottura. Non mi ha negato che riesce assai difficile a Wallnoefer di smontare l’orientamento anti-italiano che ha preso radici nei circoli politici dirigenti locali in questi ultimi anni.

Ma l’impressione piimportante che ho ricevuto dal colloquio è che i Popolari sono seriamente preoccupati dell’attuale crisi e temono molto che in un modo o nell’altro il partito ne esca scompaginato. Il fatto che parlasse così un avversario del Cancelliere, che in fondo potrebbe rallegrarsi di ciche sta avvenendo, mi è parso significativo. Del resto se colleghi questa confidenza ed impressioni col telespresso che ti accludo(2) ti potrai rendere conto che non sono infondate.

P.S. Mostra questa mia a Roberto, il quale conosce lo Steiner. Questi ha avuto un’operazione abbastanza grave ed è ritornato ad Atene: potrebbe mandargli un rigo di felicitazioni.

Sempre molto affettuosamente e scusami se non ho avuto tempo di far ricopiare la prima pagina.

Tuo

Carlo


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Settembre- Ottobre 1967.


2 Presumibilmente si riferisce al Telespr. riservato 2839 del 21 settembre (Scacco del Cancelliere Klaus alla televisione austriaca), non pubblicato.

267

COLLOQUIO DELL’AMBASCIATORE TOSCANO CON IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, TONČIĆ- SORINJ (New York, 1° ottobre 1967)1

Appunto(2). - -

blema, avrebbe pensato a quella che egli chiama «garanzia politica». Tale formula, da lui discussa recentemente con i tirolesi e con gli alto-atesini e da tutti accettata, sarebbe

– egli dice – il risultato principale della sua buona volontà e del suo impegno. In base a tale formula, la quietanza verrebbe data dall’Austria solo al momento del «trapasso» dei poteri dalla regione alla provincia di Bolzano e nello stesso tempo sarebbe stipulato l’impegno relativo al deferimento all’Aja delle future controversie. La quietanza con cui si estinguerebbe la controversia internazionale verrebbe comunicata al Governo di Roma per iscritto e l’Italia dovrebbe prenderne atto pure per iscritto.

3. Ho detto al Ministro Toncic che avrei risposto a titolo puramente personale: comunque la sua esposizione mi pareva unilaterale e tendenziosa. Ho cominciato con il ricordare le ragioni per le quali, da parte italiana, esistevano forti motivi di diffidenza verso l’Austria.

In primo luogo, all’inizio del negoziato intrapreso dopo il rifiuto austriaco dell’ipotesi globale discussa a Parigi nel dicembre 1964(4), da parte italiana era stata esposta a Londra(5) con estrema chiarezza l’impostazione che si intendeva dare alla trattativa, vale a dire, da una parte, la diminuzione della garanzia internazionale e, dall’altra, l’accrescimento delle concessioni relative alle misure autonome italiane, in modo da mantenere all’intera transazione il suo equilibrio. Allora e negli incontri successivi, da parte austriaca non era stata avanzata nessuna obiezione. Solo dopo che la discussione sul pacchetto era stata conclusa in linea di massima, si era ripreso il tema della garanzia internazionale. Questo procedimento appariva sleale e faceva sospettare l’esistenza di un proposito deliberato diretto ad escogitare procedure per tenere sempre aperta la questione. Di qui le giustificate perplessità e diffidenze italiane. Toncic ha subito risposto dicendo che, fin tanto che il pacchetto non era definito, gli era parso inutile insistere sul tema della garanzia. Questa spiegazione è stata da me dichiarata non persuasiva perché il negoziato era simultaneamente articolato su due parti: la prima relativa alla chiusura della controversia internazionale e la seconda relativa alle misure in favore delle minoranze di lingua tedesca.

In secondo luogo, ho fatto rilevare a Toncic come, in sostanza, le richieste austriache registrassero un continuo accrescimento. All’inizio del negoziato, il problema della garanzia internazionale non era stato neppure sollevato da Kreisky. Quando esso venne finalmente affrontato si trovla formula di Parigi. Nella nota di Vienna del 30 marzo 1965(6) era stato ufficialmente e per iscritto dichiarato che si accettava la formula della chiusura della controversia internazionale discussa nell’ipotesi globale del 16 Dicembre 1964, formula imperniata sul principio di una temporanea indagine di fatto sulle nuove misure. Ora, invece, da parte austriaca si chiedeva di trasformare il provvisorio in permanente, e cisubito dopo il nostro accoglimento delle richieste relative ai 18 punti supplementari concernenti il pacchetto. Sapevamo che dopo l’incontro di Parigi gli alto-atesini avevano detto a Kreisky che non facevano obiezioni alla formula per la chiusura della controversia internazionale, formula che prevedeva una garanzia temporanea, ma avanzavano riserve solo sul contenuto del pacchetto. Che cosa era successo dopo, perché, d’un tratto, si trovasse insolubile il negoziato senza una garanzia internazionale permanente? Da parte italiana non si poteva non considerare con molta diffidenza un comportamento che, una volta ottenuta una concessione, ne richiedeva altre.

In terzo luogo, ho richiamato l’attenzione del Ministro Toncic sul fatto che il problema della garanzia internazionale permanente era già stato sollevato da parte austriaca nel 1946 alla Conferenza per la Pace di Parigi. La Conferenza aveva respinto un’impostazione che, palesemente, secondo le inequivocabili dichiarazioni del Ministro degli Esteri austriaco del tempo, rivelava il proposito di mantenere aperta la questione politica, al fine di riproporla alle Nazioni Unite al momento opportuno. Da parte italiana non si poteva non valutare la richiesta austriaca di garanzia internazionale senza il sospetto che essa celasse l’analogo proposito di mantenere sempre aperta la questione dell’Alto Adige.

In quarto luogo, ho fatto rilevare al Ministro Toncic che le raccomandazioni delle Nazioni Unite avevano per oggetto soltanto la ricerca di una intesa circa l’interpretazione e l’applicazione dell’accordo De Gasperi- Gruber e null’altro. Ora tutti convenivano che l’accordo De Gasperi- Gruber non contiene nessuna garanzia internazionale. Ciche gli Austriaci stavano chiedendo, evidentemente, supera il contenuto dell’accordo De Gasperi- Gruber e l’Italia non è tenuta a fare concessioni che superino il contenuto dell’accordo De Gasperi- Gruber.

4. Fatta questa premessa per spiegare le ragioni della diffidenza italiana nei confronti dell’Austria, sono passato a discutere la progettata formula del Ministro Toncic. Gli ho detto che una proposta del genere non corrispondeva certo all’impostazione finora seguita dall’Italia.

Nelle due esposizioni sul negoziato fatte dinanzi al Parlamento di Roma dal Presidente Moro(7) è stato pivolte ripetuto che le concessioni previste in favore della minoranza di lingua tedesca, oltre che per migliorare la loro condizione, sono contemplate anche in vista della chiusura della controversia internazionale con l’Austria. Ove non si fosse stati in grado di preannunciare anche il conseguimento di questo risultato, certo il Governo italiano avrebbe potuto marciare per conto suo, ma non si vedeva perché Roma avrebbe dovuto discutere con Vienna una soluzione che non prevedesse un immediato pubblico annuncio delle modalità della chiusura della controversia. Pertanto la formula studiata da Toncic avrebbe eventualmente potuto essere esaminata solo ove fosse stata accompagnata da altre misure collaterali. In particolare, a mio avviso personale, sarebbe stato necessario che subito dopo la prevista dichiarazione del Capo del Governo italiano al Parlamento annunciante la presentazione di disegni di legge circa le progettate misure ed il voto di approvazione di massima, da parte austriaca il Cancelliere annunciasse solennemente che:

- - -

Ho aggiunto che la definizione di che cosa si intendesse per «trasferimento delle competenze alla Provincia di Bolzano» avrebbe dovuto costituire un punto da precisare molto chiaramente e subito. Nello stesso tempo avrebbe pure dovuto essere precisato entro quanti giorni dopo il trasferimento della competenza sarebbe pervenuta al Governo italiano la prevista quietanza. Quanto all’intesa concernente il deferimento delle controversie future alla Corte Permanente dell’Aja, detta intesa avrebbe dovuto contenere una esplicita menzione del fatto che ciascun Governo manteneva inalterate le proprie posizioni di principio giuridiche e che tali controversie avevano per oggetto l’applicazione e l’interpretazione dell’accordo De Gasperi- Gruber. Con cil’Austria non avrebbe potuto accusarci di chiedere la sua resa incondizionata, ma nulla del genere avrebbe neppure potuto accadere a spese dell’Italia. Se gli austriaci dicevano il vero allorché affermavano che non potevano accettare la formula italiana della garanzia internazionale perché da parte nostra si chiedeva la loro capitolazione, un testo che salvaguardasse le reciproche posizioni giuridiche di principio avrebbe dovuto eliminare qualsiasi difficoltà del genere.

Il Ministro Toncic è parso accogliere con buona disposizione le mie osservazioni affermando che una impostazione del genere di quella da me indicatagli gli pareva accettabile.

5. Nel corso della conversazione il Ministro Toncic mi ha altresì detto:

- - - - -

6. Nel corso della conversazione il tema del terrorismo è stato affrontato ripetutamente. Nonostante la vivacità delle mie critiche, ho avuto l’impressione che Toncic ed il Governo austriaco non si rendano affatto conto del nostro stato d’animo. Toncic

continua a escludere qualsiasi responsabilità da parte del Governo di Vienna negli attentati terroristici. Afferma che tutte le misure sono state prese e ripete che non si deve continuare a fare il giuoco dei terroristi, interrompendo i negoziati. A suo avviso molti attentati non sono opera del BAS la cui importanza sarebbe da noi sopravalutata. Secondo Toncic le misure prese contro Burger sarebbero addirittura illegali, ma dimostrerebbero la buona volontà austriaca. Inoltre, sempre a detta di Toncic, molte volte i propositi repressivi di Vienna sono frustrati dall’opposizione delle autorità locali giudiziali e di polizia, le quali dichiarano non esservi materia per procedere.

7. Durante il colloquio ho pivolte ripetuto al Ministro Toncic che non avevo alcun mandato da parte del mio Governo e che tutto quanto dicevo era esclusivamente a titolo personale. Ho promesso tuttavia che avrei riferito esattamente a Roma quanto mi era stato detto. Naturalmente, al momento della conversazione, eravamo entrambi all’oscuro dell’attentato della stazione di Trento nel quale due agenti sono caduti vittime dei terroristi(12).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Settembre- Ottobre 1967.


2 Trasmesso da Toscano a Perrone Capano con L. del 2 ottobre con la seguente annotazione: «Assicurati che l’abbia subito! Così il presidente potrà tenerne conto nella risposta di Piccioni a Toncic».


3 Vedi D. 225.


4 Vedi D. 4.


5 Vedi D. 64.


6 Vedi D. 225, nota 11.


7 Vedi D. 250, nota 2, in particolare nella seduta del 27 luglio (pp. 37294-37309).


8 Vedi DD. 228, 232 e 234.


9 Vedi D. 244.


10 Vedi D. 192, nota 3.


11 Vedi D. 225, nota 12.


12 Per il seguito vedi D. 270.

268

L’AMBASCIATORE A VIENNA, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. segreto 29152. Vienna, 3 ottobre 1967.

Signor Ministro,

alla ripresa dell’attività politica dopo le ferie estive l’elemento nuovo per quanto concerne la controversia dell’Alto Adige è rappresentato dal convegno di Salisburgo dell’8 settembre(3), durante il quale si è prospettata la possibilità di una rinuncia da parte austriaca all’ancoraggio giuridico.

Sia Klaus che Toncic me lo hanno in sostanza confermato.

Con questa rinuncia dovrebbe quindi considerarsi aperta la strada per la chiusura della controversia. Senonché tale favorevole atteggiamento è ancora circondato da perplessità e condizionamenti, peraltro espressi vagamente, per cui non sembra che si sia ancora disposti all’accettazione pura e semplice della proposta globale avanzata dal Governo italiano.

Il Cancelliere mi ha detto che l’accordo sulla rinuncia all’ancoraggio giuridico sarebbe stato in linea di massima raggiunto tra lui, Toncic e Wallnoefer, ma che persisterebbe invece l’opposizione degli estremisti radicali sudtirolesi e del Partito Socialista austriaco: per cui egli è molto perplesso sulla possibilità di chiudere la controversia contro la volontà dell’opposizione che è piuttosto massiccia.

Inoltre sia lui che Toncic, pur dichiarandosi disposti a rinunciare alla garanzia giuridica, non sembrano intenzionati a chiudere la controversia sulla base della garanzia politica che consiste nel diritto del Governo austriaco di dare quietanza di chiusura della controversia pendente soltanto quando saranno state eseguite dal Governo italiano tutte le concessioni che, in sede interna, verranno fatte agli altoatesini.

Entrambi mi hanno infatti parlato della necessità di trovare una formula di garanzia piefficace. Toncic è andato piin là dicendomi addirittura che se noi non vogliamo la Corte dell’Aja o altro organo internazionale per giudicare eventuali inadempienze italiane circa le promesse concessioni, si dovrebbe allora rinunciare anche alla competenza della Corte dell’Aja per quanto riguarda eventuali controversie sull’interpretazione ed esecuzione dell’Accordo di Parigi.

È evidente la pericolosità di una tesi del genere.

In sostanza si vorrebbe da parte austriaca lasciar aperta la controversia nella sua piampia portata per cui potrebbe riproporsi in futuro la questione sull’estensione dei poteri autonomi della Provincia di Bolzano previsti dall’Accordo di Parigi, riproducendosi in tal caso la situazione del passato in cui, non essendo stato previsto un organo giuridico idoneo a dirimere eventuali controversie, si è finito per comparire davanti alle Nazioni Unite con tutte le ben note conseguenze.

La tesi di Toncic sembra quindi essere qualcosa di pidi un ripicco. Con essa si vorrebbe lasciar aperta tutta la questione fagocitando per intanto quello che l’Italia è disposta a elargire sul piano interno.

Sotto questo aspetto potrebbe essere quindi interessante un contatto fra le parti per conoscere le reali intenzioni del Governo austriaco. D’altra parte mi pare difficile per noi spingere ora avanti le cose fino a che da parte austriaca non ci si convinca definitivamente sull’opportunità e necessità di chiudere la controversia.

Per quanto riguarda il tema «terrorismo», Klaus sembra rammaricato perché da parte italiana non sarebbero state abbastanza apprezzate le misure prese dal Governo austriaco per reprimere il terrorismo. La realtà è che, pur non disconoscendosi la buona volontà del Governo austriaco, di fatto non si è provveduto a rendere innocui nemmeno coloro che, persino in un’aula di giustizia, hanno confessato, vantandosene, di essere dei terroristi.

Inoltre si è ben lontani dal voler procedere alla estradizione almeno di alcuni criminali in quanto i loro reati vengono considerati di natura politica.

È evidente che fino a che non saranno prese queste misure i terroristi non avranno di fatto nulla da temere. Lo stesso atteggiamento del Governo al riguardo non puche costituire un incoraggiamento della loro attività.

Sia il Cancelliere che il Ministro degli Esteri hanno avanzato l’ipotesi che il Governo italiano sarebbe in realtà contrario alla integrazione dell’Austria nella Comunità Europea, indipendentemente dal terrorismo e dal problema dell’Alto Adige. Il Cancelliere non ha mancato di riferirsi ad una dichiarazione che V.E. avrebbe incidentalmente fatto alla Camera dei Deputati e che è stata ripresa dal quotidiano «Volksblatt» il 30 luglio u.s. in un articolo a suo tempo trasmesso.

Non so fino a che punto sia sincero il dubbio dei due statisti austriaci. In effetti potrebbero essere preoccupati che, dopo gli sforzi fatti per arrivare ad una conclusione della questione dell’Alto Adige, il Governo italiano continui a fare difficoltà per l’ingresso dell’Austria nella CEE. Credo che, eventualmente, su questo punto si potrebbe fare in modo che dovessero pensare il contrario tanto piche le piserie difficoltà verranno probabilmente da altri.

Potrebbe anche trattarsi di un sondaggio per provocare una nostra risposta negativa. In questo caso il Governo austriaco ne dedurrebbe che, avendo posto in essere misure che dimostrano la sua decisa volontà di stroncare il terrorismo e poiché tali misure non sarebbero state prese in conseguenza del veto italiano ma bensì dopo l’impressionante tragedia di Cima Vallona, il Governo italiano non avrebbe pinessuna ragione di persistere in tale veto.

Ho già accennato sopra che anche riconoscendosi una buona volontà del Governo austriaco, siamo ancora lontani da quanto in realtà il Governo austriaco potrebbe fare.

Il BAS ancora di recente ha redatto un minaccioso comunicato che la compiacente Agenzia di stampa austriaca ha subito diramato: ma nessuno di coloro che si sono pubblicamente dichiarati membri del BAS è stato per questo perseguito. D’altra parte gli attentati continuano, come purtroppo se ne è avuta tragica prova in questi ultimi giorni.

In questa situazione non mi pare che il Governo austriaco possa pretendere che il Governo italiano riesamini una misura che ha dato tanta prova della sua efficacia.

È stato certamente un passo grave il dover arrivare ad una misura del genere perché puoffrire un precedente ad altri membri del MEC per opporsi all’ingresso di altri paesi nella Comunità Europea: ma d’altra parte essa ci ha offerto la possibilità di avviare a soluzione l’unica grave questione politica che abbiamo con un paese confinante.

D’altra parte mi pare oramai fatale la coincidenza della rinuncia al veto sia con un accordo sul problema dell’Alto Adige sia con una reale garanzia da parte del Governo austriaco di condurre una lotta senza quartiere contro i terroristi la cui attività sarebbe altrimenti destinata a continuare anche dopo un accordo, da essi considerato nient’altro che un compromesso del tutto provvisorio, in attesa dello scopo ultimo che essi si propongono, e cioè la riannessione dell’Alto Adige all’Austria.

Se le attuali circostanze non sembrano ancora tali da prospettare una rapida soluzione della vertenza, appare d’altra parte ormai molto probabile che il convegno di Salisburgo abbia segnato il primo passo sulla strada della ragionevolezza tanto del Governo austriaco quanto dei tirolesi e degli altoatesini.

Occorre perlasciare che le cose maturino. Il Governo austriaco ha bisogno, fra l’altro, di ancora un po’ tempo per avviare l’opinione pubblica verso l’idea di un accordo senza garanzia giuridica, dopo che gli stessi Klaus e Toncic si sono intestarditi, ancora in tempi assai recenti, a sostenerla come indispensabile nonostante che essi dovevano essere convinti che da parte nostra non si intendeva addivenire ad un cedimento.

Per quanto riguarda il Partito Socialista austriaco riterrei che esso non si irrigidirà al punto di dichiararsi contrario ad una intesa cui fossero disposti gli altoatesini. Mi è parso di poter trarre questa impressione da una recente conversazione con il Dr. Pittermann che, come del resto il Partito Socialista, è molto piconciliante che non l’ex Ministro Kreisky per una soluzione di questo annoso problema.

Circa i tempi della chiusura della controversia qui sembrano esservi due correnti.

Il Governo e, nella sua maggioranza, il Partito Popolare desidererebbero arrivare ad una sollecita conclusione perché ancora non hanno perso le speranze per l’integrazione dell’Austria nel MEC.

I piradicali di essi e i socialisti sembrano avere meno fretta, pensando forse che il tempo lavori per loro, e percisi agganciano all’argomento che ormai è tardi per arrivare ad una conclusione dato che il Governo italiano non vi sarà certamente disposto alla vigilia delle elezioni. Ma i favorevoli ad una pronta intesa col Governo italiano, sia pure di massima, ritengono che, riproducendosi dopo le elezioni italiane uno schieramento politico ed un Governo analoghi agli attuali, il prossimo Parlamento potrebbe essere investito della questione al pipresto possibile, dopo le elezioni di primavera.

Le premesse quindi di una conclusione sembrano oramai essere poste. Sarebbe questa la schiarita cui il Ministro Toncic ha voluto accennare nel congedarmi dall’Austria.

Tuttavia è difficile dire quando un accordo potrà essere realmente realizzato. È probabile che da parte austriaca ci si vada convincendo che la sola garanzia politica, senza la giuridica, possa, in realtà, essere pifavorevole perché la chiusura della controversia dipenderà in definitiva dal Governo austriaco il quale rilascerà la famosa quietanza se e quando gli altoatesini concorderanno sulla circostanza che l’Italia abbia non soltanto adempiuto a tutte le sue obbligazioni ma che le abbia anche adempiute alla perfezione.

E cisenza che venga pregiudicata in futuro un’eventuale azione promossa da altro Governo austriaco o da altre maggioranze altoatesine al fine di sentir decidere sull’effettiva portata dell’autonomia prevista dall’Accordo di Parigi.

Per converso è probabile che da parte austriaca si consideri che una garanzia giuridica precluderebbe in futuro la strada alla riapertura della controversia presentandola sotto altri aspetti.

Infatti se il Governo italiano pur dichiarando di aver già adempiuto all’Accordo Gruber- De Gasperi, chiedesse al Governo austriaco di considerare, attraverso le nuove concessioni, comunque e definitivamente adempiuto l’accordo stesso, un organo internazionale potrebbe in futuro doversi limitare a constatare se il Governo italiano ha fedelmente adempiuto alle promesse invitandolo in caso contrario ad un piperfetto adempimento. Ma mai piil Governo italiano potrebbe essere convocato né in sede politica né in sede giuridica davanti ad un organo internazionale per sentire giudicare sulla interpretazione ed esecuzione dell’Accordo Gruber- De Gasperi, oramai caducato, e cioè in una parola sulla portata dei poteri autonomi della Provincia di Bolzano previsti dall’Accordo di Parigi che, secondo la tesi austriaca, dovrebbero essere molto piampi di quelli accordati anche dopo le nuove concessioni italiane.

Al termine della mia missione, che mi auguro di avere svolto con la diligenza e lo scrupolo dovuti, voglia gradire, Signor Ministro, l’espressione del mio devoto ossequio(4).

Enrico Martino


1 DGUE, Versamento 2017, b. 3, n. 1350.


2 Il documento reca il timbro: «Gabinetto. Visto dall’On. Ministro». Annotazione sul primo foglio: «Rapporto di fine missione».


3 Vedi D. 258.


4 Per il seguito vedi D. 273.

269

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

Appunto. Roma, 5 ottobre 1967.

ISTRUZIONI DELL’ON. MINISTRO ALL’AMBASCIATORE DUCCI

Ella è al corrente degli ultimi sviluppi della controversia altoatesina, che ci hanno dato la sorpresa di constatare che Vienna sembra non esigere piun ancoraggio giuridico ma solo uno politico.

Il ragionamento che gli austriaci svolgono parte dalla premessa che essi non vogliono rinunciare all’ancoraggio. Noi dovremmo – secondo loro – cominciare coll’applicazione del pacchetto. Arrivati a un certo momento, che potrebbe essere il trasferimento dei poteri dalla Regione alla Provincia di Bolzano, essi ci darebbero un acconto di quietanza e si dichiarerebbero disposti a stipulare l’accordo per l’accettazione della giurisdizione della Corte dell’Aja.

In tal modo, mentre noi abbiamo sempre limitato finora la competenza della Corte alle sole controversie per l’attuazione dell’accordo De Gasperi- Gruber, gli austriaci pensano di riuscire a farci aderire ad estendere la competenza della Corte anche alle misure del pacchetto.

Se seguissimo il ragionamento austriaco, ci taglieremmo le gambe perché, in tal caso, nonostante le nostre opposizioni, il giudice futuro, basandosi sulle polemiche di questi anni, troverebbe perfettamente logico ed accettabile un ricorso che riguardasse il cosiddetto pacchetto. È vero che noi avremmo sempre la possibilità di resistere ad accettare il giudizio della Corte per le misure contenute nel pacchetto, ma ci troveremmo in ogni caso in certe difficoltà.

Se accettassimo la rinuncia all’ancoraggio giuridico in cambio di quello politico (quietanza), non siamo sicuri che faremmo bene. Non si possono non avere dubbi in proposito. Il Ministero è molto cauto su questo punto, perché teme che, manifestata la nostra preferenza per l’ancoraggio giuridico, gli austriaci, un passo dopo l’altro, vogliano portarci ad accettare la competenza dell’Aja anche per il pacchetto. Vi sono altri, in Italia, propensi a sostenere che, accettando il ricorso all’Aja, noi chiudiamo la strada all’Austria di ricorrere in altre sedi. È una tesi poco convincente, perché gli austriaci troveranno sempre modo di portare la questione in altri fori.

Bisogna ora fermarsi a vedere ciche accadrà in occasione della presentazione delle lettere credenziali(2). Gli austriaci cercheranno in qualche modo di far credere che qualche cosa sta per cambiare. Ricordiamoci in proposito della recente intervista di Bock circa la rimozione del veto per il MEC(3). Cercheranno altresì di far credere che stiamo entrando in un nuovo ordine di idee circa gli strumenti da scambiarci per chiudere la disputa. Cercheranno anche di far intendere che sono imminenti le riprese degli incontri tra esperti o a livello Ministri degli Affari Esteri. Non dubito che il suo istinto di diplomatico l’avrebbe in ogni caso messo sull’avviso per non cadere in queste trappole. Tuttavia, voglio dirle alcune cose assai precise:

1) Sul veto, bisogna insistere che l’Italia non lo ha posto in relazione al problema dell’Alto Adige, ma in relazione alla capacità dell’Austria di essere un elemento di concordia, che sappia convivere con gli altri paesi e dimostri di saper con i fatti combattere il terrorismo. Non ci devono essere illusioni, perché, fintanto che l’Italia non ritirerà il suo veto, l’Austria non potrà associarsi al MEC. Questo non significa che il veto non potrà essere tolto, ma soltanto quando da parte austriaca saranno presi provvedimenti seri per combattere e debellare il terrorismo, la propaganda, ecc.;

2) Gli austriaci diranno o cercheranno di far capire che l’Italia è stata soddisfatta – e non mancano elementi nei partiti che lo sostengono – con l’abbandono dell’ancoraggio giuridico per passare ad uno politico. Questa idea non è chiara né a loro né a noi. Un ancoraggio esclusivamente giuridico dell’accordo De Gasperi- Gruber sarebbe un bene per tutti. Che ad una quietanza politica si possa aggiungere l’ancoraggio giuridico è una questione che solleva dubbi. Lo stesso Presidente, non come politico ma come uomo di studio, ha dei dubbi come ne abbiamo noi. Se l’Austria non fosse un paese inquinato o succube dei nazisti, si potrebbe anche essere meno perplessi o diffidenti. Certamente sarebbe opportuno fare qualche gesto, cominciare a dar corso a certi provvedimenti – molti Ministri sono favorevoli – anche per non incoraggiare la massa degli altoatesini a solidarizzare con gli estremisti. Purtroppo, per 6 o 7 mesi, data la imminenza delle elezioni, in Italia non si potrà muovere una virgola;

3) Alla domanda se noi vogliamo o no gli incontri di esperti, bisognerà rispondere sottolineando la gravità dell’ultimo attentato. Se il treno non fosse stato in ritardo, la bomba avrebbe dovuto scoppiare tra Trento e Verona. Gli estremisti austriaci si preparano a fare nuovi attentati, ma sempre piall’interno del territorio italiano, anche per scagionare la responsabilità austriaca e metterci in difficoltà. Noi non escludiamo di poter riprendere gli incontri di esperti, ma non sotto la minaccia del terrorismo. Non ci attendiamo che il terrorismo scompaia da un giorno all’altro, ma vogliamo vedere adottati provvedimenti seri contro il terrorismo. Provvedimenti che ci diano la garanzia che l’Austria non è pisuccube dei terroristi, ma che intende procedere con decisione contro il terrorismo o mutare l’impressione che questo sia non solo tollerato, ma addirittura appoggiato. Purtroppo, la situazione interna austriaca è tale che il Governo e i due maggiori partiti debbono contendersi il favore di poche migliaia di voti e cimette gli estremisti in una posizione di vantaggio.

Gli austriaci sostengono che io sia un loro avversario, mentre io propugno soprattutto una politica di buon vicinato.

Questa estate, per due volte, Klaus e Toncic mi hanno attaccato, ma io non ho risposto. Cimi pare dimostri la mia effettiva buona volontà, e non ho mancato di dirlo all’Ambasciatore d’Austria che il Ministro Martino, senza preavvertire, ci aveva fatto trovare ad Ottawa ad un pranzo ufficiale(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Settembre- Ottobre 1967.


2 Con T. 34318/692 del 2 ottobre, Martino aveva comunicato che la presentazione delle credenziali di Ducci al Presidente Jonas e quella della copia a Tončić- Sorinj erano state fissate per il 16 ottobre (Telegrammi ordinari 1967, Austria arrivo, vol. III). Per il colloquio con quest’ultimo vedi D. 274.


3 Si riferisce presumibilmente al discorso pronunciato in occasione dell’inaugurazione della fiera di Innsbruck, nel corso del quale si era così espresso a proposito dell’Italia e delle trattative Austria- MEC (T. 33300/669 del 24 settembre): «“Che cosa ci rimane quindi da fare?” ‒Ha poi dichiarato testualmente. ‒“Per prima cosa dobbiamo sforzarci di arrivare a revisione atteggiamento Governo italiano. Vorrei ripetere nuovamente desiderio austriaco di ristabilire al pipresto possibile le relazioni di buon vicinato tra Italia ed Austria al fine di ritornare a stretta collaborazione economica tra i due Paesi”» (ibidem).


4 Sull’originale inviato a Vienna è presente la seguente annotazione in calce al documento: «Minutate da Perrone Capano, ma poi non approvate definitivamente dal Ministro Fanfani. R.D.» (Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968). In realtà, il documento a disposizione di Ducci era stato revisionato e corretto da Gaja.

270

COLLOQUIO DELL’AMBASCIATORE TOSCANO

CONILMINISTRODEGLIAFFARIESTERID’AUSTRIA,TONČIĆ- SORINJ

(New York, 5 ottobre 1967)1

Appunto segreto(2).

1. Ho incontrato stamane nella Delegates Lounge il Ministro Toncic. Come prevedibile, egli ha desiderato attenuare l’asprezza delle parole scambiate ieri sera in occasione delle repliche e contro-repliche sull’Alto Adige(3).

Gli ho detto che quanto era avvenuto ieri confermava l’impressione secondo la quale il Governo di Vienna non si è ancora reso conto del valore fondamentale da noi attribuito alla repressione del terrorismo ed alle responsabilità austriache in materia. Le condanne verbali non presentano per noi che un valore simbolico: ciche ci interessa in modo fondamentale è la cessazione degli atti di terrorismo. A mio avviso, il Governo italiano, non solo non toglierà il veto alle trattative per l’associazione al MEC, ma non potrà accettare di riprendere il negoziato per l’Alto Adige fin tanto che non sarà adeguatamente combattuto il terrorismo. Gli avvenimenti degli ultimi giorni hanno d’altra parte dimostrato che, allo stato attuale delle cose, il Governo di Vienna è incapace di reprimere il terrorismo.

Toncic ha cercato di contestare l’accusa secondo cui l’attentato di Trento è stato organizzato in Austria, ma ho tagliato corto affermando che le testimonianze in possesso della polizia italiana hanno accertato in modo inequivocabile che la collocazione della valigia con l’esplosivo ha avuto luogo mentre l’Espresso delle Alpi si trovava in territorio austriaco.

2. Toncic mi ha chiesto allora come si sarebbe potuti uscire da questa situazione dato che, a suo avviso, il mantenimento del veto italiano al negoziato per l’associazione al MEC finirebbe inevitabilmente per portare ad una rottura con l’Austria.

A questo punto, dopo aver sottolineato che si trattava di un’idea assolutamente personale venutami in mente lì per lì, ho detto a Toncic che vedevo solo una soluzione. Essa sarebbe consistita nello scambiare l’adozione di una nuova legislazione austriaca appositamente studiata per reprimere senza pietà il terrorismo contro la nostra levata del veto per il MEC e la ripresa delle conversazioni per l’Alto Adige. Tutto portava ad escludere che il Governo italiano possa presentarsi dinanzi all’opinione pubblica e dare notizia dell’abolizione del veto per il negoziato relativo all’associazione dell’Austria al MEC senza il verificarsi di un fatto nuovo che costituisca una prova inoppugnabile della determinazione del Governo

austriaco di reprimere e di debellare il terrorismo. Ho continuato dicendo che mi

rendevo perfettamente conto della delicatezza del mio suggerimento il quale concerneva una materia interna austriaca, ma, d’altra parte, ho osservato: forse che il Governo italiano non aveva accettato di studiare nelle conversazioni avvenute, le linee della propria legislazione liberale interna in favore della minoranza di lingua tedesca? Tutto sommato, si sarebbe creato di fatto un utile equilibrio tra le posizioni di Roma e quelle di Vienna.

Toncic è parso molto colpito dalle mie parole e mi ha assicurato che avrebbe subito telefonato al Cancelliere Klaus per dirgli di avere l’impressione che, se il Governo austriaco non adotterà immediatamente una apposita legislazione anti terroristica, il piano inclinato sul quale si sono venuti a trovare le relazioni con l’Italia potrebbe condurre addirittura ad una rottura. Toncic mi ha detto che, egli, naturalmente, si asterrà dal menzionare il mio suggerimento, ma che si propone di farlo proprio e di battersi fino in fondo per il suo accoglimento in seno al Governo.

3. Nella seconda parte della conversazione ho profittato dell’occasione per accertare che non vi sia nessun equivoco su quanto ci siamo detti domenica scorsa (1° ottobre)4 sulle possibili modalità di una soluzione della controversia per l’Alto Adige. Tale accertamento ha confermato la esattezza di quanto ho riferito in precedenza.

In sostanza, la formula approvata da Toncic sarebbe la seguente:

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Le dichiarazioni del Cancelliere austriaco costituirebbero, secondo le parole impiegate dallo stesso Toncic, un impegno «de contrahendo» per la parte di attuazione non immediata. Resterebbe da determinare con precisione: a) che cosa si intende per «trasferimento delle competenze alla Provincia di Bolzano» e b) entro quanti giorni da tale trasferimento riceveremmo la «quietanza» austriaca.

In linea di massima il Ministro Toncic mi ha detto che per «trasferimento» si potrebbe intendere la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle nuove leggi le quali dovrebbero contenere un termine entro il quale il regolamento per l’esecuzione dovrebbe essere emanato. La trasmissione della «quietanza» dovrebbe avere luogo subito dopo.

4. Sulla nuova formula, Toncic mi ha detto di ritenere di potere contare, non solo sull’approvazione del Cancelliere Klaus (il quale gliela avrebbe già data per telefono), ma anche sull’approvazione dei tirolesi e degli altoatesini. Questa formula presenterebbe il vantaggio di accantonare l’attenzione attuale circa il cosidetto ancoraggio internazionale. Procedendosi alla stipulazione formale di un accordo circa l’ancoraggio (o, per meglio dire, sul deferimento al giudizio della Corte dell’Aja) soltanto dopo il «trasferimento» delle competenze alla Provincia di Bolzano, a detta di Toncic, la situazione psicologica e politica sarebbe del tutto diversa e l’intero problema, visto in un quadro di distensione e di certezza sulla esistenza delle nuove misure autonome italiane, sarebbe considerato in termini nuovi, tali da assicurare la piena accettazione della sua soluzione(5).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1304.


2 Tramesso a Gaja con L. del 5 ottobre, con le seguenti considerazioni: «Toncic pensava di riferirmi le reazioni del Cancelliere lunedì o martedì dopo avergli telefonato. Anch’io vorrei perconoscere le vostre reazioni. Mi sembra che la nuova legislazione antiterroristica ci assicuri anche per il periodo successivo all’approvazione del pacchetto. D’altra parte capitalizziamo al massimo il veto del MEC che ha un valore limitato nel tempo fin tanto che Vienna scoprirà che anche i francesi, oltre ai sovietici, non li vogliono. Infine, la formula per l’Alto Adige riprende una parte di quella discussa ai tempi di Kreisky e la migliora laddove precisa l’esclusione del ricorso all’ONU ed il mantenimento delle rispettive posizioni giuridiche nell’accordo per l’Aja. Invio simultaneamente una copia del verbale a Pompei». In calce alla lettera è presente la seguente annotazione di Ducci (avrebbe assunto a Vienna il 12 ottobre): «Roberto [Gaja]: a) ci penserei due volte prima di ritirare il veto contro la legislazione antiterrorista; b) l’intesa per il futuro deferimento all’Aja dovrebbe essere precisa e dettagliata e raggiunta prima delle dichiarazioni ai due Parlamenti. Roberto» (DGAP, Segreteria, Serie AA, b. 11, fasc. 18, Colloquio Toscano- Toncic del 4-5 dic. 1967 a NY).


3 Vedi United Nations, General Assembly, Twenty·Second Session, Official Records, 1578th Plenary Meeting, 4 ottobre 1967, pp. 5-10; ivi, 1579th Plenary Meeting, 4 ottobre 1967, pp. 10-14, 23-24. Vedi anche D. 272, nota 6.


4 Vedi D. 267.


5 Per il seguito vedi D. 272.

271

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALLA RAPPRESENTANZA PRESSO IL CONSIGLIO D’EUROPA A STRASBURGO(1)

T. segreto 19212/45. Roma, 6 ottobre 1967, ore 17,30.

Oggetto: Parlamento Europeo- Alto Adige.

Come da noi desiderato, si è preso atto che parlamentari austriaci, nel corso della riunione congiunta del Parlamento europeo – Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa e sessione Assemblea Consultiva – si sono astenuti dal sollevare la questione alto atesina e la questione del veto italiano alla Associazione Austria- CEE. Utilissima è stata a tale scopo l’azione di V.E., in armonia con quella svolta dall’Ambasciata in Vienna presso il Governo Federale austriaco(2). Esprimo a V.E. nel darle atto di ci il mio vivo apprezzamento.

Il presente telegramma fa riferimento al suo n. 723.


1 DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA.


2 Vedi D. 263.


3 T. segreto 33831/72 del 28 settembre, col quale Assettati riferiva sugli ultimi sviluppi dell’azione svolta dalla rappresentanza – d’intesa con il Senatore Montini – in relazione ai tentativi austriaci di portare a Strasburgo la questione altoatesina e quella del veto italiano alla domanda di associazione dell’Austria alla CEE (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 1, s.p.).

272 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI, GAJA,

ALL’AMBASCIATORE TOSCANO(1)

L. segreta 120/1557. Roma, 7 ottobre 1967.

Carissimo Mario,

non ho mancato di sottoporre all’On. Ministro il tuo appunto del 1° ottobre(2), relativo alla tua conversazione con il Ministro Toncic, ciche non ho potuto fare per quanto concerne il verbale relativo alla tua conversazione del 5 corrente, in quanto ho ricevuto solo in questo momento la tua lettera, di pari data(3).

Non ho potuto finora farti sapere il suo pensiero, in particolare in relazione al telegramma n. 813 di Vinci del 5 corrente(4) perché, non appena rientrato dal viaggio con il Presidente ho avuto un attacco di faringite con febbre altissima. Ti scrivo ancora dal letto. Nel frattempo il Ministro è dovuto partire stamane per Ankara. Ulteriori istruzioni ti potranno essere dato in base alle direttive che egli impartirà conseguentemente.

Contemporaneamente al tuo appunto è qui pervenuto un rapporto di Martino(5), che, a conclusione della sua missione si è incontrato in questi giorni con Klaus e con Toncic, i quali gli hanno esposto taluni punti di vista, in merito alla chiusura della controversia ed in particolare circa il cosidetto ancoraggio, che non sono del tutto in armonia con quanto Toncic ha detto a te.

Ne abbiamo tratto l’impressione che vi siano vari punti nella posizione austriaca nei confronti della chiusura della controversia – sopratutto per quanto concerne la garanzia politica e la garanzia giuridica – tuttora oscuri ed incerti. D’altro canto, come saprai, oggi stesso si riunisce l’Esecutivo allargato della SVP che, secondo quanto è stato preannunciato, dovrebbe prendere posizione in merito all’attuale ipotesi di intesa, il che costituisce, nelle circostanze attuali, una ulteriore incognita.

Per questi motivi, mentre provvediamo a mettere allo studio le idee da te avanzate a titolo personale a Toncic, penso che sarebbe preferibile astenersi per ora dal formulare controproposte ufficiali alle proposte del predetto, sia per indurre gli austriaci a chiarire la loro posizione, sopratutto nei punti sopra accennati, sia per attendere i risultati della riunione dello Esecutivo della SVP. Soltanto quando disporremo di elementi precisi sulla posizione sia del Governo austriaco, sia della SVP, saremo in grado di prendere una decisione circa il nostro atteggiamento.

Aggiungo che piche perplessi ci hanno lasciato le affermazioni fatte da Toncic, secondo le quali per gli attentati terroristici nessuna responsabilità ricadrebbe sul Governo austriaco, che avrebbe preso ogni possibile misura anche andando oltre i limiti della legalità. Citanto piche le affermazioni stesse sono state formulate poche ore dopo il tragico episodio di Trento e sono state confermate successivamente da Toncic nel suo intervento alle Nazioni Unite, dove egli è giunto sino al punto di sostenere

– ancora una volta – l’inesistenza di prove che gli attentati siano opera di terroristi provenienti dal territorio austriaco e che questi vi trovino il loro rifugio(6). Tale atteggiamento ci preoccupa, in quanto costituisce una ulteriore prova dell’ostinazione del Governo austriaco nel disconoscere la realtà dei fatti.

Circa il tuo appunto del 5, giustamente hai fatto rilevare a Toncic le carenze della legislazione austriaca nel campo della prevenzione e della repressione del terrorismo; tuttavia tanto l’una che l’altra, piche un problema di legislazione, costituiscono un problema di applicazione della legislazione. Infatti, come ricorderai, pivolte abbiamo contestato al Governo austriaco di non applicare la legislazione vigente che, pur essendo manchevole, offrirebbe tuttavia la possibilità di prendere severe misure contro i terroristi. Ma nemmeno questo è finora avvenuto.

Comunque, tutti i problemi trattati nel tuo appunto sono tali da rendere necessario un approfondito esame, che non mancheremo di fare: e ti farconoscere anche al pipresto il pensiero al riguardo dell’On. Ministro.

Ti accludo ad ogni buon fine un appunto fatto su indicazioni di Calenda(7) circa una serie di atti che lasciano perplessi riguardo alle reali intenzioni di Vienna in merito alla repressione del terrorismo. Credo che le considerazioni in esso contenute potrebbero essere fatte presenti costì opportunamente(8).

Credimi,

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Settembre- Ottobre 1967.


Vedi D. 267.


Vedi DD. 270 e nota 2.


Vedi D. 270, nota 3.


Vedi D. 268.


6 Si fa riferimento alla replica di Tončić- Sorinj al discorso di Piccioni del 4 ottobre alle Nazioni Unite, (vedi D. 270, nota 3). Si riporta il brano della replica di Tončić- Sorinj qui commentato (United Nations, General Assembly, cit., 1579th Plenary Meeting, cit.: p. 23): «Indeed, both Austria and Italy suffer from the terrorist activities. I share the opinion expressed by the representative of Italy that it is the terrorist’ intention to frustrate the conclusion of the bilateral negotiations between Italy and Austria. On the other hand, I must take strong exception to the apodictic statements made by the representative of Italy, allegations which in the terms in which they were presented are in no way substantiated by evidence, namely, that the terrorists come from Austria and find refuge there. I must furthermore categorically reject the generalized accusations, derived from these allegations, that the Austrian Government is tolerating terrorism through negligence».


7 Appunto del 5 ottobre, nel quale Gaja elencava quanto segue: « a) nomina di Scheidle, ex segretario del Berg Isel Bund, alla sezione Sudtirolo della Radio Televisione austriaca; b) soppressione, da parte della televisione, di un servizio sul neonazismo in Austria, centrato sul «Kameradschaftbund», una delle pipericolose organizzazioni estremiste; c) mantenimento in servizio, presso l’organo del Partito Popolare, del giornalista Jablonka, uno dei piaccesi assertori dell’estremismo, che ha condotto molte campagne antitaliane e recentemente ha definito un «bluff» l’esistenza del Bas; d) presenza in centri sensibili dell’amministrazione dello Stato di persone che, per la loro origine, sono tendenzialmente antitaliane o addirittura appartengono ad ambienti estremisti (ad esempio, il capo della Polizia di Stato è tirolese ed il vice capo della Polizia di Stato è altoatesino. Il figlio di questo sarebbe legato ad ambienti estremisti); e) aumento da 20 minuti a un’ora del programma della radio televisione austriaca dedicato all’Alto Adige» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Settembre- Ottobre 1967).


8 Per il seguito vedi D. 274.

273

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA 10A(1)

Appunto(2). Roma, 10 ottobre 1967.

In relazione al rapporto n. 2915 in data 3 ottobre u.s. dell’Ambasciatore in Vienna(3), si possono formulare le seguenti considerazioni:

A. L’Ambasciatore Martino ha riferito che il Cancelliere Klaus e il Ministro Toncic gli hanno detto che nella riunione di Salisburgo(4) era stato raggiunto un accordo anche con Wallnoefer circa la rinuncia all’ancoraggio giuridico; ma cicomportava la necessità di una garanzia piefficace e il rinvio della quietanza ad un momento successivo all’adozione delle misure del pacchetto.

Al riguardo si osserva che le affermazioni del Cancelliere Klaus e del Ministro Toncic sono piuttosto oscure e non confermano l’impressione – che l’Ambasciatore Martino sembra aver riportato – che nel corso della riunione predetta la posizione del Governo di Vienna, dei rappresentanti tirolesi e della SVP in materia di ancoraggio internazionale delle misure del cosiddetto pacchetto si fosse attenuata.

Del resto la questione dell’ancoraggio è stata successivamente oggetto di varie dichiarazioni, da parte di personalità del Governo austriaco e della SVP, non chiare e talvolta contraddittorie. Basterà ricordare che lo stesso Ministro Toncic, nella conversazione da lui avuta con Calenda il 12 settembre(5) ha detto che egli riteneva preferibile, in mancanza di quella forma di ancoraggio desiderata dall’Austria, nessun ancoraggio, per non legarsi le mani per quanto riguarda la scelta dei fori internazionali davanti ai quali portare la controversia altoatesina. Pochi giorni dopo e cioè il 15 settembre, Magnago escludeva pubblicamente che rappresentanti della SVP avessero dichiarato a Salisburgo di considerare come un ancoraggio efficace la cosiddetta quietanza liberatoria austriaca.

Piampi elementi si possono trarre dalle conversazioni che l’Ambasciatore Toscano ha avuto con il Ministro Toncic il 1° e il 5 ottobre(6), nel corso delle quali è apparso evidente che da parte austriaca non si intende affatto rinunciare all’ancoraggio giuridico delle misure del pacchetto, in quanto, oltre alla garanzia politica – costituita dal rinviare la quietanza liberatoria al momento immediatamente successivo alla trasmissione delle nuove competenze alla Provincia di Bolzano – si propone che l’accordo per l’accettazione della giurisdizione della Corte dell’Aja venga effettuato dopo la chiusura della controversia. Si tratta di una proposta già avanzata da parte austriaca prima dell’ultimo incontro di Londra del 18 giugno u.s.7 e respinta da parte nostra, in quanto tendente a sottoporre alla giurisdizione dell’Aja anche le misure del pacchetto.

Alla luce delle proposte fatte dal Ministro Toncic all’Ambasciatore Toscano appaiono pichiari alcuni aspetti delle dichiarazioni del Cancelliere Klaus e del Ministro Toncic all’Ambasciatore Martino, sia nel sottolineare l’opposizione degli estremisti sudtirolesi e del Partito Socialista austriaco alla rinuncia all’ancoraggio giuridico sia nell’insistere sulla necessità di trovare una formula di garanzia piefficace della quietanza dilazionata.

Per quanto riguarda la dichiarazione fatta dal Ministro Toncic all’Ambasciatore Martino, circa la non accettazione della Corte dell’Aja per le eventuali controversie sull’attuazione dell’Accordo di Parigi, essa manifesta chiaramente l’intenzione dell’Austria non solo di non legarsi le mani per quanto riguarda la scelta dei fori internazionali davanti ai quali portare la controversia altoatesina, ma di poter continuare nei suoi tentativi di spostare la controversia medesima dal piano giuridico a quello politico.

Il suggerimento dell’Ambasciatore Martino, favorevole ad un contatto fra le parti per conoscere le reali intenzioni del Governo austriaco, sembra aver perduto di interesse, dopo quanto è stato detto dal Ministro Toncic all’Ambasciatore Toscano nel corso dei sopracitati colloqui.

B. In tema di terrorismo l’Ambasciatore Martino accenna alla «buona volontà del Governo austriaco», il che sembra in contraddizione con quanto egli dice subito dopo, e cioè che «di fatto non si è provveduto a rendere innocui neppure coloro che in un’aula di tribunale hanno confermato, vantandosene, di essere dei terroristi».

C. L’ipotesi avanzata dal Cancelliere Klaus e dal Ministro Toncic che il Governo italiano sarebbe in realtà contrario all’associazione dell’Austria alla CEE, indipendentemente dal terrorismo e dal problema dell’Alto Adige, si basa su una frase pronunciata dall’On. Ministro alla Camera dei Deputati, nel rispondere all’On. Ballardini, secondo la quale il motivo del veto italiano «non è rappresaglia, perché i rappresentanti italiani alla CEE hanno sempre avanzato riserve contro l’ingresso dell’Austria»(8).

È da rilevare che, mentre l’organo popolare «Volksblatt» del 30 luglio u.s. interpretava tale frase nel senso che il vero motivo dell’atteggiamento italiano va ricercato non nel terrorismo, ma nella questione altoatesina, tanto il Cancelliere Klaus che il Ministro Toncic abbiano avanzato un’ipotesi diversa. Comunque non si puche concordare con l’Ambasciatore Martino nella constatazione che il Governo austriaco non puattualmente pretendere un riesame da parte del Governo italiano della sua posizione, dopo le scarse ed inadeguate misure prese finora contro il terrorismo.

D. L’Ambasciatore Martino sostiene che sia «fatale la coincidenza della rinuncia al veto (concernente l’associazione dell’Austria alla CEE) sia con l’accordo sul problema dell’Alto Adige sia con la reale garanzia da parte del Governo austriaco di condurre una lotta senza quartiere contro i terroristi».

La validità di tale alternativa sembra smentita da quanto dice l’Ambasciatore Martino successivamente e cioè che l’attività dei terroristi «sarebbe destinata a continuare anche dopo un accordo, da essi considerato niente altro che un compromesso del tutto provvisorio».

E. L’Ambasciatore Martino sostiene che «appare molto probabile che il Convegno di Salisburgo abbia segnato il primo passo sulla strada della ragionevolezza tanto del Governo austriaco quanto dei tirolesi e degli altoatesini». Se dobbiamo giudicare dagli elementi raccolti dopo tale Convegno e indicati sub a), tale affermazione non appare confermata. Se a Salisburgo v’è stato un tentativo di trovare una formula atta a superare le difficoltà del momento, tale tentativo sembra sia stato frustrato da successivi ripensamenti e prese di posizioni contraddittorie. Anche la presa di posizione della SVP nel corso della riunione dell’Esecutivo allargato del 7 corrente, quale è emersa dalle successive dichiarazioni di Magnago, è apparsa come un irrigidimento ed un ritorno alle posizioni del 23 marzo u.s.9 soprattutto per quanto riguarda l’ancoraggio giuridico delle misure del pacchetto.

p. 37257: «I distratti hanno parlato di una rappresaglia, onorevole Ballardini, mentre coloro che hanno


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b.


2 4, fasc. Settembre- Ottobre 1967.


3 Il documento reca il timbro: «Visto dal Segretario Generale».Vedi D. 268.


4 Vedi D. 258.


5 Appunto segreto, pari data, non pubblicato.


6 Vedi DD. 267 e 270.


7 Vedi D. 225.


8 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 26 luglio 1967, seguito la storia di questa trattativa ricordano bene come i rappresentanti del Governo italiano, ed ultimo in ordine di tempo l’anno scorso il sottosegretario onorevole Graziosi, abbiano sempre avanzato riserve sull’adesione dell’Austria al mercato comune. In questa occasione si è dato il caso di poterle sciogliere». Il dibattito si svolse dal 25 al 27 luglio: vedi D. 250, nota 2.


9 Vedi D. 208.

274

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 36152/728. Vienna, 16 ottobre 1967 (perv. ore 18).

Oggetto: Orientamenti austriaci.

Toncic, cui ho consegnato stamani copia delle credenziali, mi ha trattenuto a colloquio per un’ora. Egli ha preso lo spunto dalle quattro conversazioni avute a New York con Toscano(2), delle quali si è dichiarato molto soddisfatto. Mi ha detto che il progetto di soluzione che egli ha delineato in quelle conversazioni è stato da lui illustrato al Cancelliere Klaus e ad «altre personalità altamente responsabili» e da essi approvato. Si tratta di conoscere la reazione del Governo italiano e di mettere a punto i particolari. A questo scopo servirebbe una sollecita riunione tra i rappresentanti dei Ministeri degli Esteri, a meno che non si potesse pensare ad un incontro tra i Ministri a non lontana scadenza, cui Toncic sarebbe disposto piche volentieri dato che sa bene come egli possa contare su V.E. per un’opera di pace che sarà di grande beneficio per la stabilità europea. Non va lasciato passare – egli ha detto – il momento favorevole; bisogna concludere prima che le opposizioni a Innsbruck e specialmente a Bolzano si rafforzino; si potrebbe arrivare ad un accordo di principio anche prima di Natale, che il 95% dell’opinione pubblica austriaca saluterebbe con sollievo. I socialisti causano qualche difficoltà, ma nessuno deve pensare che essi abbiano una probabilità di tornare al Governo prima del 1970; la popolarità del Cancelliere è sempre forte e le attuali difficoltà sul bilancio non possono causare una crisi (Toncic non aveva informazioni dirette sui colloqui di Zurigo). Il Governo austriaco, ha affermato Toncic, ha fatto e fa tutto il possibile per colpire i terroristi; gli arresti degli ultimi giorni sono conseguenze di misure prese prima di Cima Vallona. Il Governo ha anche allo studio come ottenere al pipresto dal Parlamento una nuova legislazione che consenta di meglio combattere il terrorismo; si tratterà probabilmente di una legislazione speciale, perché l’alternativa di introdurla nel nuovo codice penale di cui è quasi terminata l’elaborazione prenderebbe troppo tempo. Non vi è dunque ragione perché il veto italiano all’associazione non sia tolto, o altrimenti l’opinione pubblica penserà si tratti realmente di una pressione sul Governo austriaco estranea alla questione del terrorismo.

Ho spiegato a Toncic che non mi risultava che il Governo italiano avesse ancora preso posizione sulle proposte da lui fatte a Toscano; e che per il momento avevo ragione di credere [che il Governo volesse attendere]3 piconcrete prove della decisione politica austriaca di lottare efficacemente contro i terroristi. A Roma non si poteva ad esempio condividere l’opinione di Hetzenauer che il terrorismo sarebbe cessato solo dopo l’accordo. Se questa tesi fosse vera, che cosa avremmo dovuto dire della proposta fatta da lui Toncic a Toscano di rinviare al minimo di due-tre anni la quietanza ed il deferimento di eventuali vertenze alla Corte dell’Aja? Sarebbe continuato il terrorismo per tutto quel periodo? Era chiaro comunque che il Governo italiano non potrebbe facilmente tenere in non cale l’indignazione dell’opinione pubblica italiana, e riprendere a trattare, o addirittura annullare il veto, prima di atti rilevanti e precisi da parte austriaca nella lotta contro i terroristi. Riconoscevo che ci si era messi finalmente sulla buona strada ma bisognava continuare energicamente, anche in materia di creazione attraverso la stampa e la RTV di una Stimmung popolare di ripulsione al terrorismo ed in materia di limitazione della attività delle associazioni cosidette culturali.

RivedrToncic oggi dal Presidente della Repubblica. Egli parte subito dopo con Klaus per Sofia ove rimane tre giorni. All’inizio della settimana prossima sarà due giorni a Losanna per l’EFTA; il suo successivo spostamento sarà in Danimarca ed avrà luogo il 9 novembre. Toncic mi ha detto di augurarsi poter prima di allora avere qualche comunicazione confortante da parte del Governo italiano(4).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1027.


2 Si conserva la documentazione soltanto di due dei 4 colloqui citati: vedi DD. 267 e 270 rispettivamente del 1° e del 5 ottobre, gli unici menzionati anche nella lettera di Gaja a Toscano del 7 ottobre (vedi

D. 272). Un terzo colloquio del 2 ottobre è ed. in Akten, vol. VI, D. 178. 3 Integrato con la minuta del telegramma dell’Ambasciata a Vienna (Versamento 2019, b. Alto

Adige 1967-1968). 4 Per la risposta vedi D. 275.

275

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. segreto 20237/297. Roma, 20 ottobre 1967, ore 22,45.

Oggetto: Orientamenti austriaci.

Suo 7282.

Per norma linguaggio V.S. in contatti che ella avrà con codeste Autorità, si comunicano seguenti considerazioni in relazione a quanto dettole da Toncic:

1) Toscano ha riferito in merito conversazioni avute con Toncic a New York 1° e 5 ottobre u.s.3; ma, come egli ha sottolineato, punti di vista da lui in esse manifestati lo sono stati puramente a titolo personale. Governo austriaco non pupertanto attendersi che Governo italiano, in attuale fase, prenda posizione né su idee formulate da Toncic in tali occasioni, né su opinioni espresse da Toscano a titolo – ripetesi – esclusivamente personale.

2) Posizione Governo austriaco, per quanto riguarda prevenzione e repressione terrorismo, continua ad essere contraddittoria ed equivoca. Tesi, esposta da Toncic pubblicamente alle Nazioni Unite(4), secondo la quale non risulterebbe che terrorismo provenga da territorio austriaco e trovi rifugio in esso (anche se poi attenuata in privato in conversazione con Toscano) è non soltanto obiettivamente falsa, ma tale da dover indurre Governo austriaco a non prendere misure concrete, che smentiscano di fatto tesi stessa, provando invece che origine attentati è esclusivamente in territorio austriaco.

Vogliamo sperare che Governo austriaco, in omaggio a verità, voglia abbandonare tale tesi polemica, con cui cerca sottrarsi a suoi precisi obblighi internazionali, affrontando concretamente problema terrorismo. Rileviamo in proposito che misure annunciateci da parte austriaca in questi ultimi giorni, di cui possiamo essere grati nella misura in cui si è grati di cose doverose, riguardano piccolo gruppo terroristi, già da anni perfettamente noto ad Autorità Vienna e che ci sembra strano che Autorità austriache non abbiano saputo o voluto controllare, particolarmente dopo nostri ripetuti interventi, in special modo in periodo successivo processo Linz. Anche mancata risposta ufficiale a nostro promemoria datato 11 maggio(5) circa controllo treni ci sembra singolare.

Quanto a misure concrete prospettate da parte austriaca si rileva quanto segue:

a) Toncic afferma che è allo studio nuova legislazione speciale che consenta combattere meglio terrorismo; tuttavia a parte difficoltà, prospettate dallo stesso Toncic a Toscano, che si opporrebbero sul piano interno a revisione legislazione vigente e che consiglierebbero includere tali norme addirittura in revisione codice penale, iniziativa non punon destare anche maggiore scetticismo in noi, essendo comprovato (vedi intervista Hetzenauer a «Die Welt» del 9 c.m.) che attualmente da parte austriaca non viene nemmeno applicata legislazione vigente, che pure offrirebbe efficaci misure contro terroristi, per «mancanza validi indizi colpevolezza» e perché intenzione Governo austriaco prevenire e reprimere terrorismo troverebbe limite nelle vigenti leggi in vigore, nonché nei motivi politici che si trovano alla base di tale attività, tanto piche accordo italo-austriaco assistenza giudiziaria attualmente in vigore esclude perseguibilità dei delitti politici;

b) come Ministro Interni austriaco in su citata intervista ha affermato, nemmeno con eventuale introduzione di legislazione emergenza si potrebbero ottenere risultati concreti contro terroristi, esistendo presupposti secondo i quali loro azione debba essere considerata politica;

c) anche Hetzenauer insiste su note tesi austriache, del tutto infondate, secondo le quali terrorismo non è sorto, organizzato e diretto in Austria. Egli ha addirittura aggiunto che manca precisa documentazione effettiva circa fatti commessi dai terroristi ed ha ripetuto che da quando unità Esercito sono state schierate al confine, non è registrato alcun attacco in partenza da territorio austriaco;

d) da parte austriaca si continua ad affermare (vedi intervista Hetzenauer a «la Stampa» 13 corrente) che obiettivo eliminare terrorismo potrà essere raggiunto «solo quando Italia ed Austria avranno trovato definitivo accordo politico». Anche su questo punto esiste contraddizione, in quanto è stato ammesso pivolte, anche da personalità austriache Governo, che terrorismo è opera di elementi contrari a superamento controversia italo-austriaca. Comunque, a questo proposito, deve essere perfettamente chiaro a Vienna che noi riteniamo che repressione efficace del terrorismo è elemento essenziale per possibilità sviluppo positivo rapporti fra i due Stati: e che non intendiamo ammettere che da parte di certi circoli austriaci, terrorismo possa essere considerato mezzo pressione nei nostri confronti.

3) In posizione Governo austriaco nei punti indicati sub 2 trova spiegazione suo atteggiamento nei confronti terroristi; infatti Vienna si è limitata finora a dichiarazioni formali condanna e provvedimenti marginali inadeguati, senza colpire organizzatori o esecutori atti terrorismo – che pure sono ben noti – né associazioni fiancheggiatrici.

V.S. vorrà valersi di quanto precede per illustrare necessità serio e concreto impegno austriaco nei confronti fenomeno terrorismo, in conformità principi diritto internazionale e richieste da noi avanzata da ultimo nelle nostre note 120/1605 e 120/1606 del 14 ottobre u.s.6.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1103.


2 Vedi D. 274.


3 Vedi DD. 267 e 270.


4 Vedi D. 272, nota 6.


5 Con T. segreto 7666/141 del 9 maggio, Ortona aveva dato istruzioni di intervenire presso quelle Autorità per chiedere accurate ispezioni sui treni prima della frontiera italiana per evitare il verificarsi di atti di terrorismo (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 1, s.p.). Il testo del promemoria non è stato rinvenuto. Per la risposta austriaca vedi D. 293, nota 20.


6 Non pubblicate.

276

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. segreto 20593/300. Roma, 26 ottobre 1967, ore 16.

Oggetto: Udienza Ambasciatore Ducci con Ministro Toncic.

Suo 7442.

Risoluzione votata 21 ottobre da Esecutivo SVP(3) pare indice processo involutivo della politica altoatesina, poiché sembra in contrasto con idee cui si sarebbe ispirato cosiddetto vertice di Salisburgo(4), nonché con vedute recentemente espresse da Toncic a Toscano a New York(5). Del resto codesta stampa, nel suo complesso, ci sembra ispirarsi ad analoga valutazione. Al riguardo sarà utile conoscere punto di vista Toncic, nonché valutazione che codesta Ambasciata vorrà fare, nella sua competenza.

Per quanto riguarda sostanza risoluzione, nostra valutazione non puessere che negativa, sia per la parte che conferma risoluzione SVP in data 23 marzo u.s.6, sia per evidente tendenza ad impostare questione ancoraggio sulla base capitoli 2° e 3° Convenzione Europea, da noi non ratificati. Del resto stesso Toncic, in sue dichiarazioni alla «Presse» (suo 742)7, ha rilevato che proposta ha poche prospettive successo, perché già pivolte avanzata da parte austriaca e da noi sempre respinta. Nostro punto di vista su possibilità ricorso ad arbitrato e conciliazione è noto a codesta Ambasciata e non è stato da noi modificato.

Conversazione con codesto Ministro Esteri potrà offrire V.S. occasione accennare, con riferimento conversazione Toscano- Toncic del 5 ottobre u.s., che ha attirato nostra attenzione soprattutto dichiarazione quest’ultimo, che Governo Vienna sarebbe disposto adottare complesso leggi appositamente studiate per prevenzione e repressione terrorismo. V.S. vorrà chiedere a Toncic se egli è in grado confermare dichiarazione e, in caso affermativo, se Governo austriaco – come a noi sembrerebbe elemento positivo – sarebbe disposto farci conoscere in anticipo quali provvedimenti legislativi esso intenderebbe adottare per integrare o modificare legislazione vigente, per combattere efficacemente organizzazione terrorismo ed impedire che terroristi trovino rifugio in territorio austriaco.

V.S. vorrà infine far rilevare che risposta data da Vice Cancelliere Bock a Deputato Peter (suo 745)8 – secondo la quale da parte italiana verrebbe operata connessione fra avvenimenti in Alto Adige e trattative per associazione Austria alla CEE – non risponde a realtà se non in quanto Vice Cancelliere abbia voluto intendere per «avvenimenti in Alto Adige» attività terroristica e non controversia italo-austriaca per esecuzione Accordo De Gasperi- Gruber. È noto infatti che connessione fra atteggiamento italiano in relazione associazione Austria- CEE con controversia italo-austriaca è stata da noi ripetutamente smentita anche presso Governo austriaco e ci spiace dover constatare che dichiarazione Bock è quanto meno ambigua.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1104.


2 T. segreto 37365/744 del 25 ottobre, col quale Ducci chiedeva le valutazioni del Ministero sulla riunione del Direttivo della SVP, per norma di linguaggio, in vista dell’incontro con Tončić- Sorinj fissato per il 30 ottobre, sul quale vedi D. 277 (DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1026).


3 Ed. in Akten, vol. VI, D. 192.


4 Vedi D. 258.


5 Vedi DD. 267 e 270.


6 Vedi D. 208.


7 T. 37182/742 del 24 ottobre 1967, non pubblicato.


8 T. 37415/745 del 25 ottobre 1967, non pubblicato.

277

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 38141-38181/761-763. Vienna, 31 ottobre 1967

(perv. ore 19)2.

Oggetto: Orientamenti austriaci.

761. Mio tele 728 e tele di V.E. 297.

Ho visto ieri pomeriggio per tre quarti d’ora Toncic, il quale mi ha detto sostanzialmente quanto segue:

- - -

ger; quella del Consiglio d’Europa è campata in aria. L’essenziale è che il paragrafo sulla garanzia internazionale non reca né l’aggettivo politico né quello giuridico: il che lascia appunto le mani libere a Vienna e non è in contrasto con la proposta fatta da Toncic a New York ma va anzi nello stesso senso.

4. Il Governo austriaco è convinto di aver ormai scardinato il nucleo principale dell’organizzazione terroristica. Se le truppe verranno mano a mano ritirate dalle alture è per l’incombere dell’inverno. La collaborazione fra servizi di sicurezza italiani e austriaci è ormai ottima. A Vienna procede lo studio su possibili norme giuridiche per la lotta al terrorismo. Una riunione di alti funzionari della Giustizia, dell’Interno e degli Esteri ha concluso che non è possibile abolire i giudici popolari nei tribunali perché sarebbe contrario alla Costituzione; ma che il Governo pue deve tentare di influenzare le Corti a restringere la definizione di delitti politici o, come dice l’accordo italo-austriaco di assistenza giudiziaria, prevalentemente politici. Dopo che io gli avevo osservato che cisi sarebbe visto nel prossimo processo di Graz, Toncic (cui non avevo mancato di comunicare in debito modo il contenuto del tele n. 3006) mi ha detto di non escludere che i tre Ministri competenti, probabilmente sotto la Presidenza del Cancelliere si riuniscano per esaminare sotto il profilo politico che cosa possa farsi per dare soddisfazione nei limiti del possibile a nostro desiderio di nuove norme penali contro il terrorismo.

Riferisco col telegramma successivo quanto io ho risposto a Toncic, esponendo alcune mie riflessioni sulla nostra conversazione.

763. Seguito mio 761.

Non ho bisogno di assicurare V.E. che ho controbattuto come meritavano talune affermazioni di Toncic. Gli ho fatto rilevare in particolare che non capivo perché il Governo austriaco si sorprendesse della nostra mancanza di entusiasmo per una ripresa delle conversazioni. Eravamo noi a essere oltre che sorpresi indignati e da lungo tempo, della mancanza di entusiasmo del Governo austriaco per repressione del terrorismo. Pensava veramente Toncic che l’opinione pubblica italiana avrebbe ammesso che vi fossero contatti fra noi se l’attentato alla caserma dei Carabinieri di Tel fosse riuscito provocando morti e feriti? Non potevo negare che le cose fossero migliorate negli ultimi tempi; ma quale garanzia avevamo per il futuro, salvo la solenne condanna al terrorismo fatta dal Presidente Jonas?

Inoltre ho colto l’occasione per sottoporre a Toncic l’intero nostro «cahiers des doléances» come prescrittomi dai telegrammi 297, 2997 e 300. Credo che ciabbia fatto sul Ministro una notevole impressione.

Toncic nascondeva d’altronde a fatica la demoralizzazione sua e del Governo di parte. Appare sempre pievidente che l’energica reazione che il Governo italiano, su proposta di V.E., ha avuto dopo Cima Vallona, ha messo gli austriaci con le spalle al muro. Certamente essi tentano di uscire da questa scomoda posizione appellandosi all’opinione pubblica mondiale e accusandoci di rifiutare una soluzione negoziata della crisi: è quello che Toncic ha fatto ieri stesso in una conferenza sulla politica estera in Austria, su cui riferisco a parte(8). E devo dire che i miei primi contatti con i colleghi del Corpo Diplomatico mi fanno pensare che questa manovra non è senza risultato; lo stesso Ambasciatore americano Mac Arthur, che conosco da anni, mi ha detto con tutta franchezza che il nostro rifiuto di riprendere le conversazioni gli sembrava difficilmente difendibile.

Resta tuttavia che, a parte un simile contingente sfruttamento della nostra posizione presso una opinione internazionale non abbastanza informata, il Governo di Vienna non sa pia quale santo voltarsi(9). Lo abbiamo costretto a passare all’azione contro i terroristi, il che ha sfatato l’illusione che un po’ di terrorismo non fosse per nuocere al negoziato. Lo abbiamo chiuso nell’impasse delle trattative di Bruxelles. Siamo stati almeno parzialmente responsabili della sconfitta elettorale dei populisti, se cipuessere per noi di qualche soddisfazione dato che dai socialisti austriaci al potere non abbiamo che da aspettarci di meglio. Abbiamo creato un tale clima di nervosismo che a molta gente un accordo con l’Italia sembrerebbe una liberazione.

Se dunque, come credo, V.E. si era proposto con la manovra diplomatica iniziata lo scorso giugno di ottenere l’indebolimento del nostro avversario rendendolo disposto a molto pur di uscire dai guai, mi pare che si possa avere ormai pochi dubbi che tale risultato è stato o è prossimo ad essere raggiunto. E mi permetto esprimere il sommesso parere che l’accusa che Vienna ci fa di aver collegato alla repressione del terrorismo non solo le trattative di Bruxelles ma anche la ripresa delle conversazioni sull’Alto Adige presenta per noi alla lunga qualche pericolo. Se lasciamo infatti che si accrediti questa tesi potrà accadere che quando avremo deciso di riprendere il contatto ci si chieda di levare anche il veto a Bruxelles, dato che la ripresa del contatto starebbe a indicare che siamo soddisfatti di quanto il Governo austriaco ha fatto in materia di terrorismo. Ora è chiaro che a noi conviene trattare una soluzione definitiva fintanto che possiamo far leva sul veto alla associazione alla CEE: veto la cui portata è rapidamente decrescente fra l’altro per l’allontanarsi dell’ingresso della Gran Bretagna nel Mercato Comune. Cosicché, se lasciamo passare molto tempo, o il nostro veto a Bruxelles non varrà piniente o ci verrà chiesto di toglierlo alla ripresa delle conversazioni; e neppure va sottovalutata la possibile tentazione del Ballhaus di informare l’Assemblea Generale a New York prima della chiusura della sessione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/6.


2 La prima parte del presente documento (T. 38141/761) pervenne alle ore 14, la seconda (T. 38181/763) alle ore 19.


3 Vedi DD. 274 e 275.


4 Vedi D. 271.


5 Sic. Si intenda: giuridica.


6 Vedi D. 276.


7 T. 20490/299 del 24 ottobre, col quale Corrias trasmetteva un messaggio di auguri per la Festa Nazionale indirizzato da Saragat a Jonas (Telegrammi ordinari 1967, Austria partenza, vol. unico).


8 Con T. 38150/762 del 31 ottobre, Ducci trasmetteva il testo APA sulla conferenza tenuta da Tončić- Sorinj presso la Società Austriaca di Politica Interna sul tema «Mete vicine e lontane della politica estera austriaca». A proposito delle trattative, il testo APA riferiva quanto segue: «Con energia Toncic ha affermato che nulla, assolutamente nulla, si oppone alla prosecuzione delle trattative tra l’Austria e l’Italia su quelle parti ancora rimaste della soluzione del problema sudtirolese sulle quali non è stato possibile raggiungere un accordo. Sarebbe pienamente incomprensibile se si rinviasse la ripresa delle trattative. Toncic ha collocato il problema del Stirol nel quadro piampio della politica europea, dichiarando che con la sua soluzione sarebbe eliminato l’ultimo significativo conflitto di minoranze ancora esistente in Europa» (Telegrammi ordinari 1967, Austria arrivo, vol. III).


9 Sic. Si intenda: votarsi.

278 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 3 novembre 1967.

1. Ho ricevuto, a sua richiesta, l’Ambasciatore d’Austria il quale mi ha comunicato di aver avuto incarico dal suo Governo di sollecitare una ripresa dei contatti italo-austriaci per la soluzione della controversia relativa all’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber.

Ho risposto che analoga comunicazione ci era stata già fatta il 31 ottobre u.s. dal nostro Ambasciatore a Vienna(3), dopo la sua conversazione con il Ministro Toncic. La proposta di Toncic era attualmente all’esame del Governo italiano. Non avremmo mancato di far sapere appena possibile le nostre reazioni.

Nel frattempo, ho aggiunto a titolo personale, ci sarebbe stato senza dubbio utile sentire confermata la disposizione austriaca, da lui stesso comunicatami lo scorso mese di luglio(4) e poi ripetuta dal Ministro Toncic a Toscano nelle conversazioni che avevano avuto a New York il 1° ed il 5 ottobre u.s.5, a trattare, in un eventuale prossimo incontro, anche della questione del terrorismo.

A tale riguardo Loewenthal mi ha detto di ritenere di essere autorizzato a confermare tale disposizione del Governo austriaco.

2. Ho attirato poi l’attenzione dell’Ambasciatore d’Austria su due fatti che hanno destato in noi un certo stupore. In primo luogo le continue dichiarazioni che vengono ripetute in Austria, da personalità di Governo, secondo le quali la sospensione dei contatti sarebbe dovuta ad iniziativa italiana.

Ho osservato che tali affermazioni sono prive di fondamento in quanto, come è ben noto anche allo stesso Loewenthal, è dal mese di giugno che da parte italiana si attende di conoscere la posizione del Governo austriaco in merito a quanto venne da noi comunicato in occasione dell’ultimo incontro dei rappresentanti dei due Ministri degli Affari Esteri(6). Soltanto da due giorni abbiamo ricevuto una comunicazione ufficiale austriaca, per il tramite della nostra Ambasciata a Vienna, che ci fa conoscere la posizione ufficiale austriaca sulle questioni sollevate in quella circostanza.

L’altro punto, sul quale dovevo attirare la sua attenzione, era costituito dalle affermazioni, fatte anche dal Ministro Toncic alle Nazioni Unite, secondo le quali non vi sarebbero prove che attentati terroristici sarebbero organizzati in territorio austriaco e secondo le quali nessuna responsabilità al riguardo ricadrebbe sul Governo austriaco, che avrebbe preso ogni possibile misura, anche andando oltre i limiti della legalità. Tali affermazioni, formulate poche ore dopo il tragico attentato di Trento, con Toscano, e confermate successivamente dal Ministro Toncic nel suo intervento alle Nazioni Unite, non possono non costituire un elemento fortemente negativo perché, mentre non corrispondono alla realtà dei fatti, mettono il Governo austriaco in una posizione in cui ogni effettiva misura presa nei confronti del terrorismo sarebbe una palese smentita delle sue tesi.

3. Comunque ho assicurato Loewenthal che non avrei mancato di informare l’Onorevole Ministro della sua comunicazione e mi sono riservato di far conoscere, a suo tempo, la nostra risposta(7).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


3 Vedi D. 277.


4 Vedi DD. 246.


5 Vedi DD. 267 e 270.


6 Vedi D. 225.


7 Per il seguito vedi D. 280.

279

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 39037/777. Vienna, 7 novembre 1967 (perv. ore 21,15).

Oggetto: Colloquio Ministro Toncic- Ambasciatore Ducci.

Toncic mi aveva chiesto ieri di passare da lui stamani, e la nostra conversazione si è iniziata con la relazione che egli mi ha fatto della riunione che ha avuto luogo ieri, e che egli mi aveva preannunciato (vedi mio te1. 761)2, tra il Cancelliere, lui stesso e i Ministri della Giustizia e dell’Interno. In conseguenza di essa egli mi pregava di proporre a V.E. che nella prossima riunione periodica a Zurigo tra i nostri funzionari del Ministero dell’Interno e quelli austriaci venga anche iniziato un esame contraddittorio della vigente legislazione penale austriaca in materia di repressione del terrorismo. Da parte austriaca si sarà lieti se i nostri esperti (eventualmente tratti anche da altro Ministero) potessero indicare, sulla scorta della legislazione italiana, quali perfezionamenti dovrebbero essere apportati a quella austriaca.

Ho assicurato il Ministro che avrei comunicato a V.E. la sua proposta. Sarò grato

se al momento opportuno mi saranno forniti elementi di risposta.

Toncic è poi passato al vero motivo della convocazione. Egli mi ha detto dapprima che in recente colloquio con Loewenthal (del quale questa Ambasciata non è stata informata) Gaja si è mostrato curioso di sapere in che modo era stata espressa l’approvazione di Wallnoefer e di Magnago alla proposta Toncic di New York(3). È stato al suo ritorno da New York che Toncic ha comunicato a Wallnoefer, con l’accordo del Cancelliere, il suo piano. Wallnoefer, che aveva manifestato il suo pieno consenso, ne ha dato conoscenza a Magnago il quale anche lo ha approvato chiedendo qualche minore modifica sulla quale Toncic non mi ha dato dettagli, dicendomi che comunque l’influenza di Wallnoefer era tale che non vi sarebbero state difficoltà. Che Magnago non abbia di ciinformato il direttivo della SVP è dovuto alla richiesta che egli conservasse al progetto Toncic la massima riservatezza fintantoché il Governo italiano non si fosse espresso su di esso.

Da ciToncic è passato a ripetermi, ma con maggior passione che l’ultima volta, che non si puindugiare oltre a riprendere il negoziato. Egli propone dunque ufficialmente che i 4 si incontrino entro novembre, se ciè ritenuto necessario da parte nostra per avere chiarimenti sul suo progetto di soluzione e per altri motivi.

Altrimenti egli sarebbe ben lieto di incontrarsi direttamente con V.E. sia in una delle prossime riunioni europee (Consiglio OCSE a fine novembre, Consiglio d’Europa a metà dicembre) sia in una occasione ad hoc alla data e nel luogo che V.E. vorrà indicare. Personalmente egli propende per la seconda ipotesi perché ritiene che una soluzione non possa ormai esser trovata che da V.E. e da lui alla luce delle considerazioni politiche prevalenti in ciascun Paese; ma se da parte nostra si preferisce un altro incontro di esperti (a Londra, se ci si tiene, ma altrimenti ovunque) egli non fa opposizione, nella fervida speranza che [...]4 incontro seguirà subito dopo quello dei Ministri.

Ho assicurato il Ministro che mi sarei fatto fedele portavoce delle sue proposte, augurandomi che nel processo che inizia domani la Magistratura di Graz tenga conto delle responsabilità che su di essa pesano.

Toncic, che conclude oggi le conversazioni col Ministro degli Esteri del Lussemburgo, parte domani per Copenaghen e tornerà sabato [l’11]5.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/6.


2 Vedi D. 277.


3 Si riferisce verosimilmente al colloquio del 3 novembre: vedi D. 278 e, per quanto nello specifico qui riferito da Ducci, Akten, vol. VI, D. 198.


4 Gruppo mancante.


5 Per il seguito vedi D. 285.

280

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. 120/1788. Roma, 7 novembre 1967.

Caro Presidente,

come sai, il Ministro austriaco degli Affari Esteri, ha dichiarato al nostro Ambasciatore a Vienna, in occasione della presentazione della copia delle credenziali(2), che le proposte di chiusura della controversia, avanzate da lui all’Ambasciatore Toscano, nelle conversazioni di New York del 1° e del 5 ottobre u.s.3, rivestono carattere ufficiale essendo state approvate dal Cancelliere Klaus e da «altre personalità altamente responsabili». Nel fare tale precisazione Toncic ha chiesto a Ducci di sollecitare una ripresa dei contatti italo-austriaci per la soluzione della controversia alto-atesina.

Mi pare che la comunicazione austriaca costituisca un elemento non trascurabile negli sviluppi della controversia altoatesina, perché è la prima volta, dopo l’incontro di Londra del 19 e del 20 giugno(4), che noi ci troviamo di fronte a formali proposte di Vienna.

Vorrei in proposito rilevare che nelle proposte – che tu già conosci – fatte da Toncic a Toscano ed ora ripetute a Ducci vi sono, a mio avviso, elementi positivi, ma anche non trascurabili elementi negativi. Positiva sarebbe per noi la dichiarazione del Cancelliere austriaco, secondo cui l’Austria interpreterebbe l’accordo per il deferimento alla Corte dell’Aja di ogni futura controversia come tale da escludere il ricorso a istanze politiche internazionali. Anche positiva sarebbe la clausola secondo la quale durante il periodo di tre o quattro anni, necessario per l’esame e per l’approvazione dei disegni di legge da parte del Parlamento italiano, il Governo austriaco intenderà astenersi dal portare il problema dell’Alto Adige dinanzi a qualsiasi istanza internazionale.

Elementi negativi mi sembrano invece i seguenti:

a) la proposta secondo la quale la prima fase della procedura di chiusura della controversia dovrebbe consistere nella presentazione al Parlamento italiano dei disegni di legge relativi al cosiddetto «pacchetto». Cirappresenta un fatto nuovo di notevole importanza, perché sostituisce ad una comunicazione generica fatta al Parlamento italiano delle formule sintetiche relative alle singole misure da attuare, la presentazione dei relativi testi legislativi. In tal modo la comunicazione del Cancelliere austriaco al Parlamento di Vienna e, in particolare, la sua assicurazione che la controversia verrà meno, una volta attuato il «pacchetto», si porrebbe in stretta relazione con il testo dei disegni di legge, che avrebbero così carattere definitivo, pregiudicando anche nei minori dettagli la libertà di decisione del Parlamento italiano. Accettando questa formulazione, inoltre, la prevista collaborazione di esponenti politici altoatesini alla redazione dei disegni di legge dovrebbe attuarsi ovviamente prima della presentazione delle formule suddette al Parlamento. Non ho bisogno di aggiungere che l’accoglimento di questa nuova richiesta austriaca renderebbe impossibile qualsiasi presa di posizione interna se non quando saranno pronti i testi dei progetti di legge – e cioè fra vari mesi

– e non è da escludere che il Governo austriaco voglia avere la possibilità di dare uno sguardo ai testi in parola;

- - -

In sostanza, con le proposte del Ministro Toncic, il Governo di Vienna ci offre una tregua politica della durata di tre o quattro anni, dopo di che esso – arbitro di giudicare se da parte italiana siano state, o meno, attuate le misure del «pacchetto» – sarebbe libero di sollevare la questione altoatesina davanti a qualsiasi istanza internazionale. E poiché in quel momento l’accordo per sottoporre alla Corte di Giustizia dell’Aja le eventuali controversie nascenti dall’applicazione dei trattati esistenti fra Roma e Vienna non sarebbe stato nemmeno stipulato, non avremmo alcun mezzo per ricondurre la controversia nell’ambito giuridico.

Mi pare che si tratti di elementi su cui occorre rivolgere la nostra attenzione per una valutazione accurata della posizione austriaca.

Bisogna tenere inoltre in considerazione il fatto che la SVP terrà il suo congresso il 2 dicembre p.v.5 e che l’avvicinarsi del termine dell’attuale legislatura limita ad un periodo di 2 o 3 mesi soltanto il tempo utile per la eventuale comunicazione al Parlamento delle misure a favore della popolazione altoatesina. In questa cornice mi sembra che convenga esaminare d’urgenza le possibili linee della nostra futura azione.

Nel corso di tale esame credo che si dovrebbe prendere una decisione:

- - - -

Date le implicazioni, anche di politica interna, che decisioni del genere comportano, ti sargrato se vorrai esaminare la convenienza di sottoporre l’esame delle possibili linee di una nostra futura azione ad un Comitato di Ministri, che mi sembrerebbe utile riunire.

In attesa di conoscere le tue decisioni al riguardo, colgo l’occasione per inviarti i miei cordiali saluti(6).

[Amintore Fanfani]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Novembre 1967.


2 Vedi D. 274.


3 Vedi DD. 267 e 270.


4 Vedi D. 225.


5 Vedi D. 313.


6 Per il seguito vedi D. 282.

281

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 39188/781. Vienna, 8 novembre 1967 (perv. ore 21,30).

Oggetto: Situazione politica in Austria. Colloquio Ducci- Withalm.

Ho incontrato Wilthalm, Segretario Generale della Volkspartei, il quale mi ha

parlato della situazione politica interna in Austria, mostrandosi non eccessivamente pessimista. Tutti i governi monocolori hanno una fase di debolezza a metà della legislatura; in Austria poi la gente si prende alle elezioni locali e regionali delle libertà da cui si astiene in quelle politiche. Il Governo e il partito sono fermamente decisi a continuare a dirigere l’Austria fino alle elezioni del 1970. Solo in caso di una gravissima crisi economica verrebbe presa in esame l’eventualità di un ritorno alla coalizione coi socialisti. In ogni caso Withalm mi ha escluso (così aveva fatto Bobleter poco prima) un accordo politico con i liberalnazionali. L’intesa raggiunta con essi nell’Austria superiore per permettere di rinominare un governatore democristiano non costituirà un precedente.

Withalm mi ha poi espresso il vivissimo desiderio suo e del partito che ad un’intesa con l’Italia si giunga quanto prima possibile. Gli ho chiesto allora se, nella prospettiva che i socialisti restino per altri due anni all’opposizione, ci sia da attendersi che essi sfruttino un eventuale accordo italo-austriaco per l’Alto Adige come un pretesto di polemica politica e di propaganda. Withalm mi ha risposto che gli elettori austriaci, populisti e socialisti, sarebbero così lieti di una soluzione dell’annosa questione (che naturalmente rispondesse a certe esigenze) che ben difficilmente, con eccezioni dei gruppi ultranazionalisti, sarebbero sensibili ad una polemica politica sull’argomento. D’altronde è intenzione del Governo tenere i socialisti informati dell’andamento dei contatti con noi; già lui Withalm era stato del parere che si dovesse invitare Kreisky alla riunione di Salisburgo(2).

Withalm mi ha poi detto che egli dirigerà personalmente la rappresentanza della OEVP al congresso democristiano di Milano.

Anche Bobleter, cui facevo la mia prima visita, mi ha naturalmente parlato dell’Alto Adige e del veto, osservando fra l’altro che noi abbiamo con esso facilitato il gioco alla Francia. Ho colto l’occasione per dirgli quanto ci fossero dispiaciute le dichiarazioni da lui fatte a Katzenbach.

Segnalo da ultimo che discorso Presidente Moro a Redipuglia(3) non è stato riprodotto da alcun organo di stampa. D’altronde da una decina di giorni Alto Adige è quasi sparito dai giornali austriaci.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/6.


2 Vedi D. 258.


3 Discorso pronunciato in occasione del 49° anniversario del 4 novembre presso il Sacrario di Redipuglia: al riguardo vedi Moro: sono inviolabili i confini del Brennero, in «La Stampa», 5 novembre 1967.

282

ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 8 novembre 1967.

I.

Il 30 ottobre u.s. il Ministro austriaco degli Affari Esteri, Toncic, ha fatto al nostro Ambasciatore a Vienna una comunicazione(3) di indubbia importanza, che costituisce un elemento nuovo negli sviluppi della questione altoatesina. Tale comunicazione si pucosì riassumere:

- - - - -

II.

Si tratta di uno sviluppo della questione altoatesina che merita di essere esaminato, dato che è la prima volta, dopo i contatti fra i rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria del 19-20 giugno u.s.5, che ci troviamo di fronte ad una vera e propria serie di proposte austriache. Occorrerà quindi analizzare tali proposte, anche nella prospettiva di alcune scadenze (la riunione del Congresso della SVP, fissata per il 2 dicembre p.v.6, la prossima fine dell’attuale legislatura in Italia) e tenendo presente le manifestazioni e le implicazioni del fenomeno del terrorismo.

Le proposte formulate dal Ministro Toncic concernono le modalità di chiusura della controversia italo-austriaca, relativa all’interpretazione ed esecuzione dell’Accordo De Gasperi- Gruber e cioè il problema che viene inesattamente presentato da parte austriaca sotto il nome di ancoraggio internazionale del «pacchetto». Esse sono riprodotte nell’allegato 1 e divergono, sia nell’ordine che nel contenuto, dall’ipotesi di chiusura esaminata nel luglio 1966(7) e da noi mantenuta fino ad oggi. Le differenze sono messe in evidenza nell’allegato 2; su di esse si fa riserva di ritornare, valutandole.

III.

A tal fine, occorre rilevare quanto segue:

a) la prima fase della procedura di chiusura della controversia secondo le proposte Toncic, dovrebbe consistere nella presentazione al Parlamento italiano dei disegni di legge relativi al cosiddetto «pacchetto». Cirappresenta un fatto nuovo di notevole importanza, perché sostituisce, ad una comunicazione generica fatta al Parlamento italiano delle formule sintetiche relative alle singole misure da attuare, la presentazione dei relativi testi legislativi. In tal modo la comunicazione del Cancelliere austriaco al Parlamento di Vienna, e, in particolare, la sua assicurazione che la controversia verrà meno una volta attuato il «pacchetto», si porrebbero in stretta relazione con il testo dei disegni di legge, che avrebbero così carattere definitivo, pregiudicando anche nei minori dettagli la libertà di decisione del Parlamento italiano. Accettando questa formulazione, inoltre, la prevista collaborazione di esponenti politici altoatesini alla redazione dei disegni di legge dovrebbe attuarsi ovviamente prima della presentazione delle formule suddette al Parlamento. Sembra quindi necessario insistere perché l’accennata prima fase della procedura conclusiva resti configurata come fin qui si era previsto: il Presidente del Consiglio italiano dovrebbe, cioè, dare annuncio al Parlamento, in forma sintetica, delle misure di cui il cosiddetto «pacchetto» si compone, comunicando altresì che il Governo provvederà a presentare i disegni di legge occorrenti. Il voto del Parlamento dovrebbe aversi, dopo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio su di una mozione presentata dai deputati della maggioranza. Si deve rilevare, in proposito, che è opinione del Prof. Toscano, il quale ha avuto i pirecenti contatti con Toncic, che una controproposta nel senso indicato non dovrebbe incontrare difficoltà da parte austriaca;

- - - -

a cinon si potesse giungere, vi sarebbe il rischio che da parte austriaca si potrebbe al momento opportuno rifiutare la conclusione e la ratifica di qualsiasi accordo, e che comunque il negoziato relativo possa essere impostato su basi diverse da quelle attualmente previste. L’obbligo di ratifica da parte austriaca prima della quietanza costituisce un utile mezzo di pressione, in nostre mani, per ottenere la quietanza stessa e darebbe un carattere piequilibrato alla procedura di chiusura. La richiesta austriaca di non impegnarsi alla via del ricorso giudiziario prima dell’estinzione della controversia è probabilmente motivata dalla preoccupazione di non precludersi altri mezzi politici di ricorso nell’ipotesi che il periodo di «attesa» di 3 o 4 anni (di cui al punto b) dovesse trascorrere inutilmente. E l’inutilità dell’attesa verrebbe unilateralmente giudicata da parte austriaca;

- -

IV.

In una valutazione globale delle proposte di Toncic, si deve quindi riconoscere che in esse vi sono elementi positivi (quali, ad esempio, la clausola secondo la quale durante il periodo di 3 e 4 anni, necessario per l’esame e l’approvazione degli appositi disegni di legge da parte del Parlamento italiano, il Governo austriaco intende astenersi dal portare il problema dell’Alto Adige dinanzi a qualsiasi istanza internazionale); ed elementi dubbiosi e pericolosi (come ad esempio la clausola che il Governo austriaco interpreta il deferimento al giudizio della Corte dell’Aja di ogni futura controversia come escludente il ricorso a qualsiasi altra istanza politica internazionale); ed infine elementi negativi (quale, ad esempio, la richiesta che la prima fase della procedura di chiusura della controversia consista nella presentazione al Parlamento italiano dei disegni di legge relativi al cosiddetto «pacchetto», la richiesta di uno scambio di comunicazioni in occasione della quietanza, nonché la richiesta secondo la quale la stipulazione di un accordo per deferire al giudizio della Corte dell’Aja ogni futura controversia seguirebbe la cosiddetta «quietanza»).

Sono già stati indicati i motivi per i quali i sopra citati elementi negativi delle proposte del Ministro Toncic non sembrano accettabili. Qui basti rilevare che in sostanza, con le proposte del Ministro Toncic, il Governo di Vienna ci offre una tregua politica della durata di 3 o 4 anni, dopo di che esso – arbitro di giudicare se da parte italiana siano state, o meno, attuate le misure del «pacchetto» – sarebbe libero di sollevare la questione altoatesina davanti a qualsiasi istanza internazionale. E poiché in quel momento l’accordo per sottoporre alla Corte di Giustizia dell’Aja ogni futura controversia nascente dall’applicazione dei trattati esistenti fra Roma e Vienna non sarebbe stato nemmeno stipulato, non avremmo alcun mezzo per ricondurre la controversia nell’ambito giuridico.

Sembra quindi che, per garantirci su questo punto di particolare importanza, sia essenziale che l’accordo per il deferimento delle controversie alla Corte dell’Aja non solo sia stipulato ma anche ratificato prima che da parte italiana sia stata completata l’applicazione delle misure del «pacchetto».

V.

Sorge ora il problema, in relazione a quanto precede, di valutare il seguito da dare alla proposta di una ripresa di contatti. Si rileva che in relazione ad una precedente richiesta di una riunione di rappresentanti dei due Ministri degli Esteri, avanzata da parte austriaca l’8 luglio u.s.8, era stato deciso di differire una risposta definitiva fino al momento in cui il Governo austriaco avesse manifestato un atteggiamento piflessibile sulla parte formale della controversia.

Da quell’epoca si sono succedute, da parte di Vienna, prese di posizione talvolta contraddittorie. Sembra, in realtà, che nel convegno di Salisburgo dell’8 settembre u.s.9, il Governo austriaco abbia effettivamente tentato di indurre i rappresentanti del Tirolo e della SVP a prendere una posizione pielastica sulla questione dell’ancoraggio internazionale. Sennonché le dichiarazioni in data 15 settembre di Magnago alla stampa e la presa di posizione dell’Esecutivo della SVP con la risoluzione del 21 ottobre(10) facevano pensare che a Salisburgo questa manovra del Governo di Vienna non abbia avuto risultati positivi. Le dichiarazioni del Ministro Toncic all’Ambasciatore Ducci del 7 novembre(11) hanno chiarito che effettivamente Magnago era al corrente delle proposte Toncic, ma non era autorizzato a farne stato pubblicamente. Ulteriori elementi di incertezza sono emersi dalle conversazioni successivamente intervenute, alla fine di settembre, fra il Cancelliere Klaus, il Ministro Toncic e l’Ambasciatore Martino(12), al termine della missione di questi. Un’impostazione in parte nuova è risultata invece dalle conversazioni tra il Ministro Toncic e l’Ambasciatore Toscano svoltesi ai primi di ottobre a New York. È oggi particolarmente interessante il fatto che quest’ultima presa di posizione austriaca abbia ora acquistato carattere ufficiale.

È evidente, al tempo stesso, che una ripresa dei contatti non pu dal nostro punto di vista, prescindere dal tener conto degli sviluppi dell’azione terroristica e dell’attività che il Governo austriaco ha svolto in proposito. Un eventuale incontro non deve infatti dar l’impressione a Vienna che l’azione da essa finora svolta contro il terrorismo sia adeguata. A questo riguardo, si purilevare che in tema di prevenzione del terrorismo il Governo austriaco, pur prendendo provvedimenti restrittivi della libertà personale nei confronti di alcuni terroristi, ha dimostrato, specialmente in relazione al grave attentato del 30 settembre, di essere ancora lontano dall’aver adottato quelle concrete misure, pur consentite dalla legislazione vigente, che potrebbero costituire una prova inequivocabile della sua volontà di combattere il fenomeno.

VI.

Le decisioni che, in relazione a quanto precede, occorre prendere, sembrano attualmente le seguenti:

1. accettare, o meno, la proposta austriaca di una ripresa di contatti;

- -

4. ancora in caso affermativo, la cornice e la data degli eventuali contatti.

Un rifiuto di riprendere i contatti con il Governo austriaco fino a dopo le nostre prossime elezioni politiche dovrebbe essere motivato in modo da far ricadere chiaramente sul Governo di Vienna la responsabilità della pausa che si verrebbe a verificare nelle nostre conversazioni. A tal fine si potrebbe rilevare:

- - -

Non vi è dubbio, tuttavia, che una posizione pielastica potrebbe essere piutile, sul piano internazionale, e potrebbe al tempo stesso permetterci di sollevare la questione delle misure contro il terrorismo, nei termini indicati nell’allegato 3. Nel corso dei contatti, i progressi sul problema della chiusura della controversia potrebbero in tal modo essere collegati ad una soddisfacente definizione della questione delle misure austriache contro il terrorismo.

A quest’ultima soluzione (ripresa dei contatti, ma discussione, al tempo stesso, delle misure austriache contro il terrorismo) puindurci il fatto che il Ministro Toncic ha dichiarato all’Ambasciatore Toscano ancora il 5 ottobre u.s., che il Governo di Vienna sarebbe disposto ad adottare un complesso di leggi appositamente studiate per la prevenzione e la repressione del terrorismo. Se il Governo austriaco fosse oggi disposto a fare conoscere in anticipo quali provvedimenti legislativi esso intenderebbe adottare per integrare o modificare la legislazione vigente, per combattere efficacemente l’organizzazione del terrorismo e per impedire che i terroristi trovino rifugio in territorio austriaco, cisarebbe senza dubbio un elemento positivo, anche per lo sviluppo futuro dei nostri rapporti con Vienna.

A tale riguardo si rileva che fin dallo scorso mese di luglio l’Ambasciatore Loewenthal aveva dichiarato che negli incontri fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri da parte austriaca si era disposti ad affrontare anche la questione del terrorismo. Tale affermazione è stata ripetuta dallo stesso Loewenthal il 3 corrente(13). Se, su tale base, si potesse immaginare che venga inserita, nei contatti fra Roma e Vienna, la questione del terrorismo, così da ottenere l’introduzione, nell’ordinamento austriaco, dei provvedimenti specificati nell’unito appunto (allegato 3), cicostituirebbe uno sviluppo indubbiamente positivo, che ci potrebbe consentire di mantenere sui nostri interlocutori una certa pressione al fine di impedire che il fenomeno terroristico riprenda vigore anche in futuro.

In caso che si accolga la ripresa dei contatti, occorre decidere se i contatti stessi debbano proseguire, secondo le alternative proposte da Toncic, per tramite diplomatico, oppure attraverso i consueti incontri fra rappresentanti dei due Ministri degli Esteri oppure, con un incontro degli stessi Ministri degli Esteri. Per questa ultima ipotesi, sembrano tuttora mancare i presupposti, dato che un eventuale incontro dei Ministri degli Esteri dovrebbe avvenire in un momento in cui fosse possibile sanzionare una concordanza di punti di vista, che tuttora non sembra esistere. Restano tuttavia le due prime alternative, sulle quali il Comitato dei Ministri dovrebbe prendere una decisione.

Circa il momento in cui potrebbe aver luogo un prossimo contatto italo-austriaco, sembrerebbe opportuno segnalare il periodo fra il 15 ed il 25 novembre. In proposito occorrerà tener presente che il 2 dicembre avrà luogo il congresso della SVP e sembrerebbe opportuno evitare che nel corso di esso possa esserci rivolta l’accusa di aver unilateralmente rifiutato il proseguimento delle conversazioni. Un eventuale incontro, che si svolgesse qualche giorno prima del Congresso, potrebbe invece avere un effetto psicologico positivo sulle decisioni del Congresso stesso e ci potrebbe dare un’indicazione sulla esattezza delle asserzioni secondo le quali le nuove proposte di Toncic avrebbero il consenso della SVP.

VII.

Nell’esaminare il problema, non si puprescindere dalle difficoltà che possono derivare al Governo Klaus dall’atteggiamento del partito socialista austriaco nei confronti della questione alto-atesina. È noto infatti che da quando il predetto partito è passato all’opposizione (aprile 1966) esso ha preso un atteggiamento fortemente polemico nei confronti delle ipotesi d’intesa che si sono andate esaminando nel corso dei contatti italo-austriaci. Le sue critiche divennero ancora piaspre quando l’ipotesi d’intesa venne definita nel suo complesso nell’incontro del luglio 1966 dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi e, successivamente, attraverso i contatti interni fra il Governo italiano e la SVP. Il punto centrale della critica socialista era ed è tuttora costituito dal fatto che la predetta ipotesi d’intesa sarebbe manchevole sotto l’aspetto dell’ancoraggio internazionale, sostenendosi, da parte socialista, che tale manchevolezza non trova compenso nell’aumento – rispetto all’ipotesi d’intesa del dicembre 1964(14) – delle competenze legislative della Provincia di Bolzano che le attuali misure del «pacchetto» prevedono.

Tale atteggiamento dei socialisti austriaci è rimasto, finora, fondamentalmente immutato: lo stesso Pittermann, nelle sue dichiarazioni a «La Stampa», pubblicate il 21 ottobre u.s. dopo aver criticato ancora una volta la politica del Governo monocolore, ha affermato di non essere disposto ad approvare una soluzione della controversia, quale potrà essere da esso raggiunta. Kreisky, invece, si è dimostrato pipossibilista, affermando, in un’intervista al «Dolomiten» del 27 ottobre u.s.15, di essere disposto a collaborare con il Partito Popolare per una soluzione «che abbia senso». Tale disposizione egli ha dimostrato anche nel suo successivo colloquio con l’Ambasciatore Ducci(16), ribadendo peraltro la necessità di «identificare di comune accordo un foro giurisdizionale cui rimettere la facoltà di giudicare “ex aequo et bono”». A tal fine egli ha citato l’eventualità di adire una Corte arbitrale europea creata ad hoc con un mandato eventualmente limitato nella competenza e nella durata (riferendosi – tuttavia – con voluta inesattezza – alle ipotesi d’intesa del dicembre 1964). Un elemento grave della conversazione che Kreisky ha avuto con Ducci è stato l’accenno da lui fatto all’«accantonamento della questione del confine del Brennero fino a quando l’Europa in fieri non muti i termini del problema», il che in pratica vuol dire tenere aperta una questione che invece è giuridicamente e politicamente chiusa.

È infine meritevole di rilievo l’impressione riportata da Ducci, secondo la quale a Kreisky, che auspica il ritorno ad un Governo di coalizione, dopo le elezioni del 1970, non dispiacerebbe troppo se la soluzione della controversia altoatesina fosse per qualche motivo ritardata sino a tale data.

Oltre a questo atteggiamento particolarmente polemico del partito socialista austriaco di fronte ad una eventuale soluzione della controversia quale potrà essere raggiunta dal governo monocolore, si deve registrare un indebolimento del partito popolare rivelatosi attraverso le recenti consultazioni popolari in Alta Austria e nel Burgenland. Cinon punon essere visto da noi senza qualche preoccupazione e deve indurci a pensare che la soluzione della questione alto-atesina, per offrire sufficienti garanzie, in una prospettiva a non immediata scadenza, deve ottenere il consenso e l’appoggio di tutti e due i maggiori partiti austriaci.

VIII.

Esaminando il problema nei suoi aspetti pigenerali, si purilevare infine che da parte nostra si possono immaginare in linea teorica le seguenti tre linee di azione:

1) addivenire, prima delle prossime elezioni, alla dichiarazione del Governo Italiano al Parlamento per comunicare le misure che si intendono realizzare a favore delle Popolazioni altoatesine. Tale alternativa presuppone peraltro che da parte austriaca si rinunci a richiedere la presentazione al Parlamento, in via preliminare, di appositi progetti di legge e che venga data immediata e soddisfacente risposta alle controproposte che da parte nostra si dovranno avanzare. Occorrerà ricordare che, oltre alla determinazione di alcuni punti relativamente di dettaglio, le piimportanti modifiche da apportare alle proposte Toncic sembrano le seguenti: a) che la prima fase della procedura conclusiva resti configurata come fin qui si era previsto (lasciando fra l’altro cadere – come si è detto – la richiesta della presentazione, in questa fase, di disegni di legge); b) che siano forniti soddisfacenti chiarimenti circa il momento del rilascio della quietanza austriaca o circa il suo contenuto e che si accetti il testo della dichiarazione italiana con cui si prenderebbe atto della «quietanza» per evitare che lo scambio di dichiarazioni possa essere «costruito» come una forma di accordo; e) che venga effettuata la parafatura – prima della dichiarazione del Governo italiano al Parlamento – dell’accordo inteso ad estendere la competenza della Corte dell’Aja, e quindi, ad impegnare i due Paesi a ricorrere alla detta Corte anche per gli accordi De Gasperi- Gruber, accordo che dovrebbe essere firmato e ratificato nel corso dell’adozione delle misure da parte italiana; d) una decisione del genere presuppone altresì che da parte del Governo austriaco vengano presi impegni per l’applicazione di misure adeguate per la prevenzione e la repressione del terrorismo accettando di modificare la propria legislazione interna e di adottare le altre misure indicate nell’allegato 3;

2) rinviare l’eventuale chiusura della controversia all’inizio della prossima legislatura e nel frattempo continuare i contatti italo-austriaci sia per meglio precisare il meccanismo formale di chiusura della controversia sia soprattutto per approfondire le questioni relative alla prevenzione del terrorismo al fine di ottenere l’introduzione, nell’ordinamento austriaco, dei provvedimenti specificati nel già citato allegato 3. Tale alternativa potrebbe esserci dettata – ove si acceda oggi all’idea di una ripresa dei contatti italo-austriaci – dalla circostanza che non si possa ottenere subito da parte del Governo austriaco soddisfacente risposta alle nostre controproposte di cui al punto 1) ed alle nostre richieste in tema di repressione e prevenzione del terrorismo. Sembra, in ogni modo, che una nostra decisione in questo senso potrebbe essere accettata senza difficoltà da parte austriaca, anche in considerazione del fatto che durante tutto il periodo in cui a Vienna vi è stato un Governo provvisorio (ottobre 1965-aprile 1966) da parte nostra si è accettato di continuare i contatti per la soluzione della controversia;

3) il rinvio di ogni contatto a data successiva alle nostre elezioni. Tale alternativa potrebbe essere ampiamente giustificata, come è stato indicato nel punto V, fra l’altro dalla carenza del Governo austriaco, che ha ritardato fino a pochi giorni fa una risposta ufficiale alle nostre comunicazioni del giugno scorso, benché la sua attenzione, fin dalla primavera del 1966, fosse stata attirata sull’opportunità di evitare che scambi di vedute dovessero protrarsi anche in periodo elettorale. Si potrebbe mettere altresì in rilievo il fatto che le misure prese dal Governo di Vienna nei confronti del terrorismo non sono adeguate. Tuttavia, una decisione del genere dovrebbe essere presa tenendo conto altresì delle eventuali sue ripercussioni di ordine interno: e ciin relazione, fra l’altro, al fatto che la SVP ha indetto per il 2 dicembre p.v. il suo Congresso e che è logico aspettarsi che le critiche, già rivolte ai Governi italiano ed austriaco nella risoluzione dell’Esecutivo in data 21 ottobre per non aver ancora affrontato la questione dell’ancoraggio internazionale, sarebbero rinnovate probabilmente con maggior vigore o rivolte soltanto all’Italia, che il Congresso indicherebbe certamente come unica responsabile dei mancati contatti; ciche potrebbe avere conseguenze negative sulla situazione della Provincia di Bolzano.

Allegato I

PROPOSTE DELMINISTRO TONČIĆ- SORINJALL’AMBASCIATORETOSCANO

- - - - -

competenze alla Provincia di Bolzano, il Governo austriaco intenderebbe rilasciare formale «quietanza» scritta al Governo italiano (il Governo italiano prenderebbe atto per iscritto di tale comunicazione);

4) il Cancelliere annuncerebbe inoltre il proposito austriaco di accompagnare la chiusura della controversia con la stipulazione di un accordo con il Governo italiano al fine di deferire al giudizio della Corte permanente dell’Aja ogni futura controversia nascente dall’applicazione dei trattati esistenti tra Roma e Vienna. In tale accordo i due Governi italiano ed austriaco inserirebbero un passo nel quale ciascuno di essi dichiarerebbe che nulla di tale accordo potrebbe essere interpretato come un abbandono delle precedenti rispettive posizioni giuridiche: vale a dire che l’Italia continua a ritenere di avere già adempiuto interamente l’accordo De Gasperi- Gruber mentre l’Austria ripeterebbe di essere dell’opinione contraria;

5) il Cancelliere austriaco affermerebbe infine nella sua dichiarazione che l’Austria interpreta l’accordo circa il deferimento al giudizio della Corte dell’Aja di ogni futura controversia come escludente il ricorso a qualunque altra istanza politica internazionale.

Le dichiarazioni del Cancelliere austriaco costituirebbero, secondo le parole impiegate dallo stesso Toncic, un impegno «de contrahendo» per la parte di attuazione non immediata. Resterebbe da determinare con precisione: a) che cosa si intende per «trasferimento delle competenze alla Provincia di Bolzano» e b) entro quanti giorni da tale trasferimento riceveremmo la «quietanza» austriaca.

In linea di massima il Ministro Toncic ha detto che per «trasferimento» si potrebbe intendere la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle nuove leggi le quali dovrebbero contenere un termine entro il quale il regolamento per l’esecuzione dovrebbe essere emanato. La trasmissione della «quietanza» dovrebbe avere luogo subito dopo.

*Si deve tuttavia rilevare che, secondo una comunicazione fatta in data 9 novembre dall’Ambasciatore d’Austria17, Vienna non conferma quanto è sopra indicato al punto b) del paragrafo 5, facendo al riguardo la seguente dichiarazione: «la proposta del signor Ministro Federale degli Affari Esteri a New York partiva dal punto di vista che ambedue le parti si sarebbero sottoposte alla competenza della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja per tutte le future controversie derivanti dai trattati in vigore. Piprecisi particolari in merito dovrebbero naturalmente essere definiti nel corso delle proposte conversazioni»*18.

Allegato II

DIFFERENZE ESISTENTI FRALAPROPOSTAFORMULATADALMINISTROTONČIĆ- SORINJ

ALL’AMBASCIATORE TOSCANO E L’IPOTESI D’INTESA ESAMINATA NEL LUGLIO 1966

Le proposte relative alla parte formale di chiusura della controversia altoatesina, presentate dal Ministro Toncic all’Ambasciatore Toscano nel corso delle conversazioni del 1° e 5 ottobre

u.s. e da lui confermate ufficialmente all’Ambasciatore Ducci il 31 ottobre presentano, rispetto alle ipotesi esaminate nel luglio l966, le seguenti principali differenze:

- - - - -

dendosi per «trasferimento» la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle nuove leggi relative alle misure purché le leggi, che debbono essere seguite da un regolamento, prevedano un termine per l’emanazione di questo;

3) è precisato che la quietanza verrebbe rilasciata per iscritto al Governo italiano, il quale prenderebbe atto per iscritto di tale comunicazione;

4) non vi è cenno dell’intenzione del Governo austriaco – che risulta nell’ipotesi del luglio 1966 – di inviare a tale proposito un rapporto alle Nazioni Unite;

- - - -

Allegato III

1. Le misure speciali contro il terrorismo, di cui si potrebbe richiedere l’adozione da parte del Governo austriaco, dovrebbero essere conformi all’obbligo internazionale di prevenire e reprimere le azioni nocive a Stati stranieri, e dovrebbero tener conto della speciale situazione di fatto verificatasi nei rapporti fra Italia e Austria (constatato impiego del territorio austriaco come base e punto di partenza dei terroristi).

2. Le singole misure potrebbero consistere:

a) nell’inasprimento delle pene previste dalla legge sulla detenzione e l’uso degli esplosivi;

- - - - - - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Novembre 1967.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi DD. 277.


4 Vedi DD. 267 e 270.


5 Vedi D. 225.


6 Vedi D. 313.


7 Vedi D. 153.


8 Vedi D. 246.


9 Vedi D. 258.


10 Vedi D. 276.


11 Vedi D. 279.


12 Vedi DD. 262, 264 e 268.


13 Vedi D. 278.


14 Vedi D. 4.


15 Ducci ne riferiva con T. 37812/753 del 28 ottobre, non pubblicato.


16 T. segreto 37940/757 del 29 ottobre, non pubblicato.


17 Vedi D. 284.


18 Il brano tra asterischi è un’aggiunta posteriore contenuta in una versione di questo allegato datata 9 novembre.

283

COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 9 novembre 1967)1

Appunto(2).

Appunto sulla riunione di un Comitato di Ministri per l’Alto Adige che ha avuto luogo il 9 novembre 1967 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio On. Prof. Aldo Moro e con la partecipazione del Vice Presidente del Consiglio On. Nenni, del Ministro senza portafoglio Sen. Piccioni, del Ministro degli Affari Esteri On. Fanfani, del Ministro dell’Interno On. Taviani, del Ministro di Grazia e Giustizia On. Reale, del Ministro dell’Industria e Commercio On. Andreotti. Erano anche presenti il Direttore Generale degli Affari Politici Ambasciatore Gaja ed il Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio Ambasciatore Pompei.

NENNI: Fa notare che i colleghi conoscono la sua opinione di fondo sulla questione. Ritiene che sarà molto difficile raggiungere un accordo finché in Austria vi sarà un Governo sostenuto da una maggioranza irrisoria, sia essa popolare o socialista, in quanto soltanto un Governo con larga maggioranza è in grado di poter prendere una decisione definitiva. Osserva che, tuttavia, sarebbe un errore non tentare tutte le vie possibili per continuare a negoziare perché, in caso contrario, si darebbe la possibilità all’Austria di accusarci di aver rifiutato di proseguire i contatti. Ha l’impressione che, con le ultime proposte austriache, si sia fatto, in certo modo, un passo avanti; infatti circa la questione dell’ancoraggio internazionale, si otterrebbe in fondo di sottoporre eventuali future questioni alla competenza della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, secondo quanto è stato sempre proposto da parte nostra. Fa inoltre rilevare che, a suo parere, in Austria ci si va convincendo che il terrorismo puessere pipericoloso per l’Austria stessa che per l’Italia. Pur non essendo in grado di valutare i singoli elementi presentati dal Ministero degli Esteri si dichiara favorevole alla ripresa dei contatti con l’Austria, anche perché le nuove proposte austriache gli sembrano rappresentare un passo avanti. Informa di aver parlato della controversia altoatesina a Zurigo con Pittermann e Kreisky(3) e di averli trovati dubbiosi in merito alla possibilità di giungere rapidamente ad un accordo, ma consci del fatto che occorre in tutti i modi evitare una completa rottura. Osserva che l’On. Taviani sarà forse scettico sulla possibilità che l’atteggiamento austriaco possa avere concreti effetti nella repressione del terrorismo, tuttavia gli sembra che si tratti, sostanzialmente, di elementi che possono essere ritenuti positivi. Ritiene che, sulla base delle recenti proposte austriache, sia possibile negoziare con volontà positiva. Per quanto riguarda il veto italiano per l’associazione dell’Austria alla CEE, ritiene che esso non potrà essere mantenuto sine die, a meno che non si verifichi un aggravamento della situazione in Alto Adige.

TAVIANI: Interviene per far rilevare che non vorrebbe che dalle affermazioni di Nenni nascesse una confusione fra terrorismo del genere di quello verificatosi la scorsa estate e terrorismo tipo guerriglia. Fa notare che nella scorsa estate, per la prima volta, si è avuta una differente reazione della popolazione dell’Alto Adige nei confronti dell’attività terroristica. Ricorda che il SID ha colto tre grossi successi, di cui uno dovuto alla collaborazione di altoatesini. Ritiene che non si tratti tanto di una questione di polizia quanto di un sentimento nuovo che va radicandosi nella popolazione altoatesina, anche nei sindaci. Pensa che attualmente la nostra posizione in Alto Adige sia abbastanza forte e che non si puparlare di guerriglia in Alto Adige, dove esistono soltanto alcune basi su cui si appoggia il terrorismo, come, ad esempio, in Val Venosta. Ritiene tuttavia che anche in futuro continueranno a manifestarsi, in misura maggiore

o minore fenomeni di terrorismo del genere di quelli avvenuti quest’anno ed occorrerà anche fare attenzione al neo-nazismo risorgente in Germania, in quanto si tratta di un fenomeno che non si puritenere scomparso. Afferma che bisogna evitare che possa crearsi in Alto Adige una situazione come quella del 1960, quando tutta la popolazione altoatesina di lingua tedesca era, in linea di principio, favorevole ai terroristi. Osserva che la tesi di Pittermann e di Kreisky è molto brillante ma non realistica. Sottolinea inoltre la necessità, qualora non sia possibile raggiungere una conclusione sul piano internazionale, di prendere al pipresto provvedimenti sul piano interno.

Fa notare che anche Magnago, Monsignor Gargitter ed i Sindaci dei Comuni dell’Alto Adige si rendono conto degli svantaggi di una presentazione negoziata dei provvedimenti a favore delle popolazioni altoatesine. Ricorda che occorre tener anche presente le promesse fatte a suo tempo dal Presidente del Consiglio e ritiene che subito dopo le elezioni – o anche prima se è possibile farlo senza disturbare le elezioni stesse

– sarà necessario prendere almeno alcuni provvedimenti: se si attende il 1970, nel 1968 e nel 1969 correrà nuovo sangue. Ritiene che, dal punto di vista interno, l’unificazione del comando delle forze dell’ordine operanti in Alto Adige sotto i Carabinieri ha dato finora ottimi risultati, ma, se si verificassero ancora due o tre attentati, la posizione sul piano interno diventerebbe difficile. Si dichiara d’accordo con il piano brillante del Ministro degli Esteri di opporre un pacchetto ad un altro pacchetto: occorrerà perciriprendere i contatti cercando di giungere ad una conclusione; in caso contrario si agirà sul piano interno. Conclude osservando che è da domandarsi quale potrà essere la posizione dei dirigenti della SVP al riguardo.

REALE: Fa osservare che, a suo parere, la ragione della diminuzione della collaborazione della popolazione altoatesina nei confronti dell’attività terroristica è dovuta, in parte, agli effetti degli attentati contro le persone. Ritiene che oggi non possa esservi alcun dubbio circa l’utilità di aderire alle proposte fatte da Moro e Fanfani.

L’unico problema che si presenta è quello della nostra rappresaglia contro l’Austria in sede di negoziato per la CEE. Rileva che cici permette di riprendere i contatti, anche se tale ripresa potrebbe forse indebolire il mantenimento del nostro veto: in ogni caso, la nostra opposizione alla associazione dell’Austria alla CEE è stato uno strumento efficace. Aggiunge che, a suo parere, la ripresa dei contatti potrebbe indebolire la nostra posizione. Ritiene che un altro elemento da tener presente è la debolezza del Governo austriaco, ma, dato l’attuale stato dei contatti, non conviene rifiutare di incontrarsi per tale motivo.

Pensa che se non si raggiungerà un accordo con l’Austria, accordo sul quale, nonostante l’attuale schiarita, si dichiara scettico, si dovrà pensare ad una soluzione unilaterale che, per a suo avviso, è per noi meno favorevole. Fa osservare che ogni volta che si discute di Alto Adige in sede di Comitato di Ministri, le divergenze che sorgono dentro di noi e fra noi sono dovute ai dubbi circa la buona o mala fede degli austriaci e le ragioni della loro condotta. Tuttavia pensa che, pur tenendo presente queste riserve, si debba andare avanti, ed osserva che, forse, da parte del Ministero degli Esteri si vedono molte sottigliezze che invece egli non riesce a notare. Augurandosi che tali punti possono essere chiariti, ritiene utile riprendere i sondaggi con l’Austria anche per verificare la sincerità dell’atteggiamento austriaco.

ANDREOTTI: Si dichiara d’accordo sulla opportunità di riallacciare la trattativa, conducendola con spirito sincero e deciso a pervenire ad una conclusione: pur non nascondendosi le difficoltà, occorre mirare ad una fase conclusiva. Fa notare che ci troviamo attualmente in un momento psicologicamente migliore che in passato per due ragioni: la prima è che in Austria si è diffusa la convinzione che i rapporti tra Italia ed Austria non passano soltanto per Innsbruck ma sono globali, il che è stato l’effetto del nostro veto per l’associazione dell’Austria alla CEE; la seconda ragione è rappresentata dalla evoluzione positiva dell’atteggiamento della SVP. A questo riguardo sottolinea che occorre peresaminare taluni sviluppi prodottisi nel partito e fare qualcosa prima del suo Congresso. Aggiunge che gli estremisti si sono andati progressivamente trasformando in moderati e ricorda che il Presidente della Camera di Commercio di Bolzano, von Walther, in occasione della inaugurazione della Fiera di Bolzano, ha tenuto un discorso bilingue nel quale ha preso ferma posizione contro il terrorismo. Osserva inoltre che anche gli altoatesini di lingua italiana sono ormai rasserenati e disposti ad accettare una soluzione ragionevole della questione. Fa presente che, per la Democrazia Cristiana, esiste un problema di partito, concernente i rapporti tra la Provincia di Bolzano e quella di Trento; occorre che anche per la Provincia di Bolzano possano venire eletti senatori e deputati. Conclude affermando che, pur non nascondendosi le difficoltà della situazione, si deve fare tutto il possibile per giungere ad una conclusione, il che permetterà di ottenere la solidarietà della popolazione altoatesina di lingua tedesca.

PICCIONI: Si dichiara d’accordo sulla ripresa dei contatti, anche se le esperienze fatte in passato, durante un lungo periodo di tempo, non sono troppo tranquillizzanti per quanto riguarda la possibilità di raggiungere risultati positivi. Pensa che sarebbe opportuno delimitare gli argomenti in discussione in modo da semplificare la discussione stessa. 1) Fa notare che il problema fondamentale resta quello dell’ancoraggio internazionale che, da parte nostra, si vuole risolvere con il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja. 2) Continua sottolineando che un secondo punto molto importante è rappresentato dalle modalità di chiusura della controversia: a questo proposito ritiene che sia prematuro parlare di disegni di legge in quanto occorre precisare le misure del pacchetto che possono essere varate dal Governo, portando al Parlamento soltanto quello che è di competenza del Parlamento stesso. 3) Chiede infine se, nel corso dei contatti, si parlerà anche del terrorismo, che a suo parere è un problema molto complesso sul quale c’è molto da dire e molto da studiare. Fa rilevare che anche in sede di Nazioni Unite, l’argomento pifermo e piforte, cui anche gli austriaci sono molto sensibili, è proprio quello del terrorismo. Conclude, sostenendo che non gli sembra possibile che questo problema si risolva attraverso eventuali mutamenti nella psicologia della popolazione altoatesina, come ha affermato il Ministro Taviani.

TAVIANI: Interviene per ripetere che occorre distinguere tra terrorismo e guerriglia.

PICCIONI: Ricorda che l’On. Taviani ha poc’anzi detto che la mentalità della popolazione altoatesina appare cambiata e ritiene che occorra basarsi proprio su questo elemento per la lotta contro il terrorismo. Si chiede, poi, se da parte italiana si debba contare invece sull’azione dell’Austria. Dopo aver ricordato che a New York si è anche parlato della Polizia italiana, fa osservare che se si vuol discutere del problema del terrorismo occorrerà molto tempo. Si dichiara d’accordo per la ripresa dei contatti con l’Austria, ma ritiene che si debba fare a meno di usare le complicate formulazioni proposte da Vienna, sostituendole con formule semplici, chiare ed eseguibili. Conclude sostenendo che non sarebbe da far assegnamento sui mutamenti nella posizione del Governo austriaco: infatti, gli interventi austriaci alle N.U. non sono stati diversi da quelli degli anni passati.

FANFANI: Riassumendo per quanto direttamente lo concerne, osserva che il Comitato di Ministri concorda sui seguenti punti:

a) ripresa dei contatti italo-austriaci;

b) l’incontro tra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri dovrà aver luogo prima del 2 dicembre;

c) nel corso di tale incontro si cercherà di chiarire ogni punto.

Dichiara di comprendere la perplessità dell’On. Piccioni dovuta alla complessità delle proposte austriache e riconosce che esse sono, in effetti, abbastanza complicate; tuttavia, al punto in cui siamo arrivati, conviene accettare quello che già esiste. Per quanto riguarda la questione delle formule di chiusura nota che il Presidente del Consiglio gli sembrava incerto se convenisse, o meno, parafare, concludere e ratificare l’accordo prima del rilascio della quietanza liberatoria austriaca. Dopo aver lungamente meditato, ritiene che sia preferibile farlo prima, al fine di sventare, eventualmente, una manovra austriaca diretta a ritardare indefinitivamente la soluzione.

Per quanto riguarda la questione del terrorismo, nota che anche questo è un modo per saggiare la buona volontà degli austriaci di pervenire al superamento della controversia, il che permetterebbe di togliere ogni movente agli attentatori.

Ritiene inoltre che si debba insistere con l’Austria affinché essa adotti misure permanenti contro il terrorismo: qualora gli austriaci accettassero tale nostra richiesta, allora da parte italiana si potrebbe togliere il veto per l’associazione dell’Austria alla CEE. Afferma che tale questione potrà essere soltanto avviata, ma non trattata per via diplomatica. Conclude osservando che se l’Austria approfittasse dei prossimi sei mesi per prendere concrete misure contro il terrorismo, cisarebbe molto utile.

TAVIANI: Circa il problema del fenomeno del terrorismo mette in rilievo tre punti:

-[…]4: sembra che non ci sia nulla da fare: vi è addirittura la possibilità che, qualora si raggiunga un accordo, avvengano attentati anche in Austria;

-contributo austriaco: attualmente c’è una certa collaborazione delle Autorità di polizia austriache con quelle italiane, ma resta il fatto che da parte austriaca non si è agito finora sulla organizzazione terroristica di Burger;

-atteggiamento della popolazione altoatesina nei confronti del terrorismo: se vi fosse una adesione di essa verso i terroristi, cisarebbe gravissimo. Se perda parte italiana non si farà nulla la situazione pucambiare. È perci necessario giungere comunque ad una conclusione per evitare che possa ripetersi una situazione come quella che si è verificata nel 1960: non bisogna percreare un clima di insoddisfazione dovuto ad un prolungamento delle trattative.

MORO: Dichiara di aver avuto qualche perplessità circa il momento in cui sarebbe stato opportuno concludere l’accordo con l’Austria in merito alla competenza della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, mentre per il resto si dichiara d’accordo con quanto è stato finora detto. Per quanto riguarda il problema del terrorismo, conviene che si tratta di una questione sulla quale non si putransigere. Venendo a parlare dell’ancoraggio internazionale, che a suo avviso è il punto pidelicato, pensa che la proposta austriaca di articolare in due tempi la procedura di chiusura della controversia sia stata una trovata per sfuggire al punto morto in cui si era giunti: in sostanza, in un primo tempo si avrebbe una garanzia politica, in un secondo tempo una garanzia giuridica, dopo che le misure del pacchetto saranno già state eseguite. Osserva che si potesse ottenere la giurisdizione della Corte dell’Aja senza limitazioni cisarebbe una soluzione ideale; tuttavia se questo non fosse possibile si potrebbe esaminare un’eventuale distinzione fra garanzia politica e garanzia giuridica. Aggiunge che a noi conviene anticipare l’adozione dei provvedimenti previsti nel pacchetto, perché, in tale ipotesi, sarà possibile giungere ad una posizione conciliativa nella quale l’accordo verrà ratificato quando ormai non vi è pimateria di contendere in merito alle misure del «pacchetto», le quali nel frattempo sono già state eseguite. Ritiene che questo sembrerebbe un soddisfacente compromesso, anche se esso pu invero, celare un’insidia. Tuttavia non gli sembra che possano esservi altre alternative, ma pensa che si potrebbe forse arrivare all’incontro per lo scambio delle ratifiche quando ormai fosse inutile una discussione sull’«ancoraggio del pacchetto»: diversamente potrebbe risorgere il tema dell’«ancoraggio».

FANFANI: Desidera ritornare su quest’ultimo punto, dichiarandosi di parere un po’ diverso da quello dell’On. Presidente del Consiglio, forse a causa del suo carattere un po’ capzioso, e ricorda di aver modificato lui stesso, su questo punto, il testo dell’appunto elaborato dall’Ambasciatore Gaja. Fa notare di essere venuto a una conclusione del genere esaminando le proposte austriache: infatti, se l’Austria dichiara di rinunciare ad eventuali ricorsi in sede politica per un periodo di quattro anni, civuol dire che, trascorso tale termine, essa intende nuovamente avere via libera su questa strada. Conclude sostenendo che da parte italiana si dovrebbe iniziare a discutere circa la modifica dell’art. 27 della Convenzione di Strasburgo e, solo dopo, venire a parlare dell’Alto Adige.

MORO: Ritiene che le proposte austriache a questo riguardo rappresentino, in realtà, un tentativo di compromesso.

FANFANI: Pensa viceversa che si tratti di un tentativo per dare un contenuto politico al ricorso presso la Corte Internazionale di Giustizia.

MORO: Osserva che, a suo parere, gli austriaci stanno cercando di venire incontro alla posizione italiana.

FANFANI: Risponde che ciè proprio quello che si tratta di accertare.

MORO: Osserva che si tratta di un tentativo quasi estremo, in merito al quale sono necessari degli approfondimenti.

FANFANI: Fa notare che egli, nella sua qualità di Ministro degli Affari Esteri, si deve mettere nella posizione piprudente.

MORO: Ritiene che, secondo una sua supposizione, il Governo austriaco sia ormai con l’acqua alla gola e tenti di uscire in qualche modo dall’attuale situazione: nelle prossime conversazioni tra rappresentanti di Ministri degli Esteri si dovrà spingere a fondo, poiché le proposte austriache sembrano un segno di debolezza dovute al fatto che un eventuale insuccesso in questo momento sarebbe fatale al Governo austriaco. Conclude rilevando che, per quanto riguarda il terrorismo, si potrebbe portare a Londra il Prof. Vassalli.

REALE: Solleva la questione della concessione della grazia per i responsabili del fatto di Fundres e dichiara che, a suo parere, la grazia dovrebbe venire concessa in quanto si trattdi una rissa: anzi, in base alle proposte della Procura Generale, egli avrebbe dovuto proporre la grazia già da vari anni.

MORO: Pensa che sia meglio attendere il periodo natalizio.

REALE: Osserva che è pernecessario iniziare fin d’ora l’iter della concessione della grazia.

FANFANI: Si dichiara favorevole alla concessione della grazia, come strumento di pacificazione, nel caso che i provvedimenti a favore della popolazione altoatesina vengano presi in via autonoma dall’Italia; qualora invece si raggiungesse una soluzione concordata con l’Austria, sarà opportuno ritardare di qualche tempo la concessione della grazia.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 29, n. 1109.


2 Con L. riservata 120/1800 del 9 novembre, Gaja inviava a Pompei un appunto approvato da Fanfani sulle nuove proposte austriache il cui contenuto era il seguente: «1) Per 4 anni l’Austria non si muoverà presso istanze internazionali; 2) In 4 anni l’Italia attuerà autonomamente le nuove misure; 3) Dopo 4 anni l’Austria rilascerà quietanza di superamento dell’attuale controversia; 4) Ogni eventuale futura controversia derivante da trattati in vigore fra i due Paesi (compreso l’Accordo di Parigi del 1946) sarà

sottoposta alla competenza della Corte dell’Aja in base ad un accordo definito oggi e che entrerà in vigore dopo la chiusura dell’attuale controversia; 5) Le dichiarazioni del Cancelliere austriaco circa le intese di procedura raggiunte con l’Italia, saranno fatte a quel Parlamento dopo il voto favorevole del Parlamento italiano sulle soluzioni proposte dal Governo espresse con indicazione politica (quelle sinora usate nel cosi-detto “pacchetto” delle nuove misure); 6) Dopo la prima fase della valutazione politica dei due Parlamenti, il Governo italiano preparerà i testi dei provvedimenti entro i termini previsti dai chiarimenti dati alla SVP nel febbraio 1967; 7) Questi provvedimenti saranno approvati in base alle stesse previsioni di tempo e resta confermato che la proposta di modifica dello Statuto di autonomia andrà in discussione solo dopo le elezioni politiche» (ACS, Archivio Aldo Moro, b. 112, fasc. 695). A proposito di questa riunione, Pompei così commentava in una lettera indirizzata a Moro il 9 novembre: «Se si puprendere questa occasione, non bisogna lasciarla passare, è l’ultima per questo Governo prima delle elezioni, e probabilmente anche per il Cancelliere Klaus, che ha necessità di fare questo accordo» (ibidem).


3 La visita di Nenni a Zurigo per il Consiglio Generale dell’Internazionale Socialista (10-12 ottobre 1967) è riportata in P. Nenni, I conti con la storia. Diari 1967-1971, Milano, SugarCo, 1983, pp. 113-115; non ci sono riferimenti al colloquio con Pittermann e Kreisky sull’Alto Adige.


4 Lacuna nel testo.

284 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 9 novembre 1967.

L’Ambasciatore d’Austria mi ha fatto stamane le seguenti comunicazioni, sottolineando di essere stato incaricato di farmele con ogni urgenza:

- -

«la proposta del signor Ministro Federale degli Affari Esteri a New York partiva dal punto di vista che ambedue le parti si sarebbero sottoposte alla competenza della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja per tutte le future controversie derivanti dai trattati in vigore. Piprecisi particolari in merito dovrebbero naturalmente essere definiti nel corso delle proposte conversazioni».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Novembre 1967.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi DD. 277 e 279.


4 Vedi DD. 267 e 270.

285

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. segreto 21586/316. Roma, 11 novembre 1967, ore 19,30.

Oggetto: Contatti italo-austriaci.

Suoi 761 e 7772.

Per sua informazione si comunica che abbiamo preso oggi contatto con Ambasciatore Austria per definire data e località prossima riunione rappresentanti Ministri Affari Esteri due Paesi. Con occasione abbiamo detto a Loewenthal:

- - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/6.


2 Vedi DD. 277 e 279.


3 Vedi D. 246.


4 Vedi DD. 267 e 270.

286 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI, GAJA,

ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1) L. 120/1810. Roma, 11 novembre 1967.

Carissimo Roberto, abbiamo letto a suo tempo con interesse il tuo telegramma n. 757, relativo al tuo colloquio con Kreisky(2).

Al riguardo, non posso nasconderti che le dichiarazioni di Kreisky hanno dato luogo qui a perplessità, non soltanto per il cosidetto «accantonamento» della «Brennergrenze Frage» – che in pratica vuol dire aprire una questione giuridicamente e politicamente chiusa – ma anche per l’ambiguità e la tendenziosità dei suoi riferimenti ai contatti avuti a suo tempo con il Presidente Saragat. È noto infatti che né l’ipotesi di chiusura della controversia, esaminata a Parigi nel 1964(3), né le conversazioni relative hanno mai contemplato, ad esempio, la possibilità della istituzione di una Corte arbitrale europea, competente a giudicare «ex aequo et bono».

Ci sembra quindi che le affermazioni di Kreisky non possano essere lasciate passare senza una nostra messa a punto; di conseguenza, alla prima occasione di un tuo incontro con il predetto, dovresti far presente le osservazioni che precedono, precisando fra l’altro che, come del resto lo stesso Kreisky ben sa:

- - -

Riferendomi, poi, alla proposta a te fatta da Toncic il 6 corrente (tuo telegramma 7774) – che in occasione della periodica riunione fra i dirigenti delle polizie italiana ed austriaca venga iniziato un esame contraddittorio della vigente legislazione penale austriaca contro il terrorismo – desidero aggiungere talune considerazioni a quanto ti è stato già comunicato per filo.

Come noto, già da tempo abbiamo inserito di fatto la questione del terrorismo nelle riunioni fra i rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi; inoltre nello scorso mese di luglio, avendo noi fatta espressa richiesta, l’Ambasciatore d’Austria ci fece conoscere ufficialmente che da parte austriaca si era disposti ad affrontare anche tale questione nel corso delle riunioni sopra accennate e tale disposizione ci è stata confermata da Loewenthal ancora il 3 corrente(5).

La questione assume ora particolare importanza, dopo le proposte fatte da Toncic a Toscano, nei contatti intervenuti a New York ai primi di ottobre(6), secondo le quali il Governo di Vienna sarebbe disposto ad adottare un complesso di leggi appositamente studiate per la prevenzione e la repressione del terrorismo.

Peraltro, da quanto ci hai riferito nel tuo telegramma 7617, abbiamo avuto l’impressione che da parte austriaca si intenda ora limitare al minimo le eventuali misure da adottare, mentre la proposta che ti ha fatto testé Toncic sembra ispirata al desiderio di portare la questione dal piano politico su un piano puramente tecnico e non adeguato alle finalità che si dovrebbero raggiungere.

Mi sembra superfluo rilevare che è nostro interesse che la questione della eventuale modificazione della legislazione austriaca venga trattata – come quella del terrorismo – in una piampia prospettiva, nelle riunioni dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi, eventualmente assistiti da esperti, perché trattasi di una questione strettamente connessa con la controversia altoatesina e la cui soluzione costituisce a nostro avviso un elemento della soluzione globale della controversia.

In conclusione, aderire alla proposta di Toncic significherebbe, a nostro avviso: a) accettare di spoliticizzare la questione del terrorismo – ciche del resto Vienna ha pivolte tentato di fare – riducendola ad una semplice questione di polizia; b) rinunciare alla possibilità di chiedere una contropartita, nel campo delle misure per la repressione del terrorismo, alle nostre concessioni in relazione alla controversia per l’Accordo De Gasperi- Gruber, con la conseguenza che noi potremmo giungere alla chiusura della controversia, senza avere ottenuto al tempo stesso concrete garanzie circa il futuro atteggiamento austriaco nei confronti del terrorismo.

Credimi, affettuosamente tuo

Roberto

P.S. Il tuo telegramma 7768 sul caso Klotz e l’imbarazzata risposta austriaca, che tu stesso stigmatizzi, mi sembra convalidi ulteriormente la tesi che la questione del terrorismo e delle sue connivenze in alto ed in basso sia ancor piche un problema di polizia, un problema politico, di costume e di legislazione. Inoltre, data la connessione tra il nostro veto al MEC e l’atteggiamento austriaco sul terrorismo, non si vede come la questione possa essere trattata ed impostata ad un livello puramente tecnico. I contatti tra le polizie sono di già in corso ma sul piano operativo, dove è bene che restino e si intensifichino, salvo poi a chiedere noi la partecipazione di esperti dell’Interno e della Giustizia nella ripresa di quelle eventuali conversazioni che ora stiamo studiando(9).


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


Vedi D. 282, nota 16.


Vedi D. 4.


Vedi D. 279.


Vedi D. 278.


Vedi DD. 267 e 270.


Vedi D. 277. 8 Con T. segreto 39039/776 del 7 novembre, Ducci aveva riferito che il Segretario Generale della

Ballhaus aveva escluso che Klotz e Drechdler fossero stati invitati alla conferenza di Tončić- Sorinj, pur

essendo stata notata la loro presenza nella sala antistante l’aula ove il Ministro avrebbe parlato e munita di un sistema di diffusione. L’Ambasciatore così concludeva: «Effettivamente nessuno chiedeva i biglietti d’invito all’ingresso; e pertanto l’episodio è un’ulteriore prova tanto della impudenza dei predetti terroristi che dell’imprevidenza e del lassismo delle Autorità austriache».


9 Per la risposta vedi D. 294.

287

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI(1)

Appunto. Roma, 14 novembre 1967.

In relazione alle conclusioni raggiunte dal Comitato di Ministri del 9 novembre u.s.2, nel corso della prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria, i rappresentanti italiani dovrebbero attenersi alle seguenti istruzioni:

- - - - - - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Novembre 1967.


Vedi D. 283.


Vedi D. 282, Allegato 3.

288

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

L. riservata personale urgentissima. Roma, 15 novembre 1967.

Caro Fanfani,

vorrei riassumere i risultati della riunione di giovedì 9 novembre(2) sulla questione dell’Alto Adige: mi sembra un esercizio utile alla precisazione e chiarezza delle idee emerse da una così ampia, approfondita discussione in materia tanto importante per l’avvenire democratico del nostro Paese ed alla vigilia del nuovo contatto con gli austriaci.

Mi sembra che vi sia un punto fermo che da tutti noi è stato riconosciuto: l’insieme delle misure previste per la provincia di Bolzano è giunto a perfezione, è sostanzialmente gradito, non è suscettibile di variazioni, né oggetto di discussione.

Correlativamente peraltro si è anche affermato all’unanimità che, ove non si riuscisse a trovare ora con gli austriaci il modo di chiudere la controversia internazionale, presumibilmente un’altra occasione non si presenterebbe almeno fino al 1970, per ragioni della congiuntura politica, tanto italiana quanto austriaca.

In tali condizioni il Governo dovrebbe presentarsi al Parlamento e dichiarare la sua intenzione di sottoporgli i disegni di legge relativi a tutto quello stesso insieme di misure. Ci scosteremmo così dalla linea preferenziale approvata ripetutamente dal Parlamento (dal quale dovremmo ottenere un nuovo voto), secondo la quale attualmente perseguiamo ad un tempo lo scopo di dare soddisfazione alle richieste delle popolazioni interessate, in quanto ritenute giuste ed opportune, e di chiudere la controversia con l’Austria. Dovremmo rinunciare a quest’ultimo importante obiettivo e dare le misure (in ogni ipotesi per noi interne ed autonome) in un certo senso gratuitamente sul piano internazionale e presumibilmente senza avere una esplicita approvazione delle popolazioni. È compito affidato alla abilità dei negoziatori di mettere in opera tutto quanto è loro consentito per evitare questo non auspicabile risultato.

Il Ministro Taviani, che ha descritto lo stato d’animo tanto migliorato delle popolazioni e dei loro dirigenti responsabili, ha sottolineato la necessità di non alienare tali nuovi favorevoli sentimenti e di evitare che l’attuale terrorismo sporadico, in mancanza di un’iniziativa italiana, evolva verso forme pigravi che abbiano l’appoggio che oggi non trovano presso gli alto-atesini di lingua tedesca.

Partendo da queste constatazioni si è pure unanimemente deciso che la ripresa di contatto debba essere la pisollecita possibile, in vista sia del congresso della SVP del 2 dicembre(3) che dell’Assemblea dell’ONU.

Essa deve avvenire non solo al pipresto, ma con la piimpegnata volontà di sondare a fondo le effettive possibilità di chiusura della controversia e la corrispondente buona volontà dell’Austria.

I punti che richiedono un chiarimento e le posizioni per noi irrinunciabili mi sembra che siano stati individuati come segue:

A) In primo luogo tra i punti irrinunciabili vi è, come già ho ricordato, il fatto che l’insieme delle misure interne, che siamo disposti a prendere autonomamente, è giunto a tal punto che non puesser pioggetto di discussione. Un tentativo di riaprire tale discussione farebbe cadere ogni possibilità d’intesa.

B) Un punto da chiarire in modo non equivoco è il momento in cui ha inizio l’iter del procedimento di chiusura della controversia: esso deve essere il momento in cui il Presidente del Consiglio presenta al Parlamento italiano l’insieme delle misure autonome e ne illustra il significato anche ai fini della chiusura della controversia, ottenendo voto favorevole sul principio e non già il momento della presentazione dei disegni di legge.

Un voto d’insieme del Parlamento infatti non si ha sui disegni di legge, ma su una dichiarazione programmatica; è d’altronde interesse dell’Austria non ritardare la chiusura mentre la presentazione dei disegni di legge richiederebbe circa un anno di tempo e porterebbe fatalmente alla nuova legislatura. Comunque si tratta di un punto per noi irrinunciabile.

C) Da parte austriaca deve essere dichiarato in occasione della presentazione al Parlamento italiano del pacchetto, che esso è considerato tale che, quando sarà attuato, l’Austria rilascerà la quietanza liberatoria e riterrà chiusa la controversia.

La quietanza pertanto puessere differita nel tempo, ma dev’essere promessa subito. In tale contesto, è ovvia una quiescenza del ricorso all’ONU e una tregua per qualsiasi intervento di carattere politico, per un tempo preferibilmente di quattro anni, necessario per l’approvazione delle misure autonome.

D) Un punto da definire è il momento in cui la «quietanza» verrà data dall’Austria in modo definitivo.

Esso è quello in cui entrano in vigore le leggi relative portanti un termine per l’emanazione del regolamento d’esecuzione, al quale è legato il passaggio delle competenze.

E) Un altro punto riguarda la comunicazione scritta della quietanza austriaca ed il suo tenore. Se essa dovesse contenere, oltre alla dichiarazione che l’Austria ritiene chiusa la controversia, una mera descrizione dei fatti senza apprezzamenti giuridici potremmo limitarci a prenderne atto, ma se dovesse contenere affermazioni, secondo le quali le misure prese dall’Italia lo sono in quanto internazionalmente obbligatorie, la nostra risposta conterrebbe su questo punto preciso una manifestazione di dissenso, riaffermando la nostra convinzione di aver già prima eseguito l’accordo di Parigi e di aver preso le misure per autonoma decisione interna.

Io non ritengo che il rischio di dare luogo di fatto ad un accordo internazionale sia, tuttavia, maggiore di quanto non risulti dal contatto di sondaggio italo-austriaco, come dall’invito dell’ONU a negoziare.

F) Collegata con la preoccupazione indicata nel punto precedente è la necessità di indicare nell’accordo (che sarà stipulato per rendere obbligatoria la competenza della Corte Internazionale di Giustizia per tutte le future controversie relative all’interpretazione ed applicazione di tutti i Trattati in vigore tra l’Italia e l’Austria anche anteriori al termine indicato nell’art. 27 a) della Convenzione di Strasburgo) che entrambe le parti si riservano il punto di vista giuridico precedentemente espresso circa l’esecuzione dell’accordo di Parigi.

Cirappresenterebbe un’ulteriore cautela nei confronti della non obbligatorietà del pacchetto ed eviterebbe una «capitolazione», che non puesser domandata a nessuna delle due parti.

G) Momento della stipulazione del predetto accordo. L’«optimum» per noi sarebbe che esso fosse firmato e le ratifiche fossero scambiate prima della definitiva approvazione delle leggi. Tuttavia si è considerato accettabile la firma subito dopo la dichiarazione al Parlamento italiano e lo scambio delle ratifiche al momento della quietanza definitiva. Personalmente ritengo questa materia trattabile, in quanto considero molto utile la competenza della Corte dell’Aja, ma piimportante la chiusura della controversia attuale.

H) Un altro punto riguarda le comunicazioni parallele italianaed austriaca alle Nazioni Unite sull’avvenuta chiusura della controversia, delle quali non è menzione nelle proposte del Ministro Toncic, forse per semplice omissione, ma che potrebbero avere qualche utilità.

I) Per quanto riguarda le misure austriache contro il terrorismo, ritengo che esse debbano avere lo stesso trattamento del pacchetto, debbano cioè essere annunciate come un impegno del Governo austriaco, ma non necessariamente approvate quale precondizione per l’inizio dell’iter di chiusura.

Ti ho scritto queste cose per scrupolo, dato che non è stato possibile mettere a punto il verbale prima della partenza dei rappresentanti. Qualora tu ritenessi che vi fosse qualche imprecisione nelle posizioni obiettive da me indicate ti pregherei di farmelo sapere per un tempestivo incontro chiarificatore.

Penso infine che, al punto cui siamo giunti, il risultato dei contatti dovrà essere ormai sottoposto al Consiglio dei Ministri, ma anche su questo mi riservo di sentire la tua opinione al momento opportuno(4).

Credimi, con affettuosi [saluti], tuo

Aldo Moro


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Novembre 1967.


2 Vedi D. 283.


3 Vedi D. 313.


4 Per la risposta vedi D. 289.

289

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. riservata personale urgentissima. Roma, 15 novembre 1967.

Caro Moro,

ti sono molto grato della tua lettera del 15 novembre(2), in cui hai acutamente riassunto le idee emerse nel corso della discussione di giovedì scorso (9 novembre(3)) sulla questione dell’Alto Adige.

Condivido naturalmente il quadro generale che tu hai fatto dei risultati della riunione e mi sembra che tu abbia messo opportunamente in luce tanto gli elementi principali della situazione attuale, quanto gli obiettivi generali che dobbiamo proporci.

Nell’elenco dei punti che dovranno essere discussi nei prossimi giorni cogli austriaci, mi pare che vi siano tuttavia alcuni passi, anche se non sempre di grandissima importanza, che sarebbe utile chiarire, anche perché i nostri rappresentanti siano in grado di conoscere esattamente l’atteggiamento che dovranno assumere.

Tieni presente a questo riguardo che Gaja e Toscano dovranno partire per Londra già domani, nel primo pomeriggio, per iniziare le conversazioni con gli austriaci la mattina di venerdì.

Ti sarei quindi grato se volessi cortesemente dirmi, con la massima urgenza possibile, se tu concordi con le mie osservazioni, in modo che io possa metterne al corrente i nostri Rappresentanti.

Ecco in breve i punti su cui, se la memoria non mi fallisce, sarebbe necessario portare, a quanto scritto nella tua lettera, qualche ulteriore precisazione:

Punto D) Mi pare che da noi non è stato mai accolto il principio che le leggi relative al cosiddetto «pacchetto» debbano portare un termine per l’emanazione del regolamento di esecuzione. Ciera stato ammesso, nel corso delle discussioni fra esperti, soltanto per alcune di esso, in relazione al loro particolare contenuto. La formula suggerita dagli austriaci dovrebbe quindi essere modificata come segue (come suggerito nel corso della discussione di giovedì):

«subito dopo l’emanazione delle norme costituzionali, legislative e regolamentari previste dal “pacchetto”, necessarie per attribuire le nuove competenze alla Provincia di Bolzano».

Punto E) Mi pare che dalla discussione di giovedì scorso sia emerso che si deve cercare di evitare, per quanto possibile, uno scambio di note sulla «quietanza», che possa essere «costruito» come un accordo internazionale. Una nostra riserva circa la nostra convinzione di aver già eseguito l’Accordo di Parigi e di aver prese le misure per l’autonoma decisione nazionale mi pare sia stata considerata come un rimedio necessario; anche se si puconcordare con te sul fatto che il rischio di far luogo, di fatto, ad un accordo internazionale purisultare sia dai contatti dei sondaggi italo-austriaci, sia dall’invito dell’ONU a negoziare.

Punto G) Mi sembra si sia detto giovedì scorso che, in linea teorica, sarebbe stato meglio sgombrare senz’altro il campo dal problema della giurisdizione in merito agli accordi vigenti fra i due paesi. Pertanto, l’optimum sarebbe che il relativo accordo fosse firmato prima delle dichiarazioni dei due Presidenti del Consiglio al Parlamento e ratificato prima della definitiva approvazione delle nostre leggi.

In seconda linea si è considerata accettabile l’ipotesi in cui la parafatura dell’accordo avrebbe luogo prima delle dichiarazioni sopra riportate e in cui la firma di esso avverrebbe immediatamente dopo. Lo scambio delle ratifiche dovrebbe in tal caso precedere la quietanza definitiva austriaca ed avvenire in un momento del cosidetto «calendario operativo» abbastanza avanzato, in cui la massima parte dei provvedimenti previsti da parte nostra abbia trovato la sua attuazione, ma prima del completamento di essi; e ciperché solo in tal modo si potrebbe, da parte nostra, premere sugli austriaci per ottenere la ratifica stessa.

Punto H) Il problema delle comunicazioni italo-austriache alle Nazioni Unite non è stato esaminato giovedì scorso proprio perché Toncic non ne ha fatto cenno nelle sue proposte. Mi pare che tale problema dovrebbe essere approfondito. A prima vista mi sembrerebbe preferibile che tali comunicazioni avessero luogo dopo la quietanza austriaca, in base a formule semplici e preventivamente concordate.

Circa il Punto I) infine, concordo sul fatto che le misure austriache contro il terrorismo debbano avere lo stesso trattamento del «pacchetto»; ma civuol dire, a mio avviso, che oltre ad essere annunciate come impegno del Governo austriaco, esse devono essere attuate secondo un calendario da concordare preventivamente, in modo che una inesecuzione austriaca possa giustificare corrispondenti remore nell’esecuzione dei nostri impegni.

Vi è, infine, un ultimo punto di cui si è parlato giovedì scorso e che non ho trovato riportato nella tua lettera. Si tratta di quello relativo alla dichiarazione che dovrebbe essere fatta dal Presidente austriaco al Parlamento, e secondo la quale l’entrata in vigore dell’accordo sulla Corte dell’Aja escluderebbe il ricorso, da parte di Vienna, ad istanze politiche. Come ricorderai, questa parte delle proposte di Toncic fu ritirata all’ultimo minuto, con una dichiarazione fattaci dall’Ambasciatore d’Austria(4). Mi sembra che sarebbe importante, anche per accertare l’animo degli austriaci, richiedere che tale proposta venga oggi riaccolta, chiarendo inoltre che cideve escludere che la Corte dell’Aja possa giudicare delle controversie derivanti dai trattati esistenti su altra base che quella del puro diritto.

Se tu concordi con queste mie osservazioni, esse, con la tua lettera, potrebbero essere alla base delle istruzioni che darei a Gaja e Toscano per gli imminenti incontri(5).

Credimi,

[Amintore Fanfani]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Novembre 1967.


2 Vedi D. 288.


3 Vedi D. 283.


4 Vedi D. 284.


5 Per la risposta vedi D. 290.

290

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

L. riservata personale urgentissima(2). Roma, 15 novembre 1967.

Caro Fanfani,

ti sono molto grato della tua cortese lettera di oggi(3), concernente la questione dell’Alto Adige. Ad essa rispondo con le seguenti osservazioni che, in larghissima parte mi pare siano di concordanza, salvo per il punto G.

Per quante riguarda il punto D dalla formulazione che tu riporti sembrerebbe desumersi che la quietanza dovrebbe ottenersi «subito dopo l’emanazione delle norme costituzionali, legislative e regolamentari previste dal “pacchetto”, necessarie per attribuire le nuove competenze alla Provincia di Bolzano».

Mi pareva invece che si fosse deciso di resistere alla richiesta austriaca, la quale, domandando per la quietanza il passaggio delle competenze alla Provincia presupporrebbe non solo l’approvazione delle leggi, ma anche dei regolamenti di esecuzione.

Il mio punto di vista, che sembra conforme a quanto emerso nella discussione, è che la quietanza debba esserci data all’entrata in vigore delle leggi, solo accompagnate dalla fissazione di un termine per le norme di attuazione. L’indicazione di un termine fu inclusa nella risposta ai 14 punti di Magnago (punto 1 bis let. d)4.

Ad ogni modo, se vuoi avere un piampio spazio di negoziato, non ho nulla in contrario a che si possa accettare anche la tua formula.

Per il punto E non ho osservazioni.

Per il punto G ritengo che nella riunione tra i Ministri sia prevalsa la tesi di procedere allo scambio delle ratifiche anche dopo la quietanza. È naturale che qualsiasi soluzione anticipata sarebbe per noi pigradita, peril fare di questo una condizione irrinunciabile per la chiusura della controversia, mi parrebbe eccessivo e non corrispondente a quanto si era concluso. D’altra parte i nostri interessi sembrano sufficientemente salvaguardati da un accordo circa la competenza della Corte dell’Aja, la cui ratifica ben difficilmente da parte austriaca potrebbe rifiutarsi nell’atto stesso in cui si chiude la controversia.

Circa i punti H e I non ho obiezioni.

Quanto all’ultimo tuo rilievo ritengo certamente utile la dichiarazione della rinuncia alle istanze politiche, del resto implicita nell’accettazione della competenza giurisdizionale della Corte Internazionale di Giustizia la quale non potrà giudicare altrimenti che secondo diritto.

Ti ringrazio ancora, caro Fanfani, e ti prego di gradire con i migliori auguri per il successo di questa importante missione i miei affettuosi saluti

tuo

Aldo Moro


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Novembre 1967.


2 Il documento reca il timbro: «Gabinetto. Visto dall’On. Ministro».


3 Vedi D. 289.


4 Vedi D. 194, Allegato.

291

L’ONOREVOLE BERLOFFA(1)

Appunto(2). Roma, 16 novembre 1967.

A Vienna, nella Sede della Direzione Federale dell’ÖVP, mi sono incontrato ieri 15.11.1967 con:

- - -

- Dott. Kirschlaeger - Rappresentante del Ministro degli Esteri nei contatti per l’A.A.

- Dott. Kathrein - idem

Il colloquio è durato tre ore ed è servito a puntualizzare la posizione austriaca secondo l’allegato che si riferisce, nell’ordine, alla lettera del 15.11.1967 del Presidente del Consiglio al Ministro degli Esteri(3).

Allegato

Appunto.

A) Non si sognano nemmeno di discutere le «nuove misure»: chiederanno anche per le «nuove misure» definite dopo il 1964 (nella fase dei contatti del 1966 e con i «chiarimenti» e le interpretazioni autorizzate nei diretti contatti con la SVP) vi sia una comunicazione (una redazione comune)secondo quanto è stato fatto con le «nuove misure» definite fino al dicembre 1964.

B) Non si sognano nemmeno di chiedere che il Presidente del Consiglio presenti subito i disegni di legge: la procedura di chiusura avrà inizio con la dichiarazione programmatica contenente le indicazioni politiche di cui al «pacchetto».

Per la presentazione dei disegni di legge saranno rispettati i tempi previsti dal 1° bis chiarimentofornito alla SVP salvo modifiche concordate con la SVP dopo la costituzione dell’organo interno.

C) Sta bene: il Cancelliere austriaco annuncerà la promessa della «quietanza liberatoria» nella presentazione della procedura al Parlamento anche se sarà differita.

Vi è la massima preoccupazione per i «quattro anni» di quiescenza del ricorso all’ONU: si tende a diminuirli tenendo conto che nella primavera del 1970 si svolgeranno le elezioni politiche. Non vorrebbero (a quel tempo) trovarsi nell’ambito della «tregua» (e quindi impegnati al silenzio) anche se, fino a quel momento, (sarebbero trascorsi da oggi circa due anni e mezzo) l’Italia non avesse ancora avviata l’attuazione.

Chiederanno insistentemente (nell’ambito dei quattro anni) una distinzione di due tempi. (Per esempio: 1° fase: per la approvazione delle modifiche dello statuto; 2° fase: attuazione dei trasferimenti di competenze ecc. Oppure almeno: 1° fase: approvazione delle modifiche statutarie da parte di un ramo del Parlamento ecc.).

Non si intende negare la validità della tregua. Si vuole evitare che sia vincolante per tutti i quattro anni anche in assenza di attuazione per quattro anni.

D) S’intende che la «quietanza liberatoria» venga rilasciata quando (con ogni strumento legislativo necessario) sarà effettivamente attuato il passaggio delle nuove competenze alle Province. Ricordano, che vi sono nello Statuto del 1948 termini (di un anno) per l’attuazione del trapasso dei poteri, non ancora rispettati dopo molti anni.

E) Per il tenore della «quietanza liberatoria» non si ha alcuna intenzione di rompere l’equilibrio politico raggiunto con la clausola di rispetto reciproco dei diversi punti di vista circa l’attuazione data sinora all’accordo di Parigi. Sono pronti a concordare subito (e non dopo) il tenore della «quietanza».

F) Si concorda sull’opportunità di includere la clausola dei «due diversi punti di vista giuridici ecc.» anche nell’accordo per la retrodatazione del termine dell’art. 27 a) della Convenzione di Strasburgo ai fini della competenza obbligatoria della Corte dell’Aja per le future eventuali controversie.

G) Si riserverebbe la definizione esatta dei tempi e dei modi per la preparazione dell’Accordo di cui al precedente punto F) all’incontro conclusivo (che si chiede con ogni insistenza) tra i dueMinistri degli Esteri o (meglio, affermano) fra i due Presidenti accompagnati dai rispettivi Ministri.

Si è pertanto d’accordo che:

1) il Presidente del Consiglio italiano annuncerà le nuove misure e la procedura dell’attuale controversia solo se, contemporaneamente, potrà annunciare la previsione certa e concordata dell’Accordo per la Corte dell’Aja. Si tratta – ora – di definire in base a quale impegno reciproco (e relativa forma) il Presidente potrà annunciare questa previsione;

2) qualunque possa essere il tipo di impegno reciproco (e relativa forma) concordato ai fini dell’Accordo, l’Accordo stesso sarà definito ed entrerà in vigore solo dopo la «quietanza» di chiusura dell’attuale controversia.

H)Si è d’accordo di concordare (secondo le ipotesi del dicembre 1964) le due comunicazioni parallele italiana ed austriaca alle Nazioni Unite.

I) Per le misure contro il terrorismo:

- - - - - -

1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 112, fasc. 694.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 288.

292

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto urgente 40468/810. Vienna, 17 novembre 1967 (perv. ore 13,30).

Oggetto: Questione Alto Adige.

Toncic, che ho incontrato ieri sera all’Ambasciata di Turchia, mi ha detto di essere ragionevolmente ottimista sull’esito dei colloqui in corso. Egli confida che Procuratore Generale della Repubblica Austriaca riuscirà a chiarire con Professor Vassalli che cosa si pufare in materia di legislazione antiterroristica. Per quanto concerne estradizione egli ritiene che un buon passo avanti si avrebbe con ratifica da parte Austria ed Italia della relativa convenzione europea redatta a Strasburgo, che ambedue gli Stati avrebbero già firmato. Ha tenuto a sottolineare che l’Austria può accettare molte cose, ma a condizione di reciprocità formale.

Le residue difficoltà non sembravano a Toncic insuperabili. Difatti a me è parso che egli possa lasciarsi convincere sia che è necessaria la firma dell’accordo sul deferimento delle controversie all’Aja prima dell’inizio dell’iter parlamentare del pacchetto (con ratifica parlamentare o presidenziale al momento del rilascio della cosidetta quietanza); sia che la quietanza deve essere rilasciata appena avvenuta la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dei provvedimenti legislativi sul trasferimento dei poteri alla Provincia di Bolzano e senza attendere l’emanazione dei relativi regolamenti. Toncic aveva sentito dire che questi regolamenti saranno emanati a Trento dalla Regione, il che garantirebbe una qualche maggiore sollecitudine.

Il Ministro mi ha detto di sperare che la riunione in corso porterà a un notevole avvicinamento delle rispettive posizioni. Meno ottimista mi è parso il Direttore degli Affari Politici, Haymerle, vestale dei sacri principi della burocrazia viennese.

Non ho mancato di ribadire a Toncic che tolleranza o lassismo verso i terroristi sono ancor meno accettabili in questo momento che mai; e cicon particolare riguardo a certe manifestazioni della stampa tirolese (tel. di V.E. 322)2 e alle imminenti dimostrazioni a Vienna per il bicentenario di Hofer.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 1, s.p.


2 Con T. 21943 bis/322 del 16 novembre, Caruso aveva dato istruzioni di attirare l’attenzione sul comunicato della «Stimme Tirols» pubblicato dal «Tiroler Tageszeitung» l’11 novembre (Appelli a Gargitter e Klecatsky), «facendo rilevare nostra meraviglia per pubblicazione accuse false e tendenziose contro Polizia italiana proprio in attuale momento ripresa contatti italo-austriaci» (ibidem).

293

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA

(Londra, 17-19 novembre 1967)1

Appunto segreto(2).

Sono presenti:

-da parte italiana: l’Ambasciatore Mario Toscano e l’Ambasciatore Roberto Gaja;

- da parte austriaca: il Ministro Rudolf Kirchschlaeger ed il Landesamtdirektor Kathrein.

I SESSIONE (mattino 17 novembre)

GAJA: Suggerisce che vengano esaminate le proposte formulate dal Ministro Toncic al Prof. Toscano a New York ai primi del mese di ottobre del c.a., proposte rese ufficiali dalle dichiarazioni fatte dallo stesso Ministro Toncic all’Ambasciatore d’Italia a Vienna in data 31 ottobre e 6 novembre u.s.3.

TOSCANO: Vuole aggiungere alle parole dell’Ambasciatore Gaja alcune considerazioni.

L’incontro attuale è molto importante perché se esso non consentirà di prendere una decisione positiva la chiusura della controversia subirà necessariamente un lungo rinvio. Afferma di non voler sollevare per il momento il problema del terrorismo; peraltro non putacere il fatto che dopo l’ultimo incontro dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri dello scorso mese di giugno(4), la situazione si è aggravata, come del resto da parte italiana si prevedeva. Dopo tale incontro, infatti, l’Italia è stata costretta a porre il veto alle conversazioni per l’associazione dell’Austria alla CEE(5), proprio a causa del terrorismo. Aggiunge che il fatto che i rappresentanti dei due Ministri degli Esteri si riuniscano oggi, dimostra che da parte italiana i contatti italo-austriaci per la chiusura della controversia non vengono collegati al terrorismo; tuttavia deve rilevare che se il problema del terrorismo non viene risolto, la posizione del Governo italiano sarà tale, che esso non potrà verosimilmente presentarsi al Parlamento per la chiusura della controversia altoatesina. Senza voler entrare in dettagli, ricorda quanto ha detto a New York al Ministro Toncic, che gli aveva manifestato il timore che il veto italiano portasse ad una rottura dei rapporti fra i due paesi. Era necessario che da parte austriaca fosse fatto qualcosa di efficace e di concreto per impedire il ripetersi di atti di terrorismo. Egli aveva sottolineato a New York che per dare prova concreta di buona volontà sarebbe stato necessario che la legislazione austriaca venisse integrata di particolari norme contro il terrorismo. Rileva che il Ministro Toncic aveva risposto che egli avrebbe parlato della questione con il Cancelliere ed i Ministri competenti e che da parte austriaca sarebbero stati presi provvedimenti in tal senso, in particolare per la modifica della legislazione penale. Aggiunge che tale modifica della legislazione austriaca sarebbe nell’interesse non dell’Italia, ma dell’Austria, sia per ragioni interne, sia per permetterci di togliere il veto alle discussioni sull’associazione dell’Austria alla CEE. Continua rilevando che il terrorismo è continuato, anche dopo le misure pratiche adottate questa estate dall’Austria; pertanto deve essere fatto qualcosa di nuovo e qualcosa di pi In caso contrario, quando il Governo italiano presenterà le misure previste al Parlamento, non si potranno non avere reazioni negative.

GAJA: La dichiarazione dell’Ambasciatore Toscano è stata fatta a titolo personale; essa corrisponde peraltro ad elementi obiettivi ed ha carattere realistico, in una valutazione storica dell’attuale momento. Per questo essa puessere considerata tanto piimportante e pigrave.

TOSCANO: Osserva che da parte austriaca non si deve trarre l’impressione, dal fatto che rappresentanti dei Ministri degli Esteri si incontrano, che da parte italiana si siano dimenticati il terrorismo e le sue conseguenze.

Propone che si segua una procedura per giungere al pipresto, e possibilmente nel corso di questa sessione, ad una soluzione dei problemi tuttora vigenti fissando, ad esempio, come segue l’ordine delle discussioni: il giorno 17, esame delle proposte del Ministro Toncic per la chiusura della controversia; il giorno 18, esame degli aspetti politici del terrorismo; il giorno 19, esame degli aspetti giuridici del terrorismo. Quest’ultimo esame verrà fatto, come d’intesa, con l’assistenza degli esperti. Aggiunge che in seguito vede due possibilità: a) che i rappresentanti politici tornino a Vienna a riferire, con l’intesa che si tenga una nuova riunione pochi giorni dopo; b) oppure che i rappresentanti austriaci facciano conoscere le reazioni del Governo di Vienna il mattino di lunedì [il 20] e che le conversazioni sulle proposte Toncic proseguano in tale giornata. Sottolinea l’importanza di conoscere al pipresto le reazioni del Governo austriaco affinché da parte italiana si possa prendere una decisione. Aggiunge, a titolo personale, che egli ritiene preferibile che i contatti italo-austriaci per la chiusura della controversia avvengano attraverso gli incontri dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri: le informazioni che possono pervenire per altri tramiti talvolta non sono esatte. Sembra quindi necessario che nell’ambito dei contatti fra rappresentanti dei due Ministri degli Esteri, si concentrino gli sforzi per giungere ad una posizione finale, cercando di evitare elementi di disturbo.

GAJA: Fa rilevare che nel periodo fra la conferenza di Salisburgo dell’8 settembre

u.s.6 ed il 31 ottobre, data in cui dalla comunicazione fatta dal Ministro Toncic all’Ambasciatore Ducci, abbiamo finalmente conosciuto la posizione ufficiale austriaca, da parte italiana si è rimasti incerti riguardo alla medesima. Infatti dalle dichiarazioni alla stampa rilasciate dopo la riunione di Salisburgo dal Ministro Toncic, dal Capitano Regionale del Tirolo e dal Dr. Magnago, sembrche la posizione del Governo austriaco, dei rappresentanti tirolesi e della SVP in materia di ancoraggio internazionale si fosse attenuata. Il Ministro Toncic, nella conversazione che ebbe il 12 settembre con l’incaricato d’Affari a Vienna(7), si limittuttavia ad anticipare che da parte austriaca ci sarebbe stato rivolto un invito per una riunione di esperti, senza peraltro precisare quali proposte potevano esserci rivolte nel corso di tale riunione. Il Ministro Toncic poi dichiarche Vienna non avrebbe accettato l’ancoraggio da noi offerto dell’Accordo De Gasperi- Gruber, per non precludersi la possibilità di adire altri fori internazionali. L’incertezza sul contenuto delle decisioni prese nel corso del Convegno di Salisburgo non veniva dissipata nemmeno dai colloqui che l’Ambasciatore Martino, prima di lasciare definitivamente Vienna, ebbe con il Cancelliere Klaus e con il Ministro Toncic(8). Una impostazione in buona parte nuova si poté rilevare dalle conversazioni che l’Ambasciatore Toscano ebbe con il Ministro Toncic il 1° ed il 5 ottobre a New York; tuttavia tali conversazioni non avevano carattere ufficiale ed inoltre l’orientamento che appare dalle medesime non sembrava risultare confermato dalla SVP che, con la risoluzione del 21 ottobre u.s.9 dell’Esecutivo, parve ritornare alle posizioni della risoluzione del 23 marzo u.s.10 Solo la comunicazione fattaci il 31 ottobre a Vienna, e confermataci il 3 novembre a Roma(11), ha permesso di considerare ufficiali tali proposte.

KIRCHSCHLAEGER: Ringrazia della comunicazione fatta e della cordiale atmosfera dell’incontro. Rileva che esso è ormai il decimo(12) e che la caratteristica di tali contatti è stata sempre la franchezza e la reciproca comprensione. Fa rilevare che da parte italiana si deve ben conoscere la posizione del Governo austriaco nei confronti del terrorismo, che fu chiaramente enunciata da Vienna. Si duole che da parte italiana non sono state ricordate le misure prese dal Governo di Vienna contro il terrorismo specialmente dopo l’ultimo incontro dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri; non si è trattato soltanto dell’invio di truppe alla frontiera, ma anche dell’arresto di presunti attentatori. Nota che i risultati sono stati nel complesso buoni, benché, nonostante tutto, vi siano stati sporadici atti di terrorismo. Tuttavia il Governo austriaco non puessere reso responsabile del terrorismo in territorio italiano. Nota che le azioni del genere sono state ridotte e da parte austriaca si è delusi che l’Italia non abbia riconosciuto ciche Vienna ha fatto contro il terrorismo, in particolare contro i responsabili o i loro sostenitori. Aggiunge che da parte italiana si insiste sul mutamento della legislazione austriaca, che viene indicato come un mezzo fondamentale per impedire il terrorismo. Afferma di non essere convinto che cipossa bastare. Il terrorismo sarà eliminato, innanzi tutto, eliminando i problemi che sono alla base della controversia italo-austriaca; in secondo luogo, mediante efficaci misure di polizia e la severa applicazione delle leggi esistenti; in terzo luogo, da un mutamento della pubblica opinione nei confronti del terrorismo. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, aggiunge che vi è stato un notevole cambiamento dell’atteggiamento della pubblica opinione in Austria, sopratutto negli ultimi mesi. Nel 1961 e nel 1962, al contrario, in Austria si aveva in un certo senso una concezione eroica del terrorismo; oggi non vi è piun giornale che lo appoggi ed anche la popolazione gli è contraria: questa è la migliore garanzia. Osserva che di conseguenza occorre concentrarsi su ciche è possibile fare insieme per lottare contro il terrorismo. Da parte austriaca si è pronti ad una piena cooperazione, anche per quelle misure addizionali che eventualmente possono essere fatte per il futuro. Nota che il Prof. Vassalli dovrà riconoscere che è stato molto difficile presentare appello contro la sentenza di Linz; dal canto suo, il Procuratore Generale Liebscher spiegherà che da parte austriaca si spera di trovare il mezzo di evitare sentenze come quelle emesse dai giurati, cercando di fare in modo che vengano maggiormente seguiti i principi giuridici anziché gli impulsi sentimentali. Aggiunge che vi sono molte cose che possono impedire il terrorismo: ma ritiene di dover ripetere ciche Withalm ha detto alcuni giorni or sono e cioè che: «nessuno deve parlare di un terrore di tipo S.S.». Sottolinea che se il problema dell’Alto Adige sarà risolto, lo sarà anche il problema del terrorismo. Da parte austriaca si considera che le misure contro il terrorismo vanno incontro ad un interesse dell’Austria, perché ci si rende conto che, ad un dato momento, esso potrebbe rivolgersi contro lo stesso Stato austriaco. Rileva che da parte austriaca si è pronti a fare tutto il possibile e ci si attende quindi che da parte italiana si voglia aiutare il Governo di Vienna per il raggiungimento di tale scopo, senza dare peraltro consigli troppo energici sui modi con cui lo scopo stesso puessere raggiunto, anche perché a ciservono non soltanto le leggi, ma anche altre infinite misure. Conclude facendo presente che egli comprende che non puessere facile per l’Italia prendere un simile atteggiamento, dato che è in Italia che il terrorismo miete purtroppo le sue vittime.

TOSCANO: Rileva di non poter fare a meno di replicare alle parole dell’Ambasciatore Kirchschlaeger. Molte volte da parte austriaca è stato detto al Governo italiano che Vienna per combattere il terrorismo è andata addirittura al di là dei limiti posti dalla legge commettendo addirittura atti illegali. Ritiene inammissibile che la lotta contro il terrorismo venga svolta dal Governo di Vienna per spirito di compiacenza e addirittura affermando di avere adottato mezzi illegali. Riferendosi, poi, a quanto detto dall’Ambasciatore Kirchschlaeger, sottolinea due elementi importanti: il primo consiste nell’affermazione che l’opinione pubblica austriaca è ora mutata. Se ciè vero, sarà anzi facile cambiare la legislazione, che costituisce lo specchio giuridico di una realtà sociale. Il secondo elemento contraddice la succitata affermazione relativa all’evoluzione dell’opinione pubblica e concerne l’ammissione che la posizione dei giudici è differente da quella dei giurati. Ciprova che la pubblica opinione è ancora irresponsabile, dato che i giurati sono giunti a non condannare imputati che pure erano confessi.

KIRCHSCHLAEGER: Vuole soltanto precisare un punto. I giurati dovrebbero esprimere la pubblica opinione. Questo era, in teoria, all’origine dell’istituto. Purtroppo oggi i giurati sono sempre favorevoli agli imputati, specialmente nei processi contro il terrorismo anche per il timore di rappresaglie nei loro riguardi.

GAJA: Rileva che occorre, per rimanere nella linea dell’ordine del giorno proposto, rinviare al giorno successivo la discussione sul terrorismo. Ringrazia l’Ambasciatore Kirchschlaeger delle sue dichiarazioni che in parte presentano la posizione austriaca in modo diverso da quanto abbiamo potuto giudicare anche negli ultimi mesi.

KIRCHSCHLAEGER: Concorda affinché si segua l’ordine del giorno delle conversazioni. Per quanto riguarda la continuazione di esse nella giornata di lunedì ritiene che potrà dare una risposta soltanto domenica 19. Per quanto lo concerne afferma, che è pronto per l’una o l’altra soluzione accennata dall’Ambasciatore Toscano.

GAJA: Osserva che sarebbe opportuno che, alla fine della sessione, i rappresentanti potessero giungere a quello che a Ginevra era stato chiamato un calendario operativo, e cioè un elenco delle operazioni che dovranno essere fatte da una parte e dall’altra.

Solleva quindi la questione relativa alla prima fase della procedura conclusiva della controversia e chiede se la proposta formulata dal Ministro Toncic, secondo la quale dovrebbe attuarsi mediante la presentazione al Parlamento italiano dei testi legislativi relativi alle misure previste non sia dovuta ad un errore materiale.

KATHREIN: Ha il senso che si tratti di un errore materiale.

KIRCHSCHLAEGER: Precisa che da parte austriaca non si vogliono creare nuove difficoltà; persi vuole avere un esatto quadro di ciche il Governo italiano proporrà al Parlamento. Aggiunge che la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento deve contenere le misure del pacchetto e ricorda che in precedenza si era parlato della possibilità di distribuire ai singoli deputati il testo del pacchetto medesimo.

TOSCANO: Nota che il voto d’insieme del Parlamento italiano per ragioni tecniche potrà avere luogo non sui disegni di legge, ma sulla dichiarazione programmatica del Governo. Infatti una volta presentati i disegni di legge, essi possono essere solo approvati o respinti, ma non puaver luogo una votazione generale sulla politica del Governo. Il voto favorevole ai disegni di legge si trasforma in leggi.

GAJA: Osserva che se da parte austriaca si insistesse sulla presentazione dei disegni di legge, come prima fase della procedura conclusiva, civorrebbe dire che il Governo di Vienna intende rinviare la chiusura della controversia, dato che la preparazione dei disegni di legge relativi alle misure richiederebbe circa un anno di tempo e porterebbe automaticamente ad affrontare il problema nel corso della nuova legislatura.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma ufficialmente che da parte austriaca non si insiste perché la prima fase della procedura conclusiva si attui mediante la presentazione dei disegni di legge; tuttavia si desidera conoscere con chiarezza qual è il contenuto del pacchetto. Aggiunge che non è intenzione del Governo austriaco rinegoziare il pacchetto; ma si desidera che il contenuto di esso venga chiaramente indicato per iscritto. Ricorda che dopo il dicembre 1964(13) il testo delle varie misure è stato spesso cambiato nel corso dei contatti italo-austriaci. Talune spiegazioni fornite da parte italiana sono state accettate; peresse non possono essere inserite, per motivi statutari, nel pacchetto. Ammette che il Governo austriaco ha avuto informazioni al riguardo dal Dr. Magnago; ma non è sicuro che esse siano esatte ed insiste perché vengano evitate incertezze.

TOSCANO: Rileva l’importanza della questione, alla quale gli ha già accennato il Ministro Toncic e intende sottolineare due punti:

1) i provvedimenti che il Governo italiano intende prendere in via autonoma in aggiunta a quelli discussi fra i rappresentanti dei due Ministri degli Esteri e che non presentano incertezze risultano dai colloqui fra il Presidente del Consiglio ed il Dr. Magnago; quindi se da parte austriaca si desidera conoscerne il contenuto, basta riferirsi a tali colloqui ed ai noti chiarimenti(14);

2) da parte italiana non si intende effettuare una comunicazione ufficiale scritta al Governo austriaco circa il contenuto del pacchetto, perché cicostituirebbe un accordo.

Aggiunge che il Governo austriaco di fatto potrà essere informato del contenuto del pacchetto, ma deve essere ben chiaro che da parte italiana non si è disposti né a discuterlo di nuovo né a fare qualche atto che possa essere interpretato nel senso che il contenuto del pacchetto diventi internazionalmente obbligatorio.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che si tratta di una questione molto importante in quanto il Governo austriaco non puaccettare il principio che il pacchetto sia il risultato di un negoziato intervenuto fra il Presidente del Consiglio italiano ed il Dr. Magnago mentre invece i negoziati sono intervenuti fra Italia ed Austria.

GAJA: Rileva che da parte italiana non è stato mai accettato né puessere accettato tale punto di vista.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che da parte austriaca non si può accettare il

pacchetto, senza discuterne la formulazione.

TOSCANO: Fa rilevare che il Governo austriaco di fatto potrà prendere visione della lista delle misure ed inoltre la rivedrà nella dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento: cicostituisce una garanzia completa.

KIRCHSCHLAEGER: Fa presente che da parte austriaca non si può rinunciare al

proprio punto di vista.

TOSCANO: Osserva che tale posizione risulterà nella dichiarazione del Cancelliere austriaco al Consiglio Nazionale e ripete che da parte italiana non si putornare a negoziare il pacchetto.

GAJA: Ricorda che gli stessi rappresentanti austriaci hanno detto che il Governo di Vienna avrebbe accettato ciche gli altoatesini avrebbero a loro volta accettato.

TOSCANO: Fa rilevare che se da parte austriaca nell’esame dell’elenco delle misure discusse fra il Presidente del Consiglio ed il Dr. Magnago si dovesse trovare qualche cosa di meno di quanto era stato detto ai rappresentanti del Governo austriaco a Montreux nel luglio 1966(15), il Governo di Vienna potrà sempre farlo rilevare a quello italiano. Aggiunge che tuttavia tale eventualità è da escludere perché il predetto elenco è piampio di quanto comunicato nel luglio 1966. Sottolinea che sotto tale profilo non potrà esservi alcun problema; peraltro conferma che da parte italiana non potrà essere compiuto alcun atto dal quale si possa dedurre che le misure formano oggetto di un accordo internazionale.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che da parte austriaca si ignora il contenuto del pacchetto e si chiede come si possa immaginare che, senza la conoscenza del pacchetto, possa avere inizio la procedura prevista dal Ministro Toncic.

TOSCANO: Sottolinea che è un punto irrevocabile quello secondo il quale da parte italiana non si pudiscutere il pacchetto. Aggiunge che il Governo di Vienna conosce il pacchetto. Ciche puformalmente dire di non conoscere sono i «chiarimenti», così chiamati dallo stesso Dr. Magnago. Afferma che, per giungere a disperdere ogni diffidenza, da parte italiana si è disposti ad informare il Governo austriaco «de facto» del pacchetto. Se il Governo di Vienna si troverà di fronte a qualcosa di diverso o di nuovo, potrà farlo presente. Osserva che sollevare questo argomento puessere estremamente pericoloso, perché significa che da parte austriaca si vuole ridiscutere il pacchetto, oppure si intende farne oggetto di un nuovo strumento internazionale.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che riferirà al suo Governo. Osserva peraltro che non comprende il punto di vista italiano e chiede quando sarà consentito al suo Governo di conoscere il contenuto del pacchetto.

GAJA: Trova che la domanda, così come è stata posta dall’Ambasciatore Kirchschlaeger, non puessere accolta dato che di fatto il Governo austriaco conosce benissimo il pacchetto.

TOSCANO: Aggiunge che, se da parte austriaca si desidera ottenere una seconda copia del pacchetto in modo non formale, da parte italiana si è pronti a darla; chiede che peraltro i rappresentanti austriaci non diano l’impressione che da parte del Governo di Vienna si vogliano altri chiarimenti, ciche sarebbe politicamente disastroso. Si congratula con l’Ambasciatore Kirchschlaeger per la sua capacità, proprio nel momento in cui da parte italiana si concede qualcosa, di dare l’impressione che da parte austriaca si stia cedendo o perdendo.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che a Salisburgo i rappresentanti del Governo austriaco hanno dovuto dire di non essere in possesso del testo definitivo del pacchetto.

GAJA: Afferma che apprezza che da parte austriaca il testo del pacchetto sia stato indicato come definitivo.

TOSCANO: Nota che il Governo austriaco, esibendo un pacchetto comunicatogli «de facto» avrà una soddisfazione «de facto». Concludendo conferma che l’insieme delle misure autonome italiane previste per la Provincia di Bolzano è ormai giunto a perfezione ed è sostanzialmente gradito; quindi non puessere suscettibile di variazioni, né oggetto di discussione.

GAJA: Chiarito che il momento in cui avrà inizio l’iter del procedimento di chiusura della controversia sarà quello della presentazione al Parlamento italiano dell’insieme delle misure autonome, precisa che i seguenti punti dovranno essere anch’essi preventivamente concordati:

- - - -

KIRCHSCHLAEGER: Riassume come segue la posizione italiana:

a) il pacchetto non dovrebbe essere ulteriormente negoziato;

- -

TOSCANO: Ribadisce che da parte italiana non si vuole modificare l’impostazione data finora ai contatti italo-austriaci e ripete che il Governo di Vienna ha la possibilità di esaminare l’elenco delle misure e di far conoscere le sue osservazioni circa la sua corrispondenza agli scambi di vedute a livello rappresentanti Ministri degli Esteri.

II SESSIONE (pomeriggio 17 novembre)

GAJA: Chiede se vi siano altri argomenti da discutere in merito al primo punto delle cosidette proposte Toncic.

KIRCHSCHLAEGER: Desidera fare ancora qualche domanda al riguardo. Chiede in particolare se il discorso del Presidente Moro al Parlamento conterrà soltanto le dichiarazioni previste.

TOSCANO: Conferma che il Presidente del Consiglio dirà certamente ciche è stato previsto, ma non si puaffatto escludere che egli aggiunga qualcosa in pi tale eventualità è anzi probabile. Osserva che, del resto, anche il Cancelliere austriaco potrà, dal canto suo, fare lo stesso.

KIRCHSCHLAEGER: Si dichiara d’accordo, a condizione che tale facoltà sia reciproca. Chiede se il Governo austriaco verrà messo a conoscenza di fatto del testo definitivo del discorso.

TOSCANO: Osserva che si tratta di una domanda interessante, in merito alla quale occorre chiedere il parere dei due Primi Ministri.

GAJA: Ritiene che si tratti di una questione che deve essere risolta nello spirito con cui sono state affrontate le altre questioni precedenti nel senso cioè che la reciproca informazione non deve essere tale da poter dar vita ad un nuovo accordo.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se non sia possibile concordare i due testi delle

dichiarazioni.

TOSCANO: Risponde che è piimportante concordare i principi piuttosto che i testi, che potranno essere messi insieme all’ultimo momento con reciproca, non formale, informazione.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se, anche a proposito della dichiarazione del Presidente del Consiglio per presentare il pacchetto, il Governo italiano potrà ottenere in Parlamento la maggioranza dei due terzi poi necessaria per approvare le leggi costituzionali.

TOSCANO: Riconosce che ciè difficile, specialmente in periodo pre-elettorale.

GAJA: Passando a parlare della dichiarazione del Cancelliere austriaco al Parlamento federale, fa notare che in essa – in conformità con quanto è stato dichiarato da Kirchschlaeger – deve cadere il riferimento ai «disegni di legge» presentati dal Governo italiano. Tale punto dovrà venire opportunamente modificato.

KIRCHSCHLAEGER: Fa notare che comunque nella dichiarazione del Cancelliere federale verrà usato il termine «soddisfazione» e non «compiacimento» per definire l’atteggiamento del Governo austriaco nei confronti della dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano.

GAJA: Passa a leggere la proposta fatta dal Ministro Toncic all’Ambasciatore Toscano a New York secondo la quale nella solenne dichiarazione del Cancelliere austriaco dinanzi al Parlamento di Vienna, egli direbbe che durante il periodo di tempo (da convenirsi) di tre o quattro anni necessario per l’esame e l’approvazione dei disegni di legge da parte del Parlamento italiano, il Governo austriaco intenderà astenersi dal portare il problema dell’Alto Adige dinanzi a qualsiasi istanza internazionale (di questa decisione il Governo austriaco darebbe comunicazione ufficiale scritta al Governo italiano).

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che la proposta austriaca va fatta immaginando che il voto favorevole del Parlamento italiano avesse effetto vincolante effettuandosi nei disegni di legge con due terzi di maggioranza e non a maggioranza semplice. Attira l’attenzione sulla situazione che verrebbe a crearsi in Austria supponendo che da parte austriaca si dichiarasse solennemente che per un periodo di tre o quattro anni l’Austria si asterrà dal portare il problema dell’Alto Adige di fronte a qualsiasi istanza internazionale. Un simile impegno sarebbe valido anche se un nuovo Parlamento o un nuovo Governo italiano non approvasse le leggi ordinarie o la legge costituzionale. Aggiunge che la suddetta dichiarazione austriaca avrebbe senso logico soltanto nel caso che le leggi venissero approvate. Prega di far presente al Governo italiano la posizione in cui si trova il Cancelliere Klaus, tenuto conto che nel 1970 vi saranno nuove elezioni in Austria. Conclude dichiarando che da parte austriaca si è d’accordo per un armistizio di tre o quattro anni, ma si vorrebbe superare la difficoltà sopra accennata.

TOSCANO: Fa notare, innanzi tutto, che si tratta di una proposta austriaca avanzata da Toncic, il quale era a conoscenza del fatto che nel 1968 vi sarebbero state elezioni in Italia. Si chiede perciquale sia il significato di tale proposta. Osserva che, da un punto di vista psicologico, l’attuale atteggiamento austriaco ha un effetto negativo e dà l’impressione di irresponsabilità da parte del Governo di Vienna. Domanda poi che cosa effettivamente desideri, sotto un aspetto concreto, il Governo austriaco: forse posporre la dichiarazione da farsi al Parlamento federale? Fa notare che in tal caso sarebbe meglio farlo presente subito. Osserva, a questo riguardo, che da parte austriaca non si corre alcun rischio perché, se il Governo di Vienna vuol facilitare l’approvazione delle leggi da parte del Parlamento italiano, è chiaro che esso deve evitare ad ogni costo di ricorrere alle Nazioni Unite. Aggiunge che l’Austria non rinuncia ad alcunché verso cui abbia interesse e che la dichiarazione di non ricorrere ad istanze internazionali per un periodo di quattro anni serve proprio per permettere l’approvazione delle leggi da parte del Parlamento italiano. È chiaro infatti che eventuali ricorsi internazionali avrebbero un effetto psicologico negativo. Conclude osservando che il Ministro Toncic quando faceva la sua proposta a New York conosceva lo stato della situazione e che pertanto l’attuale ritirata non sembra giustificabile.

KIRCHSCHLAEGER: Dichiara che Toncic è fuori causa e che bisognerà trovare

una nuova via.

TOSCANO: Chiede se non sembra piuttosto maggiore il rischio del Presidente del Consiglio italiano nell’effettuare una dichiarazione del genere proprio prima delle elezioni politiche.

GAJA: Osserva che sarebbe certamente molto negativo il fatto che i rappresentanti italiani ritornino dicendo che le proposte austriache, già modificate una volta con una comunicazione dell’Ambasciatore Loewenthal(16), sono state ulteriormente diminuite.

KIRCHSCHLAEGER: Riconosce che si è trattato di una idea austriaca che, peraltro, si è rivelata di impossibile attuazione. Aggiunge che il previsto periodo di quattro anni potrebbe essere diviso in due periodi: il primo per l’approvazione della legge costituzionale che si estenderebbe automaticamente fino allo scadere dei quattro anni, per l’approvazione delle norme di attuazione, ove la legge costituzionale fosse tempestivamente approvata.

TOSCANO: Fa notare ai rappresentanti austriaci che essi sono in contraddizione con loro stessi. Prima hanno dichiarato che il rischio dipendeva dal fatto che il Parlamento italiano chiamato a votare le leggi non è quello che approva la dichiarazione del Presidente del Consiglio. Ora chiedono una cosa diversa, cioè la divisione del periodo di quattro anni nei lavori dello stesso Parlamento. Sottolinea ancora che la dichiarazione austriaca è necessaria proprio per migliorare l’atmosfera ed aggiunge che se il Governo italiano si assume la responsabilità di eseguire le misure del pacchetto, la dichiarazione austriaca contribuirebbe a facilitare l’attuazione delle misure da parte italiana. Conclude ribadendo che un ripensamento in merito alla posizione assunta con le proposte avanzate a New York rappresenterebbe un fatto del tutto negativo, in quanto mette i rappresentanti italiani nella condizione di chiedersi perché il Governo austriaco ha cambiato il suo punto di vista.

KIRCHSCHLAEGER: Fa presente che le proposte austriache rappresentano solo

il primo passo di un negoziato e quindi possono subire modificazioni.

GAJA: Rileva che le proposte austriache non erano ufficiali a New York quando furono fatte per la prima volta. Lo sono divenute successivamente quando ci fu dichiarato, per due volte, che esse erano ufficiali e che erano approvate dal Cancelliere Klaus e dal Capitano Regionale Wallnoefer. Si chiede percicome sia possibile spiegare un siffatto mutamento ed osserva che il Governo austriaco pu certamente, ritirare qualsiasi proposta, ma tuttavia rappresenta un caso unico che una proposta fatta in forma così ufficiale venga ritirata subito dopo con simili pretesti. Aggiunge che le nuove proposte austriache circa la divisione del periodo di «armistizio politico» sono psicologicamente negative poiché tendono ad esercitare una indebita pressione sul Parlamento italiano.

TOSCANO: Ricorda l’antica massima latina: «electa una via, non datur recursus ad alteram» ed osserva che quanto il Governo austriaco offre oggi è esattamente uguale a ciche il Governo di Vienna accettava nel 1964, ossia un «patto di non aggressione» per il periodo di quattro anni; ma fa rilevare che oggi i rispettivi rischi sono invertiti.

GAJA: Pensa che forse è possibile risolvere il problema con una formula che dica che l’armistizio politico durerà per tre o quattro anni «pending the procedure necessary» per la redazione e l’approvazione delle leggi.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che con tale formula si coprirebbe anche il periodo precedente alla presentazione delle leggi.

GAJA: Conferma l’osservazione di Kirchschlaeger. Infatti, in un tale periodo, verrà istituita la commissione incaricata di redigere progetti di legge. Per quanto riguarda il «testo» della comunicazione del Governo austriaco a quello italiano, dichiara che esso dovrà essere preparato preventivamente, mentre occorrerà successivamente decidere la durata del periodo coperto dalla dichiarazione austriaca.

KIRCHSCHLAEGER: Precisa che tale periodo potrà essere di due anni e mezzo a partire dal momento in cui si riunirà il nuovo Parlamento.

TOSCANO: Afferma che è necessaria molta franchezza. Osserva che l’interesse austriaco sta nel fatto che da parte italiana si dia inizio quanto prima all’esecuzione delle misure, il pipresto possibile dopo le elezioni. Si tratta di una proposta austriaca che puavere ottimi effetti psicologici. Proprio per questo converrebbe all’Austria di fare il gesto di rinunciare a ricorrere ad istanze internazionali per un periodo di quattro anni.

KIRCHSCHLAEGER: Nota come da parte austriaca sia impossibile pagare nuovamente, ed in misura ancora maggiore, la dichiarazione italiana dinanzi al Parlamento. Chiede perché da parte italiana si insiste nel pretendere la dichiarazione scritta del Governo austriaco di rinunciare a ricorrere ad istanze internazionali per quattro anni.

GAJA: Domanda perché allora il Governo austriaco ha fatto una proposta di tal genere.

TOSCANO: Afferma che, a suo parere, il motivo della proposta fatta dal Ministro Toncic era, evidentemente, quello di ottenere una risposta scritta alla quietanza austriaca e ricorda che, durante una colazione a New York con Kathrein, si parlanche di questo problema.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se invece non possa essere ritenuto sufficiente il

testo della dichiarazione del Cancelliere Klaus.

GAJA: Osserva che forse esso potrebbe anche bastare, ma che i rappresentanti austriaci devono chiarire se intendono ritirare la proposta relativa alla dichiarazione contenente la rinuncia al ricorso presso istanze internazionali per un periodo di quattro anni.

KIRCHSCHLAEGER: Ritiene che non debbano essere apportate modifiche a tale proposta.

GAJA: Prega di precisare quale è il periodo di tempo previsto dalla dichiarazione austriaca.

KIRCHSCHLAEGER: Dichiara di essere autorizzato ad accettare il periodo di quattro anni, ma diviso in due periodi.

TOSCANO: Precisa che la richiesta italiana è per un periodo unico di quattro anni.

KIRCHSCHLAEGER: Chiarisce che, da parte austriaca, si potrebbe forse accettare un periodo di tre anni, eventualmente a partire dalla convocazione del nuovo Parlamento italiano.

GAJA: Riferendosi al punto 3 del contenuto della dichiarazione del Cancelliere austriaco al Parlamento di Vienna, ritiene che si debbano prendere in esame i seguenti punti:

l) che cosa si intende per «trasferimento delle competenze»;

2) quale è l’esatta portata del termine «subito dopo» in relazione alla trasmissione delle competenze alla Provincia;

3) quale sarà il testo della quietanza austriaca;

4) quale debba essere il testo della risposta italiana. Prega il prof. Toscano a [sic] riferire in merito al punto 1). TOSCANO: Ricorda che Toncic gli disse, a suo tempo, che il trasferimento delle

competenze era una questione da discutere e che il Ministro austriaco aveva formulato in proposito la seguente ipotesi: «l’approvazione e la pubblicazione delle leggi costituzionali nella G.U.» rappresenterebbe il momento del passaggio delle competenze. Aggiunge perche vi sono altre leggi le quali possono avere, o meno, bisogno di norme di attuazione o di regolamenti: a questo proposito si potrebbe immaginare di inserire nelle leggi stesse delle disposizioni che prevedano un termine per l’emanazione dei regolamenti. Aggiunge che nei chiarimenti dati al Dr. Magnago è stato già previsto che per l’emanazione delle norme di attuazione, verrebbe stabilito un termine di due anni a decorrere dalla pubblicazione della legge costituzionale.

KATHREIN: Rileva che esiste un altro problema e cioè che la Regione non trasferisca alla Provincia i suoi poteri.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma essere impossibile per il Governo austriaco rilasciare la quietanza prima che la Provincia abbia ottenuto effettivamente i poteri. La fissazione di un termine per l’emanazione del regolamento di esecuzione non è sufficiente.

TOSCANO: Nota che trattasi di una questione che dovrà essere studiata accuratamente.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che in linea di principio il Governo austriaco può rilasciare la quietanza soltanto quando la competenza è effettivamente nelle mani della Provincia di Bolzano. Non è sufficiente la promessa di emanazione dei regolamenti. Aggiunge che da parte austriaca si vorrebbe che, scaduto il termine senza che i regolamenti fossero emanati dal potere centrale, potesse farlo la Provincia stessa.

GAJA: Afferma che cinon puessere accolto, come è stato spiegato a suo tempo nei contatti di esperti, se non nei due casi specifici previsti dal pacchetto.

TOSCANO: Osserva che la fissazione di un termine per la emanazione del regolamento dà alla Provincia la possibilità di ricorrere alla Corte Costituzionale qualora il termine trascorra inutilmente. Aggiunge che da parte italiana verrà fatta una proposta, al riguardo, dopo aver consultato i Ministeri competenti.

KATHREIN: Rileva che esiste anche il problema del trasferimento delle competenze dalla Regione alla Provincia.

KIRCHSCHLAEGER: Fa presente che da parte austriaca si attende di conoscere la relativa formula.

GAJA: Rileva che occorre definire la portata della espressione «subito dopo la trasmissione delle nuove competenze alla Provincia di Bolzano».

KIRCHSCHLAEGER: Nota che i giorni sono troppo pochi per una dichiarazione di Governo. Per essere sicuri che vi sia il tempo sufficiente proporrebbe il termine di un mese.

GAJA: Riferirà a Roma quanto precisato da Kirchschlaeger.

KATHREIN: Si domanda in qual modo il Governo austriaco potrà apprendere che

le misure sono state applicate.

KIRCHSCHLAEGER: Ritiene che a tal fine occorrerebbe una richiesta da parte del Governo italiano in cui si dicesse che tutti i provvedimenti previsti sono stati attuati. Si chiederebbe una quietanza da parte austriaca, sia pure con tutte le riserve. Altrimenti sembra impossibile calcolare il termine entro il quale rilasciare la quietanza.

TOSCANO: Ritiene che si potrebbe fare una cerimonia a Bolzano per la effettuazione del trapasso dei poteri alla Provincia. Il Governo austriaco sarebbe obbligato a rilasciare la quietanza 30 giorni dopo la cerimonia.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che è necessario cercare il termine «a quo».

GAJA: Osserva che la cerimonia di Bolzano costituirebbe il «termine a quo». Chiede poi di prendere visione del testo della quietanza.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che potrà darlo il giorno successivo.

GAJA: Fa presente che in tal caso anche l’eventuale risposta italiana sarà data il giorno successivo.

TOSCANO: Ricorda che a New York non è stato discusso un punto, che interessava il dr. Magnago: quello relativo alle comunicazioni separate alle Nazioni Unite.

GAJA: Rileva che in merito a tali comunicazioni esiste un problema di data e un problema di fondo. Circa il primo punto nota che sarebbe forse preferibile fare tali comunicazioni dopo la chiusura della controversia. Cinon escluderebbe che subito dopo le dichiarazioni dei due Capi di Governo ai rispettivi Parlamenti, si potrebbe inserire un passaggio sulla questione nel discorso che i Capi delle Delegazioni italiana ed austriaca faranno alle Nazioni Unite. Quanto alla controversia all’ONU, essa sarebbe chiusa da due comunicazioni parallele. Propone quindi di passare alla questione relativa alla stipulazione dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che non si tratterebbe di stipulare un nuovo accordo, per sottoporre una specifica materia alla giurisdizione della Corte dell’Aja, ma di un accordo generico per estendere la giurisdizione della Corte ai trattati italo-austriaci in vigore, stipulati dopo il 1945. Cipotrebbe esser fatto con uno strumento per l’emendamento dell’art. 27 a) della Convenzione di Strasburgo, – che per l’Austria sarebbe una «surrender convention» – con l’aggiunta di una clausola secondo la quale tale intesa non muta il punto di vista giuridico delle due Parti in merito all’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber. Tale clausola potrebbe anche essere inserita nel preambolo dello strumento.

GAJA: Afferma che da parte italiana si è in linea di principio d’accordo su quello che potrebbe essere il testo della convenzione. Fa rilevare il rischio che deriverebbe per l’Italia dal fatto di rinviare la discussione e la firma dell’accordo ad un momento successivo alla quietanza, il che equivarrebbe, fra l’altro, probabilmente, ad accettare, se non altro in via implicita, che anche le misure del pacchetto possano essere sottoposte alla giurisdizione della Corte.

KIRCHSCHLAEGER: Nota che si potrebbe immaginare che l’Accordo sia preparato in precedenza, (ad esempio in occasione della stesura di alcuni documenti comuni) e firmato mentre la legge costituzionale sta passando in Parlamento. In quel momento il problema dell’ancoraggio sarebbe meno urgente. Lo scambio delle ratifiche dovrebbe avvenire contemporaneamente alla quietanza.

TOSCANO: Deplora che l’Ambasciatore Kirchschlaeger abbia definito «surrender-convention» un accordo come quello per l’accettazione della Corte dell’Aja; ciè grave perché, se da parte austriaca il ricorso ad una Corte internazionale viene considerata una resa, ciimplica l’ammissione che da un punto di vista legale la posizione italiana è piforte di quella austriaca.

Aggiunge poi, venendo alla sostanza ed al momento dello scambio delle ratifiche, che da parte italiana non si chiede una resa, ma soltanto di fare qualcosa per bilanciare ciche l’Italia sta facendo. L’Italia puaccettare una procedura bilanciata, ma non una procedura che faccia cadere ogni rischio sull’Italia. L’Italia è la prima ad agire e la prima a rischiare, ciche è stato ammesso anche dal Ministro Toncic. Fa osservare che la procedura di chiusura prevede: 1) la dichiarazione del Governo italiano al Parlamento; 2) la votazione del Parlamento sulla dichiarazione del Presidente del Consiglio; 3) il voto del Parlamento sulla legge costituzionale (diviso in due fasi); 4) l’emanazione dei regolamenti. Tale procedura deve essere accompagnata dai seguenti passi austriaci, nelle varie fasi: parafatura dell’Accordo per la Corte dell’Aja; firma dell’Accordo predetto; approvazione dell’Accordo da parte del Parlamento austriaco e scambio delle ratifiche. Conclude che tale procedura ci potrà dare il modo di giungere ad un calendario bilanciato.

KIRCHSCHLAEGER: Attira l’attenzione sul fatto che per i socialisti ed i liberali austriaci l’accordo di arbitrato e di ancoraggio delle nuove misure costituisce la soluzione perfetta; se il Governo austriaco accetta la proposta italiana, sarà certamente attaccato. Aggiunge che se da parte italiana si vuole l’accordo per la Corte dell’Aja deve accettare il punto di vista austriaco.

TOSCANO: Ripete ciche ha già detto al Ministro Toncic e cioè che, in vista del superamento della controversia internazionale, da parte italiana si è disposti a concedere agli altoatesini il pacchetto ed a stipulare con il Governo austriaco un accordo per la competenza della Corte dell’Aja circa le future controversie sull’accordo del 1946. Qualora pertale accordo non fosse possibile, non è da escludere che le misure autonome siano ugualmente approvate dal Parlamento. In tal modo l’Austria vedrebbe ogni cosa decisa al di fuori del concorso di Vienna. In pratica la controversia internazionale risulterebbe svuotata in seguito all’entrata in vigore delle misure autonome italiane. Di conseguenza perderebbe ogni possibilità concreta di appellarsi all’ONU, a meno che, invece di insistere per l’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber non intenda sollevare la questione della autodeterminazione, che, nel suo stesso interesse, non sarebbe certamente consigliabile.

III SESSIONE (18 novembre, mattino)

TOSCANO: Accenna alla conferenza stampa tenuta il 17 novembre u.s. dal Ministro Toncic ed alla reazione negativa della Farnesina(17). Deplora che ogni incontro di rappresentanti dei due Ministri si accompagni con fatti del genere.

GAJA: Propone di trattare la questione del terrorismo nel mattino e di continuare l’esame delle proposte di Toncic nel pomeriggio.

KIRCHSCHLAEGER: Concorda e comunica che alle discussioni dell’indomani

parteciperebbe, ove nulla osti, anche il Signor Tschofen, come interprete.

GAJA: Passa a parlare della posizione austriaca in materia di terrorismo. Essa ha presentato, anche negli ultimi mesi, elementi sostanzialmente negativi. Fra di essi possono essere annoverati i seguenti:

1) La posizione austriaca nei confronti del terrorismo si è limitata soprattutto a condanne formali, senza che le Autorità austriache facessero quanto era in loro potere per mettere i responsabili dell’organizzazione terroristica in condizioni di non nuocere. Dopo 10 anni di ininterrotta attività terroristica in Alto Adige, da parte austriaca si è tentato ancora di accreditare l’ipotesi che i terroristi non provengano dal territorio austriaco. Lo stesso Toncic, fra l’altro, è giunto a dichiarare alle Nazioni Unite che non esisterebbe una sola prova che il terrorismo agisca dal territorio austriaco. Ciè, del resto in linea, con quanto, dopo l’attentato di Cima Vallona del 25 giugno scorso, il Cancelliere Klaus ed il medesimo Ministro Toncic hanno fatto quando hanno inviato alle Autorità italiane telegrammi di cordoglio per le vittime e di condanne per i loro assassini, accennando tuttavia all’eventualità che i responsabili non fossero terroristi penetrati in Italia dall’Austria. Sempre in tale orientamento si è inserita la «Tiroler Tageszeitung», che, in una serie di articoli a firma del direttore Nayer, è giunta a sostenere la necessità di una inchiesta sui fatti, affermando che vi sarebbero state prove che le mine intorto al traliccio di Cima Vallona erano state deposte da reparti italiani. Questa posizione austriaca – secondo la quale non vi sono sufficienti indizi circa la provenienza dall’Austria degli autori persino di parte degli attentati terroristici – è negativa e falsa. Falsa perché gli stessi tribunali austriaci dispongono di ampie prove del contrario (come è stato ricordato in numerose note italiane); negativa perché da essa deriva che le Autorità austriache sono costrette ad agire con ogni cautela nei confronti dei terroristi, perché se procedessero ad arrestarli ed a processarli fornirebbero le prove pipotenti del nessun fondamento delle loro tesi ufficiali. Cisi rispecchia del resto in tutta l’azione austriaca di questi ultimi tempi.

2) Così da parte austriaca si è tentato di dimostrare che gli attacchi al confine italo-austriaco sono un fatto bilaterale e che avvengono anche ad opera di italiani contro militari austriaci. Ci si troverebbe così di fronte ad uno stato equilibrato di guerriglia alla frontiera. A tal fine è stato drammatizzato l’incidente verificatosi a Cima Vallona il 2 luglio u.s., dove una pattuglia italiana per impedire che due sconosciuti entrati dal territorio austriaco in quello italiano e che non avevano ottemperato all’intimazione di alt si addentrassero in un terreno minato(18). Altri episodi pure di nullo o scarso valore – ed in cui non vi era alcuna responsabilità italiana – sono stati pubblicizzati con l’intento di presentare un quadro della situazione assolutamente non corrispondente alla realtà.

3) Si è messo analogamente in particolar luce, da parte di Vienna, il provvedimento dell’invio alla frontiera con l’Italia di reparti dell’esercito federale austriaco. Si deve al riguardo tener presente che esso ha esclusivamente carattere spettacolare e non è riuscito – né poteva riuscire – ad evitare il ripetersi di nuovi attentati. Infatti la prevenzione dell’attività terroristica non è un problema che purisolversi mediante l’invio di truppe alla frontiera, ma è, essenzialmente, un problema di polizia. Del resto lo stesso Ministro dell’Interno, Hetzenauer, ha dichiarato di nutrire dubbi sulla possibilità di stroncare il terrorismo con i mezzi suindicati.

4) Della scarsa attenzione data da parte austriaca al vero problema del terrorismo è prova anche la blanda reazione data a legittime richieste italiane. Basterà ricordare che, da parte italiana, al fine di impedire il verificarsi di atti di terrorismo sui treni, fin dal 10 maggio u.s. era stato chiesto alle Autorità austriache che i convogli ferroviari diretti in Italia venissero sottoposti ad accurate ispezioni da parte delle Autorità austriache di Polizia(19). Il promemoria dell’Ambasciata d’Italia a Vienna è rimasto per lungo tempo senza risposta. Anche quando tale risposta è stata data (e cisolo dopo l’attentato di Trento)20, la risposta è risultata inadeguata, perché, in luogo dei controlli da parte della polizia che erano stati richiesti da parte italiana, veniva assicurata soltanto l’attuazione di controlli da parte del personale delle ferrovie. Tale atteggiamento austriaco ha reso necessaria la intensificazione dei controlli da parte italiana con la conseguenza che il traffico per il Brennero venne a subire forti ritardi. Tale situazione, non dipendente certo dalla nostra volontà, è stata lamentata pubblicamente da parte austriaca, come se fosse attribuibile ad un atteggiamento politico del Governo italiano. Lagnanze, che si ha ragione di ritenere suggerite da Vienna, ci sono, pervenute da parte dei Governi della RFT e dei Paesi Bassi.

5) Da parte austriaca si è tentato poi, anche sul piano della propaganda internazionale, di coinvolgere la responsabilità della Svizzera e della RFT, sostenendo che, con ogni probabilità, alcuni terroristi potevano essere giunti in Italia dal territorio svizzero e, dopo aver commesso attentati in Italia, potevano aver trovato rifugio in Svizzera oppure in Germania. Il che è stato formalmente smentito dalle Autorità di questi Paesi.

Tutto questo quadro dell’atteggiamento austriaco è, come si rileva facilmente, totalmente negativo e lascia dubitare dell’intenzione austriaca di prendere, perfino in questo periodo, misure efficaci e durature. Aggiunge che in questi ultimi tempi vi è stata una certa diminuzione dell’attività terroristica, il che prova che se da parte austriaca si avesse effettivamente l’intenzione di ottenere risultati concreti, questi potrebbero essere conseguiti. Osserva che, peraltro, l’Austria, nella lotta contro il terrorismo, deve essere mossa non da considerazioni di ordine politico – come sembra essere avvenuto finora – ma da motivi anche giuridici. Conclude che non si tratta di incidenti di frontiera provocati da ambo le parti, come si afferma da parte austriaca, ma che vi è soltanto il terrorismo che proviene dall’Austria e che il Governo austriaco fin d’ora potrebbe, ove lo volesse, eliminare.

TOSCANO: Rileva che il problema è della massima importanza: da parte italiana non si punegoziare sotto la pressione del terrorismo. Fa notare che la posizione austriaca in materia di terrorismo è passata attraverso varie fasi: nel 1960 e nel 1961 Vienna non era, in fondo, scontenta del terrorismo e Kreisky pensava, anzi, che esso fosse utile. Ricorda che le dichiarazioni austriache di condanna, erano allora fredde ed inadeguate, come al momento dell’incontro di Zurigo del 1961. Osserva che l’Austria ha compreso, a poco a poco, che il terrorismo non era utile; ma tuttavia la posizione presa dal Governo di Vienna non fu sufficientemente energica contro di esso. Fa notare che il fatto che Toncic nelle ultime due sessioni dell’Assemblea Generale dell’ONU sia giunto a New York con un testo del suo discorso che non conteneva alcuna menzione del terrorismo è significativo. I passi concernenti il terrorismo sono stati poi aggiunti a sua richiesta; ma cidimostra la scarsa importanza attribuita da Vienna al problema e l’assoluta incomprensione austriaca delle ripercussioni di esso sull’opinione pubblica italiana. Aggiunge che, in conseguenza dei pirecenti attentati, da parte italiana si decise di porre il veto al negoziato per l’Associazione dell’Austria alla CEE; le reazioni austriache furono forti e ciservì, se non altro, a far capire un po’ meglio all’Austria l’importanza del problema. Sottolinea che se da parte austriaca non si porrà termine al terrorismo, non è possibile sperare che vengano attuate le progettate misure. Rileva che il Governo austriaco ancora recentemente ha insistito in dichiarazioni che in certa misura giustificano il terrorismo, facendolo risalire alla situazione esistente in Alto Adige: questa posizione non è accettabile. Sottolinea che il terrorismo è contro ogni accordo nel quadro attuale ed in realtà mira ad un mutamento del confine; è quindi molto importante che vi siano nuove leggi in Austria le quali assicurino che, anche dopo la soluzione della controversia, si continuerà in Austria la repressione del terrorismo. Cisarà essenziale per l’approvazione, da parte del Parlamento italiano, delle progettate misure autonome. Fa presente che, in sostanza, l’Austria deve dare delle nuove prove che non ha fatto tutto quanto era possibile e necessario. Ricorda che da parte austriaca si è sovente detto che le leggi austriache non consentono di adottare certe misure preventive e repressive: le pene erogate dalla legge sugli esplosivi sono minime ed alcuni reati commessi all’estero non sono nemmeno perseguibili. Osserva che da parte austriaca non si è ancora compresa tutta l’importanza del problema del terrorismo ed è pertanto necessaria qualche nuova e precisa azione per reprimere l’attività terroristica. Rileva che le recenti dichiarazioni del Ministro dell’Interno e del Ministro della Giustizia austriaci non ci soddisfano e quasi suonano comprensione per il terrorismo. Conclude affermando che, in sostanza, l’atteggiamento austriaco è stato strettamente vincolato ad una interpretazione restrittiva della legge e privo di vero impegno, mentre da parte italiana si vorrebbe che l’Austria rovesciasse la sua posizione.

GAJA: Rileva come sia una cosa molto negativa che da parte austriaca si sia parlato del terrorismo solo in termini di cooperazione ed aggiunge che in Italia si ha l’impressione che l’Austria ha la possibilità, come il dovere, di reprimere il terrorismo sul suo territorio.

TOSCANO: Fa notare che gli altoatesini, negli ultimi tempi, hanno mostrato di capire il problema molto meglio degli austriaci e dei tirolesi: probabilmente ciè dovuto alla estensione del terrorismo dai danni alle cose ai danni alle persone.

KIRCHSCHLAEGER: Dichiara che non immaginava tante critiche e tanti elementi negativi ed afferma che da parte italiana si accusa tutta l’Austria di terrorismo e si dice che gli uomini politici austriaci favoriscono il terrorismo, che Kreisky era addirittura a favore del terrorismo e che lo stesso Toncic non sa distaccarsene.

TOSCANO: Dichiara di non aver detto questo, ma non punon rilevare che entrambi i due uomini politici non hanno avuto sufficiente sensibilità per il problema. Da parte italiana non si vorrebbe essere costretti, ad un certo momento, a ricorrere al Consiglio di Sicurezza.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che i rappresentanti italiani hanno dichiarato che vi è comprensione in Austria per il terrorismo, ma cinon è esatto. Ripetendo quanto ha già detto ieri, fa notare che il terrorismo è prima di tutto rivolto contro la stessa Austria e che un Governo austriaco come l’attuale non ha la minima comprensione per il terrorismo. Ricorda di aver visto Klaus dopo l’attentato di Cima Vallona ed egli era così indignato e deciso ad agire, che non lo si pucerto accusare di debolezza. Sottolinea perche, sfortunatamente, tutto quello che viene fatto in Austria è minimizzato in Italia: tuttavia i rappresentanti italiani hanno ammesso che in quest’ultimo periodo vi sono stati meno attentati il che è un risultato delle nostre azioni.

GAJA: Osserva che si tratta forse del risultato del veto italiano per l’associazione dell’Austria alla CEE, che è riuscito a drammatizzare la situazione, dimostrando i rischi che comportava per l’Austria e che, indirettamente, ha, per così dire, rafforzato il Governo austriaco rispetto all’opinione pubblica. Ricorda che il problema fu discusso nella riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri che ebbe luogo lo scorso giugno e che da parte austriaca fu detto che non si poteva fare nulla, o quasi. Rileva che il veto italiano ha portato gli austriaci ad adottare misure che – a quanto affermavano allora i rappresentanti austriaci – non si era in grado di prendere.

KIRCHSCHLAEGER: Non ritiene necessario dire che cosa si è fatto da parte austriaca – e perché – dopo l’incontro tra i rappresentanti dei Ministri del giugno scorso, anche se da parte italiana si minimizzano, come fanno i socialisti austriaci, le misure prese. I rappresentanti italiani affermano che bisogna fare qualche cosa che agevoli la discussione nel Parlamento di Roma, ma devono tener presente anche la posizione del Cancelliere austriaco, che pure deve tener conto dell’opinione pubblica del suo Paese. Si dichiara molto sorpreso di sentire che da parte italiana non si è in favore della cooperazione, ma l’Austria non puessere ritenuta responsabile fondamentalmente del terrorismo.

GAJA: Ribadisce che ciè stato provato dagli stessi tribunali austriaci. Afferma che la dichiarazione di Toncic, secondo la quale non vi è prova che il terrorismo provenga dal territorio austriaco, è manifestamente falsa ed è smentita da quanto dovrebbe risultare alla stessa giustizia austriaca.

KIRCHSCHLAEGER: Ribatte che l’Italia denuncia costantemente l’Austria

all’opinione pubblica internazionale e, talvolta, non senza qualche successo.

GAJA: Dichiara che cinon è esatto e precisa che l’azione italiana in campo internazionale in conseguenza dell’attività terroristica è stata finora limitata: rimangono ancora alcune cose che non sono state fatte ma che si sarà costretti a fare se il terrorismo continua.

TOSCANO: Osserva che vi è una cosa molto importante nelle dichiarazioni dei rappresentanti austriaci, che forse costituisce la chiave del problema. Rileva che da parte austriaca si è disposti a lottare contro il terrorismo solo nella misura in cui vi è una precisa e formale responsabilità giuridica internazionale, mentre vi è pure una responsabilità politica e morale. Da parte italiana si ha l’impressione che le autorità austriache agiscano solo come reazione ad una azione terroristica già verificatasi. Osserva che non vi è possibilità di confronto tra l’azione della polizia italiana e quella della polizia austriaca: infatti non si conosce un solo caso di azione preventiva da parte di quest’ultima. I rappresentanti austriaci dicono che, in molti casi, la legge non consente di punire coloro che commettono delitti altrove; ma se le autorità austriache non concedono l’estradizione quando gli imputati sono addirittura confessi, questa legge è assurda. Sottolinea che le autorità austriache devono avere la possibilità di agire, specialmente quando l’azione di un individuo mette in pericolo i rapporti fra due Stati; proprio per questo motivo le leggi austriache debbono essere modificate. Fa notare che al contrario la posizione italiana è chiara: per mutare la decisione sul veto al negoziato per l’associazione dell’Austria alla CEE occorre qualche cosa di nuovo che giustifichi il mutamento e cioè in Italia si deve poter dire che esiste una precisa volontà austriaca di reprimere il terrorismo.

KIRCHSCHLAEGER: Per quanto riguarda gli atti commessi in altri Paesi da persone residenti in Austria, pensa che il problema potrà essere discusso l’indomani. Precisa che l’Austria accetta il «Weltstrafe- Prinzip» e puquindi condannare stranieri per delitti comuni commessi all’estero. Non è prevista, per il momento, la punizione di reati commessi all’estero che siano puramente politici, anche se possono mettere in pericolo i nostri rapporti con altri paesi. Osserva che gli sembra difficile accettare un’altra posizione. Riassumendo, osserva che da parte italiana si afferma che in Austria non viene fatto il possibile per impedire il verificarsi di nuovi atti di terrorismo.

Esorta a non prendere perl’atteggiamento di un giudice e di avere un po’ di fiducia in quello che il Governo austriaco potrà fare. Si dichiara convinto che il Governo austriaco, nella cornice dell’attuale legislazione, potrà raggiungere il risultato di fermare il terrorismo. Aggiunge che l’azione italiana puessere collaborativa, qualora non vengano dati consigli troppo energici sui mezzi occorrenti per raggiungere il risultato.

TOSCANO: Vorrebbe porre due domande: la prima è se il Governo austriaco ritiene di aver già fatto tutto il possibile per reprimere il terrorismo.

KIRCHSCHLAEGER: Si dichiara convinto che il Governo austriaco è pronto a

fare qualsiasi passo necessario al riguardo.

TOSCANO: Ricorda che in passato da parte austriaca era già stato detto che si era fatto tutto il possibile, mentre poi si è scoperto che si poteva fare di pi Fa rilevare che, se ora i rappresentanti austriaci dicono che le autorità di Vienna hanno già fatto tutto il possibile, allora, di fronte al perdurare del terrorismo, non resta altro da fare se non mutare le leggi austriache. II terrorismo non dipende soltanto da malvagità individuale, ma anche, e soprattutto, dal fatto che in Austria si permette che nei tribunali venga fatta l’apologia di un delitto, un delitto che ha gravi conseguenze sulle relazioni internazionali del Paese. Sottolinea che è necessario soprattutto prevenire e questo è ciche va detto alla polizia austriaca. Nota che il fatto che il Ministro degli Esteri Toncic abbia affermato che, per arrestare Burger, si è dovuto commettere una illegalità, prova che occorre mutare le leggi.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che da parte italiana si può essere interessati a raggiungere un certo risultato, e cioè che la cooperazione con l’Austria impedisca il terrorismo, ma la scelta dei mezzi deve essere lasciata alle autorità austriache. Aggiunge che il Governo austriaco ha studiato la situazione molto attentamente ed è giunto alla conclusione che, nella cornice della legislazione attuale, è possibile sconfiggere il terrorismo.

TOSCANO: Osserva che se ciè vero, evidentemente le autorità austriache devono fare qualcosa di piche nel passato dato che gli atti di terrorismo sono continuati.

KIRCHSCHLAEGER: Dichiara che si tratta di un problema tecnico che verrà discusso l’indomani. Precisa che alcune misure non possono avere effetto immediato, ma, insistendo ed in un certo tempo, ci si riuscirà senza dubbio.

TOSCANO: Rileva che quanto è stato detto da Kirchschlaeger è molto interessante. Se da parte austriaca si ritiene che occorra un certo tempo, allora anche l’Italia dovrà attendere questi risultati: proprio perché si voleva giungere a rapidi risultati, da parte italiana si riteneva necessaria una nuova legislazione in Austria.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede che venga applicato anche all’Austria il principio

che vi è responsabilità solo se c’è la prova della colpa.

TOSCANO: Afferma che è possibile provare che nel 1961, al momento dell’incontro di Zurigo e quando l’Austria è ricorsa all’ONU, dopo di aver dichiarato unilateralmente chiuso il negoziato bilaterale, il Governo di Vienna sperava di trarre profitto dal terrorismo da un punto di vista politico.

KIRCHSCHLAEGER: Dichiara di non potere accettare questa impostazione.

TOSCANO: Osserva che, certo, i rappresentanti austriaci non possono accettare una tale impostazione, ma la realtà storica non muta e la responsabilità austriaca rimane. Aggiunge che ora, se le autorità austriache adotteranno una nuova legislazione, come prova della loro determinazione di lottare contro il terrorismo, allora l’Italia potrà mutare la sua posizione circa il veto; oppure, se l’Austria non vuol mutare la sua legislazione, da parte italiana si attenderanno i risultati delle misure già in corso e poi si deciderà.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se questo è il punto di vista ufficiale del Governo

italiano.

TOSCANO: Prima che Gaja risponda, desidera ricordare una sua conversazione con il Ministro Toncic a New York, durante la quale egli disse che non sarebbe stato possibile togliere il veto se perdurava il terrorismo. Osserva che i rappresentanti austriaci dicono oggi che in Austria sono previste nuove misure, nella cornice della vecchia legislazione: ma questa posizione è del tutto nuova. Aggiunge che, dato che i risultati delle leggi esistenti sono stati insufficienti, occorre cambiare le leggi stesse. Ricorda che lo stesso Ministro Toncic ne convenne e telefonal Cancelliere Klaus dicendo che il veto italiano avrebbe potuto essere tolto solo facendo nuove leggi. Nota che oggi i rappresentanti austriaci affermano che è possibile migliorare l’applicazione delle leggi esistenti: si tratta di una posizione nuova, in merito alla quale i rappresentanti italiani riferiranno a Roma.

GAJA: Chiede il motivo per cui, se fin da prima era possibile prendere varie misure nella cornice della legislazione esistente, cinon è stato fatto. Aggiunge che la posizione austriaca attuale è poco convincente e grave; comunque, la conversazione potrà essere ripresa domani, su di un piano anche piconcreto.

IV SESSIONE (18 novembre, pomeriggio)

GAJA: Propone di riprendere la discussione sulle proposte di Toncic e chiede se da parte austriaca si possa proporre un testo per la formula della quietanza.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma di aver tentato di preparare una formula, ma pensa che debba essere approvata a livello politico, prima di comunicarla ai rappresentanti italiani. Aggiunge che non è riuscito d’altra parte a prendere contatto con Toncic e conclude che, a risparmio di tempo, la formula verrà inviata a Roma per mezzo dell’Ambasciatore Loewenthal.

GAJA: Risponde che in tal caso da parte italiana si cercherà di inviare a Vienna il progetto della nostra risposta. Propone poi la discussione del punto 5 b) delle proposte di Toncic, poi modificate dalla comunicazione di Loewenthal del 9 novembre. Tale punto riguarda l’impegno del Cancelliere austriaco ad affermare nella sua dichiarazione che l’Austria interpreta l’accordo circa il deferimento al giudizio della Corte dell’Aja di ogni futura controversia come escludente il ricorso a qualsiasi altra istanza politica internazionale. Secondo il chiarimento dato dall’Ambasciatore d’Austria la proposta del Ministro Toncic partiva dal punto di vista che ambedue le parti si sarebbero sottoposte alla Corte dell’Aja per tutte le future controversie derivanti dai trattati in vigore e che piprecisi particolari in merito dovrebbero essere definiti nel corso delle conversazioni fra esperti.

TOSCANO: Fa presente che la proposta fu inserita nel progetto Toncic a sua richiesta. In realtà si tratta di una idea che risale al Presidente Moro. La proposta avrebbe un grande valore psicologico, ma, a ben vedere, è implicita nell’accordo circa il deferimento di tutte le future controversie alla Corte dell’Aja. Aggiunge che anche in Austria gli effetti psicologici dovrebbero essere importanti perché dovrebbero scoraggiare in modo definitivo il terrorismo, facendo perdere ogni illusione in eventuali altre soluzioni politiche e non meramente giuridiche. Ritiene che la comunicazione di Loewenthal debba essere interpretata nel senso che la dichiarazione del Cancelliere debba essere discussa tra i rappresentanti dei Ministri, ma non da respingere senz’altro come potrebbe sembrare da una prima lettura della comunicazione stessa.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che la comunicazione di Loewenthal non costituisce un passo indietro, perché da parte austriaca non vi è mai stata una offerta esplicita come quella che figura al punto 5 b). Aggiunge che da un punto di vista giuridico l’Austria sarebbe d’accordo di attenersi all’art. 1 della Convenzione di Strasburgo del 1957: questo è il solo obbligo che puessere accettabile sul piano giuridico. L’impegno di cui al punto 5 b) non sarebbe giuridico, ma politico e consisterebbe, ad esempio in una rinuncia ai diritti che la Carta dell’ONU e la Convenzione di Strasburgo possono offrire ai singoli membri. Da parte austriaca si è consapevoli del fatto che, quando sarà accettata la giurisdizione della Corte dell’Aja, l’art. 1 sarà applicabile alle dispute relative agli accordi italo-austriaci; è tuttavia difficile rinunciare per il futuro al diritto di sollevare la questione dell’Alto Adige in altri fori. Una simile rinuncia puessere, di fatto, di importanza non troppo grande – ed egli concorda su questo punto – ma gli uomini politici che firmassero una simile dichiarazione potrebbero essere accusati di essere dei rinunciatari. Conclude che, se l’art. 1 della Convenzione di Strasburgo esclude il diritto di rivolgersi ad altri fori, tanto meglio; ma ritiene che sia da escludere che da parte austriaca si faccia una rinuncia speciale.

TOSCANO: Ritiene che la dichiarazione di Kirchschlaeger sia totalmente negativa ed è in contraddizione con il passo di Loewenthal. Afferma che a New York egli ha raccolto le dichiarazioni di Toncic, rileggendogliele poi una ad una prima di trasmetterle a Roma; non vi è dubbio che il Ministro degli Esteri austriaco non fece allora obiezioni alla sua proposta e l’accettsenza riserve. Nota che questa marcia indietro fatta da parte austriaca presenta un aspetto psicologico negativo e peggiora la situazione, rispetto al passato, perché oggi da parte italiana si conosce che l’Austria non accetta una interpretazione che escluda tassativamente ogni possibilità di ricorso ad una istanza politica, il che significa che non ha l’intenzione di chiudere definitivamente la questione. Al contrario vi sono ragioni storiche e politiche per le quali da parte italiana si vuole chiudere in modo definitivo la controversia. Aggiunge che i piani austriaci del 1946 ci sono noti: allora Gruber pensava ad un accordo provvisorio con l’Italia, per poi ricorrere al momento opportuno ad una istanza politica. Chiedendo una garanzia internazionale, egli mirava a tenere aperta la controversia nell’attesa dell’ora propizia. Cinon solo era pericoloso, ma era nettamente il contrario di quello che l’Italia voleva e la Conferenza della Pace l’ha respinto. Aggiunge che lo stesso Kreisky, anche pochi giorni or sono, ha ripetuto al nostro Ambasciatore a Vienna il suo proposito di giungere ad un arbitrato «ex aequo et bono»(21); da parte italiana si pusoltanto accettare un giudizio secondo diritto. Sottolinea che questa è la base del contrasto fra Italia ed Austria; rifiutando la dichiarazione di cui al punto 5 b) i rappresentanti austriaci confermano il vecchio proposito austriaco, il che pumettere in pericolo l’intero negoziato. Ripete che si tratta di una proposta accolta da Toncic e non smentita da Loewenthal; la «ritirata» dei rappresentanti austriaci dà l’impressione che essi hanno in mente qualcosa di molto grave, che pudare a pensare profondamente al Governo italiano.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma di non voler rispondere alla parte storica della esposizione dell’Ambasciatore Toscano. Conferma quanto è stato detto nell’ultima riunione, che da parte austriaca si accetta l’art. 1 della Convenzione di Strasburgo.

TOSCANO: Fa presente di aver sollevato la questione di una dichiarazione definitiva sulla frontiera del Brennero anche col Ministro Toncic, il quale ha detto che il problema non esiste ed ha perfino ammesso che un mutamento dei confini del 1938 sarebbe addirittura contrario al Trattato di Stato, aggiungendo che il Governo austriaco vuole scoraggiare definitivamente gli ultimi illusi di poter modificare l’attuale stato di cose. Rileva che proprio nel momento attuale, in cui l’Italia va al di là dell’Accordo di Parigi (e Vienna implicitamente lo riconosce nel mostrarsi insoddisfatta che la Corte dell’Aja giudichi solo dell’applicazione di tale Accordo), da parte austriaca non si rinuncia definitivamente ed esplicitamente a risollevare la questione in sede politica, mentre sarebbe proprio una dichiarazione come questa che potrebbe eliminare il terrorismo.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se non sarebbe meglio risolvere il problema in

pratica, piuttosto che in teoria.

TOSCANO: Rileva che occorre risolverlo anche nel campo teorico, anche se cipusembrare meno importante che una soluzione sul piano pratico. Aggiunge che questa parte della conversazione fra rappresentanti renderà molto picauti in Italia gli stessi fautori di una soluzione immediata e concordata.

KATHREIN: Afferma che non era presente alle conversazioni Toncic- Toscano a

New York.

GAJA: Ricorda quanto è emerso dalle conversazioni dell’Ambasciatore Toscano a New York col Ministro Toncic e chiede che cosa rimane oggi delle proposte di quest’ultimo.

TOSCANO: Fa presente che da un punto di vista personale gli sarà molto difficile continuare a partecipare al negoziato. Egli si era fidato della parola di Toncic ed ora tutti quelli che erano considerati gli aspetti positivi delle proposte discusse a New York, sono stati ritirati. Aggiunge che non si puimmaginare che egli possa continuare a ritenere serie le proposte austriache.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se la situazione non venga troppo drammatizzata. Ricorda che lo scorso mese di giugno da parte austriaca si voleva una garanzia giuridica anche per il pacchetto; ora non si insiste pisu questo punto e cicostituisce un gran passo in favore dell’Italia. Aggiunge che delle proposte fatte a New York, da parte austriaca si continua a proporre una tregua politica di 4 anni, ma divisa in due periodi di due anni. Poiché da parte italiana tale proposta non viene accettata, si potrebbe continuare a discuterne.

GAJA: Accenna che sembrava che la questione fosse stata risolta con la formula: «Durante l’esame e l’approvazione dei disegni di legge relativi alle misure, da parte del Governo italiano».

KIRCHSCHLAEGER: Pensa che si potrà esaminare se un termine di 3 anni dopo l’inizio della nuova legislatura possa essere considerato sufficiente, sempre in unione con questa formula. Osserva poi che il secondo punto delle proposte Toncic è quello che è stato discusso oggi. Al riguardo ricorda che da parte austriaca è stato detto di volersi attenere ai testi giuridici e di osservarli; ma non si purinunciare, se del caso, ai diritti riconosciuti dalla Carta delle Nazioni Unite. Ciperaltro non significa che i rappresentanti austriaci abbiano affermato che l’Austria intende ricorrere alle Nazioni Unite o al Consiglio d’Europa.

GAJA: Osserva che la dichiarazione è grave proprio per la posizione presa dall’Austria alle Nazioni Unite ed a Strasburgo, ad esempio sulla cosidetta autodeterminazione.

TOSCANO: Pone una domanda, per comprendere meglio la posizione austriaca: dato che i rappresentanti austriaci hanno affermato di riconoscere il valore psicologico della dichiarazione richiesta dall’Italia – in quanto servirebbe nella lotta contro il terrorismo – si ritiene da parte austriaca che vi siano difficoltà a rilasciare al Governo italiano una dichiarazione scritta anziché pubblica?

KIRCHSCHLAEGER: Ritiene che nella vita internazionale non si possano fare dichiarazioni che restino veramente segrete: ciè possibile tecnicamente; perda parte austriaca questo problema non è stato esaminato dal punto di vista politico.

TOSCANO: Osserva che in questo caso l’argomento psicologico delle reazioni dell’opinione pubblica austriaca verrebbe a cadere; ma da parte italiana si saprebbe come valutare la posizione negativa del Governo di Vienna.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde di non essere in grado di far conoscere il punto

di vista austriaco su un argomento di tale importanza senza consultare le istanze poli

tiche.

TOSCANO: Rileva che si tratta di un punto molto importante.

GAJA: Si chiede se sarà possibile una nuova riunione di rappresentanti a data così ravvicinata come quella prevista, dato che i rappresentanti dovranno ricevere nuove istruzioni su un complesso di proposte che appare sostanzialmente mutato rispetto a quelle precedenti.

TOSCANO: Afferma che, mentre finora era ottimista, ora è nettamente pessimista.

GAJA: Osserva che la cosa migliore è di riesaminare il problema pimaturamente. Propone di affrontare il problema del cosidetto «calendario operativo» per il caso che, nonostante le impressioni attuali riportate dai rappresentanti italiani, si giungesse alla soluzione dei problemi in esame. Non si dovrebbe trattare di qualche cosa di scritto, ma di un semplice elenco verbale. Il primo punto di esso dovrebbe essere costituito dalla parafatura della Convenzione sull’accettazione della Corte dell’Aja.

TOSCANO: Ritiene che prima di tutto si debbano redigere i vari testi dell’accordo, discorsi e comunicazioni, previsti nel calendario.

GAJA: Precisa che deve essere prevista la seguente successione di atti: parafatura dell’Accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja; le due dichiarazioni dei due Capi di Governo ai rispettivi Parlamenti; dichiarazione austriaca di tregua quadriennale e eventualmente le dichiarazioni provvisorie alle Nazioni Unite. Inoltre dovrebbero essere previste le varie fasi della procedura davanti al Parlamento italiano, fra cui si inserirebbero le fasi successive dell’«iter» della Convenzione per la giurisdizione della Corte dell’Aja.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se non si potrebbe cominciare ad inserire un incontro fra i Ministri degli Esteri o i Capi del Governo dei due Paesi.

GAJA: Risponde che non gli sembra tecnicamente necessario.

TOSCANO: Osserva che ciche è successo oggi non lo incoraggia certo a consigliare un incontro fra il Ministro italiano degli Esteri ed il Ministro Toncic, che ha cambiato idea su punti così importanti.

GAJA: Rileva che bisogna fissare anche la data della firma dell’accordo per la Corte dell’Aja.

TOSCANO: Ritiene che questa potrebbe aver luogo prima del primo voto sulla legge costituzionale; nell’intervallo fra il primo ed il secondo voto sulla legge costituzionale in Italia potrebbe aver luogo al Parlamento austriaco la votazione della legge di ratifica; lo scambio delle ratifiche potrebbe aver luogo dopo l’entrata in vigore in Italia della legge costituzionale e prima della quietanza.

KIRCHSCHLAEGER: Prende nota, senza opporre obiezioni.

TOSCANO: Spiega le ragioni della sua proposta, legate al desiderio di bilanciare gli oneri delle due Parti e di evitare che il Parlamento italiano discuta ancora dell’Alto Adige dopo l’approvazione della legge costituzionale. Il voto sull’accordo per la Corte dell’Aja avrebbe luogo insieme a quello per le misure.

GAJA: Aggiunge che infine bisogna prevedere la quietanza austriaca e la nostra risposta.

KIRCHSCHLAEGER: Ricorda che Toncic propose di stipulare l’accordo per la Corte dell’Aja dopo la quietanza austriaca. Aggiunge che ora da parte austriaca si è cercato di venire incontro alla posizione italiana; si riteneva infatti di addivenire alla firma dell’accordo per la Corte dell’Aja soltanto dopo l’approvazione della legge costituzionale, ma riconosce che le argomentazioni italiane meritano di essere prese in considerazione.

TOSCANO: Rileva che il Parlamento dovrebbe avere una idea generale del «calendario operativo», il che faciliterebbe il voto. Altrimenti si potrebbe avere una serie di discussioni per l’Alto Adige, che è meglio evitare.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che si deve evitare di dare l’impressione che da parte austriaca si debba pagare per ogni passo, mentre da parte italiana si dichiara che tutto ciche è fatto, è fatto in via autonoma. Peraltro l’argomento italiano circa il momento della stipulazione dell’accordo puessere considerato valido; peri rappresentanti austriaci non possono dare una risposta oggi stesso.

TOSCANO: Nota che secondo i rappresentanti austriaci la quietanza dovrebbe aver luogo 30 giorni dopo la cerimonia a Bolzano per la trasmissione delle nuove competenze alla Provincia; ma in tal caso il termine potrebbe essere portato a 15 giorni.

GAJA: Nota che seguirebbe la risposta italiana, di cui i rappresentanti si riservano di far conoscere il tenore. Successivamente dovrebbero aver luogo le due comunicazioni parallele alle Nazioni Unite, senza l’indicazione del contenuto del pacchetto che, del resto, sarà già stato applicato.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che da parte austriaca si preferirebbe che il pacchetto vi fosse inserito.

TOSCANO: Fa rilevare che il pacchetto in quel momento sarà già stato eseguito.

KIRCHSCHLAEGER: Accenna poi al problema delle comunicazioni al Consiglio d’Europa.

GAJA: Fa presente che potrà essere seguita la procedura prevista dalla Convenzione di Strasburgo nel caso di stipulazioni che ne aumentano la sfera di competenza; tali comunicazioni eventuali verranno inserite nel calendario operativo.

KIRCHSCHLAEGER: Aggiunge che occorre fare una comunicazione al Consiglio d’Europa per far presente che il Sottocomitato per l’Alto Adige non ha piragione di essere.

GAJA: Ritiene che basterebbe non farlo rinnovare.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che non sarebbe cortese.

GAJA: Si riserva di studiare la questione; tuttavia rileva che sarebbe indubbiamente negativo rinnovare il mandato al Sottocomitato per l’Alto Adige nel corso della procedura di chiusura della controversia.

KIRCHSCHLAEGER: Comunica che da parte austriaca vengono formulate le

seguenti riserve circa il calendario operativo proposto da parte italiana:

a) non si è d’accordo sulla parafatura della Convenzione per la Corte dell’Aja prima della dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento; b) le altre fasi del predetto accordo dovranno essere discusse; c) le comunicazioni da farsi in base alla Convenzione di Strasburgo dovranno essere studiate.

Si riserva di far conoscere la posizione austriaca riguardo ai punti su accennati in occasione del prossimo incontro dei rappresentanti.

V SESSIONE (19 novembre, mattino)

KIRCHSCHLAEGER: Per incarico del Ministro Toncic, con il quale ha avuto

due comunicazioni telefoniche, fa presente che:

- -

Aggiunge che, circa le modifiche lamentate dall’Ambasciatore Toscano apportate alle sue proposte, il Ministro Toncic prega di comprendere che il non essere disposto, oggi, a rilasciare una dichiarazione di rinuncia a ricorsi ad istanze politiche, non vuol dire affatto che l’Austria si riservi, ad un dato momento, di chiedere, ad esempio, la modificazione delle frontiere. Essa accetta pienamente gli obblighi giuridici derivanti dall’impegno ad andare dinnanzi alla Corte dell’Aja e questo, in pratica, dovrebbe essere sufficiente. Una dichiarazione addizionale sul confine o sul mutamento dello status quo avrebbe creato, nelle attuali circostanze, difficoltà in Austria.

Circa l’accordo per la Corte internazionale, precisa che Toncic è disposto ad accettare il «timing» proposto da parte italiana, ma propone di inserire in tale strumento un articolo in cui si dica che esso entrerà in vigore solo al momento in cui, da parte austriaca, sarà data la cosidetta quietanza.

GAJA: Ritiene la proposta inaccettabile per due ragioni: 1) perché rimane esclusivamente nelle mani austriache la decisione di dare la quietanza e di fare entrare in vigore l’accordo: ciche, in pratica, corrisponde alla vecchia idea di Gruber, ed alle nuove idee di certi circoli tirolesi, sul cosidetto accordo provvisorio; 2) perché darebbe valore internazionale alla quietanza, ed attraverso la quietanza, al pacchetto.

KIRCHSCHLAEGER: Gli sembra che la proposta austriaca darebbe maggiore

equilibrio alla procedura.

GAJA: Risponde che, al contrario, ogni decisione rimarrebbe solo nelle mani austriache. Aggiunge che è assolutamente necessario, proprio per evitare tale rischio, che la Convenzione entri in vigore prima della quietanza, altrimenti da parte austriaca vi sarebbe la forte tentazione di non fare nulla.

TOSCANO: Fa notare che la procedura proposta da parte italiana era, sotto tutti i punti di vista, la piequilibrata.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che da parte austriaca si parte dal concetto, approvato a Salisburgo, che la Corte puessere considerata una garanzia soltanto dopo che il pacchetto è stato interamente eseguito.

GAJA: Fa notare che l’Austria ratificherebbe l’accordo quando l’Italia avrà già eseguito il 90% delle misure.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che si potrebbe immaginare una istanza che giudichi se il pacchetto è stato eseguito o meno.

GAJA: Ribatte che Kirchschlaeger sa benissimo che tale proposta è inaccettabile, non soltanto perché internazionalizzerebbe il pacchetto, ma perché darebbe la chiara prova che da parte austriaca si vuole protrarre la disputa.

TOSCANO: Rileva che è vero che Toncic ha detto che la ratifica dell’accordo avverrebbe dopo la quietanza, ma le sue proposte originarie erano differenti e successivamente sono state cambiate. Fa presente che da parte italiana si era fatto sapere che proprio questo punto era per noi inaccettabile.

GAJA: Fa notare che si tratta di un punto fondamentale che lo scambio di ratifiche della Convenzione sulla Corte dell’Aja abbia luogo prima ed indipendentemente dalla quietanza.

KIRCHSCHLAEGER: Riconosce che da parte italiana si correrebbe un rischio,

ma ve ne sarebbe uno anche per l’Austria qualora l’Italia non facesse le ultime mosse

previste.

GAJA: Fa notare che proprio per questo fine l’Austria ha ancora in mano la quietanza.

TOSCANO: Osserva che la posizione del Governo italiano, il quale avrebbe dichiarato al Parlamento di voler perseguire anche la fine della controversia italo-austriaca, diverrebbe insostenibile in caso di accettazione della formula proposta da parte austriaca.

GAJA: Fa notare che occorre tener presente che, se si riuscirà ad immaginare un calendario, esso dovrà essere segreto. Quindi le reazioni dell’opinione pubblica devono essere calcolate in base al momento in cui le misure saranno effettivamente prese. Né si puaccettare che tutto rimanga nelle mani austriache.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che credeva che da parte italiana si volesse discutere questo punto solo in relazione all’utilità di agevolare le discussioni in seno al Parlamento di Roma. Propone di nominare un arbitro che decida, anche solo di fatto, se l’Italia ha eseguito o meno le misure.

GAJA: Osserva che ha già esposto le ragioni per cui tale proposta è inaccettabile.

TOSCANO: Afferma di poter capire le ragioni di parte della ostinazione austriaca, ma chiede quale rischio si corra da parte austriaca, da un punto di vista politico, a dare la ratifica prima della quietanza, quando il Parlamento austriaco avrà già approvato la legge.

GAJA: Fa notare che è da tener presente che tale approvazione sarà certamente un elemento essenziale per l’approvazione, in seconda lettura, della legge costituzionale da parte del Parlamento italiano.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede che differenza vi sia, per l’Italia, ottenere la ratifica dopo aver eseguito il 90%, invece che il 100%, delle misure.

GAJA: Risponde che la differenza è che, nel primo caso, essa avverrebbe in un momento obiettivamente determinato; nel secondo essa sarebbe lasciata all’arbitrio dell’Austria.

TOSCANO: Afferma che da parte italiana non si è preoccupati per la competenza che la Corte dell’Aja potesse eventualmente attribuirsi a proposito delle nuove misure perché, come l’Italia ha già applicato l’Accordo De Gasperi- Gruber, così è decisa ad eseguire le nuove misure. Tuttavia, da parte italiana, si è preoccupati che si faccia qualche cosa che esplicitamente possa influire sulla competenza della Corte a giudicare anche delle nuove misure, perché cisarebbe in contraddizione con le nostre dichiarazioni in Parlamento contrarie alla internazionalizzazione del pacchetto. Aggiunge che, se l’accordo circa la Corte dell’Aja entrasse in vigore solo dopo la quietanza, vale a dire dopo l’entrata in vigore delle nuove misure, cipotrebbe essere interpretato nel senso che la Corte sarà competente a giudicare anche il pacchetto, il che è, per l’Italia, inaccettabile. Osserva che il fatto che improvvisamente l’Austria abbia lasciato cadere l’esplicita richiesta di internazionalizzare le nuove misure e l’abbia sostituita con il rinvio della stipulazione dell’accordo circa la Corte dell’Aja ad un momento successivo alla quietanza, conferma il nostro sospetto circa lo scopo perseguito dall’Austria. Ricorda di aver avuto al riguardo una franca conversazione a New York con il Ministro Toncic, cui ha spiegato che cosa è avvenuto dopo l’insuccesso delle proposte di Parigi e cioè il fatto che si era convenuto di mantenere l’equilibrio fra la parte 1 e la parte 2 dell’intesa (chiusura della controversia e pacchetto). Rileva che per ben due anni l’Austria ha dato l’impressione di aver accettato questa impostazione (meno sulla parte 1 e di pisulla parte 2) ed ha taciuto. Soltanto dopo di aver ottenuto ciche l’Austria desiderava sulla parte due, essa ha riaperto il discorso sulla parte 1. Fa notare che questo procedimento non gli sembra corretto e la giustificazione datagli dal Ministro Toncic a New York non dissipa la valutazione italiana.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che, qualora si seguisse il calendario proposto da parte italiana, il Parlamento austriaco dovrebbe votare la Convenzione per la Corte dell’Aja fra le due votazioni sulla legge costituzionale al Parlamento di Roma. Aggiunge che occorre tener presente che da parte austriaca non si è autorizzati a sospendere la procedura di ratifica dopo che il Parlamento italiano ha dato la sua approvazione. Ricorda che si è avuto un precedente al riguardo e la Corte Costituzionale ha consigliato di seguire tale regola. Chiede che cosa si pufare.

GAJA: Risponde che si puimmaginare un’ipotesi, secondo la quale il Parlamento italiano voterebbe l’accordo per la Corte dell’Aja in occasione della seconda lettura della legge costituzionale.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che, tecnicamente, questa può essere una soluzione, ma non sa se è accettabile politicamente. Dichiara che i rappresentanti austriaci dovranno riferire in merito a Vienna. Aggiunge che finora l’argomento a favore del «timing» proposto da parte italiana era che l’accordo sulla Corte sarebbe stato votato da parte austriaca fra le due letture della legge costituzionale al fine di favorirne l’approvazione. Dichiara che egli si riprometteva di servirsi di tale argomento per fare accettare questo punto, ma la ratifica avrebbe dovuto essere connessa con la quietanza.

GAJA: Propone ora di passare al problema del terrorismo. Ricorda le dichiarazioni fatte da parte austriaca circa l’attività terroristica ed osserva che ci si trova di fronte ad una dichiarazione del Ministro Toncic fatta a New York, secondo la quale il Governo austriaco starebbe esaminando la possibilità di riforme legislative. Oggi, invece, vi è anche la posizione di Kirchschlaeger, secondo cui le misure austriache sono, dal punto di vista legislativo, pienamente adeguate, ma è possibile prevedere, nella loro cornice, una serie di misure efficaci: sono queste le osservazioni che potranno essere valutate dagli esperti, a parte ogni considerazione sulla utilità politica di gesti che possano dare modo al Governo italiano di rivedere certe sue posizioni.

TOSCANO: Fa notare che l’utilità di nuove misure è suggerita, comunque, dalla prevedibile lentezza dagli effetti delle misure attuali anche se per ipotesi fossero applicate. Aggiunge che se non si fa qualcosa di nuovo, da parte italiana si dovrà attendere, prima di mutare il proprio atteggiamento, che si conseguano dei risultati che finora non si sono verificati nei confronti del terrorismo. Osserva che l’esperienza immediata ha insegnato che l’Italia non puavere molta fiducia sui risultati delle misure finora prese: infatti, non solo, il terrorismo è continuato, ma non vi è dubbio che alcuni reati compiuti all’estero non sono oggi punibili dalla legge austriaca, mentre pure è consentita l’apologia del terrorismo all’estero.

VASSALLI: Al fine di impostare un esame giuridico sulla sufficienza, o meno, dell’attuale legislazione austriaca, desidera porre a Kirchschlaeger qualche domanda e cioè:

1) Vi sono norme penali che reprimano l’apologia di reato?

2) Sono ritenute sufficienti ed adeguate le norme dei paragrafi 234-35 del Codice Penale austriaco sui delitti compiuti all’estero, secondo le quali gli stranieri, in certe ipotesi, non sono punibili, soprattutto quando non sembra prevedersi il caso di un delitto commesso o preparato in parte all’interno ed all’estero?

3) Esistono nella legislazione austriaca misure preventive che possano colpire, con sanzioni amministrative, persone indiziate o confesse?

4) È ritenuta non modificabile la legislazione relativa all’estradizione, ove i delitti siano commessi per finalità politiche?

5) Quali sono i limiti di applicabilità del paragrafo 5 della legge 1885 sugli esplosivi anche in relazione alla seconda domanda sopra riportata?

KIRCHSCHLAEGER: Vuole aggiungere poche parole in merito a quanto l’Ambasciatore Gaja ha detto all’inizio della discussione: si è già parlato ieri e l’altro ieri del lato politico del terrorismo e quindi non desidera ridiscutere questo aspetto del problema. Osserva perche non è stato ieri per la prima volta che da parte austriaca si è detto che le norme legislative in Austria sono sufficienti. Precisa di avere dinnanzi le istruzioni date a Loewenthal secondo le quali egli doveva dire che, nell’incontro tra rappresentanti dei Ministri degli Esteri, si doveva parlare soltanto sulla base della legislazione esistente.

GAJA: Gli sembra che cinon vuol dire affatto che essa sia sufficiente.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che, qualora ci si convincesseche la legislazione non è sufficiente, da parte austriaca si potrebbe sostenere la necessità, per ragioni di carattere interno, di nuove misure. Ringrazia, comunque, il Prof. Vassalli per aver posto così chiaramente le sue domande e dà la parola al Procuratore Generale Liebscher.

LIEBSCHER: Rileva che da parte italiana viene mossa all’Austria l’accusa di avere una legislazione insufficiente. Nota che se le domande postegli sono in relazione a giudizi che hanno avuto luogo in Austria negli ultimi mesi, ed in particolare a quello di Linz, egli deve precisare che tale giudizio non ha carattere definitivo perché è in corso un giudizio di nullità. Riconosce che le sue dichiarazioni possono sembrare non giuridiche e dettate da motivi occasionali e passa percia rispondere alle domande poste dal Prof. Vassalli:

- al punto 1: la risposta è nell’art. 305, che richiama l’art. 303 dell’OSG. Oltre a cisi applicano le norme del paragrafo 5 del Codice Penale austriaco, che riguardano, in generale, la istigazione al reato. Le sanzioni del paragrafo 5 corrispondono a quelle previste per il corrispondente reato;

-al punto 2: quello sollevato dal Prof. Vassalli è un problema molto interessante di diritto penale internazionale. Il Codice Penale austriaco è ispirato ai principi fondamentali riconosciuti della scienza internazionale (principio personale, territoriale e dell’universalità). Ciè stato riconosciuto di recente anche al Congresso di Upsala. Per quanto riguarda il principio personale, le norme vigenti in Austria sembrano anche piefficaci di quelle italiane. Per quanto riguarda la punibilità degli stranieri, si deve rilevare innanzi tutto che si tratta di una facoltà sussidiaria e secondaria. A cisi riferiscono altresì gli artt. 38 e 40 del Codice Penale. Queste ultime norme si applicano agli stranieri che vengono estradati. Tralasciando il problema del carattere politico, o meno, dei crimini, è opportuno portare il discorso sui crimini normali ai sensi della legge sugli esplosivi oppure quelli come l’assassinio di funzionari italiani. In caso di reato non politico, o non completamente politico, – ed è questo il caso sopra indicato – se non vi è estradizione è possibile il giudizio in Austria. L’art. 234 del Codice Penale austriaco esclude bensì questa procedura indipendentemente dal carattere politico dei delitti, ma essa si applica solo a delitti di scarsa importanza;

- al punto 4: è da sottolineare che la legislazione austriaca e la prassi seguita in Austria corrispondono alla Convenzione europea sull’estradizione del 1964.

Aggiunge che è interessante le domanda del Prof. Vassalli sui crimini preparati parzialmente in territorio austriaco e fa osservare che cinon è previsto espressamente dal vecchio Codice Penale, ma la prassi seguita è considerata soddisfacente e corrispondente ai principi accolti dalla dottrina generale (ciè stato riconosciuto, ancora una volta, al Congresso di Upsala del 1966). Questa prassi, relativa ai crimini parzialmente preparati in territorio austriaco, risulta ed è stata confermata da una sentenza della Corte Suprema austriaca in un caso che riguardava un cittadino tedesco. Osserva di aver risposto in questo modo, anche alla quinta domanda del Prof. Vassalli, che riguarda il paragrafo 5 della legge sugli esplosivi ed in particolare il problema della punibilità del loro trasporto. Per quanto riguarda la domanda relativa all’esistenza in Austria di norme che prevedano misure preventive, risponde che tali norme non esistono e sembra difficile istituirle, sia per ragioni interne (ricordo del periodo delfussiano), sia anche in relazione alla Convenzione di Strasburgo sui Diritti umani (art. 6, cpv. 2).

Aggiunge che, naturalmente, la questione relativa alle misure preventive di polizia rappresenta un problema diverso che non rientra nella sua competenza.

VASSALLI: Ringrazia per l’esposizione fatta dal Procuratore Generale Liebscher e riconosce che la risposta è stata completa, anche se non totalmente soddisfacente. Desidera ritornare sulle domande da lui già fatte:

- al punto 1: il paragrafo 305 contempla in modo indifferente l’apologia di qualsiasi tipo di reato. L’apologia del terrorismo puessere compresa solo sotto l’intitolazione «esaltazione di atti proibiti dalla legge». Lascia perperplessi la definizione di tale reato come uno dei reati minori, e cioè come uno di quelli cui si riferisce, fra l’altro, il paragrafo 234 (che prevede, in tale caso, la non punibilità dello straniero). Questa genericità si riflette sull’ammontare delle pene (da 1 a 6 mesi); ciche è comprensibile proprio per il carattere vago della norma che si applica ai casi pidisparati. Bisogna concludere che siamo di fronte a previsioni imprecise ed a sanzioni troppo lievi.

Aggiunge che desidera dire qualcosa sul punto 3 delle sue domande e parlare anche dei punti 2 e 4, che sono connessi. Afferma che le misure di prevenzione non sono in contraddizione con il paragrafo 6 della Convenzione di Roma sui diritti dell’Uomo. Di fatto, vari Stati firmatari hanno tali norme o le hanno conservate. L’Italia stessa le aveva ed ha provveduto nel dopoguerra a mutarle in senso democratico. Perciad esse non puriferirsi il principio della presunzione di innocenza, che è tipico nei confronti della norma penale. Se cifosse, non si potrebbero avere misure ad esempio contro gli infermi di mente. Liberato il campo da queste preoccupazioni di possibile contrasto con la Convenzione di Roma, ritiene che si possa chiedere ad un Paese di prendere misure atte a limitare le attività pericolose di individui. Una richiesta di misure di prevenzione (sorveglianza e interdizione di soggiorno) gli sembra, quindi, totalmente giustificata. Osserva che meno soddisfacente è la risposta data ai suoi quesiti n. 2 e n. 4. Proprio questa risposta apre la strada ad interrogativi su quanto è avvenuto in linea di fatto in Austria. Prendendo intanto atto che il paragrafo 234 (che pur si riferisce a reati minori) non permette la punizione di stranieri che hanno commesso tali reati all’estero, osserva di non conoscere cosa preveda al riguardo il progetto di riforma del Codice Penale austriaco. Deve comunque rilevare che le norme del paragrafo 234 sembrano arcaiche. Per quanto concerne i crimini, da parte austriaca si è ricordato il paragrafo 39 ed il paragrafo 40 del Codice Penale austriaco e si è detto che, per quanto cinon sia espressamente previsto dalla legislazione in vigore, la giurisprudenza riconosce, per i delitti commessi parzialmente in territorio austriaco, la completa competenza austriaca. Cipervale anche per l’applicazione dell’art. 234, e cioè in senso contrario alla punibilità dello straniero. Rileva poi che anche il paragrafo 5 della legge sugli esplosivi dovrebbe consentire l’incriminazione di chi ha compiuto il reato solo parzialmente in Austria. Per quanto riguarda i paragrafi 39 e 40, nota che il sistema da essi costituito dovrebbe sembrare soddisfacente, se connesso con le dichiarazioni fatte dal dott. Liebscher sull’estradizione. A questo proposito rileva che da parte austriaca si hanno concezioni pirestrittive del reato politico di quanto avviene in Italia. Afferma che è interessante che l’estradizione sia ammessa, a quanto gli sembra di aver capito dalle dichiarazioni fatte, in caso di crimini previsti dalla legge sugli esplosivi e di attentati contro funzionari italiani. Aggiunge che le norme del paragrafo 39 e del paragrafo 40 gli sembrano, a prima vista, efficaci, ma si domanda se questa procedura sia stata seguita in tutti i casi. Desidera fare un’altra domanda: in Austria vige il principio dell’opportunità o dell’obbligatorietà della legge penale? Conclude che, nel primo caso, sorgono dubbi sulla effettiva applicazione di tali norme da parte delle Autorità austriache.

LIEBSCHER: Ritorna sul paragrafo 305 per spiegare che esso costituisce solo una norma sussidiaria che integra il paragrafo 5 del Codice Penale austriaco. Esso riguarda l’apologia di un’azione criminosa, dopo che è stata commessa. Osserva che il Prof. Vassalli non sembra soddisfatto ma fa notare che nella legge sugli esplosivi vi è il paragrafo 8, che prevede pene particolarmente severe. Tale paragrafo è stato richiamato nel giudizio di Linz. Ha l’impressione di aver così risposto in maniera adeguata

alle domande postegli. VASSALLI: Chiede perché gli accusati di Linz sono stati assolti.

LIEBSCHER: Risponde che non vi è motivazione giuridica al riguardo.

VASSALLI: Gli sembra di ricordare, in questa connessione, che in alcuni processi è stata fatta la domanda se gli imputati hanno agito in caso di necessità o sotto forza irresistibile. Afferma che tutti sappiamo che esistono queste cause di giustificazione, ma per certi reati esse non possono essere applicabili. Ci si pudomandare se non sia possibile chiarire, di fronte alla stranezza ed alla singolarità sia della domanda posta da certi giudici sia della giustificazione che ne hanno tratto certe giurie, in via legislativa l’inapplicabilità di tale principio di fronte a reati come quelli previsti dalla legge sugli esplosivi: e cioè di fronte ad attentati indiscriminati che possono colpire chiunque. Sarebbe facile prevedere che tale discriminazione non si applica a questa legge speciale. Si dovrebbe, in altre parole, chiarire che il paragrafo 2 del Codice Penale austriaco non si applica ai crimini e delitti previsti dalla legge del 1885 sugli esplosivi.

LIEBSCHER: Osserva che a Linz tale domanda non fu posta, anche se può essere stata posta da qualche Tribunale in altra località. Ricorda che il Presidente del Tribunale di Linz spieganche che non poteva applicarsi l’art. 2 (g) del Codice Penale austriaco al caso in esame, perché tale norma riguarda solo gli individui. Evidentemente i giurati non vollero prendere nota di tale elemento di diritto. Desidera poi passare alle altre osservazioni del Prof. Vassalli. Osserva che non pudire molto di pidi quanto ha detto sulle cosidette misure preventive, in quanto tale questione sarebbe per noi nuova. Ricorda che negli anni ’30 vi fu una legislazione di questo tipo che ancora oggi ha lasciato strascichi negativi nell’opinione pubblica. Afferma che, comunque, da parte austriaca si potrà studiare con attenzione la legislazione italiana del 1956. Per quanto riguarda gli artt. 234 e 235, anche in connessione con gli art. 39 e 40, desidera far notare che la situazione attuale sarà modificata con il nuovo Codice Penale, dato che prevedibilmente il nuovo progetto di Codice parificherà crimini e delitti. Dichiara che, venendo al punto piimportante, non desidera commentare il testo esatto dei paragrafi 39 e 40 del Codice Penale austriaco. Vuole solo dire che, a norma della giurisprudenza austriaca, gli artt. 39 e 40 non devono essere interpretati nel senso che gli stranieri debbano essere arrestati. Le conseguenze collegate dalle norme in parola col rifiuto da parte dello Stato straniero di chiederne la consegna vengono oggi interpretate estensivamente come applicabili anche nel caso in cui sia impossibile far luogo all’estradizione. In tal caso, naturalmente, è prevista la celebrazione di un processo penale in Austria (salvo, naturalmente, l’ipotesi dell’art. 234). Tuttavia cinon puavvenire in caso di delitto politico. Le ultime sentenze della Corte Suprema stabiliscono tuttavia chiaramente che, se non si tratta di delitti politici o prevalentemente politici, allora sono protetti gli interessi delle autorità straniere ed è ammessa l’azione in Austria. Dichiara che crimini come quelli da lui prima indicati possono essere considerati come crimini solo relativamente politici. Secondo la Cassazione austriaca, reati contro la legge sugli esplosivi non possono essere mai considerati come totalmente politici. In tal caso il Governo austriaco protegge la proprietà e le istituzioni straniere.

VASSALLI: Rileva che la sua precedente soddisfazione in merito ai paragrafi 30 [sic] e 40 si attenua molto in relazione all’interpretazione che ad essi viene data dalla giurisprudenza austriaca. Sembra grave che il delitto politico non possa essere giudicato in Austria. Gli sembra comunque che, sul principio della non politicità dei crimini previsti dalla legge contro gli esplosivi, non basti una pronuncia della Corte Suprema. Gli pare che sia opportuno di dar forma legislativa a questo principio, ciche sarebbe estremamente importante e che non dovrebbe dar luogo a difficoltà interne, proprio perché conforme alla giurisprudenza della Cassazione austriaca.

LIEBSCHER: Dichiara che gli sembrano superflue norme legislative di questo genere, anche perché l’accordo fatto al Consiglio d’Europa sull’estradizione (art. 3, comma 2) regola la situazione in modo soddisfacente. Desidera aggiungere che cisi applica soprattutto ai rifugiati dei paesi d’oltre cortina, che costituiscono per l’Austria il problema pigrave. In tutti questi casi, tuttavia, si è sempre iniziato in Austria un procedimento penale.

VASSALLI: Dichiara che da parte italiana si conoscono, si apprezzano e si sono promosse queste norme europee, basate, del resto, su un modello francese. Il problema perè diverso: si tratta di precisare che un crimine, del genere di quelli previsti dalla legge sugli esplosivi, non ha carattere politico.

LIEBSCHER: Desidera ricordare che la Corte di Cassazione austriaca ha fissato tale principio e cidovrebbe essere sufficiente. La conseguenza logica di tale principio sarebbe la concessione dell’estradizione. Afferma che, per quanto è a sua conoscenza, non ritiene si sia mai rifiutata una estradizione per questo.

VASSALLI: Fa notare che la risposta non gli sembra soddisfacente. Per quanto riguarda la questione delle associazioni, osserva che la legge sugli esplosivi non contiene norme adeguate, salvo forse l’art. 5. Aggiunge che vi è, tuttavia, a fianco di un problema di correità, il problema del sostegno economico al terrorismo. Rileva che si purispondere, come il Dr. Liebscher ha implicitamente risposto, che esso puessere configurato come una forma di complicità. Ciè in realtà impossibile e, del resto, si tratta di un caso diverso. Fa notare che tale problema esiste; né la legislazione austriaca lo copre o lo prevede da un punto di vista penale. Occorre quindi affrontarlo, anche per gli effetti psicologici che l’emanazione di tali norme puavere contro il terrorismo. Tutto ci a prescindere dalle norme di carattere amministrativo, che possono consentire lo scioglimento di tali associazioni.

LIEBSCHER: Rileva che le norme sulla legge sugli esplosivi sono così vaghe che permettono facilmente di comprendere anche le associazioni. Vi si parla, infatti, di complotto. Il paragrafo 5 è tale che comprende ogni ipotesi: se in esso si prevede ogni aiuto per un determinato delitto, non vi è dubbio che esso puessere punito. Riconosce che vi è un problema interessante, che riguarda, in generale, le attività delle associazioni che esercitano attività segrete, ma ciricade nelle competenze della Staatspolizei.

TOSCANO: Rileva che l’andamento di queste conversazioni da una parte è sorprendente, dall’altra deludente. Per la prima volta si è parlato a fondo della legge penale austriaca. Lo si è fatto a seguito di conversazioni che egli ha avuto col Ministro Toncic in merito al terrorismo; materia cui è stato legato il veto italiano per l’associazione dell’Austria alla CEE. In tale occasione ci si è domandati che cosa si potesse fare per superare questo punto morto. Osserva che egli aveva immaginato che da parte austriaca si facesse l’elogio della legislazione esistente. Dichiara di essere deluso dall’incomprensione austriaca per il fenomeno del terrorismo: fenomeno che è grave e che comunque ostacola ogni sforzo diretto a superare la situazione attuale. Da parte italiana ci si attendeva una lista di misure, anche se piccola; il dire che tutto va bene, quando tutto va invece male, è veramente grave. Conclude che bisogna considerare il terrorismo in termini nuovi, per superare una situazione completamente negativa.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che era chiaro fin dall’inizio che per forza questa conversazione avrebbe avuto risultati negativi. Infatti, o si riconosce che la legislazione austriaca è a livello europeo: ed allora da parte italiana si accusa l’Austria d’incapacità nell’applicarla, o si prova che non lo è: e in tal caso l’Austria sarebbe accusata di non avere preso prima le misure che essa si era detta disposta a prendere. Quando da parte italiana si accusa l’Austria di non comprendere il terrorismo, e non si prendono in considerazione le dichiarazioni del Governo federale, ecc. ecc., allora si pudire che da parte italiana non si valutano al loro giusto valore gli sforzi austria

ci. Vorrebbe ripetere che quanto si fa da parte austriaca, non lo si fa per l’Italia, ma innanzi tutto per l’interesse nazionale dell’Austria. Il Governo federale userà tutti i mezzi a sua disposizione. Da parte italiana si capirà che non si possono chiedere o suggerire misure troppo precise sul terrorismo. Ritiene di non essere forse convincente, ma ripete tuttavia che esiste una vera volontà ed un vero interesse, da parte austriaca, a risolvere il problema.

TOSCANO: Vorrebbe tornare al punto di partenza, secondo cui la legislazione austriaca sarebbe su di un livello europeo, ma che è l’Austria a non essere sul livello europeo. La situazione austriaca è completamente diversa da quella di qualsiasi altro Stato europeo. Basta pensare al Trattato di Stato che è unico. Unica è pure la situazione esistente in Tirolo a causa dei cartelli invocanti la riunificazione collocati lungo tutto il percorso fino al Brennero ed al Passo di Resia. Dove mai avviene qualche cosa del genere? Vi è pure la faccenda dell’apologia del terrorismo nei tribunali austriaci e dell’assoluzione dei rei confessi. Questa situazione speciale richiede misure speciali maggiori della media europea. Il terrorismo è divenuto pisanguinoso. Che cosa si conta di fare da parte austriaca? L’Austria è l’unico Paese ad avere il Trattato di Stato, che è stato notificato all’Italia. Non vuole discutere questo punto e studiare il perché di tale notificazione, ma nota che la speciale posizione giuridica internazionale dell’Austria le impone degli obblighi speciali. Se si dovesse continuare nel modo attuale non se ne uscirà e la situazione si aggraverà.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che la faccenda dei cartelli alla frontiera non è un caso unico. Non è un delitto internazionale. Afferma che per quanto riguarda il Trattato di Stato, gli riesce nuovo che esso sia stato notificato.

GAJA: Rileva che appare evidente l’impossibilità di proseguire la conversazione. Ritiene che non ci si trova affatto di fronte alla alternativa proposta da Kirchschlaeger. L’impressione italiana è che la legislazione austriaca sia insufficiente e che comunque debba essere applicata con maggior vigore. Comunque, il discorso dovrà essere continuato ed approfondito. Da parte italiana si conta che l’Austria ci presenti assicurazioni concrete.

LIEBSCHER: Sottolinea che la legislazione esiste e che l’applicazione da parte

della Magistratura corrisponde alla legge.

TOSCANO: Osserva che tale osservazione peggiora la situazione, in quanto cidimostra che da parte austriaca si dispone della legislazione, ma non si ha la volontà di applicarla.

KIRCHSCHLAEGER: Si domanda che cosa si debba fare a tal punto.

GAJA: Risponde che si riferirà ai rispettivi Governi e, se possibile un nuovo incontro avrà luogo, come suggerito da parte austriaca, il 29 novembre p.v.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che, prima di tale data, verrà inviato a Roma da parte austriaca un progetto della quietanza.

GAJA: Risponde che da parte italiana si cercherà di far avere alla controparte per via diplomatica il progetto della risposta italiana.

TOSCANO: Fa presente che dovrà anche essere elaborata la formula per determinare il momento del trasferimento dei poteri alla Provincia di Bolzano e dovrà essere fissata la data di consegna della quietanza (15 giorni).

KIRCHSCHLAEGER: Sottolinea i punti principali ancora da definire:

1) accordo sull’art. 27 e «timing» della sua stipulazione;

2) durata dell’armistizio politico;

3) dichiarazione del Cancelliere sulla rinuncia a ricorrere a mezzi politici dopo l’entrata in vigore dell’accordo della Corte dell’Aja. GAJA: Rileva che si puanche cercare d’intendersi meglio per un calendario operativo pidettagliato.

TOSCANO: Osserva che occorrerà trovare un sistema «di fatto» per far conoscere alla controparte austriaca il testo definitivo del «pacchetto».

KIRCHSCHLAEGER: Fa presente che occorre anche vedere se e quando si possa giungere ad un incontro dei Capi di Governo o dei Ministri degli Esteri dei due Paesi, essendo questo un elemento cui da parte austriaca si annette molta importanza.


1 Sessione I: DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1217; Sessioni II- V: DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 29, n. 1146.


2 Predisposto dalla DGAP.


3 Vedi DD. 267, 270, 277 e 279.


4 Vedi D. 225.


5 Vedi DD. 228, 232 e 234.


6 Vedi D. 258.


7 Vedi D. 273, nota 4.


8 Vedi DD. 262, 264 e 268.


9 Vedi D. 276.


10 Vedi D. 208.


11 Vedi D. 278.


12 Si intende evidentemente far riferimento ai sette incontri fra rappresentanti dei Ministri e ai tre incontri ad alto livello svoltisi a partire dal 28-29 luglio 1965.


13 Vedi D. 4.


14 Vedi D.194 e nota 3.


15 Vedi D. 140.


16 Vedi D. 284.


17 Con T. segreto 40547/814 del 17 novembre, Ducci rinviava al resoconto ANSA e metteva in evidenza che «nessuno dei giornalisti intervenuti ha mostrato di avere il sentore dei colloqui in corso, né del cosidetto piano Tončić- Sorinj, al qualeil Ministero ha fatto una cautissima allusione» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 1, s.p.). Nel rispondergli, Fanfani lo invitava a «tener conto giusta reazione nostra stampa» T. segreto 22152/326 del 18 novembre: ibidem). Non rinvenuta altra documentazione in proposito.18 Vedi D. 246, nota 3.


Vedi D. 275, nota 5. 20 Con T. 38606/773 del 3 novembre, Ducci trasmise il contenuto della Nota Verbale austriaca.


Vedi D. 282, nota 16.

294

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI,

ALDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. 3400. Vienna, 17 novembre 1967.

Carissimo Roberto,

ho ricevuto la tua lettera n. 120/1810 dell’11 novembre(2), nella quale mi comunichi alcune perplessità che ha destato in te la maniera in cui ho riferito le dichiarazioni fattemi da Kreisky.

Ti assicuro che non lascerpassare l’occasione di un mio futuro incontro con Kreisky senza fargli una opportuna messa a punto.

Ho l’impressione tuttavia che la frase del mio telegramma relativa a quanto Kreisky ha detto circa la «Brennergrenze- Frage» non fosse sufficientemente chiara. L’ex Ministro degli Esteri ha voluto dire che soltanto il prevalere dello spirito europeo potrà far dimenticare completamente a molti austriaci la separazione dalla patria della terra che ha dato il suo nome al Tirolo. Il che è senza dubbio esatto come sentimento popolare e credo che costì non abbiate avuto mai dubbi in proposito; ma che non vuol dire affatto che Kreisky o altri siano così folli da considerare aperta una questione territoriale che tutta la gente responsabile sa essere stata chiusa definitivamente.

- -

[Roberto Ducci]


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 Vedi D. 286.


3 Vedi D. 283.

295 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). [Roma, ... novembre 1967]3.

- - -

Le ragioni dell’insistenza austriaca al riguardo sembrano poter essere collegate:

- -

Da parte nostra è stato risposto che, al massimo, si potrebbe pensare ad una comunicazione preventiva, di fatto e non ufficiale, del testo del «pacchetto» stesso, quale sarebbe stato annunciato dal Presidente del Consiglio al Parlamento di Roma.

- -

tualità di una tregua assoluta e quindi detto che il periodo di 3 o 4 anni, qualunque esso fosse, era troppo lungo. Si chiedeva quindi di suddividerlo in fasi successive, condizionate dagli effettivi progressi compiuti da parte italiana in materia di approvazione delle misure autonome. A tale fine, si è accennato che il periodo di armistizio politico avrebbe potuto avere la durata di 2 anni, rinnovabili per altri 2 anni ove avesse luogo, prima della scadenza della prima fase, l’approvazione della legge costituzionale relativa al trasferimento delle competenze alla Provincia di Bolzano.

Da parte nostra si è replicato esprimendo meraviglia per questa sostanziale modifica, che si intendeva apportare a quella che era una proposta di origine austriaca. Abbiamo rilevato che tale proposta aveva un valore soprattutto psicologico, valore che sarebbe completamente venuto meno nel caso di una formula comprendente fasi successive connesse con la nostra attività legislativa. D’altra parte, al momento delle proposte Toncic, erano già ben noti tutti gli argomenti ora avanzati per ritirarle. Di fronte alle nostre argomentazioni ed alla nostra fermezza, da parte austriaca si è prospettata la possibilità di accettare un periodo di «armistizio politico» di 3 anni a partire dall’inizio dell’attività del futuro Parlamento italiano.

- - -

Si è in particolare insistito sul fatto che varie di tali competenze devono essere trasferite alla Provincia dalla Regione Trentino- Alto Adige e che, di conseguenza, dovrebbe essere previsto esplicitamente che la quietanza puessere data non soltanto dopo l’emanazione delle leggi e dei regolamenti statali necessari, ma anche delle leggi e regolamenti regionali, previsti per il perfezionamento definitivo dell’intero processo di attuazione.

Da parte nostra ci si è riservati, di conseguenza, di proporre una formula che possa corrispondere con chiarezza alle esigenze delle due Parti.

7. Circa il rilascio della quietanza da parte austriaca ci sono state proposte le seguenti alternative (tutte nuove, salvo, in parte, l’ultima):

- - -

Tutte queste nuove richieste austriache sono state fermamente respinte, sottolineando le ragioni della loro inaccettabilità.

- - - - -

Da parte nostra si è insistito affinché esso sia siglato prima delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento di Roma; sia fissato subito dopo le due dichiarazioni dei due Capi di Governo ai rispettivi Parlamenti; sia approvato dal Parlamento austriaco dopo la prima lettura al Parlamento italiano della legge costituzionale per il trasferimento alla Provincia di Bolzano delle nuove competenze; e affinché le ratifiche siano scambiate subito dopo la definitiva approvazione dal Parlamento italiano della legge costituzionale (ma non di tutti gli altri provvedimenti eventualmente necessari).

Da parte austriaca, mentre si è manifestata viva perplessità circa il momento in cui potrà avvenire la sigla dell’accordo, si è preso nota, ad referendum, delle indicazioni da noi proposte.

Dopo una conversazione telefonica col Ministro Toncic, da parte austriaca si è tuttavia dichiarato che si potevano accettare le proposte italiane, a condizione, tuttavia, che l’accordo portasse una nuova clausola in cui fosse specificato che esso entrerà in vigore soltanto al momento del rilascio della quietanza austriaca.

Da parte nostra è stata subito respinta tale nuova clausola in quanto un collegamento del genere sarebbe stato per noi pericoloso ed ingiustificato, facendoci, da una parte temere il rischio di dare attuazione al pacchetto senza garanzie e senza quietanza, e, dall’altra, di avanzare troppo nelle nostre concessioni senza una contropartita bilanciata di Vienna.

Da parte austriaca ci si è riservati di prendere pitardi posizione definitiva in materia.

- - -

Da parte nostra si è replicato che si sarebbe esaminato il problema giuridico delle notifiche da fare, in base alla stessa Convenzione di Strasburgo, per nuovi accordi che, come quello in esame, ne estendano la sfera di applicabilità.

Per quanto concerne la cosiddetta Sottocommissione per l’Alto Adige del Consiglio d’Europa, abbiamo detto che si dovrà prevedere di non procedere al suo rinnovo, proprio in relazione agli sviluppi della questione.

14. Da ultimo, per quanto riguarda la procedura di chiusura della controversia, si è sollevato il problema della dichiarazione che dovrebbe essere fatta dal Cancelliere austriaco al Parlamento di Vienna, dichiarazione secondo la quale l’entrata in vigore dell’accordo sulla Corte dell’Aja escluderebbe il ricorso, da parte di Vienna, ad istanze politiche.

Il discorso su tale argomento si è fatto particolarmente delicato perché è emerso chiaramente che da parte austriaca, mentre si è disposti a considerare chiusa l’attuale controversia (che concerne l’applicazione dell’art. 2 dell’Accordo De Gasperi- Gruber) e mentre si afferma di essere pienamente disposti a riconoscere le conseguenze giuridiche dell’accoglimento della competenza della Corte Internazionale dell’Aja, non si intende esplicitamente rinunciare ad ogni eventualità futura, e cioè, fra l’altro, ad eventuali possibilità di ricorso che potessero essere permesse all’Austria da nuove stipulazioni in seno alle Nazioni Unite o in seno al Consiglio d’Europa, per quanto concerne il diritto di autodeterminazione ed i cosidetti diritti umani. Questa presa di posizione, equivalente ad un abbandono di quanto Toncic aveva accettato nel corso delle conversazioni non ufficiali di New York(6), non è certo usuale e costituisce un elemento negativo che induce a riflettere sui propositi futuri di Vienna.

15. È stato dalle due parti constatato che sarebbe opportuno approfondire, senza per questo venire ad uno scambio di documenti formali in proposito, quale sia l’ordine delle varie operazioni, siano esse di carattere interno o di carattere internazionale, che possono essere attualmente previste per la chiusura della controversia.

Tale calendario operativo dovrebbe essere argomento di intese puramente verbali, ma dovrebbe indicare chiaramente, per quanto è possibile prevedere fin d’ora, i tempi delle varie operazioni e soprattutto la loro successione.

Si è convenuto che, al momento in cui ci si prospettasse una soluzione concreta della controversia secondo gli schemi finora seguiti, l’approfondimento dell’elenco delle operazioni necessarie e del loro susseguirsi sarebbe estremamente utile.

16. È stato poi trattato con particolare ampiezza il problema del terrorismo, che ha formato oggetto di discussione per buona parte di sabato (18 novembre) e per quasi l’intera riunione di domenica (19 novembre). A questo ultimo incontro hanno preso parte anche gli esperti giuridici, Prof. Vassalli e Dott. Liebscher.

Lo scambio di vedute, per quanto approfondito, ha avuto carattere interlocutorio. Da parte austriaca ci si è infatti limitati a tentare di sostenere che l’attuale legislazione austriaca è adeguata alle esigenze internazionali e non richiede modifiche, miglioramenti o completamenti. Solo dopo le nostre energiche contestazioni di tale punto di vista, che è evidentemente irrealistico e semplicistico, da parte austriaca si è finito per riservare di indicare in un prossimo incontro quali misure pratiche ed eventualmente anche legislative si sarebbe ritenuto possibile di prendere in relazione alla repressione del terrorismo.

Da parte nostra sono stati minutamente indicati i punti della legislazione austriaca che sembrano manifestamente inadeguati, sottolineando l’opportunità di adatte misure e attirando l’attenzione dei nostri interlocutori sulle responsabilità austriache relative alla mancata repressione del fenomeno.

Una valutazione conclusiva sulla posizione austriaca non potrà essere data fino a che non conosceremo il primo elenco delle nuove misure che Vienna intende adottare. È evidente comunque lo sforzo per rinviare ogni discussione concreta in modo da evitare un collegamento, anche di fatto, fra le nuove misure per la repressione del terrorismo e la soluzione della controversia.

17. In una valutazione generale, la posizione austriaca sul problema della chiusura della controversia non è sembrata né molto flessibile, né molto mutata.

Esaminando le varie proposte avanzate da parte di Vienna nel corso dell’incontro, si pudifatti affermare che esse sembrano ispirarsi a due principi fondamentali:

1) ottenere in qualsiasi modo, e anche attraverso una serie di elementi indiretti, l’internazionalizzazione del cosiddetto «pacchetto».

2) cercare di non prendere alcun impegno a pilunga scadenza, e cioè di mantenere la pilarga possibilità di azione politica nel periodo successivo all’esecuzione del pacchetto da parte nostra. Quanto precede anche in relazione al fatto che nel 1970 vi saranno le elezioni politiche austriache e che l’attuale Governo non vuole evidentemente essere accusato, in tale occasione, di aver rinunciato a possibilità di azione che in teoria gli potrebbero essere concesse.

- - -

Tale richiesta è evidentemente intesa a sottolineare il carattere internazionale della procedura di chiusura della controversia, ma non si puescludere che essa non sia anche collegata ad esigenze politiche individuali. Da parte nostra ci si è limitati a dire che si prendeva atto di tale richiesta: che essa sarebbe stata portata a conoscenza delle superiori istanze; ma che poteva sembrare, tecnicamente, superfluo un incontro a livello politico prima dell’inizio della procedura di chiusura della controversia e, del resto, anche durante il corso di essa(8).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1216.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Il documento, privo di data, contiene riferimenti cronologici che consentono di collocarlo tra il 19 ed il 21 novembre.


4 Vedi D. 293.


5 Vedi D. 194.


6 Vedi DD. 267 e 270.


7 Con T. segreto urgente 41426/830 del 23 novembre, Ducci riferì che Withalm aveva ricevuto

l’incarico da Klaus di mettersi in contatto con Fanfani al Congresso della DC di Milano «a seguito di una riunione di ieri pomeriggio cui partecipavano Tončić- Sorinj e Wallner» (DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA). Al riguardo non emerse nulla nel colloquio che Ducci ebbe con Tončić- Sorinj in pari data (T. segreto urgente 41497/833, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 1, s.p.). Su quest’ultimo colloquio vedi anche D. 299.

Per il seguito vedi D. 297.

296

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 40906/821. Vienna, 20 novembre 1967 (perv. ore 20).

Oggetto: Colloquio Ambasciatore Ducci- Vice Cancelliere Bock su questione Alto Adige e CEE.

Durante la mia visita al Vice Cancelliere Bock il discorso è stato da quest’ultimo ovviamente messo sulla questione altoatesina e sull’opposizione italiana alla continuazione delle trattative tra l’Austria e la Commissione CEE.

Circa l’Alto Adige ciche di pirimarchevole Bock mi ha detto è che il «pacchetto» è quanto di meglio i sudtirolesi possono sperare. Vi è anzi da dubitare se essi saranno mai in condizioni di avvalersi di tutte le concessioni che vengono loro fatte, soprattutto nel campo del pubblico impiego.

Cimi ha permesso di spiegare a Bock con un esempio pratico i motivi per cui noi siamo contrari a sottoporre l’esecuzione del «pacchetto» ad una giurisdizione internazionale. Del che Bock ha immediatamente convenuto. Ha anche lui deplorato che la soluzione di una questione che riguarda in primo luogo Italia e Austria sia stata messa nelle mani della minoranza altoatesina: e ci«anche se Magnago è una persona ragionevole».

Per la ripresa delle trattative con la CEE, Bock mi ha domandato che cosa di pidebbono fare gli austriaci. Gli ho detto che la questione delle ulteriori misure sulla prevenzione e repressione del terrorismo è stata discussa in questi giorni dai Rappresentanti dei Ministri degli Esteri(2). Da parte mia non potevo che esortarlo ad usare la sua influenza perché le nostre ragionevoli richieste vengano accolte dal Governo austriaco.

Il Vice Cancelliere mi ha a lungo parlato di quanto sia urgente per l’Austria riprendere le conversazioni con la Commissione CEE. Non vi è per l’Austria altra soluzione che quella di un accordo speciale per diminuire almeno parzialmente gli effetti della crescente discriminazione delle merci austriache sui mercati della CEE. Anche se i francesi volessero attendere che il pivasto problema dell’allargamento della CEE ai Paesi EFTA sia risolto, si pusempre tentare di alleggerire la situazione austriaca con qualche provvedimento preliminare da concordare con la Commissione.

Bock sperava che il Governo italiano si rendesse conto dell’interesse che, in un piampio quadro politico, ha una qualche forma di aggancio dell’Austria con il Mercato Comune. «Non voglio vedere il mio Paese» – egli ha aggiunto – «esser costretto a prendere la strada della Finlandia o della Jugoslavia».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/6.


2 Vedi D. 293.

297 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). Roma, 22 novembre 1967.

Ho ricevuto stamane, alle ore 13, a sua richiesta, l’Ambasciatore d’Austria il quale, per incarico del suo Governo, mi ha fatto alcune comunicazioni in relazione alle questioni sulle quali, nel corso della recente riunione di Londra(3), i rappresentanti austriaci si erano riservati di far conoscere il punto di vista del Governo di Vienna. Tali comunicazioni sono il risultato delle discussioni che hanno avuto luogo in Austria il 20 ed il 21, protraendosi per tutta la notte di ieri.

Le comunicazioni fattemi sono state del seguente tenore:

1) viene ritirata la richiesta fatta a Londra dai rappresentanti austriaci circa la ripartizione, in due fasi di due anni, del periodo durante il quale il Governo austriaco si impegnerebbe ad astenersi dal portare il problema dell’Alto Adige dinanzi a qualsiasi istanza internazionale, in attesa dell’attuazione delle misure del «pacchetto». Il Governo austriaco, venendo parzialmente incontro alla richiesta italiana, accetta che tale periodo sia di tre anni;

2) il Governo austriaco non puaccettare la richiesta italiana, secondo la quale il Cancelliere austriaco dovrebbe dichiarare che l’Austria interpreta l’accordo circa il deferimento al giudizio della Corte dell’Aja di ogni futura controversia come escludente il ricorso a qualsiasi altra istanza politica internazionale.

Per diminuire i rischi segnalati da parte italiana, il Governo austriaco sarebbe disposto a stipulare – con lo stesso «timing» previsto per l’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja – una convenzione di amicizia e di collaborazione fra Italia ed Austria, di contenuto analogo, ad esempio, a quella in vigore fra la Francia e la RFT. Da parte austriaca si potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di inserire nell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja un articolo supplementare, nel quale le due parti constaterebbero di comune accordo che la convenzione austro-italiana di amicizia, concordato ed arbitrato del 1930, non è piin vigore;

3) per quanto riguarda il «timing» per l’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja, le proposte italiane fatte a Londra potrebbero essere accolte da parte austriaca, a condizione che nell’accordo stesso fosse inserito l’articolo di cui si allega un progetto (all. 1). Rispetto alle proposte austriache presentate a New York(4) cicomporterebbe, secondo la comunicazione austriaca, che in tal modo la parafa-tura, la firma e la ratifica dell’accordo predetto avverrebbero durante l’attuazione del «pacchetto» e l’entrata in vigore dell’accordo stesso sarebbe indipendente dalla quietanza austriaca;

4) circa la questione del terrorismo, le conversazioni che hanno avuto luogo a Londra fra gli esperti dovrebbero aver dimostrato che nuove misure legislative non sono necessarie per frenare il terrorismo. Le misure di polizia e le altre già adottate, misure che la scorsa estate già hanno portato ad una sostanziale diminuzione degli attentati, saranno mantenute;

5) per il confronto del «pacchetto», si insiste sulla necessità di una sollecita comunicazione – de facto – del testo del «pacchetto» medesimo;

6) si insiste infine, da parte austriaca, sull’opportunità di un incontro dei Ministri degli Affari Esteri o dei Capi del Governo dei due Paesi.

L’Ambasciatore Loewenthal mi ha poi consegnato un progetto di dichiarazione di «quietanza» (all. 2).

Ho risposto all’Ambasciatore d’Austria che non avrei mancato di riferire all’On. Ministro quanto da lui comunicatomi. In attesa di fargli conoscere le nostre reazioni al riguardo, mi sembrava comunque di potergli anticipare le seguenti considerazioni:

- -

Allegato I

L’accordo entra in vigore 20 giorni a contare dal giorno in cui l’Italia avrà attuato le misure annunciate nella dichiarazione governativa del Presidente del Consiglio dei Ministri italiano del ...

Allegato II

Considerato che è sorta una controversia tra l’Austria e l’Italia circa l’attuazione dell’accordo di Parigi del 5 settembre 1946 e,

Considerato che questa controversia è stata discussa all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ed è stata oggetto delle risoluzioni 1497 (XV) e 1661 (XVI),

Tenuto conto che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha raccomandato insistentemente all’Austria e all’Italia di riprendere le trattative allo scopo di trovare una soluzione di tutte le divergenze concernenti l’attuazione dell’accordo predetto e che queste trattative hanno avuto luogo,

Tenuto conto che il Governo italiano, nella sua dichiarazione governativa del …, ha annunciato misure specificamente indicate, destinate ad assicurare la convivenza pacifica e lo sviluppo delle popolazioni altoatesine,

Visto che il Governo italiano ha ora realizzato queste misure annunciate nella dichiarazione governativa del …, il Governo federale austriaco dichiara di considerare chiusa la controversia esistente tra l’Austria e l’Italia, che ha formato oggetto dell’anzidetta risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1309.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 293.


4 Vedi DD. 267 e 270.


5 Per il seguito vedi D. 298.

298 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). Roma, 24 novembre 1967.

1. In base alle istruzioni ricevute, ho pregato l’Ambasciatore d’Austria di passare stamane da me e gli ho fatto le seguenti comunicazioni:

a) dato il contenuto delle comunicazioni fatteci dallo stesso Ambasciatore d’Austria in data 22 novembre u.s.3 (comunicazioni che precisano la posizione del Governo di Vienna in merito ai punti sui quali i Rappresentanti austriaci, nell’ultima riunione con i Rappresentanti italiani(4), si erano riservati di chiedere istruzioni), non era possibile che una ulteriore riunione dei Rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi avesse luogo il 29 corrente. Ho fatto rilevare, in particolare, che la proposta avanzata da parte austriaca di stipulare una convenzione di amicizia e collaborazione fra l’Italia e l’Austria, di contenuto analogo a quella in vigore fra la Francia e la RFT, richiedeva una decisione di carattere politico, che andava oltre la competenza degli esperti. In relazione ad essa, anzi, ci sarebbe stato indubbiamente utile ricevere da parte austriaca maggiori elementi concreti. Di conseguenza, ritenevo che un ulteriore incontro dei Rappresentanti dei due Ministri potesse aver luogo soltanto in data da destinarsi nel mese di dicembre.

b) Al tempo stesso, ho fatto presente a Loewenthal che la comunicazione da lui fattami in relazione al terrorismo – come del resto era stato da me rilevato nel corso della nostra conversazione – aveva provocato in noi una impressione assolutamente negativa, sia per il fatto che Vienna si rifiutava di prendere atto che la legislazione austriaca nei confronti del terrorismo era in vari punti inadeguata (ciche, a parer nostro, risultava ampiamente dimostrato dalle recenti discussioni di Londra), sia per il fatto che il Governo austriaco si era limitato a dichiarare che le misure attuali contro il terrorismo saranno mantenute. Ho aggiunto che, in tale situazione, non avremmo potuto riprendere le conversazioni fra Rappresentanti dei Ministri degli Esteri, senza aver prima ottenuto indicazioni piprecise circa le intenzioni del Governo austriaco in merito alle richieste formulate da parte italiana in materia di terrorismo e, in particolare, indicazioni circa il contenuto delle comunicazioni che a tale proposito ci saranno fatte dai Rappresentanti austriaci.

2. Loewenthal ha risposto, tentando di attenuare l’impressione in noi suscitata dalla sua comunicazione del 22 corrente e affermando di poter dire fin d’ora che il Governo austriaco è disposto a discutere della questione del terrorismo, a qualsiasi livello. Ho fattorilevare a Loewenthal che non si trattava soltanto di discutere la questione del terrorismo, ma soprattutto di farci conoscere quali erano le intenzioni concrete e gli impegni che il Governo austriaco intendeva assumere nella lotta contro il terrorismo.

3. Loewenthal ha chiesto se quanto da me fatto presente non voleva indicare che nella posizione italiana era intervenuto un mutamento, dato che finora da parte nostra il terrorismo era stato collegato soltanto alla nostra posizione in seno agli organi comunitari in relazione alla domanda di associazione dell’Austria alla CEE, mentre, dalle mie parole, sembrava di poter dedurre che da parte italiana si intendeva collegare il

terrorismo anche coi contatti italo-austriaci. Ho risposto a Loewenthal che non vi era

alcun mutamento nella posizione del Governo italiano, ma che la nostra insistenza sulla questione del terrorismo era anche una conseguenza della violazione dell’impegno di segretezza, che l’Austria aveva preso in relazione al recente incontro dei Rappresentanti dei Ministri degli Esteri(5).

Era evidente che a tale violazione il Governo austriaco era stato spinto da un interesse di carattere interno e dall’intenzione di dare all’opinione pubblica internazionale l’impressione che, in seguito alle misure prese dal Governo di Vienna contro il terrorismo, l’atteggiamento a suo tempo preso dall’Italia, che aveva drammatizzato la situazione, era, a giudizio dello stesso Governo di Roma, praticamente superato. Stando così le cose, non potevamo non insistere perché un nuovo incontro non avesse luogo se non di fronte all’assicurazione che il Governo austriaco è pronto a comunicarci quali nuove misure pienergiche e piconcrete esso intende prendere contro il terrorismo.

4. Per quanto riguarda infine la richiesta austriaca relativa ad un incontro a livello politico, ho detto a Loewenthal che le premesse attuali non mi sembravano tali da consentirlo. D’altro canto, mi sembrava opportuno che, prima di tale incontro, venissero risolti sul piano tecnico i problemi tuttora aperti, che sono numerosi e densi di difficoltà di carattere, appunto, tecnico(6).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1308.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 297.


4 Vedi D. 293.


5 Con T. 41059/825 del 20 novembre, Ducci elencava alcune testate giornalistiche («Presse»,«Dolomiten» e «Kurier») che riportavano la notizia dei colloqui di Londra (Telegrammi ordinari 1967, Austria arrivo, vol. III). Il 22 novembre (T. 41325/827) Ducci segnalava la conferma data da Tončić- Sorinj ai giornalisti in conferenza stampa sul fatto che avevano avuto luogo dei colloqui di esperti austro-italiani sulla questione altoatesina (ibidem).


6 Per il seguito vedi D. 300.

299

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI,

ALDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. riservata 3501. Vienna, 24 novembre 1967.

Carissimo Roberto,

faccio seguito al mio telegramma di giovedì 23 novembre(2) per trascrivere quanto pifedelmente possibile ciche Toncic mi ha detto, in un colloquio durato circa un’ora, a proposito delle proposte di compromesso che egli ha incaricato Loewenthal di fare a suo nome costì3. (Dirfra parentesi che Loewenthal, che ho visto un momento all’aeroporto mentre partiva per Roma insieme col Ministro Gui, mi ha detto che la diplomazia italiana aveva fatto cadere Figl col risultato di far venire alla Ballhaus Kreisky, e che ora rischiava di far cadere Toncic per vederlo sostituito con qualcuno molto piduro. Non sta a noi certo piangere sulla sorte di Toncic, del quale mi si dice che stia già facendo qualche apertura per la successione di Smithers al Consiglio d’Europa. Tuttavia, se anche l’Austria non è la Jugoslavia, è difficile che un Governo austriaco accetti qualcosa che sa di capitolazione; e pertanto il successore di Toncic sarebbe certo costretto a mostrarsi piintransigente e a tornare ai sistemi dell’appello all’opinione pubblica mondiale).

2. Naturalmente ho fatto una certa fatica a seguire quanto Toncic mi diceva, non solo perché non ho tutta la questione dell’Alto Adige sulla punta delle dita, ma perché non avevo la minima nozione delle posizioni che da parte nostra e da parte austriaca sono state prese a Londra(4). Comunque, ecco quello che mi è sembrato di capire su ciascuno dei quattro punti controversi:

A) Periodo di tempo per l’esecuzione del «pacchetto» (chiamiamolo così, anche se mi sembra che ai fini delle nostre conversazioni con gli austriaci esso non è tutto il pacchetto che concederemo alla Provincia di Bolzano): tre anni complessivi, e non quattro.

B) Questione della competenza della Corte Internazionale solo per le materie giuridiche o anche per tutte le materie politiche. Il discorso mi è sembrato un po’ complesso: ma quello che ho capito è che gli Austriaci – con la pignoleria asburgica – vogliono coprirsi per il caso di qualche grave incidente che venisse provocato per esempio da un Governo italiano di destra, contro il quale un ricorso all’Aja non avrebbe efficacia. Per superare queste difficoltà Toncic ha lanciato l’idea di un accordo di cooperazione (e amicizia se non abbiamo paura della parola) del tipo di quello franco-tedesco(5), che verrebbe a sostituire l’accordo di amicizia del 1930 che noi non consideriamo piapplicabile.

Mi è sembrato chiaro che attraverso un accordo del genere gli Austriaci vogliono ritirare fuori una procedura di conciliazione. Toncic ha detto che se non vogliamo la Commissione mista, egli purinunciarvi. L’accordo di cooperazione dovrebbe essere negoziato insieme con le altre questioni attualmente pendenti, e poi subire lo stesso iter di quello sulla Corte di Giustizia.

C) Data dello scambio di ratifiche dell’Accordo sulla Corte Internazionale: Toncic mi ha detto che qui i tirolesi sono fermissimi. L’esperienza di ciche è accaduto con l’applicazione dello Statuto del 1948 li riempie di sfiducia nei nostri riguardi. A nessun costo essi vogliono che si rinunci alla possibilità di un appello alle Nazioni Unite o al Consiglio d’Europa se l’Italia non applicherà il pacchetto altro che in parte.

Dopo che gli avevo detto che cimi sembrava alquanto contraddittorio con l’intesa di massima che sembrava essere stata raggiunta a New York(6) sulla rinuncia austriaca a valersi di fori politici durante il periodo sub A), Toncic mi ha detto che in pratica non avremmo niente da perdere: la scadenza del periodo sub A) sarebbe comunque in gennaio (non ho capito bene perché) il che rinvierebbe a settembre l’istanza austriaca alle Nazioni Unite; le quali Nazioni Unite rinvierebbero poi la cosa ad un ulteriore negoziato tra le parti, o alla Corte dell’Aja.

Queste osservazioni mi sono sembrate piuttosto faceziose e ho creduto di dover dire al Ministro a mio titolo personale che egli si faceva delle illusioni se pensava che il Parlamento italiano potesse accettare di attuare l’impegno preso dal proprio Governo senza essere sicuro che sarebbe attuata anche la contropartita austriaca, e cioè la quietanza liberatoria.

Toncic è sembrato perplesso, e ha ripetuto che non si puchiedere ai tirolesi di rinunciare al loro sogno picaro senza assicurarli quanto meno che i fratelli sudtirolesi avranno l’autonomia promessa. D’altronde molto starà nella definizione dei provvedimenti che il Parlamento ed altri organi italiani dovranno approvare: tanto picomprensiva e precisa la definizione, tanto meglio sarà. Mi ha detto che a Londra si erano compiuti buoni progressi su questa strada.

D) A proposito del terrorismo Toncic mi ha spiegato le seguenti cose. Non si puistituire il confino di polizia perché i socialisti che furono confinati a migliaia dopo l’insurrezione del febbraio 1934 non lo ammetterebbero mai. Non si possono dichiarare punibili in Austria i reati minori («Vergehen») commessi da stranieri fuori dei confini dell’Austria, perché civorrebbe dire punire i profughi politici dall’Est che le autorità dei loro paesi accusassero di avere commesso nella fuga reati del genere. In realtà gli italiani si convinceranno un poco alla volta che non c’è niente da aggiungere alla legislazione austriaca; pertanto Toncic sarebbe dell’avviso di lasciar da parte la questione del terrorismo, dato che comunque essa è legata a quella del veto ai negoziati di Bruxelles. (Teoria che non credo ti piaccia molto, e che mi domando quanto pupiacere a Bock).

3.Ho riferito quanto precede essenzialmente per debito d’ufficio. Poiché non posso giurare sull’esattezza della mia interpretazione di quanto Toncic mi ha esposto, dato che non ero a conoscenza di molti termini del problema, penso che l’utilità di questa lettera sia alquanto scarsa.

Cipone evidentemente il problema se un Ambasciatore, che in cinque settimane il Ministro degli Esteri ha chiesto di vedere quattro volte e al quale capita di incontrare frequentemente le persone pialtamente responsabili della politica austriaca, debba essere mantenuto a Vienna senza metterlo in condizione di fare qualcosa d’altro che ascoltare e far finta di sapere.

Mi rendo conto che la materia è ormai talmente sminuzzata che non è facile riassumere in uno o due telegrammi conversazioni di 2-3 giorni, e forse ancor meno i commenti ad esse fatti dal Ministro. Pur tuttavia mi pare che quanto meno alla prima delle due difficoltà si potrebbe ovviare stabilendo un codice tra noi, al quale riferirsi nei telegrammi. Se, come non dispero, mi arriva questo sabato il vostro appunto sui colloqui di Londra, il telegramma che mi si potrebbe fare dopo i colloqui del 29 e giorni seguenti potrebbe riferirsi brevemente ai capitoli e paragrafi dell’appunto, per farmi conoscere quanto meno gli argomenti su cui è stato raggiunto un accordo, le nuove formule che sono state avanzate ed i punti principali di divergenza o di scontro.

Ti sargrato se vorrai studiare la possibilità di qualcosa del genere, dato che credo che sia nell’interesse di tutti che io possa darvi una mano da qui (se non altro perché anche a me venga attribuita una parte della responsabilità finale!)7.

[Roberto Ducci]


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 Vedi D. 295, nota 7.


3 Vedi D. 297.


4 Vedi D. 293.


5 Supra nota 3. Vedi anche D. 307, Allegato I.


6 Vedi DD. 267 e 270.


7 Per la risposta vedi D. 308.

300 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). Roma, 25 novembre 1967.

Ho ricevuto stasera, a sua richiesta, l’Ambasciatore d’Austria, il quale mi ha fatto

la seguente comunicazione in relazione al nostro colloquio del 24 novembre u.s.3:

- - - - - - - - - -

vrà subire un rinvio al prossimo mese di dicembre. Nemmeno un incontro dei Ministri degli Affari Esteri o dei Capi di Governo dei due Paesi è per il momento prevedibile, mancando le premesse per uno sviluppo del genere. Riteniamo infatti che non si tratti, di discutere quattro o cinque questioni rimaste aperte, ma di prendere posizione su di una proposta di soluzione globale che era sul tavolo fin dal luglio 1966(7);

- - -

1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1307.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto da S.E. il Ministro».


3 Vedi D. 298.


4 Vedi D. 293.


5 Vedi D. 298, nota 5.


6 Vedi D. 293, nota 17.


7 Vedi D. 153.


8 Per il seguito vedi D. 302.

301

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI(1)

Appunto(2). Roma, 27 novembre 1967.

ISTRUZIONI DELL’ON. MINISTRO IN DATA 27 NOVEMBRE 1967

IN RELAZIONEALLAPARTE FORMALE DI CHIUSURADELLACONTROVERSIA

1) Occorre discutere e concordare un «pacchetto» di misure, che il Governo di Vienna deve promettere di prendere per una effettiva azione contro il terrorismo;

2) quando tale «pacchetto» di misure contro il terrorismo sarà stato concordato ed il Governo di Vienna avrà dato assicurazioni circa la sua intenzione di applicarlo, potrà essere ripresa in esame la questione dei tempi di chiusura della controversia. Nella successione degli atti, nella quale si concreta il calendario operativo, l’atto che deve avere la precedenza è l’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja, che deve essere parafato prima delle dichiarazioni dei Capi dei Governi d’Italia e d’Austria ai rispettivi Parlamenti, deve essere firmato subito dopo tale dichiarazione, mentre lo scambio delle ratifiche deve aver luogo un mese dopo l’entrata in vigore della legge costituzionale;

3) per quanto concerne il trattato di amicizia e collaborazione, questo dovrà essere parafato e firmato dopo la quietanza austriaca e dopo la relativa comunicazione all’ONU;

4) le quietanze da prevedere sono due: quella austriaca, in relazione alla controversia altoatesina ed una quietanza italiana, in relazione alle misure che dovranno essere adottate dal Governo austriaco contro il terrorismo(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc. Novembre 1967.


2 Il documento reca il timbro: «Visto da S.E. il Ministro».


3 Per il seguito vedi D. 302.

302 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 28 novembre 1967.

L’Ambasciatore d’Austria mi ha comunicato il seguente messaggio del Ministro Toncic con preghiera di portarlo a conoscenza dell’On. Ministro:

«Il Ministro Toncic fa presente che il 7 dicembre p.v. egli dovrà fare dichiarazioni al Parlamento austriaco in tema di politica estera. In tale occasione non potrà astenersi dal prendere posizione nei confronti della controversia italo-austriaca per la questione dell’Alto Adige. In dipendenza di ci il Ministro Toncic insisterebbe affinché l’incontro fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri di Italia e d’Austria potesse aver luogo prima di tale data, al fine di essere in grado di tener conto, nelle sue dichiarazioni al Parlamento austriaco, anche dei risultati di tale riunione».

Ho risposto a Loewenthal che non avrei mancato di far conoscere all’On. Ministro il messaggio del Ministro Toncic. Tuttavia non potevo non far rilevare che, prima di fissare la data del nuovo incontro dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri, da parte italiana si attendeva di conoscere se il Governo austriaco sarebbe stato disposto a fornirci le opportune rettifiche circa quanto è stato finora affermato da parte austriaca in merito all’adeguatezza della legge penale austriaca in materia di terrorismo ed a comunicarci quali misure concrete esso intenda prendere a tale riguardo.

Gli ho altresì chiesto chiarimenti circa l’intenzione austriaca di modificare la convenzione europea sull’Estradizione, e circa le conseguenze pratiche che ci a giudizio di Vienna, avrebbe potuto avere(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Per il seguito vedi D. 303.

303 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 28 novembre 1967.

Ho ricevuto stasera, a sua richiesta, l’Ambasciatore d’Austria il quale mi ha comunicato, per incarico del suo Governo, quanto segue:

1) da parte di Vienna si è pronti a continuare, in occasione del prossimo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, la discussione sull’adeguatezza della legislazione austriaca sul terrorismo. I presupposti fondamentali della posizione di Vienna non sono tuttavia cambiati. Da parte austriaca si ritiene perdi poter presentare in tale occasione proposte costruttive, nell’ambito di misure singole contro il terrorismo;

2) circa l’eventuale ratifica austriaca della Convenzione Europea di estradizione, il vantaggio che ne deriverebbe consisterebbe, secondo Vienna, nel fatto che l’attuale interpretazione dell’articolo 40 del Codice penale austriaco, quale si è venuta formando attraverso la giurisprudenza, sarebbe in avvenire confortata dalle norme di un accordo internazionale avente in Austria effetti di legge.

(Ho fatto subito rilevare a Loewenthal che, come avevamo notato nei colloqui di

Londra(3), proprio tale evoluzione interpretativa dell’art. 40 del Codice Penale austriaco ci era sembrata inadeguata. Non vedevamo quale interesse vi fosse, per noi, di cristallizzarla).

3) Per quanto riguarda la proposta di stipulare un accordo austro-italiano di amicizia e collaborazione, essa avrebbe, secondo Vienna, lo scopo generico di instaurare una nuova era nei rapporti italo-austriaci, superando le differenze del passato. Una dichiarazione come quella franco-tedesca del 22 gennaio 1963 sembra al Governo austriaco un modello idoneo di accordo, purché venga adeguato al diverso status (neutralità e NATO) e al diverso rapporto di grandezza dei due Paesi. La collaborazione potrebbe essere avviata soprattutto nel campo culturale (revisione dei testi di storia) e nel campo economico (sul tipo della Commissione mista austro-francese, con inclusione delle già esistenti Commissioni per l’accordino e della Commissione per l’uso del porto di Trieste).

Nell’accordo, inoltre, potrebbe essere prevista una Commissione mista a livello funzionari, per l’esame di tutte le questioni importanti che concernono i due Stati, ed incontri periodici dei Ministri degli Affari Esteri, come praticato dall’Austria con i Paesi scandinavi, con la Svizzera e col Lussemburgo. Tuttavia, qualora la proposta austriaca dovesse creare difficoltà all’Italia da parte del Governo di Vienna non si insiste sulla medesima.

4) Cipremesso, si insiste da parte austriaca perché venga fissata al pipresto

– e possibilmente prima del 7 dicembre, per le ragioni già esposte da Toncic(4) – la data di un nuovo incontro fra i rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri.

Ho risposto all’Ambasciatore Loewenthal che non avrei mancato di sottoporre

all’On. Ministro quanto da lui comunicatomi(5).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 29, n. 1236.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 293.


4 Vedi D. 302.


5 Per il seguito vedi D. 305.

304

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 42417/846. Vienna, 29 novembre 1967, ore 23 (perv. ore 24).

Oggetto: Alto Adige.

Toncic ha approfittato nella visita che gli ho fatto stamani (vedi mio telegramma 8452) per darmi di sua iniziativa alcuni chiarimenti ulteriori sulle controproposte austriache. Egli cercava pio meno bene di nascondere la delusione provata a causa del nostro rifiuto di tenere la riunione prevista per il ventinove novembre, e mi ha detto di augurarsi che le difficoltà possano essere superate al pipresto.

Dopo avermi parlato dei chiarimenti che ieri Loewenthal ha portato a Gaja(3) egli mi ha pregato di richiamare l’attenzione di V.E. sul punto seguente. Né l’Italia né l’Austria possono rinunciare a quello che è un diritto istituzionale di ciascun membro delle Nazioni Unite. Anche i giuristi italiani dovrebbero trovare difficilmente accettabile una stipulazione da cui potesse trarsi la conseguenza che il loro Paese rinunzia ad un foro politico cui ha il diritto di adire avendo sottoscritto la Carta dell’ONU. Potrebbe trattarsi di un precedente pericoloso, e comunque non è mai buona diplomazia il pregiudicare l’avvenire.

Inoltre se Italia e Austria vanno all’Aja in base alla Convenzione di Strasburgo, cinon puessere che per questioni giuridiche, non avendo l’Italia ratificato i capitoli 2 e 3.

Per attenuare e sperabilmente per annullare le perplessità e i timori italiani Toncic aveva appunto proposto un Trattato di amicizia e cooperazione, fatto sul tipo di quello franco-tedesco, ma con un meccanismo di consultazione politica molto meno sviluppato e soprattutto meno frequente nel tempo, e senza nessuna Commissione permanente di conciliazione. Egli prega V.E. di rileggere la dichiarazione comune che fa da preambolo all’accordo franco-tedesco il cui linguaggio gli sembrava adatto anche alla riconciliazione finale e storica tra Italia e Austria, che doveva far seguito alla soluzione definitiva della questione altoatesina.

Mi domando se in questa trovata di Toncic non vi sia qualcosa di buono, nella misura in cui a noi riuscirebbe ad introdurre nel testo del Trattato una riconferma solenne e data liberamente da parte del Governo austriaco della frontiera al Brennero(4).

Toncic ha poi detto che voleva confermarmi che la decorrenza del periodo triennale di armistizio politico sarebbe la data del discorso di presentazione al Parlamento del Governo italiano uscito dalle prossime elezioni politiche. Circa la data della quietanza e quella ad essa connessa dell’entrata in vigore dell’accordo circa la Corte dell’Aja, mi è parso che Toncic interpreti il progetto di articolo che Loewenthal ha presentato il 22 novembre(5) nel senso dell’idea vagheggiata durante l’ultima riunione di Londra(6) di scegliere come data quella della cerimonia in cui verrebbe constatato il trasferimento effettivo delle nuove competenze. Tale constatazione significherebbe infatti che il Consiglio provinciale di Bolzano sarebbe convinto che il Governo italiano ha eseguito il pacchetto. Secondo Toncic la composizione del Consiglio provinciale dovrebbe darci motivi di tranquillità.

Congedandomi dal Ministro, e avendo da lui appreso quale risposta Loewenthal ha dato circa la questione delle nuove misure contro il terrorismo, non ho celato al Ministro che non potevo certo incoraggiarlo ad essere ottimista sulla reazione da parte nostra. Lo stesso concetto ho ribadito più tardi a Platzer ed a Haymerle. Tutti e tre i miei interlocutori mi hanno detto che la questione è stata esaminata molto seriamente a livello governativo e che quanto di meglio si pufare, data anche la ristrettezza del tempo, è ciche è stato annunziato da Loewenthal e che verrà diffusamente illustrato a Londra.

Durante tutta la conversazione Toncic mi è sembrato non avere il mordente abituale: il che non stupisce dati gli attacchi di cui egli è oggetto sia nei circoli politici che nella stampa.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 1, s.p.


2 Su istruzioni di Caruso (T. 22968/332 del 28 novembre, in Telegrammi ordinari 1967, Austria partenza, vol. unico), Ducci richiamava l’attenzione di Tončić- Sorinj sull’infondatezza della dichiarazione di Bobleter ‒in merito al collegamento tra il veto ai negoziati Austria- CEE e la questione altoatesina ‒e sulla sfavorevole impressione suscitata dalla dichiarazione di Wallner, riprodotta da Ducci dal testo APA: «non possiamo ancora sperare che l’alba imminente dell’unità europea si trasformi presto in un giorno chiaro e capace di risolvere molti problemi» (T. segreto 42404/845 del 29 novembre, in DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1290).


3 Vedi D. 303.


4 Con T. 849 del 30 novembre, Ducci riferiva di aver incontrato Tončić- Sorinj all’aeroporto e che questi era tornato sulla questione del trattato di cooperazione «illustrando il valore psicologico che avrebbe un atto solenne approvato dai due Parlamenti per sancire la fine delle secolari dispute tra Italia ed Austria. Circa le frontiere esistenti Toncic pensa che potrebbe figurare nel Trattato una frase del tipo della seguente: “nel pieno rispetto dei Trattati che hanno definito l’assetto politico dell’Europa del dopoguerra”. Frase che poteva essere e probabilmente era una improvvisazione del momento, e che certamente va guardata da vicino; ma che a prima vista conferma, oltre alla frontiera del Brennero, la neutralità austriaca ed il divieto dell’Anschluss, e sembra lasciare impregiudicate sia la nostra posizione verso la Jugoslavia che la questione tedesca» (Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968).


5 Vedi D. 297, Allegato I.


6 Vedi D. 293.

305 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 30 novembre 1967.

Secondo le istruzioni, ho ricevuto l’Ambasciatore d’Austria, al quale ho consegnato il nostro progetto di ordine del giorno per la prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria (All. I).

Ho fatto al tempo stesso presente a Loewenthal che eravamo, in linea di principio, favorevoli ad un incontro anche a data ravvicinata, qualora da parte austriaca si concordasse sull’ordine del giorno in parola; ma, per una nostra decisione al riguardo, ritenevamo necessario conoscere altresì preventivamente gli intendimenti del Ministro Toncic in occasione della 41^ riunione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa e, successivamente, in quella dell’Assemblea Consultiva. Ci era stato comunicato infatti da Strasburgo(3) che egli intendeva sollevare a Parigi la questione del veto italiano all’associazione dell’Austria alla CEE. Ciavrebbe verosimilmente potuto portare ad una nostra reazione, che sarebbe stata inevitabile e fermissima.

Ci sembrava importante avere precise indicazioni da cui potessimo dedurre che i previsti interventi del Ministro Toncic non avrebbero potuto portare a tale risultato.

Ho aggiunto che allo stesso fine di una nostra possibile decisione circa la data dell’incontro, ritenevamo necessario che il Governo austriaco intervenisse presso Struye perché il punto relativo alla comunicazione del Presidente riguardante la Sottocommissione per l’Alto Adige – riferentesi alla nota azione dell’associazione estremista «Mondseer Arbeitskreis» – venisse cancellato dall’ordine del giorno della Commissione politica del Consiglio d’Europa.

Ho aggiunto che le nostre richieste erano rivolte a far sì che il prossimo incontro si potesse svolgere nell’atmosfera pichiara possibile, senza essere subito dopo seguito da polemiche o da equivoci. Se a tale chiarimento non si fosse potuto giungere, la data dell’ulteriore incontro avrebbe potuto essere presa in esame dopo le riunioni dell’11 dicembre p.v. del Consiglio d’Europa.

Ho infine fatto presente a Loewenthal che i chiarimenti da lui fornitici in merito al cosidetto «fondo di assistenza per il Sudtirolo» non potevano essere considerati soddisfacenti, in quanto non potevamo certo accontentarci delle vaghe spiegazioni dateci, secondo le quali si sarebbe trattato di una iniziativa che esiste da anni. Gli ho fatto rilevare che ci era invece necessario conoscere di che cosa si trattasse; per quale motivo, per la prima volta, almeno a nostra notizia, vi intervenissero ufficialmente i «Laender»; e quale significato si deve attribuire ad una simile decisione in questo momento(4).

Allegato

PROGETTO DI ORDINE DEL GIORNO PER LA PROSSIMA RIUNIONE DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA

1) Ulteriore esame della legislazione austriaca sul terrorismo.

2) Misure concrete del Governo austriaco contro il terrorismo.

3) Definizione del concetto di trasferimento alla Provincia di Bolzano delle competenze previste nel pacchetto.

4) Momento del rilascio della quietanza austriaca:

- - - -

7) Comunicazioni parallele al Consiglio d’Europa ed al Cancelliere della Corte di Giustizia in relazione all’accordo italo-austriaco per la giurisdizione della Corte dell’Aja.

8) Intesa per la soppressione della Sottocommissione per l’Alto Adige del Consiglio d’Europa.

9) Comunicazioni parallele dei due Governi alle Nazioni Unite.

10) Calendario operativo, con particolare riguardo al «timing» del perfezionamento dell’accordo per la giurisdizione della Corte.

11) Proposta austriaca concernente la stipulazione dell’accordo di amicizia e collaborazione – Riconoscimento dell’estinzione dell’accordo italo-austriaco di amicizia, conciliazione e regolamento giudiziario del 6-2-1930.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967.


2 Sottoscrizione autografa.


3 T. segreto urgente 42283/89 del 28 novembre, non pubblicato.


4 Per il seguito vedi D. 309.

306 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 1° dicembre 1967.

L’Ambasciatore Pompei mi ha telefonato ieri per sapere quando avremmo ripreso contatto con gli austriaci.

Gli ho risposto che stavo proprio per fare una comunicazione a Loewenthal al riguardo e gliene ho brevemente indicato il contenuto. Pompei mi ha allora dichiarato che, a suo avviso, il nostro passo (che gli pareva mettere, alla ripresa di contatti ulteriori, condizioni finora non previste) non poteva essere accolto da parte austriaca se non come decisamente negativo.

Ho ribattuto che non vi era nulla, in quanto stavo per dire a Loewenthal circa l’ordine del giorno, che non fosse già stato discusso ampiamente anche nell’ultima riunione di esperti(3). Gli argomenti accennati richiedevano tutti una soluzione concordata. Per il resto, mi sembrava ovvia la precauzione di evitare che, come troppo spesso è accaduto subito dopo l’incontro dei rappresentanti, da parte austriaca si prendessero posizioni che ci avrebbero messo in difficoltà.

Pompei mi ha risposto che riteneva di richiamare urgentemente l’attenzione del Presidente del Consiglio su quanto precede.

Poco dopo il mio colloquio con Loewenthal, Pompei mi ha nuovamente richiamato e mi ha comunicato quanto segue:

l’On. Presidente del Consiglio fa presente che, anche al fine di non dare l’impressione che da parte italiana non si voglia raggiungere la chiusura della controversia, non debbono essere poste al Governo austriaco condizioni diverse o maggiori rispetto a quelle che non siano già state decise nel corso del Comitato dei Ministri del 9 novembre u.s.4.

L’On. Presidente del Consiglio ritiene che si debba convocare un Comitato di Ministri per l’Alto Adige prima del prossimo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria.

Lo stesso On. Presidente del Consiglio prega infine di predisporre e di fargli pervenire i necessari elementi per l’esame dei problemi aperti da parte del Comitato predetto(5).

Pompei mi ha infine chiesto se ritenevo che una risposta austriaca al nostro passo potesse essere data quasi immediatamente; o se la nostra presa di posizione non comportasse un rinvio «sine die» della questione. Ho risposto che pensavo che la risposta austriaca potrebbe già pervenirci, a mio avviso, sabato, 2 dicembre(6).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 293.


4 Vedi D. 283.


5 Vedi D. 307.


6 Vedi D. 309.

307

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. 110/518. Roma, 2 dicembre 1967.

Caro Moro,

Pompei ha informato avant’ieri sera Gaja(2) che tu lo avevi incaricato di comunicare quanto segue, in relazione agli sviluppi dei nostri contatti con l’Austria sulla questione alto-atesina:

1) anche al fine di non dare l’impressione che da parte italiana non si voglia raggiungere la chiusura della controversia, non dovrebbero essere poste al Governo austriaco condizioni diverse o maggiori rispetto a quelle già decise nel corso del Comitato dei Ministri del 9 novembre u.s.3;

2) prima del prossimo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria, si dovrebbe convocare un Comitato di Ministri per l’Alto Adige;

3) a tal fine dovrebbero essere fatti pervenire alla Presidenza del Consiglio i necessari elementi per l’esame, da parte del Comitato predetto, dei problemi aperti.

Desidero anzitutto assicurarti, quanto al punto 1), che nei contatti di Londra del 17-19 novembre u.s.4, come pure in quelli successivi con questa Ambasciata d’Austria

– come è possibile constatare dall’esame dei documenti che ti sono stati di volta in volta inviati – tanto il Prof. Toscano quanto l’Ambasciatore Gaja si sono sempre attenuti alle decisioni prese nel corso del Comitato di Ministri del 9 novembre u.s., quali sono state riassunte nella tua lettera del 15 novembre e confermate nel nostro scambio di lettere avvenuto in pari data(5). Né si è mai avuta l’intenzione di spostarsi dalla linea di condotta che è stata unanimemente decisa nel corso della predetta riunione.

Per quanto riguarda il punto 2), debbo dirti che era proprio mia intenzione chiederti la convocazione di un Comitato di Ministri per l’Alto Adige, in previsione di un nuovo incontro di rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria, anche per i seguenti motivi:

- -

Circa il punto 3), aggiungo che, proprio in relazione alla convocazione di un Comitato di Ministri, avevo disposto che gli uffici, sentiti anche gli esperti giuridici, preparassero la documentazione che ti accludo. Come vedrai, in essa sono esaminati vari problemi, in parte tecnici, che costituiscono l’approfondimento di punti sollevati nella ultima riunione di Londra e nelle successive comunicazioni austriache, problemi sui quali occorre prendere una decisione.

Unisco al riguardo, per tua informazione, due appunti relativi ai pirecenti contatti che il mio Ministero ha avuto con questa Ambasciata d’Austria (in data 30 novembre e 2 dicembre(7)).

Se le comunicazioni fatteci stamane da parte austriaca ti sembrano soddisfacenti, un nuovo incontro dei rappresentanti dei due Ministri degli Esteri, potrebbe aver luogo, ove volessimo venire incontro ai desideri di Toncic, nel pomeriggio del 6 dicembre

p.v. Perciconcordo sulla riunione del 5 corr. del Comitato di Ministri(8).

In attesa delle tue decisioni, mi è gradita l’occasione per inviarti il mio picordiale saluto.

[Amintore Fanfani]

Allegato I

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI

Appunto. Roma, 29 novembre 1967.

Sono stati presi in esame, nel corso di una riunione alla quale hanno partecipato anche i professori Monaco e Sperduti ed il Prefetto Giovenco, del Ministero dell’Interno, i seguenti punti sollevati nel corso della riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Affari degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria del 17-19 novembre 1967. Nell’esame dei punti predetti, è stato tenuto conto anche delle comunicazioni austriache del 22 e 25 novembre(9).

Al riguardo si fa presente quanto segue:

I. Trasferimento dei poteri alla Provincia di Bolzano

È stato rilevato che ai fini del rilascio della cosidetta quietanza austriaca dovranno essere determinati i seguenti punti:

- -

Occorre comunque chiarire che la quietanza austriaca non puessere collegata all’attuazione delle misure contemplate nei cosidetti «voti», per i quali non è stato preso da parte del Governo italiano alcun preciso impegno o la cui realizzazione è quindi puramente discrezionale.

Sub a) Il trasferimento alla Provincia di Bolzano delle competenze previste nel pacchetto consiste, e puessere definito come il momento in cui sarà consentita l’emanazione di tutti i provvedimenti di legge, regolamenti e norme di attuazione che riguardano le materie previste nel pacchetto, fatta eccezione, come sopra detto, per i cosidetti «voti».

In via alternativa il trasferimento alla Provincia di Bolzano delle competenze previste nel pacchetto potrebbe essere definito come il momento in cui verranno emanate la legge costituzionale e le altre leggi relative alle materie previste nel pacchetto, recanti l’indicazione di un termine e di una procedura per le norme di attuazione.

Nella prima alternativa, l’emanazione dei provvedimenti indicati potrà avvenire secondo l’iter seguente:

- - - - - -

In difetto dei provvedimenti del Governo, dopo 18 mesi la Provincia sarà legittimata ad assumere le funzioni amministrative con legge provinciale.

Per il passaggio di personale ed uffici dalla Regione alla Provincia – per il quale la legge costituzionale richiederà semplicemente un decreto del Presidente regionale sentita la Giunta provincialeinteressata – verrà stabilito il termine di tre mesi dall’emanazione delle relative norme di attuazione.

Qualora il Presidente della Giunta regionale non disponga i trasferimenti entro tale termine, i provvedimenti saranno adottati dal Commissario del Governo nella Regione Trentino- Alto Adige nei tre mesi successivi. (I punti 1 e 2 della prima alternativa vanno inseriti nella procedura di chiusura della controversia. Il punto 1 della seconda alternativa va pure inserito nella procedura di chiusura della controversia, mentre i punti 2, 3 e 4 della seconda alternativa vanno inseriti fra le norme transitorie della legge costituzionale).

Sub b) Il problema del modo con il quale il Governo austriaco potrà avere conoscenza del trasferimento dei poteri alla Provincia di Bolzano è particolarmente importante, perché la quietanza verrà rilasciata da parte austriaca, dopo la constatazione che le misure del pacchetto sono state adottate. È noto che l’Austria ha proposto che l’accertamento venga effettuato da una commissione arbitrale, o da un arbitro neutro, oppure che il Governo italiano comunichi a quello austriaco di volta in volta tutti i provvedimenti necessari per il trasferimento di poteri previsti dal pacchetto. Tali proposte sono inaccettabili. Si ritiene invece che lo scopo potrebbe essere raggiunto mediante una cerimonia pubblica (non specificata) in occasione del trapasso alla Provincia di Bolzano degli ultimi poteri previsti. In via subordinata e meno raccomandabile si potrebbe far ricorso ad una «presa di atto» da parte del Consiglio provinciale di Bolzano del fatto che tutte le misure indicate nel pacchetto sono state attuate.

Dal momento in cui il Governo austriaco verrà a conoscenza dell’avvenuto trasferimento dei poteri alla Provincia di Bolzano comincerà a decorrere il termine entro il quale da parte austriaca deve essere rilasciata la quietanza. Ove il Governo austriaco venga a conoscenza del trasferimento dei poteri alla Provincia di Bolzano mediante uno dei due sistemi sopra indicati, il termine decorrerà, rispettivamente, dalla data della cerimonia, oppure dalla data della «presa di atto» del Consiglio provinciale di Bolzano.

Cipremesso si potrebbero immaginare due diverse formule da comunicare al Governo austriaco a seconda che si ritenga che occorrano quattro anni per il trasferimento alla Provincia di Bolzano oppure si ritenga che cipossa avvenire in un periodo di tempo pibreve. Le formulepotrebbero essere le seguenti:

- -

La formula a) porterebbe di conseguenza che il rilascio della quietanza avverrebbe dopo il termine di quattro anni; la formula b) consentirebbe il rilascio della quietanza entro un termine di minore durata.

In ogni caso, il termine entro il quale la quietanza dovrà essere rilasciata da parte austriaca potrebbe essere di 15-20 giorni dopo la data della cerimonia, oppure della «presa di atto» da parte della Provincia di Bolzano.

II. Testo della quietanza austriaca e della nostra risposta

Da parte austriaca ci è stato proposto il seguente testo di quietanza: «Considerato che è sorta una controversia tra l’Austria e l’Italia circa l’attuazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946 e, Considerato che questa controversia è stata discussa all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ed è stata oggetto delle risoluzioni 1497 (XV) e 1661 (XVI),

Tenuto conto che l’Assemblea Generale dalle Nazioni Unite ha raccomandato insistentemente all’Austria e all’Italia di riprendere le trattative allo scopo di trovare una soluzione di tutte le divergenze concernenti l’attuazione dell’accordo predetto e che queste trattative hanno avuto luogo,

Tenuto conto che il Governo italiano, nella sua dichiarazione governativa del …, ha annunciato misure specificamente indicate, destinate ad assicurare la convivenza pacifica e lo sviluppo delle popolazioni altoatesine,

Visto che il Governo italiano ha ora realizzato queste misure annunciate nella dichiarazione governativa del ..., il Governo federale austriaco dichiara di considerare chiusa la controversia esistente tra l’Austria e l’Italia, che ha formato oggetto dell’anzidetta risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite».

È stato rilevato che il testo della quietanza austriaca che ci è stato proposto non è accettabile. Sussistono pertanto le seguenti due alternative: Prima alternativa: far modificare nel modo seguente il progetto di quietanza proposto da parte austriaca:

a) sostituire il secondo paragrafo con il seguente:

«considerato che questa controversia è stata oggetto delle Risoluzioni 1497 (XV) e 1661 (XVI) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite»;

- - -

Seconda alternativa: se da parte austriaca non venissero accettate le modifiche da noi proposte per il testo della quietanza, la risposta italiana dovrebbe mettere in evidenza il nostro punto di vista e pertanto essere così formulata:

«nel prendere atto della comunicazione del Governo austriaco in data ... il Governo italiano rileva che la ripresa delle trattative ha avuto luogo ed ha portato all’adozione di un metodo (di consultazione) idoneo a promuovere il superamento della controversia senza pregiudizio delle rispettive posizioni giuridiche delle Parti, oppure, in vista del superamento della controversia senza pregiudizio delle rispettive posizioni giuridiche delle Parti».

III. Accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja

È stato rilevato che al riguardo sussistono i seguenti problemi:

a) sembrerebbe utile sostituire con la seguente le formule dell’accordo esaminate dai Comitati di Ministri del giugno e del luglio 1966(10), al fine di riferire la Convenzione di Strasburgo anche alle controversie concernenti fatti e situazioni anteriori alla entrata in vigore di essa:

«le norme del Capo I della Convenzione europea sulla risoluzione pacifica delle controversie si applicano, fra l’Italia e l’Austria, alle controversie concernenti l’interpretazione e l’applicazione degli accordi bilaterali in vigore tra i due Stati indipendentemente dalla clausola limitativa dell’art. 27 lettera A) della Convenzione stessa»;

b) da parte austriaca è stato suggerito l’inserimento della seguente clausola:

«l’accordo entra in vigore 20 giorni (dopo) a contare dal giorno in cui l’Italia avrà attuato le misure annunciate nella dichiarazione governativa del Presidente del Consiglio italiano del ...».

Tale clausola non è accettabile, perché verrebbe a diminuire la portata dell’accordo, riproporrebbe ancora una volta il problema dell’internazionalizzazione e tenderebbe ad ottenere lo stesso risultato della proposta austriaca – da noi respinta – secondo la quale l’accordo in questione dovrebbe essere ratificato dopo la chiusura della controversia ed il rilascio della quietanza;

c) secondo le proposte fatte dal Ministro Toncic all’Ambasciatore Toscano(11) nell’accordo in questione dovrebbe essere inserita una clausola nella quale ciascuno dei due Governi italiano ed austriaco dichiarerebbero che nulla dell’accordo stesso potrebbe essere interpretato come un abbandono delle precedenti rispettive posizioni giuridiche.

Tale clausola puessere considerata superflua, in quanto lascia immutate le posizioni delle Parti. Inoltre, essa è da escludere perché incompatibile con la portata dell’accordo che è formulato in modo da evitare un riferimento ad hoc ad uno specifico accordo internazionale.

IV. «Timing» del perfezionamento dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja

Tenuto conto della procedura di approvazione delle leggi costituzionali vigente in Italia, il «timing» del perfezionamento dell’accordo viene così precisato:

- - - -

Occorrerà tener presente che il periodo di tregua politica che l’Austria sarebbe disposta a concedere dovrebbe cessare al momento dell’entrata in vigore dell’accordo per la giurisdizione della Corte. Infatti non è ammissibile il perdurare del periodo di tregua dopo l’entrata in vigore dell’accordo per la Corte dell’Aja, poiché cisignificherebbe riconoscere che l’Austria conserverebbe il diritto di adire fori non giuridici nonostante l’accettazione della competenza della Corte. Pertanto sarà opportuno precisare agli austriaci che il termine della tregua politica di 4 anni sarà da considerare come anticipato al momento in cui entrerà in vigore l’accordo per la Corte dell’Aja.

V. Comunicazioni parallele dei due Governi alle Nazioni Unite

Dovranno essere effettuate al momento della chiusura della controversia, ripetendo il tenore della quietanza austriaca nel senso sopra indicato, senza che siano accompagnate dalla comunicazione delle misure prese dal Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine.

VI. Comunicazioni parallele dei due Governi al Consiglio d’Europa in relazione all’accordo per la modifica dell’art. 27 a) della Convenzione di Strasburgo

Sembra opportuno che comunicazione dell’accordo venga data sia al Segretario Generale del Consiglio d’Europa, sia al Cancelliere della Corte Internazionale di Giustizia.

Da parte austriaca era stato proposto che venissero fatte comunicazioni parallele al Consiglio d’Europa anche per la soppressione della Sottocommissione dell’Alto Adige. Da parte italiana si ritiene che nessuna comunicazione a tal fine debba essere fatta e che, mediante un’iniziativa da prendersi al momento opportuno, la Sottocommissione debba esser fatta cadere subito dopo la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento, come prima manifestazione del periodo di tregua politica.

VII. Proposta austriaca per la stipulazione di una convenzione di amicizia e collaborazione analoga a quella franco-tedesca del 2 febbraio 1963(12) (Allegato 1)

La proposta sembra riecheggiare precedenti proposte, tendenti alla costituzione di commissioni di conciliazione italo-austriache, essendo presumibile che il Governo austriaco voglia introdurre, in un eventuale accordo italo-austriaco del genere, una clausola che preveda la collaborazione fra i due Paesi in relazione alla questione delle minoranze.

A parte tale considerazione è necessario tener presente che un eventuale accordo del genere sembrerebbe incompatibile con il mantenimento del veto sulla questione dell’associazione dell’Austria alla CEE, indipendentemente da ciche sarà fatto dal Governo austriaco in materia di provvedimenti contro il terrorismo. Pertanto non si dovrebbe addivenire nemmeno alla parafatura di un simile accordo senza che da parte austriaca siano state prese, in precedenza, quelle misure che noi riteniamo necessarie per una efficace lotta contro il terrorismo. Inoltre l’eventuale accordo non dovrebbe essere parafato se non dopo il rilascio della quietanza austriaca e la comunicazione relativa alle Nazioni Unite.

VIII. Proposta austriaca per l’inserimento nell’accordo della giurisdizione della Corte dell’Aja di un articolo supplementare nel quale si constata che la convenzione italo-austriaca di amicizia, conciliazione e regolamento giudiziario del 6 febbraio 1930 non è piin vigore

Dato che la convenzione predetta non figura fra quelle che sono state rimesse in vigore dopo la guerra, la proposta austriaca potrebbe tutto al picautelarci di fronte a un giudice internazionale, qualora l’Austria volesse deferire ad essa la questione se la Convenzione stessa sia da considerarsi, o meno, tuttora in vigore.

IX. Proposta austriaca relativa alla eventuale ratifica da parte del Governo di Vienna della convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957

A tale riguardo il Prof. Monaco ha espresso il seguente parere:

«La differenza saliente fra la Convenzione di Roma del 6 aprile 1922 fra l’Italia e l’Austria sull’estradizione e la Convenzione europea di estradizione, già ratificata dall’Italia e della quale l’Austria si appresterebbe ad effettuare la ratifica, consiste, nel punto dell’estradizione per i reati politici, in questo:

per l’art. 5 della Convenzione bilaterale non puaver luogo l’estradizione “per i reati politici e per fatti connessi a tali reati, salvo che il fatto costituisca principalmente un delitto comune”. L’apprezzamento sulla natura dei fatti è esclusivamente riservato alle autorità dello Stato richiesto.

Per l’art. 3 della Convenzione multilaterale, l’estradizione non puessere accordata se il reato per il quale è domandata è considerato dalla Parte richiesta come un reato politico o come un fatto connesso ad un reato di tale genere.

Cosicché fin qui le disposizioni delle due Convenzioni si equivalgono.

Peraltro la Convenzione europea aggiunge un secondo paragrafo che amplia notevolmente la facoltà dello Stato richiesto di negare l’estradizione.

Infatti l’estradizione non viene concessa “si la Partie a des raisons sérieuses de croire que la demande d’extradition motivée par une infraction de droit commun a été présentée aux fins de poursuivre ou de punir un individu pour des considérations de race, de religion, de nationalité ou d’opinions politiques ou que la situation de cet individu risque d’être aggravée pour l’une ou l’autre de ces raisons”».

X. «Calendario operativo»

1) parafatura dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja;

2) dichiarazioni dei due Capi di Governo ai rispettivi Parlamenti (italiano sul pacchetto Alto Adige; austriaco sul pacchetto antiterrorismo);

3) dopo la dichiarazione del Capo del Governo italiano non viene ulteriormente rinnovata la Sottocommissione per l’Alto Adige al Consiglio d’Europa;

4) dichiarazione austriaca di tregua quadriennale;

5) eventuale dichiarazione provvisoria alle Nazioni Unite negli interventi delle due delegazioni ai dibattiti di politica generale;

6) firma dell’Accordo per la Corte dell’Aja prima del primo voto in Italia sulla legge costituzionale;

7) votazione al Parlamento austriaco e al Parlamento italiano sulla ratifica dell’accordo, nell’intervallo fra l’approvazione in Italia della legge costituzionale davanti a uno dei rami del Parlamento e l’inizio dell’esame della stessa legge davanti all’altro ramo del Parlamento e dopo l’approvazione a Vienna delle leggi antiterroristiche;

8) scambio delle ratifiche dopo l’entrata in vigore della legge costituzionale e prima della quietanza austriaca;

9) quietanza austriaca e risposta italiana;

10) comunicazioni parallele dei due Governi alle Nazioni Unite;

11) comunicazioni parallele al Consiglio d’Europa e al Cancelliere dell’Alta Corte di Giustizia circa la modifica della Convenzione di Strasburgo;

12) eventuale accordo amicizia.

XI. Deve essere altresì definito attraverso quale tramite puessere data comunicazione – di fatto – al Governo austriaco del testo del pacchetto, e al Governo italiano delle misure antiterroristiche.

Annesso

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA

Appunto.

Com’è noto, da parte austriaca ci è stato proposto di stipulare una convenzione di amicizia e di collaborazione italo-austriaca, di contenuto analogo a quella in vigore fra la Francia e la RFT. Ciallo scopo di diminuire il rischio derivante dalla non accettazione, da parte del Governo austriaco, della richiesta italiana, secondo la quale l’Austria dovrebbe interpretare l’Accordo circa il deferimento al giudizio della Corte dell’Aja di ogni futura controversia, come escludente il ricorso a qualsiasi altra istanza politica internazionale.

1) Il trattato di cooperazione franco-tedesco, firmato a Parigi da Adenauer e De Gaulle il 2 febbraio 1963, è preceduto da un preambolo nel quale viene dichiarata la riconciliazione tra i popoli tedesco e francese al termine di una rivalità secolare e si riafferma la solidarietà dei due Paesi, non solo per la loro sicurezza, ma anche per il loro sviluppo economico e culturale. Il testo del trattato prevede incontri periodici a scadenze ravvicinate pivolte l’anno tra rappresentanti dei due Paesi, a livello Capi di Stato e di Governo, Ministri degli Esteri, Ministri della Difesa, Capi di Stato Maggiore e funzionari competenti nei settori della difesa, educazione e giovent Il trattato prevede altresì l’istituzione in ciascun Paese di una Commissione interministeriale responsabile per le «questioni della cooperazione».

2) Gli elementi dell’accordo di collaborazione franco-tedesco che potrebbero essere eventualmente richiamati in un analogo accordo italo-austriaco sembrano soltanto i seguenti:

a) la previsione di contatti dei Capi di Stato e di Governo e dei Ministri dei due Paesi;

b) la previsione di una collaborazione fra i due Paesi nelle seguenti questioni: relazioni Est- Ovest; questioni di competenza delle organizzazioni internazionali delle quali i due Paesi fanno parte; informazioni; programmi di aiuto ai Paesi sottosviluppati; incoraggiamento allo studio delle lingue dei due Paesi; collaborazione per la ricerca scientifica; facilitazioniper scambi culturali fra giovani dei due Paesi.

3) Di conseguenza una clausola che prevedesse la collaborazione fra i due Paesi, in relazione alla questione delle minoranze – che ovviamente il Governo austriaco vorrà introdurre in un eventuale accordo italo-austriaco del genere – non trova riscontro nell’accordo franco-tedesco.

4) L’accordo franco-tedesco non prevede alcuna forma di conciliazione o di arbitrato per dirimere le eventuali controversie fra i due Paesi, forma che, pertanto, non dovrebbero [sic] esserepreviste nemmeno in un eventuale accordo italo-austriaco che ad esso si ispiri.

Allegato II

PROMEMORIA VASSALLI(13)

L’incontro del 19 novembre 1967 ha posto in luce, per il momento, alcune caratteristiche manchevolezze della legislazione austriaca in materia di prevenzione e repressione del terrorismo, per le quali è lecito chiedere appropriate modificazioni.

L’incontro stesso ha posto altresì in luce fin d’ora alcuni punti dubbi, sui quali i delegati italiani si trovano nella necessità di chiedere, in vista di un’utile prosecuzione delle discussioni, alcuni chiarimenti.

I. Modifiche della legislazione austriaca

a) Misure di prevenzione nei confronti di cittadini austriaci

Non risulta che la legislazione austriaca contempli misure di prevenzione nei confronti di persone pericolose per la sicurezza pubblica, diversamente da quanto prevedono invece le leggi di altri paesi appartenenti al Consiglio d’Europa, tra cui l’Italia.

L’introduzione di siffatte misure di prevenzione, (in modo particolare: diffida, accompagnamento al comune di origine con foglio di via obbligatorio, sorveglianza speciale e, soprattutto, divieto di soggiorno in determinate località, obbligo di soggiorno in determinate località), da adottarsi nei confronti di coloro che, per il loro comportamento, per le condanne riportate, per le manifestazioni a cui abbiano dato luogo, siano sospetti di collegamento con l’organizzazione dell’attività terroristica, potrebbe rappresentare un notevole contributo alla prevenzione dell’attività stessa.

Né sembra che in misure di prevenzione del tipo proposto (le quali rappresentano vincoli alla libertà assai meno gravi di quanto non sia la pena detentiva) possa ravvisarsi una lesione al principio della presunzione di innocenza, principio che attiene alla materia pistrettamente penale.

b) Appartenenza ad associazioni segrete ed appoggio ed assistenza agli appartenenti a tali associazioni

Le pene previste dal codice penale del 1852 per l’appartenenza ed assistenza agli appartenenti ad associazioni segrete (paragrafi 285 e seguenti) appaiono assolutamente inadeguate. Tali pene dovrebbero essere congruamente aumentate, con particolare riferimento all’appartenenza ad associazioni che abbiamo per scopo di favorire iniziative terroristiche.

c) Sottoscrizioni ed altri appoggi di carattere economico ad associazioni od iniziative comunque legate ad attività terroristiche

Le sottoscrizioni e gli appoggi economici, di cui ha sinora usufruito il BAS in territorio austriaco, sono rimasti privi di sanzione penale. È dunque evidente che le leggi austriache in tema di associazioni segrete e in tema di impiego e detenzione di esplosivi non sono sufficienti. È pertanto lecito chiedere un’espressa incriminazione di tale attività.

d) Pisevera punizione dell’apologia di reato in genere e incriminazione dell’apologia di attività terroristiche o di altre attività delittuose atte a turbare i rapporti dell’Austria con altre nazioni

Il § 305 del codice penale austriaco del 1852 appare assolutamente inadeguato all’esigenza di un’efficace repressione dell’apologia di attività terroristiche o di altre attività delittuose atte a turbare i rapporti della Repubblica federale d’Austria con altre Nazioni e particolarmente con l’Italia. È dunque lecito chiedere l’incriminazione di tale apologia come Verbrechen e quanto meno l’aumento delle pene previste nel § 305 per l’apologia di reato in genere.

Il tema si riconnette alla necessità di modificare il § 234 del codice penale, di cui in appresso.

e) Punibilità dei delitti (Vergehen) commessi dallo straniero all’estero

Il principio stabilito nel comma secondo del § 234 del codice penale austriaco del 1852, secondo il quale non sono punibili i delitti (Vergehen) e le contravvenzioni (Uebertretungen) commessi dallo straniero all’estero appare, almeno per quanto concerne i Vergehen, espressionedi posizioni mentali e politiche del tutto superate, non piconformi né allo standard europeo in genere né alle concezioni correnti in tema di collaborazione tra gli Stati nel campo della repressione penale.

È dunque lecito chiedere una urgente modificazione di tale § 234, tale che possa permettere la repressione di taluni Vergehen commessi dallo straniero all’estero, con particolare riguardo a quelli che sono connessi ad attività terroristiche.

f) È stato affermato da parte austriaca che il Bundesgerichtshof avrebbe stabilito che i reati commessi in violazione della legge 27 maggio 1885 n. 134 in materia di detenzione e di impiego di esplosivi non sono da considerarsi reati politici.

Si chiede un atto del potere legislativo che consacri tale interpretazione.

II. Richieste di chiarimenti

a) Pene per le attività terroristiche Risulta che alcuni imputati di attività terroristiche commesse in Italia, una volta rientrati in Austria e processati, sono stati puniti con pene minime, inferiori al mese di reclusione.

Si domanda come cisia stato possibile, in relazione alle alte pene contemplate dalla legge 27 maggio 1885 n. 134.

b) Legge n. 223 del 1936 sulle organizzazioni segrete Si domanda di conoscere se è tuttora in vigore nella Repubblica federale d’Austria la legge

n. 223 del 1936, che prevede per le organizzazioni segrete pene assai pisevere di quelle del codice penale del 1852; e, nel caso in cui tale legge sia da ritenersi ancora in vigore, si domandaperché non sia stata applicata nei confronti degli appartenenti al BAS.

c) Divieto di soggiorno in Austria nei confronti di stranieri pericolosi

Si domanda quale sia l’estensione data all’applicazione della legge federale 17 marzo 1954, che prevede il divieto di soggiorno in Austria di stranieri, la cui permanenza nel territorio austriaco compromette la tranquillità pubblica, l’ordine o la sicurezza od è in contrasto con altri interessi pubblici. In particolare si domanda di conoscere quale sia l’applicazione che detta misura del divieto di soggiorno ha avuto nei confronti di cittadini italiani già condannati od indiziati per attività terroristica.

d) Scritte e cartelloni pubblicitari offensivi per l’Italia o istiganti a delitti

Si domanda di conoscere quali siano le leggi applicabili alla repressione di dette iniziative ed attività.

e) Diritto d’asilo

Si chiede di conoscere quale sia in Austria la disciplina del diritto d’asilo e se il Governo austriaco ritenga compatibili con i propri obblighi internazionali e con i propri poteri in materia tanto fondamentale i progetti secondo i quali la disciplina di questa materia dovrebbe essere affidata ai singoli Länder.

Nel fare espressa riserva di ulteriori richieste di chiarimento, si ribadiscono le richieste di modificazioni legislative di cui al n. I della presente nota.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967.


2 Vedi D. 306.


3 Vedi D. 283.


4 Vedi D. 293.


5 Vedi DD. 288, 289 e 290.


6 Vedi DD. 277.


7 Vedi DD. 305 e 309.


8 Vedi D. 311.


9 Vedi DD. 297 e 300.


10 Vedi DD. 139 e 150.


11 Vedi D. 270.


12 Recte: il 22 gennaio 1963.


13 Trasmettendo questo promemoria a Malfatti insieme ad altra documentazione predisposta dagli

Uffici in occasione del Comitato dei Ministri del 5 dicembre, Caruso osservava: «L’appunto ... è quello di cui l’On. Ministro ha parlato con il Presidente della Repubblica, che ha dimostrato vivo interesse a conoscerne il contenuto» (L. del 6 dicembre 1967, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967).

308 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI, GAJA,

ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

L. riservata personale 120/1943. Roma, 2 dicembre 1967.

Caro Roberto,

mi riferisco alla tua lettera n. 3501 in data 24 corrente(2), che non ho mancato di sottoporre anche all’On. Ministro ed alla quale, per una tua picompleta informazione, faccio seguire alcune mie postille:

- -

n. 5 appunti, rispettivamente in data 24, 25, 28 (2) e 30 novembre(4), concernenti cinque conversazioni che ho avuto con Loewenthal, in relazione a talune questioni sollevate a Londra in merito alla ripresa dei contatti.

Allego pure un appunto, redatto in base alle osservazioni dei giuristi, riguardante talune questioni sollevate nella sopracitata riunione dei rappresentanti e che tiene conto anche delle successive comunicazioni austriache(5). In tal modo tutto il «materiale» elaborato fino a questo momento, dopo la predetta riunione, è a tua disposizione.

Credo di essere così venuto incontro, per quanto possibile, al tuo giusto desiderio di conoscere al pipresto gli sviluppi dei contatti in corso. Sono infatti d’accordo con te sull’opportunità che tu venga informato nella maniera piampia; ma vorrei che, a tua volta, – anche alla luce delle tue passate esperienze ministeriali – tu tenessi presente che gli appunti non possono pervenirti prima di essere stati sottoposti all’On. Ministro. E posso aggiungere che alcuni degli appunti allegati non sono stati ancora visti o approvati dal Presidente del Consiglio.

Ho appena bisogno di rilevare, per quanto riguarda in particolare i risultati dell’incontro sopracitato dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, come pure le proposte successivamente qui comunicate da Loewenthal, che tutto ciha reso necessario un approfondito esame giuridico su numerose questioni. Sulla base delle conclusioni raggiunte dagli esperti dovrà essere presa una decisione politica, che non so ancora quando potrà intervenire. Cidel resto deriva dal fatto che il Governo italiano deve affrontare in questo periodo numerosi problemi e quello dell’Alto Adige non ha, come forse dovrebbe, quella priorità che noi vorremmo attribuirgli.

- - -

Vorrei, caro Roberto, essere riuscito con questa mia a lumeggiarti le difficoltà di carattere oggettivo che ci impediscono di darti, con la rapidità che tu e noi desidereremmo, comunicazione dei risultati dei contatti austriaci.

Comunque, se, dopo la prossima eventuale riunione, tu ritenessi utile di avere qui uno scambio di idee per un coordinamento degli sforzi, penso che l’On. Ministro sarebbe disposto ad autorizzarti a venire a Roma.

Credimi, affettuosamente tuo

Roberto


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


Vedi D. 299.


Vedi D. 293.


Vedi, rispettivamente, DD. 298, 300, 302, 303 e 305.


Vedi D. 307, Allegato I.

309 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 2 dicembre 1967.

Questo Ambasciatore d’Austria mi ha comunicato stamane, in relazione al passo da me compiuto il 30 novembre(3), quanto segue:

- - - -

In relazione a quanto precede, Loewenthal mi ha chiesto se eravamo in grado di indicare una data per il prossimo incontro dei rappresentanti dei Ministri, ricordandomi l’auspicio di Toncic a che potesse aver luogo prima del 7 dicembre.

Gli ho risposto che non avrei mancato di fargli conoscere, appena possibile, eventuali indicazioni da parte nostra(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto da S.E. il Ministro».


3 Vedi D. 305.


4 Per il seguito vedi D. 312.

310

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALLA RAPPRESENTANZA PRESSO IL CONSIGLIO D’EUROPA A STRASBURGO(1)

T. segreto urgente 23535/57. Roma, 5 dicembre 1967, ore 23,30.

Oggetto: Alto Adige.

Riferimento suo telegramma n. 922.

Si comunica, per conoscenza e norma di V.S., quanto segue, in vista prossime riunioni organi Consiglio Europa:

1) Ad ogni buon fine si provvede predisporre elementi per intervento nostro delegato Comitato Ministri, per controbattere eventuali accenni Toncic a veto italiano per associazione Austria CEE. A questo proposito si fa presente che da parte austriaca ci è stato detto(3) peraltro che Toncic nei suoi interventi Comitato predetto, nell’interesse rapido raggiungimento accordo su problema altoatesino solleverà – se mai – tale questione in forma che non dovrebbe rendere necessaria replica italiana;

2) colloqui Struye con delegazione Mondseer Arbeitskreis – qualora si possa ammettere che abbiano luogo – dovrebbero comunque essere rinviati fine gennaio. Anche eventuale convocazione Sottocommissione Alto Adige dovrebbe conseguentemente essere rinviata fine gennaio (telegramma ministeriale 23308)4. V.S. potrà valersi al riguardo del fatto che anche delegazione austriaca dovrebbe concordare in proposito;

3) qualora Struye preannunciasse convocazione Sottocommissione Alto Adige per comunicazioni circa iniziativa Mondseer Arbeitskreis V.S. vorrà replicare: a) Sottocommissione Alto Adige è a nostro avviso organo politico che pusvolgere funzione amichevole compositore. Presupposto necessario per sua azione sembra accordo parti in causa, nel comune interesse delle quali è stata costituita, interesse che rappresenta suo unico obiettivo. In assenza accordo parti, Sottocommissione non potrebbe operare, né per decisione autonoma, né su istanza di una sola delle parti o di terzi (associazione come Mondseer Arbeitskreis ecc.); di conseguenza Sottocommissione non potrebbe prendere iniziative che non siano condivise da Italia; b) a parte considerazioni che precedono, iniziativa Mondseer Arbeitskreis costituisce manovra estremisti che, intervenendo in attuale momento contatti italo-austriaci, mira fallimento tentativi soluzione controversia altoatesina. Dando seguito tale iniziativa Struye non servirebbe causa composizione controversia ma favorirebbe elementi che vogliono perpetuarsi dissidio;

- -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 12, pos. AA 16/3-3.


2 Con T. segreto 42580/92 del 30 novembre, Assettati informava della decisione di Struye di non dare alcun seguito alle richieste della Mondseer Arbeitskreis e di mettere all’ordine del giorno della Commissione Politica, convocata a Parigi il 9 e l’11 dicembre, l’attività della terza Sottocommissione - Alto Adige (DGAP, Uff. II, Austria, 1967, b. 16 (165), fasc. Austria. CEE- MEC- CECA). all’On. Bettiol e al Senatore Montini: «Struye, premesso di aver avuto pressioni anche da Vienna affinché


3 Vedi D. 309.


4 Non rinvenuto.


5 In esecuzione delle presenti istruzioni, Assettati riferiva le seguenti dichiarazioni di Struye

non venisse presa alcuna iniziativa convocazione Sottocommissione Alto Adige, ha dichiarato: 1) che non darà per il momento alcun seguito istanze rivoltegli da associazione Mondsee Arbeitskries; 2) che si asterrà, durante lavori Commissione Politica che, come noto, si concluderanno lunedì 11 corrente, da qualsiasi comunicazione relativa questione altoatesina su punto: “questioni diverse”. Struye ha peraltro aggiunto ritenere che sia pure a data ulteriore non potrà esimersi dal disporre convocazione predetta Sottocommissione ma che comunque cinon avverrebbe prima della fine prossimo gennaio». L’11 dicembre Assettati confermava che anche «in seduta odierna Commissione Politica questione altoatesina non è stata menzionata» (T. segreto 43836/814 e T. segreto 43971/817, rispettivamente del 9 e dell’11 dicembre, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 15, pos. AA 16/3).

311

COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 5 dicembre 1967)1

Verbale(2).

Comitato di Ministri per l’Alto Adige che ha avuto luogo a Palazzo Chigi il 5.12.1967 alle ore 18.30 sotto la presidenza del Presidente del Consiglio On. Moro e con la partecipazione del Vice Presidente On. Nenni, del Ministro senza portafoglio On. Piccioni, del Ministro degli Affari Esteri On. Fanfani, del Ministro dell’Interno On. Taviani, del Ministro della Giustizia On. Reale, del Ministro del Tesoro On. Colombo, del Ministro dell’Industria e Commercio On. Andreotti.

Erano anche presenti il Direttore Generale degli Affari Politici Ambasciatore Gaja, il Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio Ambasciatore Pompei, l’Ambasciatore Toscano e il Prefetto Giovenco.

GAJA(3): Precisa che nell’incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri che avrà luogo a Londra(4) è previsto il seguente progetto di ordine del giorno:

1) Ulteriore esame della legislazione austriaca sul terrorismo.

2) Misure concrete del Governo austriaco contro il terrorismo.

3) Definizione del concetto di trasferimento alla Provincia di Bolzano delle competenze previste nel pacchetto.

4) Momento del rilascio della quietanza austriaca:

- -

5) Dichiarazione del Cancelliere austriaco per la «tregua politica».

6) Testo dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja.

7) Comunicazioni parallele al Consiglio d’Europa ed al Cancelliere della Corte di Giustizia in relazione all’accordo italo-austriaco per la giurisdizione della Corte dell’Aja.

8) Intesa per la soppressione della Sottocommissione per l’Alto Adige del Consiglio d’Europa.

9) Comunicazioni parallele dei due Governi alle Nazioni Unite.

10) Calendario operativo, con particolare riguardo al «timing» del perfezionamento dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja.

11) Proposta austriaca concernente la stipulazione dell’accordo di amicizia e collaborazione ‒Riconoscimento dell’estinzione dello accordo italo-austriaco di amicizia, conciliazione e regolamento giudiziario del 6.2.1930.

Per quanto concerne il problema del terrorismo, ricorda che nell’ultimo incontro dei rappresentanti dei Ministri(5) ha partecipato anche il Prof. Vassalli che ha discusso con il Procuratore Generale Liebscher la questione della manchevolezza dell’attuale legislazione austriaca in materia di repressione dell’attività terroristica contro Stati stranieri. Fa presente che il Prof. Vassalli ha successivamente elaborato un appunto(6), allegato alla documentazione predisposta per la riunione del Comitato dei Ministri, in cui vengono messe in evidenza le carenze della legislazione austriaca in materia di prevenzione e repressione del terrorismo, e si chiedono altresì alcuni chiarimenti su talune questioni specifiche discusse a Londra. Passa a parlare delle pirecenti proposte del Ministro Toncic per pervenire al componimento della controversia, che risultano modificate in qualche modo rispetto a quelle originarie fatte a New York durante le conversazioni con il Prof. Toscano o comunicate all’Ambasciatore a Vienna(7):

-armistizio politico: viene ritirata la richiesta fatta a Londra dai rappresentanti austriaci circa la ripartizione, in due fasi di due anni, del periodo durante il quale il Governo austriaco si impegnerebbe ad astenersi dal portare il problema dell’Alto Adige dinanzi a qualsiasi istanza internazionale, in attesa dell’attuazione delle misure del «pacchetto». Il Governo austriaco propone che tale periodo sia di tre anni;

-accordo politico: da parte austriaca è stato proposto di stipulare un accordo italo-austriaco di amicizia e collaborazione(8), con lo scopo generico di instaurare una nuova era nei rapporti tra i due Paesi, superando le diffidenze del passato. Una dichiarazione come quella franco-tedesca del 22 gennaio 1963 sembra al Governo austriaco un modello idoneo di accordo, purché venga adeguato al diverso status (neutralità e NATO) e al diverso rapporto di grandezza dei due Paesi. La collaborazione potrebbe essere avviata sopratutto nel campo culturale (revisione dei testi di storia) e nel campo economico (sul tipo della Commissione mista austro-francese, con inclusione delle già esistenti Commissioni per l’accordino e della Commissione per l’uso del porto di Trieste).

Nell’accordo, inoltre, potrebbe essere prevista una Commissione mista, a livello funzionari, per l’esame di tutte le questioni importanti che concernono i due Stati, ed incontri periodici dei Ministri degli Affari Esteri, come praticato dall’Austria con i Paesi scandinavi, con la Svizzera e col Lussemburgo. Tuttavia, qualora la proposta austriaca dovesse creare difficoltà all’Italia, da parte del Governo di Vienna non si insiste sulla medesima;

-ratifica della Convezione europea di estradizione: da parte austriaca è stato proposto di procedere alla ratifica, da parte del Governo di Vienna, della Convenzione europea di estradizione del 13.12.1957(9). A tal riguardo, da un raffronto tra la Convenzione italo-austriaca di regolamento giudiziario stipulato a Roma il 6.4.1922 e la sopracitata Convenzione europea, risulta che quest’ultimo amplia notevolmente la facoltà dello Stato richiesto a negare l’estradizione.

Passa poi a parlare dell’emanazione dei provvedimenti contemplati nel «pacchetto», procedura per la quale possono essere previsti «momenti» diversi che comporterebbero l’alternativa tra le due formule seguenti:

-formula a): entro un periodo di tempo di quattro anni dalla data della dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento verranno emanati tutti i provvedimenti di legge, regolamenti e norme di attuazione necessari per il trasferimento dei poteri alla provincia di Bolzano, secondo le previsioni contenute nel pacchetto! In tale alternativa, l’emanazione dei provvedimenti indicati potrà avvenire secondo l’iter seguente:

1) l’indicazione delle norme di attuazione della legge costituzionale, delle leggi ordinarie e dei provvedimenti amministrativi dello Stato, necessari per il trasferimento delle nuove funzioni autonome alla Provincia di Bolzano, verrà effettuata dal Comitato preparatorio per provvedimenti per l’Alto Adige, che sarà costituito subito dopo l’approvazione parlamentare del discorso del Presidente del Consiglio che comunica in forma globale al Parlamento le misure che il Governo intende adottare;

2) emanazione della legge costituzionale, delle leggi ordinarie, delle norme di attuazione e dei provvedimenti amministrativi entro il termine di 4 anni (termine previsto per la cosidetta «tregua politica») dalla succitata dichiarazione.

-formula b): entro due anni dalla dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento saranno emanate la legge costituzionale e le altre leggi per il passaggio di poteri alla provincia indicanti un termine ed una procedura per le norme di attuazione. In tale alternativa l’emanazione dei provvedimenti indicati potrà avvenire secondo l’iter seguente:

1) L’indicazione delle norme di attuazione della legge costituzionale, delle leggi ordinarie e dei provvedimenti amministrativi dello Stato, necessari per il trasferimento delle nuove funzioni autonome alla Provincia di Bolzano, verrà effettuata dal Comitato preparatorio per i provvedimenti per l’Alto Adire, che sarà costituito subito dopo l’approvazione parlamentare del discorso del Presidente del Consiglio che comunicherà in forma globale al Parlamento le misure che il Governo intende adottare.

2) Nella legge costituzionale sarà contenuto un articolo nel quale sarà previsto che le relative norme di attuazione saranno emanate entro 18 mesi dall’entrata in vigore della legge stessa.

3) Dovrà essere altresì disposto che qualora la Commissione paritetica non abbia elaborato i testi necessari entro il termine di un anno dall’entrata in vigore della legge, i provvedimenti saranno adottati direttamente dal Governo nei sei mesi successivi.

In difetto dei provvedimenti del Governo, dopo 18 mesi la Provincia sarà 1egittimata ad assumere le funzioni amministrative con la legge provinciale.

4) Per il passaggio di personale ed uffici dalla Regione alla Provincia ‒per

il quale la legge costituzionale richiederà semplicemente un decreto del Presidente re

gionale sentita la Giunta provinciale interessata ‒verrà stabilito un termine di tre mesi

dall’emanazione delle relative norme di attuazione.

Qualora il Presidente della Giunta regionale non disponga i trasferimenti entro tale termine, i provvedimenti saranno adottati dal Commissario del Governo nella Regione Trentino- Alto Adige, nei tre mesi successivi.

MORO: Autorizza i rappresentanti a proporre ai rappresentanti austriaci la formula che comporta l’impegno del Governo italiano a emanare tutti i provvedimenti di legge, regolamenti e norme di attuazione, necessari per il trasferimento dei poteri alla Provincia di Bolzano, entro un periodo di quattro anni. Rileva peraltro che la formula automatica (cioè che prevede l’emanazione, entro due anni, della legge costituzionale e delle altre leggi per il passaggio dei poteri alla Provincia, con l’indicazione di un termine e di una procedura per le norme di attuazione) presenta dei vantaggi.

TOSCANO: Sottolinea che la formula automatica avrebbe il vantaggio di abbreviare la discussione al Parlamento dei provvedimenti dell’Alto Adige.

MORO: Osserva che la formula automatica è preferibile all’altra.

FANFANI: Ribadisce l’opportunità della formula predetta.

NENNI: Chiede chiarimenti circa l’iter legislativo conseguente alle due formule. Esprime dubbi circa la convenienza di addivenire alla dichiarazione del Presidente del Consiglio al Parlamento, dalla data della quale avrebbero decorrenza i termini previsti dalle due formule, abbia luogo [sic] nel corso dell’attuale legislatura.

MORO: Fa rilevare che se la questione non viene affrontata adesso si finisce per rinviarla al 1970.

NENNI: Nota che è da prevedersi una grossa battaglia parlamentare.

TAVIANI: Osserva che un rinvio comporterebbe gravi responsabilità per le possibili reazioni da parte degli altoatesini ed anche da parte dell’Austria.

NENNI: Afferma di non essere convinto dei rischi prospettati dall’On. Taviani.

TAVIANI: Sostiene che l’Italia non è in grado di affrontare una guerra del tipo di quella di Algeria. Teme che la popolazione altoatesina, di fronte a un rinvio, abbia l’impressione di essere presa in giro. Afferma che la scorsa estate per la prima volta la popolazione ha collaborato nella lotta contro il terrorismo; se si rendesse conto che l’ampliamento della competenza della Provincia di Bolzano è rinviato, si corrono gravi rischi.

MORO: Afferma che se non è possibile addivenire alla chiusura della controversia con gli austriaci, il Governo attuerà le misure in forma autonoma.

TAVIANI: Nota, a tale riguardo, [che] l’opposizione ha già fatto tutte le critiche che poteva fare.

REALE: Rileva che su alcuni punti del pacchetto sono state sollevate alcune riserve.

FANFANI: Osserva che per quanto riguarda le riserve formulate da alcuni partiti su taluni punti del pacchetto, occorre essere molto guardinghi per evitare di cadere nel torto sia di fronte agli austriaci che di fronte agli altoatesini.

MORO: Fa presente che è preferibile che l’attuazione del pacchetto avvenga d’intesa con il Governo austriaco al fine di poter beneficiare della quietanza. Aggiunge che ormai è molto difficile per il Governo sottrarsi all’attuazione del pacchetto, come pure è molto difficile rimetterne in discussione il contenuto. Si tratta di studiare il modo di presentarlo, ma non si pufare a meno di attuarlo. Osserva che vi è anche il problema di darne comunicazione alla popolazione italiana; tuttavia è necessario farlo, per evitare che il problema rimanga aperto in tutta la sua gravità. Prima o poi l’ora della verità arriva e ci potrà venire domandato qual era lo scopo di istituire la Commissione dei 19 se non si voleva nello stesso tempo, oltre che migliorare le condizioni di convivenza e di sviluppo delle popolazioni altoatesine, arrivare ad un accordo con l’Austria.

FANFANI: Non a sgravio di responsabilità, afferma che quello stesso giorno il Presidente della Repubblica, parlando con lui della questione, si era dichiarato favorevole ad una soluzione sollecita. Ritiene che vada fatto uno sforzo perché l’Italia dimostri la sua buona volontà sotto l’aspetto europeo. A tal fine ci dobbiamo impegnare a chiarire i problemi ed accumulare le prove di aver fatto tutto il possibile per chiudere la controversia.

MORO: Osserva che il fallimento dei nostri tentativi di chiudere la controversia con l’Austria non chiuderebbe il problema. Nota che d’altro canto non possiamo ritirarci.

TAVIANI: Rileva che non si deve pensare che l’estate scorsa in Alto Adige vi sia stata la guerriglia. Conferma che le popolazioni non hanno collaborato con i terroristi; ma se si arrivasse a ci sarebbe molto grave.

GAJA: Espone il testo della quietanza, quale ci è stato proposto dal Governo austriaco e le osservazioni dei giuristi per la modifica di esso, aggiungendo che, ove da parte austriaca non si accettasse di modificarlo, occorrerebbe ribadire nella risposta alla quietanza austriaca il nostro punto di vista giuridico, secondo la formula suggerita dai giuristi. Precisa che la quietanza dovrebbe venire rilasciata da parte austriaca entro il termine di 15 giorni dopo la data della cerimonia oppure della presa di atto da parte della Provincia di Bolzano. Passa poi a parlare dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja illustrando il testo che dovrebbe venire da noi proposto. Sottolinea che il problema principale è quello della ratifica di tale accordo, facendo presente che da parte austriaca è stata proposta la nota clausola (l’accordo entra in vigore 20 giorni dopo il giorno in cui l’Italia avrà approvato le misure annunciate nella dichiarazione governativa del Presidente del Consiglio del ...) che consentirebbe al Governo di Vienna di accettare la nostra richiesta che la ratifica dell’accordo avvenga prima del rilascio della quietanza.

TOSCANO: Ritiene che la formula simultanea, pisemplice, chiara e rapida, sia quella preferibile.

FANFANI: Chiede quale sia il valore del calendario operativo, se cioè esso abbia il valore di un accordo oppure debba essere considerato soltanto un semplice pezzo di carta.

MORO: Chiede per quale motivo, dopo che sarà stata data piena attuazione alle leggi, occorrerebbe sottoporre eventuali questioni alla Corte dell’Aja.

REALE: Domanda perché sia stato previsto un binario parallelo.

MORO: Rileva che l’Austria ha la preoccupazione che, qualora essa ratifichi l’accordo relativo alla Corte dell’Aja, successivamente l’Italia si ritiri. Chiede se non vi sia il timore che l’Austria possa non ratificare l’accordo.

TOSCANO: [...]10.

FANFANI: Rileva che occorre non fornire argomenti che possano accreditare la tesi di un nuovo accordo.

MORO: Osserva che si potrebbe chiedere che l’accordo si riferisca soltanto alle controversie future.

FANFANI: Risponde che gli sembra trattarsi di una richiesta esagerata.

MORO: [...]10.

FANFANI: Propone una data x per il rilascio della quietanza.

MORO: Fa osservare che è necessario agire con chiarezza e percibisogna precisare quali siano gli intendimenti austriaci nel chiedere la stipulazione di un trattato di amicizia.

FANFANI: Ritiene che si tratti, in parte, di una proposta costruttiva.

MORO: Fa notare che sarebbe preferibile adottare una procedura completamente simultanea.

FANFANI: Dichiara che cronologicamente l’accordo di amicizia dovrà eventualmente essere stipulato per ultimo.

MORO: Osserva che potrebbe anche prevedersi una certa contestualità.

FANFANI: Risponde che potrebbe essere pericoloso.

MORO: Ripete che potrebbe prevedersi simultaneità tra la quietanza, la ratifica ed il trattato di amicizia.

FANFANI: Ribadisce che è opportuno che in un primo tempo avvenga il rilascio della quietanza e successivamente l’accordo politico.

MORO: Ritiene che al momento del rilascio della quietanza tutto sarà ormai operativo.

FANFANI: Legge il calendario operativo preparato dal Ministero degli Affari Esteri(11).

MORO: Chiede precisazioni in merito alle dichiarazioni del Cancelliere Federale al Parlamento di Vienna.

GAJA: [...]10.

FANFANI: [...]10.

GAJA: [...]10.

REALE: Si dichiara favorevole.

MORO: Attira l’attenzione sul valore delle dichiarazioni del Cancelliere austriaco e dichiara di non avere preoccupazioni perché vi è, da parte austriaca, la promessa di rilasciare la quietanza: ove cinon avvenisse, si avrebbe un voltafaccia austriaco.

FANFANI: [...]10.

REALE: Chiede se la ratifica dell’accordo relativo alla Corte dell’Aja rappresenti, in realtà, un interesse italiano e quali siano le caratteristiche della quietanza austriaca. Desidera conoscere per quali motivi siano state previste tali procedure.

FANFANI: Risponde che lo si è fatto per non internazionalizzare le misure del pacchetto.

MORO: Fa notare che se anche venisse fatto prima, gli avvocati potrebbero trovare argomenti per accreditare la tesi che le misure sono state concordate con l’Austria.

REALE: Nota che nessuna forza umana pufermare i giudici.

MORO: Invita i negoziatori italiani a condurre la trattativa in modo da ottenere il miglior risultato possibile per l’Italia, ma con duttilità.

FANFANI: Ritiene che la quietanza debba essere rilasciata prima di [...]10.

GAJA: Accenna alle altre parti del calendario operativo. Fa presente che Austria ed Italia dovrebbero effettuare al Consiglio d’Europa due comunicazioni parallele in relazione all’accordo italo-austriaco per la giurisdizione della Corte dell’Aja e, inoltre, chiedere che il mandato della Sottocommissione per l’Alto Adige non venga rinnovato. Attira l’attenzione sulla pericolosità della posizione italiana in seno al Consiglio d’Europa. Conclude illustrando l’appunto del Prof. Vassalli, relativo alle carenze della legislazione austriaca per la repressione del terrorismo.

TAVIANI: Spiega quali sono, a suo parere, i motivi dell’estensione del fenomeno del terrorismo.

REALE: Dichiara di riconoscere l’importanza delle nostre richieste relative ad un rinnovo della legislazione austriaca contro il terrorismo, ma osserva che alcune di esse potrebbero provocare vaste reazioni in Austria.

MORO: Ritiene che l’appunto Vassalli possa essere considerato come un promemoria tecnico, che potrebbe poi venire elaborato.

FANFANI: [...]10.

MORO: Ritiene che occorra non prendere posizioni decise, tipo prendere o lasciare, e che la decisione finale verrà presa quando sarà possibile avere la risposta austriaca.

GAJA: Ritorna sull’appunto del Prof. Vassalli.

FANFANI: Loda la scelta del Prof. Vassalli come esperto.

TOSCANO: Chiede che cosa avverrà in merito al veto italiano per l’associazione dell’Austria alla CEE.

FANFANI: Risponde che il ritiro del veto rappresenterà la quietanza italiana alle misure antiterroristiche adottate dall’Austria.

MORO: Dichiara che l’Italia toglierà il veto quando l’Austria avrà preso almeno parte delle misure antiterroristiche.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967. 2 Bozza di verbale costituita da tre gruppi di fogli dattiloscritti: il primo gruppo (4 ff., numerati da

p. 1 a p. 4) comprende il titolo ed una parte degli interventi iniziali; il secondo gruppo (5 ff., numerati da p. 1 a p. 5) contiene l’intervento di apertura di Gaja; il terzo gruppo (6 ff., numerati da p. a a p. f) contiene gli interventi successivi esclusi quelli finali. L’ordine logico è stato ricostruito sulla base degli appunti redatti

da Toscano nel corso della riunione. Questa stessa fonte ‒per la sua sinteticità ‒non si è rivelata utile per

integrare le lacune nel testo e gli interventi finali non trascritti nella bozza.


3 Il seguente brano era stato trascritto prima dell’intervento di Gaja e poi depennato: «(Dopo interventi Moro, Giovenco, Gaja, Toscano, e Fanfani sulla formula automatica di regolamento)». La stessa frase era stata annotata da Toscano nei suoi appunti al termine dell’intervento di Gaja.


4 Vedi D. 314.


5 Vedi D. 293.


6 Vedi D. 307, Allegato II.


7 Vedi DD. 267, 270 e 277.


8 Vedi D. 297.


9 Vedi D. 300.


10 Lacuna nel testo.


11 Vedi D. 307, Allegato I.

312 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 5 dicembre 1967.

L’Ambasciatore d’Austria, il quale aveva chiesto di passare da me questa mattina, mi ha rimesso l’accluso appunto (all. 1), nel quale sono riportate alcune osservazioni in merito all’ordine del giorno per la riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria che avrà inizio a Londra mercoledì, 6 dicembre p.v.3, nel pomeriggio.

L’appunto consegnatomi dall’Ambasciatore Loewenthal contiene anche la proposta di inserire nell’ordine del giorno due ulteriori punti: uno concernente una eventuale comunicazione da farsi al Consiglio d’Europa della composizione della controversia, l’altro relativo alla discussione sui tempi e le modalità della consegna de facto del «pacchetto».

Si acclude (all. 2), per facilitare il confronto, il progetto di ordine del giorno da noi consegnato a questo Ambasciatore d’Austria il 30 novembre u.s.4.

Allegato

L’AMBASCIATORE D’AUSTRIA A ROMA LÖWENTHAL

Appunto. Roma, 5 dicembre 1967.

Ad 1)

Il punto dell’ordine del giorno dovrebbe essere formulato come segue: «Confronto delle due legislazioni. Ulteriore illustrazione della legislazione austriaca».

Ad 2)

Nessuna osservazione

Ad 3)

Nessuna osservazione

Ad 4)

Nessuna osservazione

Ad 5)

Si precisa: il previsto impegno per la «tregua politica» puessere riferito soltanto al Governo austriaco, pudunque avere per oggetto soltanto un «non facere» del Governo. Un impegno che vincolasse i singoli cittadini o i loro rappresentanti politici (deputati) non potrebbe essere assunto dal Governo per mancanza di competenza.

La decorrenza del termine triennale dalla data di formazione del nuovo Governo italiano dopo le prossime elezioni e l’inizio dell’impegno per la «tregua politica» devono basarsi sul presupposto che il Governo, nelle proprie dichiarazioni programmatiche, riconosca di essere disposto ad attuare il pacchetto.

Ad 6)

Nessuna osservazione

Ad 7)

Per prevenire equivoci si dovrebbe dire: «Comunicazioni parallele al Segretario Generaledel Consiglio d’Europa e al Cancelliere della Corte Internazionale di Giustizia sulla conclusionedell’accordo austro-italiano concernente la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia».

Ad 8)

I membri dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa non sono vincolati ad istruzioni. L’intesa da attuare tra i Governi potrebbe avere per oggetto soltanto l’impegno delle due parti a non sottoporre il problema alto-atesino alla Sottocommissione. La questione dello scioglimento di una Sottocommissione dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa – alla quale eventualmente potrebbe essere affidata anche la trattazione di altri problemi concernenti le minoranze europee – è peraltro sottratta all’ingerenza dei Governi.

Sostanzialmente si tratta di un caso di applicazione del problema da esaminare al punto 5 dell’ordine del giorno, di guisa che il punto 8 dell’ordine del giorno potrebbe essere soppresso.

Ad 9)

Nessuna osservazione, purché vi siano comprese anche le dichiarazioni verbali dei Ministri degli Affari Esteri nel dibattito generale della prossima Assemblea Generale.

Ad 10)

Nessuna osservazione

Ad 11)

Dato che per gli altri 10 punti non risulta se essi risalgono ad una proposta austriaca o italiana, l’aggettivo «austriaco» dovrebbe essere soppresso anche qui.

Si propone di includere nell’ordine del giorno anche i punti seguenti:

12) Comunicazione della composizione della controversia al Consiglio d’Europa.

13) Discussione sul «timing» e sulle modalità della consegna de facto del pacchetto.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967. 2 Sottoscrizione autografa.


Vedi D. 314.


Vedi D. 305, Allegato.

313

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI(1) Appunto. Roma, 5 dicembre 1967.

XIX CONGRESSO DELLA SVP

Il 2 dicembre u.s. ha avuto luogo il XIX Congresso della SVP.

Nel complesso esso ha dato prova di moderazione, confermando, se pure con riserve, l’accettazione del «pacchetto» e respingendo proposte di soluzioni radicali. Inoltre, pur ribadendo la necessità di un «ancoraggio», il Congresso si è mostrato piuttosto possibilista circa la forma di esso.

Cirisulta dalla relazione del Presidente del Partito, Dott. Magnago, dall’andamento delle discussioni e dalla votazione finale, con la quale è stata approvata la risoluzione dell’Esecutivo del Partito in data 21 ottobre u.s.2.

Circa la relazione del Dott. Magnago, si rileva quanto segue:

- - -

Inoltre, a taluni congressisti che avevano sostenuto che la SVP doveva chiedere il plebiscito per l’Alto Adige, Magnago ha riposto che l’autodecisione costituisce un obiettivo fallace e irraggiungibile e che, nell’interesse stesso della conservazione del gruppo linguistico tedesco, è molto meglio seguire una politica realistica.

Per quanto riguarda il terrorismo, Magnago, dopo aver accennato agli attentati compiuti in Alto Adige in questi ultimi diciotto mesi, ha deplorato e condannato il ricorso alla violenza, esortando ad «aver fiducia nell’efficacia e nella bontà della democrazia».

Il Congresso ha infine approvato a grande maggioranza (852 votanti; 782 voti favorevoli; 14 voti contrari; 56 astensioni) la risoluzione votata dall’Esecutivo del Partito il 21 ottobre u.s. che, come noto, nei suoi punti essenziali:

- - -

Un emendamento, tendente a diminuire il valore del «pacchetto», affermando che esso è privo di varie importanti competenze per assicurare l’autonomia della Provincia di Bolzano, è stato respinto.

Nel corso del Congresso è stato eletto, quale terzo Vice Presidente del Partito, in sostituzione dell’Onorevole Dietl, il Dott. Brugger, anch’egli appartenente alla corrente estremista.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967.


2 Vedi D. 276.

314

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA

(Londra, 6-7 dicembre 1967)1

Appunto segreto.

Oggetto: Incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria.

Sono presenti:

- da parte italiana: l’Ambasciatore Roberto Gaja; l’Ambasciatore Mario Toscano;

-da parte austriaca: l’Ambasciatore Rudolf Kirchschlaeger; il Landesamtdirektor Kathrein.

I Riunione (pomeriggio 6 dicembre)

TOSCANO: Propone di iniziare la discussione prendendo dapprima in esame i punti relativi al superamento della controversia internazionale sull’applicazione dell’accordo De Gasperi- Gruber, anche per consentire al Ministro Toncic di conoscere sollecitamente le reazioni italiane in modo da tenerne eventualmente conto nelle sue dichiarazioni al Parlamento. La discussione sulle misure relative al terrorismo sarà fatta domani.

KIRCHSCHLAEGER: Ringrazia e concorda con il suggerimento dell’Ambasciatore Toscano. Accenna ai contatti che, dopo l’ultimo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri(2) hanno avuto luogo a vari livelli, fra l’altro a Milano, in occasione del Congresso della Democrazia Cristiana e che hanno dato in Austria impressioni molto positive.

TOSCANO: Ricordando le conversazioni avute a New York con il Ministro Toncic(3), osserva che sarebbe estremamente utile trovare una procedura per la chiusura della controversia che sia il pipossibile rapida ed automatica. Fa notare che il punto di vista austriaco è stato finora che il trasferimento dei poteri alla Provincia di Bolzano dovrebbe intendersi avvenuto dopo l’emanazione delle norme di attuazione. Tuttavia puessere utile studiare una procedura piautomatica, rapida e semplice, che possa essere inserita nella legge costituzionale e nelle altre leggi necessarie per l’attuazione del pacchetto. Passa ad illustrare le formule Giovenco, le quali prevedono due alternative:

formula a) entro un periodo di tempo di quattro anni dalla data della dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento verranno emanati tutti i provvedimenti di legge, regolamenti e norme di attuazione necessari per il trasferimento dei poteri alla Provincia di Bolzano, secondo le previsioni contenute nel pacchetto. In tale alternativa, l’emanazione dei provvedimenti indicati potrà avvenire seguendo l’iter seguente:

- - - - - - -

Qualora il Presidente della Giunta regionale non disponga i trasferimenti entro tale termine, i provvedimenti saranno adottati dal Commissario del Governo nella Regione Trentino- Alto Adige, nei tre mesi successivi.

Ricorda che l’idea di cui al punto b) era stata già discussa da lui con Toncic e rileva che a Roma si avevano dubbi sia sul principio in generale, sia sulla possibilità di dare alla Provincia la facoltà di assumere direttamente le funzioni amministrative qualora la Commissione paritetica, appositamente creata, non elabori i testi necessari entro il termine di un anno dall’entrata in vigore della legge, ed i provvedimenti stessi non vengano adottati dal Governo italiano entro i sei mesi successivi.

Osserva comunque che, con tale formula, si ridurrebbe il periodo per il trasferimento dei poteri alla Provincia e si faciliterebbe grandemente la definizione del «momento» in cui esso avverrebbe.

Rileva che, se da parte austriaca si è d’accordo, si pupassare a studiare tale formula: ma, in tal caso, dato che da parte italiana si concede piche nell’alternativa A, proprio perché si attribuisce alla Provincia la facoltà di emanare, in difetto, le norme esecutive, la quietanza austriaca dovrebbe essere rilasciata sempre dopo l’approvazione della legge costituzionale e delle altre leggi. Aggiunge che, se da parte austriaca non si è d’accordo su tale formula, si pupassare ad esaminare l’altra; ma ripete che la formula stessa è rapida, semplice ed efficace.

GAJA: Fa notare che, secondo il parere degli esperti italiani, occorrerebbero circa undici provvedimenti di legge per l’attuazione del pacchetto, provvedimenti che da parte italiana potrebbero anche essere precisati. Cisemplificherebbe il processo di chiusura della controversia e dovrebbe dargli carattere automatico.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se, in tal caso, da parte italiana si domandi che la quietanza austriaca venga data dopo l’approvazione delle leggi.

GAJA: Risponde affermativamente, proprio perché, come ha spiegato l’Ambasciatore Toscano, è stata prevista una clausola pifavorevole per l’Austria.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che i regolamenti potrebbero essere bloccati da

parte italiana e poi emanati dal Governo autonomamente.

GAJA: Risponde che, da un punto di vista giuridico, l’Ambasciatore Kirchschlaeger potrebbe avere ragione. Politicamente tuttavia, l’obiezione non ha senso, dato l’interesse italiano ad agire in accordo, anche in esecuzione delle misure, con la popolazione locale. Afferma che da parte italiana si ha il diritto di desiderare che lo Stato non possa essere impedito di eseguire i suoi obblighi.

KIRCHSCHLAEGER: Fa notare che la proposta italiana è nuova, e che, pur trovandola interessante, non puprendere posizione immediatamente.

TOSCANO: Osserva che non si tratta di una questione nuova per il Ministro Toncic, con il quale ha parlato a New York. Si tratta di una questione molto importante, non solo per i riflessi che puavere sul problema del momento della quietanza, ma anche per quanto riguarda quello dell’entrata in vigore dell’accordo per la Corte dell’Aja. Proprio in relazione al problema dello scambio delle ratifiche di tale strumento, aggiunge che si potrebbe fissare la data dello scambio delle ratifiche in connessione con l’approvazione delle leggi, nel senso che un certo numero di giorni dopo l’approvazione delle leggi, si dovrà procedere allo scambio delle ratifiche e, dopo un certo numero di giorni, al rilascio della quietanza austriaca. Il problema che si pone per l’Austria è quello di ottenere che l’accordo per l’Aja entri in vigore quando le misure sono eseguite. La formula proposta deve soddisfare le esigenze austriache. Fa notare che la cosa piimportante è evitare ogni discussione circa la determinazione del momento in cui l’Italia avrà diritto alla quietanza.

GAJA: Ritiene che una formula semplice sia importante anche perché eviterebbe, sul piano politico, la possibilità che l’opposizione del Governo austriaco possa trovare dei pretesti per una discussione in merito alla questione se sia giunto, o meno, il momento di chiudere formalmente la controversia.

KIRCHSCHLAEGER: Preferisce non rispondere per il momento su questo problema. Chiede che cosa potrebbe accadere qualora da parte italiana venisse emanata una legge che all’Austria non sembri soddisfacente in relazione al pacchetto.

TOSCANO: Risponde che, da una parte, vi è un impegno politico del Governo italiano in merito all’attuazione del pacchetto e che, dall’altra, Roma non ha alcun interesse ad attuare il pacchetto in modo non soddisfacente.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che non era questo il suo quesito. Insiste per conoscere che cosa accadrebbe qualora, nel passaggio da una formula vaga ad un testo legislativo, quest’ultimo, secondo l’Austria, non fosse soddisfacente.

TOSCANO: Fa notare che anche i testi dei progetti di leggi saranno preparati dal Comitato paritetico preparatorio e che, comunque, non è interesse italiano che tale ipotesi abbia a verificarsi.

KIRCHSCHLAEGER: Si dichiara, per conto suo, convinto per quanto riguarda le

misure di competenza del Governo, ma non per quelle di competenza della Regione.

GAJA: Fa notare che vi è una sola misura che concerne la Regione, vale a dire quella che riguarda il personale: proprio per questo è stata prevista una procedura speciale. Essa prevede che: «per il passaggio di personale ed uffici dalla Regione alla Provincia – per il quale la legge costituzionale richiederà semplicemente un decreto del Presidente regionale sentita la Giunta provinciale interessata – verrà stabilito il termine di tre mesi dall’emanazione delle relative norme di attuazione.

Qualora il Presidente della Giunta regionale non disponga i trasferimenti entro tale termine, i provvedimenti saranno adottati dal Commissario del Governo nella Regione Trentino- Alto Adige nei tre mesi successivi».

Questa è la migliore risposta alla domanda fatta da Kirchschlaeger.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se verrà emanato un nuovo statuto regionale o se

verranno soltanto apportati degli emendamenti allo statuto già esistente.

TOSCANO: Chiarisce che si tratta di una questione di competenza del Ministero dell’Interno. In merito ad essa non è possibile dare ora una risposta ufficiale perché finora il problema non era mai stato sollevato. Osserva che, comunque, vi è anche da tener presente la posizione della Provincia di Trento.

GAJA: Fa notare che la preparazione della legge costituzionale italiana si trova in fase molto avanzata. Sarebbe senza dubbio facile, appena tornati a Roma, rispondere su questo punto.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se da parte italiana si intende presentare le leggi al Parlamento nella presente legislatura.

GAJA: Risponde che cinon è tecnicamente possibile, ma la preparazione puessere utile. Non vi è ormai piil tempo per le due letture necessarie per la legge costituzionale, che di conseguenza dovrà essere rinviata alla prossima legislatura. La preparazione dei testi puessere utile già fin d’ora. Si potrebbe d’altronde già istituire il Comitato preparatorio.

TOSCANO: Ritiene che tale procedura sia nello stesso interesse austriaco, a meno che non si desideri che la dichiarazione programmatica del Governo italiano dinnanzi al Parlamento non avvenga in questa legislatura.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde negativamente. Precisa che si riferiva soltanto

alla preparazione dei progetti di legge.

TOSCANO: Afferma che, trattandosi di una decisione responsabile ma impopolare, sarà interesse del Governo italiano cominciare l’iter per l’approvazione delle leggi, se possibile, all’inizio della prossima legislatura, vale a dire il pilontano possibile dalle successive elezioni. Ciporta ad esaminare un punto importante. Il Presidente Moro si preoccupa che siano previsti termini effettivamente realizzabili: quindi, i termini devono avere inizio dal momento in cui si avrà il nuovo Governo in Italia, pienamente capace vale a dire dopo le prossime elezioni e dopo il voto di fiducia.

GAJA: Precisa che se da parte austriaca si accettasse la prima formula, il periodo per il trasferimento dei poteri alla Provincia dovrà essere di quattro anni; se si accetterà la seconda il periodo potrà essere invece di tre anni. Osserva che si tratta nei due casi di proposte realistiche. È interesse italiano fare tutto nel pibreve tempo possibile: tuttavia da parte italiana occorre indicare realisticamente i termini che si ritengono possibile di applicare.

KIRCHSCHLAEGER: Fa notare che l’Austria corre un rischio, dato che nel frattempo si avrà un nuovo Governo in Italia.

TOSCANO: Afferma che tale rischio è minore di quello che si corre, da parte italiana, per il possibile cambiamento del Governo austriaco. Infatti, quietanza e scambio di ratifiche saranno dati da un Governo diverso da quello attuale.

KIRCHSCHLAEGER: Si chiede cosa avverrebbe nell’ipotesi che il nuovo Governo italiano non inserisca la questione dell’Alto Adige nel suo programma.

TOSCANO: Afferma che questa possibilità esiste solo in via meramente teorica, ma che in concreto è da escludere.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che il nuovo Governo potrebbe non confermare le promesse di quello precedente. Pertanto occorrerebbe essere d’accordo che la tregua avrà inizio dal momento in cui il nuovo Governo italiano confermerà la sua decisione di affrontare il problema.

TOSCANO: Dichiara che si tratta di un punto che puessere preso in esame, ma che è sostanzialmente coperto dal programma di Governo.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che si tratta di una questione puramente «ottica», che tuttavia da parte austriaca si riterrebbe utile in quanto il periodo di tre anni di tregua politica appare molto lungo.

TOSCANO: Ricorda che si tratta di una proposta austriaca, la quale, a ben vedere, non rappresenta del resto alcuna concessione. Durante il periodo della attuazione del pacchetto da parte italiana, l’Austria non ha infatti politicamente alcun interesse a ricorrere ad istanze politiche internazionali. Osserva che si tratta soltanto di una apparente concessione di valore puramente psicologico. Per quanto riguarda lo scambio delle ratifiche relative all’accordo della Corte dell’Aja, nota che da parte italiana non si intende accettate le due proposte austriache circa l’inserimento di un articolo addi

zionale all’accordo; ciperché la questione è coperta dalla formula italiana.

GAJA: Invita ad esaminare il problema relativo al testo della quietanza.

TOSCANO: Precisa che da parte italiana si presentano due proposte.

GAJA: Espone le seguenti proposte relative alla quietanza:

prima alternativa: far modificare nel modo seguente il progetto di quietanza proposta da parte austriaca:

- - - -

‒esecuzione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946». Se la quietanza austriaca

potesse essere modificata nel senso sopra indicato, la risposta italiana potrebbe limitarsi ad una semplice presa di atto.

Ritiene che, dato il carattere delle modificazioni richieste da parte austriaca, non valga la pena di esporre la seconda alternativa. Bisognerebbe inoltre passare a discutere del termine in cui dovrà essere rilasciata la quietanza austriaca.

KIRCHSCHLAEGER: Propone che tale questione possa essere discussa durante

l’esame del «calendario operativo».

TOSCANO: Afferma che, per quanto riguarda le rispettive dichiarazioni dei due Capi di Governo ai Parlamenti italiani ed austriaco, si dovrebbero fissare i principi generali, concordare la parte centrale tecnica e lasciare al Presidente del Consiglio ed al Cancelliere libertà di integrare largamente tale parte secondo la loro valutazione politica ed oratoria. Naturalmente, cinon esclude che si possa poi procedere allo scambio, per cortesia, di testi completi.

KIRCHSCHLAEGER: Si dichiara d’accordo.

GAJA: Nota che al momento opportuno potranno essere riprese in esame le dichiarazioni previste dall’ipotesi esaminata nel 1964(4), aggiornandole e facendo riferimento al nuovo «pacchetto». Passando alla questione della «tregua politica», osserva che sarebbe interessante conoscere il testo esatto della dichiarazione austriaca.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se da parte italiana si desideri che essa sia inserita nel discorso del Cancelliere Federale al Parlamento di Vienna.

GAJA: Fa notare che si tratta di una proposta austriaca. All’origine era stato affermato che tale dichiarazione sarebbe stata inserita nella dichiarazione del Cancelliere al Parlamento Federale e che di essa ci verrebbe data comunicazione scritta. Aggiunge che da parte austriaca non si pu oggi, ritirare l’una e l’altra proposta.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che da parte austriaca può essere data comunicazione scritta relativa alla «tregua», qualora da parte italiana venga comunicato il testo del discorso del Presidente del Consiglio al Parlamento.

GAJA: Ritiene che sia preferibile lasciar cadere le due cose.

KIRCHSCHLAEGER: Gli sembra che le due parti siano d’accordo sul fatto che

la dichiarazione di «tregua» venga inserita nel discorso al Parlamento Federale.

GAJA: Passa a parlare della convenzione per la giurisdizione della Corte dell’Aja. Una prima comunicazione circa le nostre reazioni – negative – alla proposta austriaca di un articolo aggiuntivo è stata già fatta dal Prof. Toscano. Fa notare che vi è un fatto nuovo, ma non di importanza sostanziale. I giuristi italiani hanno esaminato il testo dell’accordo ed hanno manifestato la loro preferenza per la seguente formulazione che sembra effettivamente piesatta e pirispondente della precedente agli scopi che si volevano raggiungere:

«le norme del Capo I della Convenzione europea sulla risoluzione pacifica delle controversie, si applicano, fra l’Italia e l’Austria, alle controversie concernenti l’interpretazione e l’applicazione degli accordi bilaterali in vigore fra i due Stati, indipendentemente dalla clausola limitativa dell’art. 27 lettera A) della Convenzione stessa».

KIRCHSCHLAEGER: Dichiara di non avere, a prima vista, obiezioni da formulare in merito a tale testo. Chiede, per quanto concerne il preambolo, se da parte italiana non si pensi di inserire una riserva in merito alla salvaguardia dei rispettivi punti di vista giuridici.

GAJA: Risponde che i giuristi italiani non la ritengono necessaria ed opportuna anche perché l’accordo in proposito si riferisce ad ogni strumento giuridico e non soltanto all’accordo De Gasperi- Gruber, in merito al quale puesistere una differenza di punti di vista. Se da parte austriaca si ha qualche proposta da fare al riguardo, essa puessere presa in esame. Passando alle comunicazioni relative all’accordo per la Corte dell’Aja, ritiene che debbano essere fatte al Segretario Generale del Consiglio d’Europa ed al Cancelliere della Corte di Strasburgo. Riferendosi poi alla Sottocommissione per l’Alto Adige del Consiglio d’Europa, Italia e Austria debbono fare in modo che essa venga fatta cadere – conformemente alla dichiarazione di tregua – dopo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio italiano e del Cancelliere ai rispettivi Parlamenti.

KIRCHSCHLAEGER: Si dichiara d’accordo, purché la comunicazione relativa all’accordo per la Corte dell’Aja sia fatta altresì al Segretario Generale del Consiglio d’Europa. Fa notare che per quanto riguarda il problema della soppressione della Sottocommissione per l’Alto Adige presso il Consiglio d’Europa, da parte austriaca non possono essere effettuati passi in tal senso: ma ci si pusoltanto astenere da fare qualsiasi passo per riattivarla.

II Riunione (mattina 7 dicembre)

KIRCHSCHLAEGER: Dichiara di aver potuto parlare telefonicamente con il Ministro Toncic. Questi, per il momento, non ha potuto far conoscere le sue impressioni: le sue dichiarazioni al Consiglio nazionale saranno, comunque, equilibrate, anche se dovranno essere adattate alle circostanze. Aggiunge che le proposte fatte il giorno prima da parte italiana sono interessanti, anche se comportano che l’Austria rilasci la quietanza prima che le misure previste vengano totalmente applicate.

TOSCANO: Nota che l’accoglimento della formula automatica semplifica molto la questione. Del resto, la quietanza austriaca è una questione puramente formale ed è naturale che corrisponda ad una cosa formale come l’entrata in vigore delle leggi.

GAJA: Insiste che, da parte austriaca, deve esser tenuta presente l’utilità di non dare armi alla opposizione, che potrebbe muovere attacchi allo stesso Governo di Vienna al momento della quietanza qualora venisse prevista una formula vaga.

TOSCANO: Osserva che vi sono ragioni di principio che rendevano molto difficile al Governo italiano concessioni in materia di attuazione delle misure del genere di quelle previste nella cosidetta formula automatica. Si tratta di una concessione importante.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se la Commissione paritetica che dovrà preparare le leggi sarà la stessa che appronterà anche i regolamenti.

GAJA: Risponde affermativamente.

KIRCHSCHLAEGER: Domanda in quale senso tale Commissione sarà una commissione paritetica, e cioè chiede di precisare se i suoi membri saranno da un lato rappresentanti della Provincia e dall’altro rappresentanti dello Stato oppure saranno membri di lingua italiana e tedesca.

TOSCANO: Risponde che i rappresentanti italiani non hanno indicazioni precise al riguardo, salvo che la Commissione è stata indicata come paritetica e che è stata prevista nei chiarimenti al «pacchetto». Comunque, da parte italiana potranno essere date in seguito piprecise informazioni. Fa notare che, naturalmente, la proposta italiana rimane valida solo se da parte austriaca viene concessa una duplice contropartita e cioè l’accettazione della quietanza anticipata e lo scambio delle ratifiche al momento previsto.

KATHREIN: Osserva che rimane la questione del personale della Provincia.

GAJA: Ricorda di aver già spiegato che la norma di cui ha parlato ieri sarà inserita nella legge e che, trascorsi inutilmente tre mesi senza azione da parte della Regione, la questione sarà di competenza dello Stato.

KATHREIN: Domanda che cosa avverrà dei «voti» espressi dalla Commissione dei 19.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede anche che cosa avverrà delle misure amministrative previste al Cap. V del pacchetto esaminato nel 1964.

GAJA: Risponde che i voti della Commissione dei 19 non possono essere presi in considerazione ai fini della chiusura della controversia, la quale si deve riferire all’ampliamento delle competenze della Provincia di Bolzano.

KIRCHSCHLAEGER: Nota che le misure amministrative potrebbero essere applicate prima della chiusura.

TOSCANO: Dichiara che i rappresentanti italiani chiederanno precisazioni a Roma in merito a questo punto.

KIRCHSCHLAEGER: Desidera fare qualche osservazione circa le proposte italiane relative alla formula della quietanza:

1. l’avverbio «insistentemente» al 3° capoverso è stato inserito in base alla considerazione che l’invito a condurre trattative per la questione dell’Alto Adige è stato oggetto di due risoluzioni delle Nazioni Unite;

2. nell’ultimo capoverso sembra sufficiente indicare il numero della Risoluzione delle Nazioni Unite indicandone fra parentesi il titolo.

GAJA: Propone di trattare il problema del terrorismo.

TOSCANO: Vuole ricordare quanto è emerso al riguardo sia nei suoi incontri con Toncic a New York, sia nelle conversazioni della ultima riunione dei rappresentanti dei Ministri, e sia, infine, in base alla posizione del Governo italiano. Ricorda che il problema del terrorismo è connesso con il veto dell’Italia per l’associazione dell’Austria alla CEE. Nelle conversazioni di New York, il Ministro Toncic disse che ne era preoccupato. In quell’occasione Toscano aveva risposto che da parte italiana il veto non poteva essere tolto senza che l’Austria avesse fatto qualcosa di nuovo per la repressione del terrorismo.

Osserva che da parte austriaca è stato spesso detto e scritto che non si poteva fare di pinella lotta contro il terrorismo, perché le leggi austriache non lo permettevano: la continuazione degli attentati e dei tentativi di attentati (repressi solo in Italia) sembra dimostrare la necessità di fare qualcosa di pinel campo legislativo. Ricorda che il Ministro Toncic gli precisa New York che avrebbe telefonato al Cancelliere Klaus, perché si rendeva conto dell’importanza della questione e che gli disse di essere stato autorizzato a discutere su tali basi. Fa notare che, a parte ci è chiaro che quando l’Italia avrà fatto tutto il possibile per migliorare la situazione della popolazione altoatesina di lingua tedesca, dovrà avvenire qualcosa per confortare il Governo italiano nella sua decisione, assicurandolo circa la continuazione della repressione del terrorismo anche dopo il superamento della controversia internazionale. Questa certezza potrà basarsi solo su leggi e non su misure di polizia sempre revocabili. Osserva che, come conseguenza di questa impostazione iniziale a New York, nell’ultimo incontro tra rappresentanti dei Ministri si è appunto parlato del terrorismo: al termine dei colloqui di Londra, con la partecipazione del Prof. Vassalli, i rappresentanti italiani hanno avuto l’impressione che da parte austriaca sarebbe stata presentata qualche proposta al riguardo. Invece molta sorpresa ha destato il fatto che l’Ambasciata d’Austria a Roma abbia cercato di presentare l’incontro di Londra come avente provato che la legislazione austriaca attuale sia perfettamente adeguata(5): ciconferma che da parte austriaca non ci si rende conto dell’importanza e del significato che riveste questo problema. Fa notare che il Governo italiano è disposto a chiedere al Parlamento di pronunciarsi sulle misure previste per l’Alto Adige e per il superamento della controversia anche in un momento estremamente delicato, come quello attuale alla vigilia delle elezioni generali: ma non potrà farlo se l’Austria si dimostra insensibile su tale questione. Spera che tutti i problemi della controversia altoatesina possano essere risolti nell’attuale o nella prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, ma sottolinea che, se da parte austriaca non si farà nulla contro il terrorismo, o con nuove leggi o con nuove misure di polizia, non potrà certamente essere raggiunto alcun risultato. Rileva che non si tratta di una condizione ma di una necessità obbiettiva. Ricorda che questa posizione era stata accettata dal Ministro Toncic a New York e fu egli stesso che parldella riforma del Codice Penale austriaco. Gli sembra percidifficile per l’Austria fare ora un passo indietro. Ripete che nell’ultimo incontro dei rappresentanti dei Ministri sembr alla fine, chiaro che da parte austriaca si era disposti a fare qualcosa di nuovo nella lotta contro il terrorismo. Precisa che il Prof. Vassalli, dopo nuovi studi, e tenuto conto del dibattito di Londra, ha preparato un documento(6) che indica quali sono i miglioramenti che sembrano necessari da apportare alla legislazione austriaca e contiene altresì alcune richieste di chiarimenti. Fa notare che si tratta di un «working paper». Da parte italiana non si chiede che venga considerato come proveniente dal Governo italiano. Le richieste italiane non sono rigidamente quelle indicate dal Prof. Vassalli.

Tuttavia, qualora da parte austriaca non venga fatto nulla, l’Italia verrebbe a trovarsi in uno stato di necessità. È certo che da parte austriaca si studierà il documento; ma è essenziale che l’Austria decida di fare qualcosa di positivo al riguardo. Osserva che pudarsi che il terrorismo non cessi totalmente anche dopo l’adozione delle nuove misure, ma al momento presente è importante compiere uno sforzo speciale perché ci si trova in una situazione speciale.

GAJA: Fa notare che se perdurerà il fenomeno del terrorismo, da parte italiana si potrebbe essere indotti a prendere ulteriori misure, anche piefficaci, per combattere il terrorismo. Ma se l’Italia fosse costretta a prendere tali misure, non sarebbe certo quella l’atmosfera migliore per riuscire a chiudere la controversia.

TOSCANO: Osserva che ciche è stato detto non solo è certo valido per l’Italia, ma lo dovrebbe essere anche per il Cancelliere austriaco. Ribadisce che non vi è connessione fra terrorismo e questione altoatesina ma che bisogna tenere presente l’effettivo stato della situazione. Ritiene che da parte austriaca ci si debba rendere conto che, dopo gli sforzi fatti per giungere al superamento della controversia, tutto rischia di divenire irrealizzabile a causa della persistenza del terrorismo. Sottolinea che è necessario che da parte austriaca si dia l’impressione di voler fare qualcosa nella lotta contro il terrorismo; la miglior maniera per sradicare il terrorismo e per giungere al superamento della controversia internazionale è che il Cancelliere Federale, nella sua prevista dichiarazione al Parlamento di Vienna, dedichi un paragrafo al terrorismo, parlando della concessione austriaca di impiegare nuovi mezzi per distruggerlo. Conclude affermando che, da parte austriaca, occorre tener presente che in Italia, se vi possono essere delle «nuances» di opinioni sulla conclusione della controversia, vi è certo unanimità nell’esigere dall’Austria nuove misure concrete contro il terrorismo.

GAJA: Spiega l’importanza teorica dei rilievi fatti dal Prof. Vassalli e fa osservare che essi potrebbero senza dubbio servire per illustrare all’opinione pubblica internazionale la vera situazione giuridica dell’Austria. Passa ad illustrare dettagliatamente il Memorandum del Prof. Vassalli. Fa notare che, da parte italiana, specialmente in questo momento, si ha diritto di avere dei chiarimenti. Oltre ai problemi posti dal promemoria Vassalli, ricorda il caso del «Fondo Wallnoefer» per gli altoatesini, circa il quale le informazioni fornite da parte austriaca sono assolutamente vaghe, contraddittorie ed insufficienti. Chiede, infine, spiegazioni su di un passaggio della Nota Verbale austriaca del 16 giugno 1967(7) «La Magistratura austriaca incontra un limite nei casi in cui si tratta di reati commessi da uno straniero all’estero per motivi politici oppure a scopo politico, a meno che in essi prevalga chiaramente il carattere di reato comune», il quale dà l’impressione che i paragrafi 234 e 235 del codice penale austriaco circa i delitti commessi dallo straniero all’estero non vengono nettamente applicati, perché non si tiene conto del fatto che, in caso di reato non completamente politico, i responsabili dovrebbero essere almeno giudicati in Austria.

KIRCHSCHLAEGER: Ripete che la lotta contro il terrorismo è una lotta che l’Austria fa per proprio interesse; ma il Cancelliere Klaus spesso è deluso per i dubbi espressi da parte italiana circa l’effettiva volontà austriaca di voler prendere misure positive. Attira l’attenzione sulle misure prese in Austria negli ultimi mesi. Fa notare che la cooperazione fra la polizia austriaca e quella italiana sia molto sviluppata; anche da parte italiana sarebbe stato riconosciuto che la polizia austriaca opera con efficacia nella lotta contro i terroristi. Afferma che vi sono stati risultati positivi e che potrebbe citare un elenco di interventi al riguardo. Spera che anche nei prossimi giorni possano venir date notizie di operazioni fruttuose. Fa notare che in Italia si dovrebbe avere maggiore fiducia nel Governo austriaco, che si sente quasi offeso dalla mancanza di riconoscimenti per la sua attività. Dichiara che non puescludere che sul territorio austriaco si preparino delitti. Cinon comporta una responsabilità da parte del Governo austriaco, in quanto esso pufare soltanto quello che è previsto da un «general standard of legislation». Afferma che i rappresentanti austriaci riferiranno a Vienna quanto è stato dichiarato da parte italiana. Comprende che in Italia, per ragioni politiche, si abbia bisogno che vengano prese alcune misure spettacolari contro il terrorismo, ma occorre tener presente al tempo stesso che in Austria non è possibile immaginare che provvedimenti legislativi vengano presentati al Parlamento quando si sa che essi sono stati suggeriti da un altro Governo. Attira l’attenzione dei rappresentanti italiani sulla particolarità della situazione geografica dell’Austria, che deve essere molto cauta di fronte alle pressioni di altri Governi. Fa presente che l’Italia aiuterebbe l’Austria se non chiedesse l’adozione di misure legislative specifiche in materie che ricadono esclusivamente sotto la sovranità austriaca. Rileva che i rappresentanti austriaci non sono in grado di rispondere immediatamente alle domande che sono state poste dai rappresentanti italiani; comunque, a suo parere, la miglior risposta sta nella stretta collaborazione fra le Polizie dei due Paesi, nel mutamento dell’opinione pubblica ed infine nella soluzione della controversia. Prega di aver fiducia nel Governo austriaco che sta esaminando misure antiterroristiche che possano essere efficaci. Osserva che, per quanto riguarda la legge Schuschnigg, vi sono difficoltà ad applicarla per ragioni politiche.

GAJA: Chiede se tale legge sia ancora in vigore o meno.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che anche in Austria non si è d’accordo su questo punto. Personalmente egli ritiene che essa sia in vigore; Kathrein, invece, è piuttosto di parere contrario. Fa notare che tuttavia le altre leggi in vigore sono sufficienti. Passa infine a parlare del problema dell’estradizione e chiarisce che l’Austria ha l’intenzione di ratificare la Convenzione Europea per l’estradizione.

GAJA: Fa presente che cinon porterebbe ad alcun miglioramento.

KIRCHSCHLAEGER: Riferendosi al cosiddetto «Fondo Wallnoefer», precisa che esso è stato costituito circa tre anni fa. È registrato nel registro di commercio, comprende persone fisiche e giuridiche e serve ad aiutare con crediti gli altoatesini. Aggiunge che tutte le operazioni di tale Fondo in Italia sono sempre passate attraverso la Banca d’Italia. Con esso si è provveduto alla costruzione di due teleferiche e del

«Kultur Haus» di Bolzano; inoltre sono stati concessi in questi ultimi anni vari prestiti.

Aggiunge che da parte italiana era stato detto che l’Italia avrebbe facilitato investimenti in Alto Adige. Il fatto nuovo è che recentemente, nella conferenza dei Capitani Regionali, Wallnoefer ha chiesto alle altre regioni di partecipare a tali investimenti.

KATHREIN: Osserva che la prima volta in cui furono fatti taliinvestimenti si cercdi venire incontro alle necessità degli altoatesini, in considerazione delle difficoltà bancarie italiane.

GAJA: Circa il problema del terrorismo in generale desidera sottolineare tre punti:

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TOSCANO: Osserva che da parte austriaca si sostiene che l’Italia dovrebbe fidarsi del Governo di Vienna, ma lo si fa proprio nel momento in cui vengono chieste varie garanzie all’Italia dimostrando sfiducia in lei; di conseguenza l’Italia non puche avere lo stesso atteggiamento. Chiede, in tanti anni quali pene siano state effettivamente irrogate nei confronti dei responsabili dell’attività terroristica e quanti siano stati i condannati. Se se ne facesse un elenco, si scoprirebbe che, in pratica, troppo poco in tanto tempo è stato fatto al riguardo. Aggiunge che da parte di Vienna si dice che occorre tener presente il problema di salvaguardare la sovranità austriaca, e su questo dimostra comprensione; peranche da parte austriaca si deve comprendere la posizione dell’Italia. Chiede ai rappresentanti austriaci se essi sono sicuri che il loro atteggiamento faciliti la posizione del Governo di Roma di fronte al Parlamento: la risposta non puche essere negativa ed è per questa ragione che da parte italiana si chiedono nuove concrete misure contro il terrorismo. Fa presente che da parte italiana si è data qualche utile indicazione circa le manchevolezze della legge penale austriaca, facendo, in tal modo, tutto il possibile per facilitare l’azione dell’Austria; al contrario, l’Austria non ha fatto nulla per facilitare la posizione italiana. A proposito di questioni di prestigio ricorda che, nel 1870, sotto il cancellierato di Von Beust, i deputati italiani disertarono la Dieta di Trento e von Beust scrisse all’Ambasciatore austriaco a Firenze per sollecitare l’aiuto del Governo italiano, offrendo lo status di autonomia per la Provincia di Trento. Precisa che l’Ambasciatore si oppose per ragioni di orgoglio nazionale e l’idea del Cancelliere venne abbandonata: com’è noto il risultato fu che si arrivalla perdita del Trentino. Non sempre il prestigio è un buon consigliere. Fa presente la necessità che da parte austriaca venga effettivamente fatto qualcosa di nuovo contro il terrorismo. Comunque il preciso elenco degli attentati, degli arrestati, delle pene irrogate, degli altoatesini rifugiati in Austria sottoposti a sorveglianza da parte della polizia austriaca, potrebbe aiutare Vienna a valutare il buon fondamento delle richieste italiane.

GAJA: Rileva che l’Austria deve cercare di affrontare il problema del terrorismo con lo stesso spirito concreto con cui l’Italia ha affrontato il problema altoatesino. Esorta i rappresentanti austriaci a non ripetere ciche essi hanno già detto lo scorso mese di giugno, e soprattutto a non tornare piad affermare che non esistono prove che il terrorismo proviene dall’Austria, perché – se ciavvenisse – l’Italia è pronta a rispondere nel modo pienergico. Attira l’attenzione sul fatto che, se il Governo austriaco non prenderà alcuna nuova misura ed un nuovo attentato dovesse verificarsi, le reazioni italiane sarebbero indubbiamente profonde e gravi.

TOSCANO: Attira l’attenzione sulla sua precedente domanda relativa all’entità delle pene irrogate contro i responsabili dell’attività terroristica. Per quanto riguarda il «Fondo Wallnoefer», fa notare che esiste una differenza, evidentemente, nel fare qualcosa d’accordo con un altro Paese e nel farlo di propria iniziativa. Circa il «Fondo Wallnoefer», sono state date da parte austriaca informazioni tanto contraddittorie e poco chiare, che non possono certo convincere la parte italiana. Rileva che i rappresentanti austriaci dovrebbero ammettere che non è questo il modo picorretto di procedere in merito ad una materia così delicata e che l’Austria non puconcedere aiuti all’Alto Adige senza darne esatta conoscenza all’Italia e senza l’accordo di questa: qualora non lo faccia, deve rendersi conto che cinon punon preoccupare l’Italia.

III Riunione (7 dicembre pomeriggio)

TOSCANO: Rileva che si dovrebbe ora discutere il problema della comunicazione «de facto» del «pacchetto». Da parte italiana si è pensato che tale comunicazione potrebbe essere fatta dal Comandante dell’Arma dei Carabinieri durante uno dei suoi periodici contatti con il collega austriaco.

KIRCHSCHLAEGER: Esprime delle obiezioni, trovando strano che tale comunicazione venga effettuata da un ufficiale di polizia.

GAJA: Risponde che non si tratta di un ufficiale di polizia, ma del Comandante di un corpo di alto prestigio con delicate funzioni politiche. È sembrato che è proprio attraverso questo tramite che la comunicazione del «pacchetto» si potrebbe fare tanto pifacilmente, in quanto rientrerebbe nella cornice dei consueti scambi di informazioni. Precisa che, tra l’altro, questa potrebbe essere definita qualche cosa di piche una «de facto way».

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che questa procedura produrrebbe una strana impressione. Chiede perché il testo del «pacchetto» non venga consegnato dai suoi stessi interlocutori, oppure dall’Ambasciatore italiano a Praga, Winspeare.

TOSCANO: Afferma che dal momento che da parte italiana si intende dare seguito esattamente a tutto quanto indicato nelle conversazioni col Dr. Magnago, il problema non è considerato molto importante purché si tratti di una via «de facto». Fa presente che, vista la reazione austriaca, occorrerà riferire a Roma.

KIRCHSCHLAEGER: Nota che se da parte italiana verrà mantenuta la suddetta proposta, essa produrrà un’impressione grandissima e negativa. Fa presente che, anche da parte sua, riferirà a Vienna; comunque, la sua reazione personale è negativa.

TOSCANO: Chiede quali siano le proposte della controparte.

KIRCHSCHLAEGER: Propone che la comunicazione relativa alle misure del

«pacchetto» venga effettuata o per il tramite dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, o, non ufficialmente, attraverso l’Ambasciatore d’Austria a Roma, oppure attraverso gli Ambasciatori dei due Paesi a Praga (Winspeare e Kirchschlaeger). Conclude che queste vie sembrerebbero picomprensibili.

TOSCANO: Rileva che, per dire il vero, da parte italiana non si pucredere che da parte austriaca non si conosca il «pacchetto». Ci naturalmente, non punon rendere un po’ sospettosi sulle ragioni delle insistenze austriache. Secondo le dichiarazioni rese dai rappresentanti austriaci ora si giungerebbe a dire che lo stesso Magnago non conoscerebbe il pacchetto.

KIRCHSCHLAEGER: Dichiara che Magnago stesso ha insistito con Vienna perché l’Austria abbia comunicazione del testo del «pacchetto», in quanto egli dubita che in esso sia stato incluso tutto ciche egli ha discusso con il Presidente del Consiglio e con il Ministero dell’Interno. Questa è stata una delle ragioni per la quale nella Risoluzione dell’Esecutivo della SVP del 21.10 u.s.8 si chiedeva che il «pacchetto» venisse pubblicato.

TOSCANO: Risponde che occorrerà riferire a Roma.

GAJA: Conferma che da parte italiana si è d’accordo per una comunicazione «di fatto» del pacchetto. Su questo non c’è dubbio. Gli sembra invece che la differenza di vedute sia nella maniera di effettuare tale comunicazione «de facto». Le modalità proposte da Kirchschlaeger non sembrano corrispondere a tale definizione.

TOSCANO: Conclude osservando che deve essere chiaro che da parte italiana non si vuol discutere il «pacchetto» né lo si vuole internazionalizzare.

GAJA: Si deve ora parlare brevemente dell’Accordo di Amicizia e di Collaborazione.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che è stato già detto quale importanza da parte austriaca si attribuisca a tale accordo e quale ne dovrebbe essere il contenuto. Prosegue che Vienna sarebbe lieta che in esso fosse prevista l’istituzionalizzazione di contatti, ma che non insiste su questo punto.

TOSCANO: Precisa che da parte italiana non si è contrari all’accordo, trattandosi di uno strumento che al momento opportuno potrebbe rivelarsi utile. Anzi un accordo del genere potrebbe essere visto con favore sotto due aspetti:

-in primo luogo qualora lo si consideri il punto di arrivo del «calendario operativo»;

- in secondo luogo, perché alla Conferenza di Parigi, il Ministro degli Esteri britannico Bevin auspicqualche alternativa meridionale con l’Italia allo «Anschluss» settentrionale con la Germania e venne allora studiato un progetto di Unione Doganale: sotto questo profilo l’accordo potrebbe essere interessante.

Aggiunge che esso permetterebbe altresì di inserire, nel preambolo, una frase di conferma dell’inviolabilità del confine. Sottolinea, per contro, che da parte italiana non puessere accettato che, attraverso un accordo di amicizia e di cooperazione, l’Austria cerchi di istituire una Commissione Mista di Conciliazione da noi sempre respinta fin dal 1948. Rileva che, dopo la conclusione della controversia, il problema dell’Alto Adige dovrebbe cessare di esistere. Se invece a Vienna si pensasse ancora a formule di conciliazione ex aequo et bono e non di stretto diritto cidarebbe molto a pensare ed equivarrebbe alla fine di ogni fiducia nell’Austria, oltre che a rappresentare esattamente l’opposto di quanto il Ministro Toncic ebbe a dichiarare a New York, circa la rinunzia austriaca al ricorso ad istanze politiche.

KIRCHSCHLAEGER: Ripete le assicurazioni già date circa lo spirito con cui è stato proposto l’accordo. Rettifica le affermazioni di Toscano. L’Austria non ha bisogno di garanzie verso la Germania; inoltre la situazione è mutata rispetto al passato e specialmente rispetto al 1947. Precisa che l’accordo non sarebbe diretto contro nessuno e che l’Austria non ha bisogno di essere protetta.

TOSCANO: Afferma di aver parlato di alternativa e non di un accordo contro chicchessia.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva comunque che vi sono talune questioni italo-austriache che potrebbero giustificare che l’accordo preveda l’istituzione di commissioni di contatto o consultive.

GAJA: Risponde che da parte austriaca si deve sapere ormai da tempo che l’idea di simili commissioni non è accettabile da parte italiana. Per questo è meglio posporre il negoziato sul contenuto dell’accordo ad un momento da definire. Rammenta che, fra l’altro, occorre tener presente l’evoluzione del terrorismo.

KIRCHSCHLAEGER: Dichiara di essere d’accordo.

GAJA: Afferma esservi un ulteriore punto delle proposte austriache che deve essere esaminato e per il quale da parte italiana non si ha molto interesse: quello del riconoscimento della avvenuta estinzione dell’Accordo di amicizia del 1930. Da parte italiana si ritiene, infatti, in linea di principio che gli accordi stipulati prima della guerra fra l’Austria e l’Italia non possono essere considerati in vigore automaticamente, ma soltanto in quanto siano stati specificamente richiamati in vita dopo la Seconda Guerra mondiale. Cinon è avvenuto per il trattato in questione che quindi non puessere considerato in vigore. Tale punto di vista non ha bisogno di conferma.

Rileva che rimane da discutere ancora un punto sull’ordine del giorno richiesto da parte austriaca: quello della comunicazione politica al Consiglio d’Europa, ma propone di discuterlo nella cornice del «calendario operativo». Al riguardo osserva che, nello spirito della proposta di Toncic di tregua politica, una comunicazione del genere non dovrebbe essere prevista; occorrerebbe invece fare in modo che la Sottocommissione Struye cessasse la sua attività.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che il Cancelliere Klaus ritiene che, per il momento, durante i contatti dei rappresentanti dei Ministri, da parte austriaca non debbano essere prese iniziative davanti al Consiglio d’Europa. Nello stesso tempo il Cancelliere austriaco ha indicato i limiti in cui tale astensione puessere accolta.

GAJA: Rileva che tale principio non si applica al caso in esame. Se da parte austriaca si facesse sapere al Senatore Struye che si è contrari alla sua iniziativa, cidovrebbe bastare a convincerlo dell’inopportunità di convocare il noto Sottocomitato, dato che ambedue i Governi sono contrari. Propone di passare alla discussione del «calendario operativo», che, secondo il punto di vista italiano, dovrebbe essere il seguente:

1) parafatura dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja;

2) dichiarazioni dei due Capi di Governo ai rispettivi Parlamenti e votazioni relative;

3) dichiarazione austriaca di tregua quadriennale (o triennale);

4) accantonamento e soppressione della Sottocommissione per l’Alto Adige al Consiglio d’Europa;

5) eventuale dichiarazione provvisoria alle Nazioni Unite negli interventi delle due delegazioni ai dibattiti di politica generale;

6) firma dell’Accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja prima del primo voto in Italia sulla legge costituzionale;

7) votazione al Parlamento austriaco e al Parlamento italiano sulla ratifica dell’accordo, nell’intervallo fra l’approvazione in Italia della legge costituzionale davanti ad uno dei rami del Parlamento e l’inizio dell’esame della stessa legge davanti all’altro ramo del Parlamento;

8) scambio delle ratifiche dopo l’entrata in vigore della legge costituzionale e prima della quietanza austriaca;

9) quietanza austriaca e risposta italiana;

10) comunicazioni parallele dei due Governi alle Nazioni Unite;

11) comunicazioni parallele al Consiglio d’Europa e al Cancelliere dell’Alta Corte di Giustizia circa la modifica della Convenzione di Strasburgo.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva, circa l’elencazione fatta, quanto segue:

1) dovrebbe essere prevista la nomina della commissione paritetica subito dopo la dichiarazione del Capo del Governo italiano al Parlamento;

2) circa il punto 3) del «calendario operativo», il Governo austriaco non puprendere altro impegno che quello di non svolgere ulteriori passi presso il Consiglio d’Europa, in relazione alla controversia altoatesina, e ciin omaggio al principio della tregua politica;

3) la dichiarazione austriaca di tregua, della durata di tre anni, verrebbe inserita nella dichiarazione del Cancelliere al Consiglio Nazionale e non costituirebbe quindi un momento separato del calendario;

4) le comunicazioni parallele al Consiglio d’Europa, relative alla modifica della Convenzione di Strasburgo, dovrebbero essere dirette al Segretario Generale del Consiglio stesso;

5) il trattato di amicizia e collaborazione potrebbe formare oggetto di un punto

12) a conclusione del «calendario operativo».

GAJA: Osserva che la durata del periodo di tregua in precedenza proposto da parte austriaca era di quattro anni. È necessario che tale termine rimanga immutato, a meno che da parte austriaca non si accetti la formula b) per il passaggio delle competenze alla Provincia di Bolzano.

KIRCHSCHLAEGER: Dichiara che dovrà riferire a Vienna su questo punto. Chiede come potrebbe essere determinato il momento finale dell’esecuzione del «pacchetto», se da parte austriaca non si accettasse il sistema automatico.

GAJA: Risponde che, a tale riguardo, si potrebbe immaginare una cerimonia, che avrebbe luogo in coincidenza con il trasferimento alla Provincia di Bolzano dell’ultima delle competenze previste.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che tale sistema non è soddisfacente, in quanto una cerimonia del genere non puavere valore di comunicazione ufficiale al Governo austriaco.

GAJA: Osserva che da parte italiana non si intende dare comunicazione ufficiale al Governo austriaco dell’attuazione del pacchetto. Quindi occorre trovare una formula diversa che eviti l’internazionalizzazione delle misure. Occorre d’altra parte inserire nel «calendario» anche le misure che verranno prese da parte austriaca per la lotta contro il terrorismo. Rileva che sarebbe desiderabile che tali misure venissero prese prima dell’inizio dello stesso «calendario»; ma se cifosse impossibile, dovrebbe esservi almeno un paragrafo nella dichiarazione del Cancelliere, dedicato a tale argomento.

KIRCHSCHLAEGER: Ritiene che se tali misure dovessero essere prese, la dichiarazione del Cancelliere dovrebbe aver luogo prima dell’inizio del calendario.

GAJA: Afferma che, se ciavvenisse, cifaciliterebbe senza dubbio in notevole misura la posizione italiana.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che il Governo austriaco ha già fatto dichiarazioni riguardo al terrorismo.

GAJA: Sì, ma non si deve trattare di affermazioni puramente teoriche. Occorre preannunciare misure concrete.

TOSCANO: Rileva che proprio una dichiarazione austriaca preannunciante misure contro il terrorismo sarebbe utile per spiegare i motivi per i quali da parte italiana viene fatta fin d’ora unilateralmente la dichiarazione preannunciante le misure a favore della popolazione altoatesina. Chiede quanti giorni dopo l’emanazione delle leggi per l’ampliamento delle competenze della Provincia di Bolzano si potrà avere lo scambio delle ratifiche dell’accordo per la Corte dell’Aja e la «quietanza».

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che la «quietanza» deve consistere in una dichiarazione del Governo austriaco, ciche richiede un minimo di tempo di 20 giorni.

TOSCANO: Propone che lo scambio delle ratifiche avvenga dopo 10 giorni e la quietanza dopo 20 giorni.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che da parte austriaca si insiste perché scambio

delle ratifiche e quietanza avvengano lo stesso giorno.

TOSCANO: Rileva che, quando da parte austriaca è stato discusso il problema, la proposta italiana circa l’automaticità dei regolamenti previsti nelle stesse leggi non era ancora conosciuta. Aggiunge che, per quanto gli consta, il motivo della proposta Toncic era il seguente: ottenere che l’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja entrasse in vigore dopo che da parte italiana fossero state eseguite le misure del «pacchetto». Ora che questa esigenza austriaca è completamente salvaguardata mediante l’approvazione di leggi in cui il problema dei regolamenti è del tutto risolto, da parte italiana, non si capisce il perché da parte austriaca si voglia che il rilascio della «quietanza» preceda lo scambio delle ratifiche. Confronta le proposte del 1964 con quelle attuali e sottolinea i vantaggi delle ultime.

KIRCHSCHLAEGER: Propone la seguente soluzione:

- 20 giorni dopo la data X avranno luogo sia il rilascio della quietanza che lo scambio delle ratifiche, lasciando decidere in un secondo tempo quale atto debba essere fatto prima.

TOSCANO: Rileva che tale formula potrebbe risultare anche peggiore di quella attualmente proposta, perché da parte austriaca si potrà dire di voler dare prima la quietanza e poi la ratifica, quando da parte italiana si sarà già fatto tutto quanto richiesto e Roma sarebbe del tutto dipendente da Vienna.

KIRCHSCHLAEGER: Afferma che il Cancelliere era d’avviso di fare entrambe

nello stesso giorno.

GAJA: Osserva che è essenziale, invece, che i due atti siano totalmente e chiaramente indipendenti.

TOSCANO: Riconosce che, con la indicazione di un’azione contestuale, da parte austriaca è stato fatto un passo avanti; ma anche così tutti i rischi sarebbero assunti da parte italiana, perché tanto la quietanza quanto la ratifica sarebbero rimesse all’arbitrio del Governo austriaco. Chiede che vengano diminuiti i rischi che incombono sulla parte italiana ratificando l’accordo prima del rilascio della quietanza.

GAJA: Osserva che occorre riferire a Roma circa la posizione austriaca. Deplora, al tempo stesso, che non sia stato fornito da parte austriaca il promesso elenco delle misure che Vienna intenderebbe prendere contro il terrorismo, nell’ambito della legislazione esistente.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che verrà fatto tutto il possibile e precisa che

saranno fatte pervenire le osservazioni austriache in merito alle seguenti questioni:

- - - - -

f) durata del periodo di tregua politica.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1285.


Vedi D. 293.


Vedi D. 267 e 270.


Vedi D. 2, Allegato I e D. 4.


Vedi D. 297.


Vedi D. 307, Allegato II.


Vedi D. 235, nota 4.


Vedi D. 276.

315

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. riservata urgente 110/531. Roma, 9 dicembre 1967.

Caro Presidente,

t’invio, qui unito, un appunto relativo all’incontro tra esperti italiani ed austriaci che, secondo l’autorizzazione del Comitato dei Ministri del 5 corrente(2), ha avuto luogo a Londra il 6 e 7 corrente(3).

Come rileverai, gli austriaci non si sono dimostrati ricettivi per quanto concerne le nostre richieste in materia di prevenzione e repressione del terrorismo, materia di cui mi sembra superfluo sottolineare l’importanza. Invece, mi pare si possa registrare un certo avvicinamento delle posizioni austriache alle nostre sugli altri punti in discussione (benché da parte austriaca sia stata fatta riserva di farci conoscere la posizione del Governo di Vienna su varie questioni alla fine della settimana ventura, dopo una riunione prevista ad Innsbruck per mercoledì 13 dicembre p.v.4).

A questo proposito, desidero aggiungere che il Ministro Toncic mi ha fatto pervenire nella tarda mattinata la seguente comunicazione, con preghiera che gli sia fatta pervenire una risposta prima del giorno 13, appunto per metterlo in grado di potersi esprimere al riguardo, nel corso della riunione di Innsbruck alla quale egli parteciperà, in maniera pipositiva e piconclusiva. La comunicazione di Toncic è del seguente tenore:

«1) siamo pronti ed accettare la nuova proposta relativa all’attuazione, alla condizione che la sincronizzazione proposta da parte austriaca (simultaneità dell’entrata in vigore dell’accordo relativo al riconoscimento della giurisdizione delle Corte Internazionale di Giustizia e della dichiarazione sulla composizione della vertenza) venga accolta da parte italiana.

2) Da parte austriaca viene suggerito di formulare un’altra proposta in merito alla consegna del pacchetto».

Conformemente alle decisioni prese nel Comitato di Ministri per l’Alto Adige del 5 dicembre u.s. ho fatto rispondere all’Ambasciatore d’Austria che:

1) da parte italiana, per i motivi già ampiamente esposti nel corso delle riunioni dei rappresentanti dei Ministri del 17-19 novembre u.s.5 e del 6-7 dicembre u.s., si ritiene che la dichiarazione sulla composizione della vertenza (quietanza austriaca) e l’entrata in vigore dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja sono due fatti da collegare, indipendentemente l’uno dell’altro, con la fine dell’iter di attuazione delle misure del pacchetto. Inoltre non si punon insistere perché la data di entrata in vigore dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja preceda almeno di 24 ore la dichiarazione di quietanza;

2) da parte italiana non è possibile, anche per ragioni formali, modificare prima del giorno 13 dicembre p.v. le nostre proposte circa il sistema, indicato dai rappresentanti italiani a quelli austriaci nel recente incontro di Londra, di comunicazione «de facto» del pacchetto al Governo austriaco. Comunque, si pusenz’altro escludere che tale comunicazione possa essere effettuata dal Ministero degli Affari Esteri oppure da parte di suoi organi o funzionari.

Vorrei nello stesso tempo attirare la tua cortese attenzione sul fatto che da parte austriaca, nel corso del sovracitato incontro di Londra, a piriprese ci si è richiamati ai risultati raggiunti nei colloqui avvenuti a Milano, in occasione del Congresso della Democrazia Cristiana tra il segretario Generale del Partito Popolare austriaco, Withalm, ed esponenti italiani. In particolare ti segnalo che le proposte presentate dai nostri rappresentanti per la determinazione del «momento» in cui sarà effettuato il trasferimento delle competenze previsto nel pacchetto alla Provincia di Bolzano, hanno destato sorpresa nei rappresentanti austriaci, i quali hanno affermato che a Milano la stessa questione sarebbe stata già discussa in base a differenti ipotesi. Inoltre a Milano si sarebbe raggiunta un’intesa nel senso che la cosiddetta tregua politica avrebbe potuto durare tre anni, a decorrere dalla data in cui il primo Governo italiano della nuova legislatura avrebbe ottenuto il voto di fiducia.

Penso che le dichiarazioni dei rappresentanti austriaci siano inesatte e tendenziose, dato che non è a mia conoscenza diretta, né mi è stato mai fatto cenno da te o da altri ad alcun specifico colloquio sulla questione altoatesina intervenuto con Withalm. Del resto, se tali questioni fossero state trattate con un esponente così importante del Partito di Governo in Austria in occasione del recente Comitato, dell’incontro si sarebbe certamente stati informati. Credo, pertanto, che sarebbe opportuno trovare il modo di porre termine a simili speculazioni, che mi sembrano particolarmente pericolose e di cui vedo che si è fatta eco anche la stampa. Voci di questo genere spiegano, fra l’altro, come nel recente incontro di Londra si possa aver avuto l’impressione di un rafforzamento della tendenza austriaca a non dare seguito alle nostre precise e giustificate richieste di nuove misure contro il terrorismo, il cui accoglimento, come negli ultimi due Comitati di Ministri(6) si è concluso, non solo è legittimo, ma politicamente utile, per facilitare e giustificare la nostra eventuale decisione di annunciare in Parlamento, in questa fase dei rapporti italo-austriaci, le misure del pacchetto.

Volevo altresì attirare la tua cortese attenzione sul problema della stesura del pacchetto e, in particolare, sulle dichiarazioni da parte austriaca attribuite a Magnago, dichiarazioni secondo le quali egli dubiterebbe che nel pacchetto sia stato incluso tutto ciche ha formato oggetto di discussione tra lui e te, nonché fra lui e il Ministero dell’Interno. Di conseguenza Magnago avrebbe chiesto al Governo austriaco che il testo del pacchetto venisse sottoposto ad un controllo congiunto dei Governi di Roma e di Vienna. Mi sembra superfluo sottolineare quanto siano pericolose tali dichiarazioni, perché tendono a dare al Governo austriaco la possibilità di rimettere in discussione tutto il contenuto del pacchetto. Mi sembra che, questo, sia un altro elemento che ci impone di procedere con estrema cautela nel problema della comunicazione del pacchetto al Governo austriaco, comunicazione che mi sembra non possa essere fatta, come fu stabilito il 5 corr. dal Comitato, che per il tramite di un organo del Ministero dell’Interno(7).

[Amintore Fanfani]

vedi D. 283.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967.


2 Vedi D. 311.


3 Vedi D. 314.


4 Vedi D. 318.


5 Vedi D. 293.


6 Il Comitato dei Ministri precedente a quello già citato del 5 dicembre si era svolto il 9 novembre:


7 Per la risposta vedi D. 332.

316 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). Roma, 9 dicembre 1967.

- -

L’atteggiamento austriaco in proposito è stato anche pivago di quanto non fosse lecito prevedere. Si è infatti insistito sul concetto che l’Austria fa tutto il possibile per lottare contro il terrorismo applicando un «European standard of legislation», e si è aggiunto che l’Austria deve essere molto cauta nel modificare la sua legislazione, per evitare che tale precedente possa essere invocato da Paesi comunisti. I rappresentanti austriaci si sono quindi limitati ad affermare che la migliore lotta contro il terrorismo è costituita dalla stretta cooperazione fra le forze dell’ordine austriache ed italiane, sottolineando che in questi ultimi tempi tale collaborazione è notevolmente aumentata, fatto di cui la polizia italiana avrebbe dato atto alla polizia austriaca nel corso di reciproci contatti.

È stato ribattuto da parte italiana che la posizione assunta dal Governo austriaco sembra particolarmente pericolosa. Il Governo di Vienna ha infatti finora sostenuto non essere provato che le azioni terroristiche siano state organizzate in Austria; ciche ne impedisce, evidentemente, una concreta repressione. Non si pud’altronde accettare da parte italiana che l’Austria si limiti ad applicare un «European standard of legislation». Dato, fra l’altro, che si tratta di una situazione eccezionale in Europa, è evidente che occorrono anche mezzi legislativi speciali. Si è inoltre ribadita la necessità che l’Austria affronti il problema del terrorismo con lo stesso spirito di concretezza con il quale l’Italia ha affrontato il problema altoatesino e si è affermato che l’adozione di misure concrete, legislative e di polizia, è una necessità obiettiva, ancor piche una condizione, per la soluzione della controversia che al terrorismo si riferisce.

Era quindi logico il prevedere che il Cancelliere austriaco, o in occasione della sua dichiarazione al Parlamento di Vienna sul problema altoatesino o in altra precedente circostanza, rinnovasse solennemente l’impegno del Governo austriaco di lottare contro il terrorismo, indicando le misure che, autonomamente, il Governo di Vienna si impegnerebbe a prendere. Occorreva altresì prevedere che tali misure fossero realizzate in un tempo ben determinato.

Da parte austriaca ci si è limitati ad assicurare che quanto precede sarebbe stato portato a conoscenza del Governo di Vienna, e che non si sarebbe mancato di farci conoscere al pipresto il punto di vista austriaco al riguardo.

3. Le discussioni sulla procedura di conclusione della controversia si sono imperniate soprattutto sulla questione della determinazione del «momento» in cui sarà effettuato il trasferimento delle competenze previste nel pacchetto alla Provincia di Bolzano, ai fini del rilascio della cosidetta quietanza da parte austriaca.

A tale riguardo i rappresentanti italiani hanno esposto ed illustrato le due formule esaminate dal Comitato di Ministri, mettendo peraltro in rilievo che la formula b) (la quale prevede l’emanazione, entro tre anni dalla dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento, della legge costituzionale e delle altre leggi per il passaggio dei poteri alla Provincia, indicanti un termine ed una procedura per le norme di attuazione) presenta il vantaggio di rendere pisemplice ed automatica la procedura per l’emanazione delle norme di attuazione, ciche consente la chiusura della controversia entro un termine di minore durata che la formula a) (che contiene l’impegno ad emanare tutti i provvedimenti di legge, regolamenti e norme di attuazione, necessari per il trasferimento dei poteri alla Provincia di Bolzano, entro un periodo di tempo di quattro anni dalla data della dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento).

Da parte austriaca si è fatto dapprima rilevare che si trattava di una proposta nuova, dato che tutte le discussioni di Milano fra il Segretario Generale del Partito Popolare austriaco Withalm ed esponenti italiani (di cui né l’On. Ministro né noi abbiamo avuto alcuna notizia) si erano basate esclusivamente sulla formula a). In un secondo tempo i rappresentanti austriaci, dopo aver parlato telefonicamente con Toncic, si sono riservati di far conoscere in un secondo tempo [sic] la posizione del Governo di Vienna al riguardo. Come si vedrà, una prima reazione è contenuta in un messaggio di Toncic pervenutoci stamane(6).

- - - -

Da parte austriaca è stato confermato quanto comunicato a suo tempo dall’Ambasciatore d’Austria(7); e cioè che la proposta del Governo di Vienna è stata formulata per venire incontro in qualche modo alla richiesta italiana – da esso in un primo tempo accolta – secondo la quale il Cancelliere austriaco avrebbe dichiarato in Parlamento che l’Austria interpreta l’accordo circa il deferimento al giudizio della Corte dell’Aja di ogni futura controversia come escludente il ricorso a qualsiasi altra istanza politica internazionale.

Cipremesso, secondo il punto di vista austriaco, un trattato di amicizia poteva essere stipulato con lo stesso «timing» previsto per l’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja. Comunque, dato che i rappresentanti austriaci hanno fatto presente che Vienna non insiste su tale timing e che si è in linea di principio disposti ad accogliere i desideri italiani, è stato deciso di comune accordo di rinviare la discussione su tale punto ad un momento ulteriore, con l’intesa che la stipulazione dell’accordo di amicizia dovrebbe costituire la fase conclusiva dell’«iter» di chiusura della controversia.

7. Per quanto riguarda il problema della comunicazione «di fatto» del pacchetto al Governo austriaco, da parte italiana è stato proposto, secondo le istruzioni ricevute, che questa venga effettuata nel corso di un contatto fra il Comandante dei Carabinieri ed il Comandante della Gendarmeria austriaca. Da parte austriaca la nostra proposta ha sollevato le reazioni pinegative e si è insistito affinché tale comunicazione avvenga, sia pure «di fatto», ma in via diplomatica.

I rappresentanti austriaci hanno aggiunto che il Presidente della SVP, Dr. Magnago, si sarebbe rivolto al Governo austriaco facendo presente di non essere sicuro che nel «pacchetto» in suo possesso sia stato incluso tutto ciche ha formato oggetto di discussione fra lui ed il Presidente del Consiglio, nonché fra lui ed il Ministero dell’Interno, e chiedendo che il testo del pacchetto venga sottoposto ad un controllo congiunto dei Governi italiano ed austriaco.

Nel riservarsi di riferire a Roma al riguardo, da parte nostra si è manifestato il pivivo stupore per questa presunta dichiarazione del leader della SVP, sottolineando comunque che non si intende, da parte italiana, né ridiscutere né internazionalizzare il pacchetto.

- - - - - - -

f) durata del periodo di tregua politica.

Dato che i risultati delle conversazioni di Londra dovranno essere esaminati da parte austriaca in una riunione che avrà luogo a Innsbruck il 13 corrente(8), una risposta sui punti precedenti (risposta che ci sarà data in via diplomatica), non potrà pervenirci prima della fine della prossima settimana.

10. Stamane, infine, l’Ambasciatore d’Austria ha fatto pervenire le seguenti comunicazioni da parte di Toncic, sottolineando che esse erano state fatte dal Ministro degli Esteri austriaco al fine di disporre di elementi piconcreti e pipositivi per la riunione del 13 corrente e chiedendo che una risposta in merito gli fosse fatta pervenire possibilmente prima di tale data:

«1. Siamo pronti ad accettare la nuova proposta relativa all’attuazione del pacchetto, alla condizione che la sincronizzazione proposta da parte austriaca (simultaneità dell’entrata in vigore dell’accordo relativo al riconoscimento della giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia e della dichiarazione sulla composizione della vertenza) venga accolta da parte italiana.

2. Da parte austriaca viene suggerito di formulare una altra proposta in merito alla consegna del pacchetto».


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1303.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 314.


4 Vedi D. 311.


5 Vedi D. 307, Allegato II.


6 Vedi D. 315.


7 Vedi D. 297.


8 Vedi D. 318.

317

COLLOQUIO DEL DIRETTORE GENERALE

DEGLIAFFARIPOLITICI,GAJA, CONILMINISTRODEGLIAFFARIESTERID’AUSTRIA,TONČIĆ- SORINJ (Parigi, 11 dicembre 1967, ore 15,30)1

Verbale.

Presenti: da parte austriaca: il Ministro degli Affari Esteri Toncic; l’Ambasciatore

Haymerle;

da parte italiana: l’Ambasciatore Gaja; l’Ambasciatore Toscano.

TONCIC: Prima di affrontare i temi principali che vorrebbe trattare nel colloquio (e cioè le due richieste già da lui fatte pervenire a Roma per il tramite di Loewenthal(2), ed il problema del terrorismo) vuole toccare molto brevemente due argomenti collaterali. Il primo concerne il problema della segretezza sugli incontri fra i rappresentanti dei due Ministri. Da indagini effettuate da parte austriaca, sembra si debba ritenere che le corrispondenze del «Dolomiten»(3) siano dovute ad Ebner, acerrimo nemico di Magnago. Egli disporrebbe di buone fonti in Italia, talvolta interessate ad opporsi alla conclusione della controversia. Inoltre, in parte non si deve escludere che i giornalisti abbiano delle intuizioni. Lo scorso giugno si ebbero alcune indiscrezioni da Bolzano che vanno fatte risalire ad Ebner. Da sei mesi, il controllo sulle informazioni provenienti dal Ballhaus è completo. D’altra parte, non è possibile contare su di una assoluta segretezza. Toncic stesso è stato giornalista e sa come talvolta si lanciano notizie anche incerte per sondare il terreno. Ricorda come la scorsa estate lo stesso Bock propose nuove leggi contro il terrorismo. Una analoga richiesta è stata pubblicata da un organo italiano. Era ovvio che un buon giornalista avrebbe potuto collegare i due fatti ed immaginare una analoga richiesta italiana.

Venendo al secondo argomento, Toncic afferma che da parte italiana non si è valutata sufficientemente una circostanza, che gli ha sempre procurato grandi difficoltà nel Consiglio dei Ministri austriaco, e cioè il fatto che il suo collega italiano si sia finora rifiutato di incontrarlo. Come è possibile cifra due stati vicini ed in normali rapporti reciproci? Che un mio collega si rifiuti di vedermi è presentato dai colleghi di Gabinetto come un insulto personale. Afferma di conoscere e di comprendere la probabile tesi italiana, secondo cui Roma intende evitare un incontro per evitare l’internazionalizzazione del «pacchetto». Ma dato che, in passato, hanno avuto luogo numerosi incontri fra Ministri, un nuovo incontro non modificherebbe il vero stato delle cose.

TOSCANO: Contesta l’affermazione di Toncic e nega che la tesi italiana sia quella indicata; per comprendere la situazione odierna bisogna tornare al 1964 quando, per superare il punto morto riscontrato nelle conversazioni fra esperti a Ginevra, si escogitla formula dei rappresentanti personali dei due Ministri degli Esteri. Tale formula ha consentito di elaborare la prima ipotesi globale esaminata a Parigi nel dicembre 1964(4). Dopo che l’Austria ha respinto tale ipotesi globale, si è cercato di elaborarne una seconda attraverso la stessa procedura. Questo spiega perché dopo il 1964 lo stesso Kreisky non incontrnessun Ministro degli Esteri italiano pur essendo stato per oltre un anno nominato agli Esteri. Nessun trattamento discriminatorio contro Toncic, dunque, ma semplice applicazione di una prassi normale.

I Ministri degli Esteri si potranno eventualmente incontrare al momento di una decisione sulla seconda formula globale.

TONCIC: Riconosce la validità di questa spiegazione, che persarà contestata dai suoi critici.

Venendo ai temi piimportanti: stiamo cercando di trovare un accordo, ma il vero problema è per me quello di ottenere anche il consenso degli altoatesini. Ci potremmo intendere a due senza di loro o contro di loro? Non sarebbe né sufficiente né utile. Il 13 avrad Innsbruck(5) un incontro con i tirolesi per tentare di giungere ad un accordo che costituirà una premessa essenziale in vista di una intesa con l’Italia. Finora sono riuscito a mantenere un controllo sui tirolesi grazie a Wallnoefer ed in parte anche a Magnago. Dovete tener presente che i sudtirolesi non pensano in termini europei ma in termini sentimentali. Illustra la posizione della SVP in tema di ancoraggio e sottolinea la difficoltà di mutarla dopo tante pubbliche dichiarazioni.

Altro punto: la vostra reazione è quasi negativa alla mia proposta per un trattato di amicizia(6). Eppure è un’idea che si ispira al concetto che occorre far qualcosa di spettacolare per giungere ad un mutamento di atmosfera. La vostra risposta è fredda e pecca di valutazione storica. Dovreste dimostrare maggiore fantasia e maggior senso storico.

GAJA: Risponde innanzitutto al primo punto. Una delle difficoltà maggiori dei contatti avuti in passato è che non si sa mai se il nostro interlocutore è valido. Se si parla cogli altoatesini (SVP), questi ad un dato momento, su consiglio di Innsbruck, ci rimandano all’Austria. Se si parla con Vienna, essa, ad un certo istante, ci rimanda agli altoatesini. Ora le prese di posizione della SVP sull’ancoraggio sono state dettata da Ermacora e da Gschnitzer. Questo continuo gioco di tennis internazionale è intollerabile e da tempo avrebbe dovuto cessare, se si fosse stati veramente di fronte alla volontà di chiudere la controversia. C’è da domandarsi a che cosa ci serva di parlare con esponenti austriaci se poi, al momento opportuno, essi si dichiarano impotenti ad attuare le ipotesi che essi stessi ci hanno prospettate. Storicamente c’è anzi da domandarsi se le interferenze austriache abbiano mai portato a sviluppi costruttivi.

HAYMERLE: Ma è dovuto a noi se Bolzano non insiste più, oggi, per l’autonomia della Provincia e per la soppressione della Regione Trentino- Alto Adige.

GAJA: Storicamente questo è inesatto, dato che questo punto di vista è stato accolto dagli altoatesini proprio al momento della costituzione della Commissione dei 19.

TONCIC: Per l’ancoraggio abbiamo fatto già grandi concessioni, ma se insisterete per strapparcene altre ci troveremo nella impossibilità di ottenere l’adesione degli altoatesini.

GAJA: Vi abbiamo seguito in tutto questo processo, venendo incontro alle vostre proposte. Se confrontate le formule attuali con quelle del luglio 1966(7) ve ne renderete conto.

TOSCANO: Si ripromette di rispondere ai punti di Toncic. Primo punto. Gli altoatesini hanno avuto il pacchetto con i famosi 18 punti supplementari. Se insistono in tema di ancoraggio bisogna loro rispondere: 1) la garanzia internazionale non è cosa che interessi loro, ma i Governi di Vienna e di Roma; 2) la garanzia internazionale non è stata mai chiesta da loro nel ’47 e ’48 quando si è discusso con loro l’applicazione degli accordi De Gasperi- Gruber. Nel 1965 essi hanno respinto la prima ipotesi globale di Parigi del dicembre 1964 sul pacchetto, ma non si sono occupati della parte I di detta ipotesi globale relativa alla chiusura della controversia. Ora che sono stati soddisfatti per il pacchetto non dovrebbero avere pinulla da dire.

La seconda maggiore difficoltà concerne il terrorismo, e questa è esclusivamente di competenza vostra. Abbiamo l’impressione che non vi rendiate conto esatto dell’importanza del problema, ma deve essere ben chiaro che, se non vi deciderete ad adottare nuove misure legislative di repressione del terrorismo, non sarà possibile arrivare al superamento della controversia internazionale.

Circa il progettato patto di amicizia, la nostra reazione è stata ed è positiva; abbiamo detto perche tale accordo puavere luogo solo alla fine del processo di superamento della controversia e ciper ragioni di logica. D’altra parte, nelle nostre considerazioni politiche esposte a Londra(8) abbiamo anche effettuato una valutazione piprofonda di quella immediata; ma vedo che la cosa non vi interessa.

C’è comunque una cosa che lei non ha detto e che invece è essenziale per potersi rendere conto delle nostre reazioni: la sua proposta era sostitutiva di un suggerimento dello stesso Presidente Moro, da voi accettato a New York(9), che per noi era molto costruttivo: quello di una dichiarazione interpretativa dell’accordo per la Corte dell’Aja escludente il ricorso a qualsiasi altra istanza politica internazionale.

La sostituzione di tale dichiarazione con la proposta di un trattato di amicizia è per noi molto meno conveniente. È stato legittimo quindi il nostro sospetto che la vostra proposta celi l’idea della Commissione Mista o di una Commissione arbitrale. Lo stesso Presidente Moro è stato sfavorevolmente impressionato dal cambiamento della vostra posizione di New York. Siamo tuttavia non contrari all’accordo di amicizia, ma nel momento opportuno.

TONCIC: Circa la chiusura formale della controversia, voi vedete che io accetto il vostro punto di vista sulle garanzie. Ma esso presenta varie difficoltà. Dovete aiutarmi a superare le obiezioni che mi saranno fatte da parte degli altoatesini.

GAJA: Non possiamo pagare una difficoltà che è stata creata da voi stessi. Gli altoatesini erano ovviamente indifferenti al problema. Voi stessi, attraverso i vostri esperti‒e ve ne ho fatto i nomi ‒avete suggerito all’Esecutivodella SVPdelle formule estreme, che a voi sembravano utili per rafforzare la vostra posizione negoziale. Non possiamo accettare di essere «dupes» di una manovra così scoperta.

TOSCANO: A New York lei pensava alla stipulazione dell’accordo per l’Aja in un momento successivo alla quietanza. Ho cercato di individuare le ragioni di tale posizione e sono giunto alla conclusione che ritenevate, seguendo tale procedura, di giungere ad internazionalizzare il pacchetto. Se ora considerate attentamente la nuova formula automatica da noi illustrata a Londra vi renderete conto che la nostra ultima proposta non costituisce un ostacolo alle vostre aspettative dato che lo scambio delle ratifiche avrà luogo a pacchetto eseguito quando il Governo italiano avrà già fatto tutto ciche si propone di fare essendo le nuove leggi perfette anche per quanto concerne i regolamenti d’esecuzione. Se accettate l’idea di parafare, firmare e fare approvare l’accordo per l’Aja dal vostro Parlamento prima della quietanza, il rinvio delle ratifiche non punon fare sorgere il sospetto che all’ultimo momento voi possiate non mantenere le vostre promesse o che ci chiediate nuove cose. Bisogna pure cercare di bilanciare le prestazioni delle due parti, altrimenti noi avremo dato tutto e voi solo delle promesse.

TONCIC: È un principio che ho ben presente.

HAYMERLE: C’è una variazione nel nostro atteggiamento: prima noi legavamo l’accordo per l’Aja alla quietanza, oggi accettiamo due processi paralleli.

TOSCANO: Il vostro è un compromesso solo apparente giacché l’equilibrio delle prestazioni reciproche non esiste affatto.

GAJA: La questione ha due aspetti: il primo di essi è dato dal possibile tentativo di precostituire, attraverso la data della ratifica, degli elementi per l’internazionalizzazione del pacchetto. Il secondo aspetto, che è di gran lunga piimportante, è dato dalla necessità che le date previste si susseguano in modo che il Governo italiano abbia la garanzia che, dopo aver attuato il pacchetto, la controversia sia chiusa e non possa riassumere quel carattere politico che ha avuto nel recente passato. A questo proposito è da tener presente che il Governo italiano si troverebbe in una posizione assolutamente non equilibrata rispetto al Governo austriaco. Secondo le vostre proposte, infatti, il Governo italiano dovrebbe realizzare il pacchetto, ed il Governo austriaco sarebbe invece libero, con un pretesto qualsiasi, di non dare successivamente la quietanza e di non ratificare l’accordo per la Corte dell’Aja. Badate che non sono ipotesi astratte. In vari organi della vostra stampa si è parlato della opportunità di far eseguire da parte italiana il «pacchetto», riservandosi poi di decidere liberamente il da farsi. Per questo, personalmente, ho sempre pensato che lo scambio delle ratifiche per l’accordo dell’Aja debba essere connesso unicamente con l’approvazione della vostra [sic] legge costituzionale: in modo che il Governo austriaco abbia ragione di temere che, se non ratifica, il processo di attuazione del pacchetto possa, da parte nostra, essere sospeso. Come vedete, invece, vi siamo venuti incontro accettando una formula che prevede soltanto un anticipo di 24 ore dello scambio di ratifiche rispetto al pacchetto. Potrete facilmente rendervi conto dell’importanza della nostra concessione e dello squilibrio che ne deriva, obiettivamente, a noi.

TONCIC: Torno alle conversazioni di New York. Non ho mai immaginato allora che, una volta concluso l’accordo per deferire all’Aja le future controversie, vi potesse essere qualcosa al di fuori della Corte e pertanto ho aderito all’idea della progettata dichiarazione austriaca diretta ad escludere altre istanze internazionali. Sono ritornato a Vienna. Gli esperti mi hanno detto che teoricamente una dichiarazione del genere presenta dei rischi, in quanto potrebbero sorgere ipotesi speciali previste dallo Statuto dell’ONU, pur restando ben chiaro che la Corte dell’Aja dovrà decidere tutte le future controversie per l’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber.

TOSCANO: Puessere giusto. Da un punto di vista giuridico, voi non potete rinunciare ai diritti che vi derivano dalla Carta. Ma, da un punto di vista psicologico e politico, è stato un gran passo indietro. Ed è stato un altro non trascurabile passo indietro la vostra proposta, fatta a Londra, sulla divisione in due periodi del cosiddetto «Stillstand». Tutto ciproprio mentre il Governo italiano sarebbe pronto ad andare prima delle elezioni davanti al Parlamento a presentare il pacchetto. Non pochi in Italia sono rimasti delusi e preoccupati per il vostro comportamento. Tornare indietro è assai peggio che avere sempre detto di no, tanto piche gli ostacoli indicati oggi già esistevano al momento di New York.

GAJA: Se volete rendervi conto dei fattori, o delle indicazioni, che non possono non essere considerati negativi da parte italiana, non si punon ricordare il cosiddetto Fondo Wallnoefer. Vi abbiamo chiesto spiegazioni a Vienna e a Roma. Ne abbiamo discusso a Londra. Tutto quello che posso dire è che tali spiegazioni sono contraddittorie ed insoddisfacenti. A me pare che vi è un elemento essenziale: e cioè che i Länder sovvenzionano il Fondo stesso.

TONCIC: Cerca di dare spiegazioni.

TOSCANO: Possiamo comprendervi; ma è stato un errore psicologico il nascondere quanto avete fatto perché, nel clima di reciproca diffidenza esistente, il vostro silenzio non puessere interpretato se non come rivolto a celare propositi illeciti e sospetti.

TONCIC: Viene a parlare del libro di Pfaundler sull’educazione civica ai tirolesi e della carta geografica ad esso annessa(10). Afferma che il lavoro risale a 10 anni fa ed è obiettivamente bello.

GAJA: Cinon toglie che è singolare che un Land dia a tutti i suoi abitanti un libro scritto da un notissimo terrorista, e che i considerevoli diritti d’autore, che ne risultano, vadano in mani piche sospette.

TOSCANO: Richiama l’attenzione sulla contraddizione esistente fra «self-determination» e domanda di riacquisto della cittadinanza italiana. Recentemente, alcuni estremisti della SVP hanno risollevato il problema dall’autodecisione: un giorno si troveranno privati della cittadinanza perché, con la riopzione, hanno fatto una scelta che li priva del diritto di sollevare tale problema.

TONCIC: Ritornando sulla questione delle carte geografiche, ricorda che il formaggio «Bel Paese» aveva sull’involucro una carta dell’Italia con il Trentino e Trieste. Ciavveniva anche prima del ’15 e Vienna non protest

TOSCANO: A Bonn, al Ministero degli Esteri, vi è una sala delle conferenze con una carta dell’Italia senza Corsica e senza Sardegna. Non abbiamo mai protestato!

TONCIC: Riesaminiamo il calendario operativo di cui si è parlato a Londra. Mi sembra che in esso non si sia mantenuto un equilibrio fra l’una e l’altra delle parti. Non possiamo – a mio parere – partire con la sigla del testo dell’accordo prima ancora del discorso del Presidente Moro, perché saremo noi i primi a muoverci.

GAJA: Non è esatto. Già quando si è parlato di questo problema nel 1964 si è accettata l’idea che il Presidente del Consiglio italiano, prima di fare la sua dichiarazione al Parlamento, che costituisce l’elemento essenziale di tutta la procedura, doveva avere qualcosa in mano: e che questo qualcosa doveva essere almeno l’accordo per l’Aja già parafato.

TONCIC: Per il terrorismo: voi chiedete una dichiarazione del Cancelliere sul terrorismo. Non gli ho potuto parlare, ma posso immaginare che sia disposto a fare una dichiarazione politica sul terrorismo. Ma molto migliorerebbe la nostra posizione se tale dichiarazione fosse seguita a non molta distanza da qualche atto di clemenza da parte vostra. Pensavo ad esempio ad Andergassen, che è un piccolo e povero personaggio.

GAJA: Si tratta, in questo caso, del protagonista del secondo grande processo contro i terroristi. Un atto di clemenza nei suoi confronti comporterebbe la necessità di un’amnistia generale. Mi sembra molto difficile pensare a ciin una fase quasi preliminare.

TONCIC: Ho fatto questo nome solo a titolo di esempio, perché conoscevate il suo caso.

TOSCANO: Non escludiamo di poter fare al momento opportuno qualcosa per quanto riguarda Fundres. Vi sono due cose tuttavia che occorre dire:

In primo luogo, noi potremmo accettare anche che la dichiarazione del Cancelliere avesse luogo a sé stante, meglio prima del discorso del Presidente Moro, tanto da poter essere presentata come del tutto indipendente: e ciper evitare che possiate essere attaccati all’interno dell’Austria. Noto tuttavia che – in fatto di misure sul terrorismo

– vi sono state di recente molte indiscrezioni: esse provengono tutte da fonte austriaca. Perché tali indiscrezioni sul terrorismo escono adesso e non prima, quando il Governo italiano non aveva formulato richieste di nuove leggi? Evidentemente si tratta di indiscrezioni effettuate deliberatamente per creare una reazione negativa dell’opinione pubblica nazionalistica. In sostanza, si tratta di un ostacolo austriaco, deliberatamente accresciuto da parte austriaca.

In secondo luogo, desidero precisare a scanso di equivoci che la dichiarazione del Cancelliere sul terrorismo non deve essere teorica, ma dove contenere l’annuncio di qualcosa di nuovo nel campo legislativo o amministrativo. In caso contrario non si pupensare che il Governo italiano possa andare davanti al Parlamento per annunciare il suo proposito di adottare le nuove misure.

TONCIC: Ritorna all’eventuale dichiarazione del Cancelliere sul terrorismo per spiegare le difficoltà finora incontrate al riguardo e le opposizioni che si sono manifestate. Afferma che le sole cose possibili sono nel campo della collaborazione fra le polizie e non della legislazione.

GAJA: Non è certo sufficiente. Gli incontri tecnici di Zurigo, nonostante i tentativi austriaci di valorizzarli, ci hanno profondamente delusi. Occorrono non parole, ma misure effettive, concrete, precise, sia nel campo legislativo che in quello amministrativo. Da parte vostra, puessere studiato che dopo le dichiarazioni del Cancelliere austriaco vi sia una qualche nostra misura di amnistia.

TONCIC: Riprendendo l’esame del calendario operativo, propone che l’iter dell’accordo per la competenza della Corte dell’Aja nel suo «timing», sia cambiato in modo che esso preveda passi alternati ed equilibrati.

TOSCANO: Spiega il senso del calendario, che non deve formare oggetto di accordo formale, ma che deve contenere previsioni per lo svolgimento delle operazioni in parola. Noi, dal canto nostro, siamo pronti ad agire in modo concreto. Voi, invece, ci date solo delle promesse verbali. Perciun vero equilibrio delle prestazioni reciproche non esiste. Quietanza e ratifica dovranno aver luogo difatti solo dopo che l’Italia avrà già adempiuto a tutte le proprie promesse.

GAJA: Abbiamo accettato di spostare la ratifica dell’accordo per l’Aja ad un momento successivo all’applicazione del «pacchetto» per facilitare l’approvazione, da parte vostra, di tutto il «calendario». Ma non vi è dubbio che questa nostra concessione è importante ed aumenta, in modo sostanziale, l’indubbio squilibrio quantitativo e temporale, fra le prestazioni italiane e quelle austriache.

TOSCANO: Non crede il Ministro Toncic che proprio il fatto che austriaci e altoatesini temano che la Corte dell’Aja si dichiari competente a giudicare dell’applicazione delle nuove misure, prova che tali nuove misure superano il contenuto dell’accordo De Gasperi- Gruber?

TONCIC: Ma perché non volete ammettere che la ratifica dell’accordo per l’Aja possa avvenire dopo la quietanza?

TOSCANO: Spiega le ragioni che impediscono al Governo italiano di contravvenire la volontà del Parlamento di non internazionalizzare le nuove misure. Il fatto perche le progettate leggi disciplinino automaticamente il problema dei regolamenti di esecuzione dovrebbe facilitare l’accettazione austriaca anche in materia di ratifiche: avremo, in quel momento, già fatto tutto ciche ci compete.

TONCIC: Chiede spiegazioni sulla procedura automatica.

TOSCANO: Spiega la procedura prevista, che è dettata dal desiderio di evitare ritardi e controversie ulteriori. Bisogna tener presente che è possibile ritardare l’emanazione dei regolamenti, ma che non si possono fare regolamenti contrari alla legge. Comunque, in questo secondo caso, la Provincia potrà sempre ricorrere alla Corte Costituzionale. Il problema non è di avere un regolamento buono o cattivo, ma è di non avere affatto un regolamento. A Londra abbiamo spiegato che si trattava di una concessione fondamentale che facevamo, pur di evitare discussioni sulla determinazione del momento di esecuzione del pacchetto. Infatti, le stesse leggi costituzionali conterranno le norme relative ai regolamenti, con la concessione di principio già fatta solo per due casi eccezionali alla Provincia di Bolzano. Con la nuova formula, tutti avranno interesse a fare i regolamenti al pipresto. Come contropartita perla quietanza ci deve essere data automaticamente dopo la legge.

TONCIC: Perché volete prevedere che la procedura automatica abbia tre fasi se non vi sono rischi che il regolamento non venga fatto?

GAJA: Spiega che, proprio la divisione della procedura automatica in tre fasi permette di garantire che i regolamenti saranno fatti al pipresto possibile, con una equilibrata distribuzione di responsabilità. Lo stesso Stato italiano deve essere in grado di emanare i regolamenti anche in caso di ostruzionismo da parte della Commissione paritetica.

TOSCANO: Vi è un elemento su cui dovete riflettere. Perché, sui famosi due casi (edilizia e scuola) sempre ricordati, non sono stati fatti i regolamenti? Perché non si possono fare regolamenti contro la legge.

TONCIC: Va bene. Possiamo ammettere che la quietanza vi deve essere data dopo 21 giorni. Ma voi volete la ratifica dopo 20 giorni. Su cinon posso seguirvi perché sarebbe squilibrato.

TOSCANO: Non c’è squilibrio affatto; e se c’è squilibrio, si tratta di uno squilibrio a vostro favore.

HAYMERLE: Ma noi non colleghiamo la quietanza e la ratifica. Saranno solo due procedimenti paralleli, connessi tutti e due indipendentemente coll’esecuzione del pacchetto.

TOSCANO: Si potrebbe magari comprendere che voi chiediate di effettuare simultaneamente la quietanza ed il trattato di amicizia. Se voi insistete invece per effettuare simultaneamente quietanza e ratifica, date l’impressione, da un lato, che mirate a modificare l’accordo De Gasperi- Gruber, dall’altro, che avete delle altre riserve mentali.

TONCIC: È nello spirito in cui si sono svolti i nostri contatti che noi dobbiamo avere «equal chances» per il pacchetto davanti alla Corte. Insistiamo per questo perché la «quietanza» e la ratifica dell’accordo per l’Aja siano simultanee.

HAYMERLE: Si tratta, come ho detto, di due azioni indipendenti anche se legate

allo stesso evento.

TONCIC: Voi temete che noi, al momento opportuno, non vi diamo la quietanza. Ebbene, voglio disperdere la vostra sfiducia. Noi abbiamo interesse a darvi la quietanza prima dello scambio delle ratifiche per l’accordo dell’Aja, proprio perché cirafforzerebbe la nostra tesi.

GAJA: Se è così, non si capisce perché voi vi opponiate al calendario da noi proposto.

TONCIC: Proporrei che lo scambio delle ratifiche abbia luogo non dopo 21 giorni dall’attuazione del pacchetto e che la quietanza sia rilasciata entro 21 giorni.

GAJA e TOSCANO: No, al massimo si potrebbe immaginare (ma si tratta di un’idea personale che dev’essere sottoposta alle competenti istanze) che lo scambio delle ratifiche abbia luogo il ventesimo giorno dopo la pubblicazione delle leggi e la quietanza sia rilasciata entro 21 giorni. In ogni caso il termine per lo scambio delle ratifiche deve precedere di almeno 24 ore quello della quietanza.

HAYMERLE: Ma chi ci garantirebbe che le vostre leggi saranno soddisfacenti?

TOSCANO: Non vi sono problemi per il pacchetto e per la sua attuazione. Non vogliamo avere nuove discussioni e richieste di altri chiarimenti, ma faremo tutto ciche è stato promesso o concordato. Rimane il problema della comunicazione di fatto, e non formale, del pacchetto stesso. Per ora vi possiamo dire che non puessere fatta dal Ministero Esteri. Troveremo altre strade.

TONCIC: Perché non ratificate l’art. 46 della Convenzione di Strasburgo sui diritti umani?

GAJA: Non è escluso che lo possiamo fare un giorno. Ma questa materia di ricorsi individuali al Consiglio d’Europa è molto delicata. Ed il vederla sollevata in questo contesto non puche renderci guardinghi data la possibilità di un uso non giuridico, ma politico di tale facoltà.

TOSCANO: Del resto, perché volete andare indietro? Avete uno statuto speciale che non esiste altrove. Una richiesta del genere pusolo suscitare diffidenza da parte nostra perché apparentemente sarebbe inspiegabile.

TONCIC: Veniamo ora al punto cruciale. Sono dell’opinione che l’incontro fra esperti penali è stato utile. Ma non possiamo prevedere oggi delle misure come nel 1933-1935. Non possiamo, inoltre, fare nulla che possa sembrare fatto sotto pressioni esterne. Abbiamo studiato la possibilità di fare qualcosa nel nuovo Codice Penale. Ma cirichiederebbe vari anni (probabilmente 3). Non possiamo fare nulla ora nel campo della legislazione penale. Vi è tuttavia un’altra strada che credo fruttuosa e che dà buoni risultati: quella di Zurigo. Possiamo estendere tale collaborazione nel campo dell’azione delle due Polizie.

GAJA: Non puessere soddisfatto per varie ragioni. Non v’è dubbio che quanto è stato fatto finora da parte austriaca è insufficiente; e che non possiamo accettare la risposta austriaca secondo la quale non si pufare di pi Anzitutto, la posizione di Vienna anche prima dello scorso giugno non era diversa. Eppure, dopo luglio, e cioè dopo il nostro veto alla CEE, nuove misure sono state prese, che prima sembravano od erano state dette impossibili. A Londra abbiamo spiegato con ampiezza perché l’atteggiamento austriaco sul terrorismo è inaccettabile e non costruttivo. Non è il caso di ritornare ora su tale esposizione. Sta di fatto che l’incontro fra esperti di diritto penale ha rivelato che vi sono lacune nel sistema giudiziario austriaco, che si riflettono negativamente sulla capacità di lottare contro il terrorismo. Noi non vogliamo dire in dettaglio come tali lacune possano essere eliminate. Non vogliamo interferire in questo colla libertà di scelta del Governo austriaco. Abbiamo tuttavia diritto di dire che queste lacune esistono, e che non possiamo ammettere che il Governo di Vienna si valga di esse per sottrarsi ai suoi obblighi internazionali, che sono chiarissimi. Quanto agli incontri tecnici di Zurigo, i loro risultati sono stati minimi. Continuando come nel passato, non si vede a quali risultati si possa giungere per questa via.

TOSCANO: Vuole aggiungere quattro argomenti:

- - - -

TONCIC: Possiamo attenerci ai principi che ho esposto perché da noi tutti pensano che sia sufficiente ed essenziale concentrare tutti i nostri sforzi sulle misure di polizia e sulla collaborazione fra le due polizie.

TOSCANO: L’effetto della legge penale ha un valore psicologico importante, che non è dato dalle azioni di polizia. Tutti gli studiosi del diritto penale lo riconoscono. Altrimenti, perché fare delle leggi penali, se ci si potesse accontentare di misure di polizia? Prevenire è certo importante; né si pudire che lo facciate abbastanza. Tuttavia, quando la prevenzione non basta, quid agendum? Comunque, il fatto è che se vi chiedessimo di preparare un elenco delle pene erogate ai terroristi inviati dinanzi alle Corti austriache vi trovereste in grande imbarazzo per la sproporzione tra attentati e condannati.

TONCIC: Questo riguarda soprattutto i giurati.

GAJA: Non solo i giurati, ma anche la vostra magistratura specialmente inquirente. Abbiamo constatato e fatto rilevare talvolta che i capi d’accusa si riferivano spesso ad aspetti laterali dei crimini commessi.

TOSCANO: Potrei anche scordare le nostre conversazioni in New York, allorché riconosceste la necessità di nuove leggi antiterroristiche. Il fatto è che la vostra posizione odierna rende impossibile al Governo italiano di presentarsi al Parlamento per fare votare le nuove misure al fine del superamento della controversia internazionale.

GAJA: Fa presente due punti:

1) la dichiarazione dello stesso Ministro Toncic alle Nazioni Unite secondo cui non vi sarebbe alcuna prova che gli attentatori provengono dal territorio austriaco è manifestamente falsa, perché smentita dalle risultanze di vari processi svoltisi davanti a tribunali austriaci, ed in particolare di quello dinnanzi alla Corte di Linz. Tale affermazione austriaca – anche attenuata in questi ultimi giorni – impedisce al Governo di Vienna di prendere misure effettive nei confronti dei terroristi, perché se lo facesse smentirebbe la sua stessa posizione ufficiale. Questo è un elemento grave e preoccupante nell’atteggiamento austriaco, che denota una decisione di non fornirci alcuna effettiva collaborazione.

2) Queste considerazioni valgono per la parte, per così dire, subbiettiva del problema. Dal punto di vista oggettivo, non v’è poi alcun dubbio che la legislazione austriaca si adatta male alla repressione di alcuni aspetti connessi con l’attività terroristica. Da questo punto di vista, l’appunto Vassalli(11) contiene alcune prime indicazioni (che potranno essere ampliate e completate), di carattere quanto mai probante. È nell’interesse stesso dell’Austria di ovviare a tali manchevolezze del suo sistema penale.

È infine chiaro che, senza fatti nuovi, che provino la volontà effettiva del Governo austriaco di combattere il terrorismo, è illogico pensare che il Governo italiano possa ritirare il suo veto a trattative fra l’Austria e la CEE. Da parte nostra, non si pufar altro che attendere un gesto adeguato da parte di Vienna.

Del resto c’è un elemento, di per sé di minore importanza, che pudare un’indicazione effettiva dell’impegno e della capacità del Governo austriaco di lottare contro il terrorismo: è quello delle iscrizioni anti-italiane sulla strada del Brennero.

TOSCANO: Se non togliete le iscrizioni, voi aiutate il terrorismo. Noi potremmo anche essere pronti a definire la controversia prima delle nostre elezioni generali, pur sapendo che il vostro Governo ha una così piccola maggioranza. Ma, se non prevedete misure legislative e siete addirittura incapaci di evitare le iscrizioni scoraggerete definitivamente ogni proposito del genere, giacché ci troveremo di fronte ad una enorme debolezza od a una cattiva volontà da parte vostra.

TONCIC: Aveva l’impressione che le iscrizioni fossero state cancellate. Si informerà se cinon è avvenuto. Ora, dopo l’incontro di Innsbruck ed in base ai suoi risultati, da parte austriaca si prenderà posizione sui sei punti menzionati al termine dell’incontro di Londra.

GAJA: Nonché sul promemoria Vassalli.

TONCIC: Concorda, anche se Liebscher ritiene che sia facile rispondervi. Comunque pensa che la risposta austriaca non potrà essere data, ormai, prima di Natale(12).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967.


Vedi D. 315.


Vedi D. 300.


Vedi D. 4.


Vedi D. 318.


Vedi D. 297.


Vedi D. 153.


Vedi D. 314.


Vedi D. 270. 10 W. Pfaundler, Stirol: Versprechen Und Wirklichkeit; Mit 2 Kt., Vienna, Frick, 1958.


Vedi D. 307, Allegato II. 12 Per il seguito vedi D. 321.

318

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto urgente 44504/885. Vienna, 15 dicembre 1967 (perv. ore 13).

Oggetto: Questione Alto Adige.

Ho visto ieri sera ad un ricevimento Klaus il quale mi ha detto quanto segue:

- A Innsbruck ci si è scontrati contro l’opposizione testarda di pochi sudtirolesi, male informati e spesso in mala fede;

- Anche Wallnoefer è per una rapida conclusione del negoziato (infatti egli ha fatto dire da Nayer al corrispondente del «Corriere della Sera» di essere preoccupato delle reazioni italiane e che vorrebbe spiegare il punto di vista tirolese al pubblico italiano in una intervista);

-È stato impossibile chiarire a un’assemblea troppo numerosa tutte le sottigliezze della soluzione cui ci si è avvicinati nelle conversazioni di Londra e di Parigi(2) (gradirei qualche informazione sul colloquio Toncic- Gaja) di qui l’idea del Sottocomitato tripartito;

- -

- Il Sottocomitato dovrebbe terminare i suoi lavori al pipresto.

Klaus, che mi parlava alla presenza del Nunzio Apostolico, mi è parso non tanto ottimista quanto deciso a ottenere che si arrivi in porto. Pipessimista egli era apparso ieri mattina al corrispondente della «Neue Zcher Zeitung» con il quale si era soprattutto lamentato del fatto che Magnago non sa quello che vuole.

Toncic che era allo stesso ricevimento mi ha detto che domani e forse dopodomani vi saranno riunioni interne (probabilmente fra Ministri) per decidere il da farsi. Egli mi darà comunicazione dei risultati, e mi ha anticipato come probabile la richiesta da parte austriaca di alcune modifiche alla soluzione studiata negli ultimi giorni. Mi ha detto che la giornata di Innsbruck era stata molto dura ma non inutile.

Secondo Manca e il corrispondente del «Corriere della Sera» che era ad Innsbruck l’idea del Sottocomitato speciale è stata di Wallnoefer, preoccupato che si rivelasse apertamente la divergenza di posizioni fra tirolesi e una SVP disunita. Ambedue mi dicono che le nostre pretese in materia di nuove leggi sul terrorismo sono state generalmente giudicate «unwuerdig» per un Paese di vecchia civiltà come l’Austria. Tuttavia Toncic ha detto ieri al corrispondente della «Stampa» di deplorare vivamente il discorso fatto a Monaco dal Ministro della Giustizia Klecatsky(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/8.


2 Vedi DD. 314 e 317.


3 Con T. segreto 44551/888 del 15 dicembre, Ducci informava che la Ballhaus desiderava approfondire le questioni rimaste aperte nel Sottocomitato tripartito i cui due membri governativi non erano stati ancora nominati e che istruzioni sarebbero state inviate a Lenthal dopo Natale (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 1, s.p.).


4 Per il seguito vedi D. 321.

319 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI, GAJA,

ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

L. segreta strettamente personale 110/599. Roma, 16 dicembre 1967.

[...]

per quanto disorganizzata sia l’Amministrazione austriaca, non posso pensare che essa non giunga a registrare le telefonate fatte dall’Ambasciatore d’Italia a Vienna al Ministero. Per questo, mi sembra che l’uso del telefono dovrebbe essere evitato in comunicazioni riservate: e soprattutto in quelle da cui possa risultare un dissenso di opinioni, che del resto mi pare si debba riportare principalmente a mancanza di complete informazioni sulla situazione. Vengo in particolare al problema della nostra richiesta di misure contro il terrorismo, vorrei solo rilevare che essa non è dovuta a me o a questo Ministero, ma è il risultato di una precisa decisione del Governo (Comitato dei Ministri del 5 dicembre

u.s.2 presieduto dall’On. Presidente del Consiglio, con la partecipazione di Nenni, Fanfani, Taviani, Reale, Piccioni, Andreotti, Colombo), presa tenendo conto non solo delle possibili reazioni austriache, ma soprattutto dell’opinione pubblica italiana.

Se, infatti, sulla questione della chiusura della controversia, possono esservi posizioni, sul piano politico, che non collimano perfettamente l’una con l’altra, un punto nel quale si riscontra unanimità di consensi in tutti i settori politici è proprio quello della necessità di lottare contro il terrorismo e di esigere che l’Austria adotti misure adeguate sul piano legislativo e sul piano pratico (cioè della esecuzione delle leggi), concretamente rivolte a tal fine.

La nostra posizione è giustificata dalla semplice constatazione dei fatti; i quali dimostrano l’assoluta carenza delle autorità austriache sia per la repressione che per la prevenzione del terrorismo. Dal 1962 ad oggi si sono avuti 9 attentati che hanno provocato vittime per un totale di 18 morti. Senza considerare l’attentato di Trento del 30 settembre u.s., circa l’autore del quale non si ha ancora notizia, i responsabili degli altri 8 attentati, tutti identificati da parte italiana, sono 13, dei quali 11 vivono attualmente in Austria. Di questi soltanto 5 sono in attesa di giudizio, mentre gli altri sono in libertà. Dei 5 terroristi in attesa di giudizio si ignora di quale reato saranno incriminati e cioè se di omicidio oppure soltanto di possesso di armi, cioè se saranno passibili di gravi pene oppure di pene irrisorie.

Nel campo della prevenzione del terrorismo, risulta che misure di pubblica sicurezza sono state prese soltanto nei confronti di Klotz e soltanto in questi ultimi mesi. Per gli altri terroristi altoatesini rifugiati in Austria, come pure per le persone sospette

o indiziate di terrorismo, austriache o straniere, nulla risulta che sia stato fatto. La cattura di Steger e di Oberleiter (due pericolosissimi terroristi del gruppo dei quattro della Valle Aurina) non è stata ancora effettuata, con il pretesto della loro irreperibilità, benché da varie fonti risulti che essi svolgono in Austria un lavoro regolare, assistono a manifestazioni sportive, ecc.

Non voglio dilungarmi su questo argomento, anche per non ripetere cose già note

– a te, penso, piche a qualunque altro. Comunque, credo che sia logico che senza l’adozione, da parte dell’Austria, di adeguate misure contro il terrorismo, non vi possono essere mutamenti nell’atteggiamento dell’Italia nei confronti dell’associazione dell’Austria alla CEE. Senza tali premesse, del resto, l’atmosfera dei rapporti fra i due Paesi non pucerto divenire tale da rendere possibile la chiusura della controversia altoatesina. Per noi, accettare di concluderla, non senza sacrifici, senza nemmeno un gesto concreto che significhi reale condanna e scissione di responsabilità da parte del Governo austriaco nei confronti del terrorismo, significherebbe preparare a noi stessi le piamare sorprese per il prossimo futuro.

Se le tue vedute su tale argomento non sono in armonia con la linea finora da noi seguita, puoi certo esporle, unitamente a tutte le ragioni che a parer tuo giustificano la tua tesi. Gradiremmo tuttavia che la tua Ambasciata ci facesse anzitutto pervenire elementi in merito alle carenze delle autorità austriache nel campo della prevenzione e della repressione del terrorismo, le motivazioni di sentenze che prevedono assoluzioni

o comminano pene irrisorie, nonché gli altri elementi di informazione relativi al recente processo contro i terroristi Larch, Obexer e Ausserer, richiesti con telegramma n. 3373.

Prima di chiudere l’argomento non posso fare a meno di dirti che ho sentito non senza sorpresa la tua affermazione secondo la quale con la richiesta di misure contro il terrorismo, da parte italiana si lede la dignità di un piccolo Paese. In primo luogo, mi sembra che la vera dignità di un paese la si tuteli meglio prendendo misure contro il terrorismo, che rifiutando di far qualcosa di piche semplici deplorazioni vaghe e verbali. Vorrei aggiungere che, se è in giuoco la dignità di qualche paese, è proprio quella dell’Italia, che è certo offesa dalla noncuranza di Vienna la quale oltre tutto, non tiene alcun conto delle nostre reiterate proteste, limitandosi a prendere misure di scarsa o di nessuna conseguenza pratica, oppure destinate a gettare polvere negli occhi (vedi dispiegamento di truppe alla frontiera), ma evitando accuratamente di colpire il terrorismo nelle persone dei suoi principali organizzatori ed agenti.

Non posso ancora inviarti le nostre impressioni circa la recente riunione di Innsbruck, perché da parte austriaca non abbiamo avuto alcuna comunicazione ufficiale in merito. La stampa e lo stesso Loewenthal lasciano pensare a nuove e maggiori richieste austriache. Non appena possibile ti invier– oltre a tali elementi – un appunto sul colloquio da me avuto a Parigi col Ministro Toncic(4), nonché un appunto sulla riunione dei dirigenti delle polizie italiana ed austriaca, che ha avuto luogo a Zurigo il 15 dicembre u.s.

Riferendomi, in particolare, alle informazioni qui ricevute in merito al convegno di Innsbruck(5), mi sembra particolarmente attuale il problema dell’effettiva possibilità per il Governo austriaco di giungere in questo momento alla chiusura della controversia. Secondo quanto tu stesso a suo tempo hai riferito e secondo quanto ci è stato confermato da fonte quanto mai autorevole, Kreisky vedrebbe con favore un rinvio della chiusura al 1970. In queste condizioni il partito al Governo dispone – da solo – di una maggioranza irrisoria (che in particolare, non sarebbe efficace per la questione altoatesina, data la presenza nel gruppo ÖVP di numerosi estremisti). Gradirei conoscere il tuo pensiero riguardo alle possibilità e alle intenzioni dell’attuale Governo di giungere alla chiusura della controversia, in quanto il tentativo di riaprire la discussione sul pacchetto e l’atteggiamento, in genere, dei rappresentanti austriaci lasciano pensare che, come è avvenuto all’inizio del 1965, Vienna stia solo cercando pretesti per rinviare la chiusura, addossandone naturalmente la responsabilità all’Italia.

P.S. Ti accludo un appunto sull’incontro di Zurigo(6), che mi è pervenuto in questo momento(7).

[Roberto Gaja]


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1131.


2 Vedi D. 311.


3 T. segreto 23460/337 del 4 dicembre, non pubblicato.


4 Vedi D. 317.


5 Vedi D. 318.


6 Appunto di Fenzi del 16 dicembre 1967 sul 6° incontro tecnico fra dirigenti della polizia italiana ed austriaca (Zurigo, 15 dicembre 1967), non pubblicato.


7 Per la risposta vedi D. 323.

320

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI,

ALDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. 3764. Vienna, 16 dicembre 1967.

Carissimo Roberto,

come ti ho preannunciato telefonicamente, la mia conversazione di ieri con Haymerle non ha avuto spunti troppo incoraggianti; ma va tenuto conto anche della cautela con cui Haymerle si esprime, e che lo fa rassomigliare ad un uomo che cammini fra

le uova. Tengo anzitutto a correggere qualcosa che ti avevo detto ieri, avendolo controllato

con Haymerle stamani. Toncic e Haymerle non pensano che tu sia rimasto convinto

della loro proposta di dar luogo contemporaneamente alla quietanza e all’entrata in vigore dell’accordo sull’Aja; sono convinti tuttavia che tu hai loro promesso di studiare questa formula senza un pregiudizio sfavorevole.

Haymerle mi ha fatto una lunga tirata polemica sul fatto che, dopo un nostro iniziale rifiuto a discutere con gli austriaci i risultati dei lavori della Commissione dei Diciannove, il Ministro Piccioni acconsentì a quelli che si chiamavano «sondaggi». Ora il pacchetto è stato «sondato» per il 90%: resta il 10%, e cioè le ultime cose concesse a Magnago dopo il fallimento dell’Accordo Saragat- Kreisky(2). Non si vede perché si vogliano usare due pesi e due misure.

Su questo punto ho detto a Haymerle che non vedo alcuna conciliazione possibile, anche se probabilmente poteva essere trovata un’altra formula per la comunicazione de facto del pacchetto. (Mi sarebbe gradito conoscere, per mia norma di linguaggio, che cosa si opponga ad una eventuale comunicazione «di cortesia» – anticipata di una quindicina di giorni – del testo del discorso che il Presidente del Consiglio farebbe al Parlamento, se tale discorso contenesse un elenco delle misure del pacchetto, o se contemporaneamente ad esso tale elenco venisse distribuito ai nostri Parlamentari).

Un altro problema di cui Haymerle mi ha fatto cenno è che ci vorranno domandare dei chiarimenti sulla Commissione paritetica per la predisposizione dei disegni di legge del pacchetto. Tale questione sarebbe connessa con quella dell’«automatismo» del rilascio dellaquietanza: terreno sul quale non sono riuscitoa seguire Haymerle non comprendendo che cosa avesse in mente.

La situazione è comunque la seguente: in riunioni interministeriali si stanno ora esaminando i sei punti rimasti aperti dopo la seconda riunione di Londra(3). Haymerle non ha voluto dirmi se i risultati di questo esame verranno presi in considerazione da una riunione interministeriale al livello politico.

Altrettanto non-committal egli mi è parso circa l’influenza dei lavori della Ballhaus sul Sottocomitato tripartito e viceversa. In materia di componenti governativi di tale Sottocomitato egli ha potuto solo confermarmi che Kirchschläger, il cui cuore sembra di nuovo assai affaticato, non sarà uno di essi. Probabilmente ne farà parte Mlauer, qualche anno fa Console Generale a Milano, che ha sostituito Schiller all’Ufficio S()T(i)r(ol).

Sono rimasto d’accordo con Haymerle che gli telefonerò martedì pomeriggio al mio ritorno da Graz, ove mi reco lunedì in visita ufficiale, per sapere se vi sia qualcosa di nuovo(4).

Credimi

[Roberto Ducci]


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 Vedi D. 4.


3 Vedi D. 314.


4 Per la risposta vedi D. 322.

321

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 45110/899. Vienna, 20 dicembre 1967 (perv. ore 16).

Oggetto: Questione Alto Adige.

Toncic mi ha convocato stamani e mi ha detto che voleva darmi la sua interpretazione degli sviluppi che hanno fatto seguito al suo incontro a Parigi con Gaja e Toscano(2).

Proprio in quei giorni una forte campagna si sviluppnel Tirolo e in Alto Adige contro la soluzione che era allo studio. I principali ispiratori erano Dietl, Gschnitzer e Ritschel. Essa non fu senza influenza, soprattutto nel Tirolo: ciche spiega lo spirito bellicoso con cui si aprì la riunione di Innsbruck(3). Fu quindi necessario per Wallnoefer prendere una posizione tattica intermedia, che ha poi portato alla istituzione del Sottocomitato tripartito.

Toncic ritiene che il risultato di Innsbruck non sia stato interamente negativo. È stato bene che gli oppositori si sfogassero, ed è necessario ed inevitabile che egli li informasse delle grandi linee delle discussioni in corso.

Toncic (come già Klaus) è molto contento che oltre a Mitterdorfer l’altro altoatesino sia Brugger; quest’ultimo ha delle strane idee in materia di Consiglio d’Europa, ma a differenza di Dietl e Benedikter vuole l’accordo.

Il Sottocomitato si radunerà nella settimana dopo Natale a Salisburgo(4), dove Toncic passa le vacanze. Accompagneranno Toncic Haymerle e Muellauer, mentre i rappresentanti tirolesi saranno Kathrein e Stadlmayer come già comunicato. Toncic si rallegra che non sia stato scelto il Prof. Ermacora. Mi ha con l’occasione detto che egli ha fatto sostituire con Muellauer il Capo dell’ufficio Sudtirolo Ministro Schiller, perché questi non era abbastanza cooperativo.

Toncic ha poi sollevato quella che a lui sembra la questione principale e cioè la comunicazione del pacchetto. I sudtirolesi di ogni credo insistono su questo, ed egli si augura che da parte nostra si trovi una formula accettabile per tutti e due. Egli mi ha dichiarato che il Governo austriaco si impegnerebbe a non fare atto della comunicazione del pacchetto con una «azione concludente» da invocare di fronte alla Corte di Giustizia per ottenere che essa si dichiari competente a giudicare della osservanza o meno di esso da parte dell’Italia. Gli ho naturalmente detto che, a parte il fondo della questione, il diritto internazionale non conosce promesse verbali; sul che Toncic mi ha detto che farà studiare come il Governo austriaco potrebbe dare a quello italiano una garanzia internazionalmente valida anche per i Governi dell’avvenire.

Tralascio di riferire quanto ho detto a Toncic circa la strada pisbagliata su cui il Governo austriaco si è messo. Toncic si trincera costantemente dietro l’assoluta necessità politica per il Governo di Vienna di ottenere una formula che sia accettabile alla maggioranza tirolese e quindi implicitamente alla maggioranza della SVP.

Tuttavia egli mi ha ripetuto che il Sottocomitato deve servire a lui per convincere sudtirolesi ed altoatesini e non viceversa.

Oggi stesso d’altronde il Cancelliere e lui parleranno off the record ai principali direttori dei giornali per fare loro il punto della situazione.

La questione delle garanzie da dare contro il terrorismo è allo studio: Toncic mi ha accennato che Hetznauer è ora d’accordo per utilizzare tutte le possibili misure amministrative. Si vorrebbe mandare alla prossima riunione di Zurigo lo stesso Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Seiler.

Infine Toncic mi ha fatto un accenno a delle difficoltà che Magnago troverebbe attualmente nel seno della SVP circa le intenzioni del Governo italiano per quanto riguarda la collaborazione degli altoatesini alla redazione delle leggi sull’autonomia. Toncic ne parlava con molta cautela: né io ho ritenuto molto opportuno addentrarmi nell’argomento.

318) ebbe luogo a Salisburgo il 29 dicembre e riesaminò tutte le questioni già discusse ad Innsbruck (TT.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/6.


2 Vedi D. 317.


3 Vedi D. 318.


4 La riunione del «Comitato dei Sei» ‒istituito al termine della Conferenza di Innsbruck (vedi D. 45829/912 e 45997/916 rispettivamente del 28 e del 29 dicembre, in Telegrammi ordinari 1967, Austria arrivo, vol. III). Il 6 gennaio Ducci riferì di non essere stato ancora informato ufficialmente del contenuto di tale incontro (vedi D. 330).

322 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI, GAJA,

ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

L. 120/2100. Roma, 20 dicembre 1967.

Carissimo Roberto, rispondo alla tua lettera del 15 corrente(2). Ti unisco anzitutto copia del verbale della conversazione che con Toscano ho

avuto con Toncic e con Haymerle a Parigi l’11 corrente(3). Come vedrai, si è parlato di vari problemi, che erano stati già toccati in gran parte, e piampiamente, a Londra(4); e gli austriaci hanno concluso promettendo di prendere definitivamente posizione subito dopo Natale.

Vorrei aggiungere alcune considerazioni che mi sono dettate da certe espressioni della tua lettera. Innanzitutto, nell’atteggiamento che Toscano ed io prendiamo nelle conversazioni con gli austriaci non v’è nulla di facoltativo o di arbitrario, dato che agiamo esclusivamente sulla base di precise istruzioni del Comitato dei Ministri. Cinon ci consente di fare alcuna concessione al di là della linea decisa dal Governo.

Per evitare equivoci converrebbe che tu tenessi presente che le istruzioni del Governo non possono essere mutate che da un successivo Comitato dei Ministri: e che nel frattempo dobbiamo attenerci tutti ad esse senza dare ai nostri avversari l’impressione di possibili modificazioni. Nei casi in cui tu non sia – o non possa essere messo tempestivamente – al corrente di dette istruzioni, sarà bene evitare di discutere punti di dettaglio con gli austriaci, i quali deliberatamente sono alla ricerca di posizioni di disturbo. Un altro esempio, vistoso, di questa tattica, è dato dal telespresso n. 6404/1812, in data 16 dicembre, di Innsbruck(5).

Per quanto concerne la tua ultima conversazione con Haymerle, rilevo intanto:

a) come vedrai dal verbale accluso, certamente non sono stato e non potevo

essere convinto della proposta Toncic- Haymerle sulla contemporaneità della quietanza

e dello scambio delle ratifiche perché le istruzioni erano e sono di non accettarla. La formula migliore esaminata a Parigi era invece la seguente: scambio delle ratifiche 20 giorni dopo la pubblicazione delle leggi sulle nuove misure; quietanza entro 21 giorni dalla pubblicazione delle stesse leggi. Ma vedo che Haymerle non te l’ha neppure menzionata: ed è strano che oggi egli ritorni su di una proposta che da noi è stata nettamente respinta sia a Londra che a Parigi, come se nulla fosse. Eravamo noi ad

aver avuto l’impressione che Toncic ed Haymerle avessero accolto, sia pure a titolo

personale, la formula di Parigi.

b) Il Ministro Piccioni non acconsentì a nessun sondaggio nel senso a te indicato da Haymerle. Basta rileggere il testo delle dichiarazioni ufficiali da lui pronunciate a Ginevra all’inizio del suo ultimo incontro col Ministro Kreisky. Non posso d’altra parte seguire una tesi del genere di quella che ti è stata proposta da Haymerle perché essa equivale alla richiesta di una nostra capitolazione totale. Si potrebbe dire, anzitutto, che, avendo il tuo interlocutore ottenuto già il 90% (che non è poco), non siamo disposti a concedergli il restante 10%. Ma il vero problema, de quo agitur, non è quello della comunicazione del pacchetto: è quello della sua definitività. Rilevo a questo proposito che quanto Haymerle ti ha detto è inesatto e tendenzioso: e richiederebbe una pronta messa a punto. Il pacchetto è stato sondato completamente cogli austriaci. Esso non è, infatti, quello del 1964 «con le ultime cose concesse a Magnago»: esso è quello del luglio 1966(6) cui si sono aggiunti solo i «chiarimenti» richiesti da Magnago(7).

Se volessimo essere formali, si pudire che i chiarimenti non modificano il pacchetto. Se vogliamo guardare alla sostanza, si puaffermare che gli austriaci conoscono perfettamente anche i chiarimenti; e questi «chiarimenti» sono stati preparati piad Innsbruck che a Bolzano. Quello che si vuole, ora, è una comunicazione di tutto il testo. Noi non abbiamo nulla in contrario a che essa abbia luogo, ma non possiamo accettare che, attraverso tale procedura, gli austriaci ottengano l’internazionalizzazione del «pacchetto» e soprattutto che, con questa tecnica, tendano ad una ulteriore revisione e ad un ampliamento del pacchetto.

c) Il problema del discorso dei due capi del Governo è già stato deciso in sede tecnica. Non vi sarà bisogno di nessun atto supplementare di cortesia perché la parte centrale e tecnica di entrambi i discorsi sarà testualmente concordata fra gli esperti.

Questo è un altro dei tipici esempi del metodo di Haymerle, il quale – come ho già

rilevato sopra – mira a creare confusione ridiscutendo con te problemi già risolti altrove. Così, anche per quanto concerne il cosiddetto problema dell’automatismo, non vi dovrebbe essere nessuna questione, possedendo gli austriaci il testo della formula discussa a Londra, precisata a Parigi ed elaborata alla Farnesina da una apposita commissione di esperti dietro suggerimento del prefetto Giovenco.

d) La consegna del pacchetto sarà da noi fatta seguendo una procedura che eviti nel modo piassoluto un impegno giuridico del Governo italiano. La scelta di tale procedimento de facto non dovrebbe presentare nessun serio problema. Da parte nostra, come intendiamo eseguire i nostri impegni, ci rifiutiamo nel modo piassoluto di accettare di ridiscutere anche la minima parte del pacchetto. L’insistenza austriaca appare sospetta e certo mira a riaprire la discussione.

Non ti nascondo che la nostra impressione qui, soprattutto dopo le dichiarazioni di Kreisky dell’altro ieri, è che l’attuale Governo di Vienna non è in grado di chiudere la controversia – non essendo in grado di accettare la soluzione attuale o di respingerla. Cilo costringe a cercare di prender tempo, tirando continuamente fuori nuovi pretesti e nuove pretese, fino a che vi saranno canali, in Italia o all’estero, pronti a prenderle per buone(8).

Credimi, con molti affettuosi auguri tuo

Roberto


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 In realtà del 16 dicembre, vedi D. 320.


3 Vedi D. 317.


4 Vedi D. 314.


5 Manca di Villahermosa riferiva di un colloquio con Nayer, direttore della «Tiroler Tageszeitung», che gli aveva enumerato le condizioni senza le quali «in Austria a nessun uomo politico responsabile, a qualunque partito egli appartenga, si potrebbe chiedere di sottoscrivere un accordo con Roma» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 3, pos. AA 2/8).


6 Vedi D. 153.


7 Vedi D. 194.


8 Per la risposta vedi D. 326.

323

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI,

ALDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. segreta personale. Vienna, 23 dicembre 1967.

Carissimo Roberto, rispondo alla tua lettera segreta e strettamente personale n. 110/599 del 16 dicembre(2). Sarebbe ridicolo pensare che vi possano essere divergenze di vedute fra noi circa

la necessità di lottare contro il terrorismo e di esigere dall’Austria misure adeguate. Ma respice finem … È lecita la discussione dei mezzi per raggiungere questo fine.

- - - -

Puessere qualche volta necessario, in politica estera, nuocere anche ai migliori amici che si hanno in un determinato paese. Ma mi pare che cidebba farsi quando non vi sia altra alternativa. Con richieste di questo genere (e non solo con esse) finiremo col fregare Toncic nonché Bock (e magari Klaus) senza una certezza che i loro successori siano meglio disposti a venirci incontro su questi determinati punti.

(Per quanto riguarda tali successori colgo l’occasione per dirti che a sostituire Bock – bruciato dalla questione del Mercato Comune – andrà con ogni probabilità l’attuale Ministro dell’Istruzione Piffl- Percevic, nato a Merano, che Calenda mi ha sempre descritto come ben poco amico nostro(5). Se Toncic andrà via, l’ipotesi di cui si sente parlare con maggiore frequenza è che si nomini Ministro degli Esteri un alto funzionario della Ballhaus: il peso politico del quale, è ovvio, sarà assai leggero.)

5. Ché se poi con la nostra richiesta agli Austriaci di impegnarsi con noi a fare delle nuove leggi si è avuto in mente da parte di qualcuno di noi di porre questo loro impegno in parallelo con quello nostro di adottare le leggi sull’autonomia della Provincia di Bolzano, in modo da poter servircene come motivo di pressione o di resistenza

o di giustificazione, l’idea è certamente molto raffinata. Ma ammesso che essa esista (il che non credo), il tentativo di applicarla non puin pratica servire che ad un solo scopo effettivo: quello di ritardare, di complicare, ed in definitiva di mantenere acceso il fuoco sotto la coltura dei microbi.

6. Dove invece sono pienamente d’accordo è sul fatto che con le leggi esistenti gli Austriaci hanno fatto ben poco. Naturalmente essi non hanno tutti i torti quando si pongono l’alternativa: o incriminare i terroristi di gravi reati, e sottoporli quindi alle giurie popolari che possono anche assolverli; o accontentarsi di accusarli di reati minori che li espongono pera pene minori. Ma anche ammesso questo, resta che pure i tribunali con gli scabini (e non con le giurie) hanno la brutta abitudine di concedere molte circostanze attenuanti.

Sottopongo tuttavia alle tue meditazioni di storico se vi sia una vera convenienza di fare dei martiri. Il fenomeno del terrorismo è ormai deprecato dalla grandissima maggioranza della popolazione. Gli uomini politici hanno capito che esso fa pimale che bene all’Austria. Gli chansonniers mostrano Andreas Hofer che redarguisce Norbert Burger. Salvo i nazisti e i fascisti (dei quali ve ne saranno sempre, in Austria come in Italia) nessuno dice piuna parola di giustificazione per questi pseudo-eroi. Vogliamo veramente attribuire ad alcuni di essi la corona del martirio, e far trascorrere il dubbio nelle vene anche degli Austriaci meno pro-tirolesi?

Ecco una domanda che sottopongo alla tua attenzione: perché c’è la giustizia in astratto, e c’è o ci puessere l’utilità politica concreta.

- -

Cipone effettivamente il problema se l’accordo si possa fare, e se esso si pufare ora. Tu me lo chiedi alla chiusa della tua lettera. Rispondercon una certa tranquillità in un rapporto al Ministro(7), prendendo lo spunto da quanto Kreisky ha avuto occasione di dirmi in un colloquio di pidi un’ora(8).

Credimi, come sempre, tuo aff.mo

Roberto


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1132.


Vedi D. 319. 3 In realtà del 18 novembre, non pubblicato.


4 Vedi D. 307, Allegato II.


5 Segno di rinvio ad annotazione autografa in calce: «La caricatura che ti allego è significativa». Si tratta di una vignetta dal titolo Pfill subventioniert die FPÖ- Jugend, tratta dall’ «Arbeiter Zeitung» del 14 dicembre.


6 Vedi D. 319, nota 6.


7 Vedi D. 324.


8 Per la risposta vedi D. 327.

324

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. 38642. Vienna, 26 dicembre 1967.

Signor Ministro,

come ho telegrafato, il 22 dicembre(3) sono andato a fare i miei auguri di fine d’anno a Kreisky, col quale ho avuto un colloquio durato oltre un’ora. Esso ha toccato varie questioni, come la situazione dell’Europa dopo il veto francese all’adesione britannica alla CEE (su cui ho telegrafato), la situazione politica interna italiana, i rapporti fra i partiti socialisti europei, la situazione politica interna austriaca.

Su quest’ultimo punto Kreisky mi ha detto che, dopo le vittorie elettorali nel Burgenland, a Salisburgo e nell’Austria Superiore, egli ha fatto estrapolare da un computer tali dati sulla base nazionale: risulta che se si tenessero oggi le elezioni politiche il partito socialista austriaco conquisterebbe la maggioranza, ma soltanto di due voti. A parere di Kreisky una simile maggioranza non è sufficiente per governare da soli. Qualora una simile situazione si verifichi effettivamente nel 1970, si porrà l’alternativa seguente. O farsi dare la fiducia del Parlamento con questo esile margine e poi chiedere al Presidente della Repubblica lo scioglimento della Camera e andare a nuove elezioni. Questa soluzione presenta l’ovvio rischio che il popolo austriaco, interrogato una seconda volta, diminuisca anziché aumentare la maggioranza socialista. L’altra alternativa è evidentemente un Governo di coalizione con i populisti: ipotesi che Kreisky non trova molto piacevole. Egli spera dunque che l’elettorato gli dia nel 1970 una maggioranza di almeno cinque mandati: nel qual caso egli governerebbe da solo.

Da quanto mi ha detto Kreisky mi sembra risultare due cose: la prima è che Kreisky spera al momento attuale di rimpiazzare nel 1970 il Governo monocolore populista con un Governo monocolore socialista. In via subordinata egli conta di avere la maggioranza relativa e quindi la direzione di un Governo di coalizione. È comprensibile che egli speri quindi nel rinvio al 1970 di talune questioni pendenti, tra cui quella dell’Alto Adige.

2. Di quest’ultimo argomento abbiamo evidentemente parlato a lungo. Ero appunto andato da Kreisky per sapere che cosa egli pensi veramente dell’attuale progetto di chiusura della controversia italo-austriaca, e dell’atteggiamento che egli col suo Partito prenderebbe se un accordo su tali basi venisse sottoposto al Parlamento austriaco.

Devo dire che su quest’ultimo punto, e cioè sulla necessità che il Parlamento austriaco voti sulle dichiarazioni che – secondo il calendario operativo – il Cancelliere Klaus dovrebbe fargli, Kreisky non mi è sembrato molto sicuro. Non ha neanche voluto fare ipotesi sull’andamento della votazione, e cioè su un eventuale voto favorevole compatto da parte della maggioranza assoluta populista. Ha soltanto detto che il Gruppo parlamentare socialista è molto pidisciplinato di quello populista.

Dove invece egli mi ha detto di non nutrire dubbi (ed è venuto lui stesso sulla

questione) è il giudizio da darsi del progetto attualmente in discussione. Ho creduto di

capire che, contrariamente a quanto egli lamentava sino a qualche tempo fa, Kreisky è stato informato da Toncic del punto attuale della trattativa. Egli mi ha detto che non considera la soluzione Toncic come una soluzione buona, e che se essa rimane qual è ora non vi sarà dubbio sul suo atteggiamento negativo.

3. Ho chiesto a Kreisky quale fosse la sua critica sostanziale al nuovo progetto, dato che esso non mi sembrava distaccarsi troppo nella sostanza dall’ipotesi di lavoro Kreisky- Saragat(4): salvo che al posto della Corte arbitrale che avrebbe giudicato nel fatto se l’Italia avesse adempiuto alle sue promesse, vi sarebbe stato ora il Governo austriaco cui sarebbe spettato appunto lo stesso giudizio.

Kreisky mi ha replicato che così non era e che la soluzione da lui studiata nel 1964 era assai diversa. Essa prevedeva infatti che dopo il periodo di alcuni anni in cui una corte arbitrale avrebbe giudicato dell’esecuzione del pacchetto da parte italiana sarebbe entrata in vigore la competenza della Corte internazionale dell’Aja: la quale Corte avrebbe potuto giudicare anche gli eventuali appelli austriaci sul pacchetto, ad esempio nel caso in cui l’Italia avesse modificato o annullato alcuni dei provvedimenti sull’autonomia della Provincia di Bolzano. (Riferisco quanto piesattamente possibile ciche Kreisky mi ha detto, o quanto meno ciche ho capito dalle sue parole. Mi astengo dal riportare le mie espressioni di dubbio circa questa interpretazione dell’ipotesi di lavoro Saragat- Kreisky, sia per non far perdere tempo a V.E., sia perché trattasi di cosa ovvia).

La soluzione Toncic ha invece due difetti gravissimi. Il primo difetto è che essa espone il Governo austriaco ai ricatti successivi e crescenti degli estremisti nord e sudtirolesi. La stessa cosa Kreisky mi aveva detto due mesi fa: vedi mio telegramma del 29 ottobre(5). Nella sua soluzione il Governo austriaco avrebbe sempre potuto rispondere agli estremisti che gli contestassero pretese inadempienze totali o parziali da parte italiana: la corte arbitrale giudicherà. Con la formula Toncic il Governo austriaco sarà sottoposto a comprensibili pressioni perché esso trovi dei pretesti per ritardare la quietanza ed il deferimento della vertenza alla Corte dell’Aja. Solo una soluzione come la sua puescludere questo pericolo, egli ha concluso. (Devo ammettere che c’è qualcosa di fondato nella sua critica al nuovo progetto. Ho naturalmente detto a Kreisky che la sua soluzione era forse teoricamente la migliore, ma che aveva il torto di essere stata bocciata dai tirolesi nel 1965. Al che egli ha replicato che oggi le cose sarebbero diverse, date le ulteriori concessioni da noi fatte sul pacchetto: il che mi ha ricordato che anche Haymerle mi ha detto un paio di volte che da parte austriaca non si avrebbe niente in contrario a riprendere per l’ancoraggio la soluzione Kreisky).

Il secondo difetto della soluzione Toncic è che la Corte internazionale di Giustizia non pugiudicare che sull’Accordo De Gasperi- Gruber. Tutte le teorie di Toncic, basate sull’idea che alcuni degli «atti concludenti» renderebbero comunque il pacchetto giustiziabile dalla Corte dell’Aja o quanto meno darebbero all’Austria chances eguali per chiedere che ciavvenga, non valgono nulla. E qui Kreisky ha aggiunto la seguente dichiarazione la quale implicitamente dimostra come egli consideri superabile la prima delle obiezioni fatte. Egli mi ha detto che, qualora il Governo italiano rilasciasse a quello austriaco un’assicurazione di accettare la giudicabilità del pacchetto qualora la Corte dell’Aja lo ritenesse giudicabile nel fissare la propria competenza, egli potrebbe allora approvare la soluzione di cui si sta attualmente discutendo.

Ho espresso a Kreisky tutte le riserve del caso sulla possibilità di uno sviluppo del genere, e gli ho accennato che se da tutte le parti in Austria si continuano ad accumulare ostacoli sulla via di un accordo, si sarebbe potuto pensare di addivenire ad un certo momento ad un’applicazione unilaterale del pacchetto (tesi che si ritrova anche negli articoli di alcuni dei pimoderati e savii pubblicisti austriaci). Kreisky non lo ha negato, aggiungendo che toccava all’Italia decidere: una vera e propria autonomia della Regione di Bolzano (e cioè qualcosa di pidell’attuale pacchetto) adottata unilateralmente; o l’attuale pacchetto ma con una garanzia internazionale efficace, sia nel corso dell’applicazione di esso sia dopo l’applicazione.

Col che mi è sembrato che Kreisky rispolverasse la tattica da lui non senza qualche successo adottata nel 1963; e per conto mio ho preferito chiudere il discorso.

4. Alle ferme dichiarazioni di Kreisky va fatta una certa tara. L’Alto Adige è un argomento su cui egli non riesce ad essere assolutamente obiettivo; e se la prende con tutti coloro, da Toncic a Toscano, che sembrano aver messo in dubbio il buon fondamento o l’onestà della politica da lui seguita a suo tempo. Inoltre egli è il capo dell’opposizione, e non se ne dimentica certo parlando ad un Ambasciatore straniero. Resta quindi ancora da vedere nei fatti quanto la sua posizione sarebbe irremovibile al momento buono.

Ma la conclusione principale che mi sembra possa trarsi dal mio colloquio con lui è che dal ritorno al potere dei socialisti, isolatamente o con i populisti, non abbiamo da sperare niente di meglio. Klaus e Toncic sono quello che sono; ed è anche possibile che essi non abbiano ormai pila forza politica per varare una soluzione per noi accettabile. (Questo punto fondamentale sarà oggetto di un mio ulteriore rapporto(6)). Con i socialisti al potere, o compartecipi di esso, avremo bensì sicuramente una soluzione: bisognerà vedere tuttavia se non dovremo pagarla qualcosa di pi

Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi del mio profondo ossequio.

R. Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Febbraio 1968.


2 Il documento reca il timbro: «Visto al Gabinetto del Ministro».


3 Non rinvenuto.


4 Vedi D. 4.


5 Vedi D. 282, nota 16.


6 Vedi D. 341.

325

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL CONSIGLIERE DIPLOMATICO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, POMPEI(1)

L. riservata 3861. Vienna, 26 dicembre 1967.

Carissimo Gianfranco,

sono stato molto lieto di vedere qui Gigi, il quale mi ha dato utili informazioni verbali, e mi ha portato la tua lettera con i tre appunti(2), dei quali molto ti ringrazio.

Voglio intrattenerti sulla materia che è oggetto del secondo appunto (allegato B), perché adesso – grazie alla lettura di esso – ho pichiare alcune cose che mi disse Toncic nel nostro ultimo colloquio. Su di esse, non avendole molto ben capite, mi limitai a fare un accenno nel telegramma al Ministero(3).

2. Da quanto Toncic mi ha detto risulta effettivamente che Magnago e la SVP non sono completamente soddisfatti del «chiarimento» circa il «Comitato preparatorio dei provvedimenti relativi all’Alto Adige». Ciper i motivi indicati a pagina 4 dell’appunto(4), alcuni dei quali mi sono stati testualmente (per così dire) citati da Toncic.

La perplessità sorge soprattutto perché, nelle parole dell’appunto, «non è detto che un meccanismo che garantisca l’attuazione entro un certo periodo di tutte le norme previste, garantisca anche un soddisfacente contenuto delle norme stesse».

È esatto dunque che da parte austriaca si sta cercando la formula adatta per garantire la «soddisfacente attuazione delle misure previste dal pacchetto»: e citanto piin quanto la soluzione della vertenza italo-austriaca che è allo studio prevede un determinato automatismo per il rilascio della quietanza austriaca.

3. Toncic mi ha con molta cautela e quasi sulla punta dei piedi accennato ad un’intesa che potrebbe raggiungersi nel senso che il «Comitato preparatorio dei provvedimenti relativi all’Alto Adige» funzioni in modo che il testo dei disegni di legge debba aver ricevuto l’approvazione dei rappresentanti della SVP nel comitato stesso. Ho detto subito a Toncic che a mio parere una richiesta del genere era assolutamente improponibile. Se un Governo italiano l’avesse accettata ed attuata sarebbe stato cacciato via dal Parlamento; e se anche avesse trovato una maggioranza nel Parlamento per approvare una cosa del genere, mi sembrava probabile che la Corte Costituzionale l’avrebbe dichiarata costituzionalmente illegittima.

Toncic, come fa in singoli(5) casi, mi ha detto che si rendeva conto delle difficoltà. Restava tuttavia il fatto che a Bolzano si temeva che il testo delle leggi e dei decreti fosse redatto in modo da non tener fede alle promesse fatte. Ho ribadito che questo significava avvolgersi ancora di pinella spirale della sfiducia, e che ciera assolutamente deplorevole.

Il Ministro Toncic ha concluso pregandomi di trovare il modo di far sapere al Presidente Moro di questa difficoltà degli altoatesini di lingua tedesca, in modo che egli stesso potesse vedere come superarla in un contatto con Magnago ed i suoi.

4. Aggiungo che quasi certamente della questione si parlerà al Sottocomitato tripartito che si raduna giovedì 28 dicembre nel castello salisburghese di Toncic(6). Si tratta di una nuova «zeppa» che potrebbe ritardare di molto una soluzione. Ti sarei dunque molto grato se tu volessi meditarci sopra e prospettarla al Presidente.

Con affettuosi auguri per il nuovo anno, e per ciche tutti attendiamo da esso in termini di governo del nostro Paese, credimi

tuo sempre aff.mo

Roberto


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 112, fasc. 697.


2 Lettera non rinvenuta. Si tratta di tre appunti contraddistinti da lettere: Appunto «A» del 14 dicembre sulla riunione di Innsbruck del 13 dicembre; Appunto «B» del 22 dicembre sulla Commissione paritetica prevista dai nuovi provvedimenti del Governo e sul «Comitato preparatorio dei provvedimenti relativi all’Alto Adige» menzionato nei chiarimenti di Moro a Magnago (vedi D. 194); Appunto «C», s.d., sui rapporti tra Governo austriaco e SVP e sulle ripercussioni sulla conclusione della controversia.


3 Vedi D. 321.


4 Riferendosi alla proposta italiana sul rilascio della quietanza austriaca (incontro di Londra del 6-7dicembre), l’estensore dell’appunto «B» esponeva quanto segue a p. 4: «Pare che la parte austriaca (soprattutto per il parere espresso – in base alle esperienze passate – dagli esponenti della SVP) non sia disposta ad accettare questa soluzione per i seguenti motivi: non è detto che la presenza del Comitato di cui al precedentepunto 2) garantisca una soddisfacente predisposizione delle modifiche statuarie o delle altre leggi ordinarie;non è detto che il Parlamento approvi tutte le proposte del Governo in modo soddisfacente; non è detto che anche eventuali ricorsi alla Corte Costituzionale – visti i precedenti – abbiano esito soddisfacente; non è dettoche la presenza della Commissione paritetica per la preparazione delle norme di attuazione (è sempre stataconsultiva) dia garanzia al gruppo di lingua tedesca di soluzioni soddisfacenti; essi sono in minoranza nella Commissione; non è detto che se durante l’anno non si trova una intesa in sede di Commissione paritetica,cinon sia dovuto ad atteggiamenti dei Rappresentanti dello Stato, magari in vista della maggiore libertà riservata allo Stato nei sei mesi successivi; così diminuirebbe la garanzia di una intesa e difficilmente sarebberiservata alla Provincia l’iniziativa successiva ai sei mesi disponibili per un’azione autonoma del Governo;non è detto, cioè, che un meccanismo che garantisce l’attuazione (di tutte le norme necessarie per il trapasso effettivo dei poteri dallo Stato alla Provincia o dalla Regione alla Provincia) entro un certo periodo, garantiscaanche – ed è questo che soprattutto conta – un soddisfacente contenuto delle norme stesse e quindi una soddisfacente definitiva attuazione delle misure previste dal «pacchetto».


5 Sic. Si intenda: simili.


6 Vedi D. 321, nota 4.

326

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI,

ALDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. riservata 3862. Vienna, 26 dicembre 1967.

Carissimo Roberto,

ti ringrazio della tua lettera n. 120/2100 del 20 dicembre u.s. con la quale rispondi alla mia lettera del 15 dicembre (recte del 16 dicembre n. 3764)2.

Ti sono grato di avermi inviato copia delle conversazioni avute da Toscano e da te con Toncic e con Haymerle a Parigi l’11 dicembre(3).

È naturale che mi sarebbe stato piutile conoscere i principali risultati di tali conversazioni prima del mio ultimo colloquio con Toncic. Non credere che non mi renda conto che non si puchiedere tutto ad un solo uomo, anzi a soli due uomini. Resta il fatto che io sono qui in continua posizione di svantaggio rispetto ai miei interlocutori. Per fare un esempio ti segnalo che non ho avuto finora i verbali della vostra riunione di Londra del 6-7 dicembre(4); la tua cortese lettera n. 120/1988 del 9 dicembre conteneva solo «un primo breve appunto»(5); mancava inoltre il testo del promemoria Vassalli(6). Nello stesso modo i verbali delle vostre conversazioni di Parigi accennano alla formula che, se ho capito bene, si chiama Giovenco, per l’automatismo della quietanza. Si parla di tale formula nella tua lettera a pagina 3; se ne parla nel verbale a pagg. 14 e 15. È strano che mentre il verbale è quasi verbatim, proprio sulla formula Giovenco non viene data alcuna spiegazione (quali siano le tre fasi ecc.).

Infine ho incontrato la notte di Natale il Sottosegretario Bobleter il quale mi ha accennato all’esito negativo del colloquio tra il Ministro Fanfani e Loewenthal, colloquio che suppongo si sia svolto il 23 dicembre(7). Siamo al 26 ma io non ho avuto alcuna informazione al riguardo.

Sono ormai troppo vecchio, caro Roberto, per prendermela per cose simili. Vuol dire che continuera congratularmi di quanto sportivamente l’Italia ami combattere le proprie pugne col braccio sinistro legato dietro la schiena.

2. Ti sono comunque grato dello sforzo che fai, ormai settimanalmente, per inviarmi le tue impressioni sui miei colloqui di qui. Vedo che commetto un grave errore nel non riprodurre nei miei telegrammi e rapporti le obiezioni che io faccio ai miei interlocutori, così come esse si trovano riprodotte nei verbali dei vostri colloqui. Non lo facevo per non buttare via il tempo vostro e quello mio: essendo normale che un Ambasciatore che fa il suo mestiere ritorca quanto meglio pule obiezioni di colui che tu chiami «l’avversario».

Potrei ad esempio dirti che le tue giustissime obiezioni e perplessità circa la ri

chiesta austriaca di comunicazione del pacchetto sono state da me fatte a Haymerle

la prima volta che andammo a colazione insieme ed esattamente il 31 ottobre. Ma mi accorgo che non si tratta poi di difficoltà insuperabili visto che il pacchetto sarà comunque consegnato de facto.

Mi corre l’obbligo soltanto di dirti – perché questo rientra certamente nei miei doveri – che la nostra iniziale proposta di far consegnare il pacchetto da un Generale di Carabinieri in un albergo di Zurigo è stata presa qui come un insulto gratuito. Immagino che questa non fosse l’intenzione, ma tant’è: si tratta di cose che rimangono poi nel subcosciente.

- - -

mi che «il pacchetto è stato sondato completamente con gli Austriaci». Mi piacerebbe sapere come accadde che il pacchetto fu sondato se il Ministro Piccioni (o forse il suo successore) non acconsentiva a nessun sondaggio.

Per quanto riguarda il fondo della questione siamo naturalmente d’accordo, e l’ho ripetuto a Bobleter tre sere fa nonostante che fosse la sera di Natale: nessuna revisione, nessun ampliamento e nessuna internazionalizzazione. Ma, come temperamento, sono alieno dalle frasi drammatiche, tipo «capitolazione totale».

- - - -

Termino ribadendo quanto è ovvio: e cioè che i negoziatori siete voi, su istruzioni del Comitato dei Ministri, e soltanto voi. Se io posso in qualcosa affiancarvi, tanto meglio. Se ritenete che non serva o che non ne valga la pena, non ci piangersopra: c’è a Vienna della ottima musica, e inoltre gli affari correnti(13).

Credimi, come sempre, tuo aff.mo

Roberto

P.S. Ti debbo ancora una risposta alle critiche che rivolgi a questa Ambasciata per non fornirvi le sentenze che prevedono assoluzioni o comminano pene irrisorie. Mi dicono i miei collaboratori che della cosa si occupano da anni non essere affatto una cosa semplice entrare in possesso del testo delle sentenze. L’Avvocato di fiducia dell’Ambasciata ci ha detto che se alcuni dei condannati da corti austriache fossero imputati in processi italiani, la magistratura italiana potrebbe ottenere ufficialmente copia della sentenza.

Suggerisco anche di far studiare se le sentenze non possano essere richieste per mezzo del Ministero della Giustizia, in base agli articoli 6 e 13 della Convenzione del 6 aprile 1922 per l’Assistenza giudiziaria fra l’Italia e l’Austria.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 15, fasc. Dicembre 1969.


2 Vedi DD. 322 e 320.


3 Vedi D. 317.


4 Vedi D. 314.


5 Lettera non rinvenuta; l’appunto cui si fa riferimento è verosimilmente il D. 316.


6 Vedi D. 307, Allegato II.


7 Nella risposta a questa lettera (vedi D. 328), Gaja spiegdi non aver a sua volta ricevuto comunicazione di questo colloquio che ‒come egli stesso avevo successivamente appreso ‒era consistito in un mero scambio di battute.


8 Vedi D. 321.


9 Vedi D. 324.


10 Vedi D. 323.


11 Del 15 dicembre, non pubblicato.


12 Vedi D. 325.


13 Per la risposta vedi D. 328.

327 ILDIRETTORE GENERALE DEGLIAFFARI POLITICI, GAJA,

ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

L. 110/560. Roma, 30 dicembre 1967.

[...], ti ringrazio della tua lettera del 23 dicembre(2). Per quanto tu dica che siamo d’accordo sui fini, mi pare che la divergenza di vedu

te circa i mezzi è notevole e da un lato, ingiustificata, dall’altro, pericolosa. È difficile d’altronde ammettere che l’Ambasciata in Vienna possa essere, su di un problema così importante, su di una posizione sostanzialmente differente da quella del Ministero.

Tu hai quasi tutti gli elementi d’ufficio per giudicare il problema (salvo alcuni verbali che non ci sono pervenuti dalla Presidenza del Consiglio o che Pompei non ha ritenuto finora di fare e salvo il verbale delle conversazioni di Londra del 6-7 dicembre(3), che non è stato ancora terminato di copiare, ma compreso l’appunto Vassalli che l’Ufficio ti ha mandato in allegato alla lettera n. 120/1943 del 2.12 u.s. 4); ed è veramente strano che con tutti questi elementi a disposizione le nostre posizioni debbano essere così lontane.

2. Innanzi tutto credo che non dobbiamo basarci su impressioni, apparenze o dichiarazioni vaghe, ma dobbiamo cercare di approfondire il problema del terrorismo e dell’adeguatezza della legislazione austriaca nella sua realtà. Tu dici di non essere convinto, come gli austriaci, che siano necessarie nuove misure legislative di Vienna. Innanzi tutto il problema non si pone esattamente così. Si tratta infatti di vedere se ed eventualmente quali ulteriori misure legislative siano necessarie; e soltanto in base all’indicazione di esse si pugiudicare dell’atteggiamento da prendere.

Ma vorrei innanzi tutto dire che la premessa da cui tu sinteticamente parti è per lo meno inesatta, nel senso che ancora oggi, dopo le discussioni di Londra e di Parigi(4), noi non sappiamo quale sia la legislazione che l’Austria è in grado di applicare contro i terroristi.

La famosa legge Schuschnigg sarebbe certo efficace, ma non mi risulta che da parte austriaca vi si sia mai fatto ricorso, né la tua Ambasciata ci ha mai dato alcuna indicazione in tal senso. A Londra Kirchschlaeger ci disse che la riteneva ancora in vigore, mentre Kathrein si espresse decisamente in senso negativo. In tale situazione, il minimo che potessimo fare era di chiedere che il Governo austriaco prendesse chiaramente posizione sull’applicabilità o meno delle sue norme.

La legge sugli esplosivi, fu certo fatta, come tu ricordi, dal buon Francesco Giuseppe, ma il problema non è di vedere se sia stata redatta con la mano pesante e con concetti antiquati, ma se risponda ai requisiti necessari per far fronte al fenomeno del terrorismo.

La questione è quindi di accertare se la legislazione austriaca in vigore – così come le attuali autorità si sentono di applicarla (ed è questo, di per sé, un fenomeno singolare per cui la legge non sembra valida di per sé, ma abbisogna di una valutazione del potere esecutivo per la sua applicazione) – permetta di punire o meno gli stranieri

o gli stessi austriaci che hanno commesso delitti in territorio estero e di vedere come venga configurato un delitto preparato in territorio austriaco e commesso in territorio estero. Come vedi, è esattamente il caso opposto a quello di Oberdan; ed è legittimo, credo, di approfondirne gli elementi.

3. Se nella legislazione austriaca esistono delle lacune – è il parere del prof. Vassalli, che non è certo senza peso – mi pare sia conseguenza normale di ciil richiedere (senza dettare testi e senza imporre soluzioni determinate, ma insistendo sulla necessità di porre termine al fenomeno terroristico e sulle responsabilità internazionali dell’Austria), che qualcosa sia fatto affinché a tale inconveniente legislativo si ovvii. Si dovrebbe dire che, almeno apparentemente, è soprattutto interesse austriaco che ciavvenga, proprio per poter dimostrare anche dal punto di vista internazionale che la legislazione austriaca è adeguata o è stata tempestivamente adeguata alle necessità (ciche potrebbe essere estremamente importante per Vienna ad un determinato momento). Si puaggiungere che sarebbe difficile spiegare all’opinione pubblica italiana, quando gli austriaci decidessero di rimettere in moto la macchina terroristica, che ora hanno fermato sotto il peso delle nostre note verbali e della riprovazione internazionale, che noi non solo non abbiamo ottenuto nulla, ma che non abbiano nemmeno chiesto nulla all’Austria pur avendo tutti i titoli internazionali per chiedere ed ottenere.

Rilevo infine che noi non abbiamo chiesto nuove leggi, ma, come è facile rilevare, soltanto chiarimenti o precisazioni in via legislativa; e questo lo abbiamo fatto finora con estrema delicatezza e nemmeno in via ufficiale, limitandoci a presentare il promemoria Vassalli come documento di un esperto e studioso italiano.

D’altra parte, è molto importante per noi, e credo che possa essere una indicazione della effettiva capacità del Governo austriaco di concludere la controversia, l’accertamento della disposizione di Vienna a prendere provvedimenti che, fra l’altro, sono i soli che dimostrerebbero la ferma intenzione di codesto Governo di porre termine a compromessi veramente inammissibili.

Le tue reazioni mi sembrano dettate soprattutto da impressioni che si possono trarre dalla stampa austriaca. A questo proposito, occorre riconoscere che ci troviamo di fronte, come è stato detto anche a Toncic a Parigi, a una manovra degli stessi austriaci, i quali, per giustificare la loro posizione totalmente negativa, hanno fatto passare alla stampa notizie evidentemente distorte circa nostri presunti «ultimatum» e circa nostre richieste legislative. Tutto ciè grave; ma soprattutto perché dimostra chiaramente che da parte austriaca non si ha intenzione di fare nulla.

Quanto a parlare della odiosità della posizione da noi assunta, sarei pipronto ad accettare tale giudizio se gli austriaci si volessero rendere conto, a loro volta, della odiosità di certe loro insistenti e inammissibili richieste, che concernono la nostra legislazione interna. Mi pare che soltanto in queste ultime riunioni essi si siano resi conto della delicatezza della loro posizione e questo, a mio avviso, spiega anche il loro tentativo di creare una barriera alle nostre richieste attraverso prese di posizione sulla stampa.

4. Oggi sappiamo abbastanza bene quanto è accaduto a Vienna nei mesi scorsi da poter dire che l’iniziativa per la emanazione di nuove norme contro il terrorismo fu presa dal Ministro Bock, subito dopo il nostro veto alle trattative per l’associazione dell’Austria alla CEE. Bock si era reso conto di quella, che è pure una realtà che non possiamo ignorare; ossia del fatto che, per togliere il nostro veto, doveva essere offerto qualche elemento nuovo che ci permettesse di mutare la nostra posizione. Probabilmente lo stesso Bock pensava anche alla debolezza in cui si sarebbe trovata l’Austria in una eventuale discussione internazionale proprio per l’inadeguatezza delle norme austriache contro il terrorismo e per l’inefficace applicazione delle stesse norme esistenti. Oggi sappiamo anche che, molto prima che il problema fosse toccato da Toscano con Toncic a New York all’inizio del mese di ottobre(6), la questione era stata discussa al Consiglio dei Ministri austriaco senza che si giungesse ad una decisione, proprio perché il Governo austriaco preferiva evitare, nella sua situazione di debolezza, di affrontare rischi superflui. Oggi sappiamo anche che lo stesso Klaus e, in parte, lo stesso Toncic erano favorevoli a darci qualche soddisfazione su questo punto. Tale disposizione austriaca è rimasta fino verso la fine di ottobre, quando da parte austriaca si è avuto il senso, da un lato, che noi non avremmo attaccato l’Austria alle Nazioni Unite sul problema del terrorismo (abbiamo, anzi, lasciato correre, senza controbatterla energicamente, l’affermazione di Toncic secondo cui non vi erano prove che il terrorismo fosse proveniente dall’Austria); dall’altro, che le conversazioni sopra la questione altoatesina avrebbero potuto andare avanti anche senza nessuna concessione sostanziale austriaca sul terrorismo.

Del resto tu hai letto prima di andare a Vienna i verbali dei colloqui di Toscano con Toncic a New York e sai come la cosa fu allora impostata. Mi pare strano, cipremesso, che tu scriva: «con richieste di questo genere, e non solo con esse, finiremo col fregare Toncic nonché Bock e magari Klaus, senza una certezza che i loro successori siano disposti a venirci incontro su questi determinati punti».

Le ragioni per cui da parte austriaca si è finito per non prendere misure contro il terrorismo, aprendo la strada, attraverso indiscrezioni, a quelle reazioni che hanno portato alle prese di posizione del Partito Socialista cui tu accenni, devono essere per noi elemento di riflessione e mi sembrano gravi. Come ho detto allo stesso Toncic a Parigi, la posizione presa dall’Austria sul terrorismo, secondo la quale non vi sarebbero prove che il terrorismo provenga dal territorio austriaco, è la pinegativa possibile. Essa porta come conseguenza non solo l’impossibilità di prendere misure legislative o amministrative contro il terrorismo, ma anche di prendere misure di fatto contro i responsabili, perché, se tali misure venissero prese, esse smentirebbero «ipso facto» la tesi austriaca. Da questo punto di vista, dobbiamo ricordare che l’unico provvedimento di Vienna (l’invio delle truppe alla frontiera) è proprio quello meno importante e il piinefficace. Nel frattempo, invece, l’organizzazione terroristica è rimasta tale e quale, pur entrando, per ragioni politiche, in letargo. Non si punon essere perplessi dinanzi alla incapacità del Governo austriaco di colpirla

o dinanzi al suo interesse di non smantellarla, evitando di scindere nettamente le responsabilità di Vienna e dei terroristi.

Se oggi non riusciamo ad ottenere questa sconfessione pubblica, avendo tante carte in mano circa il terrorismo e prima della conclusione del negoziato, non ci riusciremo certamente mai pie saremo esposti, senza contropartite, a qualsiasi ripresa del terrorismo venga decisa da parte di Vienna.

Queste sono, mi pare, le ragioni del nostro atteggiamento e vorrei credere che tu le condivida. Quanto alla posizione di Toncic, ti ho già scritto che è nostra impressione che, finché vanno avanti le conversazioni con noi, la sua posizione è solidissima. Da questo punto di vista, lo abbiamo aiutato sia accettando l’incontro di Londra, sia, successivamente, l’incontro di Parigi. Lo abbiamo indubbiamente aiutato col nostro silenzio di fronte alla costituzione, pio meno ufficiale di un sottocomitato per l’esame della questione altoatesina che si raduna nella sua villa a Salisburgo e che comprende due altoatesini. Tu parli di sensibilità austriaca, ma vorrei dire che siamo giunti al punto da non averne nessuna noi. È infatti la prima volta che una cosa del genere capita in maniera esplicita; e si tratta di un fatto che potrebbe essere grave anche per le sue ripercussioni su altri settori. Eppure nessuno da parte nostra ha finora ritenuto di rilevarlo. Credo che Toncic potrebbe ben giustamente vantarsi di essere riuscito a giungere ad un risultato che Kreisky non avrebbe certamente ottenuto due anni or sono.

5. Contrariamente alla tua opinione, è esatto che noi intendiamo giungere ad ottenere che da parte austriaca ci si facciano delle esplicite e concrete promesse di misure antiterroristiche che costituiscano una contropartita del pacchetto da noi preso in esame. Solo in tal modo l’applicazione del pacchetto, e del resto la posizione reciproca delle due parti, ne risulterebbe equilibrata. In altre parole, da parte austriaca ci si deve rendere conto che con la fine della controversia, deve anche cessare il terrorismo. L’Austria è, difatti, in grado di farlo smettere e quel che è capitato in questi mesi è fin troppo indicativo. Ma deve farlo smettere definitivamente, e per questo è necessario non mettere il terrorismo in sordina, convincendo i terroristi dell’opportunità di non muoversi in questo momento; occorre una presa di posizione politica del Governo di Vienna, qualunque esso sia. Aggiungo che cinon puportare affatto allo scopo di «ritardare, di complicare e in definitiva di mantenere il fuoco sotto la coltura dei microbi», come tu dici, ma puservire soltanto a spegnerlo immediatamente. Se gli austriaci nel mese di ottobre ci avessero comunicato le 4 o 5 misure che sono disposti a prendere non si sarebbe perso tempo. E del resto la vera ragione della perdita attuale di tempo è ancora una volta, a mio giudizio, quella che l’attuale Governo austriaco non è in grado di prendere nessuna decisione, né per accogliere l’accordo né per respingerlo.

- - -

nuova; e, a mio parere, non compete a noi, come Ministero degli Esteri, di intervenire in operazioni di polizia. Quello che possiamo dire è che le prove da noi fornite sono largamente sufficienti, per una polizia di buona volontà, per procedere contro le persone da noi indicate. Se la polizia austriaca è invece animata da cattiva volontà, allora pusempre ricorrere alle obiezioni di cui al paragr. 3-c) fatte dagli austriaci nell’ultima riunione di Zurigo.

Certo, questa avrebbe potuto essere la strada maestra se gli austriaci avessero voluto darci una collaborazione completa e leale. Ma i contatti fra le due polizie hanno dimostrato finora di essere sostanzialmente, per gli austriaci, un modo per procurarsi un alibi da far valere contro di noi in sede internazionale.

8. Vengo all’ultima tua «verità sgradevole» per opporvi una mia verità moltopisemplice. È certo che un accordo sulla questione altoatesina dovrebbe avere delle conseguenze sul terrorismo (che, fra l’altro, non è un movimento sudtirolese ma, in questa fase, un movimento austriaco di limitate dimensioni sovvenzionato da parte austriaca e tedesca). Ma non vi è alcuna spirale terrorismo-rifiuto dell’accordo, nuovo terrorismo-nuovo rifiuto e così via. Chi rifiuta l’accordo dal 1964 è il Governo austriaco: e lo rifiuta non perché le condizioni da noi offerte non siano eque e soddisfacenti (il volume del Ritschel fornisce la prova obiettiva che Kreisky si à battuto per l’accoglimento delle nostre proposte del 1964), ma perché il Governo austriaco, allora per la posizione individuale di Kreisky, oggi, per la sua intrinseca debolezza, non è in grado di giungere a nessun accordo: e nemmeno di rifiutare un accordo.

Questo mi pare il punto essenziale del problema. La spirale, di cui tu parli, non è mai esistita: e perché fosse chiaro che non esisteva abbiamo negoziato anche in presenza di attentati e in mezzo ad esplosioni di bombe. Un Governo austriaco con un minimo di possibilità di decisione non aspetterebbe certo pidi un mese per dare una risposta alle nostre ultime conversazioni di Londra, né si trincerebbe dietro una Commissione Mista della composizione di quella che si è radunata il 28 c.m. a Salisburgo(7).

Questo, mi pare, sia il primo dato da accertare e da meditare, anche perché fare delle concessioni ulteriori o progressive a chi non è in grado di fare nessun accordo è una politica inutilmente rischiosa ed improduttiva.

Cidetto, attendo su questo punto – che mi pare il primo dal quale si deve partire per un esame obiettivo della questione – le considerazioni che tu vorrai fare a suo tempo pervenire all’Onorevole Ministro(8).

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 15, fasc. Dicembre 1969.


2 Vedi D. 323.


3 Vedi D. 314.


4 Vedi D. 308. Per l’appunto Vassalli vedi D. 307, Allegato II.


5 Vedi 317.


6 Vedi D. 267 e 270.


7 Vedi D. 321, nota 4.


8 Per la risposta vedi D. 330.

328

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

L. 110/10. Roma, 2 gennaio 1968.

[...]

la tua lettera n. 3862 in data 26 dicembre(2), della quale ti ringrazio, ripropone taluni argomenti già trattati nella tua in data 23 dicembre(3). Avendo già risposto a quest’ultima con la mia n. 110/560 del 30 dicembre(4), cercherdi evitare di ripetermi, limitandomi ai nuovi argomenti da te toccati.

1. Quanto tu scrivi dimostra, contrariamente a quanto tu sembri ritenere, che sei perfettamente al corrente di tutti i recenti elementi della questione alto-atesina e che la tua Ambasciata ha ricevuto appena possibile e con la massima diligenza tutti gli elementi necessari. Essi ti sono infatti stati trasmessi in allegato alle mie lettere

n. 120/1943 in data 2 dicembre(5), n. 120/1988 in data 9 dicembre(6) e, da ultimo, n. 120/2100 del 20 dicembre u.s.7. E, dato che tu parli di cose che vale la pena di lasciare agli atti, mi pare che questa sia proprio, fra di esse, una da sottolineare.

Nell’Appunto sulle questioni sollevate nella riunione di Londra del novembre scorso(8), allegato alla prima delle lettere sopra citate, è indicata infatti per esteso, nelle pagine 2 e 3, la formula «Giovenco» quale «seconda alternativa» per il trasferimento alla Provincia di Bolzano delle competenze previste nel pacchetto.

Fra gli allegati alla lettera predetta vi era anche il Pro-memoria redatto dal Prof. Vassalli(9); tale Pro-memoria non porta né firma né intestazione e per questo motivo, secondo quanto ha detto Vecchi a Fenzi, era sfuggito ad un vostro primo esame: ma cinon toglie che sia da tempo in tue mani.

Non ti sono stati finora inviati i Verbali della riunione di Londra del 6-7 dicembre u.s.10; ma le conclusioni dell’incontro sono state ampiamente riassunte nell’Appunto inviato anche a te(11), in allegato alla lettera n. 120/1988 del 9 dicembre 1967, appunto che contiene tutti gli elementi necessari, quali sono stati sottoposti al Ministero ed al Presidente del Consiglio. Del resto, fare dei verbali fotografici degli incontri non è consuetudine generale. Si tratta di un elemento complementare che puessere utile, ma che non è affatto necessario. Non credo, del resto, che negli stessi negoziati che hai fatto tu abbia sempre proceduto alla redazione di verbali di tale genere.

Quindi, ripeto, tutta la documentazione essenziale relativa all’attuale momento dei contatti è in tuo possesso. Se mancano elementi circa il colloquio intervenuto fra il Ministro Fanfani e Loewenthal, puinteressarti sapere che nessuna comunicazione era pervenutaci. Oggi al riguardo ne ho parlato al Ministro ed egli mi ha detto che non ritiene di dover informare di un semplice scambio di battute in occasione del rinfresco offerto al Quirinale, battute che permisero al Ministro di dire a Loewenthal che l’idea di far consegnare l’elenco delle misure contenute nel cosiddetto «pacchetto» non era del Ministero degli Esteri, il quale riteneva e ritiene che sbaglino gli austriaci a pretendere con espedienti come quello della consegna del «pacchetto» per via diplomatica a tentare di procurare prove per dimostrare in futuro che il «pacchetto» stesso costituisce un nuovo accordo internazionale. E niente altro fu detto.

Del resto, andando al sodo, la nostra posizione attuale è quella che risulta dai colloqui di Londra del 17-19 novembre e del 6-7 dicembre u.s., e dalla conversazione di Parigi dell’11 dicembre u.s.12. Tu hai avuto appena possibile – e cioè subito dopo che sono stati sottoposti, come era necessario – all’Onorevole Ministro – i documenti relativi. Quindi la nostra posizione ti è ben nota: e non è stata affatto, per quanto mi risulta, cambiata. Attendiamo ora di conoscere la reazione di parte austriaca: dopo di che vedremo che cosa si debba fare.

2. Non voglio ritornare su quanto ho già avuto occasione di dirti in merito alla richiesta austriaca di comunicazione del pacchetto e – a quanto ha confermato nelle battute del rinfresco il Ministro (come ho sopra accennato) – poiché tu trovi «giustissime» le mie obiezioni al riguardo, spero che avrai modo di spiegare costì come una comunicazione «de facto» sia la sola alla quale da parte italiana si possa acconsentire.

Per la storia, ti dirche Toscano ed io avevamo escogitato un’altra procedura per mettere la parte austriaca al corrente dell’ultima versione del «pacchetto», procedura che avrebbe evitato ogni carattere di ufficialità, pur mantenendo una certa misura di autorevolezza. Nel nostro Comitato dei Ministri prevalse invece l’idea che era meglio ricorrere ad un organo del Ministero dell’Interno. Si pens e non fu idea dei responsabili del nostro Ministero, anzi che il Comandante Generale dei Carabinieri fosse il tramite piadatto proprio perché avrebbe potuto passare il «pacchetto» in occasione di un incontro con il suo collega austriaco avente lo scopo di uno scambio confidenziale di informazioni sulle rispettive situazioni interne. Rilevo comunque che non si parlmai di una consegna del documento a Zurigo e tanto meno, come tu scrivi, in un Albergo di Zurigo. Queste ultime note di colore, che devono evidentemente servire agli austriaci per dimostrare il carattere insultante delle nostre proposte, sono frutto di pura invenzione, anche se, apparentemente, la cosa puessere resa picredibile da una voluta confusione con gli incontri di Polizia di Zurigo. Devo comunque rilevare che vi è stato un notevole mutamento nell’atteggiamento austriaco su tutta la questione. Nel nostro incontro di novembre, infatti, ci si parlsoltanto di una comunicazione di cortesia che doveva servire al Cancelliere austriaco per evitare di prendere visione del «pacchetto» definitivo solo al momento della sua lettura da parte dell’on. Moro (o eventualmente all’atto della sua distribuzione ai deputati italiani). Anche a Londra, al principio di dicembre, se la reazione di Kirchschlaeger e di Kathrein, dopo i nostri chiarimenti, fu negativa (nel senso che dopo una comunicazione telefonica con Toncic ci fu detto che si sarebbe preferito un diverso tramite), non fu certo indignata.

Non si pufare a meno di immaginare che questo tardivo atteggiamento di dignità offesa sia conseguenza del fatto che tirolesi ed estremisti hanno scorto la possibilità di dare battaglia su questo punto, per riproporre l’internazionalizzazione del «pacchetto», mettendo in difficoltà i negoziatori austriaci e facendo di un punto di dettaglio, che sembrava praticamente superato, un elemento capitale dell’intera procedura.

Ci fra l’altro, non serve che a mascherare la delusione di certi ambienti austriaci per avere noi proposto un tramite, per la comunicazione del «pacchetto», non dotato di quella specifica rappresentatività che potrebbe significare un’adesione alla richiesta di internazionalizzazione del «pacchetto» medesimo.

3. Circa quanto tu dici sul sistema attuale dei contatti italo-austriaci, sulla tua informazione in merito, e sulla tua partecipazione ad essi, mi sembra innanzitutto, come del resto ho già avuto occasione di dirti, che da parte austriaca si abbia la tendenza a creare una certa confusione intorno alle principali questioni in discussione, usando un diverso linguaggio a seconda che si tratti di riunioni di rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi, oppure di conversazioni ad altro livello. Tutto ciserve costì, fra l’altro, per tentare di comprendere se non vi siano alternative o altre possibilità di gioco: e comunque per far ricadere su di noi, ove possibile, responsabilità che sono esclusivamente austriache.

Per non fare il gioco di Vienna, mi sembrerebbe necessario evitare di introdurre altri elementi nella trattativa, cercando di mantenerla nel canale piufficiale, che è costituito, attualmente, dai contatti fra i rappresentanti dei due Ministri.

Circa il fatto, deplorevole, che tu non sia stato messo al corrente delle decisioni dei Comitati di Ministri, dovrei rilevare, innanzitutto, che cinon è sostanzialmente vero: e che, formalmente non spetta a me, o a Toscano, di riassumere le istruzioni che ci sono date (e che di fatto abbiamo ricevuto, per la massima parte, in forma verbale). Accennerancora al Ministro Fanfani l’opportunità che tu sia chiamato a Roma per conferire. È un’idea che egli stesso aveva avuto e che mi aveva autorizzato a comunicarti. Devi comunque tenere presente che vi possono essere, come vi sono state, circostanze di tempo che non consentono di farti giungere tempestivamente a Roma per una di tali evenienze.

- - - - -

– mi pare si debba ricorrere a tutti i mezzi d’informazione (giornali, resoconti ed altro). Mi sembra indispensabile far luce non soltanto sulla situazione denunciata, fra l’altro, recentemente a Zurigo, di terroristi colpevoli di omicidio che stanno tranquillamente in libertà, ma sul modo in cui vengono incriminati e giudicati i terroristi dai Tribunali austriaci. È questo un punto di particolare importanza sul quale non si punon insistere.

9. Ed ora vorrei aggiungerti alcune mie considerazioni. Vi è un punto su cui mi pare che tutti i circoli austriaci siano in questo momento d’accordo: e questo punto è l’opportunità di mettere in sordina il problema del terrorismo. Naturalmente, sui motivi per cui tali circoli sono giunti a tale conclusione ci sarebbe molto da dire. Non vi è dubbio, anzi, che tali motivi sono in gran parte differenti.

In generale, si pututtavia ritenere che gli ambienti austriaci (e tirolesi) si siano resi conto che in questo momento il terrorismo è controproducente e che occorre una certa pausa per far scendere un certo oblio su tutto il problema. Questa, fra l’altro, a mio avviso, è una delle ragioni per cui certi ambienti tirolesi sono contrari al raggiungimento di un’intesa con noi, che avverrebbe oggi, per loro, in condizioni di debolezza.

Tieni comunque presente che è bastato minacciare di parlare del terrorismo alla Sottocommissione del Consiglio d’Europa per l’Alto Adige perché la riunione di essa fosse rinviata(16). La Nota sovietica sulla Germania, con il suo esplicito accenno all’Alto Adige(17), costituisce, d’altra parte, un avvertimento che dall’Austria non punon essere tenuto presente, sia in relazione ad una qualsiasi azione alle Nazioni Unite, sia in una valutazione generale della situazione internazionale.

Vi sono poi i recenti sviluppi della situazione di Cipro, che non tutti possono essere considerati favorevoli a quello che potrebbe essere il punto di vista austriaco, anche se oggi non possiamo escludere che ad un dato momento potranno fornire elementi utili a Vienna. (Sarebbe anzi estremamente utile avere un’idea di come la questione cipriota è seguita, per questo aspetto, da parte del Ballhaus).

Se è chiaro, in questo momento, l’interesse austriaco a cercare di far dimenticare il problema del terrorismo, dovrebbe essere chiaro il nostro opposto interesse a mantenere viva la questione. È per questo che non possiamo fare a meno di chiedere a te – ed attraverso te, agli Uffici da te dipendenti – ogni elemento circa i processi svolti costì contro esponenti del terrorismo ed in particolare – a parte le sentenze, di cui si è già discusso – ogni elemento che possa risultare dai dibattiti, quali sono stati riprodotti da codesta stampa, specialmente per quanto concerne il contenuto delle domande rivolte ai giurati.

Pur rendendomi conto delle difficoltà che possono esistere al riguardo, non posso non sottolineare che avremmo bisogno al pipresto della massima quantità di materiale, possibilmente classificato. La ragione dell’urgenza è che gli austriaci, rispondendo su quanto ha formato oggetto del nostro ultimo incontro di Londra, dovranno anche rispondere al pro-memoria Vassalli. Noi, a nostra volta, dovremmo essere in grado di controreplicare al pipresto possibile.

A questo proposito vorrei soltanto ricordare che l’Ambasciata ci diede a suo tempo un resoconto, tratto dalla stampa austriaca, del processo di Linz, che ci fu molto utile per la redazione di una delle nostre Note sul terrorismo e che ci ha permesso di proporre argomenti che da parte austriaca non sono stati ribattuti. Ci sarebbe oggi estremamente importante ricevere uno specchio generale dei processi che sono stati celebrati, delle misure in corso, del seguito che esse potranno avere nei prossimi mesi, nonché osservazioni sui singoli processi, in particolare per quanto riguarda la giustificazione data dai collegi giudicanti delle pene, talvolta minime, erogate, o delle assoluzioni.

Tu dici, non senza ironia, che ora che conosciamo così bene il Codice Penale austriaco potremmo suggerire agli austriaci i capi di imputazione che vengono da essi contestati ai terroristi. È quello che abbiamo fatto già in passato, anche quando conoscevamo meno bene il Codice Penale austriaco; e se tu avessi letto con maggiore attenzione – per quanto si tratti di una materia estremamente arida – le nostre Note sul terrorismo, sapresti che questo è un punto che non abbiamo mancato di sollevare. Comunque anche a questo riguardo, ogni ulteriore osservazione che potesse pervenirci da te o dai Consolati dipendenti ci sarebbe estremamente utile.

10. Vi è, infine, un altro punto che deve essere esaminato. Tu sai che è da tempo mia impressione che il Governo austriaco sia in una posizione di tale debolezza interna da non poter accogliere né respingere un qualsiasi progetto di soluzione della controversia altoatesina. In questa situazione, Toncic aveva cercato di ottenere l’appoggio del partito socialista, sia attraverso trattative dirette coi socialisti, sia, successivamente, tentando di riscuotere un tal consenso da parte di Bolzano da poter costringere Kreisky ad aderire alla soluzione da lui prospettata. Questa manovra, purtroppo, non è riuscita, in un primo tempo, perché Bolzano ha negato a Toncic un appoggio sufficiente; in un secondo tempo perché, quando Bolzano l’ha dato, era troppo tardi perché il partito socialista potesse fare marcia indietro.

Ciinduce oggi Toncic (e Vienna) a tergiversare, a rinviare ogni decisione, a cercare nel frattempo di ottenere qualche concessione da noi, facendo balenare qualche possibilità di chiusura (non potendo piulteriormente minacciarci col terrorismo). È singolare tuttavia il constatare che, in una questione che dovrebbe pure interessare sommamente il Governo di Vienna, si sia ormai di fronte a una totale mancanza di iniziative da parte del Ballhaus, che appare invece a rimorchio di quattro o cinque differenti centri di potere.

Queste, almeno, sono le mie impressioni, che valgono quello che valgono, ma che in gran parte sono corroborate dai fatti. Tu sei peraltro meglio di me in grado di esprimere un parere al riguardo e di dimostrare eventualmente che queste mie impressioni sono false.

Tutto questo, tuttavia, non puessere che una prima approssimazione non molto approfondita. In fondo, siamo di fronte ad una situazione che gli austriaci conoscono meglio di noi. È verosimile che, dinanzi ad essa, anche costì ci si domandi come uscirne. In altre parole, se oggi il rinvio di una decisione austriaca è la conseguenza dell’azione reciproca delle forze in giuoco (e in particolare del fatto che il partito socialista ha deciso di rinviare ogni soluzione per lo meno fino al 1970), è importante per noi di sapere che cosa i singoli gruppi interessati immaginino che debba o possa capitare dopo l’attuale periodo di stallo.

Molto elementarmente, noi siamo di fronte ad almeno quattro gruppi (senza tener conto del partito socialista che in questo momento è all’opposizione): a) il Governo di Vienna, b) il Governo tirolese, c) la SVP, d) gli estremisti.

In realtà, questa analisi è molto approssimativa perché il Governo di Vienna non è compatto; perché a Innsbruck, di fronte a Wallnoefer, ci sono Gschnitzer e la Stadlmayer; perché a Bolzano, di fronte a Magnago, c’è Dietl e a fianco dei due c’è Jenny; e, infine, perché anche i terroristi si dividono, secondo le informazioni delle nostre fonti, almeno in 3 gruppi, con caratteristiche sostanzialmente differenti e con finanziamenti diversi.

Come immaginano questi singoli gruppi che a un dato momento si potrà uscire dalla situazione attuale? Come ciascuno di essi accetta o appoggia l’attuale possibilità di rinvio? Si immaginano manovre, a breve o a lunga scadenza, al Consiglio d’Europa? E quali? O manovre alle Nazioni Unite? E quali? E in questa cornice, come si devono valutare gli sviluppi della situazione a Cipro, sia per la dimostrazione che essi danno dell’impotenza delle Nazioni Unite (per non parlare del Consiglio d’Europa), sia per l’affermazione (o per la negazione) del principio del rispetto ai trattati esistenti? E ancora: la violenta presa di posizione sovietica sul terrorismo nazista, con il suo particolare riferimento all’Alto Adige, viste le conseguenze che se ne possono trarre, sia circa le possibili azioni austriache alle Nazioni Unite, sia circa gli sviluppi della politica estera sovietica, puessere rimasta costì senza eco? E ancora: il nostro veto all’inizio di negoziati per l’associazione dell’Austria alla CEE su quali gruppi ha avuto e puavere effetto (a parte l’indubbio risultato di aver drammatizzato di fronte all’opinione pubblica europea il problema del terrorismo)?

Come vedi, siamo di fronte ad una quantità di problemi, su cui forse non siamo in grado di dare oggi una risposta; ma su cui sono certo che tu potrai darci una serie di elementi estremamente utili per lasciarci immaginare quali saranno le future mosse austriache (e di conseguenza quali dovranno essere le risposte italiane).

Quando da parte austriaca ci si accenna, come ha fatto spesso Loewenthal, alla possibilità di caduta di Toncic (ed eventualmente di Klaus), si dicono cose che non voglio affermare non possano diventare un giorno vere, ma che sono semplicistiche e non convincenti. Sta di fatto che Klaus e Toncic avrebbero forse interesse a cadere sulla questione altoatesina e che nessuno invece ha interesse a sostituirli in una fase in cui la stessa questione presenta così incerte prospettive. Per questo lo stesso Kreisky è contrario all’ipotesi di un governo di coalizione.

Non è perché non risolvono la questione altoatesina che Klaus e Toncic si indeboliscono e cadono. È viceversa, perché sono tanto deboli da non poter risolvere, fra l’altro, la questione altoatesina che Klaus e Toncic sono destinati a cadere.

Ma, ripeto, queste sono mie valutazioni approssimative e personali. Tu, che sei sul posto e che hai dinanzi a te il tempo di occuparti pilargamente di questi argomenti e che disponi di personale e di materiale molto piesauriente del mio, potrai correggere queste mie indicazioni rapide e provvisorie.

[Roberto Gaja]

reazioni sovietiche sulla matrice nazista del terrorismo, Ducci qualche mese dopo riferì quanto appreso


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 15, fasc. Dicembre 1969.


2 Vedi D. 326.


3 Vedi D. 323.


4 Vedi D. 327.


5 Vedi D. 308.


6 Non rinvenuta.


7 Vedi D. 322.


8 Vedi DD. 295.



11 Vedi D. 316.


12 Vedi D. 317.


13 Vedi D. 153.


14 Vedi D. 194.


15 Vedi D. 4.


16 Vedi D. 310.


17 Si fa riferimento alla nota sovietica dell’8 dicembre 1967 (vedi D. 339, nota 4). In merito alle

da Podcerob in merito al colloquio Gromiko- Waldheim quando quest’ultimo aveva abbordato il problema altoatesino: «... Gromiko avrebbe risposto prendendo atto che si tratta di un problema italo-austriaco, e auspicando che esso sia risolto tenendo conto da un lato delle giuste esigenze di una minoranza etnica ma dall’altro dell’opportunità di evitare in ogni modo che la soluzione possa far lievitare i fermenti del neo-nazismo» (T. 225 del 4 aprile, in Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968).

9 10 Vedi D. 307, Allegato II. Vedi D. 314.

329

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. riservata personale. Roma, 4 gennaio 1968.

Caro Presidente,

leggo nei giornali di stamane che ha avuto luogo ad Innsbruck nei giorni scorsi una serie di riunioni di una Commissione austriaca composta di sei esperti tra cui due cittadini italiani rappresentanti della SVP(2).

Mi permetto di attirare la tua attenzione sul fatto che la partecipazione ufficiale di cittadini italiani altoatesini ad organismi austriaci costituisce un elemento nuovo e senza dubbio grave nei recenti sviluppi della questione altoatesina. Tu ricordi in passato le reazioni che abbiamo avuto quando rappresentanti della SVP si sono recati a New York per seguire i lavori delle NU e quando, ma allora dietro le quinte, hanno seguito taluni incontri italo-austriaci.

Mi pare che questo nuovo sviluppo non possa essere lasciato sotto silenzio e senza qualche nostra appropriata reazione e ti sarei grato se tu volessi cortesemente farmi conoscere il tuo pensiero in proposito(3).

Grazie, cordialità

Tuo

A. Fanfani


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Febbraio 1968.


2 Vedi D. 321, nota 4.


3 Per la risposta vedi D. 353.

330

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. segreta personale 0562. Vienna, 6 gennaio 1968.

Carissimo Roberto,

ti ringrazio della tua lettera n. 110/560 del 30 dicembre(3) con cui rispondi alla mia lettera del 23 dicembre(4). Per quanto nell’intervallo fra le due vi sia stata un’altra mia lettera (n. 3862 del 26 dicembre(5)) nella quale credo di aver chiarito alcuni miei puntidi vista, non è forse inutile che io replichi in parte alla tua ultima missiva. È infatti indispensabile, al punto in cui siamo, chiarire alcune posizioni e alcune responsabilità.

2. La tua lettera reca al punto 5 (pagg. 7 e 8) una frase che mi sembra fondamentale ed assai grave. Essa è la seguente: «Contrariamente alla tua opinione è esatto che noi intendiamo giungere ad ottenere che da parte austriaca ci si facciano delle esplicite e concrete promesse di misure antiterroristiche che costituiscano una contropartita del pacchetto da noi preso in esame. Solo in tale modo l’applicazione del pacchetto, e del resto la posizione reciproca delle due parti, ne risulterebbe equilibrata».

È la prima volta che io leggo nero sul bianco, per mano di uno dei dirigenti della Farnesina, l’indicazione di un obiettivo politico di questo genere. (Confesso che lo sospettavo, da mezze frasi lette nei verbali, e se ti scrissi che speravo di sbagliarmi era perché temevo fosse proprio così). Se ho ben capito, l’obiettivo a cui si indirizza dunque da alcuni mesi la condotta della nostra trattativa con gli Austriaci è il seguente. Noi ci impegneremmo (autonomamente) a far votare al Parlamento un certo numero di leggi e disposizioni per allargare l’autonomia della Provincia di Bolzano; gli Austriaci si impegnerebbero a far votare al loro Parlamento un certo numero di leggi e disposizioni per allargare la competenza dei tribunali e delle autorità di polizia nei riguardi dei terroristi. In tal modo la posizione reciproca delle due parti risulterebbe equilibrata.

Non discuto questo disegno, che mi pare degno di un manuale di arte della diplomazia; e non lo discuto soprattutto perché sono certo che esso è stato approvato dalle nostre massime autorità politiche, riunite nel Comitato di Ministri per l’Alto Adige. (Dico di esserne certo, benché io non partecipi alle riunioni di quel Comitato né venga informato dei risultati di esso, per il fatto stesso che tu mi hai pivolte assicurato che la tua azione nella trattativa è guidata dalle direttive impartite dal predetto Comitato di Ministri).

È dunque con sprofondata modestia e con riverenziale timore che oso affermare che tale tattica diplomatica, se è stata veramente decisa, mi sembra possa avere conseguenze gravissime – non che [sic] sul negoziato, del quale ormai è meglio abituarsi a non vedere la fine – ma, se vittoriosa, sul futuro dei rapporti tra l’Italia e l’Austria.

È mio parere infatti che non troveremo mai un Governo austriaco disposto ad accettare un simile Junktim: per quanto debole e malridotta sia l’Austria, per quanto debole e malridotto sia il suo Governo. Ma ammesso anche che io mi sbagli, e che l’Austria sia ridotta al punto di accettare un intervento straniero nel dominio piriservato della sovranità, che è quello della legge penale, quali sarebbero le conseguenze del ben studiato parallelismo fra il nostro pacchetto e le leggi antiterroristiche?

Sarebbero probabilmente le seguenti. Nessun Governo al mondo (mi faceva rilevare l’Ambasciatore MacArthur) puimpedire che un pazzo lanci una bomba o metta una valigia di esplosivo in un treno. La conclusione dell’accordo italo-austriaco taglierà certamente le gambe, come pivolte ho detto, al terrorismo come fenomeno politico: ma non pufarlo al terrorismo come fenomeno psichiatrico.

Ora, se atti terroristici avverranno dopo la conclusione dell’accordo (ed è piche probabile che qualcuno ne avverrà) e se per quell’epoca il Governo austriaco non avrà trovato il coraggio di portare in Parlamento quelle leggi che pure avesse trovato il coraggio di prometterci, ecco la possibilità offerta a tutti coloro che in Italia vogliono perpetuare la crisi italo-austriaca, per i motivi pidiversi e che non sto a elencare, di urlare a gran voce perché si sospenda l’applicazione del pacchetto, se già adottato, o l’approvazione parlamentare di esso se ancora in corso.

Di qui, caro Roberto, la spirale di cui io parlavo in una mia precedente lettera: terrorismo, rifiuto di una intesa italo-austriaca e di una coesistenza pacifica in Alto Adige, nuovo terrorismo, nuovo rifiuto, eccetera.

Pare a me, in coscienza, che l’esporre il nostro paese, le relazioni con uno dei suoi vicini, la tranquillità stessa dell’Europa ad una simile macchina infernale sia da evitare nel modo piassoluto. Noi dobbiamo lavorare per chiudere le questioni controverse, e non per mantenerle aperte.

3. Dove sta allora l’equilibrio delle posizioni, dirai tu? Beh, questi non sono fatti miei perché non sono io che negozio, e perché nessuno ha chiesto il mio parere. Ma se esso mi venisse chiesto, direi che l’equilibrio delle posizioni sta nella nostra sincerità nel promettere, nella nostra onestà nel mantenere, nel nostro coraggio nel superare schemi antiquati e funesti. Sono cento anni che noi Italiani tentiamo di fare i furbi; non posso dire che di tale furbismo siamo morti, ma senza di esso probabilmente peseremmo qualcosa di pisulla scena internazionale. Per quanto sta in me, per quel poco che posso, mi opporrsempre a tutti i tentativi di rosicare piccoli vantaggi con astuzie paesane. (S’intende che non parlo di te, che sei pienamente in buona fede e che fai del tuo meglio; ma dello sfruttamento che delle tesi da te sostenute possono fare altri che tale buona fede abbiano in minor quantità).

- - -

Ma non avanzo questa obiezione perché, pur non conoscendo ufficialmente i risultati della riunione a Salisburgo del Comitato tripartito(6), credo che essa abbia posto condizioni tali che necessiteranno da parte nostra una pausa, anche molto lunga, di riflessione. Potrebbe infatti essere meglio, qualora non vi sia pialcuna speranza di raggiungere un accordo prima delle elezioni italiane, rompere il contatto che, un passo dopo l’altro e un incontro dopo l’altro, sta diventando alquanto soffocante.

Toncic mi ha comunque convocato per mercoledì 10 alle ore 10: dopo di che saprdirti qualcosa di più. Abbiti nel frattempo i miei affettuosi saluti, nonché i migliori auguri per la visita di Spiljak. Tuo aff.mo

Roberto


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1133.


2 Annotazione di Gaja sul primo foglio: «Visto dall’On. Ministro che ritiene non si debba impedire in alcun modo. 9/1/68. R.G.».


3 Vedi D. 327.


4 Vedi D. 323.


5 Vedi D. 326.


6 Vedi D. 321.


7 Vedi D. 331.

331

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 911/16. Vienna, 10 gennaio 1968, ore 16,30 (perv. ore 17,30).

Oggetto: Promemoria austriaco su Alto Adige.

Toncic mi ha dato lettura stamani di un promemoria, che mi verrà inviato questo pomeriggio o domani mattina dopo alcuni ritocchi finali, ed il cui testo trasmettera Roma con un corriere speciale venerdì mattina [il 12]2.

Detto promemoria contiene le risposte del Governo austriaco ai sei punti rimasti aperti dopo la riunione di Londra dell’inizio di dicembre(3). In questa presa di posizione austriaca è stato tenuto conto dei risultati dell’incontro del 29 dicembre a Salisburgo(4), il rapporto sul quale fatto da Mitterdorfer e da Brugger è stato approvato qualche giorno fa a Bolzano dalla Direzione della SVP.

Toncic mi ha con l’occasione assicurato che non vi sono state altre riunioni del Comitato tripartito oltre quella di Salisburgo, e mi ha aggiunto che non ve ne saranno altre.

In attesa del testo definitivo del promemoria preferisco in questo dispaccio non entrare in dettagli su quanto dettomi dal Ministro. Tuttavia i tre argomenti piimportanti mi sembrano essere i seguenti:

1) Il Governo austriaco non chiede una nuova discussione o un nuovo coordinamento dell’intero pacchetto, ma soltanto che le aggiunte alla terza versione del pacchetto (luglio 1966(5)) vengano portate a sua conoscenza in modo analogo a quanto fu fatto in precedenza. Trattasi, mi ha detto Toncic, dei cosiddetti chiarimenti, che dovrebbero essere 186.

2) Il promemoria Vassalli(7) è in corso di attento studio da parte del Ministro della Giustizia. Una risposta ci verrà data non appena possibile. Nel frattempo il Governo austriaco propone che il Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Sailer [recte: Seidler] partecipi alla prossima riunione di Zurigo per discutere col Capo della Polizia italiana le misure amministrative che possono prendersi ed alcuni aspetti speciali della collaborazione tra le due polizie.

3) Da parte austriaca ci viene proposta una nuova formula per determinare le condizioni ed il momento in cui l’Austria dichiarerà chiusa la vertenza, e le garanzie che l’Italia riceverebbe, se così possono chiamarsi.

Ho fatto esplicite ed ampie riserve a titolo personale, in particolare sulla deludente risposta che ci viene data in materia di legislazione contro il terrorismo, nonché a proposito della nuova formula di chiusura della controversia.

Toncic mi ha allora detto di voler proporre per mio tramite a Vostra Eccellenza di voler ricevere a Roma, come suo inviato speciale, l’Ambasciatore Haymerle, il quale illustrerebbe a V.E., e naturalmente a Gaja e a Toscano, le ultime proposte austriache.

Mi ha detto come ragione di questa missione particolare quella che non è materialmente possibile avere un’altra riunione tipo Londra, perché Kirchschlaeger è fuori combattimento e perché in ogni caso il tempo è troppo ristretto. Ma cinon vorrebbe dire che con la missione di Haymerle a Roma si inizierebbe una nuova procedura: si tratterebbe solo di accertare in contraddittorio se vi è qualche possibilità di trovare un terreno d’intesa.

Ho assicurato al Ministro che gli avrei fatto avere la risposta su questo punto non appena a conoscenza delle decisioni di V.E.8.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1039.


2 Vedi D. 334, Allegati I e II.


3 Vedi D. 314.


4 Vedi D. 321, nota 4.


5 Vedi D. 153.


6 Vedi D. 194, Allegato.


7 Vedi D. 307, Allegato II.


8 Per la risposta vedi D. 337.

332

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

L.2. Roma, 10 gennaio 1968.

Caro Fanfani,

rispondo alla tua lettera 110/531 del 9 dicembre u.s.3 concernente l’incontro di Londra del 6 e 7 dicembre u.s. tra esperti italiani e austriaci per la questione dell’Alto Adige(4).

A questo punto mi sembra che per un riesame della questione convenga attendere la risposta ufficiale austriaca che sembra non debba tardare.

Per parte mia ho visto Withalm a Milano, dove era per il Congresso della Democrazia Cristiana, in occasione del mio invito a colazione delle Delegazioni estere di movimenti e partiti democratico-cristiani, ed ho colto l’occasione per insistere affinché si giungesse ad una soluzione della controversia in atto e da parte austriaca si prendesse qualche misura efficace contro il terrorismo, ben precisando che questa ultima richiesta era collegata con la posizione da noi assunta circa la domanda austriaca di associazione alla CEE.

Credimi,

tuo aff.mo

Aldo Moro


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 5, fasc. Dicembre 1967.


2 Annotazione sul primo foglio: «Ne ha parlato On. Ministro con Gaja. 16/1.»


3 Vedi D. 315.


4 Vedi D. 314.

333

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI PERRONE CAPANO(1)

Appunto(2). Roma, 11 gennaio 1968.

L’Ambasciatore Ducci mi ha telefonato stamani per informarci, a seguito del suo telegramma n. 163, che il Ministero austriaco degli Affari Esteri gli aveva fatto oggi pervenire il preannunciato Promemoria su carta non intestata, accompagnato soltanto da un biglietto da visita di Haymerle. Egli ha aggiunto di essere incerto se trattenere il Promemoria oppure respingerlo, non sapendo come ci siamo comportati in precedenza.

Gli ho risposto che, non conoscendo il contenuto del Promemoria, non potevo dargli un suggerimento in merito; comunque, dato che un Promemoria poteva essere respinto anche alcuni giorni dopo il ricevimento, gli ho consigliato di trattenerlo per il momento trasmettendone la traduzione al Ministero(4). Gli ho anche preannunciato l’invio di un telegramma ministeriale interlocutorio in cui si fa presente che, essendo l’Onorevole Ministro assente, nessuna risposta al Governo austriaco potrà essere data prima del ritorno dell’On. Fanfani(5). Riferendomi poi alla proposta contenuta nel citato telegramma di Vienna, ho aggiunto, per sua esclusiva e personale informazione ed orientamento che Haymerle potrà se del caso, e dopo che avremmo esaminato il Promemoria, incontrarsi eventualmente con l’Ambasciatore Gaja e con il Prof. Toscano.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Gennaio 1968.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dal Segretario Generale».


3 Vedi D. 331


4 Vedi D. 334, Allegati I e II.


5 Per il seguito vedi D. 337.

334

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, PERRONE CAPANO(1)

L. urgente riservatissima 081. Vienna, 11 gennaio 1968.

Caro Carlo,

in assenza di Roberto Gaja, invio a te in allegato a questa lettera il promemoria austriaco contenente le risposte alle proposte da noi fatte il 6-7 dicembre 1967 a Londra(2). Tale promemoria, che ti invio nel testo tedesco e nella «unverbindliche Uebersetzung» fatta dalla Ballhaus stessa, mi è giunto ieri sera alle ore 19,45, per mano di un usciere, su carta non intestata e senza alcun timbro o sigla. Era accompagnato soltanto da un biglietto di visita dell’Ambasciatore Haymerle.

2. Aggiungo alla trasmissione del promemoria alcune delucidazioni, tratte in parte da quanto ieri Toncic mi ha detto, in parte da chiarimenti che ho chiesto stamani per telefono a Haymerle.

- - -

Della proposta austriaca Toncic mi ha detto che essa è frutto di un compromesso con i Sudtirolesi. (En passant mi ha detto che anche Brugger, al quale è stata promessa una migliore carriera politica, è stato collaborativo).

Il ragionamento dei Sudtirolesi è che la nostra promessa di fare certe determinate leggi, costituzionali o semplici, certe determinate norme di attuazione e certi regolamenti non vale granché. Secondo l’attuale formula per la chiusura della vertenza, il Governo austriaco sarebbe automaticamente tenuto a dare la quietanza secondo la variante 2 (o anche secondo la variante 1) non appena l’ultima delle leggi, o rispettivamente l’ultimo dei regolamenti, sia entrato in vigore. Ma l’Austria sarebbe a citenuta anche se il contenuto delle leggi e dei regolamenti non corrispondesse alle aspettative della SVP.

Toncic mi ha detto di rendersi pienamente conto che il Presidente Moro non pu

- -

Credo di poterti risparmiare le mie riserve, le mie obiezioni e le mie considerazioni ironiche su questa pensata.

3. Queste risposte mi sembrano piche deludenti. Tuttavia mi sembra che nel decidere l’atteggiamento da tenere, anche per quanto concerne il suggerimento di inviare a Roma Haymerle, dovremmo tenere presente fra l’altro il fatto che nel corso di gennaio vi saranno a Strasburgo varie riunioni del Consiglio d’Europa o per lo meno della sua Assemblea. Non ci conviene certo metterci nella posizione di farci dire da qualche deputato austriaco che abbiamo lasciato senza replica le ultime proposte di Vienna.

Invece non credo che abbiamo un granché da attendersi dalla seduta della Commissione degli Affari Esteri al Parlamento austriaco che si svolgerà martedì 16 gennaio. In ogni caso ho informato Haymerle che il Ministro Fanfani non riassumerà a Roma che quel giorno, e pertanto non sarà in condizioni di far conoscere la sua decisione.

Farseguire alcuni commenti personali in un secondo momento(4). Intanto credimi tuo sempre aff.mo

Roberto

Allegato I

AIDE MÉMOIRE

Vienna, 10 gennaio 1968.

1. Die oesterreichische Bundesregierung hält die Uebergabe einer Ergänzung der 3. Fassung des Pakets durch Aufnahme der Ergebnisse der inzwischen stattgehabten zwischenstaatlichen Verhandlungen und aller auf inneritalienischer Ebene erzielten Resultate («Klärungen und Vertiefungen») in einer Form analog der Uebergabe der 3. Fassung f unerlässlich.

2. Oesterreichische Stellungnahmen zu den italienischerseits anlässlich der Londoner Kontaktgespräche im Dezember 1967 aufgeworfenen Fragen:

ad a) Vassalli- Papier(5):

Dieses Arbeitsdokument bildet den Gegenstand eingehender Prung seitens des Bundesministeriums f Justiz. Eine Antwort zu gegebener Zeit muss vorbehalten bleiben. Das Bundesministerium fuer Inneres wäre bereit, zu den nächsten Kontaktgesprächen der Sicherheitsexperten den General-direktor f die fentliche Sicherheit, Sektionschef Dr. Seidler, zu entsenden, der mit dem entsprechenden italienischen Gesprächspartner administrative Massnahmen und einzelne Aspekte der Zusammenarbeit bei der Bekämpfung des Terrorismus in beiden Ländern in Erwägung ziehen knte.

ad b) Streitbeendigungserklärung:

Gegen die von italienischer Seite gemachten Abänderungsund Ergänzungsvorschläge zum vorliegenden Entwurf einer Streitbeendigungserklärung bestehen keine Einwände.

Oesterreichischerseits wird lediglich die Hinzufung eines kurzen Passus begehrt (im Anschluss an den 5. Absatz des Entwurfes: «... und aufrecht zu erhalten bereit ist»).

ad c) IGH- Vertrag:

Oesterreich erklärt sich mit dem italienischerseits gewschten Text eines IGH- Zusatzvertrages einverstanden.

ad d) Varianten des Uebergangs der Kompetenzen:

Die oesterreichische Bundesregierung hat den letzten italienischen Vorschlag (Variante 2)

betreffend Uebertragung der Kompetenzen eingehend geprt. Den dabei angestellten Ueberlegungen hat sie den seinerzeitigen italienischen Vorschlag zugrundegelegt, dessen Sinn darin lag, dass an Stelle des von Italien zurkgezogenen Schiedverfahrens Oesterreich die Streitbeendigungserklärung erst zu einem Zeitpunkt nach Verwirklichung der im Paket zugesagten Massnahmen abzugeben haben werde.

Die im jgsten italienischen Vorschlag (Variante enthaltene Automatik- Abgabe der oesterreichischen Streitbeendigungserklärung und Austausch der Ratifikationsurkundes IGH- Vertrages innerhalb einer bestimmten Frist nach Verfentlichung des letzten Gesetzes zur Kompetenzertragung in der Gazzetta Ufficiale) entspricht nicht zur Ganden Gedanken, die dem ursprglichen italienischen Vorschlag zugrundelagen. Eine Automatik knte oesterreichischerseits nur akzeptiert werden, wenn Einvernehmen ueber den Begriff «Verwirklichung des Pakets» erzielt werden knte und Gewähr daf bestehen wde, dass eine solche Verwirklichung nicht ohne Zustimmung der Vertreter der Suedtiroler Volksgruppe zustandekäme.

Da diese Voraussetzungen noch nicht gegebenerscheinen, hält es die terreichische Bundesregierung f zweckmässig, auf den ursprglichen italienischen Vorschlag zurkzukommen.

Auf Grund dieses Vorschlags wde Oesterreich die Streitbeendigungserklärung abgeben, sobald italienischerseits die vorgesehenen Massnahmen verwirklicht worden sind, d.h. sobald die f die Handhabung des Pakets erforderlichen Verfassungs und einfachen Gesetze, Durchfrungsbestimmungen (norme di attuazione) und Verwaltungsverfungen (regolamenti) erlassen worden sind.

Sollte Italien eine zusätzliche Sicherung f den Fall von Meinungsverschiedenheiten wschen, so ist Oesterreich bereit, zur Feststellung, ob die oesterreichische Bundesregierung die zugesagten Streitbeendigungserklärung in ungerechtfertigter Weise verzert oder nicht sich dem Spruch jeder italienischerseits vorgeschlagenen unparteiischen internationalen Instanz zu unterwerfen.

ad e) Zum Operationskalender:

Oesterreich erscheint es sinnvoll, dass nach Abschluss des Streites, also nach Abgabe der Streitbeendigungserklärung, die IGH- Phase beginnt und daher am Beginn dieser Phase der Austausch der Ratifikationsurkunden des IGH- Vertrages erfolgt. Sollte dies aber italienischerseits gewscht werden, ist Oesterreich bereit, zugleich mit der Abgabe der Streitbeendigungserklärung auch schon die IGH- Ratifikationsurkunden auszutauschen.

ad f) Dauer der Stillhaltefrist:

Die oesterreichische Bundesregierung ist mit dem italienischen Vorschlag, dass die Stillhaltefrist mit jenem Tag beginnen soll, an dem die neue italienische Regierung von der Deputiertenkammer das Vertrauensvotum erhält und 3 Jahre dauern soll, unter der Voraussetzung einverstanden, dass der neu gewählte italienische Ministerpräsident in seiner Regierungserklärung vor der neu gewählten Deputiertenkammer sich zur Durchfrung des Pakets im Sinne der Erklärung des Ministerpräsident Moro vor der derzeitigen Deputiertenkammer bekennt.

Allegato II

TRADUZIONE NON UFFICIALE DI LAVORO PROMEMORIA

1. Il Governo Federale austriaco ritiene indispensabile la consegna di una integrazione della Terza Stesura del pacchetto comprendente le risultanze delle trattative bilaterali avvenute nel frattempo nonché tutti i risultati ottenuti al livello interno (chiarimenti ed approfondimenti) in forma analoga a quella della Terza Stesura.

2. Prese di posizione austriache in relazione alle domande poste da parte italiana nel corso dei colloqui di Londra dal dicembre scorso:

ad a) documento Vassalli:

Esso costituisce oggetto di un esame accurato da parte del Ministero Federale di Giusti

zia. Ci si riserva di ritornare a suo tempo sull’argomento. Il Ministero Federale dell’Interno sarebbe pronto ad inviare al prossimo incontro degli esperti in materia di sicurezza pubblica il Direttore Generale della PS, Dott. Seidler, che potrebbe prendere in considerazione – insieme con il corrispondente funzionario italiano – misure amministrative e singoli aspetti

della cooperazione in materia di lotta al terrorismo nei rispettivi Paesi.

ad b) Dichiarazione relativa alla composizione della vertenza:

Non sussistono obiezioni contro le proposte italiane di modifica ed integrazione del progetto di dichiarazione in questione. Da parte austriaca si chiede soltanto di inserire un ulteriore breve passaggio e cioè alla fine della linea 5 del progetto dovrebbe essere aggiunto: «… ed è pronto a mantenerle ...».

ad c) Accordo relativo alla Corte Internazionale:

L’Austria si dichiara d’accordo con il testo presentato da parte italiana circa un accordo aggiuntivo relativo alla Corte Internazionale.

ad d) Varianti relative al passaggio delle competenze.

Il Governo austriaco ha esaminato accuratamente l’ultima proposta italiana (alternativa 2) relativa al passaggio delle competenze. Questo esame si è basato su quanto a suo tempo proposto da parte italiana: proposta che intendeva costituire la procedura di arbitraggio, ritirata in seguito da parte italiana, con l’impegno di rilasciare la dichiarazione di avvenuta chiusura della vertenza in un momento successivo all’attuazione delle misure promesse.

La procedura automatica contenuta nella pirecente proposta italiana (alternativa 2: rilascio della dichiarazione austriaca relativa alla chiusura della vertenza e scambio degli strumenti di ratifica dell’accordo sulla Corte IA entro un determinato termine dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’ultima legge relativa al passaggio delle competenze) non corrisponde pienamente alle considerazioni risultanti dall’originale proposta italiana. Una automatica sarebbe accettabile solo se vi fosse previa intesa circa il concetto «attuazione del pacchetto» e se vi fosse garanzia che una tale attuazione non potrebbe avvenire senza il consenso dei rappresentanti del gruppo etnico sudtirolese. Dato che queste condizioni non sembrano sussistere il Governo austriaco ritiene opportuno di ritornare sull’originale proposta italiana secondo cui il Governo Federale austriaco avrebbe rilasciato la dichiarazione di chiusura della vertenza non appena le misure previste sarebbero state attuate cioè non appena le leggi costituzionali e semplici, le norme di attuazione ed i regolamenti, strumenti necessari per l’effettivo funzionamento del pacchetto, sarebbero stati promulgati.

Qualora l’Italia desiderasse una garanzia supplementare nel caso di divergenze di vedute l’Austria sarebbe disposta, ai fini dell’accertamento se il Governo austriaco rilascia ingiustificatamente il rilascio della dichiarazione di chiusura della vertenza o meno, a sottomettersi al giudizio di una qualsiasi istanza imparziale internazionale che venga prescelta dall’Italia.

ad e) Calendario operativo:

L’Austria ritiene logico che alla chiusura della vertenza cioè dopo l’avvenuta dichiarazione relativa segua la fase della Corte IA, e che, pertanto, lo scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo circa la CIA avvenga all’inizio di questa fase.

Qualora, peraltro, cisia desiderio italiano, l’Austria è pronta allo scambio di detti strumenti di ratifica contemporaneamente al rilascio della dichiarazione sulla chiusura della vertenza.

ad f) Durata dello Standstill:

Il Governo Federale austriaco è d’accordo con la proposta italiana secondo cui il periodo dello Standstill dovrebbe incominciare il giorno in cui il nuovo Governo italiano riceve la fiducia della Camera dei Deputati e dovrebbe estendersi ad un periodo di tre anni, alla condizione che il nuovo Presidente del Consiglio, nella sua dichiarazione governativa davanti alla Camera dei Deputati che uscirà dalle elezioni, assuma l’impegno di attuare il pacchetto in conformità alla dichiarazione del Presidente del Consiglio Moro davanti all’attuale Camera dei Deputati.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 2, n. 1302.


Vedi D. 314.


Vedi D. 194, Allegato.


Vedi D. 341. Per il seguito vedi D. 336.


Vedi D. 307, Allegato II.

335

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 1340/27. Vienna, 13 gennaio 1968, ore 13,56 (perv. ore 14,15).

Oggetto: Alto Adige.

Odierna «Presse» annuncia, in breve corrispondenza da Bruxelles a firma suo corrispondente Schlenker, che Struye ha ricevuto venerdì [il 12] una Delegazione altoatesina di cui facevano parte Brugger e Dietl. Il corrispondente afferma che «la delegazione ha lasciato Bruxelles con la certezza che Struye si occuperà della riattivazione del noto Sottocomitato del Consiglio d’Europa».

Sempre secondo il parere della Delegazione altoatesina il Sottocomitato dovrebbe indurre Austria ed Italia ad utilizzare la Convenzione Europea del 1957 per risolvere i conflitti circa l’Alto Adige e dovrebbe inoltre effettuare un viaggio informativo in quella Provincia: piani di fronte ai quali «l’Italia naturalmente assume un atteggiamento negativo»(2).


1 Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. I. 2 Per la risposta vedi D. 339.

336

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA 10A(1)

Appunto(2). Roma, 13 gennaio 1968.

È pervenuto dall’Ambasciata in Vienna il Promemoria austriaco inviato la sera del 10 gennaio dall’Ambasciatore Haymerle all’Ambasciatore Ducci(3), contenente il punto di vista del Governo di Vienna sulle 6 questioni sulle quali i rappresentanti austriaci, al termine della riunione di Londra del 6-7 dicembre u.s.4, si erano riservati una risposta, nonché sulla questione della consegna del «pacchetto».

Il Promemoria austriaco sembra negativo nei seguenti punti:

- - - -

Possono essere considerati invece positivi o parzialmente positivi i seguenti punti del Promemoria:

- - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Gennaio 1968.


2 Il documento reca il timbro: «Visto da S.E. il Ministro».


3 Vedi D. 334, Allegati I e II.


4 Vedi D. 314.


5 Vedi D. 194, Allegato.


6 Vedi D. 307, Allegato II.

337

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. segreto urgente precedenza assoluta 834/10. Roma, 16 gennaio 1968, ore 15.

Oggetto: Missione Haymerle e rimpasto governativo in Austria.

Suoi 162 e 293. Pregasi S.V. effettuare urgentemente seguente comunicazione Cancelliere Klaus:

- - - - -

1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1099.


Vedi D. 331. 3 T. segreto 1487/29 del 15 gennaio, col quale Ducci riferiva quanto appreso da Tončić- Sorinj sul

la portata dell’imminente rimpasto ministeriale e sui motivi del suo allontanamento (DGUE, Versamento

2017, b. 1, n. 1038).


4 Vedi D. 334.


5 Per la risposta vedi D. 340.

338

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. urgente 835/11. Roma, 16 gennaio 1968, ore 15,15.

Oggetto: Discorso Ministro Interno Hetzenauer.

Suo 302.

Pregasi V.S., dopo aver controllato testo, attirare attenzione codeste autorità su recente discorso Ministro Interno Hetzenauer a Matrei – riportato da «Tempo» in corrispondenza da Vienna 14 corrente – e particolarmente su seguenti affermazioni:

a) azioni terroristiche in territorio italo-austriaco frontiera sono cessate da sei mesi a seguito efficace azione Ministero austriaco Interni;

b) appello al popolo italiano abbandonare connessione fra questione altoatesina

e richiesta austriaca accordo con CEE. A tal riguardo S.V. vorrà far rilevare che:

- -

1 Telegrammi ordinari 1968, Austria partenza, vol. unico.


2 T. 1489/30 del 15 gennaio, col quale Ducci riferiva il carattere polemico del discorso di Hetznauer nei riguardi dell’articolo di fondo della «Stampa» e «dei suoi ispiratori» pubblicato il 9 gennaio sulla questione del terrorismo (Telegrammi ordinari 1968, Austria arrivo, vol. I).


3 Con T. segreto 1892/45 del 17 gennaio, Ducci informava di aver eseguito il passo prescritto

presso Tončić- Sorinj, il quale, nel prenderne nota, aveva commentato che si trattava di comunicazione fatta

«de moribundo ad moribundum» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 13, pos. AA 16/4).

339

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, ALLE AMBASCIATE A BRUXELLES E A VIENNA E ALLA RAPPRESENTANZA PRESSO IL CONSIGLIO D’EUROPA A STRASBURGO(1)

T. segreto urgentissimo 916/c. Roma, 17 gennaio 1968, ore 11,15.

Per Strasburgo e Bruxelles soltanto: Riferimento a telegramma ministeriale n. 737/C.2. È stato telegrafato ad Ambasciata a Vienna quanto segue:

Per Vienna soltanto: Riferimento suo 273.

Per tutti: Pregasi V.E. far presente codeste Autorità che eventuale convocazione Sottocommissione Alto Adige Consiglio Europa con pubblicità relativa cui darebbe luogo, costituirebbe, intervenendo in attuale fase contatti italo-austriaci, nuovo ostacolo al raggiungimento soluzione concordata ed in definitiva favorirebbe causa estremisti che vogliono far fallire tentativi chiusura controversia; ci attendiamo di conseguenza da Governo austriaco decisa azione perché non sia dato seguito iniziative quali quelle che sembra siano state suggerite a Struye da «Mondseer Arbeitskreis» nonché da Delegazione altoatesina, su trasparente ispirazione austriaca.

V.S. vorrà aggiungere che da parte italiana, in caso Sottocommissione venga ugualmente convocata, si fa riserva sollevare anzitutto questione pesanti responsabilità austriache per terrorismo e tolleranza verso organizzazioni estrema destra (S.V. potrà tenere conto che, come noto, analoghe organizzazioni tedesche hanno già formato oggetto specifica accusa da parte Unione Sovietica in nota diretta Governo RFT 8.12.1967, segnalata con telespresso min. 120/2008 del 16.12.674).

Altresì si fa riserva di far rilevare che esame iniziativa «Mondseer Arbeitskreis» ed altoatesini esorbita dai termini di mandato della Sottocommissione quale risulta dal verbale della Commissione politica in data 5.9.1961. Ci riserviamo, anche per questo aspetto, di trarre debite deduzioni da eventuali azioni.

In altri termini, converrà V.S. faccia rilevare che, seguendo queste vie, Governo Vienna non solo in quanto ostacola chiusura controversia, ma fornendo argomenti validi per dimostrare perdurare simpatie austriache per estremisti, agisce contro suoi stessi interessi(5).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 12, pos. AA16/3-3.


2 Del 14 gennaio, col quale si trasmetteva il telegramma di cui alla nota 3.


3 Vedi D. 335.


4 Non rinvenuto. Sull’argomento vedi Dura nota russa a Bonn per la rinascita nazista, in «La Stampa» del 9 dicembre 1967.


5 Il 19 gennaio Ducci incontrPlatzer e Haymerle, reggenti dell’Außenministerium in attesa dell’assunzione delle funzioni di Waldheim, e riferì quanto segue: «Ho l’impressione che i miei due interlocutori non siano rimasti insensibili alle nostre argomentazioni: ed in particolare a quella (che a mio sommesso parere potrebbe essere usata non inutilmente da Mazio con Struye) che causare un incidente italo-austriaco non sarebbe il modo migliore per celebrare l’arrivo al Ballhaus di un nuovo titolare. Ad Haymerle che aveva subito messe le mani avanti dicendo che le Commissioni e le Sottocommissioni dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa sono indipendenti dai Governi, ho subito risposto che mi sembrava da escludere che il Presidente Struye si lasciasse convincere da alcuni privati a convocare il Sottocomitato se da parte sia del Governo italiano che, e soprattutto, del Governo austriaco gli si prospettasse l’inopportunità di farlo. Sia Platzer che Haymerle mi hanno giurato che essi non erano al corrente dell’iniziativa del “Mondseer Arbeitskreis” né di quella dei due esponenti altoatesini; anch’essi ignoravano se si trattasse della stessa mossa o di due mosse separate» (T. segreto 2198/52 del 19 gennaio, in ACS, Archivio Aldo Moro, b. 113, fasc. 702). Per il seguito vedi D. 350.

340

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto urgentissimo 1851/43. Vienna, 17 gennaio 1968 (perv. ore 14).

Oggetto: Colloquio Ducci- Klaus.

Cancelliere Klaus mi ha ricevuto stamane alle 11,30, ed ho iniziato col fargli le comunicazioni di cui V.E. mi ha incaricato ai punti 1 e 3 del telegramma n. 102. Egli mi ha risposto quanto segue:

1) Il promemoria austriaco del 10 gennaio(3) era stato da lui visto ed approvato. Esso costituisce dunque un atto ufficiale del Governo Federale.

2) Il promemoria resta pienamente valido e costituisce l’attuale espressione della posizione austriaca nel negoziato con noi. Waldheim ne verrà informato dal Cancelliere stesso, egli stesso (Klaus) terrà dietro personalmente alla questione.

Avendo io fatto rilevare (al punto 4 del telegramma) che nell’opinione pubblica italiana non mancherà di crearsi l’impressione che la sostituzione di Toncic, a così pochi giorni di distanza dalla presa di posizione austriaca, comporti un mutamento fondamentale dell’atteggiamento di Vienna, Klaus ha replicato dicendo che mi pregava di portare a conoscenza di V.E. la seguente comunicazione personale. Toncic non lascia il Ministero degli Affari Esteri per motivi connessi con la trattativa relativa all’Alto Adige. La trattativa era stata condotta bene e sarà condotta da Waldheim sulle stesse linee. I motivi dell’allontanamento di Toncic rilevano puramente dalla politica interna austriaca.

Non vi era quindi alcunché che io potessi aggiungere, se non per esprimere al Cancelliere la soddisfazione che quanto egli mi diceva avrebbe procurato al Governo italiano, anche perché le sue parole mi lasciavano pensare che non vi sarebbe stato alcun cedimento alla tentazione di cercare altre strade ed altri canali, ma che si sarebbe proceduto sulla via della trattativa.

Il Cancelliere ha concluso pregandomi di far pervenire al Presidente Moro un suo contributo personale in denaro alle popolazioni sinistrate della Sicilia Occidentale. Mi riservo di fare a Waldheim le comunicazioni di cui al punto 2 del telegramma

n. 10 quando avril primo contatto con lui(4).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1037.


2 Vedi D. 337.


3 Vedi D. 334, Allegati I e II.


4 Per la risposta vedi D. 342.

341

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. 190. Vienna, 19 gennaio 1968.

Signor Ministro,

la Democrazia Cristiana conserva il potere in Austria, Klaus è sempre Cancelliere: ma la maniera e la formula con cui è stato effettuato il rimpasto del Governo austriaco dimostra che la crisi politica è stata piprofonda di quanto non sia apparsa in superficie. Tale crisi non è in realtà stata risolta.

Le elezioni dello scorcio del 1967 avevano, in alcune regioni ed in alcuni comuni, dimostrato una crescente insoddisfazione dell’opinione pubblica verso il Governo populista che era il primo Governo monocolore che l’Austria avesse avuto nella I e nella II Repubblica. Tale disaffezione, confermata ancora al fine di dicembre da un’inchiesta per campione fatta nella popolazione dal Gallup austriaco, trova grosso modo i suoi motivi (credo di non sbagliare molto) per il 50% nel campo della politica interna e per il 50% in quello della politica estera. Nell’uno e nell’altro campo, quale che sia la proporzione, il Governo austriaco non ha corrisposto alle attese della popolazione.

Alcuni osservatori politici e diplomatici ripartiscono la responsabilità in modo diverso: ad esempio il mio collega tedesco, non senza i suoi buoni motivi, sostiene che le sole difficoltà economiche non avrebbero indebolito il Governo monocolore Klaus se l’Italia non lo avesse bloccato in Alto Adige e nel Mercato Comune. Altri trovano che noi diplomatici sopravalutiamo sempre l’importanza della politica estera sugli elettori, e sono pipropensi a invocare come causa della insoddisfazione popolare la lunga stasi economica, gli scandali finanziari e le mancate riforme.

A me sembra che nessun popolo è contento quando non sa qual è la sua ragione d’essere come entità nazionale. Il benessere di cui gode l’Austria, le provvidenze sociali che esistono da decenni, la larga libertà di opinioni e di costumi: tutto cisembra sufficiente e dovrebbe esserlo. Ma non si vive di solo pane (e di abbondante companatico) neanche in Austria. Sembrerà a qualcuno strano: ma la questione del Sudtirolo non è importante solo dal punto di vista dei pochi mandati in pio in meno che i due grandi partiti possono avere in Parlamento. Tale questione è anche un segno che l’Austria esiste: perché si esiste quando si hanno degli avversari (possibilmente non troppi) e si esiste quando si pudifendere da soli una causa e non essere costretti a rimetterne la difesa ad altri (leggi in questo caso la Germania).

Così si dica dell’associazione dell’Austria al Mercato Comune. Io sono fra coloro che credono che l’economia austriaca non uscirà mai dalla sua mezza cottura se non verrà immersa nel turbine della concorrenza di un grande mercato. Ma l’Austria puvivere o quanto meno vivacchiare ancora molti anni in maso chiuso: meglio comunque di come fa la Jugoslavia, la cui situazione è analoga. Ciche l’associazione al Mercato Comune poteva significare politicamente – intendo dal punto di vista della politica interna – era di indicare chiaramente al popolo austriaco il suo destino: e cioè sostituire alle sabbie mobili della neutralità, cara a Kreisky e a certi progressisti, la terra ferma dell’unione economica a quella parte del mondo cui l’Austria appartiene per storia e civiltà millenaria.

Noi italiani del primo motivo di debolezza del Governo Klaus siamo da molti indicati in questo paese come la causa. Per il secondo motivo mi sembra poter dire che il veto italiano è pimotivo di irritazione popolare che di ostilità responsabile. Chi sa come stanno le cose sa anche che il veto italiano è fenomeno parziale rispetto all’opposizione francese (che noi copriamo di fronte all’opinione pubblica, in Austria e altrove) a fare alcunché che possa facilitare la Gran Bretagna o far dispiacere alla Russia.

2. In queste strettezze Klaus si dibatteva da numerose settimane, domandandosi se a lui personalmente e al Partito convenisse un largo cambio della guardia, o se un tale radicale mutamento non rivelasse anche il suo personale fallimento. Come sempre quando si esita, egli ha dovuto subire ambedue i mali. Ha dovuto cambiare il Vice Cancelliere ed i Ministri dell’Interno, degli Esteri e delle Finanze: cioè i quattro pilastri di ogni Governo. Ha dovuto in piaccettare la presenza al suo fianco come Vice Cancelliere di colui che, essendo stato il suo alleato ieri per cacciare dal Governo il Cancelliere populista Gorbach, doveva evidentemente diventare il suo rivale di domani: Withalm, il Segretario del Partito e Capo del Gruppo parlamentare.

Klaus ha tentato di salvarsi la faccia indicando la causa delle insufficienze della sua compagine governativa nell’aver egli dovuto introdurre in essa rappresentanti di ciascun Land e portavoci delle tre grandi Leghe che della Democrazia cristiana austriaca costituiscono la spina dorsale. Questa scusa non ha convinto che pochi. Il nuovo Governo Klaus o, come lo si chiama, Klaus- Withalm non aveva ancora prestato giuramento che già la grande stampa si faceva l’eco di indiscrezioni secondo le quali Klaus stesso aveva detto a Withalm che egli non sarebbe rimasto al potere oltre al 1970. Molti sono addirittura disposti a credere che il nuovo Governo austriaco sarà rimpiazzato da un altro prima delle elezioni e che le elezioni stesse verranno anticipate dal 1970 all’autunno del 1969.

Queste previsioni possono sembrare troppo pessimistiche e molte volte la storia si incarica di smentire le Cassandre. Se la congiuntura economica europea e mondiale migliorerà sufficientemente, le sue ripercussioni si avranno anche in Austria, che il Governo faccia o non faccia qualcosa. L’associazione alla CEE cesserà, con la scomparsa di Bock dal Governo, di essere un motivo di propaganda e perciun motivo di delusione. In quanto al Sudtirolo si vedrà secondo i casi se gloriarsi di un eventuale accordo con l’Italia o metter su una patriottica resistenza all’Italia, o anche addormentare il problema per qualche tempo.

Nonostante tutto questo, e cioè benché non sia oggi affatto sicuro che i socialisti avranno la maggioranza assoluta e neanche quella relativa alle prossime elezioni, ciche sembra assai probabile, è, come ha detto un deputato populista, che il nuovo Governo Klaus sia il numero 0 dei Gabinetti Withalm (e non dimentichiamoci del Presidente della Camera Maleta, che si tiene abilmente in riserva).

3. Ciche a noi spetta ora di domandarci è se l’attuale Governo austriaco sia pio meno disposto di quello precedente a chiudere la vertenza con l’Italia, e se pio meno di quello precedente esso abbia la forza di far accettare al Parlamento austriaco un accordo.

Circa il primo punto il mio giudizio preliminare è il seguente.

Abbiamo perso in Toncic non tanto un buon amico, quanto una persona sentimentalmente priva di interesse per il Sudtirolo e che sull’accordo con l’Italia, qualsiasi rischio esso comportasse, voleva costituire le proprie fortune politiche. Perché al suo posto è stato scelto un funzionario della Ballhaus? Voci sono corse che si sia per un certo momento pensato per gli Esteri a Schleinzer, il brillante e ascendente Ministro dell’Agricoltura. Due-tre giornali di destra e di sinistra hanno scritto che Klaus aveva anche pensato a Gredler, che attualmente rappresenta l’Austria a Strasburgo, il quale è il Vice Capo del Partito di opposizione nazionale di destra. Quest’ultima voce mi è stata smentita da tutti coloro cui ne ho chiesto; ed in verità non si vede che cosa il Governo avrebbe guadagnato dall’immissione di un membro di un altro partito, che sarebbe perdovuto entrarvi a titolo personale. (Assettati forse potrà farsi dire da Gredler se la storia abbia un fondamento). La verità è forse quella che i pimi ripetono: e cioè che il Partito populista non dispone di uomini per la politica estera. Waldheim è un uomo dinamico e estremamente preciso: lo si direbbe un grande esecutore se non si sapesse che è anche un uomo che ha le sue idee e la sua volontà. Nella vertenza altoatesina Waldheim porta un’indubbia conoscenza dei precedenti, e pertanto io sarei incline a vedere in lui un «raddoppiato Haymerle». Non è male tuttavia che, come mi risulta da fonte sicura, Wallnoefer ed i tirolesi abbiano in lui forse pio almeno altrettanta fiducia che in Toncic.

Lascia anche il Ministero degli Esteri il Sottosegretario Bobleter: non si poteva mandare via Toncic e non toccare il suo numero due. Della sua scomparsa e per quanto ci concerne si direbbe brevemente in inglese good riddance. Egli non era solo personalmente astioso nei nostri confronti, ma scarsamente intelligente: dei due il secondo era indubbiamente il difetto pipericoloso.

Lascia il Ministero dell’Interno un’altra nostra bête noire, il tirolese Hetzenauer. Di lui molti mi dicono, austriaci e non, che fosse assai meglio di quanto noi lo consideravamo. Ma purtroppo la sua formazione era piuttosto quella di un giudice che di un poliziotto. E ce n’è voluto del bello o del buono perché Klaus lo convincesse a fare il Ministro di polizia nei confronti dei terroristi. Non ho trovato nessuno che mi abbia detto che Hetzenauer sia stato sacrificato perché aveva fatto troppo contro i terroristi,

o troppo poco. Secondo il Nunzio, ad esempio, Hetzenauer godeva l’antipatia sia di Klaus che di Withalm: contro quest’ultimo egli si era presentato nel 1963 candidato alla Segreteria Generale del Partito. Klaus gli rimproverava di aver lasciato che la polizia finanziaria portasse alla luce senza alcuna precauzione politica lo scandalo delle autostrade. Mi si dice che Wallnoefer lo abbia difeso solo per la forma, e si sia battuto piche altro per fare riconfermare il principio che il Tirolo deve avere sempre uno dei suoi figli in posizione di Governo a Vienna. Non sembra neanche che ci si sia finalmente messi d’accordo per dare a Hetzenauer una delle due Vice Segreterie del partito. In ogni caso il partito resterà nelle mani di Kronhuber, buon amico di questa Ambasciata, che è l’uomo di Withalm.

La spiegazione forse piattendibile della sostituzione di Hetzenauer è che la grandepreoccupazione di Klaus e della ÖVP sono le elezioni di marzo nel Burgenland. PerciKlaus ha pensato di promuovere a Ministro un uomo politico di quella regione: il che ha portato Soronics (il quale ha probabilmente un po’ di sangue croato e ungherese, ed è stato ferito a Stalingrado) al Ministero dell’Interno: del quale d’altronde era stato Sottosegretario dal 1963 al 1966, per passare poi al Sottosegretariato degli Affari Sociali.

Non ho ancora conosciuto Soronics di persona, ma molti me ne dicono bene. Dovremo vederlo alla prova e constatare se il non essere tirolese gli renda politicamente pifacile o meno facile prendere i provvedimenti che noi attendiamo contro gli estremisti.

Devo sottolineare che al Ministero della Giustizia è rimasto Klecatsky, di cui conosciamo la scarsa per non dire nulla simpatia per una nuova legislazione antiterroristica. Questo bravo professore di diritto, tanto amico dei Bavaresi, vorrà piuttosto continuare a portare avanti la riforma del Codice penale, senza escluderne qualche piprecisa definizione dei delitti del tipo di quelli che vengono effettuati contro di noi.

4. La somma algebrica dei vantaggi e degli svantaggi per noi della nuova composizione del Governo austriaco mi sembra press’a poco uguale a zero. Klaus, come

V.E. sa, mi ha riconfermato il suo desiderio di procedere nella trattativa con noi come se nulla fosse.

A dir poco, qui nessuno vorrebbe scommettere un soldo su una conclusione della trattativa prima delle nostre elezioni; ma sarà meglio attendere la prima mossa da parte del nuovo Ministro, la quale potrebbe venire anche prima della nostra risposta al Memorandum austriaco del 10 gennaio(2). Quello che si puaffermare con certezza è che fino a Natale vi era nel Governo austriaco almeno un uomo, e cioè Toncic, e forse due (o cioè anche Klaus) disposti a fare il possibile perché un accordo fosse raggiunto prima della fine di marzo. Ora uno di essi è scomparso e l’altro ha altre gatte da pelare. Così pure è ora piche mai da escludere che la trattativa esca dalle mani sicure e provate dei funzionari per passare a quelle dei politici: Waldheim stesso non lo permetterebbe.

Si porrà dunque a noi, prima o poi, il problema di che cosa fare durante una pausa che potrebbe anche essere assai lunga; e mi riservo di tornare su questo argomento.

Vorrei tuttavia, prima di esprimere un giudizio circa la volontà e la capacità del nuovo Governo di far procedere la trattativa, incontrarmi con i due uomini chiave e cioè con Withalm e con Waldheim. La presenza di Withalm al Governo, per quanto possa rendere agitata la vita all’interno di esso, potrebbe dargli quel coraggio e quella fermezza (se l’uomo sarà ancora a favore di una rapida soluzione della questione altoatesina) che altrimenti potrebbe mancargli.

5. Riassumendo: la soluzione della crisi governativa, anche se essa aveva origine parzialmente dalla difficile posizione internazionale dell’Austria, è stata guidata soprattutto dalle esigenze di politica interna e avendo l’occhio alle elezioni dei prossimi anni. Sono stati mandati via gli uomini compromessi in scandali finanziari come Bock, quelli che avevano dato speranze eccessive al pubblico come ancora una volta Bock

o Toncic, o che si erano resi impopolari come il Ministro delle Finanze Schmitz (che diventa perGovernatore della Banca Nazionale, ove ci si attende che si trasformi da keynesiano in ortodosso), o gli ingenui come Hetzenauer. Come osserva la maggior parte dei commentatori politici, alcune facce sono nuove ma i problemi dell’Austria sono sempre quelli vecchi. Per cominciare a risolverli bisogna in primo luogo che il Governo sia strettamente unito: e cioè che Klaus e Withalm restino alleati e non rivali. Appena formato il nuovo Gabinetto, la stampa si è fatta eco di voci che nella riunione del Gruppo parlamentare populista Klaus aveva annunciato la sua intenzione di ritirarsi prima delle elezioni in favore di Withalm. Lasciar correre tali voci e togliere ogni resto di autorità a Klaus sarebbe stato tutt’uno: non sorprende dunque che subito dopo il giuramento Klaus abbia rettificato queste interpretazioni dicendo che egli conta di condurre questo Gabinetto, con l’aiuto di Withalm, fino alla fine del periodo legislativo, per ottenere di nuovo una manifestazione di fiducia del popolo austriaco nella Volkspartei. Anche questo chiarimento lascia perqualche dubbio; e ci si comincia a domandare se l’accordo fra due uomini sia per una presidenza della Repubblica Klaus nel 1971 (se egli riuscisse a essere eletto) e per un cancellierato Withalm.

Altri guardano invece al terzo uomo che è, come detto, Maleta. Se le interne rivalità in seno alla ÖVP si assorbiranno o si risveglieranno, è cosa che vedremo noi prossimi giorni. Resta la crisi fondamentale, che non è solo una crisi dei populisti, ma forse dell’Austria. Ciche sarebbe necessario è un Governo capace di dare al popolo austriaco la fede in un suo destino autonomo. Questa fede il Governo cattolico la potrebbe dare meglio che un Governo socialista (il neutralismo socialista di oggi è figlio del socialismo che nel 1919 voleva l’annessione dell’Austria alla Germania) o che un Governo di coalizione. Ma non pudarla da solo; e quando, mi diceva tempo fa Schulmeister che è il Direttore della «Presse», quando finalmente l’Europa occidentale comincerà ad occuparsi del futuro dell’Austria?

Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi del mio profondo ossequio.

R. Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Febbraio 1968.


Vedi D. 334, Allegati I e II.

342

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. segreto urgente precedenza assoluta 1256/13. Roma, 20 gennaio 1968, ore 10,45.

Oggetto: Missione Haymerle.

Suo 432.

Si è preso atto di quanto riferito da V.S. circa conversazione 17 corrente con Cancelliere Klaus. Si ha tuttavia qualche perplessità su sua decisione astenersi dal fare a Klaus comunicazione cui punto 2 telegramma ministeriale n. 103 riservandola per Waldheim. Infatti, tale comunicazione avrebbe dovuto essere fatta, secondo istruzioni inviatele, per dimostrare a Governo austriaco nostra immediata disposizione riprendere contatti.

Pregasi pertanto procedere con ogni possibile urgenza(4).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1100.


Vedi D. 340.


Vedi D. 337. 4 Per la risposta vedi D. 343.

343

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto urgente 2461/55. Vienna, 20 gennaio 1968, ore 22,30 (perv. ore 23).

Oggetto: Missione Haymerle.

Telegramma 132.

Ritenni preferibile astenermi dal comunicare al Cancelliere Klaus il contenuto del punto 2 per le seguenti ragioni sostanziali.

L’idea di inviare Haymerle in breve missione a Roma presso V.E. veniva da Toncic(3) e non so quanto essa fosse condivisa da Klaus. A parte ciToncic, al momento in cui vidi il Cancelliere, non aveva piche scarsissime probabilità di restare Ministro degli Esteri: e c’era da pensare che, se avessi illustrato a Klaus le considerazioni di cui al punto due, egli mi avrebbe con ogni probabilità rinviato a Waldheim. Non era la risposta che, in quel momento e se avevo bene interpretato le istruzioni telegrafiche di V.E. e le delucidazioni verbali ricevute, desideravo ottenere proprio all’inizio della conversazione.

Quando fu poi chiaro che sui punti 3 e 4 non vi era niente da fare, e visto che non avevo lasciato dubbi sull’immediata disposizione del Governo italiano a riprendere i contatti con Vienna e che avevo intascato quanto desideravo e cioè la dichiarazione del Cancelliere sulla validità del promemoria del 10 gennaio(4), mi sembrche fosse impossibile inoltrarmi nei complessi dettagli del punto 2; anche per cortesia formale verso un uomo che aveva cortesemente consentito a ricevermi nonostante fosse quella mattina duramente impegnato in una trattativa da cui dipendevano le fortune politiche sue e alla lunga del suo partito.

Faccio inoltre presente che quanto contenuto nel punto 2, oltre che rispondere a una iniziativa di Toncic che potrebbe anche non venire avallata da Waldheim, dà ad essa una risposta in gran parte negativa. Toncic sperava che V.E. avrebbe voluto ricevere personalmente Haymerle; inoltre se non aveva niente in contrario a che Haymerle si sostituisse di fatto a Kirchschlaeger, mantenendo invariato l’appropriato e fruttuoso tramite sinora seguito, non mi aveva celato che trovava sempre pidifficile spiegarsi perché alcuni alti e molto occupati funzionari delle due parti dovessero trasferirsi periodicamente a Londra.

Oso sperare che V.E. conforterà della sua approvazione le motivazioni della mia azione. E per quanto riflettendovi sopra abbia ora qualche esitazione se stia a noi prendere l’iniziativa di comunicare a Waldheim il contenuto del punto 2, e mi domandi se invece non sia preferibile stare a vedere se non sia lui a riparlarci – come nuovo Ministro – della missione di Haymerle a Roma, affretterla richiesta della mia prima udienza se V.E. riterrà di istruirmi in tal senso.

Del resto circa il nostro desiderio di riprendere al pipresto i contatti e di arrivare alle conclusione, nonostante le perplessità sollevate in taluni ambienti italiani dagli andirivieni e dalle incertezze della condotta politica austriaca negli ultimi mesi, non ho lasciato alcun dubbio parlando ieri a Platzer e a Haymerle: e fu su questa affermazione che essi si precipitarono a dirmi che pensavano che il Ministro mi avrebbe ricevuto presto, «essendo l’Ambasciatore d’Italia il piimportante di tutti gli Ambasciatori a Vienna», anche se io non fossi in grado di portargli la nostra risposta al promemoria del 10 gennaio.

Il che poi, cominciando io ormai a conoscere gli austriaci, bisognerà vedere se avverrà5.


DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1036.


2 Vedi D. 342.


3 Vedi D. 331.


4 Vedi D. 334, Allegati I e II.


5 Per la risposta vedi D. 346.

344

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. 226. Vienna, 20 gennaio 1968.

Carissimo Roberto,

per rapidità, ti invio direttamente in allegato copia del rapporto con cui ho riferito al Ministro le mie prime, e per necessità di corriere alquanto affrettate, impressioni sul nuovo Gabinetto Klaus(2).

Le perplessità del Ministro di cui al telegramma n. 13 mi dispiacciono(3). Se non feci a Klaus il complicato discorso sulla missione Haymerle è anche per il motivo che questi fremeva perché io arrivassi al punto essenziale (cui non arrivai) della nostra conversazione di cui intuiva benissimo l’oggetto. Klaus aveva 15 persone che lo aspettavano fuori della porta per risolvere la crisi ministeriale, e mi avrebbe considerato un minus habens se gli avessi fatto perdere del tempo prezioso per dirgli che il Ministro non vuol vedere Haymerle, e che Toscano e tu lo volete vedere in qualsiasi luogo che non sia a Roma: e cioè esattamente il contrario di quello che Toncic aveva proposto.

Ma l’essenziale ragione per cui non gli feci la comunicazione prescrittami è indicata nel telegramma che ho rivolto al Ministro(4).

Qualche punto di interesse minore. Secondo Haymerle la proposta nell’ultimo promemoria austriaco(5) circa la durata dello Standstill era stata da voi trovata ovvia a Londra e a Parigi(6). La frase «unter der Voraussetzung einverstanden, dass der neue gewählte italienische Ministerpräsident … sich zur Durchfrung des Pakets … bekennt» vuol dire: beninteso se il nuovo Presidente del Consiglio, nel caso in cui non sia Moro, si dichiari d’accordo con la dichiarazione fatta dal Presidente del Consiglio prima dello scioglimento delle Camere.

Per quanto la questione mi sembra abbia un’importanza relativa, data l’improbabilità che l’accordo si faccia prima delle elezioni, ti sarei grato di farmi sapere se è esatto che tale formula fu da voi accolta.

Haymerle mi ha poi ripetuto che proporrà a Waldheim di abolire due espressioni: le Konkludente Handlungen e la Verankerung.

Dal canto suo Mlauer, in un contatto occasionale, si è domandato se a noi non basterebbe «coprire» la comunicazione della restante parte del pacchetto accompagnandolo con una dichiarazione che si tratta di misure che il Governo italiano vorrebbe prendere in via assolutamente autonoma e che non hanno relazione con l’accordo di Parigi. Ti do la formula per quello che vale, perché mi fa sospettare che essa copra il superstite desiderio di avere comunicazione di tutto il pacchetto dall’A alla Zeta(7).

Credimi, come sempre

Tuo aff.mo

Roberto


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 15, fasc. Dicembre 1969.


2 Vedi D. 341.


3 Vedi D. 342.


4 Vedi D. 343.


5 Vedi D. 334, Allegati I e II.


6 Vedi DD. 314 e 317.


7 Per la risposta vedi D. 351.

345

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, ALL’AMBASCIATORE TOSCANO(1)

L. 225. Vienna, 20 gennaio 1968.

Carissimo Mario,

per rapidità, ti allego copia di un rapporto che ho inviato al Ministro e che contiene le mie prime impressioni sul nuovo Gabinetto Klaus(2). È stato necessariamente redatto con una certa fretta, a causa della partenza del corriere, ma ho l’impressione che ci sia tutto e che quasi tutto sia esatto. Comunque tornersull’argomento nella prossima settimana.

Ti interesserà anche di sapere che avendo io nel corso di una conversazione con Haymerle fatto cenno (senza citarti) a quanto da te così bene detto nell’articolo sulla rivista di Studi politici internazionali(3) circa le possibilità che restano al Governo italiano, il mio interlocutore, che non mi ha fatto capire se conoscesse l’articolo, mi ha risposto come segue.

La soluzione consistente in misure autonome italiane è certamente possibile. Essa gli sembrava perpericolosa per tre ordini di ragione. In primo luogo perché essa sarebbe stata la soluzione che avrebbe fatto pipiacere ai radicali nordtirolesi e sudtirolesi (e, aggiungo io, ai radicali del quotidiano Alto Adige). In secondo luogo essa avrebbe ritardato, anziché accelerato la stabilizzazione della situazione in Alto Adige, la quale non puvenire che da una presa di coscienza collettiva della ineluttabilità di una coesistenza pacifica dei due gruppi. In terzo ed ultimo luogo tale soluzione non risolveva un problema che pudirsi storico, anche se di portata limitata, e cioè quella del superamento dalla tradizionale ostilità fra l’Italia e l’Austria. Per questo, aggiungeva Haymerle, sono rimasto così dispiaciuto della fredda reazione che ha avuto da parte vostra il nostro progetto di Trattato di amicizia italo-austriaco(4).

Devo precisare che questa conversazione l’ho avuta con Haymerle ieri, e cioè quando Toncic aveva già lasciato il Ministero e Waldheim stava per installarsi(5).

Credimi

[Roberto Ducci]


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 Vedi D. 341.


3 [M. Toscano], Un’efficace garanzia internazionale, in «Rivista di studi politici internazionali», 34/3 (1967), pp. 339-342.


4 Vedi DD. 297, 298, 299, 300, 301, 303, 307 (Annesso all’Allegato I), 314 e 316.


5 Per la risposta vedi D. 347.

346

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

T. segreto 1425/14. Roma, 22 gennaio 1968, ore 22,30.

Oggetto: Alto Adige.

Suo 552.

Comunicazione di cui a punto 2 telegramma ministeriale n. 103 aveva fra l’altro due obiettivi:

A) indicare subito che eravamo pronti a sollecito incontro con austriaci, e cianche per corroborare nostra azione intesa evitare eventuale riunione Sottocommissione Alto Adige del Consiglio d’Europa alla fine del corrente mese, per il cui annullamento abbiamo in altre sedi già agito(4) e continuiamo ad adoperarci;

B) mettere in evidenza che, finché attraverso tale eventuale incontro gli austriaci non ci avessero fornito gli ulteriori chiarimenti che avevano manifestato l’intenzione di darci attraverso Haymerle, non eravamo ovviamente in grado di dare nostra risposta a promemoria del dieci gennaio(5).

Sembrava importante che risultasse costì che tale disposizione era stata manifestata da Onorevole Ministro, in relazione promemoria dieci gennaio ed al colloquio S.V. con Toncic(6), appena possibile e cioè immediatamente dopo suo rientro a Roma.

Dato che comunicazione non ha avuto luogo, si lascia alla S.V. regolarsi nel modo che riterrà piopportuno per il conseguimento dei due obiettivi suindicati(7).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1101.


Vedi D. 343.


Vedi D. 337.


Vedi D. 339.


Vedi D. 334, Allegati I e II.


Vedi D. 331. 7 Per il seguito vedi D. 350.

347

L’AMBASCIATORE TOSCANO ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

L. Roma, 23 gennaio 1968.

Caro Roberto,

ti sono molto grato per le tue dell’112 e 20 corrente(3). Mi sembra che, con la nomina di Waldheim, siamo entrati in una fase di attesa dalla quale sostanzialmente si potrà uscire soltanto dopo le elezioni. L’articolo da me scritto sulla Rivista di Studi Politici Internazionali formula un’ipotesi che non mi sembra lontana da quella che effettivamente pensa il Presidente del Consiglio. Senza dubbio puessere anche pericoloso dare agli altoatesini senza contropartita la sostanza del pacchetto, ma, mentre un’azione del genere proverebbe in modo inoppugnabile la nostra buona fede, metterebbe in imbarazzo Vienna. Le considerazioni di Haymerle non mi sembrano persuasive. Sopratutto l’ultima risulta del tutto infondata. Se per superare quella che egli chiama «tradizionale ostilità fra l’Italia e l’Austria» bastasse un trattato di amicizia, resterebbe da spiegare perché quello ben piampio sottoscritto da Mussolini nel 1930 ed i successivi protocolli danubiani non abbiano conseguito tale risultato.

Waldheim non ci è certo amico, ma è un uomo troppo intelligente per commettere certi errori. Conoscendo bene l’ONU, probabilmente non si appellerà alle Nazioni Unite.

Comunque sia, Vienna – dopo Belgrado – deve essere particolarmente interessante!

Con i picari saluti

tuo aff.

Mario


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 Non rinvenuta.


Vedi D. 345.

348

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, ALL’AMBASCIATORE TOSCANO(1)

L. 272. Vienna, 24-25 gennaio 1968.

Carissimo Mario,

ti devo ancora qualche rigo di commento a quanto mi scrivesti il 6 gennaio(2) a proposito della conversazione che ebbi con Kreisky prima di Natale(3). Non ho trovato il tempo finora di scrivertela a causa del molto daffare, nel quale includo la lettura dalle istruttive ma chilometriche lettere di Gaja, nelle quali egli non finisce mai di sorprendersi delle cose che io riferisco gli Austriaci avermi detto.

(Quando ero giovane ufficiale in un reggimento di dragoni, una delle storielle che si raccontavano al circolo era dello scambio di lettere fra un Alto Comando e un giovane tenente colonnello che aveva il comando interinale di un reggimento. La lettera dell’A.C. aveva per oggetto: «Meraviglia di questo Comando». La risposta portava in oggetto: «Meraviglia della meraviglia di codesto Comando». Ahimè, non posso fare a meno ogni tanto di meravigliarmi anch’io delle meraviglie, e di sorprendermi delle sorprese. Ma ben presto non mi meraviglierné sorprenderpi.

Prendiamo il caso del mio colloquio con Kreisky. Fra parentesi ti dirche esso non sfuggì certamente al Governo austriaco, perché Kreisky lo fece annunziare dalla «Arbeiter Zeitung», me consenziente; né vi era niente di anormale, dato che tutti gli Ambasciatori fanno una visita al Capo dell’Opposizione. Se la mia avvenne due mesi dopo il mio arrivo a Vienna fu perché Kreisky mi aveva già incontrato in un pranzo intimo.

Certo che Kreisky tira a fottere, raccontando le cose come meglio gli convengono. Persona che conosce i suoi polli mi ha detto: a Kreisky non credere mai, a Pittermann quasi mai. (Perché poi preferiamo rivedere K. al governo mi è difficile capire). Ma se io riferisco con rapporto o telegramma, devo forse sempre sprecare spazio e tempo per dire: K. (o T. o W.) mi hanno detto così, ma io so bene che non è vero, e glielo ho anche detto, mettendomi in una polemica che mi ha fatto consumare metà della conversazione per rimanere al punto di partenza?

Nel caso specifico, il Ritschel e il Toscano per una volta tanto concordano nel ritenere che nell’autunno del 1964 non si parlmai della possibilità che la Corte dell’Aja, trascorsi i 4-5 anni del comitato arbitrale, divenisse competente a giudicare degli eventuali appelli austriaci sul pacchetto. C’è poi la storia degli otto anni, che confesso di non avere ben capito perfettamente. Ma io sospetto che questa non sia tutta la storia, ma solo parte della storia; e che Kreisky avesse in mente qualcosa che non appare e che è ciche segue. Prendiamo il Ritschel a pag. 495: almeno come testimone di ciche gli Austriaci avevano in mente egli è credibile. Sta scritto: «Sollte nach diesem Zeitraum von 5 Jahren eine bereits durchgefuehrte italienische Zusage widerrufen werden, steht es Oesterreich jederzeit frei, die Einhaltung dieser Zusage aus dem Titel des Pariser Abkommens vor der Schiedskommission einzuklagen (allerdings mit dem notwendigen Beweis, dass die Zusage durch die Bestimmungen des Pariser Abkommens gedeckt ist) oder den fuer beendet erklaerten Streit ueber die Durchfuehrung des Pariser Abkommens wieder aufzunehmen».

Questo testo è importante. In primo luogo il caso che si fa è quello che l’Italia, dopo aver eseguito il pacchetto, richiami, abroghi, annulli, repeal una delle disposizioni di esso. È questo quello che maggiormente preoccupa altoatesini di lingua tedesca e austriaci: che eseguito il pacchetto, dichiarata estinta la lite, un qualche Governo italiano di centrodestra o appoggiato alle due estreme o gaullista modifichi le concessioni fatte. Tutta la querela dell’ancoraggio è ormai qua e solo qua: nel timore che, eseguito il pacchetto, l’Italia ci possa ripensare. Non mi sembra che questa preoccupazione austro- SVP abbia trovato eco, almeno sulla nostra stampa: eppure dovrebbe essere chiaro a tutti che hic Rhodus, e che noi non essendoci dichiarati disposti a saltare siamo sospettati di Dio sa quali diabolici intendimenti. Di qui il tentativo ingenuo e scoperto di Toncic di dimostrare ai suoi che, per quanto l’Aja non giudichi che sull’accordo di Parigi, le konkludente Handlungen le sottometteranno anche il pacchetto.

Tentativo non solo irrisorio perché mette sull’avviso i negoziatori italiani; ma sbeffeggiabile da Kreisky, come qualcosa che manca di certezza e di solidità. E avendo io dunque domandato a Kreisky che cosa pensava egli di aver ottenuto di picon la formula di ancoraggio Saragat- K.4, egli mi rispondeva quello che mi ha risposto e che ho riferito ufficialmente al Ministro. Mi pare chiaro che, in caso di ritorno italiano sul già fatto, egli non sarebbe andato alla Schiedskommission (perché ci sarebbe stato bisogno della notwendige Beweis, dass die Zusage durch die Bestimmungen des Pariser Abkommens gedeckt wäre, il che non sarebbe stato sempre facile), ma avrebbe usato l’altra procedura di wieder aufzunehmen den f beendet erklärten Streit er die Durchfuehrung des Pariser Abkommens. E come avrebbe wiederaufgenommen den Streit? Pare a me che lo avrebbe fatto servendosi del punto 2 della risoluzione delle Nazioni Unite e offrendo come foro per la soluzione pacifica la Corte dell’Aja da noi così spesso invocata.

Altrimenti non si spiegherebbe perché Kreisky abbia elogiato la sua soluzione dicendomi expressis verbis che in essa la Corte dell’Aja non avrebbe potuto fare a meno di prendere come giudicabile il pacchetto, visto che noi italiani pur di avere la dichiarazione di chiusura della vertenza avevamo accettato di far giudicare da un tribunale arbitrale se il pacchetto – che era la materia del contendere – era eseguito o no. Al contrario la soluzione Toncic sembrava a Kreisky deprecabile (e pertanto non votabile dalla SPO) perché le konkludente Handlungen non erano abbastanza konkludente da permettere alla Corte dell’Aja di dichiarare che, in caso di ritiro da parte dell’Italia di una delle misure adottate (perché di questo si tratta), vi fosse una violazione dell’Accordo di Parigi e di quella specie di interpretazione autentica di esso cui Austria e Italia erano arrivate sotto la pressione dell’ONU.

***

Adesso non mi replicare che Kreisky poteva certo pensare così, ma che noi non accettavamo né avremmo accettato questo suo machiavello. Lo so anch’io che noi non accettavamo né avremmo accettato – né allora né mai – simile machiavello; ma il machiavello c’era (Kreisky essendo non solo un mentitore nel senso storico, ma un uomo estremamente astuto) e forse non ce n’eravamo accorti. Altrimenti perché Kreisky avrebbe fatto davanti a me, col rosso inchiostro rivoluzionario, il disegno che ti allego(5), e che ti prego di far preziosamente conservare nell’Archivio Storico perché dopo tutto si tratta di un disegno originale di un ex Ministro degli Esteri, presente Capo dell’Opposizione, e futuro Cancelliere della Repubblica Austriaca?

Nel lato sinistro della rimarchevole sanguigna figurano, dopo le lettere S- K, le tre fasi consecutive dell’accordo S- K: l’accordo, il periodo della Schiedskommission, il periodo della International Court of Justice. Nel lato destro, chiamato T., Kreisky ha raffigurato – con minor chiarezza, a mio avviso – ciche succederebbe con una soluzione tipo Toncic. Il Frist durerebbe finché l’Italia eseguisse l’intero pacchetto (dunque con frequenti ritorni indietro); ma finito il Frist, la Corte dell’Aja non avrebbe da mettersi sotto i denti che lo sparuto e disossato accordo di Parigi (il che torna a onore dei negoziatori della Seconda Ipotesi Globale).

Tutto questo ha un interesse storico, visto che per ora sono falliti sia il S.- K. che il T.- T., e che nessuno sa dove andiamo ora. Ma proprio perché vi è questo interesse storico ho voluto segnalarti la cosa, togliendo a te un quarto d’ora di tempo, e a me un’ora di sonno (perché ho tante cose da fare qui a Vienna, domattina presto vado a Salisburgo a presentare i miei omaggi a quel Land, e in genere mi capita di essere un po’ pipreso di quello che i solerti funzionari della Segreteria 10/A credono quando aggrottano le sopracciglia alla mia prosa non-conformista e vergano prolisse lettere per dimostrare che hanno sempre ragione).

Abbiti l’affettuoso abbraccio del tuo sempre aff.

Roberto

P.S. 25 gennaio pomeriggio. Torno ora da Salisburgo ove ho incontrato, nel corso di un rumoroso ricevimento, il tuo amico Ritschel. Egli mi ha pio meno confermato l’ipotesi che ho fatto sopra; e soprattutto mi ha ribadito che il problema centrale, e in fondo l’unico, è quello di come si possano assicurare i sudtirolesi che un futuro Governo italiano non annulli o modifichi alcune delle leggi e delle misure previste dal pacchetto. Gli ho risposto da parte mia che cinon poteva avvenire altro che se l’Italia venisse ad avere un Governo fascista o gaullista, il che era pensabile solo nel caso in cui fossero tornate naziste Germania e Austria. In tal caso non vi sarebbe stata pimateria di discussione legale; ma l’ipotesi mi pareva assolutamente improbabile, e mi domandavo se il farla non indicasse il desiderio di troppi circoli austriaci e bolzanini di non venire ad un accordo con l’Italia. Il che, gli ho aggiunto, ci lasciava abbastanza indifferenti; e qui gli ho ripetuto le ragioni dette nel tuo ultimo articolo.

Notevole è notare quanto male informate siano anche persone come Ritschel, che pure non mancano di buoni canali. Egli era infatti convinto che noi pretendessimo l’entrata in vigore dell’accordo sul deferimento delle vertenze alla Corte dell’Aja prima dell’emanazione della legge costituzionale. L’Austria è un paese in cui tutti parlano troppo, e quasi sempre a vanvera(6).


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 Non rinvenuta.


3 Vedi D. 324.


4 Vedi D. 4.


5 Non rinvenuto.


6 Per la risposta vedi D. 359.

349

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

T. segreto 1714/20. Roma, 26 gennaio 1968, ore 13,30.

Oggetto: Dichiarazioni Brugger.

Suoi 68 e 702.

S.V. potrà, in suo prossimo colloquio, attirare attenzione Ministro Waldheim su reazione italiana costà trasmessa con primo lancio ANSA stamane e pubblicata con particolare rilievo da larga maggioranza nostri giornali in merito dichiarazioni Brugger, fatte significativamente ad Università Innsbruck, circa presunte divergenze esistenti in seno Governo italiano nei confronti questione altoatesina. Si tratta di affermazioni, come S.V. vorrà far rilevare, che sono state fatte pidi una volta anche da parte austriaca, mostrandosi di ignorare che politica italiana in questione altoatesina è espressione decisione collegiale partiti al Governo, evidentemente allo scopo addossare all’Italia responsabilità per mancato raggiungimento soluzione controversia. Reazione unanime stampa italiana prova, non solo inesistenza tali presunti contrasti, ma appoggio che linea scelta concordemente da Governo trova in tutti settori opinione pubblica(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/1.


2 T. segreto 2912/68 e T. 2872/70 del 24 gennaio (ibidem). Con il primo di essi Ducci informava che avrebbe incontrato Waldheim il 26; con il secondo, segnalava la conferenza di Brugger all’Università di Innsbruck.


3 Per l’esecuzione delle istruzioni vedi D. 350.

350

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 3209-3218/81-82. Vienna, 26 gennaio 1968, ore 20,40 (perv. ore 22,45)2.

Oggetto: Alto Adige.

81. Dopo i convenevoli d’uso ho detto a Waldheim che ciche di piproficuo potevo fare per iniziare la mia missione presso di lui era di attirare la sua attenzione sull’errore che veniva commesso da varie parti dell’Austria di pensare che non vi fosse un’unica politica italiana nei confronti della questione altoatesina e di illudersi di poter giocare su presunte divergenze fra i maggiori responsabili politici. Ho aggiunto che ritenevo, a titolo personale e amichevole, a metterlo in guardia contro ogni idea e tentazione del genere: la politica estera italiana era frutto di decisioni collegiali degli uomini o dei partiti partecipanti al Governo (vedi telegramma ministeriale 203).

Waldheim si è detto pienamente d’accordo: e siamo poi venuti a parlare dell’attuale stato del negoziato. Gli ho detto che ero incaricato di sottolineare quanto noi tenessimo a continuare e a concludere la trattativa. Avevamo ricevuto il memorandum del 10 gennaio(4) e ci accingevamo a rispondere: ma saremmo stati interessati a conoscere che cosa il nuovo Ministro pensasse circa il modo di procedere: e cisopratutto in vista delle indisponibilità di Kirchschlaeger.

Waldheim ha cominciato col riconfermare la piena validità del memorandum come espressione dell’attuale pensiero politico del Governo austriaco. Ha poi aggiunto che prendendo le sue funzioni era stato informato della proposta che Toncic aveva fatto di inviare a Roma Haymerle. Non aveva ancora preso una decisione se farla sua, in parte perché non aveva avuto il tempo, ma anche per l’incertezza se non fosse meglio attendere l’arrivo della nostra risposta. Haymerle in ogni caso non aveva ulteriori chiarimenti da fornire per ora.

Ho replicato che il Governo italiano non vedeva dal canto suo motivo di mutare la prassi finora seguita. Se Kirchschlaeger non era disponibile (e cici rattristava) spettava a Vienna di nominare un altro rappresentante del Ministero degli Esteri, cosicché fosse possibile continuare (vedi telegramma ministeriale 105) col tramite finora seguito. Questo nuovo rappresentante poteva essere Haymerle o altri, ma la località dell’incontro non doveva essere né Roma né Vienna.

Waldheim ha preso nota di quanto da me detto, non senza ricordare che quando era Direttore degli Affari Politici fu inviato a Roma per avere un incontro con Fornari che si dimostrnon privo di utilità.

Ho avuto la precisa impressione che finora non si sia pensato a dare un successore a Kirchschlaeger.

Ho chiesto allora al Ministro se la sua esitazione non fosse parzialmente dovuta anche al fatto che egli si recava domani ad Innsbruck. Waldheim mi ha detto che teneva a mettermi al corrente delle ragioni del suo viaggio. Era stato deciso di tenere ad Innsbruck una riunione della delegazione parlamentare austriaca che stava per recarsi al Consiglio d’Europa. Si sarebbe discusso e deciso il suo atteggiamento sia nel dibattito politico all’Assemblea, sia nella questione del Sottocomitato Struye. Dopo aver appreso da Waldheim che alla riunione parteciperanno i principali esponenti del Tirolo nonché Mitterdorfer e Brugger e dopo avere io sottolineato che la sempre maggiore frequenza delle consultazioni tripartite ci confermava nell’idea che l’influenza su Vienna della SVP e per essa della sua ala piestrema andava crescendo, siamo venuti a parlare della questione del Consiglio d’Europa come esporrin un telegramma successivo.

82. Seguito mio telegramma 81.

Waldheim ha iniziato egli stesso a parlare delle prossime riunioni nel quadro del Consiglio d’Europa dicendomi che era stato informato del passo da me fatto il 19 gennaio (vedi mio telegramma 526). Egli era al corrente della nostra opposizione a qualsiasi intervento del [sic] quadro di Strasburgo; ma si domandava come si potesse evitare. Finora, diceva Waldheim, era stato utilizzato l’argomento che la trattativa stava per concludersi. Ora questo argomento aveva perso di valore, ritenendosi da molta gente che l’approssimarsi delle elezioni italiane renda in ogni caso impossibile di giungere ad un sollecito accordo.

Ho replicato in primo luogo a Waldheim che, a parte lo sciupio di un mese di tempo da parte austriaca, questa era una infondata petizione di principio, dato che il Governo italiano non aveva mai nascosto, e riconfermava in questa occasione per mio tramite, la sua volontà e la sua speranza di giungere al pipresto a un accordo. L’argomento da usare con i parlamentari austriaci a Innsbruck ci era: e cioè che le trattative italo-austriache erano sempre in corso, e che l’appellarsi ad un’istanza estranea non poteva che convincere il Governo italiano e l’opinione pubblica italiana che il Governo di Vienna considerava interrotto il negoziato con l’Italia. Questa d’altronde (dovevo dirglielo francamente) era l’impressione che in taluni circoli italiani si era avuta del cambiamento del titolare del Ministero degli Esteri. In altre parole non scoraggiando o ancora peggio incoraggiando azioni di disturbo a Strasburgo il Governo di Vienna prendeva la grave responsabilità (e glielo sottolineavo nel modo pienergico) di dichiarare implicitamente che non voleva piil successo del negoziato: del che il Governo italiano avrebbe dovuto trarre le legittime conseguenze.

Su questo Waldheim si premurava di dirmi che l’intenzione del Governo austriaco è sempre che il negoziato prosegua e vada in porto. Come fare tuttavia ed evitare la riunione della Sottocommissione Alto Adige, visto che Struye aveva investito della questione la commissione politica Altintg [sic].

Ho replicato dicendo anzitutto che desumevo da questa domanda che nessun seguito era stato dato al passo da me compiuto il 19 gennaio, e ne prendevo nota. Non sono stato contraddetto. Dovevo poi attirare l’attenzione del Ministro sul fatto che (vedi telegramma di Strasburgo del 16 gennaio(7)) Struye aveva disposto soltanto che la questione potesse venire sollevata da qualcuno nella voce «questioni diverse» dell’ordine del giorno della commissione politica. Non era dunque impossibile appellarsi al buonsenso dei parlamentari austriaci membri di tale commissione e chiedere loro di rinunciare a sollevare tale punto. Se al contrario il sottocomitato fosse stato convocato, la conclusione che ne sarebbe stata tratta in Italia era che la politica estera austriaca si lascia ormai guidare dall’agitazione di un gruppo di gente sconsiderata o peggio come il Mondseer Arbeitskreis dall’ala estremista della SVP.

La conversazione con Waldheim è terminata con la mia preghiera di farci avere quanto prima una risposta al promemoria Vassalli(8) e alla nota su Klotz(9). Il Ministro mi ha detto che farà il possibile per darmi le risposte la prossima settimana prima di partire il 5 per la conferenza UNCTAD dalla quale egli farà ritorno a Vienna via New York il 15 febbraio(10).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, nn. 1034 e 1035.


2 La prima parte del presente documento (T. 3209/81), partita alle ore 20,40, pervenne alle ore 21,30, mentre la seconda (T. 3218/82), partita ad ora non nota, pervenne alle ore 22,45.


3 Vedi D. 349.


4 Vedi D. 334, Allegati I e II.


5 Vedi D. 337.


6 Vedi D. 339, nota 5.


7 Ritrasmesso alle Ambasciate con T. segreto 1140/c del 19 gennaio, il cui contenuto è qui riassunto.


8 Vedi D. 307, Allegato II.


9 Nota dell’8 gennaio, il cui contenuto è riassunto al punto 3 del D. 354.


10 Per il seguito vedi D. 354.

351

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1) L. Roma, 26 gennaio 1968.

[...]

ti ringrazio della tua lettera n. 2262, cui andava allegato il tuo rapporto n. 190 all’On. Ministro(3).

Non rispondo alla prima parte di essa che è ormai superata da successive comunicazioni.

Mi sembra invece necessario chiarire la nostra posizione in merito ad altri argomenti da te accennati e particolarmente in merito alla durata del periodo della cosidetta tregua politica. Credo si possa infatti dire che siamo di fronte ad una delle solite manovre austriache tendenti a dare per accettato da noi ciche non è mai stato accettato, o miranti a modificare i termini della questione. La durata della tregua fu da noi accolta a Londra(4), nel termine di tre anni, perché da parte austriaca ci era stata prospettata la possibilità di accettare la formula cosidetta «automatica» per la determinazione del momento del trasferimento delle competenze alla Provincia di Bolzano. Ma se tale formula non è accolta da parte austriaca – come è avvenuto in realtà, secondo quanto risulta dal promemoria austriaco del 10 gennaio u.s.5 – la durata della tregua dovrebbe essere ridiscussa per portarla al termine di 4 anni, da noi indicato come necessario per l’emanazione della legge costituzionale, delle leggi ordinarie e delle norme di attuazione, occorrenti per l’esecuzione delle misure previste nel pacchetto.

Da parte austriaca ora si fa mostra di ignorare tale distinzione da noi posta e, nel dichiararsi disposti ad una tregua di tre anni, si afferma di aver accolto la proposta italiana, senza tener conto del fatto che la nostra intesa su tale periodo era ovviamente legata all’accettazione (che a Londra sembrava acquisita) della suddetta formula «automatica» per il passaggio delle competenze alla Provincia di Bolzano. Con tale presa di posizione il Governo di Vienna non vuole evidentemente tener conto della corrispondenza che deve necessariamente esistere fra la durata del periodo di tregua politica e di tempo occorrente al Governo italiano per l’emanazione delle leggi e degli altri provvedimenti necessari per l’attuazione del pacchetto.

Analogo ragionamento si pufare per il periodo entro il quale il Governo italiano dovrebbe dare corso al pacchetto. Abbiamo detto chiaramente a Londra che tale periodo deve essere di tre anni nell’ipotesi cosidetta «automatica», e di quattro anni in quella che prevede l’emanazione di tutte le leggi e provvedimenti (legge costituzionale, legge ordinaria e norme di attuazione) relativi al pacchetto.

Per quanto riguarda, poi, la condizione posta da parte austriaca per la concessione della tregua politica, la questione ci era stata accennata a Londra. Abbiamo risposto che, secondo noi, si trattava di un problema inesistente perché, se anche il Presidente del Consiglio dovesse per ipotesi mutare, il nuovo Governo che verrà formato dopo le prossime elezioni includerà certamente nelle sue dichiarazioni programmatiche la questione della controversia altoatesina e l’impegno del Governo per la sua soluzione.

Circa la proposta che Haymerle intenderebbe fare a Waldheim di abolire (ma sarebbe interessante vedere da che testo, perché le parole non risultano nel promemoria del 10 gennaio) le espressioni «konkludente Handlungen» e «Verankerung», mi sembra che la cosa essenziale sia non tanto quella di cambiare la terminologia, quanto quella di mutare posizione sulla sostanza. Ben venga quindi l’eliminazione degli accenni all’ancoraggio e agli atti conclusivi, se ad essa corrisponderà l’intenzione di rinunciare a ciche le predette espressioni hanno voluto significare.

La questione, infine, della comunicazione del pacchetto costituisce tuttora una grossa difficoltà, perché sotto tale richiesta è evidente l’intenzione del Governo austriaco non soltanto di rimettere in discussione le misure, ma soprattutto di internazionalizzarle. Il modo in cui tale comunicazione potrà aver luogo è tuttora all’esame, dato che da parte austriaca è stata respinta la nostra nota proposta. Anche l’eventualità di una trasmissione (ma per quale tramite?) accompagnata da una dichiarazione del genere da quella da te segnalata è allo studio.

Credimi

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 15, fasc. Dicembre 1969.


2 Vedi D. 344. 3 Vedi D. 341. 4 Vedi D. 314. 5 Vedi D. 334, Allegati I e II.

352

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. 21. Roma, 27 gennaio 1968, ore 16,51.

Suo 632.

- - -

1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 T. 2740/63 del 23 gennaio, col quale Ducci sintetizzava le dichiarazioni programmatiche di Klaus (Telegrammi ordinari 1968, Austria arrivo, vol. I).

353

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

L. riservata personale(2). Roma, 31 gennaio 1968.

Caro Fanfani,

rispondo alla tua riservata personale del 4 gennaio corr.3 con la quale attiri la mia attenzione sulla partecipazione di due cittadini italiani alto-atesini di lingua tedesca, rappresentanti della SVP, a una riunione con due rappresentanti tirolesi e due esperti del Governo austriaco, tenutasi da ultimo a Salisburgo.

In verità non si tratta di elemento nuovo. Quando il Volgger si recalle Nazioni Unite nel settembre del 1966 noi reagimmo, ritardando l’incontro e i chiarimenti chiesti da Magnago, poiché appariva ed era inammissibile che un cittadino italiano si mettesse in condizione di svolgere un’attività, che avrebbe potuto essere di fiancheggiamento di una delegazione ufficiale in maniera pubblica ed in una organizzazione internazionale. In definitiva, il Volgger svolse poi un’attività giornalistica, riferendo sul breve episodio rappresentato dalla parte degli interventi italiano ed austriaco concernenti la controversia relativa all’accordo di Parigi De Gasperi- Gruber.

Diverso è stato il nostro atteggiamento quando esponenti della SVP in forma privata, con contatti o anche in riunioni riservate, hanno espresso agli austriaci, federali

o tirolesi, le loro valutazioni, essendo stato fin dall’inizio evidente che una soluzione della controversia, accettabile per l’Austria, non avrebbe mai potuto prescindere da una valutazione positiva degli alto-atesini interessati, in larga maggioranza rappresentati dalla SVP.

Per tacere d’altri precedenti (come quelli verificatisi prima del ricorso austriaco all’ONU e poi prima degli incontri di Milano, Klagenfurt e Zurigo del 1961) ricorderche le proposte presentate il 16 dicembre 1964 dall’allora Ministro degli Affari Esteri Saragat al Ministro Kreisky(4), ricevettero una risposta sostanzialmente negativa, ufficialmente comunicata dall’Ambasciatore d’Austria a Roma il 30 marzo 1965(5), ma preparata in riunioni tenutesi in Austria con la partecipazione di alto-atesini della SVP come ora. Tali riunioni ebbero luogo ad Innsbruck il 9 gennaio 1965 ed il 28 marzo dello stesso anno(6) e ad esse parteciparono esponenti della SVP quali Magnago, Dietl e Mitterdorfer: per quanto fossero, come quelle recenti, riservate, se ne ebbe, come di queste, notizia, tanto piche tra l’una e l’altra i parlamentari della SVP eseguirono sondaggi in vista di un ampliamento dell’autonomia locale.

Una tale situazione deriva dall’Accordo De Gasperi- Gruber e dalla prassi sviluppatasi dall’inizio della controversia internazionale sulla sua attuazione, prassi che ha sempre consentito consultazioni tra austriaci e gruppo etnico di lingua tedesca in Italia. Non mi pare si possa ottenere, in questo momento, un diverso comportamento sostanziale. Mi riserverei peraltro, se tu credi, di far pervenire a Magnago un rilievo sulla inopportunità di talune troppo visibili manifestazioni di questi contatti(7).

Credimi, tuo aff.mo

Aldo Moro


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Febbraio 1968.


2 Annotazione di Fanfani sul primo foglio: «12.2.68. Gaja prepari risposta: bisogna reagire nel piopportuno dei modi. A.F.».


3 Vedi D. 329.


4 Vedi D. 4.


5 Vedi D. 44.


6 Vedi DD. 17, 18 e 46.


7 Per la risposta vedi D. 363.

354

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, PERRONE CAPANO, ALL’AMBASCIATORE D’AUSTRIAA ROMA, LÖWENTHAL(1)

Comunicazione verbale(2). Roma, 1° febbraio 1968.

«1. In occasione della consegna al nostro Ambasciatore in Vienna del Memorandum del 10 gennaio 1968(3), il Ministro Toncic propose di inviare l’Ambasciatore Haymerle a Roma, come suo inviato speciale, «per illustrare le ultime proposta austriache».

Da parte italiana si è comunicato che si era disposti a tale contatto, ma che si pensava che esso dovesse avvenire con le modalità ormai consuete, ossia per il tramite di rappresentanti dei rispettivi Ministri degli Esteri ed in località diversa dalle due Capitali.

È ovvio che, prima di dare risposta al Memorandum del 10 gennaio (il quale, fra l’altro, non contiene risposte a tutti i 6 punti rimasti in sospeso al termine dell’incontro di Londra del 6-7 dicembre 1967(4)), da parte italiana si gradirebbe conoscere se è tuttora intenzione del Governo austriaco di affidare all’Ambasciatore Haymerle la missione di cui sopra, ovvero se si è rinunciato definitivamente a tale idea.

Si rileva in proposito che in data 26 gennaio u.s. il Ministro Waldheim, nel corso di un colloquio con l’Ambasciatore Ducci(5), nel confermare la validità del Promemoria austriaco del 10 gennaio, ha dichiarato che l’Ambasciatore Haymerle, in ogni caso, non potrebbe fornire alcun ulteriore chiarimento circa le proposte austriache. Anche questa dichiarazione ci pone nella necessità di precisare preliminarmente, se la già ventilata missione dell’Ambasciatore Haymerle venga da parte austriaca ritenuta inutile, quale eventuale compito le dovrebbe essere attribuito e per quale ragione si è improvvisamente ritenuto inutile illustrare il contenuto del Memorandum.

- - - -

nanzi a tale foro internazionale non appare in armonia con il proseguimento dei contatti italo-austriaci per la soluzione della controversia, in quanto, oltre a non accordarsi con lo spirito conciliativo che dovrebbe animare le parti nel tentativo di chiudere la controversia, costituisce elemento di confusione. I motivi addotti da parte del Ministro Waldheim nel suo colloquio del 26 gennaio u.s. con l’Ambasciatore Ducci per giustificare, con l’approssimarsi delle elezioni italiane, l’impossibilità per il Governo austriaco di evitare un intervento a Strasburgo sulla questione altoatesina non appaiono validi in quanto le trattative italo-austriache sono in corso ed il Governo italiano ha sempre mantenuto inalterata la propria posizione circa l’opportunità di addivenire al pipresto ad una loro conclusione positiva.

Si rileva che l’intervento austriaco, che ha portato ad una inevitabile reazione dei parlamentari italiani, è stato pronunciato dall’On. Leitner, rappresentante del partito al Governo in Austria. Si puappena aggiungere che l’intervento dell’On. Leitner ha prodotto i risultati che si erano previsti da parte italiana e sui quali era stata attirata, a suo tempo, l’attenzione del Governo di Vienna. Mentre, infatti, non si è ottenuto alcun avvicinamento fra i rispettivi punti di vista né si è migliorata l’atmosfera politica fra i due Paesi, si sono comprensibilmente accresciute le riserve esistenti in vari circoli italiani circa gli scopi e le modalità dell’azione austriaca.

Comunque, non appare comprensibile che il Governo di Vienna, pur valutando negativamente ogni discussione in sedi internazionali in questa fase, mantenga il silenzio al riguardo. Questo silenzio favorisce l’equivoca situazione attuale. Ove Vienna si pronunciasse contro il ricorso, ad esempio, a Strasburgo, i parlamentari austriaci sarebbero automaticamente scoraggiati dal prendere iniziative del genere.

Se il Governo austriaco intende perseverare nell’atteggiamento di adire o di far adire il predetto foro internazionale, da parte italiana cinon punon essere interpretato come un segno che esso non intende procedere, come sarebbe lo spirito delle Risoluzioni dell’ONU, sulla via dei contatti diretti. Si rammenta peraltro a tale riguardo che, in questo caso, l’Austria non puriproporre la questione davanti ad Organi internazionali senza prima aver ottemperato al punto 2 della Risoluzione 1497 (XV) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che prevede, in caso di fallimento dei negoziati fra le parti, che queste concordino nella scelta di un mezzo pacifico.

È vero che il Ministro Waldheim, nella sua conferenza stampa, ha dichiarato che i parlamentari austriaci sono liberi di sollevare o meno la questione in sede di Consiglio d’Europa e che il Governo austriaco non puinfluire sulla loro decisione. Ma è altrettanto vero che è difficilmente credibile che il Governo austriaco non abbia il potere di dissuadere i parlamentari della sua maggioranza dal sollevare in sede internazionale, nell’attuale momento, la questione altoatesina e che, se ciè avvenuto, cinon puessere accaduto contro il suo consenso».

Se ne deve quindi dedurre che nuovi orientamenti starebbero ora prevalendo in seno al Governo di Vienna: ciche sarebbe comprovato dalla circostanza che del pari nulla è stato fatto da parte austriaca per evitare che il Presidente della Sottocommissione per l’Alto Adige, Struye, decidesse di convocare tale Organo. Se a tale convocazione non si è pervenuti, non risulta che cisia dovuto ad atteggiamento positivo del Governo austriaco. Anche a questo proposito sarebbero graditi chiarimenti da parte austriaca(10).

5. La convocazione dei cittadini italiani On. Mitterdorfer e Dr. Brugger alla riunione che ha avuto luogo, alla presenza del Ministro Waldheim, ad Innsbruck il 28 gennaio u.s. in preparazione della 47^ riunione dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa, viene a rappresentare un ulteriore caso di indebita interferenza da parte austriaca nelle questioni interne italiane, anche in considerazione delle cariche ricoperte in Italia dalle due predette personalità.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Febbraio 1968.


2 L’opportunità di questa comunicazione fu prospetta da Gaja al Ministro con Appunto del 31 gennaio in relazione a quanto sottolineato il 29 gennaio da Waldheim in conferenza stampa circa l’attesa di una risposta italiana al memorandum austriaco del 10 gennaio. Con L. riservata 001/0480 del 31 gennaio, il Capo di Gabinetto rispose: «Il Ministro ha preso visione del tuo Appunto del 31 corrente (Alto Adige) e mi ha detto di dirti: “Farlo, ma con moderazione”» (ibidem). La comunicazione fu poi resa da Perrone Capano come si desume dal D. 357. Ducci ne fu informato con T. segreto 2280/29 del 3 febbraio e con Telespr. segreto 120/134, pari data, gli fu comunicato il testo (DGUE, Versamento 2017, rispettivamente, b. 1., n. 1102, e b. 2, n. 1286).


3 Vedi D. 334, Allegati I e II.


4 Vedi D. 314.


5 Vedi D. 350.


6 Vedi D. 331.


7 Vedi D. 307, Allegato II.


8 Non pubblicata.


9 Vedi D. 355.


10 Questo capoverso ed il successivo sono trascritti su un foglio a parte che reca in calce la seguente annotazione: «parte detta a voce».

355

IL CAPO DELLA SEGRETERIA 10A DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI FENZI(1)

Appunto(2). Roma, 1° febbraio 1968.

l. Il 28 gennaio u.s. alle ore 23, alla vigilia della riunione della Commissione Politica e dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa ha avuto luogo, nella residenza del Rappresentante Permanente presso il Consiglio d’Europa, una riunione di lavoro, presieduta dal Sottosegretario On. Lupis, alla quale hanno partecipato l’On. Gonella, i Senatori Montini e Sibille, l’Ambasciatore Assettati, il Ministro Cavaglieri e il Consigliere d’Ambasciata Fenzi.

Nel corso di tale riunione l’On. Lupis ha indicato le linee secondo le quali si sarebbe dovuta svolgere l’azione del Senatore Montini in seno alla Commissione Politica, che, come è noto, doveva prendere una decisione in merito alla convocazione della Sottocommissione per l’Alto Adige.

2. Il giorno seguente il Sottosegretario On. Lupis prendeva anzitutto contatto con il Presidente dell’Assemblea Consultiva, De Freitas, per fargli presente l’inopportunità della convocazione della Sottocommissione predetta, soprattutto sulla base delle seguenti considerazioni:

- - -

È stato altresì fatto presente al Sig. De Freitas dall’On. Sottosegretario che l’eventuale inosservanza da parte della Sottocommissione dei termini del suo mandato avrebbe potuto indurci a riconsiderare la nostra posizione nei confronti del Consiglio d’Europa, per quanto riguarda le sue attività politiche.

Successivamente l’On. Sottosegretario aveva una conversazione con il Sig. Smithers, Segretario Generale del Consiglio d’Europa, con il quale si esprimeva in termini analoghi.

Giungeva poi la notizia che in seno alla Commissione Politica, il Presidente Struye aveva proposto di rinviare la convocazione della Sottocommissione per l’Alto Adige.

- -

a) agli altoatesini venga concesso un nuovo Statuto di autonomia;

- -

5. Nel rispondere a Leitner, il Senatore Jannuzzi ha anzitutto sostenuto che la questione altoatesina è stata inopportunamente posta davanti all’Assemblea dal parlamentare austriaco, perché essa non ha carattere europeo, dato che l’Italia non ha commesso, in relazione al gruppo altoatesino di lingua tedesca, alcuna violazione della Convenzione dei Diritti dell’Uomo. Il Senatore Jannuzzi ha aggiunto che le istanze dei cittadini di lingua tedesca hanno trovato in Italia pieno accoglimento, sia mediante la completa attuazione da parte del Governo italiano dell’Accordo De Gasperi- Gruber, sia con l’opera della Commissione dei 19, sia, infine, attraverso i colloqui, tuttora in corso, fra i Governi di Roma e di Vienna. Tuttavia l’azione italiana si ispira ai due seguenti principi:

- -

Il Senatore Jannuzzi, al riguardo, ha illustrato le conseguenze degli atti di terrorismo in Italia, mettendo in rilievo le responsabilità internazionali dell’Austria, dove i terroristi, benché confessi, vengono non solo assolti, ma applauditi ed esaltati. Nell’auspicare che fra i due gruppi linguistici dell’Alto Adige si attui una pacifica convivenza, Jannuzzi ha concluso che l’Italia, prima di togliere il suo veto alle discussioni circa l’associazione dell’Austria alla CEE, è in attesa che quest’ultima sia(3) una sicura dimostrazione di sapere eliminare l’attività terroristica.

Anche il Senatore Lucifero è intervenuto per replicare al deputato austriaco Leitner, ricordando che nazismo e terrorismo sono venuti in Italia da oltr’Alpe. Egli ha aggiunto che rivolgere tali accuse all’Italia, significa rivolgerle al Partito Democristiano che è al potere dal 1945, ed il cui Segretario, On. Rumor, è stato eletto recentemente capo della internazionale democristiana con i voti dello stesso partito popolare austriaco cui appartiene l’On. Leitner. Il Senatore Lucifero ha infine proposto – impegnandosi a tal fine ad intervenire presso il Governo italiano – che al gruppo altoatesino di lingua tedesca venga concesso lo stesso trattamento che l’Austria accorda alla minoranza slovena.

6. Gli interventi austriaci seguiti ai discorsi dei Senatori Jannuzzi e Lucifero hanno dato l’impressione che l’argomento del terrorismo e delle relative responsabilità dell’Austria era stato molto efficace. Czernetz (intervenuto per una questione di carattere economico), si è limitato a fare un breve accenno alla questione, affermando che il Governo austriaco è contro ogni atto di terrorismo di cui potrebbero avvantaggiarsi soltanto i nazisti e i fascisti dei due Paesi. Quindi il deputato Scrinzi è brevemente intervenuto, per attenuare l’impressione provocata dalle dichiarazioni formulate con troppo calore da Leitner, dicendo che egli non intende approfondire le divergenze, ma contribuire a superarle. Egli ha affermato che l’Austria ha sollevato la questione altoatesina in seno all’Assemblea perché è stato impossibile parlarne in seno alla Sottocommissione per l’Alto Adige, aggiungendo che considera positivamente l’intervento del Senatore Jannuzzi. Per quanto riguarda quello del Senatore Lucifero, egli ha fatto presente che il problema delle minoranze slovene in Austria è stato risolto 50 anni fa mediante referendum. Scrinzi ha concluso appellandosi ai colleghi italiani perché i colloqui italo-austriaci continuino fino a raggiungere una soluzione secondo lo spirito europeo.

- - - - - - -

1 DGAP, Segreteria, Serie AA, b. 11, fasc. Comitato di ministri per l’AA (11 apr. 1968) Documentazione.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


3 Sic. Si intenda: che l’Austria sia in grado di offrire.

356

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 4132/97. Vienna, 2 febbraio 1968 (perv. ore 20,45).

Oggetto: Alto Adige.

Mio telegramma 892.

Waldheim, che ho incontrato alla premiazione dei laureati dell’accademia diplomatica, mi ha detto che voleva far giungere a V.E. per mio tramite, prima della sua partenza per New Dehli, la proposta ufficiale di inviare Haymerle a Roma a discutere con Gaia e Toscano intorno ai problemi ancora aperti e al modo migliore di concludere la trattativa. Mi ha aggiunto su quest’ultimo punto di non essere favorevole ad una ripresa delle discussioni a quattro, e ciperché è suo desiderio che la trattativa si svolga con un ritmo piintenso e con un metodo di lavoro pipreciso.

Avendogli io fatto notare che egli aveva ieri detto al corrispondente del «Corriere della Sera» di essere in attesa di una risposta al memorandum del 10 gennaio(3), e chiesto di chiarirmi se la sua proposta era che Haymerle si rechi a Roma prima o dopo la nostra risposta, Waldheim mi ha detto che stava a noi deciderlo; dal canto suo non escludeva l’eventualità che Haymerle si rechi a Roma per discutere le controproposte italiane al memorandum.

A mia domanda ha detto che, se V.E. sarà d’accordo per la visita di Haymerle a Roma, essa potrà aver luogo anche prima del ritorno di lui Waldheim da New York, previsto per l’inizio della seconda metà di febbraio.

Waldheim ha poi aggiunto che sapeva che noi eravamo dispiaciuti che la questione altoatesina fosse stata sollevata a Strasburgo, ma che sperava avessimo rimarcato il tono in definitiva moderato degli interventi dei parlamentari austriaci. Circa il Sottocomitato Struye (del quale io non avevo notizie) mi ha detto con un certo accento di sollievo che esso non si era riunito per motivi procedurali e che Struye si sarebbe riservato di riunirlo solo se e quando le circostanze lo consigliassero.

Sargrato a V.E. se vorrà cortesemente informarmi del seguito che riterrà di dare alla proposta austriaca(4).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1032.


2 T. segreto 3522/89 del 29 gennaio, col quale Ducci riferiva del suo colloquio con Haymerle sul mancato intervento del Governo austriaco su Struye (ivi, n. 1033).


3 Vedi D. 334, Allegati I e II.


4 Il 3 febbraio Ducci veniva informato della richiesta di chiarimenti avanzata al Governo austriaco il 1° dello stesso mese: vedi D. 354, nota 2.

357

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI PERRONE CAPANO(1)

Appunto(2). Roma, 2 febbraio 1968.

Ho ricevuto ieri l’Ambasciatore d’Austria(3), al quale ho fatto la comunicazione prescritta attenendomi alle istruzioni approvate in precedenza in sede superiore.

L’Ambasciatore Loewenthal, nel riservarsi di rispondere dopo avere sentito Vienna, mi ha detto che, in base ad un telegramma ricevuto il giorno prima, l’idea di inviare Haymerle a Roma non era di Toncic ma di Ducci. In realtà Ducci aveva proposto che fosse inviata una personalità politica per illustrare il Pro-memoria all’Onorevole Ministro. Toncic aveva acconsentito all’invio di un «messo» a condizione che l’inviato venisse ricevuto dal Ministro Fanfani.

Giorni fa Ducci, incontrando Haymerle, avrebbe ricordato – sempre secondo il predetto Ambasciatore – che la sua proposta non concerneva una missione di funzionari, ma quella di una personalità politica di rilievo, e di aver allora avuto in mente Withalm, successivamente divenuto Vice Cancelliere.

Circa il Punto I della nostra comunicazione (concernente il mutamento di decisione intervenuto a Vienna sull’originaria proposta di inviare a Roma l’Ambasciatore Haymerle «per illustrare le ultime proposte austriache»), Loewenthal mi ha detto che il suo Ministero «è sempre pronto a mandare Haymerle per qualsiasi contatto utile» e poi ha aggiunto, a titolo personale e sempre con riserva di farci conoscere il pensiero del suo Governo sui punti sollevati, di ritenere che incontri fra i rappresentanti dei Ministri potranno continuare ad avere luogo, ed anche in località diverse da Roma e Vienna.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Febbraio 1968.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione sul primo foglio: «Gaja. Hai informato tu stesso in proposito S.E. il Ministro. 2/2.».


3 Vedi D. 354.

358

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. 433. Vienna, 3 febbraio 1968.

Signor Ministro,

quali sono le idee della nuova formazione governativa austriaca nei confronti dell’Italia e della questione altoatesina? Possiamo pensare ad una linea strategica, nuova o vecchia che sia, e ad una linea tattica, quest’ultima certamente nuova?

La mia impressione finora è innanzitutto che siamo di fronte ad una nuova linea tattica. E ci se non altro, perché il Governo Klaus- Withalm si è posto come una correzione del precedente Gabinetto Klaus II. Esso sta infatti cercando di spuntare una dopo l’altra tutte le armi nelle mani dell’opposizione socialista: e cicon una certa spregiudicatezza. Ne darqualche esempio.

L’invio dell’esercito austriaco alla frontiera italiana era stato ridicolizzato da parte dei socialisti (e non troppo apprezzato da parte nostra)? Il nuovo Ministro dell’Interno si è precipitato a far sapere che l’esperimento non sarà ripetuto la primavera prossima, comunque vadano le cose; mentre il suo predecessore aveva riservato l’avvenire. Kreisky si era costantemente divertito a indicare che vi erano sei o sette persone responsabili per la politica estera austriaca. Il nuovo gabinetto si è precipitato a restituire a Waldheim la competenza per la trattativa con la CEE, che spettava al Ministero del Commercio (Bock), e cinonostante che non vi sia la pipallida probabilità che tale trattativa possa iniziarsi fra breve, e in ogni caso che essa abbia un colore politico. Toncic veniva accusato di non curare i contatti con la stampa, e perfino di non leggere i giornali? Ecco che il suo successore, quasi a contraddire la sua fama di uomo prudente e riservato, concede in pochi giorni un certo numero di interviste alla stampa, di cui due a giornali stranieri, e cioè al «Corriere» e al «Dolomiten».

Tutto ci nonché i primi gesti politicamente concreti di Waldheim, mi convincono che anche nella questione dell’Alto Adige il nuovo gabinetto austriaco ha deciso di seguire una tattica diversa, per mettere a tacere almeno alcune delle accuse dell’opposizione. Le quali accuse consistevano soprattutto nella critica fatta a Toncic di essere troppo precipitoso, di voler ad ogni costo (e magari per motivi personali) la soluzione della vertenza, e di esporsi così a umiliazioni e rifiuti da parte italiana.

Waldheim gode del préjugé favorable di Kreisky ma a parte cibisogna dire che egli si è mosso con destrezza e sicurezza nei primi giorni del suo mandato. Ha riconfermato ai quattro venti che il Governo austriaco desidera una soluzione della vertenza; ha perfino preteso che esso la desidera urgentemente, e che proprio a questo scopo desidera innovare il lento e a suo parere macchinoso metodo degli incontri londinesi dei quattro rappresentanti dei Ministri degli Esteri; ha infine dichiarato che non si è lontani da una soluzione, ma che si discute ormai – come ha detto al giornalista Petta – dei suoi aspetti marginali diventati importanti solo perché se ne è discusso troppo. Accogliendo un’idea che Haymerle ventilava da tempo ha sostituito al termine Verankerung quello di Absicherung: tante volte basta una parola nuova per fare la fama di un Ministro. Ha sbarazzato (o credo che sbarazzerà) il terreno dalle konkludente Handlungen che avevano esposto Toncic ai sarcasmi di Kreisky, guardandosi bene dal dire in giro che cosa vuole mettere al posto loro e della Verankerung (ce lo dovrebbe spiegare Haymerle a Roma). Ha lasciato che i parlamentari austriaci sollevassero a Strasburgo, ma con moderazione, la questione dell’Alto Adige: evidentemente per ricordarci delicatamente che vi è sempre un’opinione pubblica mondiale a cui l’Austria puappellarsi; ma anche perché il suo predecessore era stato accusato di aver inutilmente messo la museruola ai deputati nella sessione dello scorso ottobre. È vero che ciaveva contribuito a ottenere a Toncic la ripresa del negoziato; ma molte cose si dimenticano di un Ministro che cade.

In breve: Waldheim ha in dieci giorni sgombrato la scena di un certo numero di mobili vecchi, sdrammatizzato l’atmosfera, ridotto la tensione che era venuta salendo nel mese di dicembre proprio perché tutte le forze contrarie ad una soluzione che sembrava avvicinarsi si erano coalizzate. Dopo di che è partito per New Delhi e New York per un viaggio che lo terrà distante da Vienna un paio di settimane.

2. Fin qui la tattica. Ci sono delle posizioni di fondo che questa tattica hanno ispirato? A mio parere esse sono evidenti, anche se la prudenza diplomatica dovrebbe incitarmi a riservare l’avvenire quanto meno per qualche possibilità non del tutto identificabile ora.

Klaus e Withalm dicono sull’Alto Adige quello che hanno detto, e cioè che mirano ad una soluzione quanto pivicina possibile. Ma le coeur n’y est plus: inoltre vi sono buone ragioni per scoraggiare un’intensa e volonterosa ricerca di tale soluzione. La prima, alla quale almeno io finora non avevo prestato sufficiente attenzione, è la situazione politica nella Suedtiroler Volkspartei. Mi si dice da varie e buone fonti che Magnago fin da dicembre ha fatto sapere a Vienna che un accordo prima delle elezioni politiche italiane sarebbe dannoso a lui e favorevole ai suoi oppositori interni. (Un pubblico accenno in questo senso fu fatto da Magnago stesso dopo la riunione a Salisburgo del Comitato dei Sei a fine dicembre). Mi si aggiunge altresì che Magnago preferirebbe lasciar passare anche le elezioni regionali nel Trentino- Alto Adige, che se non sbaglio devono tenersi nel prossimo ottobre. L’accordo italo-austriaco dovrebbe, secondo questa tesi, avvenire al pipresto a novembre. V.E. ha certo maniera di accertare se questa tesi sia effettivamente fondata.

Per quanto concerne poi Vienna, ho già espresso in un precedente rapporto l’avviso che questo Governo è pidebole di quello che lo precedeva. È secondo me proprio la diarchia che lo guida il suo punto pidebole: e cinon perché Klaus e Withalm non vadano d’accordo, e soprattutto non siano d’accordo sul punto fondamentale su cui ogni Governo è d’accordo, e cioè sulla necessità di vincere le elezioni: ma perché la presenza di Withalm nel Governo ha indebolito l’autorità di Klaus, il quale è anche fisicamente molto scosso (mi diceva ieri il Nunzio) dagli attacchi personali che gli sono stati rivolti.

In queste condizioni c’è chi non esclude che il piano di Withalm, che ormai appare essere stato quello di non esporsi in prima linea alla prova del fuoco delle elezioni, e di lasciare che Klaus regga il Cancellierato fino ad esse ma non oltre, sia destinato a sbriciolarsi fra non molto. Con la difficoltà di reperire i mezzi per sanare il bilancio una nuova crisi governativa potrebbe aver luogo anche nell’autunno prossimo. Ma anche se cinon avverrà, resta il fatto che il Gabinetto Klaus- Withalm deve mettersi nella posizione migliore per riconquistare la maggioranza assoluta, o almeno quella relativa, nel 1970.

La discussione è aperta ai vertici del partito. L’idea di fare Gredler Ministro degli Esteri, sulla quale ho già lungamente riferito, dimostra che per lo meno Klaus pensa che lo spazio elettorale per la Volkspartei va trovato a destra; altri scontano invece la coalizione coi socialisti, e non vogliono pregiudicarla con mosse affrettate. Quale che sia al riguardo l’atteggiamento di Withalm, che ha sempre conservato qualche legame con i socialisti, mi pare chiaro che il Governo rifuggirà dal compiere atti che dispiacciano alla destra pio meno estrema: fra di essi vi è certamente la soluzione della questione alto-atesina.

3. Se questa situazione è esattamente descritta e se vogliamo ora esaminare quali conseguenze ha per noi, dobbiamo cominciare col dire che Waldheim si è messo senza dubbio in una posizione tatticamente favorevole. La palla, come si dice, è nel nostro campo: sia perché noi dobbiamo agli Austriaci una risposta al memorandum del 10 gennaio(2), sia perché Waldheim ci ha ora ufficialmente proposto di inviare Haymerle a Roma: non perché speri molto da questa visita, ma perché essa prova che da parte austriaca nulla si lascia di intentato.

Mi permetto esprimere subordinatamente l’avviso che tocchi ora a noi non lasciarci prendere da questo gioco: sia per sfuggire a una troppo facile accusa, sia per esplorare meglio che cosa è veramente nelle intenzioni di Vienna. È dunque mio sommesso consiglio che V.E. lasci venire Haymerle a Roma prima che sia data da parte nostra una risposta scritta al memorandum. Ché se poi riteniamo preferibile non darvi risposta scritta, la visita di Haymerle sembrerebbe ancora piopportuna per un sondaggio approfondito delle pirecenti idee della Ballhausplatz (Cancelleria Federale inclusa). Varrebbe la pena per esempio di indagare in che cosa la Absicherung differisce dalla Verankerung: e a questo proposito mi corre l’obbligo di riferire a V.E. un recente episodio che non è senza qualche interesse.

4. Come V.E. sa, mercoledì 31 gennaio si è riunita a Vienna, per iniziativa della Associazione austriaca per la Politica Estera, una tavola rotonda fra giornalisti italiani ed austriaci. Mentre da parte nostra erano presenti solo Segre del «Giorno», Giovan-nini della «Stampa» e Petta del «Corriere della Sera» (a causa del cambio di direzione di quel giornale) e erano assenti dunque gli invitati «Messaggero» e RAI- TV, la stampa austriaca era rappresentata a altissimo livello, con i Direttori dei due maggiori quotidiani viennesi, «Presse» e «Kurier», col famoso Nayer, Direttore della «Tiroler Tageszeitung», col Direttore di un giornale di Graz e col redattore-capo politico della Televisione. I nostri giornalisti, che sono apparsi favorevolmente impressionati del tono equilibrato e responsabile che la conversazione ha avuto, mi hanno riferito che il redattore politico della TV, Dalma, il quale è un ex croato ustascia, ex galoppino di Franz Josef Strauss a Monaco e attualmente tornato a far parte dell’Impero, ha ad un certo momento lanciato l’idea che l’Austria abbandoni il concetto della garanzia internazionale mentre l’Italia abbandonerebbe dal canto suo il veto all’associazione austriaca alla CEE. Questa proposta non solo non ha trovato obiezioni negli altri Austriaci, ma stata commentata favorevolmente, anche dal Direttore della «Tiroler Tageszeitung», che ha detto di avere già accennato a questa idea in un suo articolo.

Non costruirei troppe e neanche poche speranze sopra questo episodio. Non vedo bene i solerti funzionari della Ballhaus rinunciare da un giorno all’altro al concetto di garanzia internazionale che con tanta costanza sono riusciti dal 1962 in poi a introdurre nel negoziato con l’Italia. Ancora meno vedo Klaus farsi accusare da Kreisky di aver abbandonato anche quella parvenza di ancoraggio del pacchetto che Toncic credeva di aver ottenuto, e che secondo il capo socialista egli Kreisky aveva raggiunto. Ma una certa stanchezza è nell’aria: ci si sente dire che se il Governo italiano desse alla minoranza sudtirolese qualche concreta prova di buona volontà, cimigliorerebbe l’atmosfera, e permetterebbe di essere picoulants sull’aspetto giusinternazionalistico della faccenda. Vi è forse gente che pensa a Bolzano e altrove se non sia questo il momento di ricominciare a giocare la partita in campo interno, come già accaduto una volta in passato, per cercare di strappare all’Italia ulteriori aggiunte al pacchetto. La massima attenzione mi sembra dunque d’obbligo.

5. Comunque si decida di rispondere agli Austriaci per l’immediato, pare a me che noi dovremmo proporci a un certo momento di meditare in modo approfondito (e magari con il sistema del gruppo di lavoro) sulla nuova situazione. Così potrebbero essere sottoposte all’esame di V.E. e del Governo alcune possibili alternative di azione, all’interno e all’estero, per l’anno 1968. Mi permettercon un prossimo rapporto di elencare alcune riflessioni sul pro e sul contro di talune delle posizioni che ci sono in teoria aperte.

Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi del mio profondo ossequio.

R. Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Febbraio 1968.


2 Vedi D. 334, Allegati I e II.

359

L’AMBASCIATORE TOSCANO ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

L. Roma, 3 febbraio 1968.

Caro Roberto,

Ti sono molto grato per la tua del 24 gennaio(2).

Mi rendo conto che questo genere di corrispondenza porta via molto tempo, tuttavia essa puoffrire l’occasione per qualche utile chiarimento.

Il sostenere che l’Italia potrebbe ritirare le sue progettate misure legislative autonome e che pertanto occorre premunirsi contro tale eventualità è un pretesto evidente per cercare di riaprire di tanto in tanto la controversia. In effetti, tutti sanno che è da escludere che il Governo italiano possa revocare le proprie norme costituzionali perché non vi sarà mai una maggioranza in Parlamento tale da approvare una decisione del genere. D’altra parte, la Provincia di Bolzano avrà sempre modo di appellarsi alla Corte Costituzionale nell’eventualità di una mancata applicazione delle nuove leggi.

Il vero problema non è l’ancoraggio ma la chiusura definitiva della controversia. Per questa ragione le assicurazioni datemi da Toncic a New York(3) e poi ritirate da Vienna ci apparivano tanto importanti. Il presidente Moro è rimasto assai colpito dalla troppo significativa marcia indietro di Klaus nei confronti di dette assicurazioni di Toncic e ne ha riportato una impressione molto negativa.

Il ragionamento di Kreisky da te riferito è un ragionamento che – sia pure correggendolo nel senso che involontariamente egli volesse riferirsi alla Corte Arbitrale e non a quella dell’Aja – con ogni probabilità puanche avere fatto entro di sé. Tuttavia, volendo prendere in parola Kreisky, egli dovrebbe spiegare perché, oggi che la sola Corte presa in considerazione nel negoziato è quella dell’Aja, gli Austriaci dovrebbero temere di non potervi ricorrere nella eventualità che si verifichi l’ipotesi da loro – a parole – temuta: quella cioè di un nostro mutamento delle misure autonome legislative se veramente nel 1964 si sentivano già sicuri di potere andare all’Aja quando in nessun documento si era menzionato tale Tribunale? Resta tuttavia un mistero (almeno se gli prestassimo fede) come Kreisky possa avere veramente pensato di appellarsi alla Corte dell’Aja quando ha sempre recisamente respinto questoIstituto. L’attuale imprecisione di Kreisky è così grande da lasciare perplessi. È possibile che egli non sapesse che cosa stava facendo quando era Ministro degli Esteri? Effettivamente, il 16 dicembre 1964 a Parigi(4) ci è apparso assai poco preparato e, comunque, allora ci chiese di aggiungere al pacchetto solo 5 punti affermando che in tal modo l’accordo sarebbe stato raggiunto, salvo poi successivamente a sconfessare sé stesso allargando notevolmente le proprie domande. Come ho già detto sopra, tutt’al pisi puovviamente immaginare che Kreisky abbia pensato di ricorrere dopo i 4 anni alla Corte Arbitrale, non mai all’Aja. Permolto difficilmente la Corte Arbitrale avrebbe potuto dichiararsi competente sul pacchetto dato l’esplicito termine di quattro anni per la propria competenza di fatto.

Proseguendo il discorso, mi domando se, dato che gli Austriaci continuano ad insistere esigendo ora palesemente da noi qualche cosa di molto pidella semplice applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber, non si dovrebbe far rilevare che dovrebbero logicamente offrirci qualche contropartita maggiore per ottenere il nostro consenso. Nessun governo desidera fare dei regali e meno che mai il Governo austriaco. Perché non dovremmo anche noi comportarci analogamente? È stato appunto anche in vista della creazione di un appropriato equilibrio di prestazioni che avevo fra l’altro immaginato una dichiarazione supplementare austriaca circa il carattere definitivo della frontiera del Brennero. Toncic mi ha poi spiegato perché una cosa del genere non era possibile, ma è chiaro che, fintantoché Vienna chiede solo cose nuove e non offre nulla di nuovo, sarà molto difficile intendersi. D’altra parte, una dichiarazione di chiusura della controversia internazionale subordinata al mantenimento dell’attuazione delle progettate misure autonome interne avrà un valore assai relativo e certo non permanente. Vienna ridimensiona così la sua sola contropartita offertaci. Ma questo stato di cose non puincoraggiare nessun Governo italiano ad esaminare, anche se in teoria, l’accrescimento delle sue prestazioni. Solo per fare un esempio, Kreisky sorvola oggi sul fatto che egli era preparato a darci una quietanza immediata. Come puimmaginare che, dopo di avere allargato il pacchetto in modo tanto notevole, ci potremmo accontentare di una chiusura provvisoria e di rendere permanente una garanzia che, con soddisfazione di Vienna, di Innsbruck e di Bolzano, nel 1964, oltre ad essere di mero fatto, era limitata a quattro soli anni? Nessuno di noi ha mai preferito Kreisky a Klaus!

Scusami per questo troppo lungo discorso, ma desideravo chiarirti il mio pensiero personale: d’altra parte, sei tu che mi hai trascinato(5)!

Con i picari saluti

tuo aff.

Mario


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 Vedi D. 348.


3 Vedi DD. 267 e 270.


4 Vedi D. 4. 5 Per la risposta vedi D. 364.

360

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. 500. Vienna, 10 febbraio 1968.

Signor Ministro,

come ho telegrafato(2), ho compiuto la mia prima visita a Withalm nella sua qualità di Vice Cancelliere. Il cosiddetto «uomo forte» del partito populista austriaco è tuttora Segretario generale della Volkspartei e capo del gruppo parlamentare alla Camera. I tre incarichi che egli ricopre contemporaneamente lo rendono indubbiamente l’uomo piautorevole del Paese. Già si nota che egli prende con frequenza la parola per esporre le linee direttrici della politica generale del Governo Klaus.

Anche da una conversazione si rileva che la sua autorevolezza nasce – ancor piche dal controllo che egli ha sull’apparato del partito – dall’aura di autorità che gli è connaturale. Cortese nel tratto, il fondo del suo carattere si rivela, in improvvisi lampeggiamenti, durissimo.

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Withalm mi ha anche fatto il quadro di come secondo lui si presenti in questo momento la trattativa. Egli l’ha definita «assai semplificata»: a suo parere le tre difficoltà sono superabili con la buona volontà reciproca. Ho creduto di dire qualche parola di ammonimento circa la maniera, per la verità alquanto semplicistica, con cui egli valutava i primi due punti. Non è facile rinvenire un’adatta procedura per la comunicazione delle aggiunte al pacchetto; e se la nuova formula per la chiusura della vertenza è in un certo senso, come la definiva Withalm, un uovo di Colombo, anche su di essa bisognerà intendersi con attenzione.

L’ho poi sondato circa il terzo punto da lui menzionato, cioè la facoltà di ricorso all’Aja. Volevo cercare di valutare se vi fosse qualche differenza tra la Verankerung e la Absicherung. Non sono riuscito a vederne una di sostanza; e ho chiesto al mio interlocutore per quale motivo si tenesse tanto alla possibilità di ricorrere a un foro giuridico internazionale, dato che l’Austria non si sarebbe dichiarata soddisfatta fintanto che il Parlamento italiano, il Governo e la Regione non avessero attuato l’intero pacchetto.

Withalm mi ha parlato di due eventualità. La prima è quella che i Prefetti o altri organi dello Stato e della Regione non applichino nella prassi corrente quanto prescritto dalle leggi e dai regolamenti: per esempio nel campo della partecipazione della minoranza ai pubblici impieghi. Ho chiesto a Withalm se veramente credeva si dovesse disturbare la Corte dell’Aja nel caso in cui un bando di concorso contenesse qualche irregolarità. A prescindere dal fatto che è proprio per evitare assurdità del genere, e dato anche che alla minoranza di lingua tedesca è aperto ampio ricorso alla Corte Costituzionale e ai tribunali, che noi vogliamo dare al solo Accordo di Parigi il privilegio dell’appellabilità, mi sembrava che la questione fosse troppo meschina e mi domandavo se non ce ne fosse qualche altra. Al che il mio interlocutore faceva cenno alla possibilità che in un pidistante futuro qualche legge o qualche regolamento venga abrogato o modificato. Withalm ha finito tuttavia col convenire che lo status della minoranza altoatesina non puessere fissato ne varietur per l’eternità. Egli ha preso atto con buona grazia della mia osservazione che o si ha fiducia nella democrazia italiana e tutto andrà bene, o non se ne ha, e cipotrebbe voler dire che si ha scarsa fiducia nella democrazia in Europa.

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a favore, qualunque sia l’accordo, la Volkspartei tenterà in ogni modo di ottenere che votino a favore i socialisti. Dopo aver cipremesso, Withalm ha perdetto che in caso estremo l’intesa italo-austriaca potrebbe essere approvata anche dalla sola maggioranza democristiana: e in fatto di squagliamenti al momento della votazione mi ha detto che non ve ne saranno se sarà sempre lui il capo del gruppo parlamentare.

È questo un argomento su cui io non potevo pressare il Vice Cancelliere oltre quello che ho fatto; ma che mi permetto suggerire potrebbe essere ulteriormente ripreso nelle conversazioni a livello politico di Venezia. Avevo in una fase precedente del colloquio portato il discorso sulla mancata nomina di Gredler a Ministro degli Esteri e sull’atteggiamento benevolo preso dalla FPOe, ma Withalm aveva lasciato cadere la mia allusione.

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Che cosa dedurre da queste anticipazioni fattami dal Vice Cancelliere, e che naturalmente meriteranno conferma dopo il ritorno di Waldheim? Al momento attuale direi che vi sia l’intenzione precisa da parte del Governo di Vienna di avere un colloquio politico al pialto livello possibile sulle relazioni italo-austriache. Si pone ovviamente la domanda se questa intenzione sia diretta effettivamente a raggiungere un accordo o a dimostrare coram populo e coram tutti i partiti democristiani rappresentati al Congresso dell’UECD che Vienna fa tutto quello che è possibile da parte sua. Direi che c’è del vero nell’una e nell’altra ipotesi. Se le conversazioni di Venezia potessero rilanciare la trattativa in modo che entro l’estate gli esperti si mettessero definitivamente d’accordo la Volkspartei ne sarebbe indubbiamente lieta. Altrimenti essa farà di necessità virt trascorreranno intanto le scadenze di maggio e di ottobre che sembrano a Magnago difficili, e si avvicinerà in Austria l’anno pre-elettorale, durante il quale potrà anche convenire alla Volkspartei di mettersi la maschera del partito che ha difeso vigorosamente la causa popolare (o che si purendere popolare, come tutte le cause nazionalistiche).

Assicuro Vostra Eccellenza che fardel mio meglio per accertare con quali intenzioni la delegazione della Volkspartei giungerà finalmente a Venezia. Vostra Eccellenza vorrà considerare se non sia forse il caso che io venga a riferire di persona le mie ultime impressioni e valutazioni(5).

Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi del mio profondo ossequio.

R. Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Marzo 1968.


2 T. segreto 4894/108 del 9 febbraio, non pubblicato.


Vedi D. 281.


Vedi D. 307, Allegato II. 5 Per la risposta vedi D. 361.

361

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. segreto 3047/34. Roma, 14 febbraio 1968, ore 23,30.

A suo telegramma n. 108 del 9 febbraio e a sua lettera n. 500 del 10 febbraio u.s.2.

Apprendo del proposito del Vice Cancelliere di recarsi a Venezia con significativa delegazione al Congresso dei partiti democristiani per discutere con me della situazione delle relazioni italo-austriache in relazione alla nota risoluzione ONU.

Ad evitare equivoci e per cortesia mi pare opportuno che S.V. preavverta Vice Cancelliere e Ministro Esteri austriaci che io non sara Venezia per i tre seguenti motivi: 1) il 29 devo essere a Bruxelles per la prima riunione del Consiglio dei Ministri della CEE del 1968; 2) il Congresso internazionale essendo di partiti mi sembra conveniente non far nascere equivoci circa il rapporto tra la missione affidata dal Parlamento al Ministro degli Esteri e la sua personale convinzione politica; 3) ma anche non esistessero – come esistono – le due precedenti ragioni, non andrei a Venezia al predetto Congresso proprio per evitare che la questione italo-austriaca sollevata dalla mozione ONU potesse apparire – alle rispettive opinioni pubbliche, parlamentari e partitiche – trattata non in una visione generale dell’interesse dei due Paesi ma in quella particolare dei partiti cui appartengono i partecipanti al predetto Congresso, il che non faciliterebbe certamente un giudizio spassionato e favorevole di molta parte dell’opinione pubblica: ed in Austria dove è al Governo il solo partito democristiano e in Italia dove siamo alla vigilia delle elezioni mi sembra – anche riferendomi a quanto per l’Austria le ha detto Withalm secondo il punto 5 della sua ricordata lettera – che il lasciar credere ad un accordo non tra governanti ma tra uomini appartenenti a partiti affini non gioverebbe all’interpretazione, accettazione, durevolezza della soluzione auspicata.

Voglia S.V. sottolineare costà lo spirito costruttivo della presente comunicazione fatta con l’intento di evitare malintesi manovre e complicazioni(3).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1095.


2 Vedi D. 360 e nota 2.


3 Con T. 127 del 16 febbraio, Ducci riferì sull’esecuzione delle istruzioni: «Withalm è stato molto sensibile alla cortesia del messaggio inviatogli da V.E. Mi è sembrato anche che si rendesse conto dell’opportunità assoluta che la trattazione della controversia italo-austriaca sull’Alto Adige non appaia svolgersi sul piano dei partiti; e cifra l’altro per non rendere pidifficile l’accettazione da parte del Partito socialista austriaco di una eventuale soluzione raggiunta da un Governo democristiano. Withalm ha poi commentato la mia comunicazione dicendo che l’idea di una sua presa di contatto con i principali esponenti del Governo italiano che si trovassero a Venezia era intesa a esplorare soprattutto la possibilità di sbloccare la trattativa che, per ragioni non imputabili in particolare a nessuno (mutamenti governativi in Austria, opportunità di cambiare alcuni esperti, assenza del Ministro Waldheim, ecc.), batte il passo da qualche tempo. Continua infatti ad essere precisa intenzione del Governo austriaco ‒egli mi ha detto ‒giungere ad un risultato definitivo. Gli ho ribadito allora che noi aspettavamo pur sempre alcune risposte da parte della Ballhausplatz. Mi ha assicurato che ne avrebbe appena possibile parlato a Waldheim» (Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968). Fanfani nel ringraziare informche neanche Moro si sarebbe recato a Venezia e che quest’ultimo condivideva le comunicazioni fatte al Governo austriaco (T. segreto 3243/37 del 17 febbraio, in DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1097).

362

IL CAPO DELLA RAPPRESENTANZA PRESSO L’ONU, VINCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. riservato 2282. New York, 14 febbraio 1968.

Signor Ministro,

il nuovo Ministro degli Affari Esteri d’Austria, Kurt Waldheim, tornato a New York per accomiatarsi dal Segretario Generale e dagli ex colleghi, mi ha chiesto di fare colazione con lui ieri per parlare da buoni amici dei principali problemi costituenti il poco allettante appannaggio del suo portafoglio.

La massima parte del colloquio, prolungatosi per quasi tre ore, è consistita in una dettagliata esposizione del pensiero del neo- Ministro sui rapporti italo-austriaci che egli mi ha pregato di portare a conoscenza di V.E.

Il Ministro Waldheim ha esordito con il rinnovare le espressioni di stima e di ammirazione che aveva suscitato in lui e in tutte le delegazioni all’ONU la maniera magistrale e il calore umano con cui V.E. aveva diretto i lavori alla XX Assemblea Generale, e per chiedermi di trasmetterle il suo cordiale ricordo. Dopo di che è passato a farmi il punto della controversia alto-atesina e ad illustrarmi le sue idee, inframezzando il suo discorso di richiami alle alterne vicende che hanno caratterizzato i negoziati bilaterali fra Italia e Austria. Cercherdi ricapitolare quanto espostomi in alcuni punti essenziali.

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Dal canto mio, oltre a porgli qua e là alcune domande per meglio comprendere quanto mi andava esponendo, ho fatto qualche commento a titolo del tutto personale. Ho premesso naturalmente che, non seguendo da vicino la questione alto-atesina da tempo, le mie considerazioni potevano essere fondate su una valutazione alquanto sfocata dell’attuale posizione di Roma in materia.

Ho innanzitutto espresso qualche dubbio sulla possibilità che il Governo italiano si arrischiasse ora ad aderire alla soluzione prospettata da Waldheim, senza essere ben sicuro di essere poi sconfessato dal Parlamento a causa di una reviviscenza del terrorismo o di altri eventi. Episodi tipo Klotz, che concede interviste a stampa e televisione, erano difficilmente dimenticabili dall’opinione pubblica italiana. Mi sembrava percispiegabile, nonostante l’indiscusso carattere interno della materia, l’insistenza italiana per una revisione della legislazione penale in Austria. Non gli ho nascosto che alcuni ambienti italiani imputavano le resistenze di Amministrazioni ed altre autorità austriache a residui o epigoni del nazismo. Quanto a un eventuale nuovo ricorso all’ONU ho osservato che il dibattito sarebbe stato in tale caso ancora pispiacevole, in quanto certe inibizioni erano da noi cadute e non si sarebbe perciesitato a parlare apertamente di funesti rigurgiti di nazismo, di presunta superiorità razziale, ecc. Infine ho fatto presente a Waldheim che, essendo praticamente entrati in fase preelettorale in Italia, era soprattutto importante di evitare accuratamente in questo periodo di prendere iniziative

o pronunciare dichiarazioni che suscitassero polemiche nei comizi o sulla stampa. Egli ne ha pienamente convenuto, ma mi ha di nuovo raccomandato vivamente di rendermi interprete presso V.E. del suo pensiero e specialmente dell’urgenza di accordarsi o almeno di compiere qualche progresso. Del che gli ho dato piena assicurazione.

Se dovessi aggiungere qualche considerazione personale direi, conoscendo l’uomo, che Waldheim è sì certamente mosso dall’ambizione di raccogliere quel successo che i suoi predecessori hanno tentato con altrettanta persistenza di raggiungere. Ma egli è conscio dei limiti suoi e del proprio paese e sa anche che la soluzione ardentemente ricercata potrebbe trasformarsi per lui in un amaro calice. E credo perciche vi sia in lui una sincera(6) convinzione, d’altronde costantemente manifestatami in passato quando non aveva bisogno di esprimerla, che la controversia alto-atesina è un anacronismo e pipresto l’Austria se ne libera meglio è per il suo paese e per l’Europa(7).

Voglia gradire, Signor Ministro, gli atti del mio devoto ossequio.

DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Marzo 1968. Trasmesso da Vinci a Gaja con L. 229 del 16 febbraio recante l’annotazione: «V. dal Ministro». Vedi D. 307, Allegato II. Annotazione a margine del paragrafo: «Noi rivediamo la nostra costituzione e loro non possono
5 Vedi D. 355.
Sottolineato: sincera e a margine: «?». Fanfani incaricGaja della risposta: vedi D. 369.
1 2 3 4 farlo?». 6 7
363

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MORO(1)

L. 010/102. Roma, 15 febbraio 1968.

Caro Presidente,

mi riferisco alla tua cortese lettera del 31 gennaio u.s.2 relativa alla partecipazione di due cittadini italiani, rappresentanti della SVP, alle riunioni di una Commissione austriaca di funzionari esperti della questione altoatesina, tenutesi a Salisburgo alla fine del dicembre scorso(3).

Effettivamente da molti anni hanno avuto luogo contatti fra altoatesini di lingua tedesca con esponenti del Governo tirolese e del Governo federale austriaco, contatti che sono ormai conosciuti nei loro dettagli da informazioni pirecenti. Tuttavia mi sembra che siamo di fronte ad un processo di «spiralizzazione» in cui conviene fare una distinzione fra contatti avvenuti in forma privata, partecipazione a riunioni riservate, «aggregazione» alle delegazioni austriache che partecipano ad incontri internazionali ed infine inclusione nella Commissione su accennata.

Nel primo caso – di contatti privati – il fatto non puaver rilevanza di fronte all’impostazione democratica dell’azione del nostro Governo. Anche nel secondo caso – cioè di partecipazione a riunioni riservate – non vi sono stati rilievi da parte nostra, finché si è trattato di fatti sporadici e, direi, clandestini. Invece, quando la delegazione austriaca si è fatta accompagnare da altoatesini alle Nazioni Unite, il fatto ha sempre sollevato da parte nostra le piappropriate reazioni. Questa volta, poi, ci troviamo (ed è il primo esempio) di fronte ad una designazione pubblica ed ufficiale da parte del Governo austriaco di due altoatesini in una commissione che ha come compito l’esame dei risultati dei contatti bilaterali italo-austriaci. La progressione nell’azione austriaca è evidente. Ed è anche sintomatico che, mentre tali contatti alcuni anni or sono si svolgevano sotto il velo del segreto, oggi si tenta di ostentarli e di pubblicizzarli, quasi ad affermare il diritto dell’Austria di averli.

Per questo motivo non posso essere d’accordo nel ritenere che si sia instaurata una prassi, dall’inizio della controversia italo-austriaca, che abbia consentito consultazioni fra autorità austriache ed esponenti del gruppo di lingua tedesca. Ed è appunto per impedire che venga a stabilirsi una tale prassi che riterrei – come ho avuto occasione di farti presente nella mia lettera del 4 gennaio(4) – di non lasciar passare senza adeguata reazione la inclusione dei due altoatesini nella nota Sottocommissione di esperti riunitasi alla fine di dicembre a Salisburgo. Una nostra reazione al riguardo sarebbe a mio avviso giuridicamente fondata, perché non ritengo che l’Accordo De Gasperi- Gruber preveda forme di consultazione fra altoatesini ed il Governo austriaco, limitandosi esso a stabilire l’obbligo del Governo italiano di sentire il gruppo di lingua tedesca prima di prendere determinati provvedimenti nel campo dell’autonomia.

La nostra reazione è particolarmente necessaria in questa occasione, nella quale appare evidente che da parte austriaca si tende a rendere ufficiale la partecipazione di elementi altoatesini ai lavori della nota Sottocommissione, come se si trattasse di un fatto normale. Cirisulta dalla pubblicità che è stata data al viaggio in Austria dell’On. Mitterdorfer e del Dr. Brugger per prendere parte alla riunione di Salisburgo, definita dalla stampa austriaca come quella del «Comitato dei Sei».

Tale atteggiamento austriaco non mi sembra possa essere lasciato sotto silenzio da parte nostra, soprattutto dopo le dichiarazioni del 23 gennaio u.s. del Cancelliere Klaus nel discorso programmatico del suo nuovo Governo(5), dichiarazioni secondo le quali l’Austria è la «legittima patrona» degli altoatesini e dopo la presa di posizione sul problema dell’Alto Adige dei Parlamentari austriaci, nel corso della recente Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa.

Nemmeno la pretesa austriaca di essere la legittima rappresentante degli altoatesini trova alcun fondamento nell’ Accordo De Gasperi- Gruber, né in altro atto internazionale. Per questo, dopo le dichiarazioni di Klaus abbiamo dato istruzioni all’Ambasciatore a Vienna(6) di far rilevare che nessun accordo internazionale attribuisce all’Austria il diritto di patrocinare gli altoatesini e che sia sul piano internazionale, sia sul piano interno, i cittadini italiani di lingua tedesca hanno nello Stato italiano l’unico rappresentante e patrocinatore dei loro interessi, qualificando le dichiarazioni stesse come una interferenza negli affari interni italiani.

Non è poi da trascurare il fatto che, senza una nostra reazione alla partecipazione degli esponenti altoatesini ai lavori della sopracitata Commissione, vi è il pericolo che un esempio del genere venga seguito da altri gruppi minoritari in Italia.

Mi sembra infine che un gesto da parte nostra sia necessario anche per contrastare la tendenza che già da tempo si nota in Austria di considerare di fatto l’Alto Adige come una parte del Tirolo, creando organi comuni ed agendo come se la frontiera del Brennero non esistesse e volutamente ignorando che il territorio a Sud del Brennero è sottoposto alla sovranità italiana.

Mi sembra quindi necessario far pervenire a Magnago il suggerimento cui accenni, evitando peraltro che tale avvertimento gli giunga direttamente e per iscritto, ciche potrebbe essere interpretato come un riconoscimento ufficiale dei contatti tra la SVP e il Governo austriaco.

Mi sembra al tempo stesso opportuno, come abbiamo fatto a suo tempo in occasione della presenza del Volgger al seguito della delegazione austriaca all’Assemblea delle Nazioni Unite del settembre 1966, far comprendere a Vienna – e ciè anche piimportante alla vigilia della riunione dei partiti democristiani a Venezia – che le dichiarazioni di Klaus, la nomina pubblica di altoatesini nella Commissione dei Sei, le dichiarazioni di parlamentari dell’OeVP al Consiglio d’Europa sono altrettanti elementi che non possono non renderci profondamente perplessi sulle varie intenzioni austriache e sul carattere che da parte di Vienna si vuol dare al proseguimento dei contatti in corso.

[Amintore Fanfani]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Febbraio 1968.


2 Vedi D. 353.


3 Vedi D. 321, nota 4.


4 Vedi D. 329.


5 Vedi D. 352, nota 2.


6 Vedi D. 352.

364

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, ALL’AMBASCIATORE TOSCANO(1)

L. 510. Vienna, 15 febbraio 1968.

Caro Mario,

la tua lettera del 3 febbraio(2) è stata per me molto interessante, e come sempre istruttiva.

Non entro nella questione dei ragionamenti di Kreisky, tanto piche un uomo che probabilmente non diceva la verità nel 1964 la dice ancora meno quattro anni dopo. Potrei, sulla base delle tue acute osservazioni, andare a riparlargli e farmi spiegare se egli parlasse della Corte dell’Aja (come ha scritto di suo pugno nel disegno che ti ho mandato) ma pensasse invece alla Corte arbitrale. Ma tutto ciche avviene in questi ultimi tempi non mi incoraggia certo a fare dello zelo, neanche per motivi storiografi

ci. Ne riparleremo – o ne riparlerà qualchedun altro – quando Kreisky sarà tornato al Governo e bisognerà trattare con lui la chiusura della vertenza nata «in relazione alla nota risoluzione ONU».

Ma sollevandoci un poco al di sopra della sterile polemica che prende i suoi colori dalle impuntature personali e dagli interessi politici, desidero dirti che trovo che hai veramente ragione nello scrivere che il vero problema è la chiusura definitiva della controversia.

Di controversie ce ne sono, a dire il vero, due: una è quella internazionale, l’altra è quella storica. Mi pare elementare che la piimportante delle due sia la seconda, perché è solo la chiusura della controversia storica (e cioè l’accettazione libera e volontaria da parte dell’Austria della frontiera del Brennero) che risolve veramente anche la controversia internazionale. Di che cosa infatti si nutrono i nostri sospetti, e non ingiustificatamente? Della convinzione che né il Governo, né i partiti politici né la maggioranza della popolazione dell’Austria si sono definitivamente riconciliati con l’immutabilità della frontiera.

Si ha un bel dire, come diceva la Buonanima, che le frontiere non si discutono ma si difendono: e noi con le armi ci possiamo difendere da un’aggressione austriaca. Ma ci potremmo difendere (dico così per dire, data l’improbabilità dell’ipotesi) da un’aggressione tedesca? E lasciando da parte le armi, che non sono pidi moda, di che cosa ci preoccupiamo in materia di autonomia e in materia di ancoraggio internazionale, se non del fatto che autonomia e ancoraggio costituiscono soltanto una tappa: compiuta la quale ci verranno presentate altre richieste di autonomia e addirittura di condominio? Dobbiamo riconoscere che siamo nel 1968 molto piindietro che nel 1939 quando Hitler fissla frontiera tra il mondo germanico e quello italico (per rinnegare poi tale decisione nel 1943).

Ecco perché hai perfettamente ragione di scrivere che «anche in vista della creazione di un appropriato equilibrio di prestazioni ... sarebbe importante una dichiarazione supplementare austriaca circa il carattere definitivo della frontiera del Brennero». Questa è veramente la croce dell’argomento, questo è il fine a cui a mio parere il Governo italiano dovrebbe mirare, a questo dovrebbe servire di leva il promesso pacchetto. Qui siamo finalmente su un terreno storicamente solido: e non, permettimi di dirlo ancora una volta, quando ricerchiamo un equilibrio di prestazioni fra la nostra legislazione sull’autonomia e la legislazione penale austriaca. (Vogliamo proprio regalare ad un eventuale Governo austro-fascista le armi per mandare al confino i veri democratici?)

Non ho letto in nessuna delle tue precedenti comunicazioni dove e in che forma Toncic ti abbia spiegato «perché una dichiarazione austriaca del genere non sia possibile». Con me parlin altro modo, quando mi offrì il Trattato di Amicizia e Cooperazione fra l’Italia e l’Austria(3).

Se ricordi (mio telegramma n. 849 del 30 novembre 1967(4)) Toncic aveva anche suggerito una frase da introdurre nell’Accordo per ribadire il pieno rispetto dei Trattati che definiscono l’attuale assetto politico dell’Europa. C’era lì una strada che a mio parere meritava di essere esplorata. Non l’abbiamo fatto, o per meglio dire l’abbiamo fatta esplorare soltanto a Maresca. Nel frattempo Toncic se ne è andato, si formano nuovi Governi, si tengono congressi e elezioni politiche; ed il tuo libro sulla storia diplomatica della questione altoatesina(5) è destinato a proliferare qualche altro centinaio di pagine(6).

[Roberto Ducci]


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 Vedi D. 359.


3 Vedi D. 299.


4 Vedi D. 304, nota 4.


5 Vedi D. 225, nota 12. 6 Per la risposta vedi D. 368.

365

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. 533. Vienna, 16 febbraio 1968.

Signor Ministro,

ho avuto occasione di intrattenermi abbastanza a lungo con l’ex Ministro degli Esteri austriaco, Signor Toncic- Sorinj. Delle varie cose che egli mi ha detto credo non inutile riferire a V.E. quanto segue.

l. Le reazioni austriache al promemoria Vassalli(2) restano negative. Rincresce a Toncic di essersi lasciato trascinare, quando parlcon Toscano a New York in ottobre(3), a dire che a sua opinione il Governo austriaco avrebbe potuto fare qualcosa in quel campo. Egli aveva sottovalutato la ferma opposizione del Ministro della Giustizia, del Procuratore Generale dello Stato, e – ciche piconta – l’ostilità del Cancelliere e del Segretario Generale del Partito. Qualcosa verrà fatto nel nuovo progetto di Codice Penale; ma la maniera pisicura di uccidere nell’uovo questi miglioramenti sarebbe di far sapere che essi avvengono e richiesta dell’Italia.

- - -

accettabile per la maggioranza dell’opinione pubblica austriaca, e cioè di quella che non vede l’ora che la questione sia risolta con un’equa transazione.

Ma ormai, mi ha detto Toncic con l’amarezza di coloro che non sono piaux affaires, l’affare è tramontato. Mi ha chiesto un paio di volte se il Presidente del Consiglio non sia dell’idea di dar effettuazione autonoma al pacchetto anche senza un accordo con il Governo austriaco. Ho detto naturalmente di non saperne niente; sapevo solo che in taluni ambienti politici si soppesava appunto l’opportunità di uscire in questo modo dal vicolo cieco in cui le esitazioni di Vienna e la surenchère della SVP avevano messo la faccenda.

5. Alla fine, avendo chiesto a Toncic che piani avesse per l’avvenire, mi ha detto quanto già in passato ho riferito a V.E. e che mi era stato indicato anche dal Nunzio, e cioè che egli spera di poter essere eletto Segretario Generale del Consiglio d’Europa alla scadenza del mandato di Smithers.

Mi sono limitato a osservare che se il Governo austriaco teneva alla sua nomina avrebbe dovuto raccomandare molta prudenza ai suoi deputati e agli agitatori che pensano di servirsi dell’Organizzazione di Strasburgo per esercitare pressioni sull’Italia.

Potremo comunque, penso, servirci di Toncic – se prima di allora non avrà trovato un’altra soddisfacente occupazione – perché richiami ogni tanto la Ballhausplatz al precetto di non lasciarsi indurre in tentazione.

Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi del mio profondo ossequio.

R. Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Febbraio 1968.


2 Vedi D. 307, Allegato II.


3 Vedi DD. 267 e 270.

366

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. 581. Vienna, 22 febbraio 1968.

Signor Ministro,

nel mio colloquio di mercoledì [il 19] col Ministro degli Esteri austriaco, finito che èbbimo di parlare della candidatura italiana al Consiglio di Sicurezza, mi fu detto dal Dr. Waldheim che egli voleva intrattenermi su alcuni punti della «nostra questione». Ecco quanto mi ha esposto, con succinte indicazioni delle mie repliche, del tutto ovvie.

1. Fra qualche giorno il Governo italiano riceverà comunicazione, per il tramite di Loewenthal, della risposta austriaca al «documento di lavoro» (Arbeitspapier) che era stato a quest’ultimo consegnato il l° febbraio nel corso di un incontro con gli Ambasciatori Gaja e Perrone Capano(2).

Quanto dettomi dal Ministro Waldheim non aveva mancato di provocare in me qualche sorpresa, ignorando io nella maniera piassoluta l’esistenza di tale Arbeitspapier italiano. Avevo certamente ricevuto un telespresso n. 120/134 del 3 febbraio, nel quale mi si metteva al corrente di una «comunicazione» fatta il l° febbraio all’Ambasciatore austriaco(3). Trattavasi di un dispaccio di 5 pagine, contenente espressioni del genere: «si è comunicato; si è rilevato in proposito; si è aggiunto ecc.». Frasi tutte che lasciavano pensare si fosse trattato di una comunicazione orale.

V.E. giudicherà se in casi del genere i competenti uffici ministeriali non dovrebbero piuttosto inviare all’Agente all’estero di V.E. il testo integrale della comunicazione scritta (anche se di lavoro) fatta al Rappresentante in Roma della Potenza presso cui tale Agente è accreditato.

Cinon solo diminuirebbe il lavoro di tali Uffici, ma eviterebbe di porre l’Agente di V.E. in una condizione imbarazzante nei confronti del Governo ospite, con cui egli non pufare a meno di conversare degli argomenti in trattazione. È stato per poche ore soltanto che il sottoscritto non ha dovuto apprendere l’esistenza di tale Documento di Lavoro dal corrispondente di un quotidiano italiano, il quale ne aveva sentito parlare alla Ballhausplatz e gliene domandava conferma.

Comunque sia, il Ministro Waldheim ha supplito alla noncuranza – o peggio – dei competenti uffici ministeriali, dandomi cortesemente lettura della traduzione tedesca che del Documento di Lavoro gli era stata inviata da Loewenthal. Mi sono limitato ad ascoltare perché, pur avendo la sensazione che quanto mi veniva letto non si distanziava troppo dal contenuto del sopracitato telespresso, non avevo modo di controllare se non vi fosse qualche diversa sfumatura. Il telex che Waldheim veniva leggendomi era infatti (a quanto da lui dettomi, e anche a giudicare a occhio) di 14 pagine: il che ha provocato qualche frizzo del Ministro sulla enorme capacità di lavoro degli Uffici della Farnesina.

2. Ma passando a cose piserie (e il problema dell’Alto Adige mi sembra abbastanza serio per dover essere trattato con la massima sincerità: ovviamente da parte mia nei confronti di V.E., perché altrimenti non sarei degno di continuare a godere della Sua fiducia, ma altrettanto da parte degli uffici competenti nei miei riguardi) riassumo qui di séguito le anticipazioni che Waldheim mi ha fatto della risposta che verrà data al nostro Arbeitspapier.

a) Missione Haymerle a Roma. Ho avuto bisogno di tutto il senso di disciplina, di subordinazione e di servizio allo Stato che mi hanno inculcato non solo 31 anni di carriera diplomatica ma l’esser nato e cresciuto in una famiglia di servitori dello Stato, per non lasciarmi portare a spiegare a Waldheim che l’equivoco circa la missione di Haymerle a Roma (sul quale egli mi ha intrattenuto a lungo) è dovuto al fatto che i competenti uffici della Farnesina hanno preso abbaglio circa quanto io ho univocamente riferito e pivolte rispiegato(4): e cioè che Toncic prima, e Waldheim dopo di lui, volevano affidare a Haymerle il compito di chiarire gli eventuali nostri dubbi sulle proposte del Promemoria del 10 gennaio(5). C’è stato nel passaggio da Toncic a Waldheim una lieve evoluzione: Toncic vedeva il viaggio di Haymerle come l’invio di un messaggero speciale a V.E.; Waldheim come l’inizio di una nuova procedura di negoziato. Me lo ha ripetuto anche questa volta, dicendo che la formula dei Quattro Saggi ha fatto il suo tempo; ed io gli ho confermato quanto V.E. mi aveva dato istruzioni di dirgli(6) e che già gli avevo detto nel nostro primo colloquio(7): e cioè che V.E. non ritiene che quella formula abbia ancora esaurito la propria utilità.

Al che Waldheim abbastanza sconsolatamente ha concluso che, se noi insistiamo su questo punto, gli converrà fare di necessità virt ma che egli non ritiene che il continuare gli sporadici viaggi a Londra serva la causa di un accomodamento fra l’Italia e l’Austria.

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Mi permetta V.E. di suggerire – senza farle perdere tempo ripetendole ciche ho obiettato al Ministro – che non possiamo, neppure in Alto Adige dove la vite cresce bene, volere che nostra moglie sia un poco brilla ma che la nostra botte resti piena. Se noi trattiamo con gli Austriaci, sia pure con una tattica defatigatoria per la quale non sarebbe difficile inventare le opportune «mosse e contromosse», potremo pretendere che il Governo austriaco faccia tutto quello che certamente pufare per evitare azioni di disturbo nei vari fori internazionali. Se no, no. Dico questo in vista della non lontana riunione della Commissione Politica dell’Assemblea Consultiva di Strasburgo; a V.E. non sarà sfuggito che il Comitato Esecutivo della SVP di martedì scorso [il 18] incita appunto a servirsi di tale riunione per porre le basi di un grande dibattito nella sessione parlamentare di maggio.

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Voglia gradire, Signor Ministro, gli atti dal mio profondo ossequio.

R. Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Febbraio 1968.


2 Vedi DD. 354 e 372.


3 Vedi D. 354, nota 2.


3 Vedi DD. 331, 343 e 344.


4 Vedi D. 334, Allegati I e II.


5 Vedi D. 337.


6 Vedi D. 350.


7 Vedi D. 307, Allegato II.


8 Vedi D. 350, nota 9.


9 Vedi D. 355.


10 Vedi D. 192, nota 3.


11 Vedi D. 321, nota 4.

367

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. 626. Vienna, 24 febbraio 1968.

Signor Ministro,

il 13 febbraio ricevevo dal Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio la preghiera di inoltrare al Cancelliere Klaus una lettera che l’On. Moro gli rivolgeva per ringraziarlo dell’apprezzato dono da lui personalmente fatto a favore delle popolazioni colpite dal recente terremoto in Sicilia(2).

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passato a Bolzano e dintorni qualche giorno per riposarsi di aver compiuto 65 anni; comunque mi escludeva nella maniera pinetta che Krainer avesse una missione da parte del Governo o del Partito, o che se ne fosse assunto l’iniziativa. Non poteva altrettanto escludere che avesse visto qualche vecchio amico della SVP. Quanto a questo partito, era da deplorare che Magnago stesse così poco bene di salute; non solo perché egli era l’uomo piragionevole, ma perché la speranza di una sua prossima successione aveva scatenato molti appetiti e radicalizzato i meno radicali. D’altronde avviene sempre così quando si comincia a fare i conti con la sparizione di un leader: queste parole mi sono state dette da Klaus senza amarezza, ma non senza coscienza del fatto che egli si trova, appunto, in una situazione simile. Circa la questione di Jenny (il neosocialista altoatesino, transfuga dalla SVP) ho avuto la sensazione che il Cancelliere, pur convenendo che questi non pupretendere di essere riconosciuto come interlocutore valido prima che si constati quale successo avrà alle elezioni, sia dispiaciuto del ribadito veto della SVP, per le difficoltà che cicausa al raggiungimento di un minimo di intesa col Partito socialista austriaco nell’affare altoatesino. (Mi richiamo al mio rapporto del 22 scorso(4)).

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V.E. che desidera da tempo ricevere risposta alle domande di schiarimento poste a Loewenthal.

La conversazione ha avuto così termine, con rinnovate espressioni di cortesia del Cancelliere nei miei confronti.

7. Non ho la presunzione di credere che Klaus (il quale è attualmente immerso, oltre tutto, in un mare di guai) abbia voluto usare una mezz’ora della sua giornata solo per fare un gesto cortese nei riguardi di chi pro tempore rappresenta l’Italia a Vienna. Probabilmente egli voleva sottolineare con questa prova di considerazione nei miei confronti la sua soddisfazione per il contatto, sia pure effimero e occasionale, col Governo italiano che la lettera del Presidente Moro pur sempre costituiva. Ma piche altro egli voleva, credo, mostrare come il Governo austriaco possa anche rassegnarsi per il momento a una nuova sospensione sine die delle trattative con noi: e ciperché egli evidentemente sconta che la risposta sostanzialmente negativa che dalla Ballhaus verrà data al «documento di lavoro» provocherà da parte nostra una reazione ancor pinegativa. Questa nostra reazione

– se vi sarà – verrà da Vienna accolta con calma, credo volesse farmi capire Klaus, mettendo le mani avanti.

E fondamentalmente le cose mi paiono stare nei seguenti termini. La mia previsione è che il Governo austriaco dirà che non ci purispondere in materia di Promemoria Vassalli, perché tale materia è di stretta competenza interna e non soffre intrusioni estranee. (Ancora ieri l’altro il neo Sottosegretario per le informazioni, che porta l’italico nome di Pisa, mi diceva: fardel mio meglio per evitare diatribe e polemiche antitaliane nella stampa; ma voi dovete evitare di interferire nei nostri affari interni). Si sa benissimo a Vienna che cidarà molto fastidio a Roma, e che ci sarà un brutto quarto d’ora, o quarto d’anno, da passare. Ma qui si ritiene probabilmente di essere in una posizione tattica vantaggiosa. Sul piano interno, perché è facile fare l’unanimità popolare denunciando l’interferenza straniera; sul piano internazionale, perché l’argomento della non ingerenza negli affari interni è appetibile a tutti i Paesi di nuova indipendenza, e perché presso l’opinione pubblica evoluta in Europa (la quale non ode parlare di attentati da vari mesi) la nostra richiesta di speciali misure di polizia – che esistono solo in due o comunque in pochissimi Paesi europei – non è certo una merce facilmente vendibile.

8. Vorrei che questa mia previsione non fosse esatta, ma temo purtroppo che così sia. L’atteggiamento di Waldheim da un lato, di Klaus dall’altro è quello di chi vuol significare: non riusciamo certo a metterci d’accordo, ma non è una ragione per dirci delle male parole. Lasciamo passare qualche tempo e forse tutto ci sembrerà meno difficile.

Ne sapremo qualche cosa di piquando avremo ricevuto il nuovo memorandum austriaco. Esso ci offrirà certamente l’occasione per un momento di riflessione: perché pudimostrarci da un lato che la strada che chiamerdel «Promemoria Vassalli» ci è chiusa; putentarci dall’altro a trarne subito la conseguenza che il momento è venuto di riportare la questione altoatesina – fatto salvo l’accordo di Parigi – nella sfera dei rapporti dello Stato italiano con la minoranza di lingua tedesca. L’importanza delle decisioni che ne potrebbero derivare è tale che mi sembra debba formare oggetto di attenta meditazione.

Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi del mio profondo ossequio.

R. Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Febbraio 1968.


2 Si riferisce verosimilmente alla L. del 30 gennaio, non pubblicata (ACS, Archivio Aldo Moro, b. 113, fasc. 704). Con L. 627 del 24 febbraio Ducci informava Moro dell’avvenuta consegna e rinviava al presente rapporto per le notizie sul colloquio con Klaus (ivi, b. 114, fasc. 707).


3 Vedi D. 307, Allegato II. 4 R. 580 del 21 febbraio, non pubblicato.


4 Vedi D. 354.

368

L’AMBASCIATORE TOSCANO ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

L. personale. Roma, 24 febbraio 1968.

Caro Roberto,

vedo che anche tu consideri importante il problema del carattere definitivo della frontiera del Brennero(2). A proposito di tale problema, desidero ricostruire con te la successione degli eventi.

Mentre stavo ultimando il mio volume sull’Alto Adige(3), l’idea di trovare qualche modo per ribadire il carattere definitivo della frontiera del Brennero si faceva sempre piinsistente in me ed ha ispirato le considerazioni finali del mio studio. Proprio discutendo con il Presidente Moro al Quirinale una sera la questione del famoso ancoraggio, sostenni la tesi che tale richiesta, evidentemente esorbitante la semplice applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber, avrebbe potuto essere discussa soltanto se Vienna ci avesse offerto una adeguata nuova contropartita. Fu allora che pensai ad una dichiarazione sul carattere definitivo della frontiera del Brennero. Il Presidente Moro aderì all’idea e, a sua volta, avanzquella di chiedere agli austriaci anche una interpretazione esplicita del fatto che la competenza della Corte dell’Aja per decidere le future controversie sull’Accordo De Gasperi- Gruber era esclusiva nel senso che l’Austria non avrebbe pipotuto riportare all’ONU la stessa questione.

Nel giugno dell’anno scorso, forte di questi scambi di idee con il Presidente Moro, a Londra(4) accennai ad entrambi i nostri desideri al Ministro Kirchschläger. È stato in seguito a questa mia richiesta che il Cancelliere Klaus fece la certo meditata dichiarazione al corrispondente del Corriere della Sera pubblicata su tale giornale il 6 luglio 1967(5). Questa dichiarazione, che ti prego di leggere attentamente(6), è, ad un tempo, insidiosa ed insoddisfacente.

Quando lo scorso ottobre incontrai Toncic per la prima volta a New York nel suo appartamento alle Towers del Waldorf Astoria, ripetei entrambe le richieste. Per quanto concerneva la dichiarazione sulla frontiera, Toncic mi disse che aveva discusso a lungo con il Cancelliere della questione, ma che era arrivato alla conclusione che la sola dichiarazione possibile era quella già da lui fatta al corrispondente del Corriere della Sera. Secondo Toncic, da un punto di vista formale, non esiste nessuna controversia tra l’Austria e l’Italia a proposito della frontiera del Brennero e pertanto il Governo di Vienna non ha l’intenzione di aprire una questione del genere. In secondo luogo, in via strettamente confidenziale, Toncic mi ha aggiunto che, secondo una interpretazione letterale del Trattato di Stato del 1955 che fissa le frontiere della Repubblica austriaca al 1938 prima dell’Anschluss, molti dubitano che l’Austria possa accrescere il proprio territorio anche in seguito ad un plebiscito. Questa è la «spiegazione» datami da Toncic a New York(7) cui ho fatto riferimento nella mia lettera del 3 febbraio(8) e che mi portallora a desistere dall’argomento.

Toncic aderì invece senza alcuna riserva alla seconda mia richiesta(9), quella cioè che era stata originata dalla conversazione con il Presidente Moro. Questa è la ragione per cui il Presidente Moro ha avuto un’impressione particolarmente negativa della marcia indietro austriaca su tale punto che gli sta particolarmente a cuore.

Questi i precedenti storici che ti possono interessare. È vero che, sul valore delle dichiarazioni «definitive» circa la frontiera del Brennero, l’esperienza ci ha insegnato a non attribuire ad esso soverchia importanza. Dolfuss fu il primo a riconoscere questo carattere definitivo. A lui fece seguito Hitler ed oggi siamo ancora al punto di partenza. Con tutto ci sono convinto che questa eventuale contropartita rappresenti la cosa piinteressante per noi e che essa potrebbe aiutare fortemente a varare le cosiddette nostre misure interne «autonome» e ad inquadrare l’intero problema in un nuovo clima positivo.

Non vorrei divenire troppo «professore» nei miei ricordi, ma spero che essi ti siano utili. In questa fase di attesa, ogni ripensamento potrebbe riuscire utile, ma occorre avere ben presenti tutti i precedenti.

Con i piaffettuosi saluti

tuo aff.

Mario


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 Risponde al D. 364.


3 Vedi D. 225, nota 12.


4 Sull’incontro dei rappresentanti svoltosi a Londra il 19-20 giugno, vedi D. 225.


5 In realtà l’intervista fu pubblicata il 7 luglio: Il Cancelliere Klaus promette «provvedimenti concreti» contro i terroristi, in «Corriere della Sera», 7 luglio 1967.


6 Toscano alleg alla presente lettera un foglio con i seguenti brani dell’intervista «concessa dal Cancelliere Klaus il 6 luglio 1967 all’inviato speciale del Corriere della Sera Piero Ottone (Corriere della Sera del 7 luglio 1967): “Ho dichiarato pubblicamente, e ripeto adesso in modo formale che la frontiera italo-austriaca viene da noi rispettata. Se per il passato qualcuno, senza responsabilità di governo, ha parlato di ‘alternative’, quale un plebiscito per l’Alto Adige, io ritengo che le concessioni ora previste dal governo italiano, cioè il famoso “pacchetto”, con il pieno godimento dell’autonomia, faranno sempre picedere l’ipotesi di tali alternative”. “Il ‘pacchetto’ rappresenta un poderoso passo avanti. Lo consideriamo soddisfacente. Lei mi chiede se sarà soddisfacente per l’eternità. Rispondo che dobbiamo vedere come funzionerà in pratica. Pudarsi che siano necessarie modifiche. Non si tratterà perdi grandi modifiche. Nelle linee essenziali, il ‘pacchetto’ va bene”».


7 Sui colloqui Toscano- Tončić- Sorinj vedi DD. 267 e 270. Questa documentazione non riporta lo scambio di idee qui rievocato sulla frontiera del Brennero e al quale Toscano accennnel corso dell’incontro di Londra del 17-19 novembre: vedi D. 293.


8 Vedi D. 359.


9 Vedi D. 270.

369

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA,

AL CAPO DELLA RAPPRESENTANZA PRESSO L’ONU, VINCI(1)

L. 120/242. Roma, 26 febbraio 1968.

Carissimo Piero,

ti ringrazio della tua lettera n. 229 in data 16 corrente, con la quale hai voluto inviarmi copia del tuo rapporto del 14 febbraio n. 228 diretto all’On. Ministro sulla tua conversazione del 13 con Waldheim(2). Ne ho parlato con l’On. Ministro e, per suo incarico, desidero farti pervenire taluni commenti alle dichiarazioni di Waldheim, anche perché tu possa farli pervenire, nel modo piopportuno, al tuo interlocutore.

Rilevo, anzitutto, che alcune delle affermazioni di Waldheim sono incomprensibili a meno che non si voglia ammettere che egli non è ancora al corrente degli sviluppi recenti dei contatti italo-austriaci, o che egli intende farne una presentazione ambigua e forzata.

Comincio dal punto 1. Se è vero che i precedenti Governi austriaci e l’attuale, non hanno posto in discussione la frontiera italo-austriaca, non è meno vero che si sono guardati bene dal compiere qualsiasi gesto che ne costituisse esplicito riconoscimento. L’affermazione che si è avvicinata di piad un riconoscimento della frontiera è stata quella contenuta nell’intervista di Klaus al «Corriere della Sera» del 6 luglio 1967, che diceva: «Ho dichiarato pubblicamente e ripeto adesso in modo formale, che la frontiera italo-austriaca viene da noi rispettata. Se per il passato qualcuno, senza responsabilità di Governo, ha parlato di “alternative”, quale un plebiscito per l’Alto Adige, io ritengo che le concessioni ora previste dal Governo italiano, cioè il famoso “pacchetto”, con il pieno godimento dell’autonomia, faranno sempre picadere l’ipotesi di tali alternative». Le parole di Klaus sono evidentemente insoddisfacenti. La questione è stata anche sollevata da Toscano in una conversazione che egli ha avuto ai primi dello scorso mese di ottobre a New York con l’allora Ministro Toncic(3), al quale chiese che l’Austria rilasciasse una dichiarazione sul carattere definitivo della frontiera italo-austriaca. Toncic rispose che la sola dichiarazione possibile in materia era quella effettuata dal Cancelliere Klaus.

Punto 3. Anche da parte italiana si desidera una rapida soluzione della controversia altoatesina e si è decisi a cercare di pervenire con ogni possibile sforzo a tale risultato. Ciè comprovato dai molteplici contatti, a livello sia di personalità di Governo, sia di rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi, sia di esperti, ecc. che si sono avuti ininterrottamente negli ultimi anni ed ai quali da parte italiana non ci si è mai ricusati.

Punto 4. Le asserzioni di Waldheim sono inesatte e non tengono conto delle richieste austriache che costituiscono la vera difficoltà del negoziato. Anzitutto l’Austria insiste per l’internazionalizzazione delle misure del pacchetto che verrebbero a formare oggetto di un nuovo accordo italo-austriaco. Inoltre essa chiede che la giurisdizione della Corte dell’Aja si estenda anche alle controversie derivanti dall’applicazione delle misure (il che costituirebbe il noto ancoraggio internazionale). L’Austria poi tende a mantenersi le mani libere, per poter ricorrere a fori politici internazionali anche prima che da parte italiana si sia ultimato il processo di attuazione delle misure del pacchetto, come mezzo di pressione nei confronti dell’Italia e per tentare di spostare la controversia dal piano giuridico su quello politico. A tal fine l’Austria si rifiuta di aderire alla proposta italiana di ratificare l’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja prima del rilascio della quietanza, con la conseguenza che non ci si pusottrarre all’impressione che Vienna cerchi di rinviare indefinitamente la chiusura della controversia senza obbligarsi a non ricorrere a fori politici, anziché giuridici, come sarebbe la Corte dell’Aja.

Infine, non è stato possibile raggiungere finora con l’Austria una intesa sul momento in cui il pacchetto debba considerarsi eseguito: l’Austria, infatti, tende a far dipendere tale momento – di importanza capitale ai fini della chiusura della controversia

– da un giudizio unilaterale suo, ovvero della SVP, oppure dal responso di una istanza internazionale, mentre da parte nostra si è proposto di fissare tale momento al termine della speciale procedura prevista, comprendente il varo della legge costituzionale e delle leggi ordinarie, contenenti l’indicazione della procedura per l’emanazione delle norme di attuazione.

Anche il rifiuto di questa formula da noi offerta dimostra che, malgrado le affermazioni verbali contrarie, da parte di Vienna si è ancora ben lungi dal volere effettivamente un accordo accettabile per entrambe le parti e che ponga veramente fine alle manovre attualmente in corso fra Austria ed altoatesini.

Punto 5. Non siamo convinti, come ha detto Waldheim, che la chiusura formale della controversia farà scomparire il terrorismo, in quanto dovremmo ritenere, anche in base a dichiarazioni di uomini politici austriaci, che i terroristi sono contrari ad un accordo con l’Italia. L’unica via per debellare il terrorismo è soltanto quella dell’adozione, da parte austriaca, di misure legislative idonee per la prevenzione e la repressione di esso, misure che dimostrino esplicitamente la condanna, da parte di Vienna, di tale fenomeno.

Circa il punto 6, è da rilevare che l’atteggiamento italiano, per quanto riguarda la controversia italo-austriaca è stato sempre tale da concorrere a rafforzare anziché indebolire il Governo Klaus. Proprio per questo, non ci siamo mai rifiutati a quei contatti che, in definitiva, costituiscono forse l’unico contributo che alla soluzione della controversia medesima possa essere dato dall’attuale Governo austriaco, nella sua nota situazione di debolezza.

Con riguardo al punto 7, quel che Waldheim ti ha detto è stupefacente e puessere solo giustificato dalla sua ignoranza dei «precedenti» della questione. Non è affatto vero che da parte italiana si rifiuti la giurisdizione della Corte dell’Aja per il componimento di eventuali future controversie fra Italia ed Austria, derivanti dalla interpretazione o esecuzione di accordi esistenti fra i due Paesi, come ad esempio l’Accordo De Gasperi- Gruber. È vero, anzi, proprio il contrario. Siamo noi che, a questo proposito, abbiamo proposto la giurisdizione della Corte dell’Aja. Altra cosa, è invece, l’accettare che l’esecuzione delle misure del «pacchetto» cada sotto la giurisdizione della Corte stessa, in quanto esse verrebbero concesse in forma autonoma dallo Stato italiano e non in esecuzione di un accordo internazionale, sostenendo l’Italia di avere già a suo tempo eseguito interamente il predetto Accordo De Gasperi- Gruber.

Per quanto riguarda il punto 8, noto che l’uso della formula «international assurances» in luogo di «ancoraggio» non modifica nella sostanza la richiesta austriaca che rimane sempre quella di sottoporre alla Corte dell’Aja anche le misure del pacchetto. Non è questione di parole, ma di sostanza; e quest’ultima non ci sembra affatto mutata dall’avvento di Waldheim. Di fatto, le richieste austriache sono sempre quelle presentateci da Toncic il 10 gennaio(4).

Punto 9. Anzitutto nessun chiarimento è stato da noi richiesto all’Ambasciatore Haymerle. Fu l’allora Ministro Toncic a proporre di inviare a Roma il Direttore degli Affari Politici, per illustrare il promemoria austriaco del 10 gennaio u.s. Noi rispondemmo subito che eravamo pronti a vederlo, ma non a Roma(5).

Da quel momento, la questione è rimasta oscura. Per quanto riguarda, poi, le difficoltà frapposte dal Dicastero della Giustizia austriaco all’intensificazione della lotta antiterroristica mediante l’emanazione di nuove norme penali piadeguate di quelle attuali, è da osservare che, come esiste una controversia per l’autonomia della Provincia di Bolzano, ne esiste altresì una sulla repressione del terrorismo in Austria. L’adozione da parte austriaca di provvedimenti adeguati contro il terrorismo costituisce un elemento fondamentale per la chiusura della controversia altoatesina. Nel promemoria Vassalli(6), citato dal Ministro Waldheim, sono state indicate le manchevolezze della legislazione austriaca vigente ai fini della prevenzione e della repressione del terrorismo e sono stati posti taluni quesiti in relazione a questioni di particolare importanza. Tali richieste non possono essere incompatibili con la Costituzione austriaca perché le manchevolezze segnalate nel promemoria – ed alle quali occorrerebbe porre riparo – concernono soprattutto la mancata applicazione di norme già esistenti oppure una pichiara formulazione di norme di interpretazione non univoca.

D’altro canto se l’Italia deve modificare la sua legislazione per ampliare la competenza legislativa della Provincia di Bolzano, non si ravvisa per quale motivo l’Austria non debba modificare la sua legislazione ai fini di una piefficace prevenzione e repressione del terrorismo.

Punto 10. L’utilità pratica dello spiegamento di reparti dell’esercito austriaco (due battaglioni) alla frontiera, ai fini della lotta contro il terrorismo, è stata nulla, essendosi trattato di un provvedimento meramente spettacolare che rispondeva ad esigenze propagandistiche. Cidel resto è stato sempre sostenuto e dimostrato persino dal Partito Socialista austriaco davanti al Parlamento di Vienna.

Punto 11. Come noto, lo scorso mese di gennaio una associazione estremista austriaca, la «Mondseer Arbeitskreis», alla quale si erano aggregati due esponenti della SVP, si è rivolta direttamente al Presidente della Commissione Politica del Consiglio d’Europa, Struye che è anche Presidente del Senato belga – per chiedere la convocazione della Sottocommissione per l’Alto Adige ed un sopraluogo della medesima in tale regione(7). In seguito alla nostra azione diplomatica, Struye, che è anche Presidente della Sottocommissione predetta, rinuncia convocarla(8). Senonché i parlamentari austriaci, membri del Consiglio d’Europa, sollevarono la questione altoatesina in seno all’Assemblea Consultiva, nel corso della riunione che ha avuto luogo dal 29 gennaio al 2 febbraio u.s.9. In tale occasione l’attacco pipolemico fu portato da un deputato del partito di maggioranza, Leitner. Ovviamente non esistono legami di stretta dipendenza dal Governo austriaco né nei confronti della «Mondseer Arbeitskreis», né nei confronti dei parlamentari austriaci. Tuttavia la parte avuta dal Governo austriaco in questa vicenda è resa particolarmente evidente dal fatto che proprio alla vigilia della riunione della Commissione Politica e dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, il Ministro Waldheim ha riunito ad Innsbruck la delegazione dei parlamentari austriaci membri del Consiglio d’Europa. Dopo tale convegno i deputati austriaci hanno sostenuto tenacemente, in seno alla Commissione Politica, la necessità della convocazione della Sottocommissione per l’Alto Adige, mentre il deputato Leitner ha sferrato un attacco in piena regola contro la politica italiana in Alto Adige. Ora la cosa non punon preoccuparci. Il Governo austriaco ha una maggioranza numerica di 4 voti. Esso ci deve dimostrare: o che pucontrollare i suoi deputati (ed in tal caso l’intervento del Leitner è inammissibile); o che non li controlla (nel qual caso non dispone di alcuna maggioranza per la conclusione della vertenza). Se la Sottocommissione per l’Alto Adige non è stata convocata ciè dovuto ai nostri sforzi per convincere Struye della necessità di un rinvio; ma non ci risulta che anche da parte austriaca vi sia stato un intervento in tale senso.

Punto 12. Per quanto riguarda, poi, la partecipazione degli altoatesini alla Sottocommissione dei 6, la nostra protesta è stata motivata dal fatto che siamo di fronte ad un processo di «spiralizzazione», nel corso del quale si è passati dai semplici contatti di esponenti della SVP con austriaci, avvenuti in forma privata, alla partecipazione a riunioni riservate, alla «aggregazione» alle delegazioni austriache partecipanti ad incontri internazionali per finire alla inclusione nella Sottocommissione su accennata.

Nel caso di contatti privati, il fatto non puavere rilevanza di fronte all’impostazione democratica dell’azione del nostro Governo. Anche nel caso di partecipazione a riunioni riservate non vi sono stati rilievi da parte nostra, finché si è trattato di fatti sporadici e pressoché clandestini. Invece, quando la delegazione austriaca alle Nazioni Unite si è fatta accompagnare da altoatesini, il fatto ha sempre sollevato da parte nostra le piappropriate reazioni. Questa volta, poi, in cui ci siamo trovati (ed è il primo esempio) di fronte ad una designazione pubblica ed ufficiale da parte del Governo austriaco di due altoatesini in una Sottocommissione che ha come compito l’esame dei risultati dei contatti bilaterali italo-austriaci, la nostra reazione è stata necessaria anche perché i contatti in questione sono stati ostentati e pubblicizzati, quasi ad affermare il diritto dell’Austria di averli.

Punto 13. Prendiamo atto di quanto Waldheim ti ha detto circa l’eventualità che il Governo di Vienna voglia nuovamente ricorrere all’Assemblea delle Nazioni Unite per la questione altoatesina. Osservo comunque che gli austriaci devono sapere che l’occasione ci potrà dare il destro di informare l’Assemblea sulla responsabilità dell’Austria per il terrorismo.

Punto 14. L’atteggiamento italiano di fronte alla richiesta austriaca di comunicazione del pacchetto è fondato sulle seguenti considerazioni: a) il contenuto del cosiddetto pacchetto è noto al Governo austriaco. La massima parte di esso è stata «sondata» nel corso delle varie riunioni dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi; la parte residua, e cioè i risultati dei «chiarimenti» e degli «approfondimenti» chiesti da Magnago al Presidente del Consiglio è stata successivamente approvata dalla SVP e il Governo di Vienna ha pivolte dichiarato che avrebbe accettato le decisioni prese al riguardo dagli esponenti altoatesini di lingua tedesca;

b) la richiesta austriaca mira unicamente allo scopo di internazionalizzare le misure, facendole apparire come il risultato di una nuova intesa italo-austriaca, in aggiunta all’Accordo De Gasperi- Gruber. Questa è la difficoltà vera del problema. Ora noi abbiamo ripetutamente detto che non avevamo nulla in contrario ad una comunicazione «de facto» del pacchetto stesso.

Punto 15. Da parte italiana sarà ritirato il veto alla discussione della richiesta austriaca per l’associazione alla CEE, non appena il Governo di Vienna avrà dimostrato in forma inequivocabile di non consentire pil’organizzazione nel suo territorio di atti di terrorismo ai danni dell’Italia, adottando a tal fine quelle misure legislative e di polizia che sinora ha evitato di prendere.

Non si capisce infine che cosa voglia dire Waldheim quando parla di «compiere qualche progresso». Al riguardo si dovrebbe tener presente, da parte austriaca, che i progressi sono difficilmente raggiungibili quando si rimane tenacemente legati alle proprie richieste e si respingono soluzioni di compromesso (globali) da noi proposte, incamerando quelle clausole che sembrano favorevoli e rimettendo sempre in discussione quelle nelle quali non si è ottenuta piena soddisfazione.

Credimi,

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Marzo 1968.


2 Vedi D. 362 e nota 2.


3 Vedi D. 368, nota 7.


4 Vedi D. 334, Allegati I e II.


5 Vedi D. 337.


6 Vedi D. 307, Allegato II.


7 Vedi D. 335.


8 Vedi D. 350, nota 7.


9 Vedi D. 355.

370

PROMEMORIA(1)

[Bolzano, 29 febbraio 1968].

ITALIENISCH-ÖSTERREICHS VIERERTREFFEN AUF HÖCHSTER EBENE

Zu dem Gedanken eines italienisch-terreichischen Vierertreffens auf hhster Ebene (Regierungschef – Außenminister) hat Bundesminister Dr. Waldheim folgende Auffassung:

Er ist grundsätzlich einverstanden mit dem vorgesehenen Treffen, wenn dabei das gegenwärtige bilaterale Verhandlungsergebnis quasi photographiert wird und wenn zum Ausdruck gebracht wird, daß die beiden Partner die Verhandlungen nach den italienischen Parlamentswahlen in der Hoffnung fortsetzen wollen, zu einem befriedigenden Abschluß zu gelangen. Als weitere Voraussetzung f das Zustandekommen des Treffens bezeichnete Bundesminister Dr. Waldheim ein Nachgeben der italienischen Seite hinsichtlich des Vetosgegen die EWG- Bemungen Österreichs. Wenn schon ein formelles Zurkziehen des Vetos nicht erreicht werden kann, so mte Italien sich mindestens einverstanden erklären, daß Österreich mit den einzelnen EWG- Partnern die Verhandlungen fortsetzt, da auch diese Einzelverhandlungen durch das italienischen Veto derzeit blockiert sind. Hinsichtlich der Bekämpfung des Terrorismus knte terreichischerseits zwar die Bereitschaft zur Zusammenarbeit der beiderseitigen Polizeiinstitutionen erklärt werden, eine Bekämpfung des Terrorismus durch Sondergesetze mte aber abgelehnt werden. Diese Auffassung von Bundesminister Dr. Waldheim wird von Bundeskanzler Dr. Klaus, Vizekanzler Withalm, Landeshauptmann Wallner und Landeshauptmann Dr. Magnago, letzterer perslich – die SVP selbst wurde noch nicht befaßt –, geteilt.

Herr Bundesminister Dr. Waldheim hat den Wunsch augesprochen, daß Herr Dr. A(lcide) B(erloffa) von dieser seiner Auffassung direkt er Landeshauptmann Wallner unterrichtet werde.

TRADUZIONE(2)

INCONTRO ITALO- AUSTRIACO A QUATTRO A MASSIMO LIVELLO

In merito all’idea di un incontro italo-austriaco a quattro a massimo livello (Capi di Governo- Ministri degli Esteri) il Ministro federale Dr. Waldheim ha espresso il seguente punto di vista:

È sostanzialmente d’accordo con il previsto incontro, se in tale occasione sarà quasi fotografato l’attuale risultato delle trattative bilaterali e se verrà messo in evidenza che le due Parti vogliono proseguire le trattative dopo le elezioni parlamentari italiane nella speranza di arrivare ad una conclusione soddisfacente. Il Ministro federale Dr. Waldheim ha indicato come ulteriore premessa per realizzare l’incontro, una concessione da parte italiana per quanto riguarda il veto posto agli sforzi dell’Austria nei confronti della CEE. Anche se non si potrà arrivare ad un formale ritiro del veto, l’Italia dovrebbe perlomeno dichiararsi d’accordo sul fatto che l’Austria prosegua le trattative con singoli Paesi del MEC, in quanto anche queste trattative unilaterali sono attualmente bloccate dal veto italiano. Per quanto riguarda la lotta contro il terrorismo si potrebbe da parte austriaca dichiarare bensì la disponibilità ad una collaborazione tra le due Forze di Polizia ma ci si troverebbe nella necessità di rifiutare una lotta contro il terrorismo attraverso leggi speciali.

Questo punto di vista del Ministro federale Dr. Waldheim, è condiviso dal Cancelliere federale Dr. Klaus, dal Vice Cancelliere Dr. Withalm, dal Governatore del Tirolo Wallner e dal Presidente della Giunta provinciale Dr. Magnago, questo ultimo a titolo personale (la SVP stessa non ne è stata investita).

Il Ministro federale Dr. Waldheim ha espresso il desiderio che il Signor A[lcide] B[erloffa] venga messo al corrente di questo suo punto di vista per il diretto tramite del Governatore del Tirolo Wallner.


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 114, fasc. 708.


2 Annotazione in calce: «L’originale, in lingua tedesca, è stato fatto pervenire, nella forma piriservata, a Bolzano, dal Governatore del Tirolo, il 29 febbraio 68».

371

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL CONSIGLIERE DIPLOMATICO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, POMPEI(1)

L. Vienna, 2 marzo 1968.

Carissimo Giancarlo,

avrai forse già avuto qualche contatto con Lenthal, e non so quindi se ti racconto qualcosa di nuovo. Da lui, nel corso del suo soggiorno qui, ho saputo che il sondaggio fatto lunedì scorso [il 26 febbraio] dal nostro comune amico con Withalm è stato accolto con il massimo interesse dai tre grandi: e cioè dal predetto Withalm, da Klaus e da Waldheim. Si desiderava perchiarire ancora qualche punto; e cipenso sia già avvenuto costì con Berloffa.

Forse anche nel desiderio di attenuare una possibile fiammata polemica che bruci nel nascere ogni possibilità nel senso di cui sopra, la consegna a Gaja dell’appunto in risposta al suo del 1° febbraio(2) è stata ritardata. Da quanto mi diceva nuovamente stamani Haymerle, che in materia è ancora piabbottonato del solito, il via potrebbe essere dato forse soltanto martedì [il 6]3.

È vero anche che il Cancelliere è preso fin sopra ai capelli dalla questione del bilancio statale e dal rilancio dell’economia. Il suo Segretario, Gusti Ortner, che generalmente è molto bene informato, si è mostrato ieri sera sorpreso alla mia domanda se il suo padrone avesse poi dato il via al pezzo di carta.

Io sono convinto che l’originale progetto era assolutamente negativo sul punto del Promemoria Vassalli(4). È un nome che qui si fa perfino fatica a menzionare; e a ogni cenno ad esso viene risposto sviando il discorso. Ma pudarsi che qualche ripensamento ci sia e che ci si risponda non in linea di principio, ma tirando il cane per l’aia: il che non so se sia poi veramente vantaggioso.

Comunque vedremo come stanno le cose fra pochissimi giorni. Ti sargrato se potrai trovare il modo di tenermi al corrente di come si sviluppi costì l’iniziativa di cui parlo all’inizio di questa lettera. Cercheranch’io di stare dietro alla Volkspartei, ma la settimana prossima vado per qualche giorno a Klagenfurt, e quella successiva vorrei fare una scappata a Bruxelles per la Banca Europea.

Molti cari saluti

dal tuo aff.mo

Roberto

P.S. Avrai avuto gli echi della ridicola storia del «documento inesistente» che Gaja consegna Lenthal il 1° febbraio(5). Qui è divenuto motivo di frizzi: si parla ora correntemente della «risposta inesistente al documento inesistente» e si è giunti perfino a promettermi di darmene una «copia inesistente», che non mancherdi portare a tua conoscenza col prossimo corriere per il caso che la Farnesina continui a giurare sulla inesistenza. Cose cosmocomiche, come direbbe Italo Calvino!


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 114, fasc. 708.


2 Vedi D. 354.


3 Vedi D. 372.


4 Vedi D. 307, Allegato II. 5 In realtà fu Perrone Capano ad incontrare Lenthal: vedi D. 354, nota 2.

372

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 5 marzo 1968.

A) Ho ricevuto oggi a sua richiesta, l’Ambasciatore d’Austria, il quale, per incarico del suo Governo, ha effettuato la seguente comunicazione(3), in risposta alla comunicazione italiana del 1° febbraio u.s.4:

«1) Il Ministro austriaco degli Affari Esteri ha informato il 26 gennaio c.a. l’Ambasciatore d’Italia a Vienna(5) che non solo il promemoria del 10 gennaio(6) mantiene la sua validità come risposta alle proposte italiane formulate in occasione dell’incontro svoltosi a Londra l’8 dicembre u.s.7, ma che – qualora da parte italiana lo si ritenga opportuno – si è tuttora disposti ad inviare a Roma l’Ambasciatore Haymerle. Il Ministro Federale Waldheim non ha mai dichiarato che l’Ambasciatore Haymerle non è in grado di fornire altri chiarimenti sulle proposte austriache, ma, al contrario, ha ripetuto le dichiarazioni fatte al riguardo dal suo predecessore. Nello stesso senso il Ministro austriaco degli Affari Esteri si è espresso con l’Ambasciatore Ducci il giorno 2 febbraio(8).

L’invio dell’Ambasciatore Haymerle a Roma avrebbe lo scopo di facilitare i negoziati bilaterali mediante l’illustrazione delle controproposte austriache contenute nel promemoria del 10 gennaio e, qualora fosse necessario, mediante chiarimenti.

2) Il Governo italiano, in passato, aveva sostenuto pivolte genericamente, per via diplomatica, a proposito della questione della lotta antiterroristica, che l’ordinamento giuridico penale austriaco non sarebbe sufficiente per assicurare in questo campo un comportamento dell’Austria conforme al diritto internazionale. Quest’affermazione è sempre stata respinta con esaurienti motivazioni dal Governo austriaco come non rispondente alla realtà.

Cinonostante il Governo austriaco, che non ha meno interesse del Governo italiano a combattere il terrorismo, aveva dichiarato, nell’autunno dello scorso anno, di essere disposto a esaminare in una conversazione informativa tra esperti italiani ed austriaci determinati aspetti degli ordinamenti giuridici penali dei due paesi. Scopo esclusivo di questo scambio di vedute, che si è svolto a Londra nel novembre scorso(9), era di conoscere e discutere nei dettagli le accuse generiche sollevate da parte italiana circa un asserito comportamento che l’Austria terrebbe nella propria legislazione in violazione del diritto internazionale.

Nonostante che da parte austriaca si ritenesse di avere svuotate, in questo scambio di vedute, le affermazioni italiane, la parte italiana consegnava, nel successivo incontro di Londra, un documento di lavoro che riassume in una serie di richieste quanto esposto dal prof. Vassalli negli incontri tra gli esperti(10). Le argomentazioni svolte in questo documento sono state oggetto di un profondo ed accurato esame. Alla luce di questo esame il Governo austriaco ritiene di dover ribadire l’affermazione già fatta in occasione dell’incontro svoltosi a Londra, e cioè che l’ordinamento giuridico austriaco è tale da soddisfare agli obblighi internazionali di buon vicinato.

Del resto tutti i relativi problemi sono stati trattati con la dovuta serietà nel corso dell’elaborazione del progetto di una nuova legge penale austriaca. Non pusussistere alcun dubbio sul fatto che anche gli organi legislativi federali, tenendo conto delle esigenze di un moderno diritto penale, dedicheranno, nelle consultazioni sul progetto di legge, adeguata attenzione a questo complesso di problemi.

Si richiama inoltre l’attenzione sul suggerimento austriaco, contenuto nel promemoria del 10 febbraio [sic]11, di discutere ad un adeguato livello le misure amministrative ed i singoli aspetti della collaborazione nella lotta dei due paesi contro il terrorismo.

Il Governo austriaco ribadisce la propria decisione di combattere energicamente il terrorismo nel quadro dell’ordinamento giuridico esistente. Esso non vorrebbe omettere di ricordare i risultati, nel frattempo evidenziatisi, che hanno potuto essere conseguiti in virtdi misure adottate parecchio tempo fa e rinforzate ulteriormente dopo i deprecati attentati terroristici dell’estate scorsa e che, nel reciproco interesse, occorre assicurare anche per l’avvenire attraverso un ulteriore ampliamento della collaborazione tra le Autorità di Polizia dei due Stati.

Il Governo austriaco ritiene, infine, di dover osservare che il proseguimento dei negoziati bilaterali per la soluzione della controversia altoatesina non dovrebbe essere subordinato al complesso delle questioni attinenti all’ordinamento giuridico, che con esso non hanno alcun rapporto obiettivo.

3) Da parte austriaca si nota con rincrescimento che una questione, come quella dell’intervista concessa da Klotz ad una rivista tedesca, viene collegata da parte italiana con i negoziati bilaterali, con i quali essa non ha nulla a che vedere.

Come è stato prospettato all’Ambasciatore d’Italia in occasione del suo passo, il Ministero federale degli Affari Esteri ha interessato al riguardo le competenti autorità austriache, chiedendo loro di esaminare la questione. La parte austriaca si riserva pertanto di comunicare una risposta al termine di tale esame.

4) Il Governo italiano dovrebbe essere informato dalle dichiarazioni fatte all’Ambasciatore d’Italia dal Ministro austriaco degli Affari Esteri il 26 gennaio ed il 2 febbraio c.a.: che il Governo austriaco non ha adito né ha fatto adire il Consiglio d’Europa nella questione altoatesina. Il passo, invece, è stato compiuto da deputati indipendenti all’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa, i quali non sono vincolati in alcun modo ad istruzioni del Governo austriaco.

Pertanto l’azione dei deputati austriaci non puin alcun modo essere interpretata come uno scostamento del Governo austriaco dalla via dei negoziati bilaterali. Al fine di evitare eventuali false interpretazioni, la parte austriaca ritiene opportuno di precisare nuovamente con tutta chiarezza quanto segue:

- - -

la quale il ricorso unilaterale ad un’istanza internazionale da parte dell’Austria sarebbe possibile soltanto dopo aver adempiuto al punto 2 della Risoluzione 1497 (XV) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite».

B) Dal canto mio ho fatto presente a Loewenthal, conformemente alle istruzioni ricevute, quanto segue(12):

- - - - - -

Sub 1) Se da parte austriaca si riteneva che Haymerle poteva darci elementi utili, che potevano influenzare la nostra presa di posizione sulle ultime proposte di Vienna, noi, come del resto avevamo ripetutamente detto, eravamo pronti a vederlo, ma non a Roma né a Vienna. Tale esclusione, cui ci eravamo attenuti in passato, si era infatti dimostrata particolarmente utile ai fini di un discreto svolgimento dei contatti. Se invece Haymerle non poteva darci alcun elemento che da parte austriaca si ritenesse utile per una nostra presa di posizione, allora la sua missione sembrava, almeno a prima vista, ed in questa fase, superflua.

Sub 2) La risposta relativa al promemoria Vassalli mi sembrava insoddisfacente, non chiarendo nemmeno i punti di fatto su cui da mesi abbiamo richiesto una informazione ufficiale austriaca. Inoltre non puessere considerata valida l’argomentazione austriaca, secondo la quale l’ordinamento giuridico dell’Austria è adeguato allo «standard» degli altri Paesi europei e pertanto tale da soddisfare agli obblighi internazionali. Del pari inadeguata, a prima vista, è l’affermazione secondo la quale il Governo austriaco è deciso a combattere energicamente il terrorismo nel quadro della legislazione vigente in Austria, dato che l’azione austriaca deve essere commisurata agli obblighi internazionali, generali e particolari, che incombono sull’Austria anche come Stato neutrale.

Sub 3) Non trovavo nel promemoria alcuna risposta in merito al caso Klotz, sul quale avevamo insistito dato che ci sembrava che nella nota intervista rilasciata alla «Neue Illustrierte» egli avesse ammesso pubblicamente di aver preso parte ad azioni terroristiche. La cosa non poteva non avere importanza dal punto di vista psicologico.

Sub 4) Mi sembrava egualmente nuova, meritevole di attento studio ed inesatta l’affermazione che il Governo austriaco non puaccettare l’interpretazione italiana, secondo la quale il ricorso unilaterale ad una istanza internazionale da parte dell’Austria sarebbe possibile soltanto dopo aver adempiuto al punto 2 della Risoluzione 1497 (XV) dell’Assemblea dell’ONU. Ho fatto rilevare che secondo un principio di diritto internazionale universalmente riconosciuto, prima di poter ricorrere ad una determinata istanza, occorre il previo esaurimento di altri ricorsi, se sono stati iniziati o previsti. Poiché da parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite è stato espressamente raccomandato il ricorso al «mezzo pacifico», nel caso che i negoziati non giungano a risultati apprezzabili entro un ragionevole periodo di tempo, sembra ovvio che tale via debba essere esperita, prima che l’Austria possa adire altri fori. Comunque, la questione sarebbe stata da noi esaminata con l’attenzione che essa meritava.

Ho infine fatto presente a Loewenthal che da parte italiana, come del resto era stato già autorevolmente affermato, si desidera procedere nei contatti ed ho fatto riserva di dare quanto prima una risposta alla comunicazione da lui fattami che avrei provveduto a sottoporre all’On. Ministro.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Marzo 1968.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Il testo della comunicazione si conserva in un documento a parte («Comunicazione austriaca del 5-3-1968») ed è stato trascritto nel presente appunto (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Marzo 1968).


4 Vedi D. 354.


5 Vedi D. 350.


6 Vedi D. 334, Allegati I e II.


7 In realtà l’incontro si svolse il 6 e il 7 dicembre: vedi D. 314.


8 Vedi D. 356.


9 Vedi D. 293.


10 Vedi 307, Allegato II.


11 Sic. Si intenda: gennaio.


12 In previsione dell’incontro con Lenthal, Gaja sottopose al Ministro una proposta di risposta con Appunto del 2 marzo sul quale fu apposta la seguente annotazione: «Visto dall’On. Ministro che concorda» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 6, fasc. Marzo 1968).


13 Vedi D. 355.

373

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL CONSIGLIERE DIPLOMATICO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, POMPEI(1)

L. Vienna, 8 marzo 1968.

Carissimo Gianfranco,

ti invio ad ogni buon fine copia fotostatica del testo tedesco della «risposta inesistente al documento inesistente» che Lenthal ha dato a Gaja – credo in traduzione italiana – il 6 marzo(2).

A giudicare dal telegramma inviato alla Ballhausplatz, direi che Lenthal non si deve essere ancora rimesso dalla reazione ottenuta da Gaja. Finiremo con qualche altro infarto.

- - -

Kronhuber esclude quindi la possibilità di un accordo sull’Alto Adige in autunno. Il 1969 non è certo l’anno migliore per varare al Parlamento austriaco un accordo del genere. Kreisky è intrattabile, e cerca di far fieno di ogni erba. Tuttavia se le cose migliorassero per la Volkspartei Withalm potrebbe per i primi mesi del 1969 porre i socialisti di fronte alla loro responsabilità e cercare di «violentare» il Parlamento.

Civuole dire dunque che le trattative dovrebbero continuare, sia pure prendendo e perdendo volutamente tempo; ma in modo che ci sia qualcosa di pronto per la fine dell’anno. Nel frattempo il nuovo Governo italiano dovrebbe varare alcuni provvedimenti a vantaggio della minoranza sudtirolese, che mantenessero l’atmosfera distesa e che fossero presi come prove di buona volontà.

4. Ho chiesto al mio interlocutore se non sarebbe stato allora meglio – dato il rischio di rimandare tutto alla seconda metà del 1970 – che noi applicassimo unilateralmente il pacchetto. Secondo Kronhuber cinon servirebbe a gran che perché piuttosto la SPÖ che la SVP non si dichiarerebbero soddisfatti. È soltanto la firma del Governo austriaco che puchiudere per sempre la questione.

Ho colto allora l’occasione per dire al mio interlocutore che piil tempo passava pinoi ci saremmo stancati di sentire parlare di una Absicherung internazionale. Per Kronhuber si tratta di un mito, ma i miti politici non possono essere trascurati. Al che gli ho detto che anche noi abbiamo il nostro mito, o meglio il nostro complesso, che è quello della frontiera al Brennero. A Vienna non si è mai voluto capire che un Presidente del Consiglio italiano non pufar approvare dal Parlamento altra cosa che una soluzione definitiva. Non vogliamo una Zwischenlung ma una Endlung (anche se la parola risveglia cattive memorie).

Ho poi chiesto a Kronhuber che cosa poteva prevedere se la sua ipotesi, d’altronde piuttosto ottimistica, di un accordo nei primi mesi del 1969 non si verificasse. Egli mi ha detto con la massima franchezza che nel periodo elettorale, spinta e premuta dall’opposizione socialista, la Volkspartei non avrebbe potuto evitare di fare un po’ di chiasso per dare l’impressione di battagliare seriamente per i fratelli di oltre Brennero. Alle Nazioni Unite? Ho chiesto io. Nel 1968 no, mi ha risposto; ma nel 1969 temo proprio che non ne potremo fare a meno.

E d’altronde Haymerle, cui in relazione all’ultima frase dell’allegato documento inesistente avevo chiesto se gli austriaci si preparassero a sollevare la questione dell’Assemblea straordinaria della Nazioni Unite della prossima primavera, mi ha risposto: «a quella lì, no».

E così l’escalation si delinea poco a poco: a meno che la divina provvidenza e gli uomini di buona volontà, che non mancano, ci mettano qualche riparo.

Col che mi sembra tramontare anche la speranza che avevo di rivederti fra non molto. Vuol dire che aspettercon santa pazienza le elezioni.

Affettuosamente tuo

Roberto


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 114, fasc. 708.


2 Si fa riferimento alla risposta austriaca del 5 marzo (e non del 6: vedi D. 372) relativa alla comunicazione italiana del 1° febbraio (vedi D. 354): vedi il post scriptum al D. 371. La versione in lingua originale inviata da Ducci è edita in Akten, vol. VII, D. 21, nelle istruzioni indirizzate a Lenthal.


3 Vedi D. 371.


4 Per il seguito vedi D. 377.

374

L’AMBASCIATORE D’AUSTRIA A VIENNA, LÖWENTHAL, AL CONSIGLIERE DIPLOMATICO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, POMPEI(1)

L.2. Roma, 12 marzo 1968.

Caro amico,

ti invio, qui accluso, l’appunto informale di cui ti ho parlato ieri.

Spero di rivederti presto e resto con i picordiali saluti.

Tuo aff.mo

Max

Allegato

Appunto.

1) La parte austriaca tende sempre e con immutata energia ad una quanto pipossibile e sollecitata soluzione della controversia altoatesina in via di negoziati e non intende, pertanto, lasciar passare alcun’occasione suscettibile di avvicinarla a tale soluzione. Questo risulta da tutte le dichiarazioni fatte in proposito dal Governo federale e soprattutto anche da quelle del nuovo Ministro degli Affari Esteri.

Pertanto il Cancelliere federale ed il Ministro degli Affari Esteri hanno in linea di massima reagito subito positivamente ai sondaggi del suo interlocutore e preso atto con soddisfazione che il Presidente del Consiglio italiano ha approvato l’iniziativa del medesimo.

2) Il Cancelliere federale ed il Ministro degli Affari Esteri si rendono conto che il Presidente del Consiglio italiano non puin questo momento lasciare l’Italia e in linea di massima sarebbero quindi disposti a recarsi a Roma per un incontro a quattro.

3) Per quanto se ne rammarichi vivamente, la parte austriaca condivide l’opinione del suo interlocutore sull’impossibilità di arrivare ad una conclusione formale della controversia prima delle elezioni italiane. Lo scopo dell’anzidetto incontro a quattro dovrebbe pertanto essere, a giudizio austriaco, quello di:

- - - - - - - -

1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 114, fasc. 708.


2 Allegato al documento è un foglio con le annotazioni di Pompei: «1) Convincere Fanfani, Taviani e Nenni ‒Assicurarsi del sostegno della DC. 2) Informare il Presidente Saragat. 3) Preparare la riunione del Comitato Ministri chiesta da Fanfani per «entro questa settimana»: a) composizione ‒possibilmente senza nessun tecnico, ‒se impossibile, indicare chi, (per non lasciare Toscano fuori); b) Presidente deve introdurre la questione limitandola ai quattro punti essenziali aperti e alla linea politica da seguire per coprire il tempo fino ad ottobre prossimo (elezioni, periodo pifavorevole agli atti terroristici, ricorsi possibili ad enti internazionali [ONU]). Proposta di incontro a quattro. Fine dell’incontro. Data e luogo. Annuncio pubblico concordato preventivamente, e progetto di comunicato finale. 4) Quando tutti i punti precedenti saranno chiari convocare il Comitato. 5) Contatti paralleli».


3 Vedi D. 307, Allegato II.

375

L’UFFICIO DEL CONSIGLIERE DIPLOMATICO DELLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA(1)

Appunto. Roma, 25 marzo 1968.

Partendo dal presupposto degli insoddisfacenti risultati raggiunti durante l’ultima fase di contatti e scambi di vedute con l’Austria, che avrebbero portato alla constatazione di un sostanziale irrigidimento di quel Governo, l’On. Fanfani si è posto il problema di una revisione dell’attuale linea di condotta e dell’adozione di un nuovo corso nell’affrontare la questione altoatesina. A conferma di questo orientamento concorrerebbe il fatto che l’attuale Governo austriaco non sembrerebbe in grado di accettare una ragionevole soluzione negoziale prima delle prossime elezioni, previste per il 1970 o, comunque, prima di disporre di una larga maggioranza in seno al Parlamento, circostanza che potrebbe verificarsi soltanto ove si tornasse ad una coalizione tra popolari e socialisti. Tutto citenderebbe ad escludere la possibilità di un’intesa tra i due Governi prima di quell’epoca.

In questa situazione l’On. Fanfani giudicherebbe controproducente rinviare la decisione sui provvedimenti previsti nel cosiddetto «pacchetto», tanto piche è da attendersi da parte austriaca una serie di reiterati attacchi nelle diverse istanze internazionali allo scopo di dare alla controversia un carattere totalmente diverso da quello giuridico che adesso le è attribuito dalle note risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU.

Pertanto è stata presa in esame la necessità di provvedere da parte italiana ad una rapida decisione che, formalmente, dovrebbe avere carattere esclusivamente interno. Tenendo conto delle possibilità di azione offerte all’Italia e all’Austria nelle varie riunioni internazionali, sembrerebbe come momento pifavorevole per tale decisione il periodo che intercorrerà fra la formazione del nuovo Governo e la riunione della Commissione Politica del Consiglio d’Europa prevista per il prossimo mese di settembre. Tale riunione potrebbe aver luogo a Roma, fornendo così l’occasione di illustrare il nuovo atteggiamento del Governo italiano e metterne in luce il significato. Un ulteriore rinvio non sarebbe opportuno in quanto verrebbero meno alcuni concomitanti fattori a noi favorevoli quali una certa disposizione positiva della SVP (che avrebbe in via riservata già accettato i termini del «pacchetto» ) e la carta del veto posto alla domanda austriaca di collaborazione con la CEE.

***

L’autonoma decisione italiana potrebbe prendere la forma della presentazione al Parlamento delle leggi e provvedimenti previsti dal «pacchetto» o quella di una dichiarazione di intenzioni del Governo tendente ad attuare una serie di misure genericamente determinate. Si potrebbe altresì prevedere un’applicazione del «pacchetto» (sia esso uguale a quello attualmente preso in considerazione o sia che si decida per un suo diverso contenuto) in due o tre fasi: ad esempio iniziando con le misure che non comportano leggi costituzionali e stabilendo successivamente l’applicazione delle misure costituzionali mediante un unico atto o una serie di atti successivi. Si potrebbe anche immaginare un’applicazione graduale delle misure di ampliamento dell’autonomia della Provincia di Bolzano, attraverso una procedura prestabilita, ma elastica e sperimentale, consistente nel ricorso ad una serie di deleghe di poteri da parte della Regione Trentino- Alto Adige alla Provincia di Bolzano, deleghe che effettivamente coprirebbero buona parte dell’attuale «pacchetto» e che verrebbero poi successivamente, ove l’esperienza fosse favorevole, «costituzionalizzate».

L’applicazione delle misure in due o pitempi consentirebbe evidentemente di mantenere una certa pressione sia sopra gli altoatesini che sopra il Governo austriaco. D’altra parte le misure di immediata applicazione dovrebbero essere tali da indicare la decisa intenzione del Governo italiano di modificare la presente situazione.

Ai provvedimenti di cui sopra potrebbe accompagnarsi una serie di misure non previste dal «pacchetto», ma di carattere distensivo che sono state spesso richieste dagli altoatesini e di cui è stata esaminata a suo tempo la possibilità (ad esempio, grazia ai condannati per il delitto di Fundres, revoca di taluni provvedimenti di iscrizione in rubrica di frontiera, ecc.). Nello stesso tempo potrebbero essere esaminati provvedimenti amministrativi atti ad attrarre la popolazione altoatesina di lingua tedesca nell’ambito della cultura italiana (aumento delle borse di studio, ecc.).

La scelta di questo modo di procedere, non solo non chiuderebbe definitivamente la via al sondaggio bilaterale, ma potrebbe essere articolata in modo da favorire l’intesa con l’Austria ad un certo momento.

***

Al fine di predisporre le misure necessarie per una possibile decisione nel corso della prossima estate e per mantenere agganciato il Governo austriaco in modo da impedire sue iniziative in campo internazionale che modifichino in misura considerevole l’attuale situazione, il Ministero degli Esteri riterrebbe opportuno prevedere tra l’altro:

1) Proposta di un nuovo incontro tra i rappresentanti dei Ministeri degli Esteri all’inizio del mese di aprile per affrontare la discussione dei punti ancora controversi, dando l’impressione alla controparte austriaca che vi sia ancora un certo margine negoziale. Tale incontro potrebbe essere seguito da un altro nella prima quindicina del mese di maggio;

2) Azione di pressione sul Governo austriaco e in seno al Consiglio d’Europa per evitare che la questione altoatesina sia nuovamente sollevata a Strasburgo;

3) Ripresa sul piano interno di contatti riservati con la SVP allo scopo di discutere il testo di alcuni tra i provvedimenti legislativi previsti nel «pacchetto». Tale azione dovrebbe avere il fine di confermare alla SVP la nostra intenzione di procedere al pipresto a misure concrete in favore della popolazione altoatesina di lingua tedesca e, nello stesso tempo, di avere la garanzia ancora pidettagliata ed esplicita di quella ottenuta finora del consenso della SVP alle misure del «pacchetto».

Una prossima riunione del Comitato dei Ministri per l’Alto Adige dovrebbe prendere in esame il nuovo orientamento di cui sopra e decidere una posizione definitiva(2).


1 ASPDR, UAD, b. 405, fasc. 23.


Vedi D. 382.

376

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA 10A(1)

Appunto. Roma, 29 marzo 1968.

Il sondaggio in corso con l’Austria per la chiusura della controversia fra i due Paesi non è ancora esaurito, benché siano stati compiuti notevoli progressi. Il fatto che dopo tanti anni non sia stata raggiunta una conclusione è dovuto all’atteggiamento non chiaro del Governo di Vienna, che nel 1965 ha respinto una prima ipotesi di intesa e non ha ancora accettato quella esaminata nel luglio 1966 e perfezionata attraverso i successivi contatti, accampando il pretesto della necessità di una garanzia internazionale per le misure previste dal Governo italiano per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano.

La posizione italiana nei confronti della controversia altoatesina si è da tempo concretata in una ipotesi globale che comprende l’emanazione, in forma autonoma, di un complesso di misure per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano. Tali misure verrebbero emanate dal Governo italiano non in base ad un impegno internazionale (perché l’Accordo De Gasperi- Gruber è già stato eseguito), ma per spirito di liberalità e secondo le indicazioni della Commissione dei 19 per lo sviluppo di tutte le popolazioni altoatesine, nella cornice della Regione Trentino- Alto Adige. Le misure stesse, che formano il cosidetto «pacchetto», sono state considerate dal Governo di Vienna tali da consentire la chiusura della controversia.

L’atteggiamento del Governo di Vienna dimostra:

- -

La controversia altoatesina non è giustificata dalle condizioni di vita del gruppo di lingua tedesca, che sono ottime ed in armonia con gli impegni presi dall’Italia con l’Accordo De Gasperi- Gruber. Del resto, per 10 anni – dal 1946 al 1956 – in Alto Adige regnarono la calma, il benessere economico e la libertà per le popolazioni di lingua tedesca, italiana e ladina. Ciè comprovato fra l’altro dalle dichiarazioni fatte a Radio Berlino dal presidente della SVP Silvio Magnago il 31 dicembre 1951 e da quelle dell’ex Ministro austriaco degli Affari Esteri Gruber. In questa atmosfera serena si ebbe nel 1956 la presentazione da parte del Governo austriaco all’Italia di un memorandum di doglianze sull’Alto Adige. Tale gesto era stato preceduto da un mutamento anche nell’atteggiamento della SVP, in seguito al rientro in Italia di alcune diecine di migliaia di ex optanti per il Reich tedesco.

Sebbene sorpreso, il Governo italiano fin dall’ottobre del 1956 si dichiarpronto ad accettare la discussione. Inoltre l’Italia propose di sottoporre alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja la divergenza esistente con il Governo austriaco circa l’esecuzione ed interpretazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber che è l’unico trattato internazionale che impegni l’Italia nei confronti del gruppo altoatesino di lingua tedesca.

Il Governo austriaco non accettla proposta, cercando invece di portare la disputa sul piano politico per ottenere un ampliamento delle concessioni previste nel citato Accordo. Vienna inoltre cercfin da allora di esercitare sull’Italia una forma violenta di pressione, mediante il terrorismo.

L’Austria porta una pesante responsabilità per il terrorismo, responsabilità che si esplica:

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c) nell’appoggio psicologico dato al terrorismo non soltanto attraverso prese di posizione di personalità politiche e di Governo, ma consentendo che i terroristi svolgessero liberamente opera di propaganda attraverso la stampa, la radio, la televisione, l’affissione di manifesti e la diffusione di volantini ed infine nell’aver permesso la raccolta di fondi sotto la etichetta generica «Pro- Sudtirolo», la cui destinazione non è mai stata chiarita;

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Tale atteggiamento dell’Austria ha costretto l’Italia a svolgere una azione diplomatica decisa presso il Governo di Vienna per mettere in rilievo la responsabilità internazionale dell’Austria e chiedere l’applicazione di concrete misure di prevenzione e di repressione del terrorismo. Inoltre nel giugno 1967 l’Italia ha preso in seno agli Organi Comunitari la nota posizione, in relazione alla domanda avanzata dall’Austria per un accordo speciale con la CEE(2), dichiarando che essa non puconsentire a trattative con l’Austria, finché il territorio della Repubblica austriaca sarà utilizzato per l’organizzazione di atti criminosi e come rifugio dei terroristi.

Nonostante gli atti di terrorismo, i contatti italo-austriaci per la controversia altoatesina sono proseguiti, benché l’Italia sulla base della raccomandazione di cui al punto 3 della nota Risoluzione n. 1497 (XV) delle Nazioni Unite – che ha invitato le Parti ad astenersi da atti inamichevoli – avesse potuto interrompere i contatti stessi, fino a quando l’Austria non avrà dato prova di adempiere a tale raccomandazione. Questa è la posizione che l’Italia ha mantenuto anche nei momenti pidifficili, dopo gravi attentati oppure dopo atti che possono essere ben definiti provocatori – quali la trasmissione televisiva austriaca del giugno 1967, nella quale personalità politiche austriache sono apparse insieme ai terroristi assolti pochi giorni prima dalla Corte d’Assise di Linz(3) ‒ e mantiene tuttora.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 7, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1968.


2 Vedi in particolare DD. 228, 232 e 234.


3 Si fa riferimento alla trasmissione che andin onda il 20 giugno sulla televisione austriaca nella rubrica Orizzonte: vedi I terroristi assolti a Linz dicono: «Basta con le bombe. È ora di trattare», in «La Stampa», 21 giugno 1967. Vedi anche DD. 226, 244, 245, 246, 252, 267.

377

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. 1001. Vienna, 29 marzo 1968.

Signor Ministro,

è venuto da me martedì 26 marzo, a sua richiesta, l’ex Ministro degli Affari Esteri austriaco Toncic. Si è trattato di una vera e propria «visita di calore». Egli mi ha ripetuto che l’Austria è fermamente schierata dietro la candidatura di Sforzino Sforza a Segretario Generale Aggiunto del Consiglio d’Europa: e cinon soltanto per quanto riguarda il Governo – che ha relativamente poco da dire in materia – ma per quanto concerne la delegazione parlamentare austriaca che prenderà parte alla sessione del prossimo maggio dell’Assemblea consultiva.

Di tale delegazione Toncic, che benché non sia pideputato è stato rieletto membro con una recente votazione dal Parlamento austriaco, prende ora la presidenza (che per quest’anno spetta alla Volkspartei). Egli poteva dunque assicurarmi che avrebbe fatto tutto il necessario per convogliare il voto dei suoi colleghi, sia populisti che socialisti, sul nostro candidato.

- -

Ho detto al mio interlocutore che non avevo idea dell’atteggiamento che sarebbe stato preso dal Governo italiano e dalla delegazione parlamentare italiana circa la persona del futuro Segretario Generale: tanto piche, mi riconfermava, Smithers non vuole andarsene fino all’estate 1969, e che quindi era senza dubbio prematuro prendere posizione sin da ora, a pidi un anno di distanza.

Tuttavia tenevo a dirgli che sarebbe stato difficile per i parlamentari italiani votare a favore di un candidato austriaco (non facevo questione della sua persona, stimabilissima e amica dell’Italia, ma della nazionalità) se l’Assemblea consultiva di Strasburgo fosse adoperata con crescente insistenza per fare del rumore attorno alla questione dell’Alto Adige. Non che a noi spaventasse il parlarne a Strasburgo o in qualsiasi altra sede: ritenevamo di avere le carte in regola. Ma pensavamo che poco o niente di buono potesse venire da dibattiti in tale foro, salvo lo sfogo personale o l’autopropaganda elettorale di qualche parlamentare austriaco. Da parte italiana ci si sarebbe dunque domandati che cosa sarebbe potuto accadere in futuro se anche il Segretario Generale fosse stato austriaco.

- -

Toncic mi ha detto che non si puescluderlo in modo assoluto. Se la soluzione è tale da avere l’accordo della maggioranza della SVP, e quindi della maggioranza dei Tirolesi del nord, i socialisti non possono votare contro; potrebbero al piastenersi. Certo Kreisky farà di tutto perché l’accordo sia ritardato al massimo; in ogni caso sarebbe difficile vararlo nell’anno 1969 in cui tutto prenderà un aspetto elettoralistico.

Nel corso della conversazione Toncic ha espresso l’avviso che il cambio della guardia fra Klaus e Withalm, se si farà, si farà prima dell’estate; altrimenti Klaus rimarrà Cancelliere fino alle elezioni.

6. Ho detto a Toncic che in materia di soluzione della vertenza italo-austriaca, noi siamo guidati da un concetto fondamentale: ed è quello che la soluzione di essa metta termine una volta per sempre alla vertenza politica fra Italia e Austria oltre che alla vertenza sul regime di autonomia. In questo spirito desidereremmo che l’eventuale accordo sia approvato dalla quasi unanimità del Parlamento di Vienna, in modo che pitardi non ci siano ripensamenti o rifiuti di corresponsabilità.

Il mio interlocutore mi ha detto di rendersi conto della nostra esigenza, alla quale d’altronde egli aveva voluto venire incontro proponendoci un trattato «di riconciliazione storica». (Per incidens mi ha detto che era sua idea che il preambolo del trattato portasse nei «considerando» la menzione dei trattati che hanno fissato l’assetto territoriale dell’Austria). Ma se domandavamo qualcosa del genere sarebbe stato meglio chiederlo al futuro Governo austriaco che sarà certamente composto da populisti o socialisti insieme. Il che voleva dire attendere il 1970-71, e poneva quindi il problema di che cosa fare nell’intervallo.

Qui Toncic si è espresso con estrema franchezza, dicendo che la cosa migliore, anche nell’interesse dei due paesi, gli sembrava essere che il prossimo Governo italiano introduca autonomamente al Parlamento la serie di leggi e leggine che va sotto il nome di «pacchetto». Cirafforzerebbe la posizione di Magnago, che altrimenti si renderebbe poco alla volta insostenibile; rasserenerebbe l’atmosfera fra Italia e Austria, decapiterebbe i pretesti dei terroristi e dei loro avvocati. Naturalmente nessuna soluzione, e neanche questa, era priva di inconvenienti; ma fermi non si poteva restare.

7. Quanto a lui, Toncic, egli si sarebbe sempre adoperato, nella sua attività politica e pubblicistica, per il miglioramento delle relazioni fra i nostri due paesi. Non vi erano dubbi sul suo affetto per l’Italia: nel mese di aprile egli si recherà a Roma per qualche giorno ospite di Lenthal, e poi intende fare delle escursioni sul massiccio del Vulture (perché gli piacciono le montagne selvagge).

L’importanza politica di Toncic è in costante diminuzione: il fatto stesso che egli si sia candidato per fare il Segretario Generale del Consiglio d’Europa a partire dall’estate 1969 dimostra che non conta sulla rielezione al Parlamento austriaco nella primavera del 1970. Ma l’uomo è giovane, benestante, dotato di elasticità e di notevoli doti. È un elemento dunque che in determinate circostanze e in determinati ambienti, sia a Vienna che a Strasburgo, puessere giovevole alla nostra causa.

Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi del mio devoto ossequio.

R. Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 7, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1968.

378

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

R. 10592. Vienna, 2 aprile 1968.

Signor Ministro,

Kreisky mi ha qualche tempo fa fatto sapere che avrebbe desiderato conversare con me; e ieri abbiamo preso un thè insieme. Egli appariva soddisfatto dei recenti successi elettorali del suo partito, ma non ne menava troppo vanto. Tutto il suo atteggiamento era anzi improntato a quello di chi già si sente partecipe della ristretta schiera di Uomini di Stato che hanno o stanno per avere un posto nella Storia e che quindi conoscono le proprie responsabilità ed i propri limiti.

Sulla situazione interna egli mi ha detto di non credere che Withalm voglia sostituire Klaus, a meno che non sia quest’ultimo a ritirarsi. Dei due essendo Withalm ad avere ancora un futuro, è chiaro che gli conviene che le sconfitte elettorali e gli altri guai del momento vengano messi a debito dell’altro. Kreisky parla d’altronde di Withalm con un certo rispetto e con una evidente moderazione: il che deve dipendere anche dal pensiero che i due uomini si ritroveranno relativamente presto insieme nello stesso Governo.

A proposito della futura formazione governativa Kreisky mi ha detto di dubitare che il Gabinetto Klaus- Withalm possa reggere fino all’ultimo, e cioè fino al marzo 1970. La crisi del bilancio non è in realtà stata risolta; e, cio che è piimportante, manca al Governo la collaborazione dei sindacati per una vera politica di austerità. Infine nell’autunno del 1969 dovranno tenersi le elezioni comunali a Vienna e regionali nella Bassa Austria: roccaforte l’una dei socialisti, l’altra dei populisti. Potrebbe convenire alla OeVP di mescolare insieme le elezioni generali e l’elezione nella Bassa Austria. Per questi e altri motivi Kreisky pensa che il Parlamento sarà sciolto prima del termine normale. Nelle elezioni si vedrà se i socialisti potranno governare da soli o se – come è piprobabile, e come Kreisky sia teoricamente che praticamente è incline a preferire

– essi avranno la direzione di un Governo a partecipazione cattolica.

2. Sugli altri argomenti che abbiamo trattato, fra cui la rinuncia di Johnson a presentarsi e l’idea di Kreisky di una cooperazione economica fra Repubblica Federale, Italia, Svizzera e Austria, riferisco a V.E. a parte(3), e passo invece a trascrivere il succo della nostra conversazione sul problema dell’Alto Adige, che è stata iniziata da Kreisky stesso.

Egli ha cominciato con l’osservare che bisognava che il prossimo Governo italiano riprendesse e concludesse le trattative. Quasi con le stesse parole che aveva usato con me Toncic, mi ha detto che è troppo rischioso aspettare fino al 1970. Il Sudtirolo è la coltura di microbi di cui i neonazisti vogliono servirsi per infettare l’Austria, poi la Germania e successivamente l’Europa. Inoltre majora premunt. I drammatici sviluppi negli Stati Uniti, le loro possibili ripercussioni in Asia, il pericolo di un disequilibrio nella bilancia delle forze, le speranze di Praga e la minaccia che esse vengano soffocate, la crisi valutaria internazionale, il solipsismo francese, le difficoltà dei socialisti inglesi e tedeschi: tutto cirende questioni come quella dell’Alto Adige superate e superabili. Ci sono fra Italia e Austria molte cose da fare in comune; pipresto si comincia e meglio è.

D’altronde, ha detto Kreisky, la soluzione non è difficile. Il pacchetto è ormai un punto fisso su cui si è tutti d’accordo. Egli e il suo partito capiscono i motivi psicologici per cui all’Italia non si puimporre qualcosa che appaia come una supervisione internazionale di un accordo concluso con la volontà di rispettarlo. La formula di una assicurazione giuridica è pernecessaria per superare la mancanza di fiducia dei Tirolesi. Per conto suo egli si domanda che cosa troviamo di buono nel sottoporre una vertenza giuridica ad una Corte multinazionale invece che a un comitato arbitrale, e cioè in pratica ad una personalità amica dei due paesi e sensibile alle esigenze dell’uno e dell’altro, come ad esempio un uomo di Stato svizzero.

- - -

6 [sic]. Rispondendo a mie interiezioni ed interrogazioni, Kreisky ha detto di non credere che una soluzione su queste linee dovesse necessariamente attendere la costituzione di un nuovo governo bicolore. Se il partito socialista avesse la maggioranza assoluta esso porterebbe al Parlamento una soluzione del genere (purché, è da pensare anche se non lo ha detto, essa contenga una formula valida di assicurazione internazionale); altrettanto farebbe se esso avesse la maggioranza relativa e governasse con i populisti.

A mia richiesta Kreisky ha detto di pensare che anche l’attuale Governo populista potrebbe lasciarsi convincere a presentare al Parlamento la soluzione di cui sopra, purché ciavvenisse prima della fine dell’anno in corso. Che atteggiamento avrebbero

in tal caso i socialisti? ‒ho chiesto al mio interlocutore. Essi non direbbero di no, mi

ha risposto Kreisky, purché l’accordo con l’Italia sia portato a conclusione in costante consultazione con loro.

A conclusione di questo scambio di vedute (nel quale io certo non potevo inoltrarmi piavanti) Kreisky è tornato a dirmi che solo coloro che sperano di poter riaprire la questione territoriale sono in Austria in favore del rinvio di un accordo. Così ad esempio Gschnitzer, il quale da tempo si batte per trascinare la cosa fino al 1971 e oltre. Non a questa categoria apparterrebbe Wallnoefer.

Kreisky mi ha anche fatto qualche accenno alla situazione politica in Alto Adige. Egli è convinto che Jenny non riuscirà ad avere un seggio al Parlamento; ma ritiene comunque necessario che qualcuno spezzasse il monopolio della SVP. È anche nel vostro interesse, egli ha aggiunto, perché Jenny è un uomo moderno e che si batte contro la conservazione dell’Alto Adige come se si trattasse di una riserva indiana. Kreisky non ama Magnago, che è malato e debole, e pensa che verrà fra non molto sostituito da Brugger. Di quest’ultimo egli ha invece stima, nonostante il suo apparente estremismo. È un uomo, mi ha detto, molto scaltro, come fu dimostrato anche dall’aver egli accettato di partecipare all’indottrinamento comunista quando era prigioniero in Russia.

7. Resta ora da tentare di dare una spiegazione del perché Kreisky abbia chiesto di vedermi e perché mi abbia parlato come ha fatto. Circa il primo punto non credo si debba farne troppo caso: Kreisky adora vedere tutti, e proprio in quel giorno era passato da Melina Mercouri a me attraverso il segretario del Partito Socialista brasiliano. Inoltre ama dire tutto quello che pensa in quel momento, il che puessere assai diverso da quello che pensava o diceva qualche tempo prima. A parte ci sappiamo che egli applica spesso il motto di Talleyrand secondo cui la parola ci è stata data per celare il nostro pensiero.

Fatte tutte queste riserve, devo dire che la sua presa di posizione sulla questione territoriale non mi è sembrata carica di infingimenti. Egli è ritornato due o tre volte sull’argomento, cercando addirittura di redigere verbalmente la formula con cui l’Austria dichiarerebbe la chiusura della vertenza storica con l’Italia. E non ha mancato di rilevare che cisusciterebbe proteste in molti settori, ma che alla fine la gente si sarebbe messa l’animo in pace. (È a questo proposito che mi ha parlato di Brandt e della linea Oder- Neisse).

Un accento di sincerità era anche nelle sue parole che sottolineavano l’urgenza di una soluzione, in vista della situazione europea e mondiale. Pur tuttavia mi sembra che si possano fare due ipotesi sul desiderio da lui mostrato di far conoscere, per mio tramite, a Vostra Eccellenza e al Governo italiano le sue idee in argomento. La prima è che non sia possibile a noi accusare i socialisti austriaci del mancato conseguimento di un accordo: se l’accordo non si fa deve apparire una responsabilità della Volkspartei o dell’Italia. La seconda è che, pensando di dover governare l’Austria a partire dal 1970, egli sinceramente desideri che la questione sudtirolese sia risolta in antecedenza. Ha negato di volerne fare un argomento elettorale, ed è giunto perfino a dire che a certe condizioni appoggerebbe la proposta del Governo populista. L’uomo essendo molto abile, pupensare ad una situazione in cui egli possa dire al Parlamento che con lui al Governo la questione sarebbe stata trattata meglio, ma che per amore della pace e dell’Europa il suo partito e lui non si opponevano all’approvazione dell’accordo raggiunto con l’Italia.

Vostra Eccellenza ricorderà forse che da qualche tempo tutti o quasi i miei interlocutori austriaci si esprimono in modo non molto diverso. Ma evidentemente bisognerebbe poter penetrare pia fondo nelle effettive intenzioni e possibilità dell’uno e dell’altro partito. Io persisto a credere che, dati i fastidi non indifferenti che possono crearsi nei prossimi mesi, anche per la sfortunata coincidenza del cinquantesimo anniversario del distacco del Sudtirolo dall’Austria, nonché di fronte alla necessità che l’Austria ha di essere aiutata a risolvere i suoi problemi economici, sia desiderio degli uomini responsabili in Austria di giungere al migliore accomodamento possibile con noi prima dell’autunno prossimo. Mi è difficile percompiere dei sondaggi piapprofonditi: in primo luogo, perché non ne ho ricevuto il mandato da Vostra Eccellenza; e in secondo luogo perché l’accertamento delle vere intenzioni di un governo e della sua opposizione è pifacile quando viene fatto sul piano politico anziché su quello diplomatico.

Vedrà Vostra Eccellenza se e quale seguito debba eventualmente darsi in futuro a questa «apertura preliminare» fattami da Kreisky(4).

Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi del mio profondo ossequio.

R. Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 7, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1968.


2 Una sintesi del rapporto è allegato al presente documento su un foglietto recante il timbro «Gabinetto. Visto dall’On. Ministro». La sintesi è del seguente tenore: «Ducci ha avuto una conversazione con Kreisky il quale insiste per una soluzione rapida della questione altoatesina senza rinvii al 1970. La soluzione, secondo lui, non sarebbe difficile perché tutti sarebbero d’accordo sul pacchetto, c’è solo il problema della garanzia giuridica. Per venire incontro alle esigenze italiane di una chiusura definitiva della questione, un governo socialista austriaco sarebbe disposto a riconoscere formalmente l’immutabilità dell’assetto territoriale. L’atteggiamento di K. confermerebbe, secondo Ducci, che i vari esponenti austriaci di ogni estrazione politica, ad eccezione di qualche estremista, sono favorevoli ad una pronta realizzazione (possibilmente prima dell’autunno) di un accomodamento con l’Italia. Ducci si rimette all’On. Ministro per il seguito da dare alle aperture di Kreisky. 4.4.68.».


3 Con Telespresso riservatissimo 1052 (Idee di Kreisky sulla collaborazione regionale nella Mitteleuropa) del 2 aprile, non pubblicato.


4 Per il seguito vedi D. 383.

379

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 12225/227. Vienna, 5 aprile 1968 (perv. ore 14,30).

Oggetto: Alto Adige.

Al pranzo dell’Ambasciatore di Svezia il Ministro Waldheim mi ha preso in disparte e mi ha detto che era lieto dello stato di tregua da qualche tempo sopravvenuto fra Austria e Italia, ma che non si faceva illusioni sulle ragioni contingenti di esso, che erano il prevalere di ben pigrandi avvenimenti sulla scena mondiale e la campagna elettorale in Italia. Ciaveva pur tuttavia qualche utile effetto sulla nostra vertenza, in quanto permetteva di assopire per qualche tempo le polemiche e di mettere in luce pichiara i fatti essenziali.

Sperava anche di non sbagliare lusingandosi di godere in Italia e presso V.E. di una «stampa» non peggiore di quella di Toncic. Ne rendeva merito anche ai corrispondenti italiani a Vienna ed in particolare a Petta da quando incontrandolo con Wallnoefer aveva con lui combinato l’intervista per il «Corriere della Sera» (vedi mio telegramma 90 del 30 gennaio(2)). (Waldheim aveva dimenticato o fingeva di aver dimenticato la susseguente precisazione della Farnesina).

Tutto cigli consentiva di dirmi, al ritorno da Mosca e alla vigilia del suo viaggio a Washington e a Tokio col Cancelliere, che era suo fermo avviso che si sarebbe dovuto cercare di fare tutto il possibile, appena formato il nuovo Governo italiano, per giungere per ottobre ad una soluzione della questione altoatesina. Dopo quell’epoca avremmo incontrato molte maggiori difficoltà, e una soluzione concordata non si sarebbe potuta raggiungere prima della metà del 1970. Non potendosi anticipare che cosa nel prossimo biennio potrebbe accadere in Austria, in Italia, in Europa e nel mondo, appariva quanto mai opportuno approfittare della presente favorevole costellazione. Dovevamo rallegrarci dell’essere favorevoli all’accordo sia Wallnofoer che Magnago; né si poteva dubitare della precisa volontà del Cancelliere, del Vice Cancelliere e sua.

Ho risposto a Waldheim che la storia conosceva molti rivolgimenti, ma che mi sembrava assolutamente improbabile che il futuro Governo italiano fosse di spirito e di intenti dissimili dall’attuale. E pertanto anche al nuovo Governo sarebbe stato indispensabile essere certo di alcune cose: che la soluzione concordata fosse tale da chiudere una volta per sempre il contenzioso italo-austriaco, e in primo luogo gli aspetti politici di esso, e da impedire terrorismo e revanscismo; e che tale soluzione ricevesse l’appoggio pilargo possibile del Parlamento austriaco.

Waldheim mi ha detto di essere anche lui e sin dall’inizio della stessa opinione, e cioè che è necessario mettere Kreisky nel gioco e condurre una politica bipartitica sull’affare altoatesino. Essendo stato uno dei pivicini collaboratori di Kreisky Ministro degli Esteri egli contava di non essergli persona ingrata. Non era senza significato d’altronde che le sue recenti dichiarazioni al Parlamento (sulla questione del Vietnam) avevano ricevuto il voto favorevole dei socialisti (ciche non si era mai verificato con Toncic). Avrebbe approfittato del suo viaggio col Cancelliere per tentare di convincerlo a dare a Kreisky qualche apertura.

Alla fine della conversazione, e quando il Nunzio Apostolico si era aggiunto a noi, il Ministro Waldheim mi ha detto di pregare a suo nome V.E. di non sottovalutare l’esito del processo contro Burger. Per la prima volta, l’incanto era rotto; si erano cioè trovati dei cittadini austriaci disposti a condannare i combattenti per il Sudtirolo. Ma sarebbe stato molto pifacile conciliare questa tendenza se nel corrente processo contro Andergassen si fosse fatto da parte della magistratura italiana un gesto anche piccolo che mostrasse piuttosto una accresciuta clemenza che una ribadita severità3.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1045. 2 Non pubblicato. 3 Per la risposta vedi D. 381.

380

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

Appunto(2). Roma, 8 aprile 1968.

L’Ambasciatore d’Austria ha chiesto di vedere il pipresto possibile il Direttore Generale degli Affari Politici, essendo stato incaricato dal suo Governo di effettuare una comunicazione urgente. Di conseguenza gli è stato fissato un appuntamento per martedì 9 corrente, alle ore 18.

Dato quanto precede, si prega di volere comunicare(3) se in tale occasione si possa effettuare presso l’Ambasciatore Loewenthal il passo già approvato anche dall’Onorevole Presidente del Consiglio, in relazione al recente processo contro i terroristi Burger e Kienesberger, nonché alla pubblicazione sul periodico austriaco «Freiheit f Stirol» di una lettera del Cancelliere Klaus in risposta alla lettera aperta del Prof. Simbrunner.

Si prega altresì di far conoscere se nella stessa occasione si potrà accennare all’Ambasciatore Loewenthal che è imminente la nostra risposta al Promemoria del 10 gennaio ed alla comunicazione del 5 marzo del Governo austriaco(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 7, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1968.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione a margine: «Comunicato a On. Ministro. 9/4».


3 Annotazione a margine di questo e del successivo paragrafo: «On. Ministro concorda».


4 Vedi DD. 334 e 372. Il 9 aprile Gaja incontrLenthal ed effettui passi proposti ed approvati da Fanfani (Appunto del 9 aprile, non pubblicato, in DGAP, Segreteria, Serie AA, b. 11, fasc. 14 bis). Per il seguito vedi D. 385.

381

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. segreto 6616/67. Roma, 11 aprile 1968, ore 21,10.

Oggetto: Conversazione Ducci- Waldheim.

Suo 2272.

In relazione a quanto detto a V.S. da Waldheim circa necessità di intesa fra Partito Popolare e Partito Socialista austriaco nei confronti questione altoatesina e conseguente inserimento Kreisky nei contatti fra Governi Italia e Austria, pregasi far presente alla prima occasione Ministro Affari Esteri quanto segue:

- - - - -

Deve infatti esser tenuto presente sopratutto grave rischio che introduzione nuovo interlocutore nei contatti italo-austriaci ai risolva in un mezzo per consentire a Vienna accrescere sue richieste col pretesto soddisfare nuove condizioni poste da Partito Socialista.

Governo austriaco infatti ha pivolte seguito tale linea, giustificando aumento sue richieste con necessità soddisfare condizioni poste da SVP e da Tirolo. Comunque V.E. potrà tener presente quanto le è stato comunicato con Telespresso

n. 120/479 odierno in relazione suo rapporto n. 1059 del 2 corrente(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 7, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1968.


Vedi D. 379.


Vedi, rispettivamente, DD. 383 e 378.

382

COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 11 aprile 1968)1

Appunto(2).

Comitato di Ministri dell’11 aprile 1968 presieduto dall’On. Presidente del Consiglio e con la partecipazione del Vice Presidente On. Nenni, del Ministro senza Portafoglio On. Piccioni, del Ministro degli Affari Esteri On. Fanfani e del Ministro della Giustizia On. Reale. Sono presenti anche l’Ambasciatore Gaja, Direttore Generale degli Affari Politici, l’Ambasciatore Pompei, Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio, l’Ambasciatore Toscano, il Prefetto Giovenco, il Consigliere d’Ambasciata Fenzi e il Vice Prefetto Gizzi.

MORO: Invita l’Ambasciatore Gaja ad esporre la situazione attuale della controversia altoatesina.

GAJA: Espone lo sviluppo della situazione dopo la riunione di Londra del 6-7 dicembre 1967(3) al termine della quale sono rimaste aperte le seguenti questioni sulle quali da parte austriaca ci si era riservati di far conoscere nel pibreve tempo il punto di vista del Governo di Vienna:

- - - - -

f) durata del periodo della cosiddetta «tregua politica».

Rammenta inoltre che il 10 gennaio 1968, il Ministero austriaco degli Affari Esteri aveva fatto pervenire al nostro Ambasciatore a Vienna un promemoria(5), contenente la posizione del Governo austriaco sugli ultimi cinque dei predetti punti, affermando che, per quanto concerneva il primo punto rimasto in sospeso (promemoria Vassalli), si attendeva ancora il parere del Ministero Federale della Giustizia e che pertanto il Governo austriaco si riservava di tornare sull’argomento. Inoltre il promemoria austriaco sollevava la questione della comunicazione del cosiddetto «pacchetto» da parte del Governo italiano a quello austriaco, affermando che il Governo di Vienna riteneva indispensabile la consegna di una «integrazione» della terza stesura del «pacchetto», con le risultanze delle «trattative bilaterali» avvenute nel frattempo, nonché con i «chiarimenti» ed «approfondimenti» intervenuti nei contatti tra il Presidente del Consiglio italiano e la SVP.

Nel preannunciare l’invio del citato promemoria del 10 gennaio, l’allora Ministro austriaco per gli Affari Esteri, Toncic, aveva informato il nostro Ambasciatore a Vienna di voler proporre per suo tramite all’On. Ministro di voler ricevere a Roma, come suo inviato speciale, l’Ambasciatore Haymerle, il quale avrebbe illustrato a lui e, naturalmente, a Gaja e Toscano le ultime proposte austriache. Con ci aveva aggiunto Toncic, non si voleva iniziare una nuova procedura, ma solo accertare se vi era qualche possibilità di trovare un terreno d’intesa.

Da parte del Ministero si rispose prontamente, in data 16 gennaio(6), al ritorno dell’On. Ministro dalla Somalia, che le proposte austriache erano state da noi ricevute ed erano all’esame dei competenti organi italiani. Inoltre l’Ambasciatore Ducci venne incaricato di comunicare al Cancelliere Klaus che da parte italiana non si aveva nulla in contrario, se da parte austriaca si desiderava attraverso un contatto fra l’Ambasciatore Haymerle e gli Ambasciatori Gaja e Toscano, portare a conoscenza del Governo italiano ulteriori elementi, oltre a quelli già comunicati, che tale contatto avvenisse, con il sistema, peraltro, finora seguito, e cioè attraverso riunioni dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi ed in località diverse dalle due capitali.

L’Ambasciatore a Vienna attese per fare tale ultima comunicazione di essere ricevuto dal nuovo Ministro degli Esteri austriaco Waldheim, succeduto al Ministro Toncic, il che avvenne soltanto in data 26 gennaio(7). Il Ministro Waldheim, pur prendendo nota di quanto comunicato da Ducci, fece peraltro presente che Haymerle non avrebbe avuto ulteriori chiarimenti da fornire per il momento. Egli aggiunse che la trattativa relativa all’Alto Adige sarebbe stata condotta da lui sulle stesse linee del suo predecessore, confermando altresì la validità del promemoria austriaco del 10 gennaio, anche dopo il rimpasto che aveva avuto luogo nel frattempo nel Governo di Vienna.

Nonostante le comunicazioni fattegli dall’Ambasciatore Ducci, il Ministro Waldheim, nel corso di una conferenza stampa del 29 gennaio(8), sottolineava che egli era tuttora in attesa di una risposta italiana al Memorandum austriaco del 10 gennaio.

Tali dichiarazioni del Ministro degli Esteri austriaco ci indussero, in data l° febbraio(9), a precisare all’Ambasciatore d’Austria che da parte italiana, prima di rispondere al promemoria austriaco del 10 gennaio, si attendeva di conoscere la risposta austriaca al promemoria Vassalli. In quella occasione si aggiungeva che si desiderava anche una risposta alla Nota Verbale italiana dell’8 gennaio, concernente l’intervista rilasciata a Vienna dal terrorista Klotz al periodico tedesco «Neue Illustrierte Revue»(10). Del pari si chiedevano chiarimenti circa gli interventi fatti sulla questione altoatesina al Consiglio d’Europa da un deputato austriaco del partito di maggioranza, in occasione dell’ultima sessione dell’Assemblea Consultiva.

Venne fatto infine presente all’Ambasciatore d’Austria che, non appena ricevute le proposte suddette, si sarebbe fatta conoscere la posizione italiana circa il promemoria austriaco del 10 gennaio, nel corso di un ulteriore contatto italo-austriaco, con le consuete modalità.

Fa presente che in data 5 marzo da parte austriaca ci è stata fatta una comunicazione nella quale ci è stata indicata la posizione del Governo di Vienna circa gli altri punti lasciati aperti al termine della riunione di Londra del dicembre 1967. Per quanto riguarda l’azione svolta dai deputati austriaci all’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa, è stata ribadita la tesi secondo la quale i deputati predetti sono indipendenti e non vincolati da istruzioni del Governo austriaco il quale non puesercitare alcuna influenza su di essi.

Ricorda che, in occasione del medesimo colloquio, è stato fatto presente all’Ambasciatore d’Austria che:

- -

Riferendosi poi agli ultimi sviluppi della situazione politica interna austriaca, dopo il rimpasto governativo del 19 gennaio, rileva che l’attuale Governo popolare austriaco è molto debole, perché dispone di una maggioranza di soli quattro voti e non è affatto sicuro che possa rimanere compatto di fronte all’approvazione di un’eventuale intesa con l’Italia. L’esito delle elezioni regionali del Burgerland e di quelle comunali di Graz, del 24 marzo 1968, ha ulteriormente indebolito il Governo.

Ricorda che il ritorno alla grande coalizione resta sempre l’ambizione profonda di Kreisky e che i socialisti avevano sperato inizialmente che l’entrata in Gabinetto di Withalm potesse preludere a tale ritorno. Tali speranze sembrano peraltro essersi dileguate dopo che Withalm è apparso spostarsi verso le tesi di Klaus che con il recente rimpasto sembra abbia voluto imprimere al suo Gabinetto una leggera sterzata a destra, tenendo d’occhio quell’elettorato di idee «nazionali» che potrebbe divenire l’arbitro delle elezioni austriache del 1970, il che ha comportato a sua volta un irrigidimento dell’opposizione socialista. Data la debolezza dell’attuale Governo austriaco, le affermazioni di Klaus e Withalm di mirare ad una soluzione della questione altoatesina quanto pivicina possibile, sembrano pertanto tradurre intenzioni piapparenti che reali.

Nota che ai fini della durevolezza di una possibile intesa occorrerebbe l’assenso del partito socialista austriaco. A tal riguardo, ricorda che, secondo quanto è stato detto dal deputato socialista Czernetz al nostro Ambasciatore a Vienna(11), l’eventuale adesione del Partito socialista austriaco ad un’intesa con l’Italia dipenderebbe dal verificarsi delle seguenti condizioni: approvazione dell’intesa da parte della SVP; approvazione da parte del partito popolare del Tirolo; approvazione da parte del partito socialista del Tirolo, subordinata, a quanto pare, a sua volta alla partecipazione del partito altoatesino del progresso sociale diretto dal dr. Jenny, alle consultazioni della SVP con gli austriaci sulla ipotesi di intesa ed implicitamente all’assenso di Jenny alla medesima.

Ciè stato sostanzialmente confermato dall’ex Ministro Kreisky in un discorso ad Innsbruck del 26 febbraio u.s., nel corso del quale egli si è altresì espresso a favore della istituzione di una regione autonoma, circoscritta alla sola Provincia di Bolzano.

Aggiunge successivamente, che in una conversazione avvenuta il l° aprile u.s. fra l’Ambasciatore d’Italia a Vienna e Kreisky(12), quest’ultimo ha affermato che il Partito socialista appoggerebbe un’eventuale soluzione alle seguenti condizioni:

- -

Kreisky ha inoltre affermato che un governo socialista non avrebbe difficoltà a collegare tali concessioni da parte nostra con una dichiarazione austriaca di riconoscimento dell’immutabilità territoriale, ventilando infine l’idea di una cooperazione economica e – entro certi limiti – anche politica fra Austria, Svizzera, Germania Federale e l’Italia.

Aggiunge che la necessità di condurre una politica bipartitica nell’affare altoatesino «mettendo Kreisky nel gioco» è stata prospettata all’Ambasciatore a Vienna anche dal Ministro Waldheim, in una conversazione avvenuta il 3 aprile u.s.13. Rileva al riguardo che l’introduzione di un nuovo interlocutore nei contatti italo-austriaci non punon destare preoccupazione, per il grave rischio che essa si risolva in un mezzo per consentire a Vienna di accrescere le sue richieste. Ricorda che l’Ambasciata a Vienna è stata a suo tempo incaricata di far presente a Waldheim che prima di poter prendere in esame l’idea che un rappresentante dell’opposizione socialista sia presente, in quanto tale, ai contatti governativi italo-austriaci, occorrerebbe che preliminarmente il partito socialista austriaco accogliesse le premesse e gli sviluppi nell’attuale fase dei contatti, disponendosi a condividere la responsabilità del Governo di fronte ad una eventuale decisione.

Rileva che la nostra diffidenza e la nostra prudenza sono giustificate dalla esperienza, e dal fatto che l’attuale proposta di Kreisky costituisce un peggioramento rispetto all’ipotesi d’intesa del 1964. Infine, la questione delle frontiere non si pone né giuridicamente né politicamente, mentre l’idea di una cooperazione regionale economica e – entro certi limiti – anche politica fra l’Austria, la Svizzera, la RFT e l’Italia lascia alquanto perplessi. Mal si comprende infatti come una cooperazione sul piano economico dei predetti Paesi potrebbe essere compatibile con l’appartenenza della RFT e dell’Italia alla CEE. L’idea sembra ancor piirreale se si considera che essa prevede la cooperazione sul piano politico, sia pure limitata, fra due Stati neutrali e due Stati appartenenti ad una alleanza militare. Passa quindi ad esaminare la posizione austriaca nell’attuale fase dei negoziati.

Circa il testo della quietanza austriaca, nota che da parte austriaca vengono accettati gli emendamenti proposti da parte italiana a Londra, al testo della quietanza austriaca, con l’aggiunta peraltro delle parole «ed è pronto a mantenerle» al termine del paragrafo concernente le «misure destinate ad assicurare la convivenza pacifica e lo sviluppo delle popolazioni altoatesine», che verrebbero annunciate dal Governo italiano. Rileva che tale aggiunta non sembra accettabile, perché presuppone un impegno internazionale del Governo italiano, con conseguente «internazionalizzazione» delle misure. Né è immaginabile accettarla come un impegno puramente interno, poiché l’eventuale modifica o revoca delle misure anzidette dipende dalla volontà del Parlamento. Fa poi presente che il Governo austriaco accetta il nuovo testo proposto da parte italiana per l’accordo relativo alla giurisdizione della Corte dell’Aja.

In merito, alla determinazione del momento del trasferimento delle competenze alla Provincia di Bolzano, rileva come il promemoria austriaco si pronunzia contro la formula «automatica» proposta da parte italiana, e chiede che si ritorni alla formula secondo la quale il rilascio della quietanza dovrebbe avvenire dopo l’emanazione della legge costituzionale, delle leggi ordinarie, delle norme di attuazione e dei provvedimenti amministrativi. La formula automatica, secondo il punto di vista austriaco, sarebbe accettabile soltanto alle seguenti condizioni:

a) se vi fosse previa intesa circa il concetto di attuazione del pacchetto;

b) se vi fosse la garanzia che l’attuazione del pacchetto dovrebbe essere sanzionata dai rappresentanti del gruppo altoatesino di lingua tedesca.

Le condizioni poste dalla parte austriaca mirano a procrastinare e a moltiplicare le possibilità di discussione circa il momento della effettiva attuazione del pacchetto, cercando altresì di far dipendere l’attuazione di ogni singola misura di quest’ultimo dall’assenso dei rappresentanti del gruppo etnico sudtirolese.

Inoltre, con la formula proposta da parte austriaca (dato che il periodo di tregua politica sarebbe di soli tre anni, nel quale periodo difficilmente potranno essere emanate la legge costituzionale, le ordinarie, le norme di attuazione ed i provvedimenti amministrativi) il Governo di Vienna si assicurerebbe la possibilità – prima che da parte italiana sia stata completata l’attuazione del pacchetto – di adire tutti quei fori internazionali che riterrà conveniente, sia per esercitare pressioni su di noi, sia per tenere aperta indefinitamente la questione, eventualmente spostandola dal piano giuridico a quello politico.

Fa presente che si dovrebbe invece insistere sulla nostra proposta fatta a Londra nel dicembre 1967, secondo la quale il passaggio dei nuovi poteri alla Provincia di Bolzano si intenderà effettuato dopo l’emanazione della legge costituzionale e delle altre leggi previste, tutte indicanti un termine ed una procedura per l’emanazione delle relative norme di attuazione, formula che presenta il vantaggio indiscutibile della chiarezza e della semplicità, consentendo la chiusura della controversia entro un termine fisso corrispondente a quello della tregua politica.

Riferisce poi che, secondo la proposta austriaca, la fase in cui dovrà divenire operante l’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja deve essere successiva rispetto a quelle del rilascio della quietanza, scartando in tal modo l’ipotesi, da noi avanzata a Londra, tendente a far entrare in vigore l’accordo per la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia anteriormente e comunque indipendentemente dalla quietanza stessa.

Osserva che la posizione austriaca costituisce un ulteriore tentativo volto a far comprendere nella materia da devolvere al giudizio della Corte anche le misure del pacchetto e quelle attinenti alla sua attuazione. Essa puessere anche motivata dal proposito di Vienna di non precludersi le vie del ricorso politico prima che le misure del pacchetto vengano poste in atto. La posizione austriaca tende inoltre a far sì che il Governo austriaco rimanga arbitro di darci, al momento da lui preferito, la sua quietanza.

In considerazione di quanto precede la proposta austriaca sembra da respingere.

Circa la durata della tregua politica, fa presente che il Governo austriaco ha dichiarato di essere d’accordo con la proposta italiana che tale tregua abbia la durata di tre anni a decorrere dal giorno in cui il nuovo Governo italiano avrà ottenuto la fiducia del Parlamento, a condizione che il futuro Presidente del Consiglio, nelle sue dichiarazioni programmatiche, assuma esplicitamente l’impegno di attuare il pacchetto.

Rileva che:

- - -

In merito alla proposta contenuta nel promemoria austriaco del 10 gennaio, di un incontro tra i Direttori Generali di P.S. dei due Paesi per la collaborazione contro il terrorismo, osserva che nessuna obiezione vi sarebbe se tale incontro avesse luogo cogli stessi compiti e nella stessa cornice di quelli per funzionari di polizia che già si sono svolti. La proposta austriaca non puessere accettata se da parte di Vienna si cerca in tal modo di spostare la discussione sulla repressione del terrorismo del piano politico-giuridico, ad un piano pratico e particolare.

Rileva che nel promemoria austriaco viene sollevato altresì un altro punto, riguardante la questione della comunicazione del pacchetto da parte del Governo italiano al Governo austriaco e che una comunicazione ufficiale del pacchetto non è accettabile perché porterebbe alla internazionalizzazione delle misure. Inoltre fa rilevare che la richiesta austriaca è da respingere in quanto le misure previste nel pacchetto, dopo la sua terza stesura, sono già note al Governo di Vienna, essendo questo evidentemente al corrente delle formule «sondate» negli incontri dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria fino al mese di luglio 1966, come pure dei «chiarimenti» ed «approfondimenti» intervenuti nei contatti tra il Presidente del Consiglio italiano e la SVP. Il fatto che il tramite per il quale il Governo austriaco è venuto a conoscenza delle formule sia stato diverso nei casi sopra accennati, non giustifica la richiesta di una comunicazione ufficiale del «pacchetto», che appare evidentemente intesa alla internazionalizzazione delle misure stesse. Comunque da parte italiana ci si è dichiarati disposti ad una consegna «di fatto» del pacchetto, per la quale siamo pronti a concordare la modalità, tenendo presente l’esigenza di evitare che la forma di tale consegna possa costituire un elemento tale da facilitare l’intento austriaco di internazionalizzazione del pacchetto.

Passa quindi ad esaminare la comunicazione austriaca del 5 marzo 1968 e, in relazione alla risposta del Governo di Vienna al promemoria Vassalli, rileva:

a) nessuna risposta viene data ai quesiti posti dal promemoria suddetto;

- - - -

Rileva quindi che, per le considerazioni esposte, occorre concludere che la risposta austriaca al promemoria Vassalli è del tutto insoddisfacente.

GIZZI: Osserva che quanto è accaduto dopo il nostro veto all’associazione dell’Austria alla CEE indica che il Governo di Vienna è in grado di controllare il terrorismo: ma non perché abbia preso misure adeguate contro gli estremisti, ma perché probabilmente è riuscito a convincerli dell’inopportunità di continuare oggi tale attività.

Rileva che lo stesso Ministro dell’Interno Soronics in una intervista al «Mann in der Zeit» del 1° aprile u.s. ha elencato le misure prese contro il terrorismo, sottolineando l’affermazione secondo la quale «nel quadro della riforma del diritto penale dovrebbero essere contenute delle disposizioni che consentano una migliore applicazione delle leggi vigenti».

GAJA: Osserva che le misure preannunciate da Soronics sono pispettacolari che altro e le sue assicurazioni sulla migliore applicazione delle leggi vigenti è pertanto vaga.

Aggiunge che da parte italiana si dovrebbe insistere perché l’Austria prenda misure adeguate per eliminare il terrorismo. Infatti se oggi non si pervenisse ad ottenere quanto da noi auspicato, mentre abbiamo una posizione diplomaticamente forte e vige il nostro veto per la CEE (tanto che da parte austriaca ci si è resi conto che il terrorismo si è rilevato controproducente), non vi si riuscirà certamente pitardi, rimanendo allora esposti senza possibilità di contromisure a qualsiasi ripresa del terrorismo che avvenga dopo l’adozione delle misure legislative interne italiane di ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano.

Rammenta infine il caso dell’intervista rilasciata dal terrorista Klotz alla «Neue Illustrierte», che è stato oggetto di una nostra Nota Verbale in data 8 gennaio u.s. e su cui da parte austriaca è stato assunto un atteggiamento dilatorio, che non punon avere un valore psicologico fortemente negativo.

Un’ulteriore prova delle carenze dell’Austria nella repressione del terrorismo è data dal recente processo a carico di Forer ed Oberlechner e da quello contro Burger e Kienesberger. In effetti, in entrambi questi processi, celebrati nella prima metà del corrente anno a Vienna, l’esito è stato favorevole ai terroristi, malgrado la loro implicazione, ampiamente comprovata, in episodi gravissimi quali l’attentato al «Brenner Express».

Nota che cicostituisce un’altra prova che da parte austriaca non s’intende svolgere quell’azione antiterroristica che ci attendiamo da esso.

Concludendo, osserva che il problema attuale è se convenga, o meno, rispondere alle comunicazioni austriache del 10 gennaio e del 5 marzo u.s., e, in caso affermativo, come effettuare tale risposta. Rileva altresì che da parte italiana si potrebbe approfittare dell’accettazione del pacchetto, sia da parte austriaca che da parte della SVP, per procedere in via unilaterale alla sua attuazione. Una decisione autonoma italiana sarebbe, fra l’altro, la prova evidente della nostra intenzione di attuare gli impegni presi in occasione della costituzione della Commissione dei 19 ed in occasione dei contatti pirecenti con la SVP.

Rileva che, se si aderisse a questo ordine di idee, una nostra decisione in tal senso dovrebbe essere presa al pipresto, in modo da poter essere effettuata nel periodo in cui sono ancora efficaci i fattori favorevoli per noi oggi esistenti (accettazione da parte austriaca del pacchetto e della giurisdizione della Corte dell’Aja, risonanza internazionale delle responsabilità austriache per il terrorismo) e sopratutto in un momento in cui troveremmo ancora in mano – e pienamente operante – la carta del veto alla domanda austriaca di collaborazione con la CEE.

Passa quindi a considerare quali potrebbero essere le possibili reazioni austriache ad una eventuale aziona unilaterale italiana. Esse potrebbero essere previste ipoteticamente in tre direzioni:

- - -

In definitiva, pertanto, non dovrebbero attendersi particolari complicazioni di carattere internazionale ad una eventuale adozione del pacchetto in via unilaterale da parte italiana.

NENNI: Riferendosi alla eventualità di procedere in via unilaterale all’attuazione del pacchetto, afferma che non è possibile farlo ora.

FANFANI: Osserva che non occorre decidere ora, ma soltanto esaminare tale eventualità.

NENNI: Nota che sarebbe rendere un gran servizio al nuovo Governo quello di farlo trovare di fronte ad una soluzione di fatto ancora prima delle elezioni; si tratta, per di fantascienza.

MORO: Rileva che la questione sulla quale si deve decidere è se si debba, o meno, rispondere alle comunicazioni austriache.

NENNI: Pensa che si debba rispondere e continuare a cercare una linea di equilibrio.

REALE: Con tutte le riserve che l’attuale situazione del Governo comporta, riferendosi alla eventualità di intervento dei socialisti austriaci nelle trattative, osserva che la nostra risposta deve essere ancor piprudente per evitare che le nostre concessioni siano considerate insufficienti dal nuovo eventuale interlocutore.

Per quanto riguarda il promemoria Vassalli non nasconde il suo imbarazzo, perché il nostro interlocutore è lo Stato austriaco ed il colloquio deve aver luogo a livello Governi: come si inserisce il promemoria Vassalli in tale contesto? D’altro canto ritiene pericoloso discutere delle leggi esistenti in Austria poiché si tratterebbe di una violazione dell’autonomia ed il Governo di Vienna potrebbe sollevare tale questione se si dovesse discutere davanti ad un foro internazionale. La nostra linea dovrebbe essere la seguente: trattare unicamente a livello Governi e limitarsi a dire al Governo austriaco che non siamo soddisfatti del modo con cui viene effettuata la repressione e la prevenzione del terrorismo in Austria, invitandola a trovare il modo di riparare. In merito alla richiesta austriaca di effettuare la nota aggiuntiva alla formula della quietanza, osserva che se si tratta di confermare il principio che «pacta sunt servanda» l’aggiunta è inutile: se invece vuole significare un nuovo impegno internazionale da parte nostra, dobbiamo respingerla. In relazione alla determinazione del momento della chiusura della controversia rileva che dovremmo insistere sulla formula automatica, che farebbe cadere anche la divergenza esistente sulla durata del periodo della tregua politica. Per quanto riguarda infine il momento dello scambio delle ratifiche dell’accordo per Corte dell’Aja, occorre che esso intervenga prima del rilascio della quietanza. Per la comunicazione del pacchetto, dobbiamo rimanere sulle nostre posizioni.

NENNI: Ritiene che il pacchetto debba essere comunicato dopo essere stato perfezionato.

REALE: Osserva che dobbiamo aspettare di comunicarlo, prima, al Parlamento italiano.

TOSCANO: Richiama l’attenzione su un problema contingente, ma che in realtà è un problema di fondo e cioè se convenga rispondere alle comunicazioni austriache e quindi se convenga mantenere i contatti con Vienna anche nell’attuale periodo elettorale. Aggiunge che a parere suo occorrerebbe farlo, dato che per quanto riguarda la nostra posizione di fronte alla controversia siamo vincolati alla linea già annunciata a suo tempo al Parlamento e da questo approvata. Per quanto riguarda il promemoria Vassalli, nota che esso non conteneva proposte di modifica delle leggi austriache, ma solo la richiesta di chiarimenti circa i risultati dell’applicazione di essa (quante condanne siano state inflitte ai terroristi ecc.). Tornando alla questione principale, rileva che, a parte ogni altra considerazione, lasciare senza risposta le comunicazioni austriache potrebbe essere considerato un segno di debolezza; peraltro, se si risponde, occorre attenersi alla linea già seguita in precedenza. Aggiunge che vi sarebbe una linea intermedia, costituita dal rinviare la risposta sulle varie questioni sollevate, adducendo il pretesto dell’attuale periodo elettorale.

REALE: Riferendosi all’eventuale inserimento dei socialisti austriaci nella trattativa fra i Governi di Roma e di Vienna, osserva che si potrebbe dire al Governo austriaco che la questione non presenta interesse per noi.

NENNI: Pensa che i socialisti non ci tengano.

TOSCANO: Al contrario ritiene che i socialisti austriaci potrebbero avere interesse a partecipare ai contatti governativi italo-austriaci se hanno in mente di aderire in un momento successivo ad un Governo di coalizione. Aggiunge che, se da parte italiana non si risponde, gli austriaci potrebbero eventualmente attaccarci nella prossima riunione dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa. Osserva che occorre scegliere ciche ci danneggia di meno nell’attuale fase interlocutoria, ma ritiene che in sostanza la scelta sia obbligata.

NENNI: Rileva che non si puné far niente né introdurre elementi che aggravino il negoziato. La cosa migliore sarebbe quella di continuare a discutere.

MORO: Afferma di essere sempre piconvinto che il problema altoatesino è un problema che va deciso in blocco. In questo momento abbiamo in pratica reso inoperante il negoziato. Vi sono questioni che possono avere una soluzione diversa da quella proposta; tuttavia arriverà il momento in cui dovremo prendere una decisione (come per il trattato di NP): se vogliamo risolvere il problema in quel modo che sembra presenti i maggiori vantaggi dovremmo scegliere la via dell’accordo con l’Austria; altrimenti potremmo procedere sulla base del criterio delle concessioni puramente interne, il che costituisce una via che del resto non abbiamo escluso.

NENNI: Nota che in tale caso si tratterebbe di un dare senza avere.

MORO: Osserva che in questo caso il problema con l’Austria rimarrebbe aperto, perché essa non ha alcun interesse a darci la quietanza. Comunque, quando sarà venuto il momento, occorrerà prendere una decisione politica: se vorremo fare l’accordo, con reciproche concessioni arriveremo a farlo. Se non si riesce a superare le questioni rimaste aperte, significa che né l’Italia né l’Austria ha interesse a fare l’accordo. Per superare le difficoltà esistenti occorre essere ben sicuri di voler fare l’accordo. Riferendosi poi al problema del terrorismo, osserva che è ben pidelicato ed anzi costituisce il punto centrale della controversia. Rileva che le opinioni dei giuristi valgono quello che valgono; l’importante è che non vi sia la mezzadria con l’Austria per l’Alto Adige, né vi sia l’arbitrato; tutto il resto, se vogliamo giungere ad un accordo, è negoziabile. Per quanto concerne in particolare la questione della internazionalizzazione delle misure, rileva che non abbiamo la certezza di poter sostenere la tesi che le misure non debbono essere considerate internazionalizzate, dopo che le nostre conversazioni con gli austriaci si sono prolungate per anni. Trova che è molto piimportante raggiungere la pacificazione con l’Austria anziché tener dietro a tale questione. Aggiunge che in fondo alle preoccupazioni austriache vi è la nostra inadempienza ventennale per quanto concerne le norme di attuazione della legge regionale: occorre dare la certezza della nostra adempienza. Trova che una nuova riunione di esperti in cui da parte nostra si vada a dire le stesse cose e ci si faccia dire le stesse cose da parte degli austriaci non puche avere conseguenze negative, per la pubblicità che inevitabilmente ne verrà fatta: infatti la destra ci accuserà di aver fatto chissà quali concessioni e la sinistra ci chiederà quali passi innanzi abbiamo fatto. Non vale la pena che vi sia un nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi se non si risolve almeno qualcuno dei sei punti rimasti aperti dopo l’incontro di Londra. Altrimenti possiamo limitarci a comunicare le nostre ragioni agli austriaci per via diplomatica, tenendo presente che la questione veramente seria è quella del terrorismo.

FANFANI: Osserva che da parte sua non vi è alcuna richiesta di effettuare un nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi. Anch’egli trova conveniente dare agli austriaci una risposta per via diplomatica alle due comunicazioni del 10 gennaio e del 5 marzo, risposta che non peggiori la situazione, ma sia di stimolo per la parte austriaca a fare qualche passo nella nostra direzione. Osserva che talune questioni attualmente sul tappeto possono sembrare cavillose; pernon possono essere da noi trascurate perché sono state sollevate da parte austrica ed occorre rispondere. È necessario prendere la via che presenta meno rischi.

MORO: Osserva che occorrerebbe cercare di mostrare agli austriaci che vi è la possibilità di una ripresa.

TOSCANO: Ritiene che si potrebbe dare una risposta a Loewenthal punto per punto alla presa di posizione austriaca.

FANFANI: Osserva che si potrebbe lasciare agli austriaci di proporre la riunione degli esperti e rispondere che in questo periodo elettorale non possiamo prendere decisioni.

MORO: Pensa che occorre cercare di chiarire agli austriaci che siamo fermamente impegnati a fare le leggi per l’attuazione delle misure.

FANFANI: Concorda che convenga lasciar capire che l’impegno c’è.

MORO: Pensa che occorrerebbe dire agli austriaci che nei termini del nostro impegno di natura interna abbiamo comuni prospettive e su uno o due dei punti in discussione dare prova di buona volontà, anche se – data la situazione del Governo – non definitiva. Si domanda poi come puentrare Kreisky nel negoziato senza porre qualche ulteriore richiesta e si augura che questa non concerna le misure del pacchetto. Prevede che riguardi piuttosto il tribunale arbitrale. Comunque un fronte unico dei partiti popolare e socialista austriaco potrebbe essere apprezzato come un atto di buona volontà.

Occorre vedere se tale fronte unico purealizzarsi solo nella lotta contro il terrorismo oppure anche sulla trattativa. Aggiunge che forse in vista di tale collaborazione dei socialisti converrebbe consentire su uno o due punti.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 7, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1968. 2 Predisposto dalla DGAP.


2 Vedi D. 314.


3 Vedi D. 307, Allegato II.


4 Vedi D. 334, Allegati I e II.


5 Vedi D. 337.


6 Vedi D. 350.


7 Vedi D. 354, nota 2.


8 Vedi D. 354.


9 Vedi D. 350, nota 9. 11 Ducci ne riferì con R. 580 del 21 febbraio, non pubblicato.


10 Vedi D. 378.


11 Vedi D. 379.

383

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI AFFARI ESTERI, LUPIS, ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

Telespr. segreto 120/4792. Roma, 11 aprile 1968.

Oggetto: Alto Adige - Posizione del Partito Socialista Austriaco.

Riferimento: Rapporto n. 1059 del 2.4.1968(3).

1. La posizione del Partito Socialista austriaco ed in particolare quella dell’ex Ministro Kreisky nei confronti della controversia altoatesina – quale appare dal rapporto di V.S. n. 1059 in data 2 aprile u.s. – differisce, sotto vari aspetti, dall’atteggiamento tenuto in precedenza dal predetto Partito e dalle dichiarazioni – anche recentissime – dello stesso Kreisky.

È noto che da quando il Partito Socialista austriaco è passato all’opposizione (aprile 1966), ha preso un atteggiamento fortemente polemico nei confronti delle ipotesi d’intesa che si sono andate esaminando nel corso dei contatti italo-austriaci. Le sue critiche divennero ancor piaspre quando l’attuale ipotesi d’intesa venne definita nel suo complesso nel luglio 1966 dai rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi(4) e successivamente attraverso i contatti interni fra il Governo italiano e la SVP.

Pittermann, nelle sue dichiarazioni a «La Stampa», pubblicate il 21 ottobre 1967, affermdi non essere disposto ad approvare una soluzione della controversia quale potrà essere raggiunta dal governo monocolore. Kreisky invece si dimostrpipossibilista, affermando in una intervista al «Dolomiten» del 27 ottobre u.s. di essere disposto a collaborare con il Partito Popolare per una soluzione «che abbia senso». Tale disposizione egli dimostranche nel suo colloquio del 29 ottobre 1967 con V.S. (telegramma 7575), sottolineando peraltro la necessità di «identificare di comune accordo un foro internazionale cui rimettere la facoltà di giudicare ex aequo et bono». A tal fine egli citl’eventualità di adire una Corte arbitrale europea creata ad hoc, con un mandato eventualmente limitato nella competenza e nella durata (riferendosi tuttavia, con voluta inesattezza, all’ipotesi d’intesa del dicembre 1964(6)). Un elemento grave della conversazione che Kreisky ebbe allora con V.S. fu l’accenno da lui fatto allo «accantonamento della questione del confine del Brennero fino a quando l’Europa in fieri non muti i termini del problema», il che in pratica non puche significare tenere aperta la questione territoriale che invece è giuridicamente e politicamente chiusa. In quell’occasione V.S. riportl’impressione che a Kreisky, che auspicava il ritorno ad un Governo di coalizione, dopo le elezioni del 1970, non sarebbe dispiaciuto troppo se la soluzione della controversia altoatesina fosse per qualche motivo ritardata sino a tale data.

Nel colloquio che V.S. ebbe il 22 dicembre u.s. con Kreisky (rapporto n. 3464 del 26 dicembre 1967(7)) quest’ultimo confermil giudizio negativo sull’attuale ipotesi d’intesa, asserendo che la soluzione da lui studiata nel 1964 prevedeva che «dopo un periodo di alcuni anni in cui una Corte arbitrale avrebbe giudicato dell’esecuzione del pacchetto, sarebbe entrata in vigore la competenza della Corte dell’Aja che avrebbe potuto giudicare anche gli eventuali appelli austriaci sul pacchetto». «L’ipotesi attuale sarebbe accettabile – aggiunse Kreisky – qualora il Governo italiano rilasciasse a quello austriaco una assicurazione di accettare la giudicabilità del pacchetto qualora la Corte dell’Aja lo ritenesse giudicabile nel fissare la propria competenza». Kreisky avrebbe poi affermato che «toccava all’Italia decidere: o una vera e propria autonomia della regione di Bolzano (cioè qualche cosa di pidell’attuale pacchetto) adottata unilateralmente: o l’attuale pacchetto, ma con una garanzia internazionale efficace, sia nel corso dell’applicazione di esso, sia dopo l’applicazione».

Successivamente, in un colloquio che V.S. ebbe con il deputato socialista Czernetz (rapporto n. 580 del 21 febbraio 1968(8)) quest’ultimo disse che l’eventuale adesione del Partito socialista austriaco ad un’intesa con l’Italia dipenderebbe dal verificarsi delle seguenti condizioni: approvazione dell’intesa da parte della SVP; approvazione da parte del Partito Popolare del Tirolo; approvazione da parte del Partito Socialista del Tirolo. L’approvazione di quest’ultimo sembrava a sua volta subordinata alla partecipazione del Partito altoatesino del Progresso Sociale diretto dal Dr. Jenny alle consultazioni della SVP con gli austriaci sulla ipotesi d’intesa ed, implicitamente, all’assenso di Jenny alla medesima(9).

Quanto precede fu sostanzialmente confermato dall’ex Ministro degli Affari Esteri Kreisky in un discorso tenuto ad Innsbruck il 26 febbraio u.s., nel corso del quale egli formalmente riconobbe il partito del Dr. Jenny, quale «partito fratello».

In tale occasione Kreisky si espresse a favore della istituzione di una regione autonoma, circoscritta alla sola Provincia di Bolzano. Tale presa di posizione di Kreisky era importante e grave, poiché la richiesta di istituzione di una regione autonoma limitata alla Provincia di Bolzano, benché contenuta nel noto progetto di legge presentato il 27 febbraio 1959 dai Senatori Sand e Tinzl e successivamente appoggiata dal Governo di Vienna, era poi «rientrata» (dichiarazioni di Magnago nel settembre 1961 e dichiarazioni dello stesso Kreisky del settembre 1964), quando apparve evidente che il Governo italiano si preparava a concedere alla Provincia di Bolzano (e a quella di Trento) pur nell’ambito regionale, la massima parte delle competenze legislative proprie della regione.

Le dichiarazioni fatte da Kreisky a Innsbruck escludevano, comunque, non soltanto un appoggio esterno socialista ad una soluzione raggiunta col Governo popolare, ma prospettavano chiaramente, anche nel caso di un Governo di coalizione, eventualmente dopo le elezioni austriache del 1970, la necessità di un negoziato con l’Italia per la questione altoatesina su nuove basi, che riproducono istanze a suo tempo abbandonate dallo stesso Kreisky.

2. Nella conversazione che V.S. ha testé avuto con Kreisky, sembra che i punti salienti della posizione di questo nei confronti della controversia altoatesina possano essere così riassunti:

a) il pacchetto è «ormai un punto fisso su cui si è tutti d’accordo»;

- - -

3. Se si esamina la posizione di Kreisky, quale risulta dall’ultimo colloquio con V.S., in relazione a quella manifestata in precedenza da lui stesso o da altri esponenti del Partito Socialista austriaco si nota che essa ne differisce sotto molti aspetti. Del resto – a parte la richiesta dell’ancoraggio internazionale delle misure, che si riscontra costantemente nelle prese di posizione del Partito socialista nei confronti della ipotesi di intesa della controversia altoatesina – si deve rilevare che nella indicazione degli altri elementi che il Partito Socialista austriaco considera essenziali in una eventuale ipotesi d’intesa vi è una certa confusione. Anche lo stesso ancoraggio internazionale viene presentato ora in una forma, ora in un’altra. Il voler tener dietro quindi ad indicazioni così discordi non sembra ci possa condurre ad una soluzione, che necessita unicità di trattative e linearità di condotta, mentre la mancanza di chiarezza nelle questioni da trattare e la molteplicità degli interlocutori non possono certo giovarci.

Riferendoci piparticolarmente alle espressioni di Kreisky, si rileva anzitutto che non è vero che il pacchetto sia «un punto fisso su cui si è tutti d’accordo». Infatti il pacchetto – o package deal – costituisce una ipotesi globale d’intesa che comprende anche una procedura di chiusura della controversia. L’accettazione del pacchetto dovrebbe quindi comportare anche l’accettazione della procedura di chiusura della controversia, proposta da parte italiana, il che non si è finora verificato.

Per quanto riguarda, poi, il Comitato arbitrale, cui accenna Kreisky, si rileva che nell’ipotesi d’intesa del dicembre 1964 era prevista una Commissione arbitrale composta di cinque membri. A parte talune differenze sulla composizione di essa, sulle quali evidentemente Kreisky non si è soffermato, colpisce il fatto che questi abbia indicato l’esigenza «di una personalità amica» quale giudice. Questa formula sembra celare il ritorno all’aspirazione austriaca ad avere un giudizio ex aequo et bono, per noi pericolosissimo, e non secondo diritto. Noi non desideriamo dei giudici amici, ma dei giudici che applichino semplicemente ed obbiettivamente il diritto. Ancora una volta, dunque, Kreisky è tornato indietro su di una posizione da tempo da noi respinta e dichiarata inaccettabile. Inoltre va osservato che nella ipotesi di Parigi all’istituzione della Corte arbitrale corrispondeva non solo la concessione di un complesso di misure per l’autonomia della Provincia di Bolzano meno ampio di quello previsto dall’ipotesi attuale, ma anche l’immediato rilascio da parte austriaca della quietanza. È evidente che l’attuale proposta di Kreisky costituisce un peggioramento notevolissimo rispetto all’ipotesi del 1964, sia perché nell’attuale ipotesi d’intesa il complesso delle misure per l’autonomia della Provincia di Bolzano è molto piampio, sia perché è previsto che la quietanza sia rilasciata dal Governo di Vienna solo quando l’Italia avrà preso tutte le misure previste dal pacchetto.

Per quanto concerne, infine, la questione delle frontiere, alla quale ha accennato Kreisky, si nota che il problema non si pone né giuridicamente né politicamente e, comunque, grave ed inaccettabile è il confronto con la linea Oder- Neisse. Se non bastasse il riconoscimento implicito derivante dall’Accordo De Gasperi- Gruber (allegato, com’è noto, al Trattato di Pace) sarebbe sufficiente ricordare che, secondo quanto dichiarlo stesso Ministro Toncic all’Ambasciatore Toscano nell’ottobre 1967 a New York(10), l’Austria è vincolata dal Trattato di Stato a mantenere le frontiere che le sono state assegnate nel Trattato stesso e non pumodificarle nemmeno nell’ipotesi – irreale – di un referendum in Alto Adige che avesse come risultato la richiesta di annessione all’Austria. Pertanto l’offerta di Kreisky di una dichiarazione austriaca di riconoscimento dell’immunità territoriale, giuridicamente non necessaria (l’esperienza della famosa dichiarazione tripartita per Trieste ci ha insegnato che il mezzo migliore per indebolirla è stata la sua riconferma ad ogni incontro internazionale) per poter presentare per noi un vero interesse politico dovrebbe essere formulata da un governo di coalizione in termini tali da scoraggiare definitivamente coloro che hanno ancora in mente la possibilità di una revisione territoriale e non come una conferma incidentale dei trattati esistenti.

- - - -

-in terzo luogo, che questa nuova procedura facesse ragionevolmente ritenere che essa costituisce un mezzo inteso a facilitare il buon esito dei contatti, mediante l’impegno del Partito Socialista austriaco di condividere le responsabilità che incombono al Governo per la decisione ed assicurando una piampia maggioranza parlamentare per l’approvazione dell’ipotesi globale di soluzione della controversia e non porti invece ad un accrescimento delle richieste di Vienna mediante un abile gioco delle parti.

Questo infatti è il grave rischio insito nella proposta di Kreisky, in quanto l’introduzione di un nuovo interlocutore nei contatti italo-austriaci potrebbe consentire all’Austria di aumentare ancor pile sue richieste, con il pretesto di dover soddisfare oltre che alle condizioni poste dagli altoatesini e dai tirolesi anche a quelle poste dal Partito Socialista austriaco. Di conseguenza, l’idea formulata da Kreisky dovrebbe essere soppesata con grande prudenza, facendo chiaramente intendere alla prima occasione all’ex Ministro degli Affari Esteri che, se il Governo austriaco intende procedere d’intesa con il Partito Socialista, nei confronti del problema dell’Alto Adige, si tratta di una questione interna austriaca alla quale il Governo italiano intende rimanere estraneo. Esso non pucomunque accettare – ove si pensasse a qualcosa del genere – né l’idea di un suo contatto con l’opposizione socialista, che si affianchi a quello con il Governo austriaco, né l’intervento di interlocutori che non rappresentino e non impegnino il Governo di Vienna.

Da ultimo, non possiamo scordare la tecnica di crescenti richieste praticata da Kreisky. Nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964, dallo stesso verbale austriaco risulta che il Ministro degli Esteri si limita chiedere un allargamento del pacchetto di soli 5 punti. Oggi, non solo ha avuto 18 punti di pisul pacchetto, ma vuole rendere permanente l’ancoraggio sulle nuove misure che allora – limitato ad una semplice indagine di fatto quinquennale – gli pareva soddisfacente e nello stesso tempo non parla pidi una quietanza immediata. Queste esperienze non possono fare a meno di accrescere la nostra diffidenza o la nostra prudenza.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1180. 2 Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


2 Vedi D. 378.


3 Vedi D. 153.


4 Vedi il punto VII del D. 282 e la nota 16.


5 Vedi D. 4. 7 Recte: n. 3864. Vedi D. 324. 8 Non pubblicato. 9 Sul coinvolgimento di Jenny, Ducci espose a Pompei le seguenti considerazioni: «nel rinnovare il giuramento di avere pazienza, ed impedendomi quindi di commentare le nuove complesse elucubrazioni espresse dal mio omonimo [scil. Gaja] al mio vis-à-vis, vorrei pur tuttavia porti la domanda seguente. Che ne pensa la DC, ed in particolare quella altoatesina, ed in particolare il nostro amico Alcide del Partito del progresso sociale del Dr. Jenny? Abbiamo una dottrina circa la convenienza di differenziare le forze politiche della comunità di lingua tedesca, o preferiamo un interlocutore unico? Tu mi risponderai che questo si vedrà con l’affermarsi o meno del Partito di Jenny. Ma è anche vero che certe affermazioni possono essere aiutate, e in vari modi. 2. I fulmini del mio omonimo avranno invece a Vienna, ed in particolare alla Kärntnerstrasse, il prevedibile risultato seguente. Magnago non vuole Jenny. Wallner non vuole Jenny perché non lo vuole Magnago; Withalm non vuole Jenny perché non lo vuole Wallner. Come conclusione, Jenny ‒anche se avrà qualche affermazione ‒continuerà ad essere tenuto fuori della porta delle riunioni austro-nord-sudtirolesi, ma si lascerà trapelare che è Roma che lo ha chiesto. La conseguenza ne sarà che coloro che in Austria (e in Italia) non vogliono che i socialisti austriaci abbiano alcunché da fare con la chiusura della vertenza metteranno una nuova zeppa nelle possibilità di collaborazione fra ÖVP e SPÖ. Infatti Kreisky ha sempre detto che se gli si chiede di votare a favore della vertenza, lo si deve consultare.(Non ha mai detto, come solo i fantasiosi collages elaborati da Fenzi gli hanno fatto dire, di voler partecipare con un proprio rappresentante al negoziato con noi). È certo che Kreisky voglia con ciriservarsi il diritto di dire la sua. Ma non è detto che la ÖVP e noi dobbiamo accettare per forza quello che egli ci dirà: l’importante sarà che egli non possa dire in Parlamento di non essere stato mai consultato. Ripeto dunque che questa consultazione comincia con la partecipazione di Jenny alle riunioni tipo Innsbruck. Solo il mio omonimo si spaventa del Comitato dei Sei, o fa finta di spaventarsene. Non credo che questo Comitato si riunirà mai più in tale forma. Ma è certo che non potremo impedire agli Austriaci ‒e che neanche ci converrebbe ‒di convocare delle riunioni con la partecipazione di esponenti della minoranza sudtirolese, come hanno fatto sempre e senza nessuna protesta da parte nostra da dieci anni a questa parte. Non si dirà che c’è un veto romano contro Jenny? Ti ripropongo quindi la domanda perché vorrei sapere se vi sia una posizione particolare della DC alto-atesina contro l’idea di dare un po’ di fiato al Partito di Jenny. La cosa potrebbe allora avere un aspetto diverso» (L. 1298 del 26 aprile, in Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968).10 Vedi D. 270.


6 Vedi D. 378, nota 3.


7 Vedi D. 379.

384

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

T. segreto 13339/237. Vienna, 16 aprile 1968, ore 11,50 (perv. ore 12,40).

Oggetto: Conversazione Ducci- Waldheim.

Telegramma ministeriale n. 672.

Waldheim non mi ha mai parlato di «inserire Kreisky nei contatti italo-austriaci», né proposto o alluso alla possibilità che «un rappresentante della opposizione socialista sia presente in quanto tale ai contatti governativi italo-austriaci», né accennato ad alcuna «nuova procedura». Si era limitato ad auspicare che nella questione altoatesina fosse possibile instaurare in Austria quella che negli Stati Uniti si chiama «bipartisan foreign policy».

D’altronde nessuna delle frasi soprariportate si trova trova nel mio telegramma n. 2273 come chiunque lo rilegga puconstatare(4).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1044.


2 Vedi D. 381.


3 Vedi D. 379.


4 Per la risposta vedi D. 386.

385

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 18 aprile 1968.

- - - -

a) Accordo per la Corte dell’Aja e testo della quietanza austriaca

Si è preso atto dell’accettazione da parte del Governo di Vienna del nuovo testo proposto da parte italiana per l’accordo relativo alla giurisdizione della Corte dell’Aja, nonché delle modifiche proposte sempre da parte italiana al testo della cosiddetta quietanza austriaca. Per quanto concerne, tuttavia, l’aggiunta richiesta dal Governo austriaco alla formula della quietanza, ho rilevato che essa sembra del tutto pleonastica, a meno che non tenda ad escludere «in aeternum» l’ipotesi di modifica o revoca delle misure; nel qual caso essa comporterebbe un impegno che costituzionalmente non si vede come possa essere assunto dal Governo italiano. Di conseguenza, ho pregato di voler riconsiderare la possibilità che da parte austriaca sia riguardata come definitiva la formula con le modifiche suggerite da parte italiana, ma senza l’ulteriore aggiunta richiesta da Vienna.

b) Determinazione del momento del rilascio della quietanza

Dall’esame delle comunicazioni austriache cui si rispondeva, avevamo dovuto constatare che da parte del Governo di Vienna si affermava di non ritenere che esista accordo tra le parti circa la determinazione del momento del rilascio della cosiddetta quietanza. Al riguardo ho rilevato che ai fini della chiusura della controversia è di comune interesse determinare con chiarezza tale momento, che è connesso col concetto, su cui pure deve esistere in ogni caso accordo, dell’attuazione del pacchetto.

Esaminando le condizioni poste da parte austriaca all’accettazione della formula «automatica», la prima, comunque, costituisce una «petizione di principio» perché un obiettivo fondamentale delle conversazioni in corso è proprio quello di trovare – in ogni caso – un’intesa sul concetto di attuazione del pacchetto. Per quanto riguarda, poi, la richiesta del consenso dei rappresentanti del gruppo altoatesino di lingua tedesca, se essa vuole significare qualche cosa che non sia già previsto nella parte materiale dell’attuale ipotesi d’intesa, (che da parte austriaca si dichiara di accettare), cisembra introdurre un nuovo elemento, che tenderebbe a subordinare il rilascio della quietanza all’arbitrio dei rappresentanti del gruppo altoatesino di lingua tedesca: e tale nuova condizione si rifletterebbe sull’applicazione delle misure, anche nel caso di ricorso ad una definizione non automatica dell’attuazione del cosiddetto pacchetto.

Da parte italiana – ho aggiunto – non si puquindi far altro che insistere nel suggerire l’accettazione della formula cosiddetta «automatica», che, mentre fornisce ogni garanzia circa la completa attuazione del pacchetto, presenta il vantaggio della chiarezza e della semplicità e puconsentire la chiusura della controversia entro un termine fisso corrispondente a quello della tregua politica. Con la formula proposta da parte austriaca verrebbe meno infatti la necessaria corrispondenza fra la durata del periodo di tregua politica previsto e quello occorrente per l’attuazione del pacchetto, altro elemento essenziale delle ipotesi di soluzione della controversia discusse da ultimo a Londra.

c) Internazionalizzazione delle misure

Ho ricordato le premesse che sono alla base dei contatti italo-austriaci dopo l’incontro dei Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi che ebbe luogo a Ginevra nel maggio ‘64, e cioè:

1) la salvaguardia dei rispettivi punti di vista giuridici circa l’applicazione dell’accordo De Gasperi- Gruber;

2) il riconoscimento che il predetto accordo deve rimanere l’unico testo che regoli i problemi connessi con l’esistenza in Alto Adige del gruppo di lingua tedesca.

Nonostante che tale posizione sia stata formalmente accolta da parte austriaca, dovevamo constatare che, anche nelle due comunicazioni in esame, tentativi sono effettuati da parte del Governo di Vienna per internazionalizzare le misure previste, considerandole oggetto di un nuovo accordo italo-austriaco. A tale scopo rispondono le seguenti richieste, o proposte, contenute nelle comunicazioni austriache su menzionate: 1) la richiesta di consegna formale di una «integrazione» della terza stesura del pacchetto con le «risultanze delle trattative bilaterali avvenute nel frattempo, nonché con i chiarimenti ed approfondimenti intervenuti nei contatti fra il Presidente del Consiglio italiano e la SVP»; 2) la proposta di rimettere al giudizio di qualsiasi istanza internazionale prescelta dall’Italia l’accertamento se l’eventuale ritardo nel rilascio della quietanza da parte austriaca sia, o meno, giustificato; 3) la richiesta di apporre alla formula della quietanza la nota aggiuntiva sopra accennata.

Di fronte a tali tentativi il Governo italiano non puprendere una posizione diversa da quella tenuta nel passato. Comunque, da parte italiana si è disposti ad una consegna «di fatto» del pacchetto – benché esso sia perfettamente noto al Governo austriaco – con modalità che non dovranno tuttavia essere tali da costituire un elemento per la sua internazionalizzazione.

d) Chiusura della controversia

La proposta austriaca relativa ad un periodo di tregua politica limitata a tre anni appare essere fondata sull’evidente equivoco che le relative proposte italiane prevedessero una tregua politica della durata di tre anni in ogni caso. Cinon è, invece, esatto, come risulta dagli ultimi due scambi di vedute che hanno avuto luogo a Londra in proposito. Solo nel caso di accettazione da parte austriaca della formula «automatica» per la determinazione del momento del trasferimento delle nuove competenze alla Provincia di Bolzano, formula che prevedeva un periodo di tre anni per tale trasferimento, tale corrispondenza si verificherebbe.

Avendo l’Austria respinto – almeno per ora – tale formula, e avendo manifestato una preferenza per l’altra ipotesi che comporta un periodo di attuazione di quattro anni, la proposta di Vienna del 10 gennaio lascia scoperto il periodo di un anno, durante il quale la parte austriaca sarebbe libera di adire qualsiasi foro internazionale, anche politico, per una controversia con l’Italia. Da parte italiana pertanto, mentre si insiste

– come già detto sopra – perché da parte austriaca venga accettata la formula «automatica», si sottolinea comunque la necessità della corrispondenza tra la durata del periodo di tregua politica e il periodo di tempo occorrente per l’attuazione del pacchetto. Ho aggiunto che ritenevo trattarsi prevalentemente di aspetti tecnici, apparentemente di dettaglio, che potevano essere sfuggiti ai redattori della risposta austriaca, ma che mi sembrava potessero essere facilmente risolti, in base ai nostri chiarimenti ed alla logica.

Con la questione della soluzione della controversia è collegata – come ho sottolineato – anche la proposta austriaca secondo la quale lo scambio delle ratifiche dell’accordo per la Corte dell’Aja dovrebbe avvenire dopo il rilascio della quietanza oppure, al massimo, contemporaneamente. Tale proposta, come è ovvio, finirebbe col lasciare il Governo austriaco arbitro non soltanto di scegliere il momento del rilascio della quietanza, ma anche di non permettere di adire la Corte di Giustizia dell’Aja se non quando cigli sarà gradito. Per questo motivo da parte italiana si deve insistere affinché lo scambio delle ratifiche dell’accordo avvenga indipendentemente e prima – almeno 24 ore – del rilascio della quietanza da parte del Governo austriaco. Ho fatto presente che poteva essere utile, comunque, esplorare al riguardo anche la formula discussa il 12 dicembre 1967 a Parigi col Ministro Toncic(7), che prevedeva la facoltà per l’Austria di anticipare, ove lo avesse desiderato, il rilascio della quietanza nei termini da noi proposti.

e) Risposta al promemoria Vassalli

Va rilevato innanzitutto che nella comunicazione austriaca non si risponde a nessuno dei quesiti posti nel promemoria Vassalli e ci si limita a riproporre la nota argomentazione austriaca secondo la quale l’ordinamento giuridico dell’Austria è adeguato allo «standard» degli altri Paesi europei e pertanto tale da soddisfare agli obblighi internazionali. Tale tesi austriaca è infondata sul piano del diritto internazionale, che richiede non già che una legislazione sia conforme ad un ipotetico «standard», ma una diligente prevenzione e una adeguata repressione degli atti terroristici, il che nel caso dell’Austria è smentito dai fatti. Dopo aver richiamato le nostre tesi giuridiche, quali esposte nella nostra nota del 14 ottobre 1967(8), ho precisato che il Governo italiano non ha particolari norme da suggerire al Governo austriaco affinché vengano introdotte nella sua legislazione; esso peraltro deve insistere affinché da parte austriaca vengano prese le misure adeguate per eliminare il terrorismo, la cui responsabilità ricade pienamente sull’Austria. Il Governo austriaco non puvalersi delle eventuali lacune nella sua legge penale e della eventuale carenza delle sue autorità giudiziarie per sottrarsi agli obblighi che internazionalmente gli incombono.

f) Incontro dei Direttori Generali di P.S. italiano ed austriaco

Nessuna obiezione vi sarebbe da sollevare se il proposto incontro avesse luogo con gli stessi compiti e nella stessa cornice in cui si sono svolti finora gli incontri tra funzionari di polizia dei due Paesi, e cioè al fine di realizzare una collaborazione piefficace delle forze dell’ordine d’Italia e d’Austria per la lotta contro il terrorismo. Diverso sarebbe il nostro pensiero se si volesse portare sul piano amministrativo e di polizia un problema, come quello del terrorismo, che è giuridico e politico.

- -

Comunque, ho aggiunto, l’atteggiamento italiano di fronte a un’eventuale intesa fra il Partito Popolare e il Partito Socialista austriaco non puessere inteso come un nostro assenso all’inserimento di un rappresentante del Partito altoatesino del Progresso Sociale – come di un rappresentante di un qualsiasi altro Partito italiano – in organi austriaci, come, ad esempio, la nota Sottocommissione dei Sei.

Ho infine espresso la convinzione che occorreva, da ambo le parti, che cercassimo di immaginare quale doveva essere la situazione dopo la chiusura dell’attuale controversia, situazione che dovrebbe portare, a mio avviso, ad una completa normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi, evitando tentativi – diretti od indiretti – di interferenza nei rispettivi affari interni.

Era, questo, un criterio che mi sembrava importante tener presente sia nello sviluppo dei colloqui, sia nei vari atti che potevano essere compiuti sin d’ora. Mi pareva che, se ne avessimo tenuto conto, avremmo compiuto un importante passo nella giusta direzione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 7, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1968. 2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


2 Vedi D. 314.


3 Vedi D. 334, Allegati I e II.


4 Vedi D. 372.


5 Vedi D. 153.


6 Vedi D. 317. 8 Non pubblicata, ma vedi D. 275.


7 Vedi D. 350, nota 9. 10 In realtà del 5 aprile: vedi D. 379.

386

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. segreto 7054/74. Roma, 20 aprile 1968, ore 16,40.

Oggetto: Conversazione Ducci- Waldheim.

Suo 2372.

V.S. è pregata esprimersi con Ministro Waldheim nei termini indicatele nel telegramma ministeriale n. 673. Segue telespresso(4).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1094.


2 Vedi D. 384.


3 Vedi D. 381. 4 Per la risposta vedi D. 387.

387

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI(1)

T. 247. Vienna, 22 aprile 1968, ore 13,11.

Telegramma di V.E. 742.

Ho già avuto l’onore di far subordinatamente osservare che né Waldheim ha detto a me in alcuna occasione, né io ho riferito nel telegramma 2273 o altrove, cia cui vuol rispondere il punto B del telegramma 674. Waldheim non ha con me parlato dell’idea di far «partecipare il rappresentante del partito socialista in quanto tale» ai contatti governativi italo-austriaci, e non mi ha proposto né questa né qualsiasi altra nuova procedura per le trattative.

A meno dunque che idee del genere siano state fatte conoscere direttamente a codesto Ministero, temo che la premessa su cui si basa il punto B del telegramma 67 sia fondata su un equivoco o su una affrettata lettura della mia comunicazione. Cadono in ogni caso con essa, finché tale premessa non divenga esistente, le conseguenze letterali che da essa vengano fatte derivare ai sottoparagrafi 1) 2) e 3) di detto punto B.

Ne deduco subordinatamente che sia da escludere che io debba parlare a Waldheim di tale punto.

Il Ministro degli Esteri mi aveva invece in quella conversazione postconviviale fatto cenno, di sua iniziativa, della sua convinzione che sarebbe meglio che in Austria si conducesse «una politica bipartitica nell’affare altoatesino». Ripeto che mi disse anche che avrebbe cercato di convincerne il Cancelliere: il che dimostrerebbe che si trattava ancora di una sua convinzione personale. (E poi, dinanzi alla posizione così scossa di Klaus, la domanda da fare sarebbe: quale Cancelliere?)

Lasciando ora da parte l’abbaglio degli uffici ministeriali circa la partecipazione diretta alla trattativa di un rappresentante socialista (una «bypartisan foreign policy» non ha necessariamente neanche negli Stati Uniti la conseguenza che delegati dell’opposizione partecipino ai negoziati internazionali) mi consenta V.E. di soffermarmi brevemente sulla importante questione di fondo.

Io avevo da tempo riportato l’impressione (ad esempio dall’appunto preparato 1’8 novembre dalla Direzione degli Affari Politici per il Comitato ristretto dei Ministri(5), nonché da lettere a me scritte in varie occasioni da Gaja) che V.E. e il Governo italiano siano dell’avviso che, se accordo fra Italia e Austria deve esserci, esso dovrà essere approvato dalla maggioranza pilarga possibile del Parlamento austriaco.

Spetta soltanto al Governo austriaco di oggi o di domani vedere come cipossa ottenersi, come appunto prescrive il telegramma 67 al punto A. Fu per questa ragione che io non mi pronunciai sull’opinione di Waldheim che il suo Governo dovrebbe prendere in considerazione l’offerta pivolte avanzata da Kreisky (benché non senza scopi di polemica interna) di concordare assieme il modo di concludere la controversia con l’Italia.

E per quale motivo Waldheim fosse di questo avviso risulta chiaro da quanto egli mi disse, e io riferii, all’inizio della nostra conversazione. Se si vuol fare l’accordo il tempo stringe, la costellazione è favorevole, non si sa quale Europa avremo nel 1971 e di quanto le forze naziste e razziste si saranno rafforzate in Germania e altrove. A questi motivi Kreisky aggiunse, nella separata conversazione che io ebbi con lui il 2 aprile(6), una visione piampia del dovere comune di tutti gli Europei ragionanti: che è quello di mantenere e allargare l’area di sanità mentale e di stabilità politica in Europa, sottoposta ad attacchi concentrici da parte di nazionalismi, sovversivismi e anarchismi di sinistra e di destra. È interesse e compito delle forze migliori in Austria e in Italia

– aggiungeva Kreisky – impedire che un cuneo sia messo nella cooperazione tra democrazia italiana e democrazie di lingua tedesca.

Non dobbiamo – aggiungo io – scontare sempre il peggio: ad esempio che l’Austria abbia per due anni un governo impotente. Né possiamo volere una cosa e il suo contrario: e cioè la pilarga approvazione parlamentare dell’accordo, e che i socialisti siano invece costretti a comportarsi da oppositori perché alcuni nostri tecnici sono spaventati (ammetto non del tutto a torto) che cipossa introdurre nuovi (o vecchi) elementi nell’impostazione del negoziato. Eccessivi timori ed ossessivi sospetti mi sembrano altrettanto pericolosi che l’ingenua fiducia o la non sufficiente vigilanza.

Se vogliamo veramente l’accordo, tutto sommato è meglio che si trovino i modi appropriati per renderne corresponsabili i socialisti austriaci. In ogni caso, presto o tardi dentro l’accordo i socialisti ci saranno comunque, perché l’Austria va ineluttabilmente verso un governo di coalizione. È questo governo di colore, e forse con direzione socialista, che dal 1970 in poi amministrerà un eventuale accordo (chiusura della controversia, ecc.). Mi pare sia questo un elemento fondamentale da tener presente, se siamo ancora a favore di raggiungere un accordo entro il 1968.

Ma queste sono mie considerazioni, di cui V.E. vorrà se crede tener conto per il futuro (prescindendo, naturalmente, dal mio futuro personale). Per il momento, caduto il punto B del noto telegramma, affermando il punto A che l’eventuale intenzione del Governo austriaco (che come ho detto pisopra è tutt’altro che certa) di procedere d’intesa coi socialisti «è una questione interna austriaca alla quale intendiamo rimanere estranei», mi domando se in questa fase ci sia qualcosa di specifico che io debba dire a Waldheim. Mi pare di no.

D’altronde Waldheim è a Tokio, da cui si recherà direttamente in visita ufficiale a Berna. Sarà a Vienna a partire dal 29 aprile. Potrallora domandargli se e quale maturazione la sua idea abbia avuto nelle alte sfere del Governo austriaco, e in caso positivo fargli alcune opportune considerazioni guidate dallo spirito del telegramma 677.


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 Vedi D. 386.


3 Vedi D. 379.


4 Vedi D. 381.


5 Vedi D. 282.


6 In realtà del 1° aprile, vedi D. 378.


7 Per la risposta vedi D. 388.

388

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. 76. Roma, 23 aprile 1968, ore 12,07.

Suo 2472.

Sforzo compiuto da S.V. per chiarire senso suo telegramma 2273 est segno di scrupolo apprezzabile, ma non era necessario, dato che chiarissimi risultano testo e senso predetto dispaccio.

Non potendo non tenere conto dell’annosa esperienza in materia di conversazioni italo-austriache e nell’intento di prevenire il rinnovarsi di già sperimentate maliziose manovre della controparte, le ho impartito le istruzioni di cui al telegramma 674. Quindi devo ripetere alla S.V. la conferma di esse, già del resto comunicata con telegramma 745, lieto di poter constatare che assenza da Vienna del Ministro Waldheim non abbia fatto derivare danni dalla ritardata esecuzione delle istruzioni stesse.


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 Vedi D. 387.


3 Vedi D. 379.


4 Vedi D. 381.


5 Vedi D. 386.

389

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, FANFANI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. segreto 7831/80. Roma, 2 maggio 1968, ore 16,30.

Oggetto: Consiglio d’Europa Alto Adige.

Si è preso atto di quanto riferito da V.S. col telegramma n. 2612 – di cui si ringrazia – e cioè che Ministro Waldheim conta che moniti suoi e di Toncic siano ascoltati da deputati austriaci partecipanti prossima riunione Assemblea Consiglio Europa.

Tuttavia, stante presa di posizione Mondseer Arbeitskreis e nota pubblicata da «Kurier» (telespresso codesta Ambasciata 1289 del 25 aprile u.s.3), sembrerebbe opportuno che V.S. alla prima occasione facesse presente a Waldheim che, se deputati austriaci solleveranno questione altoatesina, da parte italiana non si mancherà di replicare adeguatamente, e che di nuovo conteremmo sollevare, anche con maggiori dettagli, questione responsabilità austriache per terrorismo.

Con occasione V.S. vorrà aggiungere che rilievi Waldheim circa prese di posizione italiana hanno destato in noi stupore, poiché, al contrario, proprio nelle posizioni austriache, dopo avvento nuovo Ministro Federale Affari Esteri, vi è stato irrigidimento cui dimostrazione pirecente è costituita da nota verbale su caso Klotz(4). V.S. vorrà far rilevare altresì che ha del pari destato sorpresa che Waldheim abbia accennato a contatti italo-austriaci come se fossero attualmente sospesi, mentre, come noto, essi sono tuttora in corso, dopo comunicazione italiana del 18 aprile(5), in merito alla quale attendiamo risposta da Vienna(6).


1 ACS, Archivio Aldo Moro, b. 115, fasc. 712.


2 T. segreto 15102/261 del 29 aprile, non pubblicato.


3 Non rinvenuto.


4 Vedi D. 350, nota 9.


5 Vedi D. 385. 6 Per il seguito vedi D. 394.

390

COLLOQUIO DEL SOTTOSEGRETARIO AGLI AFFARI ESTERI, OLIVA, CON IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AUSTRIACO, WALDHEIM (Strasburgo, 6 maggio 1968)1

Appunto(2).

1. Ho visto ieri [il 6] a Strasburgo il Ministro degli Affari Esteri austriaco Waldheim. L’incontro è avvenuto a sua richiesta, all’Hotel Sofitel, al termine della colazione ivi offerta dal Presidente del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. Ad esso hanno partecipato, da parte austriaca, l’Ambasciatore Gredler, Rappresentante austriaco presso il Consiglio d’Europa, e il Ministro Calice, Capo di Gabinetto di Waldheim; da parte italiana, Gaja ed Assettati. L’incontro è durato quasi un’ora ed è stato aperto e cordiale.

- - - -

Corte stessa, sia della determinazione del momento dello scambio delle ratifiche concernenti tale strumento. Da parte nostra infine si è anche sottolineato il fatto chel’esecuzione del «pacchetto» dipende dalla libera volontà del Parlamento italiano. È quindi opportuno che da parte austriaca vengano evitate tutte quelle prese di posizione e quegli incidenti che potrebbero naturalmente rendere pidifficile al Parlamentodi Roma una sua favorevole presa di posizione. È infatti essenziale, al riguardo, che si possa contare durante tutto il periodo futuro sopra condizioni di normalità e di calma.

- - - - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 7, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1968.


2 Redatto da Oliva il 7 maggio. Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro. 9/5».


Vedi D. 385.

391

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 7 maggio 1968.

In occasione del mio soggiorno a Strasburgo, l’ex Ministro degli A.E. austriaco, Toncic, ha chiesto ieri di vedermi.

Riassumo qui di seguito i termini del colloquio.

1. Toncic ha iniziato dicendo che il gruppo parlamentare austriaco all’Assemblea del Consiglio d’Europa avrebbe votato compatto a favore della designazione di Sforza a Segretario Generale Aggiunto. Egli sperava che avremmo apprezzato questo gesto, sia da un punto di vista generale, sia ricambiando successivamente l’appoggio oggi datoci con analogo appoggio alla candidatura austriaca (dello stesso Toncic) a Segretario Generale del Consiglio d’Europa. In particolare, da parte austriaca si desiderava a questo riguardo che, qualunque dovesse essere la data di assunzione da parte del futuro Segretario Generale (e cioè sia nel caso che venisse accolta, o meno, la richiesta di Smythers di una proroga del suo mandato della durata di sei mesi), l’elezione avesse luogo in ogni caso alla data prestabilita, e cioè nel marzo del 1969.

Toncic si è soffermato altresì ad illustrarmi le ragioni personali e di politica interna austriaca che giustificavano la sua richiesta.

Gli ho risposto che prendevo atto, ringraziando, della sua comunicazione relativa alla candidatura Sforza e, con interesse, delle altre informazioni che egli mi aveva fornito. Egli poteva rendersi conto della impossibilità in cui io mi trovavo di indicargli una nostra reazione. Pensavo che la questione avrebbe potuto essere esaminata con tutta l’attenzione dovuta nel corso dei prossimi mesi. A titolo personale, potevo dire che il gesto austriaco fatto nei nostri confronti mi sembrava particolarmente apprezzabile e che, compatibilmente con gli sviluppi della situazione e tenuto conto dei principi invalsi nella designazione delle cariche all’interno del Consiglio, la candidatura austriaca poteva essere idonea a riscuotere il nostro appoggio.

Ci saremmo senz’altro tenuti a contatto, a Strasburgo, colla Delegazione austriaca e non avremmo mancato a suo tempo di far conoscere la nostra posizione. Si doveva tuttavia tenere presente che la nomina del Segretario Generale era di competenza dell’Assemblea e che era difficile per noi prevedere quale potesse essere l’atteggiamento dei delegati italiani in tale circostanza, anche e soprattutto in previsione di un rinnovo dell’attuale nostra Delegazione.

2. Toncic ha voluto poi parlarmi dello sviluppo della questione alto-tesina successivamente al nostro incontro di Parigi dell’11 dicembre 1967(3), incontro che ha costituito, a suo dire, uno dei momenti in cui le due parti sono state obiettivamente pivicine ad un accordo definitivo. Egli mi ha esposto le difficoltà, che aveva dovuto affrontare appena tornato in Austria da Parigi, difficoltà che egli aveva cercato di sormontare con la creazione della nota Sottocommissione dei Sei. Quest’ultima aveva lavorato in maniera soddisfacente durante la sua sessione di Salisburgo se non altro perché aveva deciso di non rompere le fila delle conversazioni con l’Italia, così come si erano svolte in questi ultimi anni. Dalle sue decisioni era uscita la risposta austriaca del 10 gennaio(4), che noi conosciamo. Essa non era forse sostanzialmente positiva. Doveva peressere considerata positiva nella cornice che egli mi aveva illustrato.

Si è giunti così – mi ha aggiunto Toncic – al rimpasto ministeriale austriaco del gennaio 1968. Le varie federazioni della Osterreichische Volkspartei avevano raccomandato, per molte ragioni, la sostituzione del Ministro del Commercio Bock. Il Cancelliere Klaus, preoccupato dell’esito delle elezioni regionali, che dovevano avere luogo nei primi mesi di quest’anno, aveva cercato di allargare il rimpasto in modo da presentarsi con una «équipe» ministeriale nuova, atta a dare l’impressione di un rilancio generale della politica del Governo. Con tale operazione Klaus si riprometteva di attrarre verso la ÖVP un numero sia pure marginale di elettori. Proprio con questi obiettivi di politica interna il Cancelliere austriaco aveva deciso all’ultimo momento di sacrificare lui stesso, Toncic, ed alcuni altri Ministri del precedente Gabinetto. L’esito delle elezioni ha provato, mi ha detto Toncic, che il calcolo di Klaus era totalmente sbagliato. Il Governo di Vienna si trova ora in una posizione ancora pidebole della precedente, né è facile prevedere che cosa esso possa fare per rafforzarsi e per assumere la capacità di decisioni di una certa importanza sia nel campo della politica estera che in quello della politica interna.

Toncic ha tenuto a sottolineare che è stata proprio la preoccupazione di Klaus di evitare ogni rischio in politica interna l’elemento che gli fece mancare un appoggio, che gli sarebbe stato invece essenziale, durante il mese di dicembre scorso e nei primi giorni di gennaio. Se tale appoggio gli fosse stato dato, ciavrebbe potuto portare – a suo dire – ad una soluzione del problema altoatesino. Sarebbe bastato che il Cancelliere avesse ritenuto di usare la sua autorità per far accettare ai tirolesi ed agli altoatesini le conclusioni cui si era giunti negli ultimi incontri di Londra(5) e a Parigi(6).

(È evidente che le dichiarazioni di Toncic riflettono in parte la sua amarezza per aver dovuto lasciare la carica che ricopriva e, in parte, la posizione non agevole in cui egli si trova nei confronti del Governo austriaco. Esse mi sembrano tuttavia interessanti anche perché Toncic ha voluto evidentemente giustificare colle sue parole la differenza di posizione che si puriscontrare fra quanto egli stesso aveva dichiarato nell’incontro di Parigi dell’11 dicembre 1967 ed il contenuto del Pro- Memoria austriaco del 10 gennaio u.s.).

- -

Gli ho fatto presente che tale presa di posizione era inopportuna proprio ai fini cui Toncic mi aveva accennato. Era infatti inevitabile da parte dei nostri parlamentari una adeguata risposta. Mi auguravo quindi che Toncic fosse in grado di intervenire presso lo Scrinzi in modo che il suo intervento fosse evitato. Toncic mi ha promesso che avrebbe fatto il possibile nel senso da me desiderato.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 7, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1968.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 317.


4 Vedi D. 334, Allegati I e II.


5 Vedi D. 314.


6 Supra, nota 3.

392

IL CAPO DELLA RAPPRESENTANZA PRESSO IL CONSIGLIO D’EUROPA, ASSETTATI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. 961. Strasburgo, 9 maggio 1968.

Carissimo Roberto,

faccio seguito al mio telegramma odierno n. 642 per pidettagliatamente illustrarti la conversazione che, su mia richiesta, ho avuto ieri con Struye.

Premesso che eravamo a conoscenza, attraverso stampa ed agenzie, della nuova iniziativa della Mondsee Arbeitskreis relativa all’invio del testo tedesco del «pacchetto», desideravo al riguardo fargli alcune precisazioni:

1) ritenevamo del tutto scorretto ed anche poco riguardoso, verso lo stesso Struye, l’invio da parte di una Associazione privata di un documento diplomatico ancorché non segreto pur tuttavia non ancora reso di pubblica ragione in alcuno dei due Paesi interessati;

2) non sapevamo, né ci interessava d’altra parte sapere se e qual valore di autenticità potesse avere il documento inviato a Struye;

3) consideravamo comunque del tutto inopportune e controproducenti queste azioni ed iniziative da parte della ben nota Associazione politica austriaca quando conversazioni e contatti in forma discreta e senza alcuna pubblicità continuano tra noi e gli austriaci con speranza di poter giungere a qualche definizione della ben nota questione alto-atesina tale da riportare quel clima di distensione e di serenità, che certo lo stesso Presidente Struye auspicava.

Il mio interlocutore ha preso atto ed ha convenuto su quanto da me dettogli, e dopo una lunga esposizione dei noti fatti passati relativi alla Terza Sottocommissione, nella quale ho potuto notare una sua premura a farmi comprendere di non gradire troppo le varie iniziative della Mondsee, mi ha confermato di aver ricevuto, senza alcuna firma, il documento di cui trattasi, accompagnato da una espressa richiesta di convocazione urgente della Terza Sottocommissione per un riesame della questione alto-atesina alla luce del «pacchetto». Ha aggiunto perche non intendeva in alcun modo dare seguito alla richiesta della convocazione della Sottocommissione tanto piche la stessa oggi puconsiderarsi di fatto non esistente in quanto non è stata rinnovata la sua composizione, ci egli ha tenuto a precisare, per un riguardo alla attuale situazione parlamentare italiana. Naturalmente, non ha mancato di ripetere la consueta affermazione che cioè questa Sottocommissione non puessere eliminata ed al riguardo dovrà in futuro (senza alcuna precisazione) essere presa qualche decisione, sempre perdi comune intesa fra le parti interessate.

Per quel che pispecificatamente riguarda il «pacchetto», egli mi ha detto che varie soluzioni potrebbero essere da lui adottate quali una sua risposta di non poter dar seguito alla richiesta della convocazione della Terza Sottocommissione, per le note ragioni contingenti oppure nessuna risposta oppure anche una restituzione al mittente del documento pervenutogli.

Naturalmente non ho mancato di far subito rilevare, peraltro senza insistervi troppo per non provocare reazioni contrarie ben conoscendo il carattere del mio interlocutore, che, a mio parere, la soluzione della restituzione poteva apparire come la migliore, senonché Struye ha replicato che tale rinvio al mittente poteva apparire troppo duro e scortese; senza volermi precisare le sue decisioni su tale aspetto formale, mi ha comunque dichiarato che, poiché il documento inviatogli non risultava essere stato reso da nessuna delle due parti di pubblica ragione, lo stesso non poteva essere da lui considerato che come un documento confidenziale, a tale titolo quindi non suscettibile di alcun seguito da parte sua; egli mi ha pertanto assicurato che non ne avrebbe fatto il alcun modo «état», così come pure avrebbe considerato come personale ed in alcun modo ufficiale il mio intervento in argomento presso di lui.

Ho tenuto a riferirti in dettaglio la mia conversazione con Struye di cui tu ben conosci le non facili e non sempre gradevoli particolarità di carattere e di temperamento.

In conclusione per nel mentre sono certo che egli non darà alcun seguito a questa nuova iniziativa della Mondsee Arbeitskreis, ho d’altra parte la sensazione che nulla ormai abbiamo da temere per quanto riguarda la Commissione Politica fino alla prossima riunione della stessa nel mese di settembre, per la quale Struye tiene moltissimo a venire a Roma; ed è soprattutto in funzione di questa sua ambizione che mi sembra lecito tener conto di favorevoli disposizioni da parte sua nei nostri confronti. Non va peraltro dimenticato, quanto il predetto signore sia estroso, ambizioso e suscettibile per cui, come ho telegrafato, occorrerebbe a mio avviso che nessuna forma di pubblicità venisse data agli intendimenti da lui manifestatimi circa questa ennesima iniziativa della Mondsee.

Seguire il suggerimento di Vienna di cui al tuo telegramma n. 373 mi sembrerebbe pericolosissimo e tale da pregiudicare tutta l’azione che in via personale e con molto tatto puessere svolta presso Struye.

Al riguardo vorrei concludere dicendoti che la mia conversazione con il predetto si è svolta in una atmosfera di particolare cordialità e ritengo che da parte nostra si debba cercare di fare il possibile per mantenere tale atmosfera che in definitiva purisultarci particolarmente utile.

Affettuosamente tuo

Augusto


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 12, pos. AA 16/3-3.


2 T. segreto 16441/64, non pubblicato.


3 Col T. segreto 16069/271 del 7 maggio (trasmesso ad Assettati col T. segreto 8266/37, pari data), Ducci suggeriva di far presente a Struye che l’Italia si attendeva la restituzione dei documenti ricevuti, mancando l’Associazione di veste e titolo per provvedere a tale trasmissione e dando pubblica notizia di tale gesto (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 12, pos. AA 16/3-3).

393

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 10 maggio 1968.

In seguito alle istruzioni ricevute(3), ho pregato l’Ambasciatore d’Austria di venire da me e gli ho fatto la seguente comunicazione:

- - - -

Loewenthal ha preso atto della mia comunicazione, assicurandomi che l’avrebbe subito portata a conoscenza del suo Governo(4).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1178.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Il testo di questa comunicazione era stato sottoposto a Fanfani il 9 maggio con un Appunto che reca la seguente annotazione di Gaja: «V. dall’On. Ministro che concorda. Convocare Lenthal. R.G.» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 7, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1968).


4 In risposta a tale comunicazione, il 20 maggio Lenthal trasmise verbalmente un messaggio di Waldheim, nel quale egli, pur dichiarandosi «pienamente favorevole ad un incontro dei Rappresentanti dei due Ministri degli Esteri», rinviava l’accordo sulle modalità della riunione a quando avesse ricevuto risposta ufficiale alla sua proposta (Appunto di Gaja del 20 maggio, in DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1187). Per il seguito vedi D. 398.

394

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

Telespr. segreto 052/673. Roma, 18 maggio 1968.

Oggetto: Questione altoatesina. Colloquio col Capo dell’Ufficio Sued Tirol.

Riferimento: Telespresso n. 1336 del 27.4.1968(2).

In relazione a quanto comunicato col telespresso sopraindicato, si fa presente quanto segue:

1. Atmosfera dei rapporti italo-austriaci

L’osservazione formulata da Tschofen sul tono delle note italiane sul terrorismo durante il cosidetto «Notenkampf»(3) sembra avere ormai soltanto un valore storico. Ma dato che essa mira a fare intendere che da parte italiana si sia preso, anche se in passato, nei confronti dell’Austria, un atteggiamento ingiustificato, alcune considerazioni in merito possono essere opportune.

Le note diplomatiche costituiscono uno strumento per raggiungere determinati scopi ed il tono di esse è uno degli elementi da cui il Governo destinatario puarguire l’urgenza e l’impegno con cui un certo comportamento o certe misure gli sono richieste. Nel caso in esame, se si accetta il concetto di cui sopra, si pudire che il tono di crescente fermezza delle note italiane è stato estremamente misurato, perché di fatto il Governo austriaco non vi diede in pratica che limitatissimo seguito.

Tale tono doveva comunque rendere il Governo di Vienna consapevole del fatto che da parte italiana non ci si poteva limitare ad una vuota schermaglia verbale e che non si sarebbe mancato di ricorrere a misure piconcrete; e le nostre note hanno giustificato, con la loro frequenza e con il loro tono, la nostra presa di posizione del giugno 1967 in seno agli organi comunitari nei confronti della domanda di accordo speciale formulata dall’Austria(4).

Per quanto riguarda, poi, l’accusa rivolta al Governo austriaco di svolgere una «campagna di bugie contro l’Italia», contenuta nel promemoria italiano del 22 luglio 1967(5), essa si riferisce alla fase speciale che ha susseguito l’attentato di Cima Vallona. Si rileva in proposito, innanzitutto, che il testo della nota stessa è stato redatto da codesta Ambasciata, su brevi indicazioni di questo Ministero (tel. ministeriale n. 218 del 21 luglio u.s.6). Trattandosi di un avvenimento di un anno fa, è poi facile ricordare che da parte austriaca si reagì all’attentato da ultimo ricordato, invece che col cercare di prendere adeguate misure e di offrire l’opportuna collaborazione alle richieste italiane, tentando di minimizzare l’episodio (che fu imputato agli stessi italiani da personaggi che oggi si definiscono moderati, come il giornalista Nayer) e di dimostrare che si era in presenza di atti di guerriglia che si svolgevano dalle due parti del confine. A tal uopo, si cercdi speculare su un episodio isolato, in cui guardie di frontiera italiane avevano esploso in aria alcuni colpi di avvertimento per intimare l’alt a due persone sospette (che, secondo quanto affermato da parte austriaca, sarebbero state dei doganieri) per «montare» una campagna intesa a dimostrare che i reparti di frontiera italiani pivolte avevano aperto il fuoco contro unità austriache.

Allo stesso scopo rispondeva d’altronde la polemica sollevata da parte austriaca per una notizia pubblicata dall’ANSA il 6 luglio 1967(7), notizia che non faceva altro che riprendere quanto pubblicato il giorno precedente da un giornale austriaco.

Proseguendo su questa linea di distorsione dei fatti e di deformazione della realtà si giunse alle dichiarazioni del Ministro austriaco degli Affari Esteri di fronte all’Assemblea delle Nazioni Unite, nell’ottobre 1967(8), secondo le quali non sarebbero esistite prove che il terrorismo in Italia proveniva dal territorio austriaco. Le reazioni italiane sono state chiaramente originate dall’atteggiamento non cooperativo del Governo austriaco e ad esso per primo va rivolta l’accusa di non aver preso, per vari mesi, in questo essenziale settore, una posizione di efficace collaborazione.

Quanto alle analoghe dichiarazioni di Waldheim (tel. di codesta Ambasciata n. 261 del 29.4 u.s.9) non si vede da che cosa esse possano essere, di fatto, giustificate. Molto pigiustificata sarebbe la constatazione, da parte nostra, di un irrigidimento della posizione austriaca, come rilevato nel telegramma ministeriale n. 80 del 2 c.m.10.

2. Connessione fra la questione altoatesina ed il terrorismo

La frase dell’appunto allegato al telespresso n. 120/536 del 20 aprile u.s. (relativo alla conversazione del 18 aprile 1968 fra il Direttore Generale degli Affari Politici e l’Ambasciatore d’Austria), citata nel telespresso cui si risponde(11), si riferisce chiaramente alla situazione quale dovrà verificarsi dopo la chiusura dell’attuale controversia, situazione che deve portare ad una completa normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi, evitando, fra l’altro, tentativi – diretti o indiretti – di interferenza nei rispettivi affari interni. Fin dal 1964 – e cioè fin dagli incontri fra esperti a Ginevra – il problema di una intesa su quel che deve significare normalizzazione dei rapporti italo-austriaci fu ripetutamente affrontato: e si esaminfin d’allora se ed in che limiti si potesse ammettere che in tale situazione si verificassero atti di terrorismo.

A questo proposito, occorre innanzitutto distinguere fra due aspetti del problema del terrorismo che spesso sono volutamente confusi da parte austriaca. Primo tra tali aspetti è l’eventuale conseguenza di atti di terrorismo sullo sviluppo dei contatti italo-austriaci. A questo proposito è stato ripetutamente affermato, tanto da parte italiana quanto da parte austriaca, che non si intendeva permettere che l’attività terroristica distraesse le due parti dal dare la propria opera al fine di giungere al pipresto possibile alla soluzione della controversia; e di fatto, nonostante il ripetersi degli attentati e nonostante la crisi prodottasi in seguito a quello di Cima Vallona, i contatti fra Vienna e Roma non sono stati interrotti.

Il secondo aspetto è la compatibilità del terrorismo sia coll’esistenza di normali rapporti fra i due Stati sia con la soluzione finale del problema altoatesino. È ovvio che, se una soluzione significa normalizzazione definitiva della situazione fra i due Paesi, il terrorismo non è in alcun modo compatibile con la soluzione della controversia. In questo senso ci si è espressi pivolte, dal 1964 in poi, (e del resto anche in data anteriore) con gli austriaci. La risposta austriaca, negli incontri del 1964, fu che da parte di Vienna si sarebbe fatto tutto il possibile per impedire il fenomeno; ma la tesi allora sostenuta in Austria era che il fenomeno aveva carattere autoctono e cioè essenzialmente altoatesino, e derivava dalla insoddisfazione della popolazione per il trattamento, giuridico e di fatto, ricevuto dalle Autorità italiane. Il Governo di Vienna negava quindi, in quella fase, nella maniera piesplicita, la sua responsabilità per l’eventuale organizzazione di attentati sul suo territorio e per la partecipazione di cittadini austriaci alla preparazione di essi. Di conseguenza, da parte austriaca si sosteneva che solo la soluzione della controversia, togliendo i motivi dello scontento della popolazione altoatesina, avrebbe potuto portare alla scomparsa del fenomeno.

Tale tesi fu sempre e fermamente contestata da parte italiana. Si pucomunque rilevare che oggi le premesse, su cui si basava la posizione austriaca, sono state dimostrate totalmente infondate. Gli scambi di Note e gli avvenimenti degli anni 1967-68 hanno infatti provato che il terrorismo è un fenomeno organizzato con larghissima prevalenza in territorio austriaco ad opera di cittadini austriaci o, comunque ad opera, per la massima parte, di individui non di cittadinanza italiana. In queste condizioni la repressione del terrorismo e la sua cessazione divengono la conseguenza, non già della soluzione della controversia e dell’applicazione di nuove misure italiane a favore delle popolazioni altoatesine, ma innanzitutto degli obblighi internazionali del Governo di Vienna. È chiaro, quindi, che Vienna è tenuta a prendere tutte quelle misure che possano portare fin d’ora alla sparizione del terrorismo e ad impedire che esso possa successivamente risorgere, mettendo in pericolo la normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi, che è lo scopo che si vuole perseguire.

È comunque da tenere presente che il problema di eventuali manifestazioni del terrorismo in momenti successivi alla soluzione della controversia si presentava in maniera totalmente differente da oggi nel 1964 (quando fu presa in esame la cosidetta formula di soluzione Saragat- Kreisky, la quale prevedeva una soluzione della controversia a carattere immediato). Doveva quindi prevedersi ovviamente, in tale ipotesi, un periodo di progressiva normalizzazione della situazione, anche nel periodo successivo alla soluzione della controversia.

La formula di soluzione della controversia successivamente elaborata ed attualmente tuttora allo studio, prevede invece, sostanzialmente, che la soluzione formale e definitiva della controversia (con il conseguente rilascio della cosidetta «quietanza» austriaca) venga spostata di alcuni anni, i quali, non possono non essere considerati, essi stessi, come un periodo di normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi. Per quanto riguarda il terrorismo, tale periodo di normalizzazione deve avere inizio fin d’ora, e ciperché non si possono comprendere né trattative fatte con un «partner» che permette il perpetrarsi di un illecito internazionale, né una conclusione di intese se non quando la situazione sia, almeno giuridicamente, corretta colla chiara dimostrazione, da parte del Governo austriaco, di volere far fronte alle sue responsabilità internazionali.

La previsione di misure che tendano ad impedire il ricorso ad atti non consentiti dal diritto internazionale è premessa per la chiusura formale della controversia, senza peraltro costituirne una formale condizione.

Non sarà del resto certamente sfuggito all’attenzione di codesta Ambasciata che anche nel recente programma elettorale della Democrazia Cristiana è espressamente detto, per quanto riguarda l’Alto Adige: «La DC proseguirà nella sua azione per una politica di collaborazione fra i gruppi linguistici diversi residenti in Alto Adige, utilizzando gli strumenti di autonomia offerti dalla Costituzione.

Cifarà per la sua vocazione democratica, in osservanza del dettato costituzionale sulla tutela delle minoranze e nell’auspicio che cipossa valere al superamento della controversia con l’Austria circa l’applicazione del Trattato De Gasperi- Gruber.

A tale politica si ritiene debba corrispondere una iniziativa austriaca per la rigorosa prevenzione e repressione del terrorismo».

Non si tratta, quindi, da parte nostra, di operare una connessione fra la questione alto-atesina ed il terrorismo, ma di cercare un chiarimento su quelli che devono essere i rapporti italo-austriaci sia durante gli attuali contatti, sia dopo la soluzione della controversia.

È chiaro, inoltre, che da parte italiana non si richiedono speciali misure, ma si richiede soltanto quel comportamento che è imposto all’Austria dal diritto internazionale. Tale comportamento è dovuto dall’Austria, nei nostri confronti, sin d’ora e non dal momento della conclusione formale della controversia; altrimenti dovremmo sospettare che da parte austriaca si intende subordinare un proprio corretto comportamento internazionale all’avvenuta chiusura della controversia; il che sarebbe manifestamente inaccettabile.

3. Provvedimenti contro il terrorismo

Non è mai esistita una formale richiesta, da parte italiana, affinché fossero presi, da parte del Governo di Vienna, determinati provvedimenti legislativi contro il terrorismo. Da parte italiana ci si è limitati a richiamare l’attenzione del Governo di Vienna sulle lacune e sulle contraddizioni della legislazione vigente in Austria, nonché sulla carenza delle autorità giudiziarie austriache nell’applicazione di essa. Si è poi insistito sul principio che il Governo austriaco non putrincerarsi, al riguardo, dietro una nozione puramente interna di legalità, e che lo Stato risponde internazionalmente dell’attività di tutti i suoi organi, compresi quelli giudiziari.

È da tenere innanzitutto presente in proposito che la tesi austriaca è stata ed è che la legislazione penale austriaca è al livello europeo e che, conseguentemente, la sua normale applicazione sarebbe sufficiente per scagionare il Governo di Vienna da qualsiasi responsabilità. Tale tesi non è conforme al diritto internazionale, il quale non prevede speciali standards legislativi interni che debbano essere seguiti, ma soltanto l’obbligo generale dello Stato di impedire un comportamento lesivo per altri membri della società internazionale. Da questo punto di vista le dichiarazioni di Tschofen, riprodotte nel telespresso cui si fa riferimento(12), possono costituire un segno di una certa iniziale evoluzione dell’atteggiamento austriaco e potrebbero essere interessanti, ove fossero confermate. Di fronte alla posizione di Vienna la nostra tesi deve, quindi, tendere innanzitutto:

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Il problema di una eventuale riforma della legislazione interna austriaca contro il terrorismo si pone quindi essenzialmente in relazione al fatto che le autorità austriache hanno pivolte dichiarato di non avere mezzi giuridici per intervenire contro i terroristi ed anzi di aver dovuto ricorrere talvolta a misure contrarie alla legge per venire incontro alle esigenze messe in luce da parte italiana.

Se tale è realmente il caso, come da parte austriaca si è sostenuto, è evidente che la nostra reazione non punon essere se non nel senso che la legislazione interna austriaca deve essere riformata in modo da consentire al Governo di Vienna di far fronte a tutti gli obblighi che esso ha nei nostri confronti. Né valgono le considerazioni svolte circa presunte nostre intromissioni nel settore pigeloso della sovranità, da parte proprio di chi ha dimostrato di non aver il dovuto rispetto per molto pigiustificate sensibilità italiane.

Il problema della repressione del terrorismo è quindi un problema giuridico, sia perché si riferisce agli obblighi internazionali dell’Austria, sia perché, in linea subordinata, riguarda l’inammissibilità che il Governo austriaco si avvalga di una eventuale inadeguatezza dei mezzi giuridici attualmente a sua disposizione per sottrarsi agli obblighi che su di esso incombono. Si tratta, al tempo stesso, di un problema politico perché attraverso l’atteggiamento di Vienna in questa materia si puchiarire la reale volontà del Governo austriaco di normalizzare i rapporti con l’Italia, indipendentemente dall’esistenza della controversia alto-atesina.

Accettare di considerare il problema della repressione del terrorismo come un problema di polizia significa accettare la tesi austriaca secondo la quale la legislazione austriaca è adeguata e secondo la quale la sua normale applicazione esime il Governo di Vienna da qualsiasi obbligo internazionale. Si comprende, e del resto non è cosa nuova, che l’Austria cerchi di circoscrivere il terrorismo in un ambito puramente tecnico. Si tratta tuttavia di una posizione che da parte nostra non puessere in alcun modo accettata.

4. Nuovo Codice Penale

La presa di posizione della Commissione per la redazione del progetto di nuovo Codice Penale ha certo dato un’occasione, che poteva essere molto utile, e cui era stato accennato da autorevole fonte austriaca, per «mimetizzare» opportunamente, se fosse stato necessario, provvedimenti adeguati contro il terrorismo(13). Ma il fatto che questa occasione non possa eventualmente essere sfruttata, non modifica l’obbligo dell’Austria di emanare – ove necessario – disposizioni speciali contro il terrorismo con il pretesto che trattasi di esigenze parziali e contingenti, destinate – auspicabilmente – ad esaurirsi in un breve periodo di tempo. La questione fondamentale è quella dell’osservanza, da parte dell’Austria, degli obblighi posti dalle norme di diritto internazionale che regolano i rapporti fra gli Stati. Se l’Austria intende far ciattraverso disposizioni del Codice Penale oppure di leggi speciali cicostituisce una questione alla quale siamo estranei. Ciche ci interessa è che gli obblighi summenzionati siano rispettati.

5. Estradizione dei terroristi altoatesini

Non possiamo che registrare la comunicazione di Tschofen e il punto di vista austriaco(14). Tuttavia si rileva che non vi dovrebbero essere ostacoli acché l’estradizione venisse concessa per delitti diversi da quelli contemplati negli artt. 241 e 305 del CP italiano (attentato all’integrità dello Stato e cospirazione politica), nell’intesa, che, in base al principio «della specialità dell’estradizione», gli estradati non verrebbero processati per i reati relativi.

6. Rogatorie

Registriamo analogamente l’intenzione manifestata da Tschofen(15) circa la questione delle nostre richieste di rogatoria finora non evase da parte austriaca.

7. Recenti processi ai terroristi

Sorprende che Tschofen abbia potuto pronunziare il giudizio riferito da codesta Ambasciata in merito al processo contro Burger e Kienesberger(16). È noto infatti che l’interrogatorio della teste tedesca Signora Cyrus, corrispondente della rivista «Der Spiegel», è stato condotto in modo aggressivo, permettendo di creare l’impressione che l’intervista rilasciata da Burger al predetto periodico fosse stata diversa da quella pubblicata. Ciha provocato anche la protesta dell’associazione austriaca della stampa estera. Inoltre in quella fase del processo il presidente della Corte, con una procedura tutt’altro che regolare, prima di rivolgersi alla Giuria per chiederle di decidere sull’attendibilità della teste, ha espresso il personale parere che questa non fosse attendibile.

8. Chiusura della controversia

Come è noto, la chiusura della controversia, intesa come ristabilimento di normali rapporti tra i due Paesi e come predisposizione di meccanismi atti ad evitare il risorgere di futuri contrasti, ha sempre compreso, tra l’altro, la questione del rilascio della cosiddetta «quietanza» austriaca e la previsione di un organo giudiziario atto a decidere secondo diritto, in base all’accordo De Gasperi- Gruber, di eventuali controversie sull’applicazione di esso. Nella prima fase dei contatti italo-austriaci, che portalla elaborazione delle ipotesi di intesa discusse a Parigi il 16 dicembre 1964(17), particolare importanza fu attribuita da parte nostra alla formulazione ed al contenuto della cosiddetta «quietanza» austriaca, che avrebbe dovuto esserci rilasciata immediatamente all’inizio del calendario delle operazioni previste. Nell’apposito Comitato dei Ministri per l’Alto Adige(18) sembrallora prevalere, almeno ad un certo momento, l’opinione che la quietanza dovesse riferirsi non soltanto alla attuale controversia (che riguarda l’applicazione dell’art. 2 dell’accordo De Gasperi- Gruber), ma all’intero Accordo di Parigi, riconoscendone la totale e definitiva esecuzione da parte italiana. Avendo a mente una quietanza così completa, si comprende che si dimostrasse minore interesse, da parte nostra, alla istituzione, anche se ritenuta utile, di un apposito organo giudiziario internazionale. Nella successiva fase dei contatti dato lo spostamento del momento in cui dovrà essere rilasciata la quietanza austriaca (che si prevede venga rilasciata al termine dell’attuazione del «pacchetto») e data la aleatorietà del rilascio di tale quietanza, sembrinvece essenziale poter ricorrere tempestivamente ad un organo giudiziario. Ove tale organo infatti fosse in funzione, il Governo austriaco non solo sarebbe molto probabilmente dissuaso dal sollevare nuovamente la controversia, ma potrebbe al tempo stesso essere indotto a rilasciare la quietanza da noi richiesta, quietanza che potrebbe essere sostituita, ove necessario, su nostra istanza, da una decisione dell’organo giudiziario sull’avvenuta attuazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber. A tal fine parve altresì utile prevedere che, mentre da parte italiana si manifestava la volontà di procedere autonomamente, entro un periodo determinato, all’adozione di speciali misure a favore delle popolazioni altoatesine, da parte austriaca si dichiarasse di rinunciare a sollevare per lo stesso periodo qualsiasi controversia al riguardo. Parve al tempo stesso importante che, senza soluzione di continuità rispetto a tale periodo di tregua politica, si potesse immediatamente ricorrere ad un organo giudiziario, la cui esistenza potesse evitare il ricorso, da parte austriaca, ad istanze politiche.

A tali principi si ispirava l’apposito calendario operativo, di cui è rimasta traccia nel verbale delle conversazioni del 6-7 dicembre 1967 a Londra e dell’11 dicembre 1967 a Parigi(19), e che prevedeva il susseguirsi alterno di una serie di atti di interesse reciproco.

Di fronte alla richiesta austriaca di far coincidere il momento del rilascio della cosiddetta quietanza con quello dello scambio delle ratifiche dell’accordo relativo al riconoscimento della giurisdizione della Corte dell’Aja, era stato proposto, da parte degli esperti italiani, di richiedere che lo scambio delle ratifiche avvenisse invece subito dopo l’approvazione da parte del Parlamento italiano della legge costituzionale relativa all’autonomia della Provincia di Bolzano, e prima dell’approvazione delle altre leggi previste. Tale proposta era motivata dal fatto che sembrava conveniente legare il momento dello scambio delle ratifiche ad una data certa e inequivocabile, quale l’approvazione della legge costituzionale, facendo sì che esso avvenisse in un momento in cui da parte austriaca si aveva ovvio interesse a dare seguito a tale scambio di ratifiche per assicurarsi il completamento dei procedimenti legislativi previsti da parte italiana. L’apposito Comitato dei Ministri, svoltosi il 9 novembre 1967(20), decise invece che si potesse cercare di andare incontro alla richiesta austriaca, rimanendo tuttavia inteso che lo scambio delle ratifiche dell’accordo relativo alla Corte dell’Aja, avesse luogo almeno 24 ore prima del momento in cui avrebbe dovuto essere rilasciata la quietanza austriaca.

Tale formula era dettata, comunque, dalla necessità di evitare che vi fosse un qualsiasi collegamento logico e temporale fra il rilascio della quietanza e lo scambio delle ratifiche, collegamento che avrebbe reso facile all’Austria, con evidenti pretesti, di non procedere né all’uno né all’altro di tali atti. Il Governo di Vienna sarebbe rimasto libero di agire come volesse e presso qualsiasi istanza internazionale, senza che da parte italiana si potesse eccepire l’obbligo di portare ogni eventuale controversia dinanzi ad apposito tribunale. La nuova formula, per essere efficace, comportava la necessità di poter determinare in maniera non equivoca quando avesse avuto luogo l’esecuzione del cosiddetto «pacchetto». Appunto a tal fine da parte degli esperti si propose e l’apposito Comitato dei Ministri approv– la cosiddetta «formula automatica», che consentirebbe di determinare senza ombra di dubbio il termine «a quo» da cui deve iniziare il periodo per l’approvazione tanto dello scambio delle ratifiche dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja, quanto del rilascio della quietanza. Da parte austriaca si insistette nuovamente nel dicembre scorso a Londra perché tale periodo fosse fissato in 21 giorni per tutte e due le operazioni. Da parte italiana a Londra, conformemente alle istruzioni ricevute, si sottolineche il termine doveva essere di 20 giorni per lo scambio delle ratifiche e di 21 giorni per la quietanza. Nell’incontro di Parigi, Toncic fece presente che da parte di certi esperti austriaci si riteneva importante che la quietanza fosse rilasciata anteriormente allo scambio delle ratifiche, potendo tale elemento, a loro avviso, essere determinante in merito alla questione della competenza della Corte dell’Aja circa il cosiddetto «pacchetto» (opinione non condivisa dai giuristi italiani). In tali condizioni il Ministro Toncic chiese che fosse data facoltà all’Austria di dare la quietanza entro 21 giorni, mentre le ratifiche avrebbero dovuto essere scambiate il 21° giorno dopo l’attuazione del pacchetto. Da parte degli interlocutori italiani si prospett a titolo personale, come risulta dal verbale citato da codesta Ambasciata, che tale formula avrebbe potuto essere esaminata ove fosse chiarito invece che lo scambio delle ratifiche avrebbe dovuto avvenire comunque il 20° giorno dopo l’attuazione del «pacchetto», mentre il rilascio della quietanza avrebbe potuto aver luogo entro 21 giorni (e cioè, evidentemente, anche prima dello scambio delle ratifiche). Eventualmente avrebbe potuto essere esaminata anche una formula secondo cui i due termini di 20 giorni e 21 giorni venivano considerati come termini, entro i quali ambedue le operazioni potevano essere effettuate.

La novità di questa formula consisteva, nel fatto che, al fine di conseguire i propri obbiettivi, gli austriaci avrebbero probabilmente anticipato il rilascio della quietanza. Cifacendo, tuttavia, essi si sarebbero comportati in un modo a noi conveniente, eliminando ogni incertezza circa il rilascio della quietanza ed abbreviando il periodo della nostra attesa. Il Ministro Toncic, che si era perfettamente reso conto dei vantaggi reciproci offerti da tale formula, disse che l’avrebbe fatta esaminare nella riunione di Innsbruck e che avrebbe cercato di ottenere che fosse accolta. Ancora recentemente, in un incontro che ha avuto luogo a Strasburgo il 6 corrente(21), l’ex Ministro Toncic, nel ricordare la formula allora discussa, ha precisato che purtroppo essa non aveva potuto trovare ad Innsbruck l’assenso dei tirolesi e degli altoatesini.

Quanto precede, per opportuno chiarimento dei quesiti posti da codesta Rappresentanza(22).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/2.


2 Se ne pubblicano alcuni brani nelle note che seguono. Il telespresso si conserva in DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/2.


3 Tschofen dichiarava di essere rimasto dispiaciuto «del tono assai aspro» raggiunto dalle note italiane.


4 Vedi DD. 228, 232 e 234.


5 Promemoria 2221, trasmesso con Telespr. 2229 del 22 luglio 1967, che si concludeva così: «Di fronte all’insistenza con cui da parte austriaca si diffondono notizie sull’episodio del 2 luglio senza rapporto con la realtà, sia in ispecie per quanto riguarda la versione dell’episodio stesso sia per quanto concerne la sua importanza, l’Ambasciata d’Italia, su istruzioni del suo Governo, si trova costretta a sottolineare che non è attraverso una campagna di bugie contro l’Italia che il Governo austriaco purendere meno gravi le responsabilità per il terrorismo organizzato in territorio austriaco ai danni dell’Italia» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1967, b. 2, s.p.).


6 T. 14120/218 del 21 luglio 1967, non pubblicato.


7 Si riferisce verosimilmente alla notizia ANSA del 7 luglio che fu oggetto della nota verbale austriaca del 14 luglio 1967: vedi D. 249, nota 3.


8 Vedi DD. 270, nota 3 e 272, nota 6.


9 Vedi D. 389, nota 2.


10 Vedi D. 389.


11 La frase citata da Ducci era la seguente: «Il nostro interlocutore ha detto che l’ultima comunicazione di Gaja a Lenthal del 18 corrente conferma quanto da parte austriaca già intuito, e cioè che non solo la revoca del veto alla CEE ma anche la soluzione della vertenza altoatesina sono subordinate alla richiesta italiana di misure contro il terrorismo. In altro modo non si puspiegare la frase di Gaja a Lenthal (Tschofen aveva sotto gli occhi il telegramma di Lenthal che in questo corrispondeva esattamente al testo dell’appunto ministeriale allegato al telespresso n. 120/536 del 20 c.m.) che la chiusura della controversia comprende, oltre al rilascio della quietanza e l’accordo sulla competenza della Corte dell’Aja, “la previsione di misure che tendano ad impedire il ricorso ad atti non consentiti dal diritto internazionale”». Sul colloquio Gaja - Lenthal del 18 aprile vedi D. 385.


12 Così riferiva Ducci: «Tschofen ha assicurato di rendersi perfettamente conto dell’obbligo che spetta all’Austria in base al diritto internazionale di prevenire e reprimere le attività contro l’Italia organizzate sul territorio austriaco. Egli considera anzi sua principale missione, nella nuova carica cui è stato chiamato, di far intendere questo concetto ai funzionari dei Ministeri competenti (ha fatto il nome di Peterlungen, Capo della Sezione III del Ministero dell’Interno e di due funzionari della Sezione penale del Ministero della Giustizia, Drechsler e Warbinek), che hanno una mentalità “domestica”, poco recettiva alle esigenze del diritto internazionale».


13 A tal proposito Tschofen aveva informato Vecchi che il Ministero degli Esteri aveva fatto pervenire alla Commissione un apposito promemoria «che faceva presenti le esigenze politiche di una nuova legislazione contro il terrorismo». Egli aveva aggiunto «che l’accoglienza della Commissione al promemoria non era stata molto produttiva».


14 «Il nostro interlocutore ha detto che sono ancora allo studio del Governo austriaco sia la richiesta del 1965 per l’estradizione dei quattro della Valle Aurina, sia quella dello scorso anno, comprendente una lunga lista di nomi. Ha aggiunto peraltro di non rendersi conto perché l’autorità giudiziaria italiana abbia inserito tra i delitti per cui era stata richiesta l’estradizione quelli di cui agli articoli 241 e 305 del nostro Codice Penale (attentato all’integrità dello Stato e cospirazione politica), delitti prettamente politici per cui ovviamente l’estradizione non potrà mai essere concessa. In definitiva la decisione sull’estradizione è rimessa nelle mani del giudice (art. 59 del codice di procedura penale austriaco) che difficilmente si rende conto della complessa problematica dei rapporti tra i due paesi. Forse un passo avanti potrà essere fatto con la firma da parte austriaca, che Tschofen considerava prossima, del Trattato europeo sull’estradizione».


15 Tschofen aveva accennato «alla possibilità che il Ministero della Giustizia ha di far pervenire ai giudici delle direttive di massima in grado di indirizzare il loro giudizio».


16 Ducci riferiva che, secondo Tschofen, l’esito del processo «era stato pifavorevole di quanto egli pensasse».


17 Vedi D. 4.


18 Vedi D. 3.


19 Vedi DD. 314 e 317.


20 Vedi D. 283.


21 Vedi D. 391.


22 Per la risposta vedi D. 396.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

Telespr. segreto 052/7162. Roma, 30 maggio 1968.

Oggetto: Controversia italo-austriaca per l’esecuzione dell’Accordo De Gasperi- Gruber. Documenti di chiusura.

Riferimento: Tel.sso codesta Ambasciata n. 1560 del 18.5.1968(3).

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Successivamente, nella riunione di Londra del luglio 1966(8), la questione dei documenti di chiusura venne ripresa in esame e da parte austriaca si chiese se «fosse possibile per il Governo italiano dichiarare che, con la dichiarazione del Presidente del Consiglio al Parlamento, l’Italia assumeva un impegno internazionalmente valido, in base al quale accettava di sottoporre ad un organo giurisdizionale internazionale (Corte dell’Aja) la decisione circa la supposta mancata esecuzione delle misure promesse a favore delle popolazioni altoatesine». Tale proposta venne respinta dai nostri rappresentanti.

Modifiche alla serie di documenti di chiusura della controversia ed alla loro successione nel tempo vennero proposte da parte austriaca con la comunicazione orale del maggio 1967(9); peraltro tali modifiche furono respinte da parte italiana. L’ordine dei vari atti di chiusura (e cioè il cosidetto calendario operativo) è stato oggetto di scambi di vedute anche nei pirecenti incontri.

Una piampia revisione dei progetti in esame fu proposta da parte austriaca nell’incontro fra il Ministro austriaco degli Affari Esteri Toncic e l’Ambasciatore Toscano, avvenuto a New York nell’ottobre 1967(10) (v. appunto allegato).

Nell’incontro di Londra del novembre 1967(11) fu tuttavia stabilito di attenersi ai testi già in esame. Si precische tanto il Presidente del Consiglio italiano quanto il Cancelliere austriaco non avrebbero dovuto limitarsi a pronunciare le formule concordate, ma avrebbero potuto ampliare i loro discorsi ai rispettivi Parlamenti, oltre alle dichiarazioni previste. In tale occasione – riferendosi alle proposte formulate da Toncic a Toscano – fu fatto presente da parte italiana che nella dichiarazione del Cancelliere austriaco al Consiglio Nazionale non dovrebbe esservi riferimento ai «disegni di legge» presentati dal Governo italiano. Da parte austriaca fu precisato che il Cancelliere Federale esprimerebbe «soddisfazione» e non «compiacimento» per definire l’atteggiamento del Governo austriaco nei confronti della dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano. Inoltre i rappresentanti austriaci confermarono che nella dichiarazione del Cancelliere al Consiglio Nazionale verrebbe inserita l’assicurazione che «durante il periodo di tempo (da convenirsi) di 3 o 4 anni, necessario per l’esame e l’approvazione dei disegni di legge da parte del Governo italiano, il Governo austriaco intenderà astenersi dal portare il problema dell’Alto Adige dinanzi a qualsiasi istanza internazionale».

Nella riunione di Londra del dicembre 1967(12) si rimase in linea di principio d’accordo che «per quanto riguarda le rispettive dichiarazioni dei due Capi di Governo ai Parlamenti italiano ed austriaco dovrebbero essere fissati i principi generali, dovrebbe essere concordata la parte centrale tecnica, rimanendo il Presidente del Consiglio italiano ed il Cancelliere austriaco liberi di integrare largamente tale parte secondo la loro valutazione politica. Cinon escludeva che si potesse procedere allo scambio, per cortesia, di testi completi». Inoltre fu concordato che la cosidetta dichiarazione di tregua politica – di cui peraltro da parte italiana è stato chiesto di conoscere il testo esatto – sarebbe stata inserita nel discorso del Cancelliere al Consiglio Nazionale.

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si ritiene che, in linea di massima, non convenga trattare isolatamente i singoli punti oggetto di scambi di vedute con l’Austria, tanto pia livello uffici. Sembra al riguardo opportuno evitare che in tal modo si dia, involontariamente, l’impressione che possano essere rimessi in discussione punti già acquisiti: e, del resto, è evidentemente preferibile che l’esame dei testi dei vari documenti previsti avvenga solo in una visione globale della trattativa, che ci consenta di far valere piefficacemente il nostro punto di vista e di ottenere adeguate contropartite.

Comunque, per riservata notizia di codesta Ambasciata, non si punon rilevare che la formula che Tschofen(16) intenderebbe chiedere di inserire nel preambolo della dichiarazione del Cancelliere austriaco sembra estremamente pericolosa per le interpretazioni cui pudare adito, tali da estendere al di là di ogni limite gli impegni del Governo italiano e da rendere praticamente evanescente qualsiasi «quietanza» austriaca(17).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Diretto per conoscenza all’Ufficio del Consigliere diplomatico presso la Presidenza del Consiglio.


3 Ducci riferiva che, nel corso di una conversazione tra Vecchi e Tschofen, quest’ultimo aveva proposto quanto segue: «Per superare il timore dei sudtirolesi che i regolamenti ‒ove emanati dal Governo ‒“snaturassero” il pacchetto, egli si chiedeva se non fosse il caso di ritoccare il preambolo della dichiarazione al Parlamento del Cancelliere austriaco inserendo una frase del genere: “Considerando che, nel rispetto dei reciproci punti di vista giuridici, il Governo italiano ha dichiarato di voler attuare le misure di autonomia in modo aderente al loro spirito e alle loro finalità”» (ACS, Archivio Aldo Moro, b. 115, fasc. 712).


4 Vedi D. 48.


5 Vedi D. 2, Allegati I- IV.


6 Non pubblicato.


7 Vedi D. 140.


8 Vedi D. 153.


9 Vedi DD. 216 e 217.


10 Vedi D. 267 e 270.


11 Vedi D. 293.


12 Vedi D. 314.


13 Vedi D. 334, Allegati I e II.


14 Vedi D. 372.


15 Vedi D. 385. 16 Vedi nota 3.


17 Per la risposta vedi D. 396.

396

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. segreto 17362. Vienna, 7 giugno 1968.

Oggetto: Controversia italo-austriaca sulla questione altoatesina.

I dispacci di codesto Superiore Ministero n. 052/673 del 18 maggio(3) e n. 052/716 del 30 maggio(4) fanno il punto su tre delle questioni capitali che devono essere risolte per giungere a una soluzione della controversia italo-austriaca relativa all’esecuzione dell’accordo De Gasperi- Gruber, ed inoltre su una questione che a questa Ambasciata sembra di fondamentale importanza per la condotta della trattativa stessa.

Le tre questioni di cui sopra sono:

- - -

La quarta questione è il ruolo dell’Ambasciata d’Italia a Vienna in connessione alla trattativa.

2. Alla prima delle tre questioni sono dedicate otto delle diciassette pagine del telespresso ministeriale n. 052/673 del 18 maggio. Questa Ambasciata ringrazia per tale dettagliata illustrazione del problema e della posizione italiana su di esso. In nessuna delle pagine a cidedicate sembra esser traccia dell’intenzione di stabilire uno junktim, anche nel tempo, fra l’esecuzione del pacchetto e le misure legislative antiterroristiche da prendersi dal Governo austriaco. Questa Ambasciata, che non ha mai nascosto quanto essa troverebbe pericoloso un tale junktim, che a suo parere potrebbe rinviare di molto la soluzione della controversia, trova nelle circostanze attuali in Alto Adige, in Italia e nel mondo ragioni per congratularsi che questa intenzione possa essere tramontata.

Il successo elettorale della SVP dovrebbe, infatti, aver dimostrato a sufficienza che il tempo, se lo lasciamo scorrere senza far niente, non lavora a nostro favore. Non si è verificato finora alcun indizio di integrazione della popolazione di lingua tedesca. Si registrano invece indizi di una diminuzione della collettività italiana. Sembra dunque che sarebbe dopo vent’anni opportuno rimeditare la nostra politica in materia altoatesina, sia sul piano interno che sul piano internazionale. I semi della violenza che vengono sparsi a piene mani in tutto il mondo potrebbero essere spinti – dal vento o da altro – in Alto Adige in modo ancora pilargo che nel passato. Illudersi che a impedire questi possibili sviluppi bastino dei nuovi provvedimenti legislativi austriaci pare a questa Ambasciata alquanto fuori del tempo. Se anche avessimo la forza di imporli al Governo austriaco, che ci darebbe sicuramente la sua accettazione contro cuore, dovremmo aspettare chissà quanto per farli passare al Parlamento di Vienna. Limitiamoci quindi a porre costantemente il Governo austriaco di fronte alle proprie indubbie e irrinunciabili responsabilità, senza pretendere di dettargli la strada da seguire per farvi fronte.

Altissime fonti ci ammaestrano che è col contatto, con la comprensione, col colloquio, e non con la contrapposizione frontale, che si possono sanare situazioni del genere di quella che da cinquant’anni incontriamo in Alto Adige. Nessuno auspica che si manchi di giusta fermezza, là dove e quando cisia necessario; ma pare a chi scrive che il nuovo Governo italiano debba ormai affrontare il problema su due piani, in modo che l’attesa liberalità sul piano interno giovi alla soluzione della controversia internazionale, e che quest’ultima riverberi a beneficio della stabilità politica in Alto Adige.

3. Circa la procedura e i tempi per la chiusura della controversia (pagine da 13 a 17 del telespresso ministeriale sopra indicato), questa Ambasciata non punon congratularsi del fatto che – almeno al livello rappresentanti dei Ministri degli Esteri nell’incontro di Parigi dell’11 dicembre u.s.5 – si sia considerata accettabile la possibilità che il rilascio della quietanza da parte austriaca possa avvenire anche prima dello scambio delle ratifiche dell’accordo per la competenza della Corte dell’Aja. Se tale posizione, che indubbiamente rovescia quella che i nostri esperti hanno tenuto per molto tempo, venisse approvata dal nuovo Governo, cifaciliterebbe indubbiamente la conclusione della controversia internazionale. Non si ha ragione di mettere in dubbio le rivelazioni fatte a Strasburgo il 6 maggio dall’ex Ministro Toncic(6). Ma l’impressione di questa Ambasciata è che se il Governo austriaco si ritiene disposto a provare di convincere i sudtirolesi all’abbandono della Absicherung, a fortiori esso dovrebbe essere capace di convincerli ad accettare la formula cosiddetta Toncic e le conseguenze che essa comporta secondo le tesi di alcuni giuristi austriaci.

Un rilievo minore a questo proposito. Alla luce di quanto contenuto nelle pagine 16-17 del telespresso sopra citato c’è da pensare che dovrebbe essere corretto il verbale della riunione di Parigi (citato nel telespresso di questa Ambasciata n. 1336 del 27 aprile, pag. 57) là dove dice che «in ogni caso il termine per lo scambio delle ratifiche deve precedere di almeno ventiquattro ore quello della quietanza».

4. Circa il problema della Absicherung giuridica questa Ambasciata comprende perfettamente le perplessità del Superiore Ministero, indicate al Ministro Waldheim a Strasburgo(8). Tali perplessità hanno dal canto loro reso perplesso il Governo austriaco al quale sembra che due soluzioni siano logiche oltre che accettabili; la prima di «assicurare» il pacchetto, direttamente o indirettamente; la seconda di non assicurare niente e lasciare aperta la vertenza fino a completa esecuzione da parte italiana delle promesse fatte ai sudtirolesi. (Vi sarebbe naturalmente anche una terza soluzione, e cioè il ritorno alla formula Saragat- Kreisky).

Sarà questo il terzo problema su cui il nuovo Governo dovrà prendere una decisione in un senso o nell’altro se si vuole che la ripresa delle conversazioni – già offerta da parte austriaca, e che a un certo momento potrebbe diventare utile per evitare un rafforzamento degli estremisti SVP nelle elezioni regionali di ottobre – avvenga su una base sicura e possa portare con una certa speditezza alla soluzione finale.

Circa la formula Tschofen, questa Ambasciata continua a non poterne valutare l’effettivo valore, dato che i progetti di dichiarazioni dei due Capi di Governo, inviati da codesto Ministero, risalgono al 1964 e alla prima ipotesi globale. Le resta tuttavia la possibilità di sottolineare che il problema psicologico di come assicurare i Sudtirolesi che i regolamenti verranno attuati in modo non contradditorio agli accordi presi con la SVP è un problema reale ed importante, e che ad esso va cercata una soluzione.

5. Codesto Ministero formula poi nel telespresso n. 052/716 del 30 maggio talune considerazioni circa i compiti e le mansioni di questa Ambasciata. Sembra di capire che possa addirittura dispiacere che questa Ambasciata compia quello che è il dovere istituzionale di tutte le Rappresentanze all’estero, e cioè ascoltare e riferire quanto le viene detto dalle autorità dello Stato presso cui è accreditata. Codesto Ministero converrà con me è certo alquanto difficile impedire alle autorità austriache di parlare a me o ai miei collaboratori – in occasioni che nessuno di noi ormai cerca piappositamente, perché a tanto siamo giunti – di ciche a loro meglio piace; né credo si voglia che i miei collaboratori ed io chiudiamo pudicamente le orecchie quando ci viene fatto cenno della trattativa per la chiusura della controversia. La Ballhaus non ha d’altronde niente della moglie di Putifarre.

Mi permetto di dire che il ragionamento di codesto Ministero, se esattamente descritto nel primo capoverso del paragrafo 4 del succitato telespresso, peccherebbe soprattutto di sopravvalutazione delle capacità della diplomazia austriaca, la quale riuscirebbe con diabolica facilità a mettere in contrasto le Autorità italiane ed il loro Rappresentante a Vienna. Peccherebbe inoltre di sottovalutazione della possibilità da parte nostra di fare lo stesso, e cioè di servirsi della Missione a Vienna per far passare determinate cose, o per confondere le idee.

Non vi è dubbio che la condotta della trattativa debba essere unica, e altrettanto unica la responsabilità di essa. Si suggerisce solo di tener conto del fatto che, col semplice tenere le orecchie aperte e sulla base delle informazioni pur incomplete di cui essa dispone, questa Ambasciata è pivolte riuscita a sapere in anticipo la tattica che i negoziatori austriaci avrebbero scelto.

Ma anche di questo problema, che è quello dei compiti di questa Ambasciata e del ruolo che essa deve svolgere, sarà bene venga intrattenuto il prossimo Governo, per un chiarimento che si auspica una buona volta definitivo.

In attesa del quale resta a questa Ambasciata da rimarcare che non le sono stati ancora inviati alcuni dei documenti richiesti col telespresso n. 1609 del 25 maggio (verbale della riunione di Londra del 6-7 dicembre, appunto per la riunione del Comitato speciale di Ministri dell’11 aprile(9)). Essa attende poi con legittimo interesse di conoscere quale risposta la Presidenza del Consiglio sarà per dare alla richiesta di aver comunicazione dei verbali delle riunioni del Comitato dei Ministri per l’Alto Adige del 9 novembre(10) e dell’11 aprile, per sua opportuna guida e norma.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Diretto per conoscenza all’Ufficio del Consigliere Diplomatico presso la Presidenza della Repubblica e all’Ufficio del Consigliere Diplomatico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 394.


4 Vedi D. 395.


5 Vedi D. 317.


6 Vedi D. 391.



9 Vedi DD. 314 e 382.


10 Vedi D. 283.

7 8 Non pubblicato, ma vedi D. 394. Vedi D. 390.

397

L’AMBASCIATORE A VIENNA DUCCI(1)

Appunto(2). Roma, 12 giugno 1968.

Dopo alcune delle pigravi ondate terroristiche, e in particolare dal luglio 1967 ad oggi, vi è stata la tendenza a dare ai rapporti fra Italia e Austria l’aspetto di una «contestazione globale» come è ora di moda dire.

Eccone qualche esempio, prescindendo dal «veto» alla trattativa Austria- CEE, che è stato una forte carta in nostra mano, il valore della quale va perprogressivamente diminuendo.

Ci rifiutiamo di partecipare alle Fiere ed altre manifestazioni commerciali in Austria. Abbiamo limitato le spese per la propaganda turistica. Ci siamo ricusati al dialogo circa le future autostrade fra Germania- Austria e Italia (nonché Jugoslavia).

Abbiamo fermato le trattative per gli indennizzi agli austriaci che furono espropriati dalla Val Canale, e per altre vertenze finanziarie pendenti fra i due Paesi. Non abbiamo risposto alla richiesta degli operatori economici del Trentino- Alto Adige e del Tirolo per un aumento dei contingenti del cosiddetto Accordino commerciale.

Ci rifiutiamo non solo a qualsiasi contatto fra i rispettivi ambienti militari, ma perfino a una cosa che è nel nostro esclusivo interesse come l’accreditamento a Vienna di un Addetto Militare, che sarebbe utile anche per la lotta contro i terroristi.

Un dubbio plana anche sulle nostre iniziative culturali; da tempo siamo assenti dall’Austria con qualche manifestazione di ampio richiamo.

Infine abbiamo ridotto al minimo il dialogo politico con l’Austria (Nazioni Unite, Europa danubiana, contatti con l’Est). Pur evitando di valorizzare la situazione internazionale dell’Austria fintantoché non sia risolta la nota vertenza, non possiamo dimenticare che è attraverso l’Austria e con l’Austria che possiamo dare una mano alla Cecoslovacchia oggi, all’Ungheria domani.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Luglio 1968.


2 Sottoscrizione autografa.

398

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI(1)

T. 23859/388. Vienna, 27 giugno 1968 (perv. ore 21).

Mi sono recato da Waldheim sia per la ragione che esporrcon successiva comunicazione(2) sia per essere in grado di riferire in modo aggiornato a V.E., nel corso del mio prossimo soggiorno a Roma, le idee e intenzioni del Ministro degli Esteri austriaco.

Mentre mi riservo di far rapporto a voce su come Waldheim vede una possibile ripresa dei contatti in materia di Alto Adige, anticipo fin da ora che egli mi ha pregato di far avere a

S.E. le sue congratulazioni e i suoi auguri migliori per l’alto incarico che le è stato affidato. Waldheim si rende conto che l’attuale Governo italiano, pur godendo della pienezza dei suoi poteri costituzionali, non ha forse quella totale libertà di azione di un Governo poggiato su una maggioranza precostituita. Egli pensa tuttavia che qualche progresso si possa fare, e mi ha ricordato che il predecessore di V.E. gli fece sapere il 10 maggio attraverso l’Ambasciatore Loewenthal(3) che con ogni riserva circa la intenzione del successivo Governo, a lui sembrava appropriata una ripresa degli incontri a livello tecnico.

Ho allora chiesto al Ministro che propositi avesse circa la risposta da dare alla nostra nota del 18 aprile(4), risposta tuttora pendente. Waldheim mi ha detto che questa risposta verrà, ma non mi ha celato che essa servirà soprattutto a riaffermare le note tesi austriache.

A questo proposito mi ha aggiunto, pregando che l’informazione sia per ora circondata dalla massima riservatezza, che egli si incontrerà verso metà luglio, su loro richiesta, con i principali esponenti politici del Tirolo e del gruppo di lingua tedesca dell’Alto Adige(5). Si augura che da parte nostra si voglia comprendere che, come immancabilmente avvenuto negli ultimi dieci anni, contatti di questo genere sono non solo utili ma necessari. Sia a Bolzano che a Innsbruck si vuol infatti sapere come il Governo austriaco intenda comportarsi nei prossimi mesi.

Ho chiesto allora a Waldheim se egli avesse intenzione di sottoporre nella riunione a Innsbruck la sua nuova impostazione della soluzione del problema che consiste nella rinuncia da parte austriaca all’ancoraggio giuridico.

Waldheim mi ha confessato di essere molto imbarazzato, avendo avuto la sensazione nel colloquio con il Sottosegretario Oliva a Strasburgo all’inizio di maggio(6) che la sua formula non incontri il nostro favore. Valeva la pena che egli si sforzasse di convincere della bontà di essa i sudtirolesi, se il Governo italiano non la accettava.

Gli ho fatto rimarcare che lo stesso potevamo dire noi: e cioè che non valeva la pena che noi ci dichiarassimo a favore dell’una o dell’altra formula per esporci poi un’ennesima volta ad un rifiuto della SVP.

Egli mi ha allora pregato di prospettare a V.E. la non facile situazione in cui il suo Governo e lui personalmente cominciano a trovarsi date le continue pressioni che su di loro da piparti vengono esercitate. Egli ha finora frenato ogni impazienza; e contava che le sue recenti dichiarazioni intese a raffreddare i bollori di coloro che vorrebbero minacciare l’Italia di un ricorso all’ONU siano state apprezzate dal nostro Governo. Tuttavia era bene che egli mantenesse il contatto con i pidiretti interessati alle faccende, e cioè gli esponenti di Innsbruck e di Bolzano. Sulla stessa ottica era altresì quanto mai utile per ambedue i Paesi, al fine di evitare polemiche a tensioni, una sollecita ripresa delle conversazioni fra alti funzionari.

Abbiamo poi parlato di procedura e di tempi, e su ciriferirdirettamente a voce. Waldheim mi ha pregato di ripassare a vederlo prima del 25 luglio, data in cui egli si reca in congedo sino al 10 agosto quando farà ritorno a Vienna per la conferenza mondiale dello spazio.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Luglio 1968.


2 Vedi D. 399.


3 Vedi D. 393.


4 Vedi D. 385.


5 Vedi D. 407.


6 Vedi D. 390.

399

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 24370/396. Vienna, 1° luglio 1968 (perv. ore 13,15).

Mio 3882.

Waldheim che ho rivisto al castello di Fuschl è tornato con me sull’argomento della necessità di riprendere nel corso dell’estate le conversazioni sul problema altoatesino. Egli pensa che da ambo le parti si possa riconoscere che il clima è assai migliorato e consente un’indagine spassionata sul punto a cui siamo giunti e sulle soluzioni politicamente accettabili per i due paesi.

In questo quadro egli vorrebbe che da parte nostra si esaminasse con maggior attenzione la nuova idea di rinunziare di comune accordo a quell’ancoraggio giuridico che per molto tempo è stata la croce del dibattito.

Ciche noi auspichiamo, mi ha detto il Ministro, è che il pacchetto venga eseguito nel periodo di tempo che si stabilirà di comune accordo.

Già il dar inizio all’esecuzione del pacchetto stabilirà una nuova atmosfera: in essa la voce dei giovani e degli spiriti moderni finirà per prevalere.

Ho detto a Waldheim che non avevo autorità per trattare questo punto, né credo che il mio Governo lo avesse ancora considerato a fondo, sia pure a livello uffici. Ma dal canto mio vedevo in questa soluzione qualche rischio evidente per noi, oltre all’evidente vantaggio di semplificare la procedura ed il calendario.

Waldheim mi ha ribattuto che si tratterà pur sempre di un rischio calcolato: bisogna bene una volta farsi fiducia l’un l’altro.

Gli ho chiesto allora che cosa egli avrebbe fatto e detto ad Innsbruck il 15 luglio(3). Mi ha risposto che avrebbe spiegato a tirolesi del Nord e del Sud le ragioni che consigliano di ricercare una nuova tornata di conversazioni con l’Italia prima di adire istanze internazionali, come da molte parti viene richiesto al Governo austriaco.

Avrebbe poi anche, in colloqui privati, sondato l’accettabilità da parte della SVP della nuova formula. Nonostante la vittoria di Magnago alle elezioni non è facile ai dirigenti sudtirolesi buttare a mare lo slogan dell’efficiente ancoraggio internazionale, approvato dall’ultimo congresso.

Bisognerà quindi, mi ha detto il Ministro, trovare una locuzione o circonlocuzione soddisfacente.

Fin qui Waldheim. Direi che un certo nervosismo da lui mostrato in questi giorni è effetto della necessità di difendere il Governo austriaco dalle crescenti accuse di immobilismo; e contemporaneamente della coscienza che è indispensabile spegnere nel nascere ogni velleità di proporre e promuovere atti e misure che aggraverebbero immancabilmente la tensione con l’Italia, e che darebbero maggior fiato a Dietl ed agli altri estremisti a Sud ed a Nord del Brennero.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Luglio 1968.


2 Vedi D. 398.


3 Vedi D. 407.

400

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI(1)

Appunto. Roma, 9 luglio 1968.

L’Ambasciatore d’Austria ha chiesto oggi di vedermi d’urgenza per farmi una comunicazione del seguente tenore:

Sin del 1961 il Governo federale austriaco aveva chiesto di regolare le relazioni economiche tra l’Austria e la CEE con un accordo di tipo speciale che tenesse conto degli obblighi internazionali dell’Austria. Le trattative avviate a tal fine nel marzo 1965 in base ad una deliberazione del Consiglio dei Ministri della Comunità e poi continuate in base ad una seconda deliberazione del Consiglio stesso, sono interrotte, per circostanze che sono sottratte all’influenza dell’Austria dal febbraio 1967, nonostante i notevoli progressi realizzati.

Mentre mantiene fermo l’obbiettivo anzidetto, il Governo federale austriaco ha peraltro interesse ad ottenere al pipresto possibile quelle facilitazioni negli scambi con le Comunità Economiche Europee, di cui l’industria e l’agricoltura dell’Austria hanno urgente necessità per poter mantenere le loro tradizionali relazioni economiche con i Paesi del Mercato Comune.

L’Austria, pertanto, ha accolto favorevolmente le idee e le proposte formulate nelle conversazioni tra la Repubblica Federale di Germania e la Francia in ordine alla stipulazione di intese commerciali e agricole con gli Stati terzi interessati ad un allargamento del Mercato Comune, ed ha dichiarato sin dal marzo u.s., a mezzo dei propri Ambasciatori accreditati nei sei Stati membri nonché presso la Commissione delle Comunità Economiche a Bruxelles, il proprio interesse a partecipare alle conversazioni o trattative concernenti tali proposte.

Il Governo federale ritiene di dover ora attirare nuovamente l’attenzione su questo suo atteggiamento. Esso chiede insistentemente ai Governi degli Stati membri delle Comunità Europee di venire incontro alla sua richiesta. A questo proposito l’Austria esprime il vivo desiderio di poter partecipare sin dall’inizio a tutti i negoziati relativi a queste intese commerciali ed agricole.

Il passo dell’Ambasciatore d’Austria tende evidentemente a riproporre sul tappeto il problema dei rapporti fra la Comunità Europea e l’Austria per i quali non furono possibili trattative in seguito al veto del Governo italiano(2), veto dovuto al terrorismo in Alto Adige.

La comunicazione stessa è intesa a girare l’ostacolo che – l’Ambasciatore d’Austria mi ha aggiunto personalmente – si spera possa essere rimosso al pipresto possibile per l’evolversi delle circostanze.

Tale comunicazione si riferisce alle proposte avanzate dal Governo tedesco, in relazione alla domanda di adesione alla Comunità Economica Europea avanzata dalla Gran Bretagna per un accordo con il Regno Unito e gli Stati dell’EFTA, su basi prevalentemente commerciali, proposte rimaste in sospeso a Bruxelles dopo l’ultimo Consiglio che ebbe ad occuparsi della questione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 13, pos. AA 16/4.


2 Vedi DD. 228, 232 e 234.

401

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI(1)

Appunto(2). Vienna, 10 luglio 1968.

Oggetto: Alto Adige.

Il Ministro Waldheim ha per mio tramite proposto che vengano riprese le trattative italo-austriache dirette a dare esecuzione alla risoluzione dell’UNGA del 1961.

A suo avviso una sollecita ripresa è nell’interesse dei due Governi. Grazie ad essa infatti potrà evitarsi che acquisti consistenza il movimento di opinione pubblica che chiede al Governo austriaco di riproporre la questione altoatesina all’opinione pubblica mondiale (Nazioni Unite, Consiglio d’Europa).

Lunedì 15 venturo Waldheim si incontra a Innsbruck con esponenti del Nord e del Sud Tirolo(3). Egli mi ha detto che gli sarebbe utile poter far stato in quella occasione di una favorevole disposizione da parte nostra a una prossima ripresa delle trattative. Comunicazioni eventuali in questo senso potrebbero essergli fatte pervenire tramite Loewenthal(4).

- - - - -

Waldheim pensa che la riunione iniziale potrebbe perlimitarsi a fare il punto di tutte le formule di soluzione che sono sul tappeto (nuova formula Waldheim, ultima formula Toncic e controreplica italiana, senza dimenticare la formula Saragat- Kreisky), per accertare quale di esse sia assolutamente inaccettabile all’una o all’altra parte.

Le preoccupazioni, che qualche tempo fa erano a Vienna malcelate, di una possibile richiesta del Governo italiano al Parlamento di mettere in atto unilateralmente il pacchetto sono ora minori. Che la maggiore autonomia alla provincia di Bolzano venga data unilateralmente o in seguito a intesa italo-austriaca non fa – nell’ottica della nuova formula Waldheim – differenza.

5. Se V.E. lo consentirà, mi sarebbe gradito poter commentare a voce all’inizio della riunione di sabato [il 13]5 alcuni dei punti che qui sono stati di necessità indicati solo sommariamente(6).

Adige 1967-1968): «Illustrato a voce da me al Ministro Medici venerdì 12 luglio ore 11.30-12».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 4, fasc.


2 Luglio 1968. Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 407.


4 Vedi D. 402.


5 Vedi D. 404.


6 Annotazione di Ducci in calce (nella copia in Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto

402

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 11 luglio 1968.

L’Ambasciatore d’Austria mi ha fatto ieri sera, telefonicamente, le seguenti comunicazioni:

1) il Governo austriaco ha preso atto con soddisfazione delle dichiarazioni dell’On. Presidente del Consiglio(3) relative alla intenzione del Governo italiano di continuare i contatti con quello austriaco, per il superamento della controversia altoatesina;

2) il Ministero Federale austriaco degli Affari esteri precisa che sia il comunicato del 3 luglio u.s. dell’Agenzia APA, relativo alla «conferenza per il Sudtirolo», fissata per il 15 luglio p.v. ad Innsbruck(4), sia l’articolo sullo stesso argomento, apparso in pari data sul «Die Presse» non sono stati da lui ispirati e non sono basati su sue informazioni;

3) circa le determinazioni del momento del passaggio alla Provincia di Bolzano delle nuove competenze previste dal «pacchetto» Loewenthal ha confermato quanto già comunicato da parte austriaca con il promemoria del 10 gennaio u.s.5 e cioè che Vienna non puaccettare la formula cosidetta automatica, da noi proposta (secondo la quale il passaggio dei nuovi poteri alla Provincia di Bolzano si intende effettuato dopo che saranno emanate la legge costituzionale e le altre leggi previste, tutte indicanti un termine ed una procedura per l’emanazione delle relative norme di attuazione). Allo stesso proposito Loewenthal ha detto che da parte austriaca si intendeva insistere sulla cosidetta «formula Waldheim» che, come gli ho subito fatto rilevare, era stata energicamente respinta dal Sottosegretario Oliva nell’incontro di Strasburgo del 6 maggio u.s.6;

4) Loewenthal mi ha proposto infine, per incarico del Ministro Waldheim, di concordare fin da ora la data della prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria. Ho ricordato a Loewenthal la comunicazione che gli avevo fatto il 5 luglio(7), secondo la quale la ripresa dei contatti sarebbe stata esaminata subito dopo la fine del dibattito parlamentare ed il voto di fiducia.

Ho detto all’Ambasciatore d’Austria che non avrei mancato d’informare l’On. Ministro di quanto da lui comunicatomi e mi sono riservato di fargli conoscere una nostra risposta in merito.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Luglio 1968.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi Atti parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura V, Discussioni, seduta del 5 luglio 1968, pp. 63-156: 80; Ivi, Senato, legislatura V, Discussioni, seduta del 5 luglio 1968, pp. 32-47: 43-44.


4 Vedi D. 407.


5 Vedi D. 334, Allegati I e II.


6 Vedi D. 390.


7 Con T. segreto 13254/124 del 6 luglio, Caruso ne aveva dato informazione all’Ambasciata a Vienna (DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1092).

403

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, UFFICIO II(1)

Appunto. Roma, 11 luglio 1968.

- - -

Ciè confermato da una presa di posizione della «Union fuer Suedtirol» (nota associazione estremista), che constata con compiacimento – secondo quanto afferma l’Agenzia APA – la disposizione del Ministro austriaco degli Affari Esteri a tener conto dei termini per investire le Nazioni Unite ed il Consiglio d’Europa della questione altoatesina. Ve ne sono del resto altri indizi:

- -

c) l’intensificazione delle azioni giudiziarie contro Burger.

Le indicazioni, che si posseggono, lascerebbero peraltro prevedere che da parte austriaca si rinuncerà all’iscrizione del ricorso. È noto, tuttavia, il sondaggio fatto da Waldheim per l’iscrizione del ricorso «ad ogni buon fine», cioè con la riserva di ritirarlo se da parte italiana verranno prese decisioni considerate soddisfacenti in relazione alla controversia altoatesina.

In considerazione di quanto precede sembrerebbe utile far rilevare al Governo di Vienna prima del 15 corr. che una eventuale decisione nel senso della presentazione del ricorso non potrebbe non portare alle seguenti conseguenze:

aa) un aumento della tensione tra i due Paesi, con ripercussioni negative sull’insieme dei rapporti italo-austriaci;

bb) un ritardo ed un rallentamento nello sviluppo dei contatti italo-austriaci tendenti al superamento della controversia altoatesina;

cc) di fronte ad una iniziativa austriaca del genere, l’Italia non potrebbe rimanere inattiva, ma si vedrebbe costretta, con rammarico, oltre ad illustrare all’Assemblea delle Nazioni Unite gli sforzi da essa compiuti per adempiere alle raccomandazioni contenute nelle Risoluzioni 1497 (XV) e 1661 (XVI), a richiamare altresì il fenomeno del terrorismo e le responsabilità del Governo di Vienna in relazione al medesimo.

3. Altro argomento che formerà oggetto di esame nel corso della succitata riunione è senza dubbio l’atteggiamento da tenere nei contatti con l’Italia.

Occorre tener presente al riguardo i pericoli connessi con la nuova impostazione che il Ministro austriaco degli Affari Esteri sembra voglia dare alla soluzione del problema dell’ancoraggio, impostazione che viene presentata come la rinuncia da parte austriaca all’ancoraggio giuridico delle misure del Governo italiano. L’idea del Ministro Waldheim in realtà consiste, in analogia a formule già avanzate in precedenza da parte austriaca, nel prevedere soltanto un impegno unilaterale dell’Italia ad attuare le misure. Dopo l’applicazione di esse il Governo austriaco, a suo giudizio, deciderebbe se rilasciare o meno, la quietanza. Nessun accordo italo-austriaco per la giurisdizione della Corte dell’Aja sarebbe previsto.

Appare superfluo sottolineare che tale impostazione risulta quanto mai inadeguata e sfavorevole per noi, in quanto comporterebbe impegni soltanto dalla nostra parte, restando l’Austria libera di dichiarare, o meno, chiusa la controversia e di intraprendere qualsiasi azione le sembri opportuna presso qualsivoglia foro internazionale.

Sembra quindi che, da parte nostra, fin da questo momento convenga insistere perché la forma di chiusura della controversia, attualmente all’esame – che prevede, fra l’altro, un accordo italo-austriaco per la giurisdizione della Corte dell’Aja – non venga modificata. Converrebbe altresì esplorare la possibilità di un approfondimento della formula suggerita a Parigi l’11 dicembre 1967 dall’allora Ministro Toncic(7).

4. Sempre da quanto comunicato dalla «Union fuer Suedtirol» nella sopracitata riunione dovrebbero essere presi in esame i lavori preparatori, a livello dei governatori regionali, per la costituzione di un fondo per il Sudtirolo, per misure di assistenza economico-culturale.

Al riguardo sembrerebbe utile far rilevare al Governo di Vienna che gli scopi del cosiddetto fondo Wallnoefer, quali sono stati indicati dalla «Union fuer Suedtirol» non coincidono con le informazioni fornite al riguardo dall’Ambasciata d’Austria a Roma con il suo promemoria del 27 maggio 1968.

Converrebbe altresì ricordare al Governo austriaco che pivolte dopo il 24 novembre 1967 (data della notizia pubblicata dal «Tiroler Tageszeitung» circa la riunione dei Capitani regionali austriaci a Vienna, per decidere circa le possibilità di alimentare un fondo di aiuti per lo sviluppo dell’Alto Adige mediante offerte provenienti da tutti i Länder) da parte italiana sono state richieste notizie circa l’istituzione e le finalità del fondo medesimo. Le risposte fornite dalle autorità austriche sono state finora imprecise o contraddittorie. Sembrerebbe quindi necessario chiedere ancora una volta al Governo di Vienna i necessari chiarimenti circa la natura giuridica, le effettive finalità e la gestione del fondo medesimo.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Luglio 1968.


2 Vedi D. 407.


3 Vedi D. 398.


4 Vedi D. 402. 5 Con Nota verbale 4873- A/68 del 3 luglio, non pubblicata. 6 Note verbali 120/1605 e 120/1606, non pubblicate.


5 Vedi D. 317.

404

RIUNIONE MINISTERIALE (Roma, 13 luglio 1968)1

Appunto(2).

Il 13 luglio 1968 ha avuto luogo, sotto la Presidenza dell’On. Ministro degli Affari Esteri, una riunione sui problemi dell’Alto Adige, cui hanno preso parte il Segretario Generale, Amb. Caruso, il Direttore Generale degli Affari Politici, Amb. Gaja, l’Ambasciatore d’Italia a Vienna, Ducci, il Capo di Gabinetto, Amb. Pompei, l’Amb. Toscano e il Capo dell’Ufficio II degli Affari Politici, Consigliere d’Ambasciata Fenzi.

Nel corso della predetta riunione sono stati esaminati vari problemi, che si riassumono qui di seguito.

1. Premesso che la posizione del Governo nei confronti delle popolazioni altoatesine, come pure della controversia con l’Austria per l’Alto Adige, è stata definita nelle dichiarazioni fatte dall’On. Presidente del Consiglio alla Camera il 53 e 1’11 corrente(4) e tenuto conto che, in base alle note Risoluzioni n. 1497 (XV) e n. 1661 (XVI) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’Italia è tenuta a negoziare con il Governo austriaco per una soluzione concordata della controversia, sono stati esaminati innanzitutto, nello spirito delle su citate dichiarazioni dell’On. Presidente del Consiglio, i passi che possono essere compiuti per contribuire a portare i rapporti italo-austriaci ad un clima di amichevole collaborazione.

È sembrato opportuno, anche in considerazione del fatto che il 15 luglio p.v. avrà luogo ad Innsbruck la preannunciata riunione fra il Ministro austriaco degli Affari Esteri ed esponenti del Governo regionale tirolese e della SVP(5), dare subito comunicazione al Governo austriaco che, nello spirito delle dichiarazioni dell’On. Presidente del Consiglio, da parte italiana si è disposti ad un nuovo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi, incontro che potrebbe aver luogo a Ginevra in una data da stabilirsi, prima del 25 luglio p.v. La data verrà concordata dopo che il Governo avrà ottenuto la fiducia dei due rami del Parlamento. Tale comunicazione potrebbe essere fatta senza indugio all’Ambasciatore d’Austria affinché il Ministro Waldheim ne venga a conoscenza prima della su citata riunione e ne possa tener conto.

2. Nell’incontro italo-austriaco, cui si è accennato, rappresentanti italiani dovrebbero attenersi alle seguenti istruzioni:

a) accertare la posizione del Governo di Vienna nei confronti delle questioni che hanno formato oggetto della comunicazione verbale italiana del 18 aprile u.s.6;

b) cercare di raggiungere qualche progresso nell’avvicinamento delle posizio

ni, italiana ed austriaca. Tenuto conto che le questioni principali tuttora aperte sono le seguenti:

- richiesta austriaca di comunicazione ufficiale del pacchetto;

- - - -

-soluzione di compromesso per la consegna di fatto del cosiddetto pacchetto.

- - - - - - - - - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Luglio 1968.


2 Predisposto dall’Ufficio II della DGAP.


3 Vedi D. 402, nota 3.


4 Vedi Atti parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura V, Discussioni, seduta dell’11 luglio 1968, pp. 355-424: 362-363.


5 Vedi D. 407.


6 Vedi D. 385.


7 Vedi D. 317.


8 Vedi D. 403, nota 5.


9 Vedi D. 405.


10 Vedi D. 406.

405

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 13 luglio 1968.

In seguito alle istruzioni ricevute(3), ho fatto oggi pomeriggio a questo Ambasciatore d’Austria la seguente comunicazione:

- -

- ripresa della partecipazione ufficiale dell’Italia a manifestazioni fieristiche in Austria;

-esame benevole di eventuali proposte degli Enti competenti per un aumento del «plafond» dell’accordo italo-austriaco per il traffico facilitato di frontiera;

- soluzione della questione dell’accreditamento degli Addetti Militari nelle due Capitali;

- - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Luglio 1968.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione sul primo foglio: «Gaja. Originale trattenuto da S.E. il Ministro che si proporrebbe darne conoscenza all’On. Presidente del Consiglio».


3 Vedi D. 404.


4 Vedi D. 403, nota 5.

406

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, LEONE(1)

L. riservata 052/1008. Roma, 17 luglio 1968.

Caro Presidente,

sulla base delle direttive indicate nelle dichiarazioni da te fatte alla Camera il 5 e 1’11 luglio u.s., in merito all’Alto Adige(2), ho esaminato con alcuni miei collaboratori, nel corso di una riunione che ha avuto luogo il 13 corrente(3), le questioni piattuali del contenzioso italo-austriaco.

Innanzitutto abbiamo preso in esame l’opportunità di un prossimo incontro a livello tecnico sull’Alto Adige. Come saprai da parte austriaca ci era stato infatti chiesto fin dal 6 maggio u.s.4 di riprendere i contatti fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi. Era stato risposto a Vienna(5) in senso positivo, ma con riserva di riesaminare la questione dopo la costituzione del nuovo Governo. La cosa è stata recentemente ripresa da parte austriaca. Il 10 corrente l’Ambasciatore Loewenthal ci ha fatto una comunicazione verbale(6), nel corso della quale ha proposto di concordare fin da ora la data della prossima riunione. Al riguardo è da tener presente che spetta ora alla parte austriaca fornire una risposta alle proposte italiane formulate nella nostra comunicazione verbale del 18 aprile u.s.7.

Da parte mia, sentiti i miei collaboratori pidirettamente interessati, ho dato istruzioni(8) di far conoscere al Governo austriaco che una risposta definitiva in merito alla ripresa dei contatti potrà essere data subito dopo che il Governo italiano avrà ottenuto la fiducia del Parlamento. Intanto si è anticipata la nostra buona disposizione ad un incontro, che potrebbe aver luogo a Ginevra prima del 25 luglio p.v.

La nuova riunione, ove tu concordi, avverrebbe come le precedenti a livello rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri e, per quanto riguarda la parte italiana, avrebbe lo scopo di prendere conoscenza della posizione del Governo austriaco nei confronti della ricordata comunicazione verbale italiana del 18 aprile u.s.

I nostri rappresentanti, per quanto li concerne, dovrebbero attenersi, sempre qualora tu concordi, alla linea indicata nei Tuoi discorsi alla Camera dei Deputati del 5 e dell’11 luglio u.s. e, per quanto riguarda gli aspetti tecnici della questione, alle istruzioni formulate nel corso del Comitato di Ministri dell’11 aprile u.s.9, l’ultimo che si sia tenuto sulla materia.

In particolare, sui tre punti principali, tuttora oggetto di contestazione, e precisamente circa:

- - -

sub a) insistere per l’accettazione da parte austriaca della formula cosiddetta automatica per la determinazione del momento di attuazione del pacchetto (formula che prevede l’emanazione, entro due anni dalla dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento, della legge costituzionale e delle altre leggi per il passaggio dei poteri alla Provincia, indicanti un termine ed una procedura per le norme di attuazione);

sub b) per la comunicazione del cosiddetto pacchetto, continuare nel procedimento adottato di fatto per le misure precedenti;

sub c) circa il momento dello scambio delle ratifiche dell’accordo per la Corte dell’Aja, approfondimento della formula proposta dall’allora Ministro degli Esteri austriaco Toncic a Parigi l’11 dicembre 1967(10), secondo la quale verrebbe data facoltà all’Austria di rilasciare la quietanza liberatoria all’Italia entro 21 giorni, mentre le ratifiche dovrebbero essere scambiate il 20° giorno dopo l’attuazione delle misure del pacchetto.

Deve essere comunque tenuto da loro presente che tali posizioni devono essere considerate congiuntamente, in vista di quella soluzione globale che è sul tappeto dal luglio 1966.

Nel corso della riunione, cui sopra ho fatto cenno, sono state esaminate altre questioni riguardanti il contenzioso italo-austriaco, nella prospettiva di un auspicato miglioramento dei rapporti fra i due Paesi. Ove tu concordi, mi sembra che si potrebbe confermare agli austriaci, anche nei contatti fra i rappresentanti dei due Ministri degli Esteri, che, in tale spirito, siamo disposti a prendere gradualmente, e sempre che vi siano gesti corrispondenti da parte di Vienna, vari provvedimenti, di contenuto indubbiamente positivo, fra cui:

- - -

Nella stessa riunione, sempre per migliorare l’atmosfera dei rapporti italo-austriaci, si è prospettato inoltre di rinviare ad un successivo momento la risposta alla Nota Verbale austriaca in data 3 luglio u.s., sul terrorismo(11), di cui è stata testé inviata copia alla Presidenza del Consiglio.

Sempre ove tu concordi, riterrei che si potrebbe mettere altresì allo studio presso la Presidenza del Consiglio e le altre Amministrazioni interessate l’eventuale adozione di misure particolari di carattere interno, destinate a migliorare l’atmosfera in Alto Adige, venendo incontro a talune aspirazioni di quelle popolazioni. A questo riguardo era stata già nel 1966 sottolineata, da parte di questo Ministero, una serie di nostre misure(12) la cui eventuale applicazione in Alto Adige potrebbe avere effetti positivi di carattere psicologico. La convenienza di far ricorso almeno ad alcune fra di esse potrebbe essere oggi oggetto di un nuovo esame.

Ti sargrato se potrai farmi conoscere il tuo pensiero, sui vari punti che ho richiamato, confermandomi che, subito dopo la fine del dibattito parlamentare ed il voto del Senato, potrcomunicare all’Ambasciatore d’Austria la data alla quale i nostri rappresentanti si potranno incontrare con quelli austriaci(13).

Mi è gradita l’occasione per inviarti i miei migliori saluti.

[Giuseppe Medici]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Luglio 1968.


2 Vedi D. 402, nota 3 e D. 404, nota 4.


3 Vedi D. 404.


4 Vedi D. 390.


5 Vedi D. 393.


6 Vedi D. 402.


7 Vedi D. 385.


8 Vedi D. 405.


9 Vedi D. 382.


10 Vedi D. 317.


11 Vedi D. 403, nota 5.


12 Vedi D. 191, Allegato. 13 Per il seguito vedi D. 412.

407

COLLOQUIO [DELL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI], CON IL CAPO DELL’UFFICIO SUDTIROLO, TSCHOFEN (Vienna, 17 luglio 1968)1

Appunto(2).

Conferenza di Innsbruck

Sulla riunione di Innsbruck(3) Tschofen mi ha detto che Waldheim, molto in forma, è riuscito a convincere gli altoatesini che nella chiusura della controversia occorre rispettare i punti di vista giuridici delle due parti. Pertanto non si puchiedere a Roma un ancoraggio giuridico che internazionalizzerebbe il pacchetto. In sostanza i sudtirolesi hanno accettato che la formula «wirksame Verankerung» sia trasformata in «vernuenftige Garantie» (la forma usata da Wallnoefer alla radio), che equivarrebbe all’ancoraggio giuridico.

Ho fatto osservare a Tschofen l’imprecisione delle dichiarazioni di Wallnoefer a Innsbruck secondo cui l’Italia non avrebbe risposto alla nota del 10 gennaio(4). Tschofen ha ammesso che, sul piano tecnico, la formulazione è inesatta, come egli d’altronde aveva confermato a Washietl della «Presse» che l’aveva interpellato dopo la nota messa a punto dell’Ambasciata (tel. 416)5. Ma evidentemente Wallnoefer si riferiva all’aspetto politico e cioè alla mancata accettazione italiana del punto di vista austriaco.

Chiusura della controversia

Tschofen ha fatto una lunga premessa sulla necessità di evitare una «escalation» della sfiducia: se gli italiani temono che Vienna non voglia rilasciare la quietanza, gli austriaci devono pensare che Roma non vuole attuare il pacchetto, e così via.

Cipremesso mi ha detto di ritenere che il punto centrale dei futuri colloqui sarà la determinazione del momento in cui si deve considerare attuato il pacchetto: momento dal quale decorre il termine (21 giorni) per il rilascio della quietanza e quello (20 giorni) per lo scambio delle ratifiche dell’accordo sulla Corte dell’Aja.

Al riguardo Tschofen mi è sembrato favorevole alla cosiddetta «clausola automatica», purché si trovi un modo per garantire la corrispondenza tra le leggi (costituzionali e ordinarie) di attuazione e il pacchetto presentato in Parlamento. Egli non puapprovare una «automatica pura» secondo cui il Governo italiano pupretendere il rilascio della quietanza dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di un certo numero di leggi, quali che siano. La partecipazione dei sudtirolesi al Comitato preparatorio delle leggi è insufficiente, in quanto essi costituiscono solo la minoranza. Tschofen pensa ad una «automatica modificata» che subordini il rilascio della quietanza ad un esame sul merito delle leggi da parte austriaca e, in concreto, ad un parere favorevole di Bolzano sulla formulazione legislativa delle concessioni di autonomia.

A titolo personale ho replicato che mi sembra assurdo far dipendere la chiusura della controversia fra due Stati dall’arbitrio di un partito politico. La SVP non è qualificata ad intervenire nella controversia italo-austriaca. È persino ipotizzabile che essa abbia interesse a mantenere in vita la controversia, dopo aver «intascato» il pacchetto, allo scopo di ottenere ulteriori concessioni. A Tschofen, che replicava dicendo che da parte di Magnago una intenzione del genere era assolutamente da escludersi, ho aggiunto che fra 3-4 anni la direzione della SVP sarà probabilmente in altre mani.

Quanto all’accordo sulla Corte dell’Aja Tschofen ha detto che, malgrado le sue note riserve personali al riguardo, da parte austriaca si intende procedere alla sua stipulazione «in quanto non è prevedibile che l’Italia vi possa rinunciare». Comunque, secondo Tschofen, l’Austria non si servirà della Corte dell’Aja prima della quietanza ma eventualmente dopo la quietanza, per il caso che un futuro Governo italiano ritiri l’autonomia. L’Italia potrà avere interesse ad andare all’Aja per il mancato rilascio della quietanza. Ed è appunto per evitare che questo ricorso abbia successo anche in caso di discordanza tra le leggi del pacchetto che Tschofen pensa alla «automatica modificata».

Il mio interlocutore mi ha espressamente detto che, a parte il problema della «clausola automatica», non esistono grandi difficoltà nei futuri colloqui italo-austriaci. Per la consegna del pacchetto, egli ritiene che l’Austria potrà accontentarsi anche di una consegna al livello autorità di polizia (ha ripetuto l’idea già espressa che a quel momento la Ballhausplatz accuserà ricevuta con una nota verbale).

Quanto alla modifica della formula di quietanza richiesta da Vienna il 10 gennaio e da noi respinta il 18 aprile(6), egli ha detto che da parte austriaca non si insisterà.

Terrorismo

Tschofen mi ha detto che il 25 giugno ha avuto luogo la preannunciata riunione Esteri- Giustizia. In essa si sarebbe ottenuta piena collaborazione del Ministero della Giustizia nei riguardi della lotta al terrorismo, concretata in precise istruzioni alle Procure di Stato.

A conferma del «successo» di tale collaborazione, Tschofen mi ha comunicato che nei giorni scorsi la Procura di Feldkirch ha formalmente notificato a Forer e Oberlechner l’atto di accusa per alcuni attentati con perdite di vite umane oggetto delle nostre richieste di estradizione. In tal modo i due restano in carcere: cambia solo il titolo di detenzione da arresto per estradizione (che oramai è esaurito, dopo il rifiuto della Corte di Appello di Innsbruck) a arresto istruttorio obbligatorio. L’incriminazione della Procura di Feldkirch è soggetta a ricorso presso la Procura Generale di Innsbruck, e di tale possibilità, certo gli avvocati dei due terroristi si avvarranno. Ma è da presumere, mi ha detto Tschofen, che il Procuratore Generale, opportunamente «istruito» dal Ministero della Giustizia, respingerà il ricorso.

A questo punto, Tschofen mi ha chiesto se da parte nostra si attende che per tutta la durata dell’attuazione del pacchetto si mantenga da parte austriaca la «pressione» sui terroristi con quell’intensità realizzata a partire dall’attentato di Cima Vallona. A titolo puramente personale ho risposto che, sul piano emotivo, non era da escludersi che ogni nuovo attentato costasse una legge di attuazione del pacchetto.

Avendogli io accennato, come prova di una riviviscenza del terrorismo, il mancato attentato a Bronzolo, mi ha risposto allusivamente che non credeva a questi attentati «sventati all’ultimo momento». Al che ho replicato che mi rifiutavo assolutamente di seguirlo su un terreno del genere, visto che il concetto, portato alle estreme conseguenze, implicava da parte austriaca il sospetto odioso e aberrante che da parte italiana si potessero provocare perdite di vite umane allo scopo di mantenere la tensione tra i due paesi.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/2. 2 Redatto da Vecchi. 3 La riunione ebbe luogo il 15 luglio (T. 26678/435 del 16 luglio, non pubblicato).


2 Vedi D. 334, Allegati I e II. 5 T. 25436/416 dell’8 luglio, non pubblicato.


3 Vedi D. 385.

408

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 27574-27576/450-451. Vienna, 22 luglio 1968 (perv. ore 0,30 del 23)2.

Oggetto: Alto Adige.

450. Sono stato a fare la prima visita a Halusa, nuovo direttore degli affari politici, e su ciche egli mi ha detto in materia di Cecoslovacchia riferisco a parte.

Il suo atteggiamento circa la imminente riunione per l’Alto Adige era – o mi è apparso «blase» – piuttosto che pessimista: come di chi sia costretto a fare alcunché in cui non ha molta fiducia.

Da che cosa cidipenda non ho potuto intuire; vedendolo per la prima volta posso soltanto supporre che egli non si senta molto sicuro delle sue forze dinanzi a negoziatori come gli italiani che conoscono tutti i dettagli.

Lo deduco anche dal fatto che egli si è domandato se non si possa semplificare una trattativa che ad un primo esame gli sembra essersi dispersa in minuzie e tecnicismi.

Comunque cisia (i rappresentanti di V.E. avranno modo di farsene un’idea precisa nel giorno e mezzo di conversazioni nel luogo che finalmente è stato prescelto) Halusa mi ha detto alcune cose che mi sembrano degne di essere anticipate ai nostri negoziatori.

La discussione, anzitutto, partirà dai risultati raggiunti negli ultimi mesi, e non da un pio meno vago piano Waldheim.

La soluzione è a portata di mano, il che [non] vuol dire che si possa afferrarla d’un tratto. Essa dipende in sostanza dal raggiungere un accordo sulla formula cosidetta automatica: la quale così come è non è accettabile ai sudtirolesi.

Mi domando fra me e me se una delle difficoltà a questo proposito non sia proprio di carattere nominalistico.

Chiamare «automatica» una procedura con cui vogliamo che gli austriaci sanzionino la conclusione di una vertenza che dura – tale è la verità – da mezzo secolo non è forse il modo migliore perché essi la accettino a cuor contento.

Forse sarebbe bene spiegare ai nostri interlocutori che non vi è niente di meccanico e di cibernetico in ciche proponiamo.

Non sarà sfuggito a codesto Ministero che mentre un tempo ci si preoccupava qui di come sarebbero stati fatti i regolamenti esecutivi, ora ci si preoccupa in primo luogo di come saranno fatte le leggi.

Su questo punto si puda parte nostra far presente che il Parlamento italiano non voterà una legge costituzionale e dieci leggi normali in un’unica soluzione: e che tali undici provvedimenti, ancora allo stato di disegni di legge, verranno man mano a conoscenza del Governo austriaco se non altro attraverso i membri sudtirolesi della commissione preparatoria.

E se vogliamo, per onestà con noi stessi, scartare nel caso Alto Atesino l’argomento che un Governo straniero non deve interferire nei nostri affari legislativi (dato che è da quello stesso Governo straniero che pretendiamo un atto di rilevanza internazionale come la chiusura di una contesa semisecolare) dobbiamo ben ammettere come probabile e sopportabile che il Governo austriaco possa farci conoscere di volta in volta il proprio appagamento o la propria insoddisfazione su ciascuno di essi disegni di legge.

La materia del contendere si andrebbe quindi assottigliando col passare dei mesi: se invece taluna delle leggi piimportanti fosse assolutamente insoddisfacente non ci sarà promessa di tregua politica che tenga, né riusciremo ad impedire che riprenda l’agitazione contro di noi.

D’altra parte che cosa potrebbe poi accadere se, votate e sanzionate le undici leggi, ce ne fossero una o due delle minori che non piacessero al cento per cento ai sudtirolesi? trovebbero in cigli austriaci argomento sufficiente per appellarsi all’ONU, quando non ci vanno ora che da tanti anni non facciamo niente? lo dico ad absurdum, per far rilevare che la questione essenziale è la nostra volontà politica di trasformare i sudtirolesi in buoni cittadini italiani con i sistemi con cui gli alsaziani sono divenuti francesi, e non con quelli che abbiamo usato finora e che sono tutti indistintamente falliti.

Se tale volontà manca non sarà certo una quietanza austriaca a cambiare le cose ed a trasfomare una Zwischenloesung (soluzione temporanea) in una Dauerloesung (soluzione perenne).

451. Seguito mio 450.

Ho detto comunque a Halusa che non potevamo essere che malamente impressionati da articoli come quelli di Harbich sulla «Presse» di cui ho inviato il sunto con telegramma 4433. C’era a Roma la massima buona volontà, ma il sentire parlare della permanenza di una specie di giuspatronato austriauco sui sud tirolesi negli anni avvenire ce la toglieva del tutto.

Direttamente e senza esitazione Halusa mi ha escluso che vi siano idee del genere a Vienna e anche a Innsbruck. Abbiamo pivoglia noi di voi, mi ha detto, di chiudere questa faccenda una volta per sempre. Eseguite il pacchetto, mantenetelo in vigore, e la questione sarà sepolta negli animi.

Sono personalmente incline a credere che cicorrisponda a verità, e non solo perché l’apprezzamento di Halusa collima con quello che Waldheim mi espresse in forma pielevata (mio telegramma 3964): ma perché chiunque in Austria ragiona realisticamente deve pensarla così. Ad ottenere l’autodeterminazione per il Sud Tirolo non è stata sufficiente, ma anzi nociva, l’ondata di attentati provocata dall’esterno. Che gli autoctoni si diano alla guerriglia sembra difficilmente verosimile. Nazioni Unite e Consiglio d’Europa non si sono lasciati commuovere nel 1961 né poi. L’Unione Sovietica veglia alla difesa del Brennero come di ogni altra frontiera attuale. E perfino se la Germania tornasse nazista potrebbe escludersi un nuovo mercato con l’Italia.

Naturalmente niente potrà far sì che non resti in Austria gente che spera di vedere sventolare il rosso-bianco-rosso a Salorno. E quanti in Italia non sognano di veder risventolare il rosso-bianco-verde a Pola o addirittura a Zara.

Per soffocare simili fantasticherie dovremmo non dimenticare che un utile apporto sarà il libero consenso del Parlamento austriaco all’immutabilità del confine del Brennero, in baso a un trattato di amicizia del tipo di quello che ci fu proposto da Toncic. Ottenuto questo riconoscimento potremmo pifacilmente varare di fronte al nostro Parlamento un analogo ed inverso riconoscimento da parte nostra della realtà delle cose sulla linea che ci divide dalla Jugoslavia.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/2.


2 La prima parte del presente documento (T. 27574/450) pervenne alle ore 23,20, la seconda (T. 27576/451) alle ore 0,30 del 23.


3 T. 2712/443 del 19 luglio, non pubblicato.


4 Vedi D. 399.

409

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA (Parigi, 24-25 luglio 1968)1

Appunto segreto(2).

Sono presenti:

- -

24 luglio 1968 - riunione ore 17

GAJA: Porge il suo saluto alla delegazione austriaca. Accenna allo sviluppo storico dei precedenti incontri dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri, con particolare riferimento alla riunione di Londra del 18-20 luglio 1966(3), nel corso della quale da parte italiana era stata formulata la 2^ ipotesi globale di chiusura della controversia

– dopo quella già presentata nel dicembre 1964(4) – contenente un insieme di proposte relative 1) alle misure interne italiane concernenti l’ampliamento delle competenze della Provincia di Bolzano, 2) alle garanzie di carattere interno da fornirsi da parte italiana nei confronti del pacchetto, 3) alla competenza della Corte dell’Aja in relazione all’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber.

Passa ad esporre gli ultimi sviluppi dopo la riunione di Londra del 6-7 dicembre 1967(5), ove da parte austriaca ci si era riservati di far conoscere il punto di vista del Governo di Vienna sulle seguenti sei questioni:

1) Testo della quietanza, sul quale, col promemoria austriaco del 10.1.1968(6), venne avanzata la richiesta di inserimento della frase «ed è pronto a mantenerle», alla fine dell’alinea 5 del progetto italiano. Come fatto presente con la comunicazione verbale del 18.4.1968 all’Ambasciata d’Austria(7), tale aggiunta non è accettabile perché pleonastica, oppure tende a far assumere un impegno impossibile, perché coinvolge l’attività politica del Parlamento.

2) Determinazione del momento del passaggio di poteri alla Provincia di Bolzano. Su questo punto, con il promemoria del 10.1.1968, è stata respinta da parte austriaca l’adozione della formula cosidetta «automatica». Da parte italiana, con comunicazione del 18.4.1968, si è insistito sull’utilizzazione di tale formula che ha il pregio di rendere facilmente determinabile il momento del passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano.

3) Durata del periodo di tregua politica, che, con il promemoria del 10 gennaio, da parte austriaca è stato indicato in 3 anni. Da parte italiana, con la comunicazione del 18 aprile, si è precisato che si sarebbe stati d’accordo sulla tregua triennale qualora da parte austriaca si fosse accettata la formula «automatica» per la determinazione del passaggio dei poteri alla Provincia. Avendo l’Austria respinto tale formula, e avendo manifestato una preferenza per l’altra formula, che comporta un periodo di attuazione di almeno 4 anni, la proposta di Vienna lascia scoperto il periodo di un anno durante il quale l’Austria sarebbe libera di adire qualsiasi foro internazionale, anche politico.

Ciera manifestamente inaccettabile per la parte italiana, data la necessità di far corrispondere il periodo di tregua politica con il periodo necessario per l’attuazione del pacchetto.

4) Perfezionamento dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja. A tale riguardo da parte austriaca col promemoria del 10 gennaio si era insistito perché lo scambio delle ratifiche dell’accordo avvenisse dopo il rilascio della quietanza da parte del Governo di Vienna, dichiarandosi tutt’al pidisposti – ove l’Italia lo desideri – ad accettare che lo scambio delle ratifiche fosse contemporaneo al rilascio della quietanza. Da parte italiana con la comunicazione del 18 aprile si è risposto, invece, insistendo affinché lo scambio delle ratifiche per l’accordo avvenga indipendentemente e prima

– almeno 24 ore – del rilascio della quietanza da parte del Governo austriaco.

5) Promemoria Vassalli sulle lacune della legislazione austriaca in materia di prevenzione e repressione del terrorismo(8). Con la comunicazione austriaca del 5 marzo(9), si è fatto presente che l’ordinamento giuridico federale è tale da soddisfare agli obblighi internazionali di buon vicinato e che comunque nel corso dell’elaborazione del progetto della nuova legge penale austriaca, si sarebbe tenuto conto delle esigenze di un moderno diritto penale. Con la comunicazione del 18 aprile, da parte italiana, si è rilevato che il Governo di Vienna, riaffermando che l’ordinamento giuridico austriaco era conforme allo standard internazionale, non aveva risposto a nessuno dei quesiti posti nel promemoria Vassalli.

6) Comunicazione del testo del pacchetto. Col promemoria del 10 gennaio, il Governo austriaco richiese la consegna di un’integrazione della terza stesura del pacchetto, comprendente le risultanze dei contatti italo-austriaci avvenuti successivamente nonché dei chiarimenti ed approfondimenti intervenuti in seguito ai contatti tra la Presidenza del Consiglio e la SVP. Da parte italiana con la comunicazione del 18 aprile 1968 ci si è dichiarati disposti soltanto alla comunicazione «de facto» del pacchetto.

Fa presente che l’esposizione è stata complessa ma necessaria per mettere in luce i punti tuttora controversi i piimportanti dei quali sono la determinazione del momento del passaggio dei nuovi poteri alla Provincia di Bolzano, il momento dello scambio delle ratifiche dell’accordo per la Corte dell’Aja e la questione della comunicazione del pacchetto. Su questi punti in particolare dovrebbe essere centrata la discussione.

HALUSA: Risponde al saluto e ringrazia. Dichiara di concordare sugli argomenti da prendere come base della discussione. Afferma di temere di semplificare troppo i problemi, non conoscendo completamente la materia. Rileva che la lettura dei pirecenti verbali delle riunioni dei rappresentanti dell’Austria gli ha dato l’impressione che il punto centrale dei colloqui riguardi attualmente l’esecuzione del pacchetto. Afferma che, nel corso degli incontri Saragat- Kreisky, si era convenuto sull’opportunità di istituire un organo di arbitrato avente facoltà, per un periodo limitato, di accertare se le misure del pacchetto erano state eseguite. In un secondo tempo da parte italiana à stata presentata una seconda ipotesi d’intesa, concretatasi nel luglio 1966, che prevedeva non piun organo arbitrale, ma solo il ricorso alla Corte dell’Aja, su cui gli austriaci dovevano pronunciarsi.

L’ultima posizione sarebbe che spetta alla parte italiana far conoscere se si concorda con quanto verrà proposto da parte austriaca. Osserva che se la questione viene presentata in questi termini non si puaccettare un simile rovesciamento di posizioni.

TOSCANO: Dichiara di voler fare alcune precisazioni di carattere storico su quanto affermato dall’Ambasciatore Halusa, per passare poi a chiarire la nostra posizione.

Rileva come nell’incontro di Parigi del 16 dicembre 1964 era stato raggiunto un accordo sulla forma della chiusura della vertenza e, per quanto riguarda la parte sostanziale, ci venne chiesto dal Ministro Kreisky di aderire alle richieste austriache concernenti 5 dei 18 punti relativi alle misure, rimasti aperti nel corso delle trattative. Successivamente, il 31 marzo 1965(10) venne chiesta l’accettazione completa delle richieste austriache su tutti i 18 punti rimasti aperti. Cideterminda parte italiana la proposta di tornare a discutere su nuove basi una seconda ipotesi globale di intesa. Occorre altresì ricordare che il Ministro Kreisky afferma Ginevra di essere disposto a concedere immediatamente la quietanza, purché gli si offrisse una contropartita. Quest’ultima gli venne concessa a suo tempo mediante la nostra adesione alla costituzione di un tribunale arbitrale. Senonché non essendo stata accolta da parte austriaca ed altoatesina la parte sostanziale della I^ ipotesi d’intesa, nel 1965, l’Italia aderì ad esaminarne una 2^, fondata peraltro su altre basi.

Passando alla posizione attuale italiana, sottolinea che da parte austriaca debbono ora essere tenuti presente i principi basilari che il Parlamento italiano ha posto alla base degli attuali contatti italo-austriaci:

1) da parte italiana si ritiene di aver adempiuto all’Accordo De Gasperi- Gruber;

2) l’Italia non vuole assumere obblighi internazionali che vadano al di là di quelli derivanti dal predetto accordo;

3) di conseguenza da parte italiana non si intende stipulare nessun nuovo accordo con l’Austria;

4) da parte italiana si intende giungere alla chiusura della controversia internazionale.

Solo a tali condizioni si pupensare ad una approvazione del pacchetto da parte del Parlamento italiano. Osserva che le predette condizioni sono imperative e quindi da esse non si puprescindere. L’atteggiamento austriaco desta preoccupazione, tendendo ad impedire che si realizzino le predette condizioni, necessarie perché il Governo italiano possa procedere alla attuazione del pacchetto.

Osserva che da parte italiana si mira a due obiettivi:

- -

HALUSA: Rileva che è interesse dell’Italia dare il pacchetto. Se cinon avviene, il Governo austriaco potrebbe ad esempio ricorrere all’ONU.

TOSCANO: Osserva che vi sono diverse maniere per l’Italia di garantirsi l’ottenimento della «quietanza», ma che molti sono peraltro incompatibili con i principi enunciati in precedenza e che sono gli unici accettabili da parte del Parlamento italiano. Spiega i motivi per i quali il Parlamento si oppone all’internazionalizzazione della questione altoatesina ed i motivi per i quali nell’incontro di Ginevra del ‘64 si è deciso di mantenere impregiudicati i rispettivi punti di vista. Cinonostante auspica che tutti i vari problemi sul tappeto possano venire risolti se da parte austriaca si desidera realmente di fare gli interessi dei sudtirolesi.

Dal punto di vista dello storico, rileva che nel 1946 l’Austria tentdi lasciare aperto il problema dell’Alto Adige. Cispiega perché da parte italiana non si possono non nutrire sospetti, ancora oggi, verso la politica austriaca.

HALUSA: Domanda perché debbano esservi tante difficoltà, se da parte italiana si vuole attuare il pacchetto.

GAJA: Spiega la differenza esistente fra la formula Giovenco o automatica e l’altra. Afferma che con la formula non automatica vi è un rischio politico molto forte per l’Italia perché non sappiamo chi sarà al potere in Austria fra 4 o 5 anni, cioè quando dovrebbe essere rilasciata la quietanza. In questa luce l’atteggiamento austriaco negli ultimi due anni non punon rendere sospettosi sull’intenzione di dare realmente all’Italia la quietanza.

HALUSA: Rileva che i timori italiani sono infondati, in quanto da parte austriaca si ha interesse a non mantenere aperto il problema altoatesino.

TOSCANO: Risponde che l’esperienza storica del dopoguerra dimostra piuttosto il contrario, rammentando come il problema dall’Alto Adige, che sembrava essere stato a suo tempo risolto con l’Accordo De Gasperi- Gruber, venne riaperto dall’Austria 10 anni dopo, nel 1965, benché nel 1948, dopo la concessione da parte del Governo italiano dello statuto regionale, sia l’Austria che gli altoatesini di lingua tedesca avessero espresso in varie forme la propria soddisfazione. Da allora tutti i tentativi fatti da parte italiana per risolvere equamente la vertenza si sono scontrati con la volontà contraria del Governo austriaco, intesa costantemente ad evitare la chiusura della vertenza. Malgrado l’offerta italiana di adire la Corte dell’Aja, l’Austria ha voluto portare la controversia all’ONU, cioè in un foro politico. Osserva che esiste qualcosa che preoccupa maggiormente il Governo italiano: ciè rappresentato dalla risoluzione adottata il l° ottobre 1946 dal Parlamento austriaco, con la quale, pur approvandosi l’accordo De Gasperi- Gruber, si esprimeva l’opinione che il «principio di autodeterminazione è l’unica forma di soluzione durevole del problema del Tirolo meridionale, che possa essere accolta dall’Austria come giusta e soddisfacente». In tale risoluzione era già indicata l’intenzione austriaca di sollevare il problema altoatesino, alla prima occasione, alle Nazioni Unite. Rileva che da parte italiana si cerca di rendersi conto dei sentimenti austriaci, ma che da parte di Vienna non si debbono ignorare le difficoltà italiane.

HALUSA: Chiede che cosa potrebbe significare il mancato ottenimento da parte italiana della quietanza. A tal riguardo afferma che da parte austriaca non si desidera tornare alle Nazioni Unite.

GAJA: Rileva non essere questo punto principale della questione. Osserva che del resto da parte italiana non si ha timore per il fatto che l’Austria ricorra nuovamente alle Nazioni Unite. Lo scopo politico perseguito dall’Italia è diverso.

TOSCANO: Ribadisce quanto già affermato in precedenza che il rilascio della quietanza da parte austriaca è necessario affinché il Governo possa presentarsi dinanzi al Parlamento ed ottenere l’approvazione completa delle misure previste dal pacchetto. Osserva che ci si trova di fronte ad una svolta: si potrà presentare il pacchetto ed ottenere l’approvazione dell’80% oppure del 100% di esso. Percinon potrà avvenire senza la certezza della quietanza.

Se prevarrà la prima alternativa, le conseguenze saranno negative, in quanto la soluzione della controversia internazionale non sarà stata raggiunta – con effetti psicologici drammatici. La controversia infatti tiene vivo il terrorismo e tale fenomeno avvelena le relazioni fra i due Paesi. Per questo la posizione italiana è stata sempre ed è fondata sulla intenzione di chiudere la controversia internazionale.

HALUSA: Osserva che Gaja ha affermato che non è dato conoscere quale sarà il Governo austriaco nei prossimi quattro anni e quindi quale atteggiamento esso adotterà. A tal riguardo ci si puchiedere altresì quale sarà la posizione del Governo italiano dopo tale periodo.

TOSCANO: Risponde che la posizione italiana è prevedibile, volendo l’Italia la chiusura definitiva della controversia. La posizione austriaca invece potrebbe essere quella di risollevare nuovamente il problema, ed eventualmente di permettere nuovamente il terrorismo.

HALUSA: Chiede come l’Austria potrà essere garantita circa l’adempimento da parte dell’Italia delle sue promesse, se avrà dato la quietanza.

TOSCANO: Risponde che da parte italiana non si chiede all’Austria di correre alcun rischio, mentre invece il rischio lo corre l’Italia di non ottenere la quietanza, dopo aver dato attuazione alle misure del pacchetto.

GAJA: Spiega che cosa voglia dire l’esecuzione di un trattato. Sottolinea che un trattato comporta oneri per entrambe le parti e che pertanto ciascuna delle parti deve correre il rischio connesso all’eventualità che l’altra parte non adempia ai propri obblighi.

TOSCANO: Osserva che i regolamenti costituiscono forse solo il 10% del pacchetto: una volta eseguito il 90% di esso, sarà nostro interesse eseguire anche il restante 10%. Aggiunge che la nostra passata esperienza ci dà l’impressione che da parte austriaca si tenti di differire «ad aeternum» la soluzione del problema.

HALUSA: Chiede che cosa si verificherebbe se le leggi emanate dal Parlamento non fossero conformi alle misure indicate nel pacchetto.

TOSCANO: Ammette l’esistenza del problema della conformità delle leggi agli impegni stabiliti dal pacchetto. Osserva, tuttavia, che esistono organi speciali, quali il Comitato preparatorio e le commissioni paritetiche, nelle quali gli altoatesini di lingua tedesca partecipano alla stesura delle norme, che costituiscono sufficienti garanzie che il problema in parola venga risolto in maniera da eliminare qualsiasi preoccupazione austriaca.

GAJA: Osserva che né gli altoatesini né gli altri membri dei predetti organi debbono possedere diritto di veto. Deve essere chiaro che se una parte fa uso del veto, tutto il meccanismo si arresta.

TOSCANO: Rileva che occorre evitare che da parte altoatesina venga rimesso in discussione il pacchetto. Aggiunge che la primavera del 1969 è il termine entro il quale dovrà essere conclusa l’attuale fase del negoziato e che occorre utilizzare al massimo il tempo ancora disponibile. Rileva altresì che possono ancora esservi contatti tra il Governo e gli altoatesini e talune questioni possono essere discusse in tal modo.

GAJA: Fa presente il grave pericolo che da parte altoatesina vengano chiesti ulteriori «chiarimenti».

HALUSA: Osserva che l’idea di contatti fra altoatesini ed il Governo italiano è buona.

TOSCANO: Rileva che da parte austriaca si deve spiegare chiaramente agli altoatesini quali sono i termini della discussione. Se ciavvenisse e fosse spiegato ai predetti il funzionamento della cosiddetta formula Giovenco, potrebbero venire eliminate reazioni dovute a sospetti non motivati.

A tale fine potrebbe essere utile uno scambio di vedute fra il Prefetto Giovenco e Magnago (oppure tra altri tecnici) nel corso del quale verrebbero illustrati agli esponenti della SVP il funzionamento della formula automatica, nonché le leggi ed i regolamenti previsti.

Osserva che nella situazione attuale esistono tre ordini di difficoltà:

1) il momento del rilascio della quietanza e le condizioni alle quali è subordinata;

2) il momento dello scambio delle ratifiche per l’accordo sulla Corte dell’Aja in relazione al momento del rilascio della quietanza;

3) la comunicazione del pacchetto da parte del Governo italiano a quello austriaco.

Aggiunge che a tale riguardo da parte italiana si vuol dare ancora una volta una prova di buona volontà avanzando le seguenti proposte:

a) rispetto al primo punto, si insiste per l’accettazione della formula Giovenco per la determinazione del momento del passaggio dei poteri della Provincia di Bolzano (gli altoatesini riceveranno le piampie informazioni su tale formula dal Prefetto Giovenco), fissando una data per il rilascio della quietanza. Tale condizione è essenziale perché gli altoatesini ottengano il pacchetto;

b) rispetto al secondo punto, si propone la cosiddetta formula Toncic;

c) rispetto al terzo punto, si conferma che da parte italiana si è disposti alla comunicazione «de facto» del pacchetto.

HALUSA: Chiede chiarimenti sulla formula Giovenco.

GAJA: Spiega che la formula considera avvenuto il passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano dopo l’emanazione delle leggi portanti un termine ed una procedura per le norme di attuazione.

TOSCANO: Osserva che gli altoatesini spesso non sanno usufruire dei mezzi loro offerti dalle istituzioni italiane, come ad esempio della Corte Costituzionale.

HALUSA: Afferma che Toncic non era completamente d’accordo con le proposte italiane presentate a Parigi, specialmente per quanto riguardava la formula Giovenco. Osserva essere peraltro questo solo un rilievo storico.

TOSCANO: Sottolinea l’importanza della nostra offerta e la brevità del tempo ancora a disposizione per condurre in porto i negoziati, attirando l’attenzione sugli effetti sempre possibili di una ripresa del terrorismo sulle trattative in corso.


25 luglio - ore 10

HALUSA: Dichiara di voler prendere posizione in merito alle proposte italiane del giorno precedente. Chiede se da parte italiana si sia lasciato cadere il progetto di una cerimonia a Bolzano ai fini della determinazione del momento del trasferimento delle nuove competenze a detta Provincia.

Come prima reazione alle note proposte, che considera intese ad essere costruttive, afferma di avere l’impressione che dei tre punti indicati in precedenza dall’Ambasciatore Toscano due costituiscano una soluzione di compromesso. Osserva che, per quanto concerne la consegna del pacchetto, da parte austriaca non si è voluto insistere sull’aspetto giuridico dell’atto. Rileva comunque che la proposta comunicazione «de facto» del pacchetto da parte italiana all’Austria potrebbe essere accolta (salvo approvazione del Governo di Vienna). Rileva di essere d’accordo circa la discussione sul calendario operativo nel prossimo incontro. Prosegue domandandosi se, per la procedura automatica prevista per la chiusura della vertenza, non sia possibile trovare una formula meno rigida. Chiede se non vi possa essere un «échelonnage» della quietanza.

GAJA: Risponde che cinon è da escludersi e che se ne potrebbe parlare in sede di discussione sul calendario operativo.

TOSCANO: Osserva che si potrebbe sdrammatizzare la questione del rilascio della quietanza attraverso una serie di atti reciproci. Tra questi ultimi cita eventuali nuove dichiarazioni da parte del Presidente del Consiglio e del Cancelliere.

GAJA: Osserva che in tal caso è necessario prima adottare il calendario operativo.

TOSCANO: Nota che occorre essere meno teoretici e piempirici. Aggiunge che il contatto del Pref. Giovenco con gli altoatesini potrebbe eliminare ogni sfiducia nella cosidetta formula automatica.

HALUSA: Dichiara che tale contatto potrebbe certamente essere utile.

TOSCANO: Afferma di vedere ancora due difficoltà: la prima è costituita dalla intenzione degli altoatesini di lingua tedesca di ampliare le misure del pacchetto; la seconda è costituita dal tentativo di internazionalizzare le misure del pacchetto stesso.

GAJA: Rileva che tali tentativi determinano una oscillazione pericolosa del negoziato.

TOSCANO: Afferma che si è giunti ormai alla fine di questa fase delle conversazioni e che è venuto il momento in cui si deve cercare di pervenire veramente ad una decisione.

HALUSA: Pensa che il fatto di aver raggiunto un accordo sul pacchetto sia un risultato essenziale. Rileva tuttavia di dover far presente che possono presentarsi difficoltà al Parlamento austriaco su certi aspetti del calendario, soprattutto se si avesse l’impressione, a Vienna, che i passi austriaci siano prematuri: pertanto bisognerebbe rivedere il calendario operativo.

GAJA: Chiede quali siano i punti del calendario che potrebbero disturbare il Parlamento austriaco. Fa presente che sarebbe grave modificare l’equilibrio raggiunto.

HALUSA: Cita come esempio il momento della parafatura dell’accordo relativo alla Corte di Giustizia dell’Aja.

GAJA: Dichiara che potrà riferire a Roma circa tale desiderio austriaco, ma che da parte italiana non si pumodificare il calendario operativo, che è equilibrato, senza che si verifichino ripercussioni non molto positive.

TOSCANO: Rileva che da parte italiana esistono due ragioni essenziali perché si insista perché l’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja venga parafato nei termini proposti dal calendario operativo. Tali ragioni sono: la prima, che il Parlamento italiano vi tiene, la seconda che da parte austriaca si è sempre cercato di trasferire la vertenza altoatesina dal campo giuridico a quello politico. Tale possibilità di riaprire la discussione politica sulla questione altoatesina deve essere eliminata.

GAJA: Aggiunge che l’accordo aprirebbe la strada al trattato di amicizia, che accettiamo, ma che vogliamo si verifichi nella situazione esatta.

TOSCANO: Ricorda quanto è stato da lui detto al Ministro Toncic(11) circa una dichiarazione austriaca sull’intangibilità delle frontiere. Toncic rispose che non poteva essere concesso da parte austriaca nulla pidella nota dichiarazione fatta dal Cancelliere Klaus nell’intervista rilasciata il 6 luglio 1967(12).

TSCHOFEN: Parla della tesi contenuta nel libro di Toscano(13), secondo la quale l’Accordo di Parigi costituì un libero riconoscimento da parte austriaca della frontiera del Brennero. Rammenta pure i 14 punti di Wilson.

TOSCANO: Replica di non aver mai detto che il Governo austriaco non riconosce la frontiera del Brennero. Osserva che peril Ministro Kreisky parla suo tempo di «self-determination» e che ciè psicologicamente indicativo.

HALUSA: Dichiara che il problema accennato si risolverà da solo e che i Governi austriaci non pensano piormai alla «self-determination».

TOSCANO: Afferma di accettare tale punto di vista.

TSCHOFEN: Solleva la questione dell’obbligo della protezione delle minoranze.

TOSCANO: Ricorda le dichiarazioni dell’On. Leone al riguardo(14).

TSCHOFEN: Riferisce le recenti espressioni dell’On. Mitterdorfer sulla integrazione della minoranza nello Stato.

HALUSA: Richiamandosi al memorandum austriaco del 10 gennaio 1968, osserva che vi sono tuttora dei punti oscuri riguardo alla posizione italiana.

GAJA: Afferma che cinon è esatto, dopo i recenti chiarimenti. (Vengono trattati i punti del suddetto promemoria austriaco, relativi alla consegna all’Austria di una integrazione della terza stesura del pacchetto ed alle prese di posizione austriache in relazione alle domande poste da parte italiana all’Austria nel corso dei colloqui di Londra del 6-7 dicembre 1967).

TOSCANO: Riferendosi alla tregua politica nota che è stata un’idea dell’On. Moro senza molto valore dal punto di vista pratico. È peraltro psicologicamente importante per due ragioni:

- -

TSCHOFEN: Afferma di prevedere che gli altoatesini di lingua tedesca avanzeranno ulteriori richieste e di nutrire due ragioni di sfiducia: la prima, motivata dalla considerazione che, se la prima legge non conterrà tutte le misure previste oggi dal pacchetto e che devono essere comprese in quella legge, sarà difficile farne poi un’altra. La seconda, basata sul fatto che il PRI e il PSI dell’Alto Adige sono contrari alla proporzionale etnica, per cui gli altoatesini pensano che il pacchetto trovi difficoltà di attuazione.

TOSCANO: Rileva che tale argomento puessere rovesciato, essendo proprio la certezza di ottenere la quietanza che consentirà al Parlamento italiano di approvare le leggi relative al pacchetto.

HALUSA: Tornando al calendario operativo, nota che è difficile accettare la clausola che prevede che il voto per la ratifica dell’accordo per la Corte dell’Aja abbia luogo dopo la prima delle due votazioni per l’approvazione della legge costituzionale in Italia. Rileva che oltre a questo sarà necessario rivedere altri punti.

GAJA: Osserva che il calendario operativo, così come è stato esaminato sinora, costituisce una base di trattativa. Se lo si vuole discutere o completare, occorre farlo prima dell’incontro politico.

HALUSA: Dichiara di non sentirsi in grado di raccomandare al suo Governo il calendario operativo così come è stato presentato: di non rifiutarlo, ma nemmeno di poterlo accettare.

GAJA: Rileva che, trattandosi di un elemento fondamentale, una discussione in merito è essenziale. Si tratta di una idea che è stata discussa nel 1964 ed egli stesso aveva proposto la dizione «calendario operativo».

Passa poi a parlare dei problemi inerenti al terrorismo e della mancanza di misure adeguate da parte dell’Austria nel prevenire e nel reprimere le attività terroristiche. Parla quindi della consegna del pacchetto.

TOSCANO: Riassume la discussione ponendo in evidenza i seguenti punti trattati:

1. nuova proposta globale di soluzione della controversia;

- -

4. riesame del calendario operativo.

Rileva che l’incontro di settembre dovrebbe aver luogo prima della sessione dell’ONU, allo scopo di rendere possibile l’incontro tra i due Ministri degli Esteri a New York(16).

GAJA: Riafferma l’importanza del calendario operativo. Rileva che l’incontro tra rappresentanti dei Ministri degli Esteri dovrebbe aver luogo prima del 10 settembre

p.v. e che successivamente dovrà essere studiata la presentazione politica delle diverse proposte.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1188. 2 Predisposto dall’Ufficio II della DGAP.


2 Vedi D. 153.


3 Vedi D. 4.


4 Vedi D. 314.


5 Vedi D. 334, Allegati I e II.


6 Vedi D. 385.


7 Vedi D. 307, Allegato II.


8 Vedi D. 372.


9 Vedi DD. 44, 45 e 47.


10 Vedi D. 368.


11 Vedi D. 368, note 5 e 6.


12 Vedi D. 225, nota 12.


13 Vedi D. 404, nota 4.


14 Vedi D. 428.


15 Vedi D. 434.

410

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 26 luglio 1968.

1. Ha avuto luogo a Parigi, nei giorni 24-25 luglio u.s.3 la prevista riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria. Hanno preso parte alla riunione:

- - - -

Da parte nostra si è, in particolare, prospettata la proposta esaminata nel corso della riunione in data 13 luglio u.s. presso l’On. Ministro(8), proposta che prevede una soluzione globale dei punti tuttora controversi, basata sui seguenti elementi:

- - - - -

contenuto dei provvedimenti da noi emanati in attuazione del «pacchetto». A tale riguardo, mentre si è provveduto a fornire gli opportuni chiarimenti, si ritiene che un mutamento nella denominazione della formula potrebbe essere utile, per evitare che la parola «automatica» induca in errore circa la sua effettiva portata. Da parte austriaca è stato inoltre accolto con favore l’accenno formulato dai rappresentanti italiani alla possibilità che fin da ora si stabilisca un contatto fra i rappresentanti del gruppo altoatesino di lingua tedesca ed il Capo dell’Ufficio Regioni del Ministero dell’Interno per una pichiara comprensione del contenuto della formula proposta ed in particolare delle modalità con cui essa sarebbe attuata (fermo restando che cinon deve in alcun modo significare una diversa e piampia partecipazione degli altoatesini alla preparazione delle norme interne italiane, oltre a quella prevista nella fase di attuazione del «pacchetto»);

- - - -

Da parte italiana si è replicato che il Calendario operativo comprende gli elementi essenziali per la chiusura della controversia e pertanto non pusubire sostanziali mutamenti. Ci si è comunque riservati di dare una risposta in merito alla proposta di un incontro con tale specifico oggetto.

6. Da parte italiana si è particolarmente insistito, anche per i motivi sopra accennati, sui principi che il Parlamento nazionale ha posto alla base dell’attuale fase dei contatti italo-austriaci:

- - - - - - -

nell’attuale fase(14). Si è poi insistito sulla necessità di prendere adeguate misure di prevenzione e di repressione del terrorismo, che anche recentemente ha dato preoccupanti segni di ripresa.

Da parte austriaca sono state fornite assicurazioni che il Ministero federale degli Affari Esteri non mancherà di intervenire al riguardo presso le Amministrazioni competenti.

10. In relazione ai risultati dell’incontro, si prospetta l’utilità di esaminare:

- la proposta di una nuova riunione a livello rappresentanti dei Ministri degli Esteri, da tenersi a Ginevra nel mese di settembre p.v. in concomitanza con la Conferenza dei Paesi non nucleari, soprattutto per la discussione del calendario operativo, studiando fin d’ora le proposte che da parte nostra potranno essere avanzate in tale occasione;

-l’opportunità che fin da ora abbiano luogo i sopra menzionati contatti fra i rappresentanti altoatesini ed il Capo dell’Ufficio Regioni del Ministero dell’Interno, per un esame del contenuto della formula cosiddetta automatica (per la determinazione del momento di attuazione del pacchetto) e delle modalità con cui essa sarebbe attuata.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Luglio 1968. 2 Sottoscrizione autografa.


2 Vedi D. 409.


3 Vedi D. 153.


4 Vedi D. 334, Allegati I e II.


5 Vedi D. 372.


6 Vedi D. 385.


7 Vedi D. 404.


8 Vedi D. 317.


9 Vedi D. 428.


10 Vedi D. 434.


11 Vedi D. 314.


12 Vedi D. 403, nota 5.


13 Vedi D. 405.

411

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO(1)

L. riservatissima 2248. Salisburgo, 27 luglio 1968.

Caro Segretario Generale,

in questo momento tutta l’Austria è a Salisburgo ed è qui che ho visto ieri, abbastanza a lungo, Waldheim. Egli aveva ricevuto un rapporto telefonico da Halusa, rientrato da Parigi, e si congratulava della buona atmosfera in cui l’incontro si era svolto(2). Naturalmente era impensabile che in esso si potessero fare grandi passi avanti: da parte austriaca si prendeva atto che noi abbiamo bisogno della «certezza» che la controversia sarà chiusa a un momento che sia possibile fissare in anticipo con una certa precisione. Da parte italiana bisognava tuttavia che ci si rendesse conto che anche in Austria si ha bisogno di una «certezza»: di quella cioè che il pacchetto quale uscirà dall’elaborazione legislativa e regolamentare corrisponderà a quanto è stato dal Governo italiano promesso alla SVP. Ormai siamo dunque giunti a una ulteriore chiarificazione; non fa senso parlare di una garanzia giurisdizionale di ciche è già stato eseguito (meno per il caso improbabile di una revoca o abrogazione di una o pidelle misure del pacchetto). Il problema è come assicurarsi che l’esecuzione avverrà.

In altri termini (che Waldheim naturalmente non ha usato) il problema per gli Austriaci è come poter meglio continuare a disporre della principale arma di pressione su di noi, e cioè della minaccia di non dichiarare chiusa la vertenza e di riaprire la questione nei varii fori internazionali, per garantirsi una esecuzione del pacchetto nelle forme desiderate da loro e dai sudtirolesi.

Waldheim mi ha accennato allora a una possibile soluzione intermedia, di cui già mi aveva parlato la sera prima Toncic (che anzi tende ad attribuirsene la paternità) il che dimostra che essa ha già fatto una certa strada. Si potrebbe concepire che la «Dichiarazione di chiusura della controversia» sia data, per così dire, a rate. Approvata ad esempio dal nostro Parlamento la legge costituzionale, il Governo austriaco se ne dichiarerebbe soddisfatto; per poi esprimere analoga soddisfazione ogni qual volta venga approvata una delle leggi normali e – se ho ben capito – dei regolamenti di attuazione.

Miglior modo di dare un carattere di accordo internazionale de facto a quello che noi vogliamo continuare a considerare un atto sovranamente autonomo (a meno che non ci prepariamo a rinunziare a questo tab non saprei vedere. Ed ho percidetto a Waldheim – con ogni riserva su un maturo giudizio da parte del Governo italiano – che pensavo che una simile formula non sarebbe stata trovata gustosa dal Parlamento italiano.

Ma avete, gli ho poi contrapposto, veramente bisogno di rendere le cose picomplicate chiedendo di poter ripetutamente dimostrare la propria soddisfazione? O non basta che vi riserviate di manifestare di volta in volta diplomaticamente la vostra insoddisfazione, per esempio nella fase dei lavori legislativi preparatori?

Waldheim mi ha replicato che anche il suo Governo deve poter dimostrare ab initio al proprio Parlamento che esso non ha concluso l’intesa con l’Italia ad occhi chiusi, e che ha sufficienti garanzie che la cosa verrà portata a termine nei modi convenuti. Comunque, questa od un’altra soluzione intermedia, avrebbe potuta esser meglio studiata entro il mese di agosto: Halusa non aveva fatto che accennarla ai nostri negoziatori.

Siamo venuti così a parlare della ripresa dei contatti dopo la pausa augustale. Waldheim vedrebbe con favore un’altra riunione a quattro all’inizio di settembre(3): poi la scena potrebbe spostarsi a New York, ove in contatti confidenziali si potrebbe preparare il terreno per un incontro pure confidenziale fra due Ministri degli Esteri(4). A questo proposito egli mi ha pregato di rendermi interprete presso il Ministro Medici dei suoi sentimenti della pialta stima e della fiducia che egli nutre nell’opera che il Ministro italiano si accinge a svolgere in base alle direttive del Presidente Leone per volgere a buon fine l’annosa questione che divide l’Italia dall’Austria.

Waldheim mi ha quindi pregato di mantenermi in contatto con lui durante il mese di agosto; ed ha appreso con piacere che io dovrei essere suo collega nella Conferenza delle Nazioni Unite sullo Spazio Cosmico che inizierà a Ferragosto.

A Salzburg, come ho detto sopra, ci sono tutti; e il Presidente della Repubblica Jonas ha voluto avere un lungo colloquio con me dopo il pranzo solenne che ha festeggiato l’apertura dei Festspiele. La tesi che egli mi ha esposto, era, in breve, che l’intesa fra Italia e Austria si sarebbe giovata di un «avallante». Se si potesse stabilire in anticipo che una alta personalità internazionale, di indiscussa amicizia per i due Paesi, potesse intervenire in maniera non formale ogni qualvolta si verificassero delle difficoltà a proposito dell’esecuzione del pacchetto, cifaciliterebbe la conclusione dell’intesa.

A parte questa teoria, che risente evidentemente dell’accordo Saragat- Kreisky e che era certamente valida in quel contesto, il Presidente Jonas mi ha detto qualcosa di piimportante e che mi sembra debba esser da noi considerata. Il tempo – egli mi ha ammonito – non lavora per una intesa sull’Alto Adige. Se lasciamo passare questo periodo che improvvisamente appare sotto una luce propizia possiamo andare incontro a un ritardo che rafforzerà coloro che sostengono che dall’Italia non si hanno che manovre dilatorie. E la temperie che prevarrà in Europa, comunque si concluda la crisi cecoslovacca, non sarà favorevole agli uomini di buona volontà e di ragionevolezza.

Ho dimenticato di dire pisopra che Waldheim (come d’altronde Jonas) si è con me congratulato della schiarita generale nelle relazioni italo-austriache voluta dal Gabinetto Leone. Da parte austriaca si farà tutto il possibile per contribuirvi: vedi il divieto della manifestazione a Innsbruck per i «ragazzi della Pusteria». Bisognerà soprattutto, ha aggiunto, fare il possibile da una parte e dall’altra perché gli animi non vengano reciprocamente avvelenati da manifestazioni italiane in occasione del Cinquantenario della vittoria del ‘18 ed austriache per il Cinquantenario della perdita del Tirolo Meridionale.

Infine Waldheim mi ha detto che egli considera la questione del nostro veto a un accordo Austria- CEE in maniera realistica, sapendo che ormai esso fa parte di un veto erga omnes; ma che si augurava che se in autunno le porte di Bruxelles verranno riaperte a delle conversazioni per arrangiamenti commerciali anche l’Austria possa esser ammessa a parteciparvi. Non ho mancato di ricordargli che il veto è strettamente legato al terrorismo.

Mi scuso del disordine di questa lettera, che ho battuto a macchina da me, e che confido tu vorrai cinonostante mostrare al Ministro(5).

Credimi, caro Segretario Generale, con affettuosi saluti

tuo sempre obbl.mo

Roberto Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/2.


2 Vedi D. 409. 3 A settembre si terrà l’incontro tra i rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri: vedi D. 428.


3 Vedi D. 434. 5 Per la risposta vedi D. 413.

412

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, LEONE(1)

L. 052/11002. Roma, 29 luglio 1968.

Caro Presidente,

a seguito della mia lettera n. 052/1008, in data 17 luglio u.s.3, t’invio l’unito appunto concernente le questioni relative alla chiusura della controversia altoatesina discusse nel corso della riunione che ha avuto luogo i giorni 24 e 25 luglio a Parigi(4), fra i rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria.

Nel contempo mi permetto di attirare la tua cortese attenzione sull’accenno fatto dai rappresentanti italiani alla possibilità che fin da ora si stabilisca un contatto fra i rappresentanti del gruppo altoatesino di lingua tedesca ed il Capo dell’Ufficio Regioni del Ministero dell’Interno, per una pichiara comprensione del contenuto della formula cosidetta automatica (per la determinazione del momento dell’esecuzione del «pacchetto») ed in particolare delle modalità con cui essa sarebbe attuata.

In considerazione del fatto che i rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi dovrebbero incontrarsi di nuovo in settembre, sembrerebbe utile che tali contatti – che ovviamente faciliterebbero l’andamento delle conversazioni italo-austriache – potessero aver luogo nel corso del prossimo mese di agosto. Di conseguenza, ove tu concordi, potrebbero essere date le opportune indicazioni al Ministero dell’Interno.

Ti sargrato se vorrai farmi conoscere le tue decisioni al riguardo.

Accogli i miei migliori saluti

tuo aff.

Medici


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Luglio 1968. 2 Il documento reca il timbro: «Visto dal Presidente del Consiglio dei Ministri».


2 Vedi D. 406.


3 Vedi D. 410.

413

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

L. 052/1124. Roma, 3 agosto 1968.

Caro Roberto,

ti ringrazio della tua lettera n. 2248 in data 27 luglio u.s.2 nella quale hai voluto riferire in merito ai tuoi recenti contatti con il Ministro Waldheim e con il Presidente della Repubblica austriaca Jonas, a Salisburgo.

Come avrai potuto vedere dall’appunto (che ti è stato inviato in allegato al telespresso n. 0524/1095 in data 27 luglio u.s.) concernente l’incontro che ha avuto luogo giorni 24 e 25 luglio u.s. a Parigi fra i rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria(3), nel corso di esso da parte italiana è stata presentata – in conformità alle conclusioni cui si era giunti nella riunione presieduta il 13 luglio u.s. dall’On. Ministro ed alla quale anche tu hai partecipato(4) – una proposta globale, i cui particolari sono indicati nell’appunto stesso.

Da parte nostra si attende ora di conoscere la posizione del Governo di Vienna al riguardo, poiché i rappresentanti austriaci, pur dimostrando una non sfavorevole disposizione sui singoli punti da noi prospettati, si sono riservati – come del resto era logico – di farci conoscere una risposta definitiva del Ballhaus.

Nello stesso incontro anche da parte austriaca sono state prese posizioni, che sono attualmente all’esame dei nostri organi competenti. La questione della «quietanza parziale» cui accenni nella tua lettera, è stata effettivamente sollevata; ma in termini diversi da quelli da te indicati.

Sembra che, secondo le regole del negoziato, le rispettive posizioni debbano rimanere formalmente invariate fino ad un prossimo incontro, quando saranno rese note le risposte dei due Governi. In caso contrario si darebbe ai nostri contatti un carattere di incertezza, che toccherebbe proprio gli elementi che sono alla base delle discussioni. Se vogliamo, da una parte e dall’altra, giungere ad un’intesa, occorre concentrarsi sulla proposta globale da noi avanzata, senza che vi possa essere il minimo dubbio che potremmo prendere in esame altre basi di discussione. Civale, in particolare, per quanto concerne l’accenno ad un arbitro internazionale, fatto a te da Jonas, ritornando su vecchie proposte austriache, accenno di cui invece non è stata fatta alcuna parola a Parigi.

Credimi, sempre

il tuo aff.

[Casto Caruso]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/2.


2 Vedi D. 411.


3 Vedi D. 409.


4 Vedi D. 404.

414

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. segreto 23322. Vienna, 3 agosto 1968.

Oggetto: Colloqui di Parigi. Reazioni della Ballhausplatz.

Ho avuto occasione, sia personalmente sia tramite Vecchi, di sondare il Capo dell’Ufficio Sudtirolo al suo ritorno dai colloqui di Parigi.

Tschofen ha mostrato di essere particolarmente soddisfatto del cambiamento d’atmosfera nei contatti italo-austriaci e di apprezzare i molteplici segni della nostra buona volontà. Ha tenuto comunque a valorizzare a sua volta le recenti incriminazioni in Austria di Kienesberger e dei due «ragazzi di Pusteria», e ha detto che la «miglior prova di buona volontà italiana» sarebbe un compromesso sull’annosa vertenza patrimoniale della Val Canale.

Si è mostrato molto interessato alla nostra idea di suddividere la quietanza in tante dichiarazioni parziali («Teilquittungen») che gradualmente svuoterebbero l’oggetto della controversia accrescendo la mutua fiducia. Si attende pertanto che nel prossimo colloquio di esperti l’argomento venga approfondito, in quanto ad esso è subordinata l’accettazione austriaca della nostra proposta di Parigi (che Tschofen definisce il «pacchetto Toscano»)3.

Circa il calendario operativo, che dovrebbe formare oggetto di tale riunione, Tschofen ha detto di pensare a due varianti rispetto a quanto da noi proposto nel dicembre scorso a Londra(4). La prima variante è quella, menzionata da Halusa, dell’inversione dei punti a) e b) del calendario (dichiarazione del Presidente del Consiglio al Parlamento italiano prima, anziché dopo la parafatura dell’accordo per la Corte dell’Aja).

La seconda variante sarebbe l’inversione dei punti h) e i) (approvazione dell’accordo dell’Aja dal Parlamento austriaco dopo, e non prima, la seconda lettura della Legge costituzionale al Parlamento italiano).

A piriprese Tschofen si è mostrato preoccupato che la SVP possa frapporre difficoltà a un’intesa fra i due Governi sulle linee che si stanno precisando. In particolare ha accennato all’opposizione che, in seno al Partito, sta svolgendo Benedikter arrivando a chiedere se, da parte nostra, non sarebbe possibile, con una qualche nomina onorifica, allontanarlo da Bolzano per fare cessare la sua opera deleteria (eventualmente nominandolo al Consiglio di Stato).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 409.


4 Vedi D. 314.

415

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI, ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

T. 15425/153. Roma, 12 agosto 1968, ore 15,30.

Suo 4872.

Nel ringraziare Ministro Waldheim per la sua segnalazione, S.V. vorrà informarlo che conto di essere a Ginevra con ogni probabilità per qualche giorno nel periodo fra 29 agosto e primi settembre.

S.V. vorrà aggiungere che sarsenz’altro lieto di occasione per incontro; ritengo tuttavia che occasione potrebbe essere prematura qualora scambio di vedute avesse per oggetto soltanto Alto Adige, sembrandomi preferibile affrontare argomento stesso successivamente ad incontro fra gli esperti, previsto a Montreux per inizio settembre(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968.


2 T. segreto 29775/487 dell’8 agosto, col quale Ducci informava che Waldheim sarebbe stato lieto di apprendere se anche Medici si sarebbe recato a Ginevra alla Conferenza dei Paesi non nucleari (DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1051).


3 Per la risposta vedi D. 416.

416

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 30410/504. Vienna, 14 agosto 1968 (perv. ore 16,30).

Seguito mio n. 5002. Ho intrattenuto stamani Waldheim nel senso prescrittomi dal telegramma di

V.E. n. 1533. Egli mi ha detto che ha deciso di recarsi anche lui a Ginevra giovedì 29 e di restarvi tutta la giornata di venerdì avendo impegni a Vienna la domenica (Principe Bernardo di Olanda). Ritiene comunque che un contatto con V.E. possa essere utile sia per stabilire il contatto personale, sia per uno scambio di vedute sulla situazione politica in genere, sia anche per fare il punto della trattativa sull’Alto Adige.

Waldheim è perfettamente d’accordo che l’argomento deve essere ancora approfondito dagli esperti, e che quindi esso potrà essere meglio affrontato dai Ministri in un successivo incontro a New York. È anche convinto che non bisogna creare aspettative nelle opinioni pubbliche, che potrebbero essere controproducenti, e che pertanto gli organi di informazione vanno opportunamente preparati. Egli mi ha perpregato di attirare la cortese attenzione di V.E. sulla necessità che in Austria si abbia l’impressione che il Governo si muove, così da non dare lo spunto a richieste di percorrere altre vie.

A questo proposito Waldheim ha aggiunto due cose.

La prima (a mia domanda) è che gli accenni fatti da alcuni giornali (vedi miei telegrammi 496 e 4984) sulla opportunità che il Governo austriaco indirizzi la trattativa su nuove strade, per esempio chiedendo una Commissione Mista, non sono dal Governo minimamente condividi. La seconda (pure a mia domanda) è stata la conferma che egli vedrà – prima di recarsi a Ginevra ma in un giorno non ancora fissato ed in un luogo che non sarà Innsbruck – un piccolo numero di responsabili nord e sudtirolesi(5). Questa riunione gli sembra indispensabile per evitare ciche tanto nocque al suo predecessore, e cioè l’accusa di condurre una diplomazia segreta.

Ho replicato a Waldheim che gli era noto che non vedevamo di buon occhio queste riunioni, ma che speravo che egli se ne servisse quanto meno per spiegare che a Ginevra non sarebbe accaduto gran che e per ottenere il consenso dei partecipanti ai pirecenti sviluppi della trattativa.

Su di essi Waldheim si è espresso nel senso che due soli problemi rimangono veramente da risolvere: quello dell’equilibrio del calendario operativo e quello della procedura per la quietanza. Si è congratulato di aver appreso da Loewenthal che il Governo italiano sta considerando attentamente l’idea delle quietanze parziali.

Infine, accennando agli arresti di ieri, Waldheim ha espresso il voto che nessun attentato si verifichi entro questo scorcio dell’estate, cosicché l’atmosfera rimanga quella piadatta per portare la trattativa a buon termine. Gli ho detto che me lo auguravo anche io e che ero lieto che la polizia austriaca avesse agito con tanta rapidità: cifaceva rimpiangere che non lo avesse fatto anche in passato. Del che Waldheim ha convenuto(6).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre.


2 T. 30258/500 del 13 agosto, col quale Ducci informava che avrebbe visto Waldheim l’indomani (ibidem).


3 Vedi D. 415.


4 Rispettivamente T. 30104/496 del 12 agosto e T. 30253/498 del 13 agosto, non pubblicati (Telegrammi ordinari 1968, Austria arrivo, vol. II).


5 Vedi D. 420.


6 Per la risposta vedi D. 417.

417

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI, ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

T. 15696/156. Roma, 18 agosto 1968, ore 12,15.

Suo 5042.

Concordo con quanto comunicatole da Waldheim in merito suo desiderio incontrarsi con me a Ginevra 29 agosto p.v. per stabilire contatto personale e per uno scambio di vedute su situazione politica generale. Circa suo proponimento profittare di tale circostanza per fare «il punto della trattativa sull’Alto Adige», come già indicato a S.V. con telegramma 1533, cimi sembra del tutto prematuro, essendo preferibile ed opportuno che tale esame avvenga successivamente a preventivato incontro fra esperti(4). L’argomento – in conformità con quanto precedentemente telegrafatole – potrà invece rientrare nel quadro del giro d’orizzonte e non (dico non) essere approfondito in questa prima presa di contatto fra noi.

In merito poi a progettata prossima riunione di Waldheim con esponenti altoatesini di lingua tedesca(5), S.V. ha giustamente fatto rilevare che essa non puessere vista di buon occhio da parte italiana. Ella potrà far presente che, a maggior ragione, nell’attuale momento, riteniamo detta riunione sconsigliabile anche perché essa potrebbe creare, alla vigilia di un mio incontro con Waldheim a Ginevra, una falsa aspettativa circa l’imminenza del raggiungimento di una soluzione della vertenza: cipotrebbe nuocere a conversazioni in corso e rivelarsi altresì controproducente anche agli effetti della politica interna austriaca, cui Ministro degli Esteri ha accennato.

Circa rapidità con cui la Polizia austriaca ha provveduto ad arresto autori attentato 11 agosto u.s. presso Bressanone, ne abbiamo preso atto, ma al tempo stesso – ella potrà far presente – ci attendiamo che atti terroristici del genere non abbiano assolutamente pia ripetersi non solo per questo «scorcio dell’estate», per usare le parole di Waldheim, ma come è normale anche per il futuro(6).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968.


2 Vedi D. 416.


3 Vedi D. 415.


4 Vedi D. 428.


5 Vedi D. 420. 6 Per la risposta vedi D. 418.

418

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 30892-30919/514-515. Vienna, 20 agosto 1968 (perv. ore 18,30)2.

514. Waldheim è rimasto alquanto impressionato dalla comunicazione che gli ho fatto ai termini del telegramma di V.E. 1563. Non mi ha negato che il desiderio di V.E., al quale per quanto possibile egli desidererebbe aderire, lo mette in un notevole imbarazzo. La riunione Tripartita era stata da lui decisa prima che egli sapesse che si sarebbe incontrato con V.E. a Ginevra alla fine del mese: il che è vero, prova ne sia che me ne aveva accennato Platzer (il che prego tenere assolutamente riservato) il 6 agosto(4). Waldheim aveva avuto la sensazione, all’inizio di agosto, che l’incontro degli esperti a Parigi(5) e la riservatezza di cui i risultati di esso erano stati circondati avevano sollevato perplessità in Tirolo, in particolare nella Signora Stadlmayer: anche questo è esatto, e Restivo ed io ci eravamo accorti di qualche cosa e lo avevamo riferito. Waldheim aveva dunque ritenuto che prima della prossima riunione a Montreux fosse utile che egli spiegasse nuovamente a Nord e Sud tirolesi che nessuno a Vienna vuol concludere la trattativa senza sufficienti garanzie. Era quindi stato convenuto un incontro ristretto a Vienna che, a quanto ho capito, doveva svolgersi in uno dei prossimi giorni(6).

Che tutto cisia verosimile lo deduco anche da quanto pitardi dettomi da Halusa, sotto la cui pelle correvano visibilmente dei brividi all’idea di incontrarsi con Gaja e Toscano senza avere la previa benedizione di Innsbruck e Bolzano.

Non sto a tediare V.E. col resoconto di ciche da parte mia ho detto a Waldheim. Gli ho tra l’altro suggerito di tenere la riunione Tripartita dopo Ginevra; o ancora di erudire il solo Wallnoefer, il quale puvenire a Vienna senza far rumore, lasciando a lui il compito di indottrinare Magnago. (Apparentemente questa seconda soluzione si presenta meglio per noi: ma alla riflessione finisce coll’esporre Wallnoefer, che è il pernio di tutta la faccenda, alle pressioni solitarie della SVP e dei suoi estremisti, senza la copertura della ragion di stato viennese).

Waldheim mi ha assicurato che, per stabilire una buona base d’intesa con V.E., avrebbe fatto il possibile per venire incontro ai suoi desideri. Credo che qualcosa farà, ma in che misura mi è difficile dire. Per lui il contatto con tirolesi del Nord e del Sud (del quale, come V.E. sa, vi sono innumerevoli precedenti dal 1956 in poi) è condizione assoluta perché l’accordo, sulla nuova rotta in cui è ora indirizzato, vada in porto. Egli mi ha fatto d’altronde notare, non senza qualche fondamento, che se tale incontro avviene dopo Ginevra se ne dedurrà che egli ha sottoposto ai suoi interlocutori i risultati della conversazione con V.E.: mentre invece egli conviene totalmente con l’idea di V.E. che convenga dire ai giornalisti che il tema dell’Alto Adige è stato bensì toccato dai due Ministri (nessuno crederebbe il contrario) ma che essi si sono limitati a prendere nota con soddisfazione del fatto che i contatti fra esperti riprenderebbero dopo pochi giorni.

TerrWaldheim sotto pressione, approfittando dei contatti che ho con lui in occasione della Conferenza delle Spazio. Halusa mi intanto pregato di fargli sapere se Gaja accompagnerà V.E. a Ginevra: nel qual caso anche lui accompagnerebbe Waldheim.

515. Seguito mio 514.

Al termine dei colloqui ho chiesto a Waldheim di dirmi sinceramente che cosa egli pensasse del futuro della trattativa e delle probabilità di concluderla favorevolmente in un tempo relativamente breve. (Tschofen si era espresso infatti con Paolucci con intonazioni piuttosto pessimistiche, dicendo di dubitare che il punto finale possa essere messo quando V.E. sarà a New York).

Waldheim mi ha risposto:

- - -

A proposito di quest’ultimo punto Waldheim mi ha detto che desidera parlarmene prima di recarsi a Ginevra o comunque prima dell’incontro di Montreux. Salvo contrarie istruzioni di V.E., mi proporrei di non lasciar cadere questo invito(7).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968.


2 La prima parte del presente documento (T. 30892/514) pervenne alle ore 13,30, mentre la seconda (T. 30919-515) alle ore 18,30.


3 Vedi D. 417.


4 Annotazione a margine con segno di graffa tra questa e la successiva frase: «ce lo telegrafil 10/8 (495)». T. segreto 30051/495 del 10 agosto, non pubblicato, nel quale si riferisce soltanto del colloquio con Platzer sull’incontro tripartito (DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1050).


5 Vedi D. 409.


6 La riunione si terrà il 21 agosto: vedi D. 420.


7 Per il seguito vedi D. 419. Per il successivo colloquio con Waldheim sul calendario operativo vedi D. 421.

419

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto urgente 30927/517. Vienna, 20 agosto 1968 (perv. ore 19).

Mio telegramma 5142.

Waldheim, dopo avermi inviato Haymerle stamani per annunciarmi che aveva ritenuto preferibile non rinviare l’incontro tripartito, mi ha accostato in fine mattinata nei corridoi della Conferenza e mi ha pregato di illustrare a V.E. le ragioni che gli hanno reso impossibile accogliere la sua richiesta.

Le quali ragioni sono in primissimo luogo che l’incontro era fissato per domani mercoledì e che, dopo matura considerazione e dopo un sondaggio ad Innsbruck (non ha voluto dirmi con chi), gli era parso che rinviarlo sarebbe stato pinocivo che tenerlo. Un rinvio in extremis avrebbe moltiplicato i dubbi affacciati in Tirolo che sia in corso una fase di diplomazia segreta la quale possa non tenere nel debito conto l’opinione dei principali interessati.

Waldheim mi ha pregato di far sapere a V.E. il suo rincrescimento per non avermi potuto accontentare su questo punto. Egli avrebbe fatto il possibile perché notizia del colloquio non trapelasse, il che doveva essere tanto pifacile in quanto il numero dei partecipanti è estremamente ristretto. Oltre a Waldheim, Haymerle e Halusa saranno presenti Wallnoefer e Kathrein, e da parte della SVP sembra il solo Magnago.

Quando ho fatto tutte le mie riserve su tale comunicazione aggiungendo che non riuscivo a vedere che bisogno vi fosse ora di consultare i tirolesi, Waldheim mi ha detto che il tema in discussione sarebbe stato principalmente quello del calendario operativo, che sarà appunto l’argomento della riunione di Montreux. Cimi fa pensare che da parte tirolese non si sia ancora accettata la cosiddetta formula Waldheim in sostituzione dell’ancoraggio internazionale, e che si voglia ora da parte della Ballhausplatz spiegare che l’automatismo (riveduto e corretto) non puoffrire spunti a inadempienze italiane.

Con l’occasione Waldheim ha tenuto a precisarmi che nella sua intervista all’«Express» (mio telegramma 509)3 egli non aveva accennato ad un ancoraggio internazionale: si trattava di una incomprensione da parte dell’intervistatore(4).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1049.


Vedi D. 418. 3 T. 30758/509 del 18 agosto, non pubblicato. 4 Per il seguito vedi D. 420.

420

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 31401/536. Vienna, 23 agosto 1968 (perv. ore 12,25).

Oggetto: Alto Adige.

Miei 514, 5152 e 5173.

Nonostante la crisi cecoslovacca la riunione tripartita con i tirolesi si è tenuta come previsto mercoledì [il 21] ed è durata dalle 3 del pomeriggio alla mezzanotte con frequenti assenze di Waldheim impegnato in consultazioni di Governo.

Sia Halusa che Haymerle che vi avevano partecipato mi hanno espresso – soprattutto il primo – la loro soddisfazione per i risultati. Erano presenti per il Tirolo del Nord Wallnoefer, Kathrein e la Stadlmayer; per la SVP Magnago e Brugger: dal lato di Vienna era presente anche l’Ambasciatore austriaco a Roma Loewenthal che oggi è di ritorno in sede.

Halusa mi ha detto di essere particolarmente lieto di sentirsi finalmente su un terreno sicuro per le prossime consultazioni a Montreux. Infatti nord e sudtirolesi hanno ormai acconsentito che i negoziati continuino in base alla nuova formula, e accantonato la pretesa di un ancoraggio internazionale affidato al Consiglio d’Europa o a una Commissione arbitrale. Essi hanno perinsistito perché la quietanza sia data solo dopo l’entrata in vigore di tutti i regolamenti; non hanno invece dimostrato molto entusiasmo per l’idea delle quietanze parziali.

Ho tratto tuttavia l’impressione dal modo di esprimersi di Halusa che questa posizione dei tirolesi sia negoziabile, sempreché si riesca a convincerli che anche altre formule li garantiscono contro eventuali inadempienze italiane. La meno convinta che l’una o l’altra soluzione di questo tipo sia soddisfacente era la Stadlmayer: ma, mi ha detto in francese testualmente Halusa «Nous l’avons terrassée». (Resta da vedere se questa simpatica signorina di mezza età, sposata ormai soltanto al Sudtirolo, non ricuperi le forze appena tornata a Innsbruck).

Ambedue i miei interlocutori si sono dichiarati lieti dei risultati dell’incontro, fra l’altro perché esso è passato inosservato a causa della tragedia cecoslovacca. Ciche sta avvenendo in Europa rende d’altronde, essi mi hanno detto, ancor pigiustificato un incontro fra V.E. e Waldheim. Haymerle mi ha confermato che fino ad ora nulla è stato rinnovato ai piani di Waldheim di giungere a Ginevra il 294.


DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1048.


2 Vedi D. 418.


3 Vedi D. 419.


4 Per il seguito vedi D. 421.

421

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI, ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

T. segreto 16245/165. Roma, 27 agosto 1968, ore 22,45.

Suo 5522.

Comunicazione analoga a quella fatta a V.S. da Ministro Waldheim per ringraziare nostra comunicazione di cui telegramma ministeriale 1643 e informare circa impossibilità Waldheim recarsi a Ginevra in occasione inaugurazione conferenza non nucleari è stata fatta anche da questa Ambasciata Austria.

Per quanto concerne richiesta Waldheim se onorevole Ministro si recherà Ginevra in successivo momento, V.S. potrà far presente che non si è in grado di fornire alcuna precisazione, essendo difficile prevedere impegni nei prossimi giorni.

È quindi presumibile che riunione rappresentanti dei Ministri degli Esteri debba avere luogo prima che onorevole Ministro possa incontrasi con Waldheim. Circa data predetta riunione ci si riserva formulare proposta in relazione ad indicazioni forniteci, anche in considerazione fatto, che Ambasciatore Toscano trovasi tuttora all’estero.

Per informazione S.V., si conferma che nel frattempo avranno luogo previsti contatti Prefetto Giovenco con esponenti altoatesini, che si svolgeranno probabilmente a Bolzano alla fine della settimana in corso o ai primi della seguente. Come è noto, tali contatti dovrebbero servire a rendere picomprensibile ed accettabile cosiddetta «formula Giovenco» e potrebbe[ro] quindi riflettersi su posizione altoatesini in merito cosiddetto calendario.

Per quanto concerne quindi proposte modifica al calendario operativo, formulate nel corso recente conversazione Waldheim con tirolesi o altoatesini, V.S. potrà prenderne cognizione specificando che ciavviene solo a titolo puramente informativo.

S.V. vorrà al tempo stesso evitare di dare impressione che da parte italiana si sia disposti ad accettare per ora variazioni rispetto calendario esaminato nelle precedenti riunioni dei rappresentanti dei Ministri, affinché non ne risulti indebolita nostra posizione

negoziale‒che deve continuaread ispirarsi al criterio della globalità ‒ed anche perché

non è da escludere che prossimi contatti fra Prefetto Giovenco ed esponenti altoatesini possano rendere piflessibile posizione austriaca a Montreux(4).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1091.


2 T. 31869/552 del 26 agosto, il cui contenuto è qui riassunto (Telegrammi ordinari 1968, Austria arrivo, vol. II).


3 T. 16016/164 del 24 agosto, col quale Caruso informava dell’impossibilità di Medici di recarsi a Ginevra nei giorni a suo tempo segnalati (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre).


4 Per il seguito vedi D. 422.

422

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 32394/577. Vienna, 29 agosto 1968 (perv. ore 23,25).

Dopo la nostra conversazione sulla crisi cecoslovacca Waldheim mi ha detto che Loewenthal deve oggi o domani mettere al corrente codesto Ministero delle richieste austriache di mutamenti nel calendario operativo(2).

Ai sensi del telegramma ministeriale 1653 ho allora detto al Ministro che non vi era bisogno che egli impiegasse il suo tempo prezioso per illustrarmeli. Waldheim ha tuttavia insistito per indicarmi i principali, e cioè: il differimento della quietanza fino all’entrata in vigore dei regolamenti; la firma dell’accordo sulla Corte dell’Aja fra la prima e la seconda lettura della legge costituzionale; oltre naturalmente alla formula Toncic detta dei venti o ventun giorni.

Waldheim mi ha pregato di rappresentare a V.E. quali sforzi egli abbia dovuto fare nel recente incontro tripartito(4) per persuadere gli interlocutori di Innsbruck e di Bolzano ad accettare il mantenimento, nella formula per la soluzione della vertenza, dell’accordo per la Corte dell’Aja: alcuni di loro ritenevano ormai questo accordo privo di qualsiasi interesse e anzi nocivo.

Waldheim non mi ha parlato della teoria delle quietanze parziali, né io gliene ho chiesto. Ha terminato dicendo che gli sembrava che gli avvenimenti in Europa rendano ancora pinecessario e urgente uno sforzo di buona volontà da ambo le parti.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968.


2 Vedi D. 423.


3 Vedi D. 421.


4 Vedi D. 420.

423

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 30 agosto 1968.

A) Ho ricevuto, a sua richiesta, l’Ambasciatore d’Austria, il quale per incarico del suo Governo mi ha fatto le seguenti comunicazioni:

1) Loewenthal ha confermato che il Governo austriaco rinuncia a costituirsi parte civile nel processo che verrà svolto prossimamente a Verona contro i presunti autori dell’attentato di Ebensee (23 settembre 1963).

2) Per quanto riguarda le riunioni periodiche fra i dirigenti delle polizie italiana ed austriaca (l’ultima delle quali si è svolta lo scorso mese di dicembre 1967 a Zurigo), da parte austriaca non si era ritenuto di aderire alla proposta italiana di convocarla nello scorso mese di luglio, perché sembrava non necessaria. Il dr. Russomanno, del Ministero dell’Interno, d’altra parte avrebbe fatto presente che dopo il 10 luglio i membri della Delegazione italiana non sarebbero stati disponibili. Gli austriaci ritengono infine che i contatti diretti intercorrenti fra le due polizie sono ottimi e pienamente rispondenti allo scopo. Non escludono tuttavia un ulteriore incontro, eventualmente nel prossimo mese di ottobre, ove da noi richiesto.

3) Nel corso della riunione che il Ministro austriaco degli Affari Esteri ha avuto il 21 agosto u.s. a Vienna con esponenti tirolesi ed altoatesini(3) è stato esaminato il cosiddetto «calendario operativo», cioè la successione cronologica degli atti per la chiusura della controversia italo-austriaca. In tale riunione sono state raggiunte le conclusioni indicate nell’allegato, consegnatomi dal Loewenthal, che sono alla base delle istruzioni che i rappresentanti austriaci hanno ricevuto per la prossima riunione di esperti.

4) Loewenthal ha poi accennato al prossimo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi, proponendo che esso abbia luogo il 9 e il 10 settembre(4), senza di che si dovrebbe posporre tale riunione al 24 settembre, dati gli impegni di Halusa.

B) Ho risposto a Loewenthal che prendevo atto di quanto da lui riferito in merito ai punti 1) e 2).

Per quanto riguarda la comunicazione relativa alle conclusioni raggiunte nel corso della riunione di Vienna in merito al «calendario operativo» (punto 3), la ricevevo a puro titolo informativo, con riserva di esaminarne successivamente il contenuto, che del resto avrebbe dovuto essere discusso solo nella prevista riunione di esperti. Tuttavia, dopo avere preso rapida visione del documento, non potevo non rilevare fin da ora quanto segue:

a) le indicazioni in esso contenute non hanno per oggetto soltanto il «calendario operativo», ma contengono alcuni punti che toccano questioni di fondo, come ad esempio:

aa) il confronto – da farsi in un colloquio tra altoatesini ed il Prefetto Giovenco – del testo del cosiddetto «pacchetto», quale è stato redatto dagli esponenti della SVP con quello del Governo italiano;

bb) la comunicazione da parte del Governo italiano a quello austriaco del risultato dei «chiarimenti» ed «approfondimenti» intervenuti nei contatti degli esponenti della SVP con la Presidenza del Consiglio;

cc) l’attribuzione al Comitato preparatorio dei provvedimenti relativi all’Alto Adige (che dovrebbe soltanto assistere il Governo nella predisposizione dei disegni di legge al fine di far corrispondere le formulazioni legislative alle intese politiche raggiunte) del compito di «rendere concordanti i testi delle leggi costituzionali e delle leggi ordinarie con le intese politiche del pacchetto»;

dd) l’inserimento nel punto 10 del «calendario operativo» di una formula che coinvolge la questione della determinazione del momento dell’attuazione del pacchetto (e in effetti respinge la proposta italiana relativa alla formula cosiddetta «automatica»);

ee) l’inserimento dell’obbligo che la Commissione mista per le norme di attuazione dello statuto (della quale fanno parte tre membri del gruppo di lingua tedesca) proceda «d’intesa con i rappresentanti della provincia»;

b) nell’appunto sono contenute importanti modifiche a principi fondamentali già accolti nel «calendario operativo» esaminato nella riunione del dicembre 1967 dei rappresentanti dei due Ministri degli Affari Esteri(5). In particolare:

aa) non è prevista la dichiarazione del Governo austriaco per confermare solennemente il suo impegno di lottare contro il terrorismo, dichiarazione che dovrebbe costituire la prima fase del «calendario operativo»;

bb) non si fa cenno al fatto che dopo la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano non dovrebbe essere ulteriormente rinnovata la Sottocommissione per l’Alto Adige del Consiglio di Europa.

Quanto alle date indicate per il prossimo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi (punto 4), ho risposto a Loewenthal che non avremmo mancato di esaminare la sua proposta e gli avremmo fatto conoscere al pipresto una risposta(6).

C) Rilevo che Loewenthal non ha fatto alcun cenno alla possibilità del rilascio, da parte del Governo austriaco, di quietanze parziali, possibilità che è stata prospettata nel corso dell’incontro di Parigi dello scorso mese di luglio(7): il che potrebbe indicare un ripensamento di Vienna al riguardo.

D) Infine da parte mia ho fatto nuovamente rilevare, deplorandole, le varie indiscrezioni che si sono verificate in occasione dell’incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri che ha avuto luogo a Parigi lo scorso mese di luglio, come pure della riunione del 21 agosto u.s. fra il Ministro Waldheim e gli esponenti tirolesi ed altoatesini, nonché per il previsto, prossimo contatto fra il Prefetto Giovenco e dirigenti della SVP. Ho concluso insistendo sulla necessità che da parte austriaca vengano prese misure per assicurare alla prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri carattere di segretezza.

Allegato

Secondo la concezione austriaca il calendario operativo dovrebbe presentarsi come esposto di seguito e dovrebbe essere preceduto da un colloquio tra gli altoatesini ed il Prefetto Giovenco allo scopo di confrontare il testo del pacchetto redatto da parte altoatesina con quello italiano:

1) Consegna del resto del pacchetto cioè degli accordi fra il Presidente del Consiglio Onorevole Moro ed il Presidente della SVP Magnago. Le dichiarazioni previste dal calendario operativo dovrebbero essere accordate a livello degli esperti.

2) Dichiarazione governativa italiana e voto del Parlamento.

3) Dichiarazione governativa austriaca e voto del Parlamento.

4) Paraffatura dell’accordo per la giurisdizione della Corte Internazionale.

5) Istituzione del comitato preparatorio che dovrebbe rendere concordanti i testi delle leggi costituzionali e delle leggi ordinarie con le intese politiche del pacchetto.

6) Relazione verbale alle Nazioni Unite.

7) Prima lettura della legge costituzionale (emendamento dello statuto).

8) Firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte Internazionale.

9) Seconda lettura della legge costituzionale (emendamento dello statuto) e approvazione dell’accordo per la giurisdizione della Corte Internazionale da parte dei due Parlamenti.

10) Attuazione di tutte le altre misure previste dal pacchetto cioè l’emanazione delle leggi ordinarie, delle norme di attuazione (norme di attuazione o regolamenti) o dei provvedimenti amministrativi. (Verwaltungsverfungen).

Nel svolgere il suo compito la commissione paritetica prevista dal pacchetto per le norme d’attuazione dovrebbe procedere d’intesa con i rappresentanti della Provincia.

11) Dichiarazione sulla chiusura della vertenza al pitardi 90 giorni dopo 10) e risposta italiana per iscritto.

Contemporaneamente scambio degli strumenti di ratifica relativi all’accordo per la giurisdizione della Corte Internazionale (secondo la formula: termine mobile per il rilascio della dichiarazione sulla chiusura della vertenza, data fissa per lo scambio).

12) Comunicazione sulla chiusura della vertenza alle Nazioni Unite.

13) Notificazione dell’accordo per la giurisdizione della Corte Internazionale al Cancelliere della Corte Internazionale ed al Segretario Generale del Consiglio d’Europa.

14) Inizio di trattative relative alla stipulazione di un accordo di amicizia e collaborazione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 420.


4 Vedi D. 428.


5 Vedi D. 314.


6 Vedi D. 426.


7 Vedi D. 409.

424

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 31 agosto 1968.

L’Ambasciatore d’Austria mi ha telefonato questa sera per farmi, per incarico del Ballhaus, le seguenti comunicazioni in relazione ad alcune osservazioni da me formulate nel nostro colloquio del 30 agosto u.s.3 ed in particolare a quella secondo cui le indicazioni contenute nel documento da lui consegnatomi (con le conclusioni raggiunte nella riunione che il Ministro austriaco degli Affari Esteri ha avuto il 21 agosto u.s. a Vienna con esponenti tirolesi ed altoatesini(4)) non hanno per oggetto soltanto il cosidetto «calendario operativo», ma contengono alcuni punti che toccano questioni di fondo.

Loewenthal ha precisato al riguardo:

- - - -

In linea generale l’Ambasciatore d’Austria ha aggiunto che tutte le proposte contenute nel citato documento sarebbero state formulate nell’intento di rendere pifacile e pispedita l’attuazione del calendario operativo. Ho rilevato in proposito che tale frase mi sembrava una semplice clausola di stile.

Riferendosi poi alla prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi, Loewenthal mi ha comunicato che da parte austriaca si concorda con la precedente designazione secondo la quale la riunione stessa dovrebbe aver luogo a Montreux. Si attende ora di sapere se da parte nostra si accolgano le date del 9 e 10 settembre testé suggerite(5).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968. 2 Sottoscrizione autografa.


2 Vedi D. 423.


3 Vedi D. 420.


4 Vedi D. 426.

425

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 2 settembre 1968.

Ha telefonato l’Ambasciatore d’Austria per comunicare che il Ministro degli Esteri Waldheim, avendo rilevato da notizie stampa che il Ministro Medici si recherebbe in questi giorni a Ginevra, ha proposto un suo incontro con lui nella giornata di giovedì 5 settembre.

L’Ambasciatore d’Austria, che stato interessato quest’oggi personalmente della questione dal Ministro Waldheim, ha pregato di essere richiamato entro questa sera per una risposta(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione di Caruso in calce: «Gaja. L’On. Ministro sarà lieto di incontrarlo da solo a 4 occhi, a condizione di non parlare di Alto Adige, ma di Cecoslovacchia e di qualunque altra cosa. 2/9. C.C.».


3 Per il seguito vedi D. 426.

426

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI PERRONE CAPANO(1)

Appunto(2). Roma, 5 settembre 1968.

Mi ha telefonato il Direttore Generale degli Affari Politici per pregare, a nome dell’Onorevole Ministro, che il Presidente del Consiglio venga subito informato del colloquio del Senatore Medici con il Ministro austriaco degli Affari Esteri, avvenuto ieri sera.

Il colloquio è stato molto cordiale e si è iniziato con un esame della situazione generale, con particolare riguardo alla crisi cecoslovacca ed all’incidenza della medesima sulla distensione fra Est ed Ovest.

Waldheim ha quindi parlato dei rapporti dell’Austria con la CEE, insistendo sull’interesse del suo Paese a giungere ad un accordo speciale con la Comunità ed ha accennato indirettamente alla speranza che l’Italia ritiri il veto formulato nel giugno dello scorso anno all’esame della richiesta austriaca da parte degli Organi comunitari(3).

Il Ministro austriaco degli Affari Esteri si è poi soffermato ad illustrare l’azione da lui svolta per l’adozione in Austria di misure di repressione contro il terrorismo. Egli ha aggiunto che si deve alla sua opera se l’Austria non ha portato la questione altoatesina davanti alla prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, essendo riuscito a convincere i fautori di tale decisione che sarebbe stato un errore per il Governo di Vienna il farlo.

Per quanto concerne la questione altoatesina, Waldheim ha dichiarato che questa era la prima volta in cui Vienna era nella possibilità reale di «talk business». Era la prima volta anche, che i tirolesi avevano accettato la giurisdizione della Corte dell’Aja per le future controversie, senza una chiara precisazione del fatto che il pacchetto sia apertamente giustiziabile.

Waldheim ha aggiunto di essere anche riuscito a indurre i tirolesi ad accettare il cosiddetto «calendario operativo» ed ha rinnovato la proposta che la prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi abbia luogo a Parigi il 9 e il 10 settembre p.v.

L’Onorevole Ministro ha sottolineato di ricambiare i sentimenti di amicizia espressi da Waldheim e ha espresso il suo apprezzamento per quanto questi aveva fatto per la lotta contro il terrorismo. Non ha peraltro raccolto l’accenno austriaco circa la possibilità che la nostra posizione nei confronti dell’aspirazione austriaca di giungere ad un accordo speciale con la CEE sia modificata.

L’Onorevole Ministro ha aggiunto che, come preannunciato, non gli sembrava possibile né opportuno entrare ora in un esame dettagliato della questione altoatesina col suo collega austriaco. Egli ha dato il suo assenso alla prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi nella località ed alla data indicate da Waldheim(4); ma ha rilevato che solo quando gli esperti avranno concordato formule che potranno essere approvate dai rispettivi Governi e Parlamenti, la questione potrà essere trattata a livello dei Ministri degli Esteri, evitando di prendere impegni sulla data di un suo futuro incontro con Waldheim.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968. 2 Il documento reca il timbro: «Visto dal Segretario Generale».


2 Vedi DD. 228, 232 e 234.


3 Vedi D. 428.

427

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segretissimo(2). Roma, 6 settembre 1968.

A) Com’è noto, l’On. Ministro ha dato il suo assenso acché abbia luogo a Parigi 9 e 10 corrente una riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria(3).

Poiché dell’incontro il Ministro Waldheim ha dato ufficialmente notizia, unilateralmente e contro le consuetudini, attraverso l’Agenzia APA, si propone che il Direttore Generale degli Affari Politici convochi l’Ambasciatore d’Austria, per richiamare la sua attenzione su tale circostanza, facendo rilevare che tale iniziativa pudar luogo, come è avvenuto in passato, a reazioni di estremisti.

B) Le questioni rimaste aperte, dopo l’incontro di Londra del dicembre 1967(4), erano 6. Esse furono ridotte a 3 nel corso dell’incontro di Parigi dello scorso mese di luglio(5).

Per tali questioni da parte italiana fu proposta a Parigi la seguente soluzione globale:

1) adozione della formula cosiddetta «automatica» per la determinazione del momento del passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano (secondo tale formula detto momento essenziale per il conseguimento della quietanza liberatoria austriaca si verifica subito dopo la pubblicazione della legge costituzionale e delle leggi ordinarie relative alle nuove competenze della Provincia, leggi indicanti un termine ed una procedura per le norme di attuazione);

2) determinazione del momento dello scambio delle ratifiche per l’accordo relativo alla giurisdizione della Corte dell’Aja e del momento del rilascio della quietanza, secondo la formula discussa con l’allora Ministro degli Affari Esteri Toncic a Parigi 1’11 dicembre 1967(6) (formula secondo la quale l’Austria avrebbe facoltà di dare la quietanza entro 21 giorni dall’attuazione del pacchetto, mentre le ratifiche dovrebbero essere scambiate il 20° giorno dopo lo stesso termine);

3) comunicazione «di fatto» del Governo italiano a quello austriaco del risultato dei «chiarimenti» ed «approfondimenti» intervenuti nel corso dei contatti fra la SVP e la Presidenza del Consiglio.

Da parte austriaca fu fatta riserva di dare una riposta alla proposta italiana.

C) Nelle comunicazioni austriache del 307 e 31 agosto u.s.8, la posizione del Governo di Vienna risulta la seguente:

- - -

conversazioni, quali si erano svolte nell’ultimo anno. Infatti nelle comunicazioni austriache sono contenute le seguenti nuove richieste:

1) confronto del testo del pacchetto redatto dalla SVP con quello redatto dal Governo italiano;

2) modifica del termine per il rilascio da parte del Governo di Vienna della quietanza (che secondo le precedenti intese era di 21 giorni dopo il passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano) a 90 giorni;

3) obbligo che la Commissione mista per la redazione delle norme di attuazione del pacchetto proceda d’intesa con la Provincia.

Inoltre nelle comunicazioni austriache sono state omesse le seguenti fasi, che pure erano già state accolte nel «calendario operativo» esaminato nella riunione del dicembre 1967:

- -

D) Si propone che i rappresentanti italiani che si incontreranno prossimamente con quelli austriaci insistano perché da parte austriaca venga accettata la soluzione globale già proposta (vedi lettera B). Essi dovrebbero altresì insistere affinché vengano riinseriti nel «calendario operativo» i punti che non figurano nelle sopracitate comunicazioni austriache, respingendo le nuove richieste in esse contenute.

Tale atteggiamento è giustificato dalla necessità:

- -

c) di valorizzare eventuali formule di compromesso.

Tale atteggiamento potrà eventualmente essere mutato in un successivo contatto, nel corso del quale si potrebbe eventualmente proporre alla controparte, sempre allo scopo di bilanciare le reciproche prestazioni, che da parte italiana si abbandoni la formula cosiddetta automatica per la determinazione del momento del passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano, accettando quella proposta da parte austriaca, a condizione che Vienna aderisca ad anticipare lo scambio delle raffiche per l’accordo della Corte dell’Aja ad un momento immediatamente successivo alla emanazione delle leggi necessarie per l’attuazione delle misure del pacchetto.

Una soluzione del genere presenterebbe per noi il vantaggio di impedire che l’Austria, dopo l’emanazione da parte italiana delle leggi, possa adire le Nazioni Unite o un altro foro politico, essendo ormai costretta ad adire soltanto la Corte di Giustizia. Tale soluzione avrebbe altresì il vantaggio di svuotare di contenuto il punto n. 2 della Risoluzione 1497 dell’ONU, relativa al cosiddetto «mezzo pacifico».

E) Nelle comunicazioni austriache sopracitate non è fatta menzione della possibilità del rilascio da parte del Governo austriaco di quietanze parziali, possibilità che era stata prospettata nel corso dell’incontro di Parigi dello scorso mese di luglio (il che potrebbe indicare un ripensamento di Vienna al riguardo).

A tale proposito i nostri rappresentanti potrebbero riprendere la questione con i rappresentanti austriaci, sembrando nostro interesse far registrare i nostri progressi nell’attuazione del «pacchetto», ad esempio attraverso dichiarazioni del Governo austriaco alle Nazioni Unite, in occasione degli annuali dibattiti dell’Assemblea Generale.

F) Dato il nostro interesse ad ottenere la certezza della quietanza, i nostri rappresentanti dovrebbero anche cercare di indurre la controparte a proporre altre e piprecise definizioni del momento dell’attuazione del cosiddetto pacchetto nonché a chiarire meglio la sua posizione circa punti del «calendario operativo», che risultano essere stati omessi o sostanzialmente modificati. A tal fine i nostri rappresentanti potrebbero far presente ai rappresentanti austriaci che da parte italiana si è disposti ad un nuovo incontro a livello esperti anche prima dell’inizio dell’Assemblea dell’ONU.

G) I rappresentanti italiani potrebbero infine confermare quanto l’On. Ministro ha detto al Ministro Waldheim il 4 corrente(9) e cioè che un incontro a livello Ministri degli Esteri non sarebbe utile, ove [non] fossero previamente concordate dagli esperti formule che possano essere approvate dai rispettivi Governi e Parlamenti.

H) Si propone che, nel frattempo, venga consegnata fin d’ora a questo Ambasciatore d’Austria la preannunciata Nota Verbale di risposta alla Nota Verbale austriaca del 3 luglio u.s.10, di cui si unisce il progetto(11).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1189.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca la seguente annotazione dattiloscritta sulla prima pagina: «Consegnato nelle mani dell’On. Ministro il 6.9.1968 e approvato nel corso di una riunione alla quale hanno partecipato anche il Segr. Gen., il Capo di Gab., il Dir. Gen. Aff. Pol., l’Amb. Toscano ed il Cons. Fenzi, autorizzando gli Amb. Gaja e Toscano ad attenersi nelle prossime conversazioni di Parigi alle istruzioni proposte».


3 Vedi D. 428.


4 Vedi D. 314.


5 Vedi D. 409.


6 Vedi D. 317.


7 Vedi D. 423.


8 Vedi D. 424.


9 Vedi D. 426.


10 Vedi D. 403, nota 5.


11 Non pubblicato. La risposta verrà consegnata con Nota verbale 052/1378 del 24 settembre.

428

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA (Parigi, 9-10 settembre 1968)1

Appunto segreto.

Sono presenti:

- da parte italiana: l’Ambasciatore Roberto Gaja; l’Ambasciatore Mario Toscano

-da parte austriaca: l’Ambasciatore Halusa, il Landesamtdirektor Kathrein; il Segretario di Leg. Tschofen

Prima sessione 9 settembre - ore 17

TOSCANO: Chiede di conoscere qual è la posizione austriaca sulla questione delle quietanze parziali.

HALUSA: Risponde che la proposta relativa non è stata respinta, ma è tuttora all’esame degli ambienti interessati.

TOSCANO: Prospetta l’opportunità di evitare una reazione automatica di rifiuto. Afferma che comunque da parte italiana non si insiste per il suo accoglimento.

HALUSA: Conferma che da parte austriaca la proposta non è stata respinta ma che vi è soltanto una certa esitazione ad accoglierla.

GAJA: Richiama la nostra proposta globale avanzata nella precedente riunione di Parigi dello scorso mese di luglio(2) e osserva che le proposte di modifica del «calendario operativo», contenute nelle comunicazioni austriache del 30 e 31 agosto u.s.3 costituiscono in pratica un rifiuto della proposta stessa.

HALUSA: Replica che al contrario da parte austriaca si accetta la proposta italiana, con qualche modifica. Aggiunge che, come il Ministro Waldheim ha detto all’On. Ministro(4), per la prima volta a Vienna si è ottenuto il consenso dei tirolesi all’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja, senza che questa sia necessariamente competente a conoscere anche delle misure del pacchetto, ma solo dell’interpretazione ed esecuzione dell’accordo di Parigi. Aggiunge che secondo la parte austriaca vi sarebbe tuttora un solo punto di divergenza, costituito dal punto 10 delle controproposte austriache (determinazione del momento di attuazione del pacchetto dopo l’attuazione di tutte le misure da esso previste e cioè delle leggi, delle norme di attuazione e dei provvedimenti amministrativi). Per quanto riguarda gli altri punti in discussione, possono essere considerati risolti o quasi risolti.

GAJA: Osserva che il punto 11 delle controproposte austriache (dichiarazione sulla chiusura della vertenza al pitardi 90 giorni dopo gli adempimenti di cui al punto precedente e risposta italiana per iscritto. Contemporaneamente scambio degli strumenti di ratifica relativi all’accordo per la Corte dell’Aja) sembra contenere qualche elemento di ambiguità.

HALUSA: Nota che la parola «contemporaneamente» non è un termine diplomatico.

GAJA: Osserva che nella formula non è chiaramente detto se da parte austriaca si mantiene la clausola secondo la quale debbono intercorrere 24 ore di differenza fra lo scambio delle ratifiche ed il rilascio della quietanza.

TSCHOFEN: Ricorda i termini della formula Toncic che prevedeva la facoltà per l’Austria di rilasciare la quietanza entro 21 giorni dalla data del passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano e di effettuare lo scambio delle ratifiche il 20° giorno dopo tale atto. Aggiunge che tale formula avrebbe dovuto dare alla parte austriaca la possibilità di effettuare le due operazioni contemporaneamente.

GAJA: Rileva che la parte austriaca, se vuole, puanche anticipare il rilascio della quietanza.

TSCHOFEN: Precisa che da parte austriaca si accetta che le due operazioni avvengano a 24 ore di distanza l’una dall’altra; soltanto si chiede che i termini siano di 90 giorni per il rilascio della quietanza e di 89 giorni per lo scambio delle ratifiche.

TOSCANO: Riferendosi ai punti 10 e 11 ricorda che nel colloquio con l’allora Ministro Toncic lo scorso dicembre a Parigi(5), da parte italiana si era venuti incontro all’idea ottica [sic] austriaca di dare la quietanza prima della ratifica dell’accordo per la Corte dell’Aja; pernon si poteva accettare una connessione fra i due atti che debbono rimanere indipendenti l’uno dall’altro. Aggiunge che le istruzioni dei rappresentanti italiani erano nel senso di non accettare la contemporaneità degli atti medesimi. Ricorda che il termine di 21 giorni fu suggerito da parte austriaca e chiede per quale motivo si chiedono ora 90 giorni. Aggiunge che questa nuova richiesta cambia la situazione in quanto potrebbe dare l’impressione che da parte austriaca si voglia legare il rilascio della quietanza non soltanto all’emanazione delle leggi e dei regolamenti per l’attuazione del pacchetto, ma anche a qualcos’altro (consultazioni con la SVP oppure esame della applicazione delle disposizioni predette). Sottolinea che ci deve essere un equilibrio fra le prestazioni delle due parti; invece secondo la proposta austriaca quando l’Italia avrà attuato il pacchetto, occorrerà attendere altri 90 giorni senza che da parte austriaca venga dato nulla. Aggiunge che un termine così lungo metterebbe in grosse difficoltà il Governo italiano e chiede che la proposta relativa ai termini verga riveduta. Chiede inoltre che da parte austriaca vengano riconsiderati i punti 10 e 11 e di formulare nuove proposte se la formula Giovenco non puessere accettata. Nota che la clausola contenuta nel punto 10, secondo la quale la Commissione mista per le norme di attuazione dovrebbe procedere d’intesa con la Provincia è pericolosa perché publoccare l’emanazione dei regolamenti. Afferma che è interesse dell’Italia emanare le norme regolamentari nel tempo pibreve e in modo soddisfacente; tuttavia si vuole evitare che gli altoatesini aumentino le loro richieste.

GAJA: Rileva che l’esperienze avute nei contatti con i rappresentanti austriaci e con gli altoatesini dimostrano che ogni volta si verifica qualche cosa di nuovo, anche quando si parla soltanto di procedura. Se ne [è] avuta una nuova prova anche nelle controproposte austriache in merito al «calendario operativo». Osserva che è strano che da parte austriaca non si aderisca alle nostre proposte, senza peraltro controproporre qualche cosa di chiaro e di positivo.

HALUSA: Espone il motivo per il quale viene chiesto un termine di 90 giorni. La richiesta è dovuta al fatto che il Commissario del Governo entro un periodo di tre settimane ha la facoltà di ricorrere alla Corte Costituzionale contro le leggi provinciali; il periodo di tre mesi darebbe appunto alla Provincia la possibilità di emanare determinate leggi, con la sicurezza che non saranno impugnate.

TSCHOFEN: Illustra il punto di vista della SVP, che sarebbe preoccupata della possibile sorte di disposizioni legislative emanate dalla Provincia sulla base delle nuove competenze attribuite dal pacchetto.

GAJA: Rileva che si tratta di un problema nuovo che non è stato finora mai discusso.

TOSCANO: Si propone di fare un confronto fra le proposte italiane e quelle austriache: la formula Giovenco à chiara e prevede soltanto la pubblicazione delle leggi sulla Gazzetta Ufficiale; invece da parte austriaca si chiede, non soltanto le leggi, i regolamenti delle norme di attuazione, ma anche una dilazione di 90 giorni prima di rilasciare la quietanza. La proposta austriaca porta di conseguenza che dalla pubblicazione delle leggi sulla G.U. dovrà trascorrere un periodo di oltre un anno e mezzo prima di ottenere la quietanza, il che comporta per l’Italia un grave rischio politico.

GAJA: Osserva che si tratta di una nuova richiesta e cioè che da parte austriaca non solo si vuole l’attuazione del pacchetto da parte italiana ma anche che la Provincia di Bolzano possa legiferare come crede senza che lo Stato italiano possa interferire.

TOSCANO: Osserva che la richiesta del prolungamento del termine come pure quella dell’intesa con la Provincia comportano gravissime difficoltà sia per l’Italia che per l’Austria. Di conseguenza invita la parte austriaca a considerare l’accettazione della formula automatica oppure di predisporre una formula accettabile da parte italiana. Aggiunge che non occorre rispondere subito, ma è preferibile esaminare la situazione e cercare con calma di fare proposte che siano meno pericolose delle attuali per ambo le parti.

HALUSA: Fa rilevare che scopo del pacchetto è quello di dare alla Provincia un certo numero di competenze. Tale scopo sarebbe peraltro illusorio se il Commissario del Governo puricorrere contro le leggi provinciali. Aggiunge che la SVP aveva chiesto una dilazione di un anno.

[TOSCANO]: Fa rilevare:

- -

HALUSA: Riferendosi all’ipotesi d’intesa del 1964, rileva che nell’attuale ipotesi le prestazioni sono diverse e che da parte austriaca ora è stata accettata la giurisdizione della Corte dell’Aja.

GAJA: Osserva che la posizione austriaca è preoccupante per noi sia per il fatto che essa significa che l’Italia non avrà mai la quietanza, sia perché cidimostra che da parte austriaca per applicazione del pacchetto si intende qualche cosa di ben diverso dalla normale applicazione.

TSCHOFEN: Rileva che da parte italiana è stata chiesta la certezza della quietanza, quale condizione per ottenere l’approvazione parlamentare alle leggi necessarie per l’attuazione del pacchetto e chiede che cosa vi è di diverso dopo la risposta austriaca.

TOSCANO: Risponde che la certezza della quietanza è necessaria al Governo italiano per far approvare le leggi, ma non per l’emanazione dei regolamenti.

TSCHOFEN: Fa presente che nell’ipotesi che da parte italiana venga emanata una legge-quadro in materia di agricoltura, cipotrebbe privare la Provincia di Bolzano delle competenze attribuitele in materia dal pacchetto.

TOSCANO: Prospetta l’ipotesi che da parte italiana venga accettata la proposta austriaca e che la Provincia di Bolzano ad un certo punto si opponga al rilascio della quietanza. In tal caso chiede chi potrà decidere della questione: le Nazioni Unite o la Corte dell’Aja. Pone il quesito ai rappresentanti austriaci e sottolinea che da parte austriaca si deve dare una risposta.

HALUSA: Nota che se da parte italiana saranno state emanate le leggi, i regolamenti e tutte le disposizioni amministrative, non dovrebbero sorgere difficoltà.

GAJA: Fa l’ipotesi che nel periodo di 90 giorni successivo al passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano questa faccia una legge che vada al di là della sua competenza e che di conseguenza venga impugnata dal Vice Commissario del Governo. Chiede che cosa farebbe in tal caso il Governo austriaco per quanto concerne il rilascio della quietanza.

TSCHOFEN: Risponde che non ritiene che da parte austriaca si possa rifiutare la quietanza.

GAJA: Chiede in qual modo cipossa essere garantito sul piano politico.

TOSCANO: Fa l’ipotesi che in un periodo di 5 anni la SVP vada in mano degli

estremisti e chiede in quale situazione l’Italia verrebbe a trovarsi per quanto riguarda l’ottenimento della quietanza. Aggiunge che se la formula Giovenco a taluni non piace, da parte austriaca dovrebbe essere trovata un’altra formula che risponda al requisito di dare alla parte italiana la certezza di ottenere la quietanza dopo aver attuato il pacchetto.

HALUSA: Osserva che occorre trovare una definizione comune per intendere l’esecuzione del pacchetto. Aggiunge che il termine richiesto da parte austriaca per il rilascio della quietanza deve permettere di controllare l’esecuzione pratica del pacchetto. Propone di fare un elenco dei provvedimenti.

GAJA: Fa presente che l’esecuzione del pacchetto è come l’esecuzione di un trattato.

HALUSA: Replica che da parte austriaca si vuole essere sicuri che in Italia venga deciso ogni caso individuale.

TOSCANO: Fa rilevare che quando da parte austriaca si afferma che l’Italia non ha applicato l’Accordo De Gasperi- Gruber, si riconosce peraltro che esso è stato almeno in parte applicato. Cita ad esempio il caso delle riopzioni che l’Italia ha esteso anche a 20 mila persone che non erano nate in Alto Adige e conclude che da parte austriaca si deve dare atto che l’Italia ha fatto pidi quanto avrebbe potuto fare.

HALUSA: Chiede per qual motivo nelle leggi non puessere contenuta una previsione che riguarda le norme che ne discendono.

TOSCANO: Risponde che ciesiste nella nostra formula automatica.

HALUSA: Osserva che basterebbe riconoscere necessario l’approvazione degli altoatesini in seno alla commissione mista per le norme di attuazione.

TOSCANO: Rileva che cisignificherebbe attribuire agli altoatesini un diritto di veto. Aggiunge che occorre tener conto del fatto che il Governo austriaco troverà difficoltà ‒ da varie parti ‒ per rilasciare la quietanza.

HALUSA: Osserva che vi è da fare una considerazione e cioè che nessuno è contrario al pacchetto che è desiderato da tutti.

GAJA: Rileva che è anche nell’interesse dell’Austria collegare la quietanza a fatti obiettivi.

HALUSA: Propone di fare una lista dei provvedimenti che il Governo italiano dovrebbe emanare.

GAJA: Risponde che ciè già stato fatto nel proporre la formula automatica. Chiede ai rappresentanti austriaci perché da parte loro non si predispone un progetto chiaro e soddisfacente.

TOSCANO: Dopo aver svolto considerazioni storiche sulla questione altoatesina in questo dopo guerra rileva che il fatto di aver raggiunto un accordo sul pacchetto costituisce un elemento che ha messo Vienna, Innsbruck e Bolzano su posizioni diverse. Precisa che la minoranza della SVP si trova attualmente in una posizione da tentare di silurare l’accordo fra l’Italia e l’Austria. Aggiunge che, poiché tale situazione potrebbe riprodursi in avvenire in diverse proporzioni di forza, da parte italiana si vuole evitare che cisi verifichi e pertanto prega i rappresentanti austriaci di trovare una formula adatta.

HALUSA: Osserva che l’applicazione del pacchetto dovrebbe favorire i moderati.

TOSCANO: Fa rilevare che da parte italiana si è preoccupati non solo perché Vienna non ha accettato la formula automatica, ma anche per un altro motivo. Fa presente che recentemente è stata fatta una esperienza molto interessante. Ricorda che nella precedente riunione era stato detto che da parte italiana si doveva far qualcosa per acquistare la fiducia degli altoatesini e per quel motivo si era pensato ad un contatto fra il Prefetto Giovenco e gli esponenti della SVP. Tale tentativo ha portato i seguenti risultati:

1) sul «Dolomiten» è apparsa subito la notizia di un contatto fra il Governo italiano e la SVP, nel corso del quale il Prefetto Giovenco avrebbe dovuto presentare una nuova proposta concernente l’ancoraggio;

2) Magnago non ha osato incontrarsi col Prefetto Giovenco dimostrando così quanto debole sia la sua posizione;

3) chi ha parlato con il Prefetto Giovenco ha dato l’impressione di esser pronto ad accettare la formula automatica.

TSCHOFEN: Afferma di essere rimasto sorpreso per la pubblicazione della notizia sul «Dolomiten», ma anche per il fatto che il Prefetto Giovenco abbia preso contatto con la SVP prima che il Governo austriaco desse notizia di aver accettate la proposta globale italiana.

GAJA: Chiarisce che la presa di contatto del Prefetto Giovenco con gli altoatesini aveva proprio lo scopo di facilitare l’accettazione da parte austriaca della proposta italiana e l’attuale incontro dei rappresentanti dei Ministri.

TOSCANO: Dato che egli era stato il presentatore della proposta, conferma che il significato di essa era quello di effettuare il contatto fra il Prefetto Giovenco e gli altoatesini, prima che da parte austriaca venisse presa una posizione; ma cinon è stato possibile.

HALUSA: Chiede quale è stato il risultato del colloquio e che cosa è stato discusso.

GAJA: Risponde che secondo il Prefetto Giovenco, il colloquio sarebbe stato positivo.

HALUSA: Chiede se sia stato discusso il calendario operativo.

GAJA: Risponde che è stata discussa la formula automatica per il passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano.

TOSCANO: Richiama l’attenzione dei rappresentanti austriaci sul fatto che Magnago non ha voluto vedere Giovenco, il che prova la sua debolezza.

GAJA: Riassume le osservazioni fatte in precedenza sui punti 10 e 11 (determinazione del momento dell’attuazione del pacchetto, termine per il rilascio della quietanza, scambio delle ratifiche per l’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja).

HALUSA: Ripropone la richiesta che venga effettuata una lista dei provvedimenti che il Governo italiano deve prendere.

GAJA: Fa presente che avendo il Governo austriaco respinto la formula automatica spetta ora a Vienna di fornire una definizione chiara del momento di attuazione del pacchetto.

TSCHOFEN: Fa presente che occorre tener conto anche dei cosidetti «voti».

GAJA: Rileva che tale aggiunta non puessere accettata da parte italiana. Precisa che la definizione del momento di attuazione del pacchetto deve essere giuridicamente chiara, nell’interesse politico delle relazioni fra i due Paesi.

HALUSA: Nota che per avere una visione pichiara della materia, occorrerebbe conoscere che cosa si deve fare per l’applicazione del pacchetto. GAJA: Osserva che in tal modo si cadrebbe in una discussione senza fine.

2^ sessione 10 settembre ore 10

GAJA: Inizia spiegando il concetto di calendario operativo che deve prevedere unicamente la successione cronologica degli atti di chiusura della controversia senza contenere punti che investano questioni fondo.

HALUSA: Dichiara di accettare tale impostazione.

GAJA: Osserva che di conseguenza occorre eliminare dal calendario operativo i punti che toccano questioni di fondo, come ad esempio il confronto dei testi del pacchetto, la comunicazione da parte del Governo italiano dei chiarimenti e degli approfondimenti, la formula che coinvolge la questione della determinazione del momento di attuazione del pacchetto, l’obbligo che la commissione mista per le norme di attuazione dello statuto proceda d’intesa con i rappresentanti della Provincia. Fa presente poi che il calendario dovrebbe essere equilibrato nelle reciproche prestazioni; al contrario nelle proposte austriache le prestazioni italiane sono sempre anticipate rispetto a quelle della controparte. Rileva poi che nelle proposte austriache sono stati omessi alcuni punti di grande importanza politica. Il primo punto omesso concerne la dichiarazione del Cancelliere austriaco contro il terrorismo, che dovrebbe costituire la prima fase del calendario operativo e che è molto importante anche per le sue implicazioni future.

TOSCANO: Nota che tale dichiarazione faciliterebbe l’approvazione da parte del Parlamento italiano delle dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio. Aggiunge che l’Italia è mossa ad eseguire il pacchetto dallo scopo di ottenere la quietanza. Dopo che il pacchetto sarà stato attuato da parte italiana, il Governo di Vienna potrebbe avere meno interesse di prima a mantenere la sua pressione sui terroristi. In quel momento i terroristi potrebbero riprendere la loro attività, allo scopo di riaprire la questione.

HALUSA: Afferma che secondo il punto di vista austriaco, il terrorismo è la conseguenza dell’esistenza della controversia; se la controversia sarà chiusa, anche il terrorismo cesserà di esistere.

GAJA: Risponde che l’argomento potrebbe essere rovesciato; allo stesso modo si potrebbe dimostrare che siccome oggi non si verificano atti di terrorismo non vi è alcuna ragione per la quale il Governo italiano debba emanare le misure.

TOSCANO: Osserva che la questione ricorda quanto avviene in Italia in materia di voti per [il] Partito Comunista. Infatti pivolte si è detto che aumentando i salari e assicurando in genere migliori condizioni di vita si provocherebbe immancabilmente una diminuzione dei voti comunisti. Al contrario, per quanto gli aumenti di salario siano stati concessi e le condizioni di vita siano generalmente di molto migliorate, i voti comunisti sono sempre in aumento. Ciè un indizio della incontentabilità umana che non rinuncia ai mezzi di pressione di cui pudisporre, per ottenere sempre maggiori miglioramenti. Lo stesso si verifica nei confronti della controversia altoatesina per la quale l’Italia è fatta oggetto di sempre crescenti richieste.

HALUSA: Riferendosi alla dichiarazione contro il terrorismo afferma che personalmente non vede che vi siano difficoltà acché venga effettuata; tuttavia dovrà riferire superiormente la richiesta italiana.

Fa rilevare che è stato pure omesso dal «calendario operativo» il punto che prevedeva che dopo la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano non dovrebbe essere ulteriormente rinnovata la Sottocommissione per l’Alto Adige del Consiglio d’Europa e che cicostituisce un elemento negativo.

TSCHOFEN: Fa presente che da parte austriaca si riteneva che la clausola fosse coperta dalla dichiarazione del Cancelliere austriaco relativa all’armistizio politico.

HALUSA: Chiede se da parte italiana si voglia effettivamente introdurre tale punto nel «calendario operativo».

GAJA: Conferma che tale è il desiderio della parte italiana.

HALUSA: Fa rilevare che al massimo il Governo austriaco potrebbe impegnarsi a non rivolgersi ufficialmente alla Sottocommissione durante i vari atti previsti nel «calendario operativo».

TOSCANO: Fa presente che il Consilio d’Europa puessere messo in condizioni di agire sia dietro iniziativa dei Governi, sia per iniziativa dei privati. Sottolinea che il Governo austriaco deve evitare di mostrarsi sensibile alla eventuale pressione di associazioni ed enti. Aggiunge che il fatto che l’Italia applichi la Risoluzione delle Nazioni Unite dovrebbe escludere che l’Austria ricorra ad altri fori, soprattutto nel periodo dell’esecuzione del pacchetto.

GAJA: Osserva che l’omissione dei predetti punti dal «calendario operativo» muta l’equilibrio delle reciproche relazioni e dà l’impressione che l’Austria ritenga che gli obblighi cadano soltanto sull’Italia.

HALUSA: Afferma che il massimo che si puconcedere è che il Governo austriaco s’impegni a non ricorrere alla Sottocommissione durante il periodo di attuazione del pacchetto. Cita il verbale austriaco della riunione dei rappresentanti dei Ministri del 7 dicembre 1967(6), secondo il quale in quella occasione da parte italiana non sarebbe stato chiesto di pi

GAJA: Ricorda che in quella occasione da parte italiana furono avanzate due diverse richieste: una di esse riguardava l’impegno a non sollevare la questione davanti a fori politici, l’altra a non rinnovare la Sottocommissione per l’Alto Adige.

HALUSA: Propone che il non rinnovo della Sottocommissione venga rinviato ad un momento successivo.

GAJA: Osserva che la questione è compresa nell’armistizio politico.

TOSCANO: Propone la seguente procedura in due tempi: primo tempo: impegno a non prendere nessuna iniziativa davanti al Consiglio d’Europa; secondo tempo: non rinnovo in un momento da stabilirsi.

GAJA: Rilegge il «calendario operativo» con le modifiche apportate durante la discussione.

HALUSA: Chiede in qual modo si dovrebbe procedere per abolire la Sottocommissione Struye.

GAJA: Risponde che a parer suo basterà dire, al momento stabilito, che l’opera del Sottocomitato non è necessaria. Passando poi alla questione della parafatura dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja, ribadisce l’importanza che essa avvenga prima della dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento.

HALUSA: Fa presente che da parte austriaca vi sono difficoltà e aggiunge che si potrebbe forse cercare di anticipare la parafatura rinviando perla firma dell’accordo.

GAJA: Fa presente che da parte italiana non si pudichiarare che si accetta la proposta austriaca, ma soltanto che ci si riserva di studiarla.

HALUSA: Ricorda che da parte austriaca ci si è dichiarati disposti ad eliminare le misure amministrative dalla formula per la determinazione del momento di attuazione del pacchetto e chiede se ciè considerato sufficiente da parte italiana.

GAJA: Risponde che si tratta di un passo avanti ma che da parte italiana si insiste nel pregare la parte austriaca di studiare nuovamente la formula Giovenco. Chiede che siano rese note le difficoltà che gli austriaci vi trovano e sottolinea che l’essenziale è di giungere ad una garanzia reciproca.

HALUSA: Conferma che, con riserva di approvazione, i rappresentanti austriaci sono disposti a lasciar cadere le misure amministrative. Aggiunge che se cinon sarà possibile da parte austriaca verrà inviata una elencazione precisa delle misure che dovranno essere attuate per consentire lì rilascio della quietanza.

GAJA: Nota che per motivi di principio sarà molto difficile che da parte italiana tale elenco possa essere accettato.

TOSCANO: Riferendosi all’ultima parte del punto 10 della comunicazione austriaca del 30 agosto (obbligo della Commissione mista di procedere d’intesa con i rappresentanti della Provincia) fa rilevare che essa è in opposizione alla formula Giovenco, che prevede una determinata procedura se in seno alla Commissione mista non vi è accordo, procedura che prevede come atto finale, ove il Governo non provveda direttamente all’emanazione delle norme, l’assunzione delle funzioni amministrative da parte della Provincia.

HALUSA: Afferma di aver compreso il punto di vista italiano.

TOSCANO: Tornando alla questione della durata del termine per il rilascio della quietanza, osserva che l’allungamento del termine da 21 a 90 giorni costituisce un atto di notevole rilievo politico, in quanto si cerca così di inserire nel procedimento un elemento di carattere interno. Chiarisce che in tal modo si apre la possibilità di «chi-cane» in quanto si possono moltiplicare i motivi ai quali da parte austriaca ci si potrà appigliare per non concedere la quietanza.

HALUSA: Afferma che personalmente non vede obiezioni alla richiesta italiana; tuttavia ritiene che da parte italiana non ci si dovrebbe preoccupare troppo del prolungamento del termine.

TSCHOFEN: Nota che il problema del termine è collegato a quello pigenerale dell’intesa fra i due Governi.

TOSCANO: Fa presente che, se da parte austrica si accetta la formula Giovenco, se non si insiste sul termine dei 90 giorni e se si accetta la formula Toncic per lo scambio delle ratifiche dell’accordo per la Corte dell’Aja, si puestere abbastanza ottimisti.

TSCHOFEN: Osserva che la formula Giovenco prevede che il passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano debba intendersi avvenuto anche prima della emanazione dei regolamenti.

TOSCANO: Fa presente che il termine di 21 giorni decorre dalla pubblicazione delle leggi; invece da parte austriaca ora si vorrebbe un termine che dovrebbe includere anche il tempo necessario per la emanazione dei regolamenti.

HALUSA: Afferma che dal canto suo preferirebbe un termine che decorresse dalla pubblicazione dei regolamenti.

GAJA: Risponde che cinon sarebbe accettabile e che il termine deve decorrere dalla pubblicazione delle leggi.

TSCHOFEN: Concorda, a condizione che nel termine venga compreso il periodo di tempo massimo previsto per la pubblicazione dei regolamenti.

GAJA: Osserva che la proposta deve essere studiata con gli esperti in questioni amministrative.

TOSCANO: Fa rilevare che occorre evitare qualsiasi oscurità ed incertezza nella questione del termine e che la Provincia con il fatto di non emanare i regolamenti, possa bloccare il rilascio della quietanza.

HALUSA: Chiede per qual motivo non si considera come termine a quo la data della pubblicazione dei regolamenti.

TOSCANO: Risponde che cinon è possibile perché occorre rendere la procedura quanto pisemplice è possibile. Cita al riguardo esempi storici, quale ad esempio quello del trattato di pace. Fa presente che a parer suo si potrebbe pensare alla formula Giovenco, con una modifica dei termini che potrebbero essere portati a 180 pi(21) giorni. Aggiunge che la formula dovrà essere sottoposta all’esame delle amministrazioni interessate. Chiarisce che alla scadenza del termine la Provincia avrebbe in ogni caso il potere di legiferare.

TSCHOFEN: Chiede se in base alla formula Giovenco la Provincia potrà provvedere direttamente all’emanazione dei regolamenti oppure esercitare soltanto le funzioni amministrative che dovrebbero essere previste dai regolamenti.

TOSCANO: Risponde che da parte italiana verranno forniti i relativi chiarimenti.

GAJA: Solleva la questione dell’approvazione dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja da parte del Parlamento austriaco ed osserva che vi una differenza fra la proposta italiana (secondo la quale essa dovrebbe aver luogo nell’intervallo fra l’approvazione della legge costituzionale davanti ad uno dei rami del Parlamento e l’inizio dell’esame della stessa legge davanti all’altro ramo del Parlamento) e la proposta austriaca (secondo la quale essa viene spostata a dopo la seconda lettura della legge costituzionale).

HALUSA: Fa presente che da parte austriaca si vuole evitare che l’approvazione della legge costituzionale sia condizionata all’approvazione della legge di ratifica.

TOSCANO: Osserva che se da parte italiana si accetta il rinvio dell’approvazione della legge di ratifica, occorre che da parte austriaca venga anticipata la firma dell’accordo per la Corte dell’Aja.

HALUSA: Risponde che potrà riferire al suo Governo tale proposta; tuttavia fa rilevare che da parte austriaca non si puritornare a tutte le proposte fatte prima.

GAJA: Rileva che l’accettazione della proposta austriaca avrebbe la conseguenza di rendere difficile ottenere che il Governo di Vienna ratifichi l’accordo per la Corte dell’Aja; infatti, dopo la approvazione della legge costituzionale che cosa potrebbe spingere il Parlamento di Vienna a ratificare l’Accordo?

TOSCANO: Propone che la questione venga riesaminata in un successivo incontro e nel frattempo chiede che da parte austriaca vengano studiate le obiezioni italiane. Conferma il suo ottimismo circa l’andamento generale delle conversazioni ed esorta la parte austriaca a fare un piccolo sforzo per risolvere le questioni inerenti all’Accordo per la Corte dell’Aja.

HALUSA: Risponde di non poter condividere tale ottimismo, proprio in relazione alle questioni connesse con l’accordo per la Corte dell’Aja. Chiede se da parte italiana si accetti il punto 12 (comunicazione alle Nazioni Unite sulla chiusura della vertenza) di cui alla comunicazione austriaca del 30 agosto u.s.

GAJA: Risponde affermativamente precisando che l’accettazione è subordinata alla ben nota condizione che il pacchetto non venga comunicato alle Nazioni Unite.

TOSCANO: Concorda anche nel punto 13 (notifica dell’accordo per la Corte dell’Aja al Cancelliere della Corte ed al Segretario Generale del Consiglio d’Europa).

GAJA: Esprime l’accordo del Governo italiano anche sul punto 14 (inizio delle trattative per la stipulazione di un accordo di amicizia e collaborazione) ed osserva che tale punto potrebbe anche essere anticipato di un poco.

TSCHOFEN: Si domanda se un accordo del genere, quale quello previsto nel punto 14, sia compatibile con il trattato di stato.

GAJA: Solleva poi il problema delle quietanze parziali.

TOSCANO: Osserva che si tratta di un problema che interessa soprattutto le Nazioni Unite ed aggiunge che potrebbe essere utile cominciare fin da ora a coordinare in quello spirito le rispettive dichiarazioni dei due Paesi nei prossimi interventi nel dibattito di politica generale. Fa presente l’utilità di avere un testo fin da ora.

HALUSA: Risponde che il testo potrà essere concordato a New York.

TOSCANO: Nota che si potrebbe immaginare di istituzionalizzare la materia, stabilendo che di anno in anno venga concordato dalle due parti un «progress report» che verrebbe incluso nelle dichiarazioni delle due delegazioni alle Nazioni Unite, in occasione del dibattito di politica generale.

TSCHOFEN: Osserva che tale sistema come già stato rilevato risponderebbe allo scopo di sdrammatizzare la situazione in attesa del rilascio della quietanza.

HALUSA: Rileva che ovviamente la quietanza conserverebbe il suo valore giuridico di dichiarazione solenne di chiusura della controversia.

TOSCANO: Nota che se da parte austriaca si accetta la formula Giovenco, con le sopracitate modifiche, si puaffermare che effettivamente ci si avvicina alla chiusura della controversia.

GAJA: Riferendosi alla questione del proseguimento dei contatti, afferma che da parte italiana si è pronti ad un ulteriore riunione allo scopo di preparare un incontro fra i Ministri degli Affari Esteri durante l’assemblea delle Nazioni Unite, incontro che, come il Ministro Medici ha detto, non avrebbe senso se non fosse accuratamente preparato. Chiede quando da parte austriaca si ritiene che la riunione possa avere luogo.

HALUSA: Chiede se la riunione puaver luogo a New York.

TOSCANO: Risponde che essa potrebbe aver luogo anche a New York; tuttavia si puanche pensare ad un’altra località ed a una data fra la fine di ottobre ed il principio di novembre. Aggiunge che a parer suo sarebbe preferibile la fine di ottobre.

HALUSA: Dichiara che ne parlerà con il Ministro Waldheim. Ritiene che la riunione possa aver luogo a New York(7).

GAJA: Fa presente che nel corso di una delle prossime riunioni occorrerà rileggere i testi delle dichiarazioni previste nel calendario operativo.

TOSCANO: Riferendosi alle dichiarazioni di personalità di Governo austriache effettuate alla stampa, sottolinea la necessità che i due Governi siano messi in condizione di prendere le loro decisioni al riparo delle pressioni dell’opinione pubblica. Prega i rappresentanti austriaci di far presente al Ministro Waldheim che proprio in considerazione della delicatezza dell’attuale momento in cui sembra che ci si vada sensibilmente avvicinando alla chiusura della controversia, è necessario un atteggiamento il pipossibile riservato davanti alla stampa per evitare che le forze contrarie al raggiungimento di una intesa possano avere buon gioco.

GAJA: Preannuncia l’invio da parte italiana della nota verbale di risposta alla nota verbale austriaca del 3 luglio u.s. sul terrorismo(8).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1190. Per integrare una lacuna in corrispondenza di un nome si è fatto ricorso ad una serie di appunti manoscritti sulla riunione (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968).


2 Vedi D. 409.


3 Vedi, rispettivamente, D. 423 e D. 424.


>4 Vedi D. 426.


5 Vedi D. 317.


6 Vedi D. 314.


7 Vedi D. 435.


8 Vedi D. 403, nota 5.

429

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, UFFICIO II(1)

Appunto. Roma, 11 settembre 1968.

A) Nei giorni 9 e 10 settembre u.s. ha avuto luogo a Parigi la prevista riunione dei

rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria(2). Vi hanno preso parte:

- -

B) Per l’occasione era previsto un esame delle formule austriache di cui alle comunicazioni dell’Ambasciatore Loewenthal in data 30 e 31 agosto u.s.3, formule che si riferivano a loro volta alle proposte formulate da parte italiana nella precedente riunione dei Ministri degli Esteri (Parigi 24-25 luglio u.s.)4.

Dette proposte italiane, a carattere globale, prevedevano una soluzione di punti non ancora definiti della controversia, sulle seguenti basi:

1) adozione della formula cosidetta automatica per la determinazione del momento dell’avvenuto passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano;

2) fissazione della data dello scambio delle ratifiche dell’accordo circa la giurisdizione della Corte dell’Aja e del rilascio della quietanza, secondo la cosidetta formula Toncic;

3) comunicazione di fatto da parte italiana dei risultati dei «chiarimenti» e degli «approfondimenti» di cui ai contatti fra la SVP e la Presidenza del Consiglio.

Nelle comunicazioni austriache del 30 e 31 agosto u.s., la posizione del Governo di Vienna risultava la seguente:

1) per la determinazione del momento del passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano si chiedeva l’adozione di una formula secondo la quale tale momento si dovrebbe verificare dopo l’emanazione della legge costituzionale, delle leggi ordinarie, delle norme di attuazione e dei provvedimenti amministrativi, necessari per l’attuazione del pacchetto;

2) non solo si modificava la formula relativa allo scambio delle ratifiche dell’accordo per la Corte dell’Aja posticipandone il momento, ma, pur richiamando quella da noi proposta, si menzionava la contemporaneità di tale scambio con il rilascio della quietanza;

3) si accoglieva la proposta comunicazione «di fatto» da parte del Governo italiano dei risultati dei «chiarimenti» e degli «approfondimenti».

La risposta di Vienna alle nostre proposte introduceva al tempo stesso nuove richieste:

1) effettuazione di un confronto del testo del pacchetto redatto dalla SVP con quello redatto dal Governo italiano;

2) notevole allungamento a 90 giorni del termine (che secondo le precedenti intese era di 21 giorni) per il rilascio della quietanza dopo il passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano;

3) impegno, per la Commissione mista incaricata della redazione delle norme di attuazione del pacchetto, di procedere «d’intesa» con la Provincia;

Le stesse comunicazioni austriache del 30 e 31 agosto u.s. omettevano poi le seguenti tappe del calendario operativo discusso nella riunione di Londra del 7 dicembre ’675:

1) dichiarazione del Governo austriaco per confermare il suo impegno di combattere il terrorismo, dichiarazione che avrebbe dovuto costituire il punto iniziale del calendario operativo;

2) rinuncia ad ulteriori rinnovi della Sottocommissione per l’Alto Adige del Consiglio d’Europa, rinuncia da effettuarsi dopo la dichiarazione programmatica del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento.

Da ultimo, si modificava sostanzialmente l’equilibrio del calendario operativo in modo che le prestazioni italiane risultavano tutte anticipate rispetto a quelle austriache.

C) Secondo le istruzioni ricevute, nel corso dell’incontro di Parigi i rappresentanti italiani hanno insistito affinché il Governo austriaco accettasse la soluzione globale proposta lo scorso luglio.

La posizione delle due Parti sui vari punti è risultata la seguente:

a) dopo una iniziale insistenza su posizioni pirigide, da parte austriaca si è dichiarato di essere disposti ad accettare la formula cosidetta automatica per la determinazione del momento del passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano (tale momento coincide con la pubblicazione delle leggi relative alle nuove competenze della Provincia, leggi indicanti il termine ed una procedura per le norme di attuazione), a condizione che il passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano si intenda avvenuto solo dopo l’emanazione di tutti i regolamenti e di tutte le misure amministrative.

Da parte italiana sono stati dapprima chiesti chiarimenti circa la portata effettiva delle richieste di Vienna. La risposta austriaca ha consentito di accertare che nei provvedimenti amministrativi si volevano inizialmente comprendere anche alcuni atti discrezionali (come la concessione della cittadinanza) o semplici desideri (come la restituzione dei rifugi alpini). Di conseguenza, da parte italiana è stato facile dimostrare i rischi che la proposta di Vienna poteva presentare per noi consentendo di non rilasciare la quietanza anche dopo che l’Italia avrebbe eseguito tutte le misure legislative del «pacchetto». Si è quindi insistito sulla formula automatica, che offre un sistema obiettivo per poter individuare in forma certa e precisa il momento del passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano.

Da parte austriaca si è convenuto sulle conseguenze negative insite nelle proposte presentateci il 30 agosto. Alla fine i rappresentanti austriaci hanno accettato (ad referendum) di prendere in considerazione la formula automatica da noi proposta, accantonando le misure amministrative, ma facendo sì che essa entri in vigore solo al momento in cui i regolamenti previsti potranno essere operanti;

- - - -

Da parte italiana si è ricordato che lo scopo della formula automatica da noi proposta era quello di creare un collegamento obiettivo fra l’esecuzione delle misure del pacchetto ed il rilascio della quietanza attraverso il riferimento a fatti indiscutibili. Si è altresì ricordato che il termine di 21 giorni era stato proposto da parte austriaca e che un prolungamento di esso non era accettabile, non solo perché conteneva nuovi elementi di incertezza, ma soprattutto perché, almeno nelle intenzioni degli altoatesini, tendeva a stabilire un collegamento tra il rilascio della quietanza e fatti di carattere puramente interno.

I rappresentanti austriaci hanno risposto che si rendevano perfettamente conto delle nostre obiezioni ed hanno assicurato che non avrebbero mancato di sostenerle a Vienna, pur facendo presente che si trattava di un punto al quale gli altoatesini sembrano attribuire molta importanza.

Al termine della discussione è stata, dietro suggerimento austriaco, presa in esame una nuova formula, secondo la quale il termine massimo per il rilascio della quietanza viene stabilito non pi(21) giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle sole leggi, ma 21 giorni dopo la scadenza del termine ultimo in esse previsto perché lo Stato, sentita la Commissione paritetica o autonomamente, predisponga i regolamenti relativi. Si ricorderà che la formula automatica prevedeva che la Commissione mista avrebbe dovuto elaborare le norme di attuazione entro il termine di un anno dall’entrata in vigore della legge; in caso contrario i provvedimenti sarebbero adottati direttamente dal Governo nei sei mesi successivi. In difetto dei provvedimenti del Governo, dopo 18 mesi la Provincia sarebbe legittimata ad assumere le funzioni amministrative con legge provinciale. La nuova formula progettata potrebbe avere come conseguenza di ridurre i tempi, attribuendo la durata di sei mesi a ciascuna delle due fasi preliminari previste, tanto che trascorso solo un anno dalla pubblicazione della legge senza che siano emanati i relativi regolamenti, la Provincia sarebbe legittimata ad assumere le funzioni legislative;

e) per quanto concerne il «calendario operativo» sono stati raggiunti in taluni punti dei risultati positivi.

Per quanto riguarda la richiesta austriaca di concordare a livello esperti le dichiarazioni previste nel «calendario operativo», da parte italiana ci si è dichiarati disposti ad aggiornare i testi nel corso di una prossima riunione a livello dei Rappresentanti dei Ministri degli Esteri.

Circa le fasi del calendario operativo esaminato nel dicembre 67, omesse nelle comunicazioni austriache, le posizioni rispettive sono state le seguenti:

aa) alla nostra richiesta di riinserire la dichiarazione del Governo austriaco per confermare il suo impegno di combattere il terrorismo, da parte austriaca non sono state sollevate obiezioni;

bb) circa la nostra richiesta di riinserire la rinuncia ad ulteriori rinnovi della Sottocommissione per l’Alto Adige del Consiglio d’Europa, dopo la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano, da parte austriaca è stato fatto presente che ciera implicito nel concetto di tregua politica e che comunque era difficile prendere impegni che andassero oltre a quello di non investire ufficialmente la Sottocommissione Struye, perché cidipendeva dai parlamentari e non dal Governo.

Da parte italiana è stata suggerita la seguente procedura in due tempi:

1) dopo la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano il Governo austriaco s’impegna a non prendere nessuna iniziativa davanti al Consiglio d’Europa;

2) dopo la prima lettura della legge costituzionale da parte austriaca non verrebbero pirinnovate le nomine dei parlamentari in seno alla Sottocommissione dell’Alto Adige.

Da parte austriaca non si è esclusa la possibilità di accogliere la nostra nuova formula in due tempi;

f) una certa difficoltà ha presentato la questione dell’inserimento nel «calendario operativo» del processo di esecuzione dei vari atti relativi all’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja. Al riguardo i rappresentanti italiani hanno cercato di mantenere la collocazione prevista nel «calendario operativo» esaminato a Londra lo scorso dicembre, collocazione che, come si è detto, era stata notevolmente modificata – in senso a noi sfavorevole – nelle comunicazioni austriache del 30 e 31 agosto u.s. Da parte italiana è stata nuovamente sottolineata l’estrema importanza di non modificare la successione cronologica da noi suggerita al fine di mantenere l’equilibrio delle reciproche prestazioni; ma da parte austriaca vi è stata una notevole resistenza. Solo alla fine si è ottenuta la promessa di proporre lo spostamento della parafatura dell’accordo ad un momento anteriore alla dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento e di studiare la posizione del Governo di Vienna su tutta la questione. Analoghe riserve sono state fatte anche da parte italiana;

- -

Da parte italiana si è rilevato che il rinvio proposto dai rappresentanti austriaci poteva essere ritenuto comprensibile. I nostri rappresentanti hanno poi ancora una volta precisato che un eventuale incontro a livello Ministri degli Esteri avrebbe dovuto essere accuratamente preparato. I rappresentanti austriaci hanno dichiarato di convenire su tale posizione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968.


2 Vedi D. 428.


3 Vedi, rispettivamente, D. 423 e D. 424.


4 Vedi D. 409.


5 Vedi D. 314.


6 Vedi D. 426.


7 Vedi D. 435.

430

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI, CON IL VICE CANCELLIERE D’AUSTRIA, WITHALM (Venezia, 14 settembre 1968)1

Verbale(2).

Verbale sommario del colloquio tra l’On. Ministro e il Vice Cancelliere austriaco Withalm a Venezia la sera del 14 settembre 1968 in occasione del Congresso DC all’Hotel des Bains.

MEDICI: Sono lieto di conoscerla, per le sue preclare virtcivili e politiche e per l’occasione offertami da questo incontro di conoscere il punto di vista del Vice Cancelliere, che è segretario del partito e presidente del gruppo parlamentare DC austriaco, sulla questione Alto Atesina.

WITHALM: Sono lietissimo anch’io. Domando alla sua cortesia di convenire con me sulla opportunità che tutto quel che sarà detto tra noi non venga pubblicato in alcun modo. Quanto alla delicata vertenza, sono lieto di constatare che, come confermatomi anche da Waldheim, il nuovo Ministro italiano degli Affari Esteri sia animato dalla migliore volontà di risolverla. Posso assicurarle che tutti noi, al Governo e al Parlamento austriaci, vogliamo la stessa cosa. Non intendiamo lasciarci prendere la mano dalle emozioni, ma solo lasciarci guidare da buon senso politico. Aggiungo che il 90 per cento della popolazione austriaca è della stessa opinione. In un recente raduno di autorità regionali, ho potuto accertare che nello stesso Tirolo la maggioranza della popolazione è per una soluzione chiara, giusta e leale. Con vero favore, abbiamo ascoltato il suo discorso di oggi al Congresso DC sulle conseguenze che i fatti di Cecoslovacchia debbono comportare su tutti noi in Europa ai fini di un superamento delle divergenze esistenti.

MEDICI: Desidererei precisare meglio il mio pensiero: le divergenze sussistono, ciè innegabile, ma sono – e debbono essere considerate – poca cosa rispetto ai pericoli sovrastanti l’Europa.

WITHALM: Tutti, sia in Parlamento che nel Governo e persino l’opposizione sono, in Austria, d’accordo sull’opportunità di arrivare ad una soluzione negoziata. Secondo Waldheim il così detto «pacchetto» potrà essere accettato anche in Tirolo; e gli stessi socialisti forse sono orientati o finiranno per essere orientati verso l’accettazione. Resta un problema importante, soprattutto ora, che è quello della così detta garanzia e che va anch’esso risolto. Ho ricevuto da Waldheim una telefonata, nella quale mi ha informato che il clima dei negoziati di Parigi è buono e che l’accordo è in vista(3). Se sarà concluso, tutta l’attenzione dovrà essere dedicata al problema della sua applicazione e delle misure relative (leggi regolamenti ordinanze ecc.). Se anche questo problema sarà risolto l’Austria potrà dichiarare di essere soddisfatta ed accettare la competenza della Corte dell’Aja. Certo lei deve rendersi conto, Signor Ministro, che la nostra posizione è difficile a causa del forte peso dell’opposizione. La maggioranza governativa è di soli 5 seggi superiore all’opposizione (85 contro 80). Siamo quindi dell’avviso – e in tal modo pensano quasi tutti in Parlamento e lo stesso Kreisky – che sia opportuna un’ampia convergenza di voti sull’accordo, se possibile addirittura l’unanimità o quasi. Cinon è solo nel nostro interesse, ma anche nell’interesse dell’Italia.

MEDICI: Sulla buona volontà dell’Italia non ho bisogno di intrattenerla. Cidel resto è dimostrato dalla circostanza che, malgrado i recenti sviluppi internazionali, non abbiamo mancato di continuare a dedicare al problema la massima attenzione. Sono certo che potremo arrivare a risolvere se entrambi saremo leali l’uno verso l’altro. Da parte austriaca c’è stata – inutile negarlo – e c’è ancora una certa diffidenza, in parte fondata. Ciera dovuto a fattori molteplici: diversità di tradizioni, di metodi di amministrazione, di relazioni tra il cittadino e lo Stato, che in Italia s’atteggiano in modo del tutto differente che in Austria. Questi fattori hanno determinato la diffidenza di cui sopra. Occorre ora eliminare questa sfiducia. Il problema – lei converrà – non è giuridico, ma politico e, direi, morale.

WITHALM: Dai miei contatti, ho anch’io notato questa diffidenza. Ma spero che le conversazioni in corso e soprattutto la mia con lei contribuiscano a dissiparla.

MEDICI: Noi due soli non siamo sufficienti. Occorre il contributo volenteroso delle popolazioni, direi anzi degli elettori. Se noi arriviamo ad accordarci su una soluzione del problema, ma se il giorno dopo riprendono terrorismo e ribellioni, l’accordo diverrà impossibile.

È l’esperienza del passato: ogni volta che riusciamo ad andare pia fondo nella trattativa, il terrorismo rialza la testa.

WITHALM: Occorre coraggio. Non dobbiamo lasciarci prendere la mano da criminali e da pazzi. (Il Vice Cancelliere chiede all’interprete di assicurargli che questi due qualificativi siano stati tradotti con esattezza, e ripete: «criminali e pazzi»).

MEDICI: Il coraggio in Italia non manca. Ma accanto ad esso occorre anche la consapevolezza che l’occasione favorevole per un accordo sarà disponile nelle prossime settimane, poi non tornerà forse pi Ciper due motivi: il primo è che in questo momento da parte sia italiana, sia austriaca, esiste volontà di concludere, anche per il riflesso psicologico degli avvenimenti cecoslovacchi, che forse nella primavera prossima saranno già dimenticati. Lei sa che, come ho detto oggi al Congresso DC, io non sono ottimista sul futuro dei rapporti tra Est ed Ovest. I recenti sviluppi internazionali e le sfavorevoli prospettive da questi suscitate hanno già provocato uno slancio di maggiore collaborazione in Europa, che potrà anche estendersi ad una maggiore collaborazione militare in seno alla NATO. La situazione internazionale ha avvicinato ancora di pil’Italia alla Jugoslavia; con Bonn i nostri rapporti sono divenuti pistretti. Cideve spingerci – ripeto – entrambi a superare le residue divergenze. L’altra favorevole circostanza è che da qualche tempo gli attentati sono cessati.

WITHALM: Se dovessero riemergere, non dobbiamo lasciarcene influenzare.

MEDICI: Senza dubbio, ma occorrerebbe anche una dichiarazione opportuna, al momento opportuno, che valga a sostenere il Governo italiano, se e quando il terrorismo dovesse riapparire. Dovremmo concordarla insieme. Dal mio canto, io sono pronto a stimolare, in seno al Governo e all’Amministrazione italiana, quelle misure di carattere amministrativo ed esecutivo (regolamenti) che sono idonee a dar la prova della nostra lealtà. Il problema amministrativo è il cuore della questione alto atesina; e quel che occorre – di cisono consapevole – è riconquistare la fiducia della popolazione di lingua tedesca. Ma occorre anche da parte vostra, un maggiore impegno nella prevenzione degli attentati. Se la polizia austriaca s’impegna davvero per tre o quattro mesi, puimpedire qualunque attentato. Inoltre occorre una maggiore collaborazione tra polizia austriaca e tedesca: parte dei terroristi, risiede in Germania.

Al riguardo i rapporti pistretti, cui sopra accennavo, tra noi e Bonn possono esservi utili. Il Cancelliere potrà trovare nelle autorità di polizia tedesche una maggiore collaborazione.

Resta il problema procedurale: se i nostri Ambasciatori ed esperti riusciranno a formulare l’accordo sul piano tecnico allora, dopo un ulteriore incontro tra i due Ambasciatori, Waldheim ed io avremo l’incontro decisivo politico in ottobre a New York in occasione dell’Assemblea dell’ONU.

WITHALM: Formulo i miei pifervidi auguri al riguardo. Io amo l’Italia. Vengo spesso nel suo paese; tutti gli anni a Montecatini. Sono convinto che la nostra nuova amicizia potrà essere di modello a tutti gli altri Paesi d’Europa per comporre le divergenze.

MEDICI: Questo è il miglior commento che potessi sperare di avere al mio discorso di oggi.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968.


2 Predisposto dal Gabinetto il 16 settembre.


Vedi D. 428.

431

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 24 settembre 1968.

1. Ho ricevuto, a sua richiesta, l’Ambasciatore d’Austria, che desiderava informarmi che il 27 settembre p.v. egli interverrà in Austria ad una riunione indetta dal Ministro austriaco degli Affari Esteri. Ad essa prenderanno parte anche esponenti del Governo regionale tirolese e della SVP, per esaminare le proposte formulate nel corso della riunione dei rappresentanti dei Ministri per gli Affari Esteri d’Italia e d’Austria del 9 e 10 settembre u.s.3.

L’Ambasciatore Loewenthal mi ha aggiunto di sperare che dalla riunione potessero uscire decisioni tali da facilitare il raggiungimento di una intesa con il Governo italiano sui tre punti rimasti tuttora in discussione e cioè:

a) la definizione del momento del passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano;

- -

Loewenthal ha infine chiesto se da parte italiana si poteva proporre una data per la prossima riunione a livello esperti, che, a parere di Vienna, potrebbe aver luogo a New York, prima dell’incontro fra i Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi.

2. Ho risposto a Loewenthal che prendevo atto di quanto da lui comunicatomi. In questo momento, soprattutto dopo la scomparsa dell’Ambasciatore Toscano, non ero in grado di dare alcuna indicazione in merito alla eventuale data della prossima riunione di esperti a New York. Mi riservavo comunque di dargli una risposta dopo aver ricevuto istruzioni al riguardo(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968. 2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dal Segretario Generale».


Vedi D. 428. 4 Per il seguito vedi D. 432.

432

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 30 settembre 1968.

1. L’Ambasciatore d’Austria mi ha comunicato stamane quanto segue, in merito alle proposte austriache relative ai prossimi contatti a livello politico ed a livello esperti. Egli mi ha precisato che intendeva così chiarire le precedenti comunicazioni fatteci a Roma e a Vienna in argomento:

- - -

Riferendosi, poi, all’incontro di Innsbruck del 27 settembre u.s.2 Loewenthal mi ha fatto presente che si è trattato di una riunione non facile. Restano tuttora divergenze nei confronti delle posizioni italiane – quali risultano dall’incontro di Parigi del 9 e 10 settembre u.s.3 – circa il «calendario operativo» e circa l’inclusione delle misure amministrative, ai fini della determinazione del momento di attuazione del cosiddetto «pacchetto».

Loewenthal ha poi precisato che non sono esatte le notizie di stampa che attribuiscono a Magnago affermazioni secondo le quali non sarebbe utile giungere ad una conclusione dei sondaggi in corso prima delle prossime elezioni regionali in Alto Adige, fissate, come noto, per il 17 novembre p.v.

2. Ho risposto a Loewenthal che prendevo atto di quanto da lui comunicatomi. Mi sono riservato di fargli conoscere le nostre decisioni in merito alle proposte da lui formulate dopo aver ricevuto le istruzioni dell’On. Ministro(4).

DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 8, fasc. Agosto- Settembre 1968.

2 Vedi D. 431.
3 Vedi D. 428.
4 Per il seguito vedi D. 433.
433

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI, AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SARAGAT, E AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, LEONE(1)

T. 39163/8592. New York, 10 ottobre 1968, part. l’11 (perv. ore 17 dell’11).

Mia conversazione odierna con Ministro Waldheim è stata improntata a cordiale franchezza. Da parte mia, di fronte ad insistenze collega austriaco per esame aspetti particolari della questione altoatesina, ho messo in luce che siamo di fronte a due ordini di problemi: uno, di carattere tecnico, che consiste nella preparazione, da parte di esperti, di quelle che potrebbero essere le basi di una intesa sia dal punto di vista materiale che dal punto di vista procedurale; il secondo, molto piimportante, di carattere politico, che consiste nell’esame a livello dei Governi di tali schemi e procedure al fine di valutarne l’utilità e la possibilità di attuazione.

Nell’attuale fase, in cui i contatti fra esperti non hanno ancora portato a conclusioni tecniche definitive, sembra superfluo affrontare immaturamente il problema dal punto di vista politico e fare ipotesi circa l’effettiva possibilità che le formule prese finora in esame dagli esperti trovino la loro attuazione. Conviene quindi lasciare che gli esperti continuino e possibilmente portino a termine il loro lavoro con la massima speditezza. Ma soprattutto è necessario non cambiare le basi su cui si sono svolti finora i loro lavori.

Waldheim ha finito col dirsi d’accordo con mie impressioni, facendo tuttavia presente che, mentre non è possibile da parte austriaca prendere decisioni politiche prima delle prossime elezioni regionali in Alto Adige che permetteranno successivamente a Magnago di riprendere piampia libertà di decisione politica, è desiderio austriaco di giungere al pipresto ad una soluzione. Egli si è detto fiducioso di poter al momento opportuno persuadere in qualche modo lo stesso Kreisky ad accettare le basi dell’accordo.

Waldheim ha successivamente accennato ai progressi compiuti nella lotta contro il terrorismo e alla difficile situazione economica dell’Austria, mettendo in rilievo l’urgente necessità in cui essa si trova di giungere ad un accordo con la Comunità Europea.

Gli ho detto che si tratta soprattutto di creare una atmosfera di fiducia tra i due Paesi. In tale atmosfera sarà facile risolvere anche questo problema. Non è tuttavia realistico pensare che esso possa trovare una soluzione indipendentemente da un miglioramento dei nostri rapporti.

Abbiamo invece convenuto su opportunità di un incontro a livello esperti, almeno di carattere preliminare. Tale incontro ha avuto luogo oggi pomeriggio, ma ha potuto esaminare soltanto progetto di dichiarazione del Ministro Waldheim in Assemblea sopra problema alto atesino.

DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Ottobre 1968.

434

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI, CON IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, WALDHEIM (New York, 10 ottobre 1968, ore 10)1

Appunto segreto(2).

Appunto relativo al colloquio che ha avuto luogo a New York il 10 ottobre alle ore 10 fra il Ministro austriaco degli Affari Esteri, Waldheim e l’On. Ministro. Erano presenti anche l’Ambasciatore Halusa, da parte austriaca, e l’Ambasciatore Gaja, da parte italiana.

MEDICI: Porge il suo saluto al Ministro Waldheim, dicendosi particolarmente lieto dell’occasione offertagli per incontrare il Ministro degli Esteri austriaco.

WALDHEIM: Ringrazia e si felicita per il discorso pronunciato dal Ministro Medici all’Assemblea.

MEDICI: Chiede al Ministro Waldheim quando parteciperà al dibattito generale.

WALDHEIM: Risponde che parlerà il giorno seguente.

MEDICI: Chiede al Ministro Waldheim se, in tale occasione, accennerà al problema dell’Alto Adige.

WALDHEIM: Risponde affermativamente, spiegando i motivi di politica interna che lo obbligano a farlo. Precisa che la sua sarà una dichiarazione breve, oggettiva e cooperativa, che non dovrebbe dispiacere al Governo italiano. Preannuncia che, com’è avvenuto anche in passato, il testo di tale dichiarazione verrà fatto conoscere alla Delegazione italiana in giornata.

MEDICI: Fa presente che è importante che il testo sia tale da non obbligare la Delegazione italiana a rispondere.

WALDHEIM: Risponde che da parte austriaca si sarebbe desiderato consegnare il testo in occasione del colloquio col Ministro Medici. Cinon essendo stato possibile, l’Ambasciatore Halusa lo consegnerà nel pomeriggio all’Ambasciatore Gaja. Afferma di ritenere che non vi saranno problemi.

MEDICI: Chiede come il Ministro Waldheim vede il problema dell’Alto Adige in relazione alla situazione politica generale. Fa rilevare che fortunatamente ambedue i Ministri degli Esteri sono animati dal vivo desiderio di giungere ad una conclusione positiva. Ma tale conclusione non dipende soltanto dalle loro due persone: vi sono i Parlamenti, i Partiti, le opinioni pubbliche. Ritiene che il primo passo consista nella preparazione, da parte di esperti, di quelle che potrebbero essere le basi di un’intesa, sia dal punto di vista materiale, che dal punto di vista procedurale. Chiede al Ministro Waldheim se ritiene possibile tale intesa. Essa, ove raggiunta, consentirebbe di portare all’esame, a livello dei Governi, di tali schemi e procedure al fine di valutarne l’utilità e la possibilità di attuazione. Ciporrebbe fine alla possibilità di manovre.

WALDHEIM: Ringrazia il Ministro Medici della sua esposizione del problema che è stata perfettamente chiara. Fa presente che, a suo parere, vi sono due aspetti in cui si puporre l’esame del problema, l’accordo tecnico, che egli spera possa essere raggiunto presto, e la decisione politica, che costituisce il momento essenziale. In merito al primo aspetto, ritiene che le due parti siano ormai vicine ad un’intesa. Le questioni tuttora aperte non dovrebbero essere tali da impedirne il raggiungimento. Aggiunge che potrebbe dire quali sono, a suo avviso, le sue impressioni circa una base d’intesa al riguardo; ma precisa che, se il Ministro Medici lo desidera, tale argomento potrà essere lasciato agli esperti.

MEDICI: Afferma che, a suo parere, le questioni aperte hanno carattere complesso e prevalentemente tecnico. D’altra parte vi sono indicazioni che lasciano pensare che un’intesa in merito non sia così urgente, da dover essere raggiunta a New York. Puessere preferibile che i rappresentanti dei Ministri le studino e riferiscano successivamente, in proposito.

WALDHEIM: Vorrebbe tuttavia affrontare alcuni punti, dato che uno scambio di vedute fra i due Ministri potrebbe essere utile anche sul piano tecnico ai rappresentanti, come indicazione per le loro conversazioni.

MEDICI: Ritiene che non vi sia, purtroppo, tempo di entrare nell’esame di argomenti particolari. Aggiunge che, se il Ministro Waldheim chiedesse che la posizione italiana venisse cambiata su qualche punto fondamentale, egli non potrebbe dare risposta, senza aver prima sentito il Presidente del Consiglio. Fa presente che tiene in modo particolare a che da parte austriaca si dimostri fiducia nell’azione del Governo italiano. Auspica che da parte austriaca non vengano effettuati cambiamenti alla propria posizione. Se ciavvenisse, si tratterebbe di un fatto negativo che potrebbe avere conseguenze psicologiche non trascurabili. Accenna al caso di Magnago, che ha sollevato con lui la questione della coincidenza del testo tedesco con quello italiano delle norme relative all’ampliamento dell’autonomia della Provincia di Bolzano. Si domanda che cosa abbia potuto significare tale richiesta, e fa presente che le reazioni ad essa di altri membri del Governo italiano sono state negative. Impressioni analoghe aveva destato il desiderio di Magnago che venisse emesso un comunicato successivamente al suo incontro con l’On. Ministro.

WALDHEIM: Ringrazia l’On. Ministro per la sua franca dichiarazione. Ricorda che occorre tener presenti le difficoltà che Magnago deve affrontare in seno al suo Partito. Rammenta quanto Magnago ha detto a lui, come pure all’On. Ministro, circa l’impossibilità in cui egli si trova di prendere decisioni di alcun genere prima delle prossime elezioni regionali nel Trentino- Alto Adige. Magnago ritiene necessario procedere nella trattativa sul piano tecnico fino alla metà di novembre: solo dopo tale data egli pensa di potere prendere una decisione. Aggiunge che è un elemento positivo che Magnago abbia accettato, sia pure chiedendo qualche modificazione, il cosiddetto «Calendario operativo».

Fa presente che il problema principale per l’Austria è costituito dalla firma dell’accordo relativo alla competenza della Corte Internazionale dell’Aja. A Vienna si ritiene che essa possa intervenire soltanto dopo la prima lettura della Legge costituzionale che parte dal Parlamento italiano. Da parte austriaca potrebbe invece essere accettata la parafatura dell’accordo medesimo, proprio in una fase iniziale del calendario. Benché ciincontri tuttavia difficoltà in Austria, ritiene che alla fine un tale atto possa essere accettato dall’opinione pubblica austriaca.

MEDICI: Rileva che sarebbe preferibile se tale questione venisse trattata dagli esperti. Aggiunge che nel pomeriggio i rappresentanti dei due Ministri degli Esteri potrebbero vedersi. Il giorno seguente il Ministro Medici ascolterà il discorso che il Ministro Waldheim pronuncerà dinnanzi all’Assemblea Generale. In seguito vi potrebbe essere ancora uno scambio di idee fra i due Ministri.

WALDHEIM: Afferma di volersi soffermare ancora sul secondo aspetto. Peraltro prima di affrontare il problema, vorrebbe sentire dall’On. Ministro come egli vede lo sviluppo delle conversazioni tra i due Paesi. Osserva che, se i rispettivi esperti fossero in grado di raggiungere un’intesa per la metà di novembre, si potrebbe subito dopo pervenire ad una decisione di carattere politico. In Austria vi è il problema dei socialisti. Da tempo egli è in contatto con Kreisky. In base a ciritiene di poter affermare che quanto si dice circa le sue esitazioni e circa le sue insistenze in merito all’ancoraggio giuridico corrisponde sostanzialmente a verità. Considera peraltro che il «Calendario operativo» potrebbe essere ritenuto da lui soddisfacente. Fa presente che finora Kreisky non ha accettato il suo punto di vista, ma a parer suo potrebbe farlo, dato che l’ipotesi d’intesa del dicembre 1964, da lui negoziata con l’allora Ministro Saragat(3), non avrebbe fatto conseguire all’Austria risultati maggiori di quelli oggi ottenibili.

MEDICI: Osserva che la propria impressione circa le recenti dichiarazioni del Ministro Kreisky in data 3 ottobre al Congresso del Partito Socialista austriaco è stata negativa. Teme che tanto in Austria quanto in Italia si incontreranno notevoli difficoltà nei rispettivi Parlamenti. Fa presente che anche in Italia si avrà un nuovo Governo e che occorrerà discutere con i socialisti italiani. Ritiene peraltro che non appena l’accordo sarà raggiunto, sarà difficile ai socialisti di opporsi ad esso.

WALDHEIM: Si dichiara, d’accordo. Afferma che da parte sua farà tutto il possibile per convincere gli elementi all’opposizione in Austria.

MEDICI: Fa presente di aver fatto anch’egli moltissimo in tal senso in Italia. Esprime quindi al Ministro austriaco la propria soddisfazione per il presente incontro, rilevando l’importanza fondamentale costituita dal raggiungimento di un’intesa, anche al fine di evitare la perdita del lungo lavoro sin qui compiuto. Sottolinea come l’intesa sia fondamentale soprattutto con riguardo all’attuale «Drang nach Westen» dell’URSS.

WALDHEIM: Osserva che la situazione in Europa rimane pericolosa. Ha tuttavia l’impressione che la minaccia non sia piimminente.

MEDICI: Rileva che cipuessere vero sino alla prossima crisi, sembrandogli che l’URSS abbia adottato la cosidetta tattica del carciofo.

WALDHEIM: Osserva che, da parte jugoslava, egli ha constatato che si nutrivano preoccupazioni circa il Medio Oriente e, in relazione a ci anche circa un’eventuale azione sovietica contro l’Albania.

MEDICI: Osserva la pericolosità, soprattutto nella situazione attuale, della persistenza di uno stato di terrorismo in Alto Adige, appoggiato da parte austriaca.

WALDHEIM: Replica che le parole dell’On. Ministro gli danno l’occasione di esprimere la propria condanna contro il terrorismo. Al tempo stesso vorrebbe che l’On. Ministro riconoscesse quanto è stato fatto dal Governo austriaco contro il terrorismo. Fa presente che da parte di Vienna si auspica ora che l’Italia venga incontro all’Austria sul piano economico. Ne ha parlato con i Ministri Brandt e Grégoire. L’Austria spera di ottenere la conclusione di un accordo con la CEE anche di modesta portata, di carattere economico, che consenta una riduzione delle tariffe doganali. Osserva che un accordo del genere con l’Austria si presenta di pifacile attuazione di quello con il Regno Unito. Da parte austriaca si vorrebbe evitare una discriminazione economica e si spera che il Governo italiano non si opporrà alle aspirazioni austriache.

MEDICI: Osserva che l’esito di tale richiesta dipende dall’Austria, giacché in un’atmosfera di amicizia ogni problema troverebbe una soluzione adeguata.

WALDHEIM: Fa presente che da parte italiana non si debbono collegare il problema economico austriaco e la questione alto-atesina.

MEDICI: Risponde che non si tratta di questioni formali, bensì di problemi pratici. Da parte italiana non si vuole «essere furbi», ma si desidera fare il possibile allo scopo di porre le basi per una collaborazione permanente. Dichiara di non poter promettere nulla di preciso, salvo che farà tutto il possibile perché vengano poste le basi di una tale collaborazione con l’Austria. Si augura che anche il Parlamento austriaco sia d’accordo in tal senso.

WALDHEIM: Si scusa di insistere, ma vuol far presente che per l’Austria la situazione è grave. In passato la bilancia degli scambi commerciali dell’Austria con i paesi CEE era in pareggio; oggi, al contrario, le importazioni in Austria raggiungono il 60%, le esportazioni dell’Austria solo il 40%.

MEDICI: Dichiara di rendersi perfettamente conto di quanto il Ministro austriaco gli ha esposto, anche alla luce delle sue precedenti esperienze di governo.

WALDHEIM: Pone un’ultima questione in merito a quanto verrà comunicato alla stampa.

MEDICI: Rileva che si potrebbe semplicemente dire che vi è stato un incontro.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Ottobre 1968. 2 Predisposto dall’Ufficio II della DGAP.


Vedi D. 4.

435

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA (New York, 12 ottobre 1968)1

Appunto.

Erano presenti:

- da parte austriaca: l’Ambasciatore Halusa, il Dott. Tschofen, il Dott. Kathrein.

-da parte italiana: l’Ambasciatore Gaja e il Dott. Quaroni.

La discussione ha preso le mosse dall’ultimo incontro di Parigi(2).

In relazione alle due formule proposte per la *determinazione dell’applicazione del pacchetto*3 (da parte austriaca, dopo la promulgazione dell’ultima *misura amministrativa*4; da parte italiana, diciotto mesi dopo l’emanazione delle norme di attuazione alla legge costituzionale), l’Ambasciatore Gaja ha fatto rilevare l’importanza politica per l’Italia di avere al pipresto la «quittung». Perciera da evitare il condizionamento dell’Accordo alla emanazione di regolamenti(5) da parte della Provincia di Bolzano. Era sufficiente che questa fosse autorizzata ad emanarli, con le norme di attuazione. L’Ambasciatore Gaja ha comunque preannunciato la consegna a Roma, all’Ambasciatore Loewenthal, di un documento esplicativo che chiarisca la procedura che si intende attuare da parte italiana, ed in particolare il significato e la portata delle norme di attuazione.

Riferendosi particolarmente alla formula consegnata dagli austriaci a Parigi il 3 agosto [sic], ed al fatto che da parte austriaca la decorrenza dell’Accordo era stata fatta dipendere dall’emanazione di certi provvedimenti amministrativi di particolare interesse per la SVP, l’Ambasciatore Gaja ha chiesto se queste condizioni avevano veramente importanza tale da bloccare la «quittung». L’Ambasciatore Halusa ha chiarito che, dopo attento riesame, i nove punti del «pacchetto» di particolare importanza per la SVP potevano essere ridotti a cinque, e cioè i punti 1, 3, 4 e l’ultimo paragrafo del punto 5 (programmi in lingua tedesca della TV).

L’Ambasciatore Halusa ha brevemente ricordato in proposito le difficoltà che Magnago aveva avuto nel far approvare dal Direttivo della SVP il contenuto del «pacchetto» italiano, e la necessità che da parte austriaca si fosse sempre sicuri dell’accordo della SVP.

L’Ambasciatore Gaja ha sottolineato che un accordo di portata politica fra Italia ed Austria non poteva essere fatto dipendere da interessi regionali ed ha auspicato che la formula presentata in ultima analisi da parte austriaca possa essere «politica e semplice». L’Ambasciatore Halusa si è detto in principio d’accordo su questo e si è impegnato a presentare una nuova redazione di formula austriaca (ha aggiunto che tale formulazione avrebbe dovuto tenere conto, quanto ai tempi di decorrenza dell’accordo, della necessità per il Direttivo della SVP, di avere un periodo di tempo ‒circa tre settimane ‒per esaminare i decreti italiani ed avere una esatta idea della loro portata).

Si è poi passato ad esaminare il cosiddetto «calendario» ed in particolare il problema del momento in cui sarebbe potuta avvenire la firma dell’Accordo.

L’Ambasciatore Gaja ha di nuovo sottolineato l’importanza per l’Italia di vedere al pipresto dichiarata la fine della controversia politica. Ha detto che la tendenza da parte austriaca a ritardare il momento della firma avrebbe dato una cattiva impressione psicologica.

L’Ambasciatore Halusa ha cercato da parte sua di valorizzare l’importanza degli altri gesti previsti dall’Austria fra i primi punti del calendario (rapporto all’ONU, rinuncia ad adire la Commissione Struye del Consiglio d’Europa).

L’Ambasciatore Gaja ha detto che per la parte italiana quello che era veramente importante era di anticipare il momento della firma; per il rapporto all’ONU, i tempi di esso sarebbero necessariamente dipesi dall’epoca in cui ci sarebbe stata un’Assemblea; la rinuncia al ricorso al Consiglio d’Europa sarebbe anch’essa potuta avvenire pitardi.

L’Ambasciatore Gaja ha inoltre ricordato l’importanza per l’Italia di una autorevole dichiarazione, ad un certo punto, sulla repressione del terrorismo. L’Ambasciatore Halusa ha convenuto che il Cancelliere austriaco avrebbe potuto inserire la dichiarazione in uno dei suoi discorsi. Per l’Austria sarebbe stato pifacile se l’accordo su tale punto non fosse stato messo per iscritto nel «calendario».

L’ultimo punto trattato nella discussione è stato la data del prossimo incontro. In relazione agli impegni delle due parti, si è convenuto di rimanere per ora d’accordo sulle date del 6 o 7 novembre a Parigi, riservando da una parte e dall’altra una risposta definitiva.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Ottobre 1968.


Vedi D. 428. 3 decorrenza dell’Accordo depennato e sostituito da Gaja con le parole tra asterischi. 4 regolamento depennato e sostituito da Gaja con le parole tra asterischi. 5 Annotazione di Gaja a margine: «non regolamento ma norme di attuazione».

436

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 16 ottobre 1968.

Il 12 ottobre u.s. ha avuto luogo a New York una riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria in merito alla controversia altoatesina. Vi hanno partecipato:

- da parte austriaca: l’Ambasciatore Halusa, il Landesamtdirektor Kathrein e il Dr. Tschofen;

- da parte italiana: l’Ambasciatore Gaja, accompagnato dal Dr. Quaroni.

A) Sono stati esaminati i tre punti rimasti aperti dopo l’incontro di Parigi del 9-10 settembre u.s.3, e cioè:

- - -

sub a) Circa la questione della determinazione del momento di attuazione del «pacchetto», i rappresentanti austriaci hanno sostanzialmente confermato la posizione già presa in precedenza, secondo la quale il pacchetto potrà considerarsi attuato soltanto dopo l’emanazione della legge costituzionale, delle leggi ordinarie, delle norme di attuazione e dei provvedimenti amministrativi previsti. L’unica differenza, rispetto a quanto fatto presente a Parigi nella precedente riunione, è costituita dal fatto che, mentre in quella occasione i rappresentanti austriaci avevano sostenuto che il «pacchetto» poteva considerarsi attuato soltanto dopo l’adozione di tutte le misure amministrative previste – indicate nell’accluso elenco –, a New York è stato specificato che, a tal fine, verrebbero prese in considerazione le misure amministrative seguenti, senza la cui attuazione, comunque, il pacchetto non sarebbe considerato eseguito:

1) autorizzazione all’uso disgiunto dell’italiano o del tedesco nelle insegne o tabelle o comunicazioni al pubblico anche di esercizi soggetti ad autorizzazione di P.S.;

2) riconoscimento della personalità giuridica all’«Associazione Reduci e Vittime di Guerra di lingua tedesca»;

3) indennizzo per i rifugi alpini già di proprietà delle sezioni altoatesine dell’associazione «Alpenverein»;

4) applicazione delle raccomandazioni della Commissione dei 19 per le trasmissioni radio-televisive per gli altoatesini di lingua tedesca (competenza della Provincia a regolamentare i vari settori artistico-culturali locali compresa la partecipazione all’uso dei mezzi radio-televisivi, utilizzazione che dovrà avvenire nel rispetto del vigente regime giuridico del settore).

Da parte italiana si è insistito per l’accoglimento della formula discussa nella precedente riunione (secondo la quale il passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano si intenderà avvenuto un anno dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della legge costituzionale e delle altre leggi previste per l’attuazione del pacchetto, indicanti un termine ed una procedura per le norme di attuazione). È stata altresì preannunciata la consegna all’Ambasciatore d’Austria a Roma di un documento esplicativo per chiarire la procedura prevista nella formula predetta e per mettere altresì in evidenza il significato di «nome di attuazione».

Inoltre, premesso che ciascuna delle misure di cui ai numeri 3 e 4 dovrebbero formare oggetto di legge e che non si vedeva perché si dovesse subordinare l’attuazione del pacchetto all’emanazione di un regolamento di competenza della Provincia, da parte italiana è stato fatto presente che le altre misure amministrative menzionate dai rappresentanti austriaci – in quanto contenute nel pacchetto – potrebbero essere probabilmente adottate anche prima dell’emanazione dei provvedimenti di legge. Non si poteva peraltro accettare – per ovvie ragioni psicologiche – che l’adozione delle misure amministrative potesse essere considerata una condizione «sine qua non» per considerare attuato il «pacchetto».

Da parte austriaca si è risposto che ci si rendeva conto delle obiezioni italiane e che si sarebbe studiata la possibilità di venire incontro alle esigenze da noi fatte presenti, prospettando formule piadeguate.

sub b) Per quanto concerne il termine per il rilascio della quietanza, già indicato in 21 giorni dopo l’attuazione del pacchetto, da parte austriaca è stato fatto presente che tale termine doveva essere portato da 21 a 60 giorni. Ciera stato particolarmente richiesto dalla SVP allo scopo di esaminare i provvedimenti del Governo italiano e farsi una idea esatta della loro portata.

Da parte italiana è stato ricordato che – come già fatto presente a Parigi nella precedente riunione – il prolungamento del termine non era accettabile in linea di principio, non solo perché conteneva nuovi elementi di incertezza, ma sopratutto perché tendeva a stabilire un collegamento fra il rilascio della quietanza da parte del Governo di Vienna e una delibazione dei provvedimenti presi (ed in particolare delle norme di attuazione), che non sembrava né logica né utile.

sub c) Per quanto riguarda il calendario operativo, i rappresentanti austriaci hanno confermato che Vienna è disposta ad anticipare la parafatura dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja ad un momento precedente alla dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento, ma che non ritiene possibile addivenire – come invece era stato previsto a suo tempo – alla firma dell’accordo stesso se non dopo la prima lettura della legge costituzionale.

Da parte italiana, ai fini di venire in qualche modo incontro alle richieste austriache, tendenti a stabilire un diverso equilibrio nelle prestazioni italiane ed austriache nel calendario operativo, si è insistito affinché la firma dell’accordo intervenga prima della presentazione al Parlamento della legge costituzionale; si è aggiunto tuttavia che, in compenso, si potrebbe eventualmente spostare ad un ulteriore momento il punto che prevede che non venga rinnovata la Sottocommissione per l’Alto Adige del Consiglio d’Europa, come pure il punto relativo alla relazione verbale alle Nazioni Unite (da farsi negli interventi delle Delegazioni italiana ed austriaca ai dibattiti di politica generale).

I rappresentanti italiani hanno altresì confermato la necessità che prima della dichiarazione al Parlamento del Presidente del Consiglio italiano, il Cancelliere austriaco faccia una dichiarazione solenne di condanna del terrorismo, così come era previsto nel calendario operativo esaminato a Londra nel dicembre 1967(4). Da parte austriaca è stata prospettata la possibilità che una dichiarazione del genere venga effettuata dal Cancelliere, ma è stato richiesto peraltro che, ai fini interni, tale punto non venga inserito nel calendario operativo.

B) Circa il prossimo incontro a livello rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria, esclusa la data del 15 novembre p.v., proposta in un primo tempo da parte austriaca, perché troppo vicina alle elezioni regionali nel Trentino- Alto Adige, le parti sono rimaste d’accordo nell’indicare la data del 6-7 novembre p.v. con riserva di conferma(5). La località dell’incontro dovrebbe essere Parigi.

È stata prospettata l’utilità che, in tale incontro, le parti cerchino di ravvicinare ulteriormente i loro punti di vista sulle questioni rimaste aperte e procedano ad una nuova lettura dei testi dei documenti, che furono concordati a suo tempo, o alla stesura delle dichiarazioni eventualmente non ancora concordate.

Allegato

MISURE DA ADOTTARSI CON PROVVEDIMENTI AMMINISTRATIVI

1) Autorizzazione all’uso disgiunto dell’italiano o del tedesco nelle insegne, mostre, tabelle o comunicazioni al pubblico anche di esercizi soggetti ad autorizzazioni di P.S. (modifica all’art. 18 del vigente regolamento del T.U. delle leggi di P.S.);

2) a) definizione delle domande degli ex optanti, residenti in Alto Adige ed in posizione di apolidia, per il riacquisto ex novo della cittadinanza italiana;

b) riesame delle domande di concessione «ex novo», a suo tempo non accolte;

3) riconoscimento della personalità giuridica alla «Associazione Reduci e Vittime di guerra di lingua tedesca»;

4) iniziative per eventuale recupero e refusione agli interessati mediante accordo con il Governo Federale tedesco, di fondi e crediti costituiti in connessione alla liquidazione di beni di ex optanti e trasferimento dei beni stessi nel Reich;

5) su richiesta della Provincia lo Stato autorizzerà l’istituzione di un «Ente centrale provinciale di credito per le Casse di Risparmio e rurali locali»;

6) applicazione – con criteri di particolare moderazione – della legge sulle limitazioni cui sono soggetti i trasferimenti di proprietà immobiliare in Provincia di Bolzano, in attesa della sua eventuale revisione;

7) provvedimenti per la sollecita applicazione della legge 2 aprile 1958 estensiva agli ex appartenenti alle forze armate germaniche dei benefici riservati alle similari categorie nazionali;

8) sollecito riconoscimento giuridico della «Sued tiroler Alpenverein». Da questa non potranno tuttavia essere costruiti rifugi alpini nella fascia di frontiera (servitmilitari);

9) riserva di posti per il personale di lingua tedesca negli uffici della Provincia di Bolzano dell’INPS, INAIL, ENPAS, ONMI, applicando gli stessi principi previsti per gli impieghi statali per quanto concerne la proporzione etnica e la stabilità di sede.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Ottobre 1968.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 428.


4 Vedi D. 314.


5 La riunione si tenne il 28-29 novembre: vedi D. 444.

437

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto urgente 42226/748. Vienna, 1° novembre 1968, ore 18,30 (perv. ore 19,15).

Oggetto: Contatti italo-austriaci.

Telegramma ministeriale 2482.

Sembra ovvio che la mossa austriaca di proporre il rinvio a fine novembre delle conversazioni di esperti miri a toglierci il vantaggio polemico che avrebbe per noi il fare l’identica cosa, con la giustificazione del nostro scontento per le manifestazioni nostalgiche tirolesi e viennesi.

Questa mossa d’altronde non è costata molto alla Ballhausplatz. Halusa non mi aveva lasciato alcun dubbio (vedi mio telegramma 7453) di non attribuire alla riunione di esperti della prossima settimana che minime possibilità di progresso. Ci sono poi le elezioni regionali da lasciar passare, i contatti con Kreisky da prendere, e un certo senso di delusione dopo la seconda riunione di esperti a New York, di cui Tschofen non ha fatto mistero a Vecchi, da digerire. (Fra parentesi Tschofen ha taciuto giovedì mattina [il 31 ottobre] a Vecchi il passo che Loewenthal aveva avuto istruzioni di compiere).

In queste condizioni mi parrebbe importante ai fini psicologici contrastare la mossa austriaca nel modo piefficace possibile. Si dovrebbe quindi far sapere, puramente e semplicemente ma subito, con un’informazione di fonte ufficiale, che il 31 ottobre l’Ambasciatore d’Austria ha proposto per incarico del suo Governo il rinvio a fine novembre delle conversazioni, e questa proposta è stata da noi accettata.

Dipenderà poi da quello che gli austriaci vorranno essi stessi far sapere alla loro stampa, e magari rivelando (ma non credo) l’ammonimento che loro avevano dato il 29 ottobre in relazione alle previste manifestazioni commemorative, il tenore delle nostre ulteriori precisazioni.

Abbiamo per fare quanto mi permetto di proporre (e a cui forse V.E. ha già pensato) l’intera giornata di sabato, che precede appunto quella delle manifestazioni a Innsbruck e Vienna. Le notizie su queste ultime e il nostro comunicato che le avrà precedute non potranno non convincere opinione pubblica, ONU e Cancellerie di dove stia l’effettiva responsabilità per il rinvio di un intero mese delle trattative(4).


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1053.


2 T. 22069/248 del 1° novembre col quale Caruso informava di aver ricevuto una proposta di rinvio dell’incontro a livello esperti alla fine di novembre (Telegrammi ordinari 1968, Austria partenza, vol. unico).


3 T. del 29 ottobre, non pubblicato.


4 In un appunto per gli atti del 2 novembre Ducci annotava che «Caruso e Pompei non si erano dimostrati molto convinti e anche il Ministro aveva preferito non farne niente». Pompei gli aveva inoltre detto «che la richiesta austriaca di rinvio puessere stata piuttosto causata da contatti “particolari” avvenuti a Roma, nei quali si faceva rilevare quanto scarse fossero le possibilità di progresso prima delle elezioni regionali. In questo senso la questione non avrebbe un vero e proprio collegamento con la nostra minaccia di rinvio a causa delle manifestazioni» (Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968).

438

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, LEONE(1)

L. 052/1623-049/476. Roma, 1° novembre 1968.

Caro Presidente,

come avrai appreso dal mio telegramma in data 11 ottobre u.s.2, lo stesso giorno mi sono incontrato a New York con il Ministro austriaco degli Affari Esteri. Argomento principale del colloquio è stato la controversia italo-austriaca per l’Alto Adige.

Non ritorno su quanto è stato detto da Waldheim e da me in quell’occasione, perché te ne ho già riferito col succitato telegramma. Aggiungo soltanto che, in seguito alle intese raggiunte nel corso della conversazione, una riunione di esperti italiani ed austriaci ha avuto luogo, sempre a New York, il 12 ottobre u.s.3.

Nell’inviarti ora, per tua informazione, un appunto relativo a tale riunione, ti faccio presente che da parte austriaca ci è stato proposto un ulteriore incontro a livello esperti per il 6-7 novembre p.v. Dal canto mio ho fatto dire a questo Ambasciatore d’Austria – che per incarico del suo Governo aveva formulato tale proposta(4)

– che una nostra risposta circa l’accettazione, o meno, di tale data (per la quale in ogni caso suggerivo un breve spostamento al 7 e 8 novembre p.v., per l’assenza del Direttore Generale degli Affari Politici) non gli poteva essere comunicata prima del 5 novembre p.v.

La mia presa di posizione è dovuta al fatto che per i giorni 3 e 4 novembre p.v. sono state indette, a Vienna e ad Innsbruck, manifestazioni per commemorare il distacco dell’Alto Adige dall’Austria. Tali manifestazioni sono state organizzate, rispettivamente, dalla «Union fuer Suedtirol» e dal Governo regionale tirolese e sono state precedute da dichiarazioni del Capitano Regionale del Tirolo Wallnoefer, secondo le quali «la volontà dei sudtirolesi di co-appartenenza al Tirolo, è rimasta intatta, nonostante l’esistenza della frontiera del Brennero».

Dato che tali manifestazioni sembrano quanto mai nocive al buon andamento dei contatti italo-austriaci per la controversia altoatesina, per le reazioni cui possono dar luogo, ho dato istruzioni al nostro Ambasciatore a Vienna di far rilevare a quel Governo l’opportunità di vietarne l’attuazione(5).

Non conosco ancora le decisioni di Vienna; tuttavia ritengo che per decidere circa la nostra adesione alla proposta austriaca non si possa non tener conto del tono delle manifestazioni e della misura della partecipazione alle medesime delle autorità austriache, tutti elementi dai quali dipende se la riunione degli esperti possa aver luogo subito dopo le manifestazioni, oppure se convenga rinviarla ad una data pilontana.

Gli argomenti dell’ordine del giorno della prossima riunione degli esperti, ove essa dovesse aver luogo, sono i seguenti:

- - - - -

po e stesura delle dichiarazioni non ancora concordate (vedi allegato). Al riguardo proporrei di dare ai nostri esperti le seguenti istruzioni:

a) circa la questione della determinazione del momento di attuazione del pacchetto, insistere per l’accoglimento della formula già discussa nelle precedenti riunioni (secondo la quale il passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano si intenderà avvenuto un anno dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della legge costituzionale e delle altre leggi previste per l’attuazione del pacchetto, indicanti un termine ed una procedura per le norme di attuazione). In via subordinata si potrebbe accettare la formula secondo la quale il passaggio dei poteri alla Provincia di Bolzano s’intenderà avvenuto al momento in cui le norme di attuazione (non le misure amministrative) previste saranno emanate a condizione che il Governo di Vienna aderisca ad anticipare lo scambio delle ratifiche per l’accordo concernente la Corte dell’Aja ad un momento immediatamente successivo all’emanazione delle leggi necessarie per l’attuazione delle misure del pacchetto;

- - -

farmi pervenire un cenno di benestare(5). Mi è gradita l’occasione per inviarti i miei migliori saluti.

[Giuseppe Medici]

Allegato

DOCUMENTI DA RILEGGERE

1) Dichiarazione del Governo italiano al Parlamento.

2) Dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale.

3) Comunicazione del Governo austriaco alle Nazioni Unite.

4) Comunicazione del Governo italiano alle Nazioni Unite.

5) Accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja.

6) Quietanza dal Governo austriaco.

DOCUMENTI DA CONCORDARE

l) Dichiarazione del Cancelliere austriaco di condanna del terrorismo.

2) Notificazione separata del Governo austriaco e del Governo italiano al Cancelliere della Corte dell’Aja dell’accordo per la giurisdizione della Corte.

3) Notificazione separata del Governo austriaco e del Governo italiano al Segretario Generale del Consiglio d’Europa dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Novembre- Dicembre 1968.


2 Vedi D. 433. In realtà il colloquio ebbe luogo il 10: vedi anche D. 434.


3 Vedi D. 435.


4 Appunto di Gaja del 28 ottobre, non pubblicato.


5 Per il seguito vedi D. 440.

439

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI, CON IL VICE CANCELLIERE D’AUSTRIA, WITHALM (L’Aja, 8 novembre 1968)1

Appunto(2).

La sera dell’8 novembre, su invito del Ministro Medici, il Vice Cancelliere austriaco Withalm è venuto all’Ambasciata d’Italia per uno scambio di idee sui rapporti italo-austriaci. Al colloquio assistevano gli Ambasciatori d’Italia e d’Austria.

Il Ministro Medici ha detto che era lieto di questo incontro perché desiderava illustrare al Vice Cancelliere il suo punto di vista sulla fase attuale della questione alto-atesina. Ormai le conversazioni fra gli esperti erano vicine alla conclusione: bisognava mettere a punto il cosiddetto «calendario», ma si trattava piuttosto di questioni di procedura che di sostanza. Si poteva anche sperare che la prossima riunione degli esperti potesse essere l’ultima. Bisognava quindi pensare alla presentazione dell’Accordo al Parlamento italiano. La discussione non sarebbe stata facile, perché molti deputati potrebbero sostenere che da parte italiana si sono fatte troppe concessioni. Occorreva percipreparare un’atmosfera favorevole e studiare qualche iniziativa, al di fuori del campo della questione dell’Alto Adige, suscettibile di creare un nuovo clima nei rapporti tra i due Paesi. Egli non aveva in mente alcuna specifica proposta, ma desiderava impostare la questione, affinché il Vice Cancelliere potesse parlarne coi suoi colleghi.

Il Vice Cancelliere ringrazia ed espone a sua volta la posizione austriaca. La questione del Sud- Tirolo è profondamente sentita da tutta la popolazione. Questo è un fatto certo e non è solo un argomento di propaganda. D’altra parte il Governo attuale deve preoccuparsi delle critiche che potrebbe rivolgergli il Partito socialista che ora è all’opposizione. Kreisky, quand’era Ministro degli Esteri, ebbe varie conversazioni col suo collega Saragat e non bisogna perciche Kreisky possa sostenere che adesso l’Austria ottiene meno di quanto egli avrebbe potuto ottenere.

In ogni modo l’atmosfera è adesso piserena; tanto è vero che una recente inchiesta demoscopica ha rivelato che il Sud- Tirolo non è pial primo posto fra le questioni che appassionano l’uomo della strada.

Per quanto riguarda le trattative, anch’egli ritiene che siano ormai bene avviate. Sussistono peralcune divergenze di vedute circa la precedenza da dare a talune misure previste dal «calendario». Inoltre vi è la questione di alcuni provvedimenti che da parte italiana si vorrebbe emanare per mezzo di decreti, mentre da parte austriaca si preferirebbe che fossero consacrati in apposite leggi. Questo puportare a un certo ritardo, ma offrirebbe maggiori garanzie.

Il Ministro Medici tiene a precisare che non vuole entrare nel merito delle trattative, ma che pensa ad una iniziativa che sia fuori del ristretto campo della questione dell’Alto Adige. I rapporti fra i due Paesi non possono restringersi solo a questo settore. Anche la crisi cecoslovacca ha messo in evidenza l’importanza per l’Austria di avere alla sua frontiera meridionale una grande Nazione amica come l’Italia.

Percibisognerebbe che a Vienna si pensasse a qualche iniziativa la quale potrebbe facilitare anche il compito del Governo italiano di fronte al proprio Parlamento: mostrando il valore che il Governo austriaco attribuisce allo stabilimento di un clima di sincera amicizia con l’Italia.

Il Vice Cancelliere dice che vi sono tre questioni da prendere in considerazione. In primo luogo vi è il veto dell’Italia per l’associazione dell’Austria alla CEE. Poi vi è la questione del terrorismo: il Governo austriaco per quanto di sua competenza ha preso tutte le misure necessarie per reprimerlo e difatti da vari mesi non vi sono stati piattentati.

Infine vi è la questione del «pacchetto» e del cosiddetto «ancoraggio internazionale», che è importante. In vari ambienti austriaci, sopratutto del Tirolo, si sostiene che in passato il Governo italiano ha mantenuto solo in parte i suoi impegni. Percibisogna ora che il Governo possa convincere tutti gli ambienti politici che l’attuale accordo non solo rappresenta quanto di meglio si poteva ottenere nelle attuali circostanze, ma che vi sono tutte le garanzie per la sua integrale applicazione.

Egli si domanda se l’iniziativa di cui parla il Ministro Medici sia forse quella di un «patto di amicizia».

Secondo il «calendario» questa dovrebbe essere l’ultima tappa di arrivo. Si potrebbe forse già mettere sul tappeto l’esame di questo patto; ma vi è il rischio che al Parlamento austriaco non si capisca come si possa già parlare di un patto di amicizia, quando l’Italia mantiene il suo veto per la CEE.

Il Ministro Medici risponde che si rende conto benissimo delle difficoltà che anche il Governo austriaco incontra di fronte al Parlamento e all’opinione pubblica. È tempo perormai di uscire dalle tergiversazioni e dalle ambiguità (di cui sono un esempio, fra l’altro, i discorsi di Wallnoefer).

Effettivamente il Trattato di Amicizia dovrebbe essere la conclusione finale di tutte le trattative. Ma si potrebbe anche pensare a qualche iniziativa di carattere economico o culturale. A suo tempo si era anche parlato di una zona di libero scambio – una zona cuscinetto – fra i due Paesi.

Si tratta in sostanza di creare un clima favorevole per l’approvazione dell’Accordo per l’Alto Adige da parte dei due Parlamenti.

Il Vice Cancelliere ringrazia il Ministro Medici per la sua amichevole esposizione che ha ascoltato con molto interesse e che porterà a conoscenza dei suoi colleghi a Vienna.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Novembre- Dicembre 1968.


2 Redatto da Theodoli e trasmesso a Gaja con L. riservata 2437 del 14 novembre, con la quale egli così riferiva dei contatti con Coreth: «Ne ho confrontato [del resoconto del colloquio] l’esattezza con Coreth che è ritornato ieri da Vienna e che è venuto a colazione stamane. Coreth mi ha detto che ha visto Waldheim al quale ha riferito in dettaglio sul colloquio stesso, spiegandogli bene il punto di vista del Ministro circa il clima favorevole che bisognerebbe creare in vista della presentazione al Parlamento dell’accordo per l’Alto Adige. Ha aggiunto che gli sembrava che a Vienna si fosse un poco meno ottimisti sulla rapida conclusione delle trattative fra gli esperti e non si era sicuri che il prossimo incontro (che dovrebbe aver luogo dopo le elezioni tirolesi di domenica prossima) sarebbe stato quello conclusivo» (ibidem).

440

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MEDICI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, LEONE(1)

L. 052/1701. Bruxelles, 15 novembre 1968.

Caro Presidente,

faccio seguito alla mia lettera n. 052/1623 in data 1° novembre u.s.2 che, come l’Ambasciatore Marchiori ti avrà precisato, era stata scritta prima che l’Ambasciatore d’Austria ci comunicasse il desiderio del suo Governo di rinviare al 28-29 novembre la riunione di esperti italiani ed austriaci(3), per la quale in precedenza era stata proposta la data del 6-7 novembre.

Desidero ora aggiungerti alcune ulteriori precisazioni e talune considerazioni che mi sono suggerite anche dai recenti avvenimenti austriaci.

A me sembra che, da parte nostra, non convenga far nulla che possa dar l’impressione di una nostra intenzione volta ad interrompere il dialogo, che da tempo si sta svolgendo a livello esperti e che mi sembra sia stato e sia utile sia per il rasserenamento dell’atmosfera, sia per la preparazione di una base tecnica di intesa, su cui sarà possibile esercitare, al momento opportuno, una scelta politica.

Mi proporrei quindi di far sapere a Vienna ove tu concordi – che siamo disposti a inviare i nostri rappresentanti a Parigi il 28 ed il 29 corrente, per la continuazione dei sondaggi da tempo in corso.

Ho ben presenti, al tempo stesso, certi elementi emersi recentemente nel corso delle manifestazioni che hanno avuto luogo in Austria in occasione del cinquantenario del distacco dell’Alto Adige dal nesso statale austriaco.

Ho in particolare alla memoria le dichiarazioni del Capitano Regionale del Tirolo, Wallnoefer – su cui l’Ambasciata a Vienna ha riferito con il suo telegramma

n. 7504 –, dichiarazioni che non possono non destare perplessità, dato che comportano una visione del problema altoatesino che contrasta con la linea politica finora apparentemente seguita dal Governo di Vienna, nel senso di ricercare con noi una soluzione concordata della controversia altoatesina. A questo proposito, credo non inutile che tu sappia che, nel corso della conversazione da me avuta l’8 corrente all’Aja col Vice Cancelliere austriaco(5), Withalm, gli ho detto molto fermamente che, mentre potevano renderci conto di certe esigenze di politica interna austriaca, non potevamo non deplorare dichiarazioni, come quelle del Capitano Regionale del Tirolo, che davano l’impressione di debolezza del Governo di Vienna e di ambiguità del Partito attualmente al potere in Austria. Il momento attuale era troppo importante e delicato perché si potessero comprendere atteggiamenti, che non potevano non suscitare, nella nostra opinione pubblica, vive perplessità sulla serietà e sull’animo con cui il Governo austriaco si accinge ad esaminare la possibilità di porre finalmente termine alla controversia alto-atesina.

Sempre ove tu concordi, data l’importanza della cosa, mi proporrei quindi di far ripetere, nel comunicare a Vienna il nostro accordo al prossimo incontro di esperti, le considerazioni da me svolte a Withalm. Mi pare, infatti, che una nostra chiara reazione alle dichiarazioni di Wallnoefer sia necessaria al fine di mettere in luce – ove fosse necessario – che la nostra adesione alla continuazione dei contatti non è un’accettazione, neppure indiretta, di un’impostazione da noi sempre chiaramente respinta.

Con l’occasione ti invio, in allegato(6), i testi dei vari documenti di chiusura previsti nel cosidetto «calendario operativo» (all. 1), testi che gli esperti dovrebbero riesaminare quando potranno incontrarsi.

I documenti sono i seguenti:

1) dichiarazione del Cancelliere austriaco di condanna del terrorismo (all. 2);

2) dichiarazione del Governo italiano al Parlamento (all. 3);

3) dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio nazionale (all. 4);

4) accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja (all. 5);

5) 1a comunicazione del Governo austriaco alle Nazioni Unite (all. 6);

6) 1a comunicazione del Governo italiano alle Nazioni Unite (all. 7);

7) testo della quietanza austriaca e nostra risposta (all. 8);

8) notificazione dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja al Cancelliere della Corte (all. 9);

9) notificazione dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja al Segretario Generale del Consiglio d’Europa (all. 10).

Alcuni dei predetti documenti erano stati predisposti nel 1964, in vista della ipotesi d’intesa esaminata nel dicembre di quell’anno fra l’allora Ministro degli Affari Esteri, Saragat, ed il Ministro Kreisky(7). Successivamente essi sono stati riletti nel giugno 1966(8). Nei progetti allegati sono indicate le variazioni rispetto alla precedente stesura, che si sono rese necessarie in seguito al fatto che, con il trascorrere del tempo e lo sviluppo dei contatti italo-austriaci, la procedura di chiusura della controversia ha subito taluni mutamenti. Tali variazioni, ove tu concordi, verrebbero proposte dagli esperti italiani a quelli austriaci nella prossima loro riunione.

Ti sarei grato se, nel comunicarmi cortesemente il tuo benestare in merito ai punti che ho avuto occasione di esporti nella mia lettera del 1° novembre u.s., vorrai farmi conoscere se concordi in merito alle nostre posizioni per quanto riguarda sia il «calendario operativo», sia il contenuto dei documenti sopracitati(9).

Mi è gradita l’occasione per inviarti i migliori saluti.

[Giuseppe Medici]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Novembre- Dicembre 1968.


2 Vedi D. 438.


3 Appunto di Gaja del 31 ottobre, non pubblicato.


4 T. 42378/246 del 3 novembre, non pubblicato.


5 Vedi D. 439.


6 Non rinvenuti gli allegati nel fascicolo di provenienza. Si rinvia ai testi nuovamente predisposti da Gaia (vedi D. 453, Allegato) a seguito di quanto emerso nelle riunioni degli esperti del 28-29 novembre (vedi DD. 444 e 445) e del 14 dicembre (vedi DD. 449 e 450).


7 Vedi D. 2, Allegato I e D. 4.


8 Vedi D. 140.


9 Per il seguito vedi D. 441.

441

IL CONSIGLIERE DIPLOMATICO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MARCHIORI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. riservata. Roma, 22 novembre 1968.

Caro Gaja,

con riferimento alle tue due documentate lettere a me, rispettivamente del 5 corrente (relativa alla lettera del Ministro Medici al Presidente Leone 049/476092/1623 del 1° novembre(2)) e 052/1710 del 18 corr. (relativa alla lettera del Ministro Medici al Presidente Leone n. 052/1701 del 15 corrente(3)) ed alle mie lettere a te del 12 e del 18 corrente(4), ti confermo quanto ho già telegrafato stamani a Perrone Capano, e cioè che il Presidente Leone, stante il favorevole avviso al riguardo espressogli dal Ministro Medici nella sua sopracitata lettera del 18 corrente, è con lui d’accordo di accettare, ora, la proposta austriaca per una ulteriore riunione di carattere tecnico a Parigi tra rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi.

Credimi,

tuo

Carlo


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Novembre- Dicembre 1968.


2 Vedi D. 438.


3 Vedi D. 440.


4 Non pubblicate.

442

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL CAPO DI GABINETTO, POMPEI(1)

L. 3521. Vienna, 22 novembre 1968.

Caro Gianfranco,

è stato detto da Halusa a me e da Tschofen a Vecchi che tu sei entrato a far parte del team dei «rappresentanti dei Ministri degli Esteri», e che insieme a Gaja ti incontrerai con loro a Parigi il 28 e 29 novembre(2).

Sono molto lieto di apprendere tutto ci sia pure da parte austriaca, per due ragioni: la prima è che, come avevo suggerito al Ministro, è stato deciso che sia tu a sostituire il nostro compianto Mario Toscano. La seconda è che il colloquio continui, nonostante la crisi governativa italiana.

2. Ho fornito a Halusa qualche elemento sul tuo conto, avendomene egli richiesto. Si è detto molto lieto della possibilità di incontrarti; ma ha tenuto a dirmi che egli resta piuttosto pessimista sull’esito non tanto della prossima conversazione quanto del progresso della trattativa. Il punto capitale è infatti se o meno l’Italia debba ricevere un assegno in bianco in materia di elaborazione delle leggi e dei regolamenti. Se si potesse essere sicuri che l’Austria e per essa la SVP (o viceversa) avrà la sua parola da dire, allora diventerebbe accettabile anche la formula Giovenco.

- - -

L’altro motivo per cui mi sono espresso con Halusa in tale maniera è contenuto nella mia lettera n. 3474 del 20 novembre al Segretario Generale e a Gaja(3) che tu avrai probabilmente visto. Quanto Kronhuber e Schulmeister mi hanno detto della ferma speranza di Klaus di poter far apparire all’elettorato austriaco come un successo del Governo ÖVP l’accordo con l’Italia – sempreché esso sia «presentabile» – è indubbiamente importante. Mi risulta che Kronhuber si è espresso nello stesso modo col Consigliere politico americano. Perci noi siamo – relativamente – in una posizione non cattiva, anche se i risultati delle elezioni in Alto Adige siano per ora di difficile valutazione quanto al prevalere dei falchi o delle colombe.

Siamo invece in posizione men buona per quanto concerne l’autorità con cui voi potrete parlare a Parigi: ed è sulla globale valutazione dello stato di cose a Vienna, Bolzano e a Roma che si ispirerà certamente la vostra azione a Parigi. Per essa non avete certo bisogno di consigli da me, ma io mi auguro che possa servire a mostrare agli Austriaci che vi sono limiti che non si possono oltrepassare, ma anche che non oltrepassandoli l’accordo è possibile e vicino(4).

[Roberto Ducci]


1 Ambasciata a Vienna, Versamento 2019, b. Alto Adige 1967-1968.


2 Vedi D. 444.


3 Con tale lettera, Ducci metteva al corrente Caruso delle idee di Otto Schulmeister, direttore del quotidiano viennese «Die Presse», prossimo a recarsi a Roma di lì a poco per una conferenza e interessato ad incontrarsi con funzionari della Farnesina. Nel post-scriptum della lettera, Ducci aggiungeva di aver avuto una lunga conversazione con Kronhuber. La sostanza della lettera è riassunta in questo documento (L. riservatissima 3474, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/2).


4 Aggiunta di Ducci in calce al documento: «Nota: Kronhuber non mi accennil 20 novembre minimamente alle strane aperture (per così dire) fatta da Medici a Withalm».

443

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. riservato 45632/791. Vienna, 27 novembre 1968 (perv. ore 11,40).

Oggetto: Situazione trattative su Alto Adige.

Ieri sera a pranzo Waldheim mi ha detto che partiva nella notte per Innsbruck (vedi mia lettera 3521 al Capo di Gabinetto(2)) ove ha oggi una riunione ristretta con Wallnoefer e con Magnago. Lo accompagnano Halusa e Tschofen, i quali proseguono poi per Parigi.

Waldheim ha tenuto a dirmi di essere ottimista sul successo prossimi colloqui di Parigi, anche in base ai rapporti sugli ultimi contatti fra Loewenthal e la Farnesina. Dei tre punti tuttora controversi Waldheim ritiene di minore importanza e di piagevole soluzione i due punti relativi al termine per il rilascio della quietanza e all’alternanza dei rispettivi impegni nel calendario. Essenziale è invece ai suoi occhi la determinazione della avvenuta piena esecuzione del pacchetto: ho tratto l’impressione che da parte austriaca non si intenda staccarsi molto dalla posizione ribadita a New York(3). Waldheim mi ha fatto notare che fummo noi stessi a offrire la scelta tra la formula del pieno e totale adempimento e la formula automatica, e che a Vienna si comprende male che noi ci si possa irrigidire sulla seconda. Circa i provvedimenti amministrativi tanto meglio se la loro esecuzione sarà anticipata. Waldheim mi ha ripetuto di nutrire fiducia che il nuovo Governo italiano possa concludere l’accordo entro l’inverno.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/2.


2 Vedi D. 442.


3 Vedi DD. 433, 434 e 435.

444

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA (Parigi, 28-29 novembre 1968)1

Appunto(2).

Seduta antimeridiana del 28 novembre

GAJA: Ricorda quali problemi restino da affrontare. In primo luogo, va definito il concetto di «attuazione del pacchetto», e va determinato il limite di tempo entro il quale sarà rilasciata la quietanza, precisandosi il momento iniziale del periodo previsto fra attuazione del pacchetto e quietanza. Anche il legame fra la quietanza e la ratifica dell’accordo sulla giurisdizione andrebbe chiarito. In secondo luogo, si tratterà di esaminare il calendario operativo, sia per quanto concerne il numero e la natura delle operazioni da effettuare, sia con riguardo all’ordine in cui esse dovranno svolgersi. Infine bisognerà rileggere i documenti ed aggiornarne il testo.

HALUSA: Dichiara che da parte austriaca non si vuole comunque riaprire la questione del contenuto del pacchetto. Il Dr. Magnago chiarirà egli stesso, a Roma, con le autorità competenti, qualche divergenza formale.

Circa la definizione del concetto di attuazione del pacchetto, annuncia che è stata concordata ad Innsbruck una nuova formula, secondo la quale il pacchetto stesso si considererà eseguito allorché il Parlamento e il Governo italiano, e la Regione Tren-tino- Alto Adige, avranno adottato nelle rispettive sfere di competenza tutte le misure necessarie per adempiere le corrispondenti previsioni («provisions») del pacchetto. L’ultima di tali misure segnerà l’inizio del periodo destinato a trascorrere prima del rilascio della quietanza.

GAJA: Osserva che questa formula non è né chiara né soddisfacente. Essa dice, in sostanza, che le misure legislative non bastano ad eseguire il pacchetto; il Parlamento italiano riterrebbe ciinaccettabile. In tal modo si allontana la soluzione. Inoltre, con una indicazione così ampia e vaga delle misure da adottare, se ne pupretendere un numero illimitato, da parte austriaca.

HALUSA: Replica che c’è un riferimento alle previsioni del pacchetto: solo le misure necessarie per adempierle possono essere pretese.

GAJA: Rileva che, se anche i voti con cui si auspicano certi provvedimenti sono considerati parte del pacchetto, il numero delle misure diventa ancora maggiore. La formula proposta oggi lascia dunque al Governo austriaco la possibilità di posporre indefinitamente il rilascio della quietanza.

HALUSA: Nega che i voti anzidetti rientrino fra le previsioni del pacchetto. Sostiene che la formula è stata studiata per la preoccupazione di evitare un riferimento esplicito alle misure amministrative.

GAJA: Osserva che da parte italiana si vuole senz’altro dare attuazione anche alle misure amministrative previste nel pacchetto, ma che esse hanno scarsa importanza. Scopo reale del pacchetto è il trasferimento delle competenze alla Provincia di Bolzano; le misure amministrative non sono intimamente legate alla autonomia che viene attribuita alla Provincia. La situazione politica sarebbe assai negativa per l’Italia se la quietanza non fosse rilasciata malgrado l’avvenuta emanazione di tutte le norme. In realtà, la formula proposta oggi è peggiore della precedente.

HALUSA: Afferma che si putornare alla formula precedente, avendo cura di indicare quelle tre o quattro misure amministrative che interessano: le altre non influiscono sul rilascio della quietanza.

TSCHOFEN: Le misure amministrative che interessano sono quattro: l’autorizzazione all’uso disgiunto dell’italiano o del tedesco nelle insegne degli esercizi pubblici (e qui occorre modificare l’articolo 18 del regolamento annesso al T.U. delle leggi di P.S.), il riconoscimento come persona giuridica dell’Associazione reduci e vittime di guerra altoatesine, il risarcimento per i rifugi alpini ed infine l’applicazione alle trasmissioni televisive dei provvedimenti relativi alla radio in lingua tedesca, previsti dalla Commissione dei 19. A tal riguardo, occorrerebbero anche delle intese fra la Radio Televisione italiana e le televisioni dei Paesi di lingua tedesca per la ritrasmissione dei programmi di queste ultime.

GAJA: Osserva che sarebbe assurdo tenere in sospeso la quietanza in attesa che Enti diversi dallo Stato, come i vari enti televisivi, si mettessero d’accordo.

HALUSA: Questo è giusto. Ma sul rilascio della quietanza non dovrebbero influire gli accordi fra gli enti televisivi; sarebbe sufficiente l’estensione alle trasmissioni televisive dei provvedimenti relativi alla radio di lingua tedesca.

GAJA: Rileva che tale estensione non figurava nel pacchetto.

HALUSA: Precisa che essa figurava nei chiarimenti.

TSCHOFEN: Aggiunge che le promesse relative alla Radio e alla Televisione sono state ottenute dal Dr. Magnago.

GAJA: Fa notare che già da un mese è stato chiesto da parte italiana di conoscere il contenuto esatto di queste promesse.

TSCHOFEN: Risponde che il Dr. Magnago non ha ancora fatto sapere al Governo austriaco.

GAJA: Chiede se sembri giusto soffermarsi su cose tanto poco importanti, e pretendere che influiscano sulla quietanza.

HALUSA: Domanda a sua volta perché non debbano considerarsi rilevanti ai fini della quietanza le misure amministrative che rientrano nel pacchetto.

GAJA: Osserva che, trattandosi di chiudere una controversia che ha avuto per oggetto l’interpretazione di un accordo, è necessario evitare che sorgano nuovi dissidi interpretativi ed essere dunque chiarissimi circa le condizioni per il rilascio della quietanza.

HALUSA: Afferma che non c’è dubbio sul fatto che, una volta eseguito per intero il pacchetto, sarà rilasciata la quietanza.

GAJA: L’importante è intendersi sul concetto di esecuzione. D’altro canto, si era precedentemente ritenuto da parte austriaca che, prima di rilasciare la quietanza, occorresse addirittura attendere l’esercizio dei poteri normativi provinciali.

HALUSA: Questa non è pila nostra posizione; ora chiediamo solo che siano formalmente accordati gli strumenti necessari ad esercitare tali poteri.

GAJA: Ricorda che un altro problema aperto è quello della necessità di attendere il parere della commissione mista per emanare le norme di attuazione; che fare se questo parere non viene dato?

HALUSA: Propone che si stabilisca un termine – magari di 18 mesi – entro il quale la commissione mista dovrebbe procedere a dare il suo parere; nel caso d’inerzia, il Governo dovrebbe ritenersi libero di emanare, entro i 6 mesi successivi, le norme di attuazione.

GAJA: Accoglie favorevolmente la proposta. Per aprire la strada a un’intesa, suggerisce che il riconoscimento dell’associazione reduci di guerra altoatesini come persona giuridica potrebbe farsi con legge e chiede se, in questo caso, sarebbe accettabile da parte austriaca una formula che evitasse di menzionare le misure amministrative.

HALUSA: Precisa che una tale menzione diviene superflua, se i provvedimenti sopra indicati vengono, in un’altra forma, adottati. Chiede come si disporrebbe, in tal caso la modifica dell’articolo 18 del regolamento annesso al T.U. delle leggi di P.S.

GAJA: Si riserva di precisare una soluzione.

TSCHOFEN: Osserva che si puaccantonare la misura relativa al risarcimento dei rifugi alpini.

GAJA: Suggerisce, come formula che potrebbe essere accettabile, l’espressione seguente: «ai fini del rilascio della quietanza, il pacchetto si considererà eseguito quando entreranno in vigore la legge costituzionale, le leggi ordinarie e le norme di attuazione previste».

HALUSA: Chiede se questa formula sia tale da includere anche il passaggio alla Provincia del personale e degli uffici corrispondenti alle sue nuove competenze; passaggio per il quale sembra necessaria una legge regionale. Puquesto farsi rientrare nel concetto delle norme di attuazione?

GAJA: Si riserva di accertare se esiste una tale possibilità. Solleva poi il problema del momento a partire dal quale comincerebbe a decorrere il periodo di attesa prima della quietanza.

HALUSA: Rileva che bisogna basarsi sulla formula ritenuta probabilmente accettabile da parte italiana, e naturalmente tener conto che, per l’emanazione delle norme di attuazione, il Governo disporrebbe di 6 mesi supplementari nell’ipotesi di mancato parere della Commissione mista.

GAJA: Chiede se il punto di vista austriaco sia quello di far decorrere il periodo di attesa della quietanza dalla data di emanazione dell’ultima norma di attuazione.

HALUSA: Risponde affermativamente e aggiunge che, per l’emanazione delle norme di attuazione, potrebbe restar fermo il termine massimo di due anni già previsto dal pacchetto. La Commissione consultiva avrebbe a disposizione, entro questo periodo, 18 mesi per dare il suo parere; i 6 mesi residui sarebbero a disposizione del Governo anche nel caso di inattività della commissione.

GAJA: Chiede se non possa abbreviarsi il periodo concesso alla commissione per il suo parere ed estendersi correlativamente il tempo lasciato al Governo.

HALUSA: Acconsente ed accenna alla possibilità che il primo periodo sia di 14 o 16 mesi ed il secondo di 10 o 8.

GAJA: Chiede quanti giorni dopo l’emanazione dell’ultima norma di attuazione verrebbe rilasciata la quietanza austriaca.

HALUSA: Osserva che gli esponenti altoatesini sono favorevoli ad un periodo non troppo breve.

GAJA: Afferma che non bisogna dare l’impressione che spetti agli esponenti altoatesini decidere se il pacchetto sia stato o no correttamente eseguito.

HALUSA: Replica che questa impressione non dipende dalla durata maggiore o minore del periodo previsto fra l’attuazione del pacchetto e quietanza. Aggiunge che gli esponenti altoatesini vorrebbero essenzialmente avere la possibilità di cominciare ad esercitare le competenze normative della Provincia.

GAJA: Rileva che la quietanza non puessere subordinata a questo esercizio delle competenze normative provinciali. C’è tutto il tempo possibile per esercitare queste competenze.

HALUSA: Fa l’ipotesi che una norma di attuazione non sia conforme alla norma costituzionale cui si riferisce, e ricorda l’esempio delle norme relative all’edilizia popolare, le quali restrinsero notevolmente in linea di fatto la portata di una norma dello Statuto regionale.

GAJA: Chiede se nel caso ricordato ci sia stato o no un ricorso alla Corte costituzionale.

HALUSA: Afferma di non saperlo.

MONACO: Osserva che in ipotesi del genere si tratta prima di tutto di stabilire l’estensione della norma costituzionale: il problema è di interpretazione.

TSCHOFEN: Nota che il sopravvenire di determinate leggi, come quella di pianificazione economica, puincidere sulla competenza legislativa provinciale, anche se questa ha carattere di competenza esclusiva.

GAJA: Rileva che questi dubbi portano lontano: sembrerebbe che a causa delle difficoltà rilevate ci fosse da attendere, anche dopo l’emanazione delle norme di attuazione, un giudizio circa la loro sufficienza o meno. Non è invece ammissibile che si attenda il benestare degli esponenti altoatesini. Tutt’al piil periodo di attesa prima del rilascio della quietanza puessere aumentato fino a 30 o 35 giorni.

HALUSA: Sottolinea che è interesse comune evitare divergenze dell’ultim’ora, le quali assumerebbero certo un carattere di estrema gravità e aprirebbero una seria crisi. Lo scopo che si persegue attraverso il meccanismo di chiusura della controversia sta nel migliorare le relazioni italo-austriache; non bisogna quindi sopravvalutare l’influenza degli esponenti altoatesini. Comunque, per quanto concerne il periodo di attesa prima della quietanza, dovrebbe restar ferma per ora la precedente proposta austriaca, che prevedeva un periodo di 60 giorni. È probabile che si giungerà poi a fissare una durata intermedia fra quelle rispettivamente proposte dalle due parti.

GAJA: Propone di cominciare la verifica dei vari punti del calendario operativo e rileva che il primo tra essi dovrebbe consistere nella dichiarazione austriaca contro il terrorismo.

HALUSA: Non si oppone a che una dichiarazione del genere vi sia ma osserva che il testo dovrà essere formulato da parte austriaca, e che in ogni caso la dichiarazione non dovrà formalmente ritenersi uno dei punti del calendario operativo.

GAJA: Ammette che la dichiarazione potrà formalmente non rientrare nel calendario.

HALUSA: Solleva la questione della comunicazione ai delegati austriaci dei «chiarimenti» aggiuntivi al pacchetto.

GAJA: Annuncia che tale comunicazione avrà luogo in un momento ulteriore; beninteso, senza far parte del calendario.

HALUSA: Chiede se s’intenda attribuire al calendario un valore formale, siglandolo.

GAJA: Si riserva una decisione in proposito.

HALUSA: Osserva che la siglatura del calendario servirebbe soprattutto a tutelare un interesse italiano. Il calendario operativo, infatti, consacra l’impegno austriaco di rilasciare la quietanza.

GAJA: Nota che si tratta ora di considerare il primo punto del calendario; da parte italiana si propone che esso sia la parafatura dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja.

HALUSA: Propone di lasciare per ora da parte questo problema.

GAJA: Ricorda che, dopo la parafatura dell’accordo, dovrebbero esserci le due dichiarazioni al Parlamento: quella italiana e quella austriaca.

HALUSA: Ne conviene; aggiunge che subito dopo va previsto l’insediamento della Commissione preparatoria delle leggi costituzionale ed ordinarie.

TSCHOFEN: Chiarisce che, oltre a questa commissione, sono state previste nel pacchetto un Comitato consultivo per le norme di attuazione, un sotto comitato per le leggi provinciali ed infine la Commissione permanente di contatto.

GAJA: Consente all’inserimento nel calendario dell’insediamento della Commissione preparatoria delle leggi costituzionale ed ordinarie, secondo l’ordine suggerito da parte austriaca. Chiede perche la firma dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja preceda la prima votazione della legge costituzionale.

HALUSA: Osserva che l’insediamento della Commissione preparatoria anzidetta non sembra, in definitiva, essenziale, mentre il fatto di firmare l’accordo prima della votazione della legge costituzionale provocherebbe in campo tirolese una tremenda emozione. Altri punti del calendario sono discutibili, ma la firma dell’accordo dovrebbe assolutamente collocarsi tra le due votazioni della legge costituzionale.

GAJA: Fa notare che prima di presentare al Parlamento italiano la legge costituzionale bisognerebbe pur sottoporgli qualche risultato concreto già ottenuto.

HALUSA: I risultati vi sarebbero: la parafatura dell’accordo, la dichiarazione del Cancelliere austriaco al proprio Parlamento, la dichiarazione austriaca di non valersi della Commissione Struye!

GAJA: Propone di differire quest’ultima dichiarazione.

HALUSA: Osserva che in tal caso essa non avrebbe pisenso.

GAJA: Insiste sull’importanza di anticipare, rispetto alla proposta austriaca, la firma dell’accordo sulla giurisdizione.

HALUSA: Afferma che cisi ritiene impossibile da parte austriaca.

Seduta pomeridiana del 28 novembre

GAJA: Completa la lettura dei vari punti iscritti nel calendario.

HALUSA: Osserva che non vi è accordo circa l’ordine di questi punti, ma il loro numero e la loro natura sono ormai fuori discussione. Chiede se sia il caso di fondere i punti relativi all’emanazione delle leggi ordinarie e delle norme di attuazione.

GAJA: Ritiene che sia preferibile tenere distinti questi punti che rappresentano fasi diverse. Fra l’uno e l’altro potrebbe esserci una qualche dichiarazione alle Nazioni Unite.

HALUSA: Rileva che, anche al di fuori del calendario, sarà possibile fare dichiarazioni alle Nazioni Unite.

GAJA: Ne conviene, ma fa notare che le dichiarazioni orali previste nel calendario operativo dovranno essere collocate dopo la dichiarazione austriaca al Parlamento, nel primo momento utile, avuto riguardo all’epoca in cui annualmente avviene la discussione generale dinanzi all’Assemblea delle Nazioni Unite.

HALUSA: Affronta il problema della collocazione del voto parlamentare sulla ratifica dell’accordo e propone che esso segua alla seconda votazione della legge costituzionale italiana.

GAJA: Sostiene che esso dovrebbe precedere tale seconda votazione.

HALUSA: Dichiara di non essere d’accordo. Chiede poi perché nel progetto italiano di calendario operativo si parli di «presentazione» e non di prima votazione della legge costituzionale.

GAJA: Risponde che puanche parlarsi di prima votazione.

HALUSA: Rilegge nel suo insieme la proposta austriaca di calendario operativo (si veda, allegata all’appunto(3)).

GAJA: Constata che le differenze pigravi di opinione riguardano la collocazione del punto 8 (firma dell’accordo) e del punto 10 (voto parlamentare della legge di ratifica).

HALUSA: Ripete che, quanto alla firma, la posizione austriaca non è modificabile.

GAJA: Chiede che cosa si possa fare circa il voto parlamentare della legge di ratifica.

HALUSA: Risponde che potrebbe forse procedersi contemporaneamente a tale voto, e a quello del Parlamento italiano per l’approvazione definitiva della legge di ratifica.

GAJA: Chiede precisazioni sulla parafatura; come e da chi sarebbe fatta? Riceverebbe pubblicità?

HALUSA: Assicura che avrebbe pubblicità; non è invece in grado di dire chi dovrebbe provvedervi, sebbene reputi naturale che la cerimonia si svolga al livello di funzionari.

GAJA: Precisa che con le ultime domande non vuol dare l’impressione che si accetti da parte italiana la posizione austriaca circa la firma dell’accordo. Comunque, e al solo scopo di chiarire il quadro d’assieme, ritiene utile fissare il punto che vi sarebbe una cerimonia di parafatura.

HALUSA: Risponde che potrebbe esserci.

GAJA: Chiede precisazioni sulla dichiarazione austriaca relativa alla Commissione Struye.

HALUSA: Afferma che da parte austriaca si potrà solo dichiarare di non voler fare uso della Commissione Struye e ci si potrà impegnare a non prendere iniziative in quella sede. Sopprimere addirittura la Commissione non sembra possibile.

GAJA: Rileva che bisognerebbe evitare di approfittare dell’autonomia di cui gode la Commissione Struye, nel quadro del Consiglio d’Europa, per intralciare la chiusura della controversia.

HALUSA: Prevede che si dichiari da parte austriaca che verrebbe deprecata ogni eventuale interferenza della Commissione Struye nel procedimento di chiusura della controversia.

GAJA: Mette in evidenza l’importanza anche psicologica di questo problema.

HALUSA: Risponde che proprio per questo il Governo austriaco dichiarerebbe di voler rimanere estraneo alle iniziative della Commissione.

GAJA: Chiede fino a che punto una tale presa di posizione del Governo austriaco impegnerebbe i parlamentari austriaci, che fanno parte dell’Assemblea consultiva del Consiglio d’Europa.

HALUSA: Osserva che i parlamentari dovrebbero sentirsi vincolati dal voto, con cui sarebbe approvata la dichiarazione del Cancelliere austriaco prevista al n. 3 del calendario operativo.

GAJA: Afferma che bisognerebbe in realtà evitare il rinnovo della Commissione Struye.

HALUSA: Risponde che questo non gli sembra accettabile; ripete che da parte austriaca si è disposti soltanto a dichiarare che non si farà ricorso alla Commissione durante il periodo di svolgimento delle operazioni del calendario.

GAJA: Nota che se la Commissione Struye non viene fatta cessare nella fase iniziale del calendario operativo, sarà pur necessario prevedere un momento successivo in cui essa venga meno.

HALUSA: Replica che cipotrebbe avvenire solo dopo la quietanza. Aggiunge che probabilmente, in base alle norme che regolano l’attività degli organi del Consiglio d’Europa, la Commissione Struye si considererà venuta meno se non avrà funzionato per un certo tempo.

GAJA: Ricorda che comunque rimane aperto il problema della firma dell’accordo della giurisdizione.

HALUSA: Nota che questo problema è collegato a quello della parafatura.

GAJA: Accenna all’altra questione aperta, della siglatura del calendario.

HALUSA: Risponde che ogni decisione in merito è rimessa al Governo italiano. Tiene poi a precisare che sarà politicamente difficile ottenere il voto del Parlamento austriaco sulla legge di ratifica dell’accordo se non sarà già noto il voto di approvazione definitiva della legge costituzionale da parte del Parlamento italiano.

GAJA: Fa notare che quando si approva una legge di ratifica viene solo concessa l’autorizzazione a ratificare al potere esecutivo; il voto parlamentare non è dunque impegnativo.

HALUSA: Ne conviene ma sottolinea che non bisogna correre il rischio che il Parlamento austriaco bocci la legge di ratifica, perché non ancora certo dell’approvazione definitiva della legge costituzionale italiana.

Seduta antimeridiana del 29 novembre

Si procede alla lettura dei testi dei singoli documenti di chiusura della controversia. Da parte italiana si fa notare che hanno subito modifiche soprattutto i documenti precedentemente redatti per informare il segretario delle Nazioni Unite della chiusura della controversia, in quanto i documenti medesimi sono serviti come traccia nelle dichiarazioni orali all’Assemblea delle Nazioni Unite, previste dal punto 5 del calendario operativo. Resta perciancora da preparare il testo delle notifiche al Segretario Generale delle Nazioni Unite, previsto al punto 14 del calendario operativo; esse dovranno essenzialmente servire a render noto che la quietanza è stata rilasciata e che con cila controversia è effettivamente chiusa. Da parte italiana si ricorda ancora che restano da preparare (a cura del Governo austriaco) la dichiarazione contro il terrorismo e la dichiarazione relativa alla Commissione Struye.

Nel corso della lettura vengono recati d’accordo alcuni ulteriori ritocchi ai documenti. Si precisano i punti seguenti:

a) A proposito del concetto di attuazione del pacchetto, accolto nella dichiarazione austriaca al Parlamento e nelle dichiarazioni orali all’Assemblea delle Nazioni Unite, la formula presa in considerazione nel corso dei presenti colloqui implica che le leggi ordinarie non richiedano alcuna norma di esecuzione e che due fra le misure inizialmente previste come amministrative (modifica art. 18 Reg. esec. T.U. L.P.S. e riconoscimento come persona giuridica dell’Associazione reduci e vittime di guerra altoatesini) vengano adottate con atti legislativi. Inoltre, vanno chiarite – sotto il profilo del tipo di provvedimento da adottare – le questioni del passaggio del personale e degli uffici dalla regione Trentino- Alto Adige alla Provincia di Bolzano nonché delle trasmissioni radiotelevisive in lingua tedesca.

- -

Il solo documento che dà luogo ad ampia discussione è il testo dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja. Infatti:

HALUSA: Chiede che l’accordo si riferisca, anziché alle «controversie concernenti l’interpretazione e l’applicazione degli accordi bilaterali in vigore tra i due paesi», alle «eventuali future controversie concernenti ...». Giustifica tale richiesta affermando che, al momento della ratifica dell’accordo di cui trattasi, la controversia attuale sarebbe già risolta attraverso l’apposito procedimento di chiusura.

GAJA: Dichiara di non poter accogliere la proposta. A suo avviso, l’accordo dovrebbe servire anche a deferire alla Corte l’attuale controversia, nell’ipotesi che la quietanza austriaca non venisse rilasciata.

HALUSA: Osserva che quietanza e ratifica austriache sono interdipendenti: se non ci fosse la prima, non ci sarebbe neanche la seconda.

GAJA: Ricorda che la ratifica, secondo la formula convenuta, deve esser data entro un determinato numero di giorni dalla attuazione del pacchetto.

HALUSA: Afferma che se la realizzazione del calendario operativo fosse interrotta, tutto si fermerebbe: non vi sarebbe attuazione del pacchetto, né quietanza, né perfezionamento dell’accordo. Ma se tutto va bene, da parte austriaca si darà la quietanza e al tempo stesso si ratificherà l’accordo.

GAJA: Sostiene che bisogna pur supporre l’ipotesi che gli altoatesini preferiscano acquisire i risultati ad essi favorevoli e bloccare poi il rilascio della quietanza, in modo da lasciare aperta la controversia. Tenendo conto di tale rischio lo stesso Governo austriaco dovrebbe avere interesse alla determinazione di una data limite rigida per lo scambio delle ratifiche, che varrebbe da mezzo di pressione per il rilascio della quietanza.

HALUSA: Replica che è impensabile creare una distinzione fra i presupposti della ratifica dell’accordo e quelli del rilascio della quietanza.

GAJA: Rileva che politicamente, una volta previsto un termine rigido per lo scambio delle ratifiche, il Governo austriaco si assumerebbe una pesante responsabilità se non osservasse il termine stesso. Esso potrebbe invece trovare molti pretesti per non rilasciare la quietanza.

HALUSA: Risponde che il Governo austriaco si impegnerebbe così a ratificare l’accordo come a rilasciare la quietanza: beninteso, sempre che il pacchetto sia stato eseguito.

GAJA: Chiede quali conseguenze avrebbe, in definitiva, l’inadempimento di questi impegni.

HALUSA: Risponde che il Governo italiano potrebbe rivolgersi, per esempio, alle Nazioni Unite.

GAJA: Replica che cisarebbe ridicolo.

TSCHOFEN: Precisa che la quietanza e lo scambio delle ratifiche, pur essendo operazioni diverse e non legate fra loro, avrebbero il medesimo presupposto: l’esecuzione del pacchetto. Se questo presupposto si realizzerà, le due conseguenze previste si realizzeranno entrambe; in caso contrario, non si realizzerà nessuna delle due.

GAJA: Osserva che esiste il rischio di una contestazione anche sull’ultima norma del pacchetto: c’è sempre gente che pupreferire di lasciare aperta la controversia. Ora, se da parte italiana si sarà convinti di aver fatto tutto ciche si doveva, sarà sempre piagevole imputare al Governo austriaco la mancata ratifica dell’accordo anziché la mancata quietanza: la ratifica aprirebbe infatti la via ad una soluzione delle divergenze ancora sussistenti e nessuno potrebbe giustificare un rifiuto del Governo austriaco di procedere su questa strada.

HALUSA: Osserva che l’interesse essenziale degli altoatesini è quello che si realizzi senza intralci il pacchetto e ripete che se questo avviene l’Austria è obbligata sia alla quietanza sia alla ratifica dell’accordo.

GAJA: Insiste sul rischio che esponenti altoatesini premano sul Governo di Vienna per lasciare aperta la questione.

HALUSA: Afferma che cisarebbe contrario agli interessi austriaci.

GAJA: Nota che la distinzione tra la controversia attuale e quelle future potrebbe riuscire di assai difficile applicazione. Si supponga l’abrogazione successiva di norme emanate in attuazione del pacchetto; ne deriverebbe certo una controversia con l’Austria. Sarebbe una controversia nuova o il ripetersi della controversia attuale?

TSCHOFEN: Afferma che controversia futura dovrebbe significare ogni questione al di fuori dell’attuazione del pacchetto.

CAPOTORTI: Ricorda che da parte austriaca si è sempre sostenuto che l’accordo di Parigi abbia effetti permanenti. Da questo punto di vista, ogni questione di esecuzione dell’accordo, anche se risolta in un certo momento, puripresentarsi in un momento successivo.

TSCHOFEN: Risponde che, quando il pacchetto sarà stato attuato, qualsiasi problema di esecuzione dell’accordo di Parigi potrà indubbiamente essere portato dinanzi alla Corte dell’Aja.

GAJA: Osserva che proprio per questo non ha senso distinguere fra controversia attuale e controversie future.

TSCHOFEN: Afferma che, se si adotta l’impostazione italiana, si pupensare che il Governo italiano intenda adire in futuro la Corte dell’Aja per far dichiarare che una delle misure eseguite come parte del pacchetto non era giuridicamente obbligatoria, così da esser libera di abrogarla.

GAJA: Ricorda che da parte austriaca si è sempre sostenuto che l’Italia, attraverso il pacchetto, esegua tardivamente l’accordo di Parigi.

CAPOTORTI: Aggiunge che sembra comunque impensabile adire la Corte per far dichiarare che una misura già attuata non era giuridicamente necessaria. In realtà, la Corte potrebbe essere adita da parte italiana solo per sentir dichiarare che l’accordo di Parigi è stato completamente eseguito.

HALUSA: Conclude riservandosi di sottoporre il problema agli esperti giuridici austriaci e di indicare la posizione definitiva del suo Governo in una prossima occasione.

GAJA: Nota che, una volta definito il testo dell’accordo, tutti i riferimenti al contenuto dell’accordo medesimo, che sono fatti in altri documenti, dovranno logicamente uniformarsi a quel testo.

HALUSA: Rileva che bisognerà pensare anche ad un comunicato, da diffondere nel momento in cui saranno state definite tutte le questioni ancora pendenti.

GAJA: Osserva che vi sarà evidentemente, in quel momento, un incontro di Ministri, e che i progressi conseguiti saranno annunciati in termini generali. Bisognerà poi attendere che il calendario si realizzi interamente, prima di poter parlare di avvenuta chiusura della controversia.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Novembre- Dicembre 1968. 2 Redatto da Capotorti e trasmesso a Fenzi con lettera datata Bari, 4 dicembre 1968.


Vedi D. 445, Allegato.

445

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto segreto(2). Roma, 30 novembre 1968.

1. Nei giorni 28 e 29 novembre u.s. ha avuto luogo a Parigi una riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria in merito alla controversia altoatesina(3). Vi hanno partecipato:

- da parte austriaca: l’Ambasciatore Halusa, il Landesamtdirektor Kathrein e il Dr. Tschofen;

-da parte italiana: l’Ambasciatore Gaja, il Prof. Monaco ed il Prof. Capotorti. Sono stati esaminati i punti seguenti:

- - -

2. Determinazione del momento di attuazione del pacchetto. Da parte austriaca si è inizialmente proposta una formula secondo la quale «il pacchetto avrebbe dovuto ritenersi eseguito quando il Parlamento ed il Governo italiano nonché la Regione Tren-tino- Alto Adige avessero preso, nelle rispettive sfere di competenza, tutte le misure necessarie per adempiere le corrispondenti disposizioni del pacchetto. L’ultima di tali misure avrebbe segnato l’inizio del periodo previsto per il rilascio della quietanza».

Tale formula, che implicitamente poteva considerarsi anche meno favorevole di quelle proposte in precedenza da Vienna, ha sollevato ferme obiezioni da parte dei rappresentanti italiani. Questi hanno insistito per l’accoglimento della definizione già suggerita da parte italiana in occasione dell’esame della cosiddetta proposta Giovenco.

Dopo lungo ed approfondito dibattito, da parte austriaca si è dimostrati disposti ad accogliere – salvo contrarie decisioni in sede politica – una formula secondo la quale «ai fini del rilascio della quietanza, il pacchetto si considererà eseguito quando entreranno in vigore la legge costituzionale le leggi ordinarie e le norme di attuazione». L’accettazione di questo testo da parte austriaca sarebbe peraltro subordinata alla condizione che almeno due delle misure amministrative previste nel pacchetto (e precisamente: la modifica dell’Articolo 18 del regolamento di esecuzione del T.U. delle leggi di Pubblica Sicurezza ed il riconoscimento come persona giuridica dell’Associazione Reduci e Vittime di Guerra altoatesini) siano attuate mediante provvedimenti legislativi. Inoltre, sempre da parte austriaca, si è sottolineato che, nella formula, deve essere in qualche modo compreso anche il passaggio dalla Regione alla Provincia degli Uffici e del personale inerenti alle nuove competenze provinciali; pur rimettendosi alla parte italiana circa le modalità con cui cipotrà avere luogo. È stata infine ricordata, da parte austriaca, la questione dell’applicazione delle raccomandazioni della Commissione dei Diciannove per le trasmissioni radio-televisive per gli altoatesini di lingua tedesca. Come è noto, sul contenuto di essa erano state richieste delucidazioni nel corso dell’incontro di New York(4). La delegazione austriaca, che si è detta non ancora in grado di fornirle, si è riservata di dare i necessari chiarimenti al riguardo in una prossima riunione.

Termine da cui decorre il periodo entro il quale deve essere rilasciata la quietanza. È stato successivamente preso in esame il problema del termine da cui deve decorrere il periodo entro il quale dovrà essere rilasciata la quietanza austriaca. Da parte italiana è stato fatto presente che, secondo la formula cosiddetta automatica, la legge costituzionale stabilirà che le norme di attuazione saranno emanate entro dodici mesi dalla sua entrata in vigore. Nei primi sei mesi di tale periodo la Commissione paritetica potrà formulare il proprio parere; qualora tale termine decorra senza che la Commissione abbia fatto conoscere il suo parere, il Governo provvederà egualmente nei successivi sei mesi. Con la scadenza dei dodici mesi, il passaggio dei poteri alla Provincia si intenderà senz’altro effettuato.

Accettando tale formula, il termine «a quo» dovrebbe decorrere dalla pubblicazione dell’ultima legge (costituzionale od ordinaria) sulla Gazzetta ufficiale, aumentato di un anno. È evidente, infatti, che a tale momento le norme di attuazione dovrebbero essere state emanate o che, comunque, il passaggio dei relativi poteri sarà effettuato; col che si deve ritenere pienamente attuata la definizione relativa all’esecuzione del pacchetto sopra ricordata.

Tale proposta italiana non è stata finora accettata da parte austriaca. È stata suggerita, in proposito, una formula, del resto conforme a quanto noi stessi avevamo suggerito fino al dicembre dello scorso anno, secondo la quale il termine «a quo» dovrebbe decorrere dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’ultima norma di attuazione. L’emanazione delle norme di attuazione, a sua volta, dovrà aver luogo, come previsto, non oltre i due anni dalla pubblicazione della legge costituzionale. Al fine di evitare che l’eventuale inerzia della Commissione paritetica per le norme di attuazione dello Statuto blocchi la possibilità di rispettare l’anzidetto termine, si sarebbe ora disposti, da parte austriaca, ad accettare che, decorsi 18 mesi senza che la Commissione predetta abbia provveduto a dare il suo parere, il Governo sarebbe libero di procedere entro i sei mesi successivi alla emanazione delle norme di cui trattasi.

Termine entro cui dovrà essere rilasciata la quietanza. Circa il periodo che dovrebbe intercorrere fra il momento finale dell’attuazione del pacchetto, nei sensi sopra specificati, ed il momento del rilascio della quietanza, da parte austriaca ci si è dichiarati disposti a ricercare una data intermedia fra il termine dei 21 gg., a suo tempo previsto, e quello di 60 gg., che era stato da ultimo suggerito da parte austriaca.

3. Per quanto riguarda il «calendario operativo», si è riscontrata una coincidenza nei punti di vista italiano ed austriaco circa il numero e la natura delle singole operazioni. Sono state invece constatate divergenze circa l’ordine delle varie operazioni e precisamente circa il momento della parafatura e della firma dell’accordo relativo alla giurisdizione della Corte, nonché del voto parlamentare che autorizzerebbe a ratificare tale accordo.

Per quanto concerne la firma di tale accordo, da parte austriaca è stato sottolineato che si reputa della massima importanza far precedere ad essa la prima votazione della legge costituzionale. Di fronte alle obiezioni sollevate da parte italiana, i rappresentanti austriaci hanno escluso che questa posizione sia modificabile. Essi si sono dichiarati disposti, invece, a dare adeguata pubblicità alla cerimonia della parafatura.

Per quanto poi concerne la votazione parlamentare della legge di ratifica, la delegazione austriaca ha sostenuto che essa dovrebbe aver luogo dopo l’approvazione definitiva della legge costituzionale italiana, o, al massimo, contemporaneamente ad essa.

Quanto alla dichiarazione del Cancelliere austriaco sul terrorismo, si è convenuto che essa precederà le operazioni elencate nel calendario, senza essere formalmente inserita nel calendario stesso.

4. Per quanto concerne i documenti di chiusura della controversia, la lettura fattane ha consentito di arrecare taluni ritocchi ai testi a suo tempo predisposti, e da noi in parte aggiornati. Non sono emerse divergenze sostanziali, ad eccezione di un passo dell’accordo relativo alla giurisdizione della Corte dell’Aja. Da parte austriaca, infatti, si è chiesto che l’accordo prenda in considerazione «le future controversie (anziché “le controversie”) concernenti l’interpretazione e l’applicazione degli accordi bilaterali in vigore fra i due Stati».

Da parte italiana si è insistito sulla necessità di conservare il testo precedentemente concordato, illustrando anche i delicati problemi interpretativi che sorgerebbero in base alla nuova formula.

I rappresentanti austriaci si sono parimenti riservati di predisporre e di comunicarci il testo di un documento che farebbe conoscere alla Commissione politica dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa l’intenzione del Governo austriaco di non far uso della Sottocommissione per l’Alto Adige e di non prendervi iniziative. Da parte italiana è stata prospettata la necessità di una presa di posizione piunivoca, tale da condurre alla soppressione della Sottocommissione. Da parte austriaca è stato perobiettato che cinon potrebbe accadere se non al termine delle operazioni previste.

Una nuova questione sollevata nell’incontro da parte austriaca è stata quella della eventuale siglatura del «calendario operativo». Da parte italiana ci si è riservati di prendere posizione sulla questione.

Si è constatato che restano da formulare i documenti relativi alle comunicazioni finali parallele dei due Governi al Segretario Generale delle Nazioni Unite, dichiarazioni che le due Parti si sono riservate di predisporre.

- - - - -

Da parte italiana ci si è riservati una risposta, nell’intesa che si proceda, comunque, nel frattempo allo scambio dei testi definitivi dei documenti esaminati, quali risultano dopo l’esame congiunto testé effettuato(5).

Allegato

CALENDARIO OPERATIVO(6)

Proposta italiana Proposta austriaca
1) Parafatura dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja. 1) Idem
2) Dichiarazione del Presidente del Consiglioitaliano al Parlamento. 2) Idem
3) Dichiarazione del Cancelliere austriaco al proprio Parlamento. 3) Idem
4) Insediamento del Comitato preparatorio dei provvedimenti per l’Alto Adige. 4) Idem
5) Dichiarazioni orali dei delegati italiano ed austriaco all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite(7). 5) Idem
6) Dichiarazione austriaca relativa alla Commissione Struye del Consiglio d’Europa. 6) Idem
7) Firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja. 7) Prima votazione della legge costituzionale italiana.

8) Prima votazione della legge costituzionale 8) Firma dell’accordo per la giurisdizione del-italiana. la Corte dell’Aja.

9) Voto parlamentare della legge di ratifica 9) Approvazione definitiva della legge costidell’accordo, in Italia ed in Austria. tuzionale italiana.

10) Approvazione definitiva della legge costi-10) Voto parlamentare della legge di ratifica tuzionale italiana. dell’Accordo, in Italia ed in Austria.

11) Approvazione delle leggi ordinarie italiane. 11) Idem

12) Emanazione delle norme di attuazione 12) Idemdella legge costituzionale italiana.

13) Scambio delle ratifiche dell’accordo e ri-13) Idemlascio della quietanza austriaca (cosidetta formula Toncic).

14) Notifiche della chiusura della controversia 14) Idemal Segretario Generale delle Nazioni Unite.

15) Notifica dell’accordo per la giurisdizione 15) Idemdella Corte dell’Aja al Cancelliere della Corte ed al Segretario del Consiglio d’Europa.

16) Eventuale conclusione di un Trattato di 16) Idemamicizia e di collaborazione italo-austriaco.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 444.


4 Vedi D. 435.


5 Per il seguito vedi D. 446.


6 La copia del calendario operativo annessa all’appunto dell’incontro redatto da Capotorti reca le seguenti aggiunte in calce: «Aggiunte. 1 bis) Modifica dell’art. 18 del Regolamento di esecuzione del T.U. delle leggi di P.S. e riconoscimento della personalità giuridica all’Associazione Reduci e Vittime di Guerra altoatesini; 12 bis) Decreto per il passaggio dalla Regione alla Provincia degli uffici e del personale inerenti alle nuove competenze provinciali». L’inserimento di queste aggiunte nel calendario fu concordato nel successivo incontro del 14 dicembre: vedi D. 452.


7 Nota del documento: «Questo punto verrà eventualmente posposto in relazione alla data del dibattito di politica generale nell’Assemblea delle Nazioni Unite».

446

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 9 dicembre 1968.

1. Come è noto, nel corso dell’incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria, che ha avuto luogo a Parigi nei giorni 28-29 novembre u.s.3, è stato proposto da parte austriaca di tenere una ulteriore riunione a Parigi, nei giorni 14 e 15 dicembre p.v., in concomitanza con la riunione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa.

I rappresentanti italiani si riservarono di dare una risposta, nell’intesa che nel frattempo le due parti avrebbero proceduto allo scambio dei testi definitivi dei documenti di chiusura esaminati nel corso della predetta riunione, quali risultano dopo l’esame congiunto effettuato in quella sede.

2. Si tratta ora di prendere una decisione, in primo luogo, sui seguenti punti:

- -

3. La prima delle questioni tuttora in discussione riguarda la determinazione del momento di attuazione del pacchetto ai fini del rilascio della quietanza austriaca. In relazione a tale punto occorrerà decidere:

- -

aa) due delle misure amministrative previste nel pacchetto (e precisamente: la modifica dell’art. 18 del Regolamento di esecuzione del T.U. delle leggi di P.S. ed il riconoscimento come persona giuridica dell’Associazione Reduci e Vittime di Guerra altoatesini) siano attuate mediante provvedimenti legislativi;

bb) nella formula venga in qualche modo compreso anche il passaggio dalla Regione alla Provincia degli Uffici e del personale inerente alle nuove competenze provinciali, restando la parte italiana libera di decidere circa le modalità con cui cipotrà aver luogo.

Si è fatta altresì riserva da parte austriaca circa l’applicazione delle raccomandazioni della Commissione dei 19 per le trasmissioni radio-televisive destinate agli altoatesini di lingua tedesca.

Il termine «a quo» per il rilascio della quietanza dovrebbe decorrere dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’ultima norma di attuazione. L’emanazione delle norme di attuazione, a sua volta, dovrà avere luogo, come previsto, non oltre i due anni dalla pubblicazione della legge costituzionale. Al fine di evitare che l’eventuale inerzia della Commissione paritetica per le norme di attuazione dello Statuto blocchi la possibilità di rispettare l’anzidetto termine, si sarebbe ora disposti, da parte austriaca, ad accettare che, decorsi i 18 mesi senza che la Commissione predetta abbia provveduto a dare il suo parere, il Governo sarebbe libero di procedere entro i 6 mesi successivi alla emanazione delle norme di attuazione.

Sopratutto in considerazione della proposta austriaca di cui al comma precedente, la formula indicata alla lettera b) potrebbe essere considerata accettabile, dato che:

- - - - -

Per quanto poi concerne la votazione parlamentare della legge di ratifica la delegazione austriaca ha sostenuto che essa dovrebbe aver luogo dopo l’approvazione definitiva della legge costituzionale italiana o, al massimo, contemporaneamente ad essa.

Secondo la nostra posizione la firma dell’accordo per la Corte dell’Aja dovrebbe precedere la prima votazione della legge costituzionale e il voto parlamentare della legge di ratifica dell’accordo dovrebbe precedere l’approvazione definitiva della legge costituzionale medesima.

La posizione austriaca sembra diretta ad agevolare l’affermazione della tesi del Governo di Vienna, secondo la quale anche le misure del pacchetto dovrebbero cadere sotto la giurisdizione della Corte dell’Aja, che dovrebbe essere competente a conoscerle, quali atti di esecuzione di un accordo internazionale. Poiché da parte nostra ci siamo sempre opposti a tale tesi, sembra che anche nella questione in esame ci converrebbe insistere sulla nostra posizione, tutt’al piproponendo che la firma dell’accordo abbia luogo durante la discussione parlamentare della legge costituzionale.

Una nuova questione sollevata da parte austriaca e sulla quale i rappresentanti italiani si sono riservati di prendere posizione, concerne l’eventuale parafatura del «calendario operativo». Al riguardo si rileva che tale proposta, mentre non comporta alcun vantaggio per noi, dal punto di vista pratico, non è priva di rischi, perché potrebbe costituire un elemento di pia sostegno della su accennata tesi austriaca, secondo la quale le misure del pacchetto costituiscono il risultato di un accordo italo-austriaco e pertanto cadono anch’esse sotto la giurisdizione della Corte dell’Aja. In considerazione di quanto precede sembrerebbe preferibile non accogliere la proposta austriaca.

6. Per quanto concerne i documenti di chiusura della controversia, occorre anzitutto decidere – come accennato al punto 2 – se puessere autorizzata, o meno, la comunicazione all’Ambasciata d’Austria dei testi dei documenti stessi, quali risultano dopo l’esame congiunto fattone nell’ultima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri d’Italia e d’Austria e con le modificazioni che dovranno esservi apportate secondo la posizione definitiva assunta dai due Governi nelle questioni tuttora aperte.

Vi è poi da considerare che da parte austriaca è stata proposta una modifica al testo dell’accordo concernente la giurisdizione della Corte dell’Aja, modifica secondo la quale l’accordo stesso dovrebbe riferirsi alle «future controversie (anziché “alle controversie”) concernenti l’interpretazione e l’applicazione degli accordi bilaterali in vigore fra i due Stati». Come noto, nei confronti di tale modifica i rappresentanti italiani hanno formulato a Parigi obiezioni e riserve. Poiché la modifica stessa puessere considerata come tendente ad escludere dall’accordo l’attuale controversia italo-austriaca circa l’interpretazione e l’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946, contrastando così quella che è stata la nostra posizione durante tutta l’attuale fase dei contatti italo-austriaci, sembra doversi insistere sulla necessità di conservare il testo precedentemente concordato.

Vi è altresì da decidere se possa essere proposto alla parte austriaca l’unito progetto (all. 2) delle comunicazioni finali parallele dei Governi italiano ed austriaco al Segretario Generale delle Nazioni Unite.

Resterà infine da esaminare, non appena ci sarà consegnato da parte austriaca, il testo del documento che essa si è riservata di predisporre per far conoscere alla Commissione politica dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa l’intenzione del Governo di Vienna di non fare uso della Sottocommissione per l’Alto Adige e di non prendervi iniziative.

7. Vi è infine da tener presente che secondo quanto è stato preannunciato dai rappresentanti austriaci nell’ultima riunione di Parigi, il Dr. Magnago si proporrebbe di chiarire direttamente sul piano interno, a Roma, talune «divergenze formali» fra il testo del pacchetto in suo possesso e quello predisposto dal Ministero dell’Interno.

Si rimane in attesa di conoscere se V.E. concordi su quanto precede(6).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Novembre- Dicembre 1968.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 444.


4 Non rinvenuti gli allegati nel fascicolo di provenienza, ma vedi D. 453, Allegato. Vedi anche D. 440, nota 6.


5 Vedi D. 314.


6 Per il seguito vedi DD. 449 e 450.

447

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 47631/811. Vienna, 12 dicembre 1968 (perv. ore 17).

Oggetto: Problema altoatesino.

Il Presidente del Consiglio e V.E. staranno fra l’altro considerando il tenore del passaggio relativo al problema altoatesino da includere nella dichiarazione governativa al Parlamento. Mi permetta V.E. qualche considerazione in materia.

La trattativa con l’Austria potrebbe ormai dirsi giunta alla fine sotto il profilo tecnico: due o tre riunioni dovrebbero bastare per terminarla. Tuttavia la sua conclusione politica resta tuttora alla mercé di qualche incidente; e potrà esservi chi cerchi di provocarlo, quanto meno per procrastinarla sino al momento in cui la lotta elettorale in Austria obblighi al rinvio alla tarda primavera 1970 di tutta la faccenda.

La miglior maniera di evitare il peggio essendo quella il prepararcisi, mi domando se il momento non sia venuto di fare un passo avanti rispetto alle precedenti dichiarazioni governative, ad esempio quelle del Presidente Leone nel luglio scorso(2). Mi pare si potrebbe dichiarare che il testé costituito Governo di progresso democratico è deciso a realizzare – nell’arco della sua prevedibile durata – quelle legittime aspirazioni del gruppo di lingua tedesca della Provincia di Bolzano che, nel solco aperto dalla Commissione dei 19, sono state accertate e puntualizzate nei frequenti e ripetuti contatti avutisi negli ultimi anni tra il Governo di Roma e i rappresentanti del gruppo di lingua tedesca: realizzazione che si avrà mediante la presentazione all’attuale Parlamento, e l’auspicata approvazione da parte sua, di una serie di leggi ispirate al precetto costituzionale che vuole garantita la piampia tutela delle minoranza etniche.

Si aggiungerebbe poi nella dichiarazione che il Governo ha fiducia che tale sua volontà politica, ove a tempo debito confortata dall’approvazione del Parlamento, condurrà anche nello spirito dei contatti da lungo tempo avutisi con il Governo austriaco, a una dichiarazione da parte dell’Austria che essa ritiene chiusa e definita la controversia circa l’interpretazione dall’accordo De Gasperi- Gruber, che da Vienna fu nel 1960 sottoposta alle Nazioni Unite. In ogni caso l’Italia, una volta approvate le misure per una piampia autonomia della Provincia di Bolzano, avrà la serena coscienza di avere fatto per una minoranza etnica tutto quanto lo spirito democratico del nostro tempo richiede; e in ogni caso altrettanto se non pidi quel che in situazioni analoghe viene fatto in altre parti d’Europa e del mondo.

Le ragioni che mi spingono a consigliare al Governo che fin dalla dichiarazione d’apertura esso assegni, per la prima volta dopo tanti anni e prescindendo dalla trattativa con Vienna, al mantenimento delle promesse fatte agli altoatesini una credibile scadenza, corrispondente alla durata di questa legislatura, stanno in quanto ho detto all’inizio. E cioè che conviene non trascurare l’ipotesi che l’accordo con l’Austria debba essere rinviato per un motivo o per l’altro: e che in tal caso sarebbe necessario, per la tranquillità interna ed esterna del Paese e della Regione, evitare che la vera controversia – quella tra l’Italia e la sua minoranza di lingua tedesca – incancrenisca in modo difficilmente sanabile.

L’inizio a tempo debito dell’iter legislativo del pacchetto (e il suo preannunzio sin dal momento attuale, quando non subiamo alcuna forma di pressione interna od esterna) sarà il miglior deterrente, se non l’unico, da un lato contro le offese all’ordine pubblico in Alto Adige, dall’altro contro la tentazione cui il Governo monocolore austriaco potrebbe difficilmente resistere nella prossima annata preelettorale di fare del chiasso alle Nazioni Unite e al Consiglio d’Europa. Una precisa promessa, fatta oggi, da Governo italiano sorretto da larghissima maggioranza, darebbe all’opinione pubblica sudtirolese, austriaca e mondiale la prova che vogliamo fare sul serio, e che non si farà ricorso a scuse o scappatoie qualunque sia l’esito delle trattative con l’Austria.

E d’altronde nella deprecata ipotesi di una sospensione delle trattative il dar inizio all’attuazione legislativa del pacchetto ci porrebbe in una situazione assai migliore al momento della ripresa del negoziato(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Novembre- Dicembre 1968.


2 Vedi D. 402, nota 3.


3 Per il seguito vedi D. 448.

448

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, UFFICIO II(1)

Appunto. Roma, 13 dicembre 1968.

La proposta di cui al telegramma n. 8112 da Vienna, non sembra in armonia con la linea finora seguita da tutti i nostri Governi, con l’approvazione del Parlamento, di perseguire una soluzione concordata della controversia con l’Austria. Infatti se le dichiarazioni programmatiche del Governo fossero formulate nel modo indicato nel predetto telegramma, all’impegno politico di presentare «una serie di leggi ispirate al precetto costituzionale che vuole garantita la piampia tutela delle minoranze etniche» non corrisponderebbe l’impegno austriaco per il rilascio della quietanza. Di conseguenza, se, per ipotesi, in seguito non intervenisse alcuna intesa fra Italia ed Austria per la chiusura della controversia, la parte italiana si sarebbe impegnata a presentare al Parlamento le predette leggi, senza alcun corrispettivo.

Con l’occasione si ricorda che lo scorso anno, per superare lo scoglio costituito dalla questione dell’ancoraggio era stato da taluni suggerito che l’Italia avrebbe dovuto procedere all’attuazione delle misure senza alcuna preventiva intesa con l’Austria, restando quest’ultima libera di rilasciare, o meno, la quietanza a seconda che essa considerasse soddisfacenti o insoddisfacenti le misure stesse. Tali suggerimenti non furono a suo tempo accolti, appunto perché ci esponevano al rischio di non ottenere la contropartita rappresentata dalla quietanza ed a quello di aprire la via a continue ulteriori richieste.

Tuttavia, per tener conto delle osservazioni formulate dell’Ambasciatore a Vienna, si proporrebbe di modificare il testo già predisposto delle dichiarazioni programmatiche del Governo, secondo l’unito progetto.

Allegato

DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE DELGOVERNO‒ALTOADIGE

Per quanto riguarda l’Alto Adige, il Governo di progresso democratico testé costituito proseguirà l’opera attivamente svolta, con l’appoggio del Parlamento, dai precedenti Governi nell’adoperarsi per il costante sviluppo delle popolazioni di lingua italiana, tedesca e ladina, nel solco tracciato dalla Commissione dei 19.

In tale contesto le aspirazioni del gruppo di lingua tedesca troveranno larga comprensione nel Governo, il quale, nella salvaguardia dell’integrità dello Stato nonché nel rispetto dei diritti delle popolazioni di lingua italiana e ladina viventi nella zona, si ispirerà ai principi della Costituzione e si avvarrà degli strumenti di autonomia amministrativa che in essa trovano il loro fondamento.

Il Governo si propone altresì di continuare frattanto i contatti con le Autorità austriache, allo scopo di contribuire con ogni possibile sforzo al superamento della controversia, che si augura possa avvenire nel pibreve tempo, facendo a tal fine affidamento su analoghe disposizioni del Governo di Vienna.

Di fronte al fenomeno del terrorismo, le cui manifestazioni, pur non presentando la frequenza né la gravità degli scorsi anni, non possono tuttavia non destare preoccupazione, il Governo si attende che Vienna prosegua con energia nell’azione di prevenzione e di repressione.

Se da parte austriaca si dimostrerà di tenere nel debito conto le aspettative italiane verrà a crearsi una situazione che potrà non solo costituire un modello nelle relazioni tra Stati, ma in primo luogo apportare fecondi benefici in tutti i campi ai nostri due popoli(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Novembre- Dicembre 1968.


2 Vedi D. 447.


3 Cfr. Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura V, Discussioni, seduta del 16 dicembre 1968, pp. 3126-3140: 3136; Ivi, Senato, legislatura V, Discussioni, seduta del 16 dicembre 1968, pp. 2761-2777: 2774.

449

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA(1)

Appunto. Roma, 14 dicembre 1968.

In merito all’incontro degli esperti italiani ed austriaci per l’Alto Adige che è in corso a Parigi, il Direttore Generale degli Affari Politici Ambasciatore Gaja ha fatto conoscere questo pomeriggio, quale prima indicazione, quanto segue:

1. Circa i documenti per la chiusura della controversia, gli esperti austriaci hanno consegnato una serie di documenti in lingua tedesca che portano importanti modifiche rispetto ai testi esaminati nella precedente riunione degli esperti e che tendono a dare l’impressione che il risultato dei contatti costituisca un nuovo accordo italo-austriaco.

Alcune delle modifiche contenute nei documenti austriaci sono subito state ribattute dall’Ambasciatore Gaja e dai nostri altri due esperti, sia sotto il profilo della importanza delle modifiche apportate, sia per il cennato fatto che attraverso i documenti stessi si intende da parte austriaca configurare nettamente un vero e proprio accordo.

L’Ambasciatore Gaja ritiene opportuno, prima della fine della riunione, di ribadire molto chiaramente le nostre obiezioni, acciocché gli austriaci non possano registrare che si siano da parte nostra accettati i loro nuovi documenti. Questo tanto piin quanto gli esperti austriaci sembrano avere istruzioni di non discutere i loro testi.

2. Questione della definizione del momento di attuazione del «pacchetto», al riguardo gli esperti austriaci hanno accettato la nostra proposta, salvo per il fatto che da parte austriaca si chiede, affinché il pacchetto possa essere considerato attuato, che siano prese due misure particolari (qui di seguito indicate) che all’Ambasciatore Gaja non risultano fare parte del pacchetto e che gli esperti austriaci dicono essere «chiarimenti» forniti dall’Onorevole Berloffa:

- -

3. Calendario, secondo le nostre proposte i seguenti punti tuttora in discussione del Calendario operativo (7: firma dell’Accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja e 8: prima votazione della legge costituzionale italiana, come pure il punto 9: voto parlamentare della legge di ratifica dell’Accordo predetto, in Italia ed in Austria, e il punto 10: approvazione definitiva della legge costituzionale italiana) potrebbero avvenire contemporaneamente.

Da parte austriaca si è preso nota della proposta italiana, facendo perriserva di esaminarla.

Inoltre, da parte degli esperti austriaci è stata espressa viva preoccupazione per la nota presa di posizione di Kreisky in Parlamento, in sede di discussione del bilancio per il 1969. Come è noto, a tale riguardo Kreisky in sostanza ha dato poca importanza al contenuto del pacchetto, mettendo in rilievo che la questione cruciale del problema alto-atesino è l’esistenza di un foro che stabilisca se un eventuale accordo è stato o meno adempiuto e che il partito socialista approverà solo un ancoraggio di diritto internazionale. E, in relazione alle affermazioni del Ministro Waldheim, a favore di un «vincolante piano cronologico», Kreisky ha detto che si tratta di «pseudo assicurazioni che non significano nulla».

I Rappresentanti austriaci hanno infine chiesto se da parte italiana non ci si possa eventualmente adoperare per tentare di modificare la linea espressa da Kreisky, che peraltro non si prevede possa mutare troppo rapidamente(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Novembre- Dicembre 1968.


2 Per il seguito vedi D. 450.

450

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA (Parigi, 14 dicembre 1968)1

Appunto.

Erano presenti: da parte italiana, l’Ambasciatore Gaja e i proff. Monaco, Sperduti, Capotorti; da parte austriaca l’Ambasciatore Halusa, il Cons. Kathrein e il dott. Tschofen.

GAJA: Precisa che vi sono tre punti da discutere. In primo luogo, si tratterà di esaminare il testo dei documenti di chiusura della controversia, e particolarmente della comunicazione finale al Segretario Generale delle Nazioni Unite e della dichiarazione austriaca relativa all’attività della Commissione Struye. Poi va ripreso in esame il problema della determinazione del momento di attuazione del pacchetto. Infine va affrontata la questione della collocazione, nel calendario operativo, della firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja e della votazione parlamentare con cui sarà autorizzata la ratifica.

HALUSA: Prega Tschofen di riferire sul primo punto.

TSCHOFEN: Annuncia che sono pronti i testi in lingua tedesca dei documenti trasmessi il 28 novembre dagli esperti italiani(2).

GAJA: Osserva che bisognerà verificare la corrispondenza fra i due testi.

HALUSA: Comunica che i testi in tedesco recano alcune modifiche, suggerite dai giuristi austriaci, rispetto alle formulazioni italiane.

TSCHOFEN: Consegna il testo dell’accordo, facendo notare che invece della parola «kftige» è stata adoperata la parola «allfällige» per indicare le controversie che avranno soluzione giudiziaria.

GAJA: Afferma che è difficile, da parte italiana, accettare anche questo termine. Dato che l’accordo fa riferimento alla Convenzione di Strasburgo, e questa contempla le controversie di una certa natura, senza aggettivi come «allfällige», che bisogno c’è di inserire questo aggettivo?

TSCHOFEN: Risponde che le ragioni sono state spiegate da parte austriaca nel precedente incontro.

GAJA: Nota ancora che il testo austriaco dell’accordo prevede la soluzione giudiziaria per le controversie nascenti da fatti anteriori a «questo accordo», mentre bisogna aver riguardo alle controversie nascenti da fatti anteriori alla Convenzione di Strasburgo.

TSCHOFEN: Accoglie l’osservazione e consente alla modifica del testo austriaco dell’accordo, nel senso indicato.

GAJA: Rileva che a questo punto rimane aperta, circa il testo dell’accordo, la sola questione della parola «allfällige».

HALUSA: Osserva che la giurisdizione della Corte dell’Aja viene senza dubbio estesa dall’accordo a tutte le controversie nascenti da fatti anteriori alla Convenzione di Strasburgo (secondo il testo modificato). L’aggettivo «allfällige» non cambia assolutamente nulla.

TSCHOFEN: Aggiunge che non esiste il rischio, paventato da parte italiana, di vedere esclusa dalla giurisdizione obbligatoria una qualsiasi controversia.

MONACO: Chiede perché si insista da parte austriaca sull’aggettivo «allfällige», visto che la sua inserzione nel testo non comporta, a quanto si dice, nessuna conseguenza.

TSCHOFEN: Risponde che ci si aspetta, da parte austriaca, il superamento dell’attuale controversia con il meccanismo previsto nel calendario operativo. Dopo di ci il presentarsi di una qualsiasi controversia sarà una eventualità. Questo non significa voler distinguere fra controversia attuale e controversie «nuove»: proprio ad evitare ogni equivoco del genere è stata tolta la parola «kftige». E percisi deve escludere che la parola «allfällige» comporti conseguenze giuridiche: essa ha tutt’al piun valore psicologico, politico, in quanto implica che il meccanismo di chiusura della controversia abbia raggiunto il suo effetto e che l’esistenza di una controversia fra Italia e Austria sia divenuta ipotetica.

GAJA: Si riserva di esaminare ulteriormente la questione.

TSCHOFEN: Consegna il testo tedesco della dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano.

GAJA: Osserva che vi si fa riferimento a controversie «kftige».

TSCHOFEN: Risponde che il testo italiano parlava di controversie future.

GAJA: Sottolinea che in questo come negli altri documenti i brani aventi riguardo al contenuto dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja dovranno armonizzarsi con il linguaggio dell’accordo.

TSCHOFEN: Replica che da parte austriaca si è disposti a sostituire l’aggettivo «allfällige» e «kftige» anche nella dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano.

GAJA: Nota che il testo tedesco di questo documento omette la parola «anche» nel brano a pag. 2, rigo 21, mentre tale parola è ritenuta necessaria da parte italiana.

TSCHOFEN: Consente a ripristinare la parola «anche» (euch). Consegna poi il testo della dichiarazione del Cancelliere austriaco.

GAJA: Si riserva di esaminarlo e di formulare le osservazioni opportune.

TSCHOFEN: Consegna i testi delle dichiarazioni italiana e austriaca all’Assemblea delle Nazioni Unite e precisa che il brano della precedente stesura italiana, in cui si parlava di rinuncia dell’Austria ad ogni istanza politica come conseguenza della conclusione dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja, deve intendersi senz’altro cancellato.

GAJA: Rileva che bisognerebbe sostituire tale brano con qualche altra frase di analogo contenuto, anziché semplicemente cancellarlo.

TSCHOFEN: Risponde che, una volta concluso l’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja, esso dovrà interpretarsi alla luce dei principi generali del diritto internazionale, anche per quanto riguarda il problema dei rapporti con altre istanze internazionali. Consegna poi gli altri documenti.

GAJA: Ripete che gli esperti italiani dovranno studiarne il testo tedesco. Passa poi al problema della definizione del concetto di attuazione del pacchetto e osserva che si puassumere come base la formula esaminata nel precedente incontro (secondo cui il pacchetto si riterrà eseguito una volta emanate la legge costituzionale, le leggi ordinarie e le norme di attuazione della legge costituzionale). Quanto alle due misure

amministrative di cui si parlò in novembre ‒riconoscimento della personalità giuridica

dell’«Associazione Reduci e Vittime di guerra altoatesini», e modifica dell’art. 18 del

regolamento di esecuzione delle leggi di P.S. ‒esse diverrebbero il secondo punto del

calendario operativo. Per assicurare il passaggio alla Provincia di Bolzano del personale e degli uffici della Regione si potrà inserire nella legge costituzionale una norma, che obblighi il Presidente della Regione a provvedere con suo decreto entro un mese dall’emanazione delle norme di attuazione; in mancanza di tale decreto, il potere di provvedere sarebbe attribuito al Commissario di Governo. Considerato poi che, in quest’ultimo caso, non basterebbero trenta giorni dopo l’emanazione delle norme di attuazione per realizzare anche la misura di cui trattasi, si consente da parte italiana che la quietanza austriaca venga rilasciata quarantacinque giorni dopo l’emanazione dell’ultima norma di attuazione.

HALUSA: Giudica costruttive queste proposte. Tuttavia riserva la posizione definitiva del Governo austriaco al riguardo.

TSCHOFEN: Chiede come sarà risolto il problema del risarcimento per i rifugi alpini.

GAJA: Afferma di ritenere che ci sia già un provvedimento a tale riguardo. Chiede, a sua volta, se si possa chiarire da parte austriaca la questione delle trasmissioni televisive.

TSCHOFEN: Consegna una proposta austriaca, relativa a due provvedimenti in materia di trasmissioni televisive.

GAJA: Osserva che questi provvedimenti non sono compresi nel pacchetto.

TSCHOFEN: Replica che essi sono stati promessi con i successivi chiarimenti.

GAJA: Afferma che non si possono pirecare modifiche al pacchetto. Perci se le proposte in materia televisiva vi rientrano, saranno realizzate; altrimenti no.

TSCHOFEN: Ripete che dette proposte fanno parte del pacchetto, così come tutto ciche è stato accordato in sede di chiarimenti.

GAJA: Dice che non gli risulta che le due misure in materia televisiva siano state previste, neppure in sede di chiarimenti.

TSCHOFEN: Replica di aver appreso dagli altoatesini che tali misure sono state effettivamente previste.

GAJA: Sostiene che si è detto soltanto, in sede di chiarimenti, che verranno stabilite le intese opportune fra la TV italiana e le altre reti televisive di lingua tedesca, e che sarà fatto quanto occorre per attuare la norma di statuto relativa alla radio e alla televisione. Non sono state perspecificate le misure da adottare, nel senso voluto da parte austriaca.

TSCHOFEN: Insiste nell’affermare che, secondo Magnago, quelle misure sono state promesse in sede di chiarimenti.

GAJA: Ribatte che le assicurazioni date in forma generica dal Governo italiano sono state probabilmente tradotte dagli altoatesini nelle misure che essi avevano in mente. Cicomunque non pusignificare che, se non si attuano queste misure, rimarrà bloccato il rilascio della quietanza.

TSCHOFEN: Chiarisce che i due provvedimenti richiesti in materia di televisione avrebbero l’uno natura legislativa e l’altro natura amministrativa.

GAJA: Passa al problema del rapporto temporale tra la prima votazione della legge costituzionale e la firma dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja. Propone che le due cose avvengano contemporaneamente.

HALUSA: Chiede quanto possa durare il dibattito in Parlamento sulla legge costituzionale.

GAJA: Dice di ritenere che occorrerà almeno una settimana.

TSCHOFEN: Domanda se la proposta di contemporaneità significhi che la firma dovrebbe aversi durante la discussione parlamentare o al momento della votazione della legge.

GAJA: Risponde che dovrebbe aversi durante la discussione. Propone quindi che avvengano contemporaneamente anche la seconda votazione della legge costituzionale e il voto del Parlamento austriaco per autorizzare la ratifica dell’accordo sulla giurisdizione.

HALUSA: Risponde che questo sembra accettabile. Chiede perse sia esatto che la seconda votazione si riduce ad una formalità, e se si preveda anche in tale momento un vero e proprio dibattito parlamentare.

GAJA: Chiarisce che un dibattito puesserci.

HALUSA: Precisa che la discussione sulla legge costituzionale italiana e quella sulla legge austriaca di autorizzazione alla ratifica possono cominciare contemporaneamente; ma naturalmente non pustabilirsi in anticipo quale debba finire prima.

GAJA: Risponde che bisogna comunque evitare che i due dibattiti si blocchino a vicenda. Aggiunge che, se da parte austriaca si accettasse la contemporaneità anche nei rapporti tra firma dell’accordo e prima votazione della legge costituzionale, l’intesa sul calendario potrebbe dirsi conseguita. Si riferisce poi al problema della siglatura del calendario, sollevato da parte austriaca nell’incontro precedente, e chiarisce che da parte italiana si è deciso di fare a meno della siglatura. In definitiva il rispetto del calendario dipende dalla buona fede delle parti interessate.

HALUSA: Ne conviene, ritenendo che la siglatura non avrebbe comunque avuto un significato giuridico. Crede quindi se vi sia da prevedere un incontro fra i Ministri degli Esteri italiano ed austriaco.

GAJA: Risponde che il Governo deve ancora presentarsi al Parlamento e che si attende la dichiarazione del Presidente del Consiglio anche per i problemi di politica estera(3). Chiede se da parte austriaca si sia d’accordo per una seconda seduta degli esperti, da fissarsi domani.

HALUSA: Risponde che gli esperti austriaci devono lasciare Parigi domattina.

GAJA: Precisa che gli esperti italiani devono avere il tempo di esaminare il testo austriaco dei documenti di chiusura, che contiene elementi nuovi; tuttavia converrebbe fare cisollecitamente, se si vuole arrivare ad una rapida conclusione. Sarebbe magari possibile fare una breve discussione serale sui documenti.

HALUSA: Accetta questo suggerimento.

Prima che la seduta abbia termine, si compila un breve elenco delle questioni ancora aperte e delle operazioni da compiere prima che inizi a funzionare il calendario. Precisamente: le questioni ancora aperte sono quelle delle misure riguardanti la televisione, del rapporto temporale tra firma dell’accordo e prima votazione della legge costituzionale, della durata del periodo di tempo destinato a intercorrere fra l’attuazione del pacchetto e la quietanza. Vi è inoltre da esaminare e concordare il testo di tutti i documenti.

Le operazioni da compiere prima che inizi il funzionamento del calendario sono: la comunicazione da parte italiana dei chiarimenti relativi al pacchetto e la dichiarazione austriaca contro il terrorismo (della quale si attende di conoscere il testo).

Nella seduta serale, vengono esaminati l’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja, la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano e quella del Cancelliere austriaco. Le osservazioni italiane, i ritocchi concordati e le questioni ancora aperte risultano dall’appunto allegato(4). Per gli altri documenti, ci si riserva da parte italiana di far conoscere le osservazioni, eventualmente trasmettendole attraverso l’Ambasciata austriaca a Roma.

Una nuova riunione degli esperti viene prevista, salvo conferma, fra il 10 e il 15 gennaio 1969.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Novembre- Dicembre 1968.


2 Vedi D. 444.


3 Il discorso programmatico si terrà il 16 dicembre: vedi D. 448, nota 3.


4 Non rinvenuto nel fascicolo di provenienza. Presumibilmente l’appunto fu successivamente rielaborato e messo agli atti con la data del 16 dicembre: vedi D. 452.

451

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, NENNI(1)

R. segreto 37382. Vienna, 14 dicembre 1968.

Signor Ministro,

Kreisky mi ha pregato ieri di passarlo a vedere per pregarmi di trasmettere a V.E. una sua comunicazione, il che faccio con lettera separata(3).

Ho colto l’occasione per chiedergli se quanto egli aveva detto in materia di Alto Adige al Parlamento giorni fa (vedi mio telegramma del 4 dicembre(4)) fosse la sua ultima parola in argomento.

Egli mi ha detto che è sinceramente convinto che la soluzione attualmente allo studio sarebbe nociva sia per l’Italia che per l’Austria. A differenza di quella che egli aveva elaborata con l’allora Ministro degli Esteri Saragat(5), tale soluzione butta tutto in politica; essa lascia agli estremisti al sud e al nord del Brennero la possibilità di continuare a esercitare pressioni per ottenere di pi essa non vale a esercitare una pressione morale sul Governo e sul Parlamento italiano, che anzi cammineranno coi piedi di piombo, né costituisce la remora che un Governo austriaco di gente moderata e di spirito europeo potrebbe opporre ai propri estremisti.

Una soluzione «giuridica» quale quella del dicembre 1964 non solo ci avrebbe dato l’immediata chiusura della vertenza internazionale, ma avrebbe permesso – con la semplice minaccia del ricorso alla Commissione arbitrale – di dar coraggio al Governo italiano, e con le eventuali pronunce di essa favorevoli all’Italia di mettere a tacere i facinorosi di parte austriaca.

Ho detto a Kreisky che tutto questo poteva anche essere vero, ma che ormai ci trovavamo di fronte all’alternativa di rinviare il bene da ottenere subito per cercare il meglio di un incerto domani.

Egli mi ha risposto, con una logica formale non perfetta ma politicamente non discutibile, che ciche intanto importa è la sistemazione dello status della minoranza. Quando si pufare una buona politica, l’errore pigrave è di non farla subito. Egli non capiva perché il Governo italiano, se era persuaso che la pilarga autonomia della Provincia di Bolzano costituiva la buona politica (e egli, Kreisky, trovava buonissimo il pacchetto) non volesse cominciare a attuarla senza attendere oltre.

Gli ho replicato che questa idea poteva anche essere seducente, ma che non dava risposta all’altra esigenza, che è quella di chiudere definitivamente la vertenza internazionale sull’interpretazione dell’Accordo di Parigi. Al che Kreisky ha fatto una distinzione tra gli aspetti sostanziali e quelli formali della vertenza. Se fosse possibile inventare un automatismo intrinseco all’iter legislativo e regolamentare del pacchetto, nessuno chiederebbe una assicurazione internazionale. Cinon essendo possibile, l’inizio dell’attuazione del pacchetto in via unilaterale farebbe per lo meno una notevole impressione psicologica e diminuirebbe le pressioni in Austria per l’ancoraggio giuridico.

Gli ho allora domandato quale sarà l’atteggiamento suo e del partito socialista nel caso che l’accordo sia fatto e che Klaus lo porti in Parlamento. Rispondendomi che i socialisti avrebbero votato contro sulla parte che riguarda la Absicherung e favorevolmente sul pacchetto (distinzione senza fondamento ma sulla quale non sono stato a polemizzare) mi ha detto di essere perconvinto che anche in una questione del genere Klaus pucontare sulla sua maggioranza. Kreisky non invidia al partito populista un simile risultato, e nella campagna elettorale – se l’argomento sarà ancora d’attualità

– metterà in rilievo i difetti della soluzione. Ma non gli dispiacerebbe in fondo che il problema non fosse piuno di quelli che incomberanno sull’eventuale futura coalizione cattolico-socialista.

Da tutto quanto il mio interlocutore ha detto mi pare che una conclusione possa trarsi: anche Kreisky, come ormai molta gente in Austria (vedi mio rapporto circa le reazioni all’articolo di Petta sulla «Presse»(5)), ne ha abbastanza di masticare vecchie impostazioni di vecchi problemi. Un anno fa è tramontata la Verankerung; credo che assistiamo ora al crepuscolo della Absicherung. Faccia l’Italia – mi sembra sentir dire dai pi– il proprio dovere verso la minoranza di lingua tedesca; e la controversia italo-austriaca terminerà come terminano tutte le controversie che non possono essere risolte in buona e debita forma: e cioè con l’esaurimento progressivo della materia del contendere.

Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi del mio profondo ossequio.

Roberto Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Il documento reca il timbro: «Visto. Gabinetto dell’On. Ministro».


3 La lettera non è conservata agli atti nel fascicolo di cui alla nota 1.


4 T. 46631/797, non pubblicato.


5 Vedi D. 4.

Si fa riferimento alla lettera del corrispondente del «Corriere della Sera» Ettore Petta, pubblicata dalla «Presse» del 23 novembre e dedicata al problema dei rapporti italo-austriaci. Ducci ne riferì con i Telespressi 3692 e 3737 rispettivamente del 7 e 13 dicembre e con L. 3743 del 13 dicembre. In quest’ultima, in particolare, così sintetizzava: «Brevemente, le reazioni sono in maggioranza favorevoli alla tesi sostenuta da Petta, e cioè che da una parte e dall’altra bisogna finalmente uscire dal provincialismo, dalle recriminazioni, dai pregiudizi sciovinistici, dalla negazione della realtà nazionale da una parte e di quella politica dall’altra: e giungere finalmente a far sì che i due popoli, i quali attualmente si volgono le spalle, si guardino negli occhi e, anche in vista del comune pericolo, si diano la mano» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1968, b. 1, pos. AA 2/1).

452

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 16 dicembre 1968.

1. Il giorno 14 dicembre u.s. ha avuto luogo a Parigi un incontro fra i rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria in merito alla controversia altoatesina(3). Vi hanno partecipato:

-da parte austriaca: l’Ambasciatore Halusa, il Landesamtsdirektor Kathrein e il dr. Tschofen;

- da parte italiana: l’Ambasciatore Gaja, il Prof. Monaco, il Prof. Sperduti ed il Prof. Capotorti.

Si sono tenute due riunioni; una nel pomeriggio ed una in serata. Le conversazioni non sono continuate il giorno successivo – come era stato in precedenza previsto – dato che i rappresentanti austriaci hanno dichiarato di non potersi trattenere a Parigi.

Nel corso delle riunioni sono stati esaminati i seguenti temi:

- - -

2. Documenti di chiusura della controversia

Gli esperti austriaci hanno consegnato agli esperti italiani nuovi progetti, da essi predisposti, dei documenti di chiusura, recanti importanti modifiche rispetto ai testi esaminati e sostanzialmente concordati nella precedente riunione. I nuovi progetti, in lingua tedesca, tendevano a dare l’impressione che il risultato degli attuali contatti italo-austriaci costituisse un nuovo accordo fra i due Paesi, con la conseguente internazionalizzazione delle misure italiane a favore della Provincia di Bolzano, misure da noi definite interne.

Alcune fra le modifiche contenute nei documenti austriaci sono state subito respinte dai rappresentanti italiani, sia perché esse non sembravano conformi ai principi accolti dalle due parti, nel corso dei sondaggi che hanno avuto luogo dal 1964 ad oggi, sia in particolare perché ne traspariva la chiara intenzione austriaca di giungere all’internazionalizzazione del «pacchetto».

Sono stati in particolare discussi i primi tre documenti (dichiarazione del Governo italiano al Parlamento; dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale; accordo italo-austriaco per la giurisdizione della Corte dell’Aja), giungendo ad un testo concordato a livello esperti, che non differisce sostanzialmente dai testi in precedenza esaminati.

Da parte italiana si è insistito per la revisione di tutti i progetti di documenti presentati. I rappresentanti austriaci hanno fatto presente di preferire che tale esame si svolgesse in maniera meno affrettata. A tal fine essi hanno chiesto che da parte italiana siano inviate a Vienna per via diplomatica le osservazioni e proposte relative ai documenti da essi presentati, nell’intesa di collazionare interamente i testi definitivi dei documenti in un prossimo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri, che secondo le loro proposte, si potrebbe tenere fra il 10 ed il 15 gennaio p.v.

I rappresentanti italiani hanno preso atto delle proposte austriache, con riserva di prendere posizione su di esse appena possibile.

3. Calendario operativoÈ stato anzitutto concordato l’inserimento nel calendario operativo dei seguenti

punti: 1 bis) «Modifica dell’art. 18 del Regolamento di esecuzione del T.U. delle leggi

P.S. e riconoscimento della personalità giuridica all’Associazione Reduci e Vittime di Guerre altoatesini». 12 bis) «Decreto per il passaggio dalla Regione alla Provincia degli uffici e del personale inerenti alle nuove competenze provinciali».È stato altresì concordato che le misure di cui ai punti 1 bis) del Calendario operativo verranno cancellate dal cosiddetto «pacchetto».

Per quanto riguarda i punti tuttora in discussione del calendario operativo, è stato proposto da parte italiana che il punto 7) (firma dell’Accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja ed il punto 8) (prima votazione della legge costituzionale italiana) avvengano contemporaneamente. Così pure il punto 9) (voto parlamentare della legge di ratifica dell’Accordo predetto, in Italia ed in Austria) ed il punto 10) (approvazione definitiva della legge costituzionale italiana) dovrebbero avvenire contemporaneamente.

Da parte austriaca si è preso favorevole nota della proposta italiana, facendo tuttavia riserva di far conoscere la posizione definitiva del Governo di Vienna al riguardo.

4. Definizione del momento di attuazione del pacchetto

È stata concordata la seguente formula, già approvata da parte italiana, secondo la quale «il pacchetto si considererà eseguito quando entreranno in vigore la legge costituzionale, le leggi ordinarie e le norme di attuazione», nell’intesa che il termine «a quo» per il rilascio della quietanza dovrebbe decorrere dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’ultima norma di attuazione. L’emanazione delle norme di attuazione, a sua volta, dovrà aver luogo non oltre due anni dalla pubblicazione della legge costituzionale. Al fine di evitare che l’eventuale inerzia della Commissione paritetica per le norme di attuazione della Statuto blocchi la flessibilità di rispettare l’anzidetto termine, decorsi i 18 mesi senza che la Commissione predetta abbia provveduto a dare il suo parere, il Governo italiano sarà libero di procedere, entro i 6 mesi successivi, all’emanazione delle norme di attuazione.

Tuttavia da parte austriaca è stato richiesto che, affinché il pacchetto possa essere considerato attuato, vengano prese le seguenti misure particolari, che gli esperti austriaci hanno affermato essere comprese nei «chiarimenti» a suo tempo forniti al dr. Magnago:

1) integrazione (modifica) della Convenzione tra lo Stato e la RAI per stabilire che il personale incaricato dei programmi in lingua tedesca e ladina debba appartenere al rispettivo gruppo linguistico e che il direttore responsabile del coordinamento dei programmi in lingua tedesca venga nominato dalla RAI d’intesa con la Provincia;

2) integrazione (modifica) dell’art. 2 del Decreto Legislativo 3 aprile 1947,

n. 428 per stabilire che la Commissione di vigilanza, nell’ambito della Provincia, sia composta dal presidente e da tre membri di cui uno di lingua italiana, uno di lingua tedesca e uno di lingua ladina.

I rappresentanti italiani hanno rilevato che i punti sopracitati non risultavano inseriti, per quanto a loro conoscenza, fra i «chiarimenti» dati a suo tempo dall’allora Presidente del Consiglio On. Moro al Dr. Magnago e che di conseguenza, pur riservandosi di sottoporli agli organi competenti, non potevano accettare che l’attuazione di punti estranei al «pacchetto» potesse essere considerata come condizione per il riconoscimento dell’attuazione del pacchetto stesso.

5. I rappresentanti austriaci hanno infine espresso la loro preoccupazione per la presa di posizione di Kreisky sul problema alto-atesino, che ha avuto luogo nel Parlamento Federale in sede di discussione del bilancio per il 1969, il 4 dicembre u.s.4. Essi hanno sottolineato che tale presa di posizione è dovuta al fatto che nel corso del dibattito, il deputato popolare tirolese Leitner ebbe inopportunamente a criticare la sostanza dell’ipotesi d’intesa Kreisky- Saragat del dicembre 1964(5), affermando che: «l’ancoraggio aveva poco senso se il pacchetto era troppo scarso e percinon vi era nulla da ancorare». Toccato da tale critica, Kreisky aveva risposto affermando che la questione fondamentale del problema altoatesino era l’esistenza di un foro che stabilisse se un eventuale accordo era stato o meno adempiuto e che il partito socialista avrebbe dato il proprio consenso soltanto ad un ancoraggio di diritto internazionale. Infine, rivolto al Ministro degli Esteri, Kreisky aveva concluso: «Non vi smarrite in pseudo-assicurazioni, che non significano nulla».

Se la posizione di Kreisky puessere psicologicamente compresa, non è meno vero che essa rende pidifficile, almeno per il prossimo futuro, un’adesione del Partito Socialista austriaco all’ipotesi d’intesa sull’Alto Adige attualmente allo studio.

I rappresentanti austriaci hanno anzi dato l’impressione che, in seguito all’atteggiamento di Kreisky, il Governo austriaco non abbia l’intenzione di stringere i tempi per giungere alla chiusura della controversia. Essi comunque hanno sottolineato l’importanza che avrebbe un eventuale mutamento della posizione di Kreisky e si sono chiesti se da parte italiana non sia possibile una qualche azione per tentare d’influire su Kreisky ed indurlo ad un atteggiamento collaborativo(6).

6. Come è stato sopra indicato, da parte austriaca è accennato alla possibilità di un ulteriore incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri fra il 10 ed il 15 gennaio

p.v. I rappresentanti italiani si sono riservati, di far conoscere la posizione del loro Governo al riguardo, non appena possibile(7).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Novembre- Dicembre 1968.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi DD. 449 e 450.


4 A tal proposito si veda il colloquio di Ducci con Kreisky al D. 451.


5 Vedi D. 4.


6 Vedi D. 454.


7 Per il seguito vedi D. 453.

453

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto urgentissimo(2). Roma, 24 dicembre 1968.

- - - - - -

La nuova stesura dei testi ha mirato sopratutto ad eliminare quelle espressioni che potevano avvalorare la tesi secondo la quale le misure del pacchetto costituiscono il risultato di trattative italo-austriache, tesi che pertanto tende alla internazionalizzazione del cosiddetto pacchetto.

3. Sui testi delle dichiarazioni dei Capi del Governo italiano ed austriaco ai rispettivi Parlamenti non sembrano sussistere ormai ragioni di sostanziali divergenze.

Per quanto concerne il testo dell’accordo che estende la competenza obbligatoria della Corte dell’Aja, rimane da stabilire se le controversie alle quali l’accordo stesso fa riferimento debbano essere menzionate come «le eventuali controversie» (proposta austriaca) ovvero semplicemente «le controversie» (proposta italiana). L’opposizione italiana alla aggiunta dell’aggettivo «eventuali» è dovuta al timore che, con tale inserzione, si cerchi da parte di Vienna di far sì che il ripresentarsi di aspetti della controversia attuale possa sfuggire all’ambito di previsione dell’accordo, intendendosi da parte austriaca come eventuali le sole controversie diverse da quella attuale.

Una soluzione di compromesso, che potrebbe essere da noi successivamente proposta, consisterebbe nel consentire che venga inserita la parola «eventuali» in tutti i documenti previsti diversi dall’accordo, là dove si fa riferimento alle controversie da sottoporre alla Corte, purché tale parola non compaia nel testo dell’accordo e nei passi in cui l’accordo è citato letteralmente.

Quanto ai testi dei rimanenti documenti, essi hanno subito le modifiche rispondenti agli accennati criteri.

Vi è da notare che uno dei documenti: la notifica parallela dei due Governi al Segretario Generale delle Nazioni Unite, non era stato discusso in precedenza. Alla riunione degli esperti del 14 dicembre u.s. ciascuna delle due Parti ha presentato un progetto; quello che è stato ora predisposto (e che si allega al presente appunto) è basato sul progetto austriaco, al quale sono state apportate le modifiche ritenute necessarie.

Per quanto concerne, infine, il documento n. 5 (dichiarazioni del Governo austriaco alla Commissione politica dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa) si osserva che sarebbe forse preferibile sopprimerlo, dato che sostanzialmente non aggiunge nulla all’impegno di tregua politica, già contenuto nella dichiarazione del Cancelliere austriaco al Consiglio Nazionale ed appare quindi superfluo.

Da parte italiana si potrebbe pertanto far presente al Governo di Vienna che si riterrebbe preferibile eliminare il documento predetto, anche per non affrontare nuovi problemi di formulazione.

Se da parte austriaca si dovesse insistere per mantenerlo, si potrebbe aderire alla richiesta, eventualmente in cambio di qualche concessione su un altro punto, purché il documento venga modificato nel senso indicato nell’allegato.

Ove V.E. concordi, i predetti documenti potrebbero essere trasmessi al Governo di Vienna per tramite di questa Ambasciata d’Austria, con la riserva sopraccennata, per quanto concerne il documento n. 5.

4. Per quanto riguarda la definizione del momento di attuazione del pacchetto, è noto che i rappresentanti austriaci ci hanno richiesto che, affinché il pacchetto possa essere considerato attuato, vengano prese due misure particolari che essi hanno affermato essere comprese nei chiarimenti a suo tempo forniti al Dr. Magnago.

In realtà non risulta che tali misure siano state oggetto dei «chiarimenti». Dopo aver esaminato la questione con il Capo dell’Ufficio Regioni del Ministero dell’Interno si è accertato che non sussisterebbero ostacoli a che l’adozione delle misure stesse potesse essere presa in considerazione da parte del Governo; tuttavia, non sembra accettabile che esse vengano considerate come fattori condizionanti dell’attuazione del pacchetto, proprio perché non ne fanno formalmente parte.

Ove V.E. concordi, i rappresentanti italiani si esprimerebbero in tal senso con i rappresentanti austriaci.

6. [sic] Come noto, da parte austriaca si è accennato alla possibilità di un ulteriore incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri dei due Paesi, fra il 10 ed il 15 gennaio p.v.

Ove V.E. concordi, si potrebbe proporre al Governo austriaco che la riunione abbia luogo nei giorni 11-13 gennaio p.v. a Ginevra oppure a Losanna(4).

Allegato(5)

DICHIARAZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PARLAMENTO

Com’è noto agli onorevoli Membri del Parlamento, la Commissione di Studio per i problemi dell’Alto Adige – istituita con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1° settembre(1961) – ultimnel 1964 i suoi lavori presentando una ampia relazione, che fu portata a conoscenzadegli onorevoli Ministri e degli onorevoli parlamentari. Tenendo strettamente conto dei risultati, ai quali la Commissione giunse dopo un lungo approfondito e pregevole lavoro ed una accurataanalisi delle questioni relative all’assetto della Provincia di Bolzano e alla convivenza dei cittadini dei vari gruppo linguistici che vi risiedono, il Governo intende ora venire incontro nella piampiamisura possibile alle aspirazioni delle popolazioni altoatesine, così da migliorare ulteriormente le loro condizioni economiche, sociali e culturali. Il Governo quindi, nella sua autonoma determinazione, ha deciso di promuovere dei provvedimenti concreti che valgano ad assicurare la pacificaconvivenza e lo sviluppo dei diversi gruppi linguistici residenti in Alto Adige.

Animato da questi propositi, il Governo dichiara che presenterà alle Camere, entro 45 giorni, il disegno di legge costituzionale ed entro un anno i disegni di legge ordinaria occorrenti per realizzare misure intese, in particolare, ad ampliare, nella cornice della Regione Trentino- Alto Adige, i poteri legislativi e amministrativi delle Province autonome di Trento e Bolzano.

Il Governo richiederà l’esame degli anzidetti disegni di legge con procedure d’urgenza, e confida che le Camere, consapevoli dell’eccezionale importanza del problema, nonché di questa storica occasione, vorranno espletare la discussione e pervenire al voto con la rapidità richiesta dalle particolari circostanze.

Nell’ambito della propria competenza il Governo si impegna, inoltre, ad emanare – entro due anni dall’emanazione della legge costituzionale sopra menzionata – le norme di attuazione occorrenti.

L’elencazione analitica del complesso di misure che si intende realizzare è contenuta nel documento che viene contemporaneamente distribuito agli On.li Membri del Senato e della Camera dei Deputati. Tale documento deve considerarsi parte integrante di questa dichiarazione.

Il Governo ha altresì deciso di istituire una Commissione di Studio – composta da membri appartenenti ai tre gruppi linguistici e che puessere integrata da funzionari delle Amministrazioni interessate – per l’esame periodico dei problemi relativi alla Provincia di Bolzano, così come risulta dal documento summenzionato.

Dal complesso delle misure enunciate, il Governo confida che la situazione dell’Alto Adige trarrà giovamento.

Il Governo italiano conferma il suo punto di vista di aver già applicato l’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. Le misure che il Governo ha l’onore di promuovere sono il frutto di autonoma determinazione e confermano la concezione sinceramente democratica che noi abbiamo dei rapporti tra lo Stato e tutti i gruppi della sua popolazione. Peraltro, anche tenuto conto di tali misure, il Governo ritiene che la controversia finora esistente fra Italia e Austria circa l’applicazione del suddetto Accordo di Parigi è destinata a perdere la sua ragione d’essere e il suo contenuto concreto. Inoltre, allo scopo di evitare che le buone relazioni tra i due Paesi possano(6) essere turbate da controversie, abbiamo negoziato un accordo *che rende*7 applicabili le norme del Capo I della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie, nei rapporti fra Italia ed Austria, alle controversie concernenti l’interpretazione o l’applicazione degli accordi bilaterali in vigore fra i due Stati anche quando le controversie riguardino fatti o situazioni anteriori all’entrata in vigore fra i due Stati della Convenzione sopracitata. Non appena firmato tale accordo, il Governo lo sottoporrà al Parlamento in vista dell’autorizzazione alla ratifica.

Il Governo ritiene di avere in tal modo agito efficacemente anche per raggiungere gli obiettivi indicati nelle Risoluzioni n. 1497 (XV) e n. 1661 (XVI) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

DICHIARAZIONE DEL GOVERNO AUSTRIACO AL CONSIGLIO NAZIONALE

Il Governo Federale austriaco ha esaurientemente riferito a suo tempo a questa Alta Camera in merito al ricorso alle Nazioni Unite negli anni 1960-61 per il problema altoatesino. Nel preambolo della Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 31 ottobre 1960 è stato dichiarato espressamente che lo scopo del Trattato di Parigi consisteva nel garantire agli abitanti di lingua tedesca della Provincia di Bolzano una completa parità giuridica con gli abitanti di lingua italiana nel quadro di particolari misure per la protezione delle caratteristiche etniche e dello sviluppo culturale ed economico della popolazione di lingua tedesca. La parte operativa di questa Risoluzione raccomandava all’Austria e all’Italia di riprendere le trattative in merito alla controversia esistente sull’interpretazione e l’esecuzione del Trattato di Parigi e, qualora dette trattative non avessero condotto entro un ragionevole periodo di tempo a dei risultati soddisfacenti di ricorrere ad altro mezzo pacifico per la chiusura della controversia.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ripeté nel 1961 il suo invito all’Austria e all’Italia di proseguire le trattative.

I Ministri degli Esteri austriaco ed italiano si incontrarono a Ginevra il 23 ottobre 1963 e il 25 maggio 1964. In quest’ultimo incontro venne costituita una Commissione di esperti che tenne le sue sedute dal 22 al 27 giugno, dall’8 al 15 luglio e dal 31 agosto al 5 settembre.

In una nuova riunione dei Ministri degli Esteri il 7 e l’8 settembre 1964 furono impartite alla Commissione degli esperti ulteriori direttive, sulla cui base si svolsero due nuove sessioni dal 28 settembre al 3 ottobre e dal 21 ottobre al 25 ottobre dello stesso anno. Conversazioni a livello di esperti hanno avuto luogo *anche in epoca successiva fino al … Gli ultimi incontri dei Ministri degli Esteri hanno avuto luogo il …*8.

Il Governo italiano ha dichiarato il … dinanzi alla Camera italiana che esso presenterà entro 45 giorni il disegno di legge costituzionale e entro un anno i disegni di legge ordinaria che allargano notevolmente le competenze autonome della Provincia di Bolzano.

In tale occasione il Governo italiano ha inoltre dichiarato che richiederà con procedura urgente l’esame dei suddetti disegni di legge ed ha formulato il voto che le Camere, consapevoli dell’importanza straordinaria del problema e dell’occasione storica, procedano all’esame di tali leggi con la rapidità richiesta dalle particolari circostanze.

Il Governo italiano ha deciso inoltre nell’ambito della propria competenza di emanare entro 2 anni dall’emanazione della legge costituzionale sopra menzionata, le norme di attuazione occorrenti.

L’insieme delle misure, di cui l’Italia ha annunciato l’attuazione, è contenuto in un documento, che è stato distribuito ai membri del Parlamento italiano e forma parte integrante della dichiarazione governativa italiana. Una traduzione di tale elenco è annessa in allegato alla dichiarazione del Governo Federale.

Il Governo austriaco constata che le misure italiane costituiscono atti di adempimentodell’Accordo di Parigi. Secondo il Governo italiano invece, le misure enunciate sono frutto di autonoma determinazione e non rientrano nel quadro dell’Accordo di Parigi, che quel Governo sostiene di avere già eseguito, tesi questa, che da parte austriaca è stata sempre respinta. Il Governo Federale desidera inoltre far presente che, nel corso della già citata XV Assemblea Generale delle Nazioni Unite, esso, per parte sua, ha sostenuto il punto di vista che il Trattato di Parigi possa venire adempiuto solo mediante la concessione di una autonomia regionalesostanziale. Ciascuna delle Parti ha dichiarato di voler lasciare impregiudicato il proprio punto di vista giuridico.

Il Governo Federale austriaco *non dubita*9 che l’Italia eseguirà le misure elencate dal Governo italiano nella sua dichiarazione del … entro i termini indicati ed in uno spirito di comprensione per i desideri del gruppo etnico altoatesino.

A tal riguardo il Governo Federale austriaco dichiara che, quando le misure contenute nell’allegato scritto saranno state eseguite, cioè la legge costituzionale, le leggi ordinarie e le norme di attuazione della legge costituzionale saranno state emanate, esso dichiarerà di considerare estinta la controversia esistente fra Austria e Italia, che fu oggetto delle sopra menzionate Risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

È intenzione del Governo austriaco, con riferimento alle Risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 1497 (XV) e 1661 (XVI), d’informare di tutto quanto precede le Nazioni Unite.

Nel corso dei contatti italo-austriaci è stato negoziato un accordo *che rende applicabili*10 le norme del Capo I della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie nei rapporti fra Austria e Italia, alle controversie concernenti l’interpretazione e l’applicazione degli accordi bilaterali in vigore tra i due Stati anche quando le controversie riguardano fatti o situazioni anteriori all’entrata in vigore fra i due Stati della Convenzione sopra citata.

*Inoltre durante il periodo che intercorrerà fra la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento e lo scambio delle ratifiche dell’accordo intorno alla giurisdizione della Corte dell’Aja, e sempre che l’attuazione delle misure annunciate nella dichiarazione governativa italiana del ... avvenga nel periodo ivi previsto*11, il Governo austriaco si asterrà12 dal portare il problema dell’Alto Adige dinanzi a qualsiasi istanza internazionale.

Il Governo Federale austriaco è d’avviso che in tal modo sia stato compiuto lo sforzo piampio possibile per rendere attuabile una convivenza pacifica ed uno sviluppo amichevole sia dei diversi gruppi etnici dell’Alto Adige sia dei rapporti fra Austria e Italia.

IA DICHIARAZIONE ORALE DEL GOVERNO ITALIANO ALLE NAZIONI UNITE

Come noto, con la Risoluzione del 31 ottobre 1960 n. 1497 (XV) (intitolata «Status dell’elemento di lingua tedesca nella Provincia di Bolzano(13)») l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite invitava Italia ed Austria a riprendere i negoziati per trovare una soluzione a tutte le controversie relative all’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. Tale invito venne confermato con successiva risoluzione del 30 novembre 1961, n. 1661 (XVI).

In conformità del punto 1 della citata Risoluzione del 31 ottobre 1960 e del punto 1 della citata Risoluzione del 30 novembre 1961, *il Governo italiano ha intrapreso e condotto*14 dal 27 gennaio 1961 in poi, numerosi colloqui, conferenze e sondaggi *con i rappresentanti del Governo austriaco, ed ha*15 così ricercato il modo di pervenire *alla chiusura*16 della controversia tra i due Paesi.

In data … il Governo italiano ha comunicato al Parlamento una serie di misure in favore delle popolazioni dell’Alto Adige intese ad ampliare l’ambito dei poteri legislativi ed amministrativi spettanti alla Provincia di Bolzano, riservandosi di presentare entro breve termine i disegni di legge occorrenti. Il Parlamento italiano ha approvato le dichiarazioni del Governo.

Il Governo Federale austriaco ha dichiarato che quando le misure contenute nell’allegato scritto alla sopra citata dichiarazione del Governo italiano saranno state eseguite, cioè quando la legge costituzionale, le leggi ordinarie e le norme di attuazione della legge costituzionale saranno state emanate esso dichiarerà *che la controversia esistente fra l’Italia e l’Austria*17 che fu oggetto delle citate risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite *sarà da considerarsi estinta*18.

Il Governo italiano pur rilevando che le misure annunciate sono dovute alla sua libera determinazione e non rappresentano adempimento di alcun accordo internazionale, ha preso atto con soddisfazione della dichiarazione austriaca sopra menzionata.

I due Governi hanno inoltre negoziato un accordo, che *rende*19 applicabili le norme del Capo I della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie, nei rapporti tra l’Italia e l’Austria, alle controversie concernenti l’interpretazione e l’applicazione degli accordi bilaterali in vigore tra i due Stati anche quando le controversie riguardano fatti o situazioni anteriori all’entrata in vigore fra i due Stati della Convenzione sopra citata.

Il Governo italiano ritiene di avere in tal modo agito efficacemente per raggiungere gli obiettivi indicati nelle citate Risoluzioni 1497 (XV) e 1661 (XVI) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

IA DICHIARAZIONE ORALE DEL GOVERNO AUSTRIACO ALLE NAZIONI UNITE

L’Assemblea Generale si è occupata il 31 ottobre 1960, nel corso della sua XV sessione, della controversia esistente tra l’Austria e l’Italia in merito all’esecuzione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946, regolante lo status della popolazione di lingua tedesca della Provincia di Bolzano, ed ha raccomandato alle Parti con la Risoluzione 1497 (XV) di riprendere le trattative al fine di pervenire ad una soluzione di tutte le divergenze concernenti l’esecuzione del suddetto Accordo.

L’Assemblea Generale nel corso della sua XVI sessione, con la Risoluzione 1661 (XVI) del 30 novembre 1961, ha preso nota con soddisfazione delle trattative che erano in corso fra le due Parti ed ha invitato entrambe le Parti a compiere ulteriori sforzi per pervenire ad una soluzione nel senso della Risoluzione 1497 (XV).

Nello spirito delle due Risoluzioni summenzionate, si sono avuti fra il Governo austriaco e italiano, negli anni 1961-1968, dei colloqui e delle trattative al fine di pervenire ad una cessazione della controversia esistente tra i due Paesi.

Il Governo italiano ha dichiarato al Parlamento, in una dichiarazione fatta il … che esso avrebbe presentato entro 45 giorni il disegno di legge costituzionale ed entro un anno i disegni di legge ordinaria menzionati nell’allegato a questo rapporto e che attengono allo status della popolazione di lingua tedesca della Provincia di Bolzano ...

Il Governo italiano ha(20) annunciato inoltre nella dichiarazione su menzionata che esso promuoverà nel quadro della *sua*21 competenza, e(22) nel tempo pibreve possibile, e al pitardi comunque entro due anni(23), le misure di attuazione necessarie *e curerà l’insediamento di un organo interno di contatto fra il Governo italiano ed i rappresentanti dei gruppi etnici della Provincia di Bolzano*24.

Il Governo austriaco è d’avviso che le summenzionate misure italiane rientrano nel quadro degli obblighi che l’Italia ha assunto con l’Accordo di Parigi del 5.9.1946.

Il Governo austriaco a seguito della summenzionata dichiarazione italiana dinnanzi al Parlamento italiano ha fatto al Consiglio Nazionale austriaco una dichiarazione del seguente contenuto:

«Il Governo Federale austriaco *non dubita*25 che l’Italia eseguirà le misure elencate dal Governo italiano nella sua dichiarazione del … entro il termine indicato e in uno spirito di comprensione per i desideri del gruppo etnico altoatesino.

A tale riguardo il Governo Federale austriaco dichiara che quando le misure contenute nell’allegato scritto alla sopra citata dichiarazione italiana saranno state eseguite, cioè quando la legge costituzionale, le leggi ordinarie e le norme di attuazione della legge costituzionale saranno state emanate, esso dichiarerà *che*26 la controversia esistente fra l’Italia e l’Austria, che fu oggetto delle *menzionate*27 Risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, *sarà da considerarsi estinta*28.

Tra l’Austria e l’Italia è stato negoziato un accordo *che rende*29 applicabili le norme del Capo I della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie, nei rapporti tra l’Austria e l’Italia, alle controversie concernenti l’interpretazione e l’applicazione degli accordi bilaterali in vigore fra i due Stati, anche quando le controversie riguardino fatti o situazioni anteriori all’entrata in vigore fra i due Stati della Convenzione sopra citata. Tale Accordo rappresenta un importante contributo per uno sviluppo armonico dei rapporti tra i due Paesi.

Inoltre *durante il periodo che intercorrerà fra la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento e lo scambio delle ratifiche dell’accordo intorno alla giurisdizione della Corte dell’Aja, e sempre che l’attuazione delle misure annunciate nella dichiarazione governativa italiana del ... avvenga nel periodo ivi previsto*30, il Governo austriaco si asterrà31 dal portare il problema dell’Alto Adige dinanzi a qualsiasi istanza internazionale.

DICHIARAZIONE DEL GOVERNO FEDERALE AUSTRIACO RIGUARDANTE LA SOTTOCOMMISSIONE PER L’ALTO ADIGE DELLA COMMISSIONE POLITICA DELL’ASSEMBLEA CONSULTIVA DEL CONSIGLIO D’EUROPA

Progetto austriaco

Il Governo Federale austriaco ha asserito nella sua dichiarazione del … che, nell’aspettativa che l’attuazione delle misure annunciate nella dichiarazione governativa italiana del … avvenga nel periodo ivi previsto, esso si asterrà, durante il periodo di tempo che intercorrerà tra la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento e lo scambio delle ratifiche dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja, dal portare il problema dell’Alto Adige dinanzi a qualsiasi istanza internazionale. Esso precisa questa promessa di tregua anche nel senso che durante il periodo di tempo prestabilito non intraprenderà alcuna iniziativa riguardante la Sottocommissione per l’Alto Adige della Commissione politica dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa.

ACCORDO CONCERNENTE LA MODIFICA DELL’ART. 27 LETT. A) DELLA CONVENZIONE EUROPEA PER LA SOLUZIONE PACIFICA DELLE CONTROVERSIE NEI RAPPORTI TRA ITALIA ED AUSTRIA

Il Presidente della Repubblica Federale austriaca ed il Presidente della Repubblica italiana hanno stabilito di concludere un accordo per la modifica, nei rapporti tra Austria e Italia, dell’art. 27 lett. a) della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie e a tal fine hanno nominato come loro plenipotenziari:

il Presidente della Repubblica Federale austriaca, i Sigg. …

il Presidente della Repubblica italiana, i Sigg. …

i quali dopo essersi scambiati i loro pieni poteri ed averli trovati in buona e debita forma, hanno convenuto le seguenti disposizioni:

Art. 1 «Le norme del Capo I della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie, conclusa a Strasburgo il 29 aprile 1957, si applicano, tra l’Italia e l’Austria, alle controversie concernenti l’interpretazione e l’applicazione degli accordi bilaterali in vigore tra i due Stati, anche quando le controversie riguardino fatti o situazioni anteriori all’entrata in vigore fra i due Stati della Convenzione sopra citata».

Art. 2 «Il presente accordo sarà ratificato. Esso entrerà in vigore alla data dello scambio delle ratifiche».

*TESTO DELLA QUIETANZA AUSTRIACA*32

Considerato che è sorta una controversia tra l’Austria e l’Italia circa l’attuazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946 e,

Considerato che questa controversia è stata oggetto delle Risoluzioni 1497 (XV) e 1661

(XVI) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite,

Tenuto conto che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nelle predette Risoluzioni ha raccomandato all’Austria e all’Italia di riprendere le trattative allo scopo di trovare una soluzione di tutte le divergenze concernenti l’attuazione dell’accordo predetto,

Tenuto conto che la ripresa delle trattative ha avuto luogo e ha portato all’adozione di un metodo di consultazione idoneo a promuovere il superamento della controversia senza pregiudizio delle rispettive posizioni giuridiche delle Parti,

Tenuto conto che il Governo italiano, nella sua dichiarazione governativa del …, ha annunciato *misure specificatamente indicate, destinate ad assicurare*33 la convivenza pacifica e lo sviluppo delle popolazioni altoatesine,

Visto che il Governo italiano ha ora realizzato queste misure annunciate nella dichiarazione governativa del …, il Governo Federale austriaco dichiara di considerare chiusa lacontroversia esistente fra Austria ed Italia, che ha formato oggetto delle anzidette Risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e riguardante lo status dell’elemento di lingua tedesca nella Provincia di Bolzano (Bozen) – esecuzione dell’Accordo di Parigi del(5) settembre 1946.

NOTA DI RISPOSTA ITALIANA

La nota di risposta italiana consiste in una semplice presa di atto.

NOTIFICA AL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

Il Governo italiano/Federale austriaco ha l’onore di comunicare al Segretario Generale delle Nazioni Unite quanto segue:

Come il Ministro degli Affari Esteri italiano/austriaco ebbe l’onore di comunicare il … alla … sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Governo italiano, in una dichiarazione al proprio Parlamento in data … aveva annunciato l’intenzione di adottare(34) una serie di misure in favore delle popolazioni dell’Alto Adige, intese ad ampliare l’ambito dei poteri legislativi ed amministrativi spettanti alla Provincia di Bolzano. Dal canto suo il Governo austriaco, in una dichiarazione al proprio Parlamento in data … aveva annunciato(35) che, non appena tali misure fossero state adottate, avrebbe dichiarato di considerare come chiusa la controversia relativa all’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946, che ha formato oggetto delle Risoluzioni n. 1497 (XV) e n. 1661 (XVI) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Avuto riguardo alla realizzazione delle misure annunciate a suo tempo dal Governo italiano a favore della popolazione dell’Alto Adige, il Governo austriaco *ha infine dichiarato, in data …, che esso considerava*36 estinta la menzionata controversia.

Il Governo italiano/austriaco prega il Segretario Generale delle Nazioni Unite di prendere atto di questa comunicazione.

NOTIFICA AL CANCELLIERE DELLA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA RIGUARDANTE LA MODIFICA DELL’ART. 27 LETT. A) DELLA CONVENZIONE EUROPEA PER LA SOLUZIONE PACIFICA DELLE CONTROVERSIE NEI RAPPORTI TRA ITALIA/AUSTRIA E AUSTRIA/ITALIA

Eccellenza! Su incarico del mio Governo ho l’onore di notificare a Vostra Eccellenza quanto segue: Con l’accordo tra la Repubblica italiana/austriaca e la Repubblica austriaca/italiana allegato a questa nota, firmato il … a … il quale è entrato in vigore dopo lo scambio delle ratifiche il ..., è stato convenuto che «le norme del Capo I della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie, conclusa a Strasburgo il 29.4.1957, si applicano tra l’Italia/l’Austria e l’Austria/l’Italia alle controversie concernenti l’interpretazione el’applicazione degli accordi bilaterali in vigore tra i due Stati, anche quando le controversie riguardino fatti o situazioni anteriori all’entrata in vigore fra i due Stati della Convenzione sopra citata».

Il Governo italiano/Federale austriaco prega Vostra Eccellenza, quale Cancelliere della Corte Internazionale di Giustizia, di voler prendere atto di questo accordo.

NOTIFICA AL SEGRETARIO GENERALE DEL CONSIGLIO D’EUROPA DEL TRATTATO RIGUARDANTE LA MODIFICA DELL’ART. 27 LETT. A) DELLA CONVENZIONE EUROPEA PER LA SOLUZIONE PACIFICA DELLE CONTROVERSIE NEI RAPPORTI TRA ITALIA/AUSTRIA E AUSTRIA/ITALIA

Il Rappresentante permanente d’Italia/d’Austria presso il Consiglio d’Europa presenta i suoi complimenti al Segretario Generale del Consiglio d’Europa e lo prega, quale depositario della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie, conclusa a Strasburgo il 29.4.1957, di voler prendere nota di quanto segue:

Con l’accordo tra la Repubblica italiana/austriaca e la Repubblica austriaca/italiana allegato a questa notifica, firmato il … a … il quale è entrato in vigore dopo lo scambio delleratifiche il …, è stato convenuto che «le norme del Capo I della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie, conclusa a Strasburgo il 29.4.1957, si applicano, tra l’Italia/l’Austria e l’Austria/l’Italia, alle controversie concernenti l’interpretazione e l’applicazione degli accordi bilaterali in vigore tra i due Stati, anche quando le controversie riguardino fatti o situazioni anteriori all’entrata in vigore fra i due Stati della Convenzionesopra citata».

L’accordo viene notificato anche al Cancelliere della Corte Internazionale di Giustizia.

CALENDARIO OPERATIVO


1 bis) Modifica dell’art.18 del Regolamen-1 bis) idem to di esecuzione del T.U. delle leggi di P.S. e riconoscimento della personalità giuridica dell’Associazione Reduci e Vittime di Guerra altoatesini.

Proposta italiana Proposta austriaca
1) Parafatura dell’accordo per la giurisdizione 1) idem della Corte dell’Aja.
2) Dichiarazione del Presidente del Consiglioitaliano al Parlamento. 2) idem
3) Dichiarazione del Cancelliere austriaco al proprio Parlamento. 3) idem
4) Insediamento del Comitato preparatorio dei provvedimenti per l’Alto Adige. 4) idem
5) Dichiarazioni orali dei delegati italiano ed austriaco all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite(37). 5) idem

6) Dichiarazione austriaca relativa alla Com-6) idem missione Struye del Consiglio d’Europa.

7) Firma dell’accordo per la giurisdizione del-7) Votazione in prima lettura della legge costi-la Corte dell’Aja. tuzionale italiana.

8) Prima votazione della legge costituzionale 8) Firma dell’accordo per la giurisdizione del-italiana. la Corte dell’Aja.

9) e 10) Voto parlamentare della legge di rati-9) e 10) idemfica dell’Accordo, in Italia ed in Austria, contemporaneamente all’approvazione definitiva

della legge costituzionale italiana.

11) Approvazione delle leggi ordinarie italiane. 11) idem

12) Emanazione delle norme di attuazione 12) idemdella legge costituzionale italiana.

12 bis) Decreto per il passaggio dalla Regione 12 bis) idemalla Provincia degli uffici e del personale inerente alle nuove competenze provinciali.

13) Scambio delle ratifiche dell’accordo e 13) idemrilascio della quietanza austriaca (cosiddetta formula Toncic).

14)Notifiche della chiusura della controversia 14) idemal Segretario Generale delle Nazioni Unite.

15) Notifica dell’accordo per la giurisdizione 15) idemdella Corte dell’Aja al Cancelliere della Corte ed al Segretario del Consiglio d’Europa.

16) Eventuale conclusione di un trattato di 16) idemamicizia italo-austriaco.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 30, n. 1635.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione di Zagari: «L’On. Ministro concorda».


3 Vedi DD. 449 e 450.


4 Per il seguito vedi D. 455.


5 I documenti qui riprodotti vennero esaminati nell’incontro degli esperti svoltosi a Ginevra il 30 e 31 gennaio 1969 (vedi D. 468). Si segnalano in nota le variazioni che risultano apportate ai testi (vedi a tal proposito anche D. 476).


6 Aggiunto: «eventualmente».


7 Modificato in: «diretto a rendere».


8 Modificato in: «successivamente i giorni: 6 novembre, 4 e 5 dicembre 1964; 28-29 luglio e 25 novembre 1965; 24-25 maggio, 16-18 giugno e 18-20 luglio 1966; 19-20 giugno, 17-19 novembre e 6-7 dicembre 1967; 24-25 luglio, 9-10 settembre, 12 ottobre, 28-29 novembre e 14 dicembre 1968, e finalmente 30 e 31 gennaio 1969. Nel corso degli ultimi anni i Ministri degli Esteri hanno avuto conversazioni sulla materia in diverse occasioni». Nota del documento alla fine del brano: «Inserire altri fatti».


9 Modificato in: «si attende».


10 Modificato in: «diretto a rendere applicabili».


11 Modificato in: «Sul presupposto che l’emanazione delle norme costituzionali, delle leggi ordinarie e delle norme di attuazione indicate nella dichiarazione governativa italiana del … si concluda nel periodo di tempo ivi contemplato, e cioè prevedibilmente in un periodo complessivo di circa quattro anni».


12 Aggiunto: «durante questo tempo».


13 Aggiunto: «- applicazione dell’accordo di Parigi del 5 settembre 1946».


14 Modificato in: «hanno avuto luogo».


15 Modificato in: «fra i rappresentanti dei Governi italiano ed austriaco. Si è».


16 Modificato in: «al superamento».


17 Modificato in: «di considerare estinta la controversia esistente fra Italia ed Austria».


18 Omesso.


19 Modificato in: «è diretto a rendere».


20 Aggiunto: «formalmente».


21 Modificato in: «propria».


22 Omesso.


23 Aggiunto: «dall’emanazione della legge costituzionale».


24 Omesso.


25 Modificato in: «si attende».


26 Modificato in: «di considerare estinta».


27 Modificato in: «summenzionate».


28 Omesso.


29 Modificato in: «diretto a rendere».


30 Modificato in: «sul presupposto che l’emanazione delle norme costituzionali, delle leggi ordinarie e delle norme di attuazione indicate nella dichiarazione governativa italiana del … si concluda nel periodo di tempo ivi contemplato e cioè prevedibilmente in un periodo complessivo di circa quattro anni».


31 Aggiunto: «durante questo tempo».


32 Modificato in «Dichiarazione».


33 Modificato in: «ed ha specificamente indicato misure, destinate ad assicurare in modo durevole».


34 Aggiunta del seguente inciso: «con salvezza del suo punto di vista giuridico sulla questione dell’esecuzione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946».


35 Aggiunta del seguente inciso: «ugualmente con salvezza del suo punto di vista giuridico circa la questione sopra indicata».


36 Modificato in: «con dichiarazione in data … ha infine affermato che esso considera».


37 Nota del documento: «Questo punto verrà eventualmente posposto in relazione alla data del dibattito di politica generale nell’Assemblea delle Nazioni Unite».

454

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, [...] dicembre 1968.

ELEMENTI PER UN EVENTUALE CONTATTO COL DOTT. KREISKY, PRESIDENTE DELLA SPÖ, SUL PROBLEMA ALTO- ATESINO

1. Situazione attuale dei contatti italo-austriaci

I contatti italo-austriaci in merito alla questione altoatesina sembrano giunti ormai al loro termine, essendo quasi ultimato il lavoro degli esperti per l’elaborazione di una seconda ipotesi globale di intesa dopo quella discussa a Parigi il 16 dicembre 1964(3).

Fra poche settimane si potrà così verosimilmente giungere ad un esame definitivo di tale ipotesi globale ed a una decisione politica circa la sua messa in opera in vista di un superamento della controversia.

Una rapida conclusione dell’annosa vertenza risponde, ancor piche all’interesse delle popolazioni alto-atesine, a quello dei due Paesi, consentendo di superare le difficoltà tuttora esistenti per una ampia e piena collaborazione, di cui anche la recente crisi cecoslovacca dovrebbe aver dimostrato la necessità e l’urgenza.

2. Principi basilari della attuale ipotesi globale di intesa e di quella del dicembre 1964

L’ipotesi d’intesa attualmente all’esame è basata sulla stessa impostazione che fu data a suo tempo ai contatti da cui scaturì l’ipotesi d’intesa del dicembre 1964. Puessere utile ricordare che tale impostazione, concordata fra il Dott. Kreisky e l’allora Ministro degli Esteri italiano, Saragat, nell’incontro di Ginevra del 25 maggio 1964, si richiama ai seguenti principi:

- - -

Tali principi hanno trovato il loro conforto, in Italia, in varie decisioni del Parlamento, per cui non sembra verosimile che si possa scostarsene senza una nuova presa di posizione parlamentare.

3. Elementi particolari caratteristici della attuale ipotesi d’intesa

L’ipotesi globale d’intesa attualmente allo studio si basa, inoltre, sulle stesse premesse che furono concordate fra esperti italiani e austriaci nel 1965(4), quando furono ripresi i contatti fra Roma e Vienna dopo il respingimento, da parte del Governo di Vienna, della prima ipotesi globale di intesa (31 marzo 1965(5)). Tali premesse furono approvate dal Ministro austriaco degli Affari Esteri, Kreisky(6), fino a che egli lasciil Governo (fine marzo 1966): e consistono principalmente nello spostamento del momento in cui verrà rilasciata la quietanza austriaca e nella sostituzione della Corte di Giustizia dell’Aja ad una Corte arbitrale, quale foro competente a giudicare secondo diritto le controversie fra le Parti circa l’interpretazione e l’applicazione dei trattati bilaterali in vigore.

4. Approvazione da parte del Parlamento italiano dei principi sopra elencati

Da parte italiana non è immaginabile un’altra base di discussione per il raggiungimento di una diversa ipotesi d’intesa. L’attuale formula è l’applicazione di principi che sono stati di comune accordo accettati. E sono stati pivolte approvati da parte del Parlamento italiano (dichiarazioni programmatiche del II Governo Moro in data 1° e 6 agosto 1964(7); dichiarazioni programmatiche del III Governo Moro in data 3 e 8 marzo 1966(8); discorsi, dell’On. Presidente del Consiglio alla Camera in data 12 e 15 settembre 1966 ed al Senato in data 22 settembre 1966(9); discorso dell’On. Presidente del Consiglio alla Camera in data 27 luglio 1967(10); dichiarazioni programmatiche del II Governo Leone in data 6 e 12 luglio 1968(11); dichiarazioni programmatiche del Governo Rumor in data 16 dicembre u.s.12) e non si vede come e perché possano essere sostituiti da altri.

5. Confronto fra l’attuale ipotesi globale di intesa e quella discussa a Parigi il 16 dicembre 1964

L’attuale ipotesi globale d’intesa, del resto, è strettamente connessa con quella discussa a Parigi nell’incontro Saragat- Kreisky del 16 dicembre 1964 e, come la precedente, è costituita dalle seguenti parti:

- - -

6. Attuale atteggiamento del Dott. Kreisky nei confronti della presente ipotesi d’intesa. Sua critica

Nella conversazione del 13 dicembre u.s. con il nostro Ambasciatore a Vienna (su cui l’Ambasciatore Ducci ha riferito col rapporto che si acclude(13)), il Dott. Kreisky ebbe a svolgere alcune considerazioni politiche che meritano di essere rilevate. Kreisky ebbe a dire anzitutto che l’ipotesi di soluzione della controversia attualmente allo studio sarebbe nociva sia per l’Italia che per l’Austria, in quanto essa, a differenza di quella esaminata nel dicembre 1964, lascerebbe agli estremisti la possibilità di esercitare pressioni sul Governo austriaco per ottenere maggiori concessioni, mentre non eserciterebbe una pressione morale sul Governo né sul Parlamento italiani per indurli ad una rapida emanazione delle misure.

Al riguardo basterà osservare che il fatto di poter ottenere la quietanza austriaca soltanto dopo l’attuazione delle misure del cosidetto pacchetto costituisce una pressione nei confronti del Governo e del Parlamento italiani ben piforte della minaccia di un ricorso ad un’eventuale Corte arbitrale, contenuta nella precedente ipotesi d’intesa. Tale minaccia, fra l’altro si sarebbe verificata dopo il rilascio della quietanza austriaca; e si dovrà tener conto che, come il Dott. Kreisky certo ricorda, la Corte arbitrale, nella sua provvisoria funzione, non aveva altra possibilità che quella di accertare, di fatto, se le misure fossero o non fossero state eseguite. D’altro canto, la possibilità di rinviare la quietanza fino a quando l’Italia non avrà attuato il pacchetto dovrebbe rafforzare notevolmente la posizione del Governo di Vienna nei confronti degli estremisti, i quali, del resto, con la pressione per un ricorso alla Commissione arbitrale, prevista nella precedente ipotesi d’intesa, avrebbero potuto esercitare una molto maggiore azione di disturbo sui rapporti fra i due Stati.

Non è poi esatto che la nuova ipotesi globale d’intesa, (a parte il fatto che, come è dimostrato, anch’essa risale al Dr. Kreisky) «butti tutto in politica», mentre la precedente sarebbe stata «giuridica». Un esame attento dell’attuale ipotesi ed un suo confronto colla precedente pufacilmente dimostrare che la distinzione del Dr. Kreisky, per quanto attraente nella sua semplicità, è completamente inesatta sia nella sua contrapposizione fra «formula giuridica» e «formula politica», sia sui presunti effetti nocivi della seconda formula rispetto alla prima.

7. Richiesta di Kreisky che il Governo italiano proceda senz’altro ad eseguire il pacchetto senza contropartita austriaca

Nella sopra citata conversazione con il nostro Ambasciatore a Vienna, Kreisky ebbe a sottolineare che, quando si pufare una buona politica, l’errore pigrave è quello di non farla subito. Ed ha aggiunto di non capire perché il Governo italiano, se era persuaso che la pilarga autonomia della Provincia di Bolzano costituiva la buona politica, non volesse cominciare ad attuarla senza attendere oltre. Tale ragionamento di Kreisky puessere facilmente rovesciato: e dovrebbe portare a conseguenze nettamente opposte. Il fine di gran lunga preminente, che dobbiamo proporci a Vienna ed a Roma, è infatti il miglioramento dei rapporti reciproci italo-austriaci, la cui importanza sorpassa di gran lunga la situazione altoatesina, cui essi sono stati pericolosamente agganciati da parte austriaca. Se questa è una buona politica, non si capisce perché Kreisky non debba favorire fin d’ora una soluzione globale che consentirebbe non soltanto la sistemazione dello «status» della minoranza altoatesina coll’adozione di misure per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano, ma anche una nuova e fruttuosa impostazione dei rapporti fra i due Paesi.

Vi è, del resto, una contraddizione patente fra quanto Kreisky chiede, invitandoci ad attuare senz’altro il pacchetto, e la sua precedente affermazione secondo la quale l’ipotesi d’intesa attualmente all’esame non conterrebbe un incentivo sufficiente per persuadere il Governo ed il Parlamento italiani ad attuare il pacchetto. Se questo fosse vero, a molto maggior ragione si dovrebbe ritenere che il Governo ed il Parlamento italiani non sarebbero verosimilmente in grado, senza alcuna contropartita, di attuare le misure di autonomia previste.

8. Carattere globale delle ipotesi di soluzione della controversia

Una soluzione della questione dell’Alto Adige non puessere che globale. Ciè senz’altro vero nel senso che le ipotesi di soluzione studiate dal 1964 ad oggi sono state sempre intese come globali (come il Dr. Kreisky sa certamente meglio di chiunque altro) dato che i due elementi essenziali delle ipotesi stesse (quello materiale, che da parte austriaca si ama oggi definire come «pacchetto», e quello formale, relativo alla procedura di chiusura della controversia) sono stati considerati inscindibili, essendo chiaro che, non accettandosi o cadendo uno di essi, veniva a cadere

o a non essere accettato anche l’altro. Proprio per questo suo carattere globale, del resto, l’ipotesi di soluzione del 1964 (la cosidetta intesa Saragat- Kreisky) fu respinta, come si ricorderà, da parte austriaca il 31 marzo 1965 per presunte insufficienze nella sua parte materiale, anche se si dichiarche si concordava sulla sua parte formale. Questo criterio di globalità ha tuttavia al tempo stesso un significato pigenerale, che deriva dalla necessaria connessione fra l’esecuzione, da parte italiana, delle misure a favore della Provincia di Bolzano, da un lato, e la quietanza austriaca, ossia la dichiarazione formale da parte di Vienna circa la chiusura della controversia, dall’altro. È evidente che, se venissero a mancare la prospettiva o la speranza di una quietanza austriaca, ne potrebbero essere naturalmente rafforzate, in Italia, le tendenze verso un’attuazione solo parziale delle misure previste per la Provincia di Bolzano. E poiché la maggiore e pisignificativa parte di tali misure deve essere attuata con legge costituzionale, è probabile che cipossa riflettersi proprio sull’approvazione di tale legge, dato che non è immaginabile l’approvazione di una serie di leggi costituzionali sulla stessa materia. Un’applicazione soltanto parziale delle misure previste da parte italiana sarebbe tanto pilogica, nell’ipotesi sopraccennata, dato che, se il Governo di Roma attuasse integralmente il cosidetto pacchetto, è senza dubbio verosimile che da parte austriaca si chiederebbero ulteriori concessioni all’Italia prima di dichiarare chiusa la controversia. In altre parole, l’attuazione italiana del «pacchetto», come attualmente definito, non costituirebbe che una base su cui successivamente si imposterebbero nuove richieste austriache.

Si potrebbe naturalmente immaginare anche un’altra ipotesi; e cioè quella, cui sembra ora accennare Kreisky, secondo la quale da parte italiana si darebbe inizio all’applicazione del «pacchetto» come prova di buona volontà. Fornita da parte di Roma questa prova preliminare, si potrebbe successivamente esaminare, da parte di Vienna, la possibilità di dare la quietanza al momento dell’esecuzione totale del pacchetto. Questa ipotesi, anche per le ragioni sopraccennate circa gli strumenti giuridici necessari per l’applicazione delle misure previste, è principalmente teorica e, comunque, riprodurrebbe gli inconvenienti precedentemente ricordati. Sarebbe infatti facile, da parte austriaca, sostenere l’opportunità di attendere, prima di negoziare circa quietanza, che da parte italiana si porti a termine l’applicazione delle misure. La situazione, che si verrebbe così a creare, sarebbe pipericolosa dell’attuale in quanto, invece che tendere a diminuire le tensioni psicologiche fra i due Paesi, le aumenterebbe e porterebbe certamente alla perpetuazione della controversia. Da un lato infatti il Governo italiano non avrebbe nessun interesse ad applicare integralmente le misure previste prima di aver la certezza della contemporanea soluzione della controversia con Vienna. Dall’altro, proprio questa sua necessaria posizione negoziale puessere facilmente sfruttata dalla controparte austriaca per accusare il Governo di Roma di malafede, riaprendo così ed inasprendo i contrasti.

Inoltre, in questa ipotesi, è ovvio che l’Italia non potrebbe fare a meno di ricorrere ad altri mezzi di pressione per contenere le nuove pretese austriache. Ed anche cinon potrebbe che indurre a «escalations» particolarmente pericolose.

Opponendosi, quindi, ad una soluzione globale, non soltanto non si facilita la soluzione della controversia, ma si tende, da un lato, a porre le basi per la creazione di nuovi incidenti, dall’altro, a impedire ogni accordo costruttivo fra l’Italia e l’Austria.

Vi è infine un altro aspetto che non deve essere dimenticato. Questo atteggiamento di distacco, di cautela e, per così dire, di esame nei confronti dell’Italia, mantenendo i partiti austriaci in una posizione di non impegno, tende a favorire, dal punto di vista psicologico, il risorgere del fenomeno terroristico. Questo potrà certamente riprodursi tanto pifacilmente, a parte le condanne formali che potranno essere pronunciate, ove da parte austriaca non si dia la precisa impressione di ritenere che la controversia puessere conclusa su basi eque ed in un periodo ravvicinato.

9. Atteggiamento della SPÖ circa l’attuale ipotesi globale d’intesa

Da questo punto di vista è essenziale l’atteggiamento che i socialisti austriaci potranno prendere sopra la seconda ipotesi globale di soluzione della vertenza. La questione ha una duplice importanza; non soltanto per la connessione logica che dovrebbe esistere fra la posizione della SPÖ e quella del partito socialista italiano; ma anche per il fatto che, essendo prevedibile che con le elezioni austriache del 1970 si ritorni ad un Governo di coalizione, l’atteggiamento socialista condizionerebbe notevolmente quello del futuro Governo di Vienna dopo il 1970.

A questo riguardo l’Ambasciatore Ducci ha riferito che, se Klaus portasse in Parlamento l’attuale ipotesi globale d’intesa «i socialisti avrebbero votato contro sulla parte che riguarda la Absicherung e favorevolmente sul pacchetto (distinzione senza fondamento, ma sulla quale non sono stato a polemizzare) mi ha detto di essere perconvinto che anche in una questione del genere Klaus pucontare sulla sua maggioranza. Kreisky non invidia al partito populista un simile risultato, e nella campagna elettorale – se l’argomento sarà ancora d’attualità – metterà in rilievo i difetti della soluzione». Si tratta quindi, in pratica, di una posizione negativa per le ragioni accennate pisopra. Essa lo è ancora di pise si considera che Kreisky accenna alla sua intenzione di valersi di tale suo atteggiamento di opposizione nel corso della campagna elettorale austriaca. Cicontribuirebbe a rendere naturalmente difficile la posizione dell’attuale Governo italiano di centro-sinistra, anche perché non darebbe nessuna garanzia circa l’atteggiamento di Vienna quando si tornasse, a breve scadenza, in Austria ad un Governo di coalizione.

Siccome quello che si chiede al Governo austriaco in occasione della prima dichiarazione parlamentare del Cancelliere è che esso si dichiari disposto a dichiarare chiusa la controversia quando e se saranno applicate le misure previste da parte italiana, questo atteggiamento socialista, per quanto possa essere comprensibile nella lotta fra i partiti austriaci, è, dal punto di vista internazionale, è pericoloso e poco costruttivo, D’altronde, lo stesso Kreisky dovrebbe tenere presente che, se si stringessero i tempi e se si concludesse, come è obbiettivamente possibile, fin dai primi mesi del 1969, l’intesa attualmente all’esame, al momento delle elezioni austriache una gran parte delle norme legislative italiane potrebbe già essere stata messa in cantiere ed anche approvata. Tutte le sue argomentazioni contro il cosiddetto calendario operativo sarebbero allora smentite dai fatti. In altre parole, Kreisky si troverebbe, nella sua lotta contro i democristiani austriaci, con in mano un’arma spuntata; e sarebbe proprio la pronta e leale esecuzione da parte italiana delle misure previste che lo potrebbe mettere in difficoltà nei confronti dei populisti, ove egli scegliesse di attaccare Klaus proprio sulla questione dell’Alto Adige.

Per quanto sia evidente che, dopo le recenti dichiarazioni fatte al Parlamento federale il 4 dicembre, puessere difficile a Kreisky cambiare il suo atteggiamento, ci si domanda se non sarebbe piconveniente da parte sua il mettere in sordina l’intera questione, accettando in pratica la soluzione attualmente all’esame.

Si potrebbe, da parte nostra, cercare di intervenire anche presso la ÖVP, perché la questione della soluzione altoatesina non venga sfruttata dal punto di vista elettorale e perché, quindi, essa non costituisca obbligatoriamente un elemento di contesa fra i due massimi partiti austriaci.

Vi è poi un’altra possibilità, che il Dr. Kreisky non dovrebbe respingere a priori; ed una possibilità che si basa, del resto, sullo svolgimento storico degli avvenimenti. L’attuale ipotesi globale d’intesa è anch’essa, come la precedente, frutto dell’impostazione data ai contatti italo-austriaci dallo stesso Kreisky. Egli potrebbe rivendicarne la responsabilità storica e, pur con qualche critica di dettaglio sopra alcuni alleggiamenti assunti dal Governo democristiano dopo che egli lasciil Ballhaus, dichiarare il suo voto favorevole alle linee generali dell’intesa, nella fiducia che essa sarà rapidamente applicata e che possa portare nel prossimo futuro ad una piprofonda collaborazione fra i Governi italiano e austriaco, specialmente quando ambedue saranno di centro-sinistra.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 9, fasc. Novembre- Dicembre 1968.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Segreteria Generale. Per la decisione dell’On. Ministro, Roma, 26-12-1968».


3 Vedi D. 4.


4 Vedi DD. 109 e 110.


5 Vedi DD. 44, 45 e 47.


6 Sulla posizione di Kreisky dopo l’incontro dei rappresentanti del 25 novembre, vedi D. 115.


7 Atti Parlamentari, Senato, legislatura IV, Discussioni, seduta del 1° agosto 1964, pp. 8902-8914: 8910; Ivi, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 6 agosto 1964, pp. 8954-8968: 8966-8967.


8 Ivi, seduta della Camera dei Deputati del 3 marzo 1966, pp. 20546-20566 e sedute del Senato del 3 e dell’8 marzo 1966, rispettivamente, pp. 20979-21003 e 21322-21376.


9 Vedi D. 245, nota 3.


10 Vedi D. 250, nota 2.


11 In realtà del 5 e dell’11 luglio: vedi, rispettivamente, D. 402, nota 3 e D. 404, nota 4.


12 Vedi D. 448, nota 3.


13 Vedi D. 451.

455

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 4 gennaio 1969.

1. Secondo le istruzioni ricevute ho oggi convocato l’Ambasciatore d’Austria e gli ho consegnato una nuova redazione dei «documenti di chiusura» da noi predisposta(3) sulla base dei testi presentati dai rappresentanti austriaci nel corso della riunione di esperti del 14 dicembre u.s.4.

La consegna dei predetti documenti all’Ambasciatore Loewenthal è stata fatta a scioglimento della riserva da noi formulata nel corso della sopra indicata riunione, di far pervenire a Vienna, per via diplomatica, le nostre osservazioni e proposte in relazione ai testi presentati dai rappresentanti austriaci.

Per quanto concerne il documento n. 5 (dichiarazione del Governo austriaco alla Commissione politica dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa), ho detto a Loewenthal che da parte italiana si riterrebbe preferibile eliminare il documento stesso, anche per non affrontare nuovi problemi di formulazione, dato che sostanzialmente esso non aggiunge nulla all’impegno di tregua politica già contenuto nella dichiarazione del Cancelliere austriaco al Consiglio Nazionale. Se il documento dovesse essere mantenuto è evidente che ci riserviamo di modificare opportunamente il tono.

Ho poi comunicato all’Ambasciatore d’Austria che, come era stato prospettato nell’ultima riunione di Parigi, noi eravamo d’accordo affinché la prossima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria avesse luogo nei giorni 11-13 gennaio p.v. a Ginevra oppure a Losanna. Ho aggiunto che da parte italiana si spera che la predetta riunione possa essere l’ultima a livello esperti; appunto per questo si propone di riservare ad essi la durata di tre giorni (dal sabato al lunedì) per consentire di trovare una soluzione a tutti i punti tuttora aperti. Lo pregavo di farmi avere al pipresto le reazioni del Ballhaus in proposito.

Loewenthal mi ha assicurato che avrebbe trasmesso a Vienna i documenti consegnatigli, riservandosi di darmi al pipresto una risposta circa la data ed il luogo della prossima riunione.

2. Ho poi attirato l’attenzione dell’Ambasciatore d’Austria sul processo svoltosi lo scorso mese di dicembre a Vienna contro i responsabili dell’attentato di Cima Vallona, facendo rilevare che la straordinaria mitezza delle condanne inflitte dimostra purtroppo che la repressione del terrorismo in Austria non è affatto adeguata. Ho aggiunto che la liberazione di Hartung e di Kufner non punon destare preoccupazione e che da parte italiana ci si attende che nei loro confronti vengano prese adeguate misure per impedire la loro partecipazione ad altri atti di terrorismo, il cui verificarsi sarebbe certamente grave.

Loewenthal ha convenuto con me sul carattere profondamente deludente della sentenza di Vienna (contro la quale era stato inoltrato ricorso dal Procuratore di Stato e che era stata stigmatizzata da tutta la stampa austriaca) e mi ha assicurato che avrebbe riferito a Vienna quanto da me fattogli presente(5).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Gennaio 1969. 2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 453, Allegato.


4 Vedi DD. 449 e 450.


5 Per il seguito vedi D. 456.

456

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 8 gennaio 1969.

- - -

Ho fatto presente a Loewenthal che un’insistenza austriaca sulla posizione assunta in merito al momento della firma dell’Accordo per la Corte dell’Aja avrebbe reso molto difficile anche la nostra posizione in merito a tutto il «calendario operativo». Non potevo quindi che prendere atto con ogni riserva della richiesta di Halusa(5).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Gennaio 1969.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Gabinetto. Visto dall’On. Ministro».


3 Vedi D. 455.


4 Con successiva comunicazione del 13 gennaio, il Governo austriaco propose di tenere la riunione il 30 gennaio-1° febbraio, preferibilmente a Ginevra. Sull’Appunto redatto da Gaja, Caruso appose la seguente annotazione: «Gaja, sta bene per il 30 gennaio-1° febbraio. Caruso» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Gennaio 1969).


5 Per il seguito vedi D. 463.

457

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. riservato 871/7. Vienna, 10 gennaio 1969 (perv. ore 13,30).

Oggetto: Alto Adige.

Ho fatto a Waldheim, or ora rientrato dalle vacanze invernali, la comunicazione per il Governo austriaco di cui V.E. mi aveva incaricato: e cioè che, come il Presidente del Consiglio ha affermato in Parlamento(2) e come V.E. ha dichiarato fra l’altro nell’intervista alla «Stampa»(3), l’attuale Governo italiano desidera venga trovata al pipresto, grazie a uno sforzo di buona volontà da ambo le parti, una soluzione definitiva della vertenza italo-austriaca sull’Alto Adige.

Ho messo in rilievo che il Governo italiano e V.E. sarebbero lieti di una presa di posizione positiva da parte del Partito Socialista austriaco nei confronti del tipo di soluzione che stiamo per raggiungere; ma che un eventuale persistere di Kreisky e dei suoi nell’attuale preconcetto negativo non apparirebbe a noi in nessun modo una ragione sufficiente per esitare a chiedere al Parlamento austriaco di approvare l’accordo raggiunto con la maggioranza di cui il Governo austriaco dispone.

Ho lasciato nel contempo intendere che da parte italiana non si trascurerà di utilizzare le occasioni che si presenteranno per cercare di influenzare Kreisky nel senso voluto; ed ho chiesto a Waldheim se poteva confermarmi che il suo Governo era ben deciso a sottoporre al suo Parlamento la soluzione che sarà concordata fra gli esperti. Un’assicurazione in tal senso avrebbe valso a fugare qualsiasi dubbio che in taluni circoli italiani potesse restare circa la volontà politica del Governo di Vienna.

Nel rispondermi, Waldheim mi ha, in primo luogo, pregato di assicurare V.E. che egli personalmente e il Governo austriaco si attendono, dall’aver Ella preso la direzione della politica estera italiana, un approfondimento delle buone relazioni con l’Austria. L’atteggiamento nei confronti della controversia italo-austriaca di V.E. quando era Vice Presidente del Gabinetto Moro dava ogni assicurazione, e rendeva totalmente infondate le preoccupazioni che in qualche ambiente austriaco, superficialmente informato, si erano per qualche momento nutrite. (Aggiungo per incidens che in nessun momento della nostra conversazione Waldheim mi ha fatto cenno di sue intenzioni di incontrarsi con V.E. a data ravvicinata per la specifica questione altoatesina).

Waldheim si è dichiarato poi molto lieto di apprendere che il Governo italiano considera augurabile ma non indispensabile l’approvazione dell’Accordo da parte dei socialisti austriaci. Neanche il Governo austriaco considera in alcun modo indispensabile l’approvazione socialista, pur essendo ben lieto dell’eventualità che, grazie agli sforzi di convinzione suoi (che verranno perseguiti) e italiani, tale approvazione si possa avere.

Il Ministro ha sottolineato con energia che è precisa intenzione del Cancelliere e del Segretario Generale del Partito populista sottoporre l’accordo, se esso verrà raggiunto come tutto lascia sperare, alla Sessione parlamentare di primavera. Non mancherà qualche agitazione da parte dei noti circoli che preferirebbero la questione restasse aperta (in Tirolo e nel Salisburghese) ma a cinon si darà piimportanza di quanto meriti. Al che ho rilevato che il modo migliore per soffocare tali azioni di disturbo sarebbe un rapido esito della trattativa e l’immediato annunzio di esso.

Di quanto Waldheim mi ha poi detto sui punti tuttora controversi riferisco con successivo telegramma(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 3, pos. AA 2/2.


2 Vedi Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura V, Discussioni, seduta del 16 dicembre 1968, pp. 3126-3140: 3136; Ivi, Senato, legislatura V, Discussioni, seduta del 16 dicembre 1968, pp. 27612777: 2774.


3 V. Gorresio, La politica estera del nuovo governo. A colloquio con Nenni, in «La Stampa», 21 dicembre 1968.


4 Vedi D. 458.

458

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. riservatissimo 873/9. Vienna, 10 gennaio 1969, ore 14,10 (perv. 14,45).

Oggetto: Alto Adige.

Da quanto mi hanno separatamente detto Waldheim, Wallnoefer e Halusa arguisco che nell’ottica austriaca il punto cruciale dell’ultimissima fase della trattativa è quello della precedenza o meno della firma dell’Accordo sulla Corte dell’Aja all’approvazione in prima lettura del nuovo Statuto della Regione Trentino- Alto Adige. Circa la fermezza della posizione austriaca su questo punto ho potuto constatare qualche sfumatura. Secondo Halusa il compromesso Gaja sarebbe per lui accettabile, ma i sudtirolesi sarebbero decisamente contrari. Anche Wallnoefer me ne ha parlato con una certa energia ammettendo bensì che si tratta di un ultimo residuo di sfiducia, ma pregandomi di farmi interprete del suo voto pifervido che su questo punto il Governo italiano possa mostrarsi liberale. Waldheim mi è apparso in posizione mediana: sia lui che Halusa hanno detto di non comprendere i dubbi di Sperduti che l’approvazione dell’accordo, dopo la prima lettura della legge costituzionale, possa rendere giustizia-bile il pacchetto. Si tratta, a loro parere, di residui di concezioni ormai superate. Prima di adire la Corte dell’Aja, in caso di mancata o parziale esecuzione da parte nostra del pacchetto, il Governo austriaco farà ricorso a tutte le istanze politiche; e se il pacchetto sarà stato eseguito non si vede a proposito di che cosa esso dovrebbe ricorrere all’Aja.

Non mi sono inoltrato in alcun modo nella discussione di questi punti. Segnalo soltanto che mi è parso di constatare una lieve divergenza nell’interpretazione della formula di compromesso. Questa a pagina tre dell’appunto del 16 dicembre(2) appare essere che i punti 7 e 8 del calendario sarebbero applicati «contemporaneamente»; mentre da parte austriaca si è compreso che noi desidereremmo che la firma avvenisse «verso la fine del dibattito parlamentare», e cioè in ogni caso un poco prima della votazione, o per lo meno così si dice.

Per il resto gli austriaci mi hanno confermato che essi preferivano una riunione a fine gennaio anziché il 20. Come motivo mi è stato dato quello della necessità di consultare i giuristi sulle controproposte italiane ai documenti di chiusura che sono state qui trasmesse da Loewenthal. Ma sospetto che debba esservi anche l’intenzione di consultarsi con i tirolesi del nord e del sud, in modo da concordare con essi i limiti del compromesso accettabile in una riunione decisiva.

Si è appreso poi stamane alla Ballhausplatz che i nostri esperti non sono disponibili fra il 27 e il 29. Gradirei se possibile conoscere le ragioni e quale altra data sia stata suggerita da parte nostra(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 3, pos. AA 2/2.


Vedi D. 452. 3 Per il seguito vedi D. 459.

459

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. 118. Vienna, 10 gennaio 1969.

Carissimo Roberto,

ho passato a fine d’anno qualche giorno di riposo in Tirolo, e precisamente a Kitzbel, e avevo naturalmente pregato Restivo di informarne per cortesia il Landeshauptmann, tanto piche non gli ho ancora mai fatto la mia visita ufficiale (anzi a questo proposito penso che ormai il Ministero potrebbe autorizzarmi a farla, beninteso nella veniente primavera).

Wallnoefer mi fece sapere che egli sarebbe venuto a Kitzbel il 2-3 gennaio; e gli rivolsi l’invito di far colazione al mio albergo insieme con Restivo. Wallnoefer comparve poi con Kathrein e avemmo così una colazione a quattro, molto piacevole per la verità nonostante lo stretto dialetto tirolese del principale interlocutore.

Come forse Restivo ti avrà già detto, dalla amichevole conversazione mi è apparso un Wallnoefer estremamente positivo, concreto e pieno di buon senso politico. Egli scartava con un gesto seccato della mano tutte le minuzie burocratiche che Kathrein proponeva, per mirare al sodo dell’argomento. Che è quello di giungere entro l’inizio di questa primavera (Wallnoefer ha detto entro il 1° maggio) alla presentazione ai Parlamenti italiano e austriaco di un accordo che sia il principio della fine della vertenza altoatesina.

Per quanto riguarda la trattativa in sé stessa egli ha insistito su due soli punti. Il primo, sul quale mi pare di averlo sufficientemente rassicurato, è la comunicazione precisa al Governo austriaco nonché a Magnago dei «chiarimenti» dati dal Presidente Moro. Wallnoefer mi ha chiesto con una certa ansia se Berloffa sia del tutto fuori della cosa: avendolo io assicurato del contrario, ha espresso l’avviso che su questo punto specifico Berloffa possa essere il migliore trait-d’union.

Il secondo punto riguarda la precedenza della firma dell’accordo per l’Aja rispetto alla votazione in prima lettura della Legge costituzionale, o viceversa. Su questo punto ho già telegrafato(2), dato che quanto dettomi da Wallnoefer corrisponde pio meno a quanto hanno avuto a dirmi Waldheim e Halusa.

Dovreste sapere anche voi, Wallnoefer mi ha spiegato, quanta gente in Austria – dai socialisti alle estreme destre – considera la Corte dell’Aja un trucco italiano per impedire che una eventuale ripresa della vertenza si svolga su un piano politico o davanti ad una Commissione europea del tipo Consiglio d’Europa. L’annuncio al Parlamento austriaco che il Trattato verrebbe firmato prima che il Parlamento italiano abbia approvato la Legge costituzionale quanto meno in prima lettura darebbe fiato a tutte le opposizioni.

Ho naturalmente risposto a Wallnoefer quello che dovevo (e del quale non sono gran che convinto) e cioè che gli Austriaci vogliono precostituirsi un modo di appellarsi all’Aja per il pacchetto e non solo per l’accordo De Gasperi- Gruber. Wallnoefer mi ha risposto esattamente come Waldheim pitardi, e cioè che il meccanismo della soluzione è ormai totalmente diverso e che c’è da domandarsi se noi in Italia non ragioniamo ancora nell’ottica del 1967.

Gli ho chiesto della formula di compromesso da te prospettata a Parigi(3). Per lui e per Kathrein firmare l’accordo qualche momento prima della votazione finale non si capisce bene che cosa voglia dire, a meno che appunto non significhi che cerchiamo fino all’estremo di far prevalere la nostra tesi. Ho spiegato a Wallnoefer (come pitardi a Waldheim) che all’inizio del dibattito parlamentare sulla Legge costituzionale, proprio per la natura di tale legge, sarà già abbondantemente chiaro se essa verrà approvata o no. Lo si potrà desumere fra l’altro dalle dichiarazioni dei portavoci dei tre gruppi parlamentari che costituiscono la maggioranza, e di quello comunista se i voti di quest’ultimo gruppo sono necessari.

Cidetto, mi domando se in extremis non si possa offrire una qualche soluzione immaginosa che esprima la «contemporaneità» di cui è cenno nel tuo appunto sulla riunione di Parigi del 14 dicembre. Per dare un’idea, si potrebbe immaginare che l’Ambasciatore austriaco e un nostro Plenipotenziario siedano a Palazzo Chigi o alla Farnesina, press’a poco al momento in cui avrà inizio il voto, nella seconda delle due Camere ad essere interrogata, e che intingano la penna nel calamaio al momento in cui l’esito della votazione viene annunciato. In termini pimoderni cipotrebbe esprimersi con un comunicato previamente concordato in cui si dicesse che la prima lettura della Legge costituzionale è terminata con l’approvazione di essa, e che contemporaneamente i Plenipotenziari delle due parti hanno sottoscritto ecc. ecc.

Wallnoefer era molto contento della situazione a Bolzano, che ha rafforzato la mano di Magnago e indebolito quelle degli estremisti. Naturalmente la SVP dovrà essere consultata prima e dopo la conclusione della trattativa; ma non gli sembrava che fossero da anticiparsi difficoltà, avendo Magnago completamente accettato il concetto del calendario operativo.

L’opposizione di Kreisky non avrebbe avuto grande effetto in Alto Adige, mentre invece avrebbe potuto eccitare alcuni circoli di destra in Austria. Ha avuto espressioni del pichiaro fastidio verso persone come la Stadlmayr e il Prof. Ermacora. Ma chi gli arreca qualche preoccupazione è Ritschel, il quale non si è certo riconciliato con la soluzione che stiamo negoziando.

Wallnoefer pensava perciad una campagna di stampa e di radio-televisione che spiegasse al pubblico austriaco il fondamento e i vantaggi dell’accordo.

Questa preoccupazione per certi gruppetti come il «Mondseer Arbeitskreis» e certe persone come il Ritschel sembra alquanto sproporzionata al loro peso effettivo. Ma se si considera che essi si sovrapporrebbero ad un atteggiamento negativo da parte del Partito socialista e di netta opposizione da parte dei liberalnazionali si pucomprendere il perché di tali preoccupazioni.

Si tratterà dunque da parte del Governo, come mi diceva ieri Toncic, di aver coraggio. Klaus e i suoi Ministri, nella conferenza stampa di oggi, mi sembra abbiano dato un’indicazione assai positiva della loro intenzione di sottoporre comunque al Parlamento l’accordo, se esso potrà raggiungersi. Naturalmente non si sono sbilanciati troppo per non indebolire la loro posizione di negoziato. Ma tutto il loro atteggiamento conferma quanto Kronhuber e Schulmeister mi dissero a fine novembre, e cioè che Klaus tiene ad andare alle elezioni avendo fatto l’accordo con l’Italia per il Sudtirolo.

Tuttavia (e non sarai certo tu a darmi torto) la prudenza è l’inizio della saggezza; e se non altro per scaramanzia dovremmo preparare e tenere in riserva una soluzione di ricambio. La quale non puessere altro che la decisione autonoma di portare il pacchetto all’approvazione del Parlamento italiano senza preoccuparci della vertenza e della quietanza. Non sarebbe stato male – lo avevo proposto e ne sono sempre piconvinto – dare una prima indicazione in tale senso nel discorso di presentazione al Governo. Ciavrebbe in ogni caso rafforzato anche le tue carte nel negoziato.

D’altronde un negoziato in tanto ha delle chances di riuscire in quanto è disponibile un’alternativa: lo vediamo quotidianamente nella questione dell’Inghilterra. E la sola alternativa di cui possiamo fare stato rispetto agli Austriaci è quella della applicazione autonoma del pacchetto (alla quale d’altronde ci invitano – per differenti motivi

– alcuni degli uomini piintelligenti o di maggior peso in questo paese).

Tutto cipremesso, io non consiglio certo di rallentare il negoziato e neanche di perdere fede. Per innumerevoli motivi è meglio concludere ora, e in ogni caso prendere tutte le precauzioni perché la responsabilità dell’eventuale insuccesso ricada chiaramente sui nostri interlocutori(4).

Con affettuosi saluti Credimi tuo aff.mo

Roberto


DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Gennaio 1969.


2 Vedi D. 458.


3 Vedi DD. 459 e 460.


4 Per la risposta vedi D. 462.

460

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 1205/17. Vienna, 13 gennaio 1969 (perv. ore 20,45).

Oggetto: Alto Adige.

Halusa, da cui mi ero recato per fargli la comunicazione di cui al telegramma ministeriale n. 52, mi ha detto che egli spera vivamente che da parte nostra si accetti la riunione degli esperti per l’Alto Adige a Ginevra fra il 30 gennaio e il 1° febbraio, secondo le ultime proposte austriache. Egli confida che tale riunione sarà l’ultima.

Per essere meglio preparato a concludere Halusa ritiene di dover farsi accompagnare da un giurista, e spera di poter utilizzare a questo scopo Kirchschlaeger. Quest’ultimo è in questi giorni a Vienna per togliersi le tonsille e dovrebbe essere in buona salute a fine mese.

Halusa mi ha poi accennato a una possibile formula di compromesso per l’ultima difficoltà residua nel calendario operativo. Mi ha detto che per ora si tratta di una sua idea personale, della quale deve parlare ai suoi capi, e poi sottoporla ai tirolesi. Essa consiste nel fissare il momento della firma dell’accordo per la Corte dell’Aja fra l’approvazione della legge costituzionale in prima lettura da parte di una delle due Camere del Parlamento italiano (possibilmente quella in cui il Governo dispone di una maggioranza meno sicura) e la successiva apertura del dibattito nell’altra Camera.

In questo quadro Halusa desidererebbe esattamente sapere come debba interpretarsi la dizione della nostra Costituzione circa questo tipo di votazioni, se in pratica il voto favorevole comunista si renda indispensabile, e se vi siano differenze procedurali fra Camera e Senato.

Permettomi suggerire che sia fatto il possibile per accettare la data proposta ora da Vienna o quanto meno una immediatamente successiva. In circoli sempre pilarghi ci si attende ormai che la soluzione venga definitivamente messa a punto entro questo mese; e non converrebbe lasciare alle opposizioni aperte o clandestine il tempo di riprender fiato(2).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 3, pos. AA 2/2.


2 T. riservato 596/5 del 12 gennaio (progetto olandese per riunione Ministri Esteri europei), il cui testo non è conservato nel fascicolo di cui alla nota 1.


3 Per il seguito vedi D. 465.

461

IL CONSOLE GENERALE A INNSBRUCK RESTIVO(1)

Appunto segreto. [Innsbruck, ... gennaio 1969].

Oggetto: Missione a Roma del console generale in Innsbruck: 10-18 gennaio 1969.

1. Sono stato convocato al Ministero degli Affari Esteri mediante il telegramma

n. 1 dell’8 gennaio(2). Giunto a Roma il 10, ho potuto vedere, nello stesso giorno e nei successivi: il Ministro dell’Interno, On. Restivo, il Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri On. Zagari, il Segretario Generale del Ministero Ambasciatore Caruso, il Direttore Generale degli Affari Politici Ambasciatore Gaja, il Capo di Gabinetto, Ministro plenipotenziario Borin, il Prefetto Giovenco, Capo dell’Ufficio Regioni e questioni di confine al Ministero dell’Interno, nonché, naturalmente, il Capo dell’Ufficio II alla Direzione Generale degli Affari Politici. Ho visto poi il Segretario del Partito Socialista Italiano, On. Ferri.

- - - - -

L’On. Ferri, al quale sono stato autorizzato a dar copia dell’appunto d’ufficio sugli argomenti da trattare con il Presidente del Partito Socialista austriaco, dopo avere ricordato di essere stato già a Vienna per incontrare il Dr. Kreisky nel 1966, si è detto pronto ad eseguire l’azione proposta, confidando di potere indurre il partito austriaco a non ostacolare entro una certa misura l’approvazione e l’esecuzione dell’accordo.

Il Ministro dell’Interno, On. Restivo, al quale, insieme al Prefetto Giovenco ho potuto adeguatamente illustrare i termini dell’eventuale accordo, ha mostrato esitazione su l’opportunità di un’azione diretta a determinare la riduzione dei contrasti tra le forze politiche austriache: come membro del Governo, principalmente e direttamente responsabile per l’esecuzione dell’eventuale accordo, la quale comportava soprattutto un’adesione del Parlamento e quindi un certo grado minimo di tranquillità dell’opinione(6), egli temeva che «troppa concordia» in Austria sui termini dell’accordo con l’Italia potesse fare apparire questo come una «vittoria» austriaca.

Ragionevolissima preoccupazione, su la quale, insieme al Prefetto Giovenco, ho osservato che di discordia, in Austria, su l’accordo, ce ne sarebbe stata sempre abbastanza per evitare l’impressione di una vittoria austriaca, quel che con l’azione proposta si poteva cercar di ottenere era semplicemente che l’opposizione all’accordo non arrivasse al punto da comprometterne l’esecuzione. Del resto, l’azione che il partito democristiano poteva esercitare su quello popolare austriaco non si pensava andasse oltre il raccomandare, appunto, «moderazione» nel presentare come proprio successo l’accordo nel contrasto elettorale con l’opposizione socialista.

Per disposizione del Ministro, il Prefetto Giovenco ha subito redatto un breve appunto illustrativo, al fine di potere sottoporre l’idea al Presidente del Consiglio.

- - -

Egli è stato d’accordo per un incontro preliminare ed in certo modo personale con una ed al massimo due personalità dell’Università austriaca. È stato d’accordo che queste siano Fellner ed anche Wandrunska; nel caso del secondo vedeva solamente la difficoltà che si tratta di un austriaco, sì, ma ancora professore in Germania a Colonia. Ha mostrato tuttavia di ritenere utile un incontro anche con il prof. Engel v. Janosi, benché questi sia ormai fuori ruolo e molto anziano, per le sue amicizie politiche personali con il cancelliere Klaus e con altri.

Quando poi sono stato a rivederlo pitardi, si è mostrato comunque dubbioso che

v. Janosi potesse occuparsi della cosa, perché sembrava stesse per recarsi negli Stati Uniti.

Per suggerimento dello stesso prof. Valsecchi ha poi sottoposto la proposta al Direttore Generale delle Relazioni Culturali, il quale potrebbe nel modo pidiretto finanziare l’incontro. L’Ambasciatore Tassoni ha promesso il suo intervento, ed ha chiesto che l’ufficio competente degli affari politici lo informasse esattamente su la proposta ed i suoi sviluppi. Ciche è stato fatto.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1163.


2 T. 301/1 dell’8 gennaio, non pubblicato.


3 Vedi D. 459.


4 Vedi D. 454.


5 Si fa riferimento al seguente passo: «Si potrebbe, da parte nostra, cercare di intervenire anche presso la ÖVP, perché la questione della soluzione altoatesina non venga sfruttata dal punto di vista elettorale e perché, quindi, essa non costituisca obbligatoriamente un elemento di contesa fra i due massimi partiti austriaci».


6 Sic. Si intenda: dell’opinione pubblica.

462

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

L. 052/83. Roma, 24 gennaio 1969.

Caro Roberto,

ti ringrazio della tua lettera n. 118 in data 10 gennaio u.s.2 sul tuo interessante colloquio con Wallnoefer e Kathrein.

La buona disposizione di Wallnoefer a giungere in breve tempo al superamento della controversia altoatesina è certo un elemento importante; e se questa è effettivamente l’intenzione dei tirolesi non sarà certo da parte nostra che sorgeranno ostacoli al rapido raggiungimento di una soluzione.

Per quanto concerne Berloffa – la cui posizione, a quanto mi dici, costituiva motivo di preoccupazione per Wallnoefer – è esatto che egli continua ad occuparsi attivamente della questione; posso aggiungere che è stato nominato ufficialmente, in questi giorni, «Esperto» della Presidenza del Consiglio per i problemi alto-atesini.

Coi giuristi abbiamo riesaminato ancora una volta la settimana scorsa la questione della precedenza della firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja rispetto alla votazione in prima lettura della legge costituzionale.

La nostra posizione si basa essenzialmente su due ordini di considerazioni:

1) l’opportunità politica di mantenere un certo equilibrio fra le prestazioni delle due parti nell’attuazione del «calendario operativo». Far seguire la firma del predetto accordo alla votazione in prima lettura della legge costituzionale altererebbe infatti l’equilibrio delle prestazioni a tutto vantaggio dell’Austria. La cosa puessere preoccupante anche perché potrebbe avere conseguenze di ordine pratico sulla votazione della legge costituzionale che, richiedendo, come noto, i due terzi dei voti, si presenta non priva di difficoltà;

2) l’intenzione austriaca di rendere «giustiziabile» il pacchetto si è manifestata pivolte. Vienna ha proposto a piriprese formule e procedure che indirettamente dovrebbero portare a tale risultato. Secondo il parere dei nostri giuristi, il fatto di dare la precedenza alla votazione in prima lettura della legge costituzionale rispetto alla firma dell’accordo per la Corte dell’Aja non è certo giuridicamente decisivo, ma costituirebbe senza dubbio un ulteriore elemento a favore della tesi secondo la quale anche le misure del pacchetto dovrebbero essere sottoposte alla giurisdizione della Corte, tanto pise si considera che nel calendario operativo la ratifica dell’accordo predetto interverrà dopo la emanazione della legge costituzionale, delle leggi ordinarie e delle norme di attuazione.

Wallnoefer e Waldheim fanno presente che il meccanismo della soluzione della controversia è ormai totalmente diverso. Senza voler entrare in polemica coi tuoi interlocutori, non posso fare a meno di rilevare che le osservazioni dei nostri giuristi sembrano rimanere sempre valide anche in considerazione dell’insistenza con cui il Governo austriaco richiede la cosiddetta consegna del pacchetto. E la loro posizione non è che la firma dell’accordo nella Corte dell’Aja dopo la prima lettura della nostra legge costituzionale renderebbe effettivamente «giustiziabile» il pacchetto; ma che, in una materia così ambigua e delicata, occorre diminuire al massimo quegli elementi che potrebbero servire in qualche modo a «costruire» la tesi austriaca. È inoltre chiaro che noi dovremo superare il difficile momento dell’approvazione parlamentare della legge costituzionale, per agevolare la quale sarebbe certamente utile che il Governo potesse dire al Parlamento che l’accordo in questione è almeno in corso di firma.

Restivo ti avrà già riferito in merito all’azione che il PSI si propone di svolgere presso Kreisky(3); quindi non ho nulla da dirti a riguardo di cui tu non sia già al corrente.

Per quanto concerne, infine, «soluzioni di ricambio», rispetto a quella attualmente all’esame, mi pare che se ne possano immaginare varie: e che, comunque, debba essere esaminato quello che si dovrà fare nel campo interno, e quello che si dovrà fare in campo internazionale.

Nello scorso anno la questione venne esaminata nei suoi aspetti internazionali, dato che una soluzione di ricambio che non fosse pi«concordata», come quella attualmente perseguita, potrebbe comportare – in base alla Risoluzione 1497 (XV) dell’Assemblea delle N.U. – la necessità di adire il cosidetto «mezzo pacifico» per il superamento della controversia.

Ad un certo momento, nel corso della primavera 1968(4), fu da noi proposta l’opportunità di procedere all’attuazione, pio meno rapida o pio meno totale, in via unilaterale – indipendentemente da ogni intesa con l’Austria circa il rilascio della quietanza – delle misure del pacchetto. Questa seconda ipotesi fu respinta dal competente Comitato dei Ministri(5) (nonostante che la situazione internazionale fosse, a questo riguardo, pifavorevole a noi di quella odierna, come non sarebbe difficile dimostrare) in considerazione del periodo elettorale verso il quale ci avviavamo. Mario Toscano accennallora, ai fini di una pressione psicologica sull’Austria, in un articolo che certo ricordi, alla possibilità di una nostra azione unilaterale – per l’attuazione del pacchetto(6). Ma è evidente che, per far pressione sui nostri avversari, noi dobbiamo dimostrare di poter disporre di una gamma di opzioni. E per questo non mi pare che sia utile impegnarci a dire ciche faremo esattamente dopo, se non dopo che si sarà dimostrato che l’attuale ipotesi d’intesa non ha alcuna possibilità di essere attuata.

In altre parole, l’indicazione al Parlamento di una nuova linea di condotta potrà senza dubbio esser fatta, nel caso che l’attuale ipotesi d’intesa venga a cadere. Fino a quel momento, per le eventuali soluzioni di ricambio mi sembra che debbano essere prospettate solo in via puramente teorica.

Credimi,

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Gennaio 1969.


2 Vedi D. 459.


3 Vedi D. 461.


4 Vedi D. 375.


5 Vedi D. 382.


6 Vedi D. 345, nota 3.

463

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 25 gennaio 1969.

I. Ho ricevuto, a sua richiesta, questo Ambasciatore d’Austria il quale mi ha fatto la seguente comunicazione, di cui mi ha detto di essere espressamente incaricato dal Ministro Waldheim:

A) il Governo di Vienna è animato dal desiderio di giungere al pipresto alla chiusura della controversia con l’Italia; a tal fine esso ritiene di particolare importanza che il prossimo incontro degli esperti italiani ed austriaci, fissato per i giorni 30 gennaio-1° febbraio p.v., sia accuratamente preparato;

B) allo scopo di contribuire, dal canto suo, alla preparazione del predetto incontro, il Governo di Vienna teneva a far presente quanto segue:

1) da parte austriaca non si pumodificare il punto di vista espresso nelle precedenti riunioni degli esperti, secondo il quale la firma dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja non puprecedere, ma deve seguire la prima votazione della legge costituzionale italiana. La proposta formulata dagli esperti italiani nel corso dell’ultima riunione(3) – secondo la quale le due operazioni avvengano contemporaneamente – non puessere accolta. Il prenderla in esame significherebbe per Vienna la necessità di nuove discussioni coi tirolesi e con gli altoatesini in merito a tutto il calendario operativo, con conseguenze difficilmente valutabili;

2) da parte austriaca si ritiene che il termine entro cui dovrebbero essere ratificati l’accordo per l’Aja e rilasciata la quietanza debba essere trovato in 49 e 50 giorni dal «dies a quo» (cioè dal momento di attuazione del «pacchetto»).

3) da parte austriaca si insiste sulla richiesta formulata nel corso dell’ultima riunione di esperti secondo la quale, affinché il pacchetto possa essere considerato attuato, occorre che vengano prese, oltre che le misure legislative costituzionali ed ordinarie in esso previste, le seguenti misure particolari:

aa) integrazione (modifica) della convenzione fra lo Stato e la RAI, per stabilire che il personale incaricato dei programmi in lingua tedesca e ladina debba appartenere al rispettivo gruppo linguistico e che il direttore responsabile del coordinamento dei programmi di lingua tedesca venga nominato dalla RAI d’intesa con la Provincia;

bb) integrazione (modifica) dell’art. 2 del decreto legislativo 3 aprile 1947 n. 428, per stabilire che la Commissione di vigilanza, nell’ambito della Provincia, sia composta dal presidente e da tre membri, di cui uno di lingua italiana, uno di lingua tedesca e uno di lingua ladina.

Da parte austriaca si insiste nell’affermare che tali misure erano comprese nei «chiarimenti» a suo tempo forniti dal Governo al Dr. Magnago, chiarimenti che si sarebbero riferiti ai «provvedimenti suggeriti dalla Commissione dei 19». (Tale circostanza non risulta dagli atti in possesso di questo Ministero);

C) Il Governo di Vienna ritiene che, ultimato il lavoro degli esperti, debba aver luogo un incontro dei Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi e prega vivamente che da parte nostra si acceda alla richiesta stessa. Ove fosse impossibile un incontro dei Ministri degli Esteri, potrebbe essere previsto – ha sottolineato Loewenthal – un incontro fra il Presidente del Consiglio italiano ed il Cancelliere austriaco. Sembrerebbe impossibile – ha aggiunto il mio interlocutore – che il Cancelliere austriaco possa fare la sua dichiarazione in Parlamento senza fare stato di un contatto diretto con l’Italia.

II. Ho risposto a Loewenthal che prendevo atto di quanto da lui comunicatomi e ne avrei riferito all’On. Ministro. Ho fatto peraltro presente che, se era effettivamente intenzione del Governo austriaco di giungere alla chiusura della controversia nel corso della prossima riunione di esperti, le comunicazioni da lui fattemi non sembravano affatto in armonia con tale intenzione, in quanto, anziché venire incontro alle posizioni italiane, costituivano un irrigidimento di quelle austriache, senza contare che il richiamo alla Commissione dei 19, quale fonte di misure che peraltro non risultano comprese nel pacchetto, apportava un elemento di incertezza. Ho fatto infine le piampie riserve in merito alla proposta di un incontro a livello politico.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Gennaio 1969. 2 Sottoscrizione autografa.


2 Vedi DD. 449 e 450.

464

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, NENNI(1)

R. segreto 2822. Vienna, 25 gennaio 1969.

Signor Ministro,

ho visto Waldheim a un pranzo, e insieme abbiamo parlato a lungo delle cose nostre. Mi ha detto di essersi incontrato recentemente con Kreisky, e di averlo questa volta trovato pisouple. Domandatogli come, si è riferito al fatto che Kreisky gli aveva chiesto un promemoria sul progetto di soluzione della questione altoatesina, che potesse servirgli per il futuro incontro con un inviato del PSI. (So che la memoria è stata redatta con la massima cura da Tschofen, capo del Servizio Sud Tirol all’Aussenamt, e che essa cerca di provare che la soluzione che sta per concordarsi è per l’Austria la migliore possibile adesso e nel prevedibile futuro.)

2. Ho chiesto allora a Waldheim se l’eventuale missione di un esponente del PSI (di cui egli era stato informato da Loewenthal) potesse in qualche modo dar fastidio al Governo austriaco o al partito di Governo. La risposta è stata negativa.

Che livello dovrebbe avere tale ambasceria straordinaria da partito a partito? Il pialto possibile, dato l’alto concetto che di sé ha Kreisky, mi ha risposto Waldheim.

Sarebbe bene inviare un ministro italiano di parte socialista, o un uomo strettamente di partito? Anche un ministro, o ad esempio il Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri, non disturberebbero il Governo ÖVP.

In che tempo, modo ed occasione? Quando i colloqui tecnici saranno conclusi, ma non molto pitardi. Nel modo piriservato; possibilmente con un’altra giustificazione (visita ufficiale in Austria, incontro in un congresso dell’Internazionale o in altra riunione all’estero). L’inaugurazione della Fiera di Vienna (9 marzo) è un po’ troppo in là; se le cose nell’incontro di fine gennaio a Ginevra vanno bene, meglio sarebbe parlare a Kreisky nella seconda metà di febbraio. Comunque bisogna guardarsi dal lasciare al pubblico austriaco l’impressione che Kreisky receda (se recederà) dalla sua posizione per pressioni esterne.

- -

Il non farsi luogo a una votazione presenterebbe il grosso vantaggio che in ogni caso l’opposizione del partito socialista austriaco non verrebbe formalmente registrata. Waldheim mi ha ripetuto quanto mi aveva detto giorni fa, e cioè che egli è ben lieto che il PSI lo aiuti a convincere la SPOe a votare a favore. Ma che gli sforzi congiunti suoi e nostri vi riescano (anche facendo muovere il Presidente della Repubblica Jonas) non poteva certo assicurarmelo.

A cisi aggiunga che il regolamento parlamentare austriaco è fatto in modo che l’astensione non vi figura, se non nella forma dell’uscita dall’aula (e credo a V.E. non piacerebbe l’idea di 74 deputati socialisti austriaci che escono in massa). Normalmente la votazione avviene per alzata di mano. Se la proposta è approvata con la sufficiente maggioranza, non si fa luogo alla controprova: e tutti coloro che non hanno votato a favore sono considerati come aver votato contro. (Faravere a V.E. un appunto particolareggiato sull’argomento).

In queste condizioni conviene alla futura messa in atto dell’intesa sul pacchetto, e in genere alle relazioni italo-austriache e finalmente alla stabilità della soluzione raggiunta (e quindi della frontiera) contare le teste e dovere prendere atto formalmente che i socialisti austriaci hanno votato contro? O non è meglio che il Parlamento austriaco prenda nota dell’intesa fra i due Paesi, impegnando implicitamente il Governo al rilascio della quietanza alle condizioni previste nell’intesa stessa?

Direi che questo è un punto capitale, e che la questione se noi dobbiamo pretendere un voto austriaco in fase di apertura del calendario operativo, col rischio di registrare l’opposizione della SPÖ, è meritevole della pialta considerazione. La decisione che il Governo riterrà di prendere potrebbe essere preparata nel corso di una riunione preliminare di alti funzionari presieduta da V.E.

5. Non va d’altra parte dimenticato che vi è una seconda occasione in cui il Parlamento austriaco sarà chiamato a votare, e questa volta senza possibilità di scappatoie, sulla soluzione del problema altoatesino. Ciavverrà quando si dovrà far luogo all’approvazione parlamentare del trattato che deferisce alla Corte dell’Aja le vertenze fra i due Paesi.

Cisi verificherà probabilmente dopo le elezioni generali austriache, in seguito alle quali il partito socialista ha probabilità di tornare al Governo. Ma a quel momento il nostro Parlamento avrà approvato o starà per approvare in prima lettura il trasferimento delle competenze alla Provincia di Bolzano. Sarebbe meno facile ai socialisti austriaci votare contro, anche se fossero nuovamente all’opposizione.

6. Comunque, su tutta la questione cercheri lumi di persone pipoliticizzate che Waldheim, in modo da essere in grado di riferire a V.E. con la maggiore esattezza. Resta da considerare l’obiezione, che si sente fare qua e là in Italia, secondo la quale il fatto che il Parlamento austriaco non approvi con votazione formale nella fase iniziale (cioè tra qualche mese) le intese raggiunte, o che i socialisti votino contro, puconsentire ai socialisti stessi di pretendere – dopo le elezioni politiche del marzo ‘70 – di ricominciare tutto da capo.

In teoria questa possibilità c’è: le intese che stiamo per raggiungere non costituiscono un accordo internazionale en bonne et due forme: non sarà possibile dunque invocare quel principio in auge nei Paesi civili, secondo cui gli accordi internazionali sono onorati dai governi successivi. È uno degli inconvenienti della soluzione che andiamo a adottare.

Tuttavia io escluderei questa possibilità per due ragioni. Se Kreisky torna al potere egli sarà ben lieto (me lo ha detto il 13 dicembre e lo riferii a V.E. con lettera n. 37384) che la questione altoatesina sia sorpassata e non costituisca quindi un ulteriore motivo di tensione e mercanteggiamento in seno alla coalizione. E se egli resta all’opposizione il tempo avrà da un anno cominciato a lavorare contro tutti i disturbatori della raggiunta armonia fra Italia e Austria: beninteso, se Governo e Parlamento italiani avranno cominciato a fare il dover loro.

7. Resta una questione su cui devo ancora brevemente riferire. Questa volta Waldheim non mi ha celato il suo desiderio di un incontro con V.E., a chiusura della fase tecnica. Avevamo già saputo da altra parte che è il Cancelliere Klaus che desidera sottolineare il raggiunto accordo: certamente a fini di politica interna, probabilmente anche per innalzare l’intesa raggiunta da un faticoso compromesso di burocrati a un incontro di volontà politiche, e quindi darle quel certo crisma di sacralità che è così importante nella conformista Austria.

Memore delle istruzioni di V.E., ho mosso a Waldheim obiezioni e espresso perplessità. Egli mi ha allora domandato se l’incontro non potrebbe avvenire in occasione di una riunione internazionale, come fu per due volte il caso col Ministro Medici. Mi ha accennato che egli (Waldheim) non avrebbe in programma di partecipare al Comitato di Ministri dell’OCSE, che si svolge a Parigi il 15 febbraio; ma che se questa sembrasse a V.E. una possibile via d’uscita egli vi si recherebbe assai volentieri, benché debba tornare a Parigi il 20 febbraio su invito ufficiale di Debré.

Ho detto al Ministro che V.E. ha molte questioni che la trattengono a Roma; che Parigi non è solo la sede dell’OCSE e che non sapevo se i Ministri degli Esteri italiani siano soliti recarsi a quel Consiglio; ma gli ho promesso che avrei riferito la sua idea a V.E., e che gli avremmo a suo tempo fatto sapere qualcosa(5).

Voglia credere, Signor Ministro, ai sensi del mio profondo ossequio.

R. Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Il documento reca il timbro: «Gabinetto. Visto dall’On. Ministro».


3 T. 2446/39 del 23 gennaio, non pubblicato.


4 Vedi D. 451.


5 Per il seguito vedi D. 466.

465

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. riservato 1523/41. Roma, 27 gennaio 1969, ore 16.

Suo 462.

In relazione ultima parte telegramma predetto si fa presente quanto segue:

- - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Con T. 2825/46 del 25 gennaio, Ducci chiedeva se la formula proposta da Halusa per superare l’impasse del calendario operativo (vedi D. 460) fosse stata già oggetto di esame da parte degli esperti (Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. I).


3 Vedi D. 463.

466

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 28 gennaio 1969.

Oggetto: Questione Alto Adige.

Mentre nell’appunto allegato (all. 1) si indicano gli elementi essenziali costitutivi dell’ipotesi d’intesa italo-austriaca attualmente all’esame, si fa presente che le principali questioni tuttora aperte e che dovranno essere esaminate dagli esperti nel loro incontro di Ginevra del 30 gennaio-1° febbraio p.v. sono le seguenti:

1) «calendario operativo»

A tale riguardo la questione tuttora controversa è costituita dai punti 7 e 8 del «calendario operativo» stesso (all. 2). Come è noto, è stato proposto da parte italiana che la firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja e la prima votazione della legge costituzionale italiana avvengano contemporaneamente. Da parte austriaca è stato fatto testé conoscere che non si pumodificare il punto di vista espresso in precedenza dagli esperti austriaci, secondo il quale la firma dell’accordo predetto deve seguire la prima lettura della legge costituzionale italiana(3). La proposta formulata da parte italiana non potrebbe quindi essere in alcun modo accolta da Vienna, anche perché il prenderla in esame significherebbe la necessità di nuove discussioni coi tirolesi e con gli altoatesini in merito a tutto il «calendario operativo», con conseguenze difficilmente valutabili.

La posizione italiana si basa essenzialmente sulle seguenti considerazioni:

- -

2) termine entro cui dovrebbe essere effettuato lo scambio delle ratifiche dell’accordo per la Corte dell’Aja e rilasciata la quietanza

Il termine a suo tempo previsto era di 20-21 giorni dal «dies a quo» (cioè dal momento di attuazione del pacchetto), mentre da parte austriaca era stato proposto un termine di 49-50 giorni.

Dato che il punto 12 bis del «calendario operativo» (decreto per il passaggio dalla Regione alla Provincia degli uffici e del personale inerenti alle nuove competenze provinciali) sarà attuato entro un mese dall’emanazione delle norme di attuazione della legge costituzionale, il termine di 49-50 giorni, proposto dall’Ambasciatore Loewenthal, dovrebbe essere considerato accettabile;

3) definizione del momento di attuazione del pacchetto

Da parte austriaca è stato richiesto che, affinché il pacchetto possa essere considerato attuato, occorre che vengano prese, oltre che le misure legislative costituzionali e ordinarie in esso previste, le seguenti misure particolari:

a) integrazione (modifica) della Convenzione fra lo Stato e la RAI, per stabilire che il personale incaricato dei programmi in lingua tedesca e ladina debba appartenere al rispettivo gruppo linguistico e che il direttore responsabile del coordinamento dei programmi in lingua tedesca venga nominato dalla RAI d’intesa con la Provincia;

b) integrazione (modifica) dell’art. 2 del decreto legislativo 3 aprile 1947 n. 428, per stabilire che la Commissione di vigilanza, nell’ambito della Provincia, sia composta dal Presidente e da 3 membri, di cui uno di lingua italiana, uno di lingua tedesca e uno di lingua ladina.

Da parte austriaca si afferma che tali misure erano comprese nei «chiarimenti» a suo tempo forniti dal Governo al Dr. Magnago, chiarimenti che si sarebbero riferiti ai «provvedimenti suggeriti dalla Commissione dei 19».

Non risulta a questo Ministero che tali misure siano state oggetto dei «chiarimenti»,

o vi siano direttamente o indirettamente richiamate. Dopo aver esaminato la questione con il Capo dell’Ufficio Regioni del Ministero dell’Interno, si è accertato che non sussisterebbero ostacoli acché l’adozione delle misure stesse potesse essere presa in considerazione da parte del Governo. Tuttavia non sembra accettabile che esse vengano considerate come fattori condizionanti dell’attuazione del pacchetto, proprio perché non ne fanno formalmente parte. La questione purivestire una notevole importanza perché coinvolge la definizione del pacchetto, il valore dei cosidetti «chiarimenti» ed il contenuto di questi. Sembra comunque che debba evitarsi ogni richiamo alla relazione della Commissione dei 19, per l’imprecisione e l’incertezza che ne deriverebbe;

4) testo dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja

Per quanto concerne il testo dell’accordo che estende la competenza obbligatoria della Corte dell’Aja, rimane da stabilire se le controversie alle quali l’accordo stesso fa riferimento debbano essere menzionate come «le eventuali controversie» (proposta austriaca) ovvero semplicemente «le controversie» (proposta italiana). L’opposizione italiana all’aggiunta dell’aggettivo «eventuale» è dovuta al fatto che Vienna in precedenza proponeva di aggiungere l’aggettivo «future», chiarendo che intendeva con ciescludere dal campo di applicazione dell’accordo la controversia attuale per l’interpretazione ed applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber, per la quale si sarebbe dovuto far ricorso unicamente al sistema dei sondaggi italo-austriaci. Da parte italiana si teme che anche con l’inserzione dell’aggettivo «eventuali» si cerchi da parte di Vienna di far sì che il ripresentarsi di aspetti della controversia attuale possa sfuggire all’ambito di previsione dell’accordo, intendendosi da parte austriaca come «eventuali» le sole controversie diverse da quella attuale.

Una soluzione di compromesso, che potrebbe essere da noi proposta successivamente, consisterebbe nel consentire che venga inserita la parola «eventuali» in tutti i documenti previsti diversi dall’accordo, là dove si fa riferimento alle controversie da sottoporre alla Corte, purché tale parola non compaia nel testo dell’accordo e nei passi in cui l’accordo è citato letteralmente.

Per quanto concerne gli altri documenti di chiusura, alla riunione degli esperti del 14 dicembre u.s.4 ciascuna delle due Parti aveva presentato un progetto. Secondo le intese ivi raggiunte, in data 4 gennaio u.s.5 da parte italiana è stata consegnata a questa Ambasciata d’Austria una nuova serie di testi da noi predisposta, tenendo conto dei suggerimenti austriaci ai quali sono state apportate le modifiche ritenute necessarie sulla base dei seguenti principi:

- - - -

Si attende ora di conoscere il punto di vista austriaco riguardo ai documenti da noi predisposti;

5) votazione nei Parlamenti italiano ed austriaco successiva alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio italiano e del Cancelliere austriaco

È sempre stato previsto, nell’ipotesi di soluzione della controversia, che tanto la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento, quanto la dichiarazione del Cancelliere austriaco al Consiglio Nazionale siano seguite da una votazione. Nel settimanale politico austriaco «Wochenpresse» è stato recentemente pubblicato un articolo redazionale nel quale si afferma che secondo il parere del Ministro austriaco degli Affari Esteri il Parlamento austriaco non è obbligato a dare una approvazione formale mediante votazione della dichiarazione che il Cancelliere farà al Consiglio Nazionale qualche giorno dopo quella del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento. L’Ambasciatore a Vienna, con rapporto n. 282 in data 25 gennaio u.s.6, ha comunicato che il Ministro Waldheim gli ha confermato questo suo avviso. Il motivo consisterebbe nel fatto che non si tratta di una legge o di un trattato, ma solamente di un rapporto che, secondo la prassi, non viene messo ai voti.

L’Ambasciatore Ducci rileva che il non farsi luogo a una votazione presenterebbe il grosso vantaggio che in ogni caso l’opposizione del Partito socialista austriaco non verrebbe formalmente registrata.

Vi è peraltro da rilevare che, in mancanza di tale votazione, non vi sarebbe nessuna presa di posizione ufficiale del Parlamento austriaco nei confronti dell’intesa per il superamento della controversia con l’Italia fino al momento dell’approvazione della legge di ratifica dell’accordo per la Corte dell’Aja. Poiché, secondo il «calendario operativo», l’approvazione della legge di ratifica dovrebbe avvenire contemporaneamente all’approvazione definitiva della legge costituzionale italiana (punti 9 e 10) la nuova posizione austriaca sembra modificare eccessivamente, a tutto favore dell’Austria, l’equilibrio delle prestazioni previste nel calendario stesso.

Anche le seguenti questioni, di particolare rilievo, vanno esaminate in relazione alla chiusura della controversia con l’Austria:

1) il Governo di Vienna ha chiesto, sia attraverso la sua Ambasciata a Roma che attraverso la nostra Rappresentanza a Vienna(7), che, ultimato il lavoro degli esperti, abbia luogo un incontro dei Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi. Ove cifosse impossibile, ha proposto un incontro fra il Presidente del Consiglio italiano e il Cancelliere austriaco. Ci è stato aggiunto che da parte austriaca si ritiene che il Cancelliere non possa fare la sua dichiarazione in Parlamento senza fare stato di un contatto diretto con l’Italia.

Da parte italiana si è preso atto di tale richiesta, formulando intanto ogni riserva al riguardo. Si deve infatti tener presente che un incontro a livello politico al termine dei lavori degli esperti non avrebbe altro fine – se i lavori stessi saranno conclusi – che quello di sanzionarli formalmente, il che potrebbe costituire un altro importante elemento a favore della tesi secondo la quale il risultato dei contatti italo-austriaci costituisce un nuovo accordo fra i due Paesi. La questione deve pertanto essere esaminata nella cornice generale della soluzione della controversia;

2) devono altresì essere studiate le conseguenze che il superamento della controversia con l’Austria potrà avere sulla posizione italiana in seno agli organi comunitari in relazione alla richiesta di accordo speciale con la CEE, a suo tempo avanzata dall’Austria. La decisione italiana è stata presa in seguito al verificarsi di atti di terrorismo ed in connessione con essi; ma è evidente che essa andrà riesaminata – e gli austriaci ci chiederanno di farlo – nel caso che si giunga alla chiusura della controversia altoatesina. Si dovrebbe considerare, comunque, da parte italiana, il momento in cui cipotrà essere fatto, in relazione anche al «calendario operativo». Particolare importanza riveste in ogni modo al riguardo – anche per il suo eventuale contenuto – la solenne dichiarazione di condanna del terrorismo che il Governo austriaco dovrebbe effettuare prima dell’inizio del «calendario operativo».

Allegato I

Appunto(8).

L’attuale ipotesi d’intesa con l’Austria per il superamento della controversia altoatesina consta delle seguenti parti:

1. Misure per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano, il cui complesso è detto impropriamente «pacchetto»

Tali misure hanno come base le conclusioni della Commissione dei 19 (istituita nel 1961 dal Governo italiano per sottoporre al Governo suggerimenti in vista del miglioramento della pacifica convivenza e dello sviluppo delle popolazioni altoatesine e composta di 9 membri di lingua italiana, di 9 membri di lingua tedesca e presieduta dall’On. Paolo Rossi) che ultimi suoi lavori nel 1964. Alle conclusioni della Commissione predetta s’ispirarono successivamente gli esperti italiani nel corso dei contatti italo-austriaci.

Il «pacchetto», quale si presenta attualmente, riproduce i suggerimenti della Commissione predetta, salvo in alcuni punti nei quali esso va al di là dei suggerimenti stessi, specialmente per quanto concerne i «chiarimenti» forniti nel 1966 e 1967 dalla Presidenza del Consiglio al Dr. Magnago(9). Esso è pertanto molto pifavorevole alle istanze degli altoatesini di quello che faceva parte dell’ipotesi d’intesa Sagarat- Kreisky del dicembre 1964(10). Il «pacchetto» venne sommariamente descritto dall’On. Moro alla Camera dei Deputati il 27 luglio 1967, nei seguenti termini(11):

«Le misure ipotizzate, tenuto conto delle forme giuridiche secondo le quali si possono attuare, si possono suddividere in sei gruppi di provvedimenti:

1) misure da adottare con modifiche del vigente statuto speciale per il Trentino- Alto Adige;

2) misure da adottare con l’introduzione di nuove disposizioni nel vigente statuto speciale del Trentino- Alto Adige;

3) misure da adottare con norme di attuazione dello statuto speciale;

4) misure da adottare con appositi provvedimenti legislativi;

5) misure da adottare con provvedimenti amministrativi;

6) misure semplicemente segnalate dalla “Commissione dei 19” e che formeranno oggetto di esame da parte del Governo.

Nella prima categoria è da segnalare innanzitutto il trasferimento alle Province della competenza legislativa primaria in materia di miniere, caccia e pesca, viabilità, acquedotti e lavori di interesse provinciale, comunicazioni e trasporti di interesse provinciale, turismo e industria alberghiera, agricoltura, manifestazioni e attività artistiche e culturali locali, commissioni per l’assistenza dei lavoratori nel collocamento, tutela del patrimonio storico e artistico, assistenza e beneficenza.

La competenza legislativa secondaria potrebbe essere concessa in materia di commercio, incremento della produzione industriale, utilizzazione delle acque pubbliche (escluse le grandi derivazioni a scopo idroelettrico), le commissioni di controllo sul collocamento, la nomina, sentito il Ministro del Tesoro, dei Presidenti e Vice Presidenti della Cassa di Risparmio. Sarebbero inoltre ampliate le attuali competenze legislative delle Province per lo scioglimento – entro certi limiti – degli organi degli enti e istituti locali, quelle per la scuola materna e l’assistenza scolastica, nonché per l’organizzazione di uffici e servizi scolastici nella Provincia di Bolzano.

Nella seconda categoria rientrano – fra l’altro – competenze varie in materia di collocamento ed avviamento al lavoro nella Provincia di Bolzano, di poteri di impugnativa degli atti amministrativi ritenuti lesivi del principio di parità in connessione con l’appartenenza ad un gruppo etnico, di applicazione del principio della proporzionalità nell’ambito della pubblica amministrazione.

Nella terza categoria rientrano misure relative al bilinguismo nei casi di flagranza di reato, alle scritture autenticate dal notaio, all’uso del tedesco negli atti processuali.

Nella quarta categoria sono comprese agevolazioni fiscali per l’importazione di film in lingua tedesca, la modifica delle circoscrizioni elettorali per le elezioni del Senato, la materia anagrafica, il passaggio dei Segretari comunali alle dipendenze organiche dei Comuni, i piani provinciali per lo sviluppo economico, l’indennizzo per i rifugi alpini già di proprietà dell’associazione Alpenverein, la riapertura dei termini per la costituzione nelle Province di aziende municipalizzate per la distribuzione di energia elettrica.

La quinta categoria prevede la concessione di autorizzazioni per l’uso disgiunto dell’italiano o del tedesco nelle insegne, mostre e tabelle esposte al pubblico; la definizione – ai sensi della legge 1912 – dell’esame di domande di acquisto della cittadinanza italiana ancora pendenti, riconoscimento giuridico dell’associazione alpinistica Alpenverein e dell’Associazione Reduci e Vittime di Guerra di lingua tedesca.

Nella sesta categoria, infine, sono comprese particolari questioni che riguardano, tra l’altro, il riconoscimento di alcuni titoli di studio conseguiti in Germania e in Austria da ex optanti, la definizione, di particolari situazioni determinatesi in connessione con le opzioni, l’attività dell’Ente Nazionale per le Tre Venezie, ecc., materie, queste, in cui i voti espressi dalla “Commissione dei 19” saranno vagliati dal Governo».

Da parte del Governo austriaco era stato chiesto di procedere ad un confronto fra il testo del «pacchetto» in suo possesso ed il testo predisposto dal Governo italiano. Tale richiesta venne poi lasciata cadere dal Governo di Vienna, il quale fece conoscere che il Dr. Magnago si riservava di prendere contatto direttamente sul piano interno con la Presidenza del Consiglio, per ottenere ulteriori «chiarimenti». Resta l’impegno del Governo italiano di effettuare, prima dell’inizio del calendario operativo, la comunicazione «di fatto» al Governo austriaco dei «chiarimenti» ed «approfondimenti» relativi al pacchetto.

2. Calendario operativo

Consiste nella successione cronologica degli atti previsti dalla procedura di chiusura della controversia, da compiersi da ciascuna delle due Parti. Esso era stato predisposto anche per l’ipotesi d’intesa Saragat- Kreisky, esaminata nel dicembre 1964. Quello attuale è pielaborato di quello precedente, anzitutto per il fatto che nell’ipotesi d’intesa Saragat- Kreisky il rilascio della quietanza da parte austriaca era immediato, mentre nell’ipotesi attuale la quietanza è dilazionata.

L’attuale «calendario operativo» prevede in generale alterne prestazioni delle due Parti, permettendo di accertare se ciascuna di esse abbia effettuato, o meno, gli atti cui è tenuta, la cui esecuzione viene così facilitata sul piano politico.

È tuttora in discussione l’ordine dei seguenti punti del «calendario operativo»:

- -

Da parte italiana è stato proposto che i punti 7 e 8, avvengano contemporaneamente. Invece da parte austriaca si chiede che il punto 8 preceda il punto 7. La posizione italiana è giustificata dall’intento di impedire che un diverso ordine degli atti sopramenzionati possa fornire argomenti validi alla teoria secondo la quale le misure del pacchetto dovrebbero cadere sotto la giurisdizione della Corte dell’Aja. Da parte austriaca si insiste sul proprio punto di vista, facendo presente che, se questo non venisse accolto, ne seguirebbe la necessità di sottoporre di nuovo tutta la questione del «calendario operativo» all’esame anche dei tirolesi e degli altoatesini, con conseguenze difficilmente valutabili.

È infine da tener presente che il «calendario operativo», quale è indicato nell’allegato n. 2 sarà preceduto dai seguenti atti, che secondo le intese raggiunte non vengono menzionati nel «calendario operativo» stesso:

1) dichiarazione del Governo austriaco di condanna del terrorismo;

2) comunicazione «di fatto» da parte del Governo italiano a quello austriaco dei «chiarimenti» ed «approfondimenti» relativi al cosidetto «pacchetto».

3. Documenti di chiusura della controversia

Ad alcuni degli atti da compiersi da ciascuna delle due Parti per la chiusura formale della controversia corrispondono altrettanti documenti, che erano già previsti dalla ipotesi d’intesa Saragat- Kreisky del 1964. I documenti della ipotesi attuale sono analoghi a quelli della precedente, con le modifiche rese necessarie dal tempo trascorso nonché dai seguenti elementi:

- - -

A seguito delle decisioni prese nell’ultima riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi (14.12.68) sono stati consegnati in data 4 gennaio u.s. a questa Ambasciata d’Austria i testi dei documenti di chiusura da noi predisposti sulla base di quelli consegnati il 14.12.1968 a Parigi dai rappresentanti austriaci(12).

Peraltro i testi della dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento, quello della dichiarazione del Cancelliere austriaco al Consiglio Nazionale e quello dell’accordo concernente la giurisdizione della Corte dell’Aja sono già stati concordati. Per quanto riguarda quest’ultimo è tuttora in discussione l’aggiunta – richiesta da parte austriaca – della parola «eventuali» alla parola «controversie». Da parte italiana tale aggiunta non venne accettata, perché essa potrebbe far pensare che il ripresentarsi di aspetti della controversia attuale potesse sfuggire all’ambito di previsione dell’accordo.

Allegato II

CALENDARIO OPERATIVO

Proposta italiana Proposta austriaca

1) Parafatura dell’accordo per la giurisdizione 1) idem della Corte dell’Aja.

1 bis) Modifica dell’art. 18 del Regolamento di esecuzione del T.U. delle leggi di P.S. e riconoscimento della personalità giuridica dell’Associazione Reduci e Vittime di Guerra altoatesini.

2) Dichiarazione del Presidente del Consiglioitaliano al Parlamento.

3) Dichiarazione del Cancelliere austriaco al proprio Parlamento.

4) Insediamento del Comitato preparatorio dei provvedimenti per l’Alto Adige.

5) Dichiarazioni orali dei delegati italiano ed austriaco all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite(11).

6) Dichiarazione austriaca relativa alla Commissione Struye del Consiglio d’Europa.

7) Firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja.

8) Prima votazione della legge costituzionale italiana.

9) e 10) Voto parlamentare della legge di ratifica dell’Accordo, in Italia ed in Austria, contemporaneamente all’approvazione definitiva della legge costituzionale italiana.

11) Approvazione delle leggi ordinarie italiane.

12) Emanazione delle norme di attuazione della legge costituzionale italiana.

12 bis) Decreto per il passaggio dalla Regionealla Provincia degli uffici e del personale inerente alle nuove competenze provinciali.

13) Scambio delle ratifiche dell’accordo e rilascio della quietanza austriaca (cosiddetta formula Toncic).

14) Notifiche della chiusura della controversia al Segretario Generale delle Nazioni Unite.

15) Notifica dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja al Cancelliere della Corte ed al Segretario del Consiglio d’Europa.

16) Eventuale conclusione di un Trattato di amicizia italo-austriaco.

1 bis) idem

2) idem

3) idem

4) idem

5) idem

6) idem

7) Votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana.

8) Firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja.

9) e 10) idem

11) idem

12) idem 12 bis) idem

13) idem

14) idem

15) idem

16) idem.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Gennaio 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 463.


4 Vedi DD. 449 e 450.


5 Vedi D. 455.


6 Vedi D. 464.


7 Vedi DD. 463 e 464.


8 Questo appunto aggiorna una precedente versione del 20 dicembre, non pubblicata, redatta presumibilmente allo scopo di informare il Presidente del Consiglio del neocostituito Governo.


9 Vedi D. 194, Allegato. In realtà i «chiarimenti» risalgono al 15 febbraio: ivi, nota 3.


10 Vedi D. 4.


11 Vedi Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura IV, Discussioni, seduta del 27 luglio 1967, p. 37298.


12 Vedi D. 453, Allegato.


13 Nota del documento: «Questo punto verrà eventualmente posposto in relazione alla data del dibattito di politica generale nell’Assemblea delle Nazioni Unite».

467

COMITATO DI MINISTRI PER L’ALTO ADIGE (Roma, 29 gennaio 1969)1

Appunto.

Sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, On. Rumor, sono presenti:

-il Ministro senza Portafoglio, Sen. Bosco;

- il Ministro degli Affari Esteri, On. Nenni;

- -

Sono anche presenti:

-l’Ambasciatore Catalano, Consigliere Dipl. del Pres. del Consiglio;

- - - -

RUMOR: Raccomanda la massima riservatezza circa la riunione. Se gli intervenuti saranno interrogati dai giornalisti prega di rispondere che sono venuti per un incontro con il Presidente del Consiglio, per problemi vari. Prega l’Ambasciatore Gaja di esporre i termini della questione.

GAJA: Espone le parti dell’attuale ipotesi d’intesa e fa presente che occorre esaminare i punti controversi e prendere una decisione al riguardo, in vista della prossima riunione degli esperti fissata per l’indomani.

NENNI: Fa presente che l’Ambasciatore d’Austria ha chiesto di essere ricevuto prima della prossima riunione degli esperti, cioè prima del 30 gennaio.

GAJA: Fa rilevare che una questione pregiudiziale è quella di conoscere se è intenzione del Governo ritardare la chiusura della controversia; in tal caso gli esperti italiani potrebbero prospettare difficoltà di carattere tecnico, che del resto non mancano.

RUMOR: Chiede il parere dell’On. Nenni, se ritiene opportuno che la prossima sia l’ultima riunione degli esperti.

NENNI: Rileva che ormai sono stati fatti considerevoli progressi sul piano tecnico; tuttavia occorre esaminare accuratamente se ci sentiamo in grado di affrontare una discussione sulla soluzione della controversia con i partiti politici. Bisogna anche decidere sull’eventuale incontro del Presidente del Consiglio italiano col Cancelliere austriaco, oppure dei due Ministri degli Esteri. A tale riguardo ritiene preferibile che siano i due Capi di Governo ad incontrarsi, dato che gli argomenti in discussione sono prevalentemente di carattere interno. Si deve tener presente che, se la prossima riunione sarà l’ultima, occorre essere pronti a passare alla parte esecutiva, presentando subito alle Camere i vari progetti di legge. Si domanda se questo è il momento opportuno per affrontare in Parlamento questo problema, che offre un terreno facile per una discussione con tutti i partiti. La cosa si presenta alquanto difficile, perché si tratta di varare una legge costituzionale, oltre alle leggi ordinarie, il che richiede una maggioranza qualificata, a meno che nel frattempo non si faccia la legge sul referendum.

GIOVENCO: Fa presente che gli schemi dei disegni di legge sono già pronti.

NENNI: Replica che la cosa piimportante è decidere se questo è il momento favorevole per portare la questione davanti al Parlamento.

RESTIVO: Osserva che il punto fondamentale della questione è la valutazione della situazione parlamentare in ordine a tali provvedimenti, al cui iter legislativo dovrebbe essere data la pigrande rapidità. A parer suo, presentare oggi tali leggi al Parlamento è un errore, perché apporterebbe una complicazione della procedura parlamentare. Inutile nascondere che l’attuazione di tali leggi è circondata da dubbi; pertanto sembrerebbe opportuna una previa investigazione da farsi presso i Presidenti dei vari gruppi parlamentari della coalizione governativa, circa la possibilità di inserire i provvedimenti in questione nel calendario. Dovrebbe rivelarsi una maggioranza capace di chiudere, senza creare un nuovo motivo di contestazione interna anche sulla situazione altoatesina.

BOSCO: Afferma che il problema principale è quello di conoscere se i comunisti siano disposti a votare a favore della legge costituzionale. Egli ritiene di no, perché, dando il loro voto, i comunisti perderebbero una formidabile arma di ricatto nei confronti del Governo.

RUMOR: Ritiene di non poter condividere tale punto di vista.

BOSCO: Sottolinea il fatto che l’approvazione della legge sul referendum non è certo imminente; di conseguenza, prima di decidere se portare o meno la questione davanti al Parlamento, occorre sapere se avremo la maggioranza occorrente per l’approvazione della legge costituzionale.

RUMOR: Rileva che esiste la ferma volontà politica del Governo di portare a compimento i risultati raggiunti nei contatti italo-austriaci e giungere alla chiusura della controversia. Perarrivare alla fase finale senza una pausa di riflessione sarebbe imprudente. Aggiunge di aver osservato che tre Ministri sarebbero propensi a dare carattere interlocutorio al prossimo incontro degli esperti, anche perché alcuni problemi sono tuttora aperti.

NENNI: Ricorda che l’On. Moro espose nel luglio 1967 al Parlamento(2) i punti controversi.

RUMOR: Afferma di essere d’accordo che il prossimo incontro abbia carattere interlocutorio, lasciando un piccolo margine per ulteriori discussioni.

NENNI: Osserva che un inconveniente deriva dall’atteggiamento del partito al Governo in Austria, il quale avrebbe fretta di concludere, dato che all’inizio del prossimo anno avranno luogo le elezioni politiche, mentre nell’anno in corso vi saranno elezioni amministrative in vari Laender.

RUMOR: Nota che il rinvio non dovrebbe andare molto oltre il mese di febbraio.

RESTIVO: Osserva che in Austria il Partito Popolare tende a sfruttare l’eventuale intesa con l’Italia a scopi elettorali. Ne deriva una piaccesa opposizione dei socialisti all’attuale tipo di soluzione della controversia. Ne deduce che una battuta d’arresto nella soluzione della controversia non dovrebbe dispiacere ai socialisti austriaci.

RUMOR: Osserva che il negoziato deve essere portato avanti e che la fase conclusiva dovrebbe intervenire non oltre la fine di febbraio.

GAJA: Fa presente che esiste una ragione tecnica di importanza fondamentale per non poter chiudere adesso ed è costituita dal fatto che al momento attuale il contenuto del pacchetto è stato messo in causa da parte degli altoatesini. Ricorda che il pacchetto, era stato esaminato nel luglio 1966(3) e, dopo i chiarimenti forniti dal Presidente del Consiglio Moro al Dr. Magnago nel gennaio 1967(4), esso doveva considerarsi ormai chiuso. Nell’ultima riunione degli esperti in data 14 dicembre 1968(5) sono state chieste dagli esperti austriaci due misure (che legge) adducendo il motivo che adducendo il motivo che erano comprese fra i chiarimenti dati al Dr. Magnago. Le predette misure, invece, non risultano, dagli atti in possesso del Ministero, comprese fra i «chiarimenti». Aggiunge che in seguito si è appreso che alla fine di dicembre il Dr. Magnago e l’On. Berloffa hanno proceduto ad un confronto fra i testi del pacchetto, quello predisposto dal Ministero dell’Interno e quello in possesso della SVP e che ne erano risultate varie divergenze. La pipreoccupante di queste era costituita dal richiamo fatto dal Dr. Magnago alla Relazione della Commissione dei 19 ed ai relativi resoconti (inclusi quelli della sottocommissione per l’autonomia) che, secondo il predetto, avrebbero piena validità. Fa rilevare che, secondo questo punto di vista, da parte italiana non potrà mai essere dimostrato di aver eseguito interamente il pacchetto. Occorrerebbe pertanto chiedere formalmente agli austriaci quale è, secondo loro, il significato del pacchetto. Osserva, poi, che gli esperti austriaci seguono la tattica di risolvere le piccole questioni, lasciando aperte quelle di maggiore importanza, riservandole all’incontro politico che, nelle intenzioni degli austriaci, non dovrebbe essere puramente formale. Osserva infine che se il Governo deciderà di aderire alla proposta di incontro politico bisognerebbe imporre agli austriaci di sgomberare già in precedenza il terreno di tutte le questioni aperte. Si potrebbe, d’altro canto, tenere aperte alcune questioni, per dare una giustificazione all’incontro politico. Oltre a decidere se questo potrà aver luogo, sarà necessario stabilire come dovrà aver luogo, se in occasione di riunioni internazionali con partecipazione vari paesi oppure espressamente per la questione altoatesina.

GIOVENCO: Fa presente che dal confronto del contenuto del pacchetto effettuato dall’On. Berloffa con il Dr. Magnago, sono scaturite riserve da parte altoatesina, interpretazioni da trasferire nelle norme di attuazione, riflessioni che aggiungono qualche cosa alle misure ed infine osservazioni di carattere formale. Occorrerebbe prendere una decisione: se andare avanti nel confronto oppure dire agli altoatesini che il pacchetto non è pinegoziabile.

NENNI: Ricorda che vari partiti italiani – la DC, il PSI e PRI – hanno formulato nei confronti del pacchetto varie obiezioni delle quali occorre tener conto.

RUMOR: Ritiene che l’esame del pacchetto da parte dei singoli partiti debba esser fatto nell’ambito del Governo; altrimenti il pacchetto verrebbe a cadere. Aggiunge che il Governo peraltro deve avere l’idea esatta della portata del pacchetto stesso.

RESTIVO: Rileva che il problema è molto importante, perché l’atteggiamento della SVP sembra tendere ad ottenere le concessioni previste dal pacchetto e poi dichiarare che il Governo italiano non è adempiente. A tal fine nelle sue dichiarazioni Magnago lascia una fascia di ambiguità. Nota che vi è anche incertezza sulla formula conclusiva, secondo la quale il pacchetto si intenderà attuato dopo l’emanazione della legge costituzionale, delle leggi ordinarie e delle norme di attuazione. Si chiede quando potrà dirsi che queste ultime sono state attuate.

GIZZI: Fa presente che, secondo Magnago, i «chiarimenti» gli sono necessari per ottenere che il partito dia la sua approvazione al pacchetto. Esprime perplessità circa l’inserimento di due misure nel «calendario operativo», il che viene a dargli un carattere contenutistico.

RUMOR: Osserva che occorrerebbe un chiarimento definitivo anche sul concetto di attuazione del pacchetto.

GAJA: Ricorda che ci siamo impegnati alla comunicazione «di fatto» agli esperti austriaci dei «chiarimenti». Aggiunge che potremo dare loro quelli contenuti nel noto documento del Ministero dell’Interno; in tal modo da parte austriaca si dovrà dire se tali «chiarimenti» sono considerati soddisfacenti oppure, in caso contrario, quale è la loro definizione del pacchetto.

GIOVENCO: Legge le seguenti dichiarazioni fatte dal Dr. Magnago all’On. Ber-loffa, che contengono in pratica le regole di interpretazione del pacchetto, quali sono immaginate dalla SVP: «Il presente pacchetto prevede, tra l’altro, una serie di provvedimenti di competenze che a suo tempo vennero proposte dalla “Commissione dei 19” al Governo per l’accettazione.

Alcune di queste competenze vengono nel presente pacchetto riportate solo parzialmente, mentre la relazione della “Commissione dei 19” e relativi resoconti (inclusi i resoconti della sottocommissione per l’autonomia della Commissione dei 19) che costituiscono parte integrante della relazione della Commissione stessa, prevedono soluzioni di dettaglio in connessione con le misure di cui sopra e nell’ambito delle stesse, che non vengono riportate nel presente pacchetto.

Viene così chiarito che là dove il pacchetto tratta di materie per la quale la Commissione dei 19 ha elaborato soluzioni di dettaglio e le ha proposte, queste hanno piena validità, in quanto non siano in contraddizione con le soluzioni previste qui nel pacchetto o non vengano da esso espressamente eliminate».

GAJA: Osserva che se diciamo agli esperti austriaci che non accettiamo le misure particolari da essi richieste, cisignifica che non accettiamo il punto di vista di Magnago. Inoltre nella discussione del pacchetto occorre evitare, come abbiamo fatto fino ad oggi, che le misure vengano internazionalizzate.

BOSCO: Rileva che è evidente il tentativo austriaco di rendere competente la Corte dell’Aja per le misure del pacchetto. Ricorda che in varie occasioni la Corte dell’Aja ha riconosciuto l’esistenza di un accordo fra i due Paesi, anche in mancanza di un accordo formale. Il fatto che il pacchetto sia stato negoziato significa che esso fa parte di un accordo internazionale. Aggiunge che la Corte giudica sempre in via preliminare sulla propria competenza. Di conseguenza occorrerebbe che gli esperti trovassero una formula che chiarisca in modo inequivocabile che il pacchetto non cade sotto la giurisdizione della Corte dell’Aja.

REALE: Si dichiara d’accordo col Ministro Bosco.

GAJA: Fa presente che il punto di vista degli austriaci è opposto, tanto che essi chiedono la modifica dell’accordo per la Corte dell’Aja affinché questa sia competente solo per le “future” controversie, intendendo con tale formula escludere l’attuale controversia che dovrebbe essere risolta soltanto attraverso il sistema dei sondaggi. A tal fine da parte austriaca non si intende procedere allo scambio delle ratifiche se non al momento – o poco prima – del rilascio della quietanza, cioè quando essi riconosceranno che la controversia è chiusa.

Per questo motivo dobbiamo respingere anche la formula «eventuali controversie», successivamente proposta da parte austriaca.

Passando, poi, all’esame delle questioni all’ordine del giorno, espone la prima di queste, che concerne il «calendario operativo». Precisa che da parte italiana era stato proposto che la firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja abbia luogo prima della votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana. Da parte austriaca si richiede che la firma dell’accordo segua la votazione in prima lettura della predetta legge. Si potrebbe proporre, in via di compromesso, che la firma del predetto accordo abbia luogo dopo la prima votazione in prima lettura della legge costituzionale in una delle Camere.

RUMOR: Concorda con la proposta dell’Ambasciatore Gaja.

GAJA: Espone la seconda questione, che concerne il termine entro il quale dovrebbe essere effettuato lo scambio delle ratifiche dell’accordo per la Corte dell’Aja e rilasciata la quietanza. Precisa che il termine a suo tempo previsto era di 20-21 giorni dal momento di attuazione del pacchetto, mentre da parte austriaca è stato poi proposto un termine di 49-50 giorni. Dato che il punto 12 bis del «calendario operativo» (decreto per il passaggio dalla Regione alla Provincia degli uffici e del personale inerenti alle nuove competenze provinciali) sarà attuato entro un mese dalla emanazione delle norme di attuazione della legge costituzionale, ritiene che si potrebbe accettare il termine proposto da parte austriaca.

RUMOR: Concorda.

GAJA: Passando alla terza questione, che concerne la definizione del momento di attuazione del pacchetto, fa presente che si tratta della questione già esaminata, concernente la richiesta austriaca di inserire nel pacchetto le due note misure particolari che da parte austriaca si afferma siano comprese nei «chiarimenti» a suo tempo forniti dal Governo al Dr. Magnago, il che invece non risulta.

REALE: Osserva che accettando la richiesta austriaca, le altre eventuali misure che dovessero essere successivamente richieste, in quanto basate sui suggerimenti della Commissione dei 19, potrebbero essere respinte, perché non sono state espressamente menzionate da parte austriaca come le due misure in esame.

RESTIVO: Osserva che potrebbe anche darsi che la richiesta relativa alle due misure fosse stata fatta a titolo esemplificativo; quindi non è d’accordo con il Ministro Reale.

BOSCO: Rileva che per noi le due misure richieste costituiscono richieste aggiuntive, non essendo comprese né nel pacchetto né nei «chiarimenti».

REALE: Nota che il problema posto dal Ministro Restivo è di difficile soluzione.

NENNI: Rileva che a parer suo è stato un errore non aver reso pubblico a suo tempo ufficialmente il contenuto del pacchetto.

RUMOR: Osserva che cinon è stato fatto per non indebolire la nostra posizione negoziale.

GAJA: Ricorda che da parte austriaca è stato pivolte richiesto un confronto del testo italiano del pacchetto con il testo austriaco, ma che tale richiesta è stata respinta da parte nostra, perché non esiste un testo austriaco del pacchetto, che comprende misure interne del Governo italiano.

RUMOR: Ritiene che nel prossimo incontro gli esperti italiani si debbano limitare a dire agli esperti austriaci che le due misure in questione non sono comprese nei «chiarimenti» dati dal Presidente Moro a Magnago. Dalla reazione austriaca, della quale gli esperti italiani si limiteranno a prendere atto, potremo dedurre qual è la loro posizione sull’intera questione dei «chiarimenti».

GAJA: Espone la quarta questione, che concerne il testo dell’accordo per la Corte dell’Aja. Precisa che resta da stabilire se le controversie alle quali l’accordo stesso fa riferimento debbano essere menzionate come «le eventuali controversie» (proposta austriaca) ovvero «le controversie» (proposta italiana).

BOSCO: Propone di chiedere agli esperti austriaci di introdurre nell’art. 1 dell’accordo l’aggettivo «formale» dopo le parole «accordi bilaterali».

RUMOR: Appoggia la proposta del Ministro Bosco ed aggiunge che, qualora da parte austriaca non venisse accettata tale aggiunta, si potrebbe successivamente suggerire, come soluzione di compromesso, che venga eliminata la parola «eventuali» dal testo dell’accordo, consentendo che essa sia lasciata in tutti gli altri documenti previsti, là dove si fa riferimento alle controversie da sottoporre alla Corte, purché l’aggettivo non compaia nei passi in cui l’accordo è citato letteralmente.

GAJA: Espone la quinta questione che ha soprattutto carattere politico e concerne la richiesta austriaca di parafatura o firma del «calendario operativo». Aggiunge che, poiché cipotrebbe attribuire al «calendario operativo» il carattere di un accordo internazionale, sarebbe preferibile rispondere negativamente alla proposta.

RUMOR: Concorda.

GAJA: Parla della sesta questione, che concerne la consegna del pacchetto e ricorda che si è giunti ad un’intesa secondo la quale ci siamo impegnati a dare comunicazione «di fatto» agli esperti austriaci, prima dell’inizio del «calendario operativo», dei «chiarimenti» e degli «approfondimenti» a suo tempo dati dalla Presidenza del Consiglio al Dr. Magnago.

NENNI: Ritiene che, essendo il pacchetto un complesso di misure che sono atti di politica interna italiana, non si debba consegnarlo ufficialmente alla parte austriaca.

GAJA: La settima questione concerne la votazione nei Parlamenti italiano ed austriaco successiva alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio italiano e del Cancelliere austriaco. Aggiunge che è stato previsto che le due citate dichiarazioni siano seguite da una votazione. Tuttavia, il Ministro austriaco degli Affari Esteri ha dichiarato recentemente, sia alla stampa, sia al nostro Ambasciatore a Vienna(6), che il Parlamento austriaco non è obbligato a dare un’approvazione formale mediante votazione della dichiarazione del Cancelliere austriaco, dato che trattasi soltanto di un rapporto – e non di una legge

o di un trattato – che, secondo la prassi, non viene messo ai voti. Ricorda che nemmeno l’accordo De Gasperi- Gruber venne sottoposto al voto del Parlamento austriaco, per il motivo che esso non comportava alcun obbligo da parte austriaca, ma soltanto diritti. Evidentemente anche oggi viene fatto lo stesso ragionamento. Ritiene che da parte italiana si debba insistere perché la dichiarazione venga seguita dal voto nel Parlamento austriaco, per i seguenti motivi oltre a quello che la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano sarà seguita da votazione: 1) nella dichiarazione è contenuto l’impegno al rilascio della quietanza, quando l’Italia avrà attuato il pacchetto; 2) nella dichiarazione è contenuto l’impegno alla cosidetta tregua politica. Sembra necessario che gli impegni del Governo austriaco vengano suffragati dall’approvazione del Parlamento.

REALE: Rileva che la votazione del Parlamento sulla dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano gli sembra necessaria, quindi non converrebbe minacciare gli austriaci di non sottoporla a votazione, qualora essi persistano nel loro punto di vista.

RUMOR: Ritiene che gli esperti italiani dovranno far presente a quelli austriaci che la presa di posizione del Ministro Waldheim ha destato vivo stupore del Governo italiano e esporre le ragioni per le quali pensiamo che la dichiarazione del Cancelliere austriaco dovrebbe essere seguita dal voto.

GAJA: Altra questione da decidere è la data del successivo incontro.

RUMOR: Fa presente che questo potrebbe aver luogo nel corso del mese di febbraio.

NENNI: Rileva che la scelta della data è legata agli impegni politici e legislativi del Governo. Se si vuole presentare le leggi sulla scuola, sulle Regioni e sulle pensioni, bisogna rinviare quelle per l’attuazione del pacchetto, poiché è certo che quando presenteremo la legge costituzionale, l’attenzione di tutti i partiti si concentrerà unicamente su di essa.

RUMOR: Chiede quanto tempo è previsto per l’attuazione del pacchetto.

GAJA: Risponde che sono previsti due anni per l’emanazione della legge costituzionale e altri due anni per l’emanazione delle leggi ordinarie e delle norme di attuazione. Il termine decorre dalla dichiarazione del Presidente del Consiglio al Parlamento.

RUMOR: Rileva che il mancato rispetto di tali termini potrebbe avere spiacevoli conseguenze; quindi è preferibile fare la dichiarazione al Parlamento solo quando si saprà che l’iter legislativo dei provvedimenti potrà procedere speditamente. Riferendosi poi alla proposta relativa all’incontro politico rileva che, se esso ci sarà, dovrà essere solo formale.

GAJA: Osserva che con gli incontri di esperti si pufacilmente arrivare a marzo. Aggiunge che potremmo dire agli esperti austriaci che se risolviamo tutte le questioni sul piano tecnico, potremmo accettare l’incontro politico.

RUMOR: Ritiene che non sia il caso di non [sic] presentare l’indomani tale proposta.

REALE: Suggerisce che, per non dare l’impressione che vogliamo seguire una tattica dilatoria, potremmo ridurre da due anni a 18 mesi il termine per l’emanazione della legge costituzionale.

RUMOR: Non è d’accordo; ritiene che convenga chiudere al pipresto, tenendo peraltro un ampio margine per l’attuazione del pacchetto. Immagina che un successivo incontro degli esperti possa aver luogo nella seconda metà inoltrata del mese di febbraio, eventualmente seguito da un terzo incontro ai primi di marzo.

NENNI: Concorda.

GAJA: Fa presente che un altro problema da tenere in considerazione – per quanto non se ne debba discutere nel prossimo incontro di esperti – è quello relativo al ritiro del veto italiano alla domanda di accordo speciale con la CEE avanzata dall’Austria. Aggiunge che da parte austriaca certamente verrà posto il quesito circa il momento in cui l’Italia intende procedere al ritiro del veto. Fa rilevare che si tratterà di una decisione irreversibile.

NENNI: Ritiene che tale decisione debba essere presa quando avremo raggiunto l’accordo e che l’occasione potrà essere fornita dall’incontro politico del Presidente del Consiglio italiano con il Cancelliere austriaco.

GAJA: Osserva che da un punto di vista puramente tecnico il momento migliore sembrerebbe quello successivo al voto del Parlamento austriaco sulle dichiarazioni del Cancelliere. Rileva che particolare importanza assume a tale riguardo la dichiarazione di condanna del terrorismo che il Cancelliere austriaco dovrà fare prima che abbia inizio il «calendario operativo».

RUMOR: Ringrazia gli intervenuti e dichiara chiusa la riunione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Gennaio 1969.


2 Vedi D. 250, nota 2.


3 Vedi D. 153.


4 Vedi D. 194 e nota 3.


5 Vedi DD. 449 e 450.


6 Vedi D. 464.

468

INCONTRO DEI RAPPRESENTANTI DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI D’ITALIA E D’AUSTRIA (Ginevra, 30-31 gennaio 1969)1

Appunto.

Erano presenti:

- da parte italiana, l’Ambasciatore Gaja e i proff. Monaco, Sperduti, Capotorti;

- da parte austriaca, l’Ambasciatore Halusa, l’Ambasciatore Kirchschlaeger, il Cons. Kathrein e il dott. Tschofen.

Seduta del 30 gennaio, pomeriggio

GAJA: menziona le questioni da discutere, e cioè: I) la determinazione del momento della firma dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja; II) la definizione del concetto di esecuzione del pacchetto, con riguardo soprattutto al quesito, se debbano o meno rientrarvi determinate misure relative alla televisione; III) la precisazione dell’intervallo di tempo che separerà l’esecuzione del pacchetto dal rilascio della quietanza e dalla ratifica dell’accordo; IV) la soluzione dei problemi ancora aperti circa la formulazione di alcuni documenti, e in particolare dell’accordo. Bisognerà poi confrontare i testi italiani e tedeschi dei vari documenti per verificarne la conformità.

Cipremesso, protesta per le notizie apparse sulla stampa circa l’attuale riunione ed afferma che da parte italiana ci si attiene al criterio, secondo cui non debbono fornirsi informazioni alla stampa sui colloqui in corso: cidovrebbe applicarsi all’APA come all’ANSA.

HALUSA: osserva, sulla questione della pubblicità dei colloqui, che un numero sempre crescente di persone, nel mondo politico, viene ad essere informata, durante questa fase, e pufare indiscrezioni. Fa notare poi che le notizie diffuse dal giornale di Graz rispecchiano una versione superata del calendario operativo.

GAJA: risponde che la pubblicità data ai colloqui dalla stampa austriaca è causa di difficoltà per il Ministero degli Esteri italiano, che ha invece mantenuto il silenzio, di fronte alla propria stampa.

HALUSA: precisa che l’APA è informata soltanto del fatto che vi è un incontro fra esperti austriaci e italiani e della composizione della delegazione austriaca.

GAJA: si dichiara pronto a passare all’esame dei testi dei documenti di chiusura della controversia.

HALUSA: afferma che sarebbe opportuno autenticare i testi, dopo averli resi uniformi.

GAJA: non condivide questa tesi. Si tratta di un «gentlemen agreement»; ciche conta è la buona fede. Chiede poi quale sia la posizione definitiva austriaca circa la dichiarazione che lo stesso Governo austriaco avrebbe dovuto fare innanzi al Consiglio d’Europa, per far cessare l’attività della Commissione Struye.

HALUSA: risponde che una dichiarazione del genere non è piprevista dal calendario operativo.

GAJA: replica che da parte italiana ci si attendeva qualche altra proposta austriaca a questo riguardo.

HALUSA: afferma che da parte austriaca non ci sono nuove proposte sul punto e che la miglior cosa è escludere qualsiasi dichiarazione innanzi al Consiglio d’Europa. Suggerisce di confrontare gli altri punti del calendario operativo.

GAJA: afferma che resta aperta la divergenza circa il momento della firma dell’accordo. Da parte italiana si deve insistere sul punto di vista precedentemente espresso, secondo cui la firma deve precedere la prima votazione della legge costituzionale italiana.

HALUSA: dichiara di non essere riuscito a trovare una soluzione di compromesso, pur avendola cercata. La questione ha assunto un valore quasi feticistico.

GAJA: rileva che in ogni caso la soluzione del problema non puessere lasciata ai Ministri. Aggiunge che se la firma dell’accordo venisse posposta alla prima votazione della legge costituzionale italiana, si accetterebbe in sostanza il punto di vista giuridico dell’Austria: si darebbe luogo ad un altro «fatto concludente», da cui sarebbe desunta l’esistenza di nuovi obblighi internazionali dell’Italia. Questo è evidentemente inaccettabile. D’altra parte va considerato che politicamente il voto del Parlamento italiano sarebbe assai facilitato se venisse preceduto dalla firma dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja.

HALUSA: gli interessi italiani sarebbero sufficientemente tutelati qualora la firma avesse luogo dopo la votazione in una delle due Camere. In quel momento, non ci sarebbe ancora una legge costituzionale approvata, neanche in prima lettura; e si potrebbe fermare tutto il procedimento, se non seguisse subito la firma dell’accordo.

GAJA: dice di prender atto che, secondo le ultime affermazioni di Halusa, se un determinato contegno previsto nel calendario non viene tenuto da parte austriaca, i successivi contegni italiani restano bloccati.

HALUSA: conferma che questo è il significato del calendario operativo.

GAJA: osserva che tuttavia politicamente, sarebbe difficile bloccare un procedimento di modifica di una legge costituzionale per il motivo che non è stato firmato un accordo internazionale.

HALUSA: rileva che da parte italiana è stata spesso annunciata l’intenzione di adottare le previste misure per l’Alto Adige anche senza un’intesa con l’Austria. Perci supponendo che non si giungesse alla firma dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja, sarebbe egualmente nell’interesse italiano far approvare una legge di modifica dell’attuale Statuto della regione Trentino- Alto Adige; magari, un po’ meno ampia del pacchetto. È l’Austria, invece, ad avere interesse ad una realizzazione integrale del pacchetto.

GAJA: fa notare che il primo voto sulla legge costituzionale è il piimportante, in quanto con esso i partiti si impegnano a seguire una data linea di condotta.

KIRCHSCHLAEGER: osserva che l’atteggiamento dei partiti pufino a un certo punto essere influenzato o determinato da un Governo. Il Governo è in grado di promuovere una certa decisione del Parlamento, di raccomandarne l’adozione, ma non di garantire il risultato. Le Camere sono sempre un elemento di incertezza.

HALUSA: aggiunge che il Parlamento austriaco non ha alcun emendamento da fare alla dichiarazione del Cancelliere, mentre il Parlamento italiano potrebbe introdurre modifiche al disegno di legge costituzionale.

GAJA: risponde che proprio allo scopo di fare approvare senza modifiche questo disegno di legge sembra importante che il voto sia preceduto dalla firma dell’accordo. Se la firma avesse luogo dopo la votazione in una delle Camere, non avrebbe lo stesso valore; per avere significato politico essa deve precedere la votazione in entrambe le Camere.

HALUSA: obbietta che è difficile convincere gli uomini politici austriaci della necessità di agevolare il Parlamento italiano.

GAJA: chiede quale sia il rischio che il Governo austriaco crede di correre firmando l’accordo prima del voto sulla legge costituzionale italiana.

HALUSA: risponde che il rischio è quello di veder approvare, dopo la firma dell’accordo, una legge costituzionale diversa da quella corrispondente al pacchetto.

GAJA: sottolinea che in tal caso l’accordo non verrebbe ratificato da parte austriaca. Afferma quindi che bisognerebbe evitare un irrigidimento su questo punto.

HALUSA: insiste nel far presente che, se non venisse approvata una legge costituzionale corrispondente al pacchetto, il funzionamento del calendario operativo si bloccherebbe.

GAJA: ne conviene, osservando per altro che proprio a cagione di cila firma anticipata dell’accordo non comprometterebbe gli interessi austriaci.

KIRCHSCHLAEGER: rileva che la questione del momento della firma dell’accordo ha essenzialmente un valore psicologico. Avendo l’Italia sempre insistito sull’opportunità di deferire la controversia altoatesina alla Corte dell’Aja, il fatto che l’accordo attribuisca giurisdizione alla Corte sembra una accettazione da parte austriaca della tesi italiana. Percisarebbe assai difficile per il Cancelliere e per il Ministro degli Esteri austriaci avallare un calendario operativo in cui la firma dell’accordo precedesse ogni votazione della legge costituzionale italiana. Questo è tutto: non vi è alcuna intenzione da parte austriaca di rafforzare la così detta teoria dei fatti concludenti. E non si tratta di una impuntatura.

GAJA: risponde che la questione dovrà ancora essere discussa, in quanto presenta grosse difficoltà. Propone di passare alla precisazione del concetto di esecuzione del pacchetto e chiede che cosa abbiano da dire gli esperti austriaci circa le misure relative alla televisione.

HALUSA: risponde che tutto sta nell’accertare se tali misure rientrino nel pacchetto.

GAJA: afferma che esse non appaiono né nel pacchetto né nei chiarimenti.

HALUSA: osserva che non si tratta di procedere a un esame bilaterale del contenuto del pacchetto.

GAJA: ne conviene: ciche interessa in sede bilaterale è il concetto di esecuzione del pacchetto. Ora, se quelle misure non rientrano nel pacchetto, la loro esecuzione o meno è priva di rilevanza. Né si puimmaginare che l’attuazione del calendario sia bloccata per la eventuale inesecuzione di una misura estranea al pacchetto.

KIRCHSCHLAEGER: ribadisce che non è in discussione il contenuto del pacchetto. Dal punto di vista austriaco, una volta che il pacchetto sia stato approvato dalla SVP, la questione è chiusa. La difficoltà sorge dal fatto che, secondo Magnago, le misure relative alla televisione fanno parte del pacchetto.

TSCHOFEN: aggiunge che, come già fu detto nel precedente incontro, quattro misure di carattere amministrativo incidono sulla esecuzione del pacchetto. Tre di esse sono state definite; i provvedimenti relativi alla televisione rappresentano la quarta. Evidentemente a questo riguardo l’interpretazione che Magnago dà del pacchetto non coincide con quella di Roma. Toccherà a Magnago chiarire il punto.

GAJA: osserva che questo impedisce di arrivare a una conclusione. In ogni caso non è possibile accettare il criterio che l’esecuzione del pacchetto possa dipendere da misure che esso non prevede.

TSCHOFEN: replica che tutto sta a vedere se il testo del pacchetto al quale l’Ambasciatore Gaja si riferisce sia o no quello definitivo.

GAJA: rammenta che i chiarimenti forniti dal Presidente Moro furono detti «definitivi e non modificabili».

HALUSA: osserva che, in sede bilaterale, bisogna supporre un pacchetto definito nel suo contenuto.

GAJA: rileva che non si publoccare l’esecuzione del pacchetto a causa delle misure concernenti la televisione.

HALUSA: chiede che cosa impedirebbe di prevedere tali misure nel calendario, sotto il numero 1 bis.

GAJA: risponde che lo impedisce il fatto, che esse non fanno parte del pacchetto.

HALUSA: afferma che sta a Magnago provare che le misure in questione rientrino nel pacchetto. Il problema non puessere risolto in questa sede.

GAJA: sottolinea che, in definitiva, se quelle misure fanno parte del pacchetto, la loro esecuzione potrà avere rilevanza; altrimenti no.

HALUSA: formula l’ipotesi che Magnago abbia interpretato in un certo modo i chiarimenti ricevuti.

GAJA: replica che bisogna assolutamente evitare che la fase dei chiarimenti sia seguita da una fase di interpretazione.

HALUSA: afferma che Magnago ha solennemente dichiarato di non voler ottenere nulla di pidi quanto è stato previsto e di non voler cercare di riaprire la discussione sul pacchetto.

GAJA: tiene ancora a chiarire che la quietanza austriaca non dovrà essere posposta con il pretesto che occorrano altre norme di attuazione. Per quanto concerne tali norme bisognerà limitarsi a quelle che il Comitato preparatorio riterrà necessarie.

KIRCHSCHLAEGER: osserva che naturalmente, se le norme di attuazione non dovessero corrispondere al pacchetto, sarebbe subito sollevata eccezione da parte austriaca.

GAJA: afferma che bisogna comunque fissare questo punto: le norme di attuazione necessarie sono soltanto quelle indicate nel pacchetto.

Il prosieguo della discussione viene rinviato all’indomani.

Seduta del 31 gennaio, mattina

GAJA: suggerisce di iniziare la verifica della conformità dei testi italiano e tedesco dei vari documenti.

HALUSA: acconsente. Propone altresì che, una volta stabilita questa conformità, ciascuna parte apponga una siglatura su tutti i testi redatti nella propria lingua.

GAJA: risponde che questa proposta dovrà essere discussa pitardi.

Si passa quindi all’esame dei singoli documenti, risolvendo via via talune questioni terminologiche, assicurando la correttezza della traduzione da una lingua all’altra e introducendo modifiche di dettaglio (così come puriscontrarsi dalla stesura aggiornata a seguito dell’incontro, in confronto con la precedente stesura(2)).

In particolare, viene fatto presente da parte austriaca l’interesse a definire i limiti di tempo della «tregua politica» che dovrà accompagnare la graduale esecuzione delle varie misure del pacchetto da parte italiana e si concorda sulla indicazione di tale periodo in «circa quattro anni». Viene altresì deciso che, nel testo delle notifiche finali che ciascuna parte farà al Segretario generale delle Nazioni Unite, si inserisca una esplicita salvezza dei punti di vista giuridici rispettivi circa la esecuzione dell’accordo di Parigi. La formulazione di una frase in tal senso e la soluzione di un paio di questioni terminologiche vengono rinviate alla seduta pomeridiana.

GAJA: osserva che una operazione da compiersi prima che si inizi l’attuazione del calendario operativo sarà la consegna da parte italiana del testo dei chiarimenti relativi al pacchetto.

HALUSA: risponde che sarebbe il caso di includere anche questa consegna nel calendario operativo, come prima fase.

GAJA: afferma essere preferibile che la consegna dei chiarimenti resti fuori del calendario operativo.

HALUSA: chiede quali previsioni possano farsi per il futuro, una volta che il testo di tutti i documenti di chiusura della controversia sia concordato.

GAJA: risponde che sarà necessaria un’altra riunione di esperti per definire due questioni: il momento della firma dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja e i limiti del concetto di esecuzione del pacchetto, in relazione alle misure in materia televisiva. Bisogna accertare se queste misure rientrino o meno nel pacchetto. Tutto ciè pregiudiziale rispetto all’attuazione del calendario.

HALUSA: ne conviene.

GAJA: osserva che se le richieste di misure in materia televisiva fossero ritirate, verrebbe meno uno dei problemi.

HALUSA: afferma che qualora dette misure facciano parte del pacchetto, da parte austriaca si insisterà per ottenerne l’esecuzione.

GAJA: ripete che il punto va chiarito prima che possa iniziarsi l’attuazione del calendario operativo.

HALUSA: solleva un’altra questione asserendo che, secondo quanto Magnago ha comunicato al suo partito, il risarcimento per i rifugi alpini dovrebbe aver luogo contemporaneamente al riconoscimento della personalità giuridica della Stiroler Alpenverein. Tale riconoscimento potrebbe essere accordato con lo stesso provvedimento già previsto per l’associazione reduci e vittime di guerra altoatesini.

GAJA: non nega che queste misure facciano parte del pacchetto, ma dubita che debbano tutte attuarsi nella fase iniziale del calendario operativo.

TSCHOFEN: suggerisce l’opportunità di effettuare il riconoscimento delle due associazioni (quella dei reduci e vittime di guerra e la Stiroler Alpenverein) con un solo provvedimento.

GAJA: si riserva una risposta ma esprime perplessità sulla convenienza di appesantire il calendario operativo.

TSCHOFEN: rileva che l’attuale testo del calendario deve essere rivisto; in particolare bisogna eliminare il riferimento a una dichiarazione austriaca innanzi al Consiglio d’Europa.

GAJA: risponde che questo punto sarà preso in considerazione nel quadro della suggerita revisione del calendario.

TSCHOFEN: suggerisce che siano fusi i punti 9 e 10 del vecchio calendario.

GAJA: non ha obbiezioni a tal riguardo.

TSCHOFEN: aggiunge che il punto 13 del vecchio calendario dovrà ricevere una nuova formulazione.

GAJA: risponde che anche questo sarà considerato.

Il prosieguo della discussione viene rinviato al pomeriggio.

Seduta del 31 gennaio, pomeriggio

Vengono esaminate le questioni ancora pendenti circa il testo dei documenti di chiusura della controversia; superate le divergenze residue, si concorda la nuova stesura in tutti i dettagli. Dopo di ci

HALUSA: si riferisce alla questione dell’intervallo tra l’esecuzione del pacchetto – precisamente l’emanazione dell’ultima norma di attuazione della legge costituzionale italiana – e lo scambio delle ratifiche dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja nonché il rilascio della quietanza austriaca. Propone che lo scambio delle ratifiche avvenga quarantanove giorni dopo l’emanazione dell’ultima norma di attuazione e la quietanza sia rilasciata entro cinquanta giorni da tale emanazione.

GAJA: accoglie tale proposta.

HALUSA: chiede se il riconoscimento della Stiroler Alpeverein possa considerarsi incluso nel calendario insieme al riconoscimento della associazione reduci e vittime di guerra altoatesini.

GAJA: risponde che il punto non puessere ancora definito.

KIRCHSCHLAEGER: ricorda che la consegna del testo dei chiarimenti relativi al pacchetto è una precondizione del calendario operativo.

GAJA: ne conviene, aggiungendo che lo stesso valore riveste anche la dichiarazione austriaca sul terrorismo.

KIRCHSCHLAEGER: chiede chiarimenti sui «terms of reference» e sulla composizione del comitato italiano incaricato di predisporre i provvedimenti per l’Alto Adige.

GAJA: si riserva di fornire tali chiarimenti.

KIRCHSCHLAEGER: osserva che essi potrebbero esser dati anche in via diplomatica ovvero insieme ai chiarimenti relativi al pacchetto. Solleva poi di nuovo la questione del rapporto temporale tra la firma dell’accordo e la prima votazione della legge costituzionale italiana, affermando che si tratta soprattutto di un problema di presentazione politica e che il Governo italiano, essendo politicamente piforte, dovrebbe venire incontro a quello austriaco.

GAJA: risponde che non gli è possibile cambiare atteggiamento.

KIRCHSCHLAEGER: replica che la stessa impossibilità sussiste per gli esperti austriaci.

GAJA: rileva che l’idea affacciata da parte austriaca nella seduta di ieri – cioè quella di firmare l’accordo nell’intervallo tra il voto della prima e della seconda Camera italiana sul disegno di legge costituzionale, in prima lettura – potrebbe, sebbene non soddisfacente per l’Italia, costituire la base di un compromesso.

KIRCHSCHLAEGER: afferma che gli esperti austriaci non sono autorizzati a un tale compromesso e che pertanto la questione deve rimanere aperta.

TSCHOFEN: chiede precisazioni sull’idea di contemporaneità tra il voto parlamentare della legge di ratifica dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja e l’approvazione definitiva della legge costituzionale italiana.

GAJA: afferma che la votazione della legge di ratifica nel Parlamento austriaco dovrà precedere la definitiva approvazione della legge costituzionale italiana; altrimenti si arriverebbe al punto di attendere quattro votazioni nel Parlamento italiano (due in ciascuna Camera, correlativamente alle due fasi di approvazione della legge costituzionale) prima di avere un voto del Parlamento austriaco.

HALUSA: osserva che tuttavia, nel frattempo, si avrà la firma dell’accordo sulla giurisdizione della Corte dell’Aja.

KIRCHSCHLAEGER: aggiunge che si pufare qualcosa di pi Dato che la legge di ratifica deve essere sottoposta prima ad un comitato parlamentare e poi all’Assemblea plenaria, si pufare in modo che essa giunga all’Assemblea plenaria lo stesso giorno del quarto ed ultimo voto parlamentare italiano.

CAPOTORTI: chiede ragguagli sulla procedura di approvazione di una legge di ratifica nel Parlamento austriaco.

KIRCHSCHLAEGER: precisa che devono intervenire il Nationalrat e il Bundesrat; in entrambi, occorre una votazione (segreta) in Commissione e poi un voto in seduta plenaria.

CAPOTORTI: propone che la questione della contemporaneità sia risolta in base alla seguente formula: «La votazione finale della legge di ratifica nel Parlamento austriaco non potrà avvenire oltre la data del voto finale di approvazione della legge costituzionale italiana».

HALUSA: risponde che la formula è accettabile ma che è preferibile non trascriverla nel testo del calendario operativo.

GAJA: afferma che si puanche non trascriverla, purché sia chiaramente inteso che questo è il significato della contemporaneità indicata nel calendario.

HALUSA: si dichiara d’accordo e suggerisce che l’anzidetta formula sia inserita nel verbale dei colloqui, che gli esperti italiani redigono.

TSCHOFEN: chiede che cosa accadrà dello scambio delle ratifiche e del rilascio della quietanza austriaca, nell’ipotesi che non vengano trasferiti alla Provincia di Bolzano gli uffici e il personale della Regione Trentino- Alto Adige inerenti alle nuove competenze provinciali.

GAJA: risponde che ciascuna fase del calendario si realizzerà sul presupposto che la precedente fase abbia avuto attuazione.

TSCHOFEN: osserva che, essendosi collegati lo scambio delle ratifiche e il rilascio della quietanza ad un intervallo di tempo che si computa a partire dall’emanazione dell’ultima norma di attuazione, bisognerà pur prevedere qualcosa per l’ipotesi di un ritardo del decreto di trasferimento degli uffici e del personale regionale alla Provincia.

CAPOTORTI: osserva che se questo decreto non è emanato dalla Regione entro trenta giorni dall’emanazione dell’ultima norma di attuazione occorrente, si è già previsto che la competenza ad emanarlo passi al Commissario di Governo presso la Regione; ora, purché il Commissario provveda nei diciannove giorni successivi, si rimane entro l’intervallo di tempo fissato per lo scambio delle ratifiche e il rilascio della quietanza.

KIRCHSCHLAEGER: replica che, qualora la Regione non provvedesse nel termine di trenta giorni sopra menzionato, il Governo austriaco dovrebbe attendere giorno per giorno il decreto del Commissario di Governo italiano e tenersi pronto alla ratifica dell’accordo e alla quietanza anche se tale decreto tardasse fino al quarantottesimo giorno; cisembra assurdo e irrealizzabile.

HALUSA: accenna alla possibilità di prevedere una soluzione di questo tipo: dei quarantanove giorni fissati come intervallo fra l’attuazione del pacchetto e lo scambio delle ratifiche dell’accordo, trenta sarebbero automaticamente computati a decorrere dall’emanazione dell’ultima norma di attuazione, ma se nel frattempo la Regione non avesse provveduto a trasferire uffici e personale alla Provincia di Bolzano, i residui diciannove giorni comincerebbero a decorrere dalla data del decreto del Commissario di Governo.

GAJA: afferma che questo punto dovrà essere riesaminato.

Sulla base dei precedenti scambi di idee, si concorda una nuova stesura del calendario operativo, comprendente sedici punti. Vengono quindi precisate le questioni da discutere in una successiva riunione di esperti, e precisamente: 1) il rapporto temporale tra la firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja e la prima votazione della legge costituzionale italiana; 2) la definizione del concetto di attuazione del pacchetto con riguardo alle misure in materia televisiva; 3) la composizione e i terms of reference del comitato italiano incaricato di preparare i provvedimenti per l’Alto Adige; 4) l’incidenza di un eventuale ritardo nell’emanazione del decreto per il passaggio degli uffici e del personale regionale alla Provincia di Bolzano, sul computo dei termini per lo scambio delle ratifiche dell’accordo relativo alla Corte dell’Aja e per il rilascio della quietanza austriaca; 5) la contemporaneità o meno fra il riconoscimento della personalità giuridica della Stiroler Alpenverein e quello dell’associazione reduci e vittime di guerra altoatesini; 6) il problema della eventuale autenticazione dei documenti di chiusura della controversia.

Si conviene lo scambio per vie diplomatiche dei testi aggiornati dei documenti di chiusura della controversia, nelle lingue rispettive. Si considerano infine le possibili date di un successivo incontro e si constata che esso potrebbe svolgersi il 19 febbraio

o il 1° marzo; la scelta sarà fatta per via diplomatica. L’incontro termina alle ore 21 circa.

Allegato

CALENDARIO OPERATIVO

1) Parafatura dell’accordo concernente la modifica dell’art. 27 lettera a) della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie, nei rapporti fra Italia e Austria;

2) Modifica dell’art. 18 del regolamento di esecuzione del testo unico delle leggi di P.S. e riconoscimento della personalità giuridica della Associazione reduci e vittime di guerra altoatesini;

3) Dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al proprio Parlamento, seguita da voto di approvazione;

4) Dichiarazione del Cancelliere austriaco al proprio Parlamento, seguita da voto di approvazione;

5) Insediamento del Comitato italiano incaricato di predisporre i provvedimenti per l’Alto Adige;

6) Dichiarazioni orali dei delegati italiano ed austriaco all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (N.B.: questo punto verrà eventualmente posposto, in relazione alla data del dibattito di politica generale nell’Assemblea delle Nazioni Unite);

7) Proposta italiana: firma dell’accordo menzionato al punto 1; Proposta austriaca: Prima votazione della legge costituzionale italiana;

8) Proposta italiana: prima votazione della legge costituzionale italiana; Proposta austriaca: firma dell’accordo menzionato al punto 1:

9) Voto parlamentare, in Italia ed in Austria, della legge di ratifica dell’accordo menzionato al punto 1 e contemporanea approvazione definitiva della legge costituzionale italiana (N.B. le votazioni della legge di ratifica nei due Parlamenti dovranno precedere il quarto ed ultimo voto di approvazione della legge costituzionale);

10) Approvazione delle leggi ordinarie italiane;

11) Emanazione delle norme di attuazione della legge costituzionale italiana;

12) Decreto che traferisce dalla Regione Trentino Alto Adige alla Provincia di Bolzano gli uffici ed il personale inerenti alle nuove competenze provinciali;

13) Scambio delle ratifiche dell’accordo menzionato al punto 1 e rilascio della quietanza austriaca (N.B.: lo scambio delle ratifiche dovrà avvenire 49 giorni dopo l’emanazione dell’ultima norma di attuazione e la quietanza dovrà essere rilasciata entro 50 giorni dall’anzidetta emanazione);

14) Nota diplomatica italiana all’Austria in cui ai prende atto della quietanza;

15) Notifica della chiusura della controversia, da parte dei Governi italiano ed austriaco, al Segretario generale delle Nazioni Unite;

16) Notifica dell’accordo di cui al punto l, da parte dei Governi italiano ed austriaco, al Cancelliere della Corte Internazionale di Giustizia;

17) Notifica dell’accordo di cui al punto 1, da parte dei Governi italiano ed austriaco, al Segretario del Consiglio d’Europa;

18) Eventuale conclusione di un trattato di amicizia e di collaborazione fra Italia ed Austria.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Gennaio 1969.


2 Vedi D. 453, note 5-36.

469

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto precedenza assoluta 3772/422. Ginevra, 1° febbraio 1969 (perv. ore 18).

Oggetto: Questione Alto Adige.

Conversazioni tra esperti italiani ed austriaci circa controversia altoatesina sono terminate ieri sera(3). Riassumo risultati lavori, che hanno compreso tre sedute:

1) Sono stati riesaminati documenti chiusura controversia verificando conformità testi italiano e tedesco nonché risolvendo ultime questioni aperte circa loro formulazione. Da parte austriaca si è acceduto nostra tesi secondo cui riferimento a controversie tanto in accordo su giurisdizione Corte Aja quanto in altri documenti non deve essere accompagnato da aggettivo «eventuali» né da alcun altro aggettivo. Inoltre, è stato da noi ottenuto che termine tedesco equivalente a «controversia» sia il medesimo in tutti i documenti, evitando così ogni rischio di difformità fra Accordo giurisdizione Corte Aja ed altri testi.

2) Esperti austriaci hanno sollevato problema autenticazione documenti – ormai praticamente definiti nel loro contenuto – suggerendo che ciascuna Delegazione contrassegni testi in propria lingua, che dovrebbero poi essere consegnati alla controparte. Su tale proposta abbiamo preso posizione negativa per note ragioni, rilevando fra l’altro che non puessere prevista nessuna consegna formale testi da una parte all’altra. Comunque austriaci hanno insistito perché questione sia esaminata nel corso prossimo incontro esperti.

3) Relativamente calendario operativo è rimasto anzitutto aperto problema rapporto temporale fra firma accordo e prima votazione legge costituzionale italiana, avendo austriaci fortemente insistito su loro richiesta di precedenza votazione legge costituzionale in prima lettura nei due rami Parlamento, adducendo loro esigenze politiche interne. È stato da essi sostenuto che firma Accordo consacrerebbe successo tesi italiana circa giurisdizione Corte Aja, prima sempre avversata da parte austriaca; cosicché opinione pubblica austriaca sarebbe riluttante se processo approvazione legge costituzionale italiana non fosse in quel momento ad un certo stato di avanzamento. Soluzione intermedia consistente stabilire momento firma Accordo tra prima votazione legge costituzionale in una delle due Camere e votazione altra Camera è stata accennata da parte austriaca, ma solo per affermare che anch’essa non è allo stato delle cose accettabile. Questione è stata quindi anch’essa rinviata a prossima riunione esperti.

È stato invece precisato concetto contemporaneità tra votazione finale legge ratifica Accordo nel Parlamento austriaco ed approvazione definitiva Legge costituzionale italiana, chiarendosi che la prima non potrà comunque avvenire oltre la data della seconda.

Quanto, infine, alla sospensione attività Commissione Struye in Consiglio Europa si è concordemente ritenuto che impegno austriaco non utilizzare tale Organo discende direttamente da promessa tregua politica cosicché appare superflua previsione in calendario di apposita dichiarazione.

4) Intervallo fra emanazione norme attuazione e rilascio quietanza è stato fissato, come previsto, in 50 giorni. Di conseguenza scambio ratifiche Accordo giurisdizione Corte Aja dovrà avvenire 49° giorno. Problema voto parlamentare austriaco, dopo dichiarazione Cancelliere, non è stato risollevato. Nuova stesura calendario da noi predisposta prevede tale voto, né austriaci hanno sollevato obiezioni in proposito. Esperti austriaci hanno perprivatamente espresso opinione che parlamentari socialisti difficilmente potrebbero votare in favore.

5) Altri punti che sono stati sollevati senza che si sia potuto giungere a risolverli, e che, quindi, sono stati rinviati alla prossima riunione:

- - - -

Circa misure riguardanti televisione, è stato comunque da noi precisato e da parte austrica riconosciuto il principio che attuazione delle medesime dipende dal fatto che esse rientrino o meno nel pacchetto. Austriaci hanno poi espresso desiderio ricevere testo cosiddetti chiarimenti in prossima riunione esperti. Da parte nostra si è detto che consegna chiarimenti stessi poteva avvenire solo dopo decisione definitiva su attuazione calendario.

Circa data prossimo incontro esperti, austriaci hanno fatto presente che data piravvicinata in cui essi sarebbero disponibili, in relazione studio problemi aperti e loro impegni internazionali, è il 19 febbraio. Ove incontro per tale data non fosse possibile, prossima data indicata da austriaci è 1° marzo. È apparso, comunque, chiaro che nuovo incontro, per essere fruttuoso, deve essere preceduto da conclusione «rilettura» pacchetto attualmente in corso sul piano interno.

Da parte nostra è stata nuovamente sottolineata opportunità definire al pipresto tutti i problemi ancora aperti sul piano tecnico. Ci siamo detti quindi disponibili per incontri, riservandoci, tuttavia, di concordare data piopportuna tra quelle proposte in relazione possibilità di adeguata preparazione circa problemi da affrontare.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1054. 2 Trasmesso tramite la Rappresentanza presso le Organizzazioni Internazionali.


Vedi D. 468.

470

[LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI]1

Appunto. Roma, 3 febbraio 1969.

I giorni 30 gennaio-1° febbraio u.s. ha avuto luogo a Ginevra una riunione dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria(2) in merito alla controversia altoatesina. Vi hanno partecipato:

- -

A) Nel corso dei colloqui sono state esaminate le seguenti questioni:

1)DOCUMENTI DI CHIUSURA DELLA CONTROVERSIA

Come è noto, in data 4 gennaio u.s.3 erano stati consegnati a questo Ambasciatore d’Austria i documenti di chiusura da noi predisposti in base ai documenti presentati dai rappresentanti austriaci nel corso della riunione del 14 dicembre u.s.4, opportunamente modificati tenendo conto dei criteri che sono alla base della nostra posizione nell’attuale fase dei contatti italo-austriaci.

Nel corso della riunione in oggetto sono stati riesaminati i testi dei documenti di chiusura, verificando la conformità delle due versioni (in lingua italiana ed in lingua tedesca) e discutendo le ultime questioni aperte circa la loro formulazione, in particolare per quanto concerne:

a) il testo dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja.

Come è noto, restava da stabilire se le controversie alle quali l’Accordo stesso fa riferimento, dovevano essere menzionate come «le eventuali controversie» (proposta austriaca), oppure semplicemente «le controversie» (proposta italiana). Da parte austriaca si è acceduto alla nostra tesi, secondo cui il riferimento alle controversie, tanto nell’accordo predetto, quanto in altri documenti, non deve essere accompagnato né dall’aggettivo «eventuali», né da alcun altro.

Inoltre è stato ottenuto da parte italiana che il termine tedesco equivalente a «controversia» sia il medesimo in tutti i documenti, evitando così ogni rischio di difformità fra l’accordo in questione ed altri testi;

b) il documento n. 5 (dichiarazione del Governo austriaco alla Commissione politica dell’Assemblea consultiva del Consiglio d’Europa).

Come è noto, da parte italiana si riteneva preferibile sopprimere tale documento, dato che esso sostanzialmente non aggiunge nulla all’impegno di tregua politica, già contenuto nella dichiarazione del Cancelliere austriaco al Consiglio Nazionale.

Gli esperti austriaci hanno concordato sul fatto che l’impegno a non utilizzare tale organo discende direttamente dall’impegno di tregua politica, cosicché appare superfluo prevedere tale documento;

c) l’autenticazione dei documenti di chiusura.

Un nuovo problema è stato sollevato dagli esperti austriaci, i quali hanno suggerito che ciascuna delegazione contrassegni i testi dei documenti nella propria lingua – ormai praticamente definiti nel loro contenuto – e che questi vengano poi consegnati alla controparte.

I rappresentanti italiani hanno preso una posizione negativa sulla proposta, dato che lo scambio dei testi autenticati dei documenti di chiusura avrebbe potuto costituire un elemento a favore della internazionalizzazione del pacchetto. Con l’occasione i rappresentanti italiani hanno ribadito che non puessere prevista nessuna consegna formale di testi da una parte all’altra. Cinonostante i rappresentanti austriaci hanno insistito perché la questione venga esaminata nel prossimo incontro di esperti.

2)«CALENDARIO OPERATIVO»

È rimasto aperto il problema se la firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja debba precedere (tesi italiana) oppure seguire (tesi austriaca) la votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana.

I rappresentanti austriaci hanno fortemente insistito sulla loro richiesta, adducendo che la firma dell’accordo prima della prima votazione della legge costituzionale italiana consacrerebbe il successo della tesi italiana circa la giurisdizione della Corte dell’Aja (che escluderebbe da tale giurisdizione le misure del pacchetto) prima sempre avversata da parte austriaca; l’opinione pubblica austriaca sarebbe pertanto riluttante ad accettare tale tesi, se il processo di approvazione della legge costituzionale italiana non fosse giunto in quel momento ad un certo stato di avanzamento. I rappresentanti austriaci hanno poi affermato che non è accettabile neppure quella soluzione intermedia che consiste nello stabilire che la firma del predetto accordo abbia luogo dopo la prima votazione in prima lettura della legge costituzionale in una delle Camere. La questione è stata anch’essa rinviata alla prossima riunione degli esperti.

Sono state invece risolte le seguenti questioni:

- - -

Il termine è stato fissato, come previsto, in 49-50 gg., rispettivamente, dalla emanazione delle norme di attuazione della legge costituzionale italiana.

4) VOTAZIONE NEL PARLAMENTO AUSTRIACO SUCCESSIVA ALLA DICHIARAZIONE DEL CANCELLIERE

Era stato sempre previsto che tanto la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento quanto quella del Cancelliere austriaco al Consiglio Nazionale fossero seguite da una votazione. Tuttavia il Ministro austriaco degli Affari Esteri ha recentemente dichiarato, sia alla stampa sia al nostro Ambasciatore a Vienna, che il Consiglio Nazionale non è obbligato a dare una approvazione formale, mediante votazione, della dichiarazione del Cancelliere, dato che trattasi soltanto di un rapporto che, secondo la prassi, non viene messo ai voti.

I rappresentanti italiani avevano avuto istruzioni di esprimere lo stupore del Governo per tale presa di posizione del Ministro Waldheim e di far presenti le ragioni per le quali pensiamo che la dichiarazione del Cancelliere austriaco dovrebbe essere seguita dal voto.

Tale problema non è stato peraltro sollevato dai rappresentanti austriaci. Poiché la stesura del Calendario operativo predisposta da parte italiana prevede tale voto e da parte austriaca non sono state sollevate obiezioni in proposito, tale procedura è da ritenersi adottata. Vi è tuttavia da rilevare che gli esperti austriaci hanno privatamente espresso l’opinione che i parlamentari socialisti difficilmente potrebbero votare in favore della dichiarazione del Cancelliere austriaco.

5)DEFINIZIONE DEL MOMENTO DI ATTUAZIONE DEL PACCHETTO

Da parte austriaca era stato richiesto che, affinché il pacchetto potesse essere considerato attuato, occorreva che venissero prese, oltre che le misure legislative costituzionali e ordinarie, in esso previste, le due note misure particolari. Da parte austriaca si affermava pure che tali misure erano comprese nei «chiarimenti» a suo tempo forniti dal Governo al Dott. Magnago, chiarimenti che si sarebbero riferiti «ai provvedimenti suggeriti dalla Commissione dei 19». Poiché non risulta che tali misure siano state oggetto di «chiarimenti» o vi siano direttamente o indirettamente richiamate, i rappresentanti italiani avevano avuto istruzioni di rispondere che le misure stesse non sono comprese nel pacchetto.

Da parte austriaca si è insistito nella richiesta, pur riconoscendo la validità del principio formulato dai rappresentanti italiani, secondo il quale l’attuazione delle predette misure dipende dal fatto che esse rientrino o meno nel pacchetto. Comunque la questione è stata rinviata alla prossima riunione di esperti.

6)CONSEGNA DA PARTE ITALIANA DEL TESTO DEI COSIDDETTI CHIARIMENTI

Come è noto, da parte italiana ci si è impegnati a dare comunicazione «di fatto» agli esperti austriaci, prima dell’inizio del «Calendario operativo», dei «chiarimenti» a suo tempo dati dalla Presidenza del Consiglio al Dott. Magnago.

I rappresentanti austriaci hanno espresso il desiderio di ricevere il testo dei predetti chiarimenti nella prossima riunione degli esperti. Da parte italiana è stato risposto che la consegna dei chiarimenti stessi poteva aver luogo soltanto dopo una decisione definitiva sulla attuazione del «Calendario operativo».

7)ALTRE QUESTIONI RIMASTE APERTE

Le seguenti questioni sono state sollevate da parte austriaca e, poiché non è stato possibile risolverle, sono state rinviate alla prossima riunione degli esperti:

a) Computo dei termini per il rilascio della quietanza (e per lo scambio delle ratifiche per l’accordo per la Corte dell’Aja) nel caso di mancata emanazione del decreto per il passaggio degli uffici regionali alla Provincia;

b) riconoscimento della personalità giuridica all’associazione «Sudtirolern Alpenverein» (che da parte austriaca si vorrebbe conglobare nel punto 1 bis) del Calendario operativo);

c) composizione e criteri d’attività del Comitato preparatorio dei provvedimenti per l’Alto Adige.

B) Circa la data del prossimo incontro, gli esperti austriaci hanno fatto presente che quella piravvicinata in cui essi sarebbero disponibili – tenuto conto del tempo occorrente per lo studio dei problemi rimasti aperti e dei loro impegni internazionali

– è il 19 febbraio. Ove per tale data l’incontro non fosse possibile, da parte austriaca è stata indicata quella del 1° marzo.

Da parte italiana è stata nuovamente sottolineata l’opportunità di definire al pipresto tutti i problemi ancora aperti sul piano tecnico. I rappresentanti italiani si sono detti pertanto disponibili per gli incontri, riservandosi tuttavia di concordare la data piopportuna fra quelle proposte, in relazione alla possibilità di una adeguata preparazione in merito ai problemi da affrontare.

Dalla posizione degli esperti austriaci è apparso comunque chiaro che il nuovo incontro, per essere fruttuoso, deve essere preceduto dalla conclusione della «rilettura» del pacchetto, attualmente in corso sul piano interno.


DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Gennaio 1969.


2 Vedi D. 468.


3 Vedi D. 455.


4 Vedi D. 450.

471

IL CONSOLE GENERALE A INNSBRUCK, RESTIVO, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

Telespr. segreto 927. Innsbruck, 8 febbraio 1969.

Riassumo qui il risultato degli incontri da me avuti a Bolzano, nel corso di questa

settimana, con l’on. Alcide Berloffa, lunedì [il 3], e con il rag. Nicolodi, già segretario

provinciale del partito socialista italiano e presidente del consiglio provinciale di Bolzano, persona indicatami dallo stesso Berloffa come la piautorevole ed indicata per il

discorso che si doveva fare con i socialisti locali, giovedì scorso [il 6].

Ho trovato l’on. Berloffa amareggiato per il comunicato pubblicato sabato nella stampa locale dalla federazione socialista di Bolzano. Egli ha riassunto lo stato della trattativa con l’Austria, che ha praticamente ormai solo un problemino da risolvere: la firma del trattato per la Corte Internazionale dell’Aja dovrà avvenire dopo la prima lettura del disegno di legge costituzionale davanti ad una delle due assemblee parlamentari italiane (ultima nostra proposta), oppure dopo la piena approvazione, in prima e seconda lettura da parte della stessa assemblea? Una soluzione del problema si puritenere, ormai, tutto sommato, facilmente raggiungibile, ma il comunicato socialista rivela che le vere difficoltà, in questa fase della trattativa, stanno ormai altrove. Che cosa vogliono i socialisti locali? Da che i socialisti, sul piano nazionale, sono al governo, ogni aspetto della soluzione proposta, quale si è venuta maturando negli ultimi anni, è stata sottoposta sempre anche ai loro ministri. Bisogna supporre che costoro, quando si parlava dell’Alto Adige, dormissero, nei consigli di governo, se ora qualcuno ritiene di potere affermare che la soluzione proposta è stata elaborata da altri a loro insaputa.

L’on. Berloffa mi ha ricordato che intanto, al comunicato della federazione socialista, aveva adeguatamente risposto un articolo di fondo nel quotidiano democristiano di Trento, l’«Adige», negando che il Ministero degli Affari Esteri potesse ignorare quello che alla Presidenza del Consiglio era stato proposto e fatto e si andava proponendo e facendo.

Era certo venuto il momento di informare ampiamente, su la soluzione proposta ed ormai quasi interamente raggiunta, i rappresentanti politici del gruppo di lingua italiana in Alto Adige, e questo sarebbe stato fatto, ampiamente, nelle prossime settimane, per tutti i partiti italiani dell’Alto Adige.

Lo stesso avrebbe fatto la SVP, e Berloffa si è detto persuaso che il presidente Magnago sarebbe riuscito a tirarsi dietro la maggioranza del partito. Tutto il mese gli sarebbe stato necessario per «fare il giro» delle sezioni locali e prepararle adeguatamente. Quanto al congresso, la situazione era la seguente:

Secondo lo statuto, tutte le cariche del partito ormai da un pezzo avrebbero dovuto essere rinnovate, ma c’era stata fino allora una serie di ottimi motivi per rimandare questo rinnovo. Ora, il momento era venuto di provvedere e si presentava così naturalmente l’occasione per un congresso ordinario a questo fine. In esso si sarebbe anche dovuto discutere il problema della soluzione negoziata. Bisognava lasciare a Magnago la scelta, a seconda delle circostanze del momento, sul modo di meglio presentare la questione al congresso. Pareva che Magnago escludesse la discussione in congresso di tutti i particolari della soluzione proposta, stava invece cercando di determinare quei punti fondamentali, quelle direttive di massima su le quali far discutere ed ottenere l’approvazione del congresso. La direzione del partito avrebbe quindi potuto agire con le spalle sicure.

Ora, le difficoltà annunziate da parte dei socialisti di Bolzano, pur senza rappresentare un dramma, rischiavano di complicare una situazione anche troppo delicata di per sé.

Io, di mia iniziativa, avrei esitato ad andare a chiedere quali fossero le reali intenzioni dei socialisti di Bolzano. Ma Berloffa mi ha chiesto lui stesso di sentire, direttamente da loro, quali fossero i limiti della loro resistenza, cioè fino a qual punto l’azione iniziata fosse una manovra tattica per acquistare credito agli occhi del gruppo etnico italiano ed acquistare prestigio al partito. E mi ha anche indicato, come la persona da sentire prima, il rag. Nicolodi.

Questi era allora a Trento, per le note trattative su la formazione della giunta regionale, ho comunque convenuto con lui che ci saremmo visti a Bolzano il giovedì seguente.

Intanto, venivo avvertito da Innsbruck che quella stessa mattina appariva nel giornale di Salisburgo «Salzburger Nachrichten» un’intervista del suo direttore, Ritschel, con il capo della «Soziale Fortschrittspartei» (SFP) altoatesina, il dr. Jenny, con la quale costui, forse stimolato dal comunicato della federazione di Bolzano del partito socialista italiano, riferiva su la visita a Roma di una delegazione di quest’ultimo, alla quale egli aveva partecipato, criticava il pacchetto ed il calendario operativo, ed affermava che, dallo stesso segretario del partito socialista italiano, aveva udito l’affermazione che i socialisti italiani nulla avrebbero fatto, per l’Alto Adige, senza l’accordo del partito socialista austriaco.

Rientrato nella serata ad Innsbruck, ho potuto constatare, leggendone il testo, che Jenny aveva fatto affermazioni pidecise e pigravi di quelle che in un primo tempo mi erano state comunicate e di quelle stesse che già lo stesso Ritschel, da me incontrato a Bolzano nel pomeriggio della domenica precedente (prima che lasciasse l’Alto Adige, dopo una settimana di ricerche su la situazione attuale in questa fase decisiva), mi aveva accennato, parlando di «divisioni nel campo socialista», le quali facevano apparire nuovi ostacoli su la via di una soluzione quasi raggiunta e nella quale ormai anche lui credeva.

Ho telefonato da Innsbruck la sera stessa all’on. Berloffa e l’ho pregato di procurarsi a Bolzano la sera stessa una copia delle «Salzburger Nachrichten», che intanto vi doveva essere giunta, per potere recare con sé a Roma, dove sarebbe andato la mattina seguente, il testo dell’intervista, che noi, Ambasciata e Consolato Generale, da parte nostra avremmo provveduto a trasmettere e commentare. Ciche è stato fatto con il telegramma 64 dell’Ambasciata, con il telespresso urgente 015 ed il telegramma 5-6 del Consolato Generale(2).

Il mercoledì, com’è noto, è giunto il telegramma circolare n. 2172/c. del Servizio stampa(3), con il quale si comunicava la rettifica della segreteria del partito socialista italiano circa le dichiarazioni effettivamente fatte dal segretario del partito on. Ferri alla delegazione dei socialisti di Bolzano in presenza del dr. Jenny.

Il tema della mia conversazione con Nicolodi, il giovedì successivo, ha quindi avuto come base la figura e l’azione di quest’ultimo, ed i suoi rapporti con il partito socialista italiano.

Uno spunto era già nella stessa intervista di Ritschel: la constatazione che le critiche di Jenny alla «poca socialità» dei provvedimenti contenuti nel pacchetto stranamente somigliavano a quelle espresse dal deputato altoatesino Dietl, notorio oppositore nella SVP, ed al presidente Magnago, ed alla stessa soluzione, che è giunta ora alla fase conclusiva, della questione altoatesina.

Il mio interlocutore ha confermato questo giudizio (che del resto io avevo in passato già sentito esprimere da varie persone a Bolzano): Jenny, coscientemente o no, lavora per Dietl, cioè per l’azione nazionalista, che sostanzialmente sabota ogni forma di accordo con il Governo italiano, e si riserva per un futuro pio meno lontano la possibilità d’una soluzione massima, l’autodecisione. Questa posizione di Jenny era stata da tempo avvertita anche da alcuni dei dirigenti della SVP, i quali erano arrivati al punto di considerare una fortuna che Jenny, nelle pirecenti elezioni, non avesse avuto alcun successo, perché altrimenti sarebbe potuto diventare assai pericoloso. Questi dirigenti stessi stavano meditando e trattando un ingresso di tutto il gruppo della SFP nel partito socialista italiano, forse come sezione autonoma di lingua tedesca, ma comunque parte dell’organizzazione e tenuta alle direttive generali ed alla disciplina del partito.

Nicolodi mi ha poi informato di avere subito premuto su Jenny perché smentisse e rettificasse le sue affermazioni su la visita a Roma della delegazione socialista di Bolzano, minacciando che altrimenti la rettifica e la smentita sarebbe venuta dalla stessa federazione di Bolzano del partito socialista.

Siamo venuti quindi a parlare dei «desideri» di questa federazione circa la soluzione della questione altoatesina. Mi è stato subito chiaro che, almeno per quanto riguardava Nicolodi e la sua corrente (De Martino) non c’erano posizioni rigide né condizioni assolute, anche su lo stesso rifiuto della proporzione etnica negli impieghi. Egli riteneva essenziale una cosa sola: non si diffondesse l’impressione che il partito socialista era rimasto sostanzialmente estraneo all’elaborazione della soluzione ora in vista, cui in ultim’ora si trovava a dover aderire. Ha quindi accennato ad alcuni provvedimenti possibili subito:

- che il Vice Presidente del Consiglio De Martino nominasse un suo consulente su la questione altoatesina con pari posizioni e compiti di Berloffa, consulente del Presidente del Consiglio;

-che per lo sviluppo sociale ed economico della Provincia di Bolzano venissero date garanzie non solo verbali, ma sostenute da precisi impegni. A questo proposito, egli mi ha accennato a suoi contatti con un rappresentante del sindacato della Repubblica Federale di Germania, il quale aveva offerto i capitali d’una banca appartenente alla stessa organizzazione sindacale tedesca per finanziare l’installazione di attività industriali serie. Infatti, fino allora, gli industriali tedeschi che la SVP aveva attirato nella Provincia erano pio meno dei piccoli filibustieri i quali sfruttavano i lavoratori altoatesini in imprese di dimensioni economiche del resto insignificanti. La stessa SVP se n’era accorta e stava cercando soluzioni diverse. Un apporto di capitale non sospetto, a nessuna delle parti, come quello derivante da una banca socialista della Repubblica Federale di Germania, poteva offrire la soluzione sperata, almeno per una parte dell’opera da compiere.

È bene dire subito dopo che nei riguardi di Berloffa Nicolodi si è espresso con la massima stima, lamentando anzi la campagna denigratoria che a Bolzano si è scatenata contro di lui.

Per ecco subito dopo, l’altro lato della medaglia: Nicolodi parlava per sé e quelli a lui pivicini del partito: quest’ultimo, a Bolzano come altrove, soffriva di divisioni e personalismi tali da rendere difficile la determinazione di un atteggiamento comune. Prova ne erano i pirecenti tira e molla, incomprensibili secondo ragione, nel problema della formazione di una giunta regionale con la democrazia cristiana e la SVP.

Un’ultima considerazione ha fatto Nicolodi: non si puchiedere al partito socialista di rinunziare totalmente ai vantaggi, diciamolo pure, elettorali che una inattesa possibilità di presentarsi come difensore del gruppo etnico italiano gli offre.

Abbiamo infine preso accordi per la venuta a Merano dell’on. Ferri e del dr. Kreisky, tra il 16 ed il 18 febbraio, per quell’incontro dal quale dovrebbe venire un chiarimento tra i due partiti socialisti. Il dr. Kreisky arriverebbe a Merano, con la moglie, il 15 e vi rimarrebbe da turista fino all’arrivo dell’on. Ferri, il quali sarebbe a Milano domenica 16 per un’altra manifestazione, ma potrebbe giungere in Alto Adige la sera. L’incontro potrebbe svolgersi per tutta la giornata di lunedì 17 febbraio.

Siamo comunque rimasti d’accordo che altri contatti avrebbero potuto avere luogo, tra me ed i socialisti di Bolzano, nel corso della settimana che comincia il 10, per chiarire meglio i punti di vista e meglio preparare, sul piano locale, l’incontro di Merano.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, n. 1164.


2 T. 3913/64 del 3 febbraio, Telespresso urgente 015 del 3 febbraio e T. 4083/5-6 del 4 febbraio, non pubblicati.


3 Del 4 febbraio, non pubblicato.

472

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 10 febbraio 1969.

A) Ho ricevuto, a sua richiesta, questo Ambasciatore d’Austria, il quale, per incarico del suo Governo, mi ha fatto le seguenti comunicazioni:

1) da parte austriaca – in relazione allo svolgimento dei contatti del Ballhaus con varie forze politiche – si ha oggi difficoltà ad accettare che, come previsto nelle precedenti riunioni degli esperti italiani ed austriaci, il punto 1 del «Calendario operativo» sia costituito dalla parafatura dell’accordo concernente la giurisdizione della Corte dell’Aja. Il Governo di Vienna rileva che tale atto sarebbe in sostanza una prestazione austriaca e pertanto ritiene preferibile che il «Calendario operativo» non abbia inizio con esso. Il Governo di Vienna propone pertanto che il punto 1 del «Calendario operativo» sia costituito da un «incontro politico»;

2) da parte austriaca non solo non è possibile accettare che la firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja preceda la votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana (proposta italiana), ma si insiste fermamente affinché la firma dell’accordo predetto abbia luogo dopo la votazione in prima lettura – da parte dei due rami del Parlamento italiano – della legge costituzionale. Qualunque altra soluzione non troverebbe i necessari consensi nei circoli politici austriaci piinteressati.

B) Nel prendere atto di quanto da lui comunicatomi, ho fatto presente a Loewen

thal quanto segue: sub 1):

- - - -

sub 2):

ho preso atto di quanto comunicatomi da Loewenthal circa la posizione austriaca in relazione al rapporto temporale fra la firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja e la votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana, facendo osservare al predetto che la proposta sulla quale il Governo di Vienna insisteva non solo veniva ad alterare notevolmente il rapporto fra le prestazioni delle due parti nel «Calendario operativo», ma contribuiva evidentemente a rafforzare la tesi della «giustiziabilità» delle misure. Era difficile per noi rinunciare alla nostra posizione, per evidenti ragioni di principio. Comunque, avrei riferito quanto mi era stato detto.

C) Ho a mia volta informato Loewenthal che da parte italiana si stava procedendo a mettere a punto i testi italiani dei documenti di chiusura e che mi riservavo di fargliene avere una copia fra qualche giorno, quando avessimo finito il raffronto coi testi pervenutimi da parte di Halusa a Ginevra.

D) Ho infine fatto presente a Loewenthal che, in considerazione dello stato di avanzamento della «rilettura» del pacchetto (che non avrebbe certamente potuto essere completata in questa settimana e nei primi giorni della prossima) mi sembrava venisse a cadere per il prossimo incontro degli esperti italiani ed austriaci la prima delle date prospettate a titolo indicativo nell’ultima riunione e cioè il 19 febbraio.

Quanto alla seconda data prevista a Ginevra, il 1° marzo, mi riservavo di fargli conoscere la prossima settimana se essa potesse essere, come mi auguravo, confermata.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Febbraio- Marzo 1969. 2 Sottoscrizione autografa.

473

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, NENNI(1)

R. segreto 5172. Vienna, 11 febbraio 1969.

Oggetto: Fase attuale delle trattative italo-austriache.

Signor Ministro,

tornato a Vienna il 6, sono andato a vedere Waldheim oggi. Il Ministro mi attendeva con un evidente interesse, e mi ha subito chiesto quale atmosfera avevo trovato a Roma, e che cosa il Governo italiano pensi circa la conclusione della trattativa sull’Alto Adige.

Gli ho risposto in maniera congrua, ribadendo che il Presidente del Consiglio,

V.E. e l’intero Governo sono quanto mai disposti a concludere l’intesa con l’Austria. Si desidera perda un lato da parte italiana che non resti alcun possibile equivoco sul contenuto del «pacchetto», a evitare malintesi e future controversie: è quel che l’On. Berloffa, in costante accordo col Prefetto Giovenco mette a punto con Magnago. (Waldheim mi ha manifestato una certa delusione sull’esito del colloquio del 10 fra Loewenthal e Gaja, in particolare circa la non definitività della data del 1° marzo per la riunione degli esperti).

Dall’altro lato ci si attendeva da parte nostra che sul calendario operativo gli austriaci mettessero finalmente le ultime carte in tavola: e, quando dicevo ultime, pensavo al fatto che ad ogni riunione un nuovo coniglio usciva dal cappello di Halusa; item in quella del 30 gennaio, la composizione del Comitato preparatorio delle leggi, che non ci risultava fosse stata suggerita da Magnago. (In fatto di ultime carte je ne croyait pas si bien dire, come questo rapporto mostrerà pigi.

2. Ho poi chiesto al Ministro che cosa potesse egli dirmi circa la decisione, in relazione specialmente alle continue bordate che Kreisky lancia contro il progetto di intesa, del Governo austriaco.

Avendomi Waldheim detto che Cancelliere e Governo sono checché avvenga decisi a portare l’accordo a conclusione, non per un vantaggio elettorale ma per intima convinzione della sua intrinseca necessità, gli ho chiesto se egli fosse sempre dell’avviso ventilato un paio di settimane fa: e cioè che non sia necessario un voto del Nationalrat sulle dichiarazioni di Klaus. Il Ministro mi ha risposto che, dopo una consultazione fra Klaus, Withalm e lui stesso, era stato deciso che il voto del Parlamento è necessario. Kreisky stava infatti dicendo in giro che senza un voto del Parlamento l’intesa con l’Italia non avrebbe alcun valore permanente; egli avrebbe denunciato cicome uno sfacciato imbroglio elettorale della Volkspartei.

Ho preso atto con soddisfazione della cosa, dicendo che anche a noi sembrava che – come il Parlamento italiano col suo voto affermativo sulle dichiarazioni del Presidente Rumor impegnerà l’attuale e i futuri Governi – così doveva impegnarsi (fosse pure a semplice maggioranza) il Nationalrat.

- - -

Al Ministro ovviamente non ho celato la mia viva sorpresa. Finora la nuova «formula magica» era che il calendario operativo, con la sua corrispondenza di prestazioni e controprestazioni, nel salvaguardare la posizione giuridica dei due Paesi introduceva nella soluzione quel tanto di automatismo (in pratica, di pressione politica su ciascuna delle due parti) che era necessario e sufficiente.

Apprendevo ora che [il] Governo austriaco – il quale aveva più volte dichiarato a me e ad altri che sarebbe andato al Nationalrat sicuro della sua maggioranza purché la SVP in Alto Adige approvasse pacchetto e calendario – preferiva tirare roccolo un’altra volta, e vedere se poteva impaniare anche il ricorso all’Aja durante (e non soltanto dopo) la messa in atto del pacchetto: e tutto ciperché la campagna di Kreisky gli faceva venire sudori freddi, e voleva in qualche modo venire incontro alle pretese di costui.

Personalmente – ho detto al Ministro – non potevo che rispondergli che dubitavo fermamente che – al punto cui siamo arrivati – il Governo italiano volesse cambiare l’ipotesi di lavoro degli ultimi mesi. Se a Vienna si voleva l’intervento di un deus ex machina internazionale, questo era proprio ciche il Parlamento italiano avrebbe difficilmente tollerato. Il Presidente del Consiglio aveva già abbastanza da fare sulla propria sinistra per doversi preoccupare della propria destra.

- -

Si puanche non fare l’accordo con l’Austria, checché si sia sperato a Vienna, a Bolzano e a Roma nella breve estate di San Martino del gennaio appena trascorso. Se

V.E. si fa mostrare alcune delle comunicazioni che io inviai al suo predecessore, potrà constatare che è almeno da novembre che io segnalo la possibilità, anzi la probabilità, che l’accordo non si faccia benché il traguardo non sia mai apparso così vicino (ma la stessa impressione si ebbe alla fine del 1964). Nel recitare la mia parte di Cassandra – benché pochi siano stati e siano come me favorevoli a mettere fine alla vertenza con l’Austria – ho costantemente richiamato l’attenzione del Governo italiano su due punti:

- -

8. Circa il punto a), e cioè per far sì che la colpa di un eventuale rinvio alle calende greche della trattativa ricada sull’Austria, non posso in questo frangente raccomandare altra cosa che quella che a Merano il secondo partito della nostra coalizione governativa si dimostri fermo sulla linea su cui il negoziato si è attualmente attestato. L’Italia tratta con il Governo austriaco e non con la sua opposizione. Se la SPOe persiste nella sua ostilità alla formula d’intesa attuale, spetta al monocolore Governo austriaco decidere se se la sente di portarla egualmente all’approvazione del suo Parlamento o no. Se non se la sente, o se non riceve l’approvazione, potremo allora noi informare l’opinione pubblica mondiale, appellarci alle Nazioni Unite, e soprattutto vedere come passare alla seconda fase, quella di cui sub b).

9. È ovvio che a) e b) sono legati assieme. A poco ci servirebbe avere l’opinione pubblica mondiale dalla nostra parte per alcuni mesi, se pitardi attentati, dimostrazioni e reazioni a catena si verificassero (il che non è certo, ma non è neanche da escludere).

Ma se, avendo noi già molte difficoltà a far passare l’intesa al Parlamento (ad esempio, prima che venga introdotto il referendum abrogativo), ritenessimo che raggiungere questo desiderabile ed indispensabile obiettivo sarebbe ancor pidifficile se verrà a mancare la pressione dell’impegno internazionale, allora noi dovremmo porci la domanda se non esista qualche machiavello per neutralizzare la campagna di Kreisky, per ridare al Governo austriaco quel coraggio che esso aveva trovato negli ultimi mesi, e piancora per consolidare la posizione e la buona disposizione di Magnago e dei suoi amici, dalla cui approvazione della soluzione che a noi è accettabile, tutto dipende.

La novissima pretesa austriaca di ottenere quello che in linguaggio diplomatico si chiama una approvazione ne varietur del calendario operativo e dei testi che ne discendono non è «manifestamente infondata». A chiunque sarebbe difficile difendere in un libero Parlamento un’intesa con un altro Paese che non sia couchée su un pezzo di carta che porti la sigla dei delegati dei due Governi. Aggiungo che siamo anche noi parzialmente interessati – come l’Austria – a un tale ne varietur. Ci importa, per esempio, esser sicuri, che la formula della quietanza finale, che il Governo che reggerà l’Austria di qui a 4 o 5 anni ci darà, sia esattamente quella che Gaja e Halusa hanno messo a punto 4 o 5 anni prima.

Se i capelli dei nostri giuristi si drizzano loro in testa, e non a torto, di fronte ai ragionamenti e ai propositi di Waldheim che urtano contro la sacrosanta norma del «nessun nuovo accordo», non esiste proprio qualche altra scappatoia? Quando due privati vogliono autenticare certe loro dichiarazioni senza farne un contratto, le depositano presso un notaio. Possiamo per l’occasione rinvenire una figura di «notaio internazionale» presso cui ciascuna parte depositerebbe unilateralmente il calendario operativo (e relative future dichiarazioni), così che a tempo debito si possa provare senza dubbio di sorta che le azioni e le dichiarazioni corrispondono esattamente a quelle su cui Gaja e Halusa si erano messi d’accordo anni prima? E chi potrebbe essere questo notaio? Il Presidente della Confederazione Svizzera o il Re di Svezia cui pensavano gli autori del progetto di soluzione del 1964? Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, alle quali Nazioni Unite il calendario operativo già prevede venga fatta entro il primo anno una dichiarazione da ciascuna delle due parti: dichiarazione orale sibbene, ma che resterà a verbale?

10. Mi domando dunque, Signor Ministro, se nell’ipotesi che noi vogliamo giungere entro questa primavera all’intesa con l’Austria, e se quindi vogliamo contribuire a offrire a Kreisky una via d’uscita, al Governo di Vienna una nuova dose di coraggio, ai moderati di Bolzano un appoggio contro gli estremisti, e a noi stessi un modo di sortire finalmente dal labirinto in cui da 50 anni ci aggiriamo senza incontrare una caritatevole Arianna, non convenga mettere allo studio l’accettabilità di una qualche formula che si ispiri a quanto sopra, o qualcosa di equivalente.

Io resto convinto che, nonostante la mal ispirata astuzia dell’ultima ora di Waldheim (anche lui sta vedendo la fama, se non la gloria, sfuggirgli dalle dita, e comincia a fare errori), l’attuale Governo austriaco preferisce – se possibile – fare l’accordo. Lo vuole la grande maggioranza del popolo austriaco. Lo vuole il tirolese Wallnoefer, che mette in gioco la propria carriera politica. Lo vuole la grande maggioranza del gruppo etnico di lingua tedesca in Alto Adige. Non lo vogliono i professionisti della Suedtiroler Frage, di qua e di là del Brennero, austriaci e italiani. Non lo vogliono i nazisti, in Austria e in Germania: oggi a Bolzano (direbbero, se avessero mai sentito parlare di Carlo Rosselli) domani a Breslavia. Non lo vogliono i sovietici e tutti coloro che – anche da questa parte della linea divisoria dell’Europa – intendono mantenere un cuneo fra latini d’Italia e germanici.

Per il no e per il sì, mi sembra che queste siano tutte ragioni che consigliano di esaminare se sia possibile un ultimo tentativo – che non comprometta i nostri interessi essenziali – per giungere a un’intesa con l’Austria. È quello che, nella fase attuale, puraccomandarle – in sicura coscienza e quasi con l’animo di chi guarda alle cose con sereno distacco – l’agente di V.E. in Vienna, con l’espressione del suo devoto ossequio.

R. Ducci


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Il documento reca il timbro: «Visto dal Segretario Generale».

474

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. riservatissimo urgente 5581/99. Vienna, 14 febbraio 1969 (perv. ore 22,30).

Oggetto: Questione Alto Adige.

Ho avuto occasione di chiedere al Presidente del Nationalrat austriaco Maleta come secondo lui si svolgerà la cosiddetta «fase politica» della conclusione della trattativa sull’Alto Adige, che seguirà immediatamente al raggiungimento dell’accordo a livello tecnico.

Maleta (che è populista) mi ha dato le sue risposte con franchezza e senza esitazioni. Il Parlamento voterà sulla comunicazione del Cancelliere: l’argomento è troppo vitale perché il dibattito possa concludersi senza un voto. L’intesa con l’Italia pufacilmente passare la rampa in Austria purché approvata dalla SVP anche a semplice maggioranza. Se questo sarà il caso, Maleta è disposto personalmente a pensare che i socialisti austriaci potranno anche decidersi a votare a favore, dopo critiche,rimproveri e «tuoni teatrali». È difficile che un grande partito come il socialista possa astenersi su una questione così sentita dall’opinione pubblica: deve risponderesì o no a rischio di squalificarsi. È molto difficile che risponda di no, per non essere accusato durante la prossima campagna elettorale di aver sabotato un accordo che la maggioranza dei sudtirolesi avrebbe accettato, o quanto meno per essersi dimostrato pipapista del Papa. Elettoralmente cisarebbe pipericoloso che il prestigio che potrebbe ridondare al Partito socialista dall’ottenuta soluzione della questione altoatesina.

Infine Maleta ha detto che anche nella ipotesi da lui non condivisa che i socialisti votino contro cinon puin alcun modo divenire per loro un pretesto, in caso di un ritorno al Governo, per rifiutarsi di eseguire l’intesa raggiunta con l’Italia da precedente Governo e approvata dalla maggioranza populista del Parlamento. In Austria vige la prassi internazionale dei Paesi democratici e civili secondo cui i Governi successivi onorano gli accordi internazionali presi dai loro predecessori.

Nella stessa occasione sociale Waldheim mi ha detto che la riunione di domani a Innsbruck non sarà facile, benché egli sia convinto di riuscire con l’aiuto di Wallnoefer ad ottenere l’accordo della SVP sugli ultimi punti aperti della trattativa, ivi inclusa la cosiddetta formula Halusa. Waldheim mi ha perripetuto che Dietl fa di tutto per ottenere quanto meno un rinvio della decisione della SVP. È proprio per questo che egli tornava a dirmi che se qualcosa potesse rinvenirsi per fornire delle munizioni di riserva a Magnago nel senso di aiutarlo a dimostrare che l’Austria ha ottenuto dall’Italia sufficienti garanzie della sua volontà politica di applicare il pacchetto cisarebbe un gran bel fatto.

Vi è probabilmente nello sfondo di questi ragionamenti (mi pare di dedurlo anche da certe parole dettemi iersera da Withalm) la mezza speranza che se Kreisky riuscisse a ottenere qualcosa dall’Italia in questo campo ciconsentirebbe di tranquillizzare definitivamente sia i socialisti austriaci che la SVP. Ma pudarsi che si tratti anche dell’effetto di una certa depressione morale di Waldheim, che è meno corazzato contro gli attacchi degli oppositori. In particolare egli mi ha detto di aver risentito dolorosamente la pretesa rivelazione fatta da Jenny di un «cattivo consiglio» da lui dato a Kreisky nel 1960 quando era Direttore degli Affari Politici.

Su questo stato d’animo di Waldheim, che svolge domani a Innsbruck un compito assai importante, e su quello dei socialisti austriaci in genere, non possono tuttavia essere rimaste senza effetto le eccellenti dichiarazioni fatte stamani dall’Onorevole Ferri alla radiotelevisione austriaca. Anche Klaus e Withalm si sono incontrati con Kreisky. A quest’ultimo io non ho ritenuto di far visita nell’attuale momento, supponendo che all’Ambasciatore d’Italia, e qualche giorno prima dell’incontro a Merano, egli non avrebbe voluto mostrare alcun segno di cedimento.

DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.

475

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 17 febbraio 1969.

A) L’Ambasciatore d’Austria mi ha informato stamane che la riunione avvenuta il 15 febbraio u.s. ad Innsbruck(3), pur non essendo stata conclusiva, poteva essere ritenuta soddisfacente, poiché da essa era emerso chiaramente che anche i piinveterati elementi di opposizione si stanno rendendo conto della necessità di giungere ad una soluzione della vertenza.

Cipremesso, Loewenthal mi ha fatto la seguente comunicazione da parte del Ministro austriaco degli Affari Esteri:

- -

A titolo personale, Loewenthal mi ha fatto presente che, se da parte italiana fosse stato possibile venire incontro a questa seconda richiesta, Waldheim sarebbe stato pronto a dare seguito alle intese precedenti, ritirando la richiesta di cui al n. 1.

B) Ho risposto a Loewenthal che prendevo atto di quanto da lui comunicatomi e mi riservavo di dargli una risposta.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 3, pos. AA 2/1.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione sul primo foglio: «Originale rimesso dal Segretario Generale all’on. Ministro. 17.2.69».


3 Si riferisce alla riunione con esponenti del Governo regionale del Tirolo e della SVP indetta dal Ministro degli Affari Esteri austriaco per l’esame della questione altoatesina. Su tale riunione Ducci aveva riferito con T. 5627/102 del 16 febbraio, il cui testo era il seguente: «Al termine della riunione di ieri a Innsbruck Waldheim, Wallnoefer e Magnago si sono mostrati nelle loro dichiarazioni alla radio e alla televisione piuttosto abbottonati, mettendo l’accento su due punti: a) che si trattava di uno scambio di informazioni e pareri, anche in vista del comitato esecutivo della SVP convocato per il 22; b) che si era convenuto di continuare coerentemente sulla strada intrapresa, in altri termini su quella del calendario esecutivo. Pisignificativo è quanto a Restivo hanno detto Tschofen e Wallnoefer. Secondo il primo la giornata è da considerarsi riuscita: l’opposizione sudtirolese è stata messa alle corde e nuovi progressi sono stati compiuti nel convincere la SVP all’accettazione della soluzione ora prevista. La campagna dei socialisti e le perplessità dei giuristi non avrebbero avuto grande effetto. Tuttavia non è stato possibile varare la formula Halusa, come si era sperato. Quest’ultimo punto è stato confermato a Restivo da Wallnoefer, il quale lo ha pregato di far sapere a Roma per mio tramite il suo profondo convincimento che la trattativa puconsiderarsi conclusa se da parte nostra accettiamo che la firma del trattato sulla Corte dell’Aja avvenga dopo l’approvazione in prima lettura della legge costituzionale in entrambe le Camere, e se la rilettura del pacchetto viene completata con mutua soddisfazione. Vedrmartedì Waldheim, cercando fra l’altro di accertare se i suoi ondeggiamenti siano da considerarsi superati, e Halusa dal quale spero avere ulteriori dettagli sulla discussione di Innsbruck. Per conto mio ho l’impressione che (a prescindere dalla mancata accettazione della formula Halusa) la riunione abbia dato quanto di meglio poteva. Era tra l’altro difficile andare piin là, dato l’imminente estremo tentativo di Kreisky di rimettere in gioco l’ipotesi di chiusura, tentativo che bisogna lasciar esperire e fallire. Sembrerebbe fra l’altro che i socialisti tirolesi (che nella persona del Vice Landeshauptmann Kunst saranno a Merano a fianco di Kreisky) siano stati alquanto “ammorbiditi” da Wallnoefer» (Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. I). Restivo aveva riferitodei suoi colloqui con Wallner e Tschofen con Telespr. urgente 023 del 18 febbraio indirizzato al Ministero degli Affari Esteri e all’Ambasciata a Vienna (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1).


4 Vedi D. 472.

476

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 18 febbraio 1969.

Com’è noto, nel corso dell’ultima riunione degli esperti (Ginevra, 30 e 31 gennaio u.s.)3 si è proceduto al confronto dei testi in lingua italiana ed in lingua tedesca dei documenti di chiusura della controversia(4).

I testi relativi all’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja ed alle relative notifiche al Cancelliere della Corte ed al Segretario Generale del Consiglio d’Europa sono rimasti immutati.

I testi relativi agli altri documenti sono allegati al presente appunto(5) e si sottopongono alla S.V. On.le per l’approvazione, facendo presente che quelli in lingua tedesca in generale concordano con quelli in lingua italiana. Soltanto nella Dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale e nella 1a Dichiarazione del Governo austriaco alle Nazioni Unite in luogo della dizione: «Norme costituzionali, leggi ordinarie e norme di attuazione», vi è la dizione: «Misure costituzionali e legislative nonché norme di attuazione». Inoltre nella 1a Dichiarazione del Governo italiano alle Nazioni Unite dopo le parole: «Status dell’elemento di lingua tedesca nella Provincia di Bolzano» sono state omesse le parole: «Applicazione dell’accordo di Parigi del 5 settembre 1946».

Si prega di voler autorizzare la trasmissione, con il nostro benestare, dei testi predetti a questa Ambasciata d’Austria ed a far presente nel contempo alla Ambasciata medesima che ai testi in lingua tedesca debbono essere apportate le modifiche sopra indicate.

Occorrerà inoltre, ove nulla osti, inviare i predetti testi, in italiano ed in tedesco, alla Presidenza del Consiglio, per conoscenza e per approvazione, per quanto concerne la Presidenza stessa(6).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Febbraio- Marzo 1969.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca l’annotazione di Caruso: «Urgente. Gaja. L’On. Ministro è d’accordo. 19/2».


3 Vedi D. 468.


4 Vedi D. 453, Allegato.


5 Gli allegati non si pubblicano. Per le variazioni apportate ai testi si vedano le note al D. 453.


6 I testi vennero inviati da Caruso a Catalano con L. 052/236 del 20 febbraio, nella quale si segnalava che gli stessi erano stati consegnati il giorno precedente all’Ambasciata d’Austria unitamente ad un elenco delle modifiche da apportare a quelli in lingua tedesca. Si riporta il testo dell’elenco: «Modifiche da apportare ai testi in lingua tedesca dei documenti di chiusura. 1. Nella “Dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale” e nella “Prima dichiarazione orale del Governo austriaco alle Nazioni Unite” sostituite le parole: “misure costituzionali e legislative nonché norme di attuazione” con le parole: “norme costituzionali, leggi ordinarie e norme di attuazione”. 2. Nella “Prima dichiarazione orale del Governo italiano alle Nazioni Unite” dopo le parole: “Status dell’elemento di lingua tedesca nella Provincia di Bolzano” inserire le parole: “- applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946”» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Documenti inviati dalla Presidenza del Consiglio).

477

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 18 febbraio 1969.

Nel colloquio avuto il 10 febbraio u.s. con questo Ambasciatore d’Austria(3) si è fatta riserva, secondo le istruzioni ricevute, di far conoscere a Loewenthal, nei primi giorni della settimana in corso, se la data del 1° marzo, prospettata a titolo indicativo per il prossimo incontro nell’ultima riunione degli esperti italiani ed austriaci(4), poteva essere confermata.

Per poter rispondere al Governo austriaco su tale punto, sembra doversi tener conto dei seguenti elementi:

- - -

Se si esaminano infatti i punti ancora in discussione, è facile rilevare che essi non possono essere utilmente affrontati se non dopo la «rilettura» del pacchetto. È anche verosimile che da parte austriaca non si possa prendere posizione su alcuni dei punti predetti se non dopo la riunione dell’Esecutivo della SVP, fissata, come detto sopra, per sabato 22 febbraio p.v.

Ove da parte nostra, in considerazione dell’importanza del prossimo incontro di esperti, che dovrebbe essere conclusivo, si ritenesse di sottoporre le questioni tuttora aperte ad un apposito Comitato di Ministri, la riserva formulata il 10 febbraio u.s. non sembra possa essere sciolta nella settimana in corso. Di conseguenza, ove si concordi, si potrebbe far presente all’Ambasciatore d’Austria che una risposta circa la data della prossima riunione degli esperti non potrà essergli data se non dopo ultimata la «rilettura» del pacchetto. Si potrebbe aggiungere che, ove la riunione non potesse aver luogo il 1° marzo p.v. saremmo da parte nostra fin da ora pronti ad accogliere un’altra data, immediatamente successiva, propostaci da parte austriaca.

Allegato

ORDINE DEL GIORNO DELLA PROSSIMA RIUNIONE DI ESPERTI ITALIANI ED AUSTRIACI

1) Rapporto temporale fra la firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja e la votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana (punti 7 ed 8 del «Calendario operativo»).

2) Definizione del momento di attuazione del pacchetto: richiesta austriaca di inserimento nel pacchetto delle due note misure particolari concernenti la televisione.

3) Comitato preparatorio dei provvedimenti per l’Alto Adige: composizione e criteri di attività.

4) Computo dei termini per lo scambio delle ratifiche dell’accordo per la Corte dell’Aja e per il rilascio della quietanza nel caso di mancata emanazione del decreto per il passaggio degli uffici regionali alla Provincia (punti 12 e 13 del «Calendario operativo»).

5) Inserimento nel punto 2 del «Calendario operativo» del riconoscimento della personalità giuridica al «Sudtiroler Alpenverein».

6) Autenticazione dei documenti di chiusura.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 3, pos. AA 2/1. 2 Sottoscrizione autografa.


Vedi D. 472.


Vedi D. 468.

478

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. riservatissimo 6002/108. Vienna, 19 febbraio 1969 (perv. ore 12,10).

Oggetto: Alto Adige. Colloqui On.le La Malfa con Vice Cancelliere Withalm.

Principali elementi emersi da colloqui che On.le La Malfa ha avuto con Vice Cancelliere Withalm, Waldheim e Pittermann sono i seguenti.

Withalm e Waldheim hanno accentuato esigenza di una pronta conclusione trattative. Poiché Magnago ha detto a Innsbruck(2) che suoi lavori con Berloffa per mettere il pacchetto in forma definitiva dovrebbero concludersi entro il mese, Waldheim si augura che prossima ed ultima riunione esperti abbia luogo nei primi giorni marzo. Circa firma dell’accordo per la Corte dell’Aja dopo approvazione in prima lettura da parte ambedue Camere, ci è stato detto essere punto irrinunciabile per i sudtirolesi, i quali temerebbero modifiche che seconda Camera potrebbe apportare a disegno di legge. (Non escluderei che alla fine austriaci accettino proposte fatte da Gaja in dicembre per contemporaneità approvazione firme).

Ho l’impressione invece che non si insisterà su richiesta includere incontro politico italo-austriaco nel calendario operativo come primo punto. Halusa mi ha poi confidato che non dobbiamo preoccuparci della richiesta di parafatura del calendario, confermandomi quanto pensavo, e cioè che si sia trattato di un momentaneo cedimento psicologico di Waldheim.

Sia Withalm che Waldheim, mentre avrebbero in cuor loro preferito che Kreisky fosse riuscito a strappare qualcosa nell’incontro di Merano, mi hanno detto che purché la coalizione governativa italiana sia unanime nell’accettare la soluzione della vertenza, il Governo austriaco farà fronte alle sue responsabilità e la presenterà al Parlamento. Vice Segretario politico della Volkspartei, Kronhuber, ci ha ripetuto nel tono pienergico che gruppo parlamentare voterà disciplinatamente e unanimemente.

Dal canto suo Pittermann, di cui si dice dai piche non condivida affatto la presa di posizione di Kreisky, l’ha difesa altrettanto disciplinatamente. Ha osservato che adesso è difficile per i socialisti austriaci fare marcia indietro; ma che cinon ha importanza pratica ai fini dell’accordo, il quale verrà comunque approvato dal Parlamento austriaco se ritenuto soddisfacente dalla SVP. Pittermann ha anche garantito all’On. La Malfa che il probabile Ministro socialista del futuro governo di coalizione in Austria eseguirà con la massima correttezza l’accordo.

Chiunque il futuro Ministro debba essere, mi pare chiaro che Waldheim è tra coloro che vogliono mantenere i ponti aperti verso Kreisky, con cui egli avrà un colloquio oggi. Ieri sera egli è giunto a dirmi che non sarebbe male se fosse V.E. in persona a fare un ultimo tentativo presso Kreisky, dopo che la SVP avrà approvato l’accordo.

Infine Waldheim ha detto di avere molto apprezzato a Innsbruck l’atteggiamento di Mitterdorfer e Riz. La riservatezza di Magnago ha valore tattico, dovendo egli dimostrare agli estremisti che ha negoziato e negozia duramente. Nell’attuale momento si pensa che il Comitato esecutivo della SVP di sabato prossimo fisserà la data del Congresso ordinario nella seconda metà di marzo. Il Congresso affiderebbe poi all’Esecutivo l’approvazione finale della soluzione; non vi sarebbe un Congresso straordinario.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Si riferisce presumibilmente alla riunione di cui al D. 475, nota 3.

479

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. segreta 706. Vienna, 28 febbraio 1969.

Carissimo Roberto,

tornato a Vienna dal mio recente soggiorno romano ho trovato qui un appunto che Restivo mi ha fatto sull’incontro di Merano fra l’On. Ferri e il Presidente Kreisky.

Te ne allego copia. Molto ti è già noto; alcune notizie (come quella della visita dei socialisti di Bolzano all’On. Nenni il 24 febbraio) si sono dimostrate non precise; altre informazioni e considerazioni sono invece di notevole importanza.

Credimi, come sempre,

tuo aff.mo

Roberto

Allegato

NOTE SULL’INCONTRO TRA IL SEGRETARIO DEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO, ON. FERRI, ED IL PRESIDENTE DELLA SOZIALISTISCHE PARTEI OESTERREICHS, DR. KREISKY (Castello Vorst, presso Merano, 16 e 17 febbraio 1969)

1. L’On. Ferri è giunto, da Roma, a Bolzano la sera del 16 febbraio. Ero ad attenderlo con i rappresentanti della Federazione provinciale di Bolzano del Partito Socialista italiano, ed ho potuto avere, prima che egli si recasse a Merano, dove era previsto partecipasse ad un pranzo intimo con il Dr. Kreisky, già giunto nel castello Vorst, un primo colloquio con lui. Era già noto che la particolare posizione del Dr. Kreisky riguardava il calendario operativo, non il pacchetto. Ho ricordato all’On. Ferri, cosa del resto della quale egli si rendeva perfettamente conto, che una certa opposizione di una parte delle forze politiche austriache alla proposta di soluzione giunta alla fase conclusiva, non solo non ci dispiaceva, ma poteva esserci indispensabile. Si trattava dunque di vedere fino a che punto e con quali scopi si sarebbe spinta l’opposizione del Partito socialista austriaco.

D’altra parte, i socialisti di Bolzano e di Trento, i quali, com’è noto, avevano alla fine rifiutato la loro partecipazione alle giunte, ed a Trento ed a Bolzano, hanno profittato di questo primo incontro per esprimere ancora una volta le loro rimostranze sull’ignoranza nella quale fino allora erano stati tenuti sul reale contenuto del pacchetto e su alcuni punti, di cui avevano indiretta ed ancora vaga conoscenza, dello stesso pacchetto, soprattutto quello concernente i poteri della Provincia di Bolzano in materia di impianti industriali, i quali minacciavano di bloccare, per motivi politici, anzi etnici, l’autonomia di iniziative dei maggiori comuni.

A queste rimostranze l’On. Ferri ha dato una prima soddisfazione, annunziando che il Vice Presidente del Consiglio On. De Martino, avrebbe avuto presso di sé un consulente, esperto del problema, designato dai socialisti di Bolzano, il quale avrebbe affiancato, con le stesse funzioni e possibilità, come aggiunto, il consulente già designato dal Presidente del Consiglio, On. Berloffa. Ha anche annunziato che il Ministro per gli Affari Esteri On. Nenni avrebbe ricevuto i rappresentanti della Federazione socialista di Bolzano lunedì 24 febbraio, per sentirli e per informarli, nel modo piampio, sullo stato della trattativa.

2. L’incontro, nel castello Vorst, dove, dopo il pranzo, tanto l’On. Ferri che il Dr. Kreisky avevano passato la notte, è cominciato con una riunione plenaria, cominciata alle ore dieci e durata fino all’ora di colazione. Vi partecipava, con l’On. Ferri, un’ampia rappresentanza dei socialisti di Bolzano e di Trento, e, con il Dr. Kreisky, il Segretario Generale del partito deputato Leopold Gratz, il Landeshauptmannstellvertreter del Tirolo, Dr. Karl Kunst. Fra mezzo, stavano i rappresentanti della Soziale Fortschrittspartei altoatesina, con il Dr. Jenny.

Non c’è dubbio che, in questa amplissima riunione, il Dr. Kreisky ha fatto delle dichiarazioni le quali, in questa fase conclusiva della controversia, nonostante non possano ritenersi nuove ed inattese, suonano di una certa gravità. Era già ben noto che egli riteneva di non avere titoli per intervenire sul contenuto del pacchetto: spettava su questo esprimersi ai rappresentanti eletti del gruppo di lingua tedesca in Alto Adige, e le pirecenti indicazioni elettorali avevano confermato la stragrande maggioranza per la Stiroler Volkspartei. Tuttavia i socialisti austriaci mantenevano anche sul contenuto del pacchetto un atteggiamento critico per il carattere conservatore che esso perpetuava nella vita politica, sociale ed economica del paese.

Il Partito socialista austriaco aveva invece da assumere la pidecisa opposizione al principio ed al metodo del calendario operativo destinato ad assicurare l’attuazione dei provvedimenti contenuti nel pacchetto. Il Dr. Kreisky ha svolto la sua argomentazione nel modo seguente:

a) per il Partito socialista austriaco, benché la questione altoatesina sia importante, piimportante è il problema dei rapporti tra Austria ed Italia. L’Austria ha svolto, da paese neutrale, una politica di amicizia con i paesi vicini, Repubblica Federale di Germania, Jugoslavia ed anche con i paesi dell’Est, come l’Ungheria, la Cecoslovacchia etc. Doveva raggiungere lo stesso scopo anche con l’Italia, alla quale la legavano vincoli ed interessi economici intensi ed una secolare tradizione culturale. Il meccanismo del calendario operativo era la peggiore introduzione a tale scopo, perché, anziché esaurire definitivamente la controversia relativa al gruppo di lingua tedesca in Alto Adige, creava le premesse per un continuo insorgere di controversie, alle quali il Governo austriaco, anche con la migliore buona volontà, non avrebbe potuto sottrarsi. Per esporre il suo pittoresco modo di esprimersi, il calendario operativo «poneva al collo del Governo austriaco un cappio, uno dei capi del quale stava nelle mani dell’amministrazione italiana, chiamata ad applicare ad una popolazione sospettosa ed ipersensibile un sistema molto complesso di norme e costituzionali e legislative e regolamentari, mentre l’altro capo stava nelle mani di questa popolazione stessa».

Stretto da questo cappio, il Governo austriaco, il cui peso internazionale era modesto, ben poco avrebbe potuto fare per ottenere quello che la popolazione locale pretendeva, a torto od a ragione, dall’amministrazione italiana chiamata ad applicare il pacchetto. Sarebbe stato quindi inevitabile che la popolazione locale, insoddisfatta, cercasse l’appoggio di quei circoli che tutti purtroppo conoscono nella Repubblica Federale di Germania. Nessuno meglio degli austriaci pudire che cosa siano le minoranze, quali pretese e quale morbosa sensibilità abbiano: l’esperienza della Monarchia insegna che la pimodesta questione circa un bidello di scuola in Boemia finiva al Parlamento.

Il Dr. Kreisky ha voluto rivelare qui di avere dovuto lottare perché le forze politiche tedesche si disinteressassero, nella maggior misura possibile, della questione. Non pidi qualche settimanaprima, egli aveva ottenuto dal Ministro per gli Affari Esteri della Repubblica Federale, Brandt, che i fondi destinati dalle istituzioni tedesche alle attività culturali in Sudtirolo venissero avviati apertamente, così che il Governo italiano potesse farne in ogni momento il controllo(2).

b) Il sistema proposto stabilizzava il quasi monopolio politico della Suedtiroler Volkspartei. Situazione pericolosa per due ordini di considerazioni.

Primo, perché il Sudtirolo nelle sue romantiche vallate, da secoli viveva nella tradizione di un vero terrorismo sentimentale, di un vero ricatto basato su certe tradizioni e certi miti. Lasciare alla SVP tutte le armi di pressione che il meccanismo del calendario operativo offriva a profusione era il sistema piadatto a conservare questa tradizione di «terrorismo sentimentale».

Secondo, perché la figura di Magnago, che ancora teneva unito e relativamente disciplinato il partito sembrava presto destinata a sparire; Magnago era un uomo malato e non si poteva contare a lungo su di lui. Dopo la sua sparizione il partito sarebbe stato preda delle fazioni e per tenerlo insiemesi sarebbe ricorso allo sfruttamento delle tendenze piradicali, al ricatto sempre piintenso e smodato dei miti. Anche per questa eventualità, il calendario operativo con la sua *massa di adempimentiamministrativi*3 offriva la migliore arma a queste tendenze inevitabili nel futuro della SVP.

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Non solo, ma un futuro Governo austriaco, quale che esso, dopo le elezioni, sarebbe stato, non avrebbe potuto ritenersi legato dal calendario operativo, perché il principio internazionale «pacta sunt servanda» vale solo per gli impegni contrattuali veri e propri: un programma di governo puinvece sempre mutarsi.

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Il Dr. Kreisky ha mostrato di tenere molto anche al convegno dei dirigenti socialisti europei previsto per aprile a Vienna, ed ha insistito per avere l’assicurazione che sarebbe intervenuto anche l’On. Nenni.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Annotazione di Gaja a margine: «Occorre accertare a Bonn».


3 Brano sottolineato da Gaja, che annota margine: «Questo non riguarda il calendario operativo, ma il pacchetto».


4 Vedi D. 4.

480

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 1° marzo 1969.

In relazione alle proposte recentemente formulate dall’On. Kreisky circa le modalità di chiusura della controversia altoatesina, si osserva:

a) l’ipotesi della conclusione di un «trattato sul pacchetto» contrasta radicalmente con l’impostazione data fin qui, da parte italiana, al problema della chiusura della controversia. Carattere fondamentale di questa impostazione è stato ed è infatti il rifiuto della «internazionalizzazione» delle nuove misure previste a vantaggio della Provincia di Bolzano, e cisia per un motivo di coerenza con l’affermazione ripetutamente fatta dal Governo italiano (innanzi alla Assemblea delle N.U. e in ogni altra sede) di aver già da tempo eseguito l’Accordo di Parigi del 1946, sia allo scopo di evitare l’assunzione di obblighi ulteriori nei confronti dell’Austria, circa il trattamento della popolazione italiana di lingua tedesca dell’Alto Adige. Questo secondo punto merita in particolare di essere sottolineato per la sua gravità. Se si considera che l’Accordo di Parigi ha praticamente dato all’Austria la possibilità di esercitare una certa tutela degli interessi della popolazione di lingua tedesca dell’Alto Adige – restringendo correlativamente la libertà d’azione del Governo italiano rispetto a questo gruppo di suoi cittadini – non si pudisconoscere che qualsiasi estensione del predetto accordo (mediante un nuovo trattato nella stessa materia o anche mediante un’intesa a carattere interpretativo dell’Accordo di Parigi) accrescerebbe i limiti già esistenti a carico del nostro Stato e permetterebbe all’Austria di esercitare un minuzioso controllo su ogni aspetto del regime interno della Provincia di Bolzano. Il vantaggio dell’Accordo di Parigi del 1946 sta nella relativa genericità dei principi in esso sanciti; tale vantaggio sarebbe del tutto perso qualora siconcludesse un trattato sul pacchetto, come Kreisky suggerisce. È qui opportuno aggiungere che, dal 1964 ad oggi (cioè dall’epoca delle riunioni della Commissione mista di esperti italo-austriaca, la quale cominciad esaminare le misure elaborate dalla Commissione dei 19) il contenuto del pacchetto si è considerevolmente esteso, specie in virtdei «chiarimenti» forniti dal Governo Moro e di quelli pirecentemente sollecitati dal Dott. Magnago. Ma sia l’aumentato numero delle misure previste, sia la loro maggiore aderenza agli interessi del gruppo di lingua tedesca, sia infine l’approfondimento delle loro implicazioni (che si è tradotto in copiosi dettagli) si sono sempre fondati sul presupposto che si tratti di misure destinate a rimanere sul piano interno. Il fatto di elevarle a contenuto di un trattato internazionale ci porterebbe ad assumere verso l’Austria obblighi di una vastità e profondità mai consentite da nessuno Stato in materia di trattamento di propri cittadini. Inoltre, la sola contropartita di obblighi così pesanti consisterebbe nella desistenza austriaca da pretese avanzate fin dal 1956 sulla base dell’Accordo di Parigi, e della lamentata sua violazione da parte italiana: pretese che l’Italia ha sempre dichiarato infondate, e che le N.U. non hanno accolto nel 1960. Né va trascurato il rilievo che pattuizioni nuove, picomplesse e dettagliate, estenderebbero l’area potenziale di attrito fra i due Paesi e rischierebbero di riprodurre a breve scadenza quei contrasti (interpretativi o di esecuzione) che oggi si spera di eliminare. Fra l’ipotesi fin qui discussa di un trattato avente ad oggetto il pacchetto e quella di uno scambio di note circa l’attuazione del pacchetto non vi è alcuna differenza né politica né giuridica. Tale scambio di note dovrebbe avere infatti, secondo il pensiero di Kreisky – e come è normale sul piano internazionale

– un valore vincolante e non meramente informativo, così da realizzare la premessa che «il contenuto del pacchetto deve costituire un impegno giuridico fra i Governi italiano ed austriaco». Se la richiesta fosse limitata ad uno scopo informativo o alla assunzione di un impegno politico, sarebbe infatti sufficiente l’attuale meccanismo del calendario operativo, secondo cui la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al proprio Parlamento, con la distribuzione ai parlamentari del testo del pacchetto, precederebbe la dichiarazione del Cancelliere austriaco al Nationalrat.

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aa) nell’ipotesi del 1964 era previsto soltanto un accertamento di fatto, per la durata di quattro anni, da parte di una commissione arbitrale, dell’avvenuta attuazione delle misure. Secondo le attuali richieste, invece, le misure verrebbero internazionalizzate e la Corte Internazionale di Giustizia sarebbe investita della facoltà di accertare non solo la corrispondenza delle norme giuridiche emanate dal Governo italiano con le formule contenute nel cosiddetto pacchetto, ma anche di conoscere dell’applicazione delle norme giuridiche suddette;

bb) nell’ipotesi del 1964 era previsto l’immediato rilascio della quietanza austriaca, dopo la dichiarazione del Governo italiano in Parlamento. Attualmente la quietanza austriaca verrebbe rilasciata soltanto dopo l’attuazione del pacchetto;

cc) il pacchetto previsto nell’ipotesi di chiusura del 1964 era molto meno ampio di quello attuale;

4) si sottolinea infine che l’internazionalizzazione delle misure del pacchetto non faciliterebbe affatto la chiusura della controversia. Al contrario, è prevedibile che numerosi sarebbero i ricorsi contro l’Italia, sia per inadempienze, vere o presunte, nell’attuazione delle misure del pacchetto, sia per violazioni, vere o presunte, delle riforme emanate. Tali ricorsi avrebbero lo scopo di dimostrare che il trattamento del gruppo altoatesino di lingua tedesca non è in armonia con gli impegni internazionali dell’Italia e sarebbero intesi a tenere desta l’attenzione internazionale sulla questione altoatesina, in attesa di possibili sviluppi sul piano politico (che sarebbero facilitati se la controversia potesse essere spostata dal terreno esclusivamente giuridico a quello politico);

5) se da parte italiana si desse l’impressione della possibilità di discutere oggi della internazionalizzazione delle misure del pacchetto, anche attraverso la forma indiretta della garanzia internazionale di questo, cisignificherebbe in sostanza la caduta dell’attuale ipotesi di chiusura della controversia e l’apertura di discussioni su una ipotesi completamente diversa, con un conseguente rinvio a tempo indeterminato della chiusura della controversia.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Febbraio- Marzo 1969.


2 Sottoscrizione autografa.

481

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, UFFICIO II(1)

Appunto. Roma, 7 marzo 1969.

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In modo particolare Kreisky respinge quella parte dell’ipotesi attuale di chiusura che concerne il «Calendario operativo» e ripropone la tesi della necessità di un ancoraggio internazionale delle misure del pacchetto.

Poiché il ritorno ad un sistema di controllo di fatto sull’applicazione del pacchetto, quale era quello previsto nell’ipotesi d’intesa Saragat- Kreisky, non sembra possibile, essendo mutati i presupposti e le condizioni fondamentali dell’ipotesi stessa, la posizione di Kreisky comporterebbe impegni da parte nostra pionerosi di quelli derivanti dall’ipotesi di chiusura del 1964, che peraltro in quell’epoca lo stesso Kreisky aveva dichiarato soddisfacente.

Tutta l’azione di Kreisky tende attualmente a dimostrare che, nonostante la presa di posizione ufficiale italiana, da parte di Roma si puessere di fatto inclini ad accettare un ancoraggio e cioè l’internazionalizzazione delle misure.

Ora è ovvio che anche soltanto il permanere di questa impressione da un lato indebolisce la posizione di Waldheim, mentre, dall’altro, lascia intravedere la possibilità della caduta dell’attuale ipotesi di chiusura della controversia, con il conseguente rinvio di questa a tempo indeterminato.

3. La «rilettura» del pacchetto. L’altro fattore nuovo di particolare importanza è costituito del fatto che la cosiddetta «rilettura» del pacchetto ha in parte riaperto la discussione su numerosi punti del pacchetto medesimo, discussione che si riteneva sostanzialmente chiusa dopo i chiarimenti forniti nel gennaio 1967 dalla Presidenza del Consiglio al Dott. Magnago.

La «rilettura» del pacchetto ha messo in luce l’esistenza di oltre 40 questioni, di cui 30 possono essere considerate sostanzialmente interpretazioni delle formule del pacchetto, sulle quali si è potuto raggiungere un’intesa con il Dott. Magnago. Altre due

o tre questioni potrebbero forse essere risolte con la collaborazione dei Ministeri della Pubblica Istruzione e del Lavoro. Le rimanenti 7 questioni rappresentano richieste nuove o già avanzate in precedenza e finora sempre respinte dal Governo. Pertanto una decisione su queste ultime non puessere presa che sul piano governativo.

Un’altra decisione fondamentale che dovrà essere presa dal Governo è se il pacchetto debba intendersi come la somma delle «intese politiche», quale lo ritiene il Dr. Magnago (e, in tal caso, contenere anche tutte le formule interpretative che hanno formato oggetto dei chiarimenti già dati dalla Presidenza del Consiglio nel gennaio 1967 e le intese raggiunte nei recenti incontri del febbraio ’69) ovvero se il pacchetto debba limitarsi ad una elencazione delle formule giuridiche (e, in tal caso, tenere a parte i diversi chiarimenti e interpretazioni sollecitati dalla SVP).

Qualunque possa essere la decisione del Governo, resta peraltro il fatto che ci troviamo di fronte a fatti nuovi che – se accolti – aumenterebbero in un modo o in un altro la portata del pacchetto.

Vi è infine da tener presente che, secondo quanto richiesto dal Dr. Magnago, le misure amministrative, non essendo comprese nel «Calendario operativo», dovrebbero essere adottate prima dell’inizio di questo. Il Dr. Magnago si è riservato di presentare una lista di tali misure.

4. Ripercussioni della posizione del PSA e della «rilettura» del pacchetto sullo sviluppo dei contatti. Occorre appena rilevare che ogni decisione sui punti 1 e 6 dell’ordine del giorno già previsto per la prossima riunione degli esperti è condizionata dalla chiara eliminazione di ogni dubbio sulla nostra posizione circa l’internazionalizzazione delle misure. Analogamente i punti 2 e 5 sarebbero risolti in vario modo se venissero accolte le richieste di Magnago.

Sembrerebbe tuttavia necessario che eventuali concessioni al Dr. Magnago in materia di «pacchetto» debbano essere condizionate all’accettazione del «Calendario operativo» da parte della SVP ed all’appoggio in genere del Partito stesso alla parte formale dell’attuale ipotesi di chiusura della controversia.

5. Esame della questione del «Calendario operativo» da parte dell’Esecutivo della SVP. L’Esecutivo della SVP, il quale avrebbe dovuto pronunciarsi il 23 febbraio e il 1 marzo scorsi in merito al «Calendario operativo» e all’ancoraggio internazionale del pacchetto, non lo ha ancora fatto. Anzi è probabile che nemmeno l’8 marzo p.v. venga presa una decisione in merito alla questione se raccomandare – o meno – al Congresso del Partito l’accettazione del «Calendario operativo». Cicostituisce un elemento di incertezza circa l’atteggiamento della SVP di fronte ad una questione di importanza fondamentale per la chiusura della controversia. D’altro canto non è da escludersi che la SVP sia influenzata dall’atteggiamento di Kreisky, tendente a dimostrare – come è stato accennato sopra – che, da parte italiana, non è stata detta ancora l’ultima parola in materia di ancoraggio internazionale delle misure. È comprensibile infatti che, in tali condizioni, la SVP non voglia pronunciarsi sul «Calendario operativo». Sembra quindi nostro interesse forzare la SVP ad uscire dalla sua posizione di attendismo e ad esprimersi in via definitiva in merito al «Calendario operativo», oltre che sul pacchetto.

6. Ulteriore incontro di esperti. I fatti di cui ai punti n. 2 e 3 hanno una importanza da non sottovalutare, poiché in questo momento, in cui puessere considerato vicino il raggiungimento di una soluzione della controversia, ci troviamo di fronte a nuove richieste per quanto concerne il contenuto del pacchetto, mentre riaffiora la questione del cosidetto ancoraggio internazionale di esso. Non possiamo neppure ignorare che l’attuale ipotesi di chiusura corre il rischio di essere approvata in seno al Consiglio Nazionale austriaco dal solo Partito popolare, e quindi con una esigua maggioranza, mentre tutti gli altri partiti voterebbero contro. Vi è poi da tener presente che Kreisky ha detto che bisogna porsi la domanda se anche un nuovo Governo austriaco (formato da socialisti) sarebbe disposto ad adempiere quanto è stato convenuto dall’attuale Governo (formato da soli popolari), dato che nessun accordo formale viene concluso.

In tali condizioni la prossima riunione degli esperti non sembra possa aver utilmente luogo prima che si siano verificati i seguenti avvenimenti:

a) sia stata completata la «rilettura» dal pacchetto sul piano interno;

b) l’Esecutivo della SVP abbia preso posizione favorevole al pacchetto ed al «Calendario operativo», nella sua attuale forma.

Infatti un ulteriore contatto fra esperti non potrebbe essere conclusivo – come sarebbe auspicabile – se non fosse precisato che:

a) il pacchetto è definito in tutte le sue parti e accettato dalla SVP;

b) le basi dell’attuale ipotesi di chiusura rimangono immutate anche per quanto riguarda la parte formale.

7. Questioni all’o.d.g. della prossima riunione di esperti. Come è stato indicato al punto 1 all’ordine del giorno della prossima riunione degli esperti italiani ed austriaci sono iscritte le sei questioni di cui all’all. 1. Riguardo a tali questioni si osserva quanto segue:

a) circa il problema del rapporto temporale tra la firma dell’accordo per la Corte dell’Aja e la votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana, è noto che nell’ultima riunione del 30 e 31 gennaio u.s. gli esperti austriaci hanno fortemente insistito sulla loro richiesta, adducendo che la firma dell’accordo prima della votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana consacrerebbe il successo della tesi italiana circa la giurisdizione della Corte dell’Aja (che escluderebbe da tale giurisdizione le misure del pacchetto) prima sempre avversata da parte austriaca. Gli esperti austriaci hanno pure affermato che non è accettabile neppure quella forma intermedia che consiste nello stabilire che la firma del predetto accordo abbia luogo dopo la prima votazione in prima lettura della legge costituzionale in una delle Camere.

La posizione italiana si basa come noto sulle seguenti considerazioni: aa) opportunità politica di mantenere un certo equilibrio fra le prestazioni delle due parti nell’attuazione del «Calendario operativo»;

bb) opportunità di evitare che, facendo precedere la votazione in prima lettura della legge costituzionale alla firma dell’accordo per la Corte dell’Aja, si venga a costituire un ulteriore elemento a favore della tesi secondo la quale anche le misure del pacchetto dovrebbero essere sottoposte alla giurisdizione della Corte.

Sembra che tale posizione debba essere mantenuta.

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Dato che lo scambio dei testi autenticati dei documenti di chiusura potrebbe costituire un elemento a favore della internazionalizzazione del pacchetto (come pure la consegna formale di testi da una parte all’altra) la risposta non potrebbe essere che negativa; tuttavia occorre decidere in via preliminare sull’atteggiamento da prendere di fronte all’azione di Kreisky di cui è cenno al punto 2.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Febbraio- Marzo 1969.


2 Vedi D. 468.


3 Vedi D. 477, Allegato.

482

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. riservatissimo urgente 042. Vienna, 11 marzo 1969.

Oggetto: Trattative sull’Alto Adige.

Waldheim, incontrandomi ieri sera alla festa nazionale danese, mi ha informato di aver dato istruzioni a Loewenthal di chiedere a codesto Ministero se da parte della direzione del PSI si intenda sposare la tesi esposta alla stampa dai dirigenti della federazione di Bolzano(3) dopo i loro colloqui con V.E. e con l’onorevole Ferri, secondo cui la clausola della proporzionale etnica sarebbe inaccettabile per il Partito Socialista Italiano.

Ho fatto osservare al Ministro che non si tratta di una novità: la contrarietà socialista (nonché repubblicana e liberale) alla proporzionale etnica non è mai stata un mistero. Al che Halusa, che partecipava alla conversazione, ha rilevato che la proporzionale è per Magnago irrinunciabile.

Waldheim ha continuato rilevando che questa aspirazione di taluni ambienti socialisti italiani non coincideva comunque con la richiesta dei socialisti austriaci, diretta invece – fermo restando il pacchetto così com’è – a ottenere una piappariscente garanzia internazionale. Ha aggiunto che gli sembrava difficile (a dir poco) che Kreisky fosse in grado di convincere la SVP a rinunciare a un punto cruciale del pacchetto per avere in cambio piancoraggio. Rovesciare la formula italiana del 1966, che era «pipacchetto e meno internazionalizzazione» e trasformarla in «meno pacchetto e piinternazionalizzazione» non era pensabile. Tutto quello che Kreisky poteva riuscire a ottenere era di buttare all’aria una soluzione ormai sul punto di essere raggiunta. Il Governo austriaco aveva già fatto capire che se grazie all’azione di Kreisky si poteva ottenere una maggiore internazionalizzazione del meccanismo di chiusura della vertenza ne sarebbe stato lietissimo. Ma quello che neanche il Governo (per non parlar di Kreisky) poteva ottenere dalla SVP era che questa rinunziasse a uno dei punti fondamentali del pacchetto.

Ho detto allora a Waldheim che, a prescindere da quello che poteva o meno accadere su certi punti che a taluni sembravano chiusi e ad altri no, mi era giunta voce che Magnago aveva messo sul tavolo nuove richieste. Waldheim ha obiettato che questa non era la sua impressione: al che non ho potuto replicare, non essendo stato informato di quali siano i problemi che non hanno consentito di terminare la rilettura del pacchetto, e che ci hanno quindi indotto – come Waldheim ha sottolineato premurandosi di marcare un punto – a chiedere noi il rinvio sine die della riunione degli esperti.

Avendo il Ministro menzionato tale futura riunione, ho colto l’occasione per sottolineare che non si doveva nutrire l’illusione a Vienna che noi avremmo accettato sic et simpliciter la pretesa austriaca di firmare il trattato per l’Aja soltanto dopo la prima lettura della legge costituzionale. Una mossa oggi una mossa domani, cresceva negli uomini responsabili italiani la convinzione che la camicia ci veniva surrettiziamente sfilata di dosso: i «fatti concludenti» di Toncic, cacciati dalla porta, minacciavano di rientrare dalla finestra. Proprio per questo ritenevo che l’Austria non dovesse tirar troppo la corda: e temevo che il tutto o niente da Waldheim annunciato in Parlamento potesse alla fine significare il fallimento delle trattative.

Sul che Waldheim mi ha detto di esser convinto che una soluzione accettabile ad ambedue i Governi su quest’ultimo punto controverso si sarebbe potuta rinvenire; ed è passato a una appassionata perorazione della necessità di chiudere al pipresto (in linea con la pervicace insistenza del Governo austriaco, a tutti i livelli e a tutti i momenti, nel dichiararsi disponibile per l’accordo, così da far ricadere la colpa su di noi se non si farà). Tenendo presente il fatto positivo che il congresso della SVP è fissato per il 26-27 aprile, bisogna ora – mi ha detto Waldheim – far in modo che esso sia veramente in grado di prendere una decisione. Per ottenere ciè necessario superare al pipresto le ultime «piccole» questioni relative al pacchetto, e tenere la riunione definitiva degli esperti.

Chiestogli quando tale riunione dovesse a suo avviso aver luogo, Waldheim mi ha detto esser preferibile tenerla prima di Pasqua, o alla peggio nei primissimi giorni dopo il 6 aprile. Due settimane di preparazione sono infatti necessarie perché le raccomandazioni dell’esecutivo della SVP siano diffuse fra i delegati alla Parteiversammlung.

Che cosa farebbe Kreisky nel frattempo? ho chiesto a Waldheim per finire. Nulla

– egli mi ha risposto – se il Ministro Nenni gli dichiarerà in modo inequivocabile che ambedue i partiti della coalizione italiana marceranno uniti. L’aver portato a una qualche soluzione la questione sudtirolese non costituirà un vantaggio elettorale né per chi ne prende la responsabilità, né per chi la rifiuta. Ma, passate le elezioni e tornati magari i socialisti al Governo (probabilmente non come partito di maggioranza relativa) in che modo Kreisky potrebbe rimettere nel 1970 in discussione un’intesa che avesse nell’aprile 1969 trovato il consenso della maggioranza dei sudtirolesi? A quel momento sarebbe troppo facile al Governo italiano proclamare, checché facesse e dicesse il nuovo Governo di Vienna, la sua ferma intenzione di procedere per la strada approvata dalla SVP. Andasse pure Vienna all’ONU o a Strasburgo, e vedesse se le riuscirebbe di far condannare un’Italia decisa a eseguire tutto (o quasi!) quello che la minoranza etnica aveva considerato sufficiente e perfino soddisfacente.

Al quale ragionamento, che mi sembra basato su un’eccellente logica politica, nulla ho avuto da opporre: credendo io in effetti che noi abbiamo in questo momento la scelta fra due linee di condotta. La prima è di decidere se col pacchetto mettiamo veramente in pericolo la sopravvivenza della minoranza italiana fra Brennero e Salorno: se sì, non dobbiamo fare l’accordo, dobbiamo trovare un pretesto per far ricadere la responsabilità del fallimento sull’Austria, dobbiamo prepararci a andare davanti al Parlamento e al Paese (in questo caso alle popolazioni della Provincia di Bolzano) con una nostra autonoma soluzione dei problemi della coesistenza dei diversi gruppi etnici in Alto Adige.

Il secondo tipo di linea di condotta è quello che puinvece sorgere dalla convinzione che è meglio giungere subito a un’intesa sul pacchetto con Bolzano e sul calendario con Vienna. Tale convinzione pubasarsi sulla considerazione che il rischio politico di un ricorso austriaco all’Aja (col pretesto che l’intesa fra i due Paesi costituisce malgré tout un accordo ai sensi della Convenzione di Strasburgo del 1957) è irrilevante, e il rischio storico per la minoranza italiana (125 mila uomini che hanno dietro di sé 50 milioni, contro 250 mila che ne hanno dietro 7) non è così incombente come qualcuno teme.

Se il Governo italiano sceglie questo secondo indirizzo politico, allora è nostro interesse fare del tutto perché esso trionfi al pipresto; poiché, dal momento in cui sarà proclamata la raggiunta intesa, la Suedtiroler Frage cesserà di «far notizia» in Austria, in Germania e nel mondo intero, affaccendati in altre e pericolose faccende: e il processo di decantazione del cinquantennale conflitto avrà inizio.

Se mi è infine consentito esprimere il mio subordinato parere, vorrei consigliare al Governo di decidere quanto prima sul daffarsi. Tra l’altro non punon essere tenuto presente il fatto che il 30 marzo si riunisce, proprio a Vienna, la conferenza dell’Internazionale Socialista; e che in tale sede i delegati italiani non potranno sottrarsi alle domande che loro verranno poste (dai socialisti austriaci, ma anche dagli esponenti del Governo) sull’atteggiamento che noi in definitiva intendiamo assumere.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Diretto per conoscenza al Consolato Generale a Innsbruck.


Vedi anche D. 483.

483

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 12 marzo 1969.

1. Ho ricevuto oggi, a sua richiesta, questo Ambasciatore d’Austria, che, riferendosi a quanto pubblicato dal «Dolomiten» in merito alla conferenza stampa tenuta l’8 marzo u.s. da esponenti del PSI della Provincia di Bolzano, mi ha fatto presente quanto segue:

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2. Con l’occasione, Loewenthal mi ha successivamente fatto le seguenti comunicazioni:

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del pacchetto e la sua applicazione. In via subordinata il Governo di Vienna propone che la consegna del «resto del pacchetto» venga effettuata, prima dell’«incontro politico», allo stesso Loewenthal oppure in un incontro «ad hoc» fra il sottoscritto ed Halusa;

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La richiesta austriaca, intesa a mutare sostanzialmente quanto era stato finora previsto, non mi sembrava in alcun modo giustificata.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 10, fasc. Febbraio- Marzo 1969. 2 Sottoscrizione autografa.

484

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 26 marzo 1969.

1. Ho ricevuto, a sua richiesta, questo Ambasciatore d’Austria.

Egli aveva l’incarico di dirmi che da parte austriaca si riteneva preferibile prevedere una data piuttosto lontana per il prossimo incontro degli esperti, per essere sicuri che nel frattempo verrà condotta a termine la cosiddetta «rilettura» del pacchetto. Di conseguenza il Ballhaus segnalava, a puro titolo indicativo, che gli esperti austriaci sarebbero stati disponibili nei giorni 15, 16 e 17 oppure nei giorni 19 e 20 aprile.

Loewenthal mi ha poi comunicato che, allo scopo di preparare nel miglior modo il prossimo incontro in modo da poter concludere con esso i lavori tecnici, aveva avuto l’incarico di comunicarmi anticipatamente i seguenti punti di vista austriaci:

1) mentre si concordava in linea di massima circa i suggerimenti italiani di modifica dei testi concordati a Ginevra(3), si chiedeva alla parte italiana di tenere conto delle seguenti richieste:

- - -

3) Da parte austriaca si è in attesa dei chiarimenti richiesti alla parte italiana il

31.1. c.a. a Ginevra in ordine ai seguenti punti del calendario operativo: 2) atti amministrativi - Verwaltungsverfungen; 5) comitato preparatorio; 12) e rispettivamente 13) rapporto di tempo tra il passaggio degli uffici e del personale alla Provincia, il rilascio della dichiarazione liberatoria e, rispettivamente, lo scambio delle ratifiche.

2. Ho detto a Loewenthal che prendevo atto di quanto comunicatomi, riservandomi di fargli conoscere al pipresto possibile una risposta in merito ai punti da lui sollevati, alcuni dei quali richiedevano un attento studio giuridico(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 468.


4 Per il seguito vedi DD. 498 e 499.

485

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI NENNI(1)

Appunto(2). [Roma], 15 aprile 1969.

Ho ricevuto oggi l’Ambasciatore austriaco Loewenthal- Chlumecky.

A nome del Cancelliere e del Ministro degli Esteri egli ha richiamato la mia attenzione sulla situazione estremamente difficile anzi drammatica nella quale si troverebbe il Presidente della Volkspartei di Bolzano, Signor Magnago nei confronti del suo stesso partito.

La difficoltà sorge, a giudizio dell’Ambasciatore, dalle divergenze in atto tra l’interpretazione del «pacchetto» che viene data dal Dr. Magnago e quella del Governo italiano quale risulta dalla rilettura del «pacchetto» stesso e dalla conversazione che il Dr. Magnago ha avuto con il Presidente del Consiglio Onorevole Rumor.

La situazione sarebbe la seguente: che o il Dr. Magnago ottiene soddisfazione sulle interpretazioni da lui date a differenti punti del «pacchetto» e che per la verità non sono soltanto delle interpretazioni ma comportano a volte anche elementi importanti di modificazione degli accordi raggiunti oppure egli verrebbe a trovarsi di fronte all’alternativa di rimanere in minoranza davanti al suo proprio partito oppure di considerare il «pacchetto» come insufficiente lasciandolo quindi cadere.

Nel primo caso, se cioè al Dr. Magnago venisse data soddisfazione, l’Ambasciatore ritiene si potrebbe passare all’esame del «calendario operativo», calendario già di per sé assai complesso e in parte controverso. Nel caso diverso molto probabilmente si avrebbe una fase d’arresto nei negoziati in corso.

Ho fatto presente all’Ambasciatore che per quanto riguarda l’interpretazione delle singole norme del «pacchetto» molto difficilmente si poteva andare oltre gli accordi già avvenuti.

Il Governo austriaco sapeva che da parte della popolazione italiana dell’Alto Adige, delle sue organizzazioni politiche, dei suoi rappresentanti nelle pubbliche amministrazioni e nel Parlamento erano state sollevate molte e serie obiezioni ad alcune delle norme del «pacchetto» considerate sfavorevoli alla doverosa tutela in Alto Adige della popolazione di lingua italiana.

Nei confronti di queste obiezioni il Governo italiano aveva esercitato una doverosa funzione di convincimento.

Rimettere in discussione il «pacchetto» e le sue norme diventava allo stato delle cose estremamente difficile appunto perché essi avevano sollevato, come era inevitabile, obiezioni non solo da parte dei rappresentanti della popolazione di lingua tedesca ma anche da parte della popolazione di lingua italiana.

Alla fine del colloquio l’Ambasciatore ha ripetuto che la posizione del Dr. Magnago era da considerarsi come estremamente seria e drammatica.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Annotazione di Caruso sul primo foglio: «Gaja. Copia del presente resoconto è stata già inviata al Presidente del Consiglio dal Capo di Gabinetto. 17.4.69».

486

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, UFFICIO II(1)

Appunto. Roma, 29 aprile 1969.

Nella situazione attuale dei contatti italo-austriaci per la chiusura della controversia altoatesina, sembra opportuno formulare le seguenti considerazioni:

1. Posizione della SVP nei confronti del pacchetto. Come noto, il «pacchetto» ottenne l’approvazione dell’Esecutivo della SVP una prima volta il 23 marzo 1967(2). In tale occasione fu approvata con 29 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astenuti una risoluzione che raccomandava al Congresso del Partito l’accettazione delle misure previste dal Governo italiano. Nel complesso di tali misure erano compresi anche «gli ultimi chiarimenti ottenuti dalle competenti Autorità di Roma da parte del Presidente del Partito Dr. Magnago».

La questione venne ripresa nella riunione dell’Esecutivo della SVP in data 21 ottobre 1967(3), nel corso della quale venne approvata con 45 voti favorevoli, 1 contrario e 2 astenuti una risoluzione nella quale – fra l’altro – si sottolineava che la raccomandazione espressa nel documento del 23 marzo 1967 per «l’accettazione dei risultati delle trattative da parte del Congresso» era «valida nei confronti del pacchetto esaminato nel corso della seduta».

Tale affermazione aveva lo scopo di respingere la presa di posizione dei rappresentanti provinciali di alcuni partiti al Governo (PSI e PRI), che si erano espressi per la modificazione di talune disposizioni del pacchetto concernenti la proporzionalità etnica nei pubblici impieghi, la scuola e l’industria.

Le attuali difficoltà sorte nel corso della cosidetta «rilettura» del pacchetto derivano dal fatto che talune misure che secondo il Dr. Magnago sarebbero comprese nei chiarimenti forniti anteriormente alla data del 23 marzo 1967 dalla Presidenza del Consiglio al Dr. Magnago non figurano nell’elenco a suo tempo predisposto dal Ministero dell’Interno e di conseguenza sono considerate dal Governo come «nuove richieste».

A tale riguardo sembra evidente che anche per la SVP dovrebbe valere il principio enunciato dall’Esecutivo nella sopra citata riunione del 21 ottobre 1967 ed il pacchetto approvato nella seduta del 23 marzo 1967 dovrebbe essere considerato definitivo.

2. Posizione della SVP di fronte alla parte formale di chiusura della controversia. Nella stessa risoluzione dell’Esecutivo della SVP in data 23 marzo 1967 vi è l’affermazione che «il direttivo provinciale della SVP ha esaminato tutti i risultati delle trattative italo-austriache che vengono condotte dal 1961 su incarico dell’Assemblea dell’ONU per dirimere la vertenza sull’attuazione dell’accordo di Parigi». È evidente che tale inesatta impostazione della SVP favorirebbe il tentativo di internazionalizzare le misure. Così pure l’affermazione – anch’essa contenuta nella risoluzione – che «il Direttivo considera tali risultati (delle trattative italo-austriache) come misure per l’applicazione dell’accordo di Parigi» riproduce la nota posizione iniziale del Governo austriaco ed è in contrasto con la tesi italiana, secondo la quale l’Accordo De Gasperi- Gruber è già stato pienamente applicato e le misure promanano da una decisione autonoma del Governo italiano. La stessa risoluzione poi «esorta vivamente il Governo italiano e quello austriaco a prendere immediatamente contatti secondo la procedura adottata dal 1964 per fissare i risultati delle trattative bilaterali anche assieme a tutti gli altri risultati ottenuti sul piano interno ed a concordare una efficace garanzia internazionale».

A parte la singolarità di una simile esortazione, in quanto proveniente da un partito italiano, si rileva che da parte italiana non si è mai aderito alla proposta di stipulare un nuovo accordo con l’Austria in relazione ai contatti in corso, che si sono riferiti a misure di cui è stato sempre sottolineato il carattere autonomo, per non assumere obbligazioni internazionali maggiori o diverse da quelle derivanti dall’Accordo De Gasperi- Gruber.

Nella risoluzione della SVP in data 21 ottobre 1967 è ripetuto l’invito ai Governi italiano ed austriaco ad «allacciare, in virtdella procedura avviata dal 1964, contatti intesi a definire i risultati delle trattative bilaterali, congiuntamente con quelli raggiunti sul piano interno ed accordarsi per un ancoraggio efficace». In tale risoluzione è contenuta pure l’affermazione «che il conseguimento di tale efficace ancoraggio internazionale è considerato come premessa essenziale per la realizzazione delle misure presentate». Con tali parole la SVP insiste nella richiesta che venga stipulato un nuovo accordo italo-austriaco in relazione ai contatti in corso e vuole altresì condizionare l’attuazione del pacchetto ad un atto che esorbita dall’ambito interno.

Nella stessa risoluzione del 21 ottobre 1967 vi è un richiamo alla Convenzione europea per il regolamento pacifico delle controversie, firmata a Strasburgo il 29 aprile 1957, che, secondo la SVP, nelle parti non accettate dall’Italia, offrirebbe la possibilità di un efficace ancoraggio internazionale mediante il ricorso alle istituzioni europee. Tale soluzione tende non soltanto ad internazionalizzare le misure, ma altresì ad introdurre elementi politici in una controversia di carattere giuridico.

Da quanto precede appare evidente che l’accettazione dell’attuale ipotesi globale d’intesa comporta la necessità, per la SVP, di assumere una posizione diversa, per quanto riguarda la parte formale di chiusura della controversia da quella presa nelle su citate risoluzioni, accettando il «calendario operativo», che comporta l’abbandono di quelle richieste che tendono alla internazionalizzazione delle misure ed alla istituzione di un ancoraggio giuridico di esse.

3. Condizioni per l’attuazione del «calendario operativo». Al momento attuale, prima di poter procedere all’attuazione del «calendario operativo» occorre che si verifichino le seguenti condizioni:

- - - -

4. Possibilità di chiusura della controversia in relazione alle prossime scadenze politiche in Austria. Premesso che:

- - - -

di sperare che la soluzione della controversia venga sottoposta al Parlamento austriaco prima della fine dell’attuale sessione, che avrà termine ai primi del prossimo mese di luglio. Se cinon avverrà, trascorrerà – secondo Wallnoefer – ancora un anno e mezzo prima di arrivare alla conclusione. Infatti in autunno inizierà in Austria la campagna elettorale; nel prossimo anno si avranno le elezioni alle quali seguirà la costituzione del nuovo Governo.

Da informazioni assunte presso l’Ambasciata in Vienna è risultato che la sessione primaverile del Consiglio Nazionale austriaco si dovrebbe protrarre fino al 15 luglio p.v., per consentire di condurre a termine la trattazione delle questioni pendenti. Per quanto concerne le prossime elezioni politiche, la data non è stata ancora stabilita: essa sarà fissate verso la fine della presente legislatura che, come noto, ha termine nel marzo 1970. La campagna elettorale avrà inizio circa due mesi prima della data delle elezioni.

Da quanto precede sembra che il Parlamento austriaco possa essere investito della questione relativa alla chiusura della controversia con l’Italia ancora nella sessione autunnale dell’anno in corso. Peraltro, se si volesse tener conto di quanto dichiarato da Wallnoefer, si dovrebbe dedurre che l’ultimo termine utile per la dichiarazione del Governo austriaco al Parlamento cade alla metà del prossimo mese di luglio;

b) in tale ipotesi, prima di tale data dovrebbero essere effettuate le seguenti

operazioni: - operazioni previste al punto 2:

- - - -

tino- Alto Adige; - operazioni preliminari all’attuazione del «calendario operativo»:

a) incontro politico;

b) consegna da parte italiana agli esperti austriaci dei «chiarimenti» del pacchetto;

c) solenne dichiarazione del Governo austriaco di condanna del terrori

smo; - operazioni previste dal «calendario operativo»:

a) parafatura dell’Accordo per la Corte dell’Aja;

b) modifica dell’art.18 del regolamento di attuazione del Testo Unico delle leggi di P.S. e riconoscimento della personalità giuridica dell’Associazione Reduci e Vittime di guerra altoatesine (ed eventualmente della Suedtiroler Alpenverein)4;

5. Misure da prendere in caso di rinvio della chiusura della controversia. Le difficoltà attuali derivano, come è già stato rilevato sopra, dalle nuove richieste presentate da Magnago per ampliare le misure contenute nel pacchetto.

Da tale situazione puderivare una delle due sotto notate conseguenze:

a) il rinvio della chiusura della controversia per un supplemento di negoziati sul piano interno fra la Presidenza del Consiglio e la SVP, oppure:

b) la caduta dell’attuale ipotesi d’intesa.

In quest’ultimo caso sembrerebbe utile una nostra presa di posizione, per informare l’opinione pubblica che la responsabilità della caduta dell’attuale ipotesi di intesa ricade sulla SVP e sul Governo austriaco, i quali hanno preteso all’ultimo momento di riaprire la discussione sul pacchetto e di modificarne il contenuto.

È evidente che la caduta dell’attuale ipotesi di chiusura della controversia determinerebbe il rinvio di una possibile soluzione ad un periodo successivo alle prossime elezioni politiche in Austria, previste per la primavera del 1970, con le seguenti possibili conseguenze:

- - - - - -

ci. A tal fine occorrerebbe che venisse preso un numero di provvedimenti tale da dare la prova concreta che il Governo italiano intende ampliare in misura sostanziale la competenza della Provincia di Bolzano.

A tale riguardo sembra potersi utilmente ricordare che già in precedenza, in occasione dei contatti italo-austriaci intervenuti nel 1961, era stata presa in esame da parte italiana la possibilità di venire incontro a talune proposte austriache contenute nel documento del 1 febbraio 1961 e nella nota esplicativa del 13 marzo 1961, con il sistema della delega di funzioni amministrative dalla Regione alla Provincia sulla base dell’art. 14 dello Statuto regionale.

In tale occasione venne anche studiata la possibilità di emanazione, da parte del Governo, di disposizioni di legge per assicurare l’applicazione piampia dell’istituto della delega, per estendere l’autonomia amministrativa della Provincia anche oltre i settori affidati dallo Statuto alla competenza regionale.

In tale contesto era prevista la possibilità di una delega da parte dello Stato alla Provincia di funzioni proprie della sua amministrazione, sulla base dell’art. 13 dello Statuto speciale.

In quell’occasione venne posto allo studio anche uno schema di norme di attuazione dello Statuto regionale con le quali si tendeva ad impegnare la Regione a dare applicazione, nella misura picompleta ed ampia possibile, al citato art. 14 dello Statuto. Inoltre vennero predisposti due schemi di disegni di legge che prevedevano la delega di funzioni amministrative statali alla Provincia in materia di lavoro e di amministrazione dei ruoli dei segretari comunali.

L’adozione di una parte delle misure del pacchetto attraverso la delega presenterebbe il vantaggio della rapidità. Inoltre la revocabilità delle misure così applicate in via sperimentale dovrebbe costituire da un lato la prova che da parte italiana si intende ampliare l’autonomia della Provincia di Bolzano e, dall’altro, un incentivo per il Governo austriaco e per la SVP a ricercare una soluzione concordata con l’Italia, per rendere pistabile l’autonomia che gli verrebbe concessa con il sistema delle deleghe.

B) Sul piano internazionale occorrerebbe prepararsi a predisporre gli elementi a nostro favore, da mettere in luce in tutti i dibattiti che il Governo austriaco non mancherebbe di sollevare davanti al Consiglio d’Europa e all’Assemblea delle Nazioni Unite. A tal fine occorrerebbe tener presente che l’adozione di una parte del pacchetto rafforzerebbe la posizione dell’Italia in tali dibattiti, oltre che scoraggiare eventuali iniziative di carattere terroristico, togliendo ad esse in primo luogo l’appoggio delle popolazioni altoatesine.

l’attuazione di tali provvedimenti occorrerebbero circa due mesi. Sembrerebbe quindi necessario, ove si


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Vedi D. 208.


3 Vedi D. 276.


4 Nota del documento: «Secondo informazioni assunte presso la Presidenza del Consiglio, per

voglia osservare la scadenza della metà di luglio, proporre al Governo austriaco lo spostamento del punto(2) del «calendario operativo» ad un momento successivo ai punti 4 (dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale) e n. 5 (insediamento del Comitato preparatorio per i provvedimenti per l’Alto Adige)».

487

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA(1)

L. 1588. Vienna, 6 maggio 1969.

Carissimo Roberto, essendosi ormai giunti alla «stretta» finale che dovrebbe decidere, in un senso

o nell’altro, dei futuri sviluppi della questione altoatesina, mi è sembrato opportuno ricapitolare le idee sulle prossime scadenze cui ci troviamo a far fronte: le troverai riassunte nell’allegato.

Si tratta di un «conto alla rovescia» che parte dall’ultimissima data utile indicataci dagli austriaci, in varie sedi, per la dichiarazione del Cancelliere al Nationalrat: vale a dire il 15 luglio. Essa dovrebbe seguire quella dell’On. Presidente al nostro Parlamento di circa una decina di giorni, intervallo che, a detta di Tschofen, è necessario al Governo austriaco per l’esame formale della dichiarazione stessa. Arriviamo così al 27-28 maggio(2) come ultima data utile per la riunione del Congresso straordinario della SVP che dovrebbe approvare pacchetto e calendario operativo (i sudtirolesi amano riunirsi a fine settimana).

Sempre retrocedendo, bisognerà tener conto delle quattro settimane che devono intercorrere tra la raccomandazione dell’esecutivo e il congresso straordinario predetto, in base a quanto Magnago avrebbe promesso ai delegati del partito per consentire a questi di presentarsi preparati al congresso.

A sua volta la riunione dell’esecutivo deve essere preceduta dall’ultimo incontro dei rappresentanti dei Ministri degli Esteri e quest’ultimo dalla definitiva messa a punto del pacchetto: che, a mio parere, non potrebbe tardare oltre la settimana tra il 19 e il 24 maggio.

Trattasi, ovviamente, di termini ipotetici e approssimativi: ma cionondimeno mi sembra che illuminino a sufficienza il «fattore tempo»(3).

Con affettuosi saluti abbimi

tuo aff.mo

Roberto

Allegato

SCADENZE ULTIME PER LA QUESTIONE ALTOATESINA

(10 maggio: Congresso ordinario della SVP) 19-24 maggio: definitiva messa a punto del pacchetto 26-27 maggio: ultimo incontro degli esperti 30-31 maggio: riunione dell’esecutivo della SVP (8 giugno: elezioni comunali nel Trentino- Alto Adige) 27-28 giugno: Congresso straordinario della SVP 30/6-5 luglio: dichiarazioni del Presidente del Consiglio al Parlamento e dibattito 15 luglio: dichiarazioni del Cancelliere austriaco al Nationalrat.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Recte: giugno.


3 Per la risposta vedi D. 489.

488

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI(1)

Appunto. Roma, 9 maggio 1969.

In vista dell’incontro che l’On. Ministro avrà prossimamente con il Ministro austriaco degli Affari Esteri(2), si indicano qui di seguito taluni elementi di conversazione, relativi all’attuale situazione della questione altoatesina:

- -

parte austriaca né da parte altoatesina vennero offerti motivi che mettessero in dubbio le rispettive decisioni ed i colloqui tra esperti italiani ed austriaci intervenuti dopo il 18-20 luglio 1966(4) hanno sempre avuto come oggetto unicamente la parte formale di chiusura della controversia (documenti di chiusura e «Calendario operativo»).

3. È pertanto comprensibile la viva sorpresa destata dal fatto che nel corso della cosidetta «rilettura» del pacchetto, iniziata lo scorso mese di febbraio, Magnago abbia formulato ben 53 richieste di modifiche o di aggiunte al pacchetto. È da notare che tali richieste, se in alcuni casi hanno il carattere di semplici chiarimenti formali, nella maggior parte rappresentano modifiche sostanziali o comportano nuovi impegni da parte del Governo.

Di esse le pirilevanti sono le seguenti: passaggio alla Provincia del personale addetto alla scuola ladina; obbligo della residenza quadriennale nella Provincia per l’esercizio del diritto elettorale; conservazione dell’anzianità di iscrizione nelle liste di collocamento; accoglimento del principio dell’uso disgiunto dell’italiano e del tedesco; tutela delle minoranze di lingua tedesca e ladina quale interesse nazionale. Ad esse si aggiungono anche vari criteri interpretativi, fra cui, particolarmente importante, quello secondo il quale in sede di definizione delle formulazioni legislative si dovrebbe tener conto delle particolari indicazioni enunciate dalla Commissione dei 19.

Molte delle richieste del Dr. Magnago sono state già presentate nel passato e da parte italiana sempre respinte. Si tratta quindi di una situazione nuova, che deve essere attentamente esaminata e valutata, e che tende a superare la cornice dell’ipotesi di soluzione globale finora presa in esame.

- - -

Un incontro di esperti in tali condizioni non potrebbe certo essere definitivo e non potrebbe dare alcun risultato concreto.

293, 314, 409, 428, 435, 444, 450 e 468.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Vedi D. 490.


3 Vedi DD. 208, Allegato II e 276.


4 Per l’incontro di Londra del 18-20 luglio vedi D. 153, per gli incontri successivi vedi DD. 225,

489

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

L. 52/592. Roma, 10 maggio 1969.

[…],

grazie della tua lettera n. 1588 in data 6 maggio u.s.2, nella quale hai voluto farmi conoscere le tue considerazioni su quello che dovrebbe essere il «timing» dei futuri sviluppi della questione altoatesina, ove si voglia rendere possibile al Cancelliere austriaco di effettuare la nota dichiarazione dinanzi al «Nationalrat» entro il 15 luglio p.v.

Mi pare che si tratti di un calcolo interessante: calcolo che abbiamo dal canto nostro ripetuto pivolte. Anche Berloffa mi aveva fatto abbastanza recentemente alcune considerazioni al riguardo. A prima vista, tuttavia, il limite di tempo che ci separa dal 15 luglio non mi sembra sufficiente per lo svolgimento di tutte le operazioni tuttora da compiere prima di giungere alle dichiarazioni dei due Capi del Governo alle rispettive Assemblee parlamentari, che costituiscono i punti n. 3 e 4 del «Calendario operativo», tanto pise occorre osservare gli intervalli da te indicati fra la «raccomandazione dell’Esecutivo della SVP» ed il «Congresso straordinario del partito» (quattro settimane) e tra la «dichiarazione del Governo italiano al Parlamento» e la «dichiarazione del Cancelliere austriaco al Consiglio Nazionale» (una decina di giorni).

Infatti è da tener presente che in primo luogo dovrebbero concludersi le seguenti operazioni, dalle quali in sostanza dipende l’intesa circa la chiusura della controversia, secondo l’ipotesi attualmente all’esame:

1) completamento della cosidetta «rilettura del pacchetto»;

2) riunione degli esperti italiani ed austriaci e soluzione delle questioni tuttora in sospeso;

3) approvazione del pacchetto e del «Calendario operativo» da parte del Congresso straordinario della SVP;

4) consultazione dei rappresentanti delle popolazioni della Regione Trentino- Alto Adige sul contenuto del pacchetto.

L’operazione di cui al punto 4, non è prevista nel tuo progetto. Essa è senza dubbio necessaria. È verosimile che in un certo senso sarà abbastanza difficile; è comunque ovvio che non potrà avere inizio se non quando in merito al pacchetto esisterà una definitiva chiarezza.

Una volta compiute, con esito positivo, tali operazioni, si dovrà dar luogo ai seguenti atti preliminari al «Calendario operativo»:

1) incontro politico (eventuale);

2) consegna da parte italiana agli esperti austriaci dei «chiarimenti» del pacchetto;

3) solenne dichiarazione del Governo austriaco di condanna del terrorismo.

Successivamente potranno aver luogo le operazioni previste dal «Calendario operativo» prima della «dichiarazione del Cancelliere austriaco al Consiglio Nazionale», e cioè:

1) parafatura dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja;

2) modifica dell’art. 18 del regolamento di attuazione del T.U. delle leggi di

P.S. e riconoscimento della personalità giuridica dell’associazione «Reduci e Vittime di guerra altoatesini» (ed eventualmente della «Stiroler Alpenverein»);

3) dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento.

Secondo informazioni assunte presso la Presidenza del Consiglio, per l’attuazione dei provvedimenti di cui al su accennato punto 2) del «Calendario operativo» occorrerebbero non meno di 2 mesi, dal momento della decisione finale sul pacchetto, dato che per essi è necessario il parere del Consiglio di Stato. Se poi, come gli austriaci e gli altoatesini hanno chiesto, dovessero essere inserite nel punto 2) del «Calendario operativo» altre misure (come, ad esempio, quelle relative alla radio-televisione) il tempo necessario sarebbe verosimilmente ancora pilungo.

Si potrebbe naturalmente proporre al Governo austriaco lo spostamento del punto 2) del «Calendario operativo» ad un momento successivo ai punti 3) (dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento), 4) (dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale) e 5) (insediamento del Comitato preparatorio per i provvedimenti per l’Alto Adige). Ma, a parte il fatto che cimodificherebbe il delicato equilibrio del «Calendario operativo», resta sempre il fatto che il tempo utile da te previsto fra il Congresso straordinario della SVP e la dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento sembra insufficiente per consentire la consultazione dei rappresentanti delle popolazioni della Regione, l’incontro politico e le altre operazioni sopra indicate.

Credimi,

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Vedi D. 487.

490

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, NENNI, CON IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, WALDHEIM (Strasburgo, 13 maggio 1969, ore 9,30)1

Verbale riservato.

Erano altresì presenti:

- -

NENNI: È lieto di incontrare il Ministro Waldheim e di potere, con l’occasione, esaminare con lui la situazione attuale della questione alto-atesina.

WALDHEIM: Si rallegra vivamente di questo primo incontro personale con il Ministro Nenni. Non ha potuto andare a Londra in occasione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa perché in quell’epoca la Regina Elisabetta si trovava in visita di Stato in Austria. È lieto dell’occasione offerta dalle attuali celebrazioni del Consiglio d’Europa per una discussione con il Ministro Nenni su quello che pudefinirsi il «problème spécial» austro-italiano. Giudica la situazione favorevole alla soluzione del problema: tutti in Austria sono a favore dell’accordo con l’Italia e per questo motivo il Governo austriaco auspica che possa venire compiuto da parte italiana l’ultimo sforzo per superare le residue difficoltà. Riassumendo in breve lo stato attuale della questione, nota che sono stati compiuti grandi progressi in materia di «calendario operativo», che è di competenza pidiretta dei due Governi. Nel frattempo hanno avuto luogo a Roma contatti fra Magnago e la Presidenza del Consiglio. Da parte austriaca si era ottimisti su tale procedura e si riteneva che il pacchetto non potesse dare adito a nuove questioni. Mentre sul «calendario operativo» è stata trovata una forma di compromesso ragionevole (infatti al momento attuale non c’è accordo soltanto su un punto che, del resto, non sembra insolubile), si è dovuto constatare che sono sorte difficoltà in relazione al pacchetto. Per tale motivo è stato necessario rinviare i negoziati degli esperti. Tale rinvio, proposto da parte italiana, è stato trovato logico anche da parte austriaca.

A Vienna si ha l’impressione che occorra agire al pipresto; se non si giunge ad una soluzione entro il prossimo mese di giugno, sarà impossibile farlo se non dopo le prossime elezioni politiche austriache, previste per i primi di marzo 1970. Precisa che l’attuale sessione del Parlamento austriaco avrà termine il 15 luglio p.v. Poiché saranno necessarie due settimane per la discussione della ipotesi d’intesa, da parte austriaca si chiede che venga fatto uno sforzo per chiudere al pipresto i negoziati con Magnago in modo da poter procedere subito dopo all’incontro degli esperti. Sarebbe lieto di conoscere il punto di vista italiano in proposito.

NENNI: Quando – circa quattro mesi e mezzo fa – si formin Italia l’attuale Governo, egli aveva l’impressione che il problema altoatesino fosse pressoché risolto e che vi fosse soltanto da mettere a punto alcuni dettagli. Riteneva che gli esperti avrebbero potuto provvedere a tale messa a punto in una o due riunioni, dopo di che avrebbe potuto avere inizio la procedura parlamentare. Questa era, del resto, anche l’opinione del suo predecessore, Senatore Medici.

Il Governo italiano aveva un particolare interesse ad una rapida soluzione, in quanto il Presidente del Consiglio ed egli stesso erano convinti che il progetto di soluzione della controversia doveva essere portato al Parlamento all’inizio della legislatura. Anche alla fine del 1967 il Governo Moro riteneva che l’accordo fosse in pratica realizzato; tuttavia da parte italiana si era nell’impossibilità di presentare al Parlamento un complesso di misure legislative come quelle previste dal pacchetto – e cioè una serie di leggi che avrebbero provocato intense discussioni – proprio al termine della legislatura, quando il Governo era premuto dalla necessità di dare la precedenza a leggi di contenuto sociale. Questa era la convinzione cui era giunto il Comitato dei Ministri che aveva seguito la questione.

WALDHEIM: Ciavveniva nel 1968.

NENNI: È esatto. Peraltro è indubbio che nel 1967 da parte italiana si era già pronti a chiudere la controversia.

WALDHEIM: Rileva che in quell’epoca non c’era ancora il «calendario operativo».

GAJA: Fa presente che il «calendario operativo» era stato impostato fin dal 1964.

NENNI: Nel 1967 anche la questione dei chiarimenti era stata portata a termine. Adesso vi è un fatto nuovo: il Dr. Magnago, in un colloquio con il Presidente del Consiglio – del resto in forma perfettamente legittima – ha richiesto nuovi chiarimenti e varianti al pacchetto ed ha posto nuove richieste sostanziali (a titolo indicativo, 12 su 53 nuovi punti). Tutto ciha reso necessario un nuovo esame da parte delle amministrazioni interessate per accertare quanto vi sia di accettabile e di non accettabile nelle nuove richieste. È imminente un nuovo incontro del Presidente del Consiglio con il Dott. Magnago; ma prima occorre che lo studio da parte dei Ministeri competenti sia ultimato. Il Presidente Rumor attendeva altresì che avesse luogo il Congresso ordinario della SVP. Benché, nel corso di esso, il problema sia stato sollevato in forma corretta, non si punegare che il Dott. Magnago abbia rimesso in discussione il pacchetto. Riferendosi alla immagine di Waldheim – secondo il quale il pacchetto puessere paragonato al treno ed il calendario operativo all’orario ferroviario – osserva che si tratta di una giusta e pittoresca espressione che deve essere tenuta presente. Da parte italiana si è fatto tutto il possibile per venire incontro a Magnago; tuttavia il Presidente Rumor deve naturalmente tenere conto della minoranza di lingua italiana nella Provincia di Bolzano e dell’opinione pubblica italiana in generale, come del resto debbono farlo, rispettivamente, anche Magnago e il Governo austriaco. Anche in Italia vi sono notevoli riserve ed opposizioni ad alcune delle norme del pacchetto; tuttavia il Governo italiano è convinto che quanto è stato fatto costituisce una base equa e ragionevole per una soluzione. Se non vi fossero state nuove richieste da parte di Magnago, oggi la questione potrebbe dirsi in via di soluzione e avrebbe già avuto inizio la fase di attuazione. Sarebbe spiacevole che, come è avvenuto per il Governo italiano nel 1967, il Governo austriaco non potesse adesso, per motivi elettorali, portare dinnanzi al Parlamento il progetto di chiusura della controversia. Si renderà comunque interprete presso il Presidente del Consiglio delle preoccupazioni manifestate dal Ministro Waldheim e delle sue richieste. Per il momento occorre esercitare una calma pressione per mettere a punto in maniera definitiva il pacchetto; dopo di che potrà avere luogo la riunione degli esperti. Riunire gli esperti prima della conclusione della rilettura del pacchetto non potrebbe portare ad una conclusione e cidarebbe l’impressione che le difficoltà sono maggiori di quanto non lo siano in realtà. Ricorda di avere già dichiarato di ritenere la questione matura per una soluzione. In ogni caso occorre prendere dei provvedimenti nei confronti delle popolazioni altoatesine, per dare seguito alle raccomandazioni della Commissione dei Diciannove ed infine per il buon andamento delle relazioni italo-austriache.

WALDHEIM: Ringrazia il Ministro Nenni per le spiegazioni dategli e per l’intenzione da lui espressa di fare ogni sforzo per la soluzione della controversia. Si dichiara d’accordo sul punto di vista del Ministro Nenni circa il modo di affrontare le questioni tuttora aperte. Nota che in questo momento le difficoltà derivano da differenze di interpretazione e, mentre su una quarantina di casi si è giunti ad un accordo fra la Presidenza del Consiglio e il Dott. Magnago, cinon è avvenuto per dodici questioni. Ricorda che nel 1967 l’esecutivo della SVP raccomandl’applicazione del pacchetto a certe condizioni(2); se non vi è l’accordo su tutti i criteri di interpretazione esposti da Magnago, occorre che questi torni davanti all’Esecutivo per riferire che talune condizioni non si sono verificate. È prevedibile che, in tal caso, sorgano delle difficoltà. Le alternative sono le seguenti: o la Presidenza del Consiglio accetta i dodici punti tuttora controversi, ed allora si pufar luogo al Congresso straordinario della SVP, oppure la Presidenza del Consiglio non puaccettarli oppure ne accetta una sola parte, nel qual caso Magnago dovrà tornare davanti all’Esecutivo. Aggiunge che Magnago attende una risposta dal 28 marzo u.s. e che anche da parte austriaca si stanno facendo sforzi per l’accettazione del «calendario operativo». Se da parte italiana venisse fatto uno sforzo per il pacchetto, ciagevolerebbe il Governo austriaco nella sua azione per il «calendario operativo». Da parte austriaca si sarebbe pronti a riprendere le conversazioni fra gli esperti, ma ci si rende conto dell’effetto psicologico negativo che si avrebbe se la riunione degli esperti dovesse concludersi senza risultati definitivi. Ricorda che il tempo ha una importanza enorme per il Governo austriaco, per le ragioni già dette e cioè per l’approssimarsi della fine della legislatura. Aggiunge che vi erano molte idee sulla possibilità di rafforzare il «calendario operativo» con misure di carattere internazionale. Non vuole ripetere i motivi per i quali da parte austriaca è stata appoggiata l’idea del «calendario operativo»; ricorda che i due Governi hanno punti di vista differenti circa l’esecuzione dell’Accordo di Parigi ed è compito del «calendario operativo» di salvaguardarli. Conclude che da parte austriaca si è d’accordo sul principio di una giurisdizione internazionale; ma spetta all’Italia dire fino a che punto si puavanzare.

NENNI: La conversazione con il Ministro Waldheim ha messo a punto la questione nei suoi termini reali. Se il pacchetto fosse rimasto quale era dopo i chiarimenti forniti dal Presidente Moro e dopo le note risoluzioni del 1967 della SVP, la via per un’intesa sarebbe stata senz’altro libera. Anche oggi, che il pacchetto è stato messo in questione, da parte italiana si cerca di fare il possibile. Ricorda che – come ha già dichiarato in Parlamento – il Governo italiano era desideroso, anche per ragioni di carattere interno, di attuare misure a favore delle popolazioni altoatesine e già da due o tre mesi sarebbe stato in condizione di prendere le sue decisioni. Ora il Governo italiano si trova di fronte a questioni del tutto nuove, sorte nelle ultime settimane. Un nuovo incontro del Presidente del Consiglio con Magnago avrà comunque luogo fra poco. Egli illustrerà le difficoltà che deriverebbero al Governo austriaco da una mancata soluzione nel momento attuale. La decisione verrà poi presa dall’apposito Comitato dei Ministri. Se Magnago ritirasse le nuove richieste e prendesse anch’egli le sue responsabilità, la questione sarebbe risolta e potremmo procedere subito alla fase di attuazione del pacchetto con la presentazione delle relative leggi al Parlamento. Da parte italiana sarà fatto il possibile. Comunque la conversazione è stata molto utile ai fini del chiarimento delle rispettive posizioni italiane ed austriache.

WALDHEIM: Osserva che Magnago ritiene che si tratti soltanto di criteri di interpretazione e non di nuove richieste.

NENNI: Magnago è stato corretto nell’esposizione fatta al Congresso del suo partito, ma in essa ha esplicitamente ammesso che vi sono questioni nuove che si intende risolvere. Magnago dovrebbe tenere conto anche delle difficoltà del Governo. Se non vi fossero state richieste di modifica del pacchetto, non ci saremmo trovati in questa situazione, dannosa sia per la parte italiana che per quella austriaca.

WALDHEIM: Chiede se il Ministro Nenni sia d’accordo per una riunione degli esperti, nel caso in cui si trovi un’intesa sul pacchetto.

NENNI: Risponde che in tal caso è d’accordo per un incontro anche immediato(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Per le risoluzioni dell’esecutivo della SVP vedi DD. 208, Allegato II e 276.


3 Nenni riferì del colloquio a Rumor con il D. 491.

491

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, NENNI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, RUMOR(1)

T. 17335/432. Strasburgo, 13 maggio 1969, ore 17,20 (perv. ore 4 del 14).

Oggetto: Controversia alto-atesina.

In cordiale incontro di un’ora che ho avuto con Ministro Esteri austriaco Waldheim stamane(3), questi ha tenuto a riaffermare auspicio Governo austriaco per rapida soluzione della controversia alto-atesina, insistendo per pronta nostra risposta ad ultime richieste di Magnago anche per ripresa conversazioni a livello esperti. Per ragioni relative a prossimi impegni elettorali austriaci, Waldheim ha indicato che soluzione questione dovrebbe poter essere dibattuta in Parlamento di Vienna prima della fine attuale sessione primaverile, fissata per 15 luglio: ciche comporterebbe dichiarazione impegnativa dinanzi a Parlamento italiano entro il 30 giugno.

Da parte mia ho sottolineato che avevo avuto impressione, nell’assumere mie funzioni, che questione fosse alla vigilia sua soluzione. Questa convinzione, che ho pubblicamente espressa, era confermata altresì da constatata opportunità che provvedimenti legislativi per Alto Adige fossero esaminati ad inizio legislatura Parlamento italiano. Recenti colloqui che Magnago ha avuto a Roma hanno messo in luce ulteriori richieste di chiarimenti, alcune varianti ed alcuni problemi senza dubbio nuovi. Tutto ciha richiesto, da parte italiana, un nuovo studio del pacchetto che, occorre ammetterlo, è stato sostanzialmente rimesso in discussione da Magnago nella forma che già conoscevamo e che ritenevamo definitiva. Non avrei mancato di farmi interprete presso di te [del]l’auspicio austriaco che si giunga al più presto a risposta definitiva a Magnago. Non potevo non far presente, al tempo stesso, tuttavia, che, se il pacchetto non fosse di nuovo in discussione, questione sarebbe certo, a questo momento, sostanzialmente risolta. Sarebbe senza dubbio spiacevole che impegni elettorali austriaci dovessero impedirci oggi una soluzione, che puessere a portata di mano. Circa riunione esperti, mi sembrava che fosse pericoloso tenerla oggi perché una loro riunione non poteva essere conclusiva: e ciavrebbe potuto avere effetti psicologici negativi. Ero d’accordo invece perché esperti si riunissero appena si fosse giunti ad un chiarimento definitivo del pacchetto.

Waldheim ha accettato il mio punto di vista sottolineando speranza che riunione esperti possa avvenire al pipresto. A questo proposito ha accennato, ma molto lievemente, ad opportunità di prevedere un qualche rafforzamento del cosidetto calendario operativo, pur senza insistere per forme di ancoraggio. Ho naturalmente lasciato cadere tale soluzione.


1 Telegrammi ordinari 1969, Francia- Italrap Strasburgo arrivo, vol. II.


2 Trasmesso tramite la Rappresentanza presso il Consiglio d’Europa.


3 Vedi D. 490.

492

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. riservato 17491/298. Vienna, 14 maggio 1969 (perv. ore 23,40).

Oggetto: Colloquio On. Ministro con Ministro Waldheim.

Telegramma di V.E. 1462.

Ho visto stamani Waldheim alla colazione offerta in suo onore dal Nunzio. Egli mi ha detto con tono di calorosa sincerità quanto avesse apprezzato la cortesia, la franchezza e l’umanità dimostrata da V.E. nei due colloqui di martedì [il 13]3. Ha reiterato quanto detto a V.E., e cioè che uomini di Stato della qualità del Presidente Rumor e di

V.E. non possono non rendersi conto della occasione storica che si presenta all’Italia di chiudere i 50 anni di accanita disputa con la minoranza austriaca e con l’Austria e per dare inizio ad un processo che Waldheim non ha esitato a definire del tipo di quello che ha reso francese l’Alsazia tedesca.

Se non si vuole dare in ostaggio alle fortune della storia le attuali possibilità bisogna tentare ogni sforzo per giungere alla soluzione nel termine pivolte indicato.

Waldheim era sicuro che, per quanto Magnago, con gli altri fautori di una soluzione ragionevole, stia rapidamente perdendo di forza e di prestigio a tutto vantaggio di politicanti piradicali, non sarebbe impossibile farlo rinunciare a qualcuno dei 12 punti tuttora aperti. Grande stupore ha tuttavia destato nella delegazione austriaca l’affermazione fatta da Ambasciatore Gaja secondo la quale i punti controversi sono tuttora 53 anziché 12. Anche a me la cosa è giunta totalmente nuova.

Avendo io accennato alle difficoltà di compiere tutte le operazioni previste o prevedibili entro il 30 giugno, Waldheim mi ha detto:

a) che non si insisterebbe per l’incontro politico;

- -

Tschofen, che era pure alla colazione, mi ha detto che un punto invece assolutamente inaccettabile da parte austriaca sarebbe quello cui Gaja avrebbe alluso, e cioè di apportare alcuni «alleggerimenti al calendario operativo» in cambio della accettazione delle richieste di Magnago. Waldheim dal canto suo, pur non facendomi alcun cenno dell’ipotesi opposta (e cioè di un rafforzamento dell’ancoraggio) mi ha detto di ritenere che, per l’unico punto ancora aperto, la soluzione della firma dopo la prima lettura della legge costituzionale è già un compromesso rispetto alle primitive richieste austriache.

Infine da fonte politica Volkspartei ho appreso che non ci si attende a Vienna una troppo sollecita approvazione parlamentare della legge costituzionale. Basterebbe che essa venisse nel primo trimestre del 1970 per avere utile effetto sulla posizione elettorale del partito populista austriaco(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969. 2 T. 8575/146 del 14 maggio, ritrasmetteva il D. 491.


Vedi D. 490. 4 Per la risposta vedi D. 494.

493

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 17742/304. Vienna, 16 maggio 1969 (perv. ore 20,30).

Oggetto: Questione Alto Adige.

In occasione del colloquio di cui al telegramma 3032 Halusa ha detto di voler cogliere l’occasione per precisarmi talune dalle osservazioni fattemi da Waldheim e da Tschofen, sulle quali ho riferito con il mio telegramma 2983.

A suo dire l’accenno fatto da Waldheim che una qualche formula arbitrale limitata nel tempo sarebbe la miglior soluzione della vertenza italo-austriaca è stato fatto al solo scopo di poter dire a Kreisky che essa era stata menzionata dall’On. Ministro. Né Waldheim aveva insistito, avendo perfettamente registrato la silenziosa reazione a suo accenno.

Halusa mi ha poi spiegato che l’idea di Magnago è attualmente di avere 2 riunioni del Comitato Esecutivo della SVP. Alla prima di esse egli sottoporrebbe i risultati dei colloqui col Presidente del Consiglio e delle decisioni del Comitato Speciale Ministri. Era personale avviso di Halusa che – benché Magnago continui a sostenere che nella sua attuale posizione politica egli deve piche mai pretendere l’accettazione del suo punto di vista sui 12 punti aperti (oltre che sugli altri 41 punti dei quali Halusa mi ha cortesemente fatto la classifica per categorie) – il Comitato Esecutivo SVP potrebbe anche lasciarsi convincere a dare il proprio placet ad una soluzione che comportasse il rifiuto totale o parziale di alcuni punti: a condizione che non si tratti di quelli che toglierebbero al pacchetto l’appoggio di categorie professionali presenti alla Landesversammlung, per esempio quella dei maestri e dei professori.

Ottenuta l’approvazione della definitiva versione del pacchetto avrebbe allora luogo l’incontro dei rappresentanti dei Ministri per il calendario operativo. Qui Halusa prende una posizione che mi sembra interessante: egli pensa che sia pifacile rispondere di no a Magnago su un paio dei punti controversi piuttosto che spostare la firma dell’accordo per la Corte dell’Aja anteriormente alla prima lettura della legge costituzionale.

Sempre pichiaro mi è infatti che nei circoli dirigenti della Volkspartei (nei quali nonostante tutto noto ancora un sentito desiderio di giungere all’accordo) si desidera poter vantarsi durante la campagna elettorale dell’avvenuta approvazione da parte italiana della legge costituzionale, per dimostrare a Kreisky che il calendario operativo ha funzionato nel suo momento essenziale. Giungo dunque a domandarmi se, anziché trattarsi di una insistenza sudtirolese, la richiesta della sistemazione della firma dell’accordo a dopo la prima lettura non rifletta proprio il desiderio della Volkspartei di evitare la facile accusa di Kreisky di avere compromesso la situazione morale dell’Austria con la firma del trattato sulla Corte dell’Aja prima di aver incassato quanto meno la prima lettura della legge costituzionale. Ripeto che a questi fini elettorali, dei quali è ovvio tener conto da parte nostra, basta che l’approvazione della riforma dello statuto Trentino- Alto Adige avvenga – e forse anche soltanto in prima lettura – prima delle elezioni politiche del 1970 e cioè fra marzo e aprile.

Mi pare stia qui anche la spiegazione dell’insistenza con cui gli austriaci ci parlano da alcuni mesi della data limite del 15 luglio; e mi domando se cinon avvenga soprattutto per assicurare alla commissione preparatoria della legge costituzionale e all’iter parlamentare della stessa il tempo sufficiente.

Dopo la riunione dei rappresentanti dei Ministri il Comitato Esecutivo SVP terrebbe una seconda riunione per approvare il calendario operativo e raccomandare l’intera soluzione al Congresso. Magnago ha detto di voler personalmente illustrarla in ciascun dei 7 distretti: per questo aveva chiesto 4 settimane di tempo, dato che le riunioni possono tenersi solo il sabato e la domenica. Anche secondo Halusa non dovrebbe essere impossibile ridursi a 3 settimane questo periodo.

Infine Halusa mi ha accennato a altri due punti. La dichiarazione contro il terrorismo potrebbe essere fatta o in un comunicato con cui il Consiglio dei Ministri austriaco raccomanderà al Parlamento la soluzione raggiunta, o in uno dei settimanali discorsi del Cancelliere alla radio televisione. Circa il lungo iter dei provvedimenti amministrativi Halusa si domanda se esso non possa in ogni caso cominciare subito dopo la seconda riunione dell’Esecutivo SVP. Nessuno pretenderà poi che essi vengano pubblicati nella loro forma integrale entro il 14 luglio (ammesso che il giorno successivo a questa data sia l’ultimo politicamente utile entro il 1969 per la soluzione di tutta la faccenda).


1 Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. I.


2 T. 17724/303 del 16 marzo, con il quale Ducci aveva riferito circa il passo compiuto presso Halusa in merito all’intenzione austriaca di richiedere la nomina dei membri della Sottocommissione Alto Adige, nomina peraltro non ritenuta di attualità dal Presidente della Commissione politica dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa (ibidem).


3 Vedi D. 492.

494

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, NENNI, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. riservato 8738/150. Roma, 17 maggio 1969, ore 12,30.

Oggetto: Colloquio On. Ministro con Ministro Waldheim.

Suo 2982.

1) Notizie a lei fornite da Ministro Waldheim sono in alcuni punti inesatte. In conversazioni Strasburgo Ambasciatore Gaja si è limitato far osservare che punti addizionali sollevati da Magnago nel corso della cosiddetta rilettura del pacchetto – a titolo di modifiche di carattere formale, di note interpretative e di nuove richieste – sono 53. Il che è incontrovertibile.

Nel replicare a Ministro Waldheim, che aveva espresso suo stupore per ritardo con cui da parte italiana si lasciavano senza risposta interrogativi posti da Magnago a Presidente Rumor 28 marzo u.s., ho fatto a mia volta presente che complessità ed ampiezza dei problemi sollevati, che interessano tra l’altro varie Amministrazioni, hanno richiesto opportuno lasso di tempo per poter rispondere.

2) Nessun accenno né allusione sono stati fatti da parte italiana ad eventuali alleggerimenti del calendario operativo in cambio dell’accettazione delle richieste di Magnago. Al contrario Waldheim ha espressamente accennato a possibilità ed opportunità rafforzamento del calendario. Ambasciatore Gaja si è limitato far presente che inserimento nel punto 2) dei provvedimenti amministrativi di cui suo telegramma 2863 rendeva anche piardua l’osservanza da parte italiana dei termini indicati nella sua lettera n. 1588 in data 6 maggio u.s.4. Validità tale argomentazione è stata riconosciuta da parte austriaca, che, come V.S. riferisce, si accontenterebbe ora che «iter» provvedimenti medesimi venisse solo iniziato prima della dichiarazione del Presidente del Consiglio al Parlamento.

3) Da parte austriaca si è accennato, prima del colloquio, anche ad un’ulteriore discussione sui testi dei documenti di chiusura. Tale questione non è stata poi sollevata né durante né dopo il colloquio; sembra tuttavia doversi ritenere che essa sia compresa fra quelle che debbono ancora essere discusse.

Presentazione inesatta dei fatti sopraindicati, quale appare da quanto dettole da Waldheim e da Tschofen, preoccupa, in quanto pusembrare rivelare disegno Governo austriaco di prepararsi addossare all’Italia responsabilità dell’eventuale mancato raggiungimento di un’intesa.

Prossimi giorni insieme dei problemi verrà esaminato in sede governativa al fine di fare il punto definitivo sullo stato della questione ed auspicata possibilità di una sua soluzione(5).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Vedi D. 492.


3 Si riferisce all’uso disgiunto delle lingue nelle insegne e al riconoscimento della personalità

dell’associazione reduci e vittime di guerra sudtirolesi e del «Suedtiroler Alpenverein» (T. 16895/286 del


10 maggio, in Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. I).4 Vedi D. 487. 5 Per la risposta vedi D. 496.

495

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, NENNI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, RUMOR(1)

L. 52/611. Roma, 17 maggio 1969.

Caro Presidente,

come sai, il 13 maggio u.s. ho avuto a Strasburgo un colloquio con il Ministro austriaco degli Affari Esteri(2) in merito alla questione altoatesina, colloquio in merito al quale ti ho riferito con il telegramma n. 43 in pari data(3).

Mi sembra che, in relazione ai dati emersi nel corso di tale colloquio, dati che sono stati da me riassunti nel telegramma suddetto, sia utile per noi definire al pipresto la nostra posizione in merito alle questioni accennate da Waldheim ed in particolare in merito alla «rilettura» del cosidetto pacchetto.

Ti proporrei, quindi, di voler indire, al pipresto, una riunione del Comitato dei Ministri per l’Alto Adige, nel corso della quale dovrebbero essere esaminate non soltanto le questioni rimaste tuttora aperte in seguito alla cosidetta «rilettura» del pacchetto, ma anche la situazione attuale della controversia altoatesina alla luce dei suoi ultimi sviluppi. Tale riunione mi sembra utile potesse precedere il tuo progettato incontro con il Dr. Magnago.

Rimango in attesa di conoscere se tu concordi al riguardo ed intanto colgo l’occasione per inviarti i miei migliori saluti.

[Pietro Nenni]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Vedi D. 490.


3 Vedi D. 491.

496

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. riservato 18003/309. Vienna, 19 maggio 1969 (perv. ore 13,30).

Oggetto: Colloqui On. Ministro con Ministro Waldheim.

A proposito di quanto figura all’inizio del punto 2 del telegramma ministeriale 1502 osservo che, avendomi Waldheim, Halusa e Tschofen, separatamente spontaneamente ed in tempi diversi, affermato di aver registrato (in conversazioni successive al colloquio fra i due Ministri(3)) un preciso accenno del Direttore Affari Politici ad un possibile do ut des fra pacchetto e calendario, devo ritenere si sia trattato di un equivoco in cui tutti e 3 sono caduti. Provvederdunque a mettere in chiaro le cose non appena mi sarà possibile (Waldheim e Halusa si trovano a Berna, e Tschofen in vacanza).

A me nessun accenno è stato fatto qui a Vienna di un’intenzione di ridiscutere i documenti di chiusura, secondo quanto figura al punto 3 del succitato telegramma. Ma dato che l’argomento non fu sollevato né nel colloquio fra i Ministri né dopo, mi astengo dall’alludervi qui.

Ad altri punti, ed in particolare ad accenno fatto da Waldheim al Ministro, ha già implicitamente risposto il mio telegramma 3044, relativo al colloquio di venerdì scorso [il 16] con Halusa. Mi permetto attirare su di esso l’attenzione di codesto Ministero. Il momento è assai delicato ed ogni mossa e contromossa va attentamente pesata. Secondo l’una o l’altra ipotesi da cui partiamo dovrebbe ad esempio considerarsi l’opportunità di far sapere in giro che i punti rimessi in causa da Magnago sono 53, e non 12 come la stampa austriaca piautorevole nonché quella tedesca ripetono da un paio di mesi. E se vogliamo evitare che la responsabilità dell’eventuale mancata intesa sia addossata all’Italia, dovremmo a mio modesto avviso prepararci a farla ricadere su coloro a cui spetta (e cioè sugli incontentabili della SVP): il che è picredibile che l’invocare il lungo iter dei provvedimenti amministrativi, di cui dovevamo avere già un’idea quando in dicembre accettammo di inserirli nel calendario operativo o la lentezza burocratica degli altri Ministeri.

Ma fermamente spero che non si sia già a questo punto; e mi conforta a crederlo l’annunzio che mi viene cortesemente dato che l’intero problema dovrebbe essere riesaminato prossimamente dal Comitato dei Ministri.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Vedi D. 494.


3 Vedi D. 490.


4 Vedi D. 493.

497

IL CONSOLE GENERALE A INNSBRUCK, RESTIVO, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. riservato 23740/23. Innsbruck, 20 maggio 1969, ore 20 (perv. ore 13,30 del 24 giugno).

Oggetto: Questione Alto Adige.

Mio telegramma n. 142.

Ho potuto oggi commentare con Landeshauptmann Tirolo Wallner e Landesamtsdirektor Dr. Kathrein situazione attuale trattative per soluzione problema Alto Adige.

Landeshauptmann ha anzitutto manifestato interesse e chiesto chiarimenti su situazione politica italiana particolarmente rapporti forze interne e Democrazia Cristiana e Partito Socialista Italiano. Ha poi detto essere informato che colloqui Strasburgo On. Ministro con Ministro Federale Waldheim(3) e Roma On. Presidente Consiglio con Vice Cancelliere Withalm(4) venivano giudicati qui molto positivi. Tuttavia su noti dodici punti pacchetto ancora da «chiarire» si attendeva una comunicazione italiana e da parte austriaca nulla poteva farsi se non aspettare, ma ormai praticamente campagna elettorale per elezioni politiche prossima primavera era aperta e questo «complicava le cose».

Su risultato recente Congresso ordinario Stiroler Volkspartei in Merano, Landeshauptmann ha detto che elezione Senatore Brugger a Vice Presidente invece Deputato Mitterdorfer è stata assoluta sorpresa per Magnago, ma, ha aggiunto, «anche per noi».

Landeshauptmann ha poi dichiarato che, forse, la precipitosa dichiarazione del Vice Cancelliere Withalm dopo la nota presa di posizione socialista contro il calendario operativo, che il Governo austriaco avrebbe continuato senza ed anche contro il Partito Socialista, era stata un errore, perché aveva irrigidito senza reale motivo le posizioni dei partiti. Mentre, se a conclusione delle trattative si fosse avuto il consenso con congrua maggioranza dei sudtirolesi, il Partito Socialista sarebbe rimasto con le spalle al muro, ed avrebbe potuto senza troppo perdere prestigio manovrare per finire accettare anch’esso la soluzione raggiunta.

Telegrafato Roma Vienna.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 T. 10889/14 del 26 marzo, con il quale Restivo aveva riferito circa una conversazione avuta con Wallner sulla questione dell’Alto Adige (Telegrammi ordinari 1969, Austria- Consolati arrivo, vol. unico).


3 Vedi D. 490.


4 Non è stata rinvenuta documentazione sul colloquio.

498

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 22 maggio 1969.

A seguito della lettera da lui diretta in data 4 aprile u.s. al Segretario Generale(3), e in relazione al telegramma n. 304 dall’Ambasciata in Vienna(4), l’Ambasciatore Catalano ha testé comunicato che l’On. Presidente del Consiglio ha espresso parere favorevole a che venga fatta all’Ambasciatore d’Austria una comunicazione concernente i seguenti punti:

1) Proposta formulata dall’Ambasciatore Loewenthal il 26 marzo u.s.5 di apportare modifiche ai testi dei seguenti documenti di chiusura della controversia:

- -

L’On. Presidente del Consiglio sarebbe d’accordo a che si rispondesse nel senso indicato nell’appunto in data 31 marzo u.s. - all. 1.

2) Dichiarazione austriaca di condanna del terrorismo.

L’Onorevole Presidente del Consiglio ritiene che da parte italiana non si puaccettare che essa venga effettuata nelle forme indicate dall’Ambasciatore Halusa al nostro Ambasciatore a Vienna (e cioè in occasione della conversazione radiofonica settimanale del Cancelliere o nel comunicato del Consiglio dei Ministri austriaco con cui si raccomanderà al Parlamento l’accettazione della soluzione raggiunta). Si ritiene invece che debba trattarsi di una dichiarazione, approvata in ogni caso dal Consiglio dei Ministri, con carattere pubblico e solenne. Si potrebbe ricordare a Loewenthal che lo scorso mese di novembre era stato comunicato all’Ambasciatore Halusa un progetto di dichiarazione, che poteva essere utilmente preso come base. Si potrebbe infine far presente all’ambasciatore d’Austria che da parte italiana si gradirebbero assicurazioni circa la forma che avrebbe assunta la dichiarazione austriaca nonché conoscerne il testo.

3) Autenticazione dei documenti di chiusura.

Allo scopo di preparare nel miglior modo il prossimo incontro degli esperti ed eliminare per quanto possibile le questioni di carattere tecnico ancora aperte, l’On. Presidente del Consiglio ritiene che da parte italiana si possa proporre di eliminare dall’ordine del giorno della prossima riunione di esperti il punto n. 6, concernente appunto l’«autenticazione dei documenti di chiusura». Su tale argomento infatti gli esperti italiani si sono già pronunciati in senso negativo. Poiché tale è la ferma posizione del Governo italiano, l’eliminazione di tale punto dall’ordine del giorno non puche sgombrare il terreno e facilitare il buon esito dell’incontro.

Ove l’On. Ministro concordi su quanto precede si potrebbe fare all’Ambasciatore d’Austria le comunicazioni sopraccennate consegnandogli la comunicazione di cui all’unito progetto (all. 2).

Allegato I

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA

Appunto. Roma, 31 marzo 1969.

1. Come noto, in occasione di un colloquio intervenuto in data 26 marzo u.s.5 fra il Direttore Generale degli Affari Politici e l’Ambasciatore d’Austria, da parte di Vienna è stato proposto di apportare le seguenti modifiche ai testi, già concordati nel corso dell’ultima riunione di esperti italiani ed austriaci (30 e 31 gennaio u.s.)6, dei documenti di chiusura della controversia:

a) Dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale L’ultimo capoverso, formulato come segue:

«Il Governo Federale austriaco è d’avviso che in tal modo sia stato compiuto lo sforzo piampio possibile per rendere attuabile una convivenza pacifica ed uno sviluppo amichevole sia dei diversi gruppi etnici dell’Alto Adige sia dei rapporti fra Austria e Italia»

dovrebbe essere sostituito dal seguente:

«Il Governo Federale austriaco è d’avviso che in tal modo sia stato compiuto lo sforzo piampio possibile per la salvaguardia del gruppo etnico altoatesino di lingua tedesca, e per rendere attuabile una convivenza pacifica ed uno sviluppo amichevole sia dei diversi gruppi etnici dell’Alto Adige sia dei rapporti fra Austria e Italia»;

b) Dichiarazione liberatoria (quietanza) Il V capoverso, formulato come segue:

«Tenuto conto che il Governo italiano, nella sua dichiarazione governativa del …, ha annunciato e ha specificamente indicato misure destinate ad assicurare in modo durevole la convivenza pacifica e lo sviluppo delle popolazioni altoatesine»

dovrebbe essere sostituito dal seguente: «Tenuto conto che il Governo italiano nella sua dichiarazione governativa del ..., ha annunciato misure specificamente indicate a favore dell’Alto Adige».

2. Dopo aver sottoposto le proposte di cui sopra anche all’esame degli esperti si possono formulare le seguenti osservazioni:

A) per quanto concerne la proposta di cui al punto a), si rileva che il testo di cui si chiede l’inserimento richiama il punto 1 dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. L’accettazione di esso sembrerebbe quindi dare l’impressione che da parte nostra si riconosca la tesi austriaca, secondo la quale l’Italia non ha adempiuto il predetto accordo e che le misure del cosidetto «pacchetto» costituiscono l’adempimento di esso.

È vero che si tratta di una dichiarazione austriaca; ma è anche vero che il punto di vista del Governo di Vienna in materia è già stato chiaramente espresso pisopra, nel documento in questione, con la necessaria precisazione che, «secondo il Governo italiano, le misure sono frutto diautonoma determinazione e non rientrano nel quadro dell’Accordo di Parigi che esso sostiene di aver già eseguito». Inoltre il termine «Volksgruppe» in un contesto del genere sembra dover essereevitato, potendo dare l’impressione che questo, come tale, possa essere titolare di speciali diritti.

Cipremesso, sembra che si potrebbe controproporre una formula quale: «nell’interesse della popolazione di lingua tedesca dell’Alto Adige», che evita non soltanto il termine «salvaguardia», ma anche l’impiego del termine «Volksgruppe», che non corrisponde al concetto piesatto e meno razziale di gruppo linguistico.

Con l’occasione a nostra volta si potrebbe proporre:

- - - -

3. L’Ambasciatore d’Austria ha confermato nella medesima occasione che da parte austriaca si riteneva di insistere affinché la firma dell’accordo relativo alla giurisdizione della Corte dell’Aja venisse inserita nel «Calendario operativo» dopo la votazione in prima lettura della legge costituzionale.

A tale riguardo si rileva che la posiziona italiana – secondo la quale la firma del predetto accordo dovrebbe precedere, e non seguire, la votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana – si basa sulle seguenti considerazioni:

- -

Sembra che tale posizione debba essere – almeno per ora – fermamente mantenuta.

4. L’Ambasciatore d’Austria ha infine fatto presente che da parte austriaca si è in attesa di conoscere la posizione italiana in merito alle seguenti questioni, rimaste aperte dopo la riunione di esperti del 30 e 31 gennaio u.s.:

- - -

Le questioni sopra accennate figurano all’ordine del giorno della prossima riunione degli esperti, unitamente a quella del rapporto temporale fra la firma dell’accordo per la Corte dell’Aja e la votazione in prima lettura della legge costituzionale (vedi n. 3) nonché quella relativa alla «autenticazione dei documenti di chiusura» (che non è stata menzionata nella comunicazione del 26 marzo u.s. dell’Ambasciatore d’Austria).

In considerazione del fatto che le predette questioni sono tuttora allo studio e che ogni decisione su alcune di esse è condizionata al risultato della cosidetta «rilettura» del pacchetto, sembrerebbe opportuno riservarci di far conoscere la nostra posizione in merito alle questioni stesse in occasione della prossima riunione di esperti.

5. Ove si concordi, si proporrebbe di rispondere all’Ambasciatore d’Austria nel senso indicato nell’unito progetto di comunicazione(7).

In relazione, poi, alla comunicazione austriaca, secondo la quale gli esperti austriaci sarebbero disponibili, per una riunione con gli esperti italiani, nei giorni 15, 16 e 17 oppure nei giorni 19 e 20 aprile p.v., si attendono cortesi istruzioni circa la risposta da dare a Loewenthal. Sarebbe utile cioè conoscere se una (ed eventualmente quale) delle date proposte possa essere accettata, oppure se la prevista riunione degli esperti debba essere ulteriormente rinviata (nel qual caso si dovrebbe prevedere l’indicazione di una data nel corso del mese di maggio).

Allegato II

In relazione alla proposta comunicata dall’Ambasciatore Loewenthal il 26 marzo u.s. al Direttore Generale degli Affari Politici, di apportare modifiche a due documenti di chiusura della controversia (Dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale e Dichiarazione liberatoria), si fa presente quanto segue:

a) la proposta di modifica dell’ultimo capoverso del testo della «Dichiarazione del Governo austriaco al Consiglio Nazionale» puessere solo parzialmente accolta da parte italiana. Non puinfatti essere accettata l’espressione «salvaguardia del gruppo etnico», che richiama la tesi austriaca – sempre respinta da parte italiana – secondo la quale l’Italia non ha adempiuto l’Accordo De Gasperi- Gruber e le misure del cosiddetto pacchetto costituiscono adempimento di esso. In particolare non è accettabile, soprattutto in tale contesto, il termine «gruppo etnico», che non corrisponde al concetto di gruppo linguistico.

A sua volta la parte italiana propone che le parole: «una convivenza pacifica ed uno sviluppo amichevole sia dei diversi gruppi etnici dell’Alto Adige sia dei rapporti fra Austria ed Italia», che figurano nello stesso capoverso, vengano sostituite con le parole: «una convivenza pacifica dei diversi gruppi linguistici dell’Alto Adige ed uno sviluppo amichevole dei rapporti fra Austria ed Italia».

Il capoverso in questione potrebbe risultare pertanto cosi formulato:

«Il Governo Federale austriaco è d’avviso che in tal modo sia stato compiuto lo sforzo piampio possibile nell’interesse della popolazione di lingua tedesca dell’Alto Adige per rendere attuabile una convivenza pacifica dei diversi gruppi linguistici dell’Alto Adige ed uno sviluppo amichevole dei rapporti fra Austria ed Italia»;

b) la proposta di modifica del testo del 5° capoverso della «Dichiarazione liberatoria» (quietanza) non puessere accolta da parte italiana, in quanto tende a dare l’impressione che la soluzione della controversia possa avere soltanto carattere provvisorio.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione di Caruso sul primo foglio: «Gaja. L’On. Ministro è d’accordo. 24/5». Con la quale Catalano informava di aver sottoposto a Rumor, come richiestogli dallo stesso Caruso con L. 010/352 del 1° aprile, l’appunto relativo alla comunicazione fatta da Lowenthal a Gaja il 26 marzo (Allegato I) e il progetto di comunicazione all’ambasciatore d’Austria (Allegato II), segnalando: «L’On. Presidente del Consiglio approva il contenuto della comunicazione, pur riservandosi di far conoscere il suo definitivo pensiero per quanto riguarda alcune delle questioni in essa menzionate (ad esempio collocazione della firma dell’Accordo della Corte dell’Aja) quando verranno esaminate, nella opportuna sede e dopo il periodo pasquale, le istruzioni per i nostri esperti. Per quanto concerne la data per la riunionedegli esperti egli si è riservato di fornire una indicazione allorquando, sempre nel periodo dopo le ferie pasquali, avrà potuto completare l’esame della cosiddetta “rilettura” del pacchetto» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969).


4 Vedi D. 493.


5 Vedi D. 484.


6 Vedi D. 468.


7 Vedi Allegato II.

499

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto. Roma, 24 maggio 1969.

1. Secondo le istruzioni ricevute, ho convocato oggi pomeriggio questo Ambasciatore d’Austria e gli ho fatto le seguenti comunicazioni:

- - -

dichiarazione sia, come sempre è stato detto, solenne e cioè pubblica ed impegnativa. Saremmo grati di una conferma austriaca in proposito. Saremmo grati, altresì, se ci fosse fatto conoscere il testo del documento.

Ho sottolineato che da parte italiana ci si attende una sollecita risposta austriaca alle comunicazioni che precedono affinché il Governo italiano possa essere a conoscenza della posizione di Vienna al riguardo, quando esaminerà le richieste poste dal Dr. Magnago nel corso della cosidetta «rilettura» del pacchetto.

2. Loewenthal ha assicurato che avrebbe fatto conoscere al pipresto al Ballhaus quanto da me comunicatogli. Intanto, a titolo personale, egli ha fatto le seguenti osservazioni:

a) le proposte austriache del 26 marzo u.s. – fra le quali le modifiche ai due sopra citati documenti di chiusura – erano state avanzate dal Governo di Vienna su richiesta della SVP. Le modifiche ai documenti di chiusura erano giustificate dai seguenti motivi:

aa) la nuova formula della dichiarazione del Cancelliere al Consiglio Nazionale riprodurrebbe, a differenza di quella precedente, il punto di vista austriaco secondo cui il pacchetto sarebbe esecuzione dell’Accordo De Gasperi- Gruber;

bb) la nuova formula della dichiarazione liberatoria sarebbe piappropriata dell’attuale, perché con maggiore concretezza si riferisce al territorio dell’Alto Adige;

- - - -

conseguenza di riaprire la discussione sui documenti di chiusura. Per quanto concerne poi la modifica della dichiarazione liberatoria, essa tende innanzi tutto ad eliminare il concetto che scopo principale delle misure del Governo italiano è quello di assicurare la convivenza pacifica delle popolazioni altoatesine. Il respingimento della dizione «la convivenza pacifica e lo sviluppo delle popolazioni altoatesine» che era stata scelta proprio per il suo valore di compromesso, non punon essere motivo di preoccupazione. La modifica proposta tende altresì a sopprimere una espressione che riconosce carattere durevole alla soluzione della controversia altoatesina, ispirandosi evidentemente alla nota tesi di alcuni ambienti austriaci, secondo la quale essa avrebbe semplicemente carattere provvisorio. Cisvuoterebbe la quietanza di qualsiasi contenuto. Anche qui si tratta di modifiche di carattere fondamentale, che riaprirebbero tutta la discussione sulla parte formale di chiusura della controversia. Inoltre, anche in questo caso, si tratta di una formula già pivolte esaminata ed ormai accettata, che si aveva ragione di ritenere definitiva. Non si capisce del resto come ogni elemento emerso dalle nostre conversazioni dovesse essere immutabile per gli italiani e sempre mutevole per gli austriaci;

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4. Loewenthal, nel confermare che avrebbe portato subito le mie comunicazioni a conoscenza del Ministero austriaco degli Affari Esteri, ha fatto presente di ritenere che una risposta non potrà esserci data rapidamente, essendo necessario interpellare in precedenza la SVP, su richiesta della quale il Governo austriaco aveva formulato a suo tempo le proposte relative alla modifica dei sopracitati documenti di chiusura(5).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Vedi D. 484.


3 Vedi D. 498, Allegato II.


4 Vedi D. 493.


5 Per il seguito vedi D. 500.

500

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1) Appunto. Roma, 30 maggio 1969.

A) Ho ricevuto, a sua richiesta, questo Ambasciatore d’Austria, il quale mi ha fatto, per incarico del suo Governo, le seguenti comunicazioni in relazione ai punti da me sollevati nel colloquio in data 24 maggio u.s.2:

- -

Circa il contenuto di essa, da parte austriaca si ritiene che tale dichiarazione possa confermare:

1) la condanna energica (nachdrklich) del terrorismo;

2) l’intenzione del Governo austriaco di impedirla anche nel futuro.

Dato il successo conseguito nella repressione del terrorismo negli ultimi due anni, da parte austriaca si ritiene tuttavia che oggi una piampia dichiarazione impegnativa non sia possibile per motivi di carattere interno (wäre innenpolitisch nicht tragbar).

Loewenthal ha aggiunto che da parte austriaca si concorda sul fatto che debba trattarsi di una dichiarazione del Cancelliere e che essa debba intervenire prima dell’inizio del calendario operativo. Tuttavia si pensa che, per quanto concerne le modalità di attuazione della dichiarazione stessa, cidebba essere lasciato al criterio discrezionale del Governo di Vienna;

- - - - - -

Allegato

La stesura proposta per il testo della dichiarazione del Governo Federale austriaco al Consiglio Nazionale appare accettabile qualora si metta una virgola fra le parole «Alto Adige» e «per». Acconsentiamo anche all’espressione «gruppo linguistico», benché l’espressione «gruppo etnico» fosse già fuori discussione fin dal testo del 1964.

Nella dichiarazione liberatoria la parola «durevole» potrebbe essere mantenuta, purché sia anche menzionata la salvaguardia (l’interesse) della popolazione altoatesina di lingua tedesca e scelta una delle seguenti stesure del testo:

1) «Unter Bedachtnahme darauf, dass die italienische Regierung in ihrer Regierungserklärung vom ... detailliert aufgezählte Massnahmen im Interesse der deutschsprachigen Bevkerung Stirols angekdigt hat, die gleichzeitig das friedliche Zusammenleben und die Entwicklung der in Stirol lebenden Sprachgruppen in dauerhafter Weise zu sichern bestimmt sind».

«Tenuto conto che il Governo italiano, nella sua dichiarazione governativa del … ha annunciato ed ha specificamente indicato misure nell’interesse della popolazione altoatesina di lingua tedesca, destinate nello stesso tempo ad assicurare in modo durevole la convivenza pacifica e lo sviluppo dei gruppi linguistici dell’Alto Adige».

ossia

2) «Unter Bedachtnahme darauf, dass die italienische Regierung im Interesse der deutschsprachigen Stiroler Bevkerung wie auch zu dem Zweck, das friedliche Zusammenleben und die Entwicklung der gesamten in Stirol lebenden Bevkerung in dauerhafter Weise zu sichern, in ihrer Regierungserklärung vom ... detailliert aufgezählte Massnahmen angekdigt hat».

«Tenuto conto che il Governo italiano nell’interesse della popolazione altoatesina di lingua tedesca nonché allo scopo di assicurare in modo durevole la convivenza pacifica e lo sviluppo di tutta la popolazione residente in Alto Adige, ha annunciato ed ha specificamente indicato misure nella sua dichiarazione governativa del …».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Vedi D. 499.


3 Vedi D. 484.


4 Vedi D. 434.


5 Vedi D. 435.

501

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 19996/336. Vienna, 31 maggio 1969 (perv. ore 11,30).

Oggetto: Questione Alto Adige.

Cancelliere Klaus, incontrandomi iersera al ricevimento dato dal Primo Ministro ungherese, mi ha detto di nutrire fiducia che le risposte date da Loewenthal a Gaja giovedì [il 29]2 siano state da noi trovate soddisfacenti.

Avendogli io osservato che sembrava tuttavia difficile vi fosse il tempo sufficiente per completare prima di metà luglio l’iter delle operazioni che devono precedere le dichiarazioni governative ai rispettivi Parlamenti, Klaus mi ha detto che non si deve escludere che la sua dichiarazione al Nationalrat possa essere fatta anche a principio ottobre.

Ha aggiunto perdi essere molto preoccupato dell’articolo che Dietl ha scritto sulle «Suedtiroler Nachrichten», nel quale egli sostiene che la questione altoatesina deve essere riportata nell’alveo di Strasburgo, ed attacca Waldheim per non averlo fatto.

Allo stesso ricevimento ho avuto occasione di chiedere al Presidente del Parlamento se tecnicamente il dibattito sulla soluzione della questione altoatesina possa svolgersi nella sessione di autunno, pur pienamente impegnata dal bilancio e dalla legislazione divenuta urgente per motivi elettorali. Il Presidente Maleta mi ha detto di non vedere alcun impedimento.


1 Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. I.


2 In realtà il colloquio ebbe luogo il 30: vedi D. 500.

502

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. riservato 21390/358. Vienna, 9 giugno 1969 (perv. ore 22,15).

Oggetto: Questione Alto Adige.

Mio 3572.

Comunicato «Union Fuer Suedtirol» ribadisce richiesta già avanzata dal Berg Isel Bund (miei telegrammi 307 del 19 maggio e 340 del 2 giugno)3 che Governo austriaco abbandoni la via delle trattative con l’Italia, e chieda il ricorso a un «altro mezzo pacifico» (con implicito richiamo alla risoluzione 1960 dell’ONU) che dovrebbe essere l’effettuazione di un referendum in Alto Adige sotto controllo internazionale.

È abbastanza chiaro che, non potendo il Berg Isel Bund, per noti legami con Volkspartei, opporsi apertamente alla soluzione che il Governo austriaco ancora mostra di caldeggiare, estremisti sostengono che tale soluzione è stata ormai abbandonata da parte italiana, o comunque messa in pericolo da nostra «tattica dilatoria».

Non credo si debba sottovalutare la pericolosità di questa agitazione. Anche se essa non è destinata ad avere grande successo in campo internazionale, è pur vero che puriportare molta gente in Austria e in Alto Adige su posizioni che ormai andavano superandosi. E anche a Strasburgo essa potrebbe non restare senza effetto, se non altro ai fini della ricostruzione della Sottocommissione per l’Alto Adige. Da ultimo la campagna elettorale renderebbe difficile al Governo populista sconfessare energicamente richieste del genere.

Naturalmente tale manovra è destinata a fallire se giungeremo alla formulazione definitiva del pacchetto e se sarà possibile risolvere i punti in sospeso del calendario operativo, o perlomeno se le discussioni verranno riprese.

Riguardo al calendario mi è stato assicurato da fonte austriaca autorevole e in via del tutto confidenziale che insistenza di Vienna circa autenticazione calendario (di cui a telespresso ministeriale 052/680 del 31 maggio)4 è da considerarsi puramente negoziale. Pretesa austriaca sarebbe lasciata cadere in cambio accettazione italiana della collocazione firma accordo Corte Aja fra prima e seconda lettura della legge costituzionale.

Dalla stessa fonte mi è stato anche detto che la dichiarazione di Klaus sul terrorismo è già stata redatta dagli uffici, ed è allo studio da parte di Waldheim. Essa è articolata in 3 concetti: condanna della violenza con preciso riferimento a Alto Adige, impegno esplicito a combatterla anche per il futuro, speranza che cicontribuisca a amichevole collaborazione con Italia.

È invece salda, e per ragioni non del tutto incomprensibili, la resistenza del Governo austriaco a dare alla dichiarazione di Klaus un carattere straordinario. Mi domando se non potremmo chiedere di farla fare alla televisione, anziché alla radio; il che, con la riproduzione che ne verrebbe fatta dalla stampa, le assicurerebbe la massima pubblicità possibile in Austria.

Dovremmo naturalmente chiedere alla parte austriaca che il testo della dichiarazione di Klaus ci venga poi comunicato ufficialmente tramite Ambasciatore Loewenthal.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 T. 21324/357 del 9 giugno, trasmetteva il testo del comunicato della «Union f Stirol» qui commentato (Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. I).


3 T. 17984/307 del 19 maggio e T. 20210/340 del 2 giugno, non pubblicati.


4 Non rinvenuto.

503

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto urgente 23560/391. Vienna, 22 giugno 1969, ore 20,15 (perv. ore 20,30).

Oggetto: Questione Alto Adige.

Per l’eventualità che nei prossimi giorni si riunisca Comitato Ministri per Alto Adige permettomi rappresentare quanto segue:

Non ho veste per entrare nelle questioni relative ai punti controversi del pacchetto; e d’altronde mi giunge la voce che soluzioni accettabili a Roma come a Bolzano sarebbero state rinvenute. Vorrei solo sottolineare quanto mi viene ripetuto qui ad ogni livello: e cioè che in tanto Magnago riuscirà a ottenere pronuncia favorevole da Assemblea straordinaria SVP in quanto pacchetto corrisponderà il pida vicino possibile a cosiddetto «testo tedesco» approvato a non grande maggioranza nel marzo 1967(2).

A me sembra che accettazione formale da parte SVP sarebbe per noi acquisizione di grande valore, quale che possa essere il seguito degli avvenimenti. Un poco alla volta, e con molta acutezza, abbiamo rimesso la questione nella giusta prospettiva che è di definire una «carta» dei diritti e dei doveri della minoranza, concordata fra la minoranza stessa e lo Stato. Le costituzioni «octroyees» non essendo mai riuscite, è dunque opportuno che il nuovo statuto altoatesino incontri l’approvazione degli interessati (senza escludere quella del gruppo italiano).

Improbabile è tuttavia che questa approvazione si abbia a Bolzano nel momento attuale senza la cauzione dell’Austria. Gli oppositori di Magnago dichiarano anzi insufficiente non solo il pacchetto ma la garanzia esterna di esso costituita dal calendario operativo. Vi è sicuramente nella SVP chi pensa che è meglio rinviare tutto all’anno prossimo, quando Kreisky sarà Cancelliere: a quel momento si potrà dare all’Italia l’ultimo strattone. È quindi indispensabile perché un’approvazione della SVP si abbia entro l’estate che il Governo viennese raggiunga un’intesa con l’Italia, e dichiari con noi che questa intesa è la migliore, anzi l’unica possibile.

Che cosa dunque vorrà e potrà fare Vienna? La risposta a questa domanda mi sembra fondamentale, nell’ipotesi naturalmente che noi vogliamo chiudere quest’anno.

Data l’impossibilità di riferire a viva voce su questo punto ecco in breve il mio avviso. Il Governo populista è in forte perdita di velocità; l’ultimo sondaggio gli attribuisce il 42% dei suffragi. La tattica politica che la Volkspartei ha scelto per le elezioni del marzo 1970 rifiuta perogni lusinga agli elettori, e vuole accreditare l’immagine di un Governo e di un partito che fanno fronte alle proprie responsabilità, assumendosi anche decisioni impopolari. Klaus e Withalm continuano dunque imperterriti nel loro programma varando con la loro maggioranza riforme assai complesse e discusse, come quella delle industrie statali; entro questo quadro e in questa disposizione di spiriti il Governo di Vienna (a mio meditato avviso) accoglierebbe con favore una soluzione in extremis della questione altoatesina, e la sottoporrebbe al Parlamento in ottobre. Col Sudtirolo non si diventa molto popolari né in Austria né in Italia: purtuttavia presentarsi agli elettori avendo ottenuto la soluzione migliore possibile della cinquantennale controversia e il ritiro del veto italiano alla trattativa con la CEE è per la Volkspartei meglio che presentarsi con le mani assolutamente vuote. (O allora si cercherà di riempirle in altro modo, a New York e a Strasburgo).

Il Governo populista non riuscirebbe a far votare disciplinatamente la sua maggioranza? Sarà da vedere: ma la cosa dovrebbe lasciarci indifferenti. L’essenziale è infatti che la soluzione sia stata approvata dalla maggioranza alloglotta. Dopo un voto negativo al Nationalrat noi potremmo allora prendere subito l’iniziativa nel nostro Parlamento e introdurre la legislazione per l’ampliamento dell’autonomia della Provincia di Bolzano che abbiamo promesso (il che fra l’altro ci lascerebbe una qualche elasticità di tempi e di modi).

La stessa condotta potremmo tenere se il Governo austriaco non trovasse in autunno il coraggio di andare al Parlamento.

Da ultimo vorrei far presente che questa è probabilmente la migliore delle Austrie possibili se si tratta di arrivare a un accordo. Kreisky che credo tirerebbe nascostamente un sospiro di sollievo se l’accordo si facesse, in caso contrario sarebbe costretto in veste di Cancelliere riprendere la questione ex novo e a fare il possibile per portarci via una sia pur minima internazionalizzazione. I populisti hanno piinteresse all’accordo oggi che domani come partners di una coalizione; e non sono probabilmente scontenti che sia Waldheim ad assumerne sia gli allori che le responsabilità. I tirolesi migliori sperano fervidamente nell’accordo, vedi le dichiarazioni di Wallnoefer di ieri l’altro. Le forze di destra sono ancora abbastanza ben contenute in Austria ma un’affermazione di Von Thadden in settembre in Germania, e la ripresa delle polemiche o peggio sull’Alto Adige darebbero loro maggior fiato. Rilanciamo dunque la palla nel campo austriaco: l’ultima occasione per i prossimi dodici mesi e abbiamo pida guadagnare (a me sembra) che comunque da perdere.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Vedi D. 208, Allegato II.

504

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). [Roma, … giugno 1969]3.

Secondo quanto fatto presente dall’Ambasciatore Catalano, l’On. Presidente del Consiglio riterrebbe utile avere uno scambio di vedute con l’On. Ministro, prima della prossima riunione di un apposito Comitato di Ministri, in merito alle questioni tuttora aperte nell’attuale fase della controversia altoatesina.

Tale incontro, ove l’On. Ministro concordi, potrebbe aver luogo possibilmente nella settimana in corso.

In vista di tale eventualità sono stati predisposti gli uniti appunti relativi:

- -

A parere di questa Direzione Generale si dovrebbe tener presente che una decisione in merito alle questioni emerse dalla cosidetta «rilettura» del pacchetto non puprescindere da una valutazione globale del problema, e cioè non punon tener conto anche delle soluzioni che potranno essere raggiunte sulle questioni che dovranno formare oggetto di discussione fra gli esperti italiani ed austriaci.

Al riguardo occorre tener conto del fatto che nell’attuale fase della controversia gli atti immediati da compiere da parte nostra sono i seguenti:

- - -

Le comunicazioni da fare al Dott. Magnago sono strettamente connesse con quelle che dovranno essere effettuate agli esperti austriaci. Il Congresso della SVP dovrà infatti dare allo stesso tempo la sua approvazione non solo alle misure del pacchetto, ma anche al cosidetto calendario operativo. D’altro lato, fra le questioni da discutere a livello esperti ve ne sono alcune che sono di fatto comprese nel cosidetto pacchetto.

Si pone quindi, anche un problema procedurale circa l’opportunità di far seguire – o di far precedere – la comunicazione al Dott. Magnago dall’incontro degli esperti.

Se infatti la comunicazione al Dott. Magnago dovesse precedere l’incontro degli esperti, la SVP prenderebbe atto di tutte le nuove concessioni che il Governo italiano fosse disposto ad accordare in relazione al pacchetto, senza dare nulla in cambio.

L’approvazione da parte della SVP della parte formale di chiusura della controversia e cioè del calendario operativo, rimarrebbe di fatto ancora incerta. Del resto, il Dott. Magnago, anche se richiesto, avrebbe in questo momento buon gioco nel rifiutarsi da dare assicurazioni in merito all’approvazione del calendario operativo, adducendo che un punto importante di esso (e cioè il rapporto temporale fra la firma dell’accordo per la Corte dell’Aja e la votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana) è tuttora aperto. Né sarebbe possibile da parte nostra dargli assicurazione su questo punto, prima di essere a nostra volta sicuri che l’Austria ritiri la sua richiesta di autenticazione e scambio dei documenti di chiusura, il che non puavvenire se non in sede di incontro di esperti.

D’altro canto, nell’ipotesi che l’incontro degli esperti preceda la comunicazione al Dott. Magnago e si possa in quella sede risolvere talune delle questioni di cui al sopracitato punto B (alleg. 2), rimarrebbero sempre aperte talune questioni collegate alla cosidetta «rilettura» del pacchetto.

Dalle considerazioni sopra esposte sembra tuttavia preferibile far precedere l’incontro degli esperti alla comunicazione al Dott. Magnago delle decisioni in merito alle sue attuali richieste. Cipotrebbe consentire di chiudere con il Governo austriaco le questioni tuttora aperte. Successivamente, nei contatti col Dott. Magnago, si potrebbero risolvere le questioni relative al pacchetto cercando di ottenere una sua ferma assicurazione circa l’approvazione, da parte della SVP, del calendario operativo. È vero che in tal modo si rimarrebbe esposti all’eventualità che il Congresso straordinario della SVP sollevi all’ultimo momento nuove richieste; tuttavia questa è un’alea che è inevitabile correre, dato che qualsiasi altra procedura ipotizzabile, prevedendo necessariamente che gli esperti si riuniscano solo dopo un’approvazione formale da parte del Congresso straordinario della SVP del pacchetto, salvo poi ad attendere che un successivo congresso dello stesso partito dia altresì la sua approvazione al cosidetto «calendario», sarebbe senza dubbio, oltre che pilenta, notevolmente pirischiosa.

Allegato I

LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, UFFICIO REGIONI Appunto. Roma, 19 giugno 1969.

QUESTIONE ALTOATESINA. MISURE DEL «PACCHETTO»

I. Premessa

Il 18-20 luglio 1966, nel corso dell’incontro di Londra dei rappresentanti dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria(4), venne presentata da parte italiana una ipotesi globale di chiusura della controversia per l’interpretazione e l’applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber. Tale ipotesi consisteva in una parte sostanziale (e cioè un complesso di misure per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano) ed in una parte formale, comprendente la successione di un certo numero di atti da compiersi da parte del Governo italiano e da parte di quello austriaco (dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento, dichiarazione del Cancelliere austriaco al Consiglio Nazionale, dichiarazione liberatoria austriaca – quietanza –, stipulazione di un accordo per deferire alla Corte dell’Aja le eventuali controversie, ecc.).

Dopo la data predetta, non si è avuta una risposta ufficiale austriaca circa la proposta italiana; tuttavia le misure del c.d. pacchetto (parte sostanziale dell’ipotesi di chiusura della controversia) non furono pioggetto di discussione nei successivi contatti italo-austriaci.

Sulla base di tale ipotesi di soluzione globale, si provvide a una prima stesura delle misure del cosiddetto «pacchetto», in data 15 settembre 1966.

Ebbe inizio, intanto, una fase di contatti interni, nel corso della quale il Dott. Magnago richiese chiarimenti relativamente a talune misure, fra quelle previste. Le richieste furono esaminate in un Comitato di Ministri del 9 dicembre 1966(5), che indicalcune direttive circa le risposte da dare a Magnago.

Avuti tali chiarimenti, l’Esecutivo della SVP si pronunziil 23 marzo 1967(6) nel senso di raccomandare al Congresso del partito l’accettazione delle misure proposte dal Governo, salva la necessità di una efficace garanzia internazionale. Nel prendere tale decisione, l’Esecutivo della SVP formultalune «note interpretative» per chiarire la portata delle relative misure ed apportanche – direttamente – qualche modifica al testo del pacchetto.

Successivamente, il 27 aprile 1967, il Dott. Magnago fece pervenire all’On.le Presidente del Consiglio una sintesi delle differenze di carattere sostanziale o formale fra il testo governativo delle misure e quello approvato dall’Esecutivo del suo partito.

Si provvide allora (luglio 1967) – senza peraltro la partecipazione del Dott. Magnago – ad esaminare in sede tecnica le differenze, predisponendosi una nuova edizione del testo governativo, nella quale non furono perincluse né le modifiche richieste dalla SVP, né le «note interpretative», anche se giustificate, ritenendosi che queste ultime avrebbero potuto essere considerate in via provvisoria quali «note fuori testo», in attesa di decisioni politiche.

Essendo stata, poi, impartita agli uffici la direttiva di predisporre uno schema orientativo del disegno di legge costituzionale di modifica dello Statuto regionale, si introdussero pochissime rettifiche tecniche al precedente testo, pervenendosi così alla edizione del gennaio 1968.

II. Questioni esaminate in sede tecnica

In conseguenza di quanto sopra esposto, si è resa necessaria l’effettuazione di un definitivo confronto tra i due testi. A tal uopo, nel febbraio e nel marzo scorsi, si sono svolti incontri tra il Dott. Magnago e i rappresentanti della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Interno, nel corso dei quali sono emersi n. 53 punti di differenze. Il 28 marzo, poi, il Dott. Magnago ebbe modo di esprimere al Presidente del Consiglio il suo punto di vista. Ulteriori approfonditi esami a livello tecnico (senza la partecipazione del Magnago) hanno consentito di formulare i seguenti suggerimenti:

a) introduzione di 16 modifiche di carattere formale al testo di altrettante misure del pacchetto (elenco A/1)7 e formulazione di n. 18 «note interpretative» (elenco A/2), relative a n. 22 punti.

Mentre per taluni punti (quelli di cui alle misure 10, 25, 29/1, 32, 33, 35, 41, 42, 44, 51/1, 55,64, 66, 67, 78, 84, 87, 88, 90/1, 91, 92, 95, 104/2, 105, 117, 120, 121 e all’art. 85, co. I, Statuto) verrebbero accolte le richieste di chiarimento, per altri (quelli di cui alle misure 24, 29/2, 51/2, 79, 90/2, 94) si sarebbero redatte formulazioni intermedie.

b) rimessione alla sede politica di n. 15 questioni, riguardanti: interpretazioni poste dalla SVP senza il consenso del Governo, ovvero richieste avanzate in precedenza ma non definite, ovvero richieste prospettate in termini nuovi.

Rispetto alle 15 questioni di cui alla lettera b) – rimesse, come avanti detto, alla sede politica

– si è convenuto, a livello tecnico, quanto segue:

1) di predisporre n. 6 note interpretative per le misure nn. 17/4, 32, 37, 46, 63, 75, per le quali sono state redatte formule intermedie, circa le relative richieste di Magnago (v. all. B/1);

2) di proporre che:

- -

3) di sottoporre all’esame le restanti sei questioni (v. all. B/3). Dovrà essere deciso, inoltre, intorno:

- -

«Sembra che una decisione a questo proposito non possa essere presa che misura per misura, tenendo conto del carattere delle modifiche, che dovrebbero essere introdotte, nonché del nostro interesse ad un testo, per quanto possibile, chiaro. Come criterio di massima si potrà tenere presente da un lato l’interesse a che i nostri impegni siano determinati con la massima precisione (secondo tale punto di vista, sembrerebbe utile che le formule predette venissero incluse nel pacchetto); dall’altro il fatto che cipotrebbe avere implicazioni di carattere interno ed, eventualmente, internazionale. Le dimensioni del pacchetto risulterebbero infatti notevolmente ampliate rispetto a quelle attuali, il che potrebbe dar luogo a reazioni sfavorevoli. Sotto questo aspetto il nostro interesse di non inserire che un minimo di nuove formule nel cosiddetto pacchetto sembra prevalente».

Sull’eventuale consegna delle «note», lo stesso Ministero ha osservato:

«Com’è noto, è stato da parte nostra assunto l’impegno di consegnare agli esperti austriaci i chiarimenti forniti dal Presidente Moro sul pacchetto. Sembrerebbe nostrointeresse evitare di consegnare eventuali formule successivamente predisposte, perché intal modo si priverebbe di un argomento di indubbio peso la tesi – che potrebbe venire sollevata eventualmente da parte austriaca – secondo la quale in seguito agli attuali contattisi sarebbe addivenuti alla formazione di un vero e proprio accordo italo-austriaco. È ovvio che, se le formule in questione venissero incluse nel pacchetto, sarebbe pidifficile opporsialla tesi in parola».

Allegato II

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA

Appunto(2).

A)QUESTIONI ALL’O.D.G. DELLA PROSSIMA RIUNIONE DEGLI ESPERTI ITALIANI ED AUSTRIACI

1) Rapporto temporale fra la firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja e la votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana (punti 7 ed 8 del «Calendario operativo»).

Circa il problema del rapporto temporale fra la firma dell’accordo per la Corte dell’Aja e la votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana, è noto che nell’ultima riunione del 30 e 31 gennaio u.s.8 gli esperti austriaci hanno fermamente insistito sulle loro precedenti richieste, adducendo che la firma dell’accordo prima della votazione in prima lettura della legge costituzionale italiana, costituirebbe l’implicito riconoscimento della tesi italiana circa i limiti della giurisdizione della Corte dell’Aja (e cioè escluderebbe esplicitamente da tale giurisdizione le misure del pacchetto). Gli esperti austriaci hanno pure affermato che non sarebbe neppure accettabile per Vienna una formula intermedia (che potrebbe consistere nello stabilire che la firma del predetto accordo abbia luogo dopo la prima votazione in prima lettura della legge costituzionale in una delle Camere).

Tale punto di vista austriaco è stato successivamente riconfermato in un passo compiuto da questo Ambasciatore d’Austria il 26 marzo u.s.9, passo in cui si richiedeva l’accettazione preventiva del punto di vista austriaco, indipendentemente dalla riunione degli esperti, in cui la questione avrebbe dovuto essere esaminata.

La posizione italiana si basa come noto sulle seguenti considerazioni: aa) opportunità politica di mantenere un certo equilibrio fra le prestazioni delle due parti nell’attuazione del «Calendario operativo»;

bb) opportunità di evitare che, facendo precedere la votazione in prima lettura della legge costituzionale alla firma dell’accordo per la Corte dell’Aja, si venga a costituire un ulteriore elemento a favore della tesi secondo la quale anche le misure del pacchetto dovrebbero essere sottoposte alla giurisdizione della Corte.

Sembra che tale posizione debba essere mantenuta.

2) Definizione del momento di attuazione del pacchetto: richiesta austriaca di attuazione preliminare delle due note misure particolari concernenti la materia radio-televisiva.

Com’è noto, da parte austriaca si è insistito nel richiedere che – affinché il pacchetto possa essere considerato attuato – vengano prese due misure particolari concernenti la materia radio-televisiva. A quanto risulta, tale richiesta fu avanzata nel presupposto che si trattasse di provvedimenti amministrativi, che, come tali, da parte austriaca si desiderava potessero attuarsi prima dell’inizio del «Calendario operativo». Nei contatti sul piano interno si è constatato cha le misure richieste rientrano fra i cosiddetti 53 punti del Dott. Magnago. Esse potranno – ove si concordi in sede politica – essere prese con apposite norme di attuazione della legge costituzionale. Di conseguenza, la richiesta potrebbe venire eliminata nell’attuale forma, con l’intesa che le due misure verrebbero attuate con provvedimento legislativo.

3) Comitato preparatorio dei provvedimenti per l’Alto Adige: composizione e criteri di attività.

Per quanto concerne la composizione e i criteri di attività del Comitato preparatorio dei provvedimenti relativi all’Alto Adige, si propone di rispondere agli esperti austriaci che tale Comitato, di cui dovrebbero far parte i rappresentanti dei vari Ministeri competenti e un congruo numero di esponenti politici delle popolazioni interessate, avrebbe il compito di assistere il Governo, a titolo consultivo, nella predisposizione degli atti normativi affinché le formulazioni legislative corrispondano al contenuto delle misure previste.

Si allega il relativo progetto.

4) Computo dei termini per lo scambio delle ratifiche dell’accordo per la Corte dell’Aja e per il rilascio della quietanza nel caso di mancata emanazione del decreto del passaggio degli Uffici regionali alla Provincia (punti 12 e 13 del «Calendario operativo»).

Circa il computo dei termini per lo scambio delle ratifiche dell’accordo per la Corte dell’Aja e per il rilascio della quietanza nel caso di mancata emanazione del decreto per il passaggio degli Uffici regionali alla Provincia, si potrebbe proporre agli esperti austriaci la seguente formula:

«il termine di 49-50 giorni (rispettivamente per lo scambio delle ratifiche dell’accordo per la Corte dell’Aja e per il rilascio della quietanza) dopo l’attuazione del pacchetto, già concordato, verrà mantenuto. Questo peraltro sarà scisso in due periodi distinti di 30 giorni (il primo) e di 19-20 giorni (il secondo). Il primo periodo decorrerà dal momento di attuazione del pacchetto, mentre il secondo periodo comincerà a decorrere dalla data di emanazione del decreto per il passaggio degli Uffici regionali alla Provincia, ove posteriore ai primi 30 giorni».

5) Inserimento nel punto 2 del «Calendario operativo» del riconoscimento della personalità giuridica al «Stiroler Alpenverein».

Circa la richiesta d’inserimento nel punto 2 del Calendario operativo del riconoscimento della personalità giuridica al «Stiroler Alpenverein» si potrebbe rispondere agli esperti austriaci, accogliendo sostanzialmente il loro punto di vista, che si tratta di un provvedimento amministrativo e sarà compreso fra quelli da adottare insieme al riconoscimento della personalità giuridica all’Associazione Reduci e Vittime di guerra altoatesini.

6) Autenticazione dei documenti di chiusura.

Un nuovo problema sollevato dagli esperti austriaci riguarda il suggerimento che ciascuna delle parti contrassegni il calendario operativo ed i testi dei documenti in esso previsti – ormai praticamente definiti nel loro contenuto – nella propria lingua e che questi vengano poi consegnati alla controparte.

Dato che lo scambio dei testi autenticati dei documenti di chiusura potrebbe costituire un elemento a favore dell’internazionalizzazione del pacchetto (come la consegna formale di testi da una parte all’altra) sembra che la risposta non possa essere che negativa.

B)MODIFICHE DEI DOCUMENTI DI CHIUSURA

Relativamente alle ultime proposte austriache circa le modifiche da recare ai documenti di chiusura della controversia, si osserva:

- - - - -

C)DICHIARAZIONE DEL GOVERNO AUSTRIACO DI CONDANNA DEL TERRORISMO

Com’è noto, prima dell’entrata in vigore del «Calendario operativo» dovrà essere emanata da parte austriaca una dichiarazione solenne di condanna del terrorismo. Tale nostra esigenza è stata confermata anche nel colloquio del 24.5 u.s. fra il Direttore Generale degli Affari Politici e l’Ambasciatore d’Austria(10).

Il 30.5 u.s.11 Loewenthal faceva presente che, circa il contenuto di essa, da parte austriaca si ritiene che la dichiarazione possa confermare:

1) la condanna energica del terrorismo;

2) l’intenzione del Governo austriaco di impedirlo anche in futuro.

Dato il successo conseguito nella repressione del terrorismo negli ultimi due anni, da parte austriaca non si ritiene possibile, per motivi di carattere interno, una piampia dichiarazione impegnativa. Da parte austriaca si concorda sul fatto che debba trattarsi di una dichiarazione del Cancelliere e che debba intervenire prima dell’inizio del Calendario operativo; tuttavia si pensa che le modalità di attuazione debbano essere lasciate al criterio discrezionale del Governo di Vienna.

Secondo quanto comunicato dall’Ambasciatore a Vienna in data 9 corrente(12), il testo della dichiarazione sarebbe allo studio del Ministro Waldheim e sarebbe articolato nei seguenti tre concetti:

1) condanna della violenza con preciso riferimento all’Alto Adige;

2) impegno esplicito a combatterla anche per il futuro;

3) speranza che cicontribuisca ad un’amichevole collaborazione con l’Italia.

Il Governo austriaco peraltro non intenderebbe dare alla dichiarazione un carattere straordinario e si vorrebbe farla alla radio. Comunque Waldheim starebbe esaminando la possibilità che la dichiarazione venga fatta da Klaus al Parlamento prima della nota dichiarazione sulla soluzione della controversia.

A tale riguardo sembra che gli esperti italiani dovrebbero:

1) richiedere agli esperti austriaci previa comunicazione del testo della dichiarazione;

2) insistere perché essa venga effettuata in quella forma che le assicuri carattere di solennità.

D) COLLOCAZIONE IN UNA NUOVA EDIZIONE DEL «PACCHETTO» DELLE FORMULE CORRISPONDENTI ALLE NUOVE MISURE (MODIFICHE DI CARATTERE FORMALE, NOTE INTERPRETATIVE E NUOVE RICHIESTE)

Al riguardo occorre tener presente, da un lato, l’interesse a che i nostri impegni siano determinati con precisione. Secondo tale punto di vista, sembrerebbe utile che le formule predettevenissero incluse nel pacchetto. Vi è peraltro da considerare che cipotrebbe avere implicazioni di carattere interno, ed eventualmente, internazionale. Infatti le dimensioni del pacchetto risulterebbero notevolmente ampliate rispetto a quelle attuali, il che potrebbe colpire sfavorevolmente l’opinione pubblica. Sotto questo aspetto il nostro interesse di non inserire le formule in questione nel pacchetto sembra prevalente.

Si potrebbe, eventualmente, in via di compromesso, esaminare la possibilità di riunire le formule stesse in un fascicolo che col titolo di «chiarimenti o note interpretative al pacchetto» potrebbe essere distribuito ai membri del Parlamento unitamente al pacchetto in occasione della dichiarazione del Presidente del Consiglio.

E)EVENTUALE CONSEGNA ALLA PARTE AUSTRIACA DELLE FORMULE DI CUI ALLA LETTERA D

Com’è noto, esiste l’impegno da parte nostra di consegnare agli esperti austriaci i chiarimenti forniti dal Presidente Moro sul pacchetto. Sembrerebbe nostro interesse evitare di consegnare le formule successivamente predisposte, perché in tal modo i relativi impegni resterebbero circoscritti all’ambito interno e cipriverebbe di un argomento a favore la tesi – che potrebbe venire sollevata eventualmente da parte austriaca – secondo la quale in seguito agli attuali contatti si sarebbe addivenuti alla formazione di un accordo italo-austriaco. È ovvio che se le formule in questione venissero incluse nel pacchetto, sarebbe pidifficile opporsi alla tesi in parola.

ELENCO DEI DOCUMENTI ANNESSI ALL’ALLEGATO N. 2

1) Comunicazione austriaca in data 26 marzo 1969(13)

2) Comunicazione italiana in data 24 maggio 1969(14)

3) Comunicazione austriaca in data 30 maggio 1969(15)

4) Documenti di chiusura (n.8)16

5) Operazioni pre-calendario operativo

6) Calendario operativo

7) Composizione comitato preparatorio

8) Progetto di dichiarazione austriaca di condanna del terrorismo.

Annesso V

OPERAZIONI PRE- CALENDARIO OPERATIVO

- - -

Annesso VI

CALENDARIO OPERATIVO

1) Parafatura dell’accordo concernente la modifica dell’art. 27 lett. a) della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie, nei rapporti fra Italia e Austria;

2) Modifica dell’art. 18 del regolamento di esecuzione del testo unico delle leggi di P.S. e riconoscimento della personalità giuridica dell’Associazione reduci e vittime di guerra altoatesini;

3) Dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al proprio Parlamento, seguita da voto di approvazione;

4) Dichiarazione del Cancelliere austriaco al Nationalrat, seguita da voto di approvazione;

5) Insediamento del Comitato italiano incaricato di predisporre i provvedimenti per l’Alto Adige;

6) Dichiarazioni orali dei delegati italiano ed austriaco all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (N.B.: questo punto verrà eventualmente posposto, in relazione alla data del dibattito di politica generale nell’Assemblea delle Nazioni Unite);

7) Proposta italiana: firma dell’accordo menzionato al punto 1 - Proposta austriaca: prima votazione della legge costituzionale italiana;

8) Proposta italiana: prima votazione della legge costituzionale italiana - Proposta austriaca: Firma dell’accordo menzionato al punto 1;

9) Voto parlamentare, in Italia ed in Austria, della legge di ratifica dell’accordo menzionato al punto 1 e contemporanea approvazione definitiva della legge costituzionale italiana;

10) Approvazione delle leggi ordinarie italiane;

11) Emanazione delle norme di attuazione della legge costituzionale italiana;

12) Decreto che trasferisce dalla Regione Trentino- Alto Adige alla Provincia di Bolzano gli uffici ed il personale inerenti alle nuove competenze provinciali;

13) Rilascio della quietanza austriaca e scambio delle ratifiche dell’accordo menzionato al punto 1 (N.B.: lo scambio delle ratifiche potrà avvenire 49 giorni dopo l’emanazione dell’ultima norma di attuazione e la quietanza dovrà essere rilasciata entro 50 giorni dall’anzidetta emanazione);

14) Nota diplomatica italiana all’Austria, in cui si prende atto della quietanza;

15) Notifica della chiusura della controversia, da parte dei Governi italiano ed austriaco, al Segretario Generale delle Nazioni Unite;

16) Notifica dell’accordo di cui al punto 1, da parte dei Governi italiano ed austriaco, al Cancelliere della Corte Internazionale di Giustizia;

17) Notifica dell’accordo di cui al punto 1, da parte dei Governi italiano ed austriaco, al Segretario del Consiglio d’Europa;

18) Eventuale conclusione di un trattato di amicizia e di collaborazione fra Italia ed Austria.

Annesso VII

COMITATO PREPARATORIO PER I PROVVEDIMENTI PER L’ALTO ADIGE

Il Comitato preparatorio dei provvedimenti relativi all’Alto Adige, che sarà costituito quale organo consultivo affinché le formulazioni legislative corrispondano al contenuto delle misure previste, potrà essere composto di 4 membri permanenti di nomina governativa e di 5 esponenti politici delle popolazioni interessate.

Il Comitato sarà presieduto da un Ministro senza portafoglio e da un Sottosegretario di Stato designato dal Presidente del Consiglio dei Ministri.

I 4 rappresentanti dello Stato sarebbero designati: 2 dalla Presidenza del Consiglio, 1 dal Ministero dell’Interno e 1 dal Ministero di Grazia e Giustizia.

Alla riunione saranno di volta in volta invitati i rappresentanti dei Ministeri competenti per materia.

Dei 5 rappresentanti locali, 3 saranno della Provincia di Bolzano (2 di lingua tedesca e 1 di lingua italiana) e due della Provincia di Trento.

I rappresentanti delle popolazioni ladine saranno consultati per gli aspetti di specifico interesse di quelle popolazioni.

Fungerà da Segretario un funzionario della Presidenza del Consiglio.

Annesso VIII

PROGETTO DI DICHIARAZIONE DI CONDANNA DEL TERRORISMO DA PARTE DEL CANCELLIERE AUSTRIACO

Il Governo Federale austriaco ha ripetutamente espresso la propria disapprovazione per le ideologie e le attività di quegli individui o gruppi, i quali negli scorsi anni hanno tratto pretesto dall’esistenza della controversia tra Austria e Italia, relativa all’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946, per propagandare, sostenere, preparare o svolgere azioni terroristiche in territorio italiano.

Nello spirito di una consolidata amicizia tra i due Paesi, il Governo Federale austriaco rinnova solennemente tale condanna. Esso dichiara la sua ferma determinazione di osservare fedelmente l’obbligo internazionale di prevenire e reprimere nel proprio territorio ogni atto nocivo a Stati stranieri. Consapevole della importanza dei rapporti di buon vicinato e di collaborazione, esso è deciso ad usare con energia tutti i mezzi a sua disposizione per impedire ogni sobillazione, incoraggiamento, giustificazione, preparazione, appoggio od esecuzione di atti terroristici nei confronti dello Stato italiano, dei suoi cittadini e dei rispettivi beni ed interessi.

ti e alle Nazioni Unite, testo della quietanza austriaca, notifica al Segretario Generale delle Nazioni Unite,


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 30, fasc. Documentazione Alto Adige.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Documento privo di data.


4 Intervallo cronologico desumibile dal testo: 19-25 giugno. Vedi D. 153.


5 Vedi D. 190.


6 Vedi D. 208, Allegato II.


7 Gli elenchi allegati non si pubblicano.


8 Vedi D. 468.


9 Vedi D. 484.


10 Vedi D. 499.


11 Vedi D. 500.


12 Vedi D. 502.


13 Per il colloquio Gaja- Lenthal vedi D. 484.


14 Vedi D. 498, Allegato II.


15 Vedi D. 500, Allegato.


16 Per i documenti di chiusura (dichiarazioni dei Governi italiano e austriaco ai rispettivi Parlamenti al Cancelliere della Corte Internazionale di Giustizia e al Segretario Generale del Consiglio d’Europa) si vedano i testi pubblicati nell’Allegato al D. 453 nella versione modificata di cui viene dato conto nelle note.

505

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 26 giugno 1969.

1. Secondo le istruzioni ricevute nel corso del Comitato di Ministri del 25 giugno u.s.3, ho comunicato a questo Ambasciatore d’Austria quanto segue:

- - -

In considerazione di quanto precede ho proposto, in via di compromesso, la formula allegata.

2. Loewenthal mi ha promesso che avrebbe riferito a Vienna in merito ai punti da me sollevati, riservandosi di farmi avere, appena possibile, le reazioni del Ballhaus in proposito(7).

Allegato

«Tenuto conto che il Governo italiano, nella sua dichiarazione governativa del … ha annunciato ed ha specificatamente indicato misure destinate ad assicurare in modo durevole il pacifico sviluppo dell’Alto Adige».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Del resoconto di questa riunione si conserva soltanto una bozza, costituita da una primaparte (redatta su fogli privi di intestazione) relativa a questioni di carattere tecnico connesse al pacchetto, e da una seconda parte (redatta dalla DGAP e presumibilmente aggiunta in seguito) di carattere politico. Nel corso della riunione vengono «esaminate le questioni rimaste aperte a seguito del confronto tra il testo del “pacchetto” governativo e quello del Dott. Magnago, approvato dall’esecutivo della SVP». Risultano pertanto approvate: 1) le conclusioni degli esperti su sedici modifiche di carattere formale e su diciotto «note» alle misure del «pacchetto»; 2) il testo da loro predisposto sulle «misure n. 17/4, 37, 46, 63 (eliminando la virgola dopo la parola Stato) e 75». Si precisa inoltre che «la misura 32 viene altresì approvata, restando inteso che la seconda parte del testo dovrà specificare che “dal potere di vigilanza del Sovrintendente restano, per esclusi il potere di annullamento e quello di direttiva”; 3) a) circa la nota relativa alla misura 22/30 resta definito che “la richiesta relativa alla nota non è accolta nel presupposto che il nuovo sistema posto inessere dalla programmazione economica nazionale avrà di per sé effetti sul sistema dell’intervento finanziario dello Stato quale previsto nelle misure 22 e 30”; b) circa la misura 36 si concorda nel respingere la richiesta; c) circa la misura 88, nel respingere, concordemente a quanto suggerito dagli esperti, la richiesta della SVP, potrà essere esaminato in qual modo si potrebbe andare incontro sul piano strettamente interno, in via di fatto; 4) a) la nota relativa alla misura 83 viene approvata nel testo predisposto in sede tecnica, eliminando al punto 3, prima del termine “lesivi”, la parola “ritenuti”; b) viene approvata la proposta elaborata in sede tecnica relativa all’uso disgiunto della lingua, da tramutare in norma costituzionale (art. 85 Cost.). Viene anche accolta la richiesta relativa alla formula “puessere usata l’una o l’altra lingua” invece di “puessere usata la lingua tedesca”;

5) per la misura 104, ferma restando la definizione predisposta a livello tecnico sulla formulazionedella seconda parte della misura stessa nel senso che “eventuali iniziative industriali di enti pubblici a partecipazione statale o di capitale estero avvengono d’intesa tra lo Stato e la Provincia”, si ritiene che la collocazione possa rimanere quella attualmente prevista. Qualora persi insista da parte della SVP per il passaggio in sede statutaria, dovrà essere effettuato espresso riferimento alla programmazione nazionale, con una formulazione idonea ad escludere che l’iniziativa industriale di enti pubblici a partecipazione statale o di capitale estero sia subordinata alle decisioni del piano provinciale. È stato anche rilevato che, qualora per i riflessi derivanti dalla legislazione CEE, l’intesa relativa all’insediamento del capitale estero non possa trovare applicazione per limitare le iniziative industriali del mondo tedesco, dovrebbe anche cadere l’intesa relativa alla partecipazione statale, al fine di evitare che la previsione dell’intesa rimanga soltanto per la parte a nostro svantaggio;

6) circa la misura 128, relativa all’adozione di un provvedimento legislativo per la soppressionedell’Ente nazionale Tre Venezie, si è deciso di riservare la decisione alla valutazione del Presidente del Consiglio; 7) circa la richiesta relativa alla clausola inerente al riconoscimento che la tutela delle minoranze costituisce interesse nazionale, si accoglie la proposta elaborata in sede tecnica; 8) circa la «regola interpretativa», premesso che tale dizione è assolutamente impropria, si deferisce alla sede tecnica di predisporre una nota maggiormente restrittiva, intesa a limitare il rinvio ai verbali della Commissione 19. Tale nota dovrà essere considerata una “decisione riservata e interna del Governo”. Circa gli ulteriori aspetti si stabilisce di informare genericamente il Dott. Magnago che le questioni sono state esaminate, senza dare specifiche indicazioni. Nel frattempo avrà luogo un incontro fra il Direttore Generale degli Affari Politici, Ambasciatore Gaja, e il Direttore Generale degli Affari Politici del “Ballhaus”, Ambasciatore Halusa, allo scopo di sgombrare il terreno dallequestioni tuttora pendenti sul piano dei contatti italo-austriaci. In tal modo la prossima riunione fra gli esperti italiani ed austriaci potrà effettivamente essere conclusiva. Nel corso dei contatti stessi, da parte italiana ci si atterrà alle seguenti direttive: a) far presente alla parte austriaca che il colloquio fra la Presidenza del Consiglio e il Dr. Magnago in tema di chiarimenti non è ancora chiuso; tuttavia potranno essere fornite da parte nostra indicazioni circa le soluzioni che potrebbero essere date, in una intesa globale, ai punti relativi al pacchetto tuttora all’ordine del giorno della prossima riunione degli esperti; b) in relazione alla richiesta austriaca di comunicazione del “resto” del pacchetto, si cercherà di limitarsi ad offrire la consegna dei cosidetti “chiarimenti Moro” e non di quelli recentemente esaminati dal Comitato dei Ministri; c) per quanto concerne l’autenticazione e lo scambio dei documenti di chiusura si dovrà insistere nel rifiuto. Qualora da parte austriaca si insistesse nella richiesta, si potrebbe offrire in cambio, in via di compromesso, l’accettazione dellarichiesta austriaca relativa ai punti 7 e 8 del Calendario operativo (firma dell’accordo per la giurisdizione della Corte dell’Aja dopo l’approvazione in prima lettura, da parte del Parlamento italiano, della legge costituzionale). La comunicazione al Dr. Magnago delle nostre risposte alle richieste di chiarimento potrà avvenire dopo la definizione delle questioni pendenti sul piano dei contatti italo-austriaci; nel frattempo sarà risolta la questione se le note interpretative debbano essere inserite nel pacchetto oppure debbano formare oggetto di un fascicolo separato» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969).


4 L’incontro ebbe luogo il 25 luglio, vedi DD. 526 e 527.


5 Vedi D. 500.


6 Vedi D. 502.


7 Per il seguito vedi D. 506.

506

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 1° luglio 1969.

1. Questo Ambasciatore d’Austria mi ha comunicato stasera quanto segue circa la posizione del suo Governo in merito alla comunicazione da me fattagli il 26 giugno u.s.3:

- - -

2. Ho risposto a Loewenthal che avrei riferito all’On.le Ministro quanto da lui comunicatomi e gli avrei fatto conoscere la nostra posizione al riguardo, non appena possibile.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 11, fasc. Aprile- Maggio- Giugno 1969.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione del Capo di Gabinetto a margine: «L’On. Ministro concorda. 2.VII».


3 Vedi D. 505.

507

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. riservato urgente 25121/414. Vienna, 2 luglio 1969 (perv. ore 17,30).

Oggetto: Alto Adige.

Nella stessa occasione di cui al mio 4132, Waldheim mi ha detto di aver incaricato Loewenthal di comunicare a Gaja(3) che il Governo austriaco preferisce trattare punti in sospeso per via diplomatica anziché in un incontro tra Gaja e Halusa.

Waldheim ha spiegato tale atteggiamento con l’intenzione del Governo austriaco di effettuare la nota dichiarazione sul terrorismo entro l’11 luglio, data di chiusura dell’attuale sessione parlamentare. La scadenza dell’11 peraltro richiede che il colloquio di esperti avvenga tra 7 e il 10 e non concede quindi il tempo per l’incontro preliminare proposto da Roma.

Cipremesso Waldheim mi ha illustrato il contenuto delle istruzioni date a Loewenthal sul merito della questione, e cioè sui quattro punti dell’agenda proposta da Gaja per l’incontro in parola(4). Testo del telegramma veniva nello stesso pomeriggio fatto leggere da Tschofen a Vecchi. Ne riassumo ad ogni buon fine punti essenziali:

- - - - - -

d) quinto capoverso della quietanza: l’ultima formula proposta da parte italiana («misure destinate ad assicurare in modo durevole il pacifico sviluppo dell’Alto Adige») non è considerata accettabile. Vienna propone diverse formule alternative allo scopo di menzionare gli interessi o la tutela della minoranza di lingua tedesca.

Concetto del Governo austriaco è che tali soluzioni facciano parte di un «package deal» in cui la contropartita italiana sia rappresentata dalla collocazione della firma del trattato sulla Corte dell’Aja tra la prima e la seconda lettura della legge costituzionale di esecuzione del pacchetto. Governo austriaco si attende altresì che nell’ultimo incontro di esperti da parte italiana si proceda a consegna di tutti i chiarimenti al pacchetto la quale – in seno al cosiddetto «precalendario» – equilibra la dichiarazione austriaca sul terrorismo.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 T. 25054/413 del 2 luglio, con il quale Ducci aveva riferito una conversazione avuta con Klaus in occasione di una gita sul Danubio del Corpo Diplomatico (Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II).


3 Vedi D. 506.


4 Vedi D. 505.


5 Vedi D. 502.

508

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 2 luglio 1969.

Ho ricevuto oggi, a sua richiesta, questo Ambasciatore d’Austria. Egli ha cominciato la sua esposizione affermando che è intenzione del Governo di Vienna di giungere alla chiusura delle conversazioni in corso sul piano tecnico prima della fine dell’attuale sessione del Parlamento austriaco, fissata per l’11 luglio p.v. Cipermetterebbe alla parte austriaca di effettuare prima di tale data, davanti al Parlamento, la dichiarazione contro il terrorismo. Ma, a tal fine, è necessario che la riunione conclusiva degli esperti possa aver luogo in precedenza, e cioè fra il 7 ed il 10 luglio. Proprio in relazione alla brevità del tempo disponibile, da parte di Vienna si era ritenuto preferibile che il mio incontro preliminare con Halusa fosse sostituito da un contatto con questo Ambasciatore austriaco.

Fatta questa premessa, Loewenthal ha aggiunto quanto segue:

1) Da parte austriaca si è disposti a tenere ampiamente conto delle posizioni italiane in merito ai vari punti ancora oggetto di discussione. D’altro canto si insiste sulle richieste di Vienna circa la collocazione, nel calendario operativo, della firma dell’accordo relativo alla Corte Internazionale di Giustizia (firma che dovrebbe avvenire, secondo Vienna, dopo la prima lettura della legge costituzionale alla Camera ed al Senato).

Nel senso di questa constatazione di massima, a Vienna si è disposti, in un quadro globale:

2) a venire incontro al punto di vista italiano, contrario ad un’identificazione formale dei testi relativi alla chiusura della controversia.

3) a prendere in considerazione la possibilità di una presa di posizione del Cancelliere Federale in merito al terrorismo, dichiarazione che verrebbe rilasciata in seduta plenaria del Consiglio Nazionale in occasione di un’interrogazione scritta. In tale dichiarazione verrebbe ribadita, in relazione agli attentati, l’incondizionata condanna del terrorismo come mezzo per il conseguimento di obiettivi politici. Verrebbe inoltre confermata la decisione austriaca di continuare a procedere con tutti i mezzi contro gli atti di violenza, impedendone la preparazione. Verrebbe poi ricordato che tale decisione si basa, da un lato, sui principi universalmente riconosciuti dall’ordinamento internazionale; dall’altro, sull’evidente obbligo di ogni Stato di impedire atti di violenza nell’interesse del suo stesso ordinamento giuridico. Infine verrebbe ribadita la convinzione che tale atteggiamento del Governo austriaco è suscettibile di contribuire all’eliminazione di attriti ed al ristabilimento di un clima di fiducia e di collaborazione.

Questa posizione in merito alla dichiarazione austriaca contro il terrorismo costituisce una concessione che giunge al limite estremo delle possibilità di Vienna. Per ovvie ragioni, l’Austria deve evitare infatti di dare l’impressione che tale dichiarazione sia una condizione espressa per la conclusione della controversia altoatesina. Una siffatta impressione avrebbe conseguenze insopportabili dal punto di vista interno, specialmente tenuto conto del fatto che negli ultimi due anni non si sono avuti atti di violenza.

4) Si propone, a Vienna, che le disposizioni amministrative concernenti:

- -

c) il riconoscimento della personalità giuridica del «Suedtiroler Alpenverein» debbano essere comprese nel punto 2) del calendario operativo.

Si pensa, al tempo stesso, che le misure concernenti la rappresentanza degli altoatesini negli organi competenti per problemi televisivi della Provincia di Bolzano, previste originariamente nella forma di disposizioni amministrative, nonché quelle relative al risarcimento dovuto per l’esproprio dei rifugi alpini prebellici, verranno attuate in forma di legge e pertanto dovranno rientrare nel punto 10) dello stesso calendario operativo. Infine si suppone da parte austriaca che le misure atte a favorire la collaborazione della stazione televisiva di Bolzano con stazioni televisive estere di lingua tedesca verranno attuate in linea di fatto e non dovranno pertanto comparire necessariamente nel calendario operativo.

5) Per quanto concerne i compiti e la composizione del Comitato preparatorio di cui al punto 5) del calendario operativo, da parte austriaca si suppone che essi corrisponderanno alle intese del dr. Magnago con gli esponenti del Governo di Roma.

6) Si ritiene necessario che sia menzionato, nel comma 5 della dichiarazione liberatoria austriaca, l’«interesse della popolazione di lingua tedesca». Ci fra l’altro, ad avviso austriaco, non dovrebbe essere incompatibile con il punto di vista italiano. Tale menzione potrebbe farsi, ad esempio, interpolando, nell’ultimo testo proposto da parte italiana fra le parole «ha specificatamente indicato» e le parole «misure destinate ad assicurare», le parole «a salvaguardia degli interessi della popolazione di lingua tedesca», oppure «nell’interesse della popolazione di lingua tedesca» oppure «con riguardo agli interessi della popolazione di lingua tedesca».

7) Si ritiene, inoltre, che la consegna del pacchetto debba aver luogo in occasione della riunione conclusiva degli esperti.

2. Ho preso atto di quanto comunicatomi da Loewenthal riservandomi di fargli conoscere, non appena possibile, la nostra posizione al riguardo. Intanto, a titolo personale, ho osservato quanto segue:

- -

aa) la richiesta di consegna del pacchetto, avanzata ora da parte austriaca, si differenzia da quanto era stato inteso negli ultimi anni e riproduce richieste sempre respinte da parte italiana. Non vi è infatti dubbio che la consegna del pacchetto tende a creare i presupposti per la sua internazionalizzazione, ciche ovviamente è inaccettabile;

bb) dal punto di vista della storia dei nostri contatti, mi pareva opportuno ricordare che, per venire incontro, in quanto possibile, alle richieste austriache, da parte italiana ci si era dichiarati disposti nel 1967 alla comunicazione del «resto del pacchetto», intendendo che cidovesse riferirsi ai cosidetti «chiarimenti Moro». Cisi deduce del resto dal fatto che tale nostra disposizione fu resa nota alla parte austriaca quando non solo la cosidetta «rilettura» del pacchetto non era stata ancora effettuata, ma di essa non si era fatto nemmeno parola;

cc) è vero che il 12 marzo u.s.4 da parte austriaca ci è stato richiesto che gli esperti italiani consegnino il «resto del pacchetto», intendendosi per «resto» i chiarimenti, le indicazioni e tutti quegli altri elementi eventualmente utili per valutare il contenuto del pacchetto e la sua applicazione. Ma a tale richiesta austriaca non è stata data finora da parte nostra alcuna risposta. La richiesta stessa si riferiva poi esplicitamente alla comunicazione, non di note o di interpretazioni ma di disposizioni (Bestimmugen), necessarie all’esecuzione del pacchetto;

dd) la consegna alla parte austriaca del pacchetto costituirebbe un atto che rientra nella categoria delle «konkludente Handlungen» a suo tempo indicate dall’allora Ministro Toncic per comprovare l’esistenza di un nuovo accordo italo-austriaco avente per oggetto le misure e quindi porterebbe all’internazionalizzazione di esse;

ee) da parte italiana si comprende perfettamente che il Governo austriaco voglia essere tenuto al corrente anche dei risultati dei contatti interni tenuti dal Governo italiano. Sul principio di un’informazione verbale in proposito non si è mai avuto motivo di discussione, anche se è chiaro che, in pratica, il Governo austriaco è spesso pial corrente di questo Ministero di tali contatti. Diverso problema è quello invece della consegna del pacchetto, o del testo di eventuali ulteriori interpretazioni, problema che ha carattere formale, le cui implicazioni giuridiche sono ben differenti;

ff) la comunicazione dei cosidetti «chiarimenti Moro» e cioè la consegna del «resto del pacchetto» è, secondo le intese, un’operazione pre-calendario, che dovrà aver luogo, come del resto la dichiarazione del Cancelliere austriaco al Parlamento di Vienna per la condanna del terrorismo, dopo l’approvazione definitiva della soluzione della controversia.

Naturalmente nulla vieta che i due Governi concordino ora altrimenti e procedano a tali operazioni indipendentemente dal calendario e dalla soluzione della controversia. È questo tuttavia un punto che dovrebbe essere esaminato e deciso a livello politico;

gg) la richiesta della consegna del pacchetto, in occasione della prossima riunione di esperti – così come mi era stata fatta da Loewenthal – incontrava, oltre alle difficoltà in parte giuridiche e in parte relative a precedenti intese, cui avevo fatto cenno, anche difficoltà di fatto praticamente insuperabili. Non è pensabile infatti che entro l’11 luglio noi disponiamo del «pacchetto», come esso sarà consegnato ai membri del Parlamento. Molti dei 53 chiarimenti richiesti da Magnago, con ogni probabilità, non richiedono di essere inclusi nel pacchetto. Per ciascuno di essi dovrà essere decisa, fra l’altro, anche la collocazione.

- -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 500.


4 Vedi D. 483.


5 Vedi D. 504, Annesso VII all’Allegato II.


6 Vedi D. 504, Allegato II, punto A-4.

509

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. riservato 12505/188. Roma, 3 luglio 1969, ore 16,30.

Oggetto: Questione altoatesina.

Suo 4142.

In relazione comunicazione fattaci ieri da Ambasciatore Austria(3) – secondo cui Governo Vienna è disposto prendere in considerazione presa di posizione Cancelliere Federale per condanna terrorismo, che «verrebbe rilasciata in seduta plenaria Consiglio Nazionale in occasione interrogazione scritta» – pregasi fornire con cortese urgenza seguenti elementi informazione:

1) se risposte ad interrogazioni scritte debbano consistere in comunicazione scritta e se, in tal caso, scambio comunicazioni venga costà pubblicato nei resoconti Consiglio Nazionale;

2) se risposta ad interrogazioni del genere debba venire rilasciata in seduta plenaria Consiglio Nazionale, il che presupporrebbe anche comunicazione orale;

3) se, ove risposta ad interrogazione scritta consista in comunicazione scritta, questa possa essere data soltanto nel corso sessione parlamentare e non anche durante chiusura Parlamento. Poiché in Italia è possibile rispondere ad interrogazioni a risposta scritta anche durante intervallo fra una sessione e l’altra, sarebbe opportuno chiarire se interrogazione in questione corrisponda ad interrogazione a risposta scritta prevista da ordinamento italiano(4).

Circa testo dichiarazione stessa, indicatoci sia da Loewenthal sia da V.S. nel suo 3585, si fa riserva di prendere posizione con questa Ambasciata d’Austria, rispondendo altresì ad altri punti sollevati nella sua comunicazione di ieri.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Vedi D. 507.


3 Vedi D. 508.


4 Sull’argomento vedi D. 512.


5 Vedi D. 502.

510

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 4 luglio 1969.

I. Questo Ambasciatore d’Austria, che ho ricevuto oggi a sua richiesta, mi ha fatto la seguente comunicazione in relazione agli scambi di vedute che avevamo avuto il 2 corrente(3):

1) La consegna del pacchetto residuo è stata espressamente accettata dal Governo italiano e dovrebbe rappresentare uno degli atti che fanno scattare il calendario operativo. Per pacchetto residuo si intendeva logicamente la somma di quelle modifiche che il pacchetto ha subito rispetto al testo che si trova già in mano del Governo Federale. Esso, pertanto, deve contenere tutte le cancellature e integrazioni o altre correzioni intervenute nel frattempo. In caso diverso, non sarebbe data l’indispensabile visione completa del contenuto del pacchetto definitivo.

2) Dal carattere del calendario operativo deriva infatti necessariamente che – qualunque sia il modo in cui il pacchetto verrà presentato al Parlamento italiano (sia in un unico testo, sia con osservazioni o chiarimenti scritti o verbali) – noi dobbiamo presentare al Consiglio Nazionale informazioni materialmente identiche sul pacchetto. Nella dichiarazione governativa austriaca concordata con la parte italiana viene fatto espresso riferimento al pacchetto annunciato nella dichiarazione del Governo italiano.

3) È altrettanto chiaro che noi dobbiamo presentare al Consiglio Nazionale il pacchetto così come è stato accettato dal Congresso della SVP.

4) Qualsiasi modo di consegna del pacchetto residuo – sia in via diplomatica, sia nel quadro delle conversazioni tra esperti – sarebbe accettabile da parte nostra, purché esso garantisca che con tale consegna noi verremo a conoscenza dell’esatto contenuto definitivo del pacchetto.

II. Ho risposto a Loewenthal che gli avrei fatto conoscere non appena possibile la nostra posizione riguardo a quanto da lui comunicatomi. A titolo personale, ho ritenuto di dovergli fare osservare fin d’ora quanto segue:

- - - -

III. Ho poi comunicato a Loewenthal che le formule proposte da parte austriaca per la modifica del quinto capoverso della «dichiarazione liberatoria» non potevano essere da noi accettate. Ho proposto la formula allegata, pregandolo di farmi conoscere al pipresto se potesse essere accolta da parte austriaca.

Ho infine chiesto a Loewenthal di farmi conoscere la posizione del Governo di Vienna in merito alle proposte da me formulate in occasione del nostro colloquio del 2 luglio u.s. (progetto di composizione del Comitato preparatorio dei provvedimenti per l’Alto Adige; formula relativa al computo dei termini per lo scambio delle ratifiche dell’Accordo per la Corte dell’Aja e per il rilascio della quietanza nel caso di mancata emanazione del decreto per il passaggio degli Uffici regionali alla Provincia).

Allegato

«Tenuto conto che il Governo italiano nella sua dichiarazione governativa del ... ha annunciato ed ha specificatamente indicato misure destinate ad assicurare in modo durevole la convivenza pacifica e lo sviluppo dei gruppi linguistici dell’Alto Adige, con particolare riguardo agli interessi della popolazione altoatesina di lingua tedesca».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 30, n. 1901.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 508.


4 Vedi D. 153.

511

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 5 luglio 1969.

Questo Ambasciatore d’Austria mi ha comunicato oggi per telefono, facendo seguito al nostro colloquio di ieri(3), di essere stato incaricato dal «Ballhaus» di precisare che, secondo il punto di vista austriaco, il pacchetto che dovrebbe essere consegnato da parte italiana non dovrà necessariamente essere formalmente identico a quello che verrà distribuito ai membri del Parlamento italiano, ma dovrà peraltro essere comprensivo di tutti gli elementi che formeranno il contenuto definitivo del pacchetto.

Ho fatto rilevare a Loewenthal che dalla sua comunicazione risultava che da parte austriaca si tornava sulla richiesta di consegna del pacchetto, cosa che non poteva mancare di sorprendermi.

Loewenthal mi ha risposto di prendersi la responsabilità personale di assicurarmi che il «Ballhaus» intendeva, nella sua precisazione, riferirsi unicamente alla comunicazione del cosidetto «resto» del pacchetto.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto al Gabinetto del Ministro».


3 Vedi D. 510.

512

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 7 luglio 1969.

1. Questo Ambasciatore d’Austria è venuto oggi a vedermi per darmi conoscenza

del testo esatto della comunicazione che aveva avuto incarico di farmi sabato [il 5]3

circa il problema della «consegna» delle variazioni del pacchetto. Nello stesso tempo egli desiderava fornirmi alcune informazioni, da me a suo tempo richieste, circa la procedura con cui vengono discusse le interrogazioni in seno al Consiglio Nazionale austriaco.

Le comunicazioni fattemi sono, in traduzione italiana, le seguenti:

- -

Una discussione orale relativa a interrogazioni scritte puavere luogo nel Plenum del Consiglio Nazionale, ma puvenire in questione solo quando il ritardo di una risposta scritta fa oggetto di una interrogazione orale.

Il meccanismo dell’introduzione e della risposta alle interrogazioni scritte funziona indipendentemente dalla durata delle sessioni del Consiglio Nazionale. Ovviamente, quando il Parlamento non è in sessione, la comunicazione ufficiale del Presidente circa la presentazione della risposta scritta puessere effettuata solo all’inizio della sessione successiva del Consiglio Nazionale».

2. Sulle comunicazioni fattemi, ho a mia volta fatto le seguenti osservazioni:

- - - - - -

austriaco veniva portato solo indirettamente a conoscenza dei membri del Parlamento (ad eccezione del deputato interrogante) e sembrava preso solo nei confronti di quest’ultimo.

f) Doveva essere poi chiaro che qualunque fosse l’intesa che si potesse raggiungere in questa fase sopra la forma ed il contenuto della dichiarazione del Cancelliere, tale intesa avrebbe dovuto essere riveduta ove si dovessero verificare, nei prossimi mesi, atti di terrorismo.

3. Riprendendo poi i temi della nostra precedente conversazione del 4 corrente, ho ricordato a Loewenthal quanto segue:

a) Da parte italiana si è tuttora in attesa di conoscere la posizione austriaca in merito alle proposte avanzate in data 2 e 4 luglio u.s. per quanto concerne:

- -

-la modifica del 5° comma della «dichiarazione liberatoria» austriaca.

Al riguardo ho pregato Loewenthal di voler sollecitare una risposta da parte del Ballhaus.

- -

4. Loewenthal mi ha assicurato che avrebbe sollecitato il Ballhaus affinché comunicasse la posizione del Governo di Vienna in merito alle nostre proposte del 2 e 4 luglio. Per quanto concerne gli altri punti, ha preso atto delle mie osservazioni, facendo presente, per quanto riguarda il sopra citato discorso di Wallner, che egli, anche a nome di Halusa, teneva a dirmi che deplorava le dichiarazioni fatte dal Capitano regionale dei Tirolo, anche per gli inopportuni apprezzamenti formulati nei confronti di uomini politici italiani.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 511.


4 Vedi D. 510.


5 Vedi D. 508.


6 Vedi D. 502.


7 Vedi D. 153.

513

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 10 luglio 1969.

Ho sollecitato, stamane, in una conversazione con questo Ambasciatore d’Austria, una risposta in merito alle nostre proposte, avanzate in data 2 e 4 luglio u.s.3 concernenti:

- il progetto di composizione del Comitato preparatorio dei provvedimenti per l’Alto Adige;

-la formula relativa al computo dei termini per lo scambio delle ratifiche dell’Accordo per la Corte dell’Aja e per il rilascio della quietanza, nel caso di mancata emanazione del decreto per il passaggio degli Uffici regionali alla Provincia;

- -

Loewenthal, nel dirsi spiacente del ritardo verificatosi da parte austriaca, ha espresso la speranza di poter presto comunicarmi gli elementi necessari.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 30, n. 1923.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi DD. 508 e 510.

514

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 12 luglio 1969.

Le conversazioni svoltesi in questi giorni con questa Ambasciata d’Austria in merito al problema altoatesino (contatti su cui è stato riferito di volta in volta con gli appunti allegati)3 suggeriscono alcune brevi considerazioni:

1) Da un punto di vista formale la procedura di contatto proposta da parte austriaca e da noi accettata – e cioè quella di conversazioni dirette con questo Ambasciatore d’Austria – si è rivelata molto pilenta e meno efficace di quella da noi a suo tempo proposta (che, come è noto, prevedeva un incontro dei rispettivi Direttori Generali degli Affari Politici). Ciè da attribuire in parte al fatto che l’Ambasciatore Loewenthal non è sembrato al corrente di molti aspetti della questione (ed in particolare dei precedenti di essa), nonché alla circostanza che su molti dei punti in discussione egli si è trovato nella necessità di chiedere istruzioni, con ritardo nello sviluppo delle conversazioni, ritardo probabilmente dovuto, del resto, anche a considerazioni di carattere pigenerale.

2) Come è noto, i punti tuttora in discussione, per quanto concerne l’aspetto formale della controversia altoatesina, sono i seguenti (si noterà, tuttavia, che in alcuni casi si tratta di questioni a suo tempo già definite ed ora risollevate da parte austriaca):

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

termine dell’11 luglio da essi avanzato non poteva avere carattere ultimativo) da parte austriaca si è cercato di protrarre le conversazioni, rinviando di prendere posizione su alcune fra le nostre proposte.

Questo atteggiamento austriaco si è andato accentuando dopo la nostra crisi di governo, crisi che probabilmente ha indotto alcuni uomini politici d’oltre Alpe a domandarsi se non convenisse in questo momento approfittarne per dichiarare che una soluzione del problema altoatesino prima delle elezioni austriache è divenuta ormai impossibile, facendo così ricadere sulla parte italiana la responsabilità della mancata conclusione, e cercando tuttavia di incamerare nel frattempo i risultati finora ottenuti.

Da parte nostra sembra evidente che si debba insistere nel mantenere i contatti e nel richiedere che venga data sollecita risposta alle nostre proposte in modo da accelerare lo sviluppo dei colloqui, mettendo allo stesso tempo in luce che i ritardi verificatisi non sono certo attribuibili a noi.

5) Per riassumere i risultati finora ottenuti, si potrà dire che, nel corso dei colloqui, (ove si è sempre sottolineato, da ambo le parti, che si dovrà prendere in esame soltanto una soluzione di carattere globale) è stato finora considerato che possono ritenersi risolti sul piano tecnico i punti seguenti:

- - - - - - - -

d) consegna delle modificazioni del pacchetto.

Da parte nostra ci si è riservati di prendere posizione circa la dichiarazione di cui al punto a) e si sono fatte proposte, rimaste finora senza risposta, circa i punti b), c) e d).

Come si è rilevato da principio, si tratta di alcuni fra i punti di maggiore importanza dell’intero negoziato. Essi sono già stati oggetto di lunghi scambi di vedute in passato e sono senza dubbio tali da poter modificare sostanzialmente i termini della conclusione della vertenza.

6) In previsione che entro la giornata di lunedì 14 luglio p. v., secondo le informazioni pervenuteci dall’Ambasciata in Vienna, da parte austriaca ci vengano forniti gli elementi di cui siamo tuttora in attesa, sembrerebbe opportuno, anche per poter accelerare il corso delle prossime conversazioni, ricevere istruzioni circa i seguenti punti:

a) dichiarazione governativa austriaca contro il terrorismo

aa) testo della dichiarazione. Com’è noto, da parte austriaca non ci è stato comunicato il testo di tale dichiarazione. Ci sono state fornite soltanto alcune sommarie indicazioni circa il contenuto di essa. Da tali indicazioni, sembra che la dichiarazione prevista abbia carattere generico, che vi manchi un riferimento alla controversia altoatesina e che non vi sia alcuna precisazione in merito all’azione che il Governo austriaco dovrebbe svolgere per scoraggiare la preparazione degli atti di terrorismo. Sembra che da parte nostra si dovrebbe insistere per l’inserimento di tali elementi;

bb) data di effettuazione della dichiarazione. La data non dovrebbe essere lasciata alla libera scelta austriaca, ma dovrebbe essere concordata dalle due Parti. Essa non dovrebbe essere troppo lontana dalla dichiarazione del Governo italiano al Parlamento allo scopo di mettere in giusto rilievo la connessione tra le due operazioni;

cc) forma in cui la dichiarazione dovrebbe essere effettuata. In ordine di preferenza, la dichiarazione dovrebbe assumere la forma di una dichiarazione autonoma (cioè non sollecitata da interrogazioni) del Governo austriaco di fronte al Consiglio Nazionale, oppure la forma di una risposta orale del Cancelliere ad una interrogazione parlamentare, oppure la forma di una risposta scritta del Cancelliere ad una interrogazione parlamentare.

Dovremmo pertanto cercare di ottenere la prima o, al massimo, la seconda delle formule sopra indicate, tenendo tuttavia presente che tanto la dichiarazione di Governo quanto la risposta orale possono aver luogo solo nel corso della sessione parlamentare, mentre la risposta scritta puessere effettuata anche durante la chiusura del Parlamento, nell’intervallo fra due sessioni;

dd) sembra infine da sottolineare che ove si verificassero atti di terrorismo prima che abbia luogo la dichiarazione in esame, ogni intesa intervenuta in merito ai punti sopra accennati dovrebbe essere riveduta.

b) testo della quietanza austriaca

Com’è noto, in data 4 luglio u.s.6 abbiamo controproposto una formula per la modifica del V capoverso della dichiarazione liberatoria austriaca, in sostituzione delle tre formule proposte da parte austriaca in data 2 luglio. Occorre tuttavia decidere se, in caso di respingimento della formula da noi proposta, si possa accettare la formula austriaca, del seguente tenore:

«tenuto conto che il Governo italiano, nella sua dichiarazione governativa del ..., ha annunciato e ha specificatamente indicato, con riguardo agli interessi della popolazione di lingua tedesca, misure destinate ad assicurare in modo durevole il pacifico sviluppo dell’Alto Adige».

c) Comitato preparatorio dei provvedimenti per l’Alto Adige

La formula da noi consegnata a Loewenthal il 2 luglio è stata predisposta tenendo conto delle richieste austriache rivolte ad ottenere una precisazione in merito alla composizione ed alla competenza del Comitato. Al riguardo, non sembra possibile accogliere un’eventuale richiesta di modifica che possa snaturare il carattere puramente consultivo del Comitato e rendere impegnative per il Governo le sue decisioni.

d) consegna delle modificazioni del pacchetto Com’è noto, da parte italiana è stato comunicato a Loewenthal il 7 luglio

u.s.7 che si riteneva necessaria una definizione esatta di ciche si sarebbe dovuto consegnare, precisando che cidoveva riguardare unicamente «le modifiche delle disposizioni legislative ed amministrative previste al 18 luglio 1966(8), nonché le nuove disposizioni legislative od amministrative». Sembra che non ci si debba allontanare da tale linea per evitare che la consegna di ulteriori elementi costituisca un argomento a favore dell’internazionalizzazione del pacchetto; e comunque si presti ad ulteriori, indefinite discussioni circa l’effettuazione, da parte nostra, di tale consegna.

- -

È questo un punto che occorre mettere in rilievo per le sue conseguenze inevitabili, a meno che non si voglia comunicare agli austriaci che da parte nostra si desidera che abbia luogo comunque un successivo incontro politico. La questione di tale incontro politico dovrà in ogni modo essere affrontata, sia perché si tratta

– come si è detto – di una operazione compresa nel «pre-calendario», sia perché un chiarimento definitivo appare necessario ad evitare contestazioni e ad evitare che da parte austriaca se ne prenda pretesto per non passare automaticamente alle operazioni successive.

Infine, altra questione da esaminare è quella della realizzazione di un ulteriore incontro di esperti. Esso, da un punto di vista tecnico, sembrerebbe, senza dubbio, di qualche utilità, perché consentirebbe una migliore formulazione delle soluzioni da dare alle varie questioni tuttora aperte; e perché le intese raggiunte in esso, per il numero e la qualità dei partecipanti, avrebbero maggiore possibilità di non essere successivamente messe in dubbio di quelle definite in una semplice conversazione diplomatica. È evidente, tuttavia, che, in caso di effettiva urgenza, si potrebbe rinunciare anche a questa fase, che sarebbe completamente sostituita dai contatti attualmente in corso.

8) Perché l’attuale fase di contatti possa avere luogo nelle condizioni meno sfavorevoli dal punto di vista negoziale, occorre tuttavia evitare, in questa fase, la comunicazione a Magnago della risposta ai 53 punti da lui recentemente sollevati (risposta per la quale occorre tuttora elaborare in forma definitiva alcune formule rimaste in sospeso). Se ciavvenisse senza che fosse conclusa in maniera definitiva la parte formale della controversia, è ovvio che successivamente dovremmo attenderci, oltre che maggiori difficoltà nel convincere gli austriaci ad un qualsiasi compromesso, la necessità di nuove concessioni a favore della SVP per la successiva approvazione da parte di essa del cosiddetto calendario operativo.

Si noterà, d’altra parte, che con la comunicazione a Magnago della risposta ai suoi 53 punti non si assicura affatto la conclusione della controversia, che non punon essere cercata se non su di un piano globale, ma si rende pidifficile che essa abbia luogo a condizioni per noi pifavorevoli.

- - - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 30, n. 1924.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi DD. 508, 510, 511, 512 e 513.


4 Vedi D. 468.


5 Vedi D. 508.


6 Vedi D. 510.


7 Vedi D. 512.


8 Vedi D. 153.

515

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 14 luglio 1969.

A. Ho ricevuto stamane, a sua richiesta, questo Ambasciatore d’Austria. Egli mi ha comunicato quanto segue, specificando che lo faceva per incarico del suo Governo:

«Nella supposizione che la firma dell’accordo circa l’applicazione dell’Articolo 27 a) della Convenzione di Ginevra abbia luogo dopo la prima lettura della legge costituzionale nelle due Camere del Parlamento italiano; e nella supposizione che la questione dell’attuazione delle cosidette disposizioni amministrative venga risolta in conformità colle proposte di Vienna e che la disposizione austriaca a rilasciare una dichiarazione sul terrorismo venga interpretata ed accettata secondo le modalità illustrate a suo tempo, la posizione di Vienna sulle questioni ancora sospese è la seguente:

1. Quinto paragrafo della dichiarazione liberatoria

Si concorda con la formulazione proposta da parte italiana il 4 corrente(3), ma si prega di inserire l’inciso “con particolare riguardo agli interessi della popolazione altoatesina di lingua tedesca”, tra virgole dopo la parola “indicato” e prima della parola “misure”. Il restante testo rimane del tutto invariato.

2. Termini relativi al trasferimento degli Uffici e del personale (decreto del Presidente

della Giunta Regionale o del Commissario governativo) Si concorda con la proposta italiana del 2 corrente(4).

3. Comitato preparatorio

Si prende atto del testo proposto da parte italiana il 2 corrente nella supposizione che esso corrisponda per contenuto e portata alla risposta scritta data a suo tempo sull’argomento dal Presidente del Consiglio Moro a Magnago(5). Se dal confronto della formula italiana del 2 luglio con l’anzidetta presa di posizione scritta del Presidente Moro dovessero sorgere dei dubbi, la presa di posizione scritta dal Presidente Moro dovrebbe essere determinante al fine di eliminare tali dubbi.

4. Pacchetto residuo

In linea di massima si concorda con le proposte italiane e si prende atto che “tutte le modifiche e aggiunte al testo del pacchetto dal luglio 1966 in poi saranno consegnate” all’Austria e questa riceverà un’informazione completa di tutte le decisioni fissate in altra forma in ordine all’interpretazione ed alla attuazione del pacchetto.

In considerazione del fatto che il Governo austriaco deve avere una conoscenza precisa e completa del contenuto e dell’interpretazione del pacchetto, occorre offrire un modo di informazione che non lasci incertezze sul contenuto e sull’interpretazione del pacchetto».

A chiarimento di quest’ultima frase, Loewenthal ha precisato che da parte austriaca si pensava che, comunque, tale conoscenza delle interpretazioni del pacchetto poteva significare, ad avviso di Vienna, che il testo di tali elementi chiarificativi ed interpretativi dovesse essere dettato da parte qualificata italiana a parte qualificata austriaca.

Loewenthal ha aggiunto, sempre con riferimento all’ultima parte della sua comunicazione, l’opinione che sarebbe utile che anche le «osservazioni importanti» per la conoscenza del pacchetto fossero rese note alla parte austriaca per iscritto. Tale richiesta, egli ha aggiunto, rispondeva unicamente a esigenze di ordine pratico. Per venire incontro alle nostre prevedibili perplessità, da parte austriaca si dichiarava fin d’ora che «una simile procedura non costituisce in alcun modo un tentativo di trarre conseguenze giuridiche dal fatto che vi è stata una informazione scritta».

B. Nel prendere atto di quanto comunicatomi da Loewenthal, ho formulato, a titolo personale, le seguenti osservazioni preliminari:

a) per quanto concerne la dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo, da parte nostra dovevano tuttavia essere richiesti dei chiarimenti e formulate delle riserve:

aa) per quanto riguarda il testo della dichiarazione, in quanto dalle sommarie indicazioni ricevute risultava mancante sia un esplicito riferimento alla controversia altoatesina, sia una qualsiasi precisazione in merito all’azione che il Governo austriaco intenderebbe svolgere per la prevenzione degli atti di terrorismo;

bb) circa la data di effettuazione della dichiarazione, che dovrebbe essere concordata e non essere troppo lontana dalla dichiarazione del Governo italiano al Parlamento;

cc) circa la forma in cui la dichiarazione dovrebbe essere effettuata (e cioè dichiarazione autonoma, non sollecitata da interrogazioni del Governo austriaco, al Consiglio Nazionale, oppure risposta orale o scritta del Cancelliere ad una interrogazione parlamentare.

Questo punto avrebbe dovuto essere approfondito e deciso in relazione al momento in cui la dichiarazione sarebbe stata rilasciata, anche tenendo conto del contenuto della dichiarazione e del contesto in cui avrebbe avuto luogo.

Ho sottolineato infine che naturalmente, ove si verificassero atti di terrorismo prima che la dichiarazione abbia luogo, ogni intesa cui si giungesse in merito ai punti sopra accennati dovrebbe essere riveduta;

- - - -

che fossimo ormai, su tale punto, sostanzialmente d’accordo. Ne conseguiva che, mentre da parte nostra si concordava su un’adeguata informazione all’Austria in merito a fatti e circostanze rilevanti per l’attuazione dell’accordo, tale ulteriore informazione doveva essere esclusivamente verbale. Doveva comunque essere messo in chiaro a che cosa si dovesse riferire l’informazione stessa. Le formule riprodotte nella comunicazione austriaca – due e di diverso contenuto – mi sembravano dovessero essere rielaborate in modo che non vi fossero equivoci sopra il contenuto ed i limiti di tale informazione. Anche a questo proposito mi riservavo di far pervenire a Loewenthal opportuni suggerimenti.

Che tale informazione orale dovesse estendersi fino a costituire una vera e propria dettatura, mi sembrava poi che non fosse mai stato previsto. È ovvio che, nel corso di qualsiasi colloquio, un diplomatico puprendere le annotazioni che crede. La dettatura è, tuttavia, qualcosa di ben diverso dall’informazione orale. Si tratta di una comunicazione di carattere puramente meccanico, che in un certo senso è pivicina alla consegna di un testo che alla vera informazione orale. Dovevo quindi insistere per il nostro concetto di informazione orale, facendo rilevare che il problema probabilmente è di scarsa importanza dal punto di vista pratico, ma che, così come era stato posto, sembrava pigrave, proprio per le sue possibili conseguenze giuridiche.

Proprio per questo avevo ascoltato con interesse le proposte fattemi circa una eventuale dichiarazione del Governo austriaco nel caso che da parte nostra si fosse acceduto a consegnare, per iscritto, anche le informazioni relative al pacchetto.

Da parte mia avrei intanto sottoposto all’esame dei giuristi il testo dell’eventuale dichiarazione austriaca, nei termini che mi erano stati indicati. Occorreva tuttavia conoscere, fra l’altro, per valutare la portata di essa, se tale dichiarazione sarebbe stata fatta verbalmente oppure per iscritto e, in quest’ultimo caso, in quale contesto; e se essa avrebbe riguardato il pacchetto o le sue modificazioni oppure soltanto le informazioni supplementari. Si trattava di un punto di grande importanza, che meritava di essere approfondito, perché, se risolto, poteva permettere la piagevole soluzione di altre questioni all’esame. Ho aggiunto che, se da parte austriaca si pensava che la consegna del pacchetto non dovesse avere conseguenze sul piano giuridico ai fini della tesi della internazionalizzazione del pacchetto, non mi spiegavo il motivo per il quale il Governo di Vienna non accettava, ad esempio, che il pacchetto gli venisse consegnato da persona non competente.

C. Un tema che è stato oggetto di scambi di vedute è stato il cosidetto «precalendario». Come si ricorderà, esso, secondo le previsioni fatte finora, dovrebbe consistere di tre operazioni: incontro politico; consegna delle modifiche del pacchetto; dichiarazione austriaca di condanna del terrorismo. Come è noto, da parte nostra non si è mai definitivamente acceduto alla tesi austriaca della necessità di un incontro politico prima dell’inizio del calendario operativo. Loewenthal mi ha oggi ripetuto che da parte di Vienna si insiste perché sia previsto un incontro politico, a livello Cancelliere austriaco- Presidente del Consiglio italiano, o a livello Ministri degli Affari Esteri. Egli ha aggiunto che tale incontro politico dovrebbe essere preceduto dalle due altre operazioni del «precalendario».

Ho risposto che, ovviamente, non potevo prendere posizione circa l’incontro politico: ma non potevo fare a meno di ricordare oggi la nostra tesi secondo la quale tale incontro, in certe circostanze, poteva essere superfluo. Potevo invece dire fin d’ora che la richiesta secondo la quale l’incontro politico (ove dovesse aver luogo e non fosse sostituito da altra comunicazione di contenuto e di livello politico), dovrebbe essere preceduto dalla consegna delle modifiche del pacchetto e dalla dichiarazione austriaca di condanna del terrorismo, rovesciava tutte le precedenti intese. Mi sembrava quindi che, da parte nostra, essa non potesse essere accolta.

D. Mi sono, comunque, riservato di dare al mio interlocutore, nel pibreve tempo, tutti i chiarimenti e tutte le informazioni supplementari di cui la nostra conversazione aveva messo in luce la necessità. Anch’egli, dal canto suo, mi ha assicurato che mi avrebbe fatto pervenire, al pipresto, gli elementi richiestigli.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


2 Vedi D. 510.


4 Vedi D. 508.


5 Vedi D. 194, Allegato.


6 Vedi D. 153.

516

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 16 luglio 1969.

1. Ho avuto oggi un nuovo colloquio con questo Ambasciatore d’Austria e secondo le istruzioni ricevute gli ho fatto le seguenti comunicazioni, premettendo che esse dovevano essere naturalmente intese nel quadro di una soluzione globale e riflettevano un punto di vista puramente tecnico (e facevano quindi riserva di una successiva approvazione sul piano governativo):

- -

«Tenuto conto che il Governo italiano, nella sua dichiarazione governativa del …, ha annunciato ed ha specificatamente indicato, con particolare riguardo agli interessi della popolazione altoatesina di lingua tedesca, misure destinate ad assicurare in modo durevole la convivenza pacifica e lo sviluppo dei gruppi linguistici dell’Alto Adige». A tale riguardo ho chiesto a Loewenthal che mi fosse fatto conoscere il testo della formula in lingua tedesca;

c) in merito alla competenza del Comitato preparatorio sui provvedimenti per l’Alto Adige, ho precisato che il nostro testo non sembrava in contrasto con i cosidetti «chiarimenti Moro». Infatti, le «intese politiche raggiunte», che detto chiarimento menziona e che consistono nelle intese fra il Governo e gli esponenti politici altoatesini, si sono interamente tradotte e concretate nelle misure del pacchetto. Compito del Comitato sarà appunto quello di assistere il Governo nella predisposizione di norme di legge, allo scopo di farle corrispondere al contenuto del pacchetto. Auspicavo che, su questa base, da parte austriaca si sarebbe espresso il definitivo accordo in merito alla formula da noi presentata il 2 luglio(3);

d) ho confermato che da parte italiana si è disposti a:

aa) consegnare il testo delle modifiche alle disposizioni legislative ed amministrative previste al 18 luglio 1966(4), nonché le nuove disposizioni legislative ed amministrative;

bb) dare informazioni verbali circa le precisazioni fornite a richiesta di esponenti politici altoatesini su alcuni aspetti del previsto riordinamento della Provincia di Bolzano, in quanto rilevanti per la definizione della autonomia provinciale.

Ho aggiunto che non si poteva accettare, invece, la proposta di comunicare le precisazioni di cui al punto bb), attraverso un procedimento di dettatura, in quanto ciequivarrebbe ad una effettiva consegna;

- -

aa) nella dichiarazione stessa sia inserito un esplicito riferimento all’Alto Adige e affinché sia precisato che il Governo austriaco intende svolgere una opportuna azione anche per la prevenzione degli atti di terrorismo;

bb) la data di effettuazione della dichiarazione venga concordata e non risulti troppo lontana dalla dichiarazione iniziale del Governo italiano al Parlamento;

cc) la dichiarazione venga effettuata dal Governo austriaco davanti al Consiglio Nazionale in forma autonoma, cioè non sollecitata da interrogazioni, oppure attraverso una risposta orale del Cancelliere ad una interrogazione parlamentare, ove questa abbia luogo in un periodo in cui il Consiglio Nazionale è in sessione.

Ho infine precisato che da parte italiana si ritiene necessario, ove si verificassero atti di terrorismo prima che abbia avuto luogo la dichiarazione, che ogni intesa intervenuta in merito ai punti sopra accennati sia opportunamente riveduta.

2. Loewenthal ha preso atto della mia comunicazione. A sua volta egli mi ha comunicato, in base alle istruzioni ricevute, quanto segue:

a) da parte austriaca si ritiene sempre che un incontro politico sia auspicabile;

b) per quanto concerne la dichiarazione del Cancelliere austriaco sul terrorismo, si fa presente che la risposta scritta del Cancelliere Federale si riferirà espressamente agli atti terroristici in territorio italiano ed esprimerà la decisione di impedire qualsiasi specie di ricorso alla violenza e di attività terroristica. Il regolamento del Consiglio Nazionale rende possibile una procedura che, da un lato, evita una connessione della dichiarazione scritta col calendario operativo e, dall’altro, tiene conto delle esigenze di tempo fatte valere da parte italiana. Peraltro da parte austriaca non si puaccettare la tesi che eventuali nuovi atti di violenza creerebbero una situazione per cui le attuali intese a questo riguardo decadrebbero;

- -

3. Nel prendere atto di quanto comunicatomi, ho formulato le seguenti osservazioni preliminari:

- - - - - - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 508.


4 Vedi D. 153.


5 Vedi D. 517, nota 7.


6 Vedi D. 515.

517

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 17 luglio 1969.

II 2 luglio u.s. ha avuto inizio, come è noto, una serie di incontri con questo Ambasciatore d’Austria(3) sugli aspetti formali relativi alla chiusura della controversia altoatesina (Calendario operativo).

Si espongono sinteticamente, qui di seguito, i risultati finora raggiunti in tali contatti.

A. Questioni risolte

Possono essere considerate risolte sul piano tecnico, sempre nella cornice di una soluzione globale dei problemi in esame (e salvo successiva approvazione sul piano governativo) le seguenti questioni:

- - - - - - - -

B. Questioni aperte

Sono rimaste aperte invece le seguenti questioni:

a) Consegna delle modifiche del pacchetto Occorre premettere che da parte nostra si è dichiarato che siamo disposti a: aa) consegnare il testo delle modifiche alle disposizioni legislative ed amministrative previste al 18 luglio 1966(6), nonché le nuove disposizioni legislative e amministrative;

bb) dare informazioni verbali circa le precisazioni fornite a richiesta di esponenti politici altoatesini su alcuni aspetti del previsto riordinamento della Provincia di Bolzano, in quanto rilevanti per la definizione della autonomia provinciale.

Mentre sul punto di cui alla lettera aa) vi è un sostanziale consenso, sul punto di cui alla lettera bb) da parte austriaca si insiste che le precisazioni vengano comunicate attraverso un procedimento di dettatura. Cinon puessere accettato da parte nostra, poiché equivarrebbe ad una effettiva consegna del testo. È stato invece proposto di effettuare tale comunicazione mediante informazione o lettura lenta. Sembra che converrebbe insistere su tale proposta.

b) Consegna del pacchetto e dei chiarimenti

Da parte austriaca si è dichiarato il 12 corrente alla nostra Ambasciata in Vienna(7) di essere disposti a rilasciare apposita dichiarazione scritta per precisare che la consegna, da parte nostra, del pacchetto non verrebbe considerata una «konkludente Handlung». Tale eventualità non punon essere oggetto di attenta considerazione per le possibilità che essa potrebbe offrirci per la soluzione di alcuni punti tuttora aperti e per la salvaguardia del nostro punto di vista giuridico, contrario all’internazionalizzazione del «pacchetto».

Di fatto, tuttavia, Loewenthal ci ha prospettato il 14 luglio u.s.8, in relazione a quanto è stato esposto nel paragrafo precedente, la richiesta di una comunicazione per iscritto anche dei chiarimenti del pacchetto, dichiarando che «simile procedura (ossia la comunicazione per iscritto alla parte austriaca dei chiarimenti al pacchetto) non costituisce in alcun modo un tentativo di trarre conseguenze politiche dal fatto che vi è stata una informazione scritta». Tale dichiarazione, che l’Ambasciatore d’Austria ha detto di essere autorizzato a fare solo oralmente, non è certo tale da superare in alcun modo le nostre preoccupazioni, non solo per la sua scarsa solennità, ma anche perché imprecisa e suscettibile di interpretazioni equivoche.

Richiesto di voler precisare con quali formalità Vienna fosse disposta a rilasciare tale dichiarazione e se essa si riferirebbe alla comunicazione dell’intero pacchetto

o delle sue variazioni o dei cosiddetti chiarimenti, Loewenthal ha fatto invece il 16 luglio(9) la seguente comunicazione, che modifica sostanzialmente la proposta da lui avanzata il 14 luglio: «Non vediamo ostacoli a ricevere, all’atto della consegna o della informazione, una dichiarazione italiana in cui venga precisato che tali atti servono – in conformità del carattere del Calendario operativo e in armonia con la concordata riserva dei punti di vista giuridici – esclusivamente all’informazione e che non costituiscono una azione che possa conferire al pacchetto il carattere di un accordo».

Tale proposta austriaca, che costituisce un evidente peggioramento rispetto alle precedenti, non sembra in alcun modo accettabile. Vi è da considerare, al riguardo, che ciche a noi puinteressare è che la dichiarazione prevista provenga da parte austriaca, essendo ovviamente Vienna la parte che potrebbe tendere a trarre illazioni giuridiche dall’avvenuta consegna. Inoltre – e civale anche per la proposta del 14 luglio – pare evidente, sempre in relazione alla possibile rilevanza giuridica della consegna del pacchetto, che una dichiarazione esplicativa, comunque formulata, dovrebbe riferirsi all’intero pacchetto e non soltanto al «resto» di esso o, ancor meno, ai soli chiarimenti. Infatti, qualora tale dichiarazione contemplasse soltanto una parte del pacchetto, o i soli chiarimenti, se ne potrebbe indurre «contrario» che la consegna delle altre parti possa effettivamente avere dato luogo ad un accordo.

Sembra tuttavia che l’eventualità di una dichiarazione austriaca (avente il carattere giuridico di una confessione) circa il valore della consegna del pacchetto debba essere ulteriormente esplorata. A tale scopo si potrebbero presentare le seguenti proposte, indicate in ordine di preferenza decrescente in base alla loro portata ed alla loro conseguente utilità (escludendo, la prima, la formazione di un accordo sul contenuto del pacchetto; la seconda, la sola rilevanza, a tali fini, dell’avvenuta comunicazione):

- -

Si tratta, naturalmente, di proposte che, pur non sembrando formalmente molto diverse da quelle cui è stato accennato il 12 corrente alla nostra Ambasciata a Vienna, incontreranno verosimilmente – e particolarmente la prima – la piviva resistenza austriaca.

Si potrebbe quindi immaginare, altresì, che ogni eventuale consegna o informazione agli austriaci fosse accompagnata da una dichiarazione italiana, così concepita: «Si dichiara che qualsiasi informazione fornita circa il pacchetto è un atto unilaterale ed autonomo del Governo italiano che non costituisce né pucostituire riconoscimento di un qualsiasi obbligo internazionale».

Nei casi sub-1 e sub-2 la dichiarazione dovrebbe essere rilasciata da Vienna per iscritto e dovrebbe essere incorporata in una nota austriaca che potrebbe esserci inviata per richiedere la consegna del testo delle misure previste per la Provincia di Bolzano, nota di cui da parte nostra si accuserebbe ricevuta.

Si potrebbe altresì concordare di dare carattere di segretezza a tale scambio di note, di cui noi ci potremmo avvalere – dandogli pubblicità – solo nell’eventualità che la questione dell’esistenza di un accordo venga sollevata davanti ad un foro internazionale.

c) Incontro politico e pre- Calendario

Come è noto, secondo le previsioni fatte sinora, il pre- Calendario dovrebbe consistere in tre operazioni:

-incontro politico;

-consegna delle modifiche del pacchetto;

-dichiarazione austriaca di condanna del terrorismo.

Da parte nostra non si è mai definitivamente acceduto alla tesi austriaca della necessità dell’incontro politico prima dell’inizio del Calendario operativo. Da parte di Vienna si insiste ora perché sia previsto un incontro politico, a livello Cancelliere austriaco- Presidente del Consiglio italiano, o a livello Ministri degli Affari Esteri e perché tale incontro sia preceduto dalle due altre operazioni del pre- Calendario.

A tale riguardo sembra che non si possa prendere, oggi, alcun impegno e che convenga ribadire le nostre precedenti posizioni, sottolineando che, comunque, secondo le precedenti intese, l’incontro dovrebbe, se mai, precedere – e non seguire – la consegna delle modifiche del pacchetto, nonché la dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo.

d) Dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo

Preso atto del fatto che gli austriaci ci hanno precisato che in essa sarà contenuto un riferimento esplicito agli atti terroristici compiuti in territorio italiano, sembra opportuno insistere perché sia meglio espresso l’impegno del Governo di Vienna a svolgere un’opportuna azione anche per la prevenzione degli atti di terrorismo e perché da parte austriaca si tenga conto che la data di effettuazione della dichiarazione deve essere collegata a quella delle altre operazioni previste anch’esse dal pre- Calendario. Ai fini negoziali, si potrebbe per il momento insistere affinché la dichiarazione del Governo austriaco davanti al Consiglio Nazionale venga effettuata in forma autonoma (cioè non sollecitata da interrogazioni) accettando, poi, che essa abbia luogo attraverso una risposta orale del Cancelliere ad una interrogazione parlamentare, ove essa debba essere fatta in un periodo in cui il Consiglio Nazionale austriaco è in sessione.

Si dovrebbe infine insistere affinché da parte austriaca si accetti che, ove si verifichino atti di terrorismo prima che abbia luogo la dichiarazione, le intese di massima intervenute in merito al contenuto della dichiarazione ed alla forma in cui verrà rilasciata, vengano opportunamente rivedute.

e) Riunione di esperti

Una riunione di esperti a carattere conclusivo potrebbe essere utile in quanto consentirebbe un rapido esame delle varie questioni ed una chiara e precisa definizione delle intese raggiunte. Tale procedura appare preferibile, a chiusura delle conversazioni dirette con questo Ambasciatore d’Austria, per un definitivo accertamento delle soluzioni previste sui punti tuttora controversi. Naturalmente, vi si potrebbe rinunciare se motivi di particolare urgenza consigliassero di definire le intese tecniche sul piano diplomatico.

C. Seguito da dare ad eventuali intese raggiunte in sede tecnica

Nel corso di una riunione che ha avuto luogo presso la Presidenza del Consiglio il 16 luglio u.s.10 è stato esaminato se, dopo l’eventuale soluzione delle questioni tuttora aperte sul piano internazionale, si possa senz’altro procedere a dare comunicazione a Magnago dei risultati della cosiddetta «rilettura» del pacchetto e del Calendario operativo, quale verrebbe definito nel corso degli attuali contatti italo-austriaci a livello tecnico. È stato, da qualche parte, fatto valere l’argomento che già nel corso della riunione del Comitato dei Ministri, del 25 giugno u.s., era stato stabilito che la comunicazione dei nuovi chiarimenti e del Calendario operativo al Dr. Magnago potesse avvenire subito dopo la definizione delle questioni tuttora aperte circa gli aspetti formali della controversia. Di conseguenza si tratterebbe di un atto già autorizzato dal Governo al quale si potrebbe senz’altro dare corso.

In proposito sembra invece che si debba ritenere che a cinon possa addivenirsi senza un’apposita decisione sul piano politico, anche in considerazione del fatto che tale comunicazione darebbe il via ad una serie di atti di valore sostanziale (approvazione del pacchetto e del Calendario operativo da parte del Congresso della SVP e operazioni pre- Calendario) ed impegnerebbe fin d’ora, di fatto, il Governo italiano a mettere in moto la procedura di chiusura della controversia.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi DD. 508, 510, 511, 512, 513, 515 e 516.


4 Recte: 25 giugno, vedi D. 505, nota 3.


5 Vedi D. 508.


6 Vedi D. 153.7 Non è stata rinvenuta alcuna comunicazione da Vienna sull’argomento.


8 Vedi anche D. 519. Vedi D. 515.


9 Vedi D. 516.


10 Non è stata rinvenuta documentazione in proposito.

518

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 18 luglio 1969.

1. Ho ricevuto stamane, a sua richiesta, questo Ambasciatore d’Austria. In relazione alle nostre recenti conversazioni, egli mi ha comunicato, su istruzioni di Vienna, quanto segue:

a) Comitato preparatorio dei provvedimenti per l’Alto Adige:

alla luce dei chiarimenti forniti da parte italiana in data 16 luglio u.s.3, la formula relativa alla composizione ed alla competenza del Comitato, proposta da parte italiana in data 2 luglio u.s.4, viene ritenuta soddisfacente.

b) Dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo:

aa) la richiesta italiana che la dichiarazione contenga un esplicito riferimento all’Alto Adige e precisi che il Governo austriaco intende svolgere un’opportuna azione anche per la prevenzione degli atti di terrorismo appare sostanzialmente superata dai successivi chiarimenti austriaci;

bb) in merito a quanto fatto presente da parte italiana circa la data e la forma della dichiarazione, si conferma che il regolamento del Consiglio Nazionale austriaco permette una opportuna flessibilità che consente di tenere conto delle esigenze di entrambe le parti. In ogni caso da parte austriaca si ha intenzione di far luogo alla dichiarazione prima della riapertura del Consiglio Nazionale;

cc) da parte austriaca si è d’accordo per riesaminare il problema nei suoi aspetti principali (testo, data e forma della dichiarazione) ove si verificassero atti di terrorismo prima che la dichiarazione sia effettuata. Non si ritiene, tuttavia, opportuno menzionare fin d’ora tale possibilità, per evitare che cipossa diventare di pubblico dominio e costituire un incoraggiamento, sia pure minimo, ad eventuali atti di terrorismo.

c) Comunicazione del «resto» del pacchetto:

aa) da parte austriaca si è d’accordo circa la proposta italiana che prevede la consegna del testo delle modifiche alle disposizioni legislative ed amministrative previste al 18 luglio 1966(5), nonché delle nuove disposizioni legislative ed amministrative;

bb) si concorda anche circa il fatto che vi sia «informazione verbale circa tutte le precisazioni fornite a richiesta di esponenti politici alto-atesini, su alcune misure del pacchetto». (Dopo una lunga discussione al riguardo Loewenthal ha accettato, salvo approvazione da parte del Ballhaus, che tale informazione verbale consista in una lettura lenta che consenta di avere una precisa conoscenza dei punti in esame);

cc) qualora da parte italiana non si dovesse essere disposti a consegnare al Governo austriaco in via diplomatica o a livello degli esperti anche il testo scritto delle «precisazioni», da parte austriaca ci si potrebbe dichiarare d’accordo a che la consegna di tutte le «precisazioni» (non soltanto di alcune di esse, scelte secondo il criterio della loro presunta importanza) venga effettuata non per il tramite del Ministero degli Affari Esteri, ma per il tramite dell’Ambasciatore Catalano oppure dell’Onorevole Berloffa;

dd) riferendosi, poi, alla proposta fatta da parte austriaca il 16 luglio u.s. (secondo la quale Vienna ravvisava ostacoli a ricevere, all’atto della consegna del «resto» del pacchetto o dell’informazione sulle così dette precisazioni, una dichiarazione italiana in cui fosse precisato che «tali atti servono – in conformità con il carattere del calendario operativo ed in armonia con la concordata riserva dei punti di vista giuridici

– esclusivamente all’informazione e non costituiscono un atto che possa conferire al pacchetto il carattere di un accordo») da parte austriaca si è oggi disposti ad ammettere che da tale eventuale dichiarazione siano eliminate le parole «in conformità con il carattere del calendario operativo». Loewenthal ha precisato che ove da parte italiana si decidesse poi di consegnare tutto il pacchetto, con le precisazioni che ad esso si riferiscono, da parte austriaca si sarebbe disposti ad accettare una analoga comunicazione che si riferisse a tutta l’operazione di consegna;

ee) secondo il punto di vista austriaco, la consegna delle modifiche del pacchetto, nonché la comunicazione delle precisazioni, dovrebbe aver luogo soltanto dopo la decisione dell’Esecutivo della SVP che raccomanda l’approvazione del pacchetto al Congresso dello stesso partito, ma comunque prima che il Congresso della SVP sia effettuato.

d) Incontro politico:

da parte austriaca si ritiene che il cosidetto «incontro politico» è un atto che si colloca al di fuori della cornice formale del pre-calendario. La sua data potrebbe quindi essere scelta secondo criteri pratici, in modo del tutto indipendente dagli altri elementi del pre-calendario (essa potrebbe essere fissata, ad esempio, in relazione con l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite).

e) Incontro fra gli esperti:

in linea di massima da parte austriaca si sarebbe disposti anche ad un incontro conclusivo tra gli esperti, ma si ritiene che, date le limitate modifiche apportate ai testi dei documenti di chiusura concordati a Ginevra il 31 gennaio u.s.6, i testi definitivi potrebbero, per economia di tempo, essere scambiati per via diplomatica.

Loewenthal mi ha poi consegnato il testo tedesco del V capoverso della dichiarazione liberatoria austriaca, quale è stato concordato (v. all. I) e mi ha infine chiesto quale debba essere, a nostro avviso, la successione delle varie operazioni previste.

2. Nel riservarmi di dare una piprecisa risposta a quanto comunicatomi, particolarmente su alcuni punti che dovevano essere approfonditi, ho formulato intanto le seguenti osservazioni:

a) ho preso atto che la formula, da noi proposta, relativa alla composizione ed alla competenza del Comitato preparatorio dei provvedimenti per l’Alto Adige è stata accettata da parte austriaca.

b) Dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo:

ho confermato che, secondo le intese intercorse, la dichiarazione doveva far parte del cosidetto «pre-calendario»; a sua volta strettamente connesso con il «calendario». Non si poteva accettare che la dichiarazione austriaca «venisse effettuata in ogni caso prima della riapertura del Consiglio Nazionale». Essa doveva aver luogo, al contrario, nel momento che sarebbe stato concordato per l’attuazione del «pre-calendario». Ho sottolineato a tale riguardo che, ove il Consiglio Nazionale austriaco fosse stato in sessione, la dichiarazione, a nostro avviso, doveva essere fatta oralmente.

Ho poi formulato ogni riserva in merito a quanto comunicatomi da Loewenthal circa l’intenzione austriaca di non menzionare ora la possibilità di ridiscutere del testo, della data e della forma della dichiarazione, ove si verificassero atti di terrorismo prima che questa abbia luogo, pur prendendo atto delle migliori disposizioni dimostratemi.

c) Comunicazione del «resto» del pacchetto:

aa) la proposta austriaca, secondo la quale il testo scritto delle cosidette precisazioni dovrebbe essere consegnato alla controparte austriaca per il tramite dell’Ambasciatore Catalano o dell’Onorevole Berloffa non sembra affatto accettabile. Premesso che le precisazioni in merito alle quali il Governo italiano è disposto a dare informazioni verbali «sono quelle fornite a richiesta di esponenti politici alto-atesini, su alcune misure del pacchetto e rilevanti per la definizione dell’autonomia provinciale», ho sottolineato che non vedevo che differenza vi poteva essere fra la consegna del testo scritto delle precisazioni per il tramite del Ministero degli Affari Esteri – consegna da noi sempre respinta – e la stessa consegna per il tramite dell’Ambasciatore Catalano o dell’Onorevole Berloffa.

bb) A tale riguardo ho ribadito che le informazioni da dare possono concernere, a nostro avviso, «le precisazioni fornite a richiesta di esponenti politici alto-atesini su alcuni aspetti del previsto riordinamento della Provincia di Bolzano, in quanto rilevanti per la definizione dell’autonomia provinciale», ma non – secondo la formula indicatemi da Loewenthal – «tutte le precisazioni su alcune misure del pacchetto».

cc) Ho preso atto della proposta di Loewenthal relativa alla dichiarazione da effettuarsi da parte italiana, riservandomi di sottoporla all’esame dei giuristi e di fargli conoscere la nostra posizione al riguardo. Rilevavo comunque che mi sembrava che, anche con la modifica proposta, la formula indicata non mi sembrava né soddisfacente, né, con ogni probabilità, interessante.

dd) La richiesta di effettuare la consegna del «resto del pacchetto» e la comunicazione delle precisazioni fra la decisione dell’Esecutivo della SVP e la riunione del Congresso straordinario del predetto partito non sembra accettabile. La comunicazione del «resto» del pacchetto, è infatti, secondo le intese intercorse, un’operazione del pre-calendario. Essa dovrà aver luogo quando scatterà il pre-calendario senza alcun riferimento all’eventuale esame del pacchetto e del calendario operativo da parte dell’Esecutivo o del Congresso della SVP.

d) Incontro politico:

il punto di vista austriaco, secondo il quale l’incontro politico è un atto al di fuori del pre-calendario, non puessere condiviso da parte italiana. Al contrario, sulla base delle intese raggiunte, noi abbiamo sempre ritenuto che una manifestazione di volontà a livello politico rientri nel pre-calendario ed anzi ne costituisca la prima operazione. Avevamo sempre fatto riserve sulla necessità che tale manifestazione di volontà debba esplicarsi attraverso un incontro politico.

e) Incontro degli esperti:

ho ribadito il nostro punto di vista secondo il quale una riunione di esperti a carattere conclusivo potrebbe essere utile, in quanto consentirebbe un rapido esame delle varie questioni ed una chiara e precisa definizione delle intese raggiunte. Ho aggiunto che tale procedura appare preferibile, a chiusura delle conversazioni dirette con questa Ambasciata d’Austria, per un definitivo accertamento delle soluzioni previste sui punti tuttora controversi.

Ho poi subito aggiunto che né in occasione di una riunione di esperti né per via diplomatica si sarebbe comunque dovuto procedere allo scambio dei documenti di chiusura. Cinon è mai stato previsto, e mi bastava richiamare, in proposito, quanto da noi già detto, sul quale mi sembrava che da parte austrica si fosse concordato.

Per quanto riguarda, infine, le nostre previsioni circa la successione delle operazioni previste, ho risposto a Loewenthal che questa poteva essere così immaginata:

- - - -

e) attuazione del calendario operativo. Loewenthal, a titolo personale, non ha sollevato obiezioni.

Allegato

«Mit Ruecksicht darauf, dass die italienische Regierung in einer Regierungserklaerung vom …, mit besonderer Bedachtnahme auf die Interessen der deutschsprachigen BevoelkerungSuedtirols, detailliert aufgezählte Massnahmen angekuendigt hat, die in dauerhafter Weise das friedliche Zusammenleben und die Entwicklung der Sprachgruppen Suedtirols zu gewaehrleisten bestimmt sind».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969.



3 Vedi D. 516.


4 Vedi D. 508.


5 Vedi D. 153.


6 Vedi D. 468.

2 3 Sottoscrizione autografa.

519

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI, CARUSO, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1) Telespr. urgente 052/0012. Roma, 18 luglio 1969.

Oggetto: Controversia altoatesina.

Quanto dettole da Tschofen(3) circa disposizione austriaca rilasciare assicurazione scritta che con richiesta del «Restpacket» non si mira precostituire argomento a favore tesi «konkludente Handlungen» sembra meritevole attenta considerazione in quanto assicurazione del genere potrebbe senza dubbio favorire soluzione adeguata punti tuttora in discussione e venire incontro nostre preoccupazioni.

Deve essere tenuto presente, peraltro, che, in occasione sua comunicazione di lunedì [il 14]4, Loewenthal si è limitato a comunicare che da parte austriaca si auspicherebbe che anche interpretazioni pacchetto fossero comunicate per iscritto, e che ove a cisi accedesse da parte nostra, da parte austriaca, per ovviare a nostre preoccupazioni, si sarebbe disposti a fare – Loewenthal ha aggiunto «verbalmente» – seguente dichiarazione: «Si dichiara che simile procedura (ossia comunicazione per iscritto alla parte austriaca delle aggiunte e dei chiarimenti al pacchetto) non costituisce in alcun modo un tentativo di trarre conseguenze giuridiche dal fatto che vi è stata un’informazione scritta».

Mentre era stato subito chiesto a Loewenthal di voler precisare con quali formalità Vienna fosse disposta a rilasciare tale dichiarazione e se essa si riferirebbe alla comunicazione dell’intero pacchetto, o delle sue variazioni, o dei cosiddetti chiarimenti (che costituiscono le tre parti per cui sono avvenute o sono previste comunicazioni di differente tipo al Governo austriaco), Loewenthal ha fatto ieri(5), tra l’altro, comunicazione seguente, che modifica completamente quella da lui resa lunedì ed ancor piquella di Tschofen alla S.V.: «Non vediamo ostacoli a ricevere, all’atto della consegna o dell’informazione, una dichiarazione italiana in cui venga precisato che tali atti servono – in conformità del carattere del calendario operativo ed in armonia con la concordata riserva dei punti di vista giuridici – esclusivamente all’informazione e non costituiscono una azione che possa conferire al pacchetto il carattere di un accordo».

Gli è stato risposto che sua proposta sarebbe stata esaminata con attenzione. A prima vista essa presentava elementi che tendevano a fare stato dell’esistenza fra Italia ed Austria di intese e che erano per noi evidentemente inaccettabili. Ci riservavamo comunque di ritornare appena possibile sull’argomento.

Si rileva, in questa occasione, che tesi secondo la quale consegna formale pacchetto ad Austria è necessaria anche perché Vienna possa a suo tempo rilasciare quietanza non è accoglibile, anche in base scambi di vedute avuti al riguardo ripetutamente in passato. In essi è stato infatti pivolte chiarito che testo fondamentale misure italiane per ampliamento competenza legislativa Provincia Bolzano (pacchetto) sarà quello approvato da Parlamento italiano. Governo austriaco potrà averne piena informazione da atti parlamentari concernenti seduta nella quale verrà effettuata dichiarazione governativa italiana. Conformità di tale testo ad intesa precedente verrà garantita da necessità che esso riscuota voto favorevole deputati altoatesini. Da parte nostra certezza che esso riscuoterà tale voto favorevole puessere assicurata da precedente approvazione Congresso SVP a testo misure.

È solo il fatto che Governo austriaco si debba riferire a testo approvato da Parlamento italiano (come previsto in dichiarazione del Cancelliere al Nationalrat) anziché a testo in qualsiasi modo consegnatogli che pugarantire quel parallelismo di procedimenti, che è alla base dell’attuale sistema di chiusura della controversia altoatesina e che pupermettere di evitare automatica internazionalizzazione delle misure del pacchetto.

Le posizioni di cui sopra sono evidentemente esposte in base a considerazioni di carattere tecnico, con riserva delle decisioni del Governo(6).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 517, nota 7.


4 Vedi D. 515.


5 In realtà il 16 luglio, vedi D. 516.


6 Per la risposta vedi D. 522.

520

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 19 luglio 1969.

1. Secondo le istruzioni ricevute, ho incontrato nuovamente oggi pomeriggio questo Ambasciatore d’Austria, cui ho comunicato quanto segue circa la posizione italiana in merito alle comunicazioni del Governo di Vienna fatteci in data 16 e 18 luglio u.s.3:

a) dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo:

aa) in relazione all’intenzione austriaca di evitare ogni connessione tra la dichiarazione ed il calendario operativo, ho ripetuto che non esiste alcuna separazione ideologica fra il pre-calendario e il calendario operativo, in quanto le operazioni del pre-calendario sono state omesse dal calendario operativo solo per motivi di ottica, pur facendo in sostanza parte di esso. Di conseguenza, da parte austriaca si deve tener conto che la data di effettuazione della dichiarazione deve essere collegata a quella delle altre operazioni previste anch’esse dal pre-calendario;

bb) ho insistito affinché la dichiarazione del Governo austriaco venga effettuata attraverso una risposta orale del Cancelliere ad una interrogazione parlamentare, ove essa debba essere fatta in un periodo in cui il Consiglio Nazionale austriaco è in sessione;

b) comunicazione del resto del pacchetto:

aa) premesso che il testo delle modifiche alle disposizioni legislative ed amministrative previste al 18 luglio 1966(4) nonché delle nuove disposizioni legislative ed amministrative verrà comunicato per iscritto, ho confermato che da parte italiana si è disposti a dare «informazioni verbali circa le precisazioni fornite a richiesta di esponenti politici altoatesini su alcune misure del pacchetto e rilevanti per la definizione delle misure stesse». Tali sono le precisazioni che da parte italiana si potrebbero fornire mediante una lettura «lenta, che consenta di avere una precisa conoscenza dei punti in esame»;

bb) ho fermamente escluso che da parte italiana possa comunque essere accolta la proposta austriaca di far consegnare il testo scritto delle «precisazioni» per il tramite dell’Ambasciatore Catalano o dell’On. Berloffa, non essendovi alcuna differenza tra il sistema proposto e la consegna per il tramite del Ministro degli Affari Esteri;

cc) in relazione alla comunicazione di Loewenthal, relativa ad una dichiarazione da effettuarsi da parte italiana circa la consegna del pacchetto, dichiarazione che da parte austriaca si sarebbe ricevuta, ho fatto rilevare che, contrariamente a quanto mi era stato detto da lui, la comunicazione austriaca del 16 luglio non sembrava riferirsi alla ipotesi della consegna per iscritto, da parte italiana, «del resto del pacchetto e dei chiarimenti», o «dell’intero pacchetto coi relativi chiarimenti» ma a quella della «consegna del resto del pacchetto e all’informazione orale circa i chiarimenti “fissabile per iscritto” (sotto dettatura)».

A parte il fatto che il testo della dichiarazione, come proposto da parte austriaca, pur dopo le ulteriori modifiche, sembrava tuttavia insoddisfacente, sarebbe stato interessante conoscere l’esatto significato della parola «ricevere»: ed in particolare se essa significasse che Vienna era disposta ad accusare ricevuta senza obbiezioni ad una eventuale nostra dichiarazione in tal senso;

dd) ho confermato che la richiesta di effettuare la consegna del resto del pacchetto e la comunicazione delle precisazioni tra le decisioni dell’Esecutivo della SVP e la riunione del Congresso straordinario del predetto partito non è accettabile. La comunicazione del resto del pacchetto è, infatti, secondo le intese intercorse, un’operazione del pre-calendario, che dovrà aver luogo quando questo «scatterà», senza alcun riferimento all’eventuale esame del pacchetto e del calendario operativo da parte dell’Esecutivo o del Congresso della SVP;

c) incontro politico:

ho rilevato che, secondo le previsioni fatte finora, il pre-calendario dovrebbe consistere in tre operazioni:

-incontro politico;

-consegna delle modifiche del pacchetto;

-dichiarazione austriaca di condanna del terrorismo.

Da parte italiana non si è mai definitivamente acceduto alla tesi austriaca circa la necessità dell’incontro politico prima dell’inizio del calendario operativo;

d) incontro degli esperti:

ho confermato ancora una volta che, secondo il punto di vista italiano, una riunione di esperti a carattere conclusivo potrebbe essere utile, in quanto consentirebbe un rapido esame delle varie questioni ed una precisa definizione delle intese raggiunte. Tale procedura, a chiusura delle conversazioni dirette con questo Ambasciatore d’Austria, offrirebbe la possibilità di un definitivo accertamento delle soluzioni previste sui punti tuttora controversi.

Ho confermato con l’occasione che né nel corso di una riunione di esperti né per via diplomatica si sarebbe dovuto procedere allo scambio dei documenti di chiusura. Tale operazione non era mai stata prevista ed a riguardo richiamavo le obbiezioni formulate alla proposta austriaca di autenticazione e scambio dei documenti, obbiezioni che, del resto, da parte austriaca erano state accolte.

2. Loewenthal ha preso atto di quanto da me comunicato.

Per quanto concerne, in particolare, la comunicazione del «resto» del pacchetto, ha precisato che, a suo parere personale, la proposta austriaca del 16 luglio (secondo la quale il Governo di Vienna non vedrebbe ostacoli di ricevere all’atto della consegna o dell’informazione, una dichiarazione italiana in cui venga precisato che tali atti servono – in armonia con la concordata riserva dei punti di vista giuridici – esclusivamente all’informazione e non costituiscono un’azione che possa conferire al pacchetto il carattere di un accordo) doveva essere intesa nel senso che da parte austriaca si è disposti ad accusare ricevuta di una simile dichiarazione nel caso che da parte nostra si fornisse, sui chiarimenti al pacchetto, «una informazione “fissabile per iscritto” (sotto dettatura)».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi DD. 516 e 518.


4 Vedi D. 153.

521

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1) Appunto(2). Roma, 21 luglio 1969.

A.

Le conversazioni con questo Ambasciatore d’Austria sugli aspetti formali relativi alla conclusione della controversia altoatesina sono giunte, in pratica, alla fase conclusiva.

Difatti, pur tenendo presente la premessa che, qualunque sia la soluzione cui si potrà giungere, essa dovrà essere una soluzione globale (e che quindi nessuna delle intese finora raggiunte puavere valore finché non siano stati portati a termine soddisfacentemente i colloqui in corso), sono stati concordati, in maniera che si puritenere definitiva:

a) il cosidetto calendario operativo;

b) i testi dei documenti relativi alle varie operazioni di chiusura (calendario operativo, dichiarazioni e testi ad esso connessi).

Anche per lo stesso «pre-calendario», pur tenendo conto che su di esso sono state sollevate recentemente, da parte austriaca, alcune obiezioni, che sembrano ispirate a motivi di carattere evidentemente negoziale, sembra esistere un accordo di principio.

I punti, che rimangono tuttora aperti, sono quindi sostanzialmente due: a) il problema delle modalità con cui potrà essere fornita all’Austria una informazione sul contenuto del cosidetto «resto del pacchetto» e dei relativi chiarimenti; b) la richiesta avanzata in data 19 corrente da parte austriaca(3), relativa allo scambio del testo del calendario operativo e dei vari documenti connessi col calendario stesso.

Come si puconstatare, se oggi le divergenze sono ridotte numericamente ad un minimo, esse vertono sopra un punto essenziale, e cioè il problema della cosidetta «internazionalizzazione del pacchetto».

Da parte italiana, come si ricorderà, è sempre stato sostenuto:

1) che da parte nostra era stato integralmente eseguito l’Accordo De Gasperi- Gruber;

2) che non si intendeva conseguentemente procedere alla stipulazione di un nuovo Accordo interpretativo, integrativo, o sostitutivo dell’Accordo di Parigi;

3) che le misure da noi previste per una piampia autonomia della Provincia di Bolzano avrebbero avuto carattere esclusivamente autonomo ed erano concesse, non in base ad un obbligo internazionale, ma in base ad una libera decisione interna.

Cipremesso, tutta la nostra azione è stata intesa ad evitare che, in base ai contatti italo-austriaci, che hanno avuto luogo dal 1961 ad oggi, e particolarmente dal 1964 ad oggi, si potesse dedurre o arguire l’esistenza di un vero e proprio accordo italo-austriaco. Si è percicercato di evitare di giungere alla stipulazione non soltanto di atti internazionalmente validi – secondo le forme tradizionalmente previste – ma anche all’attuazione di operazioni, che potessero essere considerate concludenti a tale fine. In questa prospettiva il problema della consegna del «restodel pacchetto» acquista particolarissima importanza. È infatti evidente che, se tale consegna non avvenisse, i tentativi austriaci di dimostrare l’esistenza di un accordo internazionale circa il contenuto del pacchetto ne sarebbero inficiati. Inversamente, se si procedesse ad una consegna formale del «resto del pacchetto» e dei suoi chiarimenti, la tesi austriaca ne uscirebbe senza dubbio notevolmente rafforzata.

Proprio tale problema, che in un primo momento sembrava riferirsi esclusivamente alla consegna dei cosidetti «chiarimenti Moro», fu affrontato a suo tempo in vari Comitati di Ministri. In una prima fase, si pensdi risolverlo attraverso la consegna dei considetti «chiarimenti Moro» per il tramite di persone incompetenti e cioè non in posizione da poter impegnare, con i loro atti, la volontà dello Stato italiano. Caduta tale ipotesi in seguito all’opposizione austriaca, si giunse a concordare la consegna, non già di tutto il pacchetto, ma del solo «resto del pacchetto», ossia delle modificazioni che esso avrebbe subito in seguito alle indicazioni fornite al Dr. Magnago dal Presidente del Consiglio On. Moro.

È sull’interpretazione da dare attualmente – in particolare dopo la rilettura del pacchetto – a tale formula, che si sono imperniate essenzialmente le conversazioni tuttora in corso.

Naturalmente, è chiaro che la consegna del «resto del pacchetto», e l’eventuale scambio dei testi relativi alla chiusura della controversia non sono i soli elementi da cui è possibile inferire una internazionalizzazione: ma sono senza dubbio elementi necessari ed essenziali. Ciche puspiegare l’energia con cui da parte austriaca si insiste su di essi.

B.

Per valutare meglio il problema del valore dei punti tuttora aperti, varrà la pena di ricordare gli effetti possibili della internazionalizzazione delle misure, che costituiscono il cosidetto pacchetto.

Tali effetti consistono sostanzialmente in questo: che mentre, da parte austriaca, in un’eventuale controversia giuridica internazionale si potrebbe oggi unicamente far leva sul punto 2 dell’Accordo di Parigi, il quale è stato ormai analizzato in tutti i sensi ed il quale esporrebbe il Governo italiano soltanto a pericoli attinenti alla misura ed alle modalità di esecuzione; invece l’esistenza dell’accordo su tutte le misure previste darebbe fondamento giuridico alla possibilità di pretese austriache su ognuna delle misure stesse e sarebbe perciin ipotesi una fonte inesauribile di reclami di carattere internazionale.

Vi sono, a questo riguardo, varie ragioni per le quali sembra opportuno evitare che le misure previste per l’Alto Adige siano internazionalizzate: e cioè che appaiano oggetto di un tacito accordo con l’Austria. Fra di esse si possono ricordare le seguenti:

- -

specificava i contenuti dell’autonomia da accordare all’Alto Adige e che l’Italia era dunque libera di determinare tali contenuti, purché, beninteso, rispettasse gli obiettivi di quell’Accordo. Un eventuale nuovo accordo corrispondente alle formule minuziose del pacchetto ridurrebbe quasi a zero il nostro margine di discrezionalità e quindi le nostre possibilità di difesa in eventuali controversie future.

- -

C.

Dopo le conversazioni che si sono svolte nel corso di queste ultime settimane, la situazione, per quanto concerne il problema della consegna del «resto del pacchetto» è la seguente. Si prospettano tre alternative:

- - -

Informazione verbale «fissabile per iscritto» (sotto dettatura) circa le «precisazioni fornite a richiesta di esponenti politici altoatesini su alcune misure del pacchetto e attinenti alla definizione delle misure stesse».

Infine dichiarazione scritta da parte italiana (di cui l’Austria accuserebbe ricevuta) del seguente tenore: «Tali atti servono – in armonia con la concordata riserva dei punti di vista giuridici – esclusivamente all’informazione e non costituiscono un’azione che possa conferire al pacchetto il carattere di un accordo»;

c) consegna per iscritto dell’intero pacchetto e dei suoi chiarimenti. Dichiarazione scritta da parte italiana, identica a quella di cui all’alternativa b), di cui l’Austria accuserebbe ricevuta.

Si pone ora il problema di scegliere fra le tre alternative prese in esame (le due ultime delle quali – occorre rilevare – sono state a noi proposte da parte austriaca). (Per completezza di esposizione, occorre tener presente che si è profilata anche un’altra alternativa pure avanzata da parte austriaca; un’alternativa che non si sarebbe discostata molto da quella ricordata sub c) con la differenza che la dichiarazione di non rilevanza giuridica delle informazioni fornite sul pacchetto sarebbe stata rilasciata da parte austriaca. Si tratta, tuttavia, di una proposta che in un primo tempo non si è ritenuto di esplorare e che successivamente è stata ritirata da parte di Vienna).

Tutto cipremesso è stato posto ai Proff. Monaco, Sperduti e Capotorti il quesito se, in linea di massima, sia preferibile seguire la soluzione a) (senza dichiarazione da parte italiana) o eventualmente le soluzioni b) o c).

Dai pareri dei Proff. Monaco, Sperduti e Capotorti, qui allegati(6), risulta che la soluzione preferibile sarebbe quella di cui alla ipotesi b), a condizione che:

- - - - - -

D.

Rimane ancora, come è stato rilevato, il problema dello scambio dei documenti relativi alla chiusura della controversia, problema sollevato da Loewenthal il 18 luglio u.s., colla proposta che tale scambio venga effettuato in via diplomatica.

Com’è noto, tali documenti, nelle versioni italiana e tedesca, sono stati letti e rivisti nel corso dell’ultima riunione degli esperti (Parigi 30 gennaio-1 febbraio u.s.)7. Successivamente sono state apportate modifiche alla «Dichiarazione del Cancelliere austriaco al Consiglio Nazionale» ed alla «Dichiarazione liberatoria austriaca». Tali modifiche sono state recentemente concordate. Di conseguenza, tanto la parte italiana quanto la parte austriaca sono perfettamente a conoscenza del testo definitivo dei documenti.

La recente proposta si riallaccia, evidentemente, alla richiesta fatta a suo tempo da parte austriaca di procedere alla autenticazione ed allo scambio dei documenti medesimi. Tale proposta, come è noto, venne da noi respinta. Le nostre obiezioni vennero accolte da parte austriaca e la richiesta venne ritirata. Si deve ora constatare che il Governo di Vienna ritorna, almeno in parte, sulla sua decisione con la richiesta di scambio dei documenti in parola.

Per le considerazioni pisopra svolte, sembrerebbe opportuno insistere nella nostra nota posizione, respingendo la richiesta in questione. Se da parte austriaca si dovesse insistere per un definitivo confronto dei testi, si potrebbe accettare che una rilettura di essi venga effettuata nel corso della prossima riunione di esperti: il che non modificherebbe, sostanzialmente, la situazione di fatto esistente.

E.

Anche in relazione all’odierna proposta austriaca di un incontro fra il Direttore Generale degli Affari Politici al Ballhaus, Ambasciatore Halusa, ed il sottoscritto, (incontro per cui è stata proposta la data di sabato 26 luglio p.v.)8, si rimane in attesa di conoscere se da parte italiana ci si potrà esprimere, in tale occasione, nel senso indicato nel presente appunto(9).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Documenti inviati dalla Presidenza del Consiglio.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Il documento reca il timbro: «Visto dal Presidente del Consiglio dei Ministri».Vedi D. 520.


4 Vedi D. 153.


5 Vedi D. 518.


6 Non pubblicati.


7 Vedi D. 468.


8 Informando Gaja della proposta austriaca di incontro, Lwenthal aveva aggiunto che il Governo

di Vienna lasciava alla parte italiana la decisione circa l’eventuale partecipazione degli esperti (Appunto di

Gaja del 21 luglio, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969).9 Per il seguito vedi D. 525.

522

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. riservatissimo urgente 0152. Vienna, 21 luglio 1969.

Oggetto: Trattative italo-austriache.

Riferimento: Tel.sso urgente ministeriale 052/001 del 18 luglio(3).

Anche a me Halusa, cui venerdì 18 sera parlavo della dichiarazione austriaca circa le non conseguenze giuridiche di una consegna o informazione del resto del pacchetto (checché tale resto abbia a essere), ha sorprendentemente detto che sia io che Gaja dovevamo aver capito male. Il Governo austriaco era disposto a ricevere una dichiarazione italiana nello stesso senso, non a farla lui.

E poiché né io né Gaja avevamo capito male, e né Tschofen né Loewenthal avevano parlato a vanvera, il solo commento che posso fare a questo episodio è che ogni Ministero degli Esteri ha i suoi giuristi. Mi auguro che i nostri trovino ora qualcosa di buono nella proposta austriaca.

Circa le considerazioni contenute nella seconda parte del citato dispaccio ministeriale permettomi osservare che una cosa è il riferimento che nella sua comunicazione al Nationalrat il Cancelliere farà al documento distribuito ai membri del Senato e della Camera italiani; e un’altra cosa è l’essere Magnago in condizioni di dire al congresso straordinario della SVP che il Governo austriaco ha ricevuto comunicazione da parte di quello italiano dell’elenco completo delle misure previste per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano.

(Segnalo per inciso che, a quanto ultimamente dettomi da Halusa, la consegna del «resto del pacchetto» dovrebbe, secondo lui, avvenire nel periodo intercorrente fra la riunione del Parteiausschuss e quella della Landesversammlung. Mi richiamo a questo proposito a quanto egli mi disse il 15 maggio, e che riferii con telegramma 3044. Ambedue le dichiarazioni mi sembrano ispirate dalla stessa fonte).

Non si sarà dimenticato che la raccomandazione del Parteiausschuss del marzo 1967(5) approvava il pacchetto sub conditione di un efficace ancoraggio. Poco a poco, e grazie all’innegabile bravura dei nostri negoziatori, siamo scesi dalla commissione arbitrale (per non parlare della sottocommissione del Consiglio d’Europa, dello scambio di note, della Corte dell’Aja nella versione Kreisky, del notaio di fiducia o dell’amico di famiglia) alla garanzia che l’Austria, unica e sola, dà ai sudtirolesi che tutto, o quasi, resta impregiudicato se l’Italia non esegue quanto ha promesso: e cioè che fino allora il confine al Brennero non verrà liberamente riconosciuto, che ci si potrà appellare a New York e a Strasburgo, che si potrà chiedere un referendum, e che perfino si potrà introdurre (ma con quanta poca speranza di successo!) un ricorso alla Corte Internazionale dell’Aja.

Che risposta potrebbe dare Magnago a chi gli domandasse qual è l’effettiva consistenza della garanzia austriaca, se l’Austria non conosce ufficialmente (non si danno garanzie sulla base del sentito dire) i punti specifici di quello che garantisce? Chi toglierebbe dalla mente dei non ingiustamente sospettosi sudtirolesi che tutte le nostre causidicità non hanno tanto da fare col timore che l’Aja possa dichiararci inadempienti sul pacchetto (e perché dovremmo nutrire questo timore se abbiamo intenzione di tener fede alle nostre promesse?) quanto col desiderio appunto di dare applicazione, piuttosto che al pacchetto, al vecchio proverbio italico che concerne le feste e i Santi?

Che si facciano da parte nostra nobili sforzi per impedire che ci si strappi dai fianchi l’ultimo dei sette veli, con i quali dal 1960 tenacemente difendiamo la purezza della tesi che l’Alto Adige è una «questione interna», appare certamente degno e giusto. Ma al punto in cui siamo ... e quando abbiamo da anni acconsentito a che l’Austria faccia alle Nazioni Unite, agli inizi del calendario operativo, una dichiarazione in cui sono minuziosamente elencati tutti gli incontri di Ministri, di diplomatici e di esperti dei due paesi, avvenuti in seguito alla raccomandazione dell’Assemblea Generale di riprendere i «negoziati» sull’applicazione dell’accordo De Gasperi- Gruber; quando la nostra stessa dichiarazione alle N.U. contiene la menzione di «negoziati» attraverso «colloqui, conferenze e sondaggi»; quando abbiamo accettato tutto cidobbiamo proprio arenarci sull’unico punto che pudarci la sola cosa cui dobbiamo tenere, l’approvazione del pacchetto da parte della minoranza di lingua tedesca?

Ho pivolte espresso il mio profondo convincimento a codesto Ministero che noi sopravalutiamo la chiusura della vertenza con l’Austria. Col sopravalutarla siamo noi stessi a riconoscere che l’affare dell’Alto Adige è un affare internazionale. Ciche ci dovrebbe stare a cuore non è accontentare Vienna, ma accontentare Bolzano: se ci avessimo pensato un po’ di pinegli ultimi cinquant’anni non saremmo in questi mali passi. Abbiamo ora la possibilità di accontentare ambedue: Bolzano a un prezzo abbastanza alto, Vienna ad un prezzo praticamente eguale a zero se faremo il nostro dovere a Bolzano. Di quale internazionalizzazione andiamo spaventandoci, quando non avremo con l’Austria neanche un documento del tipo di quello che, volere o no, ci lega alla Jugoslavia in materia di minoranze?

Che se poi teniamo fortissimamente alla chiusura della vertenza con l’Austria, allora dovremmo essere conseguenti e chiedere noi un impegno austriaco internazionalmente esigibile. Quid se l’Austria rifiuterà di darci la quietanza? O se ce la darà con una formula diversa da quella per cui stiamo lottando? O se si rifiuterà di eseguire l’ultimo punto del calendario operativo, la stipulazione di un accordo di amicizia e collaborazione che chiuderà per sempre la questione confinaria (ammesso che nell’Anno I della Luna simili questioni abbiano vera importanza)? A chi faremo appello, visto che abbiamo inflessibilmente sostenuto che non esiste alcun accordo con l’Austria, e visto che abbiamo perfino accettato che l’Austria dia la quietanza prima dell’entrata in vigore dell’accordo sulla Corte dell’Aja? E come potremmo d’altronde ricorrere a questo foro, avendo noi asserito ai quattro venti che non esiste alcun nuovo accordo, e che quello De Gasperi- Gruber è stato pienamente eseguito? E ancora: di che quietanza abbiamo bisogno se pretendiamo che l’unico accordo italo-austriaco è stato da noi applicato in toto, e che le ulteriori misure che prendiamo o prenderemo sono fatte ex abundantia cordis verso la nostra minoranza di lingua tedesca?

Quando addito le contraddizioni in cui ci siamo messi non ne faccio colpa a nessuno. È certo molto difficile raggiungere contemporaneamente tre obiettivi diversi: la soddisfazione della nostra Ragion di Stato, la soddisfazione della minoranza, la soddisfazione dell’Austria. Ma ormai da anni siamo impegnati in questo tentativo, e vicinissimi al successo. Converrà dunque proseguire, perché a chi dicesse che il tempo lavora in nostro favore, consiglierei di leggersi l’elenco dei componenti dei Consigli comunali nei 107 Comuni dell’Alto Adige: dove, se c’è un nome italiano come sindaco (salvo Bolzano, Merano e Brennero) è perché si tratta del figlio di un italiano che è passato alla SVP. I francesi ci hanno messo duecento anni, ma gli Schuman e i Pflimlin, i Wormser e i Baumgartner sono sicuramente francesi: e già nel 1870 molti alsaziani emigrarono in Algeria per non sottomettersi al Secondo Reich.

Pudarsi che la «soluzione globale» alla quale mancano ormai poche virgole sia cattiva: ma è la soluzione proposta da noi. Consideriamo d’altra parte come e quando si potrebbe sperare in una soluzione migliore, lasciando che l’attuale fallisca. Nell’aprile 1970 avremo al Governo dell’Austria, insieme ai cattolici, o Kreisky o i nazionalisti. L’una o l’altra ipotesi ci augurano del bene? Lo escluderei. Vogliamo appellarci allo storico (e non fortunato) motto, l’Italia farà da sé? Ogni volta che ne discutevo con Mario Toscano egli mi faceva osservare che si pufare a meno del consenso austriaco, ma non si pufare a meno di quello sudtirolese. Se ancora i risultati della Commissione dei 19 (e cioè il pacchetto) venissero autonomamente attuati, transeat: ma come sperarlo, se c’è chi conta fin da ora, o perlomeno lo dà a divedere, di non eseguire il pacchetto che parzialmente? Se la magistratura italiana classifica i sudtirolesi fra i sottosviluppati? Se il Governo italiano non è capace di fondare un’Università a Bolzano, di traforare lo Stelvio, di sistemare un po’ di tirolesi nelle greppie statali e parastatali, di convincere milanesi e torinesi a ingaggiare dei giovani altoatesini per tenere la loro corrispondenza commerciale in tedesco? Ripeto: se non siamo buoni a risolvere la questione pragmaticamente e con le sole nostre forze, risolviamola almeno fintanto che ci sono ancora delle colombe nella SVP. E se per risolverla dobbiamo dare comunicazione, in forme esoteriche, all’Austria di ciche alle colombe promettiamo, facciamolo in nome di Dio prima che esse siano divorate dagli incombenti sparvieri.

L’assenza di un Governo nella pienezza dei suoi poteri rende certamente tutto pidifficile, e forsanche in certe circostanze impossibile. Ma, col debito rispetto di chi non è negoziatore verso chi continua a avere la responsabilità tecnica del negoziato, a me sembra che un equilibrato calendario delle prossime settimane potrebbe essere il seguente. 1) Soluzione delle ultime divergenze italo-austriache, alla luce di quanto detto pisopra; 2) consegna a Magnago della risposta del Governo di Roma; 3) raccomandazione del Parteiausschuss alla Landesversammlung di accettare il pacchetto a condizione che la garanzia austriaca regga; 4) nostra comunicazione agli austriaci, nelle forme pivarie, del residuo del pacchetto; 5) dichiarazione del Cancelliere austriaco sul terrorismo; 6) inizio dell’iter dei tre provvedimenti amministrativi; 7) nuova sessione del Parteiausschuss o Landesversammlung straordinaria o ambedue in cui si dichiari che la soluzione è accettata.

Ci sarà poi da mettere in moto il calendario operativo. Il come e il quando dipenderanno dal tipo di soluzione della crisi politica italiana, e quindi non è possibile pronunciarsi per ora sull’argomento.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.


2 Sottoscrizione autografa. Diretto per conoscenza all’Ufficio del Consigliere Diplomatico presso la Presidenza del Consiglio e al Consolato Generale a Innsbruck.


3 Vedi D. 519.


4 Vedi D. 493.


5 Vedi D. 208, Allegato II.

523

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 28302/469. Vienna, 22 luglio 1969 (perv. ore 21,40).

Oggetto: Questione Alto Adige.

Tschofen, che Paulucci ha incontrato oggi, ha detto che venerdì prossimo alla presenza di Waldheim che rientra da un periodo di cure, si riuniranno i competenti funzionari per mettere a punto la posizione della Ballhausplatz alla luce dei pirecenti incontri Gaja- Loewenthal(2). In tale riunione verranno date le istruzioni agli esperti che dovrebbero incontrarsi con quelli italiani, qualora codesto Ministero accetti le date 2628 corrente per incontro esperti.

Premesso che allo stadio attuale dei risultati dei colloqui egli nutre fiducia che un incontro di esperti possa essere conclusivo, Tschofen ha ritenuto di poter delimitare, fra le varie questioni, due – che a suo avviso di tecnico – offrono materia picomplessa discussione: la dichiarazione sul terrorismo e la comunicazione del «resto» del pacchetto.

Sul primo punto egli ha spiegato che il Consiglio dei Ministri austriaco si era orientato verso la risposta scritta ad un’interrogazione, per il caso che tale manifestazione della volontà politica governativa non potesse aver luogo che durante le ferie parlamentari estive. Era necessario – a suo subordinato avviso – che il Ministro consultasse il Cancelliere su eventuali modifiche dell’intesa raggiunta al riguardo dal Consiglio dei Ministri.

Sul secondo punto Tschofen ha ritenuto di distinguere tre aspetti: tempo, contenuto e modalità della comunicazione. Sul tempo, il nostro interlocutore ci ha detto di aver telefonato stamani a Magnago per informarlo della posizione italiana concernente l’effettuazione della comunicazione dopo la riunione del Congresso straordinario della SVP. Tschofen si sarebbe adoperato per indurre Magnago ad accettare tale tesi. Egli ha anche lasciato intendere che non dovrebbe essere impossibile – salvo superiori decisioni politiche – che da parte austriaca si vada incontro alla predetta richiesta italiana. Sul contenuto, pur riconoscendo che nei colloqui romani si sono fatti progressi, egli è sembrato tuttora convinto della fondatezza della tesi austriaca attuale. Per quanto concerne le modalità dell’informazione, egli non ha ritenuto di fare commenti sull’attuale delicata fase negoziale.

Richiesto su quale fosse la sua opinione in merito alla possibilità che Magnago riunisca nuovamente l’esecutivo della SVP dopo il 26 corrente e cioè durante le consuetudinarie ferie estive, Tschofen ha detto che trattasi di un problema di disciplina di partito. Se Magnago è forte lo riunisce quando vuole, se è debole la riunione dipenderà anche dal buon voler degli altri membri.

In merito all’incontro politico – che secondo il suggerimento austriaco potrebbe svolgersi a New York – si è tratta l’impressione che non vi si attribuisca qui soverchia importanza, il che pufar pensare che da parte austriaca vi si possa anche rinunciare. Appunto questo suo carattere «eventuale» spiegherebbe – secondo Tschofen – il motivo per cui gli austriaci non vorrebbero che esso condizionasse, con un suo preciso collocamento nel precalendario, la realizzazione di altre fasi piimportanti del negoziato.

Nell’allargare il tema della conversazione al panorama politico austriaco, Tschofen ha ricordato come una decisione positiva del Congresso straordinario della SVP

– che in effetti rappresenta la stragrande maggioranza della popolazione altoatesina di lingua tedesca – avrebbe un gran peso sugli oppositori di destra e di sinistra che combattono l’attuale soluzione.


1 Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II.


2 Vedi da ultimo i DD. 518 e 520.

524

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 22 luglio 1969.

Riassumo qui di seguito le istruzioni che l’On. Presidente del Consiglio e l’On. Ministro mi hanno impartito circa il seguito da dare alle questioni tuttora aperte sul piano dei contatti italo austriaci:

1. Accettare la proposta formulata il 21 luglio u.s. da Loewenthal(3) per l’effettuazione di un incontro fra il Direttore Generale degli Affari Politici al Ballhaus, Ambasciatore Halusa, e il sottoscritto sabato 26 luglio p.v. a Zurigo. Aggiungere che da parte italiana si ritiene preferibile che gli esperti non partecipino alla riunione e che, per quanto concerne la data, essa potrebbe essere anche anticipata.

2. Per quanto concerne la consegna del «resto» del pacchetto, formulare la seguente proposta, che tiene largamente conto dei risultati cui si è giunti nei contatti pirecenti con questa Ambasciata d’Austria:

- - -

La dichiarazione di cui sopra sarà incorporata in una Nota Verbale e sarà consegnata al Governo di Vienna, indipendentemente dal testo delle aggiunte e modifiche del pacchetto. La risposta austriaca dovrà limitarsi ad una presa di atto.

- -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 521, punto E.


4 Vedi D. 153.

525

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 24 luglio 1969.

L’Ambasciatore Catalano ha telefonato per comunicare che l’On. Presidente del Consiglio ha formulato alcune osservazioni in relazione all’appunto di questa Direzione Generale in data 21 luglio u.s., circa gli ultimi sviluppi della questione altoatesina. L’On. Rumor pregava di portare a conoscenza dell’On. Ministro le osservazioni stesse, che qui di seguito si riassumono:

- - - - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969.


2 Sottoscrizione autografa. Annotazione sul primo foglio: «V. dal Segretario Generale. Comunicato verbalmente all’On. Ministro il 24 luglio, ore 19,20. F.to Gaja».

526

COLLOQUIO DEL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, CON IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, HALUSA (Parigi, 25 luglio 1969)1

Appunto(2).

Appunto relativo all’incontro che ha avuto luogo il 25 luglio 1969 a Parigi fra il Direttore Generale degli Affari Politici al Ballhaus, Ambasciatore Halusa ed il Direttore Generale degli Affari Politici, Ambasciatore Gaja.

Hanno partecipato al colloquio: da parte austriaca il Sig. Tschofen e da parte italiana il Consigliere d’Ambasciata Benedetto Fenzi.

HALUSA: Ritiene assai utile l’iniziativa del Governo italiano di anticipare l’incontro anche per fornire un appoggio a Magnago in vista della riunione dell’Esecutivo della SVP indetta per il 26 luglio. Cipotrà consentirgli pifacilmente di far fronte all’opposizione di Dietl.

Riferendosi alle questioni aperte sul piano dei contatti italo-austriaci rileva che vi sono tuttora due punti non risolti e cioè: 1) il momento in cui il Governo italiano darà le informazioni sul pacchetto; 2) le modalità da seguire nel dare tali informazioni. Egli aveva l’impressione che l’Italia avrebbe dovuto consegnare il pacchetto in occasione della prossima riunione degli esperti e che tale fosse l’intesa con gli esperti italiani. In seguito sono sorte divergenze. Pensa che si debba trovare una soluzione accettabile da ambo le parti.

GAJA: Ritiene che la consegna debba avvenire al momento fissato nel pre-calendario, indipendentemente da quanto la SVP potrà fare per l’approvazione dell’intera ipotesi d’intesa.

HALUSA: Osserva che non risulta sia stata finora prevista una successione degli atti del pre-calendario.

GAJA: Esso comprende, come è noto, talune operazioni che per vari motivi non si è ritenuto di poter inserire nel calendario operativo. Si tratta ora di decidere se la comunicazione italiana del resto del pacchetto debba, o meno, precedere la dichiarazione governativa austriaca contro il terrorismo.

HALUSA: Osserva che la comunicazione del resto del pacchetto dovrebbe precedere la decisione politica.

GAJA: Fa rilevare che la richiesta austriaca di una informazione ufficiale è poco comprensibile tanto pise essa dovesse precedere la decisione politica. Si pucapire che gli austriaci desiderino essere informati. Ma quello di cui si discute è qualcosa di ben diverso, che è da presumere si desideri per trarne conseguenze di carattere giuridico o politico. Si tratta infatti di una informazione formale: ossia della consegna per iscritto di certe indicazioni. Di fronte all’insistenza austriaca su tale particolare tipo di informazione (che è, invece, sostanzialmente superflua) è ovvio che da parte italiana si debbano nutrire vive perplessità.

HALUSA: Fa presente che deve essere possibile trovare un mezzo per eliminare le preoccupazioni italiane al riguardo.

GAJA: È certo essenziale cercare una formula che possa eliminare le preoccupazioni italiane. Proprio allo scopo di facilitare tale ricerca egli aveva insistito per incontrarsi con Halusa, in quanto Loewenthal non era sembrato molto al corrente della questione. Una formula rispondente a tale scopo potrebbe essere costituita da una dichiarazione austriaca che riconosca che la comunicazione del pacchetto non costituisce un atto che comprovi l’esistenza di un accordo internazionale italo-austriaco avente come oggetto le misure del pacchetto.

HALUSA: Rileva che vi sono delle esigenze di politica interna delle quali il Governo austriaco deve tener conto. In particolare, il Governo austriaco deve essere messo in condizione di poter affermare che esso è completamente ed esattamente informato di tutto il contenuto del pacchetto.

GAJA: Osserva che da parte italiana si è disposti a dare a titolo amichevole ogni informazione al Governo austriaco sul pacchetto. Altra cosa è invece la comunicazione ufficiale del pacchetto, che, come noto, solleva giustificate preoccupazioni nel Governo italiano, perché puessere considerata una «konkludente Handlung». Anche in considerazione di tali preoccupazioni la comunicazione del resto del pacchetto deve essere preceduta dalla cosidetta decisione politica. Per quanto concerne l’incontro politico rileva che se da parte austriaca si ritiene che esso presenti qualche utilità, da parte italiana

– questo è il pensiero del Presidente Rumor – non si ha nulla in contrario a prendere in esame la possibilità che l’incontro stesso venga effettuato a livello Presidenti del Consiglio o Ministri degli Esteri, prima delle operazioni del pre-calendario: o anche in data successiva, purché il pre-calendario inizi con una decisione politica. Nell’attuale situazione costituzionale italiana, non puessere preso, tuttavia, alcun impegno al riguardo.

HALUSA: Nota che forse il nuovo Ministro italiano degli Affari Esteri si opporrà all’incontro politico.

GAJA: Cinon sembra probabile.

Riferendosi alla comunicazione da farsi a Magnago circa le decisioni del Governo in merito ai 53 punti emersi nel corso della cosidetta «rilettura» del pacchetto, osserva che dovrà essere comunicato a Magnago al tempo stesso anche il calendario operativo. Ciallo scopo di evitare che vi siano due discussioni distinte in seno alla SVP ed eventualmente anche due Congressi distinti. Chiede ad Halusa se ritiene sufficiente che venga comunicato a Magnago il solo calendario operativo, senza i dettagli relativi al pre-calendario ed, in particolare, a quanto è ora in discussione.

HALUSA: Ritiene che la comunicazione del solo calendario sia sufficiente.

TSCHOFEN: Rileva che Magnago non è informato dell’esistenza del pre-calendario. Occorrerebbe metterlo al corrente anche di questo.

GAJA: Ritiene che non occorrerebbe dire a Magnago che è previsto un pre-calendario e quali sono le operazioni in esso comprese. Del resto, l’unica operazione del pre-calendario che potrebbe – ma non dovrebbe – interessare Magnago è la comunicazione del resto del pacchetto. Comunque, nell’attuale situazione di crisi governativa è senza dubbio preferibile un breve rinvio delle comunicazioni a Magnago.

HALUSA: Da notizie stampa, ha rilevato che la decisione di fare la comunicazione a Magnago era stata presa dal Governo quando esso era nel pieno esercizio delle sue funzioni. Non sarebbe possibile darvi corso ora?

GAJA: Precisa che la decisione presa prevedeva che, prima di effettuare la comunicazione a Magnago, fossero portati a termine i contatti italo-austriaci, il che non è ancora avvenuto. Da un punto di vista strettamente giuridico, è possibile che una comunicazione, fatta oggi, di una decisione presa anteriormente alla crisi governativa sia costituzionalmente ineccepibile. Ma vi è innanzitutto un problema politico, derivante dal fatto che sono attualmente in corso contatti per la soluzione della crisi di Governo. Sollevare in questo momento il problema della comunicazione a Magnago della risposta ai 53 punti potrebbe porre al centro delle discussioni per la formazione del nuovo Governo anche la questione altoatesina (e cisarebbe inevitabile, perché Magnago darebbe indubbiamente notizia pubblica all’Esecutivo del suo partito delle informazioni pervenutegli). Cidovrebbe indurre a pensare che è preferibile attendere qualche giorno prima di effettuare la comunicazione a Bolzano dato che dopo la costituzione del nuovo Governo non vi saranno difficoltà.

HALUSA: Fa presente che forse si potrebbe intanto dire a Magnago che nel corso del presente incontro è stata raggiunta una intesa sul calendario operativo e che di conseguenza egli potrà convocare l’Esecutivo per la settimana ventura quando il nuovo Governo italiano sarà stato formato e gli sarà stata effettuata anche la comunicazione relativa al pacchetto.

GAJA: Rileva che occorre prima essere ben sicuri che non vi siano dubbi né sul calendario operativo né sui testi dei documenti di chiusura. Anche in relazione agli sviluppi della crisi governativa, non ritiene che si possano prendere impegni di cui potrà essere fatta una comunicazione definitiva a Magnago. Chiede, comunque, se la parte austriaca è d’accordo anche sul pre-calendario.

HALUSA: Insiste affinché la comunicazione del resto del pacchetto avvenga prima dell’incontro politico. Aggiunge che le preoccupazioni italiane dovrebbero essere neutralizzate mediante una dichiarazione parallela dei Governi italiano ed austriaco, presso a poco del seguente tenore: «Si dichiara che il fatto, le modalità e il momento della consegna del pacchetto non portano pregiudizio al punto di vista rispettivo dell’Italia e dell’Austria».

GAJA: Osserva che tale dichiarazione non gli sembra sufficiente ad eliminare le preoccupazioni italiane, in quanto i punti di vista rispettivi dell’Italia e dell’Austria si riferiscono all’esecuzione dell’accordo De Gasperi- Gruber. La formula indicata da Halusa lascia invece aperta la possibilità di un’interpretazione secondo la quale si sarebbe potuto far luogo ad un nuovo accordo. Cinon puessere accettato da parte italiana. Occorre prevedere una formula che copra la comunicazione di tutto il pacchetto. Se la dichiarazione emana dal Governo italiano, il Governo di Vienna deve limitarsi a prenderne atto. Aggiunge che la formula indicata da Halusa richiama quella consegnata da Loewenthal il 29 luglio(3), che anch’essa non poteva essere accettata. Riferendosi, poi, alla proposta di una dichiarazione comune e parallela fa presente che nemmeno questa è accettabile. Occorrerebbe fare in modo che la comunicazione del «resto del pacchetto» fosse completamente slegata da qualsiasi atto che potesse far pensare ad un accordo.

HALUSA: Chiede se, ove fosse concordata una formula adatta per la dichiarazione italiana, la comunicazione del resto del pacchetto potesse avvenire prima dell’incontro politico.

GAJA: Rileva che in ogni caso la comunicazione del resto del pacchetto non puavvenire se non dopo una decisione politica.

HALUSA: Osserva che se la comunicazione del pacchetto al Governo austriaco non è completa, non puintervenire neppure la decisione politica.

GAJA: Osserva che il pacchetto sarà già stato comunicato per intero alla SVP prima della decisione politica.

HALUSA: Avanza l’ipotesi che la comunicazione del pacchetto venga effettuata in occasione dell’incontro politico e simultaneamente ad esso e chiede se tale formula sia accettabile da parte italiana.

GAJA: Osserva che in ogni caso la comunicazione non deve essere effettuata a livello Ministri. Potrebbe esser fatta nella stessa occasione, ma dopo l’incontro dei Ministri, da parte di funzionari o di esperti.

Occorre comunque definire con esattezza che cosa deve essere «neutralizzato» mediante uno scambio di dichiarazioni. Deve trattarsi della comunicazione dell’intero pacchetto che si pudefinire come il complesso delle misure legislative ed amministrative concernenti la Provincia di Bolzano previste al 18 luglio 1966(4), delle aggiunte e varianti alle disposizioni predette, nonché delle nuove disposizioni. Occorre ben chiarire che la comunicazione del Governo italiano è fatta a fine di pura informazione. Bisogna che la parte austriaca convenga su tale punto. Le eventuali dichiarazioni dei due Governi per neutralizzare le possibili conseguenze giuridiche della comunicazione (intesa come sopra) potrebbero avere carattere di segretezza, nel senso che la parte italiana si riserverebbe di renderle pubbliche soltanto nel caso che cifosse reso necessario da una eventuale iniziativa austriaca davanti ad un foro internazionale. Quindi a suo avviso, la dichiarazione italiana dovrebbe mettere in rilievo i seguenti punti:

- - -

Precisa che con una dichiarazione di tale tenore da parte italiana si sarebbe disposti a consegnare le disposizioni aggiunte a quelle del 18 luglio 1966 nonché le nuove disposizioni e a dare informazione mediante lettura lenta delle «precisazioni». Aggiunge che non verrebbero comunicate al Governo austriaco le risposte negative date a Magnago né le risposte che potessero essere date, a lui o ad altri, in avvenire, ma soltanto quelle necessarie per comprendere le formule del pacchetto.

HALUSA: Dato che né le risposte negative né le risposte future a Magnago verranno comunicate dal Governo italiano al Parlamento, esse non fanno parte del pacchetto. Di conseguenza egli è d’accordo che non vengano consegnate al Governo di Vienna.

GAJA: Fa rilevare che da parte italiana si è disposti a giungere alla dettatura delle «precisazioni» a condizione che il contenuto della dichiarazione sia pisoddisfacente. In particolare, precisa che le alternative potrebbero essere le seguenti:

1) se la dichiarazione verrà rilasciata dal Governo austriaco, da parte italiana si potrebbe essere disposti a comunicare per iscritto il pacchetto, il «resto» del pacchetto e le precisazioni;

2) se la dichiarazione verrà fatta da parte italiana, ma la formula concordata sarà soddisfacente, si puessere disposti alla consegna delle disposizioni (aggiunte e varianti a quelle del 18 luglio 1966) ed alla informazione delle precisazioni mediante dettatura di queste ultime;

3) se la dichiarazione italiana è del tenore sopra indicato, si puessere disposti alla consegna delle disposizioni (aggiunte e varianti a quelle del 18 luglio 1966) ed alla informazione delle precisazioni mediante lettura lenta di queste ultime.

Chiarisce che le precisazioni non saranno inserite nel pacchetto. Alcune di esse potranno essere comprese nei discorsi del Presidente del Consiglio o di altri Ministri al Parlamento. Altre potranno essere inserite nelle istruzioni che saranno impartite al Presidente del Comitato preparatorio dei provvedimenti per l’Alto Adige o a quello della Commissione paritetica per le norme di attuazione.

TSCHOFEN: Chiede se le precisazioni non comunicate eventualmente al Parlamento italiano potranno essere rilevanti al fine del rilascio da parte di Vienna della dichiarazione liberatoria.

GAJA: Il problema non si pone. Il Governo austriaco, infatti, riceverà informazioni circa tali precisazioni anche se il Governo italiano non riterrà di dover dare conoscenza di esse al Parlamento.

Circa la questione dello scambio dei testi dei documenti di chiusura, sollevata da Loewenthal, osserva che tali testi sono già stati esaminati nella riunione degli esperti del 31 gennaio u.s.5. Successivamente, sono state apportate soltanto lievi modifiche (già concordate) ad alcuni di essi. Di conseguenza, se da parte austriaca si ritenesse utile procedere ad una nuova lettura dei testi medesimi, si potrebbe farlo in occasione di una prossima riunione degli esperti. Da parte italiana si è disposti a procedere a tale nuova lettura, ma non allo scambio dei testi.

Riferendosi, poi, alla dichiarazione governativa austriaca contro il terrorismo, precisa che essa dovrebbe aver luogo dopo la decisione politica.

HALUSA: Informa che da parte austriaca si è d’accordo che, nel caso che si verificassero altri attentati prima della dichiarazione sul terrorismo, siano riveduti, come richiesto da parte italiana, il testo, la forma ed il momento della dichiarazione stessa. Aggiunge che, per quanto il Consiglio dei Ministri austriaco abbia deciso che la dichiarazione venga effettuata attraverso una risposta scritta, non esclude che la questione possa venire riesaminata. Osserva che vi è peraltro notevole riluttanza nel Governo di Vienna a fare la dichiarazione mediante risposta orale, tanto piche risposta scritta resta acquisita agli atti parlamentari.

GAJA: Fa presente che da parte italiana si era sempre insistito affinché la dichiarazione avesse carattere solenne; ora non poteva dirsi che la forma della risposta scritta avesse carattere solenne. Essa deve preparare l’atmosfera per un eventuale incontro politico, che potrebbe essere importante, non solo per la questione altoatesina, ma anche per le sue possibili conseguenze sul piano europeo.

HALUSA: Osserva che l’incontro politico potrebbe avere per oggetto anche la trattazione di altre questioni, oltre che quella altoatesina. Aggiunge che egli si riserva di riferire al Ministro il punto di vista italiano circa l’incontro politico e circa il momento della comunicazione del «resto del pacchetto», da farsi a livello funzionari o esperti nella stessa occasione e immediatamente dopo l’incontro dei Ministri. Sottoporrà al Ministro anche la richiesta italiana concernente il carattere solenne della dichiarazione sul terrorismo. A tale riguardo chiede se da parte italiana si insista affinché sia orale e venga effettuata durante una seduta del Parlamento.

GAJA: Quest’ultima questione potrà essere ripresa alla fine, tenendo presente se vi siano altre questioni insolute. Propone, poi, di procedere congiuntamente alla lettura del calendario operativo di cui viene redatta la formulazione definitiva. Riferendosi, poi, alla questione della prossima riunione degli esperti, fa presente che essa potrebbe servire alla rilettura dei documenti di chiusura; comunque da parte italiana non si ritiene tale riunione indispensabile. Lascia ogni decisione in proposito alla parte austriaca. Aggiunge che tale riunione dovrebbe aver luogo prima dell’incontro politico. Essa non avrebbe alcuna influenza sulla data della comunicazione a Magnago delle decisioni italiane in merito alle questioni emerse durante la cosidetta «rilettura» del pacchetto.

HALUSA: Risponde che rifletterà sull’opportunità di una riunione degli esperti. Intanto precisa come segue la successione delle future operazioni, secondo l’ottica austriaca:

- - - -

GAJA: Concorda, in linea di massima, circa la successione delle operazioni, con le precisazioni e le riserve già fatte. Per quanto riguarda il momento della dichiarazione italiana, ritiene che possa essere fatta prima della comunicazione del «resto del pacchetto», ad esempio, in occasione dell’ultimo incontro degli esperti. Fa presente che, comunque, sarebbe urgente conoscere subito il punto di vista austriaco circa le due alternative di cui si è parlato prima, relative alla comunicazione del «resto del pacchetto».

HALUSA: Risponde che la posizione austriaca in materia verrà fatta conoscere fra qualche giorno.

Pomeriggio

HALUSA: Consegna due progetti da lui predisposti della dichiarazione italiana e della risposta austriaca (all. 1 e 2)6.

GAJA: Presenta un progetto predisposto da parte italiana concernente la dichiarazione (all. 3)7. Per quanto concerne la risposta austriaca, osserva a titolo personale che potrebbe essere preso in esame il secondo progetto predisposto da parte austriaca. Assicura che sottoporrà all’esame dei giuristi tutte le formule relative.

HALUSA: Dal canto suo assicura che sottoporrà all’esame degli esperti la formula proposta da parte italiana. Di comune accordo vengono precisate come segue le questioni tuttora da definire:

1) scelta di una delle soluzioni alternative per la consegna del «resto del pacchetto»;

2) forma orale della dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo;

3) incontro politico.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969.


2 Predisposto dall’Ufficio II della DGAP in data 26 luglio.


3 Riferimento errato, vedi D. 520.


4 Vedi D. 153.


5 Vedi D. 468.


6 Vedi D. 527, Allegati III e IV.


7 Vedi D. 527, AllegatoV.

527

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 26 luglio 1969.

Ieri, 25 luglio ho avuto a Parigi il previsto incontro con il Direttore Generale degli Affari Politici al Ballhaus, l’Ambasciatore Halusa(3).

Hanno partecipato al colloquio da parte austriaca, Tschofen, da parte italiana, Fenzi.

Nel corso della riunione sono state raggiunte le seguenti conclusioni:

1) da parte austriaca si è acceduto alle nostre pressioni per il ritiro della richiesta di scambio dei documenti concernenti la chiusura della controversia alto-atesina (problema sollevato da Loewenthal il 18 luglio u.s.4, con la proposta che tale scambio venisse effettuato per via diplomatica).

Si è concordato che, ove il Governo di Vienna lo richiedesse, la sola rilettura dei testi potrà essere effettuata nel corso di una prossima eventuale riunione di esperti;

2) si è concordato il testo definitivo del calendario operativo, sulla base delle intese già raggiunte circa le varie operazioni e la loro successione cronologica. Ne accludo la versione concordata (All. I);

3) si è raggiunto un accordo di massima (dato che Halusa ha fatto riserva dell’approvazione da parte del Governo austriaco) circa il pre-calendario (All. II). Si è concordato che esso consiste di tre momenti successivi:

a) espressione della volontà politica dei due Governi, da realizzarsi eventualmente attraverso un incontro politico;

- -

Da parte austriaca ci si è detti disposti ad accettare che la consegna del «resto del pacchetto» abbia luogo dopo l’incontro politico (che viene considerato il momento iniziale del pre-calendario), purché ciavvenga nella stessa giornata, anche se, naturalmente in differente contesto ed a differente livello (ad esempio a livello di funzionari

o di esperti). Da parte nostra si è rilevato che, particolarmente nell’attuale momento politico, non era possibile prendere alcun impegno circa la realizzazione di un incontro politico, tanto a livello Presidente del Consiglio- Cancelliere, quanto a livello Ministri degli Affari Esteri;

4) si è constatato l’accordo definitivo sul testo dei documenti, previsti dal calendario operativo;

5) per quanto concerne il problema della consegna del «resto del pacchetto», dopo una approfondita discussione è emersa la possibilità di avvalersi di una delle due seguenti alternative:

- - -

Informazione verbale «fissabile per iscritto» (sotto dettatura) circa le precisazioni fornite a richiesta di esponenti politici alto-atesini su alcune misure del pacchetto e attinenti alla definizione delle misure stesse.

Dichiarazione scritta da parte italiana, di cui l’Austria accuserebbe ricevuta. Da parte austriaca sono stati presentati, a questo riguardo, alcuni progetti (All. III e IV). Da parte nostra si è sostituito, ai due progetti di dichiarazione italiana, un testo che sostanzialmente non si discosta da quello contenuto nell’appunto del 21 luglio u.s.6 (pag. 13) (All. V).

Si rileverà che su questa alternativa si è indugiato particolarmente da parte dei nostri interlocutori viennesi.

Ambedue le parti si sono riservate di far conoscere la loro definitiva posizione, nei prossimi giorni, per via diplomatica, dopo aver sottoposto le formule in questione all’esame degli esperti giuridici. Sostanzialmente si è concordato che, ove non vi fosse intesa circa l’alternativa b), si dovrebbe ricorrere senz’altro all’alternativa a).

Dalle conversazioni è risultato che uno degli obbiettivi che da parte austriaca ci si proponevano con pialta priorità era di ottenere la comunicazione a Magnago – e possibilmente a Vienna – delle risposte ai quesiti sorti nel corso della «rilettura del pacchetto». Poiché da parte nostra è stato rilevato che tale comunicazione era connessa con la definizione del calendario e delle sue modalità di esecuzione da parte austriaca si è affermato di ritenere che, per quanto concerne la parte formale della soluzione della controversia, la SVP non debba ottenere altre indicazioni oltre alla semplice enunciazione del calendario operativo. Né il pre-calendario, né le modalità di consegna del cosidetto «resto del pacchetto» e di informazione circa le cosidette «precisazioni», dovrebbero avere alcuna rilevanza per la SVP.

Halusa ha quindi insistito perché venga comunicato al pipresto al Dott. Magnago che in sede di contatti italo-austriaci è stata raggiunta un’intesa circa il calendario operativo. Egli ha aggiunto che gli sembrava opportuno che venisse possibilmente data assicurazione, allo stesso Magnago, che nel corso della settimana prossima gli verrà comunicata la risposta del Governo italiano ai noti 53 punti emersi nel corso della cosidetta «rilettura del pacchetto», nonché il calendario operativo. Ci ha precisato Halusa, consentirebbe a Magnago di indire una nuova riunione dell’Esecutivo della SVP per la fine della settimana prossima e di giungere così, entro la fine di agosto o agli inizi di settembre, all’approvazione, da parte del Congresso del suo partito, del pacchetto e del calendario operativo.

Da parte nostra è stato fatto presente che avremmo trasmesso a Roma i desideri austriaci per il seguito che le competenti autorità italiane avrebbero potuto darvi, tenuto conto dell’attuale momento politico.

Le ultime formulazioni austriache circa l’alternativa b), di cui al precedente paragrafo 5), sono state già sottoposte ai nostri esperti giuridici per una loro valutazione. In base ai pareri che essi faranno pervenire, mi riservo di svolgere alcune considerazioni conclusive su questa fase dei contatti italo-austriaci.

Allegato I

CALENDARIO OPERATIVO

1) Parafatura dell’accordo concernente la modifica, nei rapporti fra Italia e Austria, dell’art. 27 lett. a) della Convenzione europea per la soluzione pacifica delle controversie.

2) Modifica dell’art. 18 del regolamento di esecuzione del testo unico delle leggi di P.S. e riconoscimento della personalità giuridica dell’Associazione reduci e vittime di guerra altoatesine e del Stiroler Alpenverein.

3) Dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al proprio Parlamento, seguita da voto di approvazione.

4) Dichiarazione del Cancelliere austriaco al Nationalrat, seguita da voto di approvazione.

5) Insediamento del Comitato italiano incaricato di predisporre i provvedimenti per l’Alto Adige.

6) Dichiarazioni orali dei delegati italiano ed austriaco all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (questo punto verrà eventualmente posposto, in relazione alla data dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite).

7) Prima votazione della legge costituzionale italiana nel Senato e nella Camera.

8) Firma dell’accordo menzionato al punto 1.

9) Voto parlamentare, in Italia ed in Austria, della legge di ratifica dell’accordo menzionato al punto 1 e contemporaneamente approvazione definitiva della legge costituzionale italiana.

10) Approvazione delle leggi ordinarie italiane.

11) Emanazione delle norme di attuazione della legge costituzionale italiana.

12) Pubblicazione del decreto che trasferisce dalla Regione Trentino- Alto Adige alla Provincia di Bolzano gli uffici ed il personale inerenti alle nuove competenze provinciali.

13) Rilascio della quietanza austriaca e scambio delle ratifiche dell’accordo menzionato al punto 1. Lo scambio delle ratifiche potrà avvenire 49 giorni dopo l’emanazione dell’ultima norma di attuazione e la quietanza dovrà essere rilasciata entro 50 giorni dall’anzidetta emanazione. Iltermine di 49-50 giorni (rispettivamente per lo scambio delle ratifiche dell’Accordo per la Corte dell’Aja e per il rilascio della quietanza) peraltro sarà scisso in due periodi distinti di 30 giorni (il primo) e di 19-20 giorni (il secondo). Il primo periodo decorrerà dal momento di attuazione del pacchetto, mentre il secondo periodo comincerà a decorrere dalla data di emanazione del decretoper il passaggio degli Uffici regionali alla Provincia, ove posteriore ai primi 30 giorni.

14) Nota diplomatica italiana all’Austria, in cui si prende atto della quietanza.

15) Notifica della chiusura della controversia, da parte dei Governi italiano ed austriaco, al Segretario Generale delle Nazioni Unite.

16) Notifica dell’accordo di cui al punto 1, da parte dei Governi italiano ed austriaco, al Cancelliere della Corte Internazionale di Giustizia.

17) Notifica dell’accordo di cui al punto 1, da parte dei Governi italiano ed austriaco, al Segretario del Consiglio d’Europa.

18) Eventuale conclusione di un trattato di amicizia e di collaborazione fra Italia ed Austria.

Allegato II

PRE- CALENDARIO OPERATIVO

1. Incontro a livello politico (eventuale).

2. Consegna da parte italiana, a livello funzionari o esperti, del «resto del pacchetto» e informazione circa le precisazioni fornite a richiesta di esponenti politici altoatesini su alcune misure del pacchetto e attinenti alla definizione delle misure stesse.

3. Dichiarazione del Governo austriaco sul terrorismo.

Allegato III

I.

Il fatto, le modalità, il momento della consegna da parte del Governo italiano delle misure prese a favore del Sudtirolo hanno esclusivamente scopo di informazione del Governo austriaco e secondo il punto di vista italiano non formano oggetto di un accordo internazionale.

II.

Il fatto, le modalità, il momento della consegna da parte del Governo italiano delle misure prese a favore del Sudtirolo non pregiudicano, secondo il punto di vista italiano, il punto di vista giuridico italiano riguardo all’accordo di Parigi ed il carattere interno delle misure progettate dal Governo italiano.

Allegato IV

I.

… accusa ricevuta della nota verbale italiana e dichiara che l’Austria mantiene il proprio punto di vista giuridico concernente l’attuazione dell’accordo di Parigi e la qualificazione delle misure accennate nella nota italiana.

II.

… accusa ricevuta della nota verbale italiana e dichiara che l’Austria mantiene il proprio punto di vista giuridico; di conseguenza il Governo italiano con l’attuazione delle misure accennate nella nota italiana compie atti di esecuzione dell’accordo di Parigi.

Allegato V

«Il Governo italiano fa rilevare che il fatto di aver fornito, in qualsiasi forma ed in qualsiasi momento, notizie circa le misure previste per l’Alto Adige e circa le precisazioni date – su richiesta degli esponenti politici altoatesini – in merito a tali misure, risponde esclusivamente a fini di informazione del Governo austriaco. Esso riafferma il suo avviso che cinon pusignificare che le misure stesse e tali precisazioni siano oggetto od attuazione di un accordo internazionale, tanto piche cisarebbe incompatibile con il criterio della salvaguardia dei punti di vista giuridici di ciascuno dei due Governi in merito all’applicazione dell’accordo di Parigi del 5 settembre 1946. Le informazioni date corrispondono fedelmente a quelle che il Governo ha intenzione di sottoporre al Parlamento nazionale per le sue determinazioni».


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


Vedi D. 526.


4 Vedi D. 518.


5 Vedi D. 153.


6 Vedi D. 521.

528

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 29 luglio 1969.

1. Questo Ambasciatore d’Austria mi ha comunicato oggi quanto segue:

a) il Governo austriaco ha dato la sua conferma all’accordo di massima raggiunto nella riunione di Parigi del 25 luglio u.s.3 tra i Direttori Generali degli Affari Politici dei Ministeri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria circa il pre-calendario. Questo pertanto consiste di tre momenti successivi:

aa) espressione della volontà politica dei due Governi, eventualmente attraverso un incontro politico; bb) consegna del cosiddetto «resto del pacchetto»;

cc) dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo.È inteso che la consegna del «resto del pacchetto» avrà luogo nella stessa giornata dell’incontro politico, a livello di funzionari o di esperti.

Ovviamente da parte austriaca si prende atto del fatto che nell’attuale momento politico da parte italiana non è possibile prendere impegni circa la realizzazione di un incontro politico;

- - -

«La parte italiana informerà la parte austriaca circa le modifiche e le aggiunte alle misure prese in considerazione per l’Alto Adige, ivi comprese le precisazioni relative ad alcune di esse che sono state richieste da rappresentanti politici alto-atesini, con il presupposto che il fatto sarà riconosciuto dalla parte austriaca irrilevante dal punto di vista giuridico».

«La parte austriaca prende atto del presupposto contenuto nella nota italiana del …».

2. Nel prendere atto di quanto comunicatomi, ho formulato, a titolo personale, le seguenti osservazioni:

- - -

Comunque, mi riservavo di sottoporre i vari testi esaminati a Parigi e consegnatimi a Roma allo studio dei nostri esperti. Gli avrei fatto sapere, appena possibile, le nostre reazioni piapprofondite al riguardo.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 12, fasc. Luglio 1969. 2 Sottoscrizione autografa.


Vedi D. 526.

529

COLLOQUIO DEL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA,CON L’AMBASCIATORE KIRCHSCHLÄGER (Roma, 1° agosto 1969)1

Appunto(2).

Appunto relativo al colloquio che ha avuto luogo presso il Ministero degli Affari Esteri il 1° agosto u.s. fra il Direttore Generale degli Affari Politici, Ambasciatore Gaja e l’Ambasciatore Kirchschlaeger.

Erano anche presenti:

- da parte austriaca il Consigliere Walser;

-da parte italiana il Prof. Sperduti ed il Consigliere Fenzi.

KIRCHSCHLAEGER: Il Ministro Waldheim, prima della sua partenza per Roma, gli ha illustrato lo stato attuale dei contatti italo-austriaci, in relazione alle questioni tuttora aperte, e cioè sopratutto alla comunicazione del «Restpaket».

GAJA: Ricorda che la questione della comunicazione del «Restpaket», ha un’origine lontana. Quando se ne parlla prima volta ci si intendeva riferire, con la massima evidenza, ai «chiarimenti Moro»(3). Tale circostanza non è stata forse tenuta finora sufficientemente presente da parte austriaca.

KIRCHSCHLAEGER: Ritiene che il «Restpaket» debba comprendere le misure del pacchetto, pile note.

GAJA: Fa presente che occorre distinguere, in proposito, le seguenti categorie:

1) le misure vere e proprie, che sole fanno parte del pacchetto, e cioè i provvedimenti legislativi ed amministrativi previsti il 18 luglio 1966(4), nonché le relative modifiche e aggiunte; 2) le precisazioni fornite dal Governo italiano a richiesta di esponenti politici altoatesini su alcune misure del pacchetto e attinenti alla definizione delle misure stesse.

Da parte italiana si è disposti a consegnare, nelle note circostanze, le misure di cui al punto 1) e a dare informazioni orali circa le precisazioni di cui al punto 2). Non si è disposti, invece, a comunicare al Governo austriaco né eventuali risposte negative date a Magnago in relazione alle richieste di chiarimenti né le informazioni che potremo dare in avvenire a Magnago o ad altri in relazione alle misure del pacchetto.

Da parte italiana vi è la comprensibile preoccupazione che la comunicazione degli elementi di cui sopra possa costituire una «Konkludente Handlung». Per neutralizzare tale preoccupazione da parte austriaca è stato proposto in un primo momento – come è noto – di rilasciare una dichiarazione secondo la quale il Governo di Vienna avrebbe riconosciuto che una comunicazione del genere non avrebbe avuto conseguenze giuridiche. Successivamente da parte austriaca è stata ritirata tale proposta e si è proposto invece che la dichiarazione venisse effettuata da parte italiana, secondo un testo che veniva pure indicato. Da parte italiana si fece rilevare che la migliore soluzione era costituita senza dubbio da una dichiarazione austriaca e che il testo proposto da Loewenthal per la dichiarazione italiana non era affatto soddisfacente.

Nell’incontro di Parigi con l’Ambasciatore Halusa(5) sono stati esaminati alcuni progetti di dichiarazione (da effettuare da parte italiana) e di risposta austriaca. In tale occasione è stato consegnato, da parte nostra, un progetto di dichiarazione italiana, che l’Ambasciatore Halusa a titolo personale ha giudicato accettabile. Da parte italiana, a sua volta, è stato giudicato, a titolo personale, accettabile il secondo progetto di risposta austriaca. Successivamente, in data 29 luglio u.s.6, Loewenthal ha comunicato un nuovo progetto di dichiarazione italiana e di risposta austriaca, che non sembrano accettabili.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che da parte austriaca si insiste sulla necessità che il Governo di Vienna ottenga una informazione completa sul contenuto dell’intero pacchetto.

GAJA: Rileva che, se il pacchetto sarà approvato dalla SVP, non sarà chiaramente necessaria alcuna informazione diretta da parte del Governo di Roma e quello di Vienna. Tanta insistenza su di una informazione diretta e formale non punon essere motivo di preoccupazione.

KIRCHSCHLAEGER: Si deve purtroppo constatare che esiste ancora un’atmosfera di reciproca sfiducia. Dall’incontro politico deve emergere un’intesa circa l’avvio del calendario operativo. Poiché ciavverrà poco tempo prima delle elezioni politiche in Austria, è da prevedere che a Waldheim venga chiesto di dire se conosce completamente gli elementi della soluzione della controversia.

Waldheim deve essere messo in condizione di poter rispondere affermativamente. Sottolinea che si tratta di un problema politico.

GAJA: Osserva che a parer suo tale problema non esiste, perché, al momento dell’incontro politico, la SVP dovrà già avere approvato il pacchetto.

KIRCHSCHLAEGER: Fa presente che sono interessati alla questione, non soltanto la SVP, ma anche il Tirolo e tutti i partiti politici austriaci.

GAJA: Ritiene che Waldheim potrebbe rispondere facilmente al «Nationalrat» che la SVP ha approvato il pacchetto. Non dovrebbe avere alcun rilievo il fatto che il Governo austriaco abbia avuto conoscenza del pacchetto da un atto della SVP anziché dal Governo italiano.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che anche il Governo austriaco deve essere ufficialmente informato dal Governo italiano.

GAJA: Replica che, se il pacchetto non fosse approvato dalla SVP, la comunicazione da parte del Governo italiano non sarebbe di alcuna utilità per il Governo austriaco.

KIRCHSCHLAEGER: Ritiene che l’informazione deve essere completa e generale.

GAJA: Rileva che se il pacchetto presentato al Parlamento italiano non fosse uguale a quello approvato dalla SVP, i deputati altoatesini non voterebbero a favore. L’approvazione di questi ultimi è elemento importante. Insiste per conoscere il motivo della richiesta austriaca.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che la comunicazione serve a spiegarsi chiaramente e ad evitare equivoci, poiché da parte italiana si pumutare di posizione. Cita, ad esempio, il fatto che, secondo quanto da lui appreso dalla SVP, vi sarebbero differenze fra il testo del pacchetto predisposto dal Ministero dell’Interno e quello in possesso di Magnago.

GAJA: Fa rilevare che il pacchetto nelle sue linee fondamentali è rimasto quello del 18 luglio 1966. Aggiunge che da parte italiana si è pronti a informare il Governo austriaco di tutte le modificazioni e di tutte le precisazioni. D’altro canto il contenuto del pacchetto sarà approvato dalla SVP. Non si comprende quindi l’insistenza austriaca per la comunicazione ufficiale del pacchetto.

KIRCHSCHLAEGER: Fa presente che, dopo aver discusso tanti anni, non si spiega come il Governo italiano faccia difficoltà ad informare quello austriaco dei risultati delle discussioni.

GAJA: Sottolinea che da parte italiana non si vogliono, né si possono, dare informazioni ufficiali. Da parte austriaca si potrà sempre dire che il pacchetto, di cui si auspica l’attuazione, è quello approvato dalla SVP.

KIRCHSCHLAEGER: Rileva che si deve mettere i Ministri degli Affari Esteri in condizione di affermare di essere informati di tutto.

GAJA: Risponde che una comunicazione non pucomunque essere fatta prima dell’approvazione del pacchetto da parte della SVP.

KIRCHSCHLAEGER: Suggerisce di esaminare, intanto, il succedersi delle operazioni. La prima sarà costituita dalla comunicazione a Magnago, da parte della Presidenza del Consiglio italiana, delle risposte ai suoi quesiti.

GAJA: Fa rilevare che si tratta di una comunicazione globale che comprenderà anche il calendario operativo. Tanto il calendario operativo quanto il pacchetto fanno infatti parte di un unico progetto di soluzione da approvarsi globalmente dalla SVP.

KIRCHSCHLAEGER: La seconda operazione sarà l’approvazione da parte della SVP del pacchetto e del calendario operativo. Chiede chi farà a Magnago la comunicazione relativa al predetto e se vi sono probabilità che il nuovo Governo italiano riesamini la questione.

GAJA: Risponde che ancora non si pudire chi sarà incaricato di fare la comunicazione a Magnago. Aggiunge che la preoccupazione austriaca di un cambiamento dell’ipotesi di chiusura da parte del nuovo Governo italiano è pochissimo probabile, dato che con ogni probabilità il nuovo Capo del Governo sarà l’On. Rumor.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se ci vorrà molto tempo per la comunicazione a Magnago.

GAJA: Risponde che non è possibile dirlo. La probabile presenza degli Onorevoli Rumor e Moro nel nuovo Governo faciliterà certo un rapido esame del problema. Aggiunge che, come ha già spiegato ad Halusa, sarebbe stato un errore dare una risposta a Magnago solo sui problemi relativi al pacchetto, in quanto cirenderà necessaria, nell’ottica della SVP, una successiva discussione da parte dell’Esecutivo e del Congresso sul Calendariooperativo. È meglio che la comunicazione venga fatta su tutti i due punti dell’ipotesi di intesa dal nuovo Governo, il quale informerà anche gli altri Partiti altoatesini.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede se nel frattempo Fenzi informerà Walser del contenuto della comunicazione da farsi a Magnago.

GAJA: Risponde che non vi è nulla in contrario a che venga data a Walser una «informazione diplomatica», subito dopo che Magnago avrà ricevuto la risposta ai suoi quesiti.

WALSER: Chiede se si tratterà di una informazione di carattere globale oppure anche di dettagli.

GAJA: Risponde che verrà dato quanto piè possibile; pernon si tratterà di una dettatura.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede quando cipotrà avvenire.

GAJA: Risponde che cipotrà avvenire dopo la comunicazione a Magnago e potrà essere effettuata anche in varie riprese. Riferendosi, poi, alla successione delle future operazioni, fa presente che, dopo quelle menzionate, si giunge al pre-calendario, che consta di tre momenti: 1) decisione politica eventualmente attraverso un incontro politico (riguardo al quale, pur non essendo fondamentalmente contrari, non possiamo prendere impegni); 2) se l’incontro ha luogo, subito dopo il colloquio dei due Ministri, da parte italiana verrà data comunicazione del «resto del pacchetto». Eventualmente potrà aver luogo in quella occasione, ma prima dell’incontro dei Ministri, anche la riunione degli esperti, per rileggere i documenti, qualora da parte austriaca lo si desideri. L’incontro politico, secondo il suggerimento di Halusa, potrebbe aver luogo eventualmente a New York, in occasione dell’Assemblea delle Nazioni Unite.

KIRCHSCHLAEGER: Chiede che cosa sarà consegnato per iscritto da parte italiana dopo l’incontro politico.

GAJA: Risponde che, come è noto, vi sono due alternative: la prima prevede la consegna delle modifiche e delle aggiunte ai provvedimenti legislativi ed amministrativi previsti al 18 luglio 1966 e l’informazione orale, mediante lettura lenta, delle precisazioni. La seconda alternativa prevede la consegna delle modifiche ed aggiunte ai provvedimenti legislativi ed amministrativi al 18 luglio 1966 e l’informazione orale, mediante dettatura, delle precisazioni, accompagnata da scambio di dichiarazioni italiana ed austriaca.

Riferendosi, poi, al terzo momento del pre-calendario, alla dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo, fa presente che da parte italiana non si concorda che essa prenda la forma di una risposta scritta ad una interrogazione parlamentare.

KIRCHSCHLAEGER: Vi è stata, al riguardo, una decisione del Consiglio dei Ministri austriaco. Occorre comunque evitare di dare l’impressione che la dichiarazione viene effettuata dietro pressioni italiane.

GAJA: Rileva che tale posizione non è molto plausibile dopo le recenti dichiarazioni di Waldheim e di Magnago sul fatto che il pre-calendario comprende una dichiarazione austriaca di condanna del terrorismo. Ricorda inoltre che se, prima della dichiarazione austriaca, dovesse verificarsi un atto di terrorismo, tutto quanto è stato previsto finora circa il testo, la forma ed il momento della dichiarazione stessa dovrà essere riesaminato.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che nessun atto di terrorismo è accaduto in questi ultimi due anni. Si pusperare bene per l’avvenire.

GAJA: Rileva che nel pre-calendario operativo due punti vi rimangono aperti: la forma della dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo e la dichiarazione che deve accompagnare l’informazione circa le precisazioni.

KIRCHSCHLAEGER: Da parte italiana si teme che l’informazione costituisca una «Konkludente Handlung». Conferma la disposizione austriaca a neutralizzare in qualche modo tale preoccupazione.

GAJA: Fa presente che l’eventuale dichiarazione deve coprire l’informazione nel suo complesso e non solo una parte di essa.

KIRCHSCHLAEGER: Non è d’accordo. Ritiene che non si possa coprire con una dichiarazione fatta ora gli atti compiuti in passato. Conferma che da parte austriaca non vi è alcuna intenzione di servirsi della informazione per sostenere la tesi della «Konkludente Handlung»; tuttavia trova che è difficile rilasciare ora una dichiarazione come quella richiesta da parte italiana.

GAJA: Ricorda che una dichiarazione rilasciata da parte austriaca è la soluzione per noi pisoddisfacente ed è quella che ci è stata offerta in partenza da Loewenthal. Tale proposta è stata persuccessivamente ritirata e Loewenthal ha proposto invece che la dichiarazione venga rilasciata dall’Italia. Sulla base di tale proposta da parte italiana è stata predisposta una formula che è stata consegnata ad Halusa. Loewenthal il 29 luglio ha proposto un’altra formula, che pernon possiamo accettare.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che vi deve essere stato un equivoco, perché da parte italiana non si pupretendere di coprire con una dichiarazione fatta oggi la comunicazione di tutto il pacchetto.

GAJA: Fa rilevare che non vi è stato alcun equivoco, perché anche le formule presentate in precedenza da parte austriaca coprono la comunicazione di tutto il pacchetto.

KIRCHSCHLAEGER: Osserva che da parte italiana si vuole evidentemente evitare una conclusione «e contrario». Aggiunge che finora da parte austriaca non si è ricevuta una informazione «formale» del pacchetto.

GAJA: Chiede per quale motivo da parte austriaca non ci si accontenta di una rapida informazione verbale.

KIRCHSCHLAEGER: Esprime il dubbio che l’insistenza italiana nasconda qualche proponimento, che implichi un cambiamento di posizione.

GAJA: Non vi è alcun mutamento di posizione italiana. È vero invece che da parte austriaca si è cercato di recente di apportare vari mutamenti alle operazioni del calendario per accrescere le obbligazioni italiane e diminuire le prestazioni di Vienna.

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che il cambiamento di posizione rientra nella tecnica normale di un negoziato. Il Governo austriaco deve tener conto delle ripercussioni sull’opinione pubblica austriaca di tutto quanto tocca la questione altoatesina.

GAJA: Replica che anche in Italia esiste una opinione pubblica molto sensibile al problema altoatesino. Tornando, poi, alla questione della comunicazione del «resto del pacchetto» chiede se da parte austriaca si vuole esaminare la seconda alternativa.

KIRCHSCHLAEGER: Fa presente che da parte austriaca non si puaccettare che la dichiarazione copra anche le comunicazioni passate, ma si ritiene che debba riferirsi solo alle pirecenti.

GAJA: Chiede se cisignifichi che da parte austriaca viene ritirata la prima formula prospettata da Halusa a Parigi per la dichiarazione italiana. Al riguardo chiede che cosa significhi in particolare il termine «Zeitpunkt».

KIRCHSCHLAEGER: Risponde che tale termine significa che la comunicazione deve avvenire prima dell’incontro politico e la dichiarazione ha lo scopo di assicurare che, se ciavviene, il fatto non ha conseguenze giuridiche.

GAJA: Osserva che il problema che si pone è di decidere se è possibile accettare una formula che per la parte italiana ha un significato diverso di quello che ha per la parte austriaca. Chiede se la formula della dichiarazione presentata a Parigi sia tuttora considerata valida per l’Austria nella sua forma attuale e se sia considerata valida anche la seconda delle formule proposte a Parigi da Halusa per la risposta del Governo austriaco.

KIRCHSCHLAEGER: Si riserva di dare una risposta nel pomeriggio.

***

Nel pomeriggio, al termine del colloquio, viene concordato di raccomandare ai rispettivi Governi l’adozione della seconda alternativa e l’approvazione delle formule, qui allegate, per la dichiarazione italiana e la risposta austriaca(7). Viene altresì stabilito che la dichiarazione italiana e la risposta austriaca verrebbero scambiate a mezzo promemoria, con la sola data. I documenti avrebbero carattere di segretezza nel senso che la parte italiana si riserverebbe di renderli pubblici soltanto nel caso in cui cifosse reso necessario da una eventuale iniziativa austriaca davanti ad un foro internazionale.

data): “Il fatto, le modalità ed il momento della comunicazione, da parte del Governo italiano, delle misure


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 30, n. 2067.


2 Predisposto dalla DGAP.


3 Vedi DD. 194, Allegato e 196.


4 Vedi D. 153.


5 Vedi DD. 526 e 527.


6 Vedi D. 528


7 Le formule allegate erano le seguenti: «Dichiarazione italiana (a mezzo promemoria con la sola

prese a favore dell’Alto Adige non pregiudicano il punto di vista giuridico italiano in merito all’esecuzione dell’accordo di Parigi ed al carattere interno delle misure progettate dal Governo stesso”; Risposta austriaca (a mezzo promemoria con la sola data): “Il Governo austriaco (l’Ambasciata d’Austria) prende nota del contenuto del promemoria dell’Ambasciata d’Italia (del Ministero Affari Esteri italiano) in data … e dichiara che l’Austria mantiene il proprio punto di vista giuridico, secondo cui il Governo italiano, con l’attuazione delle misure accennate nella comunicazione italiana, adempie ad atti di esecuzione dell’Accordo di Parigi”». Il 5 agosto Caruso riassumeva a Catalano di Melilli il parere dei giuristi sulla questione: «Monaco, Sperduti e Capotorti si sono ancora una volta espressi a favore della seconda alternativa (che prevede, come è noto, fra l’altro, una dichiarazione italiana e una risposta austriaca) ed hanno concordemente rilevato che il testo della risposta austriaca, quale è stato esaminato il 1° agosto u.s. con Kirchschläger, non ha carattere contestativo. È stato osservato dai giuristi, infatti, che la risposta austriaca non contesta quello che è il fine principale della nostra dichiarazione e cioè che dalla comunicazione delle misure del pacchetto non possono dedursi elementi idonei ad attestare un accordo implicito innovativo. La precisazione in essa contenuta si limita a riprodurre le riserve giuridiche che i due Governi hanno fatto – a piriprese – e faranno circa l’applicazione dell’accordo De Gasperi- Gruber» (Lettera 052/1036 del 5 agosto, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 13, fasc. Documentazione inviata dalla Presidenza del Consiglio). Il 6 agosto il Governo italiano comunicla propria preferenza per la seconda alternativa; l’8 agosto il Governo austriaco si espresse, a sua volta, a favore della stessa ipotesi. Al riguardo così annotava Gaja: «Si rileverà che da parte austriaca si è chiesto che, nella traduzione italiana del testo tedesco del pro-memoria di risposta, le parole “nimmt Kenntniss” siano tradotte con l’espressione “prende conoscenza” anziché con l’espressione “prende atto”. Di tale richiesta è stato tenuto conto nel testo dello scambio di comunicazioni riprodotto pisopra» (Appunto di Gaja dell’8 agosto, ivi, fasc. Agosto- Settembre 1969).

530

RIUNIONE INTERMINISTERIALE PRESSO LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO (Roma, 11 agosto 1969)1

Verbale(2).

Verbale della riunione tenutasi l’11 agosto a Palazzo Chigi sulla questione altoatesina. Sono presenti: l’Ambasciatore Gaja, l’Ambasciatore Catalano, il Prefetto Giovenco, il Prefetto Gizzi, l’On. Berloffa, il Ministro Bozzini ed il Consigliere Pietromarchi.

GAJA: Rileva come occorra assolutamente aver avviato, entro al pitardi i primi di novembre, il Calendario operativo. Osserva come dopo novembre non sarebbe pipossibile, date le scadenze elettorali austriache, riuscire ad iniziare l’attuazione del Calendario. A tal fine è necessario che, da parte italiana, entro il 10 ottobre, siano state attuate le tre misure amministrative previste dal punto 2), di modo che immediatamente dopo possa aver luogo – possibilmente nella cornice dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – l’incontro politico e, quindi, la parafatura dell’Accordo concernente la modifica, nei rapporti fra Italia ed Austria, dell’art. 27, paragrafo a) della Convenzione Europea per la composizione pacifica delle controversie.

GIOVENCO: Assicura che da parte del Ministero dell’Interno sarà possibile aver predisposto tutte le misure previste dal punto 2 del Calendario, entro la data del 10 ottobre. Unico punto incerto è che si riesca ad ottenere in tempo il parere del Consiglio di Stato, il quale pertanto dovrà essere convenientemente «sensibilizzato» dalla Presidenza del Consiglio.

GAJA: Esamina la questione della comunicazione al Dr. Magnago della risposta ai quesiti della SVP circa il «pacchetto» e del Calendario operativo. Fa presente che tale comunicazione dovrà sottolineare tre punti: l’idea della globalità e dell’incondizionalità dell’attuale ipotesi di soluzione della controversia; il concetto che nulla potrà essere acquisito circa il «pacchetto» se venisse respinto in tutto o in parte il Calendario operativo ed infine il postulato che il Calendario operativo non costituisce un accordo italo-austriaco, bensì una serie di atti unilaterali che vengono assunti parallelamente da Italia ed Austria. Se la SVP dovesse dichiarare che il Calendario costituisce un accordo italo-austriaco, cipregiudicherebbe l’intera opera sin qui svolta, ci obbligherebbe ad una smentita ed impedirebbe il raggiungimento della soluzione.

BERLOFFA: Si dice interamente d’accordo con quanto espresso dall’Ambasciatore Gaja, al quale intende esprimere altresì l’apprezzamento per l’opera svolta. Chiede se, circa la definizione del Calendario operativo come serie di atti unilaterali, l’Austria non abbia obiezioni di sorta.

GAJA: Rileva che i rappresentanti austriaci hanno riconosciuto che non trattasi di accordo. Naturalmente dinanzi all’opinione pubblica austriaca il Governo putrovarsi in un certo imbarazzo. Tuttavia il Ministro Waldheim è particolarmente desideroso di far giungere in porto l’attuale ipotesi globale.

BERLOFFA: Esprime l’opinione che sarebbe desiderabile che anche da parte austriaca venga dato a Magnago il consiglio di non parlare di accordo tra Italia ed Austria. Magnago dovrebbe limitarsi a dire che il Calendario rappresenta una garanzia sufficiente del «pacchetto», senza entrare in dettagli.

GAJA: Sottolinea che, comunque, deve parlarsi di una garanzia non internazionale.

BERLOFFA: Rileva che Magnago, sulla base delle indicazioni che riceverà, sottoporrà a noi ed agli austriaci il documento che presenterà al Congresso della SVP.

Passa a parlare del problema delle consultazioni preliminari con i partiti italiani, le quali dovrebbero avere inizio poco dopo che siano cominciati i lavori della SVP.

Rileva come la questione sia estremamente delicata perché occorre evitare di dar l’impressione ai partiti italiani di essere stati posti dinanzi al fatto compiuto, ma al tempo stesso occorre far sì che essi diano il loro parere, possibilmente affermativo, entro e non oltre il termine utile previsto per l’adozione delle misure del punto 2 del Calendario operativo. Considera la data del 5 ottobre come il termine ultimo perché sia terminato tutto il lavoro «interno» in Italia.

Passa a considerare le modalità con cui effettuare le suddette consultazioni politiche. Queste ultime potrebbero aver luogo mediante comunicazioni del «pacchetto» ai vari Consiglieri regionali del Trentino- Alto Adige, quali rappresentanti di tutte le popolazioni interessate; oppure mediante comunicazione del «pacchetto» ai vari partiti esistenti nella Regione. Tale ultima procedura consentirebbe di fornire il «pacchetto» anche al Partito Socialista sudtirolese di Jenny, che attualmente non è rappresentato in seno al Consiglio regionale.

GAJA: Rileva la particolare importanza di consultare anche Jenny, dati i legami che uniscono il suo partito a quello di Kreisky, onde evitare che quest’ultimo tragga da una mancata consultazione un ulteriore motivo di critica dell’ipotesi d’intesa.

Circa le date in precedenza esaminate rileva che la comunicazione al Dott. Magnago dovrebbe essere fatta al pipresto, e cioè entro il 20 agosto. Ciconsentirebbe la riunione della Direzione della SVP per il 5 settembre.

BERLOFFA: Si dice d’accordo.

GIZZI: Rileva come tra la riunione della Direzione della SVP ed il Congresso dovranno trascorrere circa tre settimane. Quest’ultimo potrebbe aver luogo quindi verso il 26 settembre. Esprime qualche perplessità circa la possibilità di riuscire nel frattempo a procedere alle consultazioni con i partiti politici italiani, per riuscire ad aver terminato tutto entro il 5 ottobre.

GAJA: Fa presente che il rispetto di tali scadenze è assolutamente necessario, a rischio di far fallire tutta l’operazione. Entro il 10 ottobre occorre aver dato comunicazione agli austriaci, mediante dettatura, secondo cioè la prassi già stabilita, delle risposte ai quesiti concernenti il «pacchetto»; aver approvato le misure di cui al punto

2) del Calendario operativo; poter essere in grado di predisporre l’incontro politico a New York e la parafatura dell’Accordo della Corte dell’Aja. In tal modo il Calendario operativo avrebbe cominciato ad essere applicato e cirenderebbe particolarmente difficile al futuro Governo austriaco, qualunque esso sia, di non pivolerlo rispettare.

In definitiva, le scadenze previste nella riunione sono le seguenti:

-20 agosto: consegna comunicazione a Magnago;

-5 settembre: riunione Direzione SVP;

-inizio consultazioni con i partiti italiani;

-26 settembre: Congresso SVP;

- 5 ottobre: termine per l’approvazione delle misure interne italiane previste dal punto 2) del Calendario operativo.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 13, fasc. Agosto- Settembre 1969.


2 Predisposto dalla DGAP.

531

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO(1)

Appunto(2). [Roma, ... agosto 1969].

RIUNIONE PRESSO LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DELL’11 AGOSTO

Nella riunione a livello tecnico svoltasi questa sera(3) per la formulazione di uno schema di calendario dei tempi occorrenti agli adempimenti preliminari di ordine interno da adottare per l’ulteriore seguito della questione altoatesina, si è partiti dalla ipotesi di chiudere le varie fasi entro la data del 10 ottobre p.v.

Intorno a tale data, infatti, è presumibile si svolgerà l’incontro tra i Ministri degli Esteri italiano ed austriaco in occasione dei lavori dell’ONU, e pertanto esigenze di ordine internazionale renderebbero necessaria la definizione, entro tale termine, delle anzidette operazioni preliminari.

Inoltre, qualora entro novembre il Governo non fosse in grado di presentare alle Camere la propria proposta, si rischierebbe di perdere la possibilità di far decidere al Parlamento austriaco in tempo utile (e cioè prima delle elezioni) quanto di sua competenza.

Ciposto, le operazioni potrebbero così articolarsi:

1) Consegna riservata a Magnago delle risposte, delle note e del calendario operativo: 1° settembre.

2) Convocazione della Direzione della SVP: 5 settembre.

3) Inizio delle consultazioni delle popolazioni interessate: 5 settembre.

4) Risultato del Congresso della SVP e delle consultazioni predette: entro il 5 ottobre. Circa la consultazione delle popolazioni, si pone il problema delle forme che dovrebbero essere seguite. Si era pensato che l’espressione piqualificata potesse essere quella dei singoli gruppi consigliari del Consiglio regionale.

Senonché, con l’elezione del novembre 1968 non è stato riletto Cons. reg. il Dott. Jenny, pertanto, una consultazione espressa in tale forma non darebbe modo di estendersi ad una forza politica che è interesse politico consultare.

Cistante sembrerebbe che si possa adottare il metodo della consultazione dei partiti politici esistenti nella regione Trentino- Alto Adige. È comunque da sottolineare l’esigenza che le consultazioni siano adeguatamente e tempestivamente preparate nel loro risultato pratico con contatti politici preliminari anche a livello delle Segreterie nazionali quanto meno dei partiti di maggioranza.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 13, fasc. Agosto- Settembre 1969.


2 Il documento reca il timbro: «Gabinetto. Visto dall’On. Ministro» e l’annotazione di Moro sul primo foglio: «d’accordo. A. Moro».


3 Vedi D. 530.

532

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 12 agosto 1969.

I. Ho partecipato ieri alla riunione indetta dalla Presidenza del Consiglio(3) per l’esame degli eventuali prossimi sviluppi, connessi colla questione alto-atesina. Le conclusioni cui si è pervenuti risultano dall’Appunto qui unito in copia(4).

Per parte mia, ho fatto valere le seguenti considerazioni, che risultano accolte sostanzialmente nel documento qui accluso:

1. L’inizio delle operazioni previste dal Calendario operativo non puandare al di là della fine del prossimo mese di ottobre. È infatti probabile che, oltre tale data, il Governo austriaco non possa essere in grado di dare seguito agli atti del Calendario, che ricadrebbero sotto la sua responsabilità. D’altra parte, non è interesse italiano che l’attuazione dell’ipotesi di intesa ora in esame avvenga in condizioni che non garantiscano che almeno una parte essenziale del Calendario operativo possa già essere realizzata prima delle prossime elezioni austriache (marzo 1970), elezioni che potrebbero avere conseguenze notevoli sopra l’indirizzo politico e la composizione del futuro Governo di Vienna.

- - -

***

Nel corso della riunione di ieri è stato approvato altresì, a livello tecnico, il testo delle dichiarazioni illustrative che dovrebbero essere fatte a Magnago(5) al momento della comunicazione sia della risposta ai punti emersi nel corso della rilettura del «pacchetto», sia del Calendario operativo. Si è rimasti d’accordo che di tali dichiarazioni potrebbe essere data lettura e visione allo stesso Magnago.

II. È stato previsto, al tempo stesso, che, in occasione della consegna del «pacchetto» ai partiti politici esistenti nella Regione Trentino- Alto Adige, possa essere elaborato, soprattutto in base alle dichiarazioni fatte sinora in sede parlamentare, un Appunto che illustri il carattere dell’ipotesi globale attualmente in esame.

III. È stato altresì auspicato che le misure amministrative previste al punto 2 del Calendario operativo possano essere predisposte fin d’ora in modo da poter trovare la loro applicazione a partire dal 10 ottobre p.v.

IV. Dal punto di vista internazionale, dovranno successivamente essere esaminati ancora i seguenti punti(6), che potranno costituire argomento di discussione nel corso dell’incontro politico, di cui al precedente n. I (3):

1. Solenne dichiarazione austriaca di condanna del terrorismo. Come è noto, da parte nostra non si è finora accolta la proposta austriaca. che si debba trattare di una risposta scritta ad una interrogazione rivolta al Governo di Vienna al Nationalrat. Si è anche fatto presente che, ove dovessero verificarsi nuovi atti di terrorismo, tutta la questione dovrebbe essere opportunamente riveduta.

- -

Si allega, infine, il testo, predisposto dalla Presidenza del Consiglio, delle risposte che sarebbero fornite, a cura della Presidenza stessa, al Dr. Magnago in merito ai punti controversi emersi nel corso della rilettura del pacchetto(7).

Allegato

COMUNICAZIONE AL DR. MAGNAGO

Si desidera precisare che tanto i provvedimenti concernenti l’ampliamento delle competenze della provincia di Bolzano, quanto gli atti previsti nel cosidetto «calendario operativo» costituiscono gli elementi essenziali di un’unica ipotesi globale, volta a chiudere definitivamente la controversia altoatesina. Tale ipotesi costituisce un tutto inscindibile, talché il venir meno di una delle sue parti avrebbe come logica conseguenza di provocare la caduta di tutto l’insieme. L’accettazione o il respingimento della ipotesi di cui sopra non potrà che essere incondizionata e globale. Gli elementi costituenti la parte sostanziale della ipotesi potranno considerarsi acquisiti, con la ovvia riserva della approvazione da parte del Parlamento nazionale, solo qualora vengano contemporaneamente accolte tutte le indicazioni di carattere formale del calendario operativo, concernenti la chiusura della vertenza. Si desidera precisare altresì, per quanto concerne il «calendario operativo», che esso costituisce una successione cronologica di atti unilaterali che il Governo italiano ed il Governo austriaco, ciascuno per la parte che lo riguarda, si propongono di compiere in vista di pervenire alla constatazione della estinzione della controversia sull’applicazione dell’accordo di Parigi del 5 settembre 1946. Tali atti rivestono un carattere unilaterale e in nessun modo dovranno essere considerati, o tanto meno presentati all’opinione pubblica, come il risultato di un accordo italo-austriaco. Una simile inesatta presentazione costituirebbe, infatti, una alterazione dei termini della presente ipotesi globale e verrebbe considerata da parte del Governo italiano come un respingimento della ipotesi globale medesima. E, s’intende, una ferma precisazione in senso contrario si renderebbe inevitabile.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 30, n. 2112.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 530.


4 Vedi D. 531.


5 Il testo della comunicazione ‒ che avrà luogo il 25 settembre ‒ è allegato al presente appunto.


6 Annotazione di Moro a margine: «Attendo proposte su questi punti dagli uffici competenti. Vorrei inoltre gli atti [lettura dubbia] relativi al pacchetto ed al calendario operativo. A.M.».


7 Non si pubblica. Il «Materiale da consegnare al Dott. Magnago» è così sintetizzato nel promemoria allegato: «a) n. 20 modifiche al testo del pacchetto (edizione gennaio 1968); b) n. 25 note; c) Comitato preparatorio - Commissione permanente; d) Calendario operativo. Inoltre sono da comunicare al Dott. Magnago, mediante “lettura lenta”, la “raccomandazione” degli Esteri, e i due appunti circa le misure 22/30 e 104 dato che si tratta di risposte negative che percontengono precisazioni utili ai fini di una valutazione della misura cui si riferiscono. Per le richieste relative alle misure 88 (forze dell’ordine) e 36 (scuole lingua ladina) sono da comunicare dei “no” senza ulteriori delucidazioni, facendo soltanto presente che si tratta di richieste “nuove». La consegna di questo materiale ebbe luogo il 25 settembre: vedi D. 538, nota 3.

533

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO(1)

T. 32797/528. Vienna, 25 agosto 1969 (perv. ore 13).

Oggetto: Problema Alto Adige.

Waldheim, che ho incontrato in casa d’amici, mi ha pregato di rinnovare a V.E. il suo saluto, e di dirle che spera molto incontrarla a New York nel corso della prima decade di ottobre(2). Naturalmente è nei suoi voti che l’incontro avvenga dopo l’approvazione da parte della SVP dell’intesa globale. Per quanto a lui risulta Magnago amerebbe convocare il Congresso Straordinario a fine settembre o ai primissimi di ottobre; ma non pumettere in moto la ben nota procedura prima di aver ricevuto ufficialmente le risposte del Governo italiano. Waldheim si domandava dunque a che cosa fosse dovuto il ritardo; il quale ritardo metteva poi lui in una posizione scabrosa, avendo egli detto pubblicamente risultargli che le risposte erano già state approvate dal Comitato Speciale dei Ministri del precedente Governo(3).

Ho detto a Waldheim che, a quel che sapevo, se ritardo vi era esso si doveva alla necessità per Governo di Roma di non far trovare altoatesini di lingua italiana, e loro rappresentanti politici, dinanzi al fatto compiuto. L’opportuna opera di informazione, e laddove necessario di persuasione, era in corso: essa era stata d’altronde da lungo tempo promessa.

Dal canto mio volevo poi attirare la sua attenzione su quanto i Governi di Vienna e di Innsbruck potevano e dovevano fare per non lasciare dubbi nei sudtirolesi che essi sarebbero incorsi in una grave responsabilità se avessero ancora una volta rifiutato di decidersi. Waldheim mi ha detto che gli oppositori di Magnago avrebbero dichiarato insufficienti sia il pacchetto che l’ancoraggio, ma che tutto ciera scontato. Bisognava che Magnago avesse tempo e il modo per metter insieme forze bastanti a garantire l’approvazione dell’uno e dell’altro: e cominciare quindi col ricevere le nostre risposte ufficiali.


1 Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II.


Vedi DD. 547 e 548.


Vedi DD. 505, nota 3, 517, punto C e 518.

534

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 1° settembre 1969.

1. L’incontro politico italo-austriaco dovrà avere come particolare oggetto la decisione formale di dare corso al «calendario operativo». Ma è ovvio che al tempo stesso dovranno essere definiti ed esaminati altri problemi connessi con la questione altoatesina.

Varrà, la pena di ricordarne, in particolare, tre:

a) definizione delle modalità della dichiarazione austriaca di condanna del terrorismo;

- -

2. In proposito, sembra opportuno formulare le seguenti considerazioni:

a) dichiarazione governativa austriaca contro il terrorismo:

aa) come è noto, da parte austriaca non ci è stato comunicato il testo di tale dichiarazione, ma ci sono state fornite alcune sommarie indicazioni circa il contenuto di essa. Esse sono le seguenti: «nella dichiarazione del Cancelliere Federale verrebbe ribadita, in relazione agli attentati, l’incondizionata condanna del terrorismo come mezzo per il conseguimento di obiettivi politici. Verrebbe inoltre confermata la decisione austriaca di continuare a procedere con tutti i mezzi contro gli atti di violenza, impedendone la preparazione. Verrebbe poi ricordato che tale decisione si basa, da un lato, sui principi universalmente riconosciuti dall’ordinamento internazionale; dall’altro, sull’evidente obbligo di ogni Stato di impedire atti di violenza nell’interesse del suo stesso ordinamento giuridico. Infine verrebbe ribadita la convinzione che tale atteggiamento del Governo austriaco è suscettibile di contribuire all’eliminazione di attriti ed al ristabilimento di un clima di fiducia e di collaborazione». Da parte austriaca ci è stato poi precisato che nella dichiarazione sarà contenuto un riferimento esplicito agli atti terroristici compiuti in territorio italiano. Sembra che da parte nostra si debba insistere perché sia chiaramente espresso l’impegno del Governo di Vienna a svolgere un’opportuna azione per la prevenzione degli atti di terrorismo;

bb) per quanto riguarda la data di effettuazione della dichiarazione, si dovrebbe ricordare che essa deve precedere l’inizio delle operazioni previste dal cosidetto «calendario operativo». Essa dovrebbe aver luogo, quindi, nei giorni immediatamente successivi all’incontro politico;

cc) circa le modalità in cui la dichiarazione dovrebbe essere effettuata, sembra che da parte nostra si dovrebbe insistere affinché la dichiarazione assuma la forma

– se non di una dichiarazione autonoma, (cioè non sollecitata da interrogazioni) del Governo austriaco – di una risposta orale del Cancelliere ad una interrogazione parlamentare. Ciè senz’altro possibile se si tiene presente che il Nationalrat riprenderà le sue sedute il 15 ottobre;

dd) infine potrebbe essere utile far presente che – come è già stato fatto pivolte rilevare alla parte austriaca – ove dovessero verificarsi nuovi atti di terrorismo nel breve periodo intercorrente fra l’incontro politico e la data prevista per la dichiarazione stessa, tutte le intese riguardanti la dichiarazione dovrebbero essere opportunamente rivedute.

b) Veto italiano ai negoziati Austria- CEE per la stipulazione di un accordo speciale

Come è noto, il 29 giugno 1967 il nostro rappresentante in seno al Consiglio dei Ministri della CECA informgli altri Paesi membri che il Governo italiano non avrebbe consentito a trattative fra la Comunità Europea e l’Austria finché il territorio della Repubblica austriaca fosse stato utilizzato per l’organizzazione di atti criminosi e come rifugio dei terroristi(3). Analoga comunicazione venne fatta dal rappresentante permanente italiano presso la Commissione della CEE il 30 giugno 1967(4).

Le ragioni della decisione presa dal Governo italiano e che furono illustrate agli organi comunitari e a tutti i Paesi membri della CEE erano le seguenti:

1) la cooperazione fra i Paesi membri della Comunità Europea presuppone che i Paesi medesimi ispirino i loro rapporti reciproci a sentimenti di amicizia; tale presupposto vale anche per i Paesi che chiedono di associarsi alla Comunità;

2) l’Italia non si era fino a quel momento opposta alla richiesta dell’Austria; tuttavia, nonostante i numerosi appelli italiani al Governo austriaco per una decisa azione nella lotta contro il terrorismo, da parte di Vienna non vi era stata una dimostrazione concreta di volere agire in tal senso;

3) il Governo italiano riteneva pertanto di dover cercare di indurre il Governo di Vienna a riflettere sulla necessità di scoraggiare l’attività terroristica contro l’Italia prima di ricercare una cooperazione con l’Italia e con la Comunità.

In seguito alla nostra decisione il Governo austriaco prese varie misure per la prevenzione del terrorismo. La collaborazione della polizia austriaca con quella italiana venne intensificata. Azioni giudiziarie vennero promosse contro le persone maggiormente indiziate di atti di terrorismo ed i processi si conclusero con talune condanne. Anche piimportante fu il mutamento dell’atteggiamento del Governo austriaco nei confronti degli estremisti, i quali si videro controllati e videro le loro attività perseguite. Di conseguenza dal 30 ottobre 1967 (data dell’attentato di Trento, che costla vita a due persone) fino ad oggi il terrorismo ha avuto soltanto qualche sporadica e praticamente inoffensiva manifestazione.

Tale situazione non ha mancato di influire in senso favorevole sul clima dei rapporti italo-austriaci, tanto che nella seduta del 26 novembre 1968 del Parlamento Europeo, l’allora Ministro degli Affari Esteri, Senatore Medici, dichiarava: «circa l’Austria le difficoltà ben note non mi permettono di farvi nuove comunicazioni. Vorrei tuttavia aggiungere che i rapporti italiani con quel Paese stanno subendo una evoluzione che ritengo favorevole. Cipermette di formulare la speranza che non si sia lontani da importanti chiarimenti».

Il fatto che da circa due anni non si siano verificati atti di terrorismo ed il superamento – sul piano tecnico – delle questioni relative alla chiusura della controversia altoatesina rende attuale l’opportunità di un riesame dell’atteggiamento italiano nei confronti della richiesta austriaca, di accordo speciale con la CEE.

In considerazione delle possibili conseguenze concrete e della pratica irreversibilità della revoca del «veto» italiano, sarebbe certo l’«optimum» per noi che essa intervenisse soltanto dopo la chiusura della controversia. Tuttavia, anche perché non sembra possibile collegare tale revoca con il rilascio della quietanza austriaca – tanto piche da parte nostra il «veto» non è stato mai posto apertamente in relazione con la controversia altoatesina, ma solo in relazione al fenomeno terroristico – essa potrebbe essere formalmente effettuata in un momento successivo all’inizio del «Calendario operativo», e piprecisamente dopo l’approvazione da parte del Consiglio Nazionale austriaco della Dichiarazione del Cancelliere. La nostra decisione potrebbe intanto essere preannunciata alla parte austriaca nel corso del previsto incontro politico.

Si dovrebbe trattare di una semplice revoca della pregiudiziale posta nel giugno ‘67 da parte italiana, nel senso che da parte nostra non ci si opporrebbe all’esame della richiesta dell’Austria, ferma restando la necessità di un approfondimento dei suoi aspetti economici, istituzionali, giuridici e politici.

In un secondo tempo, ed in relazione agli sviluppi dei rapporti fra i due Paesi, successivi all’avanzata messa in opera del Calendario operativo, si potrebbe esaminare la possibilità di una nostra dichiarazione di appoggio all’eventuale richiesta dell’Austria di rapporti speciali con la CEE.

c) Accordo di amicizia italo-austriaco

Come è noto, dopo l’accenno fattone nell’ottobre 1967(5) a New York al Prof. Toscano dall’allora Ministro austriaco degli Affari Esteri Toncic, da parte austriaca venne successivamente confermata – in un colloquio in data 28 novembre 1967(6) fra l’Ambasciatore Loewenthal ed il Direttore Generale degli Affari Politici – la proposta di stipulare un accordo austro-italiano di amicizia e di collaborazione. Tale accordo avrebbe, secondo Vienna, lo scopo di instaurare una nuova era nei rapporti italo-austriaci, superando le diffidenze del passato. Una dichiarazione come quella franco-tedesca del 22 gennaio 1963 sembrava al Governo austriaco un modello idoneo di accordo, purché venisse adeguato al diverso «status» (neutralità e appartenenza alla NATO) ed al diverso rapporto di grandezza dei due Paesi. Secondo quanto a suo tempo dichiarato da Loewenthal, la collaborazione italo-austriaca potrebbe essere avviata sopratutto in campo culturale (revisione dei testi di storia) e nel campo economico (sul modello della Commissione mista austro-francese, con inclusione delle già esistenti Commissioni per il traffico facilitato di frontiera e per l’uso del porto di Trieste). Nell’accordo, inoltre, potrebbero essere previsti – sempre secondo la parte austriaca – una Commissione mista, a livello funzionari, per l’esame di tutte le questioni importanti concernenti i due Stati ed incontri periodici dei Ministri degli Affari Esteri, come praticato dall’Austria con i Paesi Scandinavi, con la Svizzera e con il Lussemburgo.

Riguardo alla proposta austriaca vi è anzitutto da rilevare che non soltanto la stipulazione di un accordo italo-austriaco del genere, ma l’inizio di trattative ufficiali a tale fine non sembrava compatibile con l’atteggiamento assunto nel giugno 1967 dall’Italia per quanto concerne le trattative per un accordo speciale fra l’Austria e la CEE. Infatti il cosidetto veto italiano all’esame della richiesta austriaca si basava sulla dichiarata constatazione da parte dell’Italia che in quel momento l’Austria non presentava quelle caratteristiche che il Trattato di Roma assume come requisiti indispensabili per la possibilità di una cooperazione nell’ambito della Comunità Economica Europea. In base a tale constatazione l’Italia aveva avuto a dichiarare che non si potevano istituire negoziati fra la CEE e l’Austria. Ne seguiva che l’inizio ufficiale delle trattative fra l’Italia e l’Austria per la stipulazione di un accordo generale di amicizia e di collaborazione non poteva logicamente che seguire una nostra dichiarazione fatta in seno alla CEE per comunicare che da parte italiana non vi erano piobiezioni allo svolgimento di negoziati fra gli organi comunitari e l’Austria, in relazione alla nota richiesta austriaca tendente al raggiungimento di un accordo speciale.

Per una giusta valutazione della proposta austriaca occorre poi tener presente che il trattato di cooperazione franco-tedesco del 2 febbraio 1963 è preceduto da un preambolo nel quale viene dichiarata la riconciliazione fra i popoli tedesco e francese al termine di una rivalità secolare e si riafferma la solidarietà dei due Paesi, non solo per la loro sicurezza, ma anche por il loro sviluppo economico e culturale.

Il testo del trattato prevede incontri periodici a scadenze ravvicinate, pivolte l’anno, tra rappresentanti dei due Paesi, a livello Capi di Stato e di Governo, Ministri degli Esteri, Ministri della Difesa, Capi di Stato Maggiore e funzionari competenti nei settori della difesa, dell’educazione e della giovent Il trattato prevede altresì l’istituzione in ciascun paese di una Commissione interministeriale responsabile per le «questioni della cooperazione».

Vi è anche da rilevare che particolarmente delicata è la proposta austriaca relativa all’inserimento nell’accordo in questione di una clausola che prevede l’istituzione di una Commissione mista, a livello funzionari, per l’esame di tutte le questioni importanti concernenti i due Paesi, in quanto essa richiama chiaramente precedenti e ripetute richieste del Governo di Vienna, tendenti alla costituzione di Commissioni italo-austriache di conciliazione.

Cipremesso, sembra che gli elementi dell’accordo di collaborazione franco-tedesco che potrebbero essere eventualmente richiamati in un analogo accordo italo-austriaco siano i seguenti:

- - - - - - -

Ora, come risulta dall’unito appunto del Contenzioso Diplomatico (All. 1), la formula suggerita da Toncic non sembra costituire valido strumento diplomatico per assicurare nei rapporti italo-austriaci effetti giuridici per quanto concerne la frontiera del Brennero.

Occorrerebbe, pertanto, nello studiare la struttura ed il contenuto dell’accordo in questione, esaminare anche l’opportunità di un eventuale inserimento, oltre alle clausole relative al settore economico, culturale, turistico e della giovent di una clausola che risponda ai fini di ribadire espressamente la salvaguardia delle frontiere esistenti.

A tal fine potrebbe essere presa in considerazione una delle formule seguenti:

aa) «nel pieno rispetto delle frontiere esistenti»;

bb) «nel pieno rispetto dello statuto giuridico e territoriale dei due Paesi».

Si rileva, poi, che la stipulazione dell’accordo di amicizia e di collaborazione italo-austriaco costituisce l’ultimo punto (18) del Calendario operativo. Potrebbe essere utile, tuttavia, per ovvie ragioni politiche, che l’inizio delle trattative per la redazione dell’accordo stesso abbia luogo subito dopo l’approvazione, da parte del Consiglio Nazionale, della dichiarazione del Cancelliere austriaco (punto 4 del «Calendario operativo»). Ciallo scopo di sottolineare, soprattutto nei confronti degli altoatesini e degli austriaci, che con l’attuazione delle misure per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano, si chiude un periodo di incomprensione e di diffidenza e che sia da parte austriaca che da parte italiana si intende ora dare luogo ad una franca ed amichevole collaborazione fra i due Paesi. L’inizio di trattative del genere, al quale dovrebbe essere data opportuna pubblicità, dovrebbe avere fra l’altro l’effetto di scoraggiare gli estremisti dall’intraprendere azioni che possano in qualche modo turbare l’attuazione del «pacchetto».

È infine probabile che, nel corso dell’incontro politico, da parte austriaca ci sia richiesto, in vista del mutato clima dei rapporti fra i due Paesi, che in Italia vengano adottati provvedimenti di clemenza nei confronti delle persone che hanno subito condanne penali per azioni criminose, collegate con la questione altoatesina, nonché vengano riesaminati i provvedimenti via via adottati dal Ministero dell’Interno, per vietare l’ingresso ed il soggiorno in territorio nazionale a cittadini austriaci comunque implicati nell’attività terroristica e antitaliana, sempre in relazione alla questione altoatesina.

Al riguardo si allega un appunto (All. 2) nel quale sono contenute talune considerazioni, che si sottopongono per l’esame e l’approvazione di V.E.

3. Come è noto, l’incontro politico potrà essere preceduto da una riunione degli esperti. È da tener presente che, poiché ormai le questioni aperte sul piano tecnico sono state quasi interamente risolte, l’incontro degli esperti risponde, piche ad un interesse italiano, ad un interesse austriaco. Esso offrirebbe infatti l’occasione per quel confronto definitivo fra i documenti di chiusura, che è stato ripetutamente richiesto da Vienna.

Qualora la riunione degli esperti avesse luogo, essa potrebbe essere dedicata alle seguenti operazioni:

a) collazione dei testi italiano e tedesco dei documenti di chiusura;

b) eventuale esame delle seguenti questioni in preparazione del successivo incontro politico: aa) definizione delle modalità della dichiarazione austriaca di condanna del

terrorismo; bb) revoca del veto italiano ai negoziati fra la CEE e l’Austria;

cc) accordo di amicizia italo-austriaco;

c) eventuale scambio dei promemoria relativi al fatto, alle modalità ed al momento della comunicazione delle misure prese a favore dell’Alto Adite, scambio che è opportuno avvenga prima della consegna delle modifiche ed aggiunte al «pacchetto» previsto al 18 luglio 1966(7) e della informazione verbale «fissabile per iscritto» (sotto dettatura) circa le «precisazioni».

È nostro interesse che lo scambio dei promemoria suddetti avvenga prima dell’incontro politico – mentre la consegna e l’informazione avverrebbero dopo tale incontro

– poiché in tal modo si avrebbe un argomento in piper combattere l’eventuale tesi che l’incontro politico sia intervenuto a sanzionare un accordo italo-austriaco avente come oggetto le misure del «pacchetto».

4. Si ricorda, infine, che subito dopo l’incontro politico se esso avrà esito positivo, dovrà aver luogo, a livello funzionari:

- -

Potrebbe essere utile predisporre fin da ora il testo delle due comunicazioni di cui sopra.

Allegato I

IL SERVIZIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO ALLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, SEGRETERIA 10A

Appunto riservato 015/757. Roma, 7 dicembre 1967.

Oggetto: Proposta austriaca per una «Convenzione di amicizia e di collaborazione». Riferimento: Appunto di codesta Direzione Generale n. 120/1944 del 2 dicembre 1967(8).

Omissis

1) La delimitazione della frontiera del Brennero non è avvenuta in base agli accordi, che hanno definito l’assetto politico dell’Europa del dopoguerra e dei quali l’Italia sia partecipe; ma, come è noto, in virtdel Trattato di San Germano nel 1919. L’Accordo De Gasperi- Gruber

– che formalmente figura come l’allegato IV del Trattato di Pace del 1947, senza essere, per altro, parte integrante di esso – presuppone, bensì, implicitamente, l’esistenza della frontiera del Brennero, ma non contiene, né poteva contenere, alcun formale impegno austriaco alla conservazione della frontiera stessa. Il Trattato di Stato del 1955 comprende, bensì, una clausola secondo la quale «le frontiere dell’Austria rimangono quelle che erano al 1° gennaio 1938» (art. 5). Ma di tale trattato l’Italia non è partecipe; e non sembra che la formula generica «nel rispetto dei trattati» potrebbe di per sé stessa rendere lo «Staatsvertrag» produttivo di effetti giuridici nei confronti dell’Italia stessa.

Allegato II

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, UFFICIO II

Appunto. Roma, 1° settembre 1969.

1. La questione della revisione dei provvedimenti di iscrizione in Rubrica di Frontiera a carico di cittadini austriaci che hanno svolto attività comunque connessa con la controversia altoatesina – questione cui accenna l’Ambasciatore a Vienna nel suo telegramma n. 5299 – è stata esaminata pivolte nel corso di questi ultimi anni. Finora non sono stati presi provvedimenti di carattere generale poiché si è ritenuto che era necessario attendere l’instaurazione di quel mutato clima dei rapporti italo-austriaci che soltanto puderivare dalla chiusura della controversia altoatesina.

Poiché il momento attuale dei contatti italo-austriaci lascia prevedere l’approssimarsi della chiusura della controversia, la questione potrebbe essere ripresa in concreto esame. A tal fine si potrebbe suggerire che venga indetta al pipresto una riunione fra rappresentanti della presidenza del Consiglio, del Ministero dell’Interno e dello Stato maggiore della Difesa - SID.

2. Nella procedura per l’adozione dei provvedimenti di revoca dell’iscrizione in Rubrica di Frontiera sembrerebbe utile seguire i seguenti criteri:

- -

3. Un altro analogo problema potrebbe essere esaminato contemporaneamente nel corso di un’altra riunione interministeriale con la partecipazione di rappresentanti della Presidenza del Consiglio, del Ministero dell’Interno e del Ministero di Grazia e Giustizia, e cioè la possibilità di sottoporre al Signor Presidente della Repubblica proposte per la concessione di provvedimenti di clemenza a favore di persone condannate per atti di terrorismo, nonché a favore dell’altoatesino Luis Ebner, che è l’unico dei responsabili del delitto di Fundres, tuttora detenuto.

Al riguardo è da tener presente che, per quanto le persone condannate per atti di terrorismo siano numerose, i detenuti ammontano ad una decina.

Anche per quanto riguarda l’eventuale emanazione dei provvedimenti di clemenza a favore dei predetti potrebbero essere seguiti i criteri sopra accennati sia per quanto riguarda il momento che le modalità di attuazione.

4. Ove si concordi nella impostazione sopra indicata, si potrebbe richiedere alla Presidenza del Consiglio di indire le riunioni interministeriali di cui sopra è cenno.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Ottobre 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 232.


4 Vedi D. 234.


5 Vedi DD. 267 e 270.


6 Vedi D. 303. Vedi anche DD. 297, 299, 302, Annesso all’Allegato I del D. 307, 314 e 316.


7 Vedi D. 153. 8 Non pubblicato. 9 Non rinvenuto.

535

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 16 settembre 1969.

1. Ho ricevuto a sua richiesta questo Ambasciatore d’Austria. Loewenthal mi ha detto di essere vivamente preoccupato per ritardo che si verifica nella comunicazione ufficiale a Magnago, da parte del Governo italiano, delle sue risposte ai quesiti postigli in merito alle questioni emerse in occasione della cosiddetta «rilettura» del pacchetto. Loewenthal ha aggiunto di essere rientrato recentemente da un viaggio effettuato a Bolzano ed a Merano e di essersi personalmente reso conto che il nostro ritardo nel fare la comunicazione di cui sopra ha messo Magnago in una difficile situazione di fronte al suo partito. Egli ha citato, fra l’altro, un episodio verificatosi durante la cerimonia inaugurale della «Settimana Meranese», dal quale mi ha detto di essere rimasto vivamente impressionato: quando il Presidente dell’Istituto di Cultura nel suo discorso ha fatto un accenno alle misure del cosiddetto «pacchetto», le sue parole sono state accolte dall’uditorio con evidentissimi segni di scetticismo.

Loewenthal ha osservato che, a suo avviso, gli altoatesini di lingua tedesca cono convinti di trovarsi di fronte ad un nuovo tentativo del Governo italiano, tendente a far naufragare l’attuale soluzione della controversia e pensano che le risposte alle questioni sorte nella cosiddetta «rilettura» del pacchetto non verranno affatto comunicate dal Governo alla Stiroler Volkspartei, oppure verranno comunicate troppo tardi, cioè quando non sarà pipossibile al Congresso del partito di prendere una decisione sul «pacchetto» e sul «calendario operativo» in tempo utile perché il Governo austriaco possa presentare il progetto di soluzione della controversia al Parlamento di Vienna.

Loewenthal ha aggiunto che anche il Governo austriaco è preoccupato per questo ritardo nella consegna ufficiale a Magnago delle risposte di cui sopra, poiché il margine di tempo utile per la presentazione del progetto di soluzione della controversia al Consiglio Nazionale va giorno in giorno diminuendo.

L’Ambasciatore d’Austria ha detto infine che partirà domani per Vienna, dove è stato convocato per una riunione degli Ambasciatori austriaci nei Paesi della CEE, e mi ha fatto presente che sarebbe grato se potesse ricevere, entro la giornata di domani, qualche informazione circa gli eventuali sviluppi della questione della comunicazione a Magnago degli elementi sopra menzionati.

2. Ho risposto a Loewenthal che non avrei mancato di riferire all’Onorevole Ministro quanto da lui comunicatomi e mi sono riservato di fargli conoscere, ove possibile, prima della sua partenza, eventuali notizie in merito a quanto da lui richiesto.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 13, fasc. Documentazione inviata dalla Presidenza del Consiglio.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dal Presidente del Consiglio dei Ministri».

536

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 24 settembre 1969.

L’Ambasciatore Vinci ha telefonato alle ore 19.15 il testo dell’intervento che il Ministro Waldheim si propone di fare domani alle Nazioni Unite, nella sua parte relativa all’Alto Adige. Esso è il seguente:

«We have made continuous efforts to settle all problems with our neighboring Countries through negotiations. In this connection I should like to report to the Assembly on the developments of the question of South Tyrol during the past year.

The Assembly will recall that this question was dealt within Resolutions 1497

(XV) and 1661 (XVI). The General Assembly at the time urged both Austria and Italy in these Resolutions to resume negotiations with a view to finding a solution to all differences relating to the implementation of the Paris Agreement of 5th September, 1946. The Agreement deals, as is well known, with the status of the German speaking population of the Province of Bolzano.

Last year, I reported to the General Assembly on the two principal aspects of the problem. The substantive aspect concerns the content of the legislative and administrative measures to be taken by Italy for the purpose of granting to the German-speaking population of the Province of Bolzano that amount of autonomous authority necessary to safeguard the ethnical, economic and cultural development of the South Tyrolean ethnic group.

The procedural aspect consists in the necessity of finding a system which would ensure the effective implementation of the above-mentioned measures for South Tyrol. In a series of meetings on the level of experts, it was possible to reach an understanding on a procedure designed to ensure the implementation of the envisaged measures, without prejudice to the respective juridical positions of the two Countries.

As to the substantive aspects of the problem, basic agreement on the contents of the envisaged autonomy existed already at the time of the 23rd General Assembly. Differences of opinion have emerged, however, with regard to a number of specific provisions of the measures to be taken for South Tyrol, differences which required thorough effort to arrive at the necessary interpretation and precise definition. The Austrian Government would welcome it if the Italian Government, at the earliest possible time, would make known its position on these unresolved questions, as it has announced some time ago.

The necessary decisions on the political level, concerning the envisaged settlement, can be taken only when the contents of the substantive measures will have been clarified in all details. Obviously, the solution, as it is now envisaged, can only be conducive and acceptable to the Austrian Government if the elected Representatives of the minority, in their competent political organs, regard the proposed autonomy as sufficient and if they accept the substance as well as the procedure of the settlement.

Whatever the further developments, of the problem will be, the constructive approach of all Parties concerned will be of decisive importance. Austria will not fail to do its part in this respect. I must stress, however, that it is not understood in Austria why the Italian Government has not yet taken the steps it announced already some time ago, in order to create the basic for a positive development in our effort to settle the dispute.

I should like to appeal, therefore, to the Italian Government to take urgently the necessary steps, since the efforts to reach a satisfactory solution of the problem, which we have now pursued for many years, might otherwise be jeopardized.

I need not add that in that case we would have to reserve appropriate further steps».

L’Ambasciatore Vinci ha fatto presente che alcune delle frasi contenute nell’intervento del Ministro Waldheim gli sembravano, a prima vista, inopportune, da un lato non mettendo in rilievo gli sforzi fatti da parte italiana per la soluzione del problema alto-atesino, dall’altro dando una impressione troppo negativa dell’attuale fase della controversia. Haymerle ha fatto presente che la posizione di Waldheim è particolarmente delicata e che certamente potrebbe essere molto diversa se domani si potesse già dare notizia della nostra risposta ufficiale a Magnago in merito ai quesiti che ci sono stati a suo tempo rivolti. In tal caso, l’intervento che verrà pronunciato domani alle ore 11 di New York (17 ora italiana) potrebbe essere modificato sostanzialmente.

Comunque Haymerle era a disposizione per prendere nota di eventuali suggerimenti italiani per la modifica del testo, suggerimenti che tuttavia dovrebbero essere comunicati a New York entro stasera(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 13, fasc. Documentazione inviata dalla Presidenza del Consiglio.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Per il seguito vedi D. 537.

537

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO, AL CAPO DELLA RAPPRESENTANZA PRESSO LE NAZIONI UNITE, VINCI(1)

T. riservato urgentissimo 17923/219. Roma, 25 settembre 1969, ore 16,50.

Oggetto: Alto Adige.

Ove da parte austriaca non venissero accolti suggerimenti da noi formulati circa variazioni da apportare noto testo discorso Ministro Waldheim(2), nella parte relativa questione altoatesina, V.S. è pregata intervenire subito dopo in dibattito Assemblea Generale. Suo intervento, riferendosi su ricordata dichiarazione Waldheim, potrà essere opportunamente basato su seguenti argomenti:

- - - - - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 13, fasc. Agosto- Settembre 1969.


2 Vedi D. 536.


3 Per la risposta vedi D. 538.

538

IL CAPO DELLA RAPPRESENTANZA

PRESSO LE NAZIONI UNITE, VINCI,

AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO(1)

T. urgentissimo 38483/649. New York, 25 settembre 1969 (perv. ore 4,10 del 26).

Oggetto: Dichiarazione Ministro Esteri austriaco su Alto Adige.

Telegramma di V.E. 2192.

Grazie agli sviluppi delle ultime 24 ore(3), in seguito agli intensi contatti svoltisi sia a Roma sia in questa sede, Ministro Waldheim ha modificato sostanzialmente, come richiesto da parte nostra, parte relativa Alto Adige del suo discorso in Assemblea Generale che avevo trasmessa ieri per telefono. Appena in possesso del nuovo testo(4), che mi è stato consegnato stamane personalmente dallo stesso Ministro Esteri austriaco, ho provveduto a comunicarlo telefonicamente costà e, in armonia con le istruzioni di V.E., mi sono astenuto dall’intervenire a fine seduta in esercizio diritto replica.

Questo corrispondente ANSA ha immediatamente trasmesso passo relativo Alto Adige della dichiarazione del Ministro Esteri austriaco. Inoltro, per opportuna documentazione, con corriere aereo di domani venerdì i due testi delle dichiarazioni: progetto consegnatomi ieri pomeriggio e testo effettivamente utilizzato in odierno intervento nel dibattito generale.

Presente viene inviato Washington.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 13, fasc. Agosto- Settembre 1969.


2 Vedi D. 537.


3 Si riferisce evidentemente alla risposta del Governo italiano ai quesiti della SVP sul «pacchetto»: Agenzia ANSA del 25 settembre. Il materiale consegnato a Magnago consisteva nelle risposte ai quesiti della SVP, oggetto della discussione della riunione interministeriale dell’11 agosto: vedi DD. 530-532 ed in particolare D. 532, nota 7.


4 Ed. in United Nations, General Assembly, Official Records, Twenty- Fourth Session, 1765th Meeting, New York, United Nations, pp. 13-15.

539

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. riservatissimo urgente 38527/593. Vienna, 26 settembre 1969, ore 12,21 (perv. ore 13,15).

Oggetto: Rapporti italo-austriaci: problema Alto Adige ed ammissione Austria alla CEE.

Al ricevimento da lui offerto ieri sera in onore Conferenza Generale AIEA, Cancelliere Klaus mi ha preso in disparte e, usando durante tutta la conversazione

la lingua italiana, mi ha espresso sua viva soddisfazione perché la macchina della soluzione della questione alto-atesina si è messa in moto. Le informazioni che aveva da Loewenthal (Klaus non sembrava particolarmente scontento della fuga della notizia, che già ieri sera era in prima pagina sui principali quotidiani) erano che Magnago proporrà sabato al Partei aus Schuss la nomina di un Comitato di poche persone (fra cui Benedikter) per far rapporto entro due settimane sull’intesa globale. Alla fine della successiva settimana Partei aus Schuss deciderà sulla raccomandazione da fare al Congresso, che potrebbe convocarsi il 15 novembre: secondo Klaus non vi è dubbio che l’uno e l’altro organo della SVP approveranno la soluzione globale.

Ho allora chiesto al Cancelliere se rimanesse tempo sufficiente per eseguire le prime fasi del calendario operativo, prima dello scioglimento Nationalrat il 20 dicembre. Mi ha risposto affermativamente, dicendomi che egli pensa di intercalare dibattito sul Sudtirolo a quello sul bilancio, che avrà inizio il 5 dicembre. Richiestolo dell’atmosfera parlamentare, Klaus mi ha detto di non disperare che l’argomento picontroverso, quello dell’irizzazione delle industrie di Stato, possa in ottobre superare la fase parlamentare, senza rischi per la pace sociale dato l’atteggiamento comprensivo dei sindacati, e quindi senza allargare la frattura con i socialisti.

Mettendo a nudo ciche pigli sta a cuore, Klaus mi ha poi chiesto in che modo e quando l’Italia potrebbe dichiarare estinto il veto alla trattativa con la CEE. Gli ho allora citato quanto V.E. ha detto alla Commissione Esteri del Senato, che il Cancelliere non conosceva ancora ed ho aggiunto, a titolo strettamente personale, che se Nationalrat approva la soluzione globale entro 10-15 dicembre si sarebbe potuto utilizzare una delle tradizionali riunioni di fine anno del Consiglio dei Ministri CEE per far una dichiarazione in questo senso. Il veto era stato significato a Bruxelles; ed era in quella sede che andava tolto.

(La stessa premura per il ritiro del nostro veto entro la fine dell’anno, allo scopo di sfruttarlo per la campagna elettorale, mi è stata poco dopo manifestata dal Ministro del Commercio Estero Mitterer. Dal canto mio non escluderei che ci si chieda di poter fare stato di una nostra decisione in tal senso già al dibattito del Nationalrat sull’Alto Adige).

Klaus mi ha infine detto che sperava V.E. e Waldheim possano incontrarsi a New York, anche se tale incontro non sarà quello definitivo. Durante tutta la conversazione egli ha mostrato, oltre all’abituale simpatia per l’Italia, una grande fiducia in sé stesso e nel suo partito: il successo nelle elezioni sindacali lo aveva visibilmente messo su di giri.

Ho espresso al Cancelliere l’apprezzamento di V.E. per il messaggio inviatogli tramite Aurelio Peccei dopo l’incontro al foro di Alpbach; egli se ne è mostrato molto lieto.

Klaus non mi ha parlato dell’invio a Roma di Gredler, né, naturalmente, gliene ho fatto alcun cenno.

DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 1, pos. AA 2/1.

540

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI AFFARI ESTERI, PEDINI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO(1)

T. 39008/6052. Vienna, 29 settembre 1969, ore 20 (perv. ore 21,30).

Oggetto: Vertenza per l’Alto Adige.

Cancelliere Klaus mi ha ricevuto alle ore 16 e mi ha molto cordialmente intrattenuto per mezz’ora. Gli ho portato il saluto di V.E., e gli ho espresso la volontà del Presidente del Consiglio, del Segretario del partito di maggioranza, e dell’intero Governo di veder giungere al pipresto a buon fine la vertenza per l’Alto Adige.

Klaus mi ha detto che purtroppo non era oggi altrettanto ottimista come quando giovedì [il 25]3 aveva parlato all’Ambasciatore Ducci. Infatti Magnago, nel presentare pacchetto e calendario al Comitato Esecutivo SVP, invece di farne un incondizionato elogio, aveva sottolineato l’esistenza di taluni nei. Tuttavia, ha aggiunto il Cancelliere, non bisogna disperare. Governo austriaco e quello tirolese faranno il possibile per convincere i loro amici nella SVP che il momento è venuto per una decisione positiva.

Ho assicurato il Cancelliere Klaus che, dal canto nostro, non appena avutasi favorevole risposta da Bolzano, avremmo senza indugio messo in atto le prime fasi del calendario operativo in modo da giungere alla conclusione parlamentare entro metà dicembre.

Il Cancelliere ha poi conversato a lungo sulla situazione politica in Germania. Non era naturalmente soddisfatto della possibilità di un accordo governativo fra socialisti e liberali.

Non escludeva perche un certo numero di deputati liberali non si sarebbe prestato a un tale connubio.

Abbiamo infine accennato ai due interventi che faremo giovedì prossimo [il 2 ottobre]3 a Strasburgo, concordando che esprimeremo brevemente il comune desiderio di vedere la vertenza altoatesina risolta al pipresto.


1 Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II. 2 Trasmesso tramite l’Ambasciata a Vienna.


Vedi D. 539.

541

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI AFFARI ESTERI, PEDINI, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO(1)

Appunto(2). Roma, 30 settembre 1969.

Oggetto: Visita di cortesia al Cancelliere Klaus.

Lunedì 29 settembre, in occasione della mia presenza a Vienna per la conferenza generale dell’AIEA, sono stato ricevuto alle ore 16.00 da S.E. Klaus, Cancelliere della Repubblica Austriaca.

Alcuni giorni prima il Cancelliere Klaus, informato della prossima presenza a Vienna del Sottosegretario agli Esteri italiano, aveva espresso il desiderio di incontrarlo.

Nella conversazione, durata 45 minuti, presente l’Ambasciatore Ducci, si sono toccati vari argomenti politici pur nel carattere esclusivamente di cortesia dell’incontro.

Il Cancelliere Klaus mi ha pregato di esprimere al Governo italiano ed in particolare al Ministro degli Esteri il suo vivo auspicio perché le procedure relative al «pacchetto» dell’Alto Adige vengano accelerate al massimo possibile. Egli non ha mancato di dirmi che alcuni punti dovranno essere meglio chiariti nel rapporto tra il Dr. Magnago e il Governo italiano ma che, in ogni modo, è anche sua intenzione personale insistere, nel limite del possibile, perché il Dr. Magnago e la Volkspartei attuino rapidamente le procedure convenute.

Il Governo austriaco ritiene indispensabile presentare la materia al suo Parlamento non oltre il novembre 1969 e si preoccupa che, nel contempo, anche il Governo italiano dia corso alle procedure di sua competenza.

Il Cancelliere Klaus, in forma molto esplicita, mi ha detto che, se la controversia dell’Alto Adige non viene risolta nei suoi elementi essenziali dalle due parti entro metà dicembre, tutto dovrà essere rinviato a non prima della fine del 1970 con ben serie conseguenze e con evidente deterioramento del negoziato.

Il Governo austriaco si considera infatti impegnato per la campagna elettorale politica sin dalla fine del 1969 e non potrà riunire il Parlamento se non per ordinaria amministrazione.

Il Cancelliere Klaus mi ha detto anche che è indispensabile al suo Governo e al suo Partito presentarsi all’elettorato compensando il compromesso sull’Alto Adige con lo sblocco dei negoziati con la CEE, prospettiva quest’ultima che interessa vivamente l’opinione pubblica austriaca. Si prevede una campagna elettorale molto dura nella quale il Partito Socialista, sostenuto anche dagli ultimi avvenimenti tedeschi, non risparmierà ogni mezzo di contestazione politica contro la maggioranza democratico-cristiana che regge tuttora l’Austria.

Conversando sui risultati delle elezioni tedesche, il Cancelliere Klaus ha sottolineato l’aspetto positivo di tali elezioni nel fatto che il Partito neo-nazista non ha raggiunto il quorum sufficiente per entrare nel Parlamento: non ha mancato perdi manifestare la sua preoccupazione sulle incertezze connesse alla ventilata formula di un Governo tra socialisti di Brandt e i liberali di Shell, alleanza che non mancherebbe di avere zone d’ombra, soprattutto nella sua politica estera verso l’Est.

L’ospite mi ha infine chiesto, con tatto, notizie sulla situazione politica italiana e non ha mancato di esprimere la sua speranza nella stabilità del Governo italiano attuale, Governo con il quale, a suo giudizio, è indispensabile concludere al pipresto possibile e secondo le procedure convenute, la controversia dell’Alto Adige.

Nell’esprimere al Cancelliere Klaus il particolare saluto dell’On.le Presidente Aldo Moro, ho tenuto ad assicurarlo che è nell’intenzione precisa del nostro Governo fare tutto quanto è nelle sue possibilità per accelerare le procedure di competenza italiana sì da poter avviare un nuovo tipo di fiducioso rapporto, tra l’Austria e l’Italia, anche nel quadro delle comuni responsabilità europee.

Il Cancelliere Klaus mi ha incaricato di portare il suo personale saluto all’On.le Presidente Moro con il picaloroso augurio per il suo lavoro. Si è dichiarato sicuro che gli incontri che il Presidente Moro avrà a New York con il Ministro degli Esteri austriaco contribuiranno ancora di pia chiarire i temi da lui toccati. Mi ha infine detto che giovedì prossimo si recherà a Strasburgo per prendere la parola al Consiglio d’Europa. Spera che il rappresentante del Governo italiano cui tocca la Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’Assemblea Consultiva, possa far accenno, nel suo discorso, alle prospettive positive di risoluzione della vertenza dell’Alto Adige. In tal caso il Cancelliere Klaus sarebbe lieto di fare analoghe dichiarazioni nel contesto del suo discorso.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 3, pos. AA 2/2.


2 Sottoscrizione autografa.

542

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 1° ottobre 1969.

l. Si sono fatte piinsistenti, in questi ultimi tempi, le pressioni austriache per ottenere che da parte italiana venga revocato il veto posto nel giugno 1967(3) in seno agli organi comunitari all’esame della domanda di un accordo speciale con la CEE, avanzata dall’Austria.

Da parte di Vienna, nel sottolineare che con la cessazione dell’attività terroristica sono venuti meno i motivi che a suo tempo provocarono la nota decisione italiana, si fa presente che la revoca di essa faciliterebbe l’approvazione, sia da parte della SVP che da parte austriaca, del progetto di soluzione della controversia altoatesina. Si insiste pertanto affinché una nostra dichiarazione al riguardo venga rilasciata al pipresto.

2. In relazione alle argomentazioni del Governo di Vienna sembra di poter formulare le seguenti considerazioni:

- - - -

È infatti da tener presente che la revoca del nostro veto costituisce il piefficace

– e forse l’unico – mezzo di pressione a nostra disposizione nei confronti di Vienna. Sembrerebbe quindi conveniente avvalercene per assicurarci l’adempimento da parte austriaca almeno delle prime operazioni del «calendario operativo». Pivolte infatti è stata esaminata cogli austriaci la questione se il Governo austriaco debba, oltre che effettuare la nota dichiarazione davanti al Consiglio Nazionale, sottoporla al voto di questo, dopo l’analoga dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento di Roma. Si sono rilevate in proposito numerose esitazioni e perplessità, che potrebbero risorgere in qualsiasi momento, e che nascono dalla tesi, sostenuta in certi circoli austriaci, secondo cui l’accordo De Gasperi- Gruber, come il «calendario operativo» impongono obblighi solo all’Italia e non all’Austria (per questi motivi l’accordo De Gasperi- Gruber non fu mai approvato dal Parlamento austriaco). Di conseguenza la possibilità di revoca del veto italiano costituisce l’unico strumento di pressione per indurre il Governo di Vienna a compiere quegli atti previsti dal «calendario operativo» (dichiarazione contro il terrorismo, parafatura dell’accordo per la Corte dell’Aja) che hanno carattere essenziale, anche dal punto di vista della chiusura della controversia sul piano internazionale. Occorre tener presente, in proposito, che, come si è avuto occasione di sottolineare in altra occasione, la revoca del nostro veto è praticamente irreversibile. Una volta presa una decisione in tal senso, non avremmo alcun ulteriore mezzo per esercitare pressioni sul Governo austriaco e dovremmo quindi aspettarci richieste di contropartite per ciascuno degli atti di cui sopra.

5. Sembra appena il caso di sottolineare l’importanza che il progetto di soluzione della controversia raccolga la piampia maggioranza dei consensi sia in seno alla SVP, sia nel Parlamento austriaco. Cicostituirebbe infatti una garanzia di durata per la soluzione presa in esame ed offrirebbe altresì un argomento validissimo da opporre sia agli altoatesini di lingua tedesca, sia all’Austria, di fronte ad eventuali richieste di ulteriori concessioni. D’altra parte, dovrebbe essere interesse dello stesso Governo austriaco che l’attuale ipotesi di soluzione globale sia approvata dalla SVP con una maggioranza significativa. Una sua accettazione di stretta misura, come è avvenuto nel marzo 1967(4), se puessere ritenuta utile in certi ambienti alto-atesini ed austriaci, ai fini negoziali, non mancherebbe di mettere il Governo di Vienna in posizione molto delicata di fronte al Nationalrat.

6. Si deve da ultimo, tener presente che, secondo quanto comunicato dall’On. Martino, è in corso un tentativo francese per fare ritirare dall’Austria la sua domanda di accordo speciale con la CEE suggerendo invece trattative con Vienna per un mi-ni-accordo. Tale iniziativa francese è facilmente comprensibile se si tiene conto che, revocato il nostro veto nei confronti dell’Austria, verrebbe in piena luce l’opposizione francese, per ragioni tecniche, ad un accordo speciale della CEE con Vienna.

Dal nostro punto di vista – e verosimilmente da quello austriaco – l’idea della negoziazione di un mini-accordo fra Bruxelles e Vienna dovrebbe, almeno per il momento, essere scartata: e ciper dare maggiore rilievo politico ad un eventuale mutamento della nostra posizione sui rapporti Austria- CEE.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Ottobre 1969. 2 Sottoscrizione autografa.


Vedi DD. 228, 232 e 234.


Vedi D. 208, Allegato II.

543

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 39797/620. Vienna, 3 ottobre 1969 (perv. ore 22).

Oggetto: Incontro Waldheim con Magnago.

Mio 6112.

Sull’incontro Waldheim con Magnago abbiamo appreso che il leader della SVP avrebbe detto al suo interlocutore che la risposta di Roma, anche se non soddisfacente, puessere considerata sufficiente per iniziare una battaglia all’interno del partito con speranza di successo.

Magnago è deciso a procedere con sollecitudine per ottenere l’approvazione.

Alla Ballhausplatz si ritiene che se Magnago non fosse sicuro del successo, egli non avrebbe dato inizio alla procedura di consultazione.

Comunque rimane nei nostri colleghi della Ballhausplatz il grande interrogativo su come si possa entro fine dicembre realizzare le varie fasi previste prima dell’inizio della campagna elettorale austriaca. Credo quindi di non essere lontano dal vero supponendo che il Ministro Waldheim intenda esaminare con l’E.V., in occasione dell’incontro di New York(3), le ipotesi che sin d’ora si possono formulare sull’impiego delle settimane intercorrenti fra fine novembre e la vigilia di Natale.


1 Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II. 2 T. 39295/611 del 1° ottobre, non pubblicato.


Vedi D. 548.

544

L’ONOREVOLE BERLOFFA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO(1)

L.2. Roma, 3 ottobre 1969.

Caro Presidente,

prima che tu incontri altri alle Nazioni Unite, ti faccio il punto del lavoro della SVP per l’esame della proposta del Governo. Per parte mia ho già fatto con Innsbruck quanto opportuno per tenere sollecitata la SVP secondo tempi possibili anche per Vienna. Si tratta di utilizzare l’occasione del tuo incontro per tornare sull’argomento.

Domani, 4 ottobre, la Direzione della SVP (60 persone circa) inizia l’esame del «Calendario operativo». Intanto sta lavorando un Comitatino tecnico per il confronto tra il testo approvato dalla SVP il 23.3.1967(3) e quello risultato definitivo del Governo completo di note ecc.

Sabato 11 finiranno l’esame del «Calendario operativo» e sentiranno la relazione del Comitatino tecnico per decidere se le eventuali differenze tra i due testi (posto che vale quello del Governo) sono tali da permettere di confermare o meno la raccomandazione al Congresso già espressa il 23.3.1967. Naturalmente la maggioranza sta dimostrando che non vi sono «peggioramenti» (come li chiamano!) di sostanza.

Se la Direzione non concluderà 1’11 ottobre, Magnago intende ottenere la continuazione del lavoro in modo da concludere entro il 12 ottobre. È difficile, per prevedere con certezza la durata della discussione perché la minoranza sta cercando ogni pretesto anche di procedura pur di far perdere tempo: intendono far «saltare» le scadenze previste perché le sanno collegate al termine ultimo utile per il Parlamento di Vienna.

Dopo la decisione della Direzione SVP che non dovrebbe comunque andare oltre il 15 ottobre, Magnago parla di 4 settimane per preparare il Congresso. Hanno messo in programma 7 Assemblee circondariali di dirigenti in preparazione del Congresso: sono necessarie! Sarà Magnago che preparerà la base alla conferma dell’accettazione. Si tratta di vedere se puaccorciare i tempi.

Riconosco che l’aria di diffidenza intorno all’urgenza che l’opposizione cerca di determinare, è una remora pesante per Magnago: tutti considerano la decisione come «storica» e pertanto gli slogan contro l’urgenza sono efficaci.

Il ritardo degli ultimi mesi ha aiutato questa campagna.

Dopo l’accettazione della Direzione SVP e mentre la SVP preparerà il proprio Congresso, si svolgeranno le consultazioni dei rappresentanti locali di tutte le popolazioni. Così, dopo, sarebbe aperta la strada per la presentazione al Parlamento italiano.

Stando così le cose a me pare che (anche se tutto andasse nei tempi qui previsti) l’Austria deve comunque pensare sin d’ora di poter interessare il Nationalrat solo dopo il 1° dicembre(4).

Il 5 dicembre inizieranno la discussione del bilancio e per il 20 dicembre è previsto lo scioglimento per le elezioni del 1° marzo.

Cordiali saluti

tuo aff.mo

Berloffa


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Ottobre 1969. 2 Il documento reca il timbro: «Gabinetto. Visto dall’On. Ministro».


Vedi D. 208, Allegato II. 4 Nota del documento: «… quindi tra il 1° e il 20 dicembre».

545

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. urgente 39903/625. Vienna, 4 ottobre 1969 (perv. ore 16,15).

Oggetto: Alto Adige: Dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo.

Ho eseguito stamane alle ore 11 passo prescrittomi da telegramma ministeriale 2682. Segretario Generale Platzer che aveva avuto una conversazione col Cancelliere Klaus a proposito degli attentati, mi ha pregato di far pervenire a V.E. le piferme assicurazioni che tutto viene e verrà fatto da Autorità austriache di polizia per cooperare con le nostre nella prevenzione di ulteriori atti, che Governo austriaco vivamente deplora.

Riguardo alla dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo, Tschofen, che era presente al colloquio, ha detto (con l’assenso di Platzer) di ritenere che avvenimenti potrebbero rendere meglio disposto il Governo austriaco ad accogliere la nostra richiesta che tale dichiarazione venga fatta dal Cancelliere oralmente al Parlamento in risposta ad un’interrogazione orale. Non sembrava invece possibile trovare una formula per condannare adesso questi due specifici attentati evitando contemporaneamente di dare l’impressione di una corresponsabilità austriaca.

Abbiamo poi parlato dei risultati dell’incontro Magnago- Wallnoefer(3). Ho tratto l’impressione che Wallnoefer sia tornato convinto di due cose: da un lato della precisa volontà di Magnago di portare le cose a fondo e dall’altro dell’opportunità di lasciare a lui la scelta dei modi e dei tempi. A Vienna naturalmente ci si preoccupa che la decisione finale della Landesversammlung lasci il tempo per le tre operazioni del precalendario e per le prime quattro del calendario operativo. Abbiamo convenuto che potrebbe essere una buona idea che incontrandosi a New York(4) V.E. e Waldheim confrontino le date in cui ambedue sarebbero disponibili nella seconda metà di novembre per l’incontro finale. Potrebbe anche in tale occasione essere concordato il luogo dell’incontro. La dichiarazione austriaca sul terrorismo seguirebbe immediatamente. Percisi raccomanda a Vienna di sollecitare per quanto possibile i tre provvedimenti amministrativi, per quanto non si attribuisca ad essi eccessiva importanza; e si è d’avviso che la data della parafatura dell’accordo sulla Corte dell’Aja possa essere fissata a due o tre giorni prima dell’apertura del dibattito al Parlamento italiano.

Ci si chiede qui con una certa apprensione quanto tale dibattito potrà durare dovendo essere ripetuto alla Camera e al Senato. Della discussione al Nationalrat si pensa non dovrebbe prolungarsi oltre due giorni.

Si ritiene a Vienna che Magnago conosca perfettamente queste esigenze di tempo, e sappia anche che non si puriconvocare il Nationalrat in gennaio. Ma non sarebbe male trovare un’occasione per richiamare su questo punto la sua attenzione.

Per il resto si pensa a Vienna che sia meglio lasciare Magnago giocare la sua mano come meglio crede: e ciallo scopo di ottenere una maggioranza quanto pialta possibile nelle due successive istanze. Una maggioranza molto risicata potrebbe rendere pidifficile l’approvazione del Nationalrat.


Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II.


2 Non rinvenuto.


3 Vedi D. 546.


4 Vedi D. 548.

546

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. riservatissimo urgente 40025/6262. Vienna, 5 ottobre 1969 (perv. ore 19,10).

Oggetto: Problema Alto Adige: Incontro Wallnoefer- Magnago.

Restivo mi riferisce di essersi potuto intrattenere domenica mattina a lungo con Landeshauptmann Wallnoefer per raccogliere le impressioni da lui ricavate nell’incontro di mercoledì [il 1° ottobre] con Magnago.

Wallnoefer resta decisamente ottimista. Per quanto concerne i tempi ha rilevato che Magnago ha chiesto a Klaus lettera da poter esibire ai membri del Parteiausschuss, che gli permetta di studiare il problema nelle esatte dimensioni e di respingere ogni richiesta di aggiornamento o di rinvio all’anno nuovo. Prego mantenere notizia riservata.

Landeshauptmann raccomanda che Governo italiano sia pronto ad andare al Parlamento nei prossimi giorni di dicembre: solo così Klaus potrà rivolgersi in tempo utile al Nationalrat, e cioè non oltre lunedì 15, inizio della settimana che si chiude sabato 20 con lo scioglimento delle Camere.

Benedikter Brugger e Dalsass avevano chiesto che le istanze politiche della SVP, si limitino a pronunciarsi sul pacchetto, sposando così la tesi di Kreisky sulla totale responsabilità austriaca in materia di garanzie. Magnago è riuscito a far respingere la loro tesi; se da parte sudtirolese si approverà anche il calendario operativo i sottili «distinguo» di Kreisky resteranno senza eco al Nationalrat e nella campagna elettorale austriaca.

D’altronde Wallnoefer prevede che Magnago, salvo imprevisto, riuscirà vincitore con una grossa maggioranza. Dietl è chiaramente isolato; di Brugger Benedikter e Dalsass è troppo noto che si battono non nella speranza di migliorare l’autonomia sudtirolese ma per defenestrare Magnago.

Infine Wallnoefer ha assicurato Restivo che ordini severissimi sono stati dati alla Direzione di Sicurezza tirolese per una accresciuta sorveglianza sulle persone e associazioni indiziate di terrorismo.

Permettomi suggerire che presente mio telegramma sia portato a conoscenza S.E. il Ministro prima del suo incontro di martedì con Waldheim.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1.


2 Trasmesso a Moro a New York tramite la Rappresentanza permanente presso l’ONU con T. riservatissimo urgente 18733/230 del 6 ottobre.

547

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO, AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SARAGAT, E AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, RUMOR(1)

T. urgente 40329/7112. New York, 7 ottobre 1969, ore 21 (perv. ore 2,10 dell’8).

Oggetto: Incontro del Ministro Moro con il Ministro austriaco Waldheim.

Conversazione con Waldheim, estremamente cordiale e durata oltre un’ora, è stata dedicata in massima parte ad esame ultimi sviluppi questione Alto Atesina.

Waldheim ha fatto presente impossibilità, da parte austriaca, di procedere a discussione parlamentare sul problema Alto Atesino in data successiva alle prossime feste natalizie. Cicomporta necessità che risposta definitiva sudtirolese Volkspartei in merito calendario e pacchetto sia effettuata entro il 15 novembre. Sono infatti necessarie circa 4 settimane da tale data perché Cancelliere possa fare prevista dichiarazione a Parlamento austriaco. A questo proposito Waldheim ha chiesto di conoscere se, dopo eventuale approvazione da parte Congresso SVP, si dovrà attendere ulteriormente approvazione pacchetto da parte altri partiti Alto Adige.

Da parte mia ho messo al corrente Waldheim nostre previsioni e sviluppo contatti, del resto già iniziati, con tali partiti, contatti che cercheremo di concludere in concomitanza con congresso SVP.

In base a scambio di vedute approfondito, siamo rimasti d’accordo in linea di massima su quanto segue:

1) le due parti eserciteranno un’opportuna pressione presso Magnago perché decisione definitiva SVP abbia luogo entro 15 novembre p.v. Da parte italiana si procederà ad analoga opera presso altri partiti affinché loro decisione non oltrepassi tale data;

2) incontro politico potrà avere luogo, immediatamente dopo vertice europeo dell’Aja, in località da destinarsi. Esso dovrà decidere definitivamente circa messa in opera calendario operativo e suo inizio. Non vi sarà tuttavia comunicato congiunto o alcuna dichiarazione formale di accordo al riguardo;

3) alla fine della mattina dell’incontro saranno scambiati i promemoria previsti per la cosidetta «neutralizzazione delle informazioni» in merito al pacchetto;

4) nel giorno dell’incontro si procederà anche, a livello esperti, alla consegna del cosidetto pacchetto residuo nonché alla comunicazione, con le modalità già previste, dei successivi chiarimenti;

5) dichiarazione austriaca contro il terrorismo dovrà aver luogo nel periodo fra incontro politico e parafatura dell’accordo relativo alla giurisdizione della Corte dell’Aja. Ove non abbiano luogo nuovi atti di terrorismo (nel qual caso la questione sarà riesaminata), la dichiarazione sarà fatta per iscritto col testo già indicatoci e con le modificazioni da noi richieste, in risposta interrogazione scritta, innanzi al Consiglio nazionale. Tale risposta scritta sarà, come consuetudine, approvata dal Consiglio dei Ministri austriaco.

Da ultimo Waldheim ha insistito perché da parte nostra si dispongano le misure previste al punto due del calendario operativo (riconoscimento della personalità giuridica ad associazioni Alto Atesine).

Da parte mia ho assicurato che ci rendiamo conto dell’importanza che le operazioni previste avvengano tempestivamente.

Waldheim si è poi dilungato sulla questione dei rapporti fra l’Austria e la CEE. In questi giorni egli ha preso contatto a New York con i Ministri degli Esteri degli altri Paesi della Comunità traendone l’impressione che essi non sarebbero sfavorevoli alla stipulazione di un accordo preferenziale con l’Austria, come auspicato particolarmente da parte francese. La possibilità di tale accordo potrebbe essere discussa nella riunione del Consiglio dei Ministri di Bruxelles del 17 ottobre. Egli si augurava che da parte nostra potessimo già assumere una posizione favorevole in tale data. Da parte mia ho fatto presente che il cosidetto veto italiano riguardava non soltanto trattative per la stipulazione con Austria di accordo di associazione o di accordo ad hoc, ma, genericamente, ogni tipo di trattiva dell’Austria con la Comunità. Come noto, nostro veto era connesso con problema del terrorismo, problema oggi certamente meno acuto che nel passato, ma, purtroppo, come recenti avvenimenti hanno dimostrato, forse non completamente scomparso. Non abbiamo alcun giudizio, nell’attuale atmosfera, nei confronti dell’Austria. Vogliamo anzi favorire un inserimento di Vienna nella Comunità Europea, ma pensiamo che per questo nostro cambiamento di posizione occorra scegliere il momento opportuno. Perché tale cambiamento possa essere annunciato, ci sembra, ad esempio, che sia necessario attendere incontro politico, dichiarazione austriaca contro terrorismo ed effettivo inizio del calendario operativo.

Non si tratta quindi, sempre che non si riproduca il fenomeno del terrorismo, di un rinvio a tempo indeterminato; ma, nell’interesse comune, di scegliere una data che renda il nostro atteggiamento picomprensibile alla nostra opinione pubblica.

Waldheim ha dimostrato di rendersi conto dei nostri argomenti. Siamo rimasti intesi che il problema sarà riesaminato nel corso del prossimo incontro politico.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1.


2 Trasmesso tramite la Rappresentanza presso le Nazioni Unite a New York. Inviato all’Ambasciata a Vienna con T. segreto 19012/275 del 9 ottobre.

548

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO, CON IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI D’AUSTRIA, WALDHEIM (New York, 7 ottobre 1969)1

Verbale(2).

Erano presenti anche il Direttore Generale degli Affari Politici del Ballhaus, Ambasciatore Halusa ed il Direttore Generale degli Affari Politici, Ambasciatore Gaja.

WALDHEIM: Trasmette al Ministro Moro il saluto del Cancelliere Klaus.

MORO: Prega il Ministro Waldheim di ricambiare il suo saluto al Cancelliere Klaus. Ricorda i suoi precedenti incontri con il Cancelliere Klaus, sottolineando che essi sono stati sempre animati dalla fiducia nel raggiungimento di una soluzione della controversia altoatesina.

Esprime la speranza che Italia ed Austria siano pervenute ormai ad una conclusione della vertenza e chiede quale sia al riguardo il pensiero del Ministro Waldheim.

WALDHEIM: Osserva che grandi progressi sono stati compiuti nella via della soluzione della controversia. Afferma di essersi posto personalmente, in primo luogo, l’obbiettivo di creare un’atmosfera favorevole fra i due Paesi. Ora si puconstatare che negli ultimi due anni il terrorismo è scomparso e che in seguito agli sforzi della parte italiana e di quella austriaca si è riusciti a giungere ad un compromesso per la soluzione della controversia altoatesina. L’Austria è pronta ad accettarlo se esso verrà approvato dalla SVP, alla quale spetta pertanto ora una decisione. Rileva che Magnago è favorevole alla ipotesi globale d’intesa, ma che esiste anche un’opposizione, dalla quale partono attacchi non solo contro Magnago, ma anche contro il Capitano regionale del Tirolo Wallnoefer, contro il Cancelliere Klaus e contro lui stesso. Osserva che una reazione del genere è inevitabile, man mano che ci si avvicina alla soluzione. Aggiunge che il raggiungimento di un’intesa tra gli esperti italiani ed austriaci e la comunicazione a Magnago dei «chiarimenti» relativi al «pacchetto» hanno aperto la strada alla soluzione della vertenza. Da parte di Vienna si sarebbe pronti a dichiarare chiusa la controversia dinanzi all’attuale Parlamento, se la decisione della SVP circa l’ipotesi d’intesa verrà presa in tempo utile per consentire che il Consiglio Nazionale austriaco si pronunci prima delle ferie natalizie. Infatti essendo le elezioni politiche in Austria fissate per il 1° marzo 1970, il Governo austriaco si troverebbe nell’impossibilità di agire, dopo la fine di dicembre.

Rileva come l’ex Ministro Kreisky, nonostante i numerosi tentativi da lui fatti per convincerlo ad aderirvi, sia contrario all’attuale ipotesi di soluzione ed insista perché venga istituita una Commissione arbitrale. Di conseguenza al Parlamento austriaco vi sarà l’opposizione dei socialisti all’intesa con l’Italia. Tuttavia il Governo è pronto ad assumersi il rischio di presentarla e di appoggiarla, a condizione che il Congresso della SVP approvi il pacchetto ed il calendario operativo, non oltre il 15 novembre. Dopo tale data saranno necessarie 4 settimane perché il Governo austriaco possa effettuare la prevista dichiarazione al Parlamento. Chiede di conoscere quale sia la posizione italiana al riguardo.

MORO: Dichiara di essere d’accordo con il punto di vista del Ministro Waldheim. Aggiunge che anche da parte italiana si è fatto il possibile per creare un’atmosfera di fiducia tra i due Paesi ed auspica che la controversia possa ora trovare una soluzione positiva. Nota che vi è stato un ritardo nelle precedenti operazioni, dovuto ai contatti fra la Presidenza del Consiglio ed il Dr. Magnago ed alla crisi governativa italiana; tuttavia esprime la speranza che le scadenze parlamentari austriache consentano l’approvazione dell’attuale ipotesi d’intesa nel corso della presente legislatura. Fa presente che da parte del Dr. Magnago era stato detto che due o tre settimane sarebbero state sufficienti per l’approvazione da parte della SVP.

WALDHEIM: Rileva che invece sono necessarie 5 settimane.

GAJA: Fa presente che, secondo informazioni provenienti da Bolzano, l’Esecutivo della SVP esaminerà prima il «calendario operativo» quindi passerà a discutere il «pacchetto» dopo di che deciderà se raccomandare, o meno, al Congresso del Partito l’approvazione di essi. Se la decisione dell’Esecutivo sarà positiva, il «pacchetto» ed il «calendario operativo» saranno illustrati alle popolazioni di lingua tedesca dei vari centri dell’Alto Adige ed infine sottoposti al Congresso straordinario della SVP.

MORO: Rileva che, ammesso che l’Esecutivo della SVP termini i suoi lavori per il 18-20 ottobre, decidendo di raccomandare al Congresso l’approvazione del «pacchetto» e del «calendario operativo», il Governo italiano dovrà portare a conoscenza degli altri partiti dell’Alto Adige il contenuto dell’ipotesi globale di soluzione della controversia altoatesina. Tale esame potrebbe concludersi verso il 10 novembre. Rileva che se il Congresso della SVP approvasse l’ipotesi d’intesa entro il 15 novembre

p.v. il Governo italiano potrebbe effettuare entro la fine dello stesso mese la prevista

dichiarazione dinanzi al Parlamento.

WALDHEIM: Chiede quanto tempo durerà il dibattito al Parlamento italiano.

MORO: Risponde che tale dibattito potrebbe prolungarsi per due o tre giorni e che quindi si potrebbe pervenire alla conclusione di esso entro la prima settimana di dicembre.

WALDHEIM: Fa presente che l’attuale sessione del Parlamento austriaco durerà sino al 20 dicembre e che la possibilità di presentare l’ipotesi d’intesa dipende dalla tempestività della decisione della SVP.

MORO: Rileva che da parte italiana non è possibile informare gli altri partiti dell’ipotesi d’intesa, prima che sulla questione si sia pronunciato l’Esecutivo della SVP.

WALDHEIM: Nota che il Dr. Magnago ha chiesto tre o quattro settimane di tempo dopo la decisione dell’Esecutivo per informare dell’ipotesi d’intesa le organizzazioni locali della SVP.

MORO: Osserva che la posizione del Dr. Magnago è comprensibile, tuttavia 4 settimane di tempo costituiscono un periodo eccessivamente lungo, date le scadenze che ci sono poste.

WALDHEIM: Fa presente che il Dr. Magnago cerca di avere un certo periodo di tempo a sua disposizione; tuttavia da parte austriaca gli è stato detto, la settimana precedente, che il 15 novembre costituisce l’ultimo termine utile per la comunicazione delle decisioni della SVP.

MORO: Rileva che sia da parte del Governo italiano sia da parte di quello austriaco si dovrebbe insistere presso Magnago affinché si attenga a tale termine. Aggiunge che naturalmente sarà da tener presente anche quanto decideranno in merito all’ipotesi di soluzione della controversia gli altri partiti.

WALDHEIM: Chiede, su suggerimento dell’Ambasciatore Halusa, quale sarebbe l’atteggiamento del Governo italiano se gli altri partiti fossero contrari alla soluzione proposta.

MORO: Risponde che il Governo ha già opportunamente informato i partiti della maggioranza. I comunisti non dovrebbero essere contrari. Talune difficoltà potrebbero insorgere con i repubblicani e con i socialisti unitari (questi ultimi per ragioni locali e di contatto con la SVP). I liberali, avendo preso parte ai lavori della Commissione dei 19, non dovrebbero opporsi. Non crede quindi che da parte dei partiti verrà preso un atteggiamento negativo. Vi saranno probabilmente delle raccomandazioni relative a modifiche da apportare al «pacchetto»; tali raccomandazioni peraltro non sono vincolanti, in definitiva, sul piano nazionale, i 4 partiti di Governo saranno favorevoli, mentre il PCI e PSIUP non saranno contrari ed il PLI almeno neutrale.

HALUSA: Chiede se le posizioni indicate dall’On. Moro si possono riscontrare tanto al Senato quanto alla Camera.

MORO: Risponde che non vi è alcuna differenza.

WALDHEIM: Chiede se si puprocedere all’esame delle operazioni piimmediate da compiersi, da parte italiana ed austriaca, dando per scontata una decisione positiva della SVP, per il 15 novembre. Al riguardo osserva che l’incontro dei Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi potrebbe essere fissato subito dopo tale data.

MORO: Fa presente che subito dopo il 15 novembre vi sarà il «vertice europeo» all’Aja.

WALDHEIM: Chiede se l’incontro italo-austriaco potrebbe avvenire immediatamente dopo tale riunione, in località da destinarsi.

MORO: Si dichiara d’accordo, rilevando che nell’incontro dovrà essere presa una decisione circa l’ipotesi di soluzione della controversia e l’attuazione del «calendario operativo».

WALDHEIM: Chiede se in tale occasione possa essere effettuata una dichiarazione concernente la soluzione della controversia.

GAJA: Fa presente che una dichiarazione del genere non dovrebbe essere congiunta e che, in ogni caso, non si dovrà parlare di accordo circa il «calendario operativo».

WALDHEIM: Si dichiara d’accordo su tali punti.

GAJA: Osserva che, subito dopo l’incontro dei due Ministri potrebbe aver luogo la consegna da parte italiana – a livello funzionari – del cosiddetto «pacchetto» residuo e delle «precisazioni» fornite alla SVP in merito ad alcune misure del «pacchetto».

WALDHEIM: Dichiara che da parte austriaca si sarà grati per la consegna dei testi predetti.

GAJA: Sottolinea che la consegna dei testi medesimi avverrà secondo le formalità già previste e che in precedenza avrà luogo lo scambio dei promemoria, previsti per la cosiddetta «neutralizzazione delle informazioni» relative al «pacchetto».

MORO: Osserva che lo scambio dei promemoria potrà avvenire alla fine della mattina dell’incontro, mentre nel pomeriggio potrebbe aver luogo la consegna, secondo le modalità previste, del testo del «pacchetto» residuo e dei successivi «chiarimenti».

WALDHEIM: Solleva la questione della dichiarazione austriaca di condanna del terrorismo, la quale dovrà aver luogo nel periodo fra l’incontro politico e la parafatura dell’accordo relativo alla giurisdizione della Corte dell’Aja. Informa di aver parlato a lungo dell’argomento con il Cancelliere Klaus e con il Presidente del gruppo popolare alla Camera, Withalm, giungendo alla conclusione che occorre evitare un dibattito parlamentare e che la via migliore da seguire sia quella – già comunicata in precedenza – di una risposta scritta ad una interrogazione parlamentare scritta concernente il terrorismo.

MORO: Chiede se l’opposizione potrebbe richiedere un dibattito sulla questione.

WALDHEIM: Risponde affermativamente, osservando che il Cancelliere in tal caso ripeterebbe quanto verrebbe affermato nella risposta scritta.

GAJA: Attira l’attenzione del Ministro Waldheim sui recenti episodi di terrorismo e richiama quanto è stato ripetutamente richiesto da parte italiana e cioè che qualora avessero luogo nuovi atti di terrorismo, tutta la questione del contenuto e delle modalità della dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo dovrebbe essere riesaminata.

MORO: Osserva che da parte italiana puessere accettata la procedura della risposta scritta soltanto nel caso che non si verifichino nuovi atti terroristici.

WALDHEIM: Afferma che da parte austriaca si puaderire alla posizione italiana.

MORO: Chiede se le risposte dei membri del Governo alle interrogazioni parlamentari siano sempre soggette all’approvazione del Consiglio dei Ministri austriaco.

WALDHEIM: Risponde che solo le risposte scritte ad interrogazioni parlamentari prevedono decisioni preliminari del Governo.

GAJA: Ricorda che la dichiarazione governativa austriaca deve intervenire prima dell’inizio del «calendario operativo» e dopo l’incontro dei Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi.

WALDHEIM: Rileva che questa è una ragione di piper dare una risposta scritta all’interrogazione parlamentare relativa al terrorismo.

MORO: Ribadisce che tale procedura puessere accettata, sempre che il verificarsi di altri atti di terrorismo non venga a creare nuove difficoltà.

WALDHEIM: Chiede che da parte italiana vengano intanto attivate le misure previste al punto 2 del «calendario operativo» (modifica dell’art. 18 del T.U. della legge di PS e riconoscimento della personalità giuridica delle due note associazioni).

GAJA: Risponde che da parte italiana ci si rende conto della importanza che le misure previste dal punto 2 del «calendario operativo» vengano adottate tempestivamente.

WALDHEIM: Passa a parlare della questione dei rapporti tra l’Austria e la CEE e dice di aver preso contatto a New York con i Ministri degli Esteri degli altri Paesi della Comunità. Afferma che il Ministro Schumann gli ha detto di nutrire dubbi circa la posizione degli altri membri della Comunità ed ha suggerito la conclusione di un accordo di limitate proporzioni. Aggiunge che il commercio austriaco corre seri rischi di deterioramento e che l’Austria vorrebbe un accordo preferenziale con la CEE che preveda una riduzione tariffaria del 30-40%. Fa presente che l’Austria non puchiedere di pi perché deve tener conto della posizione sovietica, contraria a stretti legami fra l’Austria e la Comunità. Conclude che la Francia, la Germania ed il Benelux hanno ben compreso la situazione austriaca e di sperare anche nella comprensione da parte italiana.

MORO: Osserva che da parte italiana si è dato prova di buona volontà, ma che vi sono state delle difficoltà oggettive. Aggiunge che il cosiddetto veto italiano riguardava non soltanto le trattative concernenti la conclusione, fra la Comunità e l’Austria, di accordi «ad hoc» di associazione, ma, genericamente, qualunque tipo di trattativa. Ricorda che il nostro veto era connesso al problema del terrorismo, problema oggi certamente meno acuto che nel passato, ma, purtroppo, forse non completamente scomparso, come i recenti avvenimenti hanno dimostrato. Sottolinea che da parte italiana non esiste alcun pregiudizio, data l’attuale atmosfera dei rapporti con l’Austria, ma che, anzi, si desidera favorire l’inserimento di Vienna nella Comunità europea. Fa presente che, peraltro, occorre scegliere il momento opportuno per poter effettuare tale cambiamento di posizione e che perciconviene attendere l’incontro politico, la dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo e l’inizio dell’attuazione del «calendario operativo».

Non si tratta quindi – sempre che non si riproducano atti terroristici – di un rinvio a tempo indeterminato, ma, nell’interesse comune, di scegliere una data che renda picomprensibile per l’opinione pubblica italiana l’atteggiamento del Governo.

WALDHEIM: Ricorda il discorso dell’On. Moro alla Commissione Esteri del Senato, dove ha parlato di «integrazione economica e culturale» fra Italia e Austria.

MORO: Conferma che è intenzione dell’Italia di andare incontro alle esigenze dell’Austria. Chiede poi al Ministro Waldheim che cosa intende dire alla stampa in merito al presente incontro.

WALDHEIM: Risponde che si propone di dire che i Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi si sono incontrati ed hanno esaminato lo stato attuale della questione altoatesina.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Ottobre 1969. 2 Predisposto dall’Ufficio II della DGAP.

549

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. riservato 36382. Vienna, 10 ottobre 1969.

Oggetto: L’attuale momento della vertenza altoatesina.

Mentre tutto il peso del dibattito altoatesino gravita nell’attuale momento, sulle spalle della SVP, è tuttavia interessante notare l’atteggiamento austriaco. Su quello ufficiale ho riferito per filo (conversazioni avute, con il Cancelliere Klaus in ordine di tempo, con me(3), con l’On. Sottosegretario Pedini(4) e con l’On. Ministro Natali(5)), mentre ho trasmesso i commenti positivi della Delegazione austriaca al discorso dell’On. Ministro Moro all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite(6).

La linea politica del Governo populista – e lo si deduce chiaramente da quanto ho riferito – non è cambiata; la riassumo brevemente qui di seguito:

- - - - -

Questa essendo la posizione ufficiale del Governo, che – ricordo – aveva all’inizio del 1969 iscritto nel suo programma per l’ultimo anno preelettorale la soluzione del problema altoatesino, puessere interessante vedere come reagisca la stampa da Vienna, proprio nel momento in cui di «Suedtirol» si è parlato a New York e si discute a Bolzano.

Non stara ripetere le interpretazioni date sulla contemporaneità della risposta dell’On. Presidente del Consiglio e del discorso del Ministro Waldheim a New York, né il rilievo dato alle prime notizie sul contenuto della risposta ed alle dichiarazioni al riguardo del signor Magnago. Ma devo invece notare che, in quest’ultima settimana, stampa di diversa colorazione politica ha assunto un atteggiamento che oscilla fra il dubbioso ed il negativo. Vien fatto di chiedersi se il temporaneo trasferimento delle responsabilità a Bolzano non ponga ai giornalisti viennesi degli interrogativi sulla capacità o sulla volontà degli altoatesini di prendere una decisione o se l’indubbia abilità propagandistica di Benedikter, Brugger e Dalsass, che sedendo sui banchi dell’opposizione hanno maggior libertà di parola, non abbia fatto breccia in questi ambienti giornalistici meglio di quanto non abbia potuto Magnago con le sue sintetiche e a volte sibilline dichiarazioni.

Volta a volta, un settimanale indipendente come la «Wochenpresse» o il quotidiano socialista «Arbeiter Zeitung», un settimanale cattolico di destra come «Die Furche» o un quotidiano filo-populista come l’«Oberterreichische Nachrichten» hanno osservato:

-che la risposta di Roma è un peggioramento rispetto alle aspettative;

- - - -

Solo il populista «Volksblatt» espone, senza accentuarne le ombre, le difficoltà del negoziato, sottolineando che i «dadi» sono ora nelle mani degli altoatesini, i quali dovranno dire se il calendario operativo rappresenta un efficace ancoraggio internazionale.

Interessante è un articolo del noto esperto di problemi sudtirolesi della «Presse» Washietl sul calendario operativo. Il giornalista si dedica ad un’esposizione ortodossa del documento con un linguaggio comprensibile per il comune lettore, mettendo chiaramente in rilievo l’equilibrio fra contributi italiani ed austriaci e chiudendo con un richiamo all’ultimo punto «la firma di un accordo di amicizia fra Italia ed Austria, che potrebbe costituire eventualmente il passaggio ad una nuova epoca di collaborazione».

Rilevo, nello stesso numero della «Presse», un commento da New York sul soggiorno di Waldheim negli Stati Uniti, dove è detto dell’augurio americano che si giunga ad una soluzione della controversia che «potrebbe toccare anche gli interessi della sicurezza americana in Europa».

Ho detto dell’atteggiamento governativo, ho sintetizzato i commenti della stampa ad oggi.

Senza abbandonarmi a complesse elucubrazioni, ambedue mi sembrano comprensibili: il Governo mostra, perché deve mostrare, un ottimismo d’ufficio per non rinnegare una linea che è stata la sua e per la quale continua ad adoperarsi; i giornalisti che per sei settimane hanno atteso, prevedendone il contenuto e commentandone il ritardo, la risposta da Roma, risentono ora della campagna che, durante l’attesa, l’opposizione di Magnago ha sapientemente orchestrato. «Il tempo lavora contro di noi» ci dicevano, in agosto e settembre, i nostri interlocutori viennesi (che avevano un orecchio a Bolzano) ed i fatti potrebbero dare loro ragione.

Dobbiamo dunque sperare che a Roma, Bolzano ed a Vienna si metta tutto in opera per far sì che si possa giungere alla dichiarazione del Cancelliere Klaus al Nationalrat. Non si tratta ormai di normale amministrazione, ma di volontà politica: la discussione in corso in seno al gruppo etnico di lingua tedesca – lo si voglia o no – ha il valore e l’impegno di una campagna elettorale. In Austria ne è in corso un’altra; la sensibilità è acuita e non ci dovremmo sorprendere se l’annoso problema altoatesino diventasse – ciche ancora non è – argomento in Austria di polemica elettorale, tanto piche tale problema verrebbe visto nell’insieme dei rapporti tra Roma e Vienna (veto italiano di Bruxelles, contenzioso finanziario, liste di respingimento severamente applicate, mancato accoglimento della richiesta austriaca di abbinare i servizi di frontiera, ecc.) sui quali certamente il partito austriaco di Governo non ha niente da portare al suo attivo.

mor: «Ho potuto intrattenermi ieri con Cancelliere Klaus durante la colazione che egli ha offerto ai Ministri


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1.


2 Indirizzato anche all’Ufficio del Consigliere diplomatico e all’Ufficio Regioni della Presidenza del Consiglio, al Gabinetto del Ministero dell’Interno e ai Consolati Generali a Innsbruck e a Klagenfurt. Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 539.


4 Vedi D. 541.


5 Con T. segreto 40194/628 del 7 ottobre, Ducci trasmise il seguente telegramma di Natali per Ru

dei Lavori Pubblici e gli ho trasmesso il tuo messaggio. Il Cancelliere, che ha manifestato verso l’Italia l’abituale simpatia e mi ha parlato con viva cordialità, ha escluso perche la SVP possa approvare pacchetto e calendario operativo entro la fine di ottobre. Egli ha inviato a Magnago la lettera di sollecitazione di cui eravamo a conoscenza; ma non ritiene che la Landesversammlung possa riunirsi prima del 15-20 novembre. Mentre Klaus si dice sicuro che Magnago, nonostante la dura opposizione che incontra e le perplessità di molti suoi seguaci, riuscirà a condurre in porto la cosa, egli è d’avviso che da parte dei Governi italiano e austriaco tutto debba essere predisposto, col massimo possibile anticipo, per le operazioni che essi debbono eseguire e per le approvazioni parlamentari» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1).


6 T. 40472/631 dell’8 ottobre, non pubblicato. Per il discorso di Moro dell’8 ottobre, vedi United Nations, General Assembly, Official Records, Twenty- Fourth Session, 1783rd Meeting, pp. 1-6.

550

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 41878/650. Vienna, 17 ottobre 1969 (perv. ore 12,45).

Oggetto: Questione alto-atesina.

Secondo Tschofen prospettiva approvazione soluzione altoatesina da parte Parteiausschuss sono buone. Maggioranza dovrebbe superare di qualche poco il sessanta per cento. Magnago si è dimostrato ottimo tattico e, sfruttando al meglio difficoltà e vantaggi in cui lo abbiamo messo, è riuscito a neutralizzare avversari pipericolosi. Nella «crociata» che egli condurrà dopo la chiusura del Parteiausschuss attraverso le valli e le montagne dovrebbe ottenere che la Landesversammlung si pronunci con una maggioranza anche pigrande.

È stato da parte austriaca che si è insistito perché il Parteiausschuss voti sulla soluzione globale, oltre che separatamente su pacchetto e su calendario. Mentre esclude che si possa fare qualcosa da parte nostra nell’intervallo fra 20 ottobre e 22 novembre (salvo forse una anticipata emanazione dei provvedimenti amministrativi) Tschofen ritiene che bisogna fissare con massima precisione le successive scadenze. A suo avviso incontro Ministri potrebbe aver luogo nella settimana fra 24 e 29 novembre, essendosi previamente concordato per via diplomatica il comunicato finale.

Quanto prima incontro avviene, tanto prima si avrà dichiarazione austriaca sul terrorismo, ciche permetterà al Parlamento italiano disporre tempo necessario per discussione delle dichiarazioni governative. Mi sembra capire che Austria gradirebbe che approvazione da parte Nationalrat abbia luogo 11-12 dicembre, sperandosi poter annunciare il 18 dicembre nel dibattito sul bilancio esteri il ritiro del veto italiano alle trattative CEE(2).


1 Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II. 2 Per la risposta vedi D. 553.

551

IL CAPO DELL’UFFICIO II DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI FENZI(1)

Appunto(2). Roma, 17 ottobre 1969.

- -

Ho poi aggiunto che, secondo le intese da lui stesso citate, in questo momento eravamo tenuti soltanto ad una «informazione diplomatica» delle risposte date il 25 settembre u.s.4 a Magnago e non già alla comunicazione delle modifiche e delle «precisazioni» relative alle misure del pacchetto.

Ho precisato a questo riguardo che la consegna delle modifiche al pacchetto, intervenute dopo il 18 luglio 1966(5) – di cui, del resto, non avevo ancora l’elenco

– e la dettatura delle precisazioni relative ad alcune misure del pacchetto avranno luogo – secondo quanto è stato concordato – soltanto nel pomeriggio del giorno del cosidetto incontro politico. Tali operazioni dovevano infatti essere precedute dallo scambio dei promemoria per la cosidetta «neutralizzazione dell’informazione», scambio che doveva aver luogo nel mattino dello stesso giorno.

- - -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 30, n. 2210. 2 Sottoscrizione autografa.


Vedi DD. 526 e 529.


Vedi D. 538, nota 3.


Vedi D. 153.

552

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 42523/661. Vienna, 21 ottobre 1969 (perv. ore 11).

Oggetto: Vertenza alto-atesina.

Notizia approvazione della soluzione globale della vertenza altoatesina da parte del Comitato Esecutivo SVP, con 41 voti favorevoli, 23 contrari e due astensioni, è stata diffusa con un flash dall’«APA» ieri notte ore 22,22. Essa era accompagnata dal seguente commento: «Con tale decisione, che dev’essere confermata dal Congresso straordinario del 22 novembre, si apre, dopo difficili trattative durate cinque anni, la via alla soluzione del problema Sudtirolo».


1 Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II.

553

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. riservato 20046/290. Roma, 23 ottobre 1969, ore 15.

Oggetto: Incontro politico italo-austriaco.

Suo 6502.

Dato che Esecutivo SVP ha testé fissato per 22 novembre p.v. Congresso straordinario partito, incontro fra Ministri Affari Esteri Italia e Austria, già previsto per data immediatamente successiva vertice europeo Aja (vedi telegramma ministeriale

n. 275)3, non potrà utilmente aver luogo che intorno 27 novembre p.v. Si fa riserva di proporre, a suo tempo, località per l’incontro.

Con occasione si precisa che, contrariamente a quanto suggerito da Tschofen, dopo incontro politico non dovrà essere emanato alcun comunicato congiunto o alcuna dichiarazione formale di accordo circa messa in opera «calendario operativo». Come precisato nel telegramma sopracitato, civenne espressamente concordato 7 ottobre

u.s. a New York in conversazione con Waldheim(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1.


Vedi D. 550.


Vedi D. 547, nota 2.


Vedi D. 547.

554

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’ONOREVOLE BERLOFFA

L. 052/1391. Roma, 27 ottobre 1969.

Gentile Onorevole,

non ho bisogno di ricordarle, perché ne abbiamo già accennato pivolte, che lo stesso giorno in cui avrà luogo il previsto incontro fra i Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria, dovrà essere effettuata dalla parte italiana a quella austriaca, a livello funzionari:

- -

L’informazione di cui alla lettera b), per considerazioni di utilità e di rapidità, verrà fatta mediante la consegna – puramente di fatto – ai funzionari austriaci del testo manoscritto delle «precisazioni»: naturalmente essendo inteso che civarrà soltanto come «lettura lenta».

Lei sa che l’incontro politico è previsto intorno al 27 novembre p.v. (dato che il Congresso straordinario della SVP si terrà il 22 novembre p.v. e gli altri partiti altoatesini dovranno far conoscere il loro punto di vista entro il 26 novembre). Sembrerebbe utile quindi predisporre fin da ora i testi da comunicare agli austriaci. Le sarei grato se, di conseguenza, ella potesse svolgere a tal fine gli opportuni passi presso i competenti uffici della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Interno.

Mi creda,

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Ottobre 1969.


Vedi D. 153.

555

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

T. riservato 43696/685. Vienna, 28 ottobre 1969 (perv. ore 19,40).

Oggetto: Questione Alto-atesina.

La campagna contro il pacchetto ed il calendario operativo si sviluppa in Austria, mescolando umane nostalgie nazionalistiche ad obiettivi elettorali egoistici, su due temi.

Il primo è che il pacchetto non solo non soddisfa tutte le aspirazioni sudtirolesi, ma che fra discordanze di traduzione, chiarimenti restrittivi, ripensamenti parziali o totali esso è peggiore di quello approvato dalla SVP a piccolissima maggioranza del marzo 1967(2).

Questa è la tesi di coloro che vengono insufflati dalla Stadlmayr, da Ermacora e simili personaggi.

Indicazioni specifiche si trovano a mio telegramma 683, nel tel. urgente 098 di Innsbruck(3), ed in altre comunicazioni.

Questa campagna, che naturalmente non menziona aggiunte e miglioramenti apportati dal 1964 al 1967 e dal 1967 al 1969, fa leva sulla storica sfiducia verso gli italiani e le loro gherminelle.

Calunniate, qualcosa resterà.

Il secondo tema è invece quello, piserio, prediletto da Kreisky: con l’approvazione della soluzione da parte del Nationalrat l’Austria si sveste (soprattutto di fronte alla già stanca opinione pubblica mondiale) di gran parte delle sue capacità di pressione politica sull’Italia; la causa è praticamente finita.

Il voto contrario socialista è dunque necessario per preservare una qualche forza negoziale all’Austria durante l’esecuzione del pacchetto.

Partito socialista ed opinione pubblica austriaca seguono malvolentieri Kreisky su questa strada, lungo la quale egli riceve gli applausi dei nazionalisti e degli oppositori di Magnago e di Wallnoefer; ma piccole minoranze pensanti non devono esserne del tutto scontente.

Mi provercon rapporto a V.E., ad indagare se e che cosa sia possibile fare, al punto in cui siamo, per limitare i non piccoli danni che Kreisky sta causando(4).

Temo che ormai si possa fare poco e che soprattutto ci sia poco tempo per farlo.

Dall’Italia, invece, a livello partiti, dichiarazioni come quelle fatte dal PSI, per bocca di De Pascalis a Bolzano, possono dimostrare come prevista soluzione non sia solo un «accordo democristiano».

Penso, in primo luogo, a dichiarazioni del PSU e del PRI, che in passato manifestarono loro perplessità, ma che ora dovrebbero sentirsi riconfortati davanti ai loro elettori proprio dalle vivaci polemiche in Austria ed in Alto Adige.

Per quanto concerne primo tipo di obiezioni e calunnie pisopra menzionato, non ritengo che essi meritino, per ora, smentita ufficiale; ma potrebbe essere utile, dopo tanti anni di necessaria riservatezza, raccontare nei modi opportuni la storia del pacchetto, per esempio in un articolo e in una intervista a grande quotidiano.

D’altra parte gradirei che codesto Ministero mi fornisse tutti gli utili elementi di linguaggio per controbattere in conversazioni private tali critiche(5).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1.


Vedi D. 208, Allegato II.


3 T. 43675/683 del 28 ottobre e telespresso urgente 098 del 23 ottobre, non pubblicati.


4 Un’ampia disamina sull’argomento sarà comunicata da Ducci per telegramma: vedi D. 560.


5 Per la risposta vedi D. 565.

556

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 31 ottobre 1969.

- -

a) l’Esecutivo della SVP non si è limitato ad esaminare la sostanza delle misure interne riguardanti l’autonomia della Provincia di Bolzano, ma ha affermato «di considerare le annunciate misure come atti di attuazione dell’Accordo di Parigi». Tale affermazione è evidentemente inopportuna e in realtà questo Ministero aveva fatto a suo tempo presente che si dovesse cercare, particolarmente in questa circostanza, di evitarla.

Essa condiziona, infatti, l’accettazione del pacchetto, fatto per noi positivo, con una presa di posizione che per noi è inaccettabile e deve quindi essere respinta. L’affermazione della SVP è infatti in contrasto con il punto di vista pivolte formalmente espresso dal Governo italiano. Del resto, esso ha portato a conoscenza della SVP – come del resto degli altri partiti locali – le misure predette, al solo fine di consentire ai rappresentanti delle popolazioni interessate di esprimere un parere sulla rispondenza di tali misure alle esigenze delle popolazioni stesse. È chiaro che una valutazione di portata internazionale non avrebbe dovuto trovare luogo in un documento che dovrebbe invece aprire la via all’approvazione sul piano interno delle misure in questione;

- - - -

aa) nella stessa frase non viene menzionato il «calendario operativo». È vero che a tale documento si riferisce una altra parte della Risoluzione, ove si afferma che l’Esecutivo vede in esso un sistema di misure che dovrebbe consentire l’attuazione del «pacchetto» e se ne raccomanda l’accettazione al Congresso provinciale del partito; tuttavia, l’aver omesso di inserire il «calendario operativo» nella frase su accennata costituisce un elemento di ambiguità,

bb) come rilevato in un articolo del «Kurier», segnalato dall’Ambasciata in Vienna, sembra che durante l’ultima riunione dell’Esecutivo all’ultimo momento siano stati apportati abbellimenti al «pacchetto», mediante interpretazioni e note non avallate da Roma. Non si conosce ancora come tali «abbellimenti» siano stati formulati.

3. Le sopra indicate dichiarazioni della SVP sono in parte in contrasto con il punto di vista del Governo sulle varie questioni alle quali esse si riferiscono ed in parte necessitano di chiarimenti.

Si pone pertanto il problema di esaminare se le dichiarazioni stesse non modifichino sostanzialmente il significato dell’accettazione del «pacchetto» da parte della SVP e se non si renda necessaria una qualche presa di posizione da parte italiana. È tuttavia da tener presente che un eventuale gesto del Governo potrebbe avere ripercussioni sulle decisioni del Congresso della SVP. Di conseguenza, in considerazione del fatto che la Risoluzione votata dall’Esecutivo costituisce in effetti soltanto un «documento provvisorio» – in quanto non puessere considerato come espressione definitiva della volontà del partito – sembrerebbe opportuno rinviare una eventuale iniziativa del Governo ad un momento successivo al Congresso, avendo riguardo alla mozione sulla quale questo si sarà pronunciato.

Sembra pertanto che la nostra linea di azione possa essere la seguente:

a) in occasione dell’«incontro politico» potrebbe essere sollevata la questione di cui al precedente punto 2 d), per ottenere che da parte austriaca venga smentito in via diplomatica che la predetta affermazione contenuta nella risoluzione della SVP

– secondo la quale l’Austria rilascerà la dichiarazione liberatoria solo quando anche secondo il parere dei rappresentanti sudtirolesi il «pacchetto» sarà stato approvato – possa influire sugli obblighi dell’Austria verso l’Italia, derivanti dal fatto dell’attuazione del «pacchetto» da parte di quest’ultima(7);

- -

4. Vi è infine da tener presente che, secondo quanto risulta da una notizia di agenzia del 18 ottobre u.s., il portavoce del Ministero austriaco degli Affari Esteri, rispondendo ad alcune domande di giornalisti in merito alla questione altoatesina, avrebbe dichiarato che «la consegna ufficiale del “pacchetto” all’Austria è prevista dopo l’eventuale Congresso della SVP» e che «il “calendario operativo” verrà considerato come un accordo scritto italo-austriaco non corredato dalle firme».

Tali affermazioni contrastano non solo con il punto di vista del Governo italiano, ma anche con le intese intercorse fra i due Paesi. Ove il tenore delle dichiarazioni predette – delle quali si sta controllando l’attendibilità – venisse confermato, sembrerebbe utile un chiarimento in proposito. Esso dovrebbe essere ricercato prima dell’«incontro politico» italo-austriaco e dovrebbe dar luogo comunque ad una qualche rettifica da parte del Governo di Vienna.

Allegato

L’Esecutivo della SVP, nonostante la mancanza di tempo causata dalla tardiva risposta da parte del Governo, ha esaminato a fondo le misure («pacchetto») studiate dal Governo italiano riguardanti la riforma dell’autonomia della Provincia di Bolzano, la migliore tutela del gruppo etnico sudtirolese, nonché la convivenza democratica nella nostra Provincia, tenendo conto dell’ultima risposta del Governo ai chiarimenti ed alle precisazioni chieste dalla SVP.

L’Esecutivo rileva di considerare le annunciate misure come atti di attuazione dell’Accordo di Parigi, che continuerà a rappresentare una base per la sicurezza della nostra popolazione, dato che il suo fine consiste in una speciale e duratura tutela del gruppo etnico tirolese.

L’Esecutivo è del parere che il pacchetto non contenga tutte le competenze di una vera autoamministrazione.

L’Esecutivo si associa alla dichiarazione fatta dal Presidente del Partito Silvius Magnago, a nome dei rappresentanti sudtirolesi in seno alla Commissione dei 19, alla chiusura dei lavori della stessa, e che oggi, in seguito a questa decisione, viene nuovamente rafforzata mantenendo in pieno la sua validità.

Questa dichiarazione così suona: «La Commissione ha esaminato i problemi del Stirol, come esistono e si presentano attualmente anche se non sempre è stato possibile sottoporre ad un esame particolareggiato tutte le questioni e tutti i punti di vista. Cianche dal punto di vista del costante sviluppo, sia delle istituzioni politiche, sia in relazione alle circostanze economiche e sociali. Uno sviluppo, che non puessere tenuto nascosto ad alcuno, che perpone necessariamente nuove questioni e nuove esigenze. Queste pernon possono essere oggi né previste, né riconosciute. Nulla è definitivo nella vita umana e nelle relazioni umane. Il costante sviluppo di tutte le cose anche nel superamento dei rigidi paragrafi, creerà nuove esigenze, nuovi punti di vista. Soltanto in uno spirito di comprensione esse possono essere prese in considerazione e essere portate e soluzione».

L’Esecutivo esprime inoltre la speranza che, dopo l’attuazione del «pacchetto», in un clima di pacifica convivenza e di un nuovo rapporto di fiducia tra lo Stato ed il gruppo etnico sia possibile che l’Italia prenda in debita considerazione le richieste insoddisfatte dei rappresentanti sudtirolesi, in uno spirito europeo.

L’Esecutivo della SVP, nelle sue mozioni del 23 marzo e del 21 ottobre ‘67, ha chiesto insistentemente ai Governi d’Italia e d’Austria, di concordare un efficace ancoraggio internazionale per l’attuazione del pacchetto e contemporaneamente ha constatato che è compito dei due Governi di fissare un tale ancoraggio.

L’Esecutivo del Partito prende atto del fatto che i due Governi fermi restando i loro contrastanti punti di vista giuridici sulla attuazione dell’Accordo di Parigi, hanno elaborato un cosidetto «calendario operativo» che dovrebbe garantire l’attuazione delle misure del pacchetto.

L’Esecutivo ha esaminato a fondo il calendario operativo e vede in esso un sistema di misure che dovrebbe consentire l’attuazione del pacchetto.

Infine l’Esecutivo osserva:

- -

Nel senso di queste precisazioni, l’Esecutivo del partito decide di raccomandare al Congresso Provinciale l’accettazione del pacchetto e del calendario operativo.

[Esecutivo della SVP]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Ottobre 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 552.


4 Vedi D. 574.


5 Vedi D. 208, Allegato II e D. 276.


6 Vedi D. 538, nota 3.


7 Annotazione di Moro a margine del paragrafo a: «Sì».


8 Annotazione di Moro a margine del paragrafo b: «Si pufare nella forma ritenuta migliore.Sarebbe perbene già da ora in via ufficiosa richiamare l’attenzione sui punti che destano le nostre perplessità. Essi sono, a mio parere, talora pimarcati, talora pidettati da un giusto scrupolo. Noncredo significhi l’omissione del riferimento al calendario operativo sull’approvazione. Pisostanziale il richiamo all’Accordo di Parigi e all’ “ancoraggio”, benché sia detto che si tratta di cosa che riguarda i due Stati».


9 Annotazione di Moro relativa al paragrafo c, posta in calce al documento: «C. Gli abbellimenti sono poi impensabili e stento a credere che sono stati presi in considerazione. Occorrerebbe dunque che Berloffa cercasse di preparare d’intesa una formula accettabile su questo punto. Per l’opinione pubblica poi pipesante di tutto è il richiamo al carattere evolutivo dell’accordo. Pusignificare anche nulla ma pumettere in allarme gli estremisti di destra. Darle qui una formulazione picontrollata non dovrebbe essere impossibile e andrebbe studiata in tempo. Sul punto c) di questa posizione il chiarimento va fatto in via diplomatica. Mi sembra perincredibile».

557

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

Telespr. riservatissimo urgente 0222. Vienna, 31 ottobre 1969.

Oggetto: L’attuale momento del problema altoatesino.

Ho, giorno per giorno, riferito sulle interviste, sulle prese di posizione dei partiti, sui commenti stampa attinenti all’Alto Adige e credo di esser riuscito a dare a codesto Ministero un’abbastanza chiara «fotografia» della Vienna politica e giornalistica che si occupa di Suedtirol.

Ho scritto, di recente, che l’argomento principe per gli oppositori è ora quello dell’esistenza di pi «pacchetti», donde la necessità di raffrontarli e di discutere in riunioni apposite a Vienna, Roma, Innsbruck e Bolzano, con l’evidente scopo di far saltare il calendario previsto – dal voto del Congresso della SVP alle dichiarazioni di Klaus al Nationalrat – e rinviare tutto a dopo le elezioni austriache.

Ho incaricato quindi uno dei miei collaboratori di recarsi da Tschofen, appena rientrato da Innsbruck, per conoscere la sua valutazione della situazione.

Il Capo dell’Ufficio Alto Adige appariva stanco e preoccupato: stanco per i due giorni di accanito dibattito ad Innsbruck e preoccupato per la violenza e la malafede degli oppositori.

2. La conversazione si è imperniata sul problema del o dei pacchetti e Tschofen ce ne ha dato una spiegazione che riferisco, lasciando a codesto Ministero di completarla con le notizie che, di certo, avrà ottenuto da Bolzano.

Il testo del pacchetto, consegnato dal Presidente del Consiglio a Magnago(3), è stato tradotto in tedesco a Vienna ed è stato trasmesso, in forma non ufficiale, ai gruppi parlamentari del Nationalrat, nonché ai partecipanti delle riunioni del 27 e 28 ottobre di Innsbruck.

Questi ultimi, per hanno contemporaneamente ricevuto da Bolzano il testo del pacchetto, del quale Magnago aveva curato una rielaborazione raggruppando per materia il contenuto del pacchetto stesso, al fine di renderlo piintelligibile. Sempre ai fini di una maggiore chiarezza – ci è stato detto – Magnago ha apportato, a vari punti, alcune chiose, che sono le cosiddette «note a piè pagina». Pare che sul contenuto e sul testo di queste note, Magnago avrebbe ottenuto da Roma un’approvazione.

Non mi dilungo pisull’«edizione Magnago» del pacchetto perché essa sarà costì certamente nota.

È facile immaginare che gli oppositori, trovandosi due testi nelle mani, abbiano fatto del loro meglio per sfruttare l’occasione avvalendosi soprattutto delle citate «note a piè pagina», per sostenere l’impossibilità di giungere ad una conclusione, allorquando vi erano – a loro avviso – incertezze sul contenuto del pacchetto.

Secondo Tschofen, invece, trattasi di una differenza soltanto formale, l’unico testo valido essendo quello che la Presidenza del Consiglio ha inviato, a fine settembre, a Magnago. Ad esso dovrebbe riferirsi, nella Risoluzione votata il 20 ottobre 1969 dalla SVP(4), il penultimo paragrafo, lettera a) (che per facilità di consultazione riproduco: «che il suo consenso è valido soltanto per il pacchetto il cui testo – assieme alle formule di interpretazione in esso contenute – ha formato l’oggetto della risoluzione»).

- -

– il collega della Ballhausplatz: oramai si sono scatenate simpatie, antipatie, rivalità, personalismi che rendono torbida l’atmosfera e difficile la discussione. Gli estremisti ne profittano e scagliano accuse di tradimento o di vigliaccheria, che giornali in cerca di sensazione sfruttano ciecamente.

- -

1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1.


2 Diretto per conoscenza al Consolato Generale ad Innsbruck. Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 538, nota 3.


4 Vedi D. 556. 5 Per il seguito vedi D. 559.

558

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, RUMOR, AL PRESIDENTE DELLA SVP, MAGNAGO(1)

L. Roma, 5 novembre 1969.

Signor Presidente,

in relazione a talune notizie di stampa concernenti l’esistenza di pitesti del cosiddetto «Pacchetto», desidero ribadire che anche il suo partito è chiamato ad esprimere il proprio avviso sul testo governativo, senza apporvi aggiunte o modifiche(2).

Cordialmente

[Mariano Rumor]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Documentazione inviata dalla Presidenza del Consiglio.


2 Il 7 novembre Magnago rispose: «mi premuro far presente che risulta chiaro anche per il mio Partito che il parere viene richiesto sul testo del Governo. Infatti il testo che è stato oggetto della deliberazione del Comitato Esecutivo è la versione in lingua tedesca – pur con una diversa sistemazione – del testo del Governo. Peraltro nel corso della discussione mi si è reso necessario fornire e inserire nei documenti SVP le interpretazioni di cui all’allegato; con esse non si è inteso ampliare o modificare la sostanza delle “misure”. Ho considerato tali interpretazioni come ammissibili in quanto pacifiche e qualche volta addirittura ovvie, ma comunque utili per eliminare punti di sfiducia e di diffidenza manifestatisi nell’approfondito dibattito in seno al mio partito e quindi importanti per orientarsi, in piena consapevolezza, verso una conclusione positiva. Le “interpretazioni” che ho fornito sono quindi destinate non già a modificare il testo governativo ma – secondo l’avviso della SVP – a completare gli elementi di esame, ai fini della preparazione degli occorrenti testi normativi» (ivi, Contatti italo-austriaci, b. 30, n. 2257).

559

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, RUMOR(1)

L. 052/1429. Roma, 9 novembre 1969.

Caro Presidente,

il nostro Ambasciatore a Vienna con il suo rapporto n. 022 in data 31 ottobre u.s.2, qui unito in copia, ha segnalato che al Ballhaus sono pervenute due differenti edizioni del cosiddetto «pacchetto» delle misure previste a favore delle popolazioni altoatesine. Dapprima è giunto nella capitale austriaca il testo da te fatto pervenire a Magnago(3), che è stato tradotto in tedesco e trasmesso in forma non ufficiale ai gruppi parlamentari del Nationalrat nonché ai partecipanti alle riunioni che hanno avuto luogo a Innsbruck il 27 e il 28 ottobre u.s. In un secondo momento è giunto un nuovo testo, redatto a cura di Magnago, che presenta una diversa disposizione sistematica delle misure e contiene alcune «note a piè di pagina» che non figurano nel precedente testo. L’esistenza di questi diversi testi è nota alla stampa austriaca e civiene sfruttato dagli oppositori dell’intesa con l’Italia per dimostrare che nell’attuale stato di confusione è impossibile giungere alla chiusura della controversia. In relazione a quanto precede l’Ambasciatore a Vienna ha chiesto che gli venga chiarito quale sia il vero stato della questione.

D’altro canto, anche i servizi della Presidenza hanno confermato che nella riunione dell’Esecutivo della SVP del 18-20 ottobre u.s.4 è stato approvato un «pacchetto» che per talune note differisce dal testo consegnato il 25 settembre u.s. La portata di queste interpretazioni è stata oggetto di esame congiunto di esperti presso la Presidenza del Consiglio.

Osservo, comunque che la presentazione alla SVP di un testo del «pacchetto» difforme da quello originale non punon destare viva preoccupazione.

Vi è poi da considerare che, per ogni eventuale variante sostanziale, sarebbe necessario da parte nostra prendere nuovi contatti con gli altri gruppi politici in Alto Adige, per comunicare loro il «pacchetto», quale risulterebbe dopo le modifiche ed aggiunte ad esso apportate dalla SVP.

In considerazione di quanto precede sembra opportuna una nostra azione immediata, da svolgere – ove tu concordi – sia presso il Governo di Vienna, attraverso la nostra Ambasciata in quella capitale, sia presso Magnago, attraverso i Servizi della Presidenza, allo scopo di far presente che:

- -

Ti sargrato se vorrai farmi conoscere se concordi su quanto sopra esposto. Allego, per la tua eventuale approvazione, un progetto di telegramma per l’Ambasciatore a Vienna, mentre rimango in attesa di cortesi notizie circa il seguito che riterrai di dare al mio suggerimento concernente l’intervento da effettuare presso Magnago(5).

Cordiali saluti.

Aldo Moro

Allegato

Pregasi S.V. voler far presente codeste Autorità che elenco misure che Governo italiano ha previsto a favore popolazioni altoatesine è quello consegnato 25 settembre u.s. a Magnago e successivamente ai gruppi politici in Alto Adige a cura della Presidenza del Consiglio. È solo su tale ipotesi globale che SVP et altre forze politiche devono pronunciarsi senza possibilitàmodifiche.

Opportune comunicazioni in merito verranno fatte a Magnago al quale tuttavia potrebbe giungere utile intervento codeste Autorità.

Vorrà altresì precisare che a nostro giudizio secondo intese già raggiunte «dichiarazione liberatoria» resta esclusiva responsabilità del Governo austriaco.

In relazione voci attribuite a «Kurier», se confermate, S.V. voglia ribadire ben noto punto di vista concordato tra i due Governi che cioè calendario operativo non costituisce accordo internazionale.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Documentazione inviata dalla Presidenza del Consiglio.


2 Vedi D. 557.


3 Il 25 settembre: vedi D. 538, nota 3.


4 Vedi D. 556.


5 Per la risposta vedi D. 561.

560

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. segreto 45661-45681-45688/702-703-704. Vienna, 10 novembre 1969 (perv. ore 15,15)2.

Oggetto: Problema Alto Adige.

702. Mancano dodici giorni al Congresso Straordinario della SVP a Merano(3), dal cui, esito dipende se un cammino verrà aperto in direzione della coesistenza in Alto Adige e della riconciliazione definitiva italo-austriaca, o se invece quattro anni di sforzi saranno ridotti a niente e se dovremo ancora trascinare per un tempo imprecisabile la palla al piede della vertenza con i sudtirolesi e con l’Austria. Essendo mio meditato parere, dopo oltre due anni di missione a Vienna, che un fallimento dell’attuale Progetto di Risoluzione sarebbe di svantaggio all’Italia, all’Europa ad alla Democrazia, mi permetto di richiamare l’attenzione del Governo sullo stato presente delle cose, e suggerire che cosa, nei pochi giorni che restano potrebbe farsi per evitare un insuccesso.

La campagna in Austria ed in Alto Adige contro il Progetto di risoluzione ha raggiunto negli ultimi mesi nuovi livelli di intensità. Ho riferito man mano. Essa è facilitata da una serie di coincidenze ed equivoci, che non possiamo scartare col dorso della mano. Il ritardo nella consegna a Magnago del pacchetto ha messo lui nell’imbarazzo, ed i suoi oppositori di qua e di là del Brennero nella comoda posizione di poter accusare noi e lui di soffocare la discussione sotto la pressione del tempo. La corsa contro l’orologio preclude inoltre a Klaus ogni tentativo di proporre che la questione venga tenuta fuori dalla polemica elettorale; anzi dà esca alle richieste degli estremisti e dei liberalnazionali che tutto venga rinviato alla prossima primavera. Anche la speranza di poter annunciare al Nationalrat il ritiro del veto italiano al negoziato con la CEE – unica contropartita elettoralistica che la Volkspartei poteva offrire all’approvazione della soluzione alto-atesina – sembra svanire; né vi è alcun cenno che l’Italia intenda risolvere la faccenda degli indennizzi agli espropriati della Val Canale. Mentre Nord Tirolo e Sud Tirolo si rimbalzano la responsabilità dell’accettazione, ed è con fatica che si riesce (se ci si riuscirà) ad evitare una seduta speciale della Dieta tirolese che moltiplicherebbe i dubbi e le reticenze, Vienna dà l’impressione di ritirare poco a poco la propria posta dal tavolo. La Ballhausplatz, incalzata dalla insistente richiesta che l’Austria mantenga il suo mitico status di potenza protettrice dei sudtirolesi, dice e non dice: ben conscia dei limiti oltre i quali incorrerebbe nella nostra ira. Su tutto questo aleggia la confusione dei tre o quattro pacchetti; e c’è da ringraziare Iddio che ancora la faccenda della «dettatura lenta» non sia filtrata alla stampa. Faceva infine finora da tela di sfondo a tutto questo la non credibilità del Governo italiano, e addirittura dell’Italia come Stato. Ho risparmiato a V.E. i commenti sempre pipessimistici dei giornali austriaci negli ultimi giorni sulla situazione politico-sindacale del nostro Paese.

Il presente dispaccio continua con numero di protocollo successivo.

703. Seguito mio 702.

Mentre recentissimi sviluppi in seno al Partito di maggioranza relativa devono aver convinto responsabili austriaci che anche in dicembre ci sarà un Governo in Italia, venendo così a dissolversi una delle maggiori ragioni di esitazione a Bolzano, a Vienna e ad Innsbruck, nulla è venuto a mutare la posizione dei tre accaniti avversari della soluzione: Kreisky, il Partito liberalnazionale, e il conglomerato del nostalgici di Hofer e di Francesco Giuseppe fiancheggiati dai professionisti del sudtirolismo e del terrorismo. Nei riguardi di essi mi permetto sottoporre a V.E. alcune possibilità di azione che tuttora mi sembrano aperte, anche nel tempo ristrettissimo cha ci rimane.

Non sono riuscito a trovare un dirigente socialista austriaco che condivida l’impuntatura di Kreisky: eppure egli marcia diritto e l’«Arbeiter Zeitung» riporta ogni giorno i problemi dei peggiori gruppi neonazisti e nostalgici. Mercoledì 19, tre giorni prima dell’apertura del Congresso SVP, Kreisky avrà modo di ribadire la sua opposizione in una conferenza stampa. Se da cie da altre pressioni la maggioranza di Magnago venisse ridotta nel Congresso ai minimi termini, Kreisky avrà fondati motivi di sperare che alcuni populisti si rifiutino di votare disciplinatamente al Nationalrat.

Si puancora fare qualcosa? Molti dicono di no; anche Klaus che ho sondato mi è sembrato dubbioso (il Cancelliere è solito passare da fasi di entusiasmo a fasi di rassegnazione, e direi che si trova ora in una di queste ultime). Enumero tuttavia le iniziative che potrebbero essere prese in esame. I Partiti socialista unificato e repubblicano (come già il PSI) potrebbero dichiarare – prima del Congresso SVP – che essi sono disposti a rinunciare alle loro sostanziali riserve nei confronti del pacchetto se questo facilitasse l’approvazione di Bolzano e di Vienna. I due Partiti socialisti potrebbero poi rivolgere un appello al Presidente Pittermann, pregandolo di intervenire per evitare una frattura tra la Sezione italiana e quella austriaca dell’Internazionale Socialista. Analogo appello si potrebbe tentare di far rivolgere direttamente a Kreisky; di qualche altro esponente socialista internazionale: Spuhler, Wilson e Palme sono i tre uomini al cui giudizio Kreisky è pisensibile (oltre Brandt, che mi pare consigliabile non mescolare a questo affare). Infine sarebbe da considerare se il Presidente Saragat non potrebbe rivolgere, come uno dei massimi leaders socialisti europei, un messaggio personale e segreto a Kreisky.

Per quanto vanitoso Kreisky sia, e quindi certamente lusingato da una serie di appelli, non giurerei che essi possano fargli cambiare pidi qualche aggettivo nelle dichiarazioni che farà il 19. Ma le diverse azioni che propongo avrebbero quanto meno a togliergli l’illusione che egli possa, oggi o domani, all’opposizione o al Governo, contare sull’appoggio del socialismo italiano ed internazionale per una soluzione diversa da quella attuale (come egli sperall’inizio dell’anno). Questa illusione verrebbe tolta anche alle altre forze politiche austriache.

Il presente continua col numero di protocollo successivo

704. Seguito mio 703.

Per controbattere l’opposizione sia dei liberalnazionali che dei nostalgici l’azione che si pututtora svolgere potrebbe essere la stessa. Gli attuali cavalli di battaglia dei due gruppi sono: la moltiplicazione del pacchetto; la speranza che un rinvio consenta all’Austria di ottenere un agganciamento al sottocomitato del Consiglio d’Europa o, come suggerisce Kreisky, agli organismi internazionali di conciliazione o arbitrato previsti dai capitoli II e III della Convenzione Europea per il regolamento pacifico delle controversie, capitoli che noi finora non abbiamo accettato.

Per il primo punto permettomi istantemente consigliare che si faccia il possibile per dimostrare che i pacchetti sono ridotti ad uno. Anche se il pacchetto su cui ha votato il Parteiausschuss presentasse qualche «abbellimento» rispetto a quello consegnato dal Presidente del Consiglio, una messa a punto che sancisca che i due testi hanno un identico contenuto ripulirebbe l’aria di un nocivo equivoco. Non so se cisia fattibile; ma un prolungato silenzio da parte nostra non puche rafforzare sospetti e speculazioni.

Andrebbe poi studiato il modo migliore per far sapere pubblicamente che austriacie sudtirolesi nulla hanno da sperare da un rinvio della soluzione. È questa l’arma di cui Magnago si serve, e ci conviene renderla piaffilata. A prima vista sembra a me che cipotrebbe ottenersi con una responsabile dichiarazione o intervista da cui emerga che la Democrazia italiana, pur decisa ad assicurare alla minoranza di lingua tedesca tutti diritti previsti dalla Costituzione e dallo spirito dei tempi, non potrà, né ora né in futuro andare al di là degli impegni previsti dall’Accordo De Gasperi- Gruber che notoriamente non prevede alcun istrumento internazionale specifico di controllo della sua esecuzione. Una simile dichiarazione, che dovrebbe essere preparata accuratamente, potrebbe essere resa pubblica subito dopo la conferenza stampa di Kreisky, pur senza farvi riferimento, ed essere ad esempio raccolta da Bauer, autorevole corrispondente romano del «Die Presse».

Vorrei fare in conclusione le osservazioni seguenti. La propaganda contro il Progetto di soluzione è intensa, ma non tale da doverci spaventare. Essa non sarebbe così vivace se l’Austria non fosse a ridosso delle elezioni, il che lascia ai partiti pochissima libertà di manovra. Direi perche anche i partiti austriaci d’opposizione si augurano che ad una conclusione si arrivi ora: essa avrebbe il vantaggio di sgomberare il terreno per l’avvenire, pur permettendo in futuro di accusare la Volkspartei degli inconvenienti che si verificheranno. Se il Nationalrat vota a favore, sia pure con soli quattro voti di maggioranza, i socialisti e i liberalnazionali (che desiderano ambedue andare al Governo con la Volkspartei in aprile) faranno di necessità virt (Diverso sarà ovviamente il loro atteggiamento qualora la questione resti aperta).

Perché il Nationalrat voti a favore bisogna che il Congresso SVP dica di si con una sostanziale maggioranza. Tutto il possibile dovrebbe dunque essere fatto perché così si concluda la giornata di Merano: neutralizzando con i metodi che ho suggerito o con altri, le influenze negative esterne, operando per linee interne sui delegati SVP, in tutti i campi in cui ciè possibile ed utile.

Se la SVP respingerà la soluzione bisognerà raccogliere con calma le idee e studiare su che piede ripartire. Ma se la SVP l’approverà, potrà esserci indifferente che la maggioranza sia grande o minima: in ogni caso ci converrebbe chiedere un voto affermativo al nostro Parlamento.

Mi permetterei quindi raccomandare di preordinare il dibattito per i primissimi giorni di dicembre(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1.


2 La prima parte del presente documento (T. 45661/702) pervenne alle ore 13,30, la seconda e terza parte (TT. urgenti 45681/703 e 45688/704) alle ore 15,15.


3 Vedi D. 574.


4 Con T. segreto 22063/313 del 17 novembre, Moro rispose esprimendo apprezzamento per i suggerimenti formulati, che sarebbero stati oggetto di attento esame (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1). Per il seguito vedi D. 567.

561

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, RUMOR, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO(1)

L. riservatissima. Roma, 10 novembre 1969.

Caro Moro,

mi riferisco alla tua lettera 052/1429 del 9 novembre u.s.2 e concordo con quanto da te suggerito sui passi da intraprendere, tanto presso il Governo di Vienna quanto presso Magnago, per chiarire il nostro punto di vista sulla situazione da te esposta.

D’accordo, quindi, per l’invio alla nostra Ambasciata a Vienna del telegramma predisposto dai tuoi uffici(3): ho suggerito due modifiche che non ne alterano comunque la sostanza(4).

Quanto a Magnago, gli avevo già inviato una lettera intesa a ribadire il concetto che la SVP è chiamata ad esprimere il proprio avviso sul testo governativo del cosiddetto «pacchetto», senza apporvi aggiunte o modifiche(5).

Credimi, molto cordialmente.

[Mariano Rumor]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Documentazione inviata dalla Presidenza del Consiglio.


2 Vedi D. 559.


3 Ivi, Allegato.


4 Vedi D. 562.


5 Vedi D. 558.

562

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM E DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA [AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO]1

Appunto(2). Roma, 11 novembre 1969.

Con la lettera in data 9 novembre u.s. a firma di V.E.3 era stato inviato all’On. Presidente del Consiglio, per la sua approvazione, l’unito progetto di telegramma per l’Ambasciata a Vienna (All. 1), relativo al contenuto del cosidetto «pacchetto» delle misure del Governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine.

In data 10 novembre u.s. l’Ambasciatore Catalano ha comunicato che su tale progetto di telegramma l’On. Presidente del Consiglio ha formulato le seguenti osservazioni:

«a) nella frase: “È in tale ipotesi globale che SVP ed altre forze politiche devono pronunciarsi senza possibilità modifiche” sembrerebbe opportuno omettere le parole: “senza possibilità modifiche”, in quanto tale espressione apparirebbe troppo vincolante, e cinon solo nei confronti della SVP. Peraltro, dopo l’eliminazione di tali parole, per rafforzare il concetto espresso nella frase, si potrebbe modificarne l’inizio, come segue: “È solo su tale ipotesi globale …”;

b) non sembra opportuna una nostra richiesta alle autorità austriache di intervenire presso Magnago, quanto meno formulata nel telegramma in esame. Sembrerebbe invece preferibile che una comunicazione del genere venisse fatta prevenire a voce all’Ambasciatore Ducci».

In considerazione di quanto precede si allega un nuovo progetto di telegramma (All. 2)4, redatto sulla base delle osservazioni dell’On. Presidente del Consiglio.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Novembre 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Vedi D. 559.


4 Vedi D. 563.

563

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

T. riservato 21554/303. Roma, 12 novembre 1969, ore 4,30.

Pregasi V.S. voler far presente codeste Autorità che elenco misure che Governo italiano ha previsto a favore popolazioni altoatesine è quello consegnato 25 settembre u.s. a Magnago(2) e successivamente ai gruppi politici in Alto Adige a curadella Presidenza del Consiglio. È solo su tale ipotesi globale che SVP ed altre forze politiche devono pronunciarsi. Opportune comunicazioni in merito verranno fatte a Magnago(3).

S.V. vorrà altresì precisare che a nostro giudizio secondo intese già raggiunte «dichiarazione liberatoria» resta esclusiva responsabilità del Governo austriaco.

In relazione voci attribuite a «Kurier», se confermate, S.V. voglia ribadire ben noto punto di vista concordato tra i due Governi che cioè calendario operativo non costituisce accordo internazionale.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1.


2 Vedi D. 538, nota 3.


3 Vedi D. 564.

564

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, RUMOR, AL PRESIDENTE DELLA SVP, MAGNAGO(1)

L. 200/7455.0.9.3. Roma, 15 novembre 1969.

Signor Presidente, ho preso atto che risulta chiaro anche per il SVP(2) che il parere è richiesto sul testo del Governo.

Quanto alle interpretazioni da lei rese durante il dibattito nell’ambito del suo partito, alcune possono essere considerate ovvie, altre non risultano correttamente formulate.

Rimane comunque confermato che il testo sul quale il Governo attende di conoscere il vostro avviso, senza né aggiunte né modifiche, è quello consegnato al suo partito come alle altre forze politiche.

Cordialità

Mariano Rumor


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 30, n. 2264.


Vedi D. 558, nota 2.

565

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM E DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI(1)

L. 052/1450. Roma, 15 novembre 1969.

Carissimo Roberto,

a seguito della conversazione telefonica di Fenzi a Paolucci, ti confermo che non appena ricevuto il tuo telegramma n. 6852 abbiamo interessato la Presidenza del Consiglio per ottenere gli elementi necessari per controbattere la tesi, sostenuta, fra gli altri, da Ermacora, secondo la quale il «pacchetto» che fa parte dell’attuale ipotesi di intesa sarebbe meno favorevole per gli altoatesini di quello approvato dalla SVP nel marzo 1967(3).

Qualche giorno dopo (il 6 novembre) è apparsa sul Volksbote una replica di Magnago alla tesi di Ermacora, replica nella quale egli sostiene che «la nuova versione del “pacchetto” contiene alcuni peggioramenti, pernon essenziali ed anche alcuni miglioramenti pure non essenziali», rispetto a quella esaminata dall’Esecutivo della SVP alla data sopra indicata.

La Presidenza del Consiglio ci ha trasmesso tale articolo di Magnago facendo presente che esso contiene uno studio comparativo fondamentalmente esatto delle due citate versioni del «pacchetto».

Te ne allego la traduzione(4) e ti sargrato se vorrai farmi conoscere se ritieni che gli elementi in esso contenuti siano sufficienti a metterti in grado di affrontare eventuali discussioni sull’argomento.

Intanto insisteremo presso la Presidenza del Consiglio, affinché ci fornisca gli elementi che le sono stati richiesti e che potranno essere utilissimi a te ad a noi anche in avvenire.

Credimi,

[Roberto Gaja]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1.


2 Vedi D. 555.


3 Vedi D. 208.


4 Non pubblicata.

566

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 46929/720. Vienna, 17 novembre 1969
(perv. ore 21).
Oggetto: Problema alto atesino.

Ho visto oggi alcuni dei piinfluenti giornalisti austriaci, scelti fra quelli che particolarmente si interessano al problema alto atesino.

Ho constatato che molti dubbi permangono in loro circa l’accettazione della soluzione. Ad esempio Direttore Generale APA è turbato dall’esistenza di due pacchetti diversi, uno che potrà essere approvato dalla SVP, e l’altro del quale verrà data conoscenza al Governo austriaco e che corrisponde al testo cosiddetto di Roma.

Come convincere gli austriaci, ha commentato Schoenherr, che non si tratta di un machiavello italiano per legare l’Austria ad un testo diverso da quello su cui verrà presa la decisione sudtirolese?

Autorevole redattore del «Kurier», ha sostenuto che la soluzione sarebbe accettabile a condizione di sopprimere l’accordo sulla Corte Internazionale dell’Aja. Egli ha altresì messo in rilievo che, seppure il nuovo statuto sarà difficilmente modificabile a causa della procedura relativa alle leggi costituzionali, non così sarà delle norme di attuazione che, secondo lui, possono essere cambiate con un semplice provvedimento amministrativo.

Secondo Klima il Congresso SVP approverà al massimo col 53 per cento dei voti, il Nationalrat con 51 per cento.

Ashqetl, che si reca giovedì a Bolzano, si è espresso di nuovo energicamente a favore dell’approvazione, sia pure con scarsa maggioranza, da parte della Landesversammlung e contro il rinvio al Parteiausschuss. A suo avviso Magnago, che è di questo parere, andrebbe incoraggiato in tal senso.

Infine ho trovato molto rigido il corrispondente della «Neue Zuercher Zeitung», Labhart, che è rimasto impressionato da un articolo del Professor Ermacora, sul quale riferisco a parte(2).

Mentre mi saranno sempre graditi elementi di risposta (e al proposito permettomi notare che non ho ancora ricevuto il confronto fra pacchetto 1967 e pacchetto 1969), rinvio a quanto da me alcuni giorni fa suggerito(3) circa opera di chiarificazione e precisazione che potrebbe essere fatta attraverso corrispondenti austriaci, tedeschi e svizzeri a Roma su punti maggiormente controversi, quali molteplicità pacchetti, compiti Corte Internazionale dell’Aja, fissazione sedute Parlamentari per eventuale dibattito, ed altri(4).


1 Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II.


2 Vedi D. 569.


3 Vedi D. 560.


4 Per la risposta vedi D. 572.

567

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, RUMOR(1)

L. 052/1452. Roma, 17 novembre 1969.

Caro Presidente,

attiro la tua cortese attenzione sui telegrammi nn. 702, 703 e 704 del nostro Ambasciatore a Vienna(2), nei quali sono svolte alcune considerazioni circa la posizione dei partiti austriaci nei confronti dell’attuale ipotesi d’intesa per l’Alto Adige e sono formulati suggerimenti circa l’azione che da parte nostra potrebbe essere svolta allo scopo di facilitarne l’approvazione.

Osservo che quanto l’Ambasciatore Ducci fa presente al riguardo non riesce certo totalmente nuovo. Ci eravamo evidentemente posti da tempo il problema di studiare quanto sarebbe possibile fare, da parte nostra, per facilitare il raggiungimento del piampio consenso in merito alla soluzione concordata della controversia. Del resto, al di là degli studi, abbiamo già compiuto una serie di atti che tendono a dimostrare la nostra ferma intenzione di giungere ad una soluzione della controversia ed a favorire in concreto l’accoglimento dell’attuale ipotesi d’intesa da parte austriaca ed altoatesina. Vorrei aggiungere che mi pare non convenga, né da un punto di vista negoziale né da un punto di vista psicologico, fare fino da oggi tutte le concessioni che possono essere desiderate da parte austriaca. Se dessimo infatti l’impressione di essere disposti ad anticipare all’attuale periodo tutte le nostre prestazioni, da parte austriaca ed altoatesina si potrebbe avere interesse a rinviare ogni procedura di chiusura della controversia avanzando di volta in volta nuove, urgenti richieste di carattere ultimativo. L’interrogazione dell’Onorevole Dietl del 10 novembre u.s. in materia di danni di guerra puessere un esempio al riguardo.

Vorrei, ora, formulare talune considerazioni sui singoli punti toccati nelle comunicazioni sopra indicate della nostra Rappresentanza in Austria:

1. L’Ambasciatore a Vienna accenna anzitutto alla campagna che si sta svolgendo in Austria e in Alto Adige contro l’accettazione del progetto di chiusura della controversia ed afferma che essa è stata facilitata da una serie di coincidenze e di equivoci, che egli menziona.

Riguardo ai fatti indicati dall’Ambasciatore Ducci osservo quanto segue:

- -

preferenziale con la Comunità. Devo ricordare che, in tal caso, ciavrà luogo qualche giorno prima del previsto e prima della dichiarazione del Cancelliere austriaco al Consiglio nazionale (sarebbe obbiettivamente nostro interesse di rinviare la revoca del nostro veto ad un momento successivo all’approvazione dell’ipotesi d’intesa da parte del Parlamento austriaco): e potrà forse facilitare la presentazione a quest’ultimo del progetto di soluzione della controversia;

- -

Comunque l’Ambasciatore a Vienna è stato incaricato di effettuare un sondaggio per conoscere se il Governo austriaco sia disposto a considerare chiuse tutte le pendenze, accettando l’indennizzo globale di 800 milioni (che rappresenta un notevole miglioramento nei confronti della nostra posizione iniziale); in caso contrario la questione dell’intero contenzioso finanziario potrebbe essere sottoposta ad arbitrato.

Da parte austriaca è stato fatto testé presente che una compensazione generale puessere ammessa per le partite aventi carattere puramente finanziario; invece il problema degli indennizzi agli espropriati della Val Canale presenta un preminente interesse politico. Di conseguenza il Governo di Vienna insiste per la ripresa delle trattative, proponendo che queste abbiano inizio al pipresto e comunque non oltre la metà, di gennaio.

2. I fatti, che ho ricordato, appartengono sostanzialmente al passato e non mi sembrano tali da poter modificare sostanzialmente l’atteggiamento della SVP. Piinteressanti mi sembrano taluni suggerimenti formulati dall’Ambasciata a Vienna circa la possibile azione da svolgere da parte nostra per controbattere l’atteggiamento, contrario alla soluzione della controversia, di Kreisky, del partito liberal-nazionale e del complesso dei nostalgici e degli estremisti austriaci ed altoatesini. Le eventuali iniziative, che si possono prendere in considerazione, sono le seguenti:

- - - -

A questo proposito, mi sembra che si possa osservare quanto segue:

- - - - - -

che il partito socialista austriaco starebbe per prendere una decisione circa l’opportunità di proclamare fin da ora che un prossimo Governo ed un prossimo Parlamento austriaci non sarebbero affatto legati dall’approvazione dell’ipotesi d’intesa con l’Italia proposta dall’attuale Governo e votata dall’attuale Nationalrat. A tale riguardo l’Ambasciatore Ducci sostiene l’utilità che da parte dei principali esponenti della vita politica italiana venisse pubblicata – e fatta giungere in Austria, eventualmente, attraverso il corrispondente da Roma della «Presse» – una dichiarazione secondo la quale il Governo si batterà in Parlamento per l’approvazione della soluzione globale, ma non pudare né darà il suo appoggio a forme di internazionalizzazione del problema altoatesino, quali vengono vagheggiate in alcuni circoli austriaci.

Circa la decisione che incomberebbe sul Partito Socialista austriaco, osservo che un’eventuale dichiarazione come quella sopra indicata non potrebbe avere sostanziale rilevanza, se l’ipotesi di intesa venisse approvata, non solo dalla SVP, ma anche dal Governo austriaco attuale, non importa con quale maggioranza. Cinonostante mi sembra che l’eventualità dell’emanazione di una simile dichiarazione da parte del Partito Socialista austriaco costituisca un motivo di piper una nostra presa di posizione, come quella cui ho accennato al punto n. 3.

Ti sargrato se vorrai farmi conoscere il tuo pensiero in merito a quanto sopra esposto(4).

Intanto mi è gradita l’occasione per inviarti i miei picordiali saluti.

Aldo Moro


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Documentazione inviata dalla Presidenza del Consiglio.


2 Vedi D. 560.


3 Ducci riferiva le comunicazioni di Restivo sull’atteggiamento del Partito Socialista austriaco nella questione altoatesina, il cui contenuto è qui riassunto (DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1).


3 Su un foglio a parte, è presente la seguente annotazione dattiloscritta: «L’On. Moro condivide quanto è stato fatto per le “interpretazioni”. II. Della sua ultima lettera al Presidente del Consiglio, all’On. Ministro interessa particolarmente (per non dire esclusivamente) ciche puessere fatto in questo momento per aiutare una decisione consapevole del Congresso SVP. In questo senso esclude eventuali sollecitazioni verso K[reisky] od altri all’estero. Ha precisato che non ha inteso rinviare la lettera ma che ritiene che la nota – pel caso in cui risultasse opportuno rettificare impressioni destate dall’intervista TVdi K[reisky]

– non venga da ambienti di partito, ma da ambienti governativi secondo la tecnica giornalistica piadatta.

III. Se l’intervista K[reisky] meritasse una precisazione, nella sede locale interessata, la si considererebbe

piuttosto se fatta subito – prima del 22 – a condizione che essa tenga conto di ogni elemento della situazione tanto da non provocare reazioni negative piche effetti positivi». Al foglio, furono apposte le seguenti

postille manoscritte: «da Berloffa 19/11» e «L’intervista a K[reisky] è stata spostata al 27».

568

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM E DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 17 novembre 1969.

La Presidenza del Consiglio ha confermato che i gruppi politici dell’Alto Adige faranno conoscere entro il 26 novembre p.v. il loro parere riguardo al «pacchetto» ed al «calendario operativo».

Se il parere espresso entro tale data sarà positivo, sarà necessario procedere senza indugio a convocare il previsto «incontro politico» tra i Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria, incontro per il quale è stato predisposto l’unito appunto (all. 1) 3.

Una proposta a tale riguardo dovrebbe essere comunicata a questa Ambasciata d’Austria non oltre il 27 novembre p.v.

Per quanto riguarda la località dell’incontro, sarebbe conveniente che esso avvenisse in territorio neutro: una località adatta sembrerebbe Ginevra. Per la data si potrebbe pensare al 30 novembre p.v. (anche se si tratta di domenica): in tale caso

V.E. potrebbe proseguire il giorno seguente per l’Aja, con l’aereo in cui viaggerà il Presidente del Consiglio e di cui potrebbe essere prevista una sosta a Ginevra.

Nel corso dell’«incontro politico» potranno essere fissate di comune accordo le date delle successive operazioni. A titolo indicativo si puimmaginare il seguente calendario:

-1 dicembre - dichiarazione governativa austriaca contro il terrorismo; parafa-tura, da effettuarsi a Roma, dell’accordo concernente la modifica, nei rapporti tra Italia e Austria dell’art. 27 lettera a) della Convenzione Europea per la soluzione pacifica delle controversie;

-2 dicembre - emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica relativi alla modifica dell’art. 18 del regolamento di esecuzione del testo unico della legge di

P.S. ed al riconoscimento della personalità giuridica dell’Associazione Reduci e Vittime di guerra altoatesini e del Stiroler Alpenverein;

-3 o 4 dicembre - dichiarazione del Presidente del Consiglio italiano al Parlamento, seguita da voto di approvazione.

La dichiarazione, a quanto sembra, dovrebbe essere fatta prima alla Camera dei Deputati e poi al Senato. La discussione dovrebbe durare due giorni alla Camera ed uno al Senato; comunque dovrebbe concludersi prima del giorno 8, in modo da consentire che il Governo austriaco faccia la sua dichiarazione al Consiglio Nazionale non oltre il 15 dicembre(4).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Novembre 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Non pubblicato, ma vedi l’appunto del 28 novembre (D. 580) che ripropone lo stesso testo dell’appunto precedente aggiornandolo agli ultimi avvenimenti.


4 Annotazione di Moro: «Prego di ripresentarmi l’appunto accluso in momento piravvicinato. Intanto osservo la coincidenza delle date. Il 2 dicembre occorrerebbe emanare decreti presidenziali e presumo debbano essere adottati dal Consiglio dei Ministri. Il Presidente Rumor sarà per(1)’1 e il 2 all’Aja. Sulla natura di questo adempimento vorrei perciessere informato. Le dichiarazioni a Camera e Senato dovrebbero farsi nei giorni del Consiglio Atlantico. Io non ho obiezioni, avendo dovuto concordare le dichiarazioni prima della mia partenza. Il Presidente del Consiglio ne deve essere perinformato. Quanto alla data e luogo dell’incontro, vedo che abbiamo qualche giorno per decidere. Non mi sorride l’idea di avere 6 giorni d’assenza dall’Italia. Mi domando, comunque, se l’Aja non sia per sé stessa abbastanza neutra. Resto dunque in attesa». Il 19 novembre Gaja rispose a queste annotazioni di Moro: «In relazione all’annotazione apposta da V.E. in data 17 novembre u.s. sull’appunto di pari data, relativo alle questioni da iscrivere all’ordine del giorno del previsto “incontro politico” fra i Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria, si fa presente che da informazioni assunte circa l’ “iter” dei provvedimenti di cui al punto 2 del “Calendario operativo”, è risultato quanto segue: a) il decreto concernente la norma di attuazione dello Statuto regionale per la modifica dell’art. 18 del regolamento del T.U. delle leggi di P.S. è stato adottato dal Consiglio dei Ministri il 17 novembre u.s.;

b) il 21 novembre p.v. il Consiglio di Stato si pronuncerà in merito al riconoscimento della personalità giuridica del “Suedtiroler Alpenverein” e dell’Associazione Reduci e Vittime di guerra altoatesini; i relativi decreti non saranno sottoposti al Consiglio dei Ministri; c) non occorre che i decreti relativi ai provvedimenti di cui sopra siano firmati dal Presidente del Consiglio il giorno stesso della loro emanazione; ciconsente all’On. Rumor di firmarli prima della sua partenza per L’Aja. Si fa riserva di fornire, non appena possibile, elementi circa le altre osservazioni di V.E.» (DGAP, Uff. II, Alto Adige,Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Novembre 1969).

569

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 47029/721. Vienna, 18 novembre 1969 (perv. ore 14,20).

Oggetto: Critiche al pacchetto e calendario operativo.

Autorevole settimanale salisburghese «Berichte und Informationen» [ha] pubblicato nel suo ultimo numero lungo scritto del prof. Ermacora nel quale vengono esaminati in chiave critica pacchetto e calendario operativo.

Facendo proprie le argomentazioni degli oppositori di Magnago, Ermacora sostiene che soluzione per Alto Adige impegna giuridicamente soltanto i Governi e non gli Stati. Si dilunga poi in un riesame della storia delle trattative dal 1961 per giungere all’attuale fase. Sotto l’apparenza di un’analisi profonda Ermacora rivolge consuete critiche al pacchetto sostenendo esservi diverse edizioni di esso (ne individua addirittura cinque), e premette che suo esame dovrebbe essere fatto sotto quattro punti di vista diversi:

A) Il testo del pacchetto sotto il profilo dei molteplici aspetti della storia della sua origine;

B) Il contenuto del pacchetto confrontato con lo standard internazionale delle misure protettive delle minoranze;

C) Il contenuto del pacchetto confrontato con l’accordo di Parigi;

D) Il testo del pacchetto confrontato con la Costituzione italiana, con le leggi di autonomia della Regione Trentino Alto Adige, con le altre leggi e la giurisprudenza italiana.

Ermacora rileva inoltre alcune «lacune» del pacchetto, e cioè che il processo di snazionalizzazione continuerebbe, che la proporzionale etnica non verrebbe garantita negli Enti parastatali, regionali e nei principali Uffici statali, che il diritto di veto della minoranza italiana sul bilancio limiterebbe l’autonomia della Giunta provinciale.

«Non è compito degli oppositori dell’Obmann sudtirolese e del Governo Federale austriaco individuare lacune ed ambiguità. Cifa assolutamente parte dei doveri degli organi responsabili. Dato che la materia è così confusa, questi chiarimenti dovrebbero essere fatti dallo Stato che solo puessere in grado di avere una visione completa».

Per quanto riguarda il calendario operativo Ermacora sostiene che esso non dà alcuna garanzia sull’esecuzione del pacchetto, obbligando per di pil’Austria ad accettare la Corte Internazionale dell’Aja, per cui in futuro ogni divergenza sul Sudtirolo potrà essere soltanto giuridica e non pipolitica: ferma restando – secondo il parere del giurista sudtirolese – la possibilità dell’autodeterminazione o di un ricorso per violazione dei diritti dell’uomo.

Si tratta – conclude Ermacora – di un compromesso tra SVP e i partiti italiani e non tra Italia ed Austria, per cui egli ritiene molto difficile poter ricorrere alla Corte Internazionale di Giustizia anche per questioni giuridiche.

Il sì al calendario operativo è praticamente una accettazione del punto di vista italiano.

Ermacora si pone infine la domanda se esistono alternative. Realisticamente riconosce che non vi sono altre soluzioni, ed auspica che con l’accettazione del pacchetto e del calendario operativo si possa arrivare almeno alla scarcerazione dei vari detenuti politici(2).


1 Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II. 2 Per la risposta vedi D. 572.

570

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 47066/722. Vienna, 18 novembre 1969 (perv. ore 19,20).

Oggetto: Stampa austriaca.

Quotidiano nazionalista salisburghese «Salzbuger Volkblatt» riporta con evidenza in prima pagina notizia del Suedtirol Interpresse, organo del Mondseer Arbeitskreis, secondo la quale il «braccio destro del Ministro Waldheim, Tschofen», avrebbe definito l’edizione del pacchetto elaborato dalla SVP come «il secondo volume delle favole di Magnago». Queste ed altre simili affermazioni farebbero saltare agli occhi che anche i sostenitori ufficiali della soluzione comincerebbero a distanziarsi da Magnago. Anche gli italiani – riferisce il Suedtirol Interpresse

– avrebbero ironizzato su quelle che vengono chiamate «le libere interpretazioni dell’Esecutivo della SVP». Comunque da un nuovo studio comparativo si riscontrerebbero 53 differenze, omissioni o aggiunte di maggiore o minore importanza nei due testi.

Suedtirol Interpresse conclude rilevando che Landesversammlung della SVP dovrebbe decidere in merito al pacchetto soltanto dopo che a Vienna si fosse concordato quale sia il testo che deve essere esaminato(2).


1 Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II. 2 Per la risposta vedi D. 572.

571

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, UFFICIO II(1)

Appunto(2). Roma, 18 novembre 1969.

1. L’attuale ipotesi d’intesa con l’Austria per il superamento della controversia altoatesina è fondata sulle premesse accolte nell’incontro dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria del 25 maggio 1964 (Ginevra), incontro nel quale l’allora Ministro italiano degli Affari Esteri, On. Saragat, e l’allora Ministro austriaco degli Affari Esteri, Kreisky, decisero di ricercare una soluzione che si basasse sul rispetto dei punti di vista giuridici di ciascuno dei due paesi sull’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946.

La posizione italiana nei confronti di tale accordo e dei contatti italo-austriaci era ed è – come è noto – la seguente:

- - - -

Tali principi sono stati esposti al Parlamento italiano dall’allora Presidente del Consiglio, On. Moro, nel settembre 1966(3) e nel luglio 1967(4) e furono approvati dal Parlamento stesso.

Da parte austriaca si sosteneva e si sostiene, invece, che l’Accordo di Parigi non è stato eseguito da parte italiana e che le misure previste nell’ipotesi d’intesa, che il Governo italiano prenderà a favore della Provincia di Bolzano, sono atti di adempimento dell’Accordo predetto.

2. L’attuale ipotesi d’intesa, che poggia su basi che salvaguardano interamente il punto di vista italiano, consta delle seguenti parti:

a) Calendario operativo;

b) misure per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano (il cui complesso è detto impropriamente «pacchetto»);

c) documenti di chiusura della controversia.

3. Il «Calendario operativo» consiste nella successione cronologica degli atti da compiersi da ciascuna delle due parti in relazione alla chiusura della controversia. Esso era stato predisposto anche per l’ipotesi d’intesa, Saragat- Kreisky, esaminata nel dicembre 1964(5). Quello attuale è pielaborato di quello precedente, anzitutto per il fatto che nella ipotesi d’intesa Saragat- Kreisky il rilascio della quietanza da parte austriaca era immediato, mentre nella ipotesi attuale la quietanza è dilazionata.

L’attuale «Calendario operativo» prevede in generale alterne e parallele prestazioni delle due parti, permettendo di accertare se ciascuna di esse abbia effettuato, o meno, gli atti di sua spettanza, la cui esecuzione viene così facilitata sul piano politico. È infine da tener presente che il «Calendario operativo» sarà preceduto da alcuni atti che, tuttavia, non hanno sostanziale rilevanza avendo carattere preparatorio. È chiaro, comunque, che il «Calendario operativo» avrà inizio solo in base ad una precisa decisione politica.

Il «Calendario operativo» non costituisce un accordo internazionale, ma – come è stato accennato sopra – una successione cronologica di atti unilaterali che il Governo italiano ed il Governo austriaco, ciascuno per la parte che lo riguarda, si propongono di compiere in vista di pervenire alla constatazione della estinzione della controversia sull’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946. Tali atti rivestono un carattere unilaterale e in nessun modo dovranno essere considerati come il risultato di un accordo italo-austriaco. Una simile inesatta interpretazione costituirebbe, infatti, una alterazione dei termini della presente ipotesi globale di intesa.

4. Le misure per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano («pacchetto») sono state previste dal Governo italiano in forma autonoma, sulla base delle conclusioni della Commissione di studio dei problemi dell’Alto Adige (Commissione dei 19). Dal 1964 al 18 luglio 1966(6) sono stati compiuti sondaggi con il Governo austriaco – a livello esperti – per conoscere se, in seguito all’attuazione di esse, il Governo di Vienna sarebbe stato disposto a considerare chiusa la controversia con l’Italia per l’interpretazione e l’applicazione dell’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946.

Alle formule esaminate alla data del 18 luglio 1966 si sono venuti sul piano interno ad aggiungere i «chiarimenti» forniti nel 1966 e nel 1967 dalla Presidenza del Consiglio al Dott. Magnago(7), nel corso di contatti diretti.

Successivamente, nei mesi di febbraio e di marzo del corrente anno, si sono avuti incontri fra il Dott. Magnago e i rappresentanti della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Interno per una rilettura del «pacchetto». Sui risultati di tale «rilettura» si è pronunciato il Comitato dei Ministri per l’Alto Adige il 26 giugno u.s.8.

Le misure ipotizzate, tenuto conto delle forme giuridiche secondo le quali si possono attuare, si possono suddividere in sei gruppi di provvedimenti:

1) misure da adottare con modifiche del vigente statuto speciale per il Trentino- Alto Adige;

2) misure da adottare con l’introduzione di nuove disposizioni nel vigente statuto speciale per il Trentino- Alto Adige;

3) misure da adottare con norme di attuazione dello statuto speciale;

4) misure da adottare con appositi provvedimenti legislativi;

5) misure da adottare con provvedimenti amministrativi;

6) misure semplicemente segnalate dalla «Commissione dei 19» e che formeranno oggetto di esame da parte del Governo.

Nella prima categoria rientra – fra l’altro – il trasferimento alle Province di Bolzano e di Trento della competenza legislativa primaria in materia di miniere, caccia e pesca, viabilità, acquedotti e lavori di interesse provinciale, turismo e industria alberghiera, agricoltura, manifestazioni e attività artistiche e culturali locali, commissioni per l’assistenza dei lavoratori nel collocamento, tutela del patrimonio storico, assistenza e beneficenza, scuola materna, assistenza scolastica, edilizia scolastica e addestramento professionale.

La competenza legislativa secondaria verrebbe concessa in materia di commercio, incremento della produzione industriale, utilizzazione delle acque pubbliche (escluse le grandi derivazioni a scopo idroelettrico), le commissioni di controllo sul collocamento. Verrebbero inoltre ampliate le attuali competenze delle Province con l’attribuzione dei poteri per la sospensione e lo scioglimento – entro certi limiti – degli organi degli enti locali, per la nomina, sentito il Ministero del Tesoro, dei Presidenti e Vice Presidenti delle Casse di Risparmio, nonché per l’organizzazione di uffici e servizi scolastici.

Nella seconda categoria rientrano – fra l’altro – competenze varie in materia di esercizi pubblici, di collocamento ed avviamento al lavoro nella Provincia di Bolzano, di poteri di impugnativa degli atti amministrativi ritenuti lesivi del principio di parità in connessione con l’appartenenza ad un gruppo etnico, di applicazione del principio della proporzionalità etnica nell’ambito della pubblica amministrazione. Vi rientrano inoltre la procedura per l’approvazione del bilancio provinciale, la composizione del tribunale di giustizia amministrativa, la garanzia della stabilità di sede a favore degli impiegati altoatesini di lingua tedesca.

Nella terza categoria rientrano misure relative al bilinguismo nei casi di flagranza di reato, alle scritture autenticate dal notaio, all’uso del tedesco negli atti processuali, all’uso disgiunto dell’italiano e del tedesco nelle insegne, mostre e tabelle esposte al pubblico, ecc.

Nella quarta categoria sono compresi: agevolazioni fiscali per l’importazione di films in lingua tedesca, modifica delle circoscrizioni elettorali per le elezioni del Senato, la materia anagrafica, il passaggio dei Segretari comunali alle dipendenze organiche dei Comuni, i piani provinciali per lo sviluppo economico, l’indennizzo per i rifugi alpini già di proprietà dell’associazione Alpenverein; la riapertura dei termini per la costituzione nelle Province di aziende municipalizzate per la distribuzione dell’energia elettrica, ecc.

La quinta categoria prevede la definizione dell’esame di domande di ex optanti per l’acquisto ex novo della cittadinanza italiana, il riconoscimento giuridico della associazione Alpenverein e dell’Associazione Reduci e Vittime di Guerra altoatesini, ecc.

Nella sesta categoria, infine, sono comprese particolari questioni che riguardano, tra l’altro, il riconoscimento di alcuni titoli di studio conseguiti in Germania e in Austria da ex optanti, la definizione di particolari situazioni determinatesi in connessione con le opzioni, ecc., materie, queste, in cui i voti espressi dalla Commissione dei 19 saranno vagliati dal Governo.

5. Ad alcuni degli atti da compiersi da ciascuna delle due parti per la chiusura formale della controversia corrispondono altrettanti documenti, che erano già previsti, sia pure con intento diverso, dall’ipotesi d’intesa Saragat- Kreisky del 1964. I documenti di chiusura della controversia dell’ipotesi attuale sono analoghi a quelli della precedente, con le modifiche rese necessarie dal tempo trascorso nonché dai seguenti elementi:

- -

I documenti di chiusura sono i seguenti:

- - - - - - - - - - - -

È da rilevare, altresì, che lo stesso «Calendario operativo» prevede, quale atto conclusivo l’eventuale stipulazione di un trattato di amicizia e collaborazione.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Novembre 1969.


2 Trasmesso da Gaja alle Ambasciate, alle Rappresentanze, alle Direzioni Generali e Servizi, con telespresso 052/1454 del 18 novembre.


3 Vedi D. 245, nota 3.


4 Vedi D. 250, nota 2.


5 Vedi D. 4.


6 Vedi D. 153.


7 Vedi D. 194, Allegato e nota 3.


8 Si intende il 25 giugno: vedi D. 505, nota 3.

572

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM E DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, ALL’AMBASCIATA A VIENNA(1)

T. riservato 22219/315. Roma, 19 novembre 1969, ore 22.

Oggetto: Questione altoatesina.

Suoi 720, 721, 7222.

Atteggiamento stampa e commentatori austriaci, segnalato da V.S., appare singolare, dovendo essere ben chiaro che, come comunicato a S.V. con mio 3033, non esiste, né puesistere, che un solo testo del pacchetto, cioè quello italiano.

Speculazioni stampa austriaca sembrano ispirate intento ingenerare confusione in opinione pubblica per rendere pidifficile al Nationalrat approvazione ipotesi intesa.

Trattasi comunque di situazione della quale non abbiamo alcuna responsabilità e su cui non riteniamo convenga scendere in polemica, tanto meno attraverso stampa. Opera chiarificazione dovrebbe essere compito Governo austriaco e SVP che dovrebbe avere interesse evitare che informazione errata o tendenziosa opinione pubblica metta in pericolo approvazione ipotesi intesa.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, 1969, b. 2, pos. AA 2/1.


Vedi DD. 566, 569 e 570.


Vedi D. 563.

573

L’AMBASCIATORE A VIENNA, DUCCI, AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI(1)

T. 47617/733. Vienna, 21 novembre 1969 (perv. ore 19,30).

Oggetto: Dichiarazione Waldheim su problema Alto Adige.

Nel corso del dibattito in sede di Commissione parlamentare sul bilancio degli Esteri, Waldheim ha risposto a domande rivoltegli dagli Onorevoli Fiedler (OEVP) Scrinzi (FPOE) e Horejs (SPOE) sul problema dell’Alto Adige.

Il primo si è limitato a chiedere notizie sullo stato dei negoziati, il secondo ha qualificato il pacchetto come insoddisfacente ed ha confermato l’opposizione del suo partito al calendario operativo, il terzo (deputato del Tirolo) ha chiesto se il Governo austriaco concordi con Magnago secondo il quale un rifiuto del pacchetto significherebbe rottura e fallimento delle trattative con l’Italia, o se il Governo continuerebbe anche dopo un rifiuto.

Horejs ha anche chiesto quale sia l’autentico testo del pacchetto e quale sia l’interpretazione del punto 13 del calendario operativo.

Waldheim, secondo quanto appare su APA e sulla «Parlamentskorrespondenz» redatta dal Segretario del Nationalrat, ha risposto che costante opinione del Governo è stata che la decisione sull’accettazione del pacchetto e del calendario operativo è nelle mani dei sud tirolesi, per cui si sono evitate, nelle ultime settimane, anche riunioni fra Nord e Sud Tirolesi.

Ha confermato che rifiuto della SVP del pacchetto farebbe naufragare attuale fase negoziale con l’Italia, ma che l’Austria continuerebbe a mantenere sua funzione tutrice che le deriva da accordo di Parigi e risoluzioni Nazioni Unite.

Waldheim ha poi precisato che diversità testi del pacchetto deriva dal fatto che una traduzione è stata fatta a Vienna ed un’altra a Bolzano, ma ha soggiunto che unico testo autentico è il testo del Governo italiano.

Egli ha poi precisato che il punto 13 (rilascio della quietanza e scambio delle ratifiche) rientra nel quadro delle relazioni fra Austria ed Italia, ma – ha precisato il Ministro – il Governo austriaco sarà informato durante tutta la fase di approvazione del pacchetto dai rappresentanti del Sud Tirolo sul loro punto di vista, che avrà quindi un evidente peso sulle relazioni fra i due paesi.

In risposta ad una domanda di Scrinzi sulle pendenze patrimoniali, Waldheim ha detto di non essere soddisfatto dello stato dei negoziati per la Val Canale.

Negli ultimi contatti era apparso – secondo il Ministro – che, a fronte di una richiesta austriaca di 60 milioni di scellini, esisteva un’offerta italiana di 11 milioni, per cui si dovrebbero riprendere prossimamente i negoziati.

Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II.


574 LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, UFFICIO II(1) Appunto(2). Roma, 24 novembre 1969.

1. Il 23 novembre il Congresso straordinario della SVP ha approvato il «pacchetto» ed il «calendario operativo». I risultati della votazione sono stati, come è noto, i seguenti:

- partecipanti al Congresso 1.111; - votanti 1.104;

- - - -

In percentuale, risulta che la risoluzione Magnago ha ottenuto il 52,53% e la risoluzione Brugger il 44,56%. Escludendo dal calcolo le schede nulle, le due percentuali salgono rispettivamente al 53,48% ed al 45,13%.

- - - -

a) la risoluzione riproduce la seguente affermazione contenuta nella precedente Risoluzione votata dall’Esecutivo del partito il 20 ottobre u.s.4: «il Congresso considera le misure preannunciate quali atti di attuazione dell’Accordo di Parigi». Tale affermazione è in contrasto con il punto di vista pivolte formalmente espresso dal Governo, secondo il quale l’Accordo di Parigi è stato già interamente eseguito da parte italiana. Il Governo ha, del resto, portato a conoscenza della SVP – come degli altri partiti locali ˗ le misure del «pacchetto» al solo fine di consentire ai rappresentanti delle popolazioni interessate di esprimere un parere sulla rispondenza di tali misure alle esigenze delle popolazioni stesse. Una valutazione di portata internazionale non dovrebbe trovare luogo in un documento di carattere interno e soprattutto non dovrebbe sembrare tale da condizionare l’approvazione data al «pacchetto»: ciche varrebbe a riconoscere la «Justiziabilität» del «pacchetto» dinanzi alla Corte dell’Aja. Una opportuna messa a punto del Governo sembra, in proposito, necessaria;

b) la risoluzione contiene, come la precedente dell’Esecutivo, un richiamo alla dichiarazione fatta a suo tempo dal Dr. Magnago, anche a nome di altri esponenti altoatesini di lingua tedesca, al termine dei lavori della Commissione dei Diciannove. In essa Magnago aveva affermato che il continuo evolversi degli istituti, della economia e della vita sociale avrebbe generato nuovi problemi che avrebbero dovuto essere affrontati e risolti in uno spirito di comprensione. Non si punon confermare quanto già rilevato circa la rivoluzione approvata dall’Esecutivo, e cioè che tale richiamo rende equivoca la presa di posizione della SVP a favore dell’accettazione del «pacchetto», che deve costituire una base durevole dell’assetto dell’autonomia dell’Alto Adige.

Si deve altresì tenere presente che nella Risoluzione in esame si aggiunge l’auspicio che l’Italia tenga conto delle rivendicazioni dei rappresentanti sudtirolesi rimaste finora inesaudite quali ulteriori atti dell’attuazione dell’Accordo di Parigi. Anche tale affermazione, che contrasta sia con il punto di vista italiano circa l’esecuzione dell’Accordo di Parigi, sia con gli intendimenti del Governo – secondo i quali il «pacchetto» deve costituire una base durevole dell’assetto dell’autonomia dell’Alto Adige – sembra debba essere oggetto di un’opportuna precisazione da parte del Governo;

- - - - -

tente circa la portata di tale affermazione, sembra che si debba comunque ribadire il concetto che il «pacchetto» a suo tempo consegnato dal Governo a Magnago non è modificabile;

- - - - -

Allegato I

TESTO DELLA RISOLUZIONE N. 1 PRESENTATO DAL PRESIDENTE

DELLASŰD TIROLER VOLKSPARTEI,DATRE PARLAMENTARI E DAALTRI(7)

Il Congresso Provinciale della SVP ha sottoposto ad ampio esame le misure previste (pacchetto) dal Governo italiano circa il riordinamento dell’autonomia della Provincia di Bolzano, la migliore salvaguardia del gruppo etnico sud-tirolese oppure la convivenza democratica nella nostra Provincia, tenuto conto dell’ultima risposta del Governo alle precisazioni ed ai chiarimenti richiesti dalla SVP, nonostante la carenza di tempo, causata dalla tardiva risposta da parte del Governo.

Il Congresso Provinciale considera le misure preannunciate quali atti di attuazione dell’Accordo di Parigi, che continua a formare una delle basi per la salvaguardia della nostra popolazione, in quanto le sue finalità contengono una duratura e particolare tutela del gruppo etnico tirolese.

Il Congresso Provinciale ritiene che il pacchetto non contenga tutte le competenze necessarie ad una vera auto-amministrazione.

Il Congresso Provinciale ribadisce l’avviso che l’attuazione delle singole misure comporti in tutti i settori soltanto un miglioramento dell’attuale situazione, oggettiva e giuridica, del gruppo etnico sud-tirolese, ai fini di non snaturare i sensi e lo scopo del pacchetto, che dovrebbe garantire meglio la tutela e lo sviluppo della popolazione sudtirolese.

Per prevenire ogni malinteso si rileva che tutte le entrate, come pure le spese di esercizio ed obbligatorie, non possano essere impegnate nell’ambito della garanzia di bilancio previsto in Provincia ed in Regione, in quanto il fine di questa garanzia deve essere la tutela di tutti i gruppi linguistici contro eventuali soprusi, senza diventare uno strumento di ostruzionismo che potrebbe aggravare l’attività amministrativa a danno di tutti, oppure ritardare l’adempimento degli impegni di bilancio, previsti dalla legge e dalle scadenze.

Il Congresso Provinciale approva la dichiarazione rilasciata dal Presidente del Partito, Dr. Silvius Magnago, a nome dei rappresentanti sudtirolesi, in seno alla Commissione dei Diciannove, dopo la conclusione dei lavori, dichiarazione che oggi viene ribadita in occasione di questa risoluzione e che conserva la sua piena validità.

La dichiarazione, di cui sopra, ha il seguente tenore:

«La Commissione ha esaminato i problemi del Sud Tirolo come attualmente esistono e si presentano, anche se non sempre tutti gli aspetti e dettagli di essi hanno potuto formare oggetto di specifico esame. Esiste peruna continua evoluzione degli istituti e delle istituzioni politiche, dell’economia e della vita sociale, che nessuno puignorare e che porta necessariamente alla ribalta nuovi problemi e nuove necessità che oggi non si possono né prevedere, né conoscere.

Nella vita umana e nelle relazioni umane nulla è definitivo e questa continua ad evolversi superando la staticità dei paragrafi, a generare nuovi bisogni, aspetti e problemi che dovranno venir affrontati o risolti in uno spirito di comprensione».

Il Congresso Provinciale auspica anche che, dopo la attuazione del pacchetto e nell’ambito di un clima di pacifica convivenza e di un nuovo rapporto di fiducia tra lo Stato ed il gruppo etnico, sia possibile che l’Italia tenga nel dovuto conto, in uno spirito europeo, anche le rivendicazioni dei rappresentanti sud-tirolesi, rimaste finora inesaudite, quali ulteriori atti dell’attuazione dell’Accordo di Parigi.

Nelle sue risoluzioni del 23 marzo e del 21 ottobre 1967(8), l’Esecutivo della SVP ha chiesto con ogni insistenza ai Governi italiano ed austriaco di accordarsi per un efficace ancoraggio internazionale dell’attuazione del pacchetto, rilevando nel contempo che è compito dei due Governi raggiungere un simile ancoraggio.

Il Congresso Provinciale prende nota del fatto che i due Governi, rimanendo impregiudicati i loro contrapposti punti di vista giuridici sull’adempimento dell’Accordo di Parigi, hanno elaborato un cosiddetto Calendario Operativo, che deve garantire l’attuazione delle misure previste nel pacchetto.

Il Congresso Provinciale ha sottoposto il calendario operativo ad attento esame e scorge in esso un sistema di misure atto ad attuare il pacchetto.

Cipremesso, il Congresso Provinciale decide che:

- -

Allegato II

Il Governo italiano ha preso conoscenza della Risoluzione approvata dal Congresso della SVP il 23 novembre u.s. e del voto favorevole espresso dal Congresso stesso intorno alle misure previste per l’ampliamento dell’autonomia della Provincia di Bolzano.

Il Governo si compiace di tale atto che apre la strada ad una pifeconda collaborazione fra tutte le popolazioni altoatesine e rileva che il risultato del dibattito di Merano puessere considerato tanto pipositivo in quanto esso ha messo in luce una larghissima approvazione del cosiddetto «pacchetto», approvazione resa evidente dal fatto che anche la Risoluzione dell’opposizione non contemplava il respingimento del «pacchetto», ma soltanto il completamento della soluzione prevista per la questione alto-atesina secondo determinate richieste(9).

Con riguardo alla Risoluzione approvata, il Governo osserva che, mentre è senza dubbio opportuno che i rappresentanti delle popolazioni alto-atesine si siano espressi sulla sostanza delle misure previste, ‒e del resto in tale senso essi sono stati sollecitati da Roma ‒una valutazione concernente un atto internazionale, quale l’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946, non puappartenere istituzionalmente che ai Governi interessati.

Le nuove misure che il Governo si appresta a presentare al Parlamento debbono considerarsi come il fondamento di un durevole assetto dell’autonomia della Provincia di Bolzano. Esse sono contenute in un documento, il cosiddetto «pacchetto», che è stato comunicato dal Governo il 25 settembre u.s. al Presidente della SVP e successivamente agli altri gruppi politici dell’Alto

conto che le rappresentanze di partito sono spesso sfasate di fronte all’opinione pubblica. Nella specie della popolazione altoatesina». Nella versione inviata a Rumor il punto 3 fu riformulato come segue: «Inversamente si pusostenere, come ha fatto il “Landeshauptmann” Wallnoefer nelle sue dichiarazioni di ieri sui risultati del Congresso di Merano, che il risultato della consultazione della SVP sulla soluzione proposta dal Governo italiano puessere considerato pifavorevole di quanto non appaia dai voti conseguiti dalla sola risoluzione Magnago, dato che quella dell’opposizione non conteneva un rifiuto di fondo della soluzione stessa, ma chiedeva soltanto “il completamento dei risultati dei contatti”. È tuttavia da tener presente che la scarsa votazione ottenuta da Magnago dimostra quanto sia difficile il cammino ancora da percorrere e come occorra procedere con cautela e, soprattutto, cercando via via di generare fiducia, in seno al gruppo di lingua tedesca, nella nostra lealtà e nella nostra buona volontà».

Adige.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Novembre 1969.


Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


3 Annotazione di Moro in calce al punto 3: «Questo forse è troppo ottimistico. È peraltro da tener


4 Vedi D. 552.


5 Vedi D. 532, nota 5.


6 Annotazione di Moro in calce al documento: «La scarsa votazione conseguita da Magnago dimostra quanto sia difficile la partita e come occorra procedere con cautela e, soprattutto, mano a mano generando fiducia nella nostra lealtà e buona volontà. Per quello che è da dire alla parte austriaca, sono d’accordo. Attendo solo una picompiuta documentazione per l’incontro. Invece, per quanto attiene alla dichiarazione, ho l’impressione che, giunti a questo punto, converrebbe riservare tutto il discorso al Parlamento, opportunamente integrandolo con i punti che la dichiarazione voleva mettere in luce. Penserei che si possono prospettare al Presidente del Consiglio le due alternative, lasciandolo libero di decidere. Teniamo conto che sono in corso le riunioni dei partiti di lingua italiana. A.M.». Nella versione dell’appunto inviata a Rumor il punto c va riformulato come segue: «che, infine, si esamini l’opportunità di accennare alle questioni che possono richiedere una precisazione sul piano interno nel discorso che l’On. Presidente del Consiglio farà prossimanamente al Parlamento nel presentare il progetto di soluzione della controversia, oppure in una dichiarazione ufficiale da pubblicare sulla stampa».


7 Su carta intestata della DGAP, con data 23 novembre e con la seguente annotazione prima del titolo: «Trasmesso per telefono, da Bolzano, dal Dr. Richter».


8 Vedi DD. 208, Allegato II e 276.


9 Annotazione di Moro a margine: «?? assai pericoloso».

575

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM E DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA(1)

Appunto(2). Roma, 24 novembre 1969.

Ho ricevuto a sua richiesta questo Ambasciatore d’Austria, il quale, in base alle istruzioni ricevute e richiamandosi a quanto da lui comunicatomi il 5 novembre u.s.3, mi ha detto che da parte del Governo di Vienna si auspica che l’Austria sia menzionata nel comunicato della Conferenza al Vertice(4) e si conferma il desiderio di avviare nel prossimo futuro negoziati con la Comunità, per la conclusione di un accordo commerciale preferenziale.

Ho risposto a Loewenthal che, per quanto riguarda l’eventuale menzione dell’Austria nel comunicato della Conferenza al Vertice, mi pareva difficile citare soltanto un Paese, omettendo gli altri che pure avevano chiesto di intavolare trattative con la Comunità e che comunque mi sembrava che la questione di fondo dei rapporti fra l’Austria e la Comunità rientrasse nella competenza del Consiglio piuttosto che in quella della Conferenza al Vertice.

Circa la possibilità di riaprire i negoziati fra l’Austria e la Comunità, ho detto che un mutamento della posizione dell’Italia al riguardo sembra profilarsi in un vicinissimo futuro; tuttavia occorre ancora attendere che un evento quale l’inizio del «calendario operativo» consenta al Governo italiano di spiegare tale cambiamento all’opinione pubblica.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Novembre 1969.


2 Sottoscrizione autografa. Il documento reca il timbro: «Visto dall’On. Ministro».


3 In vista della Conferenza al «vertice» dell’Aja (1°-2 dicembre 1969), Lenthal aveva espresso l’aspirazione «ad una soddisfacente regolamentazione dei suoi rapporti economici con le Comunità europee» ed «il desiderio di avviare nel prossimo futuro con le Comunità negoziati idonei a trovare i mezzi e le vie per liberare i rapporti commerciali tra l’Austria e gli Stati delle Comunità dagli ostacoli attualmente esistenti» (Appunto di Gaja del 5 novembre, in DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 30, n. 2271).

576

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM E DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, GAJA, AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO(1)

Appunto(2). Roma, 25 novembre 1969.

Mi ha telefonato Catalano per informarmi circa la procedura che l’Onorevole Presidente del Consiglio intenderebbe seguire per la discussione in sede parlamentare della questione alto-atesina. Egli prevederebbe:

1) che nella giornata del 2 dicembre si proceda alla distribuzione del cosidetto «pacchetto» sia ai deputati che ai senatori;

2) che la mattina del 3 dicembre abbia luogo un Consiglio dei Ministri, cui egli darebbe informazioni sulla comunicazione che egli si accinge a fare al Parlamento;

3) che il dibattito parlamentare abbia inizio nel pomeriggio del 3 dicembre con la lettura tanto alla Camera quanto al Senato della dichiarazione del Presidente del Consiglio. Quest’ultima previsione sarebbe consigliata dal fatto che non sembra opportuno porre un intervallo fra i dibattiti ai due rami del Parlamento perché in tal caso i membri di uno di essi riceverebbero ufficialmente il «pacchetto» con alcuni giorni di ritardo rispetto all’altra Camera.

Il Presidente del Consiglio sarebbe molto grato se l’Onorevole Ministro volesse fargli conoscere se concordi con quanto precede(3).


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Novembre 1969.


2 Sottoscrizione autografa.


3 Il verbale del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre è edito in Akten, vol. VII, D. 231. Il dibattito parlamentare si svolse tra il 3 ed il 5 dicembre: vedi Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, legislatura V, Discussioni, sedute del 3 e 4 dicembre 1969, pp. 13265-13335, 13353-13415; Ivi, Senato, legislatura V, Discussioni, sedute del 3 e 5 dicembre 1969, pp. 11696-11704, 11863-11900, 11904-11944. Quanto al cosiddetto «pacchetto», Rumor formulun’identica dichiarazione in entrambe le camere: «L’elencazione analitica del complesso di misure che si intende realizzare è contenuto nel documento che viene contemporaneamente distribuito agli onorevoli membri del Senato e della Camera dei deputati» (ivi, rispettivamente, p. 11699 e pp. 13267-13268).

577

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI AFFARI ESTERI AD INTERIM E DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI GAJA

Appunto(2). Roma, 26 novembre 1969.

1. Questo Ambasciatore d’Austria mi ha comunicato stamane, in base ad istruzioni ricevute, quanto segue:

1) da parte austriaca si propone che non vi sia un ordine del giorno formale per l’incontro dei Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria, ma che vengano trattate tutte le questioni che da parte italiana e da parte austriaca si riterrà opportuno di sollevare;

2) la delegazione austriaca per l’incontro sarà così composta:

- il Ministro degli Affari Esteri, Waldheim;

-l’Ambasciatore d’Austria a Roma, Loewenthal;

- il Direttore Generale degli Affari Politici al Ballhaus, Ambasciatore Halusa;

-l’Ambasciatore Kirchschlaeger;

- il Consigliere Tschofen;

-un Segretario (da designare).

Sarà presente anche il Landesamtdirektor Kathrein, il quale con l’Ambasciatore Kirchschlaeger prenderebbe parte alla riunione degli esperti, nella quale si dovrebbe procedere, a lato dell’incontro politico, alla rilettura definitiva dei documenti di chiusura della controversia, in lingua italiana ed in lingua tedesca;

3) circa i temi di eventuale discussione da noi accennati, Loewenthal ha fatto presente quanto segue:

- - -

sarebbe oltremodo delicato e difficile per il Ministro Waldheim fare oggi, a livello politico, una esplicita dichiarazione nel senso da noi desiderato;

- -

2. Ho risposto a Loewenthal che avrei informato l’On. Ministro di quanto da lui comunicatomi e mi sono riservato di fargli conoscere:

- -

c) in particolare, le nostre decisioni in merito all’incontro di nostri esperti per la rilettura dei documenti di chiusura (in tal caso, occorre prevedere la partecipazione all’incontro dei Proff. Monaco, Sperduti e Capotorti)4.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Novembre 1969. 2 Sottoscrizione autografa.


Vedi D. 538, nota 3. 4 Per il seguito vedi D. 580.

578

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL TRENTINO- ALTO ADIGE, BERTORELLE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, RUMOR(1)

L. Roma, 27 novembre 1969.

Onorevole Presidente,

in relazione al suo invito del 21 ottobre scorso, ho consegnato ai Capi dei Gruppi Consiliari gli atti della proposta del Governo per la soluzione dei problemi dell’Alto Adige.

Nella riunione del 21 novembre, i Capi Gruppo mi hanno chiesto di poter esprimere il loro avviso sulla proposta del Governo, attraverso un dibattito del Consiglio Regionale che si è svolto nei giorni 25 e 26 corrente.

Ho l’onore di accompagnare gli atti consiliari che contengono le dichiarazioni di ciascun Gruppo nonché i documenti politici letti in aula o resi alla Presidenza quale parte integrante del pensiero dei diversi gruppi(2).

Fra gli atti che le trasmetto e che costituiscono il risultato della consultazione dei rappresentanti delle popolazioni locali, vi è un documento che porta la firma dei Capi gruppo della DC, del PSI e del PSU. Esso esprime valutazione positiva sulla proposta del Governo. La stessa posizione di assenso è contenuta nel documento del Gruppo della SVP. Detti gruppi rappresentano 42 Consiglieri su 52 membri del Consiglio Regionale.

I rappresentanti del MSI (1 Cons.) e del PPTT - Partito Popolare Trentino Tirolese, (2 Cons.), hanno espresso avviso contrario.

I gruppi del PCI (3 Cons.), del PLI (2 Cons;), del PSIUP (1 Cons.) e del PRI (1 Cons.), hanno espresso valutazioni di diversa natura rimettendosi comunque alle decisioni che saranno prese in sede parlamentare dalle corrispondenti forze politiche.

È mio dovere rendermi interprete dell’apprezzamento unanime del Consiglio Regionale per il rispetto dimostrato dal Governo verso i Poteri autonomi locali e verso le popolazioni interessate, con la iniziativa di questa importante consultazione.

Con cordiali ossequi

A. Bertorelle


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 30, n. 2267. 2 Non rinvenuti gli allegati.

579

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, RUMOR(1)

L. 052/1509. Roma, 28 novembre 1969.

Caro Presidente,

ti invio, per tua informazione, l’unito appunto relativo alla Risoluzione approvata il 23 novembre u.s.2 dal Congresso straordinario della SVP.

Come vedrai, nell’appunto sono contenuti taluni suggerimenti circa la linea di azione che il Governo potrebbe prendere, in relazione a talune affermazioni contenute nella Risoluzione.

Mi propongo, ove tu concordi, di sollevare, in occasione del prossimo incontro che avrcol Ministro austriaco degli Affari Esteri, le questioni indicato ai seguenti punti;

4d) per chiedere che da parte austriaca venga smentito che l’affermazione, secondo la quale l’Austria rilascerà la dichiarazione liberatoria solo dopo che il pacchetto sarà considerato attuato anche in conformità del parere dei rappresentanti sudtirolesi, possa influire sugli obblighi dell’Austria verso l’Italia;

4e) per ribadire che il Governo italiano non pusentirsi vincolato se non dal pacchetto a suo tempo comunicato a Magnago.

Per quanto concerne, poi, le questioni indicate nell’appunto predetto che potrebbero eventualmente richiedere una nostra precisazione, lascio a te giudicare se sia preferibile accennarne nel discorso che pronuncerai al Parlamento nel presentare il progetto di soluzione della controversia altoatesina opportunamente integrato, oppure farne oggetto di una dichiarazione ufficiale da dare alla stampa.

Rimango in attesa di conoscere le tue decisioni(3) e intanto colgo l’occasione per inviarti i picordiali saluti.

[Aldo Moro]


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Novembre 1969.


2 Vedi D. 574.


3 Il 12 dicembre Rumor rispose di aver valutato «con ogni attenzione le considerazioni svolte in merito a talune affermazioni contenute nella predetta Risoluzione». Aggiungeva inoltre: «Come avrai certamente avuto modo di rilevare, nel corso della discussione delle misure a favore delle popolazioni al-to-atesine nei due rami del Parlamento, tanto il mio intervento quanto le mie repliche hanno tenuto ampio conto del fondato spirito delle considerazioni sopra ricordate, chiarendo in modo inequivoco il punto di vista del Governo sulla natura della ipotesi globale di soluzione della controversia» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Novembre 1969).

580

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, UFFICIO II(1)

Appunto. Roma, 28 novembre 1969.

A) Il previsto «incontro politico» italo-austriaco dovrebbe avere per oggetto il seguente ordine del giorno:

1) definizione del «pacchetto» (1)2;

2) natura del «Calendario operativo» (2);

3) valore del parere degli altoatesini sul «pacchetto» e sulla sua attuazione (risoluzioni approvate dall’Esecutivo e dal Congresso della SVP) (3) e (4);

4) dichiarazione austriaca di condanna del terrorismo;

5) revoca del veto italiano ai negoziati fra la CEE e l’Austria;

6) eventuale comunicazione dell’intenzione italiana di procedere alla cancellazione di cittadini austriaci dalla R.F. e di adottare provvedimenti di clemenza a favore di talune persone che hanno subito condanne per attività terroristica svolta in Italia in connessione con la questione altoatesina;

7) accordo di amicizia italo-austriaco;

8) decisione formale di dare corso al «Calendario operativo».

Alla fine della mattina dell’«incontro politico» dovrebbe aver luogo – a lato dell’incontro politico – lo scambio dei promemoria per la cosidetta neutralizzazione dell’informazione relativa al «pacchetto», secondo i testi concordati (11).

Dopo l’«incontro politico», ove esso avesse esito positivo, dovrebbero aver luogo le seguenti operazioni:

1) consegna dalla parte italiana a quella austriaca, a livello funzionari, del «resto del pacchetto», intesa come consegna del testo delle modifiche alle disposizioni legislative ed amministrative previste al 18 luglio 1966(3), nonché delle nuove disposizioni legislative ed amministrative (5);

2) consegna dalla parte italiana a quella austriaca, a livello funzionari, del testo manoscritto delle precisazioni fornite a richiesta di esponenti politici altoatesini su alcune misure del «pacchetto» e attinenti alla definizione delle misure stesse. Si tratta di una consegna puramente di fatto, essendo inteso che civarrà soltanto come informazione verbale fatta mediante «lettura lenta» (6);

3) eventuale confronto, collazione e completamento dei «documenti di chiusura della controversia» (7) da parte degli esperti italiani ed austriaci.

B) Per quanto riguarda i punti che si ritiene dovrebbero essere iscritti all’ordine del giorno dell’«incontro politico» si fa presente quanto segue:

1. Definizione del «pacchetto». Nella riunione dell’Esecutivo della SVP del 1820 ottobre u.s. e nel Congresso del partito del 22 novembre u.s.4 è stato approvato un «pacchetto» (8) che per talune note (9) differisce dal testo consegnato il 25 settembre

u.s.5. In dipendenza di cidopo la decisione dell’Esecutivo è stata svolta un’azione sia presso il Governo di Vienna, attraverso la nostra Ambasciata in quella Capitale, sia presso Magnago, attraverso i servizi della Presidenza, allo scopo di far presente che l’elenco delle misure che il Governo italiano ha previsto a favore delle popolazioni altoatesine è quello consegnato il 25 settembre u.s. a Magnago e successivamente ai gruppi politici in Alto Adige a cura della Presidenza del Consiglio.

L’Ambasciatore Loewenthal ha comunicato in data 26 novembre u.s.6 che da parte austriaca si condivide il punto di vista italiano secondo cui il «pacchetto», al quale si deve fare riferimento ai fini delle varie operazioni previste dal «calendario operativo» e del rilascio della quietanza, è quello comunicato il 25 settembre u.s. dal Governo italiano al Dr. Magnago.

Sembrerebbe opportuno che la nostra posizione venisse confermata anche nel corso dell’«incontro politico» al Governo austriaco.

2. Natura del «Calendario operativo». Nella «risoluzione» approvata dall’Esecutivo della SVP il 20 ottobre – confermata dal Congresso il 23 novembre – il «calendario operativo» viene messo in relazione con il cosiddetto «ancoraggio internazionale», il che dimostra che non si è tenuto conto del carattere del «calendario operativo», il quale non è che una successione cronologica di atti unilaterali, non comportanti in alcun modo un accordo internazionale.

In data 11 novembre(7) l’Ambasciata a Vienna è stata incaricata di ribadire comunque presso il Governo austriaco il ben noto punto di vista concordato tra i due Governi, secondo il quale il «calendario operativo» non costituisce accordo internazionale.

In relazione ad un analogo passo fatto dall’Ambasciatore Gaja in data 26 novembre u.s. l’Ambasciatore Loewenthal ha fatto presente che per quanto concerne il carattere del «calendario operativo», da parte austriaca si conferma quanto è stato detto a livello esperti, nel senso che il «calendario operativo» non comporta in alcun modo un accordo internazionale. Si prega, tuttavia, di non voler fare di tale punto un oggetto di discussione dato che sarebbe oltremodo delicato e difficile per il Ministro Waldheim fare oggi, a livello politico, una esplicita dichiarazione nel senso da noi desiderato.

3. Valore del parere degli altoatesini sul «pacchetto» e sulla sua attuazione. Nella risoluzione approvata dall’Esecutivo della SVP il 20 ottobre u.s. – poi confermata dal Congresso il 23 novembre – è previsto che l’Austria rilascerà, la dichiarazione liberatoria solo quando, anche secondo il parere dei rappresentanti sudtirolesi, il «pacchetto» sarà stato attuato. Il richiamo al parere dei rappresentanti sudtirolesi non è accettabile, in quanto con cisi viene a prospettare un elemento che non figura nel «calendario operativo» e con esso si tende ad esonerare, in un certo senso, l’Austria dai suoi obblighi verso l’Italia.

L’11 novembre u.s. l’Ambasciata in Vienna è stata incaricata di precisare che a nostro giudizio e secondo le intese già raggiunte la dichiarazione liberatoria «resta esclusiva responsabilità del Governo di Vienna».

L’Ambasciatore Loewenthal ha dichiarato in data 26 novembre u.s. che circa l’affermazione contenuta nella Risoluzione della SVP, secondo la quale l’Austria rilascerà la prevista dichiarazione liberatoria solo quando, in base al parere dei rappresentanti sudtirolesi, il «pacchetto» sarà stato attuato, da parte austriaca si afferma che la dichiarazione stessa non puinfluire sugli obblighi dell’Austria verso l’Italia, e che il rilascio della quietanza rimane responsabilità internazionale del Governo di Vienna.

In occasione dell’«incontro politico» sembrerebbe opportuno chiedere conferma della comunicazione a Loewenthal e cioè che il Governo austriaco condivide il nostro punto di vista secondo il quale la predetta affermazione contenuta nella risoluzione della SVP non puinfluire sugli obblighi dell’Austria verso l’Italia, derivanti dal fatto dell’attuazione del «pacchetto» da parte di quest’ultima.

4. Dichiarazione austriaca di condanna del terrorismo. Da parte austriaca ci sono state fornite alcune indicazioni circa il contenuto della dichiarazione governativa austriaca contro il terrorismo. Esse sono le seguenti: «nella dichiarazione del Cancelliere federale verrebbe ribadita, in relazione agli attentati, l’incondizionata condanna del terrorismo come mezzo per il conseguimento di obiettivi politici. Verrebbe inoltre confermata la decisione austriaca di continuare a procedere con tutti i mezzi contro gli atti di violenza, impedendone la preparazione. Verrebbe poi ricordato che tale decisione si basa, da un lato, sui principi universalmente riconosciuti dall’ordinamento internazionale; dall’altro, sull’evidente obbligo di ogni Stato di impedire atti di violenza nell’interesse del suo stesso ordinamento giuridico. Infine verrebbe ribadita la convinzione che tale atteggiamento del Governo austriaco è suscettibile di contribuire all’eliminazione di attriti ed al ristabilimento di un clima di fiducia e di collaborazione». Da parte austriaca è stato poi precisato che nella dichiarazione sarà contenuto un riferimento esplicito agli atti terroristici compiuti in territorio italiano.

Da parte nostra è stato chiesto che sia chiaramente espresso l’impegno del Governo di Vienna a svolgere una opportuna azione per la prevenzione degli atti di terrorismo. Nell’incontro del 7 ottobre u.s.8 fra l’On. Ministro ed il Ministro Waldheim venne concordato quanto segue:

- - -

L’Ambasciatore Loewenthal ha comunicato in data 26 novembre u.s. che nel corso dell’«incontro politico», da parte austriaca ci verranno date informazioni circa la dichiarazione governativa austriaca sul terrorismo, che Vienna conta di fare il 1° dicembre nelle forme concordate a New York.

In occasione dell’«incontro politico» si prenderà conoscenza di tali informazioni. All’occorrenza si potrebbe ricordare alla parte austriaca gli impegni presi in precedenza, fra i quali quello di rivedere opportunamente tutte le intese riguardanti la dichiarazione, ove, nel periodo intercorrente fra l’«incontro politico» e la data prevista per la dichiarazione stessa, dovessero verificarsi atti di terrorismo.

5. Revoca del veto italiano al negoziato Austria- CEE. Nel sopracitato incontro fra l’On. Ministro e il Ministro Waldheim, l’On. Moro disse che da parte nostra non si nutriva alcun pregiudizio nei confronti dell’Austria ed anzi si voleva favorire il suo inserimento nella CEE; tuttavia si riteneva che per questo cambiamento di posizione sarebbe stato necessario attendere il momento opportuno e precisamente la dichiarazione governativa austriaca contro il terrorismo e l’effettivo inizio del «calendario operativo». Al riguardo è da tener presente che in considerazione delle possibili conseguenze concrete e della pratica irreversibilità della revoca del veto, sarebbe stato certo l’«optimum» per noi che essa intervenisse soltanto dopo la chiusura della controversia. Tuttavia, anche perché non sembra possibile collegare tale revoca con il rilascio della quietanza austriaca – tanto piche da parte nostra il veto non è mai stato posto in relazione con la controversia altoatesina, ma solo con il fenomeno del terrorismo – è sembrato di poterla anticipare al momento in cui la messa in opera del «calendario operativo» sarà stata concretamente avviata anche da parte austriaca. La decisione del Governo italiano di revocare il veto potrà essere preannunciata in occasione dell’«incontro politico». Dato che la questione della conclusione di un accordo commerciale preferenziale con l’Austria sarà discussa a Bruxelles il 9 dicembre (ma la discussione potrebbe essere rinviata di una settimana) si potrebbe esaminare la possibilità di comunicare ufficialmente in tale sede e in tale data la nostra nuova posizione. Se avvenisse il 9 dicembre, cipotrebbe forse facilitare l’approvazione da parte del Parlamento austriaco dell’attuale ipotesi di soluzione della controversia.

L’Ambasciatore d’Austria in data 5 e 24 novembre(9) ha comunicato che da parte del Governo di Vienna si auspica che l’Austria sia menzionata nel comunicato della Conferenza al Vertice e si conferma il desiderio di avviare nel prossimo futuro negoziati con la Comunità, per la conclusione di un accordo commerciale preferenziale.

È stato risposto a Loewenthal che: a) per quanto riguarda l’eventuale menzione dell’Austria nel comunicato della Conferenza al Vertice, sembrava difficile citare soltanto un Paese, omettendo gli altri che pure avevano chiesto di intavolare trattative con la Comunità; b) comunque, sembrava che la questione di fondo dei rapporti fra l’Austria e la Comunità rientrasse nella competenza del Consiglio piuttosto che in quella della Conferenza al Vertice; c) circa la possibilità di riaprire i negoziati fra l’Austria e la Comunità, un mutamento della posizione dell’Italia al riguardo sembra profilarsi in un vicinissimo futuro; tuttavia occorre ancora attendere che un evento quale l’inizio del «calendario operativo» consenta al Governo italiano di spiegare tale cambiamento all’opinione pubblica.

6. Cancellazione della R.F. e provvedimenti di clemenza. In vista dell’approssimarsi della chiusura della controversia, sono state prese in concreto esame sia la questione della revisione dei provvedimenti di iscrizione in R.F. a carico di cittadini austriaci che hanno svolto attività comunque connesse con la controversia altoatesina, sia la possibilità di sottoporre al Signor Presidente della Repubblica proposte per la connessione di provvedimenti di clemenza a favore di persone condannate per atti di terrorismo (10). Nel corso dell’incontro politico si potrebbe informare la parte austriaca di quanto precede, precisando che concrete misure potrebbero avere inizio dopo l’approvazione, da parte del Parlamento austriaco, del progetto di soluzione della controversia. Vi è tuttavia da tener presente che nessuna delle persone attualmente detenute si trova in condizione di poter beneficiare di un provvedimento di grazia, dato che nessuna delle sentenze che le concerne è passata in giudicato. Non resterebbe quindi che l’adozione di un provvedimento di amnistia che non potrebbe essere che generale.

7. Accordo di amicizia italo-austriaco. Dopo l’accenno fatto nell’ottobre 1967 a New York dall’allora Ministro austriaco degli Affari Esteri Toncic al compianto Prof. Toscano(10), la proposta di stipulare un accordo austro-italiano di amicizia e di collaborazione venne confermata successivamente da parte austriaca in un colloquio del 28.11.1967 fra l’Ambasciatore Loewenthal e il Direttore Generale degli Affari Politici(11). Tale accordo – secondo Vienna – potrebbe essere basato sui seguenti criteri:

a) si potrebbe ispirare alla convenzione franco-tedesca del 22 gennaio 1963;

- - -

Nonostante che la conclusione dell’accordo di amicizia e di collaborazione italo-austriaco costituisca l’ultimo punto (18) del «calendario operativo», nell’incontro politico potrebbe, tuttavia, essere presa la decisione di dare inizio alle trattative per la redazione dell’accordo subito dopo la approvazione, da parte del Nationalrat, della dichiarazione del Cancelliere austriaco (punto 4 del «calendario operativo»). Ciallo scopo di sottolineare, sopratutto nei confronti degli altoatesini e degli austriaci, che con l’attuazione delle misure per l’ampliamento della competenza legislativa della Provincia di Bolzano si chiude un periodo di incomprensione e di diffidenza e che sia da parte austriaca che da parte italiana si intende ora dare luogo ad una franca ed amichevole collaborazione fra i due Paesi. L’inizio di trattative del genere, al quale dovrebbe essere data opportuna pubblicità, dovrebbe avere fra l’altro l’effetto di scoraggiare gli estremisti dall’intraprendere azioni che possano in qualche modo turbare l’attuazione del «pacchetto».

Per quanto riguarda le varie proposte austriache circa il contenuto dell’accordo in questione, si rileva che particolarmente delicata è quella relativa all’inserimento di una clausola che preveda l’istituzione di una Commissione mista, a livello funzionari, per l’esame di tutte le questioni importanti concernenti i due Paesi. Essa richiama infatti precedenti richieste del Governo di Vienna, tendenti alla istituzione di Commissioni italo-austriache di conciliazione.

Opportuna appare invece la possibilità di inserimento, nell’accordo in questione, di una clausola relativa alla salvaguardia delle frontiere esistenti. A tal fine occorrerà studiare una formula adatta.

8. Decisione formale di dar corso al «calendario operativo». Nell’incontro politico dovrà essere presa una decisione definitiva circa la messa in opera del «calendario operativo». È questa una decisione che si riallaccia in un certo senso all’intesa raggiunta a Ginevra nel maggio 1964 fra i Ministri degli Affari Esteri d’Italia e d’Austria, di effettuare un sondaggio circa le possibilità che l’Austria riconosca chiusa la controversia con l’Italia per l’interpretazione ed applicazione dell’Accordo De Gasperi- Gruber in seguito all’attuazione da parte dell’Italia di misure autonome a favore delle popolazioni altoatesine.

L’incontro politico deve constatare il riconoscimento da parte austriaca del fatto che le misure previste dal Governo italiano sono tali da portare alla chiusura della controversia. Di conseguenza i due Governi decideranno, ciascuno per suo conto, di dare inizio alle operazioni previste nel «calendario operativo». Per evitare che venga falsato il significato giuridico dei sondaggi intervenuti fra Italia ed Austria dal 1964 in poi è stato da parte nostra richiesto – ed accettato da parte austriaca – che in seguito all’incontro politico non vi sarà alcun comunicato congiunto o alcuna dichiarazione formale che possa far ritenere che sia stato raggiunto un accordo internazionale italo-austriaco in aggiunta a quello del 5 settembre 1946.


1 DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 30, n. 2293.


2 Allegati non rinvenuti.


3 Vedi D. 153.


4 Vedi DD. 552 e 574.


5 Vedi D. 538, nota 3.


6 Vedi D. 577.


7 Vedi D. 563.


8 Vedi D. 548.


9 Vedi D. 575 e nota 3.


10 Sui colloqui vedi DD. 267 e 270.


11 In realtà la proposta venne formulata fin dal 22 novembre: vedi DD. 297, 299, 301, 307 (Annesso all’Allegato I), 314 e 316.

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IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, MORO,

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SARAGAT,

E AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, RUMOR(1)

T. segreto 49070-49073/109-110. Copenaghen, 30 novembre 1969, ore 21,10 (perv. ore 2 del 1° dicembre)2.

109. Ha avuto luogo oggi previsto incontro con il Ministro Waldheim(3). Durante conversazioni di stamane, che si sono svolte in atmosfera particolarmente cordiale, sono stati trattati anzitutto seguenti argomenti proposti da parte italiana.

1) Definizione del «pacchetto». Da parte mia ho ribadito innanzi tutto nostro punto di vista circa carattere autonomo misure in esso contenute ed ho poi ricordato quanto già fatto presente alla parte austriaca attraverso i canali diplomatici e cioè unicità pacchetto cui ci si potrà riferire ai fini attuazione calendario operativo e rilascio quietanza. Tale «pacchetto» è costituito da elenco misure da noi consegnato al Dr. Magnago. Waldheim ha convenuto su tale punto di vista aggiungendo che, se esistevano versioni diverse, cidipendeva soltanto dall’esistenza di traduzioni fatte o ad uso di partiti oppure per uso degli uffici del Ministero, ma che esse non toccavano sostanza del «pacchetto» che rimaneva quello in lingua italiana come da noi definito. Da parte mia ho fatto presente che cosidette interpretazioni Magnago sono ovvie o, in alcuni casi, formulate in modo inesatto. Waldheim ne ha convenuto, riaffermando che comunque non toccavano la sostanza del pacchetto.

2) Natura del calendario operativo. Ho fatto presente posizione già concordata in passato al livello esperti (secondo la quale calendario operativo è soltanto successione cronologica atti che ciascuno dei due Governi compirà separatamente, senza peraltro che cicostituisca accordo tra le parti). Da parte austriaca si è confermato carattere attribuito da esperti a calendario operativo.

3) Valore del giudizio della SVP circa attuazione pacchetto ai fini del rilascio della dichiarazione liberatoria da parte del Governo austriaco. Ho ribadito che rilascio quietanza austriaca rientra esclusivamente nella responsabilità Governo Vienna. Ho aggiunto che valutazione espressa da gruppi politici o da esperti purientrare nel processo formazione della decisione del Governo austriaco, ma non modificare gli obblighi. Waldheim ha convenuto sottolineando che eventuali contatti con altoatesini non potevano costituire che un fatto extra giuridico che non modifica obblighi internazionali di Vienna circa quietanza.

4) Dichiarazione governativa austriaca contro il terrorismo. Ho messo in rilievo importanza che da parte italiana si attribuisce a tale dichiarazione, che ci si attende debba contenere: netta condanna ricorso ad atti di violenza per motivi politici; ferma intenzione Governo austriaco prendere misure atte a prevenire anche in futuro simili atti. Waldheim ha assicurato che già è stata avanzata – 28 corrente – interrogazione scritta a Cancelliere e che Consiglio Ministri ha già esaminato progetto risposta (di cui mi ha dato lettura) che verrà data al Nationalrat nel pomeriggio di domani(4). Ha sottolineato che testo risposta contiene tutti gli elementi, tali da soddisfare esigenza italiana.

5) Rapporti CEE- Austria. Ho detto che da parte italiana si desidera togliere ogni ostacolo all’esame della richiesta austriaca di accordo con la CEE – tenuto conto della nuova situazione creatasi, sia in relazione a pausa constatata negli atti terroristici, sia in relazione a dichiarazione di cui al precedente numero quattro. Cipotrebbe avvenire mediante una nostra dichiarazione in seno al Consiglio dei Ministri della CEE nelle sue sessioni dei giorni 8-9 o del giorno 15 dicembre p.v. Ho aggiunto che sarei disposto fare io stesso tale comunicazione il 15 dicembre, dato che non mi sarà verosimilmente possibile partecipare alla precedente riunione. Se da parte austriaca si desiderava che tale dichiarazione venisse fatta l’8 dicembre non avevo comunque alcuna difficoltà a dare istruzioni in tal senso nostro rappresentante. Waldheim ha preso atto con soddisfazione nostra posizione, facendo presente che se dichiarazione italiana intervenisse 8-9 dicembre(5), cifaciliterebbe notevolmente ipotesi intesa da parte Parlamento austriaco.

6) Parafatura accordo per giurisdizione Corte Aja. Ho fatto presente che sarebbe opportuno che tale operazione (prevista al punto 1 del calendario operativo) precedesse quanto pipossibile dichiarazione governativa italiana davanti al Parlamento, fissata per 3 dicembre p.v. Sembrava quindi auspicabile che essa potesse intervenire in data primo dicembre. Waldheim ha risposto che, data ristrettezza di tempo a disposizione, riteneva difficile che cipotesse avvenire domani. Ha proposto pertanto che parafatura avvenisse giorno 2 dicembre. Ho aderito a sua proposta(6).

Mi riservo di riferire su ulteriori scambi di vedute questo pomeriggio.

110. Mio 109.

Attiro l’attenzione sul testo del comunicato(7) che, per essere concordato, ha richiesto un accurato dosaggio al fine salvaguardare noti nostri punti di vista giuridici. Riferisco qui di seguito sullo svolgimento delle conversazioni pomeridiane:

1) Waldheim ha chiesto che vengano sospese ove possibile esecuzioni immobiliari nei confronti condannati nei processi contro terroristi. Ho risposto che seguiremo questione con attenzione. Tuttavia nostra azione trova limiti trattandosi materia competenza Autorità Giudiziaria.

2) Waldheim ha poi posto problema provvedimenti clemenza per condannati per atti terrorismo, mettendo in rilievo lati umani problema e segnalando in particolare caso Andergassen (che si è particolarmente adoperato in occasione inondazione di Firenze). Ha pure consegnato lista detenuti austriaci ed altoatesini. Ho risposto che non mancheremo esaminare singoli casi dato che occorre tener presente che provvedimenti grazia non possono essere presi nei confronti persone condannate da sentenze non passate in giudicato. Ho comunque assicurato nostro vivo interessamento per provvedimenti che saranno possibili al momento opportuno.

3) Waldheim ha poi chiesto che vengano presi provvedimenti per cancellazione cittadini da noto elenco. Ho detto che questione era già stata oggetto di esame e che era stato previsto di procedere alla cancellazione, in un primo momento, di un gruppo di alcune decine di elementi. A questo primo provvedimento seguiranno altri al momento che verrà giudicato opportuno.

4) Waldheim ha sollevato poi caso Reder, mettendo in rilievo che dato lungo periodo detenzione già scontato da parte austriaca si prega esaminare possibilità provvedimento grazia. Ho fatto presente a tale riguardo che tentativo promuovere assenso popolazione Marzabotto ha dato risultato negativo; sembrava quindi necessario attendere riprodursi di occasione opportuna prima di ripetere tentativo.

5) Waldheim mi ha poi accennato a questione requisizione legname effettuata da autorità militari inglesi nel 1945, consegnandomi breve appunto che ho assicurato verrà esaminato da uffici competenti.

6) Waldheim ha poi attirato mia particolare attenzione su contenzioso finanziario italo-austriaco ed in particolare su questione risarcimento proprietari terrieri Val Canale, chiedendo che questione venga esaminata favorevolmente da parte italiana. Ho risposto che abbiamo sollecitato Ministero Tesoro per una rapida definizione questione ed abbiamo testé incaricato nostra Ambasciata in Vienna comunicare Autorità austriache che accettiamo proposta per ripresa trattative 15 gennaio p.v.

7) È stato infine deciso dare avvio misure previste da calendario operativo.

Nell’esprime apprezzamento per risultati raggiunti ho detto che fecondo contenuto e tono amichevole attuale riunione lasciano sperare nell’inizio di una nuova era nello sviluppo relazioni italo-austriache fino a giungere conclusione accordo amicizia previsto come ultima tappa calendario operativo.


1 DGUE, Versamento 2017, b. 1, nn. 1055 e 1056.


2 La prima parte del presente documento (T. segreto 49070/109) pervenne alle ore 21,40 del 30 novembre, la seconda (T. segreto 49073/110) partì alle ore 1,22 del giorno seguente e pervenne alle ore 2.


3 Di questo incontro si conservano degli appunti manoscritti soltanto parzialmente trascritti e rielaborati. Dall’Appunto incompleto si ricava che oltre a Moro e Waldheim parteciparono all’incontro: «da parte austriaca: l’Amb. d’Austria a Roma, Loewenthal; il Direttore Gen. AP. al Ballhaus, Amb. Halusa; l’Amb. Kirchschlaeger; il Landesamtdirektor Kathrein; il Consigliere Tschofen; da parte italiana: il Segretario Generale a.i. Amb. Gaja; l’Amb. d’Italia a Vienna, Ducci; il Capo di Gab., Ministro Cottafavi; il Capo della Segreteria dell’On. Ministro, Dr. Freato; il Prof. Riccardo Monaco; il Cons. d’Amb. Fenzi; il Consigliere Pietromarchi» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 14, fasc. Novembre 1969). Per la versione austriaca dell’incontro vedi Akten, vol. VII, D. 229.


4 Con T. 49343/762 del 2 dicembre, Ducci trasmise la traduzione del testo integrale della rispostascritta del 1° dicembre all’interpellanza sul «punto di vista del Governo Federale sui passati atti terroristici nelSudtirolo», che Klaus invia Maleta. La risposta era del seguente tenore: «Mi onoro rispondere come segue aquesta interpellanza. Io vorrei sottolineare che il Governo Federale austriaco e la popolazione austriaca hanno il sincero desiderio di vivere in pace ed amicizia con tutti i Paesi, soprattutto con gli Stati vicini. In anni passati,in relazione con il programma del Sudtirolo, sono state commesse da parte irresponsabile azioni di violenzache con nostro profondo rammarico hanno causato vittime umane e danni materiali. Con tutta fermezza ioripeto che noi condanniamo il ricorso alla violenza come mezzo per far valere fini politici. Le competenti Autorità austriache continueranno a procedere, conformemente all’ordine giuridico statale interno, contro ognispecie di applicazione di violenza e di attività terroristica. Questo atteggiamento è determinato non soltanto da considerazioni risultanti dai principi fondamentali generalmente riconosciuti di convivenza interstatale, macorrisponde anche alla concezione sempre sostenuta dal Governo austriaco, di impedire con tutta decisione gliatti di violenza, nell’interesse del mantenimento del proprio ordine giuridico del benessere del proprio popolo.Il Governo federale austriaco è convinto che questa decisione contribuirà ad eliminare le tensioni e divergenzedi vedute ancora esistenti tra l’Austria e l’Italia ed a consolidare i presupposti per un rinnovamento della fiduciae della collaborazione amichevole» (Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II). Il 16 dicembre Ducci riferiva che la mozione governativa era stata approvata dal Nationalrat con 83 voti favorevoli e 79 contrari eche si erano espressi congiuntamente contro i deputati socialisti e quelli liberalnazionali, mentre il presidente delBergisel- Bund aveva votato a favore (T. 51391/797, ibidem).


5 Con T. 23650/c. del 7 dicembre, indirizzato alla Rappresentanza presso la CEE e la CEEA e all’Ambasciata a Vienna, Moro diede le seguenti istruzioni: «In merito a nostro atteggiamento circa esame domanda austriaca regolamentare relazioni economiche con Comunità, nel richiamare argomenti da me trattati con Ministro Waldheim a Copenaghen 30 novembre u.s., nonché circostanza che Cancelliere Klaus ha successivamente reso a Nationalrat preannunciata dichiarazione contro terrorismo (v. telegrammi a parte) confermasi, per opportuna conoscenza e norma linguaggio S.V., che in prossima sessione Consiglio CEE 8-9 dicembre si potrà dichiarare che consentiamo ripresa esame dossier austriaco da parte Comunità. Come noto, nostra presa posizione 29 e 30 giugno 1967 sia presso CECA che presso CEE escludeva consenso italiano “fino a quando Governo non sarà in condizioni constatare che territorio Repubblica austriaca non verrà utilizzato per organizzazione azioni terroristiche contro Stati confinanti e per rifugio terroristi stessi”. Constatazione che da due anni atti terrorismo sono sostanzialmente cessati, miglioramento atmosfera rapporti italo-austriaci e dichiarazione Cancelliere Klaus ci consentono ora togliere nostra pregiudiziale. In tale occasione converrà altresì fare stato della nostra soddisfazione per i riflessi positivi che tale decisioneavrà sulle aspirazioni di Vienna nei confronti della Comunità Europea, anche perché le soluzioni che saranno a suo tempo concordate in proposto varranno a far progredire il generale processo di rafforzamento della cooperazione economica fra i Paesi del continente europeo: ed è felice auspicio che il rilancio della collaborazione sia italiana che comunitaria con l’Austria avvenga nel clima di apertura che i Capi di Stato e di Governo dei Sei hanno stabilito alla Conferenza dell’Aja» (DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, b. 15, fasc. Dicembre 1969). L’8 dicembre Pedini telegraferà a Vienna quanto segue: «In Consiglio Comunità Europee 8 corrente, a nome Governo italiano ho tolto nostra pregiudiziale contraria proseguimento lavori per sviluppo rapporti tra Austria e le Comunità Europee prendendo atto graduale scomparsa terrorismo e ferma presa di posizione Governo austriaco contro attività terroristiche ribadita da Cancelliere Klaus 1° corrente. Ho sottolineato riflessi positivi che nostro atteggiamento potrà avere su sviluppo rapporti tra Austria e le Comunità Europee nell’interesse del generale processo di cooperazione e di integrazione europea. Ho infine dichiarato che da parte italiana si è favorevoli a inizio immediato contatti fra Commissione e Austria per accertare basi per sollecita conclusione accordo interinale (in vista successivo accordo piampio) come desiderio da parte austriaca» (T. 50182/572, ibidem).


6 La parafatura dell’accordo ebbe luogo a Vienna alla Ballhausplatz il 2 dicembre alle 12,30 (T. 49341/760, in Telegrammi ordinari 1969, Austria arrivo, vol. II). Per la dichiarazione del Governo italiano in Parlamento e il dibattito che ne seguì vedi D. 576, nota 3.


7 Il testo del comunicato congiunto fu pubblicato il 1° dicembre da «Il Popolo» e dall’agenzia APA. Il primo fu diramato dal Servizio Stampa e Informazione con Telespr. urgente 133/4496 del 6 dicembre a tutte le Rappresentanze diplomatiche, e per conoscenza alle Segreterie particolari dei Sottosegretari di Stato, alla Segreteria Generale e alle Direzioni Generali e Servizi. Il testo integrale pubblicato dall’APA fu trasmesso in traduzione da Ducci con Telespr. 4404 del 4 dicembre al Ministero degli Affari Esteri, all’Ufficio Regioni della Presidenza del Consiglio, al Gabinetto del Ministero dell’Interno, e ai Consolati Generali a Innsbruck e Klagenfurt (entrambi in DGAP, Uff. II, Alto Adige, Sviluppo della controversia, Contatti italo-austriaci, b. 30, rispettivamente ai nn. 2310 e 2304).


APPENDICI

APPENDICE I


Cariche istituzionali, Uffici, Rappresentanze

(10 dicembre 1964-30 novembre 1969)1


Cariche istituzionali

PRESIDENTE DELLAREPUBBLICA

Segni Antonio, fino al 6 dicembre 1964 Saragat Giuseppe, dal 28 dicembre 1964

PRESIDENTE DELCONSIGLIO

Moro Aldo, fino al 24 giugno 1968 Leone Giovanni, dal 24 giugno al 12 dicembre 1968 Rumor Mariano, dal 12 dicembre 1968

MINISTRO DEGLIAFFARI ESTERI

Saragat Giuseppe, fino al 28 dicembre 1964 MoroAldo (interim), dal 28 dicembre 1964 al 5 marzo 1965 Fanfani Amintore, dal 5 marzo al 30 dicembre 1965 MoroAldo (interim), dal 30 dicembre 1965 al 23 febbraio 1966 FanfaniAmintore, dal 23 febbraio 1966 al 5 giugno 1968 MoroAldo (interim), dal 5 al 24 giugno 1968 Medici Giuseppe, dal 24 giugno al 12 dicembre 1968 Nenni Pietro, dal 12 dicembre 1968 al 6 agosto 1969 MoroAldo, dal 6 agosto 1969

SOTTOSEGRETARI DI STATO

Storchi Ferdinando, fino al 26 febbraio 1966 Lupis Giuseppe, fino al 26 giugno 1968 Zagari Mario, fino al 26 giugno 1968 Oliva Giorgio, dal 26 febbraio 1966 al 12 dicembre 1968


1 Dati tratti dalle seguenti pubblicazioni periodiche del Ministero degli Affari Esteri: Uffici dell’Amministrazione Centrale; Elenchi del personale; Annuario diplomatico della Repubblica Italiana; Bollettino del Ministero degli Affari Esteri.

Malfatti Franco Maria, dal 26 giugno 1968 al 7 agosto 1969 Zagari Mario,dal 14 dicembre 1968 al 7 agosto 1969 Pedini Mario, dal 14 dicembre 1968 Coppo Dionigi, dal 7 agosto 1969


Uffici del Ministero degli Affari Esteri

CAPO DI GABINETTO

Malfatti di Montetretto Francesco, fino al 31 dicembre 1964 Marchiori Carlo, dal 16 marzo al 29 dicembre 1965 Pompei Gian Franco, dal 30 dicembre 1965 al 24 febbraio 1966 Marchiori Carlo, dal 24 febbraio 1966 al 5 giugno 1968 Pompei Gian Franco, dal 25 giugno 1968 al 30 giugno 1969 Cottafavi Luigi, dal 6 agosto 1969

VICE CAPO DI GABINETTO

Marras Raffaele, fino al 31 dicembre 1964 Farinelli Gianfranco, dal 18 marzo 1965 al 18 giugno 1967 Barzini Ugo, dal 1° settembre 1967 al 6 ottobre 1968 Bottai Bruno, dal 9 ottobre 1968 al 30 giugno 1969 Giotta Lucifero Enrico, dal 10 settembre 1969

SEGRETARIO GENERALE

CattaniAttilio, fino al 30 aprile 1965 Catalano di Melilli Felice, dal 1° maggio 1965 all’11 settembre 1966 Ortona Egidio, dal 12 settembre 1966 al 10 giugno 1967 Caruso Casto, dal 18 giugno 1967 al 31 ottobre 1969 Gaja Roberto (interim), dal 1° novembre 1969

DIREZIONE GENERALEAFFARI POLITICI

Direttore Generale

Gaja Roberto

Vice Direttore Generale

Gasparini Carlo, fino all’8 agosto 1967 Perrone Capano Carlo, dal 9 agosto 1967

Capo Segreteria 10A(2)

Bellia Franco, fino al 14 settembre 1965 Fenzi Benedetto, dall’11 ottobre 1965 al 31 maggio 1968

Capo Ufficio II(3)

Terruzzi Giulio, fino al 9 agosto 1966 De Benedictis Vincenzo, dal 10 agosto 1966 al 31 maggio 1968 Fenzi Benedetto, dal 1° giugno 1968

SERVIZIO DELCONTENZIOSO DIPLOMATICO(4)

Capo Servizio

Monaco Riccardo, fino al 25 giugno 1965 MarescaAdolfo, dal 26 giugno 1965 al 17 febbraio 1967 De Novellis Gennaro, dal 1° dicembre 1968

SERVIZIO STORICO E DOCUMENTAZIONE (già SERVIZIO STUDI)4

Capo Servizio

Toscano Mario, professore universitario, fino al 1968 Valsecchi Franco, professore universitario, dal 1969

Rappresentanze Diplomatiche Italiane All’estero

AUSTRIA

Ambasciatore a Vienna

Martino Enrico, fino all’11 ottobre 1967 Ducci Roberto, dal 12 ottobre 1967


2 La Segreteria 10Aè soppressa con Circolare n. 9 del 25 marzo 1968.


3 Competenze: Austria –Irlanda– San Marino –Santa Sede –Svezia–Svizzera–Finlandia. Con Circolare n. 9 del 25 marzo 1968 le competenze dell’Ufficio II sono modificate come segue: Austria – Irlanda – Svezia – Svizzera.


4 Con DPR 5 gennaio 1967, n. 18 il Servizio, già posto alle dirette dipendenze del Segretario Generale, è reso autonomo.

Console Generale a Innsbruck

Manca di Villahermosa e Santa Croce Enrico, fino al 26 maggio 1968 RestivoAntonino, dal 27 maggio 1968

RAPPRESENTANZAPERMANENTE PRESSO LE COMUNITÀ EUROPEE - BRUXELLES

Capo rappresentanza

VenturiniAntonio, fino al 15 aprile 1967 Bombassei Frascani de Vettor Giorgio, dal 16 aprile 1967

RAPPRESENTANZAPERMANENTE PRESSO LE NAZIONI UNITE - NEWYORK

Capo rappresentanza

Vinci Piero

RAPPRESENTANZAPERMANENTE PRESSO ILCONSIGLIO D’EUROPA- STRASBURGO

Capo rappresentanza

Marieni Alberto, fino al 29 dicembre 1966 AssettatiAugusto, dal 30 dicembre 1966 al 31 maggio 1968 Giglioli Carlo Enrico, dal 25 aprile 1969

Rappresentanze Diplomatiche Estere in Italia

AUSTRIA

Ambasciatore a Roma

Löwenthal- Clumecky Max.


APPENDICE II

Misure a favore delle popolazioni altoatesine («pacchetto»), versioni 1964-1969

prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
MINISTERO DELL’INTERNO UFFICIO REGIONI EPROBLEMI DI FRONTIERA MINISTERO DELL’INTERNO UFFICIO REGIONI EPROBLEMI DI FRONTIERA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
MISURE AFAVORE DELLAPOPOLAZIONE ALTOATESINA TESTO COORDINATO DELLE MISURE AFAVORE DELLA POPOLAZIONE ALTOATESINA (15 SETTEMBRE1966) TESTO COORDINATO DELLE MISURE A FAVOREDELLA POPOLAZIONE ALTOATESINA (15 FEBBRAIO1967) MISURE AFAVORE DELLE POPOLAZIONI ALTOATESINE MISURE A FAVORE DELLE POPOLAZIONI ALTOATESINE
I. Misure da adottare con modifiche del vigente Statuto speciale per il Trentino- Alto Adige I. Misure da adottare con modifiche del vigente Statuto speciale per il Trentino- Alto Adige I. Misure da adottare con modifiche del vigente Statuto speciale per il Trentino- Alto Adige I. Misure da adottare con modifiche del vigente Statuto speciale per il Trentino- Alto Adige
(1) Modifica dell’art. 4, I comma, per inserire, dopo «interessi nazionali», l’inciso «tra i quali è compreso quello della tutela delle minoranze linguistiche locali».
1) Modifica degli artt. 4, 5 e(11) per trasferire alle Provincie di Trento e di Bolzano competenza legislativa primaria nelle seguenti materie: 1) Modifica e integrazione degli artt. 4, 5 e 11 per trasferire alle Provincie di Trento e di Bolzano competenza legislativa primaria nelle seguenti materie: 1) Modifica e integrazione degli artt. 4, 5 e 11 per trasferire alle Provincie di Trento e di Bolzano competenza legislativa primaria nelle seguenti materie: 1) Modifica e integrazione degli artt. 4, 5 e 11 per trasferire alle Provincie di Trento e di Bolzano competenza legislativa primaria nelle seguenti materie: Modifica e integrazione degli artt. 4, 5 e 11 per trasferire alle Province di Trento e di Bolzano competenza legislativa primaria nelle seguenti materie:
a) miniere, comprese le acque minerali e termali, cave e torbiere; (1) a) miniere, comprese le acque minerali e termali, cave e torbiere; (1) a) miniere, comprese le acque minerali e termali, cave e torbiere; (1) a) miniere, comprese le acque minerali e termali, cave e torbiere; (2) a) miniere, comprese le acque minerali e termali, cave e torbiere;
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
b) caccia e pesca; (2) b) caccia e pesca; (2) b) caccia e pesca; (2) b) caccia e pesca; (3) b) caccia e pesca;
c) apicoltura e parchi per la protezione della flora e della fauna; (3) c) alpicoltura e parchi per la protezione della flora e della fauna; (3) c) alpicoltura e parchi per la protezione della flora e della fauna; (3) c) alpicoltura e parchi per la protezione della flora e della fauna; (4) c) alpicoltura e parchi per la protezione della flora e della fauna;
d) viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse provinciale; (4) d) viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse provinciale; (4) d) viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse provinciale; (4) d) viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse provinciale; (5) d) viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse provinciale;
e) comunicazioni e trasporti di interesse provinciale,compresa la competenza per la regolamentazione tecnica e l’esercizio degli impianti di funivia; obbligo del parere della Provincia nel caso di concessioni di competenza di altre autorità, riguardanti servizi che attraversino il territorio provinciale; (5) e) comunicazioni e trasporti di interesse provinciale, compresa la competenza per la regolamentazione tecnica e l’esercizio degli impianti di funivia; obbligo del parere della Provincia nel caso di concessioni di competenza di altre autorità, riguardanti servizi che attraversino il territorio provinciale; (5) e) comunicazioni e trasporti di interesse provinciale, compresa la competenza per la regolamentazione tecnica e l’esercizio degli impianti di funivia; obbligo del parere della Provincia nel caso di concessioni di competenza di altre autorità, riguardanti servizi che attraversino il territorio provinciale; (5) e) comunicazioni e trasporti di interesse provinciale, compresa la competenza per la regolamentazione tecnica e l’esercizio degli impianti di funivia; obbligo del parere della Provincia nel caso di concessioni di competenza di altre autorità, riguardanti servizi che attraversino il territorio provinciale; (6) e) comunicazioni e trasporti di interesse provinciale, compresa la competenza per la regolamentazione tecnica e l’esercizio degli impianti di funivia; obbligo del parere della Provincia nel caso di concessioni di competenza di altre autorità, riguardanti servizi che attraversino il territorio provinciale;
f) assunzione diretta di servizi pubblici; (6) f) assunzione diretta di servizi pubblici; (6) f) assunzione diretta di servizi pubblici; (6) f) assunzione diretta di servizi pubblici; (7) f) assunzione diretta di servizi pubblici;
g) turismo ed industria alberghiera (compresi le guide ed i portatori alpini e le scuole di sci); (7) g) turismo ed industria alberghiera (compresi le guideed i portatori alpini e le scuole di sci); (7) g) turismo ed industria alberghiera (compresi le guideed i portatori alpini e le scuole di sci); (7) g) turismo ed industria alberghiera (compresi le guideed i portatori alpini e le scuole di sci); (8) g) turismo ed industria alberghiera (compresi le guide ed i portatori alpini e le scuole di sci);
h) agricoltura, foreste e Corpoforestale, patrimonio zootecnico e ittico, istituti fitopatologici, consorzi agrari e stazioni agrarie sperimentali, servizi antigrandine, bonifica; (8) h) agricoltura, foreste e Corpo forestale, patrimonio zootecnico e ittico, istituti fi -topatologici, consorzi agrari e stazioni agrarie sperimentali,servizi antigrandine, bonifica; (8) h) agricoltura, foreste e Corpo forestale, patrimonio zootecnico e ittico, istituti fi -topatologici, consorzi agrari e stazioni agrarie sperimentali,servizi antigrandine, bonifica; (8) h) agricoltura, foreste e Corpo forestale, patrimonio zootecnico e ittico, istituti fi -topatologici, consorzi agrari e stazioni agrarie sperimentali,servizi antigrandine, bonifica; (9) h) agricoltura, foreste e Corpo forestale, patrimonio zootecnico e ittico, istituti fi -topatologici, consorzi agrari e stazioni agrarie sperimentali,servizi antigrandine, bonifica;
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
i) opere di prevenzione e di pronto soccorso per calamità pubbliche; (9) i) opere di prevenzione e di pronto soccorso per calamità pubbliche; (9) i) opere di prevenzione e di pronto soccorso per calamità pubbliche; (9) i) opere di prevenzione e di pronto soccorso per calamità pubbliche; (10) i) opere di prevenzione e di pronto soccorso per calamità pubbliche;
l) manifestazioni ed attività artistiche, culturali ed educative locali, anche con i mezzi radiotelevisivi, esclusa la facoltà di impiantare stazioni radiotelevisive; (10) l) manifestazioni ed attività artistiche, culturali ed educative locali, anche con i mezzi radiotelevisivi, esclusa la facoltà di impiantare stazioni radiotelevisive; (10) l) manifestazioni ed attività artistiche, culturali ed educative locali, anche con i mezzi radiotelevisivi, esclusala facoltà di impiantare stazioni radiotelevisive; (10) l) manifestazioni ed attività artistiche, culturali ed educative locali, anche con i mezzi radiotelevisivi, esclusa la facoltà di impiantare stazioni radiotelevisive.Il Governo italiano favorirà un’intesa fra la RAI- TV e la TV dell’area linguistica tedesca (Svizzera, Austria, Germania, ecc.) per l’utilizzazione dei programmi. L’attuale trasmissione di programmi inlingua tedesca verrà sviluppata nella misura del possibile; (11) l) manifestazioni ed attività artistiche, culturali ed educative locali, anche con i mezzi radiotelevisivi, esclusa la facoltà di impiantare stazioni radiotelevisive.Il Governo italiano favorirà un’intesa fra la RAI- TV e la TV dell’area linguistica tedesca (Svizzera, Austria, Germania, ecc.) per l’utilizzazione dei programmi. L’attuale trasmissione di programmi inlingua tedesca verrà sviluppata nella misura del possibile (direttiva politica per il Governo);
m) edilizia comunque sovvenzionata, totalmente o parzialmente, da finanziamenti a carattere pubblico, compresele agevolazioni per costruzione di case popolari in località colpite da calamità e le attività che enti a carattere extraprovinciale – quale la GESCAL– esercitino nella Provincia con finanziamenti pubblici; (11) m) edilizia comunque sovvenzionata, totalmente oparzialmente, da finanziamenti a carattere pubblico, comprese le agevolazioni per costruzione di case popolari in località colpite da calamità e le attività che Enti a carattere extraprovinciale ‒quale la GESCAL ‒esercitino nella Provincia con finanziamenti pubblici; (11) m) edilizia comunque sovvenzionata, totalmente oparzialmente, da finanziamenti a carattere pubblico, comprese le agevolazioni per costruzione di case popolari in località colpite da calamità e le attività che Enti a carattere extraprovinciale ‒quale la GESCAL‒esercitino nella Provincia con finanziamenti pubblici; (11) m) edilizia comunque sovvenzionata, totalmente oparzialmente, da finanziamenti a carattere pubblico, comprese le agevolazioni per costruzione di case popolari in località colpite da calamità e le attività che Enti a carattere extraprovinciale ‒quale la GESCAL‒esercitino nella Provincia con finanziamenti pubblici; (12) m) edilizia comunque sovvenzionata, totalmente oparzialmente, da finanziamenti a carattere pubblico, comprese le agevolazioni per costruzione di case popolari in località colpite da calamità e le attività che Enti a carattere extraprovinciale ‒quale la GESCAL‒esercitino nella Provincia con finanziamenti pubblici;
n) espropriazione per pubblica utilità per tutte le materie di competenza provinciale; (12) n) espropriazione per pubblica utilità per tutte lematerie di competenza provinciale; (12) n) espropriazione per pubblica utilità per tutte lematerie di competenza provinciale; (12) n) espropriazione per pubblica utilità per tutte lematerie di competenza provinciale; (13) n) espropriazione per pubblica utilità per tutte lematerie di competenza provinciale;
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
o) costituzione e funzionamento di Commissioni comunali e provinciale per l’assistenza e l’orientamento dei lavoratori nel collocamento, nonché per la vigilanza sull’osservanzadel diritto di precedenza dei residenti nella Provincia, ai fini del collocamento e del principio della parità dei lavoratori appartenenti ai gruppi etnici; (13) o) costituzione e funzionamento di Commissioni comunali e provinciale per l’assistenza e l’orientamento deilavoratori nel collocamento; (13) o) costituzione e funzionamento di Commissioni comunali e provinciale per l’assistenza e l’orientamento deilavoratori nel collocamento; (13) o) costituzione e funzionamento di Commissioni comunali e provinciale per l’assistenza e l’orientamento deilavoratori nel collocamento; (14) o) costituzione e funzionamento di Commissioni comunali e provinciale per l’assistenza e l’orientamento deilavoratori nel collocamento;
p) tutela e conservazione del patrimonio storico, artistico e popolare, con norme di attuazione, da adottarsi nel termine di un anno dalla modifica dello Statuto, verranno indicati i beni del patrimonio storico ed artistico situati nelle Provincie, che hanno interesse nazionale e che sono pertanto esclusi dalla competenzaprovinciale, legittimandosi,in difetto, l’assunzione delle funzioni amministrative daparte della Provincia con legge provinciale. (14) p) tutela e conservazionedel patrimonio storico, artistico e popolare, con normedi attuazione, da adottarsi nel termine di un anno dalla modifica dello Statuto, verranno indicati i beni del patrimoniostorico ed artistico situati nelle Provincie, che hanno interesse nazionale e che sono pertanto esclusi dalla competenzaprovinciale, legittimandosi,in difetto, l’assunzione delle funzioni amministrative daparte della Provincia con legge provinciale; (14) p) tutela e conservazionedel patrimonio storico, artistico e popolare, con normedi attuazione, da adottarsi nel termine di un anno dalla modifica dello Statuto, verranno indicati i beni del patrimoniostorico ed artistico situati nelle Provincie, che hanno interesse nazionale e che sono pertanto esclusi dalla competenzaprovinciale, legittimandosi,in difetto, l’assunzione delle funzioni amministrative daparte della Provincia con legge provinciale; (14) p) tutela e conservazionedel patrimonio storico, artistico e popolare, con normedi attuazione, da adottarsi nel termine di un anno dalla modifica dello Statuto, verranno indicati i beni del patrimoniostorico ed artistico situati nelle Provincie, che hanno interesse nazionale e che sono pertanto esclusi dalla competenzaprovinciale, legittimandosi,in difetto, l’assunzione delle funzioni amministrative daparte della Provincia con legge provinciale; (15) p) tutela e conservazionedel patrimonio storico, artistico e popolare; con normedi attuazione, da adottarsi nel termine di un anno dalla modifica dello Statuto, verranno indicati i beni del patrimoniostorico ed artistico situati nelle Province, che hanno interesse nazionale e che sono pertanto esclusi dalla competenzaprovinciale, legittimandosi,in difetto, l’assunzione delle funzioni amministrative daparte della Provincia con legge provinciale;
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
(15) q) opere idrauliche della III, IV e V categoria e parere obbligatorio delle provincie per le opere della I e II categoria. Lo Stato e la Provincia predisporranno un piano annuale di coordinamento per le opere idrauliche di rispettiva competenza; (15) q) opere idrauliche della III, IV e V categoria e parere obbligatorio delle provincie per le opere della I e II categoria. Lo Stato e la Provincia predisporranno un piano annuale di coordinamento per le opere idrauliche di rispettiva competenza; (15) q) opere idrauliche della III, IV e V categoria e parere obbligatorio delle Provincie per le opere della I e II categoria. Lo Stato e la Provincia predisporranno d’intesa un piano annuale di coordinamento per le opere idrauliche di rispettiva competenza; (16) q) opere idrauliche della III, IV e V categoria e parere obbligatorio delle Province per le opere della I e II categoria. Lo Stato e la Provincia predisporranno d’intesa un piano annuale di coordinamento per le opere idrauliche di rispettiva competenza;
(16) r) assistenza e beneficenza. (16) r) assistenza e beneficenza. (16) r) assistenza e beneficenza [aggiunta ms: pubblica]. (17) r) assistenza e beneficenza pubblica.
2) Modifica della dizione deln. 1 dell’art. 5 da «ordinamento dei Comuni e delle Provincie» in «ordinamento dei Comuni». (17) 2) Modifica della dizione del n. 1 dell’art. 5 da «ordinamento dei Comuni e delle Provincie» in «ordinamento dei Comuni». (17) 2) Modifica della dizione del n. 1 dell’art. 5 da «ordinamento dei Comuni e delle Provincie» in «ordinamento dei Comuni». (17) 2) Modifica della dizione del n. 1 dell’art. 5 da «ordinamento dei Comuni e delle Provincie» in «ordinamento dei Comuni». (18) 2) Modifica della dizione del n. 1 dell’art. 5 da «ordinamento dei Comuni e delle Province» in «ordinamento dei Comuni».
3) Modifica della dizione del n. 2 dell’art. 5 in «ordinamento delle istituzioni pubblichedi assistenza e beneficenza». 3) Modifica della dizione del n. 2 dell’art. 5 in «ordinamento delle istituzioni pubblichedi assistenza e beneficenza».
4) Aggiunta all’art. 5 [sic] della competenza «ordinamentodegli enti sanitari ed ospedalieri». 4) Aggiunta all’art. 4 della competenza «ordinamentodegli enti sanitari ed ospedalieri».
3) Modifica degli artt. 5 e 12 per attribuire alle Provinciecompetenza legislativa secondaria nelle seguenti materie: 3) Modifica e integrazionedegli artt. 5 e 12 per attribuire alle Provincie competenzalegislativa secondaria nelle seguenti materie: 3) Modifica e integrazionedegli artt. 5 e 12 per attribuire alle Provincie competenzalegislativa secondaria nelle seguenti materie: 5) Modifica e integrazionedegli artt. 5 e 12 per attribuire alle Provincie competenzalegislativa secondaria nelle seguenti materie: Modifica e integrazione degli artt. 5 e 12 per attribuire alle Province competenza legislativa secondaria nelle seguenti materie:
a) commercio; (18) a) commercio; (18) a) commercio; (18) a) commercio; (19) a) commercio;
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
b) apprendistato, libretti di lavoro, categorie e qualifiche; (19) b) apprendistato, libretti di lavoro, categorie e qualifi -che; (19) b) apprendistato, libretti di lavoro, categorie e qualifi -che; (19) b) apprendistato, libretti di lavoro, categorie e qualifi -che; (20) b) apprendistato, libretti di lavoro, categorie e qualifi -che;
c) istruzione professionale. (20) c) istruzione professionale; (20) c) istruzione professionale; (20) c) istruzione professionale; (21) c) istruzione professionale;
(21) d) spettacoli pubblici per quanto attiene alla pubblica sicurezza; (21) d) spettacoli pubblici per quanto attiene alla pubblica sicurezza; (21) d) spettacoli pubblici per quanto attiene alla pubblica sicurezza; (22) d) spettacoli pubblici per quanto attiene alla pubblica sicurezza;
(22) e) incremento della produzione industriale. Sulle somme annualmente stanziate a carico del Bilancio dello Stato, in attuazione di leggiche prevedono l’intervento fi -nanziario per la incentivazione delle attività industriali, il Ministero dell’Industria concederà alla Provincia di Bolzano le quote dei fondi destinati alla medesima. Tali quote sarannodeterminate, sentita la Provincia di Bolzano, tenendo conto della possibilità di bilancio edel bisogno delle popolazioni. La utilizzazione dei fondi citati sarà fatta in accordo fra lo Stato e la Provincia; (22) e) incremento della produzione industriale. Sulle somme annualmente stanziate a carico del Bilancio dello Stato, in attuazione di leggiche prevedono l’intervento fi -nanziario per la incentivazione delle attività industriali, il Ministero dell’Industria concederà alla Provincia di Bolzano le quote dei fondi destinati alla medesima. Tali quote sarannodeterminate, sentita la Provincia di Bolzano, tenendo conto della possibilità di bilancio edel bisogno delle popolazioni. La utilizzazione dei fondi citati sarà fatta in accordo fra lo Stato e la Provincia; (22) e) incremento della produzione industriale. Sulle somme annualmente stanziate a carico del Bilancio dello Stato, in attuazione di leggiche prevedono l’intervento fi -nanziario per la incentivazione delle attività industriali, il Ministero dell’Industria concederà alla Provincia di Bolzano le quote dei fondi destinati alla medesima. Tali quote sarannodeterminate, sentita la Provincia di Bolzano, tenendo conto della possibilità di bilancio edel bisogno delle popolazioni. La utilizzazione dei fondi citati sarà fatta in accordo fra lo Stato e la Provincia; (23) e) incremento della produzione industriale. Sulle somme annualmente stanziate a carico del Bilancio dello Stato, in attuazione di leggiche prevedono l’intervento fi -nanziario per la incentivazione delle attività industriali, il Ministero dell’Industria concederà alla Provincia di Bolzano le quote dei fondi destinati alla medesima. Tali quote sarannodeterminate, sentita la Provincia di Bolzano, tenendo conto della possibilità di bilancio edel bisogno delle popolazioni. La utilizzazione dei fondi citati sarà fatta in accordo fra lo Stato e la Provincia;
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
(23) f) utilizzazione delle acque pubbliche escluse le grandi derivazioni a scopo idroelettrico. L’utilizzazione delle acque pubbliche da parte dello Stato e della Provincia, nell’ambito delle rispettive competenze, avviene in base ad un piano generale da stabilirsi da un Comitato misto composto di rappresentantidello Stato e della Provincia; (23) f) utilizzazione delle acque pubbliche escluse le grandi derivazioni a scopo idroelettrico. L’utilizzazione delle acque pubbliche da parte dello Stato e della Provincia, nell’ambito delle rispettive competenze, avviene in base ad un piano generale da stabilirsi da un Comitato misto composto di rappresentantidello Stato e della Provincia; (23) f) utilizzazione delle acque pubbliche escluse le grandi derivazioni a scopo idroelettrico. L’utilizzazione delle acque pubbliche da parte dello Stato e della Provincia, nell’ambito delle rispettive competenze, avviene in base ad un piano generale da stabilirsi d’intesa da un Comitato composto di rappresentantidello Stato e della Provincia; (24) f) utilizzazione delle acque pubbliche escluse le grandi derivazioni a scopo idroelettrico. L’utilizzazione delle acque pubbliche da parte dello Stato e della Provincia, nell’ambito delle rispettive competenze, avviene in base ad un piano generale da stabilirsi d’intesa da un Comitato composto di rappresentantidello Stato e della Provincia;
(24) g) costituzione e funzionamento di Commissionicomunali e provinciali di controllo sul collocamento; (24) g) costituzione e funzionamento di Commissionicomunali e provinciali di controllo sul collocamento; (24) g) costituzione e funzionamento di Commissionicomunali e provinciali di controllo sul collocamento; (25) g) costituzione e funzionamento di Commissionicomunali e provinciali di controllo sul collocamento;
(25) h) igiene e sanità. (25) h) igiene e sanità. (25) h) igiene e sanità. (26) h) igiene e sanità ivi compresa l’assistenza sanitaria e ospedaliera.
4) Modifica e integrazionedell’art. 8 dello Statuto per trasferire alle Provincie: 4) Modifica e integrazionedell’art. 8 dello Statuto per trasferire alle Provincie: 6) Modifica e integrazionedell’art. 8 dello Statuto per trasferire alle Provincie: Modifica e integrazionedell’art. 8 dello Statuto per trasferire alle Province:
(26) a) la competenza per la nomina dei Presidenti e Vice Presidenti della Cassa di Risparmio sentito il Ministero del Tesoro; (26) a) la competenza per la nomina dei Presidenti e Vice Presidenti della Cassa di Risparmio sentito il Ministero del Tesoro; (26) a) la competenza per la nomina dei Presidenti e Vice Presidenti della Cassa di Risparmio sentito il Ministero del Tesoro; (27) a) la competenza per la nomina dei Presidenti e Vice Presidenti della Cassa di Risparmio sentito il Ministero del Tesoro;
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
b) la competenza per l’autorizzazione all’apertura e al trasferimento di sportelli bancari per le Aziende di credito a carattere provinciale e regionaleprevio parere del Ministero del Tesoro. L’autorizzazione all’apertura e al trasferimento nella Provincia di Bolzano di sportelli bancari delle altre aziende di credito è data dal Ministero del Tesoro sentita la Provincia. Possibilità di far luogo alla richiesta istituzione di un «Entecentrale provinciale di Credito per le Casse di Risparmio e Rurali locali». b) la competenza per l’autorizzazione all’apertura e altrasferimento di sportelli bancari per le Aziende di credito a carattere locale, provinciale e regionale previo parere del Ministero del Tesoro. L’autorizzazione all’apertura e al trasferimento nella Provinciadi Bolzano di sportelli bancari delle altre aziende di credito è data dal Ministero del Tesoro sentita la Provincia.Possibilità di far luogo alla richiesta istituzione di un «Entecentrale provinciale di Credito per le Casse di Risparmio e Rurali locali». b) la competenza per l’autorizzazione all’apertura e altrasferimento di sportelli bancari per le Aziende di credito a carattere locale, provinciale e regionale previo parere del Ministero del Tesoro. L’autorizzazione all’apertura e al trasferimento nella Provinciadi Bolzano di sportelli bancari delle altre aziende di credito è data dal Ministero del Tesoro sentita la Provincia. (28) b) la competenza per l’autorizzazione all’apertura e altrasferimento di sportelli bancari per le Aziende di credito a carattere locale, provinciale e regionale previo parere del Ministero del Tesoro. L’autorizzazione all’apertura e al trasferimento nella Provinciadi Bolzano di sportelli bancari delle altre aziende di credito è data dal Ministero del Tesoro sentita la Provincia.
(27) 5) In materia di concessione di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, le previsioni dell’art. 9 dello Statuto, in quanto applicabili, sarannoriferite alle Provincie in luogo della Regione.Il Ministero dell’Industriaadotterà le sue decisioni in merito all’attività dell’ENELnelle Provincie sentite le Amministrazioni provinciali. (27) 5) In materia di concessione di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, le previsioni dell’art. 9 dello Statuto, in quanto applicabili, sarannoriferite alle Provincie in luogo della Regione.Il Ministero dell’Industriaadotterà le sue decisioni in merito all’attività dell’ENELnelle Provincie sentite le Amministrazioni provinciali. (27) 7) In materia di concessione di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, le previsioni dell’art. 9 dello Statuto, in quanto applicabili, sarannoriferite alle Provincie in luogo della Regione.Il Ministero dell’Industriaadotterà le sue decisioni in merito all’attività dell’ENELnelle Provincie sentite le Amministrazioni provinciali. (29) 5) In materia di concessione di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, le previsioni dell’art. 9 dello Statuto, in quanto applicabili, sarannoriferite alle Province in luogo della Regione.Il Ministero dell’Industriaadotterà le sue decisioni in merito all’attività dell’ENEL nelle Province sentite le amministrazioni provinciali.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
(28) 6) Modifica dell’art. 10 dello Statuto per la devoluzione alle Provincie delle prestazioni e delle forniture di energia elettrica, ivi compresa, in quanto applicabile, la previsione di cui al penultimo comma, in base al quale la Regione a parità di condizioni è preferita nella concessione digrandi derivazioni, nel quadro del sistema dell’ENEL. (28) 6) Modifica dell’art. 10 dello Statuto per la devoluzione alle Provincie delle prestazioni e delle forniture di energia elettrica, ivi compresa, in quanto applicabile, la previsione di cui al penultimo comma, in base al quale la Regione a parità di condizioni è preferita nella concessione digrandi derivazioni, nel quadro del sistema dell’ENEL. (28) 8) Modifica dell’art. 10 dello Statuto per la devoluzione alle Provincie delle prestazioni e delle forniture di energia elettrica, ivi compresa, in quanto applicabile, la previsione di cui al terzultimo comma, in base al quale la Regione a parità di condizioni è preferita nella concessione digrandi derivazioni, nel quadro del sistema dell’ENEL. (30) 6) Modifica dell’art. 10 dello Statuto per la devoluzione alle Province delle prestazioni e delle forniture di energia elettrica, ivi compresa, in quanto applicabile, laprevisione di cui al terzultimo comma, in base al quale la Regione a parità di condizioni è preferita nella concessione digrandi derivazioni, nel quadro del sistema dell’ENEL.
4) Modifica degli artt. 11 e 12 per attribuire alle Provinciecompetenza legislativa primaria nelle seguenti materie: 7) Modifica e integrazionedegli artt. 11 e 12 per attribuire alle Provincie competenzalegislativa primaria nelle seguenti materie: 7) Modifica e integrazione degli artt. 11 e 12 per attribuirealle Provincie competenza legislativa primaria nelle seguenti materie: 9) Modifica e integrazione degli artt. 11 e 12 per attribuirealle Provincie competenza legislativa primaria nelle seguenti materie: Modifica e integrazione degli artt. 11 e 12 per attribuire alle Province competenza legislativa primaria nelle seguenti materie:
a) scuola materna e assistenzascolastica per i settori di istruzione in cui la Provincia hacompetenza legislativa, facendo salva la legge provinciale 5 gennaio 1958, n. 1; (29) a) scuola materna e assistenza scolastica per i settoridi istruzione in cui la Provincia ha competenza legislativa, facendo salva la legge provinciale 5 gennaio 1958, n. 1; (29) a) scuola materna e assistenza scolastica per i settoridi istruzione in cui la Provincia ha competenza legislativa, facendo salva la legge provinciale 5 gennaio 1958, n. 1; (29) a) scuola materna e assistenza scolastica per i settoridi istruzione in cui la Provincia ha competenza legislativa, facendo salva la legge provinciale 5 gennaio 1958, n. 1; (31) a) scuola materna;(32) b) assistenza scolasticaper i settori di istruzione in cui la Provincia ha competenzalegislativa, facendo salva la legge provinciale 5 gennaio 1958, n. 1;
b) edilizia scolastica salvo l’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per i programmi edilizi; (30) b) edilizia scolastica salvo l’intesa con il Ministerodella Pubblica Istruzione per i programmi edilizi; (30) b) edilizia scolastica. Nel caso in cui lo Stato interviene con propri fondi in esecuzione di piani nazionali straordinari, l’impiego dei fondi sarà fatto d’intesa con la Provincia; (30) b) edilizia scolastica. Nel caso in cui lo Stato interviene con propri fondi in esecuzione di piani nazionali straordinari, l’impiego dei fondi sarà fatto d’intesa con la Provincia; (33) c) edilizia scolastica. Nel caso in cui lo Stato interviene con propri fondi in esecuzione di piani nazionali straordinari, l’impiego dei fondi sarà fatto d’intesa con la Provincia;
c) organizzazione e funzionamento dei corsi di avviamento professionale. (31) c) organizzazione e funzionamento dei corsi di avviamento [corr. ms:addestramento] professionale. (31) c) organizzazione e funzionamento dei corsi di avviamento professionale. (31) c) addestramento professionale. (34) d) addestramento professionale.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
5) Modifica ed integrazionedell’art. 15 per stabilire come segue l’organizzazione degli uffici e servizi scolastici: 8) Modifica ed integrazionedell’art. 15 per stabilire come segue l’organizzazione degli uffici e servizi scolastici: 8) Modifica ed integrazionedell’art. 15 per stabilire come segue l’organizzazione degli uffici e servizi scolastici: 10) Modifica ed integrazionedell’art. 15 per stabilire come segue l’organizzazione degli uffici e servizi scolastici: Modifica ed integrazionedell’art. 15 per stabilire come segue l’organizzazione degli uffici e servizi scolastici:
a) Sovrintendente scolastico nominato dal Ministero dellaPubblica Istruzione, sentita la G.P. di Bolzano per l’amministrazione della scuola italiana e con compiti di vigilanza sulla scuola in lingua tedesca e su quella ladina; (32) a) Sovrintendente scolastico nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione, sentita la G.P. di Bolzano per l’amministrazione della scuola italiana e con compiti di vigilanza sulla scuola in lingua tedesca e su quella ladina; (32) a) Sovrintendente scolastico nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione, sentita la G.P. di Bolzano, per l’amministrazione della scuola italiana e con compiti di vigilanza sulla scuola in lingua tedesca e su quella ladina; (32) a) Sovrintendente scolastico nominato dal Ministero della Pubblica istruzione, sentita la G.P. di Bolzano, per l’amministrazione della scuola italiana e con compiti di vigilanza sulla scuola in lingua tedesca e su quella ladina; (35) a) Sovrintendente scolastico nominato, sentita la G.P. di Bolzano, dal Ministero della Pubblica Istruzione per l’amministrazione della scuola inlingua italiana e con compiti di vigilanza sulla scuola in lingua tedesca e su quella nei comuni ladini di cui alla misura 69;
(33) b) nomina, da parte della Giunta provinciale, sentito ilMinistero della Pubblica Istruzione, di un Intendente scolastico per le scuole di lingua tedesca, con competenza sulla scuola elementare, media e secondaria di II grado in lingua tedesca; (33) b) nomina, da parte della Giunta provinciale, sentito ilMinistero della Pubblica Istruzione, di un Intendente scolastico per le scuole di lingua tedesca, con competenza sulla scuola elementare, media e secondaria di II grado in lingua tedesca; (33) b) nomina, da parte della Giunta provinciale, sentito il Ministero della Pubblica Istruzione, di un Intendente scolastico per l’amministrazione della scuola materna, elementare e secondaria (media, classica, scientifica, magistrale, tecnica, professionale e artistica) in lingua tedesca su una terna formata dai rappresentanti del gruppo linguistico tedesco nell’ambito del Consiglio scolastico provinciale; (36) b) nomina, da parte della Giunta provinciale, sentito il Ministero della Pubblica Istruzione, di un Intendente scolastico per l’amministrazione della scuola materna, elementare e secondaria (media, classica, scientifica, magistrale, tecnica, professionale e artistica) in lingua tedesca su una terna formata dai rappresentanti del gruppo linguistico tedesco nell’ambito del Consiglio scolastico provinciale;
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
c) nomina da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, su una terna formata dairappresentanti del gruppo ladino, nell’ambito del Consiglio scolastico provinciale, di un Intendente per l’amministrazione della scuola materna, elementare e secondaria (media, classica, scientifica, magistrale, tecnica, professionale e artistica) ladina; (37) c) nomina da parte delMinistero della Pubblica Istruzione, su una terna formata dai rappresentanti del gruppo ladino, nell’ambito del Consiglio scolastico provinciale, di un Intendente per l’amministrazione della scuola materna, elementare e secondaria (media, classica, scientifica, magistrale, tecnica, professionale e artistica) nei comuni ladini;
b) nomina da parte del Ministero della Pubblica Istruzione della Commissione per gli esami di Stato per le scuole in lingua tedesca; (34) c) nomina da parte delMinistero della Pubblica Istruzione della Commissione pergli esami di Stato per le scuole in lingua tedesca; (34) c) nomina da parte delMinistero della Pubblica Istruzione della Commissione pergli esami di Stato per la scuola in lingua tedesca, d’intesa con la Provincia; (34) d) nomina da parte delMinistero della Pubblica Istruzione dei Presidenti e delleCommissioni per gli esami di Stato per la scuola in lingua tedesca, d’intesa con la Provincia; (38) d) nomina da parte delMinistero della Pubblica Istruzione dei Presidenti e delleCommissioni per gli esami di Stato per la scuola in lingua tedesca, di intesa con la Provincia;
c) parere obbligatorio del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione sui programmi di insegnamento e di esame per le scuole in lingua tedesca e dichiarazione, per tipo discuola, della equipollenza dei diplomi finali; (35) d) parere obbligatorio del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione sui programmi di insegnamento e di esameper le scuole in lingua tedesca e dichiarazione, per tipo discuola, della equipollenza dei diplomi finali; (35) d) parere obbligatorio del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione sui programmi di insegnamento e di esameper le scuole nella Provincia di Bolzano ai fini della equipollenza dei diplomi finali; (35) e) parere obbligatorio del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione sui programmi di insegnamento e di esameper le scuole nella Provincia di Bolzano ai fini della equipollenza dei diplomi finali; (39) e) parere obbligatorio del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione sui programmi di insegnamento e di esameper le scuole nella Provincia di Bolzano ai fini della equipollenza dei diplomi finali;
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
d) passaggio alle dipendenzedella Provincia di Bolzano del personale amministrativodel Provveditorato agli Studi addetto alle scuole di lingua tedesca e ladina; (36) e) passaggio alle dipendenze della Provincia di Bolzano del personale amministrativo del Provveditoratoagli Studi addetto alle scuole di lingua tedesca; (36) e) passaggio alle dipendenze della Provincia di Bolzano del personale amministrativo del Provveditoratoagli Studi addetto alle scuole di lingua tedesca, nonché delpersonale amministrativo delle Segreterie delle direzionididattiche di dette scuole; (36) f) passaggio alle dipendenze della Provincia di Bolzano del personale amministrativo del Provveditoratoagli Studi addetto alle scuole di lingua tedesca, del personale amministrativo delle Segreterie delle scuole medie e secondarie e del personale amministrativo degli Ispettorati scolastici e delle direzioni didattiche di lingua tedesca; (40) f) passaggio alle dipendenze della Provincia di Bolzano del personale amministrativo del Provveditoratoagli Studi addetto alle scuole di lingua tedesca, del personale amministrativo delle Segreterie delle scuole medie e secondarie e del personale amministrativo degli Ispettorati scolastici e delle direzioni didattiche di lingua tedesca;
e) ferma restando la dipendenza organica dallo Stato di tutto il personale insegnante, devoluzione alla Provincia di Bolzano di provvedimenti in materia di trasferimenti, congedi, aspettative, sanzioni disciplinari fino alla sospensione per un mese dal grado e dallostipendio limitatamente al personale insegnante delle scuole in lingua tedesca e ladina(materne, elementari, media esecondaria di II grado che passano alla Provincia); (37) f) ferma restando la dipendenza organica dallo Stato di tutto il personale insegnante, devoluzione all’Intendenteper la scuola in lingua tedesca dei provvedimenti in materia di trasferimento, congedo, aspettativa, sanzioni disciplinari fino alla sospensione per un mese dal grado e dallo stipendio, limitatamente al personale insegnante delle scuole in lingua tedesca (materna, elementare, media e secondaria di II grado che passano alla Provincia).Contro i suddetti provvedimenti dell’Intendente scolastico è ammesso il ricorso al Ministro della Pubblica Istruzione che decide in via definitiva sentito il Sovraintendente scolastico; (37) f) ferma restando la dipendenza organica dallo Stato di tutto il personale insegnante, devoluzione all’Intendenteper la scuola in lingua tedesca dei provvedimenti in materia di trasferimento, congedo, aspettativa, sanzioni disciplinari fino alla sospensione per un mese dal grado e dallo stipendio, limitatamente al personale insegnante delle scuole in lingua tedesca (materna, elementare, media e secondaria di II grado che passano alla Provincia).Contro i suddetti provvedimenti dell’Intendente scolastico è ammesso il ricorso alMinistro della Pubblica Istruzione che decide in via definitiva sentito il Sovraintendente scolastico; (37) g) ferma restando la dipendenza organica dallo Stato di tutto il personale insegnante, delega all’Intendente per la scuola in lingua tedesca e aquello della scuola ladina dei provvedimenti in materia ditrasferimento, congedo, aspettativa, sanzioni disciplinari fino alla sospensione per un mese dal grado e dallo stipendio, limitatamente al personale insegnante delle rispettive scuole materne, elementari e secondarie (media, classica,scientifica, magistrale, tecnica, professionale e artistica).Contro i suddetti provvedimenti dell’Intendente scolastico è ammesso il ricorso al Ministro della Pubblica Istruzione che decide in via definitiva sentito il Sovraintendente scolastico; (41) g) ferma restando la dipendenza organica dallo Statodi tutto il personale insegnante,devoluzione all’Intendente perla scuola in lingua tedesca e aquello della scuola nei comuniladini dei provvedimenti in materia di trasferimento, congedo,aspettativa, sanzioni disciplinari fino alla sospensione per un mese dal grado e dallo stipendio, limitatamente al personale insegnante delle rispettive scuole materne, elementari e secondarie (media, classica,scientifica, magistrale, tecnica,professionale e artistica).Contro i suddetti provvedimenti dell’Intendente scolastico è ammesso il ricorso al Ministro della Pubblica Istruzione che decide in via definitiva sentito il Sovraintendente scolastico;
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
f) modifica del quarto commadell’art. 15 dello Statuto come segue:I gruppi linguistici italiano, tedesco e ladino sono rappresentati nei Consigli provinciali scolastico e di disciplina dei maestri di Bolzano.I rappresentanti degli insegnanti in seno al Consiglio scolastico provinciale sono designati su base elettiva dal personale delle scuole e proporzionalmente al numero degli insegnanti dei rispettivi gruppi linguistici.Il Consiglio scolastico, oltre ai normali compiti istituzionali,deve essere consultato obbligatoriamente sulle seguenti materie: istituzione e soppressione di scuole; programmi ed orari; materie di insegnamento e loro raggruppamento; formazione dellaterna per la nomina dell’Intendente scolastico; (38) g) modifica del quarto comma dell’art. 15 dello Statuto come segue:I gruppi linguistici italiano, tedesco e ladino sono rappresentati nei Consigli provinciali scolastico e di disciplina dei maestri di Bolzano.I rappresentanti degli insegnanti in seno al Consiglio scolastico provinciale sono designati su base elettiva dal personale delle scuole e proporzionalmente al numero degli insegnanti dei rispettivi gruppi linguistici.Il Consiglio scolastico, oltre ai normali compiti istituzionalideve essere consultato obbligatoriamente sulle seguenti materie: istituzione e soppressione di scuole; programmi ed orari; materie di insegnamento e loro raggruppamento; (38) g) modifica del quarto comma dell’art. 15 dello Statuto come segue:I gruppi linguistici italiano, tedesco e ladino sono rappresentati nei Consigli provinciali scolastico e di disciplina dei maestri di Bolzano.I rappresentanti degli insegnanti in seno al Consiglio scolastico provinciale sono designati su base elettiva dal personale delle scuole e proporzionalmente al numero degli insegnanti dei rispettivi gruppi linguistici.Il Consiglio scolastico, oltre ai normali compiti istituzionalideve essere consultato obbligatoriamente sulle seguenti materie: istituzione e soppressione di scuole; programmi ed orari; materie di insegnamento e loro raggruppamento; formazione della terna per la nomina dell’Intendente scolastico per la scuola di lingua tedesca; (38) h) modifica del quarto comma dell’art. 15 dello Statuto come segue:I gruppi linguistici italiano, tedesco e ladino sono rappresentati nei Consigli provinciali scolastico e di disciplina dei maestri di Bolzano.I rappresentanti degli insegnanti in seno al Consiglio scolastico provinciale sono designati su base elettiva dal personale delle scuole e proporzionalmente al numero degli insegnanti dei rispettivi gruppi linguistici.Il Consiglio scolastico, oltre ai normali compiti istituzionalideve essere consultato obbligatoriamente sulle seguenti materie: istituzione e soppressione di scuole; programmi ed orari; materie di insegnamento e loro raggruppamento; (42) h) modifica del quarto comma dell’art. 15 dello Statuto come segue:I gruppi linguistici italiano, tedesco e ladino sono rappresentati nei Consigli provinciali scolastico e di disciplina dei maestri di Bolzano.I rappresentanti degli insegnanti in seno al Consiglio scolastico provinciale sono designati su base elettiva dal personale delle scuole e proporzionalmente al numero degli insegnanti dei rispettivi gruppi linguistici.Il Consiglio scolastico, oltre ai normali compiti istituzionalideve essere consultato obbligatoriamente sulle seguenti materie: istituzione e soppressione di scuole; programmi ed orari; materie di insegnamento e loro raggruppamento;
g) insegnamento della seconda lingua nelle scuole di ogni ordine e grado da parte di insegnanti per i quali tale lingua è la materna; (39) h) insegnamento dellaseconda lingua nelle scuole di ogni ordine e grado da parte di insegnanti per i quali tale lingua è la materna; (39) h) insegnamento dellaseconda lingua nelle scuole di ogni ordine e grado da parte di insegnanti per i quali tale lingua è la materna; (39) i) insegnamento della seconda lingua nelle scuole diogni ordine e grado da parte di insegnanti per i quali tale lingua è la materna; (43) i) insegnamento della seconda lingua nelle scuole diogni ordine e grado da parte di insegnanti per i quali tale lingua è la materna;
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
h) insegnamento della seconda lingua dalla terza classe delle scuole elementari; (40) i) insegnamento della seconda lingua dalla terza classe delle scuole elementari; (40) i) insegnamento della seconda lingua dalla terza classe delle scuole elementari; (40) l) insegnamento della seconda lingua dalla terza classe delle scuole elementari; (44) l) insegnamento della seconda lingua dalla terza classe delle scuole elementari;
i) prescrizione della semplice istanza del padre o di chi nefa le veci per l’iscrizione alle scuole dei vari gruppi linguistici; (41) l) prescrizione della semplice istanza del padre o di chi ne fa le veci per l’iscrizionealle scuole dei vari gruppi linguistici. Contro il diniego di iscrizione è ammesso ricorsoal Sovraintendente scolastico; (41) l) prescrizione della semplice istanza del padre o di chi ne fa le veci per l’iscrizionealle scuole dei vari gruppi linguistici. Contro il diniego di iscrizione è ammesso ricorso al Tribunale di Giustizia amministrativa da parte del padre o di chi ne fa le veci; (41) m) prescrizione dellasemplice istanza del padre o di chi ne fa le veci per l’iscrizione alle scuole dei vari gruppi linguistici. Contro il diniego di iscrizione è ammesso ricorso al Tribunale di Giustizia amministrativa da parte del padre o di chi ne fa le veci; (45) m) prescrizione dellasemplice istanza del padre o di chi ne fa le veci per l’iscrizione alle scuole dei vari gruppi linguistici. Contro il diniego di iscrizione è ammesso ricorso al Tribunale di Giustizia amministrativa da parte del padre o di chi ne fa le veci;
l) la emanazione delle norme di attuazione dovrà avvenire entro un anno dalle modifi -che statutarie, legittimandosi, in difetto, l’assunzione delle funzioni amministrative daparte della Provincia con legge provinciale; (42) m) la emanazione delle norme di attuazione dovrà avvenire entro un anno dalle modifiche statutarie, legittimandosi, in difetto, l’assunzionedelle funzioni amministrativeda parte della Provincia con legge provinciale; (42) m) la emanazione delle norme di attuazione dovrà avvenire entro un anno dalle modifiche statutarie, legittimandosi, in difetto, l’assunzionedelle funzioni amministrativeda parte della Provincia con legge provinciale; (42) n) la emanazione delle norme di attuazione nel settore scolastico dovrà avvenire entro un anno dalle modifiche statutarie, legittimandosi, indifetto, l’assunzione delle funzioni amministrative da parte della Provincia con legge provinciale; (46) n) la emanazione delle norme di attuazione nel settore scolastico dovrà avvenire entro un anno dalle modifiche statutarie, legittimandosi, indifetto, l’assunzione delle funzioni amministrative da parte della Provincia con legge provinciale;
m) la eventuale istituzione di una Università nel Trentino- Alto Adige dovrà essere preceduta dalla consultazionedella Regione e della Provincia interessata. (43) n) la eventuale istituzione di una Università nel Trentino- Alto Adige dovrà essere preceduta dalla consultazionedella Regione e della Provincia interessata. (43) n) la eventuale istituzione di una Università nel Trentino- Alto Adige dovrà essere preceduta dalla consultazionedella Regione e della Provincia interessata. (43) o) la eventuale istituzione di una Università nel Trentino- Alto Adige dovrà essere preceduta dalla consultazionedella Regione e della Provincia interessata. (47) o) la eventuale istituzione di una Università nel Trentino- Alto Adige dovrà essere preceduta dalla consultazionedella Regione e della Provincia interessata.
(43 bis) 8 bis) aggiungereall’art. 16, comma 2°, e all’art. 17: «ovvero della polizia locale, urbana e rurale». (44) 11) Integrazione dell’art. 16, comma 2°, e dell’art. 17come segue: «ovvero della polizia locale, urbana e rurale». (48) 7) Integrazione dell’art. 16, comma II, e dell’art. 17come segue: «ovvero della polizia locale, urbana e rurale».
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6) Modifica del secondo comma dell’art. 19 per aumentarea 70 il numero dei componenti del Consiglio regionale, da ripartire proporzionalmente tra le Provincie. (44) 9) Modifica del secondocomma dell’art. 19 per aumentare a 70 il numero dei componenti del Consiglio regionale, da ripartire proporzionalmente tra le Provincie. (44) 9) Modifica del secondocomma dell’art. 19 per aumentare a 70 il numero dei componenti del Consiglio regionale, da ripartire proporzionalmente tra le Provincie. (45) 12) Modifica del secondo comma dell’art. 19 per aumentare a 70 il numero dei componenti del Consiglio regionale, da ripartire proporzionalmente tra le Provincie. (49) 8) Modifica del secondocomma dell’art. 19 per aumentare a 70 il numero dei componenti del Consiglio regionale, da ripartire proporzionalmente tra le Province.
7) Soppressione dell’ultimocomma dell’art. 19. (45) 10) Modifica dell’ultimo comma dell’art. 19 per stabilire il requisito della residenza non interrotta quadriennale per la partecipazione alle elezioni dei Consigli regionale, provinciali e comunali. (45) 10) Modifica dell’ultimo comma dell’art. 19 per stabilire il requisito della residenza non interrotta quadriennale per la partecipazione alle elezioni dei Consigli regionale, provinciali e comunali. (46) 13) Modifica dell’ultimo comma dell’art. 19 per stabilire il requisito della residenza non interrotta quadriennaleper la partecipazione alle elezioni dei Consigli regionale, [depennato: provinciali] e comunali. (50) 9) Modifica dell’ultimo comma dell’art. 19 per stabilire il requisito della residenza non interrotta quadriennale per la partecipazione alle elezioni dei Consigli regionali e comunali.
8) Integrazione dell’art. 27 per stabilire che lo scioglimentodel Consiglio regionale non comporta lo scioglimento dei Consigli provinciali, ma solo il rinnovo di questi con la rielezione del primo. (46) 11) Integrazione dell’art. 27 per stabilire che lo scioglimento del Consiglio regionale non comporta lo scioglimento dei Consigli provinciali, masolo il rinnovo di questi con la rielezione del primo. (46) 11) Integrazione dell’art. 27 per stabilire che lo scioglimento del Consiglio regionale non comporta lo scioglimento dei Consigli provinciali, masolo il rinnovo di questi con la rielezione del primo. (47) 14) Integrazione dell’art.27 per stabilire che lo scioglimento del Consiglio regionale non comporta lo scioglimento dei Consigli provinciali, masolo il rinnovo di questi con la rielezione del primo. (51) 10) Integrazione dell’art.27 per stabilire che lo scioglimento del Consiglio regionale non comporta lo scioglimento dei Consigli provinciali, ma solo il rinnovo di questi con la rielezione del primo.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
(47) 12) Modifica dell’art. 48, n. 5, dello Statuto, nei termini seguenti:La vigilanza e la tutela sulle Amministrazioni comunali, sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, suiconsorzi e sugli altri enti o istituti locali, compresa la facoltà di sospensione e scioglimentodei loro organi in base alla legge. Nei suddetti casi e quando le Amministrazioni non sianoin grado per qualsiasi motivo di funzionare spetta anche alla Giunta provinciale la nomina dei commissari, con l’obbligodi sceglierli nel gruppo linguistico che ha la maggioranzadegli amministratori in senoall’organo più rappresentativo dell’ente.Restano riservati allo Stato i provvedimenti straordinari di cui al comma precedente allorché siano dovuti a motivi di ordine pubblico e quando si riferiscano ai Comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti. (47) 12) Modifica dell’art. 48, n. 5, dello Statuto, nei termini seguenti:La vigilanza e la tutela sulle Amministrazioni comunali, sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, suiconsorzi e sugli altri enti o istituti locali, compresa la facoltà di sospensione e scioglimentodei loro organi in base alla legge. Nei suddetti casi e quando le Amministrazioni non sianoin grado per qualsiasi motivo di funzionare spetta anche alla Giunta provinciale la nomina dei commissari, con l’obbligodi sceglierli nel gruppo linguistico che ha la maggioranzadegli amministratori in senoall’organo più rappresentativo dell’ente.Restano riservati allo Stato i provvedimenti straordinari di cui al comma precedente allorché siano dovuti a motivi di ordine pubblico e quando si riferiscano ai Comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti. (48) 15) Modifica dell’art. 48, n. 5, dello Statuto, nei termini seguenti:La vigilanza e la tutela sulle Amministrazioni comunali, sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, suiconsorzi e sugli altri enti o istituti locali, compresa la facoltà di sospensione e scioglimentodei loro organi in base alla legge. Nei suddetti casi e quando le Amministrazioni non siano in grado per qualsiasi motivo di funzionare spetta anche alla Giunta provinciale la nomina dei commissari, con l’obbligodi sceglierli nel gruppo linguistico che ha la maggioranzadegli amministratori in senoall’organo più rappresentativo dell’ente.Restano riservati allo Stato i provvedimenti straordinari di cui al comma precedente allorché siano dovuti a motivi di ordine pubblico e quando si riferiscano ai Comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti. (52) 11) Modifica dell’art. 48, n. 5, dello Statuto, nei termini seguenti:«La vigilanza e la tutela sulle Amministrazioni comunali, sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, suiconsorzi e sugli altri enti o istituti locali, compresa la facoltà di sospensione e scioglimentodei loro organi in base alla legge. Nei suddetti casi e quando le Amministrazioni non siano in grado per qualsiasi motivodi funzionare spetta anche alla Giunta provinciale la nomina dei commissari, con l’obbligodi sceglierli nel gruppo linguistico che ha la maggioranzadegli amministratori in senoall’organo più rappresentativo dell’ente.Restano riservati allo Stato i provvedimenti straordinari di cui al comma precedente allorché siano dovuti a motivi di ordine pubblico e quando si riferiscano ai Comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti».
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
9) Integrazione dell’art. 46 per consentire la partecipazionedel Presidente della Giunta provinciale alle sedute delConsiglio dei Ministri, quando siano trattate questioni riguardanti la Provincia. (48) 13) Integrazione dell’art. 46 per consentire la partecipazione del Presidente della Giunta provinciale alle sedute del Consiglio dei Ministri,quando siano trattate questioni riguardanti la Provincia. (48) 13) Integrazione dell’art. 46 per consentire la partecipazione del Presidente della Giunta provinciale alle sedute del Consiglio dei Ministri,quando siano trattate questioni riguardanti la Provincia. (49) 16) Integrazione dell’art. 46 per consentire la partecipazione del Presidente della Giunta provinciale alle sedute del Consiglio dei Ministri,quando siano trattate questioni riguardanti la Provincia. (53) 12) Integrazione dell’art. 46 per consentire la partecipazione del Presidente della Giunta provinciale alle sedute del Consiglio dei Ministri,quando siano trattate questioni riguardanti la Provincia.
10) Modifica degli artt. 57 e 58 per prevedere la successionedella Provincia, in corrispondenza delle nuove materie ad essa attribuite, dei beni e diritti demaniali e patrimoniali dinatura immobiliare dello Stato e della Regione, escluso il demanio militare ed i beni relativi a servizi di carattere nazionale, nonché i beni demaniali e patrimoniali corrispondentia materie di competenza regionale, da stabilirsi entro unanno con norme di attuazione. (49) 14) Modifica degli artt. 57 e 58 per prevedere la successione della Provincia, in corrispondenza delle nuove materie ad essa attribuite, dei beni e diritti demaniali e patrimoniali di natura immobiliaredello Stato e della Regione, escluso il demanio militare ed i beni relativi a servizi di carattere nazionale, nonché i beni demaniali e patrimonialicorrispondenti a materie di competenza regionale, da stabilirsi entro un anno con norme di attuazione. (49) 14) Modifica degli artt. 57 e 58 per prevedere la successione della Provincia, in corrispondenza delle nuove materie ad essa attribuite, dei beni e diritti demaniali e patrimoniali di natura immobiliaredello Stato e della Regione, escluso il demanio militare ed i beni relativi a servizi di carattere nazionale, nonché i beni demaniali e patrimonialicorrispondenti a materie di competenza regionale, da stabilirsi entro un anno con norme di attuazione. (50) 17) Modifica degli artt. 57 e 58 per prevedere la successione della Provincia, in corrispondenza delle nuove materie ad essa attribuite, dei beni e diritti demaniali e patrimoniali di natura immobiliaredello Stato e della Regione, escluso il demanio militare ed i beni relativi a servizi di carattere nazionale, nonché i beni demaniali e patrimonialicorrispondenti a materie di competenza regionale, da stabilirsi entro un anno con norme di attuazione. (54) 13) Modifica degli artt. 57 e 58 per prevedere la successione della Provincia, in corrispondenza delle nuove materie ad essa attribuite, nei beni e diritti demaniali e patrimoniali di natura immobiliaredello Stato e della Regione, escluso il demanio militare ed i beni relativi a servizi di carattere nazionale, nonché i beni demaniali e patrimonialicorrispondenti a materie di competenza regionale, da stabilirsi entro un anno con norme di attuazione.
11) Modifica degli artt. 59, 60, 61, 68 e 70 per abrogare il sistema di finanziamento indiretto della Provincia ad opera della Regione e devolvere alla Provincia entrate erariali in misura adeguata alle nuove competenze provinciali. (50) 15) Modifica degli artt.59, 60, 61, 68 e 70 per abrogare il sistema di finanziamento indiretto della Provincia ad opera della Regione e devolvere alla Provincia entrateerariali in misura adeguata alle nuove competenze provinciali. (50) 15) Modifica degli artt.59, 60, 61, 68 e 70 per abrogare il sistema di finanziamento indiretto della Provincia ad opera della Regione e devolvere alla Provincia entrateerariali in misura adeguata alle nuove competenze provinciali. (51) 18) Modifica degli artt.59, 60, 61, 68 e 70 per abrogare il sistema di finanziamento indiretto della Provincia ad opera della Regione e devolvere alla Provincia entrateerariali in misura adeguata alle nuove competenze provinciali. (55) 14) Modifica degli artt. 59, 60, 61 e 70 per abrogare il sistema di finanziamento indiretto della Provincia ad opera della Regione e devolvere alla Provincia entrate erariali in misura adeguata alle nuove competenze provinciali.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
12) Modifica dell’art. 65 perattribuire alle Provincie la facoltà di sovrimporre ai tributi stabiliti dalla Regione e nei limiti consentiti dalla legge regionale. (51) 16) Modifica dell’art. 65 per attribuire alle Provincie la facoltà di sovrimporre ai tributi stabiliti dalla Regione e nei limiti consentiti dalla legge regionale. (51) 16) Modifica dell’art. 65 per attribuire alle Provincie la facoltà di sovrimporre ai tributi stabiliti dalla Regione e nei limiti consentiti dalla legge regionale. (52) 19) Modifica dell’art. 65 per attribuire alle Provincie la facoltà di sovrimporre ai tributi stabiliti dalla Regione e nei limiti consentiti dalla legge regionale. (56) 15) Modifica dell’art. 65 per attribuire alle Province la facoltà di sovrimporre ai tributi stabiliti dalla Regione e nei limiti consentiti dalla legge regionale.
13) Modifica dell’art. 69 per attribuire alle Provincie la competenza legislativa secondaria per le autorizzazioni in materia di finanza locale. (52) 17) Modifica dell’art. 69 per attribuire alle Provincie la competenza legislativa secondaria per le autorizzazioni in materia di finanza locale. (52) 17) Modifica dell’art. 69 per attribuire alle Provincie la competenza legislativa secondaria per le autorizzazioni in materia di finanza locale. (53) 20) Modifica dell’art. 69 per attribuire alle Provincie la competenza legislativa secondaria per le autorizzazioni in materia di finanza locale. (57) 16) Modifica dell’art. 69 per attribuire alle Province la competenza legislativa secondaria per le autorizzazioni in materia di finanza locale.
14) Modifica dell’art. 70 per prevedere l’integrazione deibilanci dei Comuni per le spese connesse alle esigenze del bilinguismo. (53) 18) Modifica dell’art. 70 per prevedere l’integrazionedei bilanci dei Comuni per le spese connesse alle esigenze del bilinguismo. (53) 18) Modifica dell’art. 70 per prevedere l’integrazionedei bilanci dei Comuni per le spese connesse alle esigenze del bilinguismo. (54) 21) Modifica dell’art. 70 per prevedere l’integrazionedei bilanci dei Comuni per le spese connesse alle esigenze del bilinguismo. (58) 17) Modifica dell’art. 70 per prevedere l’integrazionedei bilanci dei Comuni per le spese connesse alle esigenze del bilinguismo.
15) Modifica del 2° comma dell’art. 73 dello Statuto, nel senso che, in mancanza di approvazione dei bilanci regionali da parte della maggioranza dei consiglieri di ciascuna Provincia, l’approvazionestessa sia demandata ad un apposito costituendo organo regionale. (54) 19) Modifica del 2° comma dell’art. 73 dello Statuto, nel senso che, in mancanza di approvazione dei bilanci regionali da parte della maggioranza dei consiglieri di ciascuna Provincia, l’approvazione stessa sia demandata ad un apposito costituendo organo regionale. (54) 19) Modifica del 2° comma dell’art. 73 dello Statuto, nel senso che, in mancanza di approvazione dei bilanci regionali da parte della maggioranza dei consiglieri di ciascuna Provincia, l’approvazione stessa sia demandata ad un apposito costituendo organo regionale. (55) 22) Modifica dell’art. 73 dello Statuto nel senso di stabilire per l’approvazione delbilancio regionale la procedura prevista per l’approvazione del bilancio provinciale di Bolzano. (59) 18) Per l’approvazionedel bilancio regionale, oltre ad adottarsi la procedura dicui alla misura 85, continuerà ad applicarsi il sistema di cui all’art. 73 dello Statuto, sostituendo al Ministero dell’Interno un organo a livello regionale.
16) Modifica della dizione del Titolo VII dello Statuto: «Rappresentanza del Governo nella Regione» in «Rapporti tra Stato, Regione e Provincia». (55) 20) Modifica della dizione del Titolo VII dello Statuto: «Rappresentanza del Governo nella Regione» in «Rapporti tra Stato, Regione e Provincia». (55) 20) Modifica della dizione del Titolo VII dello Statuto: «Rappresentanza del Governo nella Regione» in «Rapporti tra Stato, Regione e Provincia». (56) 23) Modifica della dizione del Titolo VII dello Statuto: «Rappresentanza del Governo nella Regione» in «Rapporti tra Stato, Regione e Provincia». (60) 19) Modifica della dizione del Titolo VII dello Statuto: «Rappresentanza del Governo nella Regione» in «Rapporti tra Stato, Regione e Provincia».
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
17) Integrazione dell’art. 76 per prevedere la nomina didue Commissari del Governo, l’uno con sede a Trento per i compiti relativi alla Regione ed alla Provincia di Trento e l’altro con sede a Bolzano per i compiti relativi a tale ultima Provincia. (56) 21) Integrazione dell’art.76 per prevedere la nomina di due Commissari del Governo, l’uno con sede a Trento per i compiti relativi alla Regione ed alla Provincia di Trento e l’altro con sede a Bolzano per i compiti relativi a tale ultima Provincia. (56) 21) Integrazione dell’art.76 per prevedere la nomina di due Commissari del Governo, l’uno con sede a Trento per i compiti relativi alla Regione ed alla Provincia di Trento e l’altro con sede a Bolzano per i compiti relativi a tale ultima Provincia. (57) 24) Integrazione dell’art.76 per prevedere la nomina di due Commissari del Governo, l’uno con sede a Trento per i compiti relativi alla Regione ed alla Provincia di Trento e l’altro con sede a Bolzano per i compiti relativi a tale ultima Provincia. (61) 20) Integrazione dell’art.76 per prevedere la nomina di due Commissari del Governo, l’uno con sede a Trento per i compiti relativi alla Regione ed alla Provincia di Trento e l’altro con sede a Bolzano per i compiti relativi a tale ultima Provincia.
18) Modifica dell’art. 83 per conferire alle Provincie la legittimazione ad impugnare le leggi dello Stato ed a sollevare conflitti di attribuzionenei riguardi di provvedimentiamministrativi dello Stato, davanti la Corte Costituzionale. (57) 22) Modifica dell’art. 83 per conferire alle Provincie la legittimazione ad impugnare le leggi dello Stato ed a sollevare conflitti di attribuzione nei riguardi di provvedimentiamministrativi dello Stato, davanti la Corte Costituzionale. (57) 22) Modifica dell’art. 83 per conferire alle Provincie la legittimazione ad impugnare le leggi dello Stato ed a sollevare conflitti di attribuzione nei riguardi di provvedimentiamministrativi dello Stato, davanti la Corte Costituzionale. (58) 25) Modifica dell’art. 83 per conferire alle Provincie la legittimazione ad impugnare le leggi dello Stato ed a sollevare conflitti di attribuzione nei riguardi di provvedimentiamministrativi dello Stato, davanti la Corte Costituzionale. (62) 21) Modifica dell’art. 83 per conferire alle Province lalegittimazione ad impugnare leleggi dello Stato ed a sollevare conflitti di attribuzione nei riguardi di provvedimenti amministrativi dello Stato, davantialla Corte Costituzionale.
19) Modifica dell’art. 84 perenunciare il principio della parificazione nella Regione della lingua tedesca a quella italiana che è la lingua ufficiale dello Stato. L’italiano continuerà a far testo negli atti aventi carattere legislativo e negli altri casi previsti dallo Statuto. (58) 23) Modifica dell’art. 84 per enunciare il principio della parificazione nella Regione della lingua tedesca aquella italiana che è la lingua ufficiale dello Stato. L’italiano continuerà a far testo negli atti aventi carattere legislativo e negli altri casi previsti dallo Statuto. (58) 23) Modifica dell’art. 84 per enunciare il principio della parificazione nella Regione della lingua tedesca aquella italiana che è la lingua ufficiale dello Stato. L’italiano continuerà a far testo negli atti aventi carattere legislativo e negli altri casi previsti dallo Statuto. (59) 26) Modifica dell’art. 84 per enunciare il principio della parificazione nella Regione della lingua tedesca aquella italiana che è la lingua ufficiale dello Stato. L’italiano continuerà a far testo negli atti aventi carattere legislativo e negli altri casi previsti dallo Statuto. (63) 22) Modifica dell’art. 84 per enunciare il principio della parificazione nella Regione della lingua tedesca aquella italiana che è la lingua ufficiale dello Stato. L’italiano continuerà a far testo negli atti aventi carattere legislativo e negli altri casi previsti dallo Statuto.
20) Modifica dell’art. 85 per: 24) Modifica dell’art. 85 per: 24) Modifica dell’art. 85 per: 27) Modifica dell’art. 85 per: Modifica dell’art. 85 per:
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a) includere gli uffici giudiziari ed i servizi di pubblico interesse, tra gli uffici della pubblica amministrazione tenuti a corrispondere con i cittadini di lingua tedesca nella loro lingua; (59) a) includere gli uffici giudiziari ed i servizi di pubblico interesse, tra gli uffici della pubblica amministrazione tenuti a corrispondere con i cittadini di lingua tedesca nella loro lingua; (59) a) includere gli uffici giudiziari ed i servizi di pubblico interesse, eventualmente datiin concessione da enti pubblici, tra gli uffici della pubblica amministrazione tenuti a corrispondere con i cittadini di lingua tedesca nella loro lingua; (60) a) includere gli uffici giudiziari ed i servizi di pubblico interesse, eventualmente datiin concessione da enti pubblici, tra gli uffici della pubblica amministrazione tenuti a corrispondere con i cittadini di lingua tedesca nella loro lingua; (64) a) includere gli uffici giudiziari ed i servizi di pubblico interesse, eventualmente datiin concessione da enti pubblici, tra gli uffici della pubblica amministrazione tenuti a corrispondere con i cittadini di lingua tedesca nella loro lingua;
b) stabilire l’obbligo per gli Uffi ci Pubblici di rispondere in tedesco nel caso di atti avviati in talelingua da altro ufficio pubblico. (60) b) stabilire l’obbligo per gliUffici Pubblici di rispondere in tedesco nel caso di atti avviati in talelingua da altro ufficio pubblico. (60) b) stabilire l’obbligo per gliUffici Pubblici di rispondere nella lingua in cui gli atti sono statiavviati da altro ufficio pubblico. (61) b) stabilire l’obbligo per gliUffici Pubblici di rispondere nella lingua in cui gli atti sono statiavviati da altro ufficio pubblico. (65) b) stabilire l’obbligo per gliUffici Pubblici di rispondere nella lingua in cui gli atti sono statiavviati da altro ufficio pubblico;
(66) c) sostituire al I comma «possono usare» con «hanno facoltà di usare»;
(67) d) sostituire al II comma «può essere usata la lingua tedesca» con «può essere usata l’una o l’altra lingua»;
(68) e) dopo il III comma aggiungere il seguente IVcomma:«Salvo i casi previsti espressamente ‒e la regolazione con norme di attuazione dei casi diuso congiunto delle due linguenegli atti destinati alla generalitàdei cittadini, negli atti individuali destinati a uso pubblico e negli atti destinati a pluralità di uffici ‒è riconosciuto neglialtri casi l’uso disgiunto dell’una o dell’altra delle due lingue.Rimane salvo l’uso della sola lingua italiana all’interno degliordinamenti di tipo militare».
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21) Modifica dell’art. 87 per prevedere l’insegnamento del ladino nelle scuole elementari e l’uso di tale lingua quale strumento di insegnamentonelle locali scuole di ogni ordine e grado, nelle quali l’insegnamento deve essereimpartito «su base paritetica di ore ad esito finale» in italiano e tedesco. (61) 25) Modifica dell’art. 87 per prevedere l’insegnamento del ladino nelle scuole elementari e l’uso di tale lingua quale strumento di insegnamento nelle locali scuole diogni ordine e grado, nelle quali l’insegnamento deve essereimpartito «su base paritetica di ore ad esito finale» in italiano e tedesco. (61) 25) Modifica dell’art. 87 per prevedere l’insegnamento del ladino nelle scuole elementari e l’uso di tale lingua quale strumento di insegnamento nelle locali scuole diogni ordine e grado, nelle quali l’insegnamento deve essereimpartito «su base paritetica di ore ad esito finale» in italiano e tedesco. (62) 28) Modifica dell’art. 87 per prevedere l’insegnamentodel ladino nelle scuole elementari e l’uso di tale lingua qualestrumento di insegnamento nelle locali scuole di ogni ordinee grado, nelle quali l’insegnamento deve essere impartito«su base paritetica di ore ad esito finale» in italiano e tedesco.L’attuale ordinamento didattico delle scuole di ogni ordine e grado delle Valli Ladine, conforme al principio di cui al comma precedente, sarà confermato con apposita disposizione dello Statuto. (69) 23) Modifica del I comma dell’art. 87 per prevedere l’insegnamento del ladino nelle scuole elementari e l’uso di tale lingua quale strumento di insegnamento nelle locali scuole di ogni ordine e grado, nelle quali l’insegnamentodeve essere impartito «su baseparitetica di ore e di esito finale» in italiano e tedesco.
22) Integrazione dell’art. 93 [rectius: 95] per stabilire: 26) Integrazione dell’art. 93 [rectius: 95] per stabilire: 26) Integrazione dell’art. 93 [rectius: 95] per stabilire: 29) Integrazione dell’art. 95 per stabilire: Integrazione dell’art. 95 per stabilire:
a) la composizione dellaCommissione paritetica per le norme di attuazione dello Statuto con 12 membri, di cui 6 nominati dallo Stato, due dal Consiglio regionale, due dal Consiglio provinciale di Bolzano e due da quello di Trento (tre componenti dovranno appartenere al gruppo di lingua tedesca); (62) a) la composizione della Commissione paritetica per le norme di attuazione dello Statuto con 12 membri, di cui 6 nominati dallo Stato, due dal Consiglio regionale, due dal Consiglio provinciale di Bolzano e due da quello di Trento (tre componenti dovranno appartenere al gruppo di lingua tedesca); (62) a) la composizione dellaCommissione paritetica per le norme di attuazione dello Statuto con 12 membri, di cui 6 nominati dallo Stato, due dal Consiglio regionale, due dal Consiglio provinciale di Bolzano e due da quello di Trento (tre componenti dovranno appartenere al gruppo di lingua tedesca); (63) a) la composizione della Commissione paritetica per le norme di attuazione dello Statuto con 12 membri, di cui 6 nominati dallo Stato, due dal Consiglio regionale, due dal Consiglio provinciale di Bolzano e due da quello di Trento (tre componenti dovranno appartenere al gruppo di lingua tedesca); (70) a) la composizione della Commissione paritetica per le norme di attuazione dello Statuto con 12 membri, di cui 6 nominati dallo Stato, 2dal Consiglio regionale, 2 dal Consiglio provinciale di Bolzano e 2 da quello di Trento (3 componenti dovranno appartenere al gruppo di lingua tedesca);
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b) istituzione, in seno alla suddetta Commissione, di una Commissione speciale per le norme di attuazione delle materie di competenza della Provincia di Bolzano, composta di 6 membri: tre in rappresentanza dello Stato e tre della Provincia (di cui uno del gruppo linguistico italiano). (63) b) istituzione, in seno alla suddetta Commissione, di una Commissione speciale per le norme di attuazione delle materie di competenza della Provincia di Bolzano, composta di 6 membri: tre in rappresentanza dello Stato e tre della Provincia (di cui uno del gruppo linguistico italiano). (63) b) istituzione, in seno alla suddetta Commissione, di una Commissione speciale per le norme di attuazione delle materie di competenza della Provincia di Bolzano, composta di 6 membri: tre in rappresentanza dello Stato e tre della Provincia (di cui uno del gruppo linguistico italiano). (64) b) istituzione, in seno alla suddetta Commissione, di una Commissione speciale per le norme di attuazione delle materie di competenza della Provincia di Bolzano, composta di 6 membri: tre in rappresentanza dello Stato e tre della Provincia (di cui uno del gruppo linguistico italiano). (71) b) istituzione, in seno alla suddetta Commissione, di una Commissione speciale per le norme di attuazione delle materie di competenza della Provincia di Bolzano, composta di 6 membri: 3 in rappresentanza dello Stato e 3 della Provincia (di cui 1 del gruppo linguistico italiano).
23) Modifica dell’art. 96 pervariare la denominazione della Regione in lingua tedesca «Trentino- Tiroler Etschland»,in quella di «Trentino- Südtirol». (64) 27) Modifica dell’art. 96 per variare la denominazione della Regione in lingua tedesca «Trentino- Tiroler Etschland», in quella di «Trentino- Südtirol». (64) 27) Modifica dell’art. 96 per variare la denominazione della Regione in lingua tedesca «Trentino- Tiroler Etschland», in quella di «Trentino- Südtirol». (65) 30) Modifica dell’art. 96 per variare la denominazione della Regione in lingua tedesca «Trentino- Tiroler Etschland», in quella di «Trentino- Südtirol». (72) 24) Modifica dell’art. 96 per variare la denominazione della Regione in lingua tedesca «Trentino- Tiroler Etschland», in quella di «Trentino- Südtirol».
II. Misure da adottarsi con la introduzione di nuove norme nella legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 5 per prevedere II. Misure da adottarsi con la introduzione di nuovedisposizioni nel vigente Statuto speciale per il Trentino- Alto Adige II. Misure da adottarsi con la introduzione di nuovedisposizioni nel vigente Statuto speciale per il Trentino- Alto Adige II. Misure da adottarsi con la introduzione di nuovedisposizioni nel vigente Statuto speciale per il Trentino- Alto Adige II. Misure da adottare con la introduzione di nuovedisposizioni nel vigente Statuto speciale per il Trentino- Alto Adige
1) il requisito della residenzanon interrotta quadriennale per la partecipazione alle elezioni dei consigli regionale, provinciali e comunali;
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(65) 1) Attribuzione alle Provincie della competenza legislativa di tipo integrativo in materia di esercizi pubblici; (65) 1) Attribuzione alle Provincie della competenza legislativa secondaria in materia di esercizi pubblici, fermirestando: i requisiti soggettivi richiesti dalle leggi dello Stato per ottenere le licenze; i poteri di vigilanza dello Stato ai fini della pubblica sicurezza; la facoltà del Ministro dell’Interno di annullare d’ufficio i provvedimenti concernenti la materia, anche se definitivi.Il sistema dei ricorsi ordinari avverso i provvedimenti stessi saràregolato rimanendo nell’ambitodell’autonomia provinciale. (66) 1) Attribuzione alle Provincie della competenza legislativa secondaria in materia di esercizi pubblici, fermirestando: i requisiti soggettivi richiesti dalle leggi dello Stato per ottenere le licenze; i poteri di vigilanza dello Stato ai fini della pubblica sicurezza; la facoltà del Ministro dell’Interno di annullare d’ufficio i provvedimenti concernenti la materia, anche se definitivi.Il sistema dei ricorsi ordinari avverso i provvedimenti stessi saràregolato rimanendo nell’ambitodell’autonomia provinciale. (73) 1) Attribuzione alle Province della competenza legislativa secondaria in materia di esercizi pubblici, fermirestando: i requisiti soggettivi richiesti dalle leggi dello Stato per ottenere le licenze; i poteri di vigilanza dello Stato ai fini della pubblica sicurezza; la facoltà del Ministro dell’Interno di annullare d’ufficio, ai sensi della legislazione statale, i provvedimenti concernenti la materia, anche se definitivi.Il sistema dei ricorsi ordinari avverso i provvedimenti stessi saràregolato rimanendo nell’ambitodell’autonomia provinciale.
(66) 2) Attribuzione alle Provincie della competenza legislativa di tipo integrativo in materia di collocamento ed avviamento al lavoro, con facoltà per la Provincia di organizzare allo scopo propri uffici e di utilizzare gli uffici statali per l’applicazione delle leggi provinciali di integrazione. I collocatori comunali saranno scelti e nominati dagli organi statali, sentiti il Presidente della Giunta provincialee i sindaci interessati; (66) 2) Attribuzione alle Provincie della competenza legislativa di tipo integrativo in materia di collocamento ed avviamento al lavoro, con facoltà per la Provincia di organizzare allo scopo propri uffici e di utilizzare gli uffici statali per l’applicazione delle leggi provinciali di integrazione. I collocatori comunali saranno scelti e nominati dagli organi statali, sentiti il Presidente della Giunta provincialee i sindaci interessati; (67) 2) Attribuzione alle Provincie della competenza legislativa di tipo integrativo in materia di collocamento ed avviamento al lavoro, con facoltà per la Provincia di organizzare allo scopo propri uffici e di utilizzare gli uffici statali per l’applicazione delle leggi provinciali di integrazione. I collocatori comunali saranno scelti e nominati dagli organi statali, sentiti il Presidente della Giunta provincialee i sindaci interessati; (74) 2) Attribuzione alle Province della competenza legislativa di tipo integrativo in materia di collocamento edavviamento al lavoro. I collocatori comunali saranno scelti e nominati dagli organi statali, sentiti il Presidente della Giunta provinciale e i sindaci interessati. Le Province hanno facoltà di avvalersi degli uffici periferici del Ministero del Lavoro per l’esercizio dei poteri amministrativi connessi con le potestà legislative in materiadi lavoro, fino alla costituzione di propri uffici.
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2) la istituzione della caricadi Vice Presidente della Giunta regionale e nomina di dueVice Presidenti (uno del gruppo linguistico di minoranza),lasciando al Presidente dellaGiunta la scelta del Vice Presidente chiamato a sostituire il Presidente in caso di impedimento; adozione di analoga soluzione per la Provincia di Bolzano; (67) 3) la istituzione della carica di Vice Presidente della Giunta regionale e nomina di due Vice Presidenti (uno del gruppo linguistico di minoranza), lasciando al Presidente della Giunta la scelta del Vice Presidente chiamato a sostituire il Presidente in caso di impedimento; adozione di analoga soluzione per la Provincia di Bolzano; (67) 3) la istituzione della carica di Vice Presidente della Giunta regionale e nomina di due Vice Presidenti (uno del gruppo linguistico di minoranza), lasciando al Presidente della Giunta la scelta del Vice Presidente chiamato a sostituire il Presidente in caso di impedimento; adozione di analoga soluzione per la Provincia di Bolzano; (68) 3) la istituzione della carica di Vice Presidente della Giunta regionale e nomina di due Vice Presidenti (uno del gruppo linguistico di minoranza), lasciando al Presidente della Giunta la scelta del Vice Presidente chiamato a sostituire il Presidente in caso di impedimento; adozione di analoga soluzione per la Provincia di Bolzano; (75) 3) Istituzione della carica di Vice Presidente della Giunta regionale e nomina di dueVice Presidenti (uno del gruppo linguistico di minoranza),lasciando al Presidente dellaGiunta la scelta del Vice Presidente chiamato a sostituire il Presidente in caso di impedimento; adozione di analoga soluzione per la Provincia di Bolzano.
3) la attribuzione del controllo sugli atti della Regione e delle Provincie ad una Commissione composta: per la Regionedal Commissario del Governo nella Regione, dagli Intendenti di finanza di Trento e di Bolzano e da tre esperti designati rispettivamente uno dal Consiglio regionale, uno dal Consiglio provinciale di Trento e uno dal Consiglio provinciale di Bolzano; per le Provincie di Trento e di Bolzano, rispettivamente dal Commissariodel Governo nella Provincia,dall’Intendente di finanza della Provincia e da due esperti designati dal Consiglio provinciale; (68) 4) la attribuzione del controllo sugli atti della Regione e delle Provincie ad unaCommissione composta: per la Regione dal Commissario del Governo nella Regione, dagli Intendenti di finanza di Trento e di Bolzano e da tre espertidesignati rispettivamente uno dal Consiglio regionale, uno dal Consiglio provinciale di Trento e uno dal Consiglio provinciale di Bolzano; per le Provincie di Trento e di Bolzano, rispettivamente dal Commissario del Governonella Provincia, dall’Intendente di finanza della Provincia e da due esperti designati dal Consiglio provinciale; (68) 4) la attribuzione del controllo sugli atti della Regione e della Provincia ad unaCommissione composta: per laRegione dal Commissario del Governo nella Regione, dagliIntendenti di finanza di Trentoe di Bolzano e da tre esperti designati rispettivamente uno dal Consiglio regionale, uno dalConsiglio provinciale di Trentoe uno dal Consiglio provinciale di Bolzano; per le Provinciedi Trento e di Bolzano, rispettivamente dal Commissariodel Governo nella Provincia,dall’Intendente di finanza dellaProvincia e da due esperti designati dal Consiglio provinciale.Tale proposta potrà avere corso sempreché la Regione e le Provincie non richiedano di mantenere l’attuale sistema di controllo da parte della Corte dei Conti;
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4) la devoluzione alle Provincie dei canoni ricavati da concessioni di acque pubblicheesistenti e scorrenti nel territorio delle Province; (69) 5) la devoluzione alle Provincie dei canoni ricavati da concessioni di acque pubbliche esistenti e scorrenti nel territorio delle Provincie; (69) 5) la devoluzione alle Provincie dei canoni ricavati da concessioni di acque pubbliche esistenti e scorrenti nel territorio delle Provincie; (69) 4) la devoluzione alle Provincie dei canoni ricavati da concessioni di acque pubbliche esistenti e scorrenti nel territorio delle Provincie; (76) 4) La devoluzione alle Province dei canoni ricavati da concessioni di acque pubbliche esistenti e scorrenti nel territorio delle Province.
5) il passaggio di personale ed uffici della Regione alle Provincie con decreto del Presidente della Giunta regionale, sentita la Giunta provinciale interessata; (70) 6) il passaggio di personale ed uffici della Regione alle Provincie con decreto del Presidente della Giunta regionale, sentita la Giunta provinciale interessata; (70) 6) il passaggio di personale ed uffici della Regione alle Provincie con decreto del Presidente della Giunta regionale, sentita la Giunta provinciale interessata; (70) 5) il passaggio di personale ed uffici della Regione alle Provincie con decreto del Presidente della Giunta regionale, sentita la Giunta provinciale interessata; (77) 5) Il passaggio di personale ed uffici della Regione alle Province con decreto delPresidente della Giunta regionale, sentita la Giunta provinciale interessata.
6) l’utilizzazione da parte della Provincia delle norme penali dello Stato a presidio delle leggi provinciali; (71) 7) l’utilizzazione da parte della Provincia delle norme penali dello Stato a presidiodelle leggi provinciali; (71) 7) l’utilizzazione da parte della Provincia delle norme penali dello Stato a presidiodelle leggi provinciali; (71) 6) l’utilizzazione da parte della Provincia delle norme penali dello Stato a presidiodelle leggi provinciali; (78) 6) L’utilizzazione da parte della Provincia delle norme penali dello Stato a presidiodelle leggi provinciali.
7) il riconoscimento del diritto delle Provincie al proprio gonfalone e stemma; (72) 8) II riconoscimento del diritto delle Provincie al proprio gonfalone e stemma; (72) 8) il riconoscimento del diritto delle Provincie al proprio gonfalone e stemma; (72) 7) il riconoscimento del diritto delle Provincie al proprio gonfalone e stemma; (79) 7) Il riconoscimento del diritto delle Province al proprio gonfalone e stemma.
8) la eventuale attribuzionealla potestà legislativa delle Provincie di ulteriori servizi in materie anche estranee alla competenza provinciale, purché conferite con specifichedisposizioni di legge statale; (73) 9) la eventuale attribuzione alla potestà legislativa delle Provincie di ulteriori servizi in materie anche estranee alla competenza provinciale, purché conferiti con specifichedisposizioni di legge statale; (73) 9) la eventuale attribuzione alla potestà legislativa delle Provincie di ulteriori servizi in materie anche estranee alla competenza provinciale, purché conferiti con specifichedisposizioni di legge statale; (73) 8) la eventuale attribuzione alla potestà legislativa delle Provincie di ulteriori servizi in materie anche estranee alla competenza provinciale, purché conferiti con specifichedisposizioni di legge statale; (80) 8) La eventuale attribuzione alla potestà legislativadelle Province di ulteriori servizi in materie anche estranee alla competenza provinciale,purché conferiti con specifiche disposizioni di legge statale.
9) l’attribuzione alla Provincia della competenza per la predisposizione del piano provincialedi sviluppo economico, nel rispetto dei principi e degli obiettivi essenziali del programmaeconomico nazionale e d’intesa con le Amministrazioni statali egli organi della Regione;
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10) la delega obbligatoria dalla Regione alle Provincie delle funzioni amministrative nellematerie dei servizi antincendi; (74) 10) la delega obbligatoria dalla Regione alle Provincie delle funzioni amministrativenelle materie dei servizi antincendi; (74) 10) la delega obbligatoria dalla Regione alle Provincie delle funzioni amministrativenelle materie dei servizi antincendi; (74) 9) la delega obbligatoria dalla Regione alle Provincie delle funzioni amministrativenelle materie dei servizi antincendi; (81) 9) La delega obbligatoria dalla Regione alle Province delle funzioni amministrativenelle materie dei servizi antincendi.
11) il principio dellaprecedenza nel collocamento al lavoro a favore dei residenti nella Provincia di Bolzano, esclusa ogni distinzione che si basi sull’appartenenza ad un gruppo linguistico o sull’anzianitàdi residenza; (75) 11) il principio della precedenza nel collocamento al lavoro a favore dei residenti nella Provincia di Bolzano,esclusa ogni distinzione che si basi sull’appartenenza ad un gruppo linguistico o sulla anzianità di residenza; (75) 11) il principio della precedenza nel collocamento al lavoro a favore dei residenti nella Provincia di Bolzano,esclusa ogni distinzione che si basi sull’appartenenza ad un gruppo linguistico o sulla anzianità di residenza; (75) 10) il principio della precedenza nel collocamento al lavoro a favore dei residenti nella Provincia di Bolzano,esclusa ogni distinzione che si basi sull’appartenenza ad un gruppo linguistico o sulla anzianità di residenza; (82) 10) Il principio della precedenza nel collocamento al lavoro a favore dei residenti nella Provincia di Bolzano,esclusa ogni distinzione che si basi sull’appartenenza ad un gruppo linguistico o sulla anzianità di residenza.
12) a) l’attribuzione della facoltà alla maggioranza deiconsiglieri di un gruppo etnico nel Consiglio regionale o in quello provinciale di Bolzano, di chiedere che si voti per gruppi linguistici, qualora si ritenga una proposta di leggelesiva della parità dei diritti fra i cittadini dei diversi gruppi e delle caratteristiche etniche e culturali dei medesimi; (76) 12) a) l’attribuzione della facoltà alla maggioranza dei consiglieri di un gruppo etnico nel Consiglio regionale oin quello provinciale di Bolzano, di chiedere che si voti per gruppi linguistici, qualora si ritenga una proposta di leggelesiva della parità dei diritti fra i cittadini dei diversi gruppi o delle caratteristiche etniche e culturali dei medesimi; (76) 12) a) l’attribuzione della facoltà alla maggioranza dei consiglieri di un gruppo etnico nel Consiglio regionale oin quello provinciale di Bolzano, di chiedere che si voti per gruppi linguistici, qualora si ritenga una proposta di leggelesiva della parità dei diritti fra i cittadini dei diversi gruppi o delle caratteristiche etniche e culturali dei medesimi; (76) 11) a) l’attribuzione della facoltà alla maggioranza dei consiglieri di un gruppo etnico nel Consiglio regionale oin quello provinciale di Bolzano, di chiedere che si voti per gruppi linguistici, qualora si ritenga una proposta di leggelesiva della parità dei diritti fra i cittadini dei diversi gruppi o delle caratteristiche etniche e culturali dei medesimi; (83) 11) a) L’attribuzione della facoltà alla maggioranza dei consiglieri di un gruppo etnico nel Consiglio regionale oin quello provinciale di Bolzano, di chiedere che si voti per gruppi linguistici, qualora si ritenga una proposta di leggelesiva della parità dei diritti fra i cittadini dei diversi gruppi o delle caratteristiche etniche e culturali dei medesimi;
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
b) l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale, da parte dei consiglieri dei singoligruppi linguistici, di leggi regionali o provinciali in caso di non accoglimento della richiesta di votazione separata,oppure qualora la proposta di legge sia stata approvata nonostante il voto contrario dei due terzi dei componenti il gruppo linguistico soccombente; (77) b) l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale, da parte dei consiglieri dei singoli gruppi linguistici, di leggi regionali o provinciali in caso di non accoglimento della richiesta di votazione separata,oppure qualora la proposta di legge sia stata approvata nonostante il voto contrario dei due terzi dei componenti il gruppo linguistico soccombente; (77) b) l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale, da parte dei consiglieri dei singoli gruppi linguistici, di leggi regionali o provinciali in caso di non accoglimento della richiesta di votazione separata,oppure qualora la proposta di legge sia stata approvata nonostante il voto contrario dei due terzi dei componenti il gruppo linguistico soccombente; (77) b) l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale, da parte dei consiglieri dei singoli gruppi linguistici, di leggi regionali o provinciali in caso di non accoglimento della richiesta di votazione separata,oppure qualora la proposta di legge sia stata approvata nonostante il voto contrario dei due terzi dei componenti il gruppo linguistico soccombente; (84) b) l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale, da parte dei consiglieri dei singoli gruppi linguistici, di leggi regionali o provinciali in caso di non accoglimento della richiesta di votazione separata,oppure qualora la proposta di legge sia stata approvata nonostante il voto contrario dei due terzi dei componenti il gruppo linguistico soccombente.
(78) 13) l’approvazione del bilancio della Provincia di Bolzano con votazione separata,riferita ai singoli capitoli, dallamaggioranza dei gruppi linguistici (italiano e tedesco) rappresentati nel Consiglio.I capitoli che non riportino l’approvazione della maggioranzadi uno dei due gruppi linguistici,vengono sottoposti all’approvazione di una Commissione arbitrale, paritetica tra i gruppi, eletta dal Consiglio nel suo seno,all’inizio di ciascuna legislatura.La Commissione nomina un presidente scegliendolo nel suoseno. Il presidente dura in caricaun anno e viene scelto alternativamente tra i componenti di ciascun gruppo. (78) 13) la votazione dei singoli capitoli del bilancio della Provincia di Bolzano, su richiesta, per gruppo linguistico. I capitoli di bilancio che non hanno ottenuto la maggioranza dei voti di ciascun gruppo linguistico, verranno sottoposti ad una Commissione diquattro consiglieri provinciali, eletta dal Consiglio all’inizio di legislatura e per tutta ladurata di questa, con composizione paritetica fra i due maggiori gruppi linguistici e conformemente alla designazione di ciascun gruppo. (78) 12) la votazione dei singoli capitoli del bilancio della Provincia di Bolzano, su richiesta, per gruppo linguistico. I capitoli di bilancio che non hanno ottenuto la maggioranza dei voti di ciascun gruppo linguistico, verranno sottoposti nel termine di tre giorni ad una Commissione di quattro consiglieri provinciali, eletta dal Consiglio all’inizio di legislatura e per tutta la durata di questa, con composizioneparitetica fra i due maggiori gruppi linguistici e conformemente alla designazione di ciascun gruppo. (85) 12) La votazione per gruppi linguistici dei singolicapitoli del bilancio della Provincia di Bolzano, su richiesta della maggioranza di un gruppo linguistico.I capitoli di bilancio che non hanno ottenuto la maggioranza dei voti di ciascun gruppo linguistico, verranno sottoposti nel termine di tre giorni ad una Commissione di quattro consiglieri provinciali, eletta dal Consiglio all’inizio di legislatura e per tutta la durata di questa, con composizioneparitetica fra i due maggiori gruppi linguistici e conformemente alla designazione di ciascun gruppo.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
Le decisioni della Commissione sono prese a maggioranzaassoluta dei suoi componenti.Per quanto riguarda la Commissione sopracitata, si cercherà di raggiungere una soluzione a livello locale, secondo uno dei seguenti criteri: Commissione paritetica con Presidente scelto di comune accordo; Commissione paritetica con Presidente di turno(due per gruppo) del Consiglio Provinciale; Commissione paritetica con Presidente italiano, eventualmente anche presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri; Detta Commissione, entro il termine di 15 giorni, dovrà decidere la formulazione definitiva e l’entità dei capitoli anzidetti. Le sue decisioni saranno vincolanti per il Consiglio. Esse potranno essereprese a maggioranza semplice: non vi è consigliere che abbia voto prevalente. Se nella Commissione non si forma una maggioranza su una proposta conclusiva, il Presidente delConsiglio Provinciale trasmetterà i capitoli in contestazione, insieme col testo del bilancio e tutti gli atti e verbali relativi alla discussione svoltasi in Consiglio o in Commissione paritetica, al Tribunale di Giustizia Amministrativa, affinché, entro il termine di 30 giorni, decida con lodo arbitrale la formulazione e l’entità dei capitoli in oggetto.Le decisioni della Commissione paritetica e quelle delTribunale di Giustizia Amministrativa non possono essereoggetto di impugnativa dinanzi alla Corte costituzionale da parte dei consiglieri dei singoli gruppi linguistici; Detta Commissione, entro il termine di 15 giorni, dovrà decidere la formulazione definitiva e l’entità dei capitoli anzidetti. Le sue decisioni saranno vincolanti per il Consiglio. Esse potranno essereprese a maggioranza semplice: non vi è consigliere che abbia voto prevalente. Se nella Commissione non si forma una maggioranza su una proposta conclusiva, il Presidente delConsiglio Provinciale trasmetterà nel termine di sette giorni i capitoli in contestazione,insieme col testo del bilancio e tutti gli atti e verbali relativi alla discussione svoltasi in Consiglio o in Commissione paritetica, al Tribunale di Giustizia Amministrativa, affinché, entro il termine di 30 giorni, decida con lodo arbitrale la formulazione e l’entità dei capitoli in oggetto.Le decisioni della Commissione paritetica e quelle del Tribunale di Giustizia Amministrativa non possono essere oggetto di impugnativadinanzi al Consiglio di Stato e alla Corte Costituzionale da parte dei consiglieri dei singoli gruppi linguistici. Detta Commissione, entro il termine di 15 giorni, dovrà decidere la formulazione definitiva e l’entità dei capitoli anzidetti. Le sue decisioni saranno vincolanti per il Consiglio. Esse potranno essereprese a maggioranza semplice: non vi è consigliere che abbia voto prevalente. Se nella Commissione non si forma una maggioranza su una proposta conclusiva, il Presidente delConsiglio Provinciale trasmetterà nel termine di sette giorni i capitoli in contestazione,insieme col testo del bilancio e tutti gli atti e verbali relativi alla discussione svoltasi in Consiglio o in Commissioneparitetica, al Tribunale di Giustizia Amministrativa, il quale, entro il termine di 30 giorni, deve decidere con lodo arbitrale la formulazione e l’entità dei capitoli in oggetto.Le decisioni della Commissione paritetica e quelle del Tribunale di Giustizia Amministrativa non possono essere oggetto di impugnativadinanzi al Consiglio di Stato e alla Corte Costituzionale da parte dei consiglieri dei singoli gruppi linguistici.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
La legge provinciale di approvazione del bilancio, per i capitoli definiti con la procedura di cui ai commi precedenti,può essere rinviata o impugnata dal Governo limitatamentealle questioni di legittimità per violazione della Costituzioneo dello Statuto; La legge provinciale di approvazione del bilancio, per i capitoli definiti con la procedura di cui ai commi precedenti,può essere rinviata o impugnata dal Governo limitatamentealle questioni di legittimità per violazione della Costituzioneo dello Statuto.
13) l’impugnativa degli atti amministrativi degli organi locali della pubblica amministrazione ritenuti lesivi del principio di parità in connessione con l’appartenenza ad un gruppo etnico, dinanzi all’organo di giustizia amministrativa, da parte dei consiglieri regionali e provinciali, e, in caso di provvedimenti comunali,anche dei consiglieri comunali, qualora la lesione sia stata riconosciuta dalla maggioranza del gruppo consiliare che si ritiene leso; (79) 14) l’impugnativa degli atti amministrativi degli organi locali della pubblica amministrazione ritenuti lesivi del principio di parità in connessione con l’appartenenza ad un gruppo etnico, dinanzi all’organo di giustizia amministrativa, da parte dei consiglieri regionali e provinciali, e, in caso di provvedimenti comunali,anche dei consiglieri comunali, qualora la lesione sia stata riconosciuta dalla maggioranza del gruppo consiliare che si ritiene leso; (79) 14) l’impugnativa degli atti amministrativi degli organi locali della pubblica amministrazione ritenuti lesivi del principio di parità in connessione con l’appartenenza ad un gruppo etnico, dinanzi all’organo di giustizia amministrativa, da parte dei consiglieri regionali e provinciali, e, in caso di provvedimenti comunali,anche dei consiglieri comunali, qualora la lesione sia stata riconosciuta dalla maggioranza del gruppo consiliare che si ritiene leso; (79) 13) l’impugnativa degli atti amministrativi degli organi locali della pubblica amministrazione ritenuti lesivi del principio di parità in connessione con l’appartenenza ad un gruppo etnico, dinanzi alTribunale di Giustizia Amministrativa, da parte dei consiglieri regionali e provinciali,e, in caso di provvedimenticomunali, anche dei consiglieri comunali, qualora la lesione sia stata riconosciuta dalla maggioranza del gruppo consiliare che si ritiene leso; (86) 13) L’impugnativa degli atti amministrativi degli organi locali della pubblicaamministrazione ritenuti lesivi del principio di parità in connessione con l’appartenenzaad un gruppo etnico, dinanzial Tribunale di Giustizia Amministrativa, da parte dei consiglieri regionali e provinciali,e, in caso di provvedimenti comunali, anche dei consiglieridei comuni della Provincia di Bolzano, qualora la lesione sia stata riconosciuta dalla maggioranza del gruppo consiliare che si ritiene leso.
14) il diritto del gruppo di minoranza di essere rappresentato in seno alla Giunta Municipale, quando nel Consigliocomunale figurino almeno due consiglieri di tale gruppo; (80) 15) il diritto del gruppo di minoranza di essere rappresentato in seno alla Giunta Municipale, quando nel Consiglio comunale figurino almeno due consiglieri di tale gruppo; (80) 15) il diritto del gruppo di minoranza di essere rappresentato in seno alla Giunta Municipale, quando nel Consiglio comunale figurino almeno due consiglieri di tale gruppo; (80) 14) il diritto del gruppo linguistico di essere rappresentato in seno alla Giunta Municipale, quando nel Consiglio comunale figurino almeno due consiglieri di tale gruppo; (87) 14) Il diritto del gruppo linguistico di essere rappresentato in seno alla Giunta municipale, quando nel Consiglio comunale figurino almeno due consiglieri di tale gruppo.
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15) il principio secondo cuila utilizzazione dei fondi della Provincia di Bolzano per scopi assistenziali, sociali e culturali deve aver luogo, nonsolo in proporzione diretta alla consistenza di ciascun gruppo, bensì anche in riferimento all’entità del bisogno del gruppo medesimo; (81) 16) il principio secondo cui la utilizzazione dei fondidella Provincia di Bolzano per scopi assistenziali, sociali e culturali deve aver luogo, nonsolo in proporzione diretta alla consistenza di ciascun gruppo, bensì anche in riferimento all’entità del bisogno del gruppo medesimo; (81) 16) il principio secondo cui la utilizzazione dei fondidella Provincia di Bolzano per scopi assistenziali, sociali e culturali deve aver luogo, nonsolo in proporzione diretta alla consistenza di ciascun gruppo, bensì anche in riferimento all’entità del bisogno del gruppo medesimo; (81) 15) il principio secondo cui la utilizzazione dei fondidella Provincia di Bolzano per scopi assistenziali, sociali e culturali deve aver luogo, nonsolo in proporzione diretta alla consistenza di ciascun gruppo, bensì anche in riferimento all’entità del bisogno del gruppo medesimo; (88) 15) Il principio secondo cui la utilizzazione dei fondidella Provincia di Bolzano per scopi assistenziali, sociali e culturali deve aver luogo, nonsolo in proporzione diretta alla consistenza di ciascun gruppo, bensì anche in riferimento all’entità del bisogno del gruppo linguistico.
16) l’integrazione della composizione del Consiglio di Stato includendovi un consigliere del gruppo linguisticotedesco nei giudizi di secondo grado sui ricorsi decisi in prima istanza dal tribunale amministrativo del Trentino- Alto Adige; (82) 17) l’integrazione della composizione del Consigliodi Stato includendovi un consigliere del gruppo linguistico tedesco nei giudizi di secondo grado sui ricorsi decisi in prima istanza dal tribunale amministrativo del Trentino- Alto Adige; (82) 17) l’integrazione della composizione del Consigliodi Stato includendovi un consigliere del gruppo linguistico tedesco nei giudizi di secondo grado sui ricorsi decisi in prima istanza dal tribunale amministrativo del Trentino- Alto Adige; (82) 16) l’integrazione della composizione del Consigliodi Stato includendovi un consigliere del gruppo linguistico tedesco nei giudizi di secondo grado sui ricorsi decisi in prima istanza dal tribunale amministrativo del Trentino- Alto Adige; (89) 16) L’integrazione della composizione del Consigliodi Stato includendovi un consigliere del gruppo linguistico tedesco nei giudizi di secondo grado sui ricorsi decisi in prima istanza dalla Sezione di Bolzano del Tribunale regionale di Giustizia Amministrativa.
17) la composizione della Sezione del Tribunale di giustizia amministrativa di Bolzano, sulla base della pariteticità fra membri di nomina statale e provinciale e della pariteticità fra gruppi etnici e con la scelta del Presidente nell’ambito del Collegio fra i magistrati della carriera; (83) 18) la composizione della Sezione del Tribunale di giustizia amministrativadi Bolzano, sulla base della pariteticità fra membri di nomina statale e provinciale e della pariteticità fra gruppi etnici e con la scelta del Presidente nell’ambito del Collegio fra i magistrati della carriera; (83) 18) la composizione della Sezione del Tribunale di giustizia amministrativadi Bolzano, sulla base della pariteticità fra membri di nomina statale e provinciale e della pariteticità fra gruppi etnici e con la scelta del Presidente nell’ambito del Collegio fra i magistrati della carriera; (83) 17) la composizione della Sezione del Tribunale di giustizia amministrativa di Bolzano, sulla base della pariteticità fra membri di nomina statale e provinciale e della pariteticità fra gruppi etnici e con la scelta del Presidente nell’ambito del Collegio fra i magistrati della carriera; (90) 17) La composizionedella Sezione di Bolzano delTribunale regionale di Giustizia Amministrativa, sulla base della pariteticità fra membri di nomina statale e provinciale e della pariteticità fra i due maggiori gruppi etnici e con la scelta del Presidente nell’ambito del collegio fra i magistrati della carriera.
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18) il diritto di rappresentanza del gruppo etnico ladino nelConsiglio regionale, nel Consiglio provinciale di Bolzano, nonché negli organi degli enti pubblici locali; (84) 19) il diritto di rappresentanza del gruppo etnico ladino nel Consiglio regionale, nel Consiglio provinciale di Bolzano, nonché negli organi degli enti pubblici locali; (84) 19) il diritto di rappresentanza del gruppo etnico ladino nel Consiglio regionale, nel Consiglio provinciale di Bolzano, nonché negli organi degli enti pubblici locali; (84) 18) il diritto di rappresentanza del gruppo etnico ladino nel Consiglio regionale, nel Consiglio provinciale di Bolzano, nonché negli organi degli enti pubblici locali; (91) 18) Il diritto di rappresentanza del gruppo etnico ladino nel Consiglio regionale, nel Consiglio provinciale di Bolzano, nonché negli organi degli enti pubblici locali.
19) l’assunzione proporzionale di elementi di lingua ladina nei pubblici uffici, secondo i criteri – in quanto applicabili – valevoli per il personale di lingua tedesca; (85) 20) l’assunzione proporzionale di elementi di lingua ladina nei pubblici uffici, secondo i criteri – in quanto applicabili – valevoli per il personale di lingua tedesca; (85) 20) l’assunzione proporzionale di elementi di lingua ladina nei pubblici uffici, secondo i criteri – in quanto applicabili – valevoli per il personale di lingua tedesca; (85) 19) l’assunzione proporzionale di elementi di lingua ladina nei pubblici uffici, secondo i criteri – in quanto applicabili – valevoli per il personale di lingua tedesca; (92) 19) L’assunzione proporzionale di elementi di lingua ladina nei pubblici uffici, secondo i criteri – in quanto applicabili – valevoli per il personale di lingua tedesca.
20) il riconoscimento del diritto del gruppo ladino alla valorizzazione delle iniziative e delle attività culturali, di stampa e ricreative del gruppo medesimo; (86) 21) il riconoscimento del diritto del gruppo ladino alla valorizzazione delle iniziative e delle attività culturali, di stampa e ricreative del gruppo medesimo; (86) 21) il riconoscimento del diritto del gruppo ladino alla valorizzazione delle iniziative e delle attività culturali, di stampa e ricreative del gruppo medesimo; (86) 20) il riconoscimento del diritto del gruppo ladino alla valorizzazione delle iniziative e delle attività culturali, di stampa e ricreative del gruppo medesimo; (93) 20) Il riconoscimento del diritto del gruppo ladino alla valorizzazione delle iniziative e delle attività culturali, di stampa e ricreative del gruppo medesimo.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
21) a) la riserva di un numerodi posti degli impieghi stataliad elementi di lingua tedesca, numero da determinare in base al rapporto tra popolazionealtoatesina di detta lingua e popolazione nazionale, con valutazione riferita al totale dei dipendenti statali; (87) 22) a) Applicazione della proporzionalità etnica alle sole Amministrazioni – e, all’interno delle Amministrazioni,ai soli ruoli – effettivamenterappresentati in Provincia di Bolzano.Riferimento, per le suddette Amministrazioni e Ruoli, agli organici provinciali (da istituire, ove non esistano, conapposite norme), ed all’attuale proporzione tra i gruppi linguistici italiano e tedesco nella Provincia (circa un terzo e due terzi).Creazione, limitatamente ai suddetti organici e per ogni carriera e amministrazione, di un ruolo speciale per la Provincia di Bolzano, in cui circa due terzi dei posti verrebbero riservati ad elementi di lingua tedesca. Il raggiungimento di tale proporzione avverrebbe gradualmente, attraverso il processo delle nuove assunzioni in relazione alle vacanzeche si determineranno nei singoli ruoli; (87) 22) a) Applicazione della proporzionalità etnica alle sole Amministrazioni – e, all’interno delle Amministrazioni,ai soli ruoli – effettivamenterappresentate in Provincia di Bolzano.Riferimento, per le suddette Amministrazioni e Ruoli, agli organici provinciali (da istituire, ove non esistano, conapposite norme), ed all’attuale proporzione tra i gruppi linguistici italiano e tedesco nella Provincia (circa un terzo e due terzi).Creazione, limitatamente ai suddetti organici e per ogni carriera e amministrazione, di un ruolo speciale per la Provincia di Bolzano, in cui circa due terzi dei posti verrebbero riservati ad elementi di lingua tedesca. Il raggiungimento di tale proporzione avverrebbe gradualmente, attraverso il processo delle nuove assunzioni in relazione alle vacanzeche si determineranno nei singoli ruoli. (87) 21) a) Applicazione della proporzionalità etnica alle sole Amministrazioni – e, all’interno delle Amministrazioni,ai soli ruoli – effettivamenterappresentate in Provincia di Bolzano.Riferimento, per le suddette Amministrazioni e Ruoli, agli organici provinciali (da istituire, ove non esistano, conapposite norme), ed all’attuale proporzione tra i gruppi linguistici italiano e tedesco nella Provincia (circa un terzo e due terzi).Creazione, limitatamente ai suddetti organici e per ogni carriera e amministrazione, di un ruolo speciale per la Provincia di Bolzano, in cui circa due terzi dei posti verrebbero riservati ad elementi di lingua tedesca. Il raggiungimento di tale proporzione avverrebbe gradualmente, attraverso il processo delle nuove assunzioni in relazione alle vacanze che comunque si determineranno nei singoli ruoli. (94) 21) a) Applicazione della proporzionalità etnica alle sole Amministrazioni ‒e, all’interno delle Amministrazioni,ai soli ruoli ‒effettivamenterappresentate in Provincia di Bolzano.Riferimento, per le suddette Amministrazioni e Ruoli, agli organici provinciali (da istituire, ove non esistano, conapposite norme), ed all’attuale proporzione tra i gruppi linguistici italiano e tedesco nella Provincia (circa un terzo e due terzi).Creazione, limitatamente ai suddetti organici e per ogni carriera e amministrazione, di un ruolo speciale per la Provincia di Bolzano, in cui circa due terzi dei posti verrebbero riservati ad elementi di lingua tedesca. Il raggiungimento di tale proporzione avverrebbe gradualmente, attraverso il processo delle nuove assunzioni in relazione alle vacanze che comunque si determineranno nei singoli ruoli.
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b) la garanzia di stabilità in sede in Provincia di Bolzanoper i vincitori dei posti come sopra riservati, limitando i poteri di trasferimento d’ufficio fuori della Provincia a casi giustificati da particolari esigenze di servizio e per una percentuale non superiore al dieci per cento del totale dei posti occupati dai dipendenti di lingua tedesca; (88) b) Garanzia di stabilità di sede (secondo quanto proposto dalla Commissione dei19) agli impiegati di tale ruolo speciale, con esplicita esclusione, peraltro, degli appartenenti a quelle Amministrazioni o carriere per le quali i trasferimenti sono imposti o da norme di legge o da esigenze di addestramento del personale.Assicurazione che sarà derogato al principio della costituzione di ruoli locali solo per le carriere direttive della Amministrazione civile dell’Interno, per i ruoli in genere della Pubblica sicurezza e per gliuffici amministrativi del Ministero della Difesa, (Giustizia), (Esteri).Il Ministero dell’Interno seguirà la direttiva politica di mantenere in Provincia diBolzano i cittadini dei diversi gruppi linguistici della Provincia che entrassero a far parte delle forze dell'ordine, facendo salve eventuali sanzioni disciplinari individuali checomportino il trasferimento; (88) b) Garanzia di stabilità di sede agli impiegati di tale ruolo speciale, con esplicitaesclusione, peraltro, degli appartenenti a quelle Amministrazioni o carriere per le quali i trasferimenti sono imposti da esigenze di servizio e di addestramento del personale.Assicurazione che sarà derogato al principio della costituzione di ruoli locali solo per le carriere direttive della Amministrazione civile dell’Interno, per i ruoli in genere della Pubblica sicurezza e per gliuffici amministrativi del Ministero della Difesa, (Giustizia), (Esteri).Il Ministero dell’Interno seguirà la direttiva politica di mantenere in Provincia diBolzano i cittadini dei diversi gruppi linguistici della Provincia che entrassero a far parte delle forze dell'ordine, facendo salve eventuali sanzioni disciplinari individuali checomportino il trasferimento. (88) b) Garanzia di stabilità di sede agli impiegati di tale ruolo speciale, con esplicitaesclusione degli appartenenti a quelle Amministrazioni o carriere per le quali i trasferimenti sono imposti da esigenze di servizio e di addestramentodel personale.Tali trasferimenti saranno, comunque, contenuti nellapercentuale del 10% dei posti complessivamente occupati dal personale di lingua tedesca.Sarà derogato al principio della costituzione di ruoli locali per le carriere direttive dell’Amministrazione civiledell’Interno, per i ruoli in genere della Pubblica sicurezza e per gli uffici amministrativi del Ministero della Difesa.Il Ministero dell’Interno seguirà la direttiva politica di mantenere in Provincia diBolzano i cittadini dei diversi gruppi linguistici della Provincia che entrassero a far parte delle forze dell'ordine, facendo salve eventuali sanzioni disciplinari individuali checomportino il trasferimento; (95) b) Garanzia di stabilità di sede agli impiegati di tale ruolo speciale, con esplicitaesclusione degli appartenenti a quelle Amministrazioni o carriere per le quali i trasferimenti sono imposti da esigenze di servizio e di addestramentodel personale.I trasferimenti del personale di lingua tedesca saranno, comunque, contenuti nellapercentuale del 10% dei posti da essi complessivamente occupati.Sarà derogato al principio della costituzione di ruoli locali per le carriere direttive dell’Amministrazione civiledell’Interno, per i ruoli in genere della Pubblica sicurezza e per gli uffici amministrativi del Ministero della Difesa.Il Ministero dell’Interno seguirà la direttiva politica di mantenere in Provincia diBolzano i cittadini dei diversi gruppi linguistici della Provincia che entrassero a far parte delle forze dell'ordine, facendo salve eventuali sanzioni disciplinari individuali checomportino il trasferimento.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
22) estensione al personale della magistratura giudicanteed inquirente dei criteri concernenti la riserva di un numero diposti e la garanzia di stabilitàin sede nella Provincia di Bolzano, previsti a favore degli elementi di lingua tedesca daimmettere nei pubblici uffici. (89) 23) estensione al personale della magistratura giudicante ed inquirente dei criteri concernenti la riserva di un numero di posti e la garanzia di stabilità in sede nella Provincia di Bolzano, previsti afavore degli elementi di lingua tedesca da immettere nei pubblici uffici. (89) 23) Estensione al personale della magistratura giudicante ed inquirente dei criteri concernenti la riserva di un numero di posti e la garanzia di stabilità in sede nella Provincia di Bolzano, previsti afavore degli elementi di lingua tedesca da immettere nei pubblici uffici. (89) 22) estensione al personale della magistratura giudicante ed inquirente dei criteri concernenti la riserva di un numero di posti e la garanzia di stabilità in sede nella Provincia di Bolzano, previsti afavore degli elementi di lingua tedesca da immettere nei pubblici uffici. (96) 22) Estensione al personale della magistratura giudicante ed inquirente dei criteri concernenti la riserva di un numero di posti e la garanzia di stabilità in sede nella Provincia di Bolzano, previsti afavore degli elementi di lingua tedesca da immettere nei pubblici uffici.
(89) 23 bis) Qualora per motivi di ordine pubblico venganoadottati provvedimenti che incidono o comunque limitano o sospendono temporaneamente l’efficacia di autorizzazioniin materia di polizia rilasciate dal Presidente della Giunta provinciale o di altri provvedimenti presi dalla Provincia in base alle sue competenze, tali provvedimenti saranno adottati dalla competente autorità statale sentito il Presidente della Giunta Provinciale ilquale dovrà esprimere il parere nel termine perentorio indicato nella richiesta. (90) 23) Qualora per motivi di ordine pubblico venganoadottati provvedimenti che incidono o comunque limitano o sospendono temporaneamente l’efficacia di autorizzazioniin materia di polizia rilasciate dal Presidente della Giunta provinciale o di altri provvedimenti presi dalla Provincia in base alle sue competenze, tali provvedimenti saranno adottati dalla competente autorità statale sentito il Presidente della Giunta Provinciale ilquale dovrà esprimere il parere nel termine perentorio indicato nella richiesta. (97) 23) Qualora per motivi di ordine pubblico venganoadottati provvedimenti che incidono o comunque limitano o sospendono temporaneamente l’efficacia di autorizzazioniin materia di polizia rilasciate dal Presidente della Giunta provinciale o di altri provvedimenti presi dalla Provincia in base alle sue competenze, tali provvedimenti saranno adottati dalla competente autorità statale sentito il Presidente della Giunta Provinciale il quale dovrà esprimere il parere nel termine indicato nella richiesta.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
III. Misure da adottarsi con norme di attuazione dello Statuto speciale III. Misure da adottarsi con norme di attuazione dello Statuto speciale III. Misure da adottarsi con norme di attuazione dello Statuto speciale III. Misure da adottarsi con norme di attuazione dello Statuto speciale III. Misure da adottarsi con norme di attuazione dello Statuto speciale
A) Modifica del D.P.R. 3 gennaio 1960, n. 103, per: A) Modifica del D.P.R. 3 gennaio 1960, n. 103, per: A) Modifica del D.P.R. 3 gennaio 1960, n. 103, per: A) Modifica del D.P.R. 3 gennaio 1960, n. 103, per: A) Modifica del D.P.R. 3 gennaio 1960, n. 103, per:
1) stabilire che – nei casi di flagranza di reato – l’interrogatorio, ad opera di ufficiali ed agenti di polizia, dei cittadini di lingua tedesca si svolga nella lingua materna del prevenuto, salva la sua richiesta di essere interrogato in italiano; (90) 1) stabilire che – nei casi di flagranza di reato – l’interrogatorio, ad opera di uffi ciali ed agenti di polizia, dei cittadini di lingua tedesca si svolga nella lingua maternadel prevenuto, salva la sua richiesta di essere interrogato in italiano; (90) 1) stabilire che – nei casi di flagranza di reato – l’interrogatorio del cittadino, ad opera di ufficiali ed agenti di polizia, si svolga nella lingua materna del prevenuto. L’uso della lingua materna da parte del prevenuto non implica l’obbligo di stabilità nell’appartenenza al gruppo etnico; (91) 1) stabilire che – nei casi di flagranza di reato – l’interrogatorio del cittadino, ad opera di ufficiali ed agenti di polizia, si svolga nella lingua materna del prevenuto. L’uso della lingua materna da parte del prevenuto non implica l’obbligo di stabilità nell’appartenenza al gruppo etnico; (98) 1) Stabilire che – nei casi di flagranza di reato – l’interrogatorio del cittadino, ad opera di ufficiali ed agenti dipolizia, si svolga nella lingua materna del prevenuto.
2) prevedere la possibilità di formulare anche nella sola lingua tedesca le scritture autenticate da notaio, salvo l’obbligo dell’impiego delle duelingue per quelle parti del contesto eventualmente soggette a trascrizione o ad altra forma di pubblicità; (91) 2) prevedere la possibilità di formulare anche nella sola lingua tedesca le scritture autenticate da notaio, salvo l’obbligo delle due lingue per quelle parti del contestoeventualmente soggetto a trascrizione o ad altra forma di pubblicità; (91) 2) prevedere la possibilità di formulare anche nella sola lingua tedesca le scritture autenticate da notaio, salvo l’obbligo delle due lingue per quelle parti del contestoeventualmente soggetto a trascrizione o ad altra forma di pubblicità; (92) 2) prevedere la possibilità di formulare anche nella sola lingua tedesca le scritture autenticate da notaio, salvo l’obbligo delle due lingue per quelle parti del contesto eventualmente soggetto a trascrizione o ad altra forma di pubblicità; (99) 2) Prevedere la possibilità di formulare anche nella sola lingua tedesca le scritture autenticate da notaio, salvo l’obbligo delle due lingue per quelle parti del contestoeventualmente soggetto a trascrizione o ad altra forma di pubblicità.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
(93) 3) variare la formulazione degli artt. 2 e 4 riguardanti l’uso del tedesco nelle notifi -che, redazioni e traduzioni di atti processuali, stesura dellesentenze; dell’art. 10, per chiarire che la tutela linguistica si estende anche alle giurisdizioni tributarie; della disposizione finale, per stabilire che la violazione della garanzia linguistica è causa di nullità per gli atti dei procedimenti civili, oltre che di quelli penali. (100) 3) Variare la formulazione degli artt. 2 e 4 riguardanti l’uso del tedesco nelle notifi -che, redazioni e traduzioni di atti processuali, stesura dellesentenze; dell’art. 10, per chiarire che la tutela linguistica si estende anche alle giurisdizioni tributarie; della disposizione finale, per stabilire che la violazione della garanzia linguistica è causa di nullità per gli atti dei procedimenti civili, oltre che di quelli penali.
B) Adozione di nuove normedi attuazione per stabilire: B) Adozione di nuove normedi attuazione per stabilire: B) Adozione di nuove normedi attuazione per stabilire: B) Adozione di nuove normedi attuazione per stabilire: B) Adozione di nuove normedi attuazione per stabilire:
3) fermo il criterio del bilinguismo per l’immissione di nuovi elementi nei pubblici uffici, provvedimenti intesi afavorire il pieno possesso delle due lingue da parte del personale in servizio nellaProvincia di Bolzano; (92) 3) fermo il criterio del bilinguismo per l’immissionedi nuovi elementi nei pubblici uffici, provvedimenti intesi afavorire il pieno possesso delle due lingue da parte del personale in servizio nellaProvincia di Bolzano; (92) 3) fermo il criterio del bilinguismo per l’immissionedi nuovi elementi nei pubblici uffici, provvedimenti intesi afavorire il pieno possesso delle due lingue da parte del personale in servizio nellaProvincia di Bolzano; (94) 4) fermo il criterio del bilinguismo per l’immissionedi nuovi elementi nei pubblici uffici, provvedimenti intesi afavorire il pieno possesso delle due lingue da parte del personale in servizio nellaProvincia di Bolzano; (101) 4) fermo il criterio del bilinguismo per l’immissionedi nuovi elementi nei pubblici uffici, provvedimenti intesi afavorire il pieno possesso delle due lingue da parte del personale in servizio nellaProvincia di Bolzano.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
4) l’insegnamento della lingua tedesca nel Conservatorio musicale di Bolzano; l’integrazione nelle materie ivi insegnate con altre consone alle tradizioni delle popolazioni di lingua tedesca; il riconoscimentocome corsi regolari di scuole medie dei primi tre corsi del Conservatorio; (93) 4) l’insegnamento della lingua tedesca nel Conservatorio musicale di Bolzano; l’integrazione nelle materieivi insegnate con altre consone alle tradizioni delle popolazioni di lingua tedesca; il riconoscimento come corsi regolari di scuole medie dei primi tre corsi del Conservatorio. (93) 4) l’insegnamento della lingua tedesca nel Conservatorio musicale di Bolzano; l’integrazione delle materieivi insegnate con altre consone alle tradizioni delle popolazioni di lingua tedesca; il riconoscimento come corsi regolari di scuole medie dei primi tre corsi del Conservatorio; (95) 5) l’insegnamento della lingua tedesca nel Conservatorio musicale di Bolzano; l’integrazione delle materieivi insegnate con altre consone alle tradizioni delle popolazioni di lingua tedesca; il riconoscimento come corsi regolari di scuole medie dei primi tre corsi del Conservatorio; (102) 5) L’insegnamento nella lingua tedesca nel Conservatorio musicale di Bolzano per gli alunni del gruppo linguistico tedesco; l’integrazione delle materie ivi insegnate con altre consone alle tradizioni dellepopolazioni di lingua tedesca; il riconoscimento come corsi regolari di scuole medie dei primi tre corsi del Conservatorio.
5) la facoltà delle Provincie di avvalersi dei locali ufficiperiferici del Ministero del Lavoro per l’esercizio dei poteri amministrativi connessi alle potestà legislative in materiadi lavoro, fino alla istituzione di propri uffici.
(93 bis) 5) che nel corso dei procedimenti giudiziari, iverbali, redatti nella lingua in cui sono rese le dichiarazioni, quando queste siano in lingua tedesca, vengono tradotti in lingua italiana al termine dell’udienza ad opera degli uffici giudiziari. Con le normedi attuazione saranno indicati i casi in cui tale traduzione sia indispensabile e quelli in cui possa essere omessa. (96) 6) stabilire che nel corso dei procedimenti giudiziari, iverbali, redatti nella lingua in cui sono rese le dichiarazioni, quando queste siano in lingua tedesca, vengono tradotti in lingua italiana al termine dell’udienza ad opera degli uffici giudiziari. Con le normedi attuazione saranno indicati i casi in cui tale traduzione sia indispensabile e quelli in cui possa essere omessa; (103) 6) Stabilire che nel corso dei procedimenti giudiziari, iverbali, redatti nella lingua in cui sono rese le dichiarazioni, quando queste siano in lingua tedesca, vengono tradotti in lingua italiana al termine dell’udienza ad opera degli uffici giudiziari. Con le normedi attuazione saranno indicati i casi in cui tale traduzione sia indispensabile e quelli in cui possa essere omessa.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
(97) 7) nomina da parte della Provincia del Presidente della Camera di Commercio fino a quando la sua elezione non sarà riservata, attraverso una legge regionale, alle diverse categorie interessate in via elettiva. (104) 7) Nomina da parte della Provincia del Presidente della Camera di Commercio fino a quando la sua elezione non sarà riservata, attraverso una legge regionale, alle diverse categorie interessate in via elettiva.
(105) 8) Riserva di posti per il personale di lingua tedesca negli uffici della Provincia di Bolzano dell’INPS, INAIL, ENPAS, ONMI, applicando gli stessi principi previsti per gli impieghi statali per quanto concerne la proporzione etnica e la stabilità di sede.
I V. Misure da adottarsi con legge ordinaria I V. M isure da adottarsi con appositi provvedimenti legislativi I V. M isure da adottarsi con appositi provvedimenti legislativi I V. M isure da adottarsi con appositi provvedimenti legislativi I V. Misure da adottare conappositi provvedimenti legislativi
1) adozione di provvedimenti per accelerare l’esame dei films in lingua tedesca da rappresentare in Provincia di Bolzano, assicurando la partecipazione al servizio di censura di elementi del relativogruppo linguistico in apposita sezione da istituire a Bolzano(modifica della legge 21 aprile 1962, numero 161); (94) 1) adozione di provvedimenti per accelerare l’esamedei films in lingua tedesca da rappresentare in Provincia di Bolzano, assicurando la partecipazione al servizio di censura di elementi del relativogruppo linguistico in apposita sezione da istituire a Bolzano(modifica della legge 21 aprile 1962, n. 161); (94) 1) adozione di provvedimenti per accelerare l’esamedei films in lingua tedesca da rappresentare in Provincia di Bolzano, assicurando la partecipazione al servizio di censura di elementi del relativogruppo linguistico in apposita sezione da istituire a Bolzano(modifica della legge 21 aprile 1962, n. 161); (98) 1) adozione di provvedimenti per accelerare l’esamedei films in lingua tedesca da rappresentare in Provincia di Bolzano, assicurando la partecipazione al servizio di censura di elementi del relativogruppo linguistico in apposita sezione da istituire a Bolzano(modifica della legge 21 aprile 1962, n. 161); (106) 1) Adozione di provvedimenti per accelerare l’esame dei films in lingua tedesca da rappresentare in Provincia di Bolzano, assicurando la partecipazione al servizio di censura di elementi del relativogruppo linguistico in apposita sezione da istituire a Bolzano(modifica della legge 21 aprile 1962, n. 161).
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
2) concessione di agevolazioni fiscali per l’importazione didetti films (adozione di apposita norma di legge); (95) 2) concessione di agevolazioni fiscali per l’importazione di detti films (adozione di apposita norma di legge); (95) 2) concessione di agevolazioni fiscali per l’importazione di detti films (adozione di apposita norma di legge); (99) 2) concessione di agevolazioni fiscali per l’importazione di detti films (adozione di apposita norma di legge); (107) 2) Concessione di agevolazioni fiscali per l’importazione di detti films (adozionedi apposita norma di legge).
3) ripartizione del materiale custodito negli «Archivi di Stato di Bolzano» tra Stato e Provincia, demandando a quest’ultima la custodia e manutenzione di atti di particolare interesse per la storia locale, senza peraltro alcun pregiudizio per l’interesse connessoalla tutela archivistica (adozione di apposita norma di legge); (96) 3) ripartizione del materiale custodito negli «Archivi di Stato di Bolzano» tra Stato e Provincia, demandando a quest’ultima la custodia e manutenzione di atti di particolare interesse per la storia locale, senza peraltro alcun pregiudizio per l’interesse connessoalla tutela archivistica (adozione di apposita norma di legge); (96) 3) ripartizione del materiale custodito negli «Archivi di Stato di Bolzano» tra Stato e Provincia, demandando a quest'ultima la custodia e manutenzione di atti di particolare interesse per la storia locale, senza peraltro alcun pregiudizio per l’interesse connessoalla tutela archivistica (adozione di apposita norma di legge); (100) 3) ripartizione del materiale custodito negli «Archivi di Stato di Bolzano» tra Stato e Provincia, demandando a quest’ultima la custodia e manutenzione di atti di particolare interesse per la storia locale, senza peraltro alcun pregiudizio per l’interesse connessoalla tutela archivistica (adozione di apposita norma di legge); (108) 3) Ripartizione del materiale custodito negli «Archivi di Stato di Bolzano» tra Stato e Provincia, demandando a quest’ultima la custodia e manutenzione di atti di particolare interesse per la storia locale, senza peraltro alcun pregiudizio per l’interesse connessoalla tutela archivistica (adozione di apposita norma di legge).
4) riconoscimento del diritto di informazione sui dati statistici riguardanti i settori della competenza legislativaed amministrativa regionale e provinciale e facoltà di svolgere nei settori medesimi, con modalità da concordarsi con l’ISTAT, indagini, censimenti, rilievi statistici propri (modifi -ca del R.D.L. 27 maggio 1929, n. 1285); (97) 4) riconoscimento del diritto di informazione sui dati statistici riguardanti i settori della competenza legislativaed amministrativa regionale e provinciale e facoltà di svolgere nei settori medesimi, con modalità da concordarsi con l’ISTAT, indagini, censimenti, rilievi statistici propri (modifi -ca del R.D.L. 27 maggio 1929, n. 1285); (97) 4) riconoscimento del diritto di informazione sui dati statistici riguardanti i settori della competenza legislativaed amministrativa regionale e provinciale e facoltà di svolgere nei settori medesimi, con modalità da concordarsi con l’ISTAT, indagini, censimenti, rilievi statistici propri (modifi -ca del R.D.L. 27 maggio 1929, n. 1285); (101) 4) riconoscimento deldiritto di informazione sui dati statistici riguardanti i settori della competenza legislativaed amministrativa regionale e provinciale e facoltà di svolgere nei settori medesimi, con modalità da concordarsi con l’ISTAT, indagini, censimenti, rilievi statistici propri (modifi -ca del R.D.L. 27 maggio 1929, n. 1285); (109) 4) Riconoscimento deldiritto di informazione sui dati statistici riguardanti i settori della competenza legislativaed amministrativa regionale e provinciale e facoltà di svolgere nei settori medesimi, con modalità da concordarsi con l’ISTAT, indagini, censimenti, rilievi statistici propri (modifi -ca del R.D.L. 27 maggio 1929, n. 1285).
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
5) costituzione, su richiesta della Provincia di Bolzano, delle Commissioni comunali di collocamento di cui alla legge 29 aprile 1949, n. 264,includendo nelle Commissioni stesse un rappresentante della Provincia (modifica della legge citata);
6) delega dallo Stato ai Presidenti delle Giunte provinciali a riconoscere enti svolgenti la propria attività nell’ambitoprovinciale (modifica dell’art. 12 cod. civile); (98) 5) delega dallo Stato ai Presidenti delle Giunte provinciali a riconoscere enti svolgenti la propria attività nell’ambito provinciale (modifica dell’art. 12 cod. civile); (98) 5) delega dallo Stato ai Presidenti delle Giunte provinciali a riconoscere enti svolgenti la propria attività nell’ambito provinciale (modifica dell’art. 12 cod. civile); (102) 5) delega dallo Stato ai Presidenti delle Giunte provinciali a riconoscere enti svolgenti la propria attività nell’ambito provinciale (modifica dell’art. 12 cod. civile); (110) 5) Delega dallo Stato ai Presidenti delle Giunte provinciali a riconoscere enti svolgenti la propria attività nell’ambito provinciale (modifica dell'art. 12 cod. civile).
7) modifica delle circoscrizioni elettorali per le elezioni del Senato, allo scopo di favorire la partecipazione al Parlamento dei rappresentanti dei gruppi linguistici italiano e tedesco della Provincia di Bolzano, in proporzione alla consistenzadei gruppi stessi (modificadella legge 27 febbraio 1958, n. 64). (99) 6) modifica delle circoscrizioni elettorali per le elezioni del Senato, allo scopo di favorire la partecipazione alParlamento dei rappresentanti dei gruppi linguistici italiano e tedesco della Provincia di Bolzano, in proporzione alla consistenza dei gruppi stessi (modifica della legge 27 febbraio 1958, n. 64); (99) 6) modifica delle circoscrizioni elettorali per le elezioni del Senato, allo scopo di favorire la partecipazione al Parlamento dei rappresentantidei gruppi linguistici italiano e tedesco della Provincia di Bolzano, in proporzione alla consistenza dei gruppi stessi (modifica della legge 27 febbraio 1958, n. 64); (103) 6) modifica delle circoscrizioni elettorali per le elezioni del Senato, allo scopo di favorire la partecipazione al Parlamento dei rappresentantidei gruppi linguistici italiano e tedesco della Provincia di Bolzano, in proporzione alla consistenza dei gruppi stessi (modifica della legge 27 febbraio 1958, n. 64); (111) 6) Modifica delle circoscrizioni elettorali per le elezioni del Senato, allo scopo di favorire la partecipazione al Parlamento dei rappresentantidei gruppi linguistici italiano e tedesco della Provincia di Bolzano, in proporzione alla consistenza dei gruppi stessi (modifica della legge 27 febbraio 1958, n. 64).
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
(100) 7) Attribuzione alla Provincia della competenza per la predisposizione del piano provinciale per lo sviluppo economico, nel rispetto dei principi e degli obbiettivi essenziali del programma economico nazionale e d’intesa con le Amministrazioni statali e con gli organi della Regione. Tale intesa si estenderà anche alle eventuali iniziative industriali di enti pubblici a partecipazione statale e di capitale estero; (100) 7) Attribuzione alla Provincia della competenza per la predisposizione del piano provinciale per lo sviluppo economico, nel rispetto dei principi e degli obbiettivi essenziali del programma economico nazionale e d’intesa con le Amministrazioni statali e con gli organi della Regione. Tale intesa si estenderà anche alle eventuali iniziative industriali di enti pubblici a partecipazione statale e di capitale estero; (104) 7) attribuzione alla Provincia della competenza per la predisposizione del piano provinciale per lo sviluppo economico, nel rispetto deiprincipi e degli obiettivi essenziali del programma economico nazionale e d’intesa con le Amministrazioni statali e con gli organi della Regione. Tale intesa si estenderà anche alleeventuali iniziative industriali di enti pubblici a partecipazione statale e di capitale estero; (112) 7) Attribuzione alla Provincia della competenza per la predisposizione del piano provinciale per lo sviluppo economico, nel rispetto dei principi e degli obiettivi essenziali del programma economico nazionale e d’intesa con le Amministrazioni statali e con gli organi della Regione. Eventuali iniziative industriali di enti pubblici a partecipazionestatale e di capitale estero avvengono d’intesa tra lo Stato e la Provincia.
(101) 8) Passaggio dei Segretari comunali alle dipendenze organiche dei Comuni. Con legge regionale saranno stabilite le norme di principio relative allo stato giuridico dellacategoria, facendo salvi, anche nei confronti dei Comuni, i diritti e le posizioni acquisite dai Segretari, oggi inquadrati nel ruolo nazionale; (101) 8) Passaggio dei Segretari comunali alle dipendenzeorganiche dei Comuni. Con legge regionale saranno stabilite le norme di principio relative allo stato giuridico dellacategoria, facendo salvi, anche nei confronti dei Comuni, i diritti e le posizioni acquisite dai Segretari, oggi inquadrati nel ruolo nazionale; (105) 8) passaggio dei Segretari comunali alle dipendenzeorganiche dei Comuni. Con legge regionale saranno stabilite le norme di principio relative allo stato giuridico dellacategoria, facendo salvi, anche nei confronti dei Comuni, i diritti e le posizioni acquisite dai Segretari, oggi inquadrati nel ruolo nazionale; (113) 8) Passaggio dei Segretari comunali alle dipendenze organiche dei Comuni. Con legge regionale saranno stabilite le norme di principio relative allo stato giuridico dellacategoria, facendo salvi, anche nei confronti dei Comuni, i diritti e le posizioni acquisite dai Segretari, oggi inquadrati nel ruolo nazionale.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
(102) 9) Obbligo per il Vice Commissario del Governo di inviare al Presidente dellaGiunta provinciale copia delle relazioni ispettive, ed informarlo dei provvedimenti amministrativi adottati in materia anagrafica. Al Presidente della Giunta provinciale verrebbe inoltre attribuito il diritto di ottenere ispezioni e di partecipare alla loro effettuazione,nonché una legittimazione a proporre ricorsi nelle competenti sedi in materia anagrafi -ca. (102) 9) Obbligo per il Vice Commissario del Governo di inviare al Presidente dellaGiunta provinciale copia delle relazioni ispettive, ed informarlo dei provvedimenti amministrativi adottati in materia anagrafica. Al Presidente della Giunta provinciale verrebbe inoltre attribuito il diritto di ottenere ispezioni e di partecipare alla loro effettuazione,tanto per quelle richieste quanto per quelle ordinarie, nonché una legittimazione a proporre ricorsi nelle competenti sediin materia anagrafica. A parte le ispezioni, gli altri poteri del Vice Commissario del Governo in materia di anagrafe saranno esercitati di intesa col Presidente della Giunta Provinciale. In caso di mancata intesa decide il Ministro dell’Interno. (106) 9) obbligo per il Vice Commissario del Governo di inviare al Presidente dellaGiunta provinciale copia delle relazioni ispettive, ed informarlo dei provvedimenti amministrativi adottati in materia anagrafica. Al Presidente della Giunta provinciale verrebbe inoltre attribuito il diritto di ottenere ispezioni e di partecipare alla loro effettuazione,tanto per quelle richieste quanto per quelle ordinarie, nonché una legittimazione a proporre ricorsi nelle competenti sediin materia anagrafica. A parte le ispezioni, gli altri poteri del Vice Commissario del Governo in materia di anagrafe saranno esercitati di intesa col Presidente della Giunta Provinciale. In caso di mancata intesa decide il Ministro dell’Interno; (114) 9) Obbligo per il Vice Commissario del Governo di inviare al Presidente dellaGiunta provinciale copia delle relazioni ispettive, ed informarlo dei provvedimenti amministrativi adottati in materia anagrafica. Al Presidente della Giunta provinciale verrebbe inoltre attribuito il diritto di ottenere ispezioni e di partecipare alla loro effettuazione,tanto per quelle richieste quanto per quelle ordinarie, nonché una legittimazione a proporre ricorsi nelle competenti sediin materia anagrafica. A parte le ispezioni, gli altri poteri del Vice Commissario del Governo in materia di anagrafe saranno esercitati di intesa col Presidente della Giunta Provinciale. In caso di mancata intesa decide il Ministro dell’Interno.
(107) 10) riconoscimento dei diplomi di dentisti conseguitiin Germania o in Austria da ex optanti; (115) 10) Riconoscimento dei diplomi di dentisti conseguitiin Germania o in Austria da ex optanti.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
(108) 11) determinazione di una procedura abbreviata e gratuita per il ripristino dinomi di battesimo e dei cognomi nella forma tedesca; (116) 11) Determinazionedi una procedura abbreviata e gratuita per il ripristino dinomi di battesimo e dei cognomi nella forma tedesca.
(109) 12) aggregazione della Pretura di Egna al Tribunale di Bolzano e dei Comuni di Senale e di S. Felice alla Pretura di Merano (già attuato con D.P.R. 31 dicembre 1963, n. 2105); (117) 12) Aggregazione della Pretura di Egna al Tribunale di Bolzano e dei Comuni di Senale e di S. Felice alla Pretura di Merano (già attuata con D.P.R. 31 dicembre 1963, n. 2105).
(110) 13) facoltà di costituire nelle Provincie aziende municipalizzate per la distribuzione di energia elettrica (modifica dell’art. 4, n. 5 della legge 6 dicembre 1962, n. 1643); (118) 13) Facoltà di costituire nelle Province aziende municipalizzate per la distribuzione di energia elettrica (modifica dell’art. 4, n. 5 della legge 6 dicembre 1962, n. 1643).
(111) 14) riparazione, mediante indennizzo, per i rifugi alpini già di proprietà delle sezioni altoatesine dell’Associazione«Alpenverein». (119) 14) Riparazione, mediante indennizzo, per i rifugi alpini già di proprietà delle sezioni altoatesine dell’Associazione «Alpenverein».
(120) 15) Cessazione e liquidazione dell’Ente nazionale per le Tre Venezie nell’ambito della Regione Trentino- Alto Adige, con destinazione dei beni immobili ivi esistentisentite le Province interessate.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
V. M isure da adottarsi con provvedimenti amministrativi V. Misure da adottarsi con provvedimenti amministrativi V. Misure da adottarsi con provvedimenti amministrativi V. M isure da adottarsi con provvedimenti amministrativi V. M isure da adottare con provvedimenti amministrativi
1) autorizzazione all’uso disgiunto dell’italiano o del tedesco nelle insegne, mostre, tabelle o comunicazioni alpubblico anche di esercizi soggetti ad autorizzazione di P.S. (modifica all’art. 18 del vigente regolamento del T.U. delle leggi di P.S.); (103) 1) autorizzazione all’uso disgiunto dell'italiano o deltedesco nelle insegne, mostre, tabelle o comunicazioni alpubblico anche di esercizi soggetti ad autorizzazione di P.S. (modifica all’art. 18 del vigente regolamento del T.U. delle leggi di P.S.); (103) 1) autorizzazione all’uso disgiunto dell’italiano o del tedesco nelle insegne, mostre, tabelle o comunicazionial pubblico anche di esercizi soggetti ad autorizzazione di P.S. (modifica all’art. 18 del vigente regolamento del T.U. delle leggi di P.S.); (112) 1) autorizzazione all’uso disgiunto dell’italiano o del tedesco nelle insegne, mostre, tabelle o comunicazionial pubblico anche di esercizi soggetti ad autorizzazione di P.S. (modifica all’art. 18 del vigente regolamento del T.U. delle leggi di P.S.); (121) 1) Autorizzazione all’uso disgiunto dell’italiano o deltedesco nelle insegne, mostre, tabelle o comunicazioni alpubblico anche di esercizi soggetti ad autorizzazione di P.S. (modifica all’art. 18 del vigente regolamento del T.U. delle leggi di P.S.).
2) a) definizione delle domande degli ex optanti, residenti in Alto Adige ed in posizione di apolidia, per il riacquisto ex novo della cittadinanza italiana; (104) 2) a) definizione delle domande degli ex optanti, residenti in Alto Adige ed in posizione di apolidia, per il riacquisto ex novo della cittadinanza italiana; (104) 2) a) definizione delle domande degli ex optanti, residenti in Alto Adige ed in posizione di apolidia, per il riacquisto «ex novo» della cittadinanza italiana; (113) 2) a) definizione delle domande degli ex optanti, residenti in Alto Adige ed in posizione di apolidia, per il riacquisto «ex novo» della cittadinanza italiana; (122) 2) a) Definizione delle domande degli ex optanti, residenti in Alto Adige ed in posizione di apolidia, per il riacquisto «ex novo» della cittadinanza italiana;
b) revisione di alcune domande di concessione «ex novo», a suo tempo non accolte; (105) b) revisione di alcune domande di concessione «ex novo», a suo tempo non accolte; (105) b) revisione di alcune domande di concessione «ex novo», a suo tempo non accolte; (114) b) riesame delle domande di concessione «ex novo», a suo tempo non accolte; (123) b) riesame delle domande di concessione «ex novo», a suo tempo non accolte.
3) riconoscimento della personalità giuridica alla «Associazione Reduci e Vittime di Guerra di lingua tedesca». (106) 3) riconoscimento della personalità giuridica alla «Associazione Reduci e Vittime di Guerra di lingua tedesca». (106) 3) riconoscimento della personalità giuridica alla «Associazione Reduci e Vittime di Guerra di lingua tedesca». (115) 3) riconoscimento dellapersonalità giuridica alla «Associazione Reduci e Vittime di Guerra di lingua tedesca»; (124) 3) Riconoscimento della personalità giuridica alla «Associazione Reduci e Vittime di Guerra di lingua tedesca».
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
(116) 4) iniziative per eventuale recupero e rifusione agli interessati, mediante accordo con il Governo federale tedesco, di fondi e crediti costituiti in connessione alla liquidazione di beni di ex optanti e trasferimento dei beni stessi nel Reich; (125) 4) Iniziative per eventuale recupero e rifusione agli interessati, mediante accordo con il Governo federale tedesco, di fondi e crediti costituiti in connessione alla liquidazione di beni di ex optanti e trasferimento dei beni stessi nel Reich.
(117) 5) su richiesta della Provincia lo Stato autorizzerà l’istituzione di un «Ente centrale provinciale di Credito per le Casse di Risparmio e Rurali locali»; (126) 5) Lo Stato, su richiesta della Provincia, autorizzerà l’istituzione di una Cassa provinciale di Credito delle Casse Rurali locali.
(118) 6) applicazione – con criteri di particolare moderazione – della legge sulle limitazioni cui sono soggetti i trasferimenti di proprietà immobiliari in Provincia di Bolzano, in attesa della sua eventuale revisione; (127) 6) Applicazione – con criteri di particolare moderazione – della legge sulle limitazioni cui sono soggetti i trasferimenti di proprietà immobiliari in Provincia di Bolzano, in attesa della sua eventuale revisione.
(119) 7) provvedimenti per la sollecita applicazione della legge 2 aprile 1958 estensiva agli ex appartenenti alle forze armate germaniche dei benefici riservati alle similari categorie nazionali; (128) 7) Provvedimenti per la sollecita applicazione della legge 2 aprile 1958 estensiva agli ex appartenenti alle forze armate germaniche dei benefici riservati alle similari categorie nazionali.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
(120) 8) sollecito riconoscimento giuridico della «Suedtiroler Alpenverein». Da questa non potranno tuttavia esserecostruiti rifugi alpini nella fascia di frontiera (servitù militari); (129) 8) Sollecito riconoscimento giuridico della «Suedtiroler Alpenverein». Da questa non potranno tuttavia esserecostruiti rifugi alpini nella fascia di frontiera (servitù militari).
(121) 9) riserva di posti per il personale di lingua tedesca negli uffici della Provincia di Bolzano dell’INPS, INAIL, ENPAS, ONMI, applicando gli stessi principi previsti per gli impieghi statali per quanto concerne la proporzione etnica e la stabilità di sede.
VI. Misure che formeranno oggetto di esame da parte del Governo VI. Misure che formeranno oggetto di esame da parte del Governo VI. Misure che formeranno oggetto di esame da parte del Governo VI. Misure che formeranno oggetto di esame da parte del Governo VI. Misure che formeranno oggetto di esame da parte del Governo
1) studio di congegni atti ad impedire che l’incidenza dei voti militari nelle elezioni politiche in Alto Adige sia percentualmente maggiore e superi la media nazionale; (107) 1) studio di congegni atti ad impedire che l’incidenza dei voti militari nelle elezioni politiche in Alto Adige sia percentualmente maggiore e superi la media nazionale; (107) 1) studio di congegni atti ad impedire che l’incidenza dei voti militari nelle elezioni politiche in Alto Adige sia percentualmente maggiore e superi la media nazionale; (122) 1) studio di congegni atti ad impedire che l’incidenza dei voti militari nelle elezioni politiche in Alto Adige sia percentualmente maggiore e superi la media nazionale; (130) 1) Studio di congegniatti ad impedire che l’incidenza dei voti militari nelle elezioni politiche in Alto Adigesia percentualmente maggiore e superi la media nazionale.
2) opportunità di un provvedimento di generale sanatoria della posizione dei rioptanti; (108) 2) opportunità di un provvedimento di generale sanatoria della posizione dei rioptanti; (108) 2) opportunità di un provvedimento di generale sanatoria della posizione dei rioptanti; (123) 2) opportunità di un provvedimento di generale sanatoria della posizione dei rioptanti; (131) 2) Opportunità di un provvedimento di generale sanatoria della posizione dei rioptanti.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
3) eventuali iniziative per definire particolari situazioni (patrimoniali o familiari) determinatesi in connessione con opzioni e riopzioni; (109) 3) eventuali iniziative per definire particolari situazioni (patrimoniali o familiari) determinatesi in connessionecon opzioni e riopzioni; (109) 3) eventuali iniziative per definire particolari situazioni (patrimoniali o familiari) determinatesi in connessionecon opzioni e riopzioni; (124) 3) eventuali iniziative per definire particolari situazioni (patrimoniali o familiari) determinatesi in connessionecon opzioni e riopzioni; (132) 3) Eventuali iniziative per definire particolari situazioni (patrimoniali o familiari) determinatesi in connessionecon opzioni e riopzioni.
4) eventuali iniziative per il recupero e la rifusione agli interessati, mediante accordo conil Governo federale tedesco, di fondi e crediti costituiti in connessione alla liquidazione di beni e trasferimento nel Reich di ex optanti; (110) 4) eventuali iniziative per il recupero e la rifusione agli interessati, mediante accordo con il Governo federale tedesco, di fondi e crediti costituiti in connessione alla liquidazione di beni e trasferimento nel Reich di ex optanti; (110) 4) eventuali iniziative per il recupero e la rifusione agli interessati, mediante accordo con il Governo federale tedesco, di fondi e crediti costituiti in connessione alla liquidazione di beni e trasferimento nel Reich di ex optanti;
5) possibilità del riconoscimento di alcuni titoli di studio e diplomi (di dentista ed altri di natura tecnica) conseguiti in Germania o Austria da ex optanti; riserva di riprendere contatto con il Governo austriaco per il possibile reciproco riconoscimento di ulteriori titoli di studio e diplomi universitari, in conformità all’Accordo di Parigi; (111) 5) possibilità del riconoscimento di alcuni titoli di studio (di dentista e altri di natura tecnica) conseguiti in Germania o Austria da ex optanti; riserva di riprendere contatto con il Governo austriaco per il possibile reciproco riconoscimento di ulteriori titoli di studio e diplomi universitari, in conformità all’Accordo di Parigi; (111) 5) possibilità del riconoscimento di alcuni titoli di studio (di dentista e altri di natura tecnica) conseguiti in Germania o Austria da ex optanti; riserva di riprendere contatto con il Governo austriaco per il possibile reciproco riconoscimento di ulteriori titoli di studio e diplomi universitari, in conformità all’Accordo di Parigi; (125) 4) possibilità del riconoscimento di alcuni titoli di studio e diplomi di natura tecnica conseguiti in Germania o Austria da ex optanti; riserva di riprendere contatto con il Governo austriaco per il possibile reciproco riconoscimento diulteriori titoli di studio e diplomi universitari, in conformitàall’Accordo di Parigi; (133) 4) Possibilità del riconoscimento di alcuni titoli di studio e diplomi di natura tecnica conseguiti in Germania o Austria da ex optanti; riserva di riprendere contatto con il Governo austriaco per il possibile reciproco riconoscimento diulteriori titoli di studio e diplomi universitari, in conformitàall’Accordo di Parigi.
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6) studio delle modalità che consentano l’applicazione – con criteri di particolare moderazione – della legge sulle limitazioni cui sono soggetti i trasferimenti di proprietà immobiliari in Provincia di Bolzano, in attesa della sua eventuale revisione; (112) 6) studio delle modalità che consentano l’applicazione– con criteri di particolare moderazione – della legge sulle limitazioni cui sono soggetti i trasferimenti di proprietà immobiliari in Provincia di Bolzano, in attesa della sua eventuale revisione; (112) 6) studio delle modalità che consentano l’applicazione– con criteri di particolare moderazione – della legge sulle limitazioni cui sono soggetti i trasferimenti di proprietà immobiliari in Provincia di Bolzano, in attesa della sua eventuale revisione;
7) possibilità di adottare una procedura abbreviata e gratuita per il ripristino dei nomi nella forma tedesca; (113) 7) possibilità di adottare una procedura abbreviata e gratuita per il ripristino dei nomi nella forma tedesca; (113) 7) possibilità di adottare una procedura abbreviata e gratuita per il ripristino dei nomi nella forma tedesca;
8) possibili iniziative per la sollecita applicazione dellalegge 2 aprile 1958, estensiva agli ex appartenenti alle Forze armate germaniche dei benefi -ci riservati alle similari categorie nazionali; (114) 8) possibili iniziative per la sollecita applicazione della legge 2 aprile 1958, estensiva agli ex appartenenti alle Forze armate germaniche dei benefi -ci riservati alle similari categorie nazionali; (114) 8) possibili iniziative per la sollecita applicazione dellalegge 2 aprile 1958, estensiva agli ex appartenenti alle Forze armate germaniche dei benefi -ci riservati alle similari categorie nazionali;
9) opportunità di non proporre norme legislative dirette alla revoca della cittadinanza italiana ai cittadini delle Provincie annesse all’Italia dopo la prima guerra mondiale; (115) 9) opportunità di non proporre norme legislative dirette alla revoca della cittadinanza italiana ai cittadini delle Provincie annesse all’Italia dopo la prima guerra mondiale; (115) 9) opportunità di non proporre norme legislative dirette alla revoca della cittadinanza italiana ai cittadini delle Provincie annesse all’Italia dopo la prima guerra mondiale; (126) 5) opportunità di non proporre norme legislative dirette alla revoca della cittadinanza italiana ai cittadini delle Provincie annesse all’Italia dopo la prima guerra mondiale; (134) 5) Opportunità di non proporre norme legislative dirette alla revoca della cittadinanza italiana ai cittadini delle Province annesse all’Italia dopo la prima guerra mondiale.
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10) riparazione, mediante restituzione o indennizzo, peri rifugi alpini già di proprietà delle Sezioni altoatesine dell’Associazione «Alpenverein»; (116) 10) riparazione, mediante restituzione o indennizzo,per i rifugi alpini già di proprietà delle Sezioni altoatesine dell’Associazione «Alpenverein»; (116) 10) riparazione, mediante indennizzo, per i rifugi alpini già di proprietà delle Sezioni altoatesine dell’Associazione «Alpenverein». Il Governo è disposto ad accelerare il riconoscimento della«Suedtiroler Alpenverein». Da questa non potranno peraltro essere costruiti rifugi alpininella fascia di frontiera (servitù militari);
11) opportunità di accogliere il principio secondo cui nel concetto di «vilipendio alla Nazione» vanno incluse le offese alle tradizioni, lingua, culturadelle minoranze linguistiche; (117) 11) opportunità di accogliere il principio secondocui nel concetto di «vilipendio alla Nazione» vanno incluse le offese alle tradizioni, lingua, cultura delle minoranze linguistiche; (117) 11) Opportunità di accogliere il principio secondocui nel concetto di «vilipendio alla Nazione» vanno incluse le offese alle tradizioni, lingua, cultura delle minoranze linguistiche; (127) 6) opportunità di accogliere il principio secondo cui nel concetto di «vilipendioalla Nazione» vanno inclusele offese alle tradizioni, lingua, cultura delle minoranze linguistiche; (135) 6) Opportunità di accogliere il principio secondo cui nel concetto di «vilipendioalla Nazione» vanno inclusele offese alle tradizioni, lingua, cultura delle minoranze linguistiche.
12) proposte relative alla sospensione di attività e liquidazione dell’Ente Nazionale per le Tre Venezie, con riparto dei beni situati nella Regione tra gli Enti locali; (118) 12) proposte relative alla sospensione di attività e liquidazione dell’Ente Nazionale per le Tre Venezie, con riparto dei beni situati nella Regione tra gli enti locali; (118) 12) proposte relative alla sospensione di attività e liquidazione dell’Ente Nazionale per le Tre Venezie, con riparto dei beni situati nella Regione tra gli enti locali; (128) 7) proposte relative alla sospensione di attività e liquidazione dell’Ente Nazionale per le Tre Venezie, con riparto dei beni situati nella Regione tra gli enti locali;
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13) premesso che con D.P.R. 31.12.1963, n. 2105, la Pretura di Egna è stata aggregataal Tribunale di Bolzano e che i Comuni di Senale e di S. Felice sono stati aggregati allaPretura di Merano, possibilità di adottare ulteriori provvedimenti in tema di circoscrizioni di uffici giudiziari per l’aggregazione dei Comuni di Proves e Lauregno e della frazione di Sinablana alla Pretura di Merano, nonché per la sottoposizione ai competenti organi amministrativi della Provincia di Bolzano dei Comuni dei Mandamenti assegnati allacircoscrizione del Tribunale di Bolzano. (119) 13) premesso che con D.P.R. 31.12.1963, n. 2105, la Pretura di Egna è stata aggregata al Tribunale di Bolzano e che i Comuni di Senale e di S. Felice sono stati aggregati alla Pretura di Merano, possibilità di adottare ulteriori provvedimenti in tema di circoscrizioni di uffici giudiziari per l’aggregazione dei Comuni di Proves e Lauregno e della frazione di Sinablana alla pretura di Merano, nonché per la sottoposizione ai competenti organi amministrativi della Provincia di Bolzano dei Comuni dei Mandamenti assegnati allacircoscrizione del Tribunale di Bolzano. (119) 13) premesso che con D.P.R. 31.12.1963, n. 2105, la Pretura di Egna è stata aggregata al Tribunale di Bolzano e che i Comuni di Senale e di S. Felice sono stati aggregati alla Pretura di Merano, possibilità di adottare ulteriori provvedimenti in tema di circoscrizioni di uffici giudiziari per l’aggregazione dei Comuni di Proves e Lauregno e della frazione di Sinablana alla pretura di Merano, nonché per la sottoposizione ai competenti organi amministrativi della Provincia di Bolzano dei Comuni dei Mandamenti assegnati allacircoscrizione del Tribunale di Bolzano; (129) 8) possibilità di adottare ulteriori provvedimentiin tema di circoscrizioni diuffici giudiziari per l’aggregazione dei Comuni di Proves e Lauregno e della frazione diSinablana alla Pretura di Merano, nonché per la sottoposizione ai competenti organi amministrativi della Provincia di Bolzano dei Comuni dei Mandamenti assegnati allacircoscrizione del Tribunale di Bolzano. (136) 7) Possibilità di adottare ulteriori provvedimentiin tema di circoscrizioni diuffici giudiziari per l’aggregazione dei Comuni di Proves e Lauregno e della frazione diSinablana alla Pretura di Merano, nonché per la sottoposizione ai competenti organi amministrativi della Provincia di Bolzano dei Comuni dei Mandamenti assegnati allacircoscrizione del Tribunale di Bolzano.
(120) 14) possibilità di un’adeguata riserva di posti per il personale di lingua tedesca negli uffici degli Enti Previdenziali in Provincia di Bolzano, e in specie l’INPS, l’INAIL e l’ENPAS, applicando di fatto gli stessi principi previsti per gli impiegati statali per quanto concerne la proporzione etnica e la stabilità.
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VII. Procedura relativa all’esame congiunto dei problemi concernenti la Provincia di Bolzano VII. Precisazioni in ordine a competenze già attribuite dallo Stato alle Provincie VII. Garanzie interne VII. Garanzie interne VII. Garanzie interne
(Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri)Il Ministro dell’Interno procederà periodicamente all’esame congiunto dei problemi concernenti la Provincia di Bolzano con una Delegazione eletta dal Consiglio Provinciale nel proprio seno. Tale Delegazione è composta di sette membri appartenenti ai vari gruppi linguistici, di cui quattro di lingua tedesca, due di lingua italiana ed uno di lingua ladina. Qualora il Consiglio provinciale non comprenda membri di lingua ladina, tale membro è eletto dal Consiglio stessofra i sindaci dei Comuni ladini. (120) 1) Possibilità della Provincia di utilizzare gli organi di polizia comunale per l’osservanza dei provvedimentiprovinciali, nel quadro delle competenze provinciali inmateria di polizia locale di cui all’art. 12, n. 1, dello Statuto, nonché dell’art. 14, secondo comma, dello Statuto stesso, concernente la utilizzazionedegli uffici comunali per l’esercizio delle funzioni amministrative provinciali. Laqualifica di agente di P.S. alle guardie comunali può essereattribuita dal Prefetto ai sensi della legge 31 agosto 1907, n. 690, nel presupposto che i beneficiari abbiano i richiesti requisiti soggettivi. (121) 1) Istituzione di una Commissione permanente di Studio per i problemi della Provincia di Bolzano secondo le norme di cui allo schemapresidenziale seguente: (130) Istituzione di una Commissione permanentedi Studio per i problemi della Provincia di Bolzano secondo le normedi cui allo schema presidenziale seguente: (137) Istituzione, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di una Commissione permanente per i problemi della Provincia di Bolzano secondo lo schema seguente:
Art. 1 -È costituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri una Commissionepermanente di studio per i problemi della Provincia di Bolzano. Art. 1 -È costituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri una Commissionepermanente di studio per i problemi della Provincia di Bolzano. Art. 1 -È costituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri una Commissionepermanente per i problemi della Provincia di Bolzano.
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Art. 2 - La Commissione ha per compito di esaminare i problemi connessi con l’attuazione dello Statuto regionale, con particolare riferimento all’ordinamento amministrativo regionale, provinciale e comunale, e di elaborare proposte ritenute eventualmentenecessarie per una miglioresalvaguardia delle caratteristiche etniche e culturali e per un ulteriore sviluppo economico e sociale dei gruppi linguistici formanti la popolazionedell’Alto Adige, nonché per garantire stabilmente la loro pacifica convivenza. Art. 2 - La Commissione ha per compito di esaminare i problemi connessi con l’attuazione dello Statuto regionale, con particolare riferimento all’ordinamento amministrativo regionale, provinciale e comunale, e di elaborare proposte ritenute eventualmentenecessarie per una miglioresalvaguardia delle caratteristiche etniche e culturali e per un ulteriore sviluppo economico e sociale dei gruppi linguistici formanti la popolazionedell’Alto Adige, nonché per garantire stabilmente la loro pacifica convivenza. Art. 2 - La Commissione ha per compito di esaminare i problemi particolarmente connessi con la tutela delle minoranze linguistiche locali e con l’ulteriore sviluppo culturale, sociale ed economico dellepopolazioni dell’Alto Adige ai fini di garantire la loro pacifica convivenza sulla base di piena parità di diritti e di doveri. La Commissione, in ordine ai temi dei quali sia stata investita, può elaborare proposte edesprimere pareri. Il parere della Commissione non è vincolante. Esso è obbligatorio solo per eventuali modifiche dello statuto di autonomia. I verbali della Commissione con le relative prese di posizione e le eventuali conclusioni sono rimessi alla Presidenza delConsiglio dei Ministri per gli eventuali provvedimenti.
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Art. 3 - La Commissione è composta di sette membri designati dal Presidente dellaGiunta Provinciale di Bolzano di cui quattro cittadini di lingua tedesca, due di lingua italiana ed uno di lingua ladina. La Commissione è presieduta dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le funzioni di Segretario sono svolte da un funzionario della Presidenza del Consiglio. Art. 3 - La Commissione è composta di sette membri designati dal Presidente dellaGiunta Provinciale di Bolzano di cui quattro cittadini di lingua tedesca, due di lingua italiana ed uno di lingua ladina. La Commissione è presieduta dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le funzioni di Segretario sono svolte da un funzionario della Presidenza del Consiglio. Art. 3 - La Commissione è presieduta da un Sottosegretario di Stato alla Presidenzadel Consiglio dei Ministri. La Commissione è composta di sette membri di cui quattro di lingua tedesca, due di lingua italiana ed uno ladino scelti dal Consiglio provinciale di Bolzano su designazione rispettivamente dei consiglieridel gruppo linguistico tedesco e italiano; il membro ladino viene scelto dal Consiglio su di una terna formata dai sindaci dei comuni ladini. Alle riunioni della Commissionesaranno chiamati a partecipare funzionari delle varie Amministrazioni interessate ai problemi in discussione, designati di volta in volta dalla Presidenza del Consiglio in ragione di uno per Amministrazione o Servizio interessato. Un funzionario della Presidenza delConsiglio svolgerà le funzioni di segretario.
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Art. 4 - La Commissione è convocata dal suo Presidentein sessione ordinaria all’inizio di ogni semestre e, in sessione straordinaria, su iniziativa del suo Presidente o su richiesta dei rappresentanti di ciascun gruppo linguistico in seno alla Commissione. Art. 4 - La Commissione è convocata dal suo Presidentein sessione ordinaria all’inizio di ogni semestre e, in sessione straordinaria, su iniziativa del suo Presidente o su richiesta dei rappresentanti di ciascun gruppo linguistico in seno alla Commissione. Art. 4 - La Commissione èconvocata dal suo Presidente o su richiesta dei rappresentanti di ciascun gruppo linguisticoin seno alla Commissione.
Art. 5 - Ai fini di cui all’art. 2, il Presidente ha la facoltà di integrare la Commissione invitando a partecipare ai lavori della stessa funzionari dello Stato particolarmente espertinel campo amministrativo o su singole materie.Agli stessi fini, la Commissione potrà ascoltare i pareri dei rappresentanti dei partitipolitici, delle associazioni culturali, economiche e sindacali locali nonché di amministratori locali e di cittadini esperti della vita provinciale. Art. 5 - Ai fini di cui all’art. 2, il Presidente ha la facoltà di integrare la Commissione invitando a partecipare ai lavori della stessa funzionari dello Stato particolarmente espertinel campo amministrativo o su singole materie.Agli stessi fini, la Commissione potrà ascoltare i pareri dei rappresentanti dei partitipolitici, delle associazioni culturali, economiche e sindacali locali nonché di amministratori locali e di cittadini esperti della vita provinciale.
prima proposta globale italiana Dicembre 1964 versione del 15 settembre 1966(120 misure) versione del 15 febbraio 1967(121 misure) versione del 1° gennaio 1968(130 misure) versione del novembre 1969(137 misure)
2) Ulteriori garanzie interne:Sul piano interno, ulteriorigaranzie circa l’effettiva attuazione delle misure enunciatedal Governo al Parlamento sarebbero così articolate:a) verrebbe creato un «Comitato preparatorio dei provvedimenti relativi all’Alto Adige», del quale dovrebbero far parte i rappresentanti dei vari Ministeri competenti e un congruo numero di esponenti politici delle popolazioni interessate, con il compito di assistere il Governo nella predisposizione del disegno di legge costituzionale, dei disegni di leggi ordinarie, al fine di far corrispondere le formulazionilegislative alle intese politiche raggiunte.b) Il disegno di legge costituzionale sarebbe presentato alle Camere nei quarantacinquegiorni successivi alla dichiarazione del Cancelliere austriaco al proprio Parlamento. Il Governo richiederebbe al Parlamento di esaminare taledisegno di legge con ogni possibile urgenza.
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c) Verrebbe fissato un termine massimo di un anno per la presentazione dei disegni di legge ordinaria al Parlamento. In relazione a ciò, termini più ristretti dovrebbero essere assegnati al Comitato di cuial punto a) per l’espletamento delle sue funzioni.d) Per l’emanazione delle norme di attuazione, verrebbe stabilito un termine di due anni a decorrere dalla pubblicazionedella legge costituzionale.Rimane ferma la composizione della Commissione paritetica per le norme di attuazione, come già indicato sub i/62.

INDICE DEI NOMI(1)


1 I numeri rinviano ai documenti.

Indice dei nomi

Adenauer, Konrad, 219, 232, 307.

Ago, Roberto, 90, 183.

Amonn, Erich, 208.

Amplatz, Luis, 21, 22, 27, 29, 34, 39, 52, 170, 192.

Andergassen, Günther, 317, 379.

Andreotti, Giulio, 3, 106, 130, 139, 150, 190, 221, 283, 311, 319.

Assettati, Augusto, 271, 277, 310, 341, 355, 377, 390, 392.

Ausserer, Karl, 319.

Badini Confalonieri, Vittorio, 164, 216.

Balladore Pallieri, Giorgio, 90.

Ballardini, Renato, 273.

Bassetti, Luis, 360.

Bauer, 560.

Beaumarchais, Jaques Delarüe Caron de, 255.

Benedikter, Alfons, 17, 137, 145, 179, 190, 192, 193, 198, 200, 258, 318, 321, 366, 414, 539, 546, 549.

Berloffa, Alcide, 40, 54, 69, 104, 122, 140, 152, 153, 180, 186, 291, 370, 371, 383, 449, 459, 461, 462, 467, 471, 473, 478, 479, 489, 518, 520, 530, 544, 554, 567.

Bernardo principe d’Olanda, 416.

Bertorelle, Armando, 578.

Bettiol, Giuseppe Maria, 50, 310, 355.

Beust, Friedrich Ferdinand von, 314.

Bevin, Ernest, 314.

Bianco, 54.

Bielka, Erich, 162, 172.

Bobleter, Carl, 13, 17, 22, 28, 30, 43, 46, 51, 83, 84, 104, 106, 126, 129, 140, 141, 143, 165, 179, 181, 258, 281, 304, 326, 341.

Bock, Fritz, 141, 229, 231, 242, 244, 245, 254, 265, 269, 276, 296, 317, 323, 327, 341, 358, 391.

Bombassei, Giorgio, 224, 228, 234.

Borin, Ottorino, 461, 490.

Bosco, Giacinto, 467.

Bozzini, Uberto, 530.

Brandst�tter, Otto, 17, 129.

Brandt, Willy, 214, 232, 244, 248, 278, 434, 479, 541, 560.

Bressa, Gianclaudio, 69.

Broda, Christian, 170, 188.

Brugger, Peter, 17, 82, 103, 145, 179, 192, 198, 277, 313, 318, 321, 331, 334, 335, 349, 350, 354, 363, 366, 378, 420, 497, 546, 549, 574.

Brunner, 22.

Burger, Norbert, 160, 162, 167, 170, 177, 182, 188, 192, 198, 224, 225, 226, 240, 245, 246, 249, 267, 283, 293, 317, 323, 379, 380, 382, 394, 403.

Calenda, Carlo, 29, 30, 34, 74, 77, 80, 81, 89, 92, 95, 96, 97, 98, 99, 100, 103, 104, 107, 108, 111, 113, 114, 116, 117, 144, 145, 159, 160, 162, 163, 170, 172, 179, 185, 189, 192, 199, 201, 254, 266, 272, 273, 323.

Calice, 390.

Cantalupo, Roberto, 129.

Capotorti, Francesco, 90, 136, 139,

183,184, 219, 444, 445, 450, 452,

468, 470, 521, 529, 577.

Caracciolo di San Vito, Roberto, 224.

Carandini, Nicolò, 225.

Cariglia, Antonio, 221.

Caruso, Casto, 227, 231, 237, 244, 246, 248, 260, 263, 285, 292, 304, 307, 339, 346, 349, 394, 395, 400, 402, 404, 411, 413, 421, 425, 437, 442, 456, 461, 465, 476, 485, 498, 509, 519, 529.

Casardi, Alberico, 8.

Catalano di Melilli, Felice, 75, 139,

467, 476, 498, 518, 520, 525, 529,

562, 576.

Cattani, Attilio, 8.

Cavaglieri, Alberto, 355.

Ciglieri, Carlo, 162.

Colombo, Emilio, 130, 150, 153, 311, 319.

Conte Marotta, Aldo, 3, 162, 184. Coreth, Johannes, 439. Corrias, Angelino, 277. Cottafavi, Luigi, 130, 194, 245, 325, 581. Couve de Murville, Maurice, 214, 248, 255, 265. Cyrus, Inge, 394. Czernetz, Karl, 50, 355, 382, 383. Dalma, Alfons, 251, 358. Dalsass, Joachim, 17, 82, 546, 549. Debré, Michel, 464. De Freitas, Geoffrey, 355. De Gasperi, Alcide, 62, 124, 225, 232. De Gaulle, Charles, 69, 88, 307. De Martino, Francesco, 471, 479. De Pascalis, Luciano, 555. De Rege di Donato, Giuseppe, 171. Destaller, Ottokar, 170. De Vergottini, Tommaso, 51, 141. Dietl, Hans, 17, 42, 82, 83, 103, 137, 145, 155, 160, 179, 185, 192, 193, 198, 200, 210, 313, 321, 328, 335, 353, 360, 366, 399, 471, 474, 501, 526, 546. Dollfuss, Engelbert, 368, 473. Drechsler, Robert, 286, 403.

Ducci, Roberto, 269, 270, 274, 275, 276, 277, 279, 280, 281, 282, 284, 285, 286, 292, 293, 294, 295, 296, 298, 299, 304, 308, 318, 319, 320, 321, 322, 323, 324, 325, 326, 327, 328, 330, 331, 333, 334, 335, 336, 337, 338, 339, 340, 341, 342, 343, 344, 345, 347, 348, 350, 351, 354, 356, 357, 358, 359, 360, 361, 364, 365, 366, 367, 368, 371, 372, 373, 377, 378, 379, 381, 382, 383, 384, 386, 387, 388, 389, 392, 395, 396, 397, 398, 399, 401, 403, 404, 407, 408, 411, 413, 414, 415, 416, 418, 419, 420, 422, 437, 442, 443, 447, 451, 454, 457, 458, 459, 460, 462, 464, 465, 466, 471, 473, 474, 475, 478, 479, 482, 487, 489, 492, 493, 494, 496, 499, 501, 502, 503, 507, 509, 512, 519, 522, 523, 533, 539, 540, 543, 545, 546, 549, 550, 552, 553, 555, 557, 560, 562, 563, 565, 566, 567, 569, 572, 573, 581.

Ebner, Anton, 50, 103, 164, 317, 534.

Elia, Leopoldo, 183.

Elisabetta II, 490.

Engel von Janosi, Friedrich, 461.

Erhard, Ludwig, 83.

Ermacora, Felix, 145, 179, 181, 198, 199, 215, 258, 317, 459, 473, 555, 565, 566, 569.

Fabiani, 3, 106, 130, 139, 150, 152, 184, 221, 245.

Fanfani, Amintore, 10, 48, 51, 55, 56, 57, 71, 72, 75, 78, 79, 84, 85, 88, 90, 91, 92, 94, 102, 112, 119, 127, 128, 129, 130, 134, 135, 136, 139, 140, 142, 146, 147, 148, 150, 151, 153, 162, 175, 176, 183, 190, 195, 204, 205, 207, 213, 214, 216, 217, 218, 219, 221, 223, 224, 225, 227, 230, 233, 235, 236, 240, 241, 244, 245, 247, 248, 249, 250, 251, 254, 255, 256, 257, 259, 260, 268, 269, 271, 275, 276, 280, 283, 288, 289, 290, 295, 307, 310, 311, 315, 319, 324, 326, 328, 329, 332, 333, 334, 337, 338, 341, 342, 352, 353, 357, 358, 360, 361, 362, 363, 365, 366, 367, 374, 375, 377, 378, 380, 381, 382, 384, 386, 387, 388, 389, 393.

Fellner, Fritz, 461.

Fenzi, Benedetto, 106, 184, 190, 221, 319, 323, 328, 355, 382, 383, 404, 427, 467, 526, 527, 529, 551, 565, 581.

Ferri, Mauro, 221, 245, 250, 461, 471, 473, 474, 479, 482.

Fiedler, Kurt, 573.

Figl, Leopold, 62, 299.

Filipuzzi, Angelo, 182.

Fillitz, Hermann, 182.

Fioreschy, Robert von, 17.

Forer, Sepp, 170, 382, 407.

Fornari, Giovanni, 265, 350.

Francesco Giuseppe I, 323, 327.

Freato, Sereno, 581.

Frei Montalva, Eduardo, 117.

Frölichsthal, Friedrich, 233, 235.

Gaja, Roberto, 3, 6, 10, 11, 14, 15, 16, 19, 20, 29, 30, 32, 34, 37, 38, 39, 41, 44, 45, 47, 48, 51, 52, 54, 56, 58, 59, 60, 61, 63, 64, 65, 67, 68, 73, 75, 78, 83, 85, 86, 89, 90, 91, 93, 94, 97, 98, 101, 102, 104, 106, 107, 108, 109, 110, 113, 115, 119, 120, 121, 122, 123, 125, 129, 130, 131, 132, 134, 136, 139, 140, 142, 143, 148, 150, 151, 152, 153, 154, 156, 165, 166, 167, 168, 171, 172, 173, 174, 175, 178, 179, 183, 184, 185, 186, 189, 190, 191, 192, 194, 195, 196, 197, 199, 201, 203, 210, 212, 213, 215, 216, 217, 221, 222, 225, 226, 233, 239, 245, 246, 247, 250, 253, 254, 258, 259, 260, 266, 270, 272, 274, 278, 282, 283, 284, 286, 289, 293, 294, 298, 299, 300, 302, 303, 304, 305, 306, 307, 308, 309, 311, 312, 314, 316, 317, 319, 320, 321, 322, 323, 326, 327, 328, 330, 331, 333, 334, 337, 344, 348, 351, 353, 356, 357, 362, 366, 369, 371, 372, 373, 380, 382, 383, 385, 387, 390, 391, 392, 393, 394, 401, 402, 404, 405, 409, 410, 418, 423, 424, 425, 427, 428, 429, 431, 432, 434, 435, 436, 437, 441, 442, 444, 445, 446, 449, 450, 452, 453, 454, 455, 456, 459, 461, 462, 463, 466, 467, 468, 469, 470, 472, 473, 475, 476, 477, 478, 479, 480, 483, 484, 485, 487, 489, 490, 494, 498, 499, 500, 501, 504, 505, 506, 507, 508, 510, 511, 512, 513, 514, 515, 516, 517, 518, 520, 521, 522, 523, 524, 525, 526, 527, 528, 529, 530, 532, 534, 535, 536, 542, 548, 551, 554, 556, 562, 565, 572, 575, 576, 577, 580, 581.

Gargitter, Joseph, 106, 190, 283, 292.

Garosci, Aldo, 461.

Gatterer, Claus, 9, 12, 13, 22, 96, 160.

Gaucher, Georges, 265.

Giglioli, Carlo Enrico, 490. Giovannini, Giovanni, 358. Giovenco, Luigi, 3, 49, 53, 106, 130,

132, 150, 152, 180, 183, 184, 190, 221, 245, 250, 307, 311, 326, 382, 409, 421, 423, 428, 442, 461, 467, 473, 530.

Gizzi, Elio, 382, 467, 530.

Gonella, Guido, 355.

Gorbach, Alfons, 71, 341.

Gorresio, Vittorio, 457.

Grandi, Dino, 171.

Gratz, Leopold, 355, 479.

Graziosi, Dante, 273.

Gredler, Willfried, 341, 358, 360,

390, 490, 539.

Grégoire, Pierre, 243, 434.

Gresham Cooke, Roger, 50.

Gromyko, Andrej Andreevič, 328.

Gross, Otto, 129.

Gruber, Karl, 86, 103, 124, 128, 129, 130, 141, 150, 199, 201, 204, 225, 362, 376.

Gschnitzer, Franz, 17, 29, 106, 129, 145, 158, 165, 185, 192, 198, 215, 258, 266, 317, 321, 328, 378.

Gui, Luigi, 3, 130, 139, 150, 190, 221, 299.

Guichard, Olivier, 232.

Guttenberg, Karl Theodor zu, 265.

Halusa, Arno, 408, 409, 410, 411, 414, 418, 419, 420, 423, 428, 429, 432, 434, 435, 436, 437, 442, 443, 444, 445, 450, 452, 456, 458, 459, 460, 465, 468, 470, 472, 473, 474, 475, 478, 482, 483, 490, 493, 496, 498, 499, 505, 506, 507, 508, 512, 521, 522, 524, 526, 527, 529, 548, 551, 577, 581.

Harbich, 408.

Harmel, Pierre, 214, 243, 248.

Hartung, Erhard, 455.

Haymerle, Heinrich, 145, 171, 174, 292, 304, 317, 318, 320, 321, 322, 324, 326, 331, 333, 334, 336, 337, 341, 342, 343, 344, 345, 346, 347, 350, 351, 354, 356, 357, 358, 362, 366, 369, 371, 372, 373, 382, 401, 419, 420, 536.

Herwarth von Bittenfeld, Hans- Heinrich, 166, 237.

Hetzenauer, Franz, 159, 170, 172,

179, 181, 258, 274, 275, 293, 321,

338, 341.

Hitler, Adolf, 364, 368, 473.

Hofer, Andreas, 292, 323, 560.

Horejs, Karl, 80, 188, 573.

Jablonka, Hans, 272.

Jannuzzi, Onofrio, 355.

Jenny, Egmont, 81, 103, 105, 106, 107, 111, 113, 137, 142, 155, 163, 177, 188, 198, 200, 328, 367, 382, 383, 471, 474, 479, 532, 574.

Johnson, Lyndon Baines, 214, 378.

Jonas, Franz Josef, 269, 277, 365, 411, 413, 464.

Karasek, 30, 34.

Kathrein, Rudolf, 17, 60, 63, 64, 93, 109, 134, 140, 145, 152, 153, 167, 168, 171, 199, 225, 226, 258, 291, 293, 308, 314, 318, 321, 327, 328, 409, 410, 419, 420, 428, 429, 435, 436, 437, 445, 450, 452, 459, 462, 468, 470, 497, 577, 581.

Kerschbaumer, Sepp, 21, 22, 170.

Kienesberger, Peter, 380, 382, 394,

414.

Kiesinger, Kurt Georg, 214, 265.

Kirchschl�ger, Rudolf, 6, 10, 14, 16, 43, 57, 60, 63, 64, 67, 68, 73, 77, 86, 93, 96, 109, 134, 136, 140, 143, 144, 145, 153, 172, 179, 211, 225, 226, 258, 291, 293, 308, 314, 320, 327, 328, 331, 334, 343, 350, 368, 401, 410, 460, 468, 529, 551, 577, 581.

Klaus, Josef, 13, 15, 23, 24, 26, 27, 28, 29, 30, 32, 33, 35, 36, 39, 41, 46, 62, 66, 69, 70, 71, 80, 84, 92, 98, 102, 104, 107, 109, 111, 112, 115, 124, 128, 129, 130, 134, 135, 139, 140, 141, 147, 149, 152, 153, 155, 156, 157, 159, 160, 162, 163, 169, 170, 176, 182, 188, 189, 198, 200, 201, 211, 212, 215, 219, 221, 225, 233, 235, 238, 240, 253, 254, 255, 258, 259, 264, 265, 267, 268, 269, 270, 272, 273, 274, 280, 282, 293, 295, 314, 318, 321, 323, 324, 327, 328, 337, 340, 341, 342, 343, 344, 345, 352, 358, 359, 360, 362, 363, 367, 369, 370, 371, 373, 377, 378, 380, 382, 387, 391, 409, 442, 451, 454, 459, 461, 464, 473, 474, 501, 502, 503, 504, 507, 539, 540, 541, 545, 546, 548, 549, 557, 560, 581.

Klecatsky, Hans, 292, 318, 334, 341.

Klier, Heinrich, 170.

Klima, 566, 574.

Klotz, Georg, 21, 22, 46, 170, 177,

198, 245, 249, 286, 319, 350, 354,

362, 366, 372, 382, 385, 389, 403.

Knöbl, Kuno, 22.

König, Franz, 367.

Krainer, Josef, 126, 367.

Kranebitter, 83, 140, 144.

Kreisky, Bruno, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 21, 22, 23, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 34, 39, 41, 44, 45, 46, 47, 51, 52, 53, 54, 55, 57, 61, 64, 65, 67, 69, 75, 76, 77, 78, 79, 81, 82, 83, 85, 86, 87, 88, 90, 91, 92, 93, 95, 96, 97, 98, 100, 102, 103, 105, 106, 107, 108, 109, 110, 111, 113, 114, 115, 116, 118, 122, 124, 128, 129, 130, 134, 136, 139, 140, 145, 150, 152, 153, 160, 163, 168, 170, 186, 187, 188, 190, 192, 198, 200, 202, 219, 221, 225, 235, 240, 244, 259, 263, 264, 267, 269, 270, 281, 282, 283, 286, 294, 299, 317, 319, 322, 323, 324, 326, 327, 328, 341, 348, 353, 358, 359, 364, 365, 366, 373, 377, 378, 379, 381, 382, 383, 384, 386, 390, 394, 396, 401, 409, 411, 430, 433, 434, 437, 439, 449, 451, 452, 454, 457, 459, 461, 464, 466, 471, 473, 474, 475, 478, 479, 480, 481, 482, 492, 503, 522, 530, 532, 546, 548, 555, 560, 567, 571.

Kronhuber, Hans, 341, 373, 442, 459, 478.

Kufner, Egon, 455.

Kunst, Karl, 475, 479.

Labhart, 566.

La Malfa, Ugo, 250, 478.

Lami Starnuti, Edgardo, 106, 107.

Larch, Alois, 198.

Larh, Rolf Otto, 254.

Leitner, 240, 354, 355, 366, 369, 372, 382, 452.

Leone, Giovanni, 406, 409, 411, 412, 418, 433, 438, 440, 441, 447, 454.

Liebscher, Viktor, 291, 293, 311, 317, 385.

Löwenthal- Chlumecky, Max, 6, 10, 11, 16, 19, 20, 25, 30, 37, 38, 44, 52, 56, 73, 75, 81, 83, 93, 97, 98, 119, 120, 121, 125, 132, 134, 142, 145, 155, 156, 165, 166, 169, 172, 174, 176, 179, 181, 195, 196, 197, 203, 206, 207, 208, 212, 213, 215, 216, 217, 219, 221, 222, 225, 233, 246, 251, 259, 260, 263, 278, 279, 282, 284, 285, 286, 293, 298, 299, 300, 302, 303, 304, 305, 306, 308, 309, 312, 317, 318, 319, 326, 328, 354, 357, 360, 362, 366, 367, 372, 373, 374, 377, 380, 382, 385, 393, 394, 398, 401, 402, 406, 416, 420, 422, 423, 424, 429, 431, 432, 435, 437, 442, 443, 455, 456, 458, 463, 465, 472, 473, 475, 477, 482, 483, 484, 485, 498, 499, 500, 501, 504, 505, 506, 507, 508, 509, 510, 511, 512, 513, 514, 515, 516, 517, 518, 519, 520, 521, 522, 523, 524, 534, 535, 539, 575, 577, 580, 581.

Lucifero, Roberto, 164, 355.

Lucifredi, Roberto, 130.

Luciolli, Mario, 216, 241, 254, 265.

Lugger, Alois, 46, 118.

Lupis, Giuseppe, 91, 115, 116, 355, 383.

MacArthur, Douglas, 277, 330.

Maccotta, Giuseppe Walter, 255.

Mader, Heinz, 17, 181, 258.

Magnago, Silvius, 3, 17, 22, 27, 40, 41, 42, 49, 55, 57, 77, 81, 82, 83, 85, 90, 103, 105, 106, 107, 109, 114, 128, 129, 134, 137, 140, 142, 143, 145, 152, 153, 155, 159, 160, 161, 163, 166, 167, 168, 169, 172, 176, 178, 179, 180, 181, 182, 183, 185, 186, 188, 189, 190, 191, 192, 193, 194, 195, 196, 198, 200, 202, 206, 208, 209, 210, 215, 219, 225, 235, 245, 250, 252, 258, 273, 277, 279, 282, 284, 290, 293, 295, 296, 313, 315, 316, 317, 318, 320, 322, 325, 328, 334, 353, 358, 360, 362, 363, 366, 370, 376, 377, 378, 379, 383, 399, 407, 409, 410, 418, 419, 420, 423, 428, 432, 433, 434, 442, 443, 444, 445, 446, 450, 452, 453, 459, 463, 466, 467, 468, 470, 471, 473, 474, 475, 478, 480, 481, 482, 485, 486, 488, 490, 491, 493, 494, 495, 497, 499, 503, 504, 505, 508, 510, 514, 515, 516, 517, 521, 522, 523, 526, 527, 529, 530, 531, 532, 533, 535, 539, 540, 541, 543, 544, 545, 546, 548, 549, 550, 551, 555, 556, 557, 558, 559, 560, 563, 564, 565, 566, 567, 569, 570, 571, 573, 574, 577, 579, 580, 581.

Magris, Claudio, 182.

Malagodi, Giovanni Francesco, 245, 250.

Maleta, Alfred, 104, 108, 341, 474, 501, 581.

Malfatti di Montetretto, Francesco, 42, 43, 75, 307.

Malfatti di Montetretto, Franco Maria, 166, 227, 232, 234.

Manca di Villahermosa, Enrico, 17,

46, 54, 72, 82, 118, 181, 318, 322,

326.

Marchiori, Carlo, 72, 227, 440, 441.

Maresca, Adolfo, 364.

Marieni, Alessandro, 164.

Mariotti, Luigi, 158.

Martino, Edoardo, 542.

Martino, Enrico, 5, 9, 12, 13, 15, 18, 21, 22, 28, 29, 30, 31, 32, 36, 41, 43, 51, 55, 57, 58, 70, 71, 83, 124, 126, 128, 129, 135, 149, 177, 187, 188, 193, 196, 198, 199, 202, 204, 205, 211, 213, 215, 220, 222, 225, 229, 231, 235, 238, 240, 242, 246, 249, 253, 261, 262, 263, 264, 268, 269, 272, 273, 282, 293.

Matscher, Franz, 162.

Maximoff, Nikolai, 17, 129.

Mazio, Aldo Maria, 339.

Medici, Giuseppe, 3, 400, 401, 406, 411, 412, 415, 417, 421, 425, 426, 428, 429, 430, 432, 433, 434, 438, 439, 440, 441, 442, 464, 490, 500, 534.

Mercouri, Melina, 378.

Meyer- Lindenberg, Andreas, 265.

Mitterdorfer, Karl, 17, 22, 42, 49, 179, 186, 318, 321, 331, 350, 353, 354, 363, 366, 409, 478, 497.

Mitterer, Otto, 539.

Mommer, Karl, 377.

Monaco, Riccardo, 90, 183, 184, 219, 307, 444, 445, 450, 452, 468, 470, 521, 529, 577, 581.

Montini, Lodovico, 50, 271, 310, 355.

Moro, Aldo, 6, 18, 23, 25, 26, 27, 28, 31, 33, 35, 36, 40, 42, 51, 53, 54, 62, 66, 69, 70, 71, 78, 79, 80, 86, 88, 90, 92, 97, 102, 103, 106, 111, 115, 117, 127, 130, 135, 139, 140, 147, 148, 150, 153, 155, 157, 158, 162, 168, 169, 176, 180, 182, 183, 185, 186, 188, 192, 193, 194, 195, 198, 199, 205, 209, 210, 214, 215, 219, 221, 223, 225, 233, 240, 245, 250, 259, 267, 280, 281, 283, 285, 288, 289, 290, 293, 295, 307, 311, 314, 315, 317, 325, 328, 329, 332, 334, 340, 353, 359, 361, 363, 367, 368, 409, 410, 423, 452, 454, 459, 467, 468, 480, 483, 504, 508, 510, 514, 515, 516, 517, 521, 529, 531, 533, 537, 538, 540, 541, 544, 546, 547, 548, 549, 553, 556, 559, 560, 561, 562, 563, 567, 568, 571, 576, 579, 580, 581.

Müllauer, Friedrich, 320, 321, 344.

Mussolini, Benito, 347.

Nachtmann, Hedwig, 365, 367.

Natali, Lorenzo, 549.

Nayer, Manfred, 141, 160, 293, 318, 322, 358, 394.

Neef, Fritz, 232, 241.

Nenni, Pietro, 3, 91, 106, 107, 116, 119, 130, 139, 183, 221, 245, 250, 283, 311, 374, 382, 451, 457, 467, 473, 479, 482, 485, 490, 491, 494, 495.

Nicolodi, Silvio, 471.

Oberdan, Guglielmo, 323, 327.

Oberhammer, Alois, 29, 170.

Oberlechner, Heinrich, 170, 382,

407.

Oberleitner, Karl, 170, 319.

Obexer, Adolf, 319.

Obrist, Eduard, 162.

Olah, Franz, 188.

Oliva, Giorgio, 210, 219, 390, 393,

398, 402.

Orlandi, Flavio, 245.

Ortner, Gustav, 367, 371.

Ortona, Egidio, 169, 173, 178, 190,

199, 221, 223, 224, 275.

Ottone, Piero, 388.

Palme, Olof, 560, 567.

Palombi, Edoardo, 235.

Paolo VI, 355.

Passerin-d’Entrèves, Alessandro,

182.

Paulucci di Calboli, Rinieri, 418, 523, 565.

Peccei, Aurelio, 539.

Pedini, Mario, 540, 541, 549.

Perrone Capano, Carlo, 259, 266, 267, 333, 334, 354, 357, 366, 371, 426, 441.

Peter, Friedrich, 276.

Peterlunger, Oswald, 162, 365, 394.

Petta, Ettore, 358, 379, 451.

Peyron, Amedeo, 46.

Pfaundler, Wolfgang, 170, 240, 317.

Piccioni, Attilio, 10, 55, 106, 119, 130, 139, 150, 168, 171, 173, 174, 175, 190, 221, 245, 250, 267, 283, 311, 319, 320, 322, 326, 328, 382.

Pieraccini, Giovanni, 139, 150, 153, 190.

Pieri, Piero, 182.

Pietromarchi, Antonello, 530, 581.

Piffl- Perčević, Theodor, 126, 134, 136, 323.

Pircher, Jörg, 22.

Pisa, Karl, 367.

Pittermann, Bruno, 13, 113, 130, 269, 282, 283, 348, 383, 478, 560.

Platzer, Wilfried, 304, 339, 343, 418, 545.

Podcerob, Boris, 328.

Podgornyi, Nikolaj Viktorovič, 265.

Pompei, Gianfranco, 3, 38, 49, 56, 106, 115, 129, 139, 148, 150, 155, 169, 190, 191, 199, 209, 221, 223, 233, 250, 270, 283, 306, 311, 325, 327, 371, 373, 374, 382, 383, 404, 437, 442.

Pompidou, Georges Jean Raymond, 253, 255, 265.

Preti, Luigi, 166.

Puaux, François, 265.

Pupp, Alois, 17, 82, 137, 145, 179.

Quaroni, Alessandro, 435, 436.

Raffeiner, Josef, 82, 103.

Reale, Oronzo, 3, 106, 139, 150, 183, 190, 221, 245, 250, 283, 311, 319, 382, 467.

Reder, Walter, 581.

Restivo, Antonino, 459, 461, 462, 467, 471, 475, 479, 497, 546, 567.

Rey, Jean, 243.

Ribbentrop, Joachim von, 164.

Riedl, Franz Hironymus, 17, 129, 240.

Riedl, Helmut, 170.

Riedler, Josef, 22.

Ritschel, Karl Heinz, 192, 225, 267, 321, 327, 348, 366, 459, 471.

Riz, Roland, 478.

Rosati, Luigi Candido, 54.

Rosselli, Carlo, 473.

Rossi, Paolo, 16, 50, 158, 466.

Ruete, Hans Helmuth, 265.

Rumor, Mariano, 104, 233, 355, 454, 467, 473, 485, 490, 491, 494, 495, 498, 525, 526, 529, 547, 558, 559, 561, 564, 567, 568, 576, 578, 579, 581.

Russomanno, Silvano, 162, 423.

Sachs, 22.

Sand, Luis, 42, 82, 383.

Saragat, Giuseppe, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 19, 22, 23, 26, 27, 34, 41, 42, 51, 54, 55, 57, 61, 64, 69, 83, 91, 92, 100, 111, 115, 117, 118, 122, 124, 129, 152, 153, 168, 188, 198, 214, 277, 286, 348, 353, 374, 390, 394, 396, 401, 409, 411, 433, 434, 439, 451, 452, 454, 466, 473, 479, 480, 481, 547, 560, 567, 571, 581.

Saxl, Johann Paul, 17, 42, 366.

Scaglia, Giovanni Battista, 104, 156.

Scheidle, 272.

Schiller, Karl, 320, 321.

Schimpp, 170.

Schleinzer, Karl, 341.

Schlenker, 335.

Schmidt, Guido, 225.

Schmitz, Wolfgang, 341.

Schnitzer, 22.

Schönherr, 566.

Schulmeister, Otto, 341, 442, 459.

Schumann, Robert, 232, 548.

Schuschnigg, Kurt Alois von, 323, 473.

Schütz, Klaus, 241.

Sciacca, Michele Federico, 182.

Scrinzi, Otto, 188, 205, 355, 366, 391, 573.

Segni, Antonio, 49, 55.

Segre, Umberto, 358.

Seidler, Kurt, 321, 331, 334.

Seipel, Ignaz, 473.

Sforza, Sforzino, 377, 391.

Shell, 541.

Sibille, Giuseppe Maria, 355.

Simbrunner, Karl, 380.

Smithers, Peter, 299, 355, 365, 377, 391.

Soronics, Franz, 341, 382.

Sperduti, Giuseppe, 90, 183, 219, 307, 450, 452, 458, 468, 470, 521, 529, 577.

Špiljak, Mika, 330.

Spuhler, Willy, 560, 567.

Stadlmayer, Viktoria, 17, 106, 129, 145, 258, 318, 321, 328, 418, 420, 459, 555.

Steger, Heinold, 82, 170, 319.

Steiner, Ludwig, 28, 266.

Sterk, Josef, 108, 113.

Storchi, Ferdinando, 23, 24, 26, 27, 32, 33, 35, 39, 41.

Strauss, Franz Josef, 358.

Stresemann, Gustav, 473.

Struye, Paul, 7, 8, 50, 305, 309, 310, 314, 335, 339, 350, 354, 355, 356, 369, 392.

Tabor, Hans, 377.

Tambroni, Fernando, 143.

Tassoni Estense di Castelvecchio, Alessandro, 461.

Taviani, Paolo Emilio, 3, 53, 54, 91, 103, 106, 130, 132, 139, 150, 162, 180, 190, 221, 245, 250, 283, 311, 319, 374.

Tedeschi, Bruno, 22.

Thadden, Adolf von, 503.

Theodoli, Livio, 439.

Tietscher, Karl, 22.

Tinzl, Karl, 383.

Tito (Broz Josip, detto), 69.

Tolloy, Giusto, 245.

Tončić- Sorinj, Lujo, 50, 124, 128, 129, 130, 131, 134, 135, 139, 140, 141, 142, 143, 144, 145, 146, 147, 150, 151, 152, 153, 159, 160, 162, 164, 165, 166, 167, 168, 169, 170, 171, 173, 174, 175, 177, 181, 183, 185, 186, 187, 188, 189, 190, 191,

192, 193, 198, 202, 205, 207, 210, 211, 212, 213, 214, 215, 216, 217, 218, 219, 220, 221, 222, 224, 225, 235, 240, 246, 247, 249, 252, 258, 259, 261, 262, 263, 264, 267, 268, 269, 270, 272, 273, 274, 275, 276, 277, 278, 280, 282, 284, 285, 286, 288, 289, 291, 292, 293, 295, 298, 299, 300, 302, 303, 304, 305, 307, 308, 309, 310, 311, 314, 315, 316, 317, 319, 320, 321, 322, 323, 324, 325, 326, 327, 328, 331, 334, 337, 338, 340, 341, 343, 345, 346, 348, 350, 354, 357, 358, 359, 360, 364, 365, 366, 368, 369, 377, 379, 382, 383, 385, 389, 391, 394, 396, 401, 403, 404, 406, 408, 409, 410, 411, 422, 427, 428, 429, 442, 459, 508, 534, 581.

Toscano, Mario, 3, 6, 10, 14, 25, 64, 67, 68, 73, 86, 88, 90, 91, 106, 109, 134, 139, 140, 150, 152, 153, 166, 167, 168, 171, 172, 173, 174, 183, 186, 190, 221, 225, 226, 259, 262, 267, 270, 272, 273, 274, 275, 276, 278, 280, 282, 284, 285, 289, 293, 307, 311, 314, 317, 321, 322, 326, 328, 331, 333, 334, 344, 345, 347, 356, 359, 364, 365, 366, 368, 369, 374, 382, 383, 395, 404, 409, 410, 414, 418, 421, 427, 428, 429, 431, 442, 522, 534, 581.

Tremelloni, Roberto, 116, 130, 139, 150, 190, 221.

Tschofen, Heribert, 134, 171, 293, 394, 395, 396, 401, 407, 409, 414, 418, 428, 429, 436, 437, 442, 443, 444, 445, 450, 452, 464, 468, 470, 475, 487, 490, 493, 494, 496, 507, 519, 522, 523, 526, 527, 545, 550, 551, 553, 557, 570, 577, 581.

Vaja, Karl, 17, 22, 42.

Valsecchi, Franco, 182, 461.

Vassalli, Giuliano, 283, 292, 293, 307, 311, 314, 316, 326, 327, 328, 350, 354, 360, 362, 365, 366, 372, 382.

Vecchi, Giorgio, 328, 394, 395, 414, 437, 442, 507.

Verdross, Alfred von, 211, 215.

Verosta, Stephan, 211.

Vinci, Piero, 87, 112, 168, 272, 362, 369, 538.

Volgger, Friedl, 17, 22, 82, 137, 165, 167, 171, 172, 179, 353, 363, 366.

Waldheim, Kurt, 171, 172, 339, 340, 341, 342, 344, 345, 347, 349, 350, 351, 354, 356, 358, 360, 361, 362, 366, 367, 369, 370, 371, 372, 379, 381, 382, 383, 384, 386, 387, 389, 390, 393, 394, 396, 398, 399, 401, 402, 403, 404, 406, 408, 411, 413, 415, 416, 417, 418, 419, 420, 421, 422, 423, 425, 426, 427, 428, 429, 430, 432, 433, 434, 438, 439, 442, 443, 449, 457, 458, 459, 462, 463, 464, 467, 470, 473, 474, 475, 478, 481, 482, 483, 488, 490, 492, 493, 494, 495, 496, 497, 500, 501, 502, 503, 504, 507, 512, 523, 529, 530, 533, 536, 537, 538, 539, 543, 545, 547, 548, 549, 553, 570, 573, 577, 580, 581.

Wallnöfer, Eduard, 17, 18, 22, 29, 46, 82, 95, 98, 99, 102, 105, 109, 118, 126, 128, 134, 140, 143, 145, 152, 153, 160, 165, 179, 181, 185, 192, 199, 201, 211, 215, 225, 235, 258, 264, 266, 268, 273, 277, 279, 282, 291, 293, 295, 304, 314, 317, 318, 321, 328, 341, 360, 362, 367, 370, 379, 383, 403, 406, 418, 419, 420, 439, 440, 442, 443, 458, 459, 461, 462, 474, 475, 486, 497, 503, 512, 545, 546, 555, 557, 574.

Walser, Hans, 529, 551. Walther, Walter von, 130, 283. Wandruszka, Adam, 461. Warbinek, 394. Washietl, Engelbert, 407, 549. Watschinger, Rudolf, 365, 367. Wilson, Harold, 560, 567. Winspeare Guicciardi, Vittorio, 314. Winter, 80. Withalm, Hermann, 35, 104, 108, 129,

140, 233, 240, 281, 291, 293, 295, 315, 316, 332, 341, 357, 358, 360, 361, 370, 371, 373, 377, 382, 430, 439, 440, 442, 473, 474, 478, 491, 497, 503.

Zaccagnini, Benigno, 250. Zagari, Mario, 453, 461, 473. Zechtl, Rupert, 17, 22, 129, 145, 179,

258. Zeillinger, Gustav, 124. Zelger, Anton, 366. Zilk, Helmut, 22.